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Definizione delle sorgenti di emissione

Sorgente di emissione è un punto o parte di un impianto, un contenitore, un’apparecchiatura, una macchina, una
tubazione, ecc., da cui può essere emesso nell’atmosfera un gas, o vapore, o nebbia, o liquido infiammabile con modalità
tali da originare un’atmosfera esplosiva.

Per effettuare una corretta classificazione delle zone pericolose, devono essere considerate tutte le sorgenti di emissione
presenti nell’ambiente (strutturali, di grado continuo, primo e secondo).

Nota 1- Le emissioni strutturali per le quali si ha il dubbio che possano dare origine ad una zona pericolosa vanno
inserite in AtexGAS come sorgenti di emissione di grado continuo (anziché come emissioni strutturali); può essere, ad
esempio, il caso di alcuni tipi di tenute meccaniche di pompe o le tenute di valvole di sicurezza in ambienti con pochi
ricambi di aria (fosse, sottotetti, piccoli sgabuzzini senza aperture, ecc.).

Nota 2 - Se nell’ambiente sono presenti più emissioni di grado secondo, identiche tra loro, è possibile inserirne soltanto
una, poiché:

- ai fini della verifica della condizione f.5.10.3-16 (guida CEI 31-35) è sufficiente considerane una sola;

- la zona pericolosa presente intorno a sorgenti di emissione identiche è la stessa e pertanto è sufficiente individuarla per
una sorgente di emissione, per poi considerarne la presenza anche intorno alle altre.

Nota 3 - Una sostanza che non si trova, né si può trovare (ad esempio per contatto con una superficie calda) ad una
temperatura superiore a quella di infiammabilità non dà origine ad atmosfera esplosiva e non è dunque da considerare
pericolosa. In tale caso AtexGAS avverte l’utente mediante uno specifico messaggio.

Punti da non considerare sorgenti di emissione

Non sono considerate sorgenti di emissione i punti e le parti di impianto che possono emettere nell’atmosfera sostanze
infiammabili con modalità tali da originare atmosfere esplosive solo a causa di guasti catastrofici non compresi nel
concetto di anormalità considerata nella norma (anormalità ragionevolmente prevedibili in sede di progetto).

Generalmente possono essere tali:

a) Le tubazioni saldate e i contenitori saldati a regola d’arte.

b) I collegamenti di tubazioni e contenitori mediante dispositivi di giunzione a tenuta (con emissioni trascurabili nelle
condizioni di funzionamento anche anormale dell’impianto), costruiti secondo specifiche norme e qualificati, se
richiesto, da Enti riconosciuti, dimensionati ed installati tenendo conto delle condizioni di funzionamento anormale,
nonché eserciti e mantenuti con modalità tali da assicurare nel tempo il mantenimento dei requisiti di sicurezza.

Per accertare la non emissione da tali collegamenti, essi devono essere sottoposti a prove in tutte le situazioni di
esercizio ragionevolmente prevedibili (sia in funzionamento normale, sia in funzionamento anormale) e nel tempo
(durata). Inoltre, in dipendenza delle influenze esterne e delle condizioni di esercizio, i componenti usurabili devono
essere sostituiti nel rispetto delle indicazioni del costruttore e comunque, con periodicità tale da assicurare nel tempo il
mantenimento della tenuta.

Per valutare le possibili emissioni da una connessione di tubazioni e simili e stabilire se siano trascurabili o meno, può
essere fatto riferimento, ove esistenti, a specifiche norme di costruzione, verifica, installazione ed utilizzazione, oppure
può essere fatta un’analisi operazionale delle possibili emissioni con il contributo delle informazioni del costruttore per
quanto riguarda i requisiti di tenuta e dimensionamento, escludendo gli eventi catastrofici ma comprendendo tutte quelle
che possono essere considerate le cause comuni di emissione (es. le vibrazioni). Per ciascuna emissione, si deve poi

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valutare se il volume di atmosfera esplosiva possa essere considerato trascurabile ai fini della classificazione dei luoghi
con pericolo d’esplosione. Possono essere tali le giunzioni a compressione di elevata qualità installate ed utilizzate
seguendo scrupolosamente le istruzioni del costruttore.

c) I contenitori di sostanze infiammabili con coperchi chiusi a regola d’arte o comunque in modo efficace, con
emissioni trascurabili, quando sono soddisfatte tutte le condizioni seguenti senza limiti dimensionali:

- sono in materiale idoneo e costruiti a regola d’arte nel rispetto di eventuali norme di costruzione e prova;

- sono depositati e movimentati con modalità tali da considerare ragionevolmente non prevedibili cadute che possano
provocare l’apertura del coperchio o il danneggiamento con fuoriuscita significativa della sostanza infiammabile
contenuta;

- è attuata in sito ogni ordinaria cautela contro la presenza di pozze e vi è una costante presenza di mezzi per la loro
neutralizzazione in tempi rapidi.

d) Le doppie tenute applicate su alberi rotanti o traslanti, provviste di dispositivi tali da escludere perdite significative
anche in funzionamento anormale, ad esempio con fluido esterno di flussaggio (tenuta o convogliamento delle perdite) e
monitoraggio del fluido stesso, ad esempio mediante analizzatore.

Le singole tenute costituenti le doppie tenute devono essere indipendenti da cause comuni di inefficienza; inoltre, deve
essere possibile individuarne singolarmente la perdita in tempi brevi.

e) Generalmente, possono non essere considerate SE anche i punti di campionamento (presa campione) a dosaggio
predeterminato. In queste prese, la quantità di sostanza prelevata non è stabilita dal grado di apertura della valvola di
collegamento all’impianto, ma dalle caratteristiche costruttive della presa stessa, che consentono di dosare piccole
quantità da prelevare. In questi casi, le quantità di sostanza in gioco sono piccole, il corpo della presa campione è
completamente chiuso, per cui la quantità di sostanza infiammabile che può essere emessa in caso di anomalia è di pochi
centimetri cubi.

f) I contenitori di gas compressi, liquefatti e disciolti (es. bombole) con valvola chiusa, tappo sul foro di connessione e
di protezione della valvola (es. cappellotto), correttamente depositate e movimentate.

Nota 1 - Per le valvole di sicurezza con sfiato libero all’atmosfera, si considera emissione di secondo grado la loro
apertura parziale e per breve periodo e non la loro apertura completa quando quest’ultima è riconducibile ad un evento
estraneo al concetto di anormalità ragionevolmente prevedibile proprio della norma CEI EN 60079-10 essendo
presenti più barriere di sicurezza tra loro indipendenti da guasto comune contro l’evento (es. controllo del processo,
sistemi di sicurezza). In questo caso, l’apertura completa delle valvole di sicurezza è riconducibile agli eventi
considerati incidenti rilevanti secondo la Direttiva 96/82/CE, Seveso bis (D.Lgs. 334/99). Per la definizione
dell’estensione della Zona 2 originata dall’emissione dovuta all’apertura parziale della valvola si può considerare la
quantità totale di sostanza infiammabile emessa nel breve periodo di apertura e non la portata.

