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L'intelligenza Non E' Artificiale
L'intelligenza Non E' Artificiale
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14,00
15,00
12/2022 • mensile
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CONSIGLIO SCIENTIFICO
Rosario AITALA - Geminello ALVI - Marco ANSALDO - Alessandro ARESU - Giorgio ARFARAS
Angelo BOLAFFI - Aldo BONOMI - Edoardo BORIA - Mauro BUSSANI - Mario CALIGIURI - Vincenzo
CAMPORINI - Luciano CANFORA - Antonella CARUSO - Claudio CERRETI - Gabriele CIAMPI - Furio
COLOMBO - Giuseppe CUCCHI - Marta DASSÙ - Ilvo DIAMANTI - Germano DOTTORI - Dario FABBRI
Luigi Vittorio FERRARIS - Marco FILONI - Federico FUBINI - Ernesto GALLI della LOGGIA - Laris
GAISER - Carlo JEAN - Enrico LETTA - Ricardo Franco LEVI - Mario G. LOSANO - Didier LUCAS
Francesco MARGIOTTA BROGLIO - Fabrizio MARONTA - Maurizio MARTELLINI - Fabio MINI
Luca MUSCARÀ - Massimo NICOLAZZI - Vincenzo PAGLIA - Maria Paola PAGNINI - Angelo
PANEBIANCO - Margherita PAOLINI - Giandomenico PICCO - Lapo PISTELLI - Romano PRODI
Federico RAMPINI - Bernardino REGAZZONI - Andrea RICCARDI - Adriano ROCCUCCI - Sergio
ROMANO - Gian Enrico RUSCONI - Giuseppe SACCO - Franco SALVATORI - Stefano SILVESTRI
Francesco SISCI - Marcello SPAGNULO - Mattia TOALDO - Roberto TOSCANO - Giulio TREMONTI
Marco VIGEVANI - Maurizio VIROLI - Antonio ZANARDI LANDI - Luigi ZANDA
Flavio ALIVERNINI - Luciano ANTONETTI - Marco ANTONSICH - Federigo ARGENTIERI - Andrée BACHOUD
Guido BARENDSON - Pierluigi BATTISTA - Andrea BIANCHI - Stefano BIANCHINI - Nicolò CARNIMEO
Roberto CARPANO - Giorgio CUSCITO - Andrea DAMASCELLI - Federico D’AGOSTINO - Emanuela C. DEL RE
Alberto DE SANCTIS - Alfonso DESIDERIO - Lorenzo DI MURO - Federico EICHBERG - Ezio FERRANTE - Włodek
GOLDKORN - Franz GUSTINCICH - Virgilio ILARI - Arjan KONOMI - Niccolò LOCATELLI - Marco MAGNANI
Francesco MAIELLO - Luca MAINOLDI - Roberto MENOTTI - Paolo MORAWSKI - Roberto NOCELLA - Giovanni ORFEI
Federico PETRONI - David POLANSKY - Alessandro POLITI - Sandra PUCCINI - Benedetta RIZZO - Angelantonio
ROSATO - Enzo TRAVERSO - Fabio TURATO - Charles URJEWICZ - Pietro VERONESE - Livio ZACCAGNINI
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Stiamo vivendo un cambio di paradigma. La storia ha in trent’anni di vita. Tutte le lezioni sono tenute dalla
ripreso a correre. Sono necessarie nuove chiavi di lettura. Direzione didattica e si avvalgono delle testimonianze
Per capire come cambia il mondo attorno a noi. di esperti provenienti dai paesi in esame e dotati di
Per collocare il nostro paese nelle competizioni conoscenze dirette del tema afrontato, dall’intelligence
internazionali. E per difendere e promuovere i nostri alle Forze armate, dall’alta tecnologia alla cibernetica.
interessi in un pianeta sempre più disordinato.
La Scuola non dura un anno. Stiamo costruendo
La Scuola di Limes è nata per contribuire alla formazione di una comunità, attraverso la rete degli Alumni di Limes.
una nuova cultura e di una nuova sensibilità per la geopolitica Per continuare a confrontarci con chi condivide la passione
nella classe dirigente italiana. Oggi la sua missione è ancora per lo Stato e per i temi che trattiamo.
più rilevante.
La III edizione della Scuola prende il via venerdì 10 marzo
Lo studio dei confitti nello spazio e nel tempo è il sale 2023: 120 ore di lezione, tre fne settimana al mese,
della geopolitica. La nostra Scuola ofre un metodo da marzo a giugno e da settembre a dicembre.
di analisi peculiare, assente nei centri di formazione Con alcune lezioni dal vivo ed esercitazioni per imparare
accademici. Ed essenziale per interpretare le crisi a scrivere e a cartografare analisi geopolitiche.
che determinano il nostro tempo e il posto dell’Italia
nel mondo. La crisi d’identità americana. La competizione È possibile candidarsi inviando curriculum e lettera
Usa-Cina. La Russia in guerra. Il lungo declino degli imperi di motivazione all’indirizzo info@scuoladilimes.it
europei. L’ascesa di nuove potenze, dalla Turchia
al Giappone. E molte altre, sino a un rigoroso esame La Scuola di Limes è aperta a tutti. Da chi già fa parte
strategico dell’Italia, alfa e omega del nostro ragionamento. della classe dirigente a chi aspira a entrarvi. Da chi vuole
acquisire strumenti analitici da integrare nella propria
La Scuola ofre ai partecipanti l’esperienza e l’autorevolezza professione a chi è semplicemente mosso da passione
della vasta rete di analisti e decisori intessuta da Limes e curiosità.
SOMMARIO n. 12/2022
l’Ai cinese
41 Jacob L. SHAPIRO - La vera posta in gioco dell’intelligenza artifciale
49 Alessandro ARESU - Il nuovo gioco delle perle di vetro
59 Giorgio CUSCITO - L’unicorno che sorveglia la Cina
67 Paolo PISTONE - Prevedere l’imprevedibile
L’algoritmo come esorcismo
73 Teresa NUMERICO - Dobbiamo ripensare l’intelligenza artifciale
81 Peter W. SINGER - ‘L’intelligenza artifciale entrerà in guerra’
87 Nicola CRISTADORO - L’Ai serve (anche) a fare la guerra
97 Marcello SPAGNULO - Nello Spazio i robot dipendono dall’uomo
107 Giuseppe DE RUVO - Perché l’Ai è Caos
115 Fabrizio MARONTA - Ai chip, l’evoluzione della specie
125 Alan Hao YANG - Taiwan prepari lo scudo di silicio
131 Alessandro ARESU - Taiwan, l’isola dei chip
145 Alessandro ARESU, Carlo CAVAZZONI, Francesco Maria DE COLLIBUS, Alessandro MASSA
‘Con le nuove macchine risolviamo i vecchi problemi italiani’
153 Francesco UBERTINI - Il supercalcolatore di Bologna
una risorsa per l’Italia
159 Simone Antonio SALA - Il chip parla italiano
165 Vasilij KAŠIN - In Russia l’Ai segna il passo
171 Stephen R. NAGY - Ai, elisir di giovinezza nipponico
175 Lorenzo DI MURO - L’India sarà unita dall’alta tecnologia
o resterà mosaico
PARTE III ECHI DALLA GUERRA GRANDE
LIMES IN PIÙ
209 Giacomo MARIOTTO - Reichsbürger, i nostalgici dell’Impero tedesco
219 Bruno CIANCI - Il mal d’Africa russo ha radici profonde
229 Igor PELLICCIARI - Armi come aiuti, aiuti come armi
237 Fiorina CAPOZZI - Il mistero Bolloré
AUTORI
245
247
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
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Parte I
la SFIDA CINESE
alla TECNOLOGIA
AMERICANA
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
LA CINA SCONFIGGERÀ
GLI USA CON L’INTELLIGENZA
(ARTIFICIALE) di HE Tian e YOU Ji
1. L O SVILUPPO DELL’INTELLIGENZA
artifciale (Ai) ha per la Cina un ruolo di fondamentale importanza. Non solo è la
chiave della competizione tecnologica globale, ma racchiude anche la possibilità
di avviare un nuovo ciclo di rivoluzione scientifca e industriale nazionale. L’a-
genda di Pechino sull’intelligenza artifciale deve essere esaminata a partire da
due fattori: i moventi e gli obiettivi del governo e il ruolo emergente delle azien-
de nazionali.
La Repubblica Popolare persegue le proprie ambizioni nel settore dell’Ai prin-
cipalmente nel solco di due programmi elaborati dal Consiglio di Stato: il Made in
China 2025, lanciato nel 2015, e il Tredicesimo piano quinquennale per lo svilup-
po delle industrie strategiche emergenti, rilasciato nel 2016. Entrambi evidenziano
il ruolo dell’intelligenza artifciale in molteplici aree chiave, dalla robotica alla
tecnologia dell’informazione, dalle auto elettriche alle attrezzature aerospaziali.
Pechino ha poi apertamente puntato sul settore nel luglio 2017, quando il Consi-
glio di Stato ha annunciato il Piano di sviluppo per l’intelligenza artifciale di nuo-
va generazione. Al suo interno, l’Ai è stata investita di una duplice funzione: au-
mentare la competitività della Cina sul piano internazionale e difendere la sicurez-
za nazionale 1. Parte fondamentale di questa strategia è l’integrazione dell’intelli-
genza artifciale nell’economia «reale» 2: le tecnologie di nuova generazione do-
vranno contribuire ad arginare la crisi di produttività provocata dall’invecchiamen-
to della popolazione cinese.
Il contributo dell’Ai alla crescita economica della Repubblica Popolare gioca
un ruolo di grande rilievo per le autorità. La Cina è infatti il paese con il maggior
1. «The State Council Program for Developing the New Generation of AI», Consiglio di Stato della
Repubblica Popolare Cinese, 2017.
2. «Guiding Opinions on Promoting the Deep Integration of Artifcial Intelligence and the Real Eco-
nomy», Commissione centrale per il pieno approfondimento delle riforme, 2019. 9
LA CINA SCONFIGGERÀ GLI USA CON L’INTELLIGENZA (ARTIFICIALE)
3. Un obiettivo tanto ambizioso sarebbe tuttavia poco più che un vuoto slogan
se tali iniziative non avessero ricadute pratiche sulla sicurezza nazionale. Nella vi- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
sione cinese, l’intelligenza artifciale deve servire come occasione per la moderniz-
zazione del comparto della Difesa, con particolare attenzione all’addestramento
dell’Esercito popolare di liberazione (Epl). I cui compiti sono stati profondamente
ridefniti dalla nuova Strategia di difesa nazionale introdotta da Xi Jinping: la guer-
ra viene sempre più concepita come confitto ibrido e su vasta scala contro avver-
sari del calibro degli Stati Uniti, anziché come confronto limitato con una minaccia
regionale 11.
La crescente incorporazione di software e sensori d’intelligenza artifciale nei
sistemi d’arma contribuisce di fatto a ridisegnare i vecchi modelli di combattimen-
to. Agli analisti militari cinesi non sono infatti sfuggite le diffcoltà che la Russia sta
incontrando nel confronto con le armi intelligenti del proprio avversario, come gli
Himars o i cosiddetti droni kamikaze. La superiorità tecnologica della Nato sul
piano dell’intelligenza artifciale ha permesso alle forze di Kiev di avere una perce-
zione più limpida del campo di battaglia. In questo senso, l’Epl ha appreso diverse
lezioni dalla guerra d’Ucraina: da un punto di vista tattico, i generali cinesi hanno
constatato che l’integrazione delle reti neurali convoluzionali nei chip avanzati
consente ai sensori dei sistemi d’arma di riconoscere, rintracciare, analizzare e at-
taccare i nemici in tempo reale. Questo ha accresciuto in modo sostanziale la per-
centuale di successo di ogni intervento offensivo volto a paralizzare i centri logisti-
ci e di comando del nemico, al punto che l’effetto combinato di tali attacchi po-
trebbe essere strategicamente decisivo.
L’Epl ha identifcato diverse aree di impiego dell’intelligenza artifciale a fni
militari. A partire dai veicoli da combattimento senza equipaggio, utilizzabili per la
neutralizzazione mirata degli obiettivi nemici (siano essi individui, sistemi d’arma o
postazioni di comando), per gestire missioni di combattimento pericolose come lo
sminamento e per trasportare risorse su terreni accidentati. L’intelligenza artifciale
può inoltre contribuire allo stesso processo decisionale attraverso le rapide opera-
zioni di raccolta, elaborazione e analisi dei dati. L’Epl ha per esempio simulato la
pianifcazione di una campagna di attacchi aerei che richiedeva 50 persone e 20
ore: con l’aiuto dell’intelligenza artifciale, l’esercitazione è stata svolta in un’ora 12.
L’impiego dell’Ai è essenziale anche nelle attività di raccolta di informazioni di in-
telligence, monitoraggio del campo di battaglia e localizzazione del nemico, che
11. YOU JI, China’s Military Transformation: Politics and War Preparation, Cambridge 2016, Polity
Press.
