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1Lian Qiao e Xiangsui Wang, Guerra senza limiti. L’arte della guerra asimmetrica fra terrorismo e globalizzazione, LEG Edizioni,
2019 e Ofer Fridman, Russian Hybrid Warfare. Resurgence and politicisation, Oxford University Press, 2018.
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teorico e culturale in prassi geopolitica? Basso profilo nelle relazioni internazionali e nessun
intervento militare all’estero – se si escludono alcune missioni in ambito ONU e l’installazione di una
base a Gibuti.
La Cina in mare
Ogni due anni le autorità cinesi pubblicano un “Libro Bianco della Difesa” che indica gli obiettivi
strategici ai quali lo strumento militare della Repubblica Popolare si orienta6 – o almeno, quanto di
3 Che ci è possibile ricostruire e ricavare: si veda Taylor Fravel, Active Defense. China’s military strategy since 1949, Princeton
University Press, 2019.
4 Francesco Palmas, L’ascesa delle forze anfibie cinesi preoccupa Taiwan, www.analisidifesa.it, 8 Ottobre 2020 e Franco Iacch, La
Council Information Office of the People’s Republic of China , Full Text: China’s National Defense in the New Era,
www.xinhuanet.com
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questi orientamenti i Cinesi desiderino il mondo conosca. L’ultimo in ordine cronologico è del 2019,
e parla chiaramente della necessità di difendere gli interessi cinesi nel mondo intero. La Cina si pensa
ormai come potenza globale, pur dichiarando di non avere alcun desiderio di ritagliarsi una sfera di
influenza ma di agire sempre in un’ottica difensiva. In ogni caso, non c’è strumento di proiezione di
potenza che non passi dal mare, e questo vale in particolar modo per una paese che dipende dal mare
per le esportazioni e le importazioni e che dal mare vede arrivare la potenziale minaccia americana
stratificata in tre livelli: gli immediati alleati degli USA (Taiwan, il Giappone e la Repubblica di
Corea), quindi la base americana di Guam e le basi galleggianti, ovverosia le portaerei a stelle e
strisce, e in terzo luogo la seconda fascia di alleati americani dall’Indonesia alle Filippine
all’Australia, in grado di controllare ogni passaggio dall’Oceano Pacifico a quello Indiano. Sia chiaro:
gli americani non hanno una forza sufficiente per invadere la Cina né possono schierarla
nell’immediato in quell’area; essi hanno però la capacità di limitarne e pregiudicarne l’accesso ai
mari. Il secondo punto sul quale occorre fare chiarezza è il seguente: oggi la Cina non è in grado di
sfidare direttamente gli USA, e nemmeno può esserlo in un futuro di breve o medio termine. La forza
area cinese è sulla carta la terza al mondo per numero di velivoli (più di 3200 aeromobili, staccando
di gran lunga quelle europee)7, ma il livello tecnologico della medesima, specie per quanto riguarda
i motori8 (la parte più complessa del velivolo) e forse anche l’avionica, è di gran lunga inferiore non
solo a quello russo e americano, ma anche a quello dei grandi paesi europei. Né deve impressionare
la capacità cinese di costruire aerei “stealth”: quanti? e quanto efficaci? Le forze aeree cinesi devono
ancora importare dalla Russia il meglio dei propri aeroplani. Un livello quantitativo impressionante
delle truppe di terra – con livelli qualitativi discontinui – si accompagna ad un limite nelle capacità
navali e di sbarco; come proiettare quindi una forza concepita per decenni per la pura difesa? La
debolezza della Cina è sul mare: essa dispone di due portaerei (la Liaoning, praticamente una “nave
prova”, e la Shandong), una delle quali è una vecchia nave sovietica riadattata, mentre l’altra è stata
prodotta localmente basandosi sulla prima. Presto dovrebbe partire la costruzione di altre due
portaerei nazionali, anch’esse a propulsione convenzionale. Mastodontici piani per dotarsi di grandi,
complesse e costose portaerei nucleari sembrano sempre più evanescenti e lontani dalle capacità
industriali cinesi9. Questo è il primo punto dolente: la Cina non ha ancora le capacità per produrre
armamenti di qualità tale10 da competere, fuori dai mercati dei paesi africani e asiatici più poveri (nei
quali però non mancano problemi con la scarsa affidabilità e robustezza dei prodotti “made in
China”), non solo con quelli occidentali ma anche con quelli russi. In quest’ottica, gli allarmismi da
parte americana per l’espansione della spesa militare – e militare marittima – cinese hanno un solo
senso: quello della “costruzione del nemico”. Ciò va anche oltre la valutazione del dato quantitativo:
la Cina sto potenziando la propria flotta di mezzi da sbarco11, ma non ha alcuna esperienza di
operazioni anfibie (meno ancora quindi di quanta ne abbia per le operazioni terrestri e navali “pure”,
avendo combattuto l’ultima vera guerra nel 1979, contro il Vietnam). Anche solo un’operazione di
riconquista di Taiwan sarebbe un azzardo. In definitiva, vi è un macroscopico problema a monte:
come non abbiamo mancato di sottolineare, la programmazione militare cinese pensa in termini
interforze forse solo da un trentennio (il primo accenno alla “necessità di combattere per terra e per
7 Maurizio Sparacino, FlightGlobal: la Russia schiera la seconda forza aerea del mondo, www.analisidifesa.it, 29 Gennaio 2020.