Nota 2 - Non sono infine da considerare sorgenti di emissione le parti “disattivate”, ovvero quelle che non costituiscono
un pericolo poiché è impedito l’afflusso di sostanza infiammabile (ad esempio mediante un organo di intercettazione).

Inserimento delle sorgenti di emissione

Per considerare una sorgente di emissione, premere il tasto “Nuovo” (presente nella videata “Sorgenti di emissione”),
selezionare la sostanza, il grado di emissione, la modalità di emissione ed inserire i dati richiesti.

Per eliminare o modificare una sorgente di emissione già esistente, premere rispettivamente i tasti “Modifica” ed
“Elimina” presenti nella videata “Sorgenti di emissione”.

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Nota - Una volta inserita la sostanza relativa ad una sorgente di emissione nella videata relativa alla scelta delle modalità
di emissione, per modificare la sostanza è necessario disabilitare tutti i gradi di emissione relativi alla sorgente di
emissione considerata.

Grado dell’emissione

In base alla norma EN 60079-10 (CEI 31-30) l’emissione può essere di:

- grado continuo (C): emissione continua o che può avvenire per lunghi periodi;

- grado primo (P): emissione che può avvenire periodicamente od occasionalmente durante il

funzionamento normale;

- grado secondo (S): emissione che non è prevista durante il funzionamento normale e che se avviene è possibile solo
poco frequentemente o per brevi periodi.

La Guida CEI 31-35, fornisce gli esempi di sorgenti di emissione e di individuazione del relativo grado di emissione
indicati nel seguito.

1. Apertura verso l’ambiente di un miscelatore aperto contenente un liquido infiammabile.

Grado di emissione generalmente considerato: continuo.

2. Bocca di sfiato libero all’atmosfera di sostanza infiammabile in un’apparecchiatura di processo con funzionamento
continuo.

Grado di emissione generalmente considerato: continuo.

3. Bocca di sfiato libero all’atmosfera di sostanza infiammabile in un serbatoio di stoccaggio in cui si prevedono
significative emissioni continue e maggiori emissioni durante il riempimento (funzionamento normale).

Gradi di emissione generalmente considerati: continuo e primo.

4. Vasca di separazione per gravità in un impianto di trattamento acque di scarico fogne oleose o chimiche, in cui si
prevedono significative emissioni continue e maggiori emissioni occasionalmente durante il funzionamento normale.

Gradi di emissione generalmente considerati: continuo e primo.

5. Vasca di neutralizzazione posta a valle dello stadio di separazione per gravità in un impianto di trattamento acque di
scarico fogne oleose o chimiche, in cui non si prevedono significative emissioni durante il funzionamento normale ma
solo in occasione di guasti o anomalie.

Grado di emissione generalmente considerato: secondo

6. Punto di campionamento (presa campione) che si prevede possa emettere la sostanza infiammabile durante il prelievo
e in occasione di guasti all’organo d’intercettazione, considerando anche l’ambiente in cui è installato (es. ambiente
aperto o chiuso).

Gradi di emissione generalmente considerati: primo e secondo.

7. Punto di campionamento (presa campione) che si prevede non possa emettere la sostanza infiammabile durante il
prelievo ma solo in occasione di guasti all’organo di intercettazione.

Grado di emissione generalmente considerato: secondo.

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8. Dispositivo di tenuta applicato ad un albero rotante o traslante di un macchinario, o di una pompa, o di un


compressore, o di una valvola e simili, per il quale non sono previste emissioni durante il funzionamento normale, ma
sono prevedibili solo emissioni in occasione di guasti.

Grado di emissione generalmente considerato: secondo.

9. Dispositivo di tenuta applicato ad un albero rotante o traslante di un macchinario, o di una pompa, o di un


compressore, o di una valvola e simili, che prevede significative “emissioni strutturali”, considerando anche l’ambiente
in cui è installato (es. ambiente chiuso) ed emissioni in occasione di guasti.

Gradi di emissione generalmente considerati: continuo e secondo.

10. Dispositivo di connessione (flangia, giunto, raccordo, snodo o simili) per il quale sono escluse significative
“emissioni strutturali”, considerando anche l’ambiente in cui è installato (es. ambiente aperto o chiuso) e che può
emettere solo in occasione di guasti o rotture ragionevolmente prevedibili.

Grado di emissione generalmente considerato: secondo.

11. Dispositivo di connessione (flangia, giunto, raccordo, snodo o simili) per il quale non sono escluse significative
“emissioni strutturali”, considerando anche l’ambiente in cui è installato (es. ambiente chiuso) e che può emettere anche
in occasione di guasti o rotture ragionevolmente prevedibili.

Gradi di emissione generalmente considerati: continuo e secondo.

12. Sfiato di valvola di sicurezza e simili che può emettere la sostanza infiammabile quando si apre e non prevede
significative emissioni dovute alla non perfetta tenuta (trafilamento).

Grado di emissione generalmente considerato: secondo.

13. Sfiato di valvola di sicurezza e simili che può emettere la sostanza infiammabile quando si apre e prevede
significative emissioni dovute alla non perfetta tenuta (trafilamento).

Gradi di emissione generalmente considerati: primo e secondo.

14. Pozza di liquido infiammabile che non può formarsi durante il funzionamento normale e può formarsi solo poco
frequentemente e per brevi periodi.

Grado di emissione generalmente considerato: secondo.

Nota 1 - Un’emissione che avviene sia pure poco frequentemente o per brevi periodi, ma durante il funzionamento
normale non può essere generalmente considerata di secondo grado; essa deve essere in genere considerata di primo
grado.

Nota 2 - Le emissioni di secondo grado non sono previste durante il funzionamento normale, esse sono pertanto
generalmente riconducibili solo ad eventi non voluti (guasti, aperture di valvole di sicurezza, ecc.).

Modalità di emissione

L’atmosfera esplosiva è sempre formata da un gas/ vapore/nebbia.

Il sistema di contenimento può contenere direttamente un gas/ vapore/nebbia, oppure un liquido che dà origine a gas/
vapore/nebbia.