12 12. ZHANG JINGJING, «AI sabotages the future wars», Liaowang Weekly (Observer weekly), n. 50/2021.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
portano a una consapevolezza «situazionale» decisiva rispetto alle mosse del pro-
prio rivale. Altro ambito di applicazione privilegiato è chiaramente quello della
ciberguerra: i sistemi di intelligenza artifciale possono rilevare in modo rapido gli
attacchi cibernetici e i tentativi di spionaggio informatico del nemico, come anche
scoprire le vulnerabilità dell’avversario e quindi pianifcare il contrattacco. Infne,
l’Ai può essere impiegata per elaborare capacità innovative nell’ambito di equipag-
giamenti militari di nuova concezione. Il divario generazionale tra due sistemi
d’arma si produce infatti proprio nel momento in cui una delle due parti inizia ad Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
13. KANG HAO, «Rethinking military application of AI technology», National Defense, n. 6/2019. 13
LA CINA SCONFIGGERÀ GLI USA CON L’INTELLIGENZA (ARTIFICIALE)
sonoboe ed è specializzato nelle missioni marittime, come gli Mq-9b statunitensi 14.
C’è poi la serie Feihong, il cui modello più famoso – il Loyal Wingman Fh-97a –
può accompagnare velivoli con equipaggio e fornirgli supporto di intelligence e
potenza di fuoco. I Feihong sono pienamente integrati nel circuito interno della
formazione di droni e nella rete collaborativa degli aerei pilotati da umani 15. Non
si può infne dimenticare la serie Wing Loong, il cui esponente di punta – il Wl-3
– è il drone da ricognizione più pesante del genere. Ha un raggio d’azione inter-
continentale e può essere armato con una vasta gamma di bombe e missili, com- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
Il Pentagono stima che l’Ai sviluppata dalla Repubblica Popolare abbia rag-
giunto un livello di approssimativa parità con quella americana. Nel rapporto fna-
le della Commissione per la sicurezza nazionale sull’intelligenza artifciale (Nscai)
statunitense si legge che «i piani, le risorse e i progressi della Cina dovrebbero
preoccupare tutti gli americani. In molte aree Pechino ha eguagliato i livelli degli
Stati Uniti e in alcune è persino in vantaggio». Una simile valutazione potrebbe aver
sovrastimato i risultati raggiunti dalla Repubblica Popolare, che però ha chiaramen-
te compiuto passi da gigante in materia di intelligenza artifciale, in particolare
nelle sue applicazioni militari. Prova ne sia lo spettacolo allestito in occasione del-
la cerimonia di apertura dei Giochi olimpici invernali di Pechino 2022, in cui 600
droni hanno eseguito simultaneamente vari tipi di coreografe in modo ordinato e
preciso. Un’ottima prestazione, soprattutto se confrontata con quella offerta dagli
Stati Uniti in esibizioni simili, nelle quali sono stati coinvolti al massimo 500 velivo-
li. L’episodio ha veicolato un implicito sottotesto militare: l’Epl ha lasciato intende-
re di poter padroneggiare lo stesso sciame di droni in un contesto bellico. La tatti-
ca a sciame messa a punto dalle Forze armate cinesi non si limita peraltro ai droni,
ma viene declinata anche attraverso il dispiegamento di specifci veicoli di superf-
cie per affancare le forze di terra.
18. S. HOLLISTER, «DJI drones, Ukraine and Russia—what we know about AeroScope», The Verge,
23/3/2022. 15
LA CINA SCONFIGGERÀ GLI USA CON L’INTELLIGENZA (ARTIFICIALE)
La partita per l’intelligenza artifciale è in ultima analisi una guerra tra popoli,
una lunga e feroce competizione in cui avrà la meglio chi riuscirà a mobilitare le
migliori risorse umane e materiali 19. Soprattutto, si tratta di una competizione fra
diversi sistemi sociopolitici e ideativi. Attualmente la Cina è in svantaggio rispetto
agli Stati Uniti, ma sta recuperando terreno in settori chiave, soprattutto in quello
militare. La corsa all’intelligenza artifciale somiglia sempre di più alla corsa al nu-
cleare. Pechino è determinata a stare al passo con l’America. Vedremo chi riderà
per ultimo.
19. M. Konaev, T. Nurkin, «Eye to Eye in AI: Developing AI for Strategy and Security», Scowcroft Cen-
16 tre for Strategy and Security, 5/2022.
LA CINA DEL “SOGNO CINESE” Paesi anti-Cina o inafdabili
Taiwan KAZAKISTAN
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(parte della Rep. Pop. Cinese)
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(superconnettore con il resto
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(Giappone) Guam (Usa)
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cinese) Hainan Yap
MYANMAR LAOS FILIPPINE Ngulu
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THAILANDIA Isole Sonsorol
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SRI LANKA (Base militare
(Sotto infuenza cinese) BRUNEI
indiana)
Colombo
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Nuove vie della seta SINGAPORE
I N D O N E S I A
Alcuni porti delle
nuove vie della seta
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COME L’AMERICA SOGNA LE CINE
Paesi pro-Usa
R U S S I A
Paesi tendenzialmente
equidistanti tra Usa e Cina
O C E A N O
Russia potenza autonoma P A C I F I C O
APPONE
Città cinesi più connesse KAZAKISTAN
MONGOLIA
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alla rete commerciale mondiale
sotto forte infuenza statunitense Regime non COR
comunista
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Tianjin
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(Indipendente) Shanghai Orientale Settentrionali (Usa)
Forte infuenza americana
Giappone)
Isole Isole Daitō Alamagan
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MYANMAR LAOS FILIPPINE Ngulu
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THAILANDIA Isole Sonsorol
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BRUNEI GUINEA
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SRI LANKA SINGAPORE
(Sotto infuenza
indiana)
I N D O N E S I A
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Enti territoriali con la maggiore Xinjiang sorvegliato speciale
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN CINA concentrazione di aziende attive nell’Ai
Microsoft Research Lab - Asia Jing-Jin-Ji (Pechino, Tianjin, Hebei)
Il più grande centro di ricerca Area del Delta del Fiume Azzurro
F E D . R U S S A
di Microsoft fuori dagli Usa HEILONGJIANG
Agglomerato Sichuan-Chongqing
Pechino Delta del Fiume delle Perle
Zona pilota nazionale per lo sviluppo
e l’innovazione dell’Ai di nuova generazione JILIN
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Centro di calcolo più grande d’Asia (SenseTime) M O N G O L I A T COREA
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Zhongguancun (distretto di Pechino) NINGXIA SHANXI
la “Silicon Valley” cinese Mar Cinese
JIANGSU Orientale
Isola di Wanshan (Zhuhai) QINGHAI GANSU SHAANXI HENAN ANHUI
SHANGHAI
area per il collaudo di imbarcazioni
senza equipaggio o autonome HANGZHOU
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CHONGQING
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PRINCIPALI AZIENDE AI
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PECHINO - Baidu
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Isole Senkaku
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(GIAPPONE, rivend. P A C I F I C O
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(TAIWAN, rivendicate dalla Cina)
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(TAIWAN) Cinese Babuyan Kaohsiung City Taitung
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QUEMOY Limite della piattaforma
continentale rivendicato Laoag Isola di Luzon Taitung
PESCADORES dalla Cina LE CONTEE DELLA
Acque contese tra Tuguegarao REP. DI CINA
LANYU Confni marittimi Giappone e Cina FILIPPINE (TAIWAN)
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
1. S. RUSSELL, P. NORVIG, Artifcial Intelligence, a Modern Approach, 4a ed., London 2021, Pearson.
2. Sul tema dell’apprendimento delle macchine uno dei migliori testi a disposizione è I. GOODFELLOW,
Y. BENGIO, A. COURVILLE, Deep Learning, Cambridge 2016, Mit Press.
3. J. GLEICK, L’informazione: Una storia. Una teoria. Un diluvio, Milano 2015, Feltrinelli. 17
L’ÈRA DELLE MACCHINE CHE APPRENDONO
che vogliamo far fare al nostro programma. La varietà dei compiti possibili è pres-
soché infnita, ma può essere organizzata in alcune macrocategorie. Possono darsi
ad esempio problemi di classifcazione: il programma riceve un input come l’im-
magine intera di un animale (o solo un particolare, come una zampa) e deve clas-
sifcarne la specie. Oppure problemi di regressione, dove si stima una variabile a
partire da un’altra, come il reddito a partire dal titolo di studio. Potrebbe trattarsi
ancora di problemi di trascrizione, in cui il programma trasforma un input non
strutturato in output strutturato, ad esempio riconoscendo caratteri tramite immagi-
ni o producendo automaticamente didascalie e sottotitoli per un video. Si danno
poi problemi di traduzione, in cui il programma riceve un testo in un linguaggio
naturale e deve tradurlo in un nuovo testo strutturato e corretto di un altro linguag-
gio naturale. O ancora compiti di rilevamento delle anomalie, quali eventi sospetti
(come transazioni fnanziarie anomale), potenziali difetti nei prodotti in catena di
produzione o persino i segnali dei primissimi stadi di un terremoto 5. Possiamo
generare nuovi campioni simili a quelli su cui il programma è stato addestrato op-
pure operare direttamente una sintesi vocale: in questi casi abbiamo a che fare con
funzioni di sintesi e campionamento. Tramite un problema di riconoscimento dei
valori mancanti, il programma può inoltre completare una sequenza con delle la-
cune. Questo tipo di compito è fondamentale, poiché combinato a quello di sinte-
si permette di generare nuovo contenuto sulla falsariga di un altro verosimile 6.
Tornando alla defnizione di Mitchell, la misura della nostra prestazione (P) è
data dall’accuratezza del nostro modello, cioè quanto spesso il nostro programma
riesce a restituire il valore corretto o atteso 7. Da un insieme di dati di partenza
noti (il dataset), il nostro obiettivo è trovare un modello che sia in grado di elabo-
rarne correttamente di nuovi, non ancora conosciuti o persino non ancora avvenu-
ti. Ciò che ci interessa è il potere predittivo di un tale modello e la sua capacità di
interagire con situazioni nuove.
l’esperienza (E), cioè i già citati dati, ciò che il modello può conoscere nel dominio
del problema su cui intendiamo testarlo. I dati possono essere forniti in vari forma-
ti: database, fle di testo, cartelle di immagini, serie temporali. L’apprendimento
può essere supervisionato – modalità in cui indichiamo i dati di partenza e quelli
che ci interessa predire – oppure non supervisionato: in questo caso il programma
cerca di defnire autonomamente la distribuzione statistica e la relazione tra diversi
attributi senza che questi campi gli siano forniti in anticipo 8. È poi fondamentale
anche la capacità del programma di continuare ad apprendere quando nuovi dati
vengono resi disponibili.
Facciamo un esempio: immaginiamo di avere un fle Excel con altezze, età,
sesso e peso di un campione di persone. Tipicamente l’altezza e il peso aumentano
moltissimo nei primi anni di vita. Se fornissimo alla macchina solo campioni di
bambini da uno a 14 anni e poi chiedessimo di predire l’altezza e il peso di una
persona di 30 anni, probabilmente il pronostico sarebbe un’altezza di 3 metri e un
peso di 300 chilogrammi, perché prima della pubertà altezza e peso aumentano
quasi linearmente con l’età. Se invece avesse a disposizione un campione statisti-
camente meglio distribuito, il modello apprenderebbe che una relazione così line-
are fra peso, altezza ed età sussiste solo nei primi anni di vita e poi troverebbe una
certa relazione tra altezza e peso. Noterebbe inoltre che le persone di sesso ma-
schile pesano mediamente di più di quelle di sesso femminile. Un campione con
abbastanza potenza statistica proporrebbe poi anche persone sovrappeso, sottope-
so e così via, in modo da addestrare il modello anche sulle eccezioni.
L’obiettivo di queste tecniche è avvicinarsi, tramite un campione, alla cono-
scenza di una realtà troppo multiforme, complessa e cangiante per essere integral-
mente conosciuta o defnita. Se specifchiamo le caratteristiche a cui siamo interes-
sati (dette labels, in questo caso peso, altezza eccetera), tutte le altre variabili note
dei dati (features) attribuiranno pesi nella predizione in funzione del valore da
trovare. Nella modalità non supervisionata sarà il programma stesso a rinvenire
delle regolarità nei dati. È probabile che individui tre categorie corrispondenti a
donne, uomini e bambini, pur senza conoscere direttamente questi concetti. La
qualità, più che la quantità dei dati ricevuti si rivela di fondamentale importanza.
Ci sono altre situazioni in cui l’algoritmo deve gestire non dati di input ma
l’interazione con un ambiente complesso: non si tratta più di determinare un valo-
re, ma di svolgere un’azione al momento giusto. In queste occasioni si predilige un
approccio di apprendimento per rinforzo (reinforcement learning). Immaginate un
programma per giocare a un videogioco molto semplice come Pac-Man. Il pro-
gramma all’inizio non muoverà affatto Pac-Man e avrà punteggio zero. Poi muo-
verà Pac-Man a caso, continuando a punteggio zero, fnché – ancora per caso –
raggiungerà i puntini da raccogliere e il suo punteggio migliorerà. Imparerà quindi Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
che muoversi verso i puntini è cosa buona e giusta. Poi noterà che essere toccato
dai fantasmini fa terminare il gioco, interrompendo il prezioso aumento dei punti.
E così via. Con un semplice meccanismo di ricompensa come il punteggio, il pro-
gramma cercherà di apprendere quali sono le strategie che lo massimizzano. Mas-
simizzare il proprio punteggio non è un problema banale. Implica il famoso dilem-
ma «esplorazione contro sfruttamento», dunque il rischio che il modello si blocchi
su quello che è un ottimo locale e non globale. Per questo è fondamentale preve-
dere sempre una fase di esplorazione e verifca delle strategie 9.
