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Università del Salento

Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Meccanica

Lezioni del corso di

Calcolo e Progetto di Macchine

prof. ing. Riccardo Nobile

Modalità di rottura

1
Analisi Statistica delle Rotture in Servizio
Classificazione dei componenti rotti in servizio
R. Nobile – Calcolo e Progetto di Macchine
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Modalità di rottura

Fonte: Clifford Matthews – Engineering Failure Investigations – PE Publishing

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Analisi Statistica delle Rotture in Servizio
Causa delle rotture in servizio
R. Nobile – Calcolo e Progetto di Macchine
Università del Salento
Modalità di rottura

Fonte: Clifford Matthews – Engineering Failure Investigations – PE Publishing

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Classificazione delle rotture

Rottura statica
 fragile (transgranulare o intergranulare)
 duttile (coppa e cono, scorrimento)
Rottura a fatica
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 fatica ad alto numero di cicli


 fatica a basso numero di cicli
 fatica per sfregamento
Rottura a creep
 intergranulare
Modalità di rottura

 transgranulare
 ricristallizazione
Rottura per corrosione sotto sforzo

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Rottura statica
Caratteristiche generali
La rottura statica di un componente avviene nelle normali
condizioni di funzionamento.
La rottura statica può essere di tipo duttile o fragile e quindi
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difficile da riconoscere
Escludendo i casi di impatti, vibrazioni anomale, escursioni
termiche, le rotture statiche sono da imputare a due cause:
 Inadeguata progettazione
 Sovraccarichi
Modalità di rottura

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Rottura statica

Inadeguata progettazione
Uso di coefficienti di sicurezza non ottimali per
l’applicazione (progettazione non “robusta”)
Aver trascurato condizioni di carico fondamentali per la vita
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del componente
Errori di progettazione

Sovraccarico
Modalità di rottura

Manovre errate o particolari condizioni possono


sovraccaricare il componente
Il componente, irrimediabilmente danneggiato, si rompe poi
staticamente sotto l’azione dei normali carichi di esercizio

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Rottura statica

Osservazioni
Se il sovraccarico o il difetto di progettazione è molto grande,
la rottura avviene immediatamente
Se è meno pronunciato, il componente può deformarsi in
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maniera permanente o usurarsi più velocemente, ma non


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cederà di schianto
In questo caso, la sollecitazione statica è responsabile della
rottura, anche se questa poi avviene con un meccanismo
diverso
I carichi statici giocano un ruolo importante nella progressione
Modalità di rottura

della frattura, più che nel suo innesco


La rottura statica è non solo poco probabile ma in pratica rara,
dato che gli strumenti per la progettazione statica sono molto
ben sviluppati

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Rottura statica

Trazione pura
La rottura per trazione uniassiale è molto rara
I getti possono avere una bassa resistenza a trazione,
specialmente nel caso di sollecitazioni biassiali e triassiali.
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Le parti dei getti più sensibili sono le sedi dei cuscinetti,


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supporti, ecc.
Gli errori di progettazione sono
molto rari
La maggior parte di queste
rotture è di tipo duttile con
Modalità di rottura

una strizione pronunciata

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Rottura statica

Taglio o torsione pura


Per i materiali duttili, la superficie di frattura coincide con quella
di massima tensione tangenziale
Per i materiali fragili, la frattura è di tipo elicoidale, con la
superficie normale alla direzione della massima tensione
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principale
I componenti che si rompono a taglio sono le chiavette e i relativi
alberi, denti, bulloni o perni, saldature, componenti che
subiscono svergolamenti
La rottura a taglio è spesso
accompagnata da flessione
Modalità di rottura

spuria
Le superfici di frattura sono
in genere piane

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Rottura statica
Flessione
La flessione può riguardare elementi rettilinei o curvi
La flessione si manifesta sempre con forti deformazioni
permanenti, ma la rottura finale è sempre di tipo duttile o
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fragile
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I componenti che si rompono a flessione sono le maglie


delle catene, funi, profilati standard (IPE, HE, ecc.), alberi
che hanno subito forti cedimenti dei supporti
Sono le rotture più frequenti tra quelle statiche
Modalità di rottura

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Modalità di rottura
Rottura statica

