generali
Aspetti innovativi La normativa italiana riguardante gli impianti elettrici antideflagranti è nata nel 1955 con il D.P.R. 547. L’anno successivo con
la Norma CEI 23-4 veniva praticamente recepito solo il modo di protezione mediante custodie a prova di esplosione,
confermato, tredici anni dopo, dalla CEI 31-1, prima Norma del Comitato 31 allineata con le raccomandazioni IEC e CENELEC.
Questa scelta primordiale, seguita da quasi 40 anni di immobilismo normativo, ha condizionato l’impiantistica elettrica
antideflagrante italiana che , fino al 1994, è rimasta inchiodata al sillogismo: antideflagrante = custodie a prova di esplosione,
pur avendo recepito, ma solo a livello formale e per obbligo comunitario, gli altri modi di protezione che si andavano
consolidando nel nord Europa e negli Stati Uniti.
La direttiva ATEX, pubblicata nel 1994, ma definitivamente operante solo dal 1 Luglio 2003 ha rotto definitivamente con il
passato stabilendo quattro punti fermi:
1. La direttiva stessa stabilisce i requisiti minimi di sicurezza , che pur essendo coerenti con la normativa vigente , non sono
più rigidamente vincolati ad essa.
2. In tutti i luoghi classificati pericolosi sotto l’aspetto del rischio di esplosione per presenza di gas o di polveri , si devono
impiegare costruzioni rispondenti ai suddetti requisiti di sicurezza.
3. Il pericolo è suddiviso in tre livelli a ciascuno dei quali si addice una particolare categoria di costruzioni : la categoria 1 copre
il livello di massimo pericolo (zone 0 e 20), la categoria 2 il livello di pericolo elevato (zone 1 e 21) , la categoria 3 che
quantitativamente è di gran lunga la più importante, il livello di pericolo definito “normale” (zone 2 e 22). La definizione
“normale” non è casuale; infatti tutte le leggi comunitarie impongono i massimi livelli possibili di prevenzione contro la
formazione di atmosfere esplosive, sicché in condizioni normali dovrebbero esistere solo zone 2 e 22.
4. La dichiarazione di conformità ai requisiti di sicurezza deve riferirsi al modo di protezione standard o nuovo e alle categorie
suddette e deve, in ogni caso, essere accompagnata da un modulo di controllo di fabbricazione che garantisca la continuità
della rispondenza a tali requisiti durante la produzione.
Per effetto del punto 1 non è più necessario attendere che nuove norme recepiscano nuovi modi di protezione per ottenere la
certificazione in quanto la stessa direttiva contiene indicazioni sufficientemente dettagliate.
Per effetto del punto 2 non sono più ammessi i vecchi impianti AD-T e AD- FT basati sull’impiego di costruzioni stagne IP55
e IP44, ora sostituite da quelle con modo di protezione Ex n G e D. Per effetto del punto 3 la vecchia Norma CEI 64-2 ha dovuto
lasciare il posto alla nuove CEI 31-30 e 31-34 che introducono un più razionale criterio di determinazione delle zone 2
ampliando notevolmente il campo di impiego delle costruzioni di categoria 3 alla quale appartengono i tipi Ex n.
Per effetto del punto 4 la garanzia è estesa alla produzione e non più solo al prototipo sottoposto all’ente verificatore; in
particolare il modulo di controllo fabbricazione, da mettere a disposizione delle autorità addette alla sorveglianza, per le aziende
con certificazione ISO 9000 diventa un impegno certificato anche nei confronti del cliente.
Si può concludere che il nuovo approccio ATEX offre maggiori garanzie di sicurezza all’utente unitamente alla possibilità di
graduare la spesa per la protezione antideflagrante alla effettiva entità del pericolo; nel contempo libera la ricerca tecnologica
dall’asservimento rigido alla normativa che ha tempi di preparazione e di recepimento sovente eccessivi e scoraggianti.
In questo nuovo approccio si collocano le costruzioni Ex n G e D presentate da Palazzoli, idonee ad abbondanza ai requisiti
della direttiva ATEX e delle norme costruttive CEI EN riferite alla tecnologia antideflagrante di III generazione.
78
Esempi delle differenze dei tipi di costruzioni utilizzabili in funzione delle zone di pericolo:
Criteri generali Tutti i luoghi con pericolo di esplosione devono essere progettati e realizzati in modo da ridurre il rischio al
di sicurezza minimo possibile.
Ciò si può ottenere:
- riducendo al minimo il numero delle sorgenti di possibile emissione di gas, vapori o polveri infiammabili
- riducendo al minimo il tempo di emissione delle sorgenti
- prevedendo dispositivi di tenuta dei fluidi pericolosi di grande affidabilità
- ventilando al massimo i locali chiusi
- organizzando sistemi di sorveglianza e manutenzione della massima efficienza
- allontanando dalle zone pericolose le sorgenti di innesco.