Provate a sostituire Pac-Man con qualcosa di meno innocente come un missi-
le anticarro, il punteggio da massimizzare con dei blindati nemici da colpire e il
fantasmino con le contromisure dei blindati. Gli stessi meccanismi di base possono
dar luogo a risvolti politici, strategici e militari del massimo rilievo. Nelle applica-
zioni dell’intelligenza artifciale al settore della difesa troviamo in prima linea azien-
de come Anduril, che per ora sembrano prediligere attività come la ricognizione
del campo di battaglia. Facciamo un altro esempio: ritornando al fle Excel di pri-
ma, immaginate di voler determinare anziché il peso a partire dall’altezza il rischio
che, date alcune variabili, una persona X faccia parte di un movimento terroristico.
È esattamente ciò che fa un’azienda molto discussa come Palantir, i cui ex svilup-
patori – fedeli al lessico tolkieniano – hanno poi fondato Anduril. Non è un caso
che un personaggio ben presente ai lettori di questa rivista come Henry Kissinger
da quattro anni si stia occupando intensamente di intelligenza artifciale 10.
Tornando ai meccanismi di base, tali modalità di apprendimento hanno in
genere l’obiettivo di minimizzare la funzione di perdita (loss function), vale a dire
la differenza tra quello che predicono o fanno e il risultato ottimale. Quest’ultimo
consisterebbe in una perdita zero, cioè interpretare sempre correttamente la realtà
o svolgere l’azione perfetta.
Lo scopo è in altre parole inseguire il gradiente di questa funzione di perdita.
Per risolvere un problema così complesso sono state sviluppate una miriade di
tecniche, ciò che spiega perché «addestrare» un modello sia computazionalmente
molto oneroso e richieda a volte un tempo macchina lunghissimo (anche settimane
o mesi a seconda dei parametri da ottimizzare) nonché risorse energetiche ingenti.
9. Questa tipologia di apprendimento si basa su processi decisionali markoviani e fa un utilizzo inten-
so dell’equazione di Bellman, della programmazione dinamica e di tutta la teoria dell’ottimizzazione.
10. H. KISSINGER, E. SCHMIDT, D. HUTTENLOCHER, The Age of AI and our human future, Boston 2021, Little
20 Brown & Co.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
11. Proprio questa vittoria al gioco del Go viene citata da Kai-Fu Lee come all’origine del «momento
Sputnik» della Cina nel campo dell’intelligenza artifciale. 21
L’ÈRA DELLE MACCHINE CHE APPRENDONO
è facile dire bianco e nero. Che bianco? Bianco assoluto, opalescente, giallognolo
o lucido? E che nero? Nero carbone, antracite, moca, marrone? In che condizioni di
luce avviene il gioco? Non è una questione estetica: il computer alla fne «vede» una
matrice di punti (i pixel), ciascuno con tre valori per la presenza di rosso, verde e
blu. Anche immaginando di avere la gigantesca pazienza di codifcare tutte queste
regole su neri e bianchi, per ingannare il nostro programma basterebbe decidere
di giocare degli scacchi gialli contro degli scacchi blu.
Inoltre non tutto è variabile: gli scacchi possono essere prodotti in tutti i colo- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
ri, ma quelli delle pedine nel gioco devono essere complessivamente due. Se ce ne
fossero tre, non si tratterebbe più del gioco degli scacchi. Se trovassimo pezzi di
tutti colori diversi, noi umani sapremmo che c’è qualcosa di sbagliato in una simi-
le scacchiera: si tratterebbe forse di una bella opera d’arte, ma sarebbe impossibile
servirsene per giocare. Pensiamo poi all’angolo da cui la scacchiera viene ripresa:
il nostro cervello adatta automaticamente la percezione delle forme, mentre la
macchina deve imparare a farlo. Le tecniche di apprendimento automatico permet-
tono a un computer proprio di riconoscere correttamente una scacchiera e una
pedina a prescindere da tutte le variabili appena citate, che mai e poi mai potreb-
bero essere codifcate a priori in maniera esaustiva da un programmatore.
dell’input che ricevono. Già negli anni Novanta l’approccio neurale aveva dimo-
strato le sue enormi potenzialità in compiti come il riconoscimento ottico di carat-
teri. Ma solo dopo il 2010 gli sforzi di Geoffrey Hinton, Yoshua Bengio e Yann
LeCun riescono a imporsi grazie al perfezionamento del cosiddetto «apprendimen-
to profondo» (deep learning). L’idea di base è che i neuroni artifciali possano divi-
dersi in diversi strati non immediatamente visibili (hidden layer, strati nascosti),
ciascuno dei quali calcola uno stato intermedio: la somma di questi livelli dà origi-
ne al risultato fnale di output. La fase di addestramento di tale rete neurale artif- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
ciale consiste nel determinare i pesi corretti dei singoli neuroni nel contesto della
rete globale in cui si trovano. I risultati dell’apprendimento profondo su problemi
di visione artifciale (computer vision) o elaborazione del linguaggio naturale sono
stati semplicemente strabilianti. Il settore è esploso: migliaia di paper, un’infnità di
floni di ricerca, un tasso di innovazione senza precedenti.
Essenzialmente tre forze hanno modellato la scena attuale. Prima: la ricerca
accademica, che procede al ritmo del publish or perish («pubblica o muori»). Mec-
canismo che spinge non solo i professori ma già i dottorandi di ricerca e più recen-
temente persino le aziende stesse a pubblicare quanto prima i risultati dei propri
studi, in un circolo di innovazione frenetica. Seconda: l’ampia disponibilità di ca-
pacità computazionale attraverso l’infrastruttura cloud (cloud computing), grazie
alla quale non si deve necessariamente disporre di un proprio supercomputer per
addestrare da zero un modello. Rispetto ai complessi data centers «proprietari» di
una volta, poter prendere in prestito le risorse di calcolo necessarie per il tempo
necessario (capacità computazionali on demand) è un incredibile progresso. Ter-
za: approccio open source al tema. La mole di algoritmi è per la maggior parte di
pubblico dominio. L’ampia disponibilità di modelli preaddestrati (come quelli su
Hugging Face 14, un sito rivoluzionario che non esisteva fno a due anni fa) riduce
ulteriormente gli ostacoli nell’adozione iniziale di tecnologie di intelligenza artif-
ciale e apprendimento automatico.
generare grafca 3D o interi video. Una porta chiusa per secoli sembra essere stata
di colpo spalancata.
Non è la prima volta che le macchine vengono impiegate in questo settore.
Quasi tutto il comparto artistico e creativo è gradualmente diventato digitale, dalla
musica ai flm passando per la fotografa. Senza citare i programmi di elaborazione
di testi (word processing) che rendono possibile redigere articoli come questo. Con
la morte dei vecchi supporti analogici e l’avvento della digitalizzazione, la creativi-
tà umana è sempre più mediata da programmi e algoritmi tanto complessi quanto
effcaci. Ma adesso la macchina non è più solo uno strumento: è in grado di pren-
dere iniziativa e disegnare, con risultati che quanto meno appaiono artistici. Recen-
temente un’opera prodotta da Stable Diffusion ha persino vinto il primo premio in
un concorso riservato alle arti digitali 16. Questi progressi non si limitano al campo
delle arti visive. Il colosso cinese Tencent ha generato oltre mille canzoni attraver-
so l’intelligenza artifciale. Una di esse – un pezzo completamente nuovo realizza-
to con la voce della cantante Anita Mui, scomparsa oltre 40 anni fa – ha già totaliz-
zato oltre 100 milioni di ascolti 17. Come già avvenuto diverse volte nella storia
dell’arte, la frontiera della creatività artistica sembra essersi spostata. Dal nulla è
nata una nuova disciplina, l’ingegneria dei prompt (prompt engineering), che ha lo
scopo di ottimizzare il testo preso in input da questi modelli.
«Ogni tecnologia suffcientemente avanzata è indistinguibile dalla magia»: la
famosa frase dell’autore di fantascienza Arthur C. Clarke non potrebbe essere più
calzante. Per risultati raggiunti e capacità di emulare la creatività umana, una simi-
le tecnologia potrebbe sembrare un miracolo. Ma non lo è: si basa semplicemente
sui dati. I modelli di cui abbiamo parlato pesano circa 4,7 gigabyte, pari alla capa-
cità di un vecchio dvd. Lo spazio occupato fno a poco tempo fa da un flm di 90
minuti adesso può ospitare l’esperienza condensata della grandissima mole di di-
segni e immagini su cui Stable Diffusion è stata addestrata.
ti) che dava lavoro a uno stuolo di grafci professionisti adesso rischia letteral-
mente di sparire. Qualcosa di simile sta già succedendo nel campo della tradu-
zione, in cui gli umani soffrono della competizione con i modelli linguistici
(language models) più recenti, estremamente avanzati. Nessun editore rispetta-
bile farà mai tradurre un grande romanzo da questi modelli, che però possono
prestarsi bene per molti testi meno esigenti. Neanche la scuola può dirsi immune
da queste applicazioni dell’intelligenza artifciale. Pensiamo alle versioni di greco
e di latino: grazie a simili programmi, un testo ben tradotto non è più necessa- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
riamente prova di uno sforzo autonomo dello studente. Lo stesso vale per i temi.
La nuova app Moonbeam 18 può ad esempio scrivere intere tesine sulla base di
un semplice input e portare a risultati più che dignitosi per le scuole superiori e
non solo.
«Lo sviluppo dell’intelligenza artifciale è una priorità assoluta per le Forze
armate di tutto il mondo, in quanto ha il potenziale per rivoluzionare le operazio-
ni militari e dare alle nazioni amiche un vantaggio signifcativo sugli avversari. Gli
Stati Uniti sono all’avanguardia nello sviluppo dell’Ai, ma anche altre nazioni
stanno investendo molto in questo settore. È essenziale che le nazioni amiche
lavorino insieme per sviluppare in modo da mantenere il vantaggio sugli avversa-
ri. Ci sono una serie di considerazioni etiche e pratiche che devono essere prese
in considerazione quando si sviluppa e si utilizza la tecnologia Ai nel contesto
militare».
Questo è il risultato che si ottiene immettendo nell’app alcune semplici paro-
le chiave prese da questo articolo e da altri testi della rivista su cui appare, inse-
rite prima in inglese e poi tradotte con il traduttore automatico DeepL un doppio
passaggio nell’apprendimento profondo, quindi. Ma come si è arrivati a questo?
Qualche mese fa lo sviluppatore di Google Blake Lemoine ha sostenuto che
un programma di conversazione da lui sviluppato avesse raggiunto lo stadio
dell’autocoscienza e che possedesse sentimenti 19. L’episodio va al cuore del tema
del rapporto tra intelligenza artifciale e imitazione dell’umano. Lo studio del neu-
rone, così importante per lo sviluppo di questa tecnologia, non aveva lo scopo di
produrre una replica del cervello umano. Era piuttosto indirizzato alla risoluzione
di problemi concreti attraverso la comprensione di alcuni meccanismi di base. Il
neurone artifciale che utilizziamo nei processi di apprendimento automatico è
solo una ipersemplifcazione numerica, mentre il neurone biologico - per dirne
una tra mille - è elettrochimico. Non dobbiamo farci illusioni: quello che chiamia-
mo cervello elettronico non è un cervello, anche se riesce meglio di noi in alcuni
compiti. È come il braccio meccanico di una gru: è gigantesco, può distruggere
un muro in un colpo solo, ma non è certo un braccio come quello che abbiamo
attaccato alle spalle – se non nel nome.
non sembrano granché interessati alle nostre convinzioni flosofche sui limiti
dell’umano. Blake Lemoine è stato nel frattempo allontanato da Google.
20. Il blog è gestito assieme al dottorando di Princeton Sayash Kapoor, anch’egli piuttosto scettico
sugli effetti miracolosi dell’intelligenza artifciale. Snake oil è infatti traducibile come «cialtronesco
elisir miracoloso venduto da imbonitori».
21. L’equivoco visivo è talmente ingranato che se si chiede a Stable Diffusion o Midjourney di dise-
gnare sé stesse produrranno invariabilmente qualcosa di simile a un androide. Ciò avviene perché
statisticamente – sulla massa di dati su cui il modello di disegno è stato addestrato – questo è quanto
26 è stato associato al concetto di intelligenza artifciale.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
uomini per il fronte, i coscritti affollano lugubri caserme, prime linee fangose ven-
gono battute da colpi di artiglieria mentre vecchi carri armati cercano di avanzare
nelle steppe. Alcuni hanno tra le mani una macchina capace di creare qualcosa che
somiglia molto all’arte, la più umana delle prerogative, mentre altri vengono man-
dati a scavare trincee e morire nei campi di girasole. Solo due parole dal punto di
vista dell’intelligenza artifciale su questo confitto: nell’analizzare i vari moventi
geopolitici dello scontro in Ucraina, credo che se ne sia dimenticato uno. Nessuno
ha ancora dati reali, presi da sensori di ultima generazione, di una guerra combat-
tuta da eserciti moderni in sostanziale parità tecnologica.
Ottenere questi dati per primi e utilizzarli in un modello attuale di apprendi-
mento automatico può fornire un vantaggio strategico sostanziale nei primi giorni
di un prossimo, ipotetico confitto su vasta scala. Aver predisposto questi dati e
modelli signifca possedere eserciti di droni e armi autonome già ottimizzati al pri-
mo giorno del confitto. La Russia, che pure quel confitto lo sta combattendo di-
rettamente, non sembra avere né i sensori né la capacità di interconnessione fra
sistemi necessaria per approfttare di questa sanguinosa esperienza. Altre grandi
potenze, come ad esempio la Cina, al momento sono prive di esperienze dirette
sul campo. Per addestrare i propri algoritmi potrebbero forse ovviare con i cosid-
detti «dati sintetici», cioè dati generati artifcialmente. Benché realistici, essi riman-
gono tuttavia dati «fnti», con tutti i problemi dei dati fnti. Per risolvere un problema
servono invece i dati «giusti», nella dimensione del campione adeguata.