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Rottura statica
Buckling
Il buckling consiste in una condizione di instabilità elastica
che riguarda componenti sottili e molto flessibili quando
sono sollecitati da carichi di compressione rilevanti
Il componente cambia repentinamente configurazione e
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perde la sua capacità di reagire ai carichi esterni


Le rotture per buckling si verificano in genere nelle
superfici metalliche libere soggette a variazioni di
temperatura oppure nel caso di cilindri cavi soggetti ad
una pressione esterna
Modalità di rottura

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Rottura fragile

Caratteristiche generali
La rottura fragile si caratterizza per una istantanea
propagazione di una cricca senza che si manifesti una
significativa deformazione plastica o strizione
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Le fratture fragili richiedono basse deformazioni e una


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energia limitata
Le superfici di frattura fragile sono piane, brillanti e cristalline
nell’aspetto, in contrasto con l’opacità delle fratture duttili
La frattura fragile è praticamente istantanea: la fase di
innesco e la fase di propagazione sono indistinguibili
Modalità di rottura

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Modalità di rottura
Rottura fragile

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Influenza della velocità di propagazione
Rottura fragile

Rottura fragile transgranulare (clivaggio)


La rottura fragile di tipo transgranulare avviene tramite il
clivaggio, ossia nella formazione di superfici di frattura
secondo direzioni preferenziali del cristallo
Le piccole superfici brillanti e riflettenti che si vedono in una
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frattura fragile sono proprio le superfici di clivaggio dei vari


grani
Modalità di rottura

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Rottura fragile

Rottura fragile transgranulare


Ai bordi dei grani, dove il fronte della cricca passa da un
grano all’altro, si formano delle linee di lacerazione di tipo
fluviale perpendicolari al fronte della cricca
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Queste lacerazioni si fondono formando la superficie di


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frattura
Modalità di rottura

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Rottura fragile

Rottura fragile transgranulare


La superficie di frattura mostra una tessitura tipo chevron
La punta della tessitura a chevron permette di individuare la
zona dove la rottura si è innescata
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Modalità di rottura

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Rottura fragile

Rottura fragile transgranulare


Il fronte della cricca è convesso rispetto alla direzione di
propagazione in quanto la propagazione è più veloce nelle
regione interne, dove si verificano delle condizioni di
deformazione piana
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Modalità di rottura

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Rottura fragile

Rottura fragile intergranulare


La rottura fragile di tipo intergranulare è dovuta alla
segregazione di impurità ai bordi dei grani durante le
lavorazioni e i trattamenti termici
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Modalità di rottura

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Rottura fragile

Rottura fragile intergranulare


La segregazione introduce dei punti deboli nella struttura del
materiale
La superficie di frattura appare brillante perché sono visibili i
bordi dei grani separatisi, ma mancano le superfici piane di
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clivaggio
Modalità di rottura

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Rottura fragile

Caratteristiche generali
La frattura fragile è favorita dai seguenti fattori:
 microstruttura: grani di dimensioni più elevate riducono la
tenacità del materiale
 ambiente: il contatto con agenti chimici può favorire
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l’infragilimento (ad esempio l’infragilimento degli acciai causato


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dall’idrogeno)
 basse temperature: tutti i metalli sono caratterizzati da una
temperatura di transizione vetrosa, al di sotto della quale la
rottura è di tipo fragile
 concentrazione di sforzo: i piccoli raggi di raccordo favoriscono
Modalità di rottura

l’innesco di rotture fragili


 carichi impulsivi: gli urti amplificano il carattere fragile del
materiale

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Rottura fragile

Frattura fragile finale


Un particolare tipo di frattura fragile è quella che si manifesta
al termine della fase di propagazione della rottura per fatica
La propagazione della cricca ha interessato una parte così
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rilevante della sezione resistente da raggiungere le


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condizioni per la propagazione instabile della cricca


L’aspetto della frattura può assumere un carattere misto
duttile-fragile a seconda del grado di duttilità del materiale
Modalità di rottura

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Rottura duttile

Caratteristiche generali
La rottura duttile a livello macroscopico si traduce sempre in
una strizione, ossia una riduzione localizzata della sezione
resistente
La rottura finale è determinata dall’instaurarsi nella zona di
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strizione di uno stato di tensione triassiale


