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RIASSUNTO “AL DI LA’ DEL PRINCIPIO DI PIACERE” (1920)

“Al di là del principio di piacere” è un saggio del 1920, dunque nasce in un contesto storico molto
particolare, dato dalla guerra che ha segnato un periodo di crisi sia sociale (l’assetto politico e
territoriale è mutato ed è in auge una profonda crisi economica) che personale: i figli erano
impegnati al fronte, nel 1920 morì la figlia Sophie di Spagnola, negli stessi anni c’erano stati i primi
momenti di defezione all’interno del movimento psicanalitico: l’allontanamento di Adler e di Jung
(Jung parlerà di un monismo pulsionale, una sola forza. Il dualismo pulsionale è fondamentale
perché regge la teoria del conflitto; Adler fonderà la “Società di psicologia individuale”). Si tratta di
un saggio molto sconcertante, nonché il più sconcertante di Freud: basti immaginare che perde la
sistematicità nella scrittura seguita precedentemente e impiega circa 16 mesi per la scrittura di
questo saggio, con un’interruzione segnata dalla scrittura de “Il perturbante”. . In questi anni viene
alla ribalta la coazione a ripetere, che è il fenomeno principale della nevrosi traumatica presente nei
soldati. La cura utilizzata si basa sul presupposto che i soldati sviluppano sintomi pretestuosi perché
era un modo per sottrarsi alla vita di guerra nelle trincee. Sulla base di ciò, viene usato
l’elettroshock che pone due alternative: elettroshock o guerra? Dato che le scariche aumentavano, i
soldati poi decidevano di andare in guerra e ripresentavano gli stessi problemi, che oggi sarebbero
riconducibili al disturbo post-traumatico da stress. Il pensiero freudiano subisce una forte revisione.
Il metodo per la cura dei soldati proposto da Freud è una proposta diversa. Il titolo andrebbe
accompagnato da un punto interrogativo: “esiste o non esiste qualcosa al di là del principio di
piacere?” e si chiede se i fenomeni che ha preso in esame possano essere in una zona oltre al
principio di piacere. Quando si parla di tale testo, si affronta il punto di vista economico
(energetico) della metapsicologia freudiana. Il saggio metapsicologico per eccellenza è “L’Io e
L’Es”. Si tratta di un testo di grande avanzamento teorico, dal momento che Questo è il saggio che
introduce la pulsione di morte.
1) Il testo si apre con l’affermazione che fino ad allora il principio di piacere aveva rappresentato il
principio regolatore del flusso degli eventi psichici. Ciò è fatto da Freud mediante una prima parte
legata alla chiarificazione dei concetti di piacere e dispiacere, ricorrendo in termini economici a
concetti che aveva introdotto all’interno di “Progetto di una psicologia” (1895) come “quantità” e
“legame”: il piacere è la riduzione della quantità di eccitamento, mentre il dispiacere è considerato
un aumento della tensione interna. Freud qui cita anche le teorie di Fechner secondo cui il
dispiacere sarebbe legato ad una situazione di instabilità, mentre la scarica della tensione interna,
dunque il raggiungimento del piacere a una situazione di stabilità. Freud osserva inoltre come gli
stessi riscontri che hanno permesso di parlare di un principio di piacere fanno capo ad un discorso
legato ad un principio di costanza, un principio omeostatico secondo cui ci sarebbe una tendenza
allo stato di tensione energetica più basso, definendo inoltre come il principio di piacere consegua
dal principio di costanza: il principio di costanza è stato inferito a partire dal principio di piacere,
che, in concomitanza con il principio di realtà, lavora in funzione del principio di costanza (da solo
mirerebbero ad azzerare tutta l’energia dell’Io). Freud osserva come l’egemonia del principio di
piacere vada messa in discussione in virtù della constatazione che l’ “universale esperienza”, come
da lui citata, insegna che la maggioranza dei processi psichici non conduce al piacere o è
accompagnata da esso e deduce che ci debbano essere delle forze contrastanti ad esso. Di
conseguenza, Freud prende in considerazione vari fenomeni di dispiacere, tra cui il primo è
l’instaurazione del principio di realtà sul principio di piacere, che provoca un piacere più sicuro e
più durevole (questa forma non è al di là del principio di piacere: principio di realtà e principio di
piacere tendono alla stessa meta, non è che il primo mette in scacco il secondo. Il secondo
fenomeno di fonte di dispiacere è legato al sintomo nevrotico: quando un individuo è costretto a
ripetere determinati rituali: anche qui non è al di là del principio di piacere. Nello svolgimento dei
rituali che fanno parte del sintomo si prova un dispiacere, ma questo dispiacere non è al di là del
principio di piacere, perché il sintomo è un compromesso che comunque mira a soddisfare
sostitutivamente tanto il desiderio dell’Es (anche se trasformato al punto tale da non riconoscerlo
più) quanto le esigenze del Super-Io, nei termini della seconda topica. Queste forme di inibizione
del principio del piacere dunque non sono al di là del principio di piacere, sono forme di dispiacere
“percezionale”, che inquadra come reazioni a eventi vissuti come pericoli, che non mettono in
scacco il principio di piacere.