7. Ma dati giusti per cosa? Per il dominio del problema che stiamo cercando di
risolvere. La consuetudine ci porta a immaginare le più grandi innovazioni tecno-
logiche come progetti giganteschi, colossali (i 130 mila impiegati del progetto
Manhattan, la corsa allo Spazio eccetera). Ci viene naturale immaginare la nuova
frontiera di questo scontro come altrettanto imponente. L’investitore taiwanese Kai-
Fu Lee ha coniato la formula di «superpotenze dell’intelligenza artifciale» 22 per
descrivere lo scontro tecnologico in atto tra Cina e Stati Uniti. Lo stesso Kai-Fu Lee
ha potuto assistere all’inizio della rivoluzione dell’intelligenza artifciale in Cina, che
prende avvio dalle pagine di normali libri di testo universitari. Uno dei passaggi più
belli del suo libro è il ricordo degli studenti universitari cinesi che si affollano di
22. K.F. LEE, AI Superpowers: China, Silicon Valley and the New World Order, Boston 2019, Houghton
Miffin Harcourt. 27
L’ÈRA DELLE MACCHINE CHE APPRENDONO
notte sotto i lampioni per studiare fno a tardi i testi e le dispense fotocopiate dalle
università americane. Nella storia dello sviluppo dell’intelligenza artifciale cinese
non c’è stato alcun Klaus Fuchs (il fsico che consegnò ai sovietici alcuni segreti
dell’atomica americana). Gli algoritmi erano quasi tutti pubblici. Come spiegava
Norvig qualche anno fa: non abbiamo algoritmi migliori, abbiamo solo più dati.
Il successo nei progetti di questo tipo non dipende tanto o solo da investimen-
ti colossali, ma dalla defnizione di un problema concreto e dalla capacità di otte-
nere e fornire appunto i dati giusti. Davide può vincere contro Golia, se riesce a Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
individuare meglio il problema che vuole risolvere. D’altra parte, alcuni problemi
possono essere ancora molto diffcili da sciogliere nonostante investimenti incredi-
bili. Cento miliardi di dollari investiti per un’auto a guida autonoma e non sappia-
mo ancora quando riusciremmo a guidarne – o meglio non guidarne 23 – una.
Qualche anno fa è stato previsto che in breve tempo l’intelligenza artifciale
avrebbe reso superfuo il lavoro del radiologo. Viceversa, quello dell’artista – in
ragione del suo insostituibile contributo creativo - sembrava essere l’ultimo mestie-
re a dover temere gli sviluppi di questa tecnologia. A oggi sembra essersi verifcato
il contrario: il settore della radiologia gode di enorme richiesta (anche in ragione
dell’epidemia di Covid), mentre esistono programmi in grado di rappresentare
grafcamente qualsiasi cosa – delle possibili conseguenze di Stable Diffusion abbia-
mo già parlato. Magari domani un nuovo risultato teorico stravolgerà un settore
che nessuno si aspetta. È suffciente una ottimizzazione o la scoperta di una corre-
lazione inattesa per migliorare esponenzialmente un risultato raggiunto in prece-
denza. A volte basta non aggiungere, ma togliere un pezzo 24. Forse questo è l’a-
spetto meno compreso degli attuali sforzi nel campo dell’intelligenza artifciale.
Questi algoritmi non leggono la realtà come noi. Cercano caratteristiche salienti e
schemi a noi invisibili, che però possono essere ingannati. È emblematico il caso
di un ricercatore che ha realizzato dei bizzarri occhiali colorati che lo facevano
identifcare come Milla Jovovich dai sistemi di riconoscimento facciale. Sono pro-
blemi che possono capitare vista la natura «convoluzionale» di molti algoritmi di
visione e non solo. Per fornirne un’intuizione, l’immagine viene divisa in celle e
raggruppata con funzioni matematiche particolari. A volte utilizzare un modello
anziché un altro, ad esempio passare da una regressione lineare multipla a una
«foresta casuale», permette miglioramenti prestazionali miracolosi. Spiegare perché
può tuttavia diventare impossibile.
Uno dei pochi strumenti che può essere intuitivamente afferrato è forse pro-
prio la regressione lineare. Se voglio trovare il tuo reddito medio, posso supporre
che sarà funzione del tuo titolo di studio, del tuo settore d’occupazione, dei tuoi
anni di esperienza eccetera. La regressione lineare permette di determinare il peso
23. L. CLARKE, «How self-driving cars got stuck in the slow lane», The Guardian, 27/3/2022. Appena
prima della chiusura di questo articolo, Tesla ha rilasciato in beta il suo programma di full self-driving
per tutte le auto iscritte al programma in Nord America.
24. Come il fondamentale saggio «Attention is all you need» ha fatto introducendo l’approccio «Tran-
sfomer» per il problema della traduzione svolta con il metodo dell’apprendimento profondo. Si veda
28 A. VASWANI ET AL., «Attention is all you need», arXiv, 12/6/2017.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
già citate. Le foto che carichiamo sui nostri cellulari e i relativi servizi di cloud spes-
so vengono già categorizzati automaticamente. Provate a cercare «scarpe» o «spiag-
gia» nelle vostre gallerie. Quasi tutte le automobili moderne riescono a riconoscere
i segnali del limite di velocità a bordo strada, segnalandovi quando li state superan-
do: un problema di visione non banale. Sono semplici esempi, ma i cambiamenti
che stiamo vivendo sono talmente epocali che è facile perderne le proporzioni.
Senza neanche nominare i social network, la gestione automatica e la mode-
razione del contenuto, i risultati di ricerca personalizzati. Se frontiere del futuro Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
ha lanciato un chiaro guanto di sfda: da qui in avanti, gli Stati Uniti useranno il
predominio nell’hardware dell’Ai per negare alle aziende e agli enti cinesi l’accesso
ai sistemi più avanzati ottimizzati per condurre operazioni di apprendimento auto-
matico nel cloud. L’impatto immediato non sarà enorme, ma nel tempo i controlli
incideranno moltissimo sulla capacità delle compagnie della Repubblica Popolare
di tenere il passo con le controparti americane nella ricerca e nello sviluppo appli-
cativo dell’Ai.
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
-americana
Mosca fda sino
S
UCRAINA
USA
Washington Pechino
GIAPPONE
CINA
Hawaii (Usa)
INDIA VIE TAIWAN
WAN
TN
AM FILIPPINE
Il triangolo Guam (Usa)
della Guerra Grande MALAYSIA
Guerra russo-americana
Coppia sino-russa in crisi USA
Sfda sino-americana INDONESIA
Avanguardie antirusse
Alleato Nato ambiguo e autocentrato AUSTRALIA
Quad (Usa, Australia, Giappone, India)
NIA
FR
MA
AN
Basi strategiche Usa per la pressione verso la Cina
CIA
GER
Isole o atolli statunitensi
ITALIA Avanguardie anticinesi
A
AGN Sub-imperi in (ri)formazione Proiezione Usa
SP Tensioni coreane nell’Oceano Pacifco
Paesi dell’EuroQuad
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
CON CHI E CONTRO CHI SPIANO GLI USA
Finlandia
Svezia
Norvegia
FED. RUSSA Danimarca
FED. RUSSA
Germania
CANADA REGNO UNITO
Paesi Bassi
Belgio
Francia
STATI UNITI
Spagna
Giappone Italia CINA
CINA Tunisia Israele IRAN
Corea del Sud Algeria
Taiwan Egitto
Messico
Thailandia
Venezuela
Colombia Singapore
Singapore
Etiopia PAKISTAN
AFGHANISTAN
Brasile
AUSTRALIA
Polonia Macedonia
Obiettivi dello
5 Eyes spionaggio Usa Rep. Ceca Grecia
NUOVA ZELANDA Austria Giordania
9 Eyes Principali
Ungheria Arabia Saudita
14 Eyes Croazia Emirati Arabi Uniti
Paesi di appoggio ai 5 Eyes Importanti
Romania India
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
ANGLOSFERA Paesi dove l’inglese è la lingua
nazionale o la lingua madre per
la maggioranza della popolazione
Paesi dove l’inglese è una delle
lingue ufciali ma non la principale
CANADA
REGNO
UNITO
IRLANDA
e
LESOTHO
ZELANDA
rd
SUDAFRICA
Ma
Santa Lucía
Barbados
St. Vincent e Grenadine
Falkland (GB)
5 Eyes
Grenada
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
INTERNET È LIBERO? Ungheria
Estonia
Bielorussia
Ucraina
Federazi
ziion
Federazione
onee Russa
Canada
Ca
ana
nadda
Regno
g Unito
Germania
Francia
Serbia
Italia
Stat
ti Uniti
Stati Un
Tunisia Giapp
Giappone
Marocco Cina
Ci
ina
del Sud
Corea de
Messic
M essic
iico
Messico
My
Myanmar
agua
Nicaragua Ven
Venezuela Cam
Cambogia
Costa Rica Etiopia Vie
Vietnam
Colombia
Ecuador Ghana Uganda
U Ma
Malaysia
Stato di libertà Sri Lanka
di Internet Nigeria Kenya
Bangladesh
Libero Brasile Angola
Parzialmente libero Zambia Malawi
Non libero Zimbabwe Thailandia
Senza dati
Australia
Au
ustr
sttra
ralia
ral
Modifca del punteggio
di libertà su Internet
(Dal 2021 al 2022) Sudafrica
Argentina 1-Azerbaigian
+3
+1/2 2-Armenia
-1/2 3-Georgia
-3/7 4-Giordania
Nessun cambiamento 5-Iraq
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
www.freedomhouse.org
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
CLASSIFICA GLOBALE DEI PAESI PIÙ DINAMICI NEL CAMPO DELL’AI, 2021
Stati Uniti
Cina
India
Regno Unito
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
Canada
Corea del Sud
Germania
Australia
Israele
Singapore
Italia
Paesi Bassi
Giappone
Indice dei punteggi
Svezia ponderati
Spagna
Ricerca e sviluppo
Francia
Svizzera Economia
Irlanda
Brasile
Portogallo
Finlandia
Norvegia
Russia
Danimarca
Belgio
Malesia
Turchia
Austria
Polonia
0 4 8 12 16
scono una pressione per ridurre l’ampiezza dei contatti 2. Misurare la diminuzione
è però esercizio diffcile, anche perché i ricercatori cinesi continuano a dimostrare
alti livelli di interesse a partecipare alle principali conferenze internazionali 3. Inol-
tre, i talenti più capaci della Repubblica Popolare nel settore dell’Ai tengono anco-
2. Si veda per esempio K. KAYE, «US policymakers could be alienating the Chinese AI researchers they
want to attract», Protocol, 3/11/2022.
3. Colloqui con ricercatori dell’Ai in Cina suggeriscono alti livelli di interesse e una partecipazione
limitata all’edizione di quest’anno del convegno NeurIps. 33
IL PIANO DEGLI STATI UNITI PER RALLENTARE L’AI CINESE
aziende straniere non avevano lo stesso tipo di presenza nella Repubblica Popola-
re. Oggi invece essere intimi del governo pechinese è considerato un fattore assai
negativo a Washington. Tuttavia, i rapporti individuali tra Msra e le controparti ci-
nesi restano profondi e complessi. Non possono essere rovesciati facilmente. Né
esiste un forte desiderio in tal senso.
Vista la crescente preoccupazione dell’amministrazione Biden per la moder-
nizzazione bellica della Repubblica Popolare e per la dottrina della fusione civi-
le-militare, Msra e altri enti di ricerca americani con rapporti in Cina continueranno
a selezionare attentamente le università e le organizzazioni a cui affliarsi. È certa-
mente possibile che in futuro l’amministrazione statunitense faccia pressione su
Microsoft e soci per limitare certi tipi di interazione sull’intelligenza artifciale. Ma
molto probabilmente incontrerà forte resistenza. Le società al vertice dell’Ai conti-
nueranno a sostenere che la ricerca americana benefcia della collaborazione con
la Cina, favorendo l’evoluzione dell’intero ecosistema. Gli studi di settore mostrano
inoltre che la politica dovrebbe evitare di mettere troppa pressione sui forti intrec-
ci tra i ricercatori cinesi e americani nel campo dell’intelligenza artifciale.
Si va dunque verso minori livelli di collaborazione tra Stati Uniti e Cina. Non
solo in sottocategorie sensibili come la visione artifciale. Anche lo sviluppo degli
algoritmi di Ai è probabilmente diretto verso una crescente biforcazione, benché
non netta, almeno per un certo periodo di tempo. La maggior parte delle tecnolo-
gie che hanno trainato lo sviluppo dell’intelligenza artifciale ha funzionato condi-
videndo gli elementi fondamentali, i dati e le strutture. Inoltre, i modelli di appren-
dimento automatico potevano essere adattati all’utente. Nel settore, insomma, do-
minava la logica open source. Oggi il panorama sta cambiando a causa della com-
petizione tecnologica sino-americana.