L’utente sceglie la modalità di emissione, tra quelle proposte da AtexGAS sulla base della guida CEI 31-35, come di
seguito indicato:

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- contenitori: scegliere in relazione alla forma del contenitore ed al fatto che il liquido lo riempa completamente o
parzialmente;

- pozze: se è nota l’area della pozza selezionare “Pozza di area nota”; se è noto il volume di liquido che forma la pozza
selezionare “Pozza di area non nota (volume di liquido noto)”; negli altri casi selezionare “Pozza di area non nota”. Se,
infine, si ha a che fare con un liquido refrigerato selezionare “Pozza di liquido refrigerato”.

- emissione di gas/vapore: quando dal sistema di contenimento esce unicamente gas/vapore;

- emissione di liquido: quando dal sistema di contenimento esce unicamente liquido (il quale forma una pozza, o cade in
un contenitore, e dà origine a vapore);

- emissione di vapore/liquido: quando dal sistema di contenimento esce sia vapore, sia liquido (il quale forma una pozza,
o cade in un contenitore e dà origine a vapore);

Nota - Quando si ha emissione sia di gas che di liquido, ma il liquido si trova ad una temperatura talmente elevata da
provocare una rapida evaporazione (la pozza si forma, ma evapora completamente in tempi molto brevi), scegliere, a
favore della sicurezza, la modalità “Emissione di gas/vapore”.

Contenitori

Contenitore pieno (sezione costante)

La portata di emissione e la distanza pericolosa sono calcolate rispettivamente mediante le formule f.G.B.4.4-1 e
f.G.B.5.1-6 della guida CEI 31-35.

Contenitore pieno (sezione variabile)

La portata di emissione e la distanza pericolosa sono calcolate rispettivamente mediante le formule f.G.B.4.4-1 e
f.G.B.5.1-6 della guida CEI 31-35.

Contenitore non pieno (sezione costante)

La portata di emissione e la distanza pericolosa sono calcolate rispettivamente mediante le formule f.G.B.4.4-3 e
f.G.B.5.1-6 della guida CEI 31-35.

Contenitore non pieno (sezione variabile)

La portata di emissione e la distanza pericolosa sono calcolate rispettivamente mediante le formule f.G.B.4.4-4 e
f.G.B.5.1-6 della guida CEI 31-35.

Pozze

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Pozza di area nota

Il calcolo della portata di emissione e della distanza pericolosa viene effettuato rispettivamente mediante le formule
f.G.B.4.4-1 e f.G.B.5.1-6 della guida CEI 31-35.

Pozza di area non nota

Il calcolo della portata di emissione viene effettuato mediante le formule f.G.B.3.2.2-1, f.G.B.4.4-1, f.G.B.3.2.3-1 e
f.G.B.3.2.3-2 della guida CEI 31-35.

Il calcolo della distanza pericolosa viene effettuato mediante la formula f.G.B. 5.1-6 della guida CEI 31-35.

Pozza di area non nota (volume di liquido noto)

Il calcolo della portata di emissione e della distanza pericolosa viene effettuato rispettivamente mediante le formule
f.G.B.4.4-1 e f.G.B.5.1-6 della guida CEI 31-35.

Pozza di liquido refrigerato

Il calcolo della portata di emissione viene effettuato mediante la formula f.G.B.4.3-1 della guida CEI 31-35. Il calcolo
della distanza pericolosa viene effettuato mediante la formula f.G.B.5.1-6 della guida CEI 31-35.

Emissioni

Emissione gas/vapore

Per calcolare la portata di emissione si utilizzano le formule f.G.B.4.1-3 e f.G.B.4.1-5 della guida CEI 31-35.

La distanza pericolosa si ricava dalla formula f.G.B.5.1-4 se la pressione relativa del gas è < 500 Pa; con la formula
f.G.B.5.1-5b, se la pressione relativa del gas è ≥ 500 Pa.

Emissione liquido

La portata di emissione di liquido Ql viene calcolata mediante la formula f.G.B.3.2.1-1 della guida CEI 31-35.

Il liquido forma una pozza oppure cade in un contenitore (ad esempio in un travaso); per calcolare la portata di vapore
Qg emesso dalla pozza o dal contenitore si utilizzano le formule su indicate secondo che la pozza abbia area Nota o non
Nota e il contenitore sia di sezione costante o meno.

La distanza pericolosa discende dalla formula f.G.B.5.1-6 della guida CEI 31-35.

Emissione vapore/liquido

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La portata di emissione risulta dalla formula f.G.B.4.2.-1 della guida CEI 31-35.

Il calcolo della distanza pericolosa viene effettuato per il gas/vapore come sopra indicato per “l’emissione gas/vapore” e
per il liquido come già detto per “l’emissione liquido”.

Nota 1 - La modalità di emissione “Pozza di area non nota” differisce da “Emissione di liquido” poiché nel primo caso si
conosce direttamente la portata di liquido immessa (Ql), nel secondo caso tale portata va calcolata in base alle
caratteristiche del sistema di contenimento dal quale il liquido fuoriesce (pressione, sezione del foro di emissione e
coefficiente di efflusso).

La modalità di emissione “Emissione di liquido” si suddivide in quattro sottocasi:

1) il liquido cade al suolo formando una pozza di area non nota;

2) il liquido cade al suolo formando una pozza di area nota;

3) il liquido cade al suolo in un apposito contenitore di sezione costante;

4) il liquido cade al suolo in un apposito contenitore di sezione non costante.

Il caso 1) corrisponde alla modalità di emissione “Pozza di area non nota”, salvo il fatto che, come già detto, nel primo
caso si conosce direttamente la portata di liquido che alimenta la pozza (Ql), nel secondo va calcolata.

Nota 2 - Qualora siano presenti due ventilazioni (primaria e residua), viene calcolato un unico valore della portata di
emissione Qg, facendo riferimento alle caratteristiche della ventilazione primaria, a favore della sicurezza.

Nota 3 - Nella modalità di emissione “Pozza di area non nota” il tempo di emissione (se noto) viene utilizzato per
calcolare, oltre all’Xte% (nelle emissioni di grado primo e secondo), anche la portata di emissione Qg (l’emissione di gas
dipende infatti dall’area della pozza, la quale area, a sua volta, dipende dal tempo di emissione).

Anche nella modalità di emissione “Liquido refrigerato” il tempo di emissione viene utilizzato per calcolare, oltre all’
Xte% (nelle emissioni di grado primo e secondo), anche la portata di emissione Qg.

Per le altre modalità di emissione, il Qg non dipende dal tempo di emissione che, se noto, viene comunque richiesto
(nelle emissioni di grado primo e secondo) per calcolare la concentrazione media della sostanza infiammabile
nell’ambiente nel transitorio (Xte%), anziché in condizioni di regime (Xr%).