Le parti pericolose Tutte le parti di un impianto elettrico che durante il funzionamento ordinario o in occasione di guasti possono
dell’impianto elettrico raggiungere o superare la temperatura di accensione dei materiali infiammabili che originano l’atmosfera esplosiva
costituiscono un potenziale pericolo. Durante il funzionamento ordinario possono essere pericolosi:
- le resistenze;
- le lampade ad incandescenza;
- i motori a collettore;
- tutti gli apparecchi di interruzione.
Durante il funzionamento in caso di guasto o per difetti sono pericolosi:
- le morsettiere;
- le condutture;
- le macchine elettriche in genere;
- le batterie di accumulatori.
Gli apparecchi elettrici sotto l’aspetto della possibilità di innesco dell’esplosione si dividono in due grandi categorie:
apparecchi scintillanti e apparecchi non scintillanti.
79
Informazioni tecniche
generali
Apparecchi scintillanti Si chiamano scintillanti tutti i componenti elettrici (macchine, apparecchi, strumenti) che durante il funzionamento
normale generano archi o scintille oppure contengono elementi destinati a riscaldarsi per la loro specifica funzione
e non scintillanti
(per esempio la resistenza di un radiatore a raggi infrarossi, gli elettrodi di una saldatrice elettrica a punti). Questi
apparecchi non possono rimanere a contatto con l’atmosfera pericolosa e si devono prendere provvedimenti che
impediscano tale evento.
Si definiscono non scintillanti tutti i componenti che nel funzionamento ordinario non generano archi, scintille o punti
caldi ma che li potrebbero generare in situazioni di guasto evitabili con oculati accorgimenti; per esempio un morsetto
potrebbe generare punti caldi in seguito a falso contatto ma questo guasto può essere ridotto a probabilità trascurabili
adottando sistemi antiallentamento; l’estrazione di una spina da una presa sotto carico genera un arco di apertura ma
questo evento può essere evitato mediante un interblocco, oppure essere reso molto improbabile mediante un cartello
monitore che vieti l’estrazione sotto carico.
Vi sono componenti elettrici non attivi che di per sé non possono generare punti caldi (tubi, scatole, canali); tuttavia se
hanno funzione protettiva sono classificati come apparecchi non scintillanti in quanto per poterli impiegare negli ambienti
pericolosi si devono adottare provvedimenti che garantiscano la funzione protettiva delle parti contenute .
La classe di L’innesco dell’esplosione può essere provocato anche dalla temperatura che assumono le parti esterne di un componente
temperatura delle per effetto del calore generato al loro interno; è il caso, per esempio di un involucro di un trasformatore o di un
costruzioni alimentatore mal raffreddato o, più frequentemente della coppa di un apparecchio di illuminazione contenente una
lampada potente. Per evitare questo pericolo tutti gli apparecchi destinati ad essere installati in luoghi con pericolo di
esplosione devono essere caratterizzati dalla massima temperatura che può assumere l'involucro o altre parti esposte
all'atmosfera esplosiva. Tale temperatura, rilevata nelle peggiori condizioni, non deve superare quella di accensione della
sostanza pericolosa; per esempio una resistenza il cui involucro esterno assume una temperatura di 250°C non può
essere esposta ad una atmosfera esplosiva per presenza di kerosene la cui temperatura di accensione è di 210°C.
Sotto questo aspetto le costruzioni si classificano in classi di temperatura correlate con la massima temperatura
superficiale come indicato in tabella
Le classi di temperatura
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I modi di protezione Per evitare l’esplosione causata dall’innesco elettrico di una atmosfera esplosiva sono, in pratica possibili tre modalità:
- segregare le parti pericolose entro custodie in modo da circoscrivere l’esplosione entro la custodia stessa
- evitare il contatto tra i punti caldi e l’atmosfera potenzialmente esplosiva mediante interposizione di corpi solidi, liquidi o
gassosi (olio, sabbia, incapsulamento ermetico, gas inerte in sovrapressione, oppure limitando la “respirazione” cioè lo
scambio di aria tra l’esterno e l’interno di una custodia);
- prendere provvedimenti che limitino il generarsi di punti caldi pericolosi sia eliminando la possibilità di guasti che
limitando l’energia a entità insufficiente a provocare l’accensione .
Per ognuna di queste modalità sono stati sviluppati e standardizzati dalla vigente normativa diversi modi di protezione
descritti ai punti seguenti.