2. Il secondo paragrafo inizia con la questione della nevrosi traumatica e pare che esso si occuperà
di esso: invece, dopo poche pagine lascia l’argomento. Bisogna fare delle precisazioni: le nevrosi
traumatiche sono quello che in psicanalisi si intende per nevrosi attuale (problematica psichica
scatenata da un evento esterno, il cui sintomo non va considerato come una formazione di
compromesso), che è distinta dalle psiconevrosi (isteria, nevrosi ossessiva). Nella psiconevrosi
l’eziologia è nello scatto della serie complementare, quando l’evento della vita adulta del soggetto
riattiva un evento, un punto di fissazione, una fantasia dell’infanzia, che era rimasto in potenza.
Viene dunque riattivato qualcosa di irrisolto da un evento esterno, che si incastra con la fissazione
interna. Le nevrosi attuali nascono da un evento reale e attuale del soggetto, come un trauma nella
nevrosi traumatica. Freud osserva come la guerra abbia prodotto molte affezioni simili a quelle
riscontrabili ad esempio nei traumi vissuti in situazione di pericolo mortale o analoghe e come in
realtà abbia ulteriormente confutato la linea di pensiero griesingeriana, secondo cui ogni malattia
mentale sarebbe da far risalire ad una lesione organica del sistema nervoso. Dunque effettua una
descrizione dettagliata della nevrosi traumatica, che parte dalle somiglianze e differenze con
l’isteria, con la quale condivide una vasta sintomatologia ma differisce in virtù di una maggiore
sofferenza soggettiva (che rimanda all’ipocondria e alla melanconia) e di un maggiore
indebolimento delle facoltà psichiche. Freud rintraccia nelle comuni nevrosi traumatiche due
caratteristiche: come la presenza di una lesione o ferita simultaneamente al trauma agisca contro
l’instaurarsi di una nevrosi (discorso che riprenderà
più in là nel testo) e il fattore sorpresa, spavento. Secondo Freud è il fattore repentinità (fattore
sorpresa: non è né paura, né angoscia, ma spavento) che rende un evento traumatico. Nella nevrosi
attuale non è in gioco la paura (la paura ha un oggetto a cui riferirsi, è circoscritta, è conosciuta,
quindi c’è un livello di preparazione), non è in gioco l’angoscia (l’angoscia è un fattore protettivo
che testimonia un segnale di pericolo). Va detto che tale teorizzazione dell’angoscia non è
immutabile. Già nel 1893, in una lettera a Fliess, l’angoscia era stata identificata come conseguenza
di una sessualità anormale e successivamente in “Inibizione, sintomo e angoscia” (1925) ci sarà la
distinzione tra un’angoscia preparatoria al pericolo e un’angoscia reazione al trauma. La chiave di
lettura per i processi psichici profondi è rappresentata per Freud dai sogni e si dia il caso che il
sogno del nevrotico traumatico sia caratterizzato dal continuo rivivere il momento traumatico con
un risveglio caratterizzato da un rinnovato spavento, che, in un primo momento, sembra contrastare
con la precedente idea di un sogno come appagamento in via allucinatoria di un desiderio altrimenti
insoddisfacibile, per cui Freud ritiene di dover evitare tale negazione rispetto alla propria teoria
parlando in merito di una deviazione del sogno dalla propria funzione originaria e abbandonando
l’argomento. Freud si dedica adesso al funzionamento normale dell’apparato psichico dedicandosi
al gioco infantile, attraverso la descrizione delle proprie osservazioni del nipote Ernst. In queste
