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Esempi di domande relative al corso Risoluzione di Problemi

Trovate qui di seguito 3 esempi di domande: una domanda a risposta aperta e due domande a
risposta chiusa. Per quanto riguarda la domanda a risposta aperta vi propongo un esempio di buona
risposta e un esempio di risposta con diverse criticità così che possiate confrontarle.

Esempio di domanda a risposta aperta:


Descrivi nel dettaglio le fasi di risoluzione di un problema proposte da Polya (1945/1967),
illustrando il significato di ogni passaggio e specificando le principali difficoltà che incontrano gli
allievi in ogni fase.

Buona risposta:
“La prima fase di risoluzione di un problema proposta da Polya è quella che riguarda la
comprensione del problema, in particolare qui gli allievi sono chiamati a leggere attentamente il
testo del problema, e ad analizzarlo per comprendere la situazione problematica e i relativi dati
esposti. Durante questa prima fase vi possono essere varie difficoltà, le quali sono strettamente
correlate alla comprensione del problema. Infatti, il solutore potrebbe non conoscere il lessico
presente nel testo o interpretarlo in maniera errata; si pensi per esempio al termine “differenza”
inteso come il risultato della sottrazione, in questo caso il bambino potrebbe intendere il termine
come sinonimo di “diversità” (polisemia di significati). Inoltre il testo potrebbe rappresentare una
situazione sconosciuta e mai vissuta dal bambino, perciò in tal caso non sarebbe in grado di
effettuare le giuste inferenze logico-causali per comprendere il problema. Ovvero la conoscenza
enciclopedica e le sceneggiature comuni presenti nel bambino potrebbero ostacolare questa prima
fase della risoluzione di un problema.
La seconda fase riguarda la pianificazione, essa consiste nell’attivare comportamenti strategici e le
conoscenze personali per scegliere le regole, gli algoritmi e la strategia da mettere in atto per la
risoluzione della situazione problematica. In questa fase i bambini potrebbero riscontrare
frustrazione in quanto non riescono immediatamente a trovare l’approccio risolutivo più adeguato.
Tuttavia, la difficoltà più grande legata a questa fase riguarda il fatto che i bambini, detti “cattivi
solutori” non la effettuano passando subito a un’esplorazione per tentativi non ragionata e che
difficilmente porta alla risoluzione del problema.
La terza fase riguarda la realizzazione del piano strutturato precedentemente, dunque i bambini
risolvono l’algoritmo o utilizzano la regola; in breve, i dati del problema vengono utilizzati con
l’obiettivo di ottenere un “risultato matematico” (inteso nel senso ampio del ciclo della
matematizzazione). Durante questa penultima fase proposta da Polya i bambini riscontrano
difficoltà strettamente correlate alla matematica e al suo utilizzo: per esempio difficoltà nella
risoluzione di un’operazione numerica o nell’applicazione di una formula geometrica.
Per concludere, l’ultima fase riguarda la valutazione, in breve i bambini interpretano e valutano il
risultato ottenuto dall’applicazione della regola con lo scopo di comprendere se quest’ultimo è
pertinente nel contesto reale del problema. Durante questa fase gli allievi non sempre riflettono in
modo critico e trascrivono il risultato ottenuto senza valutare se effettivamente è verosimile. Questo
atteggiamento riguarda una delle tante clausole del contratto didattico (contratto mai firmato che
regola i rapporti tra docente e allievi e che influisce sull’insegnamento e apprendimento), ovvero
quella della delega formale. Una volta trovato il risultato l’allievo disimpegna le facoltà logiche e
razionali: non mette in discussione la sua pianificazione (fase 2), la sua applicazione della regola
(fase 3) o la sua comprensione della situazione problematica (fase 1).”