Ordinariamente le costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive sono protette con uno specifico modo
compatibile con le caratteristiche funzionali e con i costi (per esempio le costruzioni sotto sabbia sono realizzabili solo per
certi componenti statici; il modo di protezione a sicurezza intrinseca non è applicabile a interruttori di potenza, i
provvedimenti che limitano la probabilità di formazione di punti caldi non sono applicabili alle apparecchiature scintillanti).
LE TRE MODALITÀ FONDAMENTALI DI PROTEZIONE CONTRO IL PERICOLO DI ESPLOSIONE
I modi classici I modi di protezione classici del materiale antideflagrante citati nel DPR 547 del 1955 sono rimasti pressoché immutati e
di protezione sono recepiti anche dalla attuale normativa . Senza scendere in dettagli che esulano dal tema di questo breve richiamo si
possono così sintetizzare.
- modo di protezione con custodie a prova di esplosione "d"; questo metodo consiste nel racchiudere in robuste custodie
le parti pericolose in modo che l'innesco di una eventuale esplosione sia in grado di coinvolgere solo il modesto
quantitativo di gas contenuto nella custodia stessa senza propagarsi all'ambiente esterno. È un modo costoso come
materiale e gravoso come installazione ma offre il vantaggio di non richiedere apparecchi particolari in quanto la
protezione è realizzata unicamente dalle custodie, dai tubi protettivi, dagli elementi di passaggio e di bloccaggio;
- modo di protezione a sovrapressione interna "p"; consiste essenzialmente nel racchiudere in custodie riempite di gas
inerte in sovrapressione le parti pericolose in modo che non vi possa penetrare l'atmosfera pericolosa; questo metodo è
applicato ad assiemi protetti da armadi (per esempio quadri) o anche ad interi ambienti; sarebbe molto dispendiosa
l’applicazione a singoli apparecchi di piccole dimensioni;
- modo di protezione a sicurezza aumentata "e"; consiste nell’adozione di provvedimenti tendenti ad evitare la formazione di
punti caldi; questo modo è applicabile solo ad apparecchi non scintillanti .
- modo di protezione per immersione in olio "o"; consiste essenzialmente nel proteggere le parti pericolose mediante
sommersione in olio con caratteristiche dielettriche; richiede apparecchi di particolare costruzione ed è quasi
completamente obsoleto anche perché la manutenzione è onerosa;
- modo di protezione sotto sabbia "q"; consiste essenzialmente nel riempire di sabbia scatole e cassette contenenti componenti
statici in modo da isolare i punti caldi dall'atmosfera; si impiega solitamente per proteggere le condutture nei pozzetti e nei cunicoli;
- modo di protezione per incapsulamento "m"; consiste essenzialmente nel racchiudere in capsule ermetiche piccoli
componenti pericolosi in modo che non vi possa penetrare l'atmosfera esplosiva;
- modo di protezione a sicurezza intrinseca "i"; consiste nell’utilizzare componenti elettrici caratterizzati dalla impossibilità di
produrre archi e scintille aventi energia sufficiente ad innescare l’atmosfera pericolosa; è applicabile a sensori in genere elettronici
per misure e controlli di processo con correnti di cortocircuito inferiori alle correnti minime di accensione del gas combustibile.
81
Informazioni tecniche
generali
I nuovi modi di I modi classici visti al titolo precedente sono molto validi ma il loro costo è ingiustificato nelle zone dove il rischio di
protezione ammessi esplosione è limitato. Questo concetto era recepito anche dalla vecchia normativa italiana abrogata che ammetteva
dalla Direttiva ATEX impianti realizzati con materiale stagno nei luoghi e nelle zone meno pericolose (il noto impianto AD-FT idoneo sia per
presenza di gas che di polvere).
La direttiva ATEX , in vigore dal luglio 2003, e la nuova normativa armonizzata a livello europeo CEI EN 60079 (per i gas)
e CEI EN 50281 (per le polveri) non ammettono più l’uso di materiale stagno in luoghi con rischio di esplosione in quanto
non vi è nesso logico tra i gradi IP, che riguardano la tenuta ai corpi solidi e all’acqua e la protezione contro l’esplosione.
I nuovi modi sostitutivi sono per i gas l’Ex n e per le polveri il modo II 3D IP5X.
Modo di protezione Il modo di protezione Ex n si basa essenzialmente su provvedimenti di prevenzione ed è suddiviso in due categorie principali:
Ex n - EEx nA: applicabile ad apparecchiature non scintillanti, cioè che nel funzionamento ordinario non producono archi,
scintille o punti caldi (cassette di giunzione e derivazione, portafusibili, apparecchi di illuminazione, ecc.).