osservazioni si riscontrano le basi del metodo osservativo, che verrà poi sviluppato grazie a
contributi successivo (es. Mary Ainsworth). Freud prima si dedica ad un’attenta descrizione del
bambino: pronunciava poche parole, era di carattere affabile, ubbidiva ai genitori, e soprattutto non
piangeva all’allontanamento della madre, nonostante vi fosse molto legato. Ernst aveva inoltre
l’abitudine di scaraventare piccoli oggetti che trovava tra le mani nella stanza, emettendo un “o-o-
o”, che Freud, confrontandosi con la madre, riterrà non essere una semplice interiezione, ma un
“fort” tedesco, “via”. Freud prende la consapevolezza che questo sia un gioco e ne ha la prova
tramite un’ulteriore osservazione. Un giorno Freud osservò Ernst giocare con un rocchetto di legno
a cui era avvolto un filo e non trascinarlo come potrebbe essere naturale farlo, ma lanciarlo con
soddisfazione urlando “fort” e ritirarlo, meno spesso, con un sonoro e allegro “da” (“qui”). Questo
gioco viene interpretato da Freud come un grande risultato di civiltà (rinuncia pulsionale) e la mette
in un possibile rapporto con il principio di piacere, riscontrando in questo evento ripetuto qualcosa
non al di là del principio di piacere. Ci sono due forme di piacere: un piacere aggressivo (il piacere
sta nel vendicarsi, desiderio di vendetta) e un piacere in quanto ha acquisito un ruolo attivo rispetto
alla madre (al di là del fatto che sia un qualcosa di piacevole o spiacevole, l’appropriazione del
ruolo attivo provoca di per sé una forma di piacere) : stavolta è come se fosse il bambino ad
abbandonare la madre, contrariamente a com’è avvenuto, e lo fa in modo aggressivo: in questo c’è
del piacere. Il saggio si chiude con il riconoscimento del fatto che anche al di sotto del principio di
piacere è possibile elaborare qualcosa che genera sofferenza.
3. Freud tende a questo punto ad evidenziare un carattere emerso dalle esperienze che ha
analizzato, ovvero, la “coazione a ripetere”, termine che comparirà per la prima volta proprio nel
terzo paragrafo. Freud sostiene che questa tendenza del soggetto a ripetere determinate situazioni si
verifichi proprio nel trattamento analitico. Egli evidenzia come agli albori il lavoro terapeutico fosse
un lavoro propriamente interpretativo, e che l’indagine psicanalitica ha permesso di evidenziare
come ciò non bastasse, ma che fosse necessario che il paziente confermasse l’interpretazione dei
propri eventi passati. Dunque l’accento fu posto sulle resistenze rispetto a tali contenuti e sul lavoro
mirato a disvelarle e indurre il paziente ad abbandonarle. Divenne però evidente che, pur con
l’affievolirsi delle resistenze mediante il lavoro terapeutico, non tutto il rimosso potesse divenire
cosciente al paziente e delinearsi come ricordo/esperienza passata, piuttosto ci sono esperienze,
sempre riguardanti la vita sessuale infantile, che si ripetono all’interno della relazione con il medico
come esperienze attuali. Questo processo è necessario nel rapporto di transfert per l’elaborazione
delle esperienze e qui viene in luce l’importanza del distacco relazionale nel rapporto terapeutico,
tale da poter far prendere consapevolezza al paziente, gradualmente, con non poche difficoltà, del
fatto che quelle riproduzioni sono riflesso di un passato rimosso. Per comprendere meglio il
fenomeno della coazione a ripetere nel transfert, Freud ritiene necessario effettuare una
riformulazione alla propria teoria: si è indotti a credere che le resistenze siano messe in atto