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Modalità di rottura

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Rottura duttile

Caratteristiche generali
La rottura duttile si caratterizza sia a livello microscopico che
a livello macroscopico per la presenza di rilevanti
deformazioni plastiche
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Modalità di rottura

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Rottura duttile

Meccanismo di rottura
La deformazione plastica avviene in maniera non uniforme,
generando delle cavità e dei microvuoti di forma irregolare
I microvuoti coalescono fino a determinare la strizione del
materiale
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La zona di strizione che è sollecitata da un carico locale più


elevato rispetto alle zone circostanti non può deformarsi
liberamente e si genera uno stato triassiale idrostatico di
tensione
La tensione idrostatica incrementa la tensione che è
necessario raggiungere per avere ulteriori deformazioni
Modalità di rottura

plastiche, favorendo la frattura interna del materiale

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Rottura duttile

Aspetto della superficie di frattura


L’aspetto tipico è a coppa e
cono, con la zona centrale
piatta formata dalla
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coalescenza dei microvuoti e


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quella superficiale esterna


dominata dallo scorrimento,
essendo trascurabile lo stato
triassiale di tensione
La presenza di un intaglio
rende trascurabile la zona di
Modalità di rottura

scorrimento

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Rottura duttile

Aspetto della superficie di frattura


A livello microscopico si osservano delle strutture (dimple),
circolari nella zona centrale e allungate nella zona
superficiale
La nucleazione dei dimple avviene in corrispondenza di
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particelle
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Modalità di rottura

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Rottura per usura

Caratteristiche generali
Gli elementi di macchine che ruotano, scorrono o comunque
sono in contatto con altre parti si usurano gradualmente in
una maniera più o meno prevedibile a seconda dei casi
Tipici esempi di componenti soggetti ad usura sono le ruote
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dentate, le fasce di tenuta dei pistoni, i cuscinetti


Il meccanismo di usura è sempre dipendente dal tempo
L’usura contribuisce alla rottura ma non ne è la causa
esclusiva
I componenti usurati continuano a garantire il funzionamento,
Modalità di rottura

seppur con scarso rendimento, anche se gravemente


danneggiati

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Rottura per usura

Usura per abrasione


L’usura per abrasione riguarda fondamentalmente le sedi dei
cuscinetti (scoring) ed è causata dalle contaminazioni degli
oli lubrificanti
Un’altra possibilità è l’usura delle pale delle giranti (erosione)
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ed è causata dalle particelle disperse nei fluidi


L’usura per abrasione è dovuta al mancato rispetto delle
condizioni operative di funzionamento delle macchine ed è in
genere non controllabile dal progettista
Modalità di rottura

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Rottura per fatica a usura

Usura per sfregamento (fretting)


L’usura per sfregamento si verifica quando due superfici in
contatto vengono ripetutamente sfregate per effetto di
vibrazioni (fretting fatigue)
Gli spostamenti sono piccoli ed eventuali scorie rimangono
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intrappolate tra le superfici


L’effetto è la formazione di cricche di fatica che possono
propagarsi e portare alla rottura
L’usura per sfregamento è comunque poco comune
Componenti soggetti a fretting:
Modalità di rottura

 area di contatto tra la testa del rivetto e la pelle di alluminio


 attacco a coda di rondine delle palette sui dischi, specie negli
stadi a bassa pressione dei compressori

30
Rottura per corrosione

Caratteristiche generali
La corrosione limita la vita utile di un componente, che viene
spesso rimpiazzato prima di una rottura
Come l’usura, anche la corrosione è un meccanismo
strettamente dipendente dal tempo, per cui è raro avere a che
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fare con rotture catastrofiche e impreviste


La corrosione può costituire l’innesco di una cricca, che poi
si romperà a fatica
I fenomeni di corrosione sono facilmente riconoscibili
La corrosione può portare alla rottura secondo due
Modalità di rottura

meccanismi:
 riducendo le proprietà meccaniche del materiale
 riducendo la sezione resistente del componente