- EEx nR: applicabile ad apparecchiature scintillanti, cioè che nel funzionamento ordinario producono archi, scintille o
punti caldi (interruttori di ogni tipo, contattori, relè, resistenze calde, bimetalli, motori a collettore).
La categoria nA basa il criterio di protezione su provvedimenti di sicurezza aumentata così sintetizzabili:
- gradi di protezione adeguati all’ambiente
- eventuali guarnizioni di tipo imperdibile
- resistenza minima agli urti dell’involucro consigliata: > 5J (>IK08)
- rete di protezione delle parti fragili con magliatura non superiore a 50x50mm
- custodie in resina con adeguata resistenza agli effetti della temperatura e delle correnti superficiali
- morsetti protetti contro la corrosione e di tipo antiallentamento
- la massima temperatura di qualsiasi superficie a contatto con l’aria esterna non deve superare i limiti pertinenti alla
classe di temperatura
- sono previste distanze d’isolamento maggiorate e specifiche prove di tensione
- sono previsti requisiti particolari per fusibili, portafusibili e prese a spina.
Per la categoria EEx nR, applicabile agli apparecchi scintillanti, oltre ai requisiti generali già visti per gli apparecchi non
scintillanti, è prevista la protezione mediante custodie a respirazione limitata, cioè chiuse con adeguate guarnizioni e pressacavi
in modo che lo scambio tra aria esterna ed aria interna dovuto alle escursioni termiche sia trascurabile; una siffatta protezione
(cioè affidata alle caratteristiche di tenuta della custodia) consente l’installazione all’interno di apparecchi di tipo ordinario.
In alternativa, oppure ad integrazione della respirazione limitata si possono applicare anche i seguenti provvedimenti:
- interruzione in celle chiuse in grado di sopportare un’esplosione interna; la verifica si effettua con gas di prova
(situazione simile a quella del modo Ex d anche se meno gravosa);
- componenti non innescanti ottenuti con provvedimenti di vario tipo;
- contatti ermeticamente sigillati in modo che non sia consentita la penetrazione della miscela esplosiva;
- contatti sigillati o incapsulati non ermeticamente, questo metodo è valido solo per celle con volumi interni liberi non
superiori a 100 cm3;
- costruzioni con circuiti ad energia limitata, basate sul principio della sicurezza intrinseca; questo sistema non è
applicabile agli ordinari componenti di potenza alimentati alla tensione di rete.
I modi di protezione possono essere applicati anche promiscuamente ad uno stesso assieme; per esempio un avviatore
può comprendere un contattore racchiuso in un involucro "d", una terna di fusibili protetta nel modo "e" ed un microrelè
incapsulato nel modo "m"; un simile assieme può essere designato con le sigle dei singoli modi (per esempio EEx d-e).
Modo di protezione Questo metodo, applicabile ai luoghi con presenza di polvere non conduttrice, consiste nell'impiego di componenti
a tenuta II3D IP5X racchiusi in involucri con tenuta alla polvere tale da impedirne la penetrazione; oltre al grado di protezione contro la polvere
questi apparecchi devono possedere requisiti particolari di sicurezza aumentata e devono riportare sulla custodia la classe
di temperatura. Il modo di protezione è applicabile anche ai luoghi con presenza di polvere conduttrice se il grado di
protezione è IPX6 (designazione II 2D IP6X).
82
Contrassegni delle costruzioni
elettriche per atmosfere potenzialmente
esplosive (EN 50014; CEI 31-8)
EEx n II A T5
I II
83
Informazioni tecniche
generali
Classificazione dei La corretta classificazione dei luoghi pericolosi ha come scopo la suddivisione dell’ambiente in zone a diversa probabilità di rischio
luoghi e delle zone in modo da poter realizzare impianti elettrici idonei a ciascuna zona con un criterio di gradualità: quanto maggiore è il rischio tanto
più affidabili devono essere i provvedimenti di protezione contro il pericolo di innesco dell’esplosione causato da componenti elettrici.
La classificazione è una fase preliminare del progetto elettrico e richiede la collaborazione di esperti del processo che determina il
pericolo di esplosione. Può essere affidata anche a professionisti estranei all’elettrotecnica mentre il progetto deve essere redatto
da professionisti iscritti all'albo nella specializzazione di elettrotecnica.
La classificazione voluta dalla Norma richiede uno studio analitico delle possibilità che si formino, entro determinati volumi,
atmosfere pericolose ed è perciò tutt’altro che facile; è obbligatoria nel senso che i criteri adottati ed i risultati a cui si è pervenuti
devono essere esposti nella relazione tecnica del progetto definitivo (vedere la Guida CEI 0-2). E’ sempre raccomandabile prendersi
ampi margini di sicurezza, ma non risponde alle finalità di un progetto a regola d’arte esagerare adottando, in ogni caso, l’impianto
e le costruzioni più pregiate e più costose.
