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394 CAPITOLO 1
Il trattamento restaurativo diretto degli elementi den- Sbiancamento interno
tari trattati endodonticamente segue gli stessi princi-
pi espressi nei capitoli precedenti (Capp.7,9), con la Tralasciando i concetti di sbiancamento esterno (am-
differenza di poter attuare delle strategie in grado di piamente citati in altri testi e articoli), questo capitolo
aiutare il clinico a ottenere un successo estetico, no- tratterà le procedure per il perseguimento dello sbian-
nostante il riscontro di perdita strutturale importante e camento interno2 dei denti con discromia, general-
la presenza di discromia che talvolta caratterizzano i mente causata da prodotti della degradazione dell’e-
denti devitali. moglobina e del tessuto pulpare.3
Queste strategie1 si basano prevalentemente su: Sebbene siano disponibili in commercio prodot-
1. Sbiancamento. ti sbiancanti pronti all’uso, gli Autori di questo testo
2. Utilizzo di materiali fluorescenti. preferiscono utilizzare la tecnica del walking bleaching
3. Utilizzo della tessitura superficiale. (descritta in primis da Spasser4).
CAPITOLO 10 395
Tale tecnica consiste nell’inserire la sostanza sbian- 1. Foto iniziale con scala colore.
cante all’interno della cavità di accesso, lasciandola 2. Misurazione del livello gengivale da un riferimento
agire per diversi giorni. Tra l’otturazione canalare e l’a- “incisale” (Fig.1).
gente sbiancante si dovrà effettuare un sigillo apicale 3. Rimozione dell’otturazione canalare fino a 3 mm
accurato, per evitare la diffusione dell’idrogeno deri- apicalmente rispetto al livello gengivale segnato al
vante dalla sostanza sbiancante, attraverso il tessuto punto 2 (Fig.2).
radicolare verso l’interno del legamento parodontale; 4. Creazione di un sigillo coronale di 1 mm in vetro-
in caso contrario, si potrebbe incorrere nel riassorbi- ionomero (Fig.3).
mento radicolare fino alla perdita dell’elemento den- 5. Inserimento di una miscela di perborato di sodio e
tale. È preferibile utilizzare del perborato di sodio (di- soluzione fisiologica (avente una consistenza mol-
sponibile in forma mono-, tri- e tetraidrato (NaBO2 • to densa) (Fig.4).
H2O2 • 3H2O) in una miscela prodotta con soluzione 6. Rimozione delle eccedenze in riferimento all’area
fisiologica (così come descritto nella tecnica originale che sarà occupata dall’otturazione provvisoria.
del 19614), evitando il perossido di idrogeno o altre 7. Restauro provvisorio (eventualmente interponendo
sostanze più aggressive, in quanto è stato dimostrato pellet di cotone) (Fig.5).
che l’effetto prodotto risulta essere il medesimo.5,6 È 8. Controllo settimanale, senza rimozione della so-
assolutamente sconsigliata l’accelerazione della pro- stanza sbiancante, con lo scopo di verificare la
cedura alla poltrona attraverso il riscaldamento della variazione di colore e il sigillo del restauro prov-
sostanza sbiancante mediante l’impiego di strumenti visorio. In genere sarà necessario sostituire la so-
induttivi il raggiungimento di alte temperature; infatti, stanza sbiancante solo nel caso in cui il restauro
questa procedura potrebbe determinare un enorme provvisorio abbia perso il suo sigillo.
aumento del rischio di riassorbimento radicolare.7,8 9. Ricostruzione dell’elemento dentario con tecniche
Descrizione, step-by-step, della procedura di adesive dopo 21 giorni dal termine del trattamento
sbiancamento: sbiancante al fine di non compromettere l’efficacia
delle procedure adesive.