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Rottura per corrosione

Tipologie di meccanismi di corrosione


Corrosione per attacco chimico
Corrosione galvanica e elettrochimica
Rottura per corrosione sotto tensione (Stress Corrosion
Cracking)
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 è dovuta alla combinazione di corrosione (in genere


elettrochimica) e tensione di trazione che porta alla formazione di
cricche superficiali
 è abbastanza comune nei materiali con superfici passivate, come
gli acciai austenitici, in cui la superficie passivata è fragile e
tende a fratturarsi già a bassi livelli di carico
Modalità di rottura

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Rottura per corrosione

Rottura per corrosione sotto tensione (SCC)


Questo tipo di rottura è estremamente facile da riconoscere
Si osservano cricche multiple con biforcazioni, spesso
orientate secondo le direzioni principali di tensione
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Le biforcazioni si generano perché le cricche si propagano


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all’interno dei grani


Modalità di rottura

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Rottura per fatica

Caratteristiche generali
La fatica è un meccanismo di rottura indotto da carichi
esterni variabili nel tempo
I carichi possono essere qualsiasi (trazione, flessione, taglio,
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torsione) purché variabili


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La variabilità del carico può essere determinata da vari


fattori:
 carichi di esercizio variabili nel tempo
 cicli termici che producono cicli di sollecitazione
 carichi fluttuanti indotti da vibrazioni meccaniche
Modalità di rottura

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Rottura per fatica

Caratteristiche generali
La fatica è particolarmente insidiosa per le seguenti ragioni:
 il componente non manifesta segni esteriori di danneggiamento,
se non immediatamente prima della rottura finale
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 la rottura per fatica si può manifestare per carichi estremamente


bassi (inferiori al 30% della tensione di snervamento del
materiale)
La rottura per fatica è originata da micro-deformazioni
progressive che si realizzano al sotto della tensione di
snervamento
Modalità di rottura

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Rottura per fatica

Meccanismo di rottura
La rottura a fatica consiste di tre fasi fondamentali:
 Fase 1: Innesco di una o più cricche
 Fase 2: Propagazione della cricca dominante
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 Fase 3: Frattura finale


Modalità di rottura

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Rottura per fatica

Meccanismo di rottura
Le cricche di fatica hanno generalmente inizio sulla
superficie
Le condizioni della superficie (rugosità superficiale,
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condizioni ambientali, tensioni residue superficiali)


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influenzano in maniera determinante la resistenza a fatica


Innesco a partire dalla Innesco a partire dal
bava della nervatura foro di lubrificazione
Modalità di rottura

37
Rottura per fatica

Meccanismo di rottura
La presenza di un intaglio è particolarmente deleteria ai fini
della resistenza a fatica

Innesco a partire dalla


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Innesco a partire dalla


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sede di una chiavetta


filettatura
Modalità di rottura

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Rottura per fatica

Meccanismo di rottura
In corrispondenza di un intaglio si realizza una
concentrazione delle tensioni che, anche a bassi carichi
determina una plasticizzazione locale del materiale
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In corrispondenza di un intaglio si realizza uno stato di


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tensione triassiale che favorisce il comportamento fragile del


materiale
Per migliorare la resistenza a fatica di un componente è
sempre buona norma utilizzare ampi raggi di raccordo
Modalità di rottura

39
Rottura per fatica

Meccanismo di rottura
In taluni casi, quando la superficie è stata resa estremamente
resistente all’innesco delle cricche, può verificarsi l’innesco
di cricche sub-superficiali
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In tal caso l’innesco avviene in corrispondenza di un difetto


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interno al materiale
Modalità di rottura

40
Rottura per fatica

Fase 1: Innesco
La deformazione plastica gioca un
ruolo fondamentale in questa fase
L’applicazione ripetuta di carichi
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variabili determina la formazione


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all’interno dei grani superficiali di


bande di scorrimento
Queste bande di scorrimento
risultano uniformemente distribuite
all’interno dei singoli grani, ma non
Modalità di rottura

attraverso di essi come avviene nel


caso di carichi statici

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Rottura per fatica

Fase 1: Innesco
Se la superficie su cui si
sono formate queste
bande viene lappata e il
provino caricato
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nuovamente, queste
bande si riformano nella
stessa zona (Bande di
Scorrimento Permanenti)
Piccole quantità di
materiale possono
Modalità di rottura

essere estruse da queste


bande di scorrimento,
prima della formazione
della cricca

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Rottura per fatica

Fase 1: Innesco
La deformazione plastica
progressiva, l’espulsione
di materiale e altri
fenomeni non del tutto
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chiariti che avvengono


nelle bande di
scorrimento determinano
l’innesco della cricca di
fatica
Modalità di rottura