La prassi di classificazione, qui ricordata per sommi capi, è riferita alle seguenti norme e guide:
- CEI 31-30 (CEI EN 60079-10) fascicolo 2895 - 1a edizione: Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per presenza di gas.
Parte 10; Classificazione dei luoghi pericolosi.
- CEI 31-35 fascicolo 5925 - Guida alla applicazione della Norma CEI EN 60079-10; Classificazione dei luoghi pericolosi.
- CEI 31-35/A fascicolo 5926 - Guida alla applicazione della Norma CEI EN 60079-10; Classificazione dei luoghi pericolosi,
esempi di applicazione.
- CEI 31-36 fascicolo 5301- Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per presenza di polvere - Scelta, installazione e manutenzione.
Inoltre per i luoghi con presenza di esplosivi vale ancora la vecchia Norma CEI 64-2- fascicolo 1431, 4a edizione.
Si evidenzia, che pur non essendo formalmente obbligatorio per legge seguire tali normative, di fatto lo è perché su di esse si
basa la Direttiva ATEX che disciplina le costruzioni e, adottando per la classificazione criteri difformi verrebbero a mancare
coerenti correlazioni tra costruzioni e zone pericolose.
La classificazione Le zone nei luoghi con presenza di gas si classificano , come si è visto, in zona 0, zona 1, zona 2 oppure come “non pericolose” (NE,
delle zone nei luoghi acronimo di non esplosive) in funzione dei seguenti tre parametri:
con presenza di gas - grado della sorgente di emissione (continuo, primo, secondo)
- grado di ventilazione (VH, VM, VL)
- disponibilità di ventilazione (buona, adeguata, scarsa).
Una sorgente di emissione genera sempre attorno a sé una prima zona così correlata con il grado di emissione:
- emissione continua = zona 0
- primo grado = zona 1
- secondo grado = zona 2
Queste zone quando la ventilazione è di grado alto assumono una estensione trascurabile (qualche dm3) e vengono chiamate
rispettivamente zona 0 NE, zona 1 NE, zona 2 NE; in questo caso sono ininfluenti sulla classificazione del luogo anche se si consiglia
di evitare nei pochi dm3 pericolosi l’ installazione di componenti elettrici che potrebbero innescare una vampata.
Attorno alla prima zona se la disponibilità della ventilazione è adeguata, si genera una seconda zona degradata rispetto alla prima di
due gradini; se la disponibilità di ventilazione è scarsa il degrado è invece solo di un gradino e quindi attorno a sorgenti di emissione
di grado 0 si possono avere anche 2 zone. La situazione è sintetizzata in tabella I.
Tab. I - Determinazione delle zone in funzione della ventilazione e del grado di emissione
Ventilazione Grado della sorgente di emissione
Grado Disponibilità Continuo Primo Secondo
Alta Buona Zona non pericolosa Zona non pericolosa Zona non pericolosa
Adeguata Zona 2 Zona 2 Zona non pericolosa
Scarsa Zona 1 Zona 2 Zona 2
Media Buona Zona 0 Zona 1 Zona 2
Adeguata Zona 0 + Zona 2 Zona 1 + Zona 2 Zona 2
Scarsa Zona 0 + Zona 1 Zona 1 + Zona 2 Zona 2
Bassa Buona Zona 0 Zona 1 Zona 1
Adeguata Zona 0 Zona 1 Zona 1
Scarsa Zona 0 Zona 0 Zona 0
84
Quando la ventilazione è di grado basso alcuni volumi dell’ambiente, defilati dal flusso d’aria, possono subire l’effetto
accumulo e in tal caso vanno classificati come zone riqualificate di uno o anche due gradini rispetto alla zona “a contatto”
con la sorgente di emissione. E’ il caso delle volte, per i vapori e i gas più leggeri dell’aria e dei pozzetti, dei cunicoli e
degli scantinati per sostanze infiammabili più pesanti dell’aria; si è già detto che se la ventilazione è insufficiente, una
sorgente di secondo grado può generare zone 0.
La classificazione La Norma CEI EN 50281-1-2 classifica nel modo seguente le zone pericolose senza tener conto della ventilazione e del
delle zone nei luoghi grado della sorgente di emissione:
con presenza - Zona 20
di polvere Luogo in cui un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell’aria è presente permanentemente
o per lunghi periodi; esempio: contenitori, tubi, tramogge ecc.