1 2
396 CAPITOLO 10
Utilizzo di materiali fluorescenti (Fig.6) che forniscono (illusoriamente) un aspetto più
luminoso (valore più alto) dell’elemento dentario. Nella
La fluorescenza è la proprietà ottica di alcune sostan- figura 6 l’elemento dentario di sinistra appare più lu-
ze di riemettere le radiazioni elettromagnetiche ricevute minoso e chiaro rispetto a quello di destra; definire
(nella maggior parte dei casi a lunghezza d’onda mag- una tessitura di superficie avente un aspetto “rugoso”,
giore e quindi a energia minore); in altre parole di assor- dopo l’esecuzione di una corretta brillantatura, con-
bire radiazioni nell’ultravioletto ed emetterle nello spet- sente di conferire ai restauri una maggiore luminosità
tro visibile. La dentina è uno dei tessuti più fluorescenti in funzione della riflessione della luce incidente su una
e concorre, restituendo luce nello spettro del visibile, a geometria irregolare.
fornire più luminosità agli elementi dentari.
Negli elementi trattati endodonticamente, a causa della Struttura residua e perni
cavità di accesso si perderà molta dentina, determinan-
do un abbassamento del valore dell’elemento dentale. Per molto tempo si è ritenuto che ogni dente trattato
L’utilizzo di materiali fluorescenti9 (perni qualora servis- endodonticamente dovesse essere riabilitato con l’in-
sero, cementi, compositi, ecc.) è di supporto nel con- serimento di un perno ed eventualmente di una coro-
ferimento di un substrato in grado di determinare un na protesica a ricopertura totale. Il perno è un dispo-
innalzamento del valore dell’elemento dentale con con- sitivo adibito a migliorare la ritenzione di un build-up
seguente miglioramento del suo aspetto estetico.10,11 effettuato su un dente trattato endodonticamente e
avente una perdita strutturale molto consistente (cosa
Tessitura che potrebbe comportare il cedimento strutturale sot-
to carico masticatorio). La quantità (e la qualità) del
Nell’ambito delle strategie utilizzabili nei restauri diretti tessuto dentale residuo12 rappresenta indubbiamen-
dei settori anteriori, la tessitura di superficie concor- te un aspetto molto più importante del perno stesso.
re a un incremento delle aree di riflessione della luce Indipendentemente dall’esecuzione di una ricopertura
3 4 5
Fig.1. Misurazione del livello gengivale rispetto a un reference occlusale. Fig.2. Spostamento dello stop di rife-
rimento per aumentare la misura di 3 mm. Il materiale di otturazione canalare verrà rimosso fino a quella misura.
Fig.3. Creazione di un sigillo di 1 mm. Fig.4. Inserimento della sostanza sbiancante. Fig.5. Applicazione accu-
rata del restauro provvisorio.
CAPITOLO 10 397
mediante restauro totale,13,14 il tessuto residuo risulta presenza di un morso profondo, pattern masticatorio,
essere di fondamentale importanza strutturale sia per parafunzioni, ecc.). Nei settori anteriori le forze risul-
gli elementi dentali posteriori che per quelli anteriori. tanti (oblique) sono diverse rispetto a quelle dei settori
Alcuni Autori consigliano per il restauro diretto dei set- posteriori, tanto che alcuni Autori considerano queste
tori anteriori trattati endodonticamente, un restauro forze dannose per il sigillo coronale,17 a differenza di
diretto senza perno,15 mentre altri, in caso di spessori altri Autori che invece le considerano meno dannose
sottili, consigliano l’utilizzo di un perno in fibra.16 delle forze che si sviluppano nei settori posteriori.18
Gli Autori di questo testo preferiscono, in caso di tes- Indipendentemente il restauro deve essere eseguito
suto coronale sufficiente, non inserire alcun perno, lege artis, al fine di fornire un sigillo coronale valido,
fermo restando che ogni situazione clinica deve sem- che riduca le probabilità di rischio di contaminazione
pre essere valutata accuratamente (tipo di occlusione, dello spazio endocanalare.19-22
Fig.6. La tessitura di superficie aumenta le aree di riflesso speculare. La sensazione che se ne ricava è quella
di più alta luminosità.
398 CAPITOLO 10
PROCEDURA CLINICA CASO 1
Casi clinici
Nei seguenti casi clinici saranno elencate le strategie appena descritte e applicate per la gestione diretta di ele-
menti anteriori trattati endodonticamente.
Restauri diretti di classe IV: l’approccio sono stati modellati sulla guida di matrici sezionali
clinico su incisivi vitale e devitale stabilizzate in posizione verticale (Figg.21-23).
