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CHILDS, S.

Brevard, The Church's Guide for


Reading Paul – The Canonical Shaping of
the Pauline Corpus, 2008.
È l'opera ultima di un grande esegeta americano, non cattolico ma molto vicino alla chiesa, nato nel 1923 e
morto nel 2007. Professore quasi a vita alla Yale Divinity School, ha pubblicato moltissimi testi di teologia
biblica e di ermeneutica. Childs è un'autorità mondiale anche nello studio di san Paolo.
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In questa opera postuma propone (accettando ma moderando e criticando il metodo storico-critico che nei
criteri d'analisi e nelle conseguenze delle affermazioni prescinde dalla teologia, dalla fede e dall'autorità e
coinvolgimento della chiesa nella stessa formazione delle scritture e quindi del canone) un approccio
"canonico" al corpus paulinum (che inizia, volutamente da parte della chiesa, mettendo al primo posto della
lista la lettera ai Romani) nel suo insieme (14 lettere). È un metodo di lettura prima di tutto sincronico ma
anche, nell'attenzione allo sviluppo del canone, anche diacronico o storico.

I temi principali trattati in quest'opera, discutendo e valutando, accettando e superando intuizioni e


proposte, ma anche posizioni estremiste dei migliori interpreti moderni, protestanti, anglicani e cattolici, di
Paolo, sono:

1. La ricerca più recente della teologia di Paolo a partire da approcci ermeneutici "recenti" al "corpus
paulinum", confrontando il metodo storico critico (con i suoi elementi di continuità e discontinuità rispetto
alla grandee antica tradizione biblica della chiesa) con i criteri di "canonicità" che sono tre: apostolicità,
cattolicità e ortodossia che hanno portato alla formazione del canone biblico, anche di quello del corpus di
Paolo.

2. Esistono proposte alternative, per quanto riguarda l'interpretazione dei testi, al metodo storico critico.
Per esempio, esiste la Wirkungsgeschichte (studio degli effetti, o storia degli influssi, nel
tempo,dell'interpretazione biblica sulle successive letture del testo) di Ulrich Luz; la lettura intertestuale di
Richard B. Hays; l'etica della lettura di Francis Young; la dialettica tra esegesi ed ermeneutica di Luke T.
Johnson; l'attenzione al contesto sociale della teologia paolina, proposta da Wayne A. Meeks. Childs trova
queste proposte insufficienti, anche se in parte condivisibili, rispetto all'approccio canonico a Paolo.

3. Riferendosi alla formazione del corpus paulinum, Childs fa notare l'importanza di Romani che è al primo
posto e le lettere pastorali all'ultimo nella lista delle 13 lettere che hanno "Paolo" come parola d'apertura e
mittente. Quest'ordine ha importanza per la chiesa che considera Romani come il portale d'ingresso alla
teologia di Paolo che si sminuzza, nel tempo, nella pastorale delle lettere dalla prigionia.

4. Nel lunghissimo capitolo 4 che va da pagina 79 a 216, Childs prove che giustificano il suo metodo di
lettura, insieme alla chiesa e seguendo la formazione storica del canone, dei singoli testi del corpus e del
loro ordine attuale. Legge e rilegge testi fondamentali, insieme e criticando altri autori, come, 1.
L'apostolato di Paolo e il vangelo; 2. La fede di Abramo in Galati 3 e in Romani 4 (in quest'ordine); 3. La vita
nello Spirito (in Romani 8,1-27; Galati 5,13-26; 2Cor 3,1-4-6, citando e anche criticando Hays e Käsemann);
4. I carismi e il culto comunitario (1Cor 12-14; Rom 12,1-21, di cui studia la formazione canonica; Ef 4,7-16);
5. L'ordine della chiesa e i suoi uffici, 6. I deboli e i forti (1Cor 8,1-11,1; Rom 14,1- 15,13; comparazione tra
Corinzi e Romani); 7. Israele e la chiesa. Rom 9-11: forma, funzione e scopo di Rom 9-11; il vangelo di Paolo
è fondato sulle scritture di Israele; l'ermeneutica (canonica) di Paolo nel leggere la scrittura; la funzione
canonica di Rom 9-11; 8. La forma apocalittica della teologia di Paolo: l'Antico Testamento è per Childs lo
sfondo dell'apocalittica entro cui cresce il cristianesimo e lo stesso corpus paulinum; l'apocalittica ha
implicazioni teologiche e canoniche.