- Zona 21
Luogo in cui un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell’aria ha probabilità di essere
presente in maniera occasionale durante il funzionamento normale: esempio luoghi nelle immediate vicinanze di punti
di riempimento e svuotamento e luoghi nei quali si LE TRE ZONE NEI LUOGHI CON ATMOSFERA
accumulano strati di polvere che durante il ESPLOSIVA PER PRESENZA DI POLVERE
funzionamento normale possono originare una
concentrazione esplosiva di polvere combustibile e aria. Zona 20
- Zona 22
Luogo in cui durante il funzionamento normale non è
presente un’atmosfera esplosiva sotto forma di nube di
polvere combustibile nell’aria, oppure, se ciò si verifica,
persiste solamente per un breve periodo di tempo: ad Zona 22
Zona 21
esempio luoghi in prossimità di componenti contenenti
polveri dai quali in caso di perdite la polvere può uscire
e formare depositi.
Le costruzioni conformi Tutte le costruzioni per atmosfere potenzialmente esplosive devono distinguersi dalle altre mediante un sistema
alla direttiva ATEX obbligatorio di marcatura che designa in modo inequivocabile l'idoneità di impiego.
Inoltre devono essere accompagnate da una dettagliata documentazione che certifica la rispondenza alla vigente normativa
di prodotto in parte rilasciata dal fabbricante e in parte da un organismo verificatore notificato a livello comunitario che,
attualmente, in Italia è il CESI.
Le marcature che attestano la rispondenza alla Direttiva ATEX sono le seguenti:
Marcatura CE
Attesta la rispondenza alla vigente normativa CENELEC per tutte le caratteristiche anche per quelle non strettamente
attinenti al pericolo di esplosione;
Siglatura EEx marchio Ex racchiuso in un esagono
Attesta l’idoneità all'impiego in atmosfere esplosive –
Lettere d,p, ecc.
Designano il modo di protezione della costruzione e cioè:
d - costruzione a prova di esplosione
p - costruzione a sovrapressione interna
o - costruzione in olio
q - costruzione sotto sabbia
m - costruzione con incapsulamento
i - costruzione a sicurezza intrinseca
e - costruzione a sicurezza aumentata
n - costruzione con modo di protezione semplificato
IP (seguita dalle note cifre)- protezione mediante tenuta dell'involucro
85
Informazioni tecniche
generali
1-5-3 Idoneità alla L'idoneità dei diversi modi di protezione alla installazione nelle diverse zone è indicata nella tabella III.
installazione nelle Si può notare che nelle zone 0 con presenza di gas vapori o nebbie (interno di serbatoi, reattori, tubazioni) sono ammesse
diverse zone unicamente costruzioni a sicurezza intrinseca.
Le costruzioni di categoria 2 sono di impiego universale e comprendono tutti i modi di protezione con la sola esclusione del
modo" n". Il modo "n" di categoria 3 è impiegabile in buona parte dei luoghi che con la vecchia norma (CEI 64-2)
ammettevano l'impianto protetto IP44 e perciò sono di grande interesse anche in ambienti per i quali tradizionalmente non si
utilizzavano materiali antideflagranti.
Tab. III - Tabella II Costruzioni Ex utilizzabili in funzione della classificazione delle zone
Luogo Zona Presenza miscela Tipo di Modi di protezione ammessi
pericoloso esplosiva costruzione
ammessa
ia d e ib m o q p n IP6X IP5X
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La normativa La Norma basilare che stabilisce la correlazione tra i tipi di impianti idonei alle varie zone e le costruzioni di sicurezza
di riferimento ammesse è la CEI EN 60079-14 (CEI 31-33) per gli ambienti con presenza di gas e la CEI EN 50281-1-2 (CEI 31-36) per
quelli con presenza di polveri. Le caratteristiche generali sono indicate nella norma CEI EN 50014 (classificazione CEI 31-
8) titolata "Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive.