Nota 4 - AtexGAS non pone limiti nell’utilizzo delle modalità di emissione, ad eccezione della “Pozza di area non nota”
che è attiva solo per le emissioni di grado primo e secondo (la relativa icona è inibita per il grado continuo) e della
“Pozza di liquido refrigerato” che è attiva solo per le emissioni di grado secondo (la relativa icona è inibita per i gradi
continuo e primo).

Va però rilevato che, affinché i risultati forniti dal programma risultino affidabili, l’utente deve introdurre dati coerenti;
in caso contrario le formule (tratte dalla guida CEI 31-35) possono fornire risultati non corretti; ad esempio, se si utilizza
la modalità “Emissione gas/vapore”, la sostanza deve fuoriuscire dal sistema di contenimento allo stato gassoso (e
dunque deve trovarsi ad una temperatura maggiore di quella di ebollizione Tb).

Nota 5 - Nelle modalità di emissione “Emissioni” come valore della “pressione all’esterno del sistema di contenimento”
AtexGAS propone per dafault il valore della pressione atmosferica ricavato dalla videata “Dati della classificazione”.

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L’utente può modificare tale valore se la pressione all’esterno del sistema di contenimento è diversa da quella
atmosferica.

Fattore di efficacia della ventilazione della sorgente di emissione

Il fattore di efficacia della ventilazione della sorgente di emissione (inteso come il fattore di efficacia della ventilazione
nell’intorno della sorgente di emissione), in accordo con la guida CEI 31-35:

- viene utilizzato per calcolare il volume ipotetico di atmosfera esplosiva Vz e, negli ambienti chiusi, la distanza
pericolosa dz (tramite il fattore kz);

- non viene utilizzato per l’individuazione del grado della ventilazione (e dunque per la verifica della condizione f.5.10.3-
16 della guida CEI 31-35), per la quale viene utilizzato il fattore di efficacia della ventilazione dell’ambiente.

Per ulteriori informazioni sul fattore di efficacia della ventilazione, vedasi il paragrafo Fattore di efficacia della
ventilazione dell’ambiente.

Aree dei fori di emissione dovuti a guasti

Le dimensioni dei fori che si determinano in caso di guasto di componenti dell’impianto contenente le sostanze
infiammabili, sono di difficile valutazione.

Esse dipendono soprattutto dai materiali utilizzati, dalla periodicità ed accuratezza della manutenzione e dalla rapidità di
intervento in caso di guasto.

Nel seguito si riportano le dimensioni dei fori, dovuti a guasto, tratte dall’esperienza pratica e considerazioni
ingegneristiche, indicate dalla guida CEI 31-35.

Le dimensioni di seguito riportate sono stimate, ciò nonostante sono utili per fare valutazioni di emissione. In alcuni casi
è fornita una sola dimensione, in altri casi più di una.

Le sorgenti di emissione considerate sono:

- flange;

- valvole;

- valvole di sicurezza, dischi di rottura e guardie idrauliche;

- pompe centrifughe;

- compressori alternativi;

- compressori centrifughi;

- connessioni di piccole dimensioni;

- punti di drenaggio e prelievo campioni.

Per le tenute sugli alberi, l’area può essere definita assumendo un foro anulare. Generalmente questo interstizio è
considerato proporzionale al quadrato del diametro.

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a) Flange

Per definire le dimensioni del foro di emissione, si considera il guasto del dispositivo di tenuta (es. guarnizione).

Nella pratica industriale, il foro è definito considerando le dimensioni della flangia, il tipo e lo spessore della
guarnizione.

I tipi di dispositivi di tenuta delle flange presi in considerazione sono:

a1) guarnizione in fibra compressa;

a2) guarnizione spirometalliche, guarnizioni in grafoil con inserto anti-estrusione e anelli, interno ed esterno, di
contenimento, guarnizioni analoghe;

a3) giunto ad anello metallo su metallo (ring joint), giunti filettati.

Con le guarnizioni di cui in a1), un guasto grave può originare un foro di spessore 1 mm lungo quanto la sezione di
guarnizione compresa tra due fori di serraggio.

La tipologia di perdita delle flange è tale per cui normalmente il guasto inizia con un foro piccolo e, solo se non si
interviene, raggiunge le dimensioni sopra riportate. Pertanto, quando dette dimensioni del foro sono ritenute improbabili
perché è previsto un intervento tempestivo o per altri validi motivi, possono essere considerati fori più piccoli ed
assumere il valore di 2,5 mm2.

Nota 1 - In presenza di diametri degli accoppiamenti flangiati molto grandi e/o in casi particolari, può essere opportuno
assumere dimensioni del foro maggiori di 2,5 mm2 anche se è previsto un intervento tempestivo.

Con le guarnizioni di cui in a2), un guasto grave può originare un foro di spessore 0,05 mm lungo quanto la sezione di
guarnizione compresa tra due fori di serraggio. Anche in questo caso, considerando la tipologia delle perdite delle flange,
quando i fori definiti come sopra sono ritenuti improbabili perché è previsto un intervento tempestivo o per altri validi
motivi, possono essere considerati fori più piccoli ed assumere il valore di 0,25 mm2.

Nota 2 - Le superfici di contatto delle flange devono avere un grado di lavorazione adatto al tipo di guarnizione adottato.
In generale, con le guarnizioni in grafoil con inserto anti-estrusione e anelli, interno ed esterno, di contenimento, non è
necessario un particolare grado di lavorazione delle superfici.

Con i giunti di cui in a3), un guasto grave può originare un foro di spessore 0,05 mm lungo 10 mm, quindi di area 0,5
mm2. Anche in questo caso, considerando la tipologia delle perdite delle flange, quando i fori definiti come sopra sono
ritenuti improbabili perché è previsto un intervento tempestivo o per altri validi motivi, possono essere considerati fori
più piccoli ed assumere il valore di 0,1 mm2.

Nota 3 - I giunti filettati maschio-femmina (es. tubo-manicotto), ove non diversamente definito da normative specifiche o
non riconducibili alle esclusioni di cui al paragrafo 2.4. possono essere considerati equivalenti a giunti ad anello metallo
su metallo.

b) Valvole manuali e valvole automatiche ON-OFF

Per definire le dimensioni del foro di emissione, si considera l’emissione dallo stelo.

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Nella pratica industriale, quale area del foro di emissione dallo stelo di valvole manuali e di valvole automatiche ON-
OFF (apre-chiude), es. valvole di blocco, con tenuta a baderna, si può assumere:

- 0,25 mm2 per valvole di uso generale su tubazione di diametro minore o uguale a 150 mm;

- 2,5 mm2 per valvole di uso generale su tubazione di diametro maggiore di 150 mm;

- 2,5 mm2 per valvole con servizio gravoso (più di una manovra al giorno) su tubazione di qualunque diametro.