Le organizzazioni cinesi responsabili della ricerca e sviluppo nel campo delle
telecomunicazioni stanno dando sempre più attenzione all’intelligenza artifciale. A
inizio 2022, l’Accademia di Cina per le tecnologie dell’informazione e della comu-
nicazione, pensatoio del potente ministero dell’Industria e delle Tecnologie dell’in-
formazione, ha pubblicato un rapporto 4 sull’evoluzione delle principali strutture
dell’Ai, fra cui PyTorch, TensorFlow, PaddlePaddle e MindSpore di Huawei. Que-
ste strutture stanno guadagnando utenti in Cina, ma trovano un grande ostacolo
nella posizione dominante degli strumenti standardizzati sviluppati negli Stati Uni-
ti. I ricercatori cinesi non hanno obiettivamente molti incentivi per sviluppare alter-
native di qualità inferiore e d’altro canto non sono alte le probabilità che i funzio-
nari americani mettano limiti all’esportazione di programmi open source. È vero
che il dipartimento del Commercio ha discusso in via potenziale l’introduzione in
futuro di controlli all’export di algoritmi di Ai, ma non è affatto chiaro che cosa
verrebbe limitato e come verrebbero applicati i divieti 5. Il governo ha anche di-
scusso possibili nuovi controlli su alcuni tipi di gruppi di dati per l’addestramento Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
dell’Ai, ma anche qui è diffcile stabilire che cosa vietare e come farlo.
Thule
GROENLANDIA
Globus II
Alaska
(USA)
Clear NORVEGIA
Fylingdales
REGNO UNITO
Cavalier Shemya
Beale Milstone Is. Aleutine
U S A Cape Cod (USA)
IL PIANO DEGLI STATI UNITI PER RALLENTARE L’AI CINESE
Socorro
infatti il governo americano ha preso di mira sia queste capacità di calcolo sia i si-
stemi progettati per gestire operazioni avanzate di Ai e apprendimento automatico.
Il pacchetto del 7 ottobre introduce una novità nella lista 3A090 del Bureau of
Industry and Security: controlli sulle velocità tra processore e processore superiori
a 400 GByte/s 9. Ciò signifca che la larghezza di banda permessa a Nvidia per
esportare in Cina è più vicina ai Gpu della generazione precedente, quelli di tipo
V100. Poco dopo la decisione del governo, infatti, la stessa azienda ha presentato
una nuova versione degli A100, gli A800, che hanno una velocità di trasferimento Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
nuerà a limitare l’accesso per le aziende cinesi sia ai semiconduttori di punta otti-
mizzati per l’Ai sia alla strumentazione e ai brevetti che servono per produrli. È
una seria escalation punitiva. Non si tratta tanto di competere, quanto di rallenta-
re o fermare lo sviluppo in Cina di un ecosistema d’intelligenza artifciale e delle
applicazioni collegate, giustifcato da preoccupazioni militari.
Il pieno impatto dei nuovi controlli statunitensi sui processori grafci non
sarà evidente prima di due o tre anni. Nel frattempo, le organizzazioni cinesi non
saranno in grado di ottenere le apparecchiature più avanzate. I sistemi basati su Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
la sfida Usa-Cina, sarà invece decisa dal suo esito. Più delle
applicazioni belliche, conterà l’uso dell’Ai nell’agricoltura.
defnizione univoca e condivisa. La maggior parte dei modi di intenderla ruota at-
torno all’idea dell’apprendimento automatico, cioè la capacità di una tecnologia
digitale di progredire dall’automazione all’autonomia in una serie di decisioni pre-
se in risposta all’interazione con stimoli esterni.
Basandoci su questa defnizione, interagiamo con molta più intelligenza artif-
ciale nella nostra vita quotidiana di quanto si possa pensare. Per esempio quando
usiamo un iPhone: le sue tastiere usano un algoritmo per cercare di prevedere la
parola che stiamo digitando o stiamo per digitare a seconda del contesto. In teoria, Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
più sono i dati raccolti da Apple più preciso diventa il meccanismo. Nutro comun-
que molti dubbi su quanto siano effcaci questi algoritmi: se il mio telefono deve
predire quali parole stanno digitando le mie grasse dita, farà una fatica bestiale a
imparare, nonostante anni di utilizzo.
Tecnicamente, questa è intelligenza artifciale, ma non è quella di cui i deciso-
ri strategici si preoccupano. La geopolitica dell’Ai si basa sugli stessi sogni e incubi
che avevano spinto Asimov a scrivere negli anni Cinquanta. Chi sogna immagina
grandi guadagni produttivi con la creazione di processi autonomi e macchine in
grado di svolgere lavori oggi possibili unicamente con l’energia umana. Chi ha
incubi immagina sistemi d’arma in grado di adattarsi e di prevalere sugli arsenali
del nemico. Il realista geopolitico alza la mano e fa notare che la competizione per
l’accesso all’energia, al cibo, alle rotte commerciali sarà più determinante nel breve
periodo per l’equilibrio di potenza tra gli Stati nazionali.
Mentre facevo ricerca per questo articolo, mi ha colpito qualcos’altro che
spunta spesso nella letteratura sull’intelligenza artifciale. Ecco una frase da un ec-
cellente articolo dell’Australian Strategic Policy Institute: «La credenza che l’Ai sarà
la chiave del dominio militare, economico e ideologico ha trovato espressione in
una serie di grandi dichiarazioni d’intenti sull’Ai negli Stati Uniti, in Cina, in Russia
e in altri attori» 1. Consideriamo la parola «credenza» (belief). Appartiene a una cat-
tedrale, non a uno studio sulle intersezioni tra intelligenza artifciale e geopolitica.
Eppure, poiché l’Ai è ancora in fasce, anche solo per approcciarsi al concetto biso-
gna in qualche modo avere fede, dal momento che nessuna delle sue promesse si
è ancora materializzata. Di questa tecnologia esiste un’idea e anche qualche prima
dimostrazione di come essa possa manifestarsi. Ma come avverranno quei progres-
si resta un mistero anche per gli esperti di settore.
Negli Stati Uniti, chiameremmo tutto ciò mettere il carro davanti ai buoi, cioè
dire gatto prima di averlo nel sacco. Una delle ragioni primarie per cui il confronto
tecnologico tra Cina e America si è concentrato sulle reti 5G è che senza di esse – o
per essere più precisi senza reti ubique a bassa latenza, ad alta velocità e prive di
cavi – molte delle applicazioni dell’intelligenza artifciale non funzionano nemme-
no. Le automobili autonome sono uno degli esempi più semplici di come queste
tecnologie stiano entrando nelle nostre vite. Ma voi ve ne fdereste davvero, anche
se la componente intelligente fosse perfetta, visto lo stato attuale delle reti wireless
1. A. KAPETAS, «The geopolitics of artifcial intelligence», The Strategist, Australian Strategic Policy Insti-
42 tute, 24/12/2020.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
globali? Quante volte il vostro telefono ha interrotto una chiamata? Quante volte il
vostro wi-f ha fallito durante un’importante videoconferenza, lasciandovi a fssare
l’immagine bloccata e poco piacevole della faccia di qualcun altro?
Peraltro, non è dimostrato che la componente intelligente sia perfetta. Qualche
anno fa, un gruppo di università – fra cui il Massachusetts Institute of Technology,
l’Università di Exeter e la Toulouse School of Economics – ha pubblicato uno studio
intitolato all’idea di «Moral Machine», descritta come «una piattaforma per raccogliere
le prospettive umane sulle decisioni morali prese da macchine intelligenti, come le Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
CANADA
EUROPA
STATI UNITI
CINA
TAIWAN
LA VERA POSTA IN GIOCO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
I N D O N E S I A
BRASILE
AUSTRALIA
URUGUAY
Paesi che in futuro
potrebbero essere dominati
dall’intelligenza artifciale
NUOVA ZELANDA
Americana
Cinese
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
tura, il grosso delle aziende non era consapevole dell’impatto trasformativo che i
microchip avrebbero avuto sulle loro industrie. E fno ai progressi scientifci che
hanno accompagnato la corsa allo Spazio, la maggior parte di quell’impatto era
pura fantascienza, roba da serie tv come Star Trek, non da sobrie analisi delle rela-
zioni tra le nazioni. Negli anni Ottanta e Novanta, tuttavia, è stata l’applicazione
delle innovazioni digitali ad aiutare l’economia statunitense a superare la stagfazio-
ne degli anni Settanta e Ottanta, innescando poi la rivoluzione digitale mondiale.
Con i tassi di crescita della produttività alle stelle, globalizzazione e digitalizzazione
sono converse per sospingere l’America nel suo momento unipolare.
La produttività, tuttavia, ha raggiunto il picco intorno alla crisi fnanziaria del
2008. La competizione per il dominio nell’intelligenza artifciale è parte di una sfda
più ampia relativa a quella che è stata defnita quarta rivoluzione industriale. Il Re-
gno Unito ha costruito l’impero britannico anche perché è stato il primo a benefcia-
re della prima rivoluzione industriale, con l’aggiunta di una favorevole geografa che
lo teneva lontano dal caos europeo e con copiose risorse di carbone per alimentare
l’impulso produttivo. La seconda rivoluzione industriale ha generato l’elettrifcazione
della società – e guerre combattute per accedere al petrolio, alimento dei nuovi im-
pianti manifatturieri. L’età digitale è stata il frutto della guerra fredda – gli Stati Uniti
hanno primeggiato sull’Unione Sovietica non grazie alla loro potenza militare ma
grazie al loro ingegno tecnologico, scaturigine dei successivi benefci economici.
Questa è la vera posta in gioco dell’intelligenza artifciale. La Cina si è data l’am-
bizioso obiettivo di diventare leader in questo campo entro il 2025 perché è troppo
dipendente dalle tecnologie straniere. Non può produrre microchip di alta gamma e
la maggior parte delle sue strumentazioni di punta l’ha ottenuta attraverso il furto
della proprietà intellettuale. Ciò che la Repubblica Popolare possiede è un’enorme
mole di dati e un governo che non teme di esercitare un ferreo controllo sulla po-
polazione (cioè la fonte di quei dati) per ciò che il Partito comunista cinese decide
che sia il bene comune. Se Pechino vuole essere all’avanguardia della prossima ri-
voluzione tecnologica deve eliminare la dipendenza dall’Occidente. E tornare a es-
sere ancora una volta l’Impero del Centro, il centro dell’economia mondiale.
Gli Stati Uniti sono la potenza dominante uscente. Dopo la caduta dell’Urss,
hanno presieduto un’epoca di globalizzazione e libero commercio. Lo hanno fatto
perché aveva senso dal punto di vista economico: autorizzavano la diffusione nel
mondo delle innovazioni tecnologiche per consentire a nazioni come Taiwan,
Giappone, Paesi Bassi di specializzarsi in specifche nicchie delle fliere produttive, 45
LA VERA POSTA IN GIOCO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
dei paesi più infuenti, che l’analista geopolitico vi chiede di fare attenzione. Soprat-
tutto quando siamo circondati da previsioni ottimistiche sulla natura trasformativa
dell’intelligenza artifciale. Ogni rivoluzione industriale del passato è stata preceduta
da una rivoluzione geopolitica: le guerre napoleoniche, le due guerre mondiali, la
guerra fredda. Questa è la storia in cui ci troviamo al momento. Chi emergerà vinci-
tore dalla sfda ai vertici scriverà le regole dell’età successiva.
47
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
IL NUOVO GIOCO
DELLE PERLE DI VETRO di Alessandro ARESU
Dal genio ludico di Demis Hassabis è nato un gigante dell’Ai.
DeepMind è cresciuta coi talenti europei e dal 2014 fa parte Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
1. D
AGLI ANNI NOVANTA I VIDEOGIOCHI
sono divenuti un sorprendente serbatoio di classe dirigente. È un aspetto che il
tipico videogiocatore non poteva prevedere. Egli all’inizio si limita a inseguire i
migliori modelli di schede video, alla ricerca di una migliore resa grafca, come
quelle proposte da Nvidia, che in questa nicchia ha trovato la prima applicazione
di successo, poi scalata fno ai supercomputer. Il videogiocatore passa dalle sfde
coi computer a quelle con gli amici, fno a sfdare gli ignoti, in un vasto mare del
videogiocare, reso possibile da connessioni meno traballanti. Fino a mondi sempre
più evoluti.
L’ascesa dei videogiochi non ha solo creato controculture e comunità molto
diffuse. L’esplorazione e la creazione di mondi, la loro fruibilità, l’analisi delle rea-
zioni dei giocatori sulle avventure, sui programmi e sulle varie campagne hanno
alimentato un bacino di intelligenza. Anzitutto umana, poi applicata alle varie de-
clinazioni di ciò che oggi defniamo intelligenza artifciale, che nell’arena dei vide-
ogiochi è sempre esistita nella lotta dell’umano contro il computer, in cui la mac-
china prima o poi era destinata a soccombere. I processi dello schermo, spesso con
un’immaginazione geografca e storica, come nei grandi giochi di strategia, prepa-
rano l’applicazione in altri campi, con coordinate più profonde. Fino all’apprendi-
mento profondo esploso nell’ultimo decennio.
2. La nostra civiltà sorge e si sviluppa nel gioco, come gioco, fno al tentativo
di superarsi, di gioco in gioco. Quest’evoluzione dell’homo ludens 1 si ritrova nel
base dei loro migliori risultati in cinque tornei, aggiustati anche in base al numero
dei partecipanti. Dal 1998 al 2003, con una striscia interrotta solo dalla vittoria di
De Toffoli nel 2002, il campione del Pentamind è stato Demis Hassabis.