Risposta con criticità:


“Quando il bambino si trova confrontato con un problema da risolvere vi sono differenti
fasi/passaggi che secondo Polya deve seguire. La prima fase è quella di lettura e comprensione del
testo del problema, durante queste fasi iniziali il bambino ha il compito di leggere il problema e
comprenderne i contenuti in modo da poter riconoscere la domanda del problema. Le principali
difficoltà che potrebbero riscontrare in questa fase sono soprattutto a livello di comprensione: il
bambino potrebbe non conoscere alcuni termini del problema (a livello lessicale e enciclopedico)
oppure la situazione proposta non è a lui famigliare.
Una volta che il testo è chiaro e il bambino riesce a comprendere il linguaggio, la seconda fase è
l’analisi dei dati e l’esecuzione/elaborazione del risultato, durante questa fase il bambino deve
escogitare un metodo per utilizzare i dati di cui dispone con lo scopo di ottenere un risultato. In
questa fase la difficoltà potrebbe essere relativa ai dati a disposizione, vi potrebbe essere una
sovrabbondanza di informazioni non necessarie per la risoluzione e questo potrebbe confondere gli
allievi, inoltre i dati potrebbero invece non essere abbastanza per riuscire a rispondere, il bambino
potrebbe interpretare in modo scorretto i dati proposti nel problema, confondendo alcune
informazioni.
La terza fase corrisponde all’interpretazione del risultato, ovvero il bambino deve riguardare la
propria soluzione e ricontrollare se quest’ultima è verosimile in relazione alla domanda del
problema; in questa fase è importante che il bambino faccia riferimento a tutte quelle informazioni
che è riuscito ad estrapolare durante le fasi precedenti. Molti allievi dimenticano o addirittura
saltano completamente questa fase e questo crea difficoltà in quanto la risposta non risulta
plausibile.
L’ultima fase corrisponde alla stesura della risposta vera e propria, in questa fase l’allievo, dopo
aver interpretato il risultato decide e scrive la risposta al problema. È una fase di socializzazione:
l’allievo deve essere in grado di motivare le proprie scelte di risoluzione del problema e di
comunicarle ad un terzo. Un buon risolutore non svolge queste fasi in un ordine cronologico
preciso, ma può spostarsi sia in avanti che tornare alla fase precedente. In questa fase la principale
difficoltà potrebbe essere legata al contenuto didattico. Se ad esempio il problema risultasse
impossibile l’allievo potrebbe trovarsi in difficoltà a causa del contratto didattico per cui ha delle
aspettative nei confronti dell’insegnante. Per evitare queste difficoltà è necessario superare il
contratto didattico e cercare di proporre problemi che non siano ambigui, che siano sempre di
diverso tipo e che facciano parte dell’esperienza dei bambini.”
Esempi di domande a risposta chiusa:

1. Quale tra le seguenti affermazioni è CORRETTA?

a) Fra i problemi impossibili si trovano quelli in cui vi è incoerenza logica fra testo e domanda.
b) Utilizzare problemi impossibili nella pratica didattica è sconsigliabile perché rischia di
confondere gli allievi.
c) I problemi con dati sovrabbondanti sono da evitare in quanto non è chiara quale strategia
risolutiva gli allievi debbano utilizzare.
d) Un problema per essere tale deve necessariamente avere un testo lungo e articolato.

2. Considera il seguente problema e la risposta fornita da un allievo:

Immagina che oggi sia il 24 marzo e che fra 18 giorni, da oggi non compreso, Samuele partirà
dall’aeroporto di Zurigo per una vacanza in Cina. Qual è la data scritta sul suo biglietto aereo
Zurigo-Pechino?

Quale delle seguenti considerazioni sul protocollo sopra è FALSA?

a) L’allievo mostra un atteggiamento riconducibile ad una delle clausole del contratto didattico,
chiamata delega formale.
b) Dal protocollo non emerge alcuna difficoltà dell’allievo a gestire il processo all’interno della
fase utilizzare del ciclo della matematizzazione.
c) Emerge una difficoltà dell’allievo a gestire il processo all’interno della fase interpretare del
ciclo della matematizzazione.
d) La risposta fornita dall’allievo mostra un chiaro esempio di atteggiamento riconducibile
all’effetto «età del capitano» nel contesto del contratto didattico.

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