dall’inconscio, mentre in realtà esse sono messe in atto dagli stessi “sistemi superiori della vita
psichica” (nei termini della seconda topica dall’Io) che hanno messo in atto la rimozione. Tuttavia,
dal momento che sia i contenuti delle resistenze sono inizialmente inconsci e il motivo per cui le
stesse sono messe in atto altresì lo sono, è necessaria una riformulazione, che permette a Freud di
passare da una spiegazione descrittiva ad una sistematica e dinamica e di porre le basi per la
seconda topica: non si può parlare di una differenza tra coscienza e inconscio, proprio in virtù del
fatto che l’Io è in parte inconscio e Freud dirà, per poi correggersi ancora successivamente
sostenendo che il nucleo dell’Io sia il sistema P-C, che l’inconscio è il nucleo dell’Io. A questo
punto, Freud afferma che la resistenza è messa in atto dall’Io e dunque che la coazione a ripetere è
invece opera del rimosso, alla luce del fatto che con l’affievolirsi delle resistenze, essa emerge. Se
per la resistenza non c’è dubbio che essa segua il principio di piacere perché mirata ad evitare il
dispiacere provocato dalla liberazione del rimosso, Freud si chiede che rapporto ci sia tra coazione a
ripetere e principio di piacere: egli ritiene che è inevitabile che ci sia un dispiacere legato al ripetere
eventi rimossi del proprio passato, ma che si tratti di un dispiacere per un sistema (Io) e di un
piacere per un altro (Es). Freud poi osserva come nel nevrotico tali eventi siano legati ad una vita
sessuale infantile caratterizzata da una fine tormentosa e dolorosa: incompatibilità tra desideri e
stadio di sviluppo per realizzarli, ferite narcisistiche, tenero attaccamento al genitore del sesso
opposto deluso per impossibilità di realizzare il soddisfacimento/ per gelosia nei confronti del
genitore dello stesso sesso. Tutto ciò si ripercuote nella relazione transferale ad esempio con un
precoce abbandono della terapia. A questo punto Freud evidenzia come tutto ciò non possa aver
provocato piacere in passato e ritiene che sotto forma di ricordo (investimenti legati a
rappresentazioni), avrebbe recato minor dispiacere. L’autore constata adesso come in realtà la
coazione a ripetere sia riscontrabile tanto nei fenomeni di traslazione dei nevrotici quanto in
fenomeni della vita normale: il benefattore che viene abbandonato dal protetto, l’amico che
continua a frequentare persone da cui verrà inevitabilmente tradito ecc. Freud riscontra in questi
fenomeni un carattere demoniaco, una persecuzione da parte del destino, un eterno ritorno
dell’uguale (riferimento a Nietzsche), in cui però c’è un carattere di attività, a differenza di altre
situazioni, più impressionanti, in cui la passività regna sovrana (la donna che si sposò tre volte con
uomini che puntualmente si ammalavano e che dunque doveva assistere. Qui Freud riporta un passo
molto romantico della “Gerusalemme liberata” sulla duplice uccisione di Clorinda da parte di
Tancredi. Alla luce di tutte queste esperienze, formula un’ipotesi: che esista una coazione a ripetere
a prescindere dal principio di piacere; nota come nel giuoco dei bambini essa converga con il
soddisfacimento pulsionale e invece come nei fenomeni di traslazione essa sia tirata dalla parte
dell’Io. Nel sogno traumatico ravvisa il fenomeno meno sospetto, come da lui riportato, in cui la
coazione a ripetere mette in scacco il principio di piacere.