8 Andrea e Mauro Gilli, Why China Has Not Caught Up Yet, International Security, Vol. 43, No. 3 2019.
9 Minnie Chan, Chinese navy set to build fourth aircraft carrier, but plans for a more advanced ship are put on hold, www.scmp.com,
28 Novembre 2019.
10 Andrea e Mauro Gilli, op. cit.
11 E, utile ripeterlo, sta investendo sul potenziamento della fanteria di marina: “China now has between 25,000 and 35,000 marines,
according to U.S. and Japanese military estimates. That’s a sharp increase from about 10,000 in 2017” come riporta David Lague in
China expands its amphibious forces in challenge to U.S. supremacy beyond Asia, www.reuters.com, 20 Luglio 2020. L’articolo
contiene molte informazioni interessanti ma chi scrive dissente ampiamente con la visione di una Cina con ambizioni militari globali,
almeno nel quadro globale.
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mare” è nella dottrina del 198512) e si sta indirizzando verso la costruzione di un efficace strumento
marittimo moderno da meno ancora. Già dai primi albori del pensiero marittimo cinese moderno (che
comunque era arrivato a concepire la necessitò non solo di dotarsi di difese costiere ma anche di una
flotta in grado di affrontare i Giapponesi in mare aperto) in quel XIX secolo “delle umiliazioni”, la
capacità navale cinese si era dovuta confrontare coi limiti industriali e finanziari e con la rivalità delle
forze terrestri13. L’enfasi cinese attuale rimane non sull’attacco, bensì sull’interdizione nei confronti
delle attività nemiche mediante missili antinave, attacchi ai satelliti e creazione di bolle “Anti-Access
/ Area-Denial” antinave e antiaeree, nelle quali gli Stati Uniti non possano operare liberamente con
la propria flotta e i propri mezzi aerei (ciò è perfettamente coerente con la cultura cinese dello scontro
asimmetrico, del colpire il nemico qualora questo si sia avventurato inopinatamente in territorio ostile,
e del portare comunque la prima linea di difesa proprio sulla costa). Il dibattito sulle reali capacità
“Anti-Access / Area-Denial” cinesi, o sull’esistenza stessa di una simile dottrina, nonché sulla natura
di difesa “statica” o “attiva” delle coste cinesi (personalmente, propendiamo per la seconda ipotesi) è
aperto14; ma è l’asimmetricità degli strumenti cinesi che oggi occorre sottolineare. Per quanto tale
asimmetricità riveli la concezione cinese difensiva dell’uso della forza, il mondo spera di non dover
mai sperimentare le capacità radar ed elettroniche cinesi di identificare ed ingaggiare una flotta aerea
e navale americana (capacità sulla quale gli stessi americani hanno dei dubbi), fino a colpire e
affondare le portaerei con missili da terra (capacità invece già nelle disponibilità della Repubblica
Popolare).