Effettuato il finishing primario (rimuovendo gli
La paziente, di 9 anni, si recava a visita per frattura eccessi interni ed esterni alla cornice appena
traumatica degli incisivi centrali superiori (Fig.7). completata) (Figg.24-26), si è passati alla strati-
Il dente #2.1 risultava interessato dall’esposizione ficazione del corpo dentinale (Figg.27,28) dei tra-
della polpa. Dopo aver provato a ottenere l’emo- slucenti blu negli spazi tra i mammelloni (Fig.29)
stasi pulpare con l’intenzione di poter eseguire un e all’applicazione dello strato traslucente superfi-
incappucciamento diretto, visto il sanguinamento ciale (Fig.30).
copioso della polpa, è stato deciso di effettuare Una volta effettuata l’ultima polimerizzazione, è
un trattamento endodontico a seguito del quale stato effettuato un ulteriore ciclo di polimerizza-
l’elemento dentario mostrava un valore più bas- zione in assenza di ossigeno (Figg.31,32) per poi
so (probabilmente per la perdita della componen- terminare i restauri con le procedure di finishing e
te dentinale causata dal trauma e dall’apertura polishing (Fig.33). La figura 34 mostra l’aspetto
camerale). Si è quindi deciso di effettuare un ci- dei restauri appena rimossa la diga di gomma.
clo di sbiancamento interno per 2 settimane con Al controllo a 4 mesi il restauro mostrava una cor-
perborato di sodio come descritto in precedenza retta integrazione anatomica, cromatica e radio-
(Figg.8,9). Rilevate le impronte di precisione ed grafica (Figg.35-39).
effettuata la ceratura dei due centrali, dopo 21 La strategia di sbiancamento preventivo del #2.1
giorni si è proceduto a isolare gli elementi den- è servita a gestire i diversi livelli di valore dei due
tari con la diga di gomma (Fig.10) e a provare la elementi trattati.
mascherina (Fig.11), riducendo le porzioni che ne
impedivano la passività.
La preparazione del margine è stata effettuata
creando un margine orizzontale e arrotondato
(Figg.12,13).
A seguito delle procedure adesive (Figg.14,15)
è stata stampata dapprima la parete palatale e
il margine incisale dell’#1.1 (Fig.16) e poi quella
del #2.1 (Figg.17,18). La parete palatale è stata
ricostruita con materiale traslucente (smalto) e il
margine incisale con dentina.
Il vantaggio dello stampaggio con mascherina si
concretizza nella possibilità di definire la corretta
posizione delle masse (opache e traslucenti) dei
materiali restaurativi selezionati (Figg.19,20).
La parete interprossimale è stata ricostruita gui- 7
dando il ripristino anatomico, impiegando della
dentina ad alto valore il cui volume e la cui forma Fig.7. Situazione clinica iniziale.
CAPITOLO 10 399
PROCEDURA CLINICA CASO 1
8a 8b 8c 9
Figg.8a-c. Procedura di sbiancamento interno. Dopo il sigillo coronale viene inserita la sostanza sbiancante
e poi il restauro provvisorio. Fig.9. La radiografia mostra la terapia canalare su #2.1.
10 11
Fig.10. Isolamento del campo con diga di gomma. Fig.11. Prova della mascherina in silicone.
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PROCEDURA CLINICA CASO 1
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Fig.14. Mordenzatura acida. Fig.15. Visione occlusale prima dell’applicazione dell’adesivo. Fig.16.
Stampaggio della parete palatale. Fig.17. Mascherina reinserita per lo stampaggio della parete palatale del
#2.1. Figg.18,19. Risultato dello stampaggio delle pareti palatali dei due centrali. Fig.20. Una corretta ce-
ratura e la relativa mascherina consentono procedure che a mano libera sarebbero difficilmente realizzabili.
Fig.21. Realizzazione della parete mesiale del #2.1.
CAPITOLO 10 401
PROCEDURA CLINICA CASO 1
22 23
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Fig.22. Realizzazione della parete distale dell’#1.1. Fig.23. Framing completato. Figg.24,25. Finishing pri-
mario (interno ed esterno). Fig.26. Finishing primario effettuato. Fig.27. Definizione dentinale con l’“Ante-
rior”. Fig.28. Definizione dentinale completata. Fig.29. Inserimento del traslucente a livello del terzo incisale.