- CEI EN 50014/A1/A2 - Classificazione CEI 31-8;V1 - Fascicolo 5289: Costruzioni elettriche per atmosfere
potenzialmente esplosive - Regole generali
- CEI EN 50021 - Classificazione CEI 31 -11 - Fascicolo 5865: Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente
esplosive - Modo di protezione "n"
- CEI EN 61241-2-2 - Classificazione CEI 31-28 - Fascicolo 2768: Costruzioni elettriche destinate ad essere utilizzate in presenza
di polveri combustibili - Parte 2: Metodi di prova -Sezione 2: Metodo per determinare la resistività elettrica di polvere in strati
- CEI EN 50281-1-1 - Classificazione CEI 31-37 - Fascicolo 5412: Costruzioni elettriche destinate all'uso in ambienti con
presenza di polvere combustibile - Parte 1-1: Costruzioni protette da custodie - Costruzioni e prove
- CEI EN 50281-2-1 - Classificazione CEI 31-38 - Fascicolo 5413: Costruzioni elettriche destinate all'uso in ambienti con
presenza di polvere combustibile - Parte 2-1: Metodi di prova - Metodi per la determinazione della temperatura minima
di accensione della polvere
- CEI EN 50284 - Classificazione CEI 31-43 - Fascicolo 5632: Prescrizioni particolari per la costruzione, prova e marcatura
di costruzioni elettriche appartenenti al Gruppo di apparecchi II, categoria 1 G
Ex n a
dz
A 5mm2
sicurezza dz (m)
consigliata (m)
Coefficiente Kz
Centrale termica
di emissione
minima (m)
Estensione
Distanza di
Quota “a”
Sorgente
Foro di
X%
valvole
manuali 0,25 0,004 0,14 1 NE 0
d z kz kq
valvole
1 0,18 0,27 1,05 0,28 1,5
d z kz kq
d z kz kq
d z kz kq automatiche
d z kz kq
87
Informazioni tecniche
generali
I prodotti Palazzoli Conformemente alle vigenti Norme CEI l’impianto elettrico deve essere realizzato in modo tale che le persone, i materiali non facenti
protetti contro parte dell’impianto elettrico ed i componenti elettrici dello stesso impianto siano protetti contro gli effetti termici dannosi quali:
gli effetti termici - la combustione o il deterioramento dei materiali
- il rischio di ustioni
- la riduzione della sicurezza di funzionamento
Tali garanzie si ottengono con adeguate misure di protezione contro le sovraccorrenti e le sovratensioni e sopratutto
scegliendo componenti con elevate caratteristiche dielettriche, di resistenza al calore anormale, al fuoco e alle correnti
superficiali. Le prove fondamentali ed i valori tipici dei prodotti Palazzoli sono i seguenti.
La resistenza Glow-wire-test (Prova del filo incandescente secondo Pubblicazione IEC 695-2-1)
al calore anormale La prova verifica il comportamento di un particolare isolante in seguito a surriscaldamenti di parti metalliche adiacenti, causati
ed al fuoco da cattivi contatti o guasti nell’impianto.
Un filo incandescente viene premuto per 30 secondi contro il provino, penetrando all’interno fino a 7 mm; sotto il punto di contatto è posizionato un
foglio di carta velina. Le temperature del filo previste dalle Norme sono di 850°C per i particolari destinati a trattenere parti che portano corrente e di
650°C per gli altri particolari isolanti. La prova è considerata positiva se il provino non si incendia, oppure se si spegne entro 30 secondi
dall’allontanamento del filo senza bruciare completamente e senza provocare l’accensione permanente della carta velina sottostante.
Prova di Una fiamma di Bunsen viene portata a contatto di un provino isolante, in posizione verticale, per due volte, ognuna della
autoestinguenza UL94 durata di 10 secondi. Sotto il punto di contatto viene posizionato del cotone idrofilo.
(Conformemente
alle Norme USA Classificazione Comportamento del provino
Underwriter’s Laboratories) V0 Si spegne entro 5 sec. e non incendia il cotone sottostante.
V1 Si spegne entro 25 sec. e non incendia il cotone sottostante.
V2 Si spegne entro 25 sec. e incendia il cotone sottostante
HB Non si spegne entro 25 sec. e in una prova con provino orizzontale brucia con velocità inferiore a 38 mm/min.
(per spessori maggiori di 3 mm) e inferiore a 76 mm/min. (per spessori fino a 3 mm.)
Prova di resistenza La superficie di prova del particolare isolante viene disposta in senso orizzontale e su di essa vengono posizionati due
alle correnti superficiali elettrodi di platino, distanti 4 mm, collegati ad una sorgente di alimentazione a 50 Hz.
(Conforme alla
pubblicazione IEC112) Tra i due elettrodi viene fatta cadere, ogni 30 secondi, una goccia di soluzione allo 0,1% di cloruro d’ammonio in acqua distillata. La prova è superata
se non si verificano scariche tra gli elettrodi prima che siano cadute 50 gocce. I risultati dipendono, ovviamente, dal valore della tensione di prova
applicata agli elettrodi, che viene assunto come indice della resistenza alle correnti superficiali.
i v
Marcatura CE Marchio IMQ Marchio VDE Marchio UL - C/UL M.M.I. R.I.Na.