La Cina nucleare
Regine delle armi asimmetriche, delle armi con le quali il debole può rispettivamente dissuadere e
mettere in ginocchio il forte, sono quella nucleare e quella cibernetica. Le capacità cibernetiche cinesi
sono talmente temibili da meritare una trattazione separata: alla nostra analisi della dottrina e del
pensiero militare cinese giova constatare come ancora una volta lo strumento militare migliore della
Repubblica Popolare miri a colpire l’avversario in modo furtivo ed anonimo, in quella che è la vera
e propria guerriglia del XXI secolo, “senza limiti” e già attivamente in corso tra Repubblica Popolare
e Stati Uniti. È un’arma assai più temibile del limitato arsenale atomico cinese, il quale, pur in fase
di modernizzazione e ampiamento, conta ad oggi meno di 300 testate (delle quali poco più di 200 in
basi terrestri e una ventina a caduta dai bombardieri H-6, derivati dai Tu-16 russi). Completa la triade
nucleare una flotta di quattro sottomarini lanciamissili balistici, programmati per crescere fino al
numero di dieci battelli nei prossimi anni. Numeri quindi non imponenti se rapportarti a quelli
americani, e tecnologie non sempre modernissime e dalla efficacia limitata (si pensi al raggio dei
missili o alla rumorosità e conseguente rilevabilità dei sottomarini esistenti). Per la dottrina cinese
l’arma nucleare è uno strumento politico e non militare, che evidenziava l’indipendenza dall’alleato-
nemico sovietico e rappresenta oggi il diritto a partecipare al consesso delle grandi potenze. È un
deterrente assai limitato rispetto alla capacità americana di primo colpo e consegnato al principio del
“Rifiuto del primo impiego” (a meno che non sia proprio l’arsenale atomico ad essere colpito anche
12 Simone Dossi, Rotte Cinesi. Teatri marittimi e dottrina militare, Università Bocconi Editore, 2014.
13 Ju Hailong, Alle origini del pensiero navale cinese, in Limes, Rivista italiana di geopolitica, n.7 2019, Gerarchia delle Onde.
14 Dibattito magistralmente riassunto da J. Michael Dahm, Beyond “conventional wisdom”: evaluating the PLA’s South China sea
bases in operational context, ww.warontherocks.com, 17 Marzo 2020. Le isole artificiali costruite dai Cinesi nel loro mare servono ad
estendere “bolle” Anti-Access/Area Denial o servono a guadagnare profondità in un mare percepito come territorio ostile? L’autore
dello studio riassume le differenti posizioni ma asserisce: “The Chinese are not in a defensive crouch waiting to be attacked in the
South China Sea. PLA informationized warfare strategies and operational concepts comport with the Chinese concept of “active
defense” — being strategically defensive while operationally offensive. U.S. military planners have unilaterally labeled Chinese
military capabilities as “anti-access/area denial” capabilities. This label has produced a myth that the PLA actually has a defensive
“anti-access/area denial” strategy or a “counter-intervention” strategy. Certainly, China has plans to employ substantial military
capabilities to thwart a U.S. military intervention. However, the Chinese military, like its U.S. counterpart, prefers to seize the
operational initiative and execute offensive operations.”
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da un attacco convenzionale)15. “Minima allerta” (missili di terra senza testate installate), “Rifiuto
del primo impiego” (con le testate non installate sui missili da terra) che esclude comunque l’uso
contro Stati non dotati di arma atomica, “Deterrenza minima” e orientamento “counter-value”
(strategico contro le città nemiche, e non tattico contro le forze nemiche in avanzata) rimangono i
quattro pilastri nucleari di una Cina che preferisce investire su altre forze asimmetriche o sulle forze
convenzionali16, pur modernizzando ed espandendo un arsenale nucleare che essa non desidera
consegnare ad una corsa agli armamenti contro gli USA o contro l’India (la quale sembra piuttosto
rivolgerlo contro il Pakistan). È egualmente da intendersi come politica e non puramente militare la
mossa che, nel 2015, ha elevato il Secondo Corpo di Artiglieria (la branca dell’Esercito con
responsabilità della forza missilistica nucleare di terra) da branca a servizio militare autonomo,
rinominandolo Forza Missilistica: qualitativamente la forza nucleare cinese cresce, quantitativamente
resta esigua e rimarrà tale se paragonata a quella russa e americana. La Cina, sul piano politico, è
senza dubbio “l’utile nemico” che giustifica la presenza della potenza americana 17, ma sul piano
militare resta la terza o al massimo la seconda delle grandi potenze. Rimarrà tale almeno per il
prossimo lustro.
15 Paolo Mauri, Le armi nucleari cinesi che preoccupano gli Stati Uniti, it.insideover. com, 3 Luglio 2019
16 Lawrence Freedman e Jeffrey Michaels, The Evolution of Nuclear Strategy. New, updated and completely revised, Palgrave
MacMillan, 2019
17 Il dibattito statunitense in merito è ben riassunto da Austin Long, Myths or moving targets? Continuity and change in China’s nuclear