402 CAPITOLO 10
PROCEDURA CLINICA CASO 1
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32 33
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Fig.30. Stratificazione dell’ultimo strato. Fig.31. Applicazione della glicerina per la polimerizzazione in as-
senza di O2. Fig.32. Polimerizzazione in assenza di O2. Figg.33,34. Aspetto dopo rifinitura e lucidatura e alla
rimozione della diga di gomma.
CAPITOLO 10 403
PROCEDURA CLINICA CASO 1
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PROCEDURA CLINICA CASO 2
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41 42
Fig.40. Situazione clinica iniziale. Fig.41. Situazione clinica iniziale. La discromia marrone e grigia risulta in
un inestetismo marcato. Fig.42. Registrazione del colore “iniziale”.
CAPITOLO 10 405
PROCEDURA CLINICA CASO 2
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Figg.43-46. Ritrattamento canalare. L’apice è stato chiuso con Mineral Trioxide Aggregate (MTA) (per gentile
concessione dr. Roberto Kaitsas, Roma). Fig.47. Il sigillo del restauro provvisorio deve essere molto accura-
to, pena la scarsa efficacia del trattamento sbiancante. Fig.48. Risultato a 4 settimane dall’inizio del tratta-
mento sbiancante. Fig.49. Isolamento con diga di gomma. Fig.50. Visione occlusale. Fig.51. Preparazione
della piccola quarta classe su #2.1. Fig.52. Procedure adesive.
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PROCEDURA CLINICA CASO 2
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Fig.53. Polimerizzazione dell’adesivo. Fig.54. Cornice incisale e parete palatale. Fig.55. Applicazione dello
strato di traslucente. Fig.56. Restauro rifinito e lucidato. Fig.57. Restauro completato. Visione palatale.
CAPITOLO 10 407
PROCEDURA CLINICA CASO 2
58 59
60 61
Fig.58. Situazione all’inizio del trattamento. Fig.59. Situazione a 6 mesi dal trattamento. Fig.60. Gruppo fron-
tale a 6 mesi dal trattamento sbiancante. Fig.61. Controllo a 6 mesi dal trattamento (per gentile concessione
dr. Roberto Kaitsas, Roma).
408 CAPITOLO 10
PROCEDURA CLINICA CASO 3
62 63
64 65
Fig.62. Situazione clinica iniziale. Fig.63. Situazione clinica iniziale, dettaglio. Fig.64. Ritrattamento canalare.
Fig.65. Viene registrato il valore della distanza tra margine gengivale e margine occlusale.
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PROCEDURA CLINICA CASO 3
66 67 68
69 70
71 72
73 74
Fig.66. Rimozione del restauro provvisorio dopo isolamento con diga di gomma. Fig.67. Il valore registrato
viene aumentato di 3 mm e viene rimosso il materiale di chiusura canalare fino a quando lo stop endodontico
non raggiunge il margine dentale di riferimento. Fig.68. Importante è ottenere poi un restauro provvisorio
affidabile. Figg.69,70. Ceratura diagnostica. Fig.71. Isolamento con diga di gomma. Fig.72. Preparazione
del margine vestibolare. Figg.73,74. Preparazione del margine interprossimale.
410 CAPITOLO 10
PROCEDURA CLINICA CASO 3
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Fig.75. Lucidatura del margine. Fig.76. Preparazione ultimata. Fig.77. Procedure adesive. Fig.78. Verifica
con la mascherina delle discrepanze tra tessuto residuo e ceratura. Fig.79. Stampaggio della parete palatale.
CAPITOLO 10 411
PROCEDURA CLINICA CASO 3
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Fig.80. In queste condizioni di “affollamento” risulta difficile inserire matrici sezionali concave per cui si pre-
ferisce utilizzare una matrice a nastro. Fig.81. Finishing primario. Fig.82. Inserimento del corpo dentinale.
Fig.83. Corpo dentinale definito. Fig.84. L’utilizzo di pennelli può aiutare nella modellazione del composito.
Il loro utilizzo però risulta a volte scomodo per la perdita di setole e per la sterilizzazione. Un’alternativa è la
parte convessa dell’“Anterior”.