4. Questa parte del saggio è una parte speculativa in cui Freud costruisce un modello genetico-
evolutivo della coscienza, a partire dall’osservazione che la coscienza, in virtù dell’indagine dei
processi inconsci, non sia la caratteristica universale dei processi psichici, ma piuttosto una loro
funzione, in particolare, la funzione di un sistema che Freud definisce sistema P-C, deputato alla
percezione degli eccitamenti esterni e di quelli interni: ciò permette a Freud di porre tale sistema in
una collocazione spaziale, ovvero porlo nella corteccia, parte più superficiale, che si trova tra
l’interno e l’esterno. Freud effettua poi una distinzione in merito alla funzione di cui parla
precedentemente tra il sistema P-C e gli altri sistemi, localizzati più in profondità e dove è possibile
riscontrare la presenza di tracce permanenti degli eccitamenti, cosa che non è possibile riscontrare
nel primo sistema. Per Freud non ci sarebbe spazio per ulteriori eccitamenti se ivi vi fossero delle
tracce mnestiche, così come ritiene che non ci possano essere dei processi inconsci che non si
spiegherebbero in virtù di un funzionamento cosciente in tale sistema. Ciò che dunque ritiene è che
la funzione del sistema P-C si esaurisca nel diventar cosciente degli eccitamenti, che poi verrebbero
trasferiti agli altri sistemi (mnestici) dove diventerebbero tracce/ricordi. Per spiegare questo
funzionamento, Freud ricorre all’immagine di una vescichetta indifferenziata, suscettibile di
stimolazione, nonché l’organismo vivente nella sua forma più semplice. E’ lecito immaginare che la
superficie dell’organismo si sia differenziata in virtù dell’urto degli stimoli esterni e trasformata
fino ad una certa profondità, connotando così un funzionamento differente rispetto ai sistemi più
profondi e specializzandosi nella ricezioni. Fa qui un riferimento a Breuer e alla sua distinzione tra
energia quiescente (legata) ed energia non quiescente, mirata alla scarica, che sarebbe quella
perveniente al sistema P-C. Freud a questo punto evidenzia un’altra caratteristica della vescichetta:
se essa ricevesse tutti gli eccitamenti senza una protezione perirebbe. Per cui, osserva come la parte
più superficiale della vescichetta abbia perso la sua caratteristica organicità di organismo vivente,
per diventare una membrana protettiva, all’interno delle cui trame sarebbero presenti degli strati di
sostanza vivente mediante i quali il mondo esterno verrebbe assaggiato in piccole quantità (il
discorso di uno scudo protettivo per difendere la sostanza vivente è associabile al Darwinismo, al
concetto di adattamento degli esseri viventi all’ambiente). Negli organismi altamente sviluppati la
vescichetta sarebbe scesa in profondità lasciando all’esterno alcune parti, gli organi di senso,
proprio adibiti alla ricezione di stimoli in quantità moderata. [ Tocca brevemente le nozioni di
tempo e spazio, riconoscendo nei processi inconsci un’atemporalità ]. A questo punto Freud
evidenzia come in realtà il sistema P-C riceva eccitamenti non solo dall’esterno, ma anche
dall’interno, e nello specifico, per questi ultimi non c’è nessuna forma di protezione e diminuzione
dell’eccitamento, per cui si tratta di una prosecuzione diretta al sistema P-C che si concretizza nelle
sensazioni di piacere e dispiacere [ l’eccitamento interno è comunque più adeguato per intensità e
ampiezza al metodo di lavoro del sistema.] Freud osserva due fatti: il primo è che le sensazioni di
piacere-dispiacere prevalgono sugli eccitamenti esterni, il secondo è che tali eccitamenti vengono
trattati come provenienti dall’esterno, cosicché possano essere messi in atto gli stessi mezzi di
difesa che si utilizzano per quelli esterni: è questa l’origine della proiezione. Freud ritorna a tal
punto, dopo questa spiegazione genetica della coscienza, sulla nevrosi traumatica, riprendendo