Marcatura applicata da PALAZZOLI Autorizzazione rilasciata Autorizzazione rilasciata Autorizzazione rilasciata da Omologazione da parte della Omologazione
in conformità a quanto prescritto dall’Istituto Italiano da “Verband Deutscher "Underwriters Laboratories Inc." “Commissione permanente da parte del
dalla Direttiva Europea 93/68. del Marchio di Qualità Elektrotechniker” della Marina Militare Italiana” “Registro Italiano Navale”
La PALAZZOLI, inoltre, dispone di un modernissimo laboratorio, dotato di tutte le apparecchiature necessarie per verificare la conformità dei propri
prodotti alle prescrizioni delle Normative vigenti e, di conseguenza, è in grado di rilasciare, sotto la propria responsabilità, una Dichiarazione di
Conformità come previsto nell’articolo 7 della legge n. 791. Il laboratorio PALAZZOLI è stato inoltre autorizzato dall’Istituto Italiano del Marchio di
Qualità ad operare in accordo alla procedura TMP (Testing at manufacturer’s premises) per la maggioranza dei propri prodotti.
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Gli impianti nei I criteri da seguire per la classificazione dei luoghi con pericolo di esplosione per presenza di gas, di liquidi infiammabili e di
luoghi con pericolo polvere e la conseguente scelta degli impianti di sicurezza sono indicati dalle nuove normative europee CEI EN 60079 (gas) e
di esplosione CEI EN50281(polveri); le costruzioni di sicurezza adatte per questi luoghi sono:
Tipo di impianto AD-FT Protetto ATEX
Classe del luogo pericoloso C0 C2E C2NE Note Zona 2 Zona 22
Qualifica delle zone “AD” C0ZR e,f,g,h
SPINE MOBILI INDUSTRIALI CEE-Ex T6 ⓦ X X ⓦ ⓦ ⓦ
PRESE FISSE CON ULYSSE-Ex T5 ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ
INTERRUTTORE DI TAIS-Ex T5 ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ
BLOCCO ALUPRES-Ex T5 ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ
CASSETTE TAIS-Ex T6 ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ
E CONTENITORI ALUPRES-Ex T6 ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ
CAM-Ex in contenitore termoindurente T5 ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ
APPARECCHI
DI COMANDO CAM-Ex in contenitore di alluminio T5 ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ
Sirene e suonerie T5 ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ
PICCOLI APPARECCHI TAIS-MIGNON-Ex piccoli apparecchi di comando T6 ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ
PER COMANDO RONDÒ-Ex piccoli apparecchi di comando T6 ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ
APPARECCHI PER Plafoniere ovali e tonde * ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ
ILLUMINAZIONE RINO-Ex T4 ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ ⓦ
SERIE Tipo di apparecchiatura ⓦ = Adatto con ridondanza = Adatto X = Non adatto * = vedi tabella di pag. 71
I gradi di protezione IP La NORMA EUROPEA CEI EN 60529 (classificazione CEI: 70-1) fornisce un sistema di classificazione dei gradi di
protezione degli involucri di apparecchiature elettriche. Questo sistema utilizza il codice IP strutturato nel seguente modo:
1° cifra caratteristica Protezione contro l’accesso a parti pericolose e contro l’ingresso di corpi solidi estranei o di polveri.
IP 0X IP 1X IP 2X IP 3X IP 4X IP 5X IP 6X
Nessuna protezione Protezione contro l’accesso Protezione contro Protezione contro l’accesso Protezione contro Protezione contro Protezione contro l’accesso
a parti pericolose l’accesso a parti a parti pericolose con un l’accesso a parti l’accesso a parti a parti pericolose con un
con dorso della mano. pericolose con un dito. attrezzo (es. cacciavite). pericolose con un filo. pericolose con un filo. filo. Protezione totale
Protezione contro Protezione contro Protezone contro Protezone contro Protezione contro contro la polvere.
corpi solidi estranei corpi solidi estranei corpi solidi estranei corpi solidi estranei la penetrazione (non ammessa la
di diametro ≥ 50 mm. di diametro ≥ 12.5 mm. di diametro ≥ 2.5 mm. di diametro ≥ 1 mm. dannosa di polvere. penetrazione di polvere).
2° cifra caratteristica Protezione contro la penetrazione dannosa d’acqua.
IP X0 IP X2 IP X3 IP X4 IP X5 IP X6 IP X7
Nessuna protezione Protezione contro Protezione contro Protezione contro Protezione contro Protezione contro Protezione contro gli effetti
la caduta verticale la pioggia. gli spruzzi d’acqua i getti d’acqua. i getti d’acqua potenti dannosi dell’immersione
IP X1 di gocce d’acqua (da una direzione (da tutte le direzioni). (da tutte le direzioni). (da tutte le direzioni). temporanea.
Protezione contro con una inclinazione fino a 60° rispetto
la caduta verticale dell’involucro fino a 15°. alla verticale). IP X8
di gocce d’acqua. Protezione contro gli effetti
dannosi dell’immersione
continua, in condizioni concor-
date tra costruttore e utente.
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