412 CAPITOLO 10
PROCEDURA CLINICA CASO 3
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Fig.85. Applicazione del traslucente blu. Fig.86. Applicazione dello strato superficiale. Fig.87. Polimerizzazione
in assenza di O2. Fig.88. Definizione delle linee di transizione. In casi di affollamento come questo, si può
illusoriamente nascondere il problema definendo il piatto vestibolare all’interno di linee di transizione nette.
Fig.89. Rimozione dei volumi in eccesso. Fig.90. Procedure di brillantatura. Fig.91. Lucidatura completata.
CAPITOLO 10 413
PROCEDURA CLINICA CASO 3
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Fig.92. Visione palatale del restauro su #2.2 completato. Fig.93. Restauro rifinito e lucidato. Fig.94. Controllo
radiografico a 1 mese. Figg.95,96. Controllo radiografico e clinico a 1 anno.
414 CAPITOLO 10
PROCEDURA CLINICA CASO 4
97 98
99 100 101
Figg.97,98. Situazione clinica iniziale. Fig.99. Situazione clinica iniziale, visione palatale. Fig.100. Radiografia
pre-operatoria. Fig.101. Preparazione iniziale della paziente (rimozione stain, rimozione del punto di contatto
incongruo).
CAPITOLO 10 415
PROCEDURA CLINICA CASO 4
102
Fig.102. Ceratura diagnostica. Fig.103. Ceratura diagnostica. Visione incisale. Fig.104. Mascherina palatale.
Fig.105. Mascherina sagittale. Figg.106-108. Rimozione selettiva ed accurata del vecchio restauro. A destra
la preparazione precedente una volta rimosso tutto il materiale da restauro.
416 CAPITOLO 10
PROCEDURA CLINICA CASO 4
112 113
Fig.109. Tessuto dentale residuo dopo la preparazione. Fig.110. Frame dei due centrali. Fig.111. Restauri
lucidati. Notare la marcata anatomia verticale e orizzontale creata per aumentare le aree di riflessione della
luce. Fig.112. Restauri una volta rimossa la diga di gomma. Fig.113. Restauri a 1 anno dal trattamento.
La preparazione precedente consisteva in un lun- (Figg.111,112), già in parte presente sugli ele-
ghissimo chamfer poco conservativo. menti dentari trattati e su quelli contigui. A 1 anno
Questo è stato rifinito e lucidato e in seguito sono dal trattamento i restauri mostrano una discreta
state effettuate le procedure adesive. Stampata integrazione anche a livello radiografico e la tes-
la parete palatale in smalto e il margine incisale situra risulta ancora in grado di restituire aree lu-
con una dentina sono state completate le pare- minose che danno una sensazione di aumento del
ti interprossimali con uno smalto ad alto valore valore (Figg.113-119).
(Fig.110). A quasi 12 anni dal trattamento (Fig.120) i re-
Completato il corpo dentinale e lo strato superfi- stauri risultano aver perso la tessitura, sono vi-
ciale i restauri sono stati rifiniti e lucidati. In que- rati di tinta, hanno dei difetti marginali ma hanno
sto caso, per avere un aumento illusorio della consentito alla giovane paziente di “guadagnare”
luminosità dei restauri dopo la definizione dell’a- del tempo. In futuro si potrà ripetere il trattamen-
natomia verticale è stata esasperata la tessitu- to (eventualmente sbiancando il substrato prima)
ra superficiale (parte dell’anatomia orizzontale) oppure effettuare terapie indirette.
CAPITOLO 10 417
PROCEDURA CLINICA CASO 4
114
115 116
Fig.114. Visione palatale dei restauri a 1 anno. Figg.115,116. Restauri a 1 anno. Differenti inclinazioni della
luce forniscono aree di riflessioni differenti per un aumento della percezione della luminosità.
418 CAPITOLO 10
PROCEDURA CLINICA CASO 4
117 118
119 120
Figg.117,118. Restauri a 1 anno. Differenti inclinazioni della luce forniscono aree di riflessioni differenti per
un aumento della percezione della luminosità. Fig.119. Controllo radiografico a 1 anno (terapia canalare,
dott. Roberto Kaitsas, Roma). Fig.120. Aspetto clinico a quasi 12 anni dal trattamento.
