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Simboli biblici

Il vaso di creta
Filippa Castronovo

I vasi o giare nella Bibbia erano strumenti necessari per contenervi i liquidi (acqua, olio, vino,
profumo, latte), per conservarli, per donarli (cfr. 1 Re 17,12; Gv 19,28-30) o per contenere
materiali preziosi, compresi documenti importanti (cfr. Ger 32,14). Potevano essere di argilla,
creta, legno, metallo, di pietra e alabastro. Importante, dal punto di vista simbolico, il vaso
d’alabastro pieno di profumo prezioso che la donna anonima spezzò per ungere Gesù, indicando
con quel gesto che, nel mistero pasquale che stava per compiere, dava la sua vita senza risparmio
(cfr. Mc 14,3-4). L’esistenza del vaso che, non si fabbrica da sé stesso, rimanda a colui che lo ha
ideato e gli ha impresso quella determinata forma. Analogamente l’esistenza umana testimonia
l’impronta che Dio ha posto nella creatura che ha chiamato alla vita. Nell’uso biblico oltre i vasi di
uso comune vi erano quelli ‘sacri’ che servivano per il servizio liturgico (2Cr 24,14 ). Nel vaso di
terracotta si immolava un uccello con acqua viva per la purificazione del lebbroso (cfr. Lv 14, 5),
ma esso normalmente si adoperava nell’ambito domestico. Essendo di uso comune, il vaso di
creta, benché necessario, non attirava l’ammirazione dei vasi pregiati. Proprio per questo è
simbolo della vita umana fragile come un filo di erba (Sal 103,15-16; Is 40,6) ma preziosa agli occhi
di Dio (cfr. Is.43,4). Il vaso di creta per la sua fragilità proverbiale può ridursi in cocci e perdere la
sua utilità. Per questo richiede attenzione, vigilanza prudenza. Il sapiente della Bibbia esorta a
essere attenti e saggi perché: «L'intimo dello stolto è come un vaso frantumato, non può
contenere alcuna scienza» (Sir 21,14). Dinanzi a Dio non conta il materiale di cui il vaso è
costituito ma la sua idoneità al servizio per cui è stato progettato: «In una casa grande non vi sono
soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche vasi di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi
nobili, altri per usi più spregevoli. Chi si manterrà puro astenendosi da tali cose, sarà un vaso
nobile, santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera buona» (2Tm 2,20-21). Gesù risorto
definì Saulo, divenuto cristiano, “un vaso di elezione”, cioè, colui che scelse per porre nel suo
cuore la missione di annunciare il suo Nome davanti ai popoli, ai re, ai figli di Israele (cfr. At 9,15) .
L’apostolo, dinanzi alle difficoltà missionarie, sperimenta realmente di essere un vaso di argilla,
capace di ridursi in mille pezzi, ma sa di essere colmo del tesoro della vocazione apostolica che lo
rende forte. «Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa
straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi» (2 Cor 4,7-11). L’apostolo supera le
prove apostoliche perché pone la sua fiducia nel tesoro prezioso (la chiamata) che Dio ha posto nel
suo cuore. Questa realtà vale per ogni cristiano chiamato a ricordare che Dio per fare cose grandi
non cerca persone perfette ma si affida a persone comuni, di poca fede, fragili come casi di
terracotta, perché traspaia che l’efficacia delle loro azioni buone proviene da Lui.

Da sapere

L’uso antico dei vasi e anfore di terracotta per conservare documenti preziosi è testimoniato da
una importante scoperta avvenuta nel 1948 a Qumran, nei pressi del mar Morto. In questa zona
desertica, dentro alcune grotte sono state ritrovate, per caso, delle giare di argilla, contenenti
rotoli di pergamena, con diversi manoscritti e quasi duecento di libri della Bibbia ebraica. Gli
studiosi hanno potuto stabilire che questi manoscritti biblici, che sono anteriori più di mille anni
rispetto ai antichi testi posseduti fino ad allora, corrispondono a quelli conosciuti nel secolo
scorso. Una scoperta che ha confermato l’attenzione e fedeltà nella trasmissione dei testi biblici.

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