Classe 1976, di ascendenza greco-cipriota per parte paterna e singaporiana per
parte materna, Hassabis inizia a giocare a scacchi a 4 anni, da bambino diviene un
campione, mentre impara a programmare. Entrato nel circuito internazionale dei
tornei di scacchi, durante l’adolescenza decide di dedicarsi a un’altra sfda: l’appli-
cazione del metodo affnato nel gioco a problemi più generali. A 16 anni, fniti gli
studi superiori, è troppo giovane per iniziare l’università a Cambridge e si dedica
alla programmazione di videogiochi. Tra di essi, Theme Park del 1997, dedicato
alla gestione di parchi giochi: vende oltre 15 milioni di copie e raggiunge grande
popolarità in Giappone.
Hassabis in seguito concilia gli studi in informatica a Cambridge con l’attività
ludica e la professione videoludica, per poi dedicarsi maggiormente alla ricerca e
alla sua applicazione. Non perde però mai veramente i legami col vasto mare del
gioco. Nel 2014, come vedremo, vende la sua azienda a Google, ma quello stesso
anno si impegna nel rilancio di Mind Sports Olympiad. E uno dei documenti più
interessanti su Hassabis è la sua intervista con De Toffoli 3, in cui spiega che ha
abbandonato la parte più intensa della carriera da giocatore sia per la sua evolu-
zione professionale sia perché vede una carenza di giochi veramente nuovi. Nella
conversazione, De Toffoli e Hassabis parlano della differenza tra la specializzazio-
ne in un solo gioco (per esempio, gli scacchi), ovvero la modalità ordinaria con cui
guardiamo ai giochi, e la prospettiva meno usuale di cui loro sono rappresentanti,
che consente un apprendimento più generale: l’intelligenza generale del gioco.
Hassabis passa con disinvoltura dalla discussione sulla fera dei giochi da tavolo di
Essen (alla quale spera di portare i fgli, appassionati di I coloni di Catan, il più
noto gioco tedesco), all’illustrazione del suo mestiere, l’intelligenza artifciale, che
si può leggere come un approfondimento della dimensione del gioco. L’apprendi-
mento continuo attraverso il gioco.
DeepMind (nome completo: DeepMind Technologies) nasce nel 2010, inizial-
mente col nome Friars 2022. La missione dell’azienda è «risolvere l’intelligenza
2. Riprendo nel testo numerose conversazioni e interviste di Hassabis. Tra l’altro, con l’Academy of
Achievement (5/3/2018), con Greg Williams (5/3/2021), con Lex Friedman (1/7/2022), con Steve
Johnson (28/7/2022), oltre al recente intervento alla Pontifcia accademia delle scienze (8/9/2022) e
al podcast di DeepMind, condotto da Hannah Fry.
50 3. Transcript of Demis Hassabis interview with Dario De Toffoli, 21/10/2015.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
4. Directors’ report and fnancial statements, fnancial year ended 31 December 2021, DeepMind Te-
chnlogies Limited, p. 2.
5. www.deepmind.com/about
6. Su Peter Thiel rimando a A. ARESU, «L’agenda di Peter Thiel», Limes, «L’agenda di Trump», n. 11/2016,
pp. 97-103.
7. Si veda A. SAENZ, «Singularity Summit 2010: Optimism, Intelligence, the Future – Oh My», Singula-
rity Hub, 17/8/2010. 51
IL NUOVO GIOCO DELLE PERLE DI VETRO
della natura del gioco, dell’equilibrio delle mosse, del rapporto tra il cavallo e l’al-
fere. Pochi mesi dopo, Thiel decide di autorizzare l’investimento di Founders Fund
per 1,4 milioni di sterline e con la sua reputazione e la sua rete garantisce risorse
suffcienti per la fase di start-up dell’azienda 8. È una delle prime volte che Thiel fa
un investimento fuori dagli Stati Uniti e cerca di convincere Hassabis che un’azien-
da come DeepMind non può restare a Londra, ma deve spostarsi nella Silicon
Valley. Ciò che Hassabis capisce, e su cui tiene duro, è che stare a Londra dà un
vantaggio competitivo nell’acquisizione dei talenti, nell’accesso a università britan- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
niche ed europee, a persone col dottorato in fsica e matematica che non vogliono
seguire l’approdo classico per chi vuole monetizzare i propri studi, l’industria f-
nanziaria, né continuare la carriera accademica, ma cercano una nuova sfda. Co-
me altri imprenditori di successo, Hassabis coglie quindi un elemento essenziale
sull’attrazione del talento, sull’architettura del talento nella crescita della propria
impresa.
8. M. SYED, «Demis Hassabis interview: The kid from the comp who founded DeepMind and cracked
a mighty riddle of science», The Sunday Times, 5/12/2020.
9. L’importanza del 2013 nella corsa all’intelligenza artifciale è sottolineata da C. METZ, Genius ma-
kers: The mavericks who brought AI to Google, Facebook, and the world, New York 2021, Penguin
52 Random House.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
perdite di DeepMind sono coperte dalle linee fnanziarie di Google. Nel 2018 la
perdita è di 470 milioni di sterline, nel 2019 di 477 milioni di sterline. Nel 2020 per
la prima volta c’è un proftto, di 43,8 milioni di sterline, dovuto anche a un fattura-
to che sale nello stesso anno a 826 milioni di sterline dai 265 milioni del 2019, a
fronte di un limitato aumento delle spese a 717 a 780 milioni. DeepMind resta in
una traiettoria di crescita nel 2021, con un fatturato che supera il miliardo di sterli-
ne (1.365 milioni) e costi più consistenti (1.254 milioni). Pertanto, il proftto è di
poco superiore ai 100 milioni. Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
Chi paga quindi lo sviluppo di DeepMind? I dati esatti non sono noti, ma pos-
siamo ipotizzare che dal 2019 al 2020, con un fatturato triplicato, sia avvenuta una
notevole integrazione dei servizi di DeepMind in Google. Questi servizi per la ga-
lassia Alphabet rappresentano una parte notevole di ciò che l’azienda descrive
come suo «impatto»: DeepMind contribuisce al miglioramento dell’esperienza dei
video di YouTube, alla riduzione di circa il 30% del consumo energetico dei data
center, alla qualità della sintesi vocale realizzata da Google Assistant con il prodot-
to WaveNet. Ed è a partire dall’integrazione delle soluzioni di DeepMind per Goo-
gle e Alphabet che possiamo considerare la loro futura e promettente applicazione
ad altre industrie. Per esempio, la riduzione del consumo energetico nelle strutture
produttive ad alta intensità e la migliore gestione delle risorse idriche. In questo
senso, DeepMind non sta risolvendo l’enigma dell’intelligenza in termini generali o
flosofci, sta applicando le sue tecniche di ottimizzazione a processi gestionali che
fanno parte dei costi aziendali, in una gestione sempre più effciente. Oppure, su-
pervisiona e attua l’integrazione di diversi prodotti per migliorare l’esperienza degli
utenti e quindi il fatturato delle applicazioni. Queste tecniche possono essere spe-
rimentate al meglio con Google per l’enorme disponibilità di dati aziendali, la
prateria su cui DeepMind può applicare e testare i suoi programmi. Nel momento
in cui Google decide l’acquisizione di DeepMind, tuttavia, Hassabis ha ricevuto il
via libera per aumentare gli sforzi nel suo dna: l’evoluzione del gioco.
Quando Sergej Brin, cofondatore di Google, conosce Hassabis, i due comin-
ciano a parlare di un gioco che li appassiona: il go, originato in Cina, diffuso e
venerato nell’Asia orientale. Brin confessa di essere stato così tanto fssato col gio-
co, durante gli studi a Stanford, da mettere a repentaglio il tempo dedicato a co-
struire Google con Larry Page. Questo ci ricorda quanto gli esseri umani, dovendo
vivere le loro vite con vincoli temporali e altre esigenze, abbiano limiti evidenti
nell’apprendimento dei giochi, anche quando dedicano a essi buona parte delle
loro esistenze. Tali limiti sono superati dall’apprendimento delle macchine. Hassa-
bis dice a Brin che lui e la sua squadra costruiranno un sistema in grado di battere
il campione mondiale di go. Il cofondatore di Google pensa che sia impossibile.
Secondo Geoffrey Hinton, la determinazione con cui Hassabis affronta la sfda è
simile a quella di Oppenheimer col Progetto Manhattan.
Il go diviene l’arena in cui mettere alla prova il sistema di deep reinforcement
learning realizzato da DeepMind, un sistema che apprende dall’esperienza, utiliz-
zando gli input del contesto. DeepMind, fn dalla sua fondazione, ha allenato le 53
IL NUOVO GIOCO DELLE PERLE DI VETRO
della tecnologia di Facebook annuncia che l’azienda, nella sua attività sull’intelli-
genza artifciale, è impegnata a insegnare alle reti neurali il go. Nello stesso mese
dell’annuncio di Facebook, DeepMind ha già ottenuto un importante risultato con
la vittoria a porte chiuse di AlphaGo per 5 a 0 sul campione europeo Fan Hui. Per
marzo 2016 è prevista la partita a Seoul tra il software e il campione mondiale Lee
Sedol. Le partite si svolgono tra il 9 e il 15 marzo 2016, e AlphaGo vince per 4 a 1.
L’impatto delle partite, che in Corea del Sud conquistano tutte le prime pagine dei
giornali e mobilitano un pubblico, soprattutto asiatico, di 200 milioni di persone, è
stato defnito lo «Sputnik Moment» dell’intelligenza artifciale in Cina dall’investitore
Kai-fu Lee: la scintilla che fa partire un’ondata repentina di investimenti pubblici e
privati nel settore, per la paura di essere lasciati indietro.
La vittoria della macchina sull’uomo rinforza un dibattito che caratterizza da
tempo DeepMind e alcuni suoi investitori, tra cui Elon Musk, che già nel 2014 ha
scritto: «Il ritmo del progresso nell’intelligenza artifciale (non mi riferisco all’intelli-
genza artifciale ristretta) è incredibilmente veloce. A meno che non si abbia un’e-
sposizione diretta a gruppi come DeepMind, non si ha idea di quanto velocemen-
te stia crescendo a un ritmo vicino a quello esponenziale. Il rischio che accada
qualcosa di seriamente pericoloso può essere stimato a 5 anni, 10 anni al massi-
mo» 10. Nel 2019 non è successo nulla, come sappiamo, ma Musk è noto per «spa-
rare» date allo scopo di attirare l’attenzione e la sua stessa fssazione sull’intelligen-
za artifciale ha elementi di ambiguità 11. DeepMind ha al suo interno un’unità de-
dicata allo studio delle implicazioni etiche e sociali dell’intelligenza artifciale e i
suoi fondatori – in particolare Shane Legg 12 – hanno affrontato in alcune occasioni
pubblicamente questi temi.
DeepMind non si dedica solo ai giochi. Essenziale è il suo ruolo per le appli-
cazioni della biologia e della medicina in ciò che Hassabis defnisce scienza assi-
stita dall’intelligenza artifciale. Il fondatore di DeepMind è esposto a questi temi
anche nella sua vita personale: sua moglie è la ricercatrice italiana Teresa Niccoli,
che si occupa di malattie neurodegenerative. Niccoli ha studiato a Cambridge negli
anni Novanta, dove ha tra l’altro incontrato Hassabis, ed è stata allieva del premio
10. J. COOK, «Elon Musk: You Have No Idea How Close We Are To Killer Robots», Insider, 17/11/2014.
11. Si vedano M. DOWD, «Elon Musk’s billion-dollar crusade to stop the A.I. apocalypse», Vanity Fair,
26/3/2017; K. KAKAES, «Elon Musk’s biggest worry», Politico, 26/4/2022.
12. S. SHEAD, «DeepMind’s elusive third cofounder is the man making sure that machines stay on our
54 side», Insider, 26/1/2017.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
Nobel Paul Nurse e della genetista Linda Partridge. Nelle sue ricerche di biologia
molecolare e nel suo laboratorio, alla University College London, Niccoli studia,
anche grazie ai modelli del moscerino della frutta 13, i meccanismi che portano alla
morte cellulare nella demenza e nell’Alzheimer. Si tratta di cause di morte in forte
crescita nel mondo 14 ma che ricevono un’attenzione tuttora ridotta nella ricerca.
AlphaFold è il progetto di DeepMind legato a un notevole problema scientif-
co: la determinazione della forma di una proteina a partire dalle catene di ammi-
noacidi che la costituiscono. AlphaFold è attivo dal 2016 e a partire dal 2018 ha Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
sulla scienza e la ricerca. Visto che è un sostenitore del mantenimento del Regno
Unito nelle iniziative europee sulla ricerca, i governi europei farebbero bene a
coinvolgerlo per capire la direzione del futuro: il Vaticano l’ha già fatto, con la
Pontifcia accademia delle scienze.
DeepMind è un laboratorio avanzato sull’interdisciplinarità, che per Hassabis si
basa sulla presenza di persone che possano agire come legami, «traduttori» tra le
varie discipline: in un’azienda di circa mille persone, ne servono poche dozzine, ma
sono importanti. L’osservatorio di Hassabis è fondamentale per comprendere i rap- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
porti di forza reali dell’intelligenza artifciale: per esempio, una volta ha affermato
che Francia, Canada e Regno Unito insieme potrebbero essere una superpotenza
dell’intelligenza artifciale del rango di Stati Uniti e Cina. Questa corsa nel settore
contiene un messaggio importante anche per l’Italia, non solo per il legame familia-
re e ludico di Hassabis col nostro paese, ma anche per l’impressionante rete di ta-
lenti italofoni integrati nell’Anglosfera che il percorso di DeepMind e dei suoi vicini
ci fa conoscere, come i padovani Pietro Perona, Stefano Soatto e Marc’Aurelio Ran-
zato (quest’ultimo nel 2021 ha lasciato Facebook per approdare a DeepMind).