CAPITOLO 10 419
PROCEDURA CLINICA CASO 5
121 122
Fig.121. Situazione clinica iniziale. Fig.122. Mascherina in silicone ricavata dalla ceratura. Fig.123. Rimozione
del restauro provvisorio e del tessuto demineralizzato. Fig.124. Preparazione del margine vestibolare.
Fig.125. Lucidatura del margine.
420 CAPITOLO 10
PROCEDURA CLINICA CASO 5
126
Fig.126. Procedure adesive. Fig.127. Stampaggio della parete palatale. Fig.128. Risultato dello stampag-
gio. Fig.129. Applicazione delle matrici sezionali. Fig.130. Framing completato. Fig.131. Framing dopo il
finishing primario. Fig.132. Stratificazione del corpo dentinale.
CAPITOLO 10 421
PROCEDURA CLINICA CASO 5
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Fig.133. Completato il corpo dentinale è stato applicato uno stain ocra/gold per replicare l’area presente sul
controlaterale Fig.134. Definizione delle linee di transizione. Fig.135. Restauro rifinito e lucidato. Estrema
cura è stata riposta nella creazione dell’anatomia verticale ed orizzontale. Fig.136. Restauro dopo la rimo-
zione della diga di gomma. Fig.137. Controllo a 1 anno.
422 CAPITOLO 10
PROCEDURA CLINICA CASO 6
138
CAPITOLO 10 423
PROCEDURA CLINICA CASO 6
Fig.139. Dalla sezione radiografica pre-operatoria, estrapolata da un’ortopantomografia, sebbene non si evi-
denzino radio-trasparenze periradicolari, è possibile giudicare come incongrua la terapia canalare sull’1.1;
da notare anche la presenza di un dispositivo di ritenzione a vite. Fig.140. Isolamento del campo operatorio.
Fig.141. Mobilizzazione del dispositivo di ritenzione a vite mediante strumenti sonici e ultrasonici. Fig.142.
Fase della rimozione della vite. Fig.143. Una volta liberato l’accesso al canale è stato possibile eseguire
il ritrattamento endodontico. Fig.144. Controllo nell’immediato post-operatorio della terapia endodontica
sull’1.1. Fig.145. La cavità aperta sarà pulita per poi creare il sigillo endodontico in vetroionomero ed ese-
guire una procedura di sbancamento interno. Fig.146. Sigillo in vetroionomero. Fig.147. Agente sbiancante
posizionato. Fig.148. Medicazione eseguita mediante pellet di cotone e cemento temporaneo. Fig.149.
Controllo radiografico post applicazione di agente sbiancante. Fig.150. Provvisorio appena ribasato, portato
in posizione e cementato. Fig.151. Immediato post-cementazione. Fig.152. Guarigione dei tessuti a distanza
di 1 mese.
424 CAPITOLO 10
PROCEDURA CLINICA CASO 6
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CAPITOLO 10 425
PROCEDURA CLINICA CASO 6
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Fig.153. Il sorriso della paziente mette in evidenza il nuovo progetto estetico temporaneo definito mediante
il provvisorio. Fig.154. Aspetto del moncone dopo rimozione del provvisorio; guarigione dei tessuti. Fig.155.
Particolare dell’impronta in silicone. Fig.156. Il modello in gesso viene scansionato per eseguire la corona in
zirconia cubica mediante sistemi di fresatura.
426 CAPITOLO 10
PROCEDURA CLINICA CASO 6
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Fig.157. Progetto protesico pronto per la fase di fresatura. Fig.158. Manufatto grezzo prima della microstra-
tificazione con mousse ceramiche. Fig.159. Manufatto completato pronto per la cementazione.
CAPITOLO 10 427
PROCEDURA CLINICA CASO 6
160 161
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Fig.160. Controllo della corona a 1 mese dalla cementazione (la corona protesica è stata eseguita dall’odon-
totecnico Sig. Francesco Napolitano, Nola [NA]). Fig.161. Controllo radiografico a 1 mese dalla cementazio-
ne. Fig.162. Integrazione della corona nel contesto di appartenenza.
428 CAPITOLO 10
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