5. La struttura canonica del corpus paulinum comprende Atti (il dibattito Luca-Atti; la canonicizzazione di
Atti, scopo, obiettivi e funzione di Atti; gli effetti ermeneutici della canonicizzazione di Atti; la singolarità
delle lettere di Paolo e la loro forma collettiva) e la lettera agli Ebrei (temi teologici principali in continuità;
temi di radicale discontinuità; esortazione e parenesi; l'umanità di Gesù; le ragioni per includere Eb nel
corpus paulinum; gli effetti di Ebrei all'interno del corpus paulinum).
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6. Implicazioni teologiche del corpus paulinum per l'interpretazione della Bibbia. Qui, nell'ultimo capitolo,
Childs elenca le sue tesi e convinzioni di una vita di studio: a. Una lettura canonica comporta, felicemente,
l'integrità teologica del corpus paulinum; 2. Il contesto canonico è una indispensabile guida alla sua
interpretazione teologica e storica; 3. Il lettore interprete, con una dialettica ermeneutica, non può
ignorare la forma canonica del corpus paulinum così quindi come lo tramanda la chiesa, sicura guida
nell'interpretazione dei suoi testi scritturistici come normativi per la vita di tutta la chiesa e non solo di
qualche chiesa locale; 4. È necessario leggere dialetticamente sia il Paolo storico che quello canonico, come
presentato nella tradizione ecclesiale; 5. È importante individuare soprattutto il contenuto cristologico di
tutta la testimonianza paolina; 6. È necessario cogliere nel corpus la fedeltà di Dio alle sue più antiche
promesse contenute nelle scritture; 7. La testimonianza di Paolo è escatologico(definitiva)-apocalittica.

In sintesi, nell'associare fruttuosamente due metodi, quello storico critico a quello canonico, Childs cita
spesso e trova illuminante la distinzione nel concetto di "storia" operata da Kähler (in un libro del 1892,
citato in inglese, The So-called Historical Jesus and the Historic Biblical Christ, Philadelphia 1964) tra Historie
(= quella forma storica che emerge dalla ricostruzione del passato usando nell'analisi di testi antichi i criteri
razionali dell'obiettività cronologica e narrativa, dettati dall'esperienza moderna) e Geschichte (= un'altra
forma di storia, diversa ma anch'essa storica, come è la testimonianza resa a Gesù Cristo dai testi del Nuovo
Testamento).

Per una valutazione editoriale


L'enorme merito di quest'opera è la proposta di una lettura canonica, accettando la guida della chiesa delle
origini e quindi la storia della formazione del canone del corpus paulinum, moderando la criticità
razionalista e storicista del metodo storico-critico che, adottato anche da cattolici e protestanti credenti,
prescinde spesso dalla teologia per valutare e svalutare i testi sacri e canonici per la chiesa, a partire da
criteri di somiglianza o differenza con la letteratura classica, pagana, e la storicità concepita come esatta
successione cronologica degli eventi, senza doverli interpretare.

Childs valuta enormemente la guida della chiesa, antica soprattutto, nella lettura della Bibbia in generale e
soprattutto di Paolo, che è il primo grandissimo teologo del Nuovo Testamento.

Qualche limite, di quest'opera che è postuma Childs lo mostra nella ripetizione delle stesse affermazioni,
sempre con intelligenza e anche con qualche variante, nel valutare e criticare posizioni altrui, soprattutto di
seguaci "acritici", razionalisti, del metodo storico critico.

L'opera è intensa ma potrebbe essere sintetizzata, in modo succoso, anche in solo poche pagine. Le analisi
dei singoli testi biblici, se sono arricchenti e giustificative di un ragionamento complesso, sono anche
dispersive. Il ragionamento di Childs è chiaro fin dall'introduzione. Il valore di quest'opera, accademica, a
mio parere, è soprattutto metodologico.

Angelo Colacrai, Roma, 10 Marzo 2009

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