Nota - Dimensioni del foro di emissione intermedi possono essere assunti a seguito di considerazioni specifiche.

c) Valvole di regolazione automatica

Per definire le dimensioni del foro di emissione, si considera l’emissione dallo stelo.

I tipi di dispositivi di tenuta delle valvole presi in considerazione sono:

c1) tenuta a baderna;

c2) tenuta a soffietto.

Nella pratica industriale, quale area del foro di emissione dallo stelo di valvole di regolazione automatica, si può
assumere:

- 2,5 mm2 per valvole con tenuta a baderna;

- 0,25 mm2 per valvole con tenuta a soffietto.

d) Valvole di sicurezza (SV), dischi di rottura (RD) e guardie idrauliche (GI)

Le valvole di sicurezza (SV), i dischi di rottura (RD) e le guardie idrauliche (GI) sono dispositivi di sicurezza atti ad
evitare il superamento della pressione di progetto durante il funzionamento ordinario dell’impianto, per la protezione di
recipienti e tubazioni.

Le SV, i RD e le GI che interessano la classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione sono quelli che scaricano
direttamente all’atmosfera e non in torcia o blow down (sistemi di depressurizzazione e scarico).

Il tipo di dispositivo viene scelto in base alle sue caratteristiche funzionali e alle condizioni operative dell’impianto.

Le SV sono valvole che si aprono automaticamente per la spinta sull’otturatore del fluido in pressione che vince una
forza antagonista applicata sull’otturatore stesso (es. di una molla, di una massa, di una massa con relativa leva, ecc.).

Le SV sono generalmente a molla diretta; le SV a massa o a massa con relativa leva possono essere utilizzate con forze
di valore stabilito esercitate sull’otturatore (es. forze non superiori a 8000 N).

Quando, per esigenze di esercizio, le SV devono avere una perfetta tenuta, è ammessa la presenza di un’adatta
guarnizione fra sede e otturatore.

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I RD sono dispositivi a fratturazione prestabilita che si rompono ad una determinata pressione.

Le GI sono dispositivi a tenuta di liquido realizzati con battente di liquido; esse sono installate generalmente in sistemi
dove la pressione relativa massima non è elevata (es. inferiore a 1 bar).

Le SV, i RD e le GI intervengono per aumento di pressione dovuto a:

d.1) incendi esterni; ovvero,

d.2) anomalie di esercizio (es. errori di manovra);

d.3) funzionamento anomalo o fuori servizio di strumentazione di regolazione o controllo;

d.4) pressioni di esercizio variabili in processi discontinui (a batch).

Quando possono essere ragionevolmente escluse le anomalie di cui in d.2), d.3), d.4), l’intervento delle SV, la rottura dei
RD e il superamento del battente delle GI può essere trascurato ai fini della classificazione dei luoghi in oggetto.

Quando non possono essere escluse le anomalie di cui in d.2), d.3), d.4), l’intervento delle SV, la rottura dei RD e il
superamento del battente delle GI devono essere considerate emissioni di secondo grado solo se dalle valutazioni risulta
che la probabilità di atmosfera esplosiva dovuta all’apertura è superiore a 10-5 in un anno.

In considerazione della grande estensione della zona pericolosa in caso di apertura delle SV e dei RD, quando la
probabilità di atmosfera esplosiva è superiore a 10-5 in un anno si consiglia di predisporre per essi ulteriori mezzi di
protezione (apprestamenti di difesa o barriere di sicurezza) atti ad abbassare a valori inferiori la probabilità di un loro
intervento.

Le SV chiuse e le GI efficienti possono avere emissioni nell’atmosfera durante il funzionamento ordinario dell’impianto
(trafilamenti), la cui portata Qg deve essere quella massima prevista (es. dal fornitore) considerando l’intervallo di
manutenzione.

In assenza di informazioni più precise, queste emissioni devono essere considerate generalmente di primo grado e si può
valutare una sezione di apertura di:

d.5) per le SV senza guarnizione tra sede e otturatore, la sezione di apertura può essere assunta di valore variabile da 1
mm2 a 0,25 mm2 in funzione della pressione del sistema di contenimento e della presenza sulla tubazione di scarico
della SV di un sistema a sifone con spia visiva e liquido che permette di rilevare eventuali trafilamenti;

d.6) per le GI l’area del foro deve essere valutata caso per caso essendo i sistemi molto diversi tra loro (liquido che
evapora, ecc.).

Lo scarico delle SV, RD e GI dovrebbe essere generalmente convogliato verso l’alto al di sopra delle strutture
circostanti, per ridurre la probabilità di innesco.

e) Pompe centrifughe con tenute meccaniche

Per definire le dimensioni del foro di emissione, si considera l’emissione dalle tenute.

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La rottura di una tenuta meccanica può essere dovuta a:

- errata installazione, da prevedere generalmente solo durante le prove in campo e nelle fasi iniziali di esercizio;

- scheggiatura o rigatura (per ingresso di corpi estranei, vibrazioni, ecc.), da prevedere generalmente durante il
funzionamento ordinario.

Per errata installazione, l’area del foro di emissione è generalmente definita, in relazione al diametro dell’albero, come
segue:

A=p×l×d

Quando sulla tenuta è installata una ghiera per il controllo del flusso in uscita, l’area del foro può essere ridotta con un
fattore variabile da 3 a 5.

Per una pompa con albero di diametro d = 25 mm l’area del foro può essere assunta:

- 25 mm2 con tenuta meccanica senza la ghiera di controllo del flusso in uscita,

- 5 mm2 con tenuta meccanica provvista di ghiera di controllo del flusso in uscita.

Per pompe con albero di altre dimensioni l’area del foro può essere proporzionale al diametro.

Per la scheggiatura o rigatura dell’anello di tenuta, l’area del foro di emissione è generalmente definita, considerando
che la perdita possa essere 10 volte quella massima prevista in funzionamento ordinario come emissione strutturale (ved.
GB.3.3-1) oltre la quale è previsto un intervento di manutenzione, stabilita sulla base delle informazioni fornite dal
costruttore della tenuta e/o dell’esperienza.

f) Compressori alternativi

Per definire le dimensioni del foro di emissione, si considerano sia le emissioni dalle tenute, sia le emissioni da altri punti
quale la camera delle valvole.

