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CHI È PRIMO LEVI?
Primo Levi nacque a Torino nel 1919. Dopo essersi laureato in chimica nel 1943
aderì alla lotta partigiana e con un gruppo di amici e coetanei si unì a una
formazione di «Giustizia e Libertà» che operava sulle montagne piemontesi.
Catturato e internato nel campo di Fossoli presso Modena, nel gennaio 1944 fu
deportato in Polonia, nel campo di Auschwitz dove sopravvisse solo grazie alla
sua qualifica di chimico, lavorando per la IG Farben, una delle grandi industrie
tedesche che utilizzavano il lavoro dei prigionieri. Dopo la liberazione dal campo
da parte delle truppe sovietiche, il 27 gennaio 1945 Levi ritornò non senza
difficoltà in Italia. L’ansia di raccontare ciò che era accaduto gli ispirò Se questo
è un uomo, la sua opera più importante, che fu però accettato dall’editore
Einaudi solo nel 1958, forse per un certo desiderio collettivo di rimuovere dalla
memoria avvenimenti così tragici. E’ morto suicida nel 1987. Da tempo
affermava di temere che quanto era accaduto e a milioni di altri sarebbe stato
dimenticato.
TRAMA SE QUESTO È UN UOMO
La narrazione degli eventi segue l’ordine cronologico per la maggior parte del tempo. Inizia col
descrivere il viaggio che i deportati compivano in treni, veri e propri carri bestiame, per arrivare
nelle strutture detentive. Molti dei passeggeri morivano durante il viaggio a causa delle condizioni
disumane in cui erano trasportati. Una volta arrivati al campo esisteva una selezione tra coloro che
venivano subito uccisi e coloro che erano destinati ai lavori forzati. Primo Levi viene catalogato con
il numero e assegnato alle mansioni più dure. Levi racconta anche dell’infortunio al piede che lo
colpisce e lo costringe 20 giorni a letto, che sono per lui un modo per riposarsi dalle angoscianti
fatiche. Purtroppo la povertà era dilagante, nessuno possedeva niente e l’autore ci racconta l’
esistenza di una sorta di mercato nero basato sul baratto per potersi procurare almeno quel poco
per arrangiarsi a vivere. Figura importante del sesto capitolo è l’amico francese Resnyk, che lo
aiuta nei lavori pesanti. A seguito di un esame di chimica, Levi viene ammesso al laboratorio,
questa condizione permette di distinguerlo dai prigionieri di lavori forzati e di vivere in modo un
po’ più dignitoso. La parte più emozionante è Storia di dieci giorni, l’epilogo della vicenda in cui
Levi illustra l’abbandono del lager da parte dei tedeschi e l’arrivo dell’armata rossa. Egli, malato di
scarlattina, viene abbandonato nell’infermeria. Ma questa sarà la sua fortuna in quanto gli altri
saranno costretti alla cosiddetta marcia della morte, in cui moriranno a migliaia. Levi si sostiene
con gli altri malati e mentre aspettano l’arrivo dei sovietici, avvenuto il 27 gennaio del 1945.
Storia
Prof.ssa Berardino Pompea
3°A
Caterina Nolè, Anna Rinaldi, Gioele Caramuta, Iole Divincenzo,
Luca Volturno, Pietro Riccio e Saverio Morrone

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