proprio il discorso sugli eccitamenti che arriverebbero al sistema P-C. L’autore ritiene che un
eccitamento sia traumatico quando rompe lo scudo protettivo: IL TRAUMA E’ UNA BRECCIA
INFERTA NELLA BARRIERA PROTETTIVA. Tale eccitamento disturba in maniera molto forte
l’economia energetica dell’organismo, il che necessita che vengono impiegate e messe in gioco tutte
le possibili difese da parte dei sistemi psichici. Da tutte le parti viene raccolta energia di
investimento, affinché la zona che circonda il punto di irruzione sia provvista di investimenti
energetici sufficientemente elevati. Questa difesa consiste in un controinvestimento, cioè
nell’affluire di “energia di investimento” da tutti gli altri sistemi fino al sistema interessato; questo
innalzamento dell’energia del sistema serve a “legare” l’eccesso di energia penetratavi attraverso la
breccia; in generale, quanto più un sistema dispone di energia quiescente, cioè legata, tanto
maggiori importi di energia liberamente fluttuante può legare, cioè trasformare in quiescente; al
contrario un sistema dotato di bassa energia quiescente sarà messo in crisi anche da ridotti importi
di energia che abbiano a invaderlo. Riprendendo Breuer, Freud si azzarda a sostenere che
effettivamente ci sia un passaggio da energia liberamente fluttuante ad energia quiescente, che nel
pratico permette di raggiungere la modalità di funzionamento del processo secondario, ovvero la
formazione di rappresentazioni che permettono l’accesso al pensiero e alla parola. Altro elemento
che Freud vuole evidenziare è l’importanza dello spavento, già citato precedentemente. Freud
ritiene che esso si verifichi qualora non siano stati sovrainvestiti i primi sistemi che ricevono lo
stimolo in modo tale da generare un’angoscia preparatoria, che rappresenta il fattore determinante
nell’esito finale. Tale angoscia è definita come L’ULTIMA LINEA DI DIFESA CONTRO GLI
STIMOLI. Nelle nevrosi traumatiche i sogni riportano il malato nella situazione dell’incidente; in
questo caso si verifica un’eccezione alla regola che il sogno è l’appagamento di un desiderio poiché
esso non assolve certo la funzione assegnata dal principio di piacere di appagare i desideri in forma
allucinatoria. Freud suppone che i sogni aiutino a venire a capo di un altro compito, che deve essere
risolto prima che possa instaurarsi il dominio del principio di piacere. Questi sogni cercano di
dominare gli stimoli retrospettivamente, sviluppando quell’angoscia la cui mancanza era stata la
causa della nevrosi traumatica. La coazione a ripetere nel sogno traumatico viene così inquadrata
come una funzione dell’apparato psichico che, senza contraddire al principio di piacere, è però
indipendente da esso, e pare più primitiva del proposito di ottenere piacere ed evitare dispiacere.
Sembra dunque che la funzione prima del sogno non sia stata quella di appagare un desiderio
altrimenti insoddisfacibile. I sogni sono appagamenti di desiderio, una volta che la coazione a
ripetere, più primitiva e fondamentale, abbia assolto alla sua funzione di legare psichicamente le
impressioni traumatiche. Nel caso della nevrosi traumatica il sogno non funziona come al solito
finché non venga risolto lo squilibrio economico, ma il sogno continua ad essere appagamento del
desiderio in guisa allucinatoria. La coazione a ripetere segnala che c’è una quota di energia non
legata/squilibrio economico. In conclusione Freud riprende il discorso su come una ferita fisica
possa contrastare l’instaurarsi di una nevrosi, avendo più elementi per poter sviluppare il suo
pensiero: essendo la scossa meccanica una fonte di eccitamento sessuale, esso sviluppa un effetto
traumatico, in mancanza dell’angoscia preparatoria e contemporaneamente l’offesa fisica esige un
sovrainvestimento dell’organo che legherebbe l’eccitamento in eccesso.

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