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Simboli biblici

Il cervo/a
Filippa Castronovo
Nella Bibbia il cervo/a è presente soltanto nell’AT. È un animale ammirato e apprezzato per la sua
eleganza e amabilità tanto che i Proverbi biblici lo paragonano alla sposa della giovinezza (Prv
5,19). Per le sue caratteristiche è simbolo di mansuetudine, attenzione e vigilanza, grazie ai quali,
fiuta i pericoli che lo circondano mettendosi in salvo (cfr. Prv 28,1). L’agilità del cervo è simbolo
dell’azione rinnovatrice di Dio che farà saltare lo zoppo come un cervo (Is 35,6). Il re Davide,
liberato dai nemici, loda il Signore perché «mi ha dato agilità come di cerve e sulle alture mi ha
fatto stare saldo» (Sal 18,34; 2 Sam 22,24; cfr. Abc 3,19), alludendo al cammino sicuro e spedito di
chi si fida del Signore (cfr. Ab 3,19). I testi biblici elencano questo animale tra quelli puri, la cui
carne prelibata poteva essere mangiata (cfr. Dt 12,12; 15,22; 1 Re 5,3): «il cervo, la gazzella, il
capriolo, lo stambecco, l'antilope, il bufalo e il camoscio» (Dt 14,5). Per tale motivo il cervo era
animale di caccia. Il libro dei Proverbi paragona l’uomo che si lascia lusingare e sedurre da labbra
allettanti al cervo «adescato con un laccio dai cacciatori» (Prv 7,22).
La bellezza e l’agilità della cerva illustrano la benedizione che il patriarca Giacobbe impartisce al
figlio Neftali: «Nèftali è una cerva slanciata; e gli propone parole d'incanto» (Gen 49,12);
decantano la bellezza dello sposo nel Cantico dei Cantici, che è ‘simile a un cerbiatto’ (cfr. Ct 2,8-9).
Particolare stupore suscita il parto delle cerve di cui solo Dio conosce il mistero: «Sai tu quando
figliano i camosci o assisti alle doglie delle cerve?» (Gb 39,1 cfr. Ger 14,5; Sal 29,5-6). Nei salmi la
«cerva assetata che anela ai corsi d’acqua» (cfr. Sal 42,2-3; 63,2) è simbolo del credente che cerca
Dio, con tutto sé stesso, perché lo considera fonte della sua vita. L’immagine della cerva in cerca
dell’acqua si ritrova nelle arti iconografiche incise nel fonte battesimale. Un esempio significativo
proviene dalla decorazione musiva parietale nel mausoleo di Galla Placidia (Ravenna) che
rappresenta due cervi che si avvicinano alla fonte per abbeverarsi.
Il cervo maschio possiede grandi corna, simili a rami, che esprimono bellezza e potenza. Essi, però,
durante l’inverno cadono per ricrescere in primavera. La tradizione cristiana in questa ‘caduta e
rinascita’ intravede un simbolo della morte e resurrezione di Gesù. Le corna del cervo richiamano,
inoltre, Cristo risorto la cui forza, simboleggiata dalle corna, combatte e vince il male (Ap 5,6).
Da sapere
Nella letteratura antica, il cervo è presentato come un grande nemico dei serpenti, perché con
molta arguzia, quando annusa la loro presenza, si riempie la bocca di acqua e la versa, con un
potente soffio, nelle loro tane. Appena i serpenti escono, il cervo li calpesta, uccidendoli (cfr.
Plinio il Vecchio, 23 – 79 d.C.). L'iconografia sacra riprende queste immagini per alludere al trionfo
di Cristo sul male, calpestandolo ed eliminandolo e del cristiano che lo considera fonte di acqua
viva dove estingue la sua sete di vita (Gv 7,37).

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