Per i vari punti di possibile emissione, l’area del foro tende a rientrare nel campo tra 1 e 5 mm2, quindi generalmente si
può assumere il valore di 2,5 mm2.

g) Compressori centrifughi

Per definire le dimensioni del foro di emissione, si considera l’emissione dalle tenute.

Per le tenute, l’area del foro di emissione è generalmente definita come per le pompe centrifughe.

Le tenute possono essere del tipo a labirinto flussate o ad anello flottante; con queste ultime l’area del foro può essere
ridotta con un fattore da 5 a 6.

La rottura di una tenuta può essere dovuta a:

- errata installazione, da prevedere generalmente solo durante le prove in campo e nelle fasi iniziali di esercizio;

- scheggiatura o rigatura (per ingresso di corpi estranei, vibrazioni, ecc.), da prevedere generalmente durante il
funzionamento ordinario.

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Definizione delle sorgenti di emissione Page 13 of 20

Per un compressore con albero di diametro d = 150 mm l’area del foro può essere assunta come sotto indicato.

Per errata installazione:

- 250 mm2 con tenuta a labirinto flussata;

- 50 mm2 con tenuta ad anello fluttuante;

per compressori con albero di altre dimensioni l’area del foro può essere proporzionale al diametro.

Per scheggiatura o rigatura:

- 5 mm2 con tenuta a labirinto flussata;

- 1 mm2 con tenuta ad anello fluttuante;

per compressori con albero di altre dimensioni l’area del foro può essere proporzionale al diametro.

h) Connessioni di piccole dimensioni

Tipiche connessioni di piccole dimensioni sono quelle per il collegamento della strumentazione di processo.

La tipologia di perdita è tale per cui normalmente il guasto inizia con un foro piccolo e, solo se non si interviene,
raggiunge le dimensioni della rottura completa del tubo. Pertanto, quando la rottura completa è ritenuta improbabile
perché è previsto un intervento tempestivo o per alti validi motivi, possono essere considerati fori più piccoli nel campo
tra 0,1 e 1 mm2 ed assumere mediamente il valore di 0,25 mm2 .

i) Punti di drenaggio e prelievo campioni

I punti di drenaggio sono costituiti generalmente da valvole (manuali o a richiusura automatica).

I punti di prelievo campioni, detti anche "prese campione", possono essere:

- a dosaggio predeterminato;

- a circuito chiuso;

- a circuito aperto.

Sia per i punti di drenaggio, sia per i punti di prelievo campioni si considera generalmente il trafilamento dalla valvola
d’intercettazione. Il trafilamento può essere escluso quando sono previste doppie valvole d’intercettazione, una valvola
più una flangia cieca o un tappo, oppure per prese campione a dosaggio predeterminato quando la quantità prelevata è di
pochi cm3.

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Per i punti di prelievo campioni a circuito chiuso, generalmente possono non essere considerate le emissioni durante il
prelievo dei campioni; per i punti di prelievo campioni a circuito aperto invece, dette emissioni devono essere
generalmente considerate (emissioni di primo grado).

Nei casi in cui non possa essere ragionevolmente esclusa la possibilità che la valvola di drenaggio o prelievo campioni
sia lasciata o rimanga aperta, per definire le dimensioni del foro si considera la valvola completamente aperta.

Nota - Il diametro tipico di efflusso dei punti di prelievo campioni è 20 mm. Il diametro tipico di efflusso dei punti di
drenaggio varia in genere tra 15, 25, 40 e 50 mm.

Per il trafilamento possono essere considerati fori più piccoli; indicativamente 1/10 del diametro sopra indicato.

Coefficiente di efflusso

Il valore del coefficiente di efflusso dovrebbe essere fornito dal costruttore del componente; in via generale si può
comunque assumere:

c = 0,97 per valvole di sfioro e di sicurezza;

c = 0,8 negli altri casi.

Temperatura della sostanza infiammabile

La temperatura della sostanza infiammabile è la massima temperatura a cui può trovarsi la sostanza durante l’emissione o
in una fase successiva (ad esempio per contatto con superfici calde).

Tipo di pavimentazione

Il tipo di pavimentazione influisce sul coefficiente di porosità del suolo (Xg), sulla diffusibilità (a) e sulla conduttività
(kt) termica del substrato.

I tipi di pavimenti riportati da AtexGAS sono stati tratti dalla guida CEI 31-35, che individua valori di default per i
suddetti coefficienti.

Se, come in genere accade, il tipo di pavimento non rientra tra quelli indicati, selezionare quello più similare.

Tempo di emissione

Per ogni emissione (di grado primo e secondo) AtexGAS chiede all’utente se conosce il tempo di emissione (te), per
effettuare i calcoli delle grandezze relative all’emissione nel transitorio; se, come spesso accade, tale tempo non è noto,
AtexGAS considera, a favore della sicurezza, l’emissione a regime.

Lunghezza del percorso di fuoriuscita

La lunghezza del percorso di fuoriuscita serve per calcolare il coefficiente f(l) che compare nel calcolo della portata di
emissione di vapore/liquido; in genere si tratta della lunghezza di una tubazione (o condotto).

Se la fuoriuscita avviene direttamente da un foro, indicare una lunghezza pari a zero.

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Emissioni strutturali

Sono “strutturali” le emissioni che possono avvenire durante l’attività dell’impianto dai punti di discontinuità dei
componenti del sistema di contenimento delle sostanze infiammabili, quali ad esempio le flange sulle tubazioni, le
giunzioni tra parti di apparecchi e macchine, gli sfiati di valvole di sicurezza, di sfioro e simili chiuse, ecc.

La stima delle emissioni strutturali, da utilizzare per la definizione del grado della ventilazione e dell’estensione delle
zone pericolose, è di difficile valutazione. Esse possono essere ritenute trascurabili quando i componenti sono nuovi, o
hanno subito da poco un intervento di manutenzione, ma col tempo possono aumentare in dipendenza delle influenze
esterne e delle condizioni di esercizio fino a diventare significative.

Negli ambienti chiusi AtexGAS considera le emissioni strutturali ai fini del calcolo della concentrazione percentuale
media di sostanza infiammabile presente nell’ambiente Xm% (finalizzata alla verifica del rispetto della condizione
f.5.10.3-16 di cui alla guida CEI 31-35).

Il calcolo dell’Xr% delle emissioni strutturali viene effettuato in base alla formula f.5.10.3-19 della guida CEI 31-35,
considerando il valore della portata di emissione Qg (kg/s) indicato nella tabella seguente (valore più cautelativo tra
quelli indicati dalla guida CEI 31-35, tabella GB.3.3-1).