18. Tutte le citazioni del paragrafo sono tratte da H. HESSE, Il giuoco delle perle di vetro, Milano 1955,
56 Mondadori.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
57
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
L’UNICORNO
CHE SORVEGLIA
LA CINA CUSCITO
di Giorgio
su foto e video.
Le autorità cinesi fanno ampio uso di tali risorse. Per esempio SenseTime
fornisce tecnologia a diversi uffci di polizia, banche, operatori di telefonia mobi-
le, società di sicurezza private e produttori di smartphone. Soprattutto, l’azienda
hongkonghese collabora con il ministero della Pubblica sicurezza (Mps, respon-
sabile tra le molte cose anche dell’intelligence domestica) nell’ambito delle ope-
razioni Sky Net (Tianwang, Rete celeste), Fox Hunt (Liehu, Caccia alla volpe) e
Sharp Eyes (Ruiyan gongcheng, Progetto occhi acuti). Le prime due sono fnaliz-
zate alla lotta alla criminalità, alla corruzione e all’arresto dei colpevoli fuggiti
all’estero. Sharp Eyes consiste in un programma di sorveglianza della popolazione
cinese tramite oltre 200 milioni di telecamere dotate di riconoscimento facciale
dislocate nel paese 2.
Gli abitanti vivono con una certa ansia questo monitoraggio costante. In base
a un sondaggio condotto nel 2021 da Beijing News Think Tank su un campione di
1.515 persone, l’87% era contrario all’uso del riconoscimento facciale nelle zone
commerciali. Il 68% riteneva che non dovesse essere usato per accedere alle aree
residenziali. Tra il 43 e il 52% pensava che questa tecnologia non andasse impie-
gata neanche in strutture quali ospedali, scuole e uffci. La preoccupazione princi-
pale era legata al rischio del furto dei dati (96%), seguita da quella relativa alle
questioni di privacy (91%) 3.
Le operazioni di sorveglianza si estendono oltre i confni cinesi. Nel 2021,
1.273 fuggitivi sarebbero stati catturati tramite Sky Net 4. Un trionfo per Pechino,
che lo scorso gennaio ha promesso l’ulteriore espansione della Rete celeste tramite
la Belt and Road Initiative (Bri, nuove vie della seta), il progetto con cui Xi vuole
accrescere la proiezione geopolitica della Repubblica Popolare all’estero 5. Questa
mossa collima anche con la recente scoperta di un centinaio di «stazioni di polizia
1. M.Q. POLLARD, E. BAPTISTA, «Chinese authorities seek out COVID protesters», Reuters, 29/11/2022.
2. D. GERSHGORN, «China’s ‘Sharp Eyes’ Program Aims to Surveil 100% of Public Space», cset.george-
town.edu, 2/3/2021.
3. Cfr. «Facial recognition is used in China for everything from refuse collection to toilet roll dispensers
and its citizens are growing increasingly alarmed, survey shows», South China Morning Post,
27/1/2021.
4. «1,273 fugitives returned to China last year to face justice», Global Times, 25/2/2022.
5. Cfr. «Zhao Leji zai shijiu jie zhongyang jiwei liu ci quanhui shang de gongzuo baogao» («Rapporto
di lavoro di Zhao Leji in occasione della sesta sessione plenaria della XIX commissione centrale per
60 l’Ispezione disciplinare»), samr.gov.cn, 4/3/2022.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
7. C. CHEN, N. HUANG, «Jiang gang zhongwen jiancheng Zhongguo AI shijue huangbu junxiao de ren»
(«La persona che ha trasformato l’Università di Hong Kong nell’Accademia Whampoa dell’intelligenza
62 artifciale nel campo della computer vision»), AItechtalk, 13/10/2022.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
cinese 8. Chiaro riferimento all’istituto militare fondato nel 1924 da Sun Yat-sen.
Quello in cui si formarono i comandanti protagonisti dei principali confitti in cui
fu coinvolta la Cina nella prima metà del XX secolo, inclusa la guerra civile tra
comunisti e nazionalisti.
A incentivare la crescita del laboratorio è stato anche il lavoro svolto da Tang tra
il 2005 e il 2008 presso Microsoft Research Asia (acronimo inglese Msra, basato a
Pechino), il più grande laboratorio di ricerca dell’azienda fuori dagli Stati Uniti. Dal
centro, fondato nel 1998 dal taiwanese Kai Fu-lee (oggi guru dell’Ai) sono passati Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
statunitensi Silver Lake Partners, Tiger Global Management e Qualcomm 10. Inoltre
ha frmato accordi di collaborazione con diversi attori di Singapore: la società Te-
masek, l’Università Nanyang, il Centro nazionale di supercomputing, la Singapore
Telecommunication Limited. Soprattutto, SenseTime ha siglato una «alleanza» con il
Massachusetts Institute of Technology, con cui Tang aveva contatti grazie al dotto-
rato 11. Il risultato è stato l’avvio di 27 progetti di ricerca, con il coinvolgimento di
una cinquantina di facoltà dell’ateneo americano.
Poi, durante il secondo forum sulle nuove vie della seta a Pechino, l’unicorno Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
10. S. JIANG, «China’s SenseTime raises $620 million, its second funding round in two months»,
31/5/2018.
11. «SenseTime Establishes Smart Medical R&D Lab in New Jersey», spectrum.mit.edu, primavera 2018,
15/12/2022.
12. Y. YANG, «Data leak reveals China is tracking almost 2.6m people in Xinjiang», Financial Times,
17/2/2019.
13. Cfr. «15 CFR Part 744 [Docket No. 190925–0044] RIN 0694–AH68, Addition of Certain Entities to
the Entity List», Department of Commerce, Bureau of Industry and Security, govinfo.gov, 9/10/2019.
14. C. FENG, «China’s AI champion SenseTime hits consumer market for frst time with US$299 chess-
64 playing robot», South China Morning Post, 10/8/2022.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
15. A. ZEWE, «Can machine-learning models overcome biased datasets?», news.mit.edu, 21/2/2022.
16. «PopId Expanding Payment Service Nationwide», pymints.com, 13/12/2022.
17. «Metaverse: the new economic road in Asia-Pacifc», Sensetime Intelligent Industry Research Insti-
tute, 28/10/2022. 65
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
PREVEDERE L’IMPREVEDIBILE
L’ALGORITMO COME ESORCISMO PISTONE di Paolo
negli ultimi anni sempre più antropologi, flosof e sociologi si siano dedicati all’a-
scesa dell’algoritmo (termine spesso declinato al singolare) come fenomeno socia-
le, prima che tecnologico. Questi studi hanno messo in evidenza come passando
dal campo tecnico-scientifco al dibattito politico e culturale l’espressione «algorit-
mo» si sia allontanata dal signifcato originario – procedura per risolvere, passo
dopo passo, un problema matematico – per acquisire una polisemia in continua
evoluzione. Oggi si tende a parlare di algoritmi come strumenti «il cui scopo è ri-
velare qualche verità o tendenza nel mondo», a cui stiamo progressivamente dele- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
Larga parte della crittografa contemporanea si basa inoltre sul principio se-
condo cui alcuni concetti, sebbene calcolabili in astratto, non lo sono «in pratica»:
calcolarli effettivamente richiederebbe un tempo esponenziale, ovvero irrimedia-
bilmente lungo, indipendentemente dalla capacità di calcolo disponibile. Tipica-
mente, per proteggere un conto bancario da accessi indesiderati si condiziona tale
accesso alla soluzione di un problema considerato troppo diffcile da risolvere in
tempo utile. Il più importante problema aperto nell’informatica contemporanea, la
cosiddetta questione P=NP? (sulla cui soluzione pende un premio di un milione di Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
6. G.W. LEIBNIZ, Scritti di logica, a cura di F. BARONE, vol. 1, Roma-Bari 1992, Laterza. 69
PREVEDERE L’IMPREVEDIBILE. L’ALGORITMO COME ESORCISMO
diare concetti di cui non si capisce molto, a volte si sceglie di «farsi furbi»: si leg-
giucchia qualcosa qua e là dal libro di testo, si seguono un po’ di orali, si fa atten-
zione alle domande abituali del professore. «Make it or fake it!», dicono gli ameri-
cani. Gli algoritmi di Machine learning seguono un approccio non troppo diverso:
dato un concetto ignoto C, l’algoritmo produce, a partire da un insieme fnito di
esempi tratti da C, un’ipotesi H, ovvero un nuovo concetto pienamente algoritmico
che fornisca un’approssimazione il più possibile fedele di C. Supponiamo che C
sia una regola per classifcare i punti del piano cartesiano come «buoni» o «cattivi»: Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
La fgura rappresenta due possibili ipotesi. Nel primo caso H ha una forma
semplice (una linea curva) e separa in maniera abbastanza corretta, sebbene non
perfettamente, i punti chiari (buoni) dai punti scuri (cattivi). Qui Netfix sta facen-
do una scommessa su di noi: suppone che i nostri gusti siano descritti da un mo-
dello semplice, quindi anche se la sua ipotesi non collima esattamente con le no-
stre reazioni iniziali ha comunque buone chance di predire abbastanza bene il
nostro comportamento futuro. Nel secondo caso H ha una forma più complessa
(una linea spezzata), ma perfettamente corretta rispetto agli esempi. Qui Netfix
cerca piuttosto di rimanere fedele alle nostre reazioni iniziali, ma così si espone
maggiormente al rischio di fornire risposte poco signifcative in futuro.
La scelta di un modello adeguato (nel nostro caso, la forma della linea di
demarcazione) è cruciale nella costruzione di un buon algoritmo d’apprendi-
mento. Un modello troppo semplifcato andrà incontro a dei bias: tenderà ad
appiattire i dati sui suoi pregiudizi (la riproduzione di pregiudizi e fattori di di-
scriminazione culturale da parte degli algoritmi è oggi una delle problematiche
più studiate e discusse nell’intelligenza artifciale). Un modello troppo complica-
to andrà incontro a difetti di generalizzazione: si adatterà così bene alla specif-
cità dei casi considerati nel training da produrre ipotesi poco effcaci al di fuori
70 di questi.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
71
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
DOBBIAMO RIPENSARE
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE di Teresa NUMERICO
I nuovi sistemi tecnologici pongono una sfida politica. Dalla
riproduzione del ragionamento ai processi di apprendimento. Gli Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
1. L A FILOSOFIA DELL’INTELLIGENZA
ha accompagnato la ricerca tecnica fn dai suoi albori nella seconda metà degli
anni Cinquanta del secolo scorso. Il nome stesso – inventato da John McCarthy,
uno dei padri fondatori del settore – presuppone implicitamente una rifessione su
cosa sia l’intelligenza e come intendere l’artifciale 1.
L’interesse che la tecnologia riveste dal punto di vista flosofco riguarda la sua
capacità di regolare i fenomeni, indipendentemente dalla loro conoscenza. Ciò
avviene attraverso l’istituzione di nuove relazioni e interfacce per le interazioni
sociali e con l’ambiente circostante. I sistemi tecnici sono un prodotto politico, il
frutto della decisione per il benessere collettivo, giacché dipendono da ingenti in-
vestimenti e hanno conseguenze sulla riorganizzazione delle pratiche sociali. Per
esempio, l’introduzione di un processo di produzione meccanizzato non si limita a
intensifcare la produttività ma rende obsolete alcune competenze specializzate
degli operai e intercambiabile la forza lavoro umana 2.
L’intelligenza artifciale ha infuenza politica perché interviene sui metodi stessi
di accreditamento e validazione delle nostre conoscenze. Defnisce le regole per
considerare affdabili le nostre convinzioni e supportare scelte che potrebbero avere
conseguenze sulla convivenza collettiva. Da questo punto di vista compete con il
diritto, come dimostrato dal dibattito intorno alla «disruption» o «disruptive innova-
tion», che riguarda insieme una rottura, un’interruzione e uno sconvolgimento totale.
Un sovvertimento generale delle regole che vigevano prima dell’innovazione 3.
1. Per approfondire le questioni flosofche legate alle origini dell’intelligenza artifciale si veda T.
NUMERICO, Big data e algoritmi, Roma 2021, Carocci.
2. Cfr. L. WINNER, «Do artifacts have politics?», Daedalus, vol. 109, n. 1, inverno 1980.
3. Per una discussione scientifca su questo concetto cfr. C.M. CHRISTENSEN, M.E. RAYNOR, «What is di-
sruptive innovation?», Harvard Business Review, vol. 93, n. 12, 2015, pp. 94-53. 73
DOBBIAMO RIPENSARE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
basso costo con lo scopo di etichettare le immagini attraverso una lista di più di 20
mila categorie. Dal 2010, ogni anno si tiene una competizione che mette a confron-
to le varie tecniche di riconoscimento. Le reti neurali convoluzionali (convolutional
neural network) hanno cominciato a ottenere notevoli risultati a partire dal 2012
grazie ad AlexNet di Alex Krizhevsky, un allievo dell’informatico britannico Geof-
frey Hinton. I risultati promettenti sono incrementati con l’aumento dei dati orga-
nizzati in maniera industriale 9.