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Rottura per fatica

Fase 2: Propagazione

La fase di propagazione può essere


suddivisa a sua volta in due stage:
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Stage I: propagazione all’interno delle


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bande di scorrimento
Stage II: dopo uno o due grani la
propagazione avviene in direzione
ortogonale alla tensione principale
massima (Modo I)
Modalità di rottura

Nei materiali contenenti inclusioni, lo


stage I di propagazione all’interno della
banda di scorrimento può essere assente

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Rottura per fatica

Fase 2: Propagazione

Partendo dalle bande di


scorrimento sulla superficie si
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formano più cricche.


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Alcune cricche si arrestano,


altre coalescono per formare
una o più cricche principali
che determineranno la rottura
La propagazione è
Modalità di rottura

fondamentalmente
intergranulare, per cui
l’affinamento dei grani
migliora la resistenza a fatica
del materiale
45
Rottura per fatica

Fase 2: Cricche sub-superficiali


La formazione di cricche sub-superficiali si caratterizza per
la formazione di una struttura detta a “occhio di pesce”, la
cui dimensione va da pochi mm a 50 mm
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La dimensione
massima si ha per i
carichi più bassi
La formazione di
queste strutture è
Modalità di rottura

favorita dalla presenza


di idrogeno segregato
all’interno del
materiale
46
Rottura per fatica

Fase 3: Frattura fragile finale


La propagazione della cricca ha interessato una parte così
rilevante della sezione resistente da raggiungere le condizioni
per la propagazione instabile della cricca
L’aspetto della frattura può assumere un carattere misto duttile-
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fragile a seconda del grado di duttilità del materiale


Modalità di rottura

47
Rottura per fatica

Aspetto macroscopico della superficie di frattura


Le superfici di frattura a fatica sono contraddistinte da
caratteristiche ben precise, che le rendono chiaramente
riconoscibili
Punti di innesco: si tratta di punti localizzati sulla superficie
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da cui si irradia la cricca


Zona di propagazione: la
propagazione della cricca
secondo il Modo I produce
un martellamento della
Modalità di rottura

superficie della cricca, che


appare liscia e levigata

48
Rottura per fatica

Aspetto macroscopico della superficie di frattura


Linee di spiaggiamento: la zona di propagazione è definita da
linee omotetiche attorno al punto di innesco; queste linee si
formano quando si alternano momenti di sollecitazione e
momenti di arresto; durante questi ultimi la corrosione all’apice
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della cricca crea le linee di spiaggiamento.


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Le linee di spiaggiamento sono visibili anche nel caso di


sollecitazioni ad ampiezza variabile: in questo caso i cicli ad
elevata ampiezza sono più rugosi e quindi marcati
Zona rugosa di frattura fragile finale
Modalità di rottura

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Modalità di rottura
Rottura per fatica

50
Aspetto macroscopico della superficie di frattura
Rottura per fatica

Aspetto microscopico della superficie di frattura


La frattura può essere transgranulare (più comune) o
intergranualare
Quando la velocità di propagazione è superiore a 1 mm/ciclo
è possibile individuare delle striature per ogni ciclo, tanto da
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poter risalire al ΔK applicato


Per velocità di
propagazione inferiori,
è possibile stabilire un
legame tra la velocità e
la rugosità della
Modalità di rottura

superficie di frattura

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Rottura per fatica – influenza del carico

Flessione piana unidirezionale Flessione piana


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Flessione rotante
Modalità di rottura