Componenti Emissioni strutturali Qg

(kg/s)
Connessioni (a flangia o filettate), accessori di tubazioni. 2,1 10-8

Valvole manuali e automatiche (escluse le valvole di 5,6 10-7


sicurezza e di rilascio all’atmosfera).

Sfiati, drenaggi, spurghi e prese-campione intercettati da


valvole (escluse le valvole di sicurezza e di rilascio
all’atmosfera).
1,8 10-7
Sfiati di valvole di sicurezza chiuse, valvole di rilascio
all’atmosfera chiuse, tenute di pompe e compressori,
boccaporti, passi d’uomo bracci di carico ed ogni altro
1,5 10-6
componente.

Nota 1 - Le emissioni vanno inserite in AtexGAS come emissioni strutturali solo quando si è certi che non possano dare
origine, intorno a sé stesse, ad una zona pericolosa; in caso contrario, devono essere considerate emissioni di grado
continuo (ad esempio una valvola racchiusa dentro un ambiente piccolo e senza ricambi d’aria).

Nota 2 - L’utente può trascurare le emissioni strutturali quando è limitato il loro numero e/o la relativa portata di
emissione è minima, essendo buone le condizioni di manutenzione dell’impianto.

Concentrazione media di sostanza infiammabile nell’ambiente

Negli ambienti chiusi, per ogni grado di emissione di ciascuna sorgente di emissione AtexGAS accerta se la condizione
f.5.10.3-16 (guida CEI 31-35) è verificata, al fine di valutare il grado della ventilazione (se per una emissione la
condizione f.5.10.3-16 non è rispettata, il grado della ventilazione è basso e dunque la zona pericolosa generata da
quella emissione si estende a tutto l’ambiente).

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La condizione f.5.10.3-16 vale:

X m %£ k LEL mix / f

dove:

X m%: concentrazione media della sostanza(e) infiammabile(i) nell’ambiente;

k: fattore di sicurezza;

LEL mix: limite inferiore di esplodibilità della miscela di gas o vapori presenti contemporaneamente nell’ambiente;

f: fattore di efficacia della ventilazione dell’ambiente.

AtexGAS calcola il LEL mix, effettuando una “media pesata” dei LEL delle sostanze infiammabili relative alle
emissioni di volta in volta considerate contemporanee per il calcolo dell’Xm%.

La “media pesata” viene ottenuta utilizzando come peso la concentrazione Xr% (o Xte%) nell’ambiente, dovuta
all’insieme delle emissione contemporanee relative ad ogni sostanza.

Nota – La Guida CEI 31-35 consente di calcolare il LEL mix in modo approssimato, e dunque meno preciso, rispetto al
calcolo effettuato da AtexGAS.

La verifica della suddetta condizione f.5.10.3-16 viene effettuata come indicato nel seguito.

Emissioni di grado continuo

Viene confrontato il valore di Xm% con il termine k LELmix /f, con k = 0,25 se l’utente ha mantenuto per k il valore di
default proposto da AtexGAS; con il valore di k inserito dall’utente, nel caso abbia modificato il valore di default.

L’Xm% vale:

Xm% = S Xr

dove SXr è la concentrazione media relativa alle emissioni strutturali e a tutte le emissioni di grado continuo (guida CEI
31-35, formula f.5.10.3-17).

Se la condizione f.5.10.3-16 è verificata, il grado della ventilazione è alto o medio e la zona pericolosa è presente
soltanto nell’intorno delle sorgenti di emissione; in caso contrario, il grado della ventilazione è basso e la zona
pericolosa si estende a tutto l’ambiente.

Emissioni di grado primo

Viene confrontato il valore di Xm% con il termine k LELmix /f, con k = 0,25 se l’utente ha mantenuto per k il valore di
default proposto da AtexGAS; con il valore di k inserito dall’utente, nel caso abbia modificato il valore di default.

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Definizione delle sorgenti di emissione Page 17 of 20

L’X m% vale:

Xm% = S Xr + S X primo grado

dove:

- SXr è la concentrazione media relativa alle emissioni strutturali e a tutte le emissioni di grado continuo (guida CEI 31-
35, formula f.5.10.3-17);

- S X primo grado è la concentrazione media relativa alle emissioni di grado primo considerate contemporanee (CEI
31-35, tab. f.5.10.2-1) calcolata considerando:

- Xte nel transitorio, se è noto il tempo di emissione te (guida CEI 31-35, formula f.5.10.3-17);

- Xr a regime (a favore della sicurezza), se non è noto il tempo di emissione (guida CEI 31-35, formula f.5.10.3-19).

Se la condizione f.5.10.3-16 è verificata, il grado della ventilazione è alto o medio e la zona pericolosa è presente
soltanto nell’intorno delle sorgenti di emissione; in caso contrario, il grado della ventilazione è basso e la zona
pericolosa si estende a tutto l’ambiente.

Emissioni di grado secondo

Viene effettuato il confronto tra Xm% ed il termine k LELmix /f, con k = 0,5 se l’utente ha mantenuto per k il valore di
default proposto da AtexGAS; con il valore di k inserito dall’utente, nel caso abbia modificato il valore di default.

L’X m% vale:

Xm% = S Xr + S X primo grado + X secondo grado

dove:

- SXr è la concentrazione media relativa alle emissioni strutturali e a tutte le emissioni di grado continuo (guida CEI 31-
35, formula f.5.10.3-17).

- S X primo grado è la concentrazione media relativa alle emissioni di grado primo considerate contemporanee (CEI
31-35, tab. f.5.10.2-1);

- X secondo grado è la concentrazione media relativa all’emissione di secondo grado considerata.

Le concentrazioni S X primo grado e X secondo grado vengono calcolate considerando:

- Xte nel transitorio, se è noto il tempo di emissione te (guida CEI 31-35, formula f.5.10.3-17);

- Xr a regime (a favore della sicurezza), se non è noto il tempo di emissione (guida CEI 31-35, formula f.5.10.3-19).

Se la condizione è verificata, il grado della ventilazione è alto o medio e la zona pericolosa è presente soltanto
nell’intorno delle sorgenti di emissione; in caso contrario, il grado della ventilazione è basso e la zona pericolosa si
estende a tutto l’ambiente.

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Nota 1 - Dopo l’inserimento di ogni sorgente di emissione, AtexGAS verifica se la condizione f.5.10.3-16 è soddisfatta
nell’ambiente (e informa l’utente mediante uno specifico messaggio). Infatti, se tale condizione non è verificata (e
dunque almeno una zona pericolosa si estende a tutto l’ambiente), l’utente può intervenire per limitarne l’estensione
(agendo, ad esempio, sulla ventilazione, sulla sorveglianza del locale o utilizzando un sistema di controllo
dell’esplodibilità).