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
9. Cfr. M. MITCHELL, Artifcial Intelligence. A guide for thinking humans, Gretna 2021, Pelican Publi-
shing Company; trad. it. L’intelligenza artifciale. Una guida per esseri umani pensanti, Torino 2022,
Einaudi; K. CRAWFORD, Atlas of AI, New Haven 2021, Yale University Press; trad. it. Né intelligente, né
artifciale, Bologna 2021, il Mulino.
10. Cfr. S. MITCHELL, E. POTASH, S. BAROCAS, A. D’AMOUR, K. LUM, «Algorithmic fairness: Choices, assump-
76 tions, and defnitions», Annual Review of Statistics and Its Application, n. 8, 2021, pp. 141-163.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
zione di vincoli per l’interpretazione 11. L’adozione di particolari criteri nella descri-
zione dei fenomeni – per esempio il punto di vista degli esperti della Silicon Valley
– può infuenzare in termini geopolitici e socioculturali i meccanismi di astrazione
induttiva. Si tratta solo di modi per naturalizzare le disuguaglianze presenti nei
dati, considerandole una rappresentazione oggettiva dei fenomeni.
Utilizzare il termine «riconoscimento» non è corretto. Gli esseri umani eserci-
tano insieme percezione e cognizione per riconoscere degli oggetti nelle immagi-
ni. Sono condizionati dall’attribuzione di un signifcato al segno, che lo trascende Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
11. Cfr. W.H.K. CHUN, Discriminating Data, Cambridge 2021, Mit Press, e M. HILDEBRANDT, «The Issue
of Bias. The Framing Powers of Machine Learning», in M. PELILLO, T. SCANTAMBURLO (a cura di), Machine
We Trust. Perspectives on Dependable AI, Cambridge 2021, Mit Press.
12. Per una discussione logica sul problema di sintassi e semantica cfr. G. LONGO, Matematica e senso,
Milano 2021, Mimesis. Per una discussione flosofca sulla stessa distinzione cfr. R. FINELLI, Filosofa e
tecnologia, Torino 2022, Rosenberg & Sellier.
13. Cfr. D. STONE, Counting, New York 2020, W.W. Norton & Co.
14. Cfr. A. ROUVROY, T. BERNS, «Gouvernementalité algorithmique et perspectives d’émancipation», Rés-
eaux, n. 1, 2013, pp. 163-196. 77
DOBBIAMO RIPENSARE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
allo stesso regime di convalida delle conoscenze scientifche, basato sulla ripetibi-
lità degli esperimenti, sulla validazione tra pari e sul costante controllo della falsi-
fcabilità dei risultati. Infatti i dati, la quantifcazione e i vincoli di apprendimento
sono spesso protetti con caparbietà dal segreto industriale. La maggior parte dei
fnanziamenti provengono dalle grandi aziende tecnologiche, che sono dotate di
apparati impenetrabili.
Se il processo di astrazione, di costruzione delle somiglianze e di identifcazio-
ne dei gruppi fnisse in mano a oscuri sistemi sociotecnici che deliberano al nostro Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
15. Cfr. B. BOWKER, S.L. STAR, Sorting things out: Classifcation and its consequences, Cambridge 2020,
Mit press.
78 16. Ibidem.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
17. Esiste un risultato formale relativo al teorema dell’impossibilità nella teoria della scelta sociale di
K. ARROW, Social Choice and Individual Values, New York 1951, John Wiley & Sons. 79
DOBBIAMO RIPENSARE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
corre rifettere su quali opzioni renderanno tali rapporti più duraturi e forenti,
specialmente se intendiamo il nostro modo di essere come il nodo di un sistema
triadico in cui la tecnologia svolge una funzione di mediazione, rappresentazione
e intervento. Nella consapevolezza che la maggior parte dei contesti di cui faccia-
mo parte non si prestano a essere quantifcati precisamente. È perciò necessario
defnire localmente i criteri delle nostre ragioni nella storia e nello spazio che abi-
tiamo. Senza consegnarci a una fantomatica, insidiosa razionalità prefabbricata,
unica e univoca.
80
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
‘L’intelligenza artificiale
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entrerà in guerra’
Conversazione con Peter W. SINGER, analista strategico di New America
e professore al Center on the Future of War dell’Arizona State University
a cura di Giorgio CUSCITO
FRANCIA MONGOLIA
COREA DEL SUD
STATI UNITI
TUNISIA GIAPPONE
MAROCCO 12 PAKISTAN
ALGERIA
Sahara Occ. 3 4 INDIA 5 TAIWAN 5-MYANMAR
MESSICO 6-THAILANDIA
NIGER 6
BURKINA FASO 7 7-VIETNAM
ETIOPIA
COLOMBIA
NIGERIA UGANDA
KENYA
RUANDA
5 Eyes
I 4 paesi che più collaborano
con i 5 Eyes AUSTRALIA NUOVA
Paesi di appoggio ai 5 Eyes ZELANDA
SUDAFRICA
Paesi che probabilmente
partecipano al sistema di appoggio 1-ISRAELE
2-GIORDANIA
Paesi che potrebbero 3-ARABIA S.
accedere al sistema di appoggio 4-EMIRATI A. U.
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
LIMES L’intelligenza artifciale potrebbe assistere un paese nel pianifcare una guer-
ra oppure dovrebbe essere impiegata solo per operazioni di tipo tattico?
SINGER Se imparassimo ad applicare l’intelligenza artifciale a un tale processo de-
cisionale strategico potremmo sfruttare due grandi vantaggi di queste nuove tecno-
logie. Il primo risiede nella maggiore quantità di informazioni a disposizione rispet-
to al passato. Basti considerare l’attuale confitto in Ucraina, da cui ci giungono
immagini satellitari con panoramiche macro e con dettagli precisissimi. Oppure le
notizie di reti informatiche hackerate e di droni delle dimensioni di un aeroplano Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
questione, tuttavia, riguarda la risposta a paesi come Russia e Corea del Nord, che
utilizzano l’arma atomica come scudo alle loro angherie e rivendicazioni. Lo spau-
racchio della Bomba qui si intreccia alla guerra dell’informazione. Finora la Nato ha
reagito effcacemente non facendo seguito alle provocazioni di Mosca e P’y$ngyang.
LIMES Oggi gli Stati Uniti hanno un vantaggio sulla Cina nello sviluppo dei semi-
conduttori e nel settore dell’intelligenza artifciale. Come possono conservarlo?
SINGER Il vantaggio tecnologico sulla Cina non è lo stesso che gli Stati Uniti aveva-
no sull’Unione Sovietica durante la guerra fredda. Allora Washington era una ge- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
nerazione avanti rispetto a Mosca in quasi tutti i settori. I russi non costruivano
carri armati di qualità pari ai nostri, non avevano messo a punto la tecnologia ste-
alth né un personal computer. Con Pechino la storia è ben diversa. Dobbiamo
smettere di pensare alla Cina come a una potenza di secondo piano, perché è al
nostro stesso livello. Ha una tecnologia bellica già all’avanguardia (basti vedere i
suoi ultimi jet da combattimento e la stazione spaziale in costruzione), può condur-
re furti informatici e avanza massicciamente la propria ricerca in settori che spazia-
no dai sistemi quantistici a quelli ipersonici. Che possiamo fare quindi?
Primo: investire di più nelle nuove aree tecnologiche per capire meglio il nostro
avversario.
Secondo: potenziare i fattori che ci hanno consentito di mantenere il vantaggio
durante la guerra fredda, come ad esempio l’immigrazione. Molti dei più grandi
scienziati occidentali provenivano da altre nazioni, attratti dalla nostra apertura e
libertà. Le principali aziende tecnologiche degli Stati Uniti sono state fondate da un
immigrato o da un fglio di immigrati. È ora di smettere di combattere quel che ci
assicura un tornaconto strategico.
Terzo: investire nella nostra istruzione, che ai tempi della guerra fredda fu fattore
dirimente per i giovani che da tutto il mondo scelsero di scommettere sull’America.
Quarto: rafforzare le alleanze internazionali. Non abbiamo combattuto da soli l’Unio-
ne Sovietica, l’abbiamo fatto con i nostri partner europei e della Nato. Oggi questo
implica evitare guerre commerciali. È assurdo che l’America abbia lanciato contem-
poraneamente una sfda simile alla Cina, al Canada e all’Unione Europea, quando
invece dovrebbe lavorare insieme ai suoi alleati. Come? Condividendo le vulnerabi-
lità delle rispettive sicurezze informatiche, nonché le esigenze comuni nella catena
di approvvigionamento dei microchip.
LIMES Come infuiscono i giganti tecnologici nelle decisioni di grandi potenze co-
me Stati Uniti e Cina?
SINGER Negli anni Dieci del Duemila i fondatori e i dirigenti delle big tech erano
considerati eroi nazionali perché si presumeva che il loro impatto sul mondo fosse
positivo. Ricordo che il New York Times pubblicò perfno un articolo sul «potere
democratizzante dei social media». Oggi che la bolla del tecno-ottimismo è scop-
piata, tutti si preoccupano del potere eccessivo di queste aziende. Quest’ultimo
deriva dall’enorme quantità di dati raccolta su singoli individui e sulle società nel
loro complesso e dal loro utilizzo per infuenzarne le rispettive decisioni. C’è però
84 una differenza fondamentale tra i colossi tecnologici cinesi e quelli occidentali: i
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
da sola, l’uomo non ha alcun controllo su di essa e pertanto resta «fuori dal ciclo»
(out of the loop).
Attualmente sono disponibili sistemi militari riconducibili alle prime due tipo-
logie: droni e missili a guida di precisione. Il terzo livello non è ancora stato rag-
giunto. Un rapporto del Consiglio di sicurezza dell’Onu pubblicato nel marzo 2021
sostiene che il drone-suicida Kargu-2 di fabbricazione turca, impiegato durante la
guerra civile libica, sia stato programmato per selezionare e attaccare obiettivi in
modalità autonoma 5. I media hanno riportato l’evento come il primo utilizzo di un
robot killer letale, ma non è chiaro se il sistema operasse in modo autonomo al
momento dell’attacco.
Il dipartimento della Difesa statunitense ha defnito l’Ai come «la capacità delle
macchine di eseguire compiti che normalmente richiedono l’intelligenza umana» 6.
Questa capacità è fondamentale per molte defnizioni di intelligenza artifciale,
sebbene altre siano meno prescrittive. Il National Artifcial Intelligence Initiative Act
del 2020 descrive l’Ai come insieme di sistemi basati su macchine che possono
«formulare previsioni, raccomandazioni o prendere decisioni» per dati obiettivi de-
fniti dall’uomo 7. Altre correnti di pensiero hanno enfatizzato la razionalità, piutto-
sto che la fedeltà alle prestazioni umane 8.
L’Ai è forse la tecnologia più invasiva e dirompente a oggi concepita. Siamo
ancora agli albori di questa scienza, il cui potenziale può riscrivere le regole di
interi settori della vita umana, dando origine alla «quarta rivoluzione industriale» 9 e
infuenzando ogni aspetto della nostra esistenza.
Negli ultimi anni l’intelligenza artifciale è progredita molto rapidamente,
aprendo prospettive su un’ampia gamma di applicazioni civili e militari. Le Forze
armate sono soggette a continui processi evolutivi, alla costante ricerca di arma-
menti e di tecnologie all’avanguardia. Sotto il proflo militare, l’Ai ha il potenziale
5. Final Report of the Panel of Experts on Libya Established Pursuant to Security Council Resolution
1973 (2011), United Nations Security Council, 8/3/2021.
6. «Summary of the 2018 Department of Defense Artifcial Intelligence Strategy: Harnessing AI to Ad-
vance Our Security and Prosperity», U.S. Department of Defense, 2018.
7. «Artifcial Intelligence», U.S. Department of State, 2022.
8. S.J. RUSSELL, P. NORVIG, Artifcial Intelligence: A Modern Approach, 4a ed., Hoboken 2020, Prentice
Hall. Per ulteriori defnizioni di Ai, cfr. N.J. NILSSON, The Quest for Artifcial Intelligence: A History of
Ideas and Achievements, Cambridge 2010, Cambridge University Press; S. LEGG, M. HUTTER, A Col-
lection of Defnitions of Intelligence, Institute for Artifcial Intelligence, 2007.
9. P. SCHARRE, Army of None: Autonomous Weapons and the Future of War, Kindle Edition, 2018, W. W.
88 Norton & Company; K. SCHWAB, «The Fourth Industrial Revolution», Davos: World Economic Forum, 2016.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
utilizzata correttamente, l’Ai possa portare ad esiti diffcilmente controllabili 10. Im-
maginiamo un confitto in cui siano impiegate macchine dotate di volontà propria,
che combattono incuranti dei danni a cose e persone. Anche se l’intelligenza arti-
fciale è ancora in una prototipica, è innegabile che possa alterare radicalmente il
settore della sicurezza.
Per questo oltre venti paesi hanno annunciato strategie nazionali relative all’Ai.
America e Cina sono considerate i leader del settore: la prima mira a conservare la
propria egemonia sul campo di battaglia, la seconda a diventare capofla entro il
2030. Obama, Trump, Xi e Putin hanno fatto dichiarazioni importanti che mettono
in primo piano il signifcato dell’Ai, riassumibile con quanto affermato dal presiden-
te russo nel settembre 2017: «Chi diventerà il leader dell’intelligenza artifciale do-
minerà il mondo» 11.