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Rottura per fatica
Rottura a fatica in controllo di deformazione
Nel caso delle prove di fatica oligocilica, i carichi applicati
sono tali da produrre ad ogni ciclo delle deformazioni
permanenti
La fase di propagazione può essere estremamente ridotta e la
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rottura finale è accompagnata da deformazioni plastiche


rilevanti
Inconel 718 - Δε = 0.8% - T = 700°C
Modalità di rottura

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Rottura per fatica
Rottura a fatica in controllo di deformazione
Nel caso delle prove di fatica oligocilica, i carichi applicati
sono tali da produrre ad ogni ciclo delle deformazioni
permanenti
La fase di propagazione può essere estremamente ridotta e la
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rottura finale è accompagnata da deformazioni plastiche


rilevanti
Inconel 718 - Δε = 0.6% Inconel 718 - Δε = 0.595%
- T = 650°C - T = 700°C
Modalità di rottura

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Rottura a creep

Caratteristiche generali
Il meccanismo di rottura a creep è innescato dalla
temperatura, quando si supera all’incirca 1/3 della
temperatura di fusione (in gradi Kelvin)
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La rottura avviene a causa di cavità e microvuoti che


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crescono e coalescono fino a determinare la rottura


Macroscopicamente, il materiale a parità di carico applicato si
deforma progressivamente nel tempo, come se il materiale
sia un fluido di elevatissima viscosità
Il processo di creep è fortemente dipendente dal tempo
Modalità di rottura

La rottura a creep è facilmente riconoscibile

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Modalità di rottura
Rottura a creep

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Analogia tra rottura statica e a creep
Rottura a creep

Frattura a creep intergranulare


E’ il meccanismo di rottura a creep più comune ed è tipico dei
componenti esposti per lungo tempo a temperature e tensioni
elevate
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Il materiale inizia a nucleare dei vuoti sui bordi dei grani o


delle cricche negli spigoli dei grani
Nel tempo i difetti crescono producendo una limitata
riduzione della sezione e una superficie di frattura piana
Dato che i bordi dei grani sono dei punti deboli, una
maggiore resistenza a creep si realizza in materiali con
Modalità di rottura

solidificazione direzionale (parallela alla direzione di


sollecitazione) o materiali tipo single crystal

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Rottura a creep

Frattura a creep transgranulare


E’ molto simile alla rottura duttile
Si verifica con carichi molto elevati e tempi di permanenza
brevi ad alta temperatura
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La duttilità e la riduzione di sezione sono più elevate che a


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temperatura ambiente

Frattura dovuta a ricristallizazione


Ad alte temperature e bassi carichi, la ricristallizazione del
materiale può essere così veloce da riparare i vuoti
Modalità di rottura

determinati dal creep


I vuoti non nucleano, ma si forma una strizione pronunciata
in una sezione

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Modalità di rottura
Rottura a creep

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Aspetto macroscopico della frattura di un tubo
Modalità di rottura dei materiali compositi

Rottura statica a trazione


La rottura dei materiali compositi a trazione può avvenire con
modalità anche molto differenti tra loro, in relazione alle
differenti proprietà dei materiali costituenti
Nel caso dei laminati compositi la modalità di rottura è
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profondamente influenzata dalla orientazione delle fibre e


dalla sequenza di laminazione
Trazione – [0]6 Trazione – [90]6
Modalità di rottura

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Modalità di rottura dei materiali compositi

Rottura statica a trazione


Nel caso dei laminati compositi bilanciati la modalità di
rottura risente meno del comportamento dei materiali
costituenti
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Trazione - [+45,-45,0,90]s
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Modalità di rottura

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Modalità di rottura dei materiali compositi

Danneggiamento per delaminazione


Nei laminati compositi il meccanismo di rottura è innescato
da delaminazioni delle lamine
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Modalità di rottura

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Modalità di rottura dei materiali compositi

Danneggiamento per delaminazione


L’insorgere delle condizioni di delaminazione viene
determinato con prove specifiche
Interlaminar Shear Test - ASTM D2344
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Modalità di rottura

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Modalità di rottura dei materiali compositi

Danneggiamento per delaminazione


L’insorgere delle condizioni di delaminazione viene
determinato con prove specifiche
Curved beam Test - ASTM D6415
R. Nobile – Calcolo e Progetto di Macchine
Università del Salento
Modalità di rottura

64
Modalità di rottura dei materiali compositi

Danneggiamento a fatica
Il danneggiamento a fatica inizia nella matrice, innesca varie
delaminazioni e termina con la rottura progressiva delle fibre
R. Nobile – Calcolo e Progetto di Macchine
Università del Salento
Modalità di rottura

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