Nota 2 - Qualora la disponibilità della ventilazione sia adeguata, e quindi siano di fatto presenti due ventilazioni
(primaria e residua), AtexGAS verifica se la condizione f.5.10.3-16 è soddisfatta sia in presenza della ventilazione
primaria, sia in presenza di quella residua (infatti, la concentrazione Xm% assume una valore diverso nei due casi,
poiché dipende dalla portata d’aria di ventilazione Qa, che può risultare diversa nei due casi).

In tale caso il valore di Xm% relativo alle emissioni strutturali (se presenti) viene calcolato (per semplicità) in presenza
della ventilazione primaria ed applicato anche in presenza della ventilazione residua (l’approssimazione è accettabile,
poiché la ventilazione primaria è quella che ha maggiore probabilità di essere presente e l’Xm% delle emissioni
strutturali è in genere contenuto, altrimenti devono essere considerate emissioni di grado continuo).

Nota 3 - Qualora la disponibilità della ventilazione sia adeguata, e quindi siano di fatto presenti due ventilazioni
(primaria e residua), un’emissione di grado secondo, dà origine, in presenza della ventilazione residua, ad una zona che
AtexGAS classifica come “Zona non pericolosa” perché è del tutto improbabile che nel breve intervallo di tempo in cui
viene a mancare la ventilazione primaria, si abbia una emissione di grado secondo. Si tratta infatti di due eventi poco
probabili e indipendenti tra loro.

La probabilità che tali eventi avvengano contemporaneamente è pari al prodotto delle due probabilità, ed è quindi
trascurabile.

Pertanto, anche qualora tale zona si estenda all’intero ambiente, non è (ovviamente) necessario alcun intervento da parte
dell’utente (ventilazione/ sistema di controllo dell’esplodibilità) per limitarne l’estensione.

Contemporaneità delle emissioni

AtexGAS individua le emissioni da considerare contemporanee ai fini della verifica della condizione f.5.10.3-16 (e
consente all’utente di visualizzarle mediante l’apposito tasto), come previsto dalla guida CEI 31-35:

- emissioni di grado continuo: sono tutte contemporanee;

- emissioni di grado primo: sono contemporanee il numero di emissioni indicato dalla tabella f.5.10.2-1 della guida
CEI, scelte tra le “peggiori” (ovvero quelle che hanno il rapporto Xm%/LEL maggiore);

- emissioni di grado secondo: vanno considerate ognuna singolarmente (nella tabella relativa alla contemporaneità
AtexGAS visualizzata quella con l’Xm% maggiore).

Controllo dell’ambiente

AtexGAS consente di valutare gli effetti sulla classificazione delle zone dovuti al tipo di sorveglianza del luogo oppure
alla presenza di un sistema di controllo dell’esplodibilità.

Sorveglianza del luogo

Il fatto che il luogo sia più o meno sorvegliato influisce sui tempi di eliminazione di eventuali guasti (emissioni di grado
secondo).

I tipi di sorveglianza di un luogo possono essere convenzionalmente classificati come indicato nella tabella sottostante

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dove sono assunti anche i relativi tempi, in base alla norma CEI 64-8, Sez. 751.

Tipo di sorveglianza Tempo di emissione te (s)


Luogo non sorvegliato - (regime)
Luogo sorvegliato ogni otto ore 28.800 (8 h)
Luogo sottoposto a generica sorveglianza 5400 (1,5 h)
Luogo costantemente sorvegliato 900 (15 min)

Il tipo di sorveglianza del luogo incide sul calcolo dell’Xm% relativo alle emissioni di grado secondo, per le quali:

- non è noto il tempo di emissione: il calcolo dell’Xm% viene effettuato nel transitorio (Xte%), anziché in condizioni di
regime, assumendo come tempo di emissione il tempo di individuazione del guasto;

- il tempo di emissione è noto, ma maggiore del tempo di individuazione del guasto: il calcolo dell’Xm% viene
effettuato nel transitorio (Xte%) assumendo come tempo di emissione il tempo di individuazione del guasto, anziché il
tempo di emissione della sorgente.

Nota - Quanto sopra vale nell’assunzione che siano a disposizione del personale mezzi d’intercettazione atti ad
interrompere l’emissione.

Sistema di controllo dell’esplodibilità

Nel caso in cui, a favore della sicurezza, tutte le emissioni siano considerate a regime (ovvero l’utente non abbia
inserito il tempo di emissione né per le emissioni di grado primo, né per quelle di grado secondo), AtexGAS permette di
valutare gli effetti di un sistema di controllo dell’esplodibilità, caratterizzato da una disponibilità buona (guida CEI 31-
35, par. 7.4.2) e conforme alle prescrizioni del Cap. 7 della guida CEI 31-35, già installato o che si intende installare e,
a tal fine, richiede i seguenti dati:

l valore di soglia del(i) rilevatore(i), espresso in percento del LELmix;

l tempo di intervento (ritardo) del(i) rilevatore(i).

La presenza di un sistema di controllo dell’esplodibilità consente di limitare il valore della concentrazione media di
sostanza infiammabile nell’ambiente (Xm%) evitando, ad esempio, che le zone pericolose si estendano a tutto
l’ambiente.

In conformità a quanto previsto dalla guida CEI 31-35, AtexGAS ammette un sistema di controllo dell’esplodibilità in
presenza di emissioni strutturali, di grado primo e secondo (non consente invece il suddetto controllo in presenza di
emissioni di grado continuo).

Nota 1- Se sono presenti emissioni strutturali, la soglia di intervento del(i) rilevatore(i) deve essere superiore alla
concentrazione media di sostanza infiammabile dovuta a tali emissioni (Xr%).

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Nota 2 - AtexGAS considera soltanto il sistema di controllo dell’esplodibilità relativo all’intero ambiente (non prende
invece in considerazione il rilevatore dedicato ad una specifica sorgente di emissione al fine di neutralizzare la relativa
zona pericolosa).

Nota 3 - Se l’utente, dopo avere inserito il sistema di controllo dell’esplodibilità, inserisce nuove sorgenti di emissione,
modifica/elimina alcune di quelle esistenti, AtexGAS elimina (automaticamente) il sistema di controllo dell’esplodibilità.
L’utente deve reinserire il sistema di controllo dell’esplodibilità dopo avere completato le modifiche alle sorgenti di
emissione.

Nota 4 – AtexGAS non consente di considerare un sistema di controllo dell’esplodibilità caratterizzato da disponibilità
adeguata o scarsa, oppure non conforme alle prescrizioni del Cap. 7 della guida CEI 31-35.

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