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Autografo leopardiano del Sabato
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Durante le ore di «studio matto e disperatissimo» nella ricchissima biblioteca del padre Monaldo il
giovane Leopardi usava accostare il suo tavolino a una finestra, così da ottimizzare lo sfruttamento
della luce solare; la finestra si affacciava su una piazzola dove gli abitanti di Recanati si ritrovavano
per organizzare le piccole feste domenicali. È proprio questo piccolo slargo ad ispirargli la stesura
del Sabato del villaggio, idillio scritto di getto il 29 settembre 1829, in cui riflette sulla vanità della
gioia umana.
L'immagine della «donzelletta [che] vien dalla campagna» è seguita dalla descrizione di una
«vecchierella» che contempla il tramonto e rivive il piacere del dì di festa raccontando alle
compagne della sua giovinezza, quando anche lei si agghindava per andare a ballare con i
compagni. Perdendosi un po' nei dettagli del ricordo, la vegliarda è totalmente immersa nella
rimembranza di quella che era un'età lieta e felice della vita, in cui era ancora «sana e snella» (v.
13) e possedeva una bellezza sfolgorante, poi sfiorita con il succedersi degli anni. Dal punto di vista
allegorico, la «donzelletta» allude ai desideri che, a causa della Natura matrigna, non possono
essere realizzati,[2] mentre la «vecchierella» stabilisce un indissolubile legame tra la fine del giorno
e il termine della vita umana, ovvero la morte.[3] Ci sono poi i «fanciulli» che all'imbrunire
manifestano un istintivo moto di letizia per l'attesa del giorno festivo e, dopo essersi incontrati
nella piazzetta, iniziano a saltare di qua e là, producendo un «lieto romore».
Analogamente, con un'immagine lievemente più malinconica delle precedenti, Leopardi descrive il
contadino che ritorna fischiando a casa, rasserenato dalla prospettiva di potersi finalmente
riposare il giorno successivo, mentre il falegname sta terminando in fretta il suo lavoro, così da
potersi dedicare all'indomani alla gioia e al riposo. La prima strofa, pertanto, descrive uno scenario
idilliaco e rasserenante, ricco di percezioni uditive (il grido dei fanciulli, lo stridere della sega del
falegname ...) che Leopardi definisce «piacevoli» perché evocano un senso di vago e indefinito:
«È piacevole per se stesso, cioè non per altro se non per un'idea vaga ed indefinita che
desta, un canto (il più spregevole) udito da lungi o che paia lontano senza esserlo o che si
vada a poco a poco allontanando e divenendo insensibile o anche viceversa (ma meno) o
che sia così lontano, in apparenza o in verità, che l’orecchio e l'idea quasi lo perda nella
vastità degli spazi; un suono qualunque confuso, massime se ciò è per la lontananza; un
canto udito in modo che non si veda il luogo da cui parte; un canto che risuoni per le volte
di una stanza ec., dove voi non vi troviate però dentro; il canto degli agricoltori che nella
campagna s'ode suonare per le valli, senza però vederli, e così il muggito degli armenti ec»
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29/02/24, 12:40 Il sabato del villaggio - Wikipedia
fanciullo immaginario egli suggerisce di godere serenamente la sua «età fiorita» di speranze, senza
desiderare di crescere affrettatamente, siccome è proprio nell'età adulta (v. 47: «festa di tua vita»)
che i desideri adolescenziali si rivelano illusori e dolorosi.[4]
Analisi
Il sabato del villaggio risponde alla forma metrica della canzone libera, con strofe di endecasillabi
e settenari a rima libera, alternati senza uno schema prestabilito fisso, ma seguendo l'ispirazione.
Parallelamente alle tematiche affrontate, il ritmo della prima strofa è alacre e festivo, quasi
spensierato: Leopardi ottiene questo effetto grazie all'uso frequente e prolungato degli agili
settenari. In chiusura, invece, il ritmo sembra prolungare, divenendo più moderato grazie
all'impiego degli endecasillabi.
Note
1. ^ Francesca Romana Berno, Il 'mazzolin di rose e di viole': poesia di un equivoco, in Rivista
internazionale di studi leopardiani, vol. 2, 2000.
2. ^ Enrico Galavotti, Letterati italiani, Lulu, 2016, p. 136.
3. ^ Federico Roncoroni, Manuale di scrittura non creativa, Bur, p. 148, ISBN 8858666437.
4. ^ Alessandro Cane, "Il sabato del villaggio" di Leopardi: analisi e commento, su oilproject.org,
Oil Project.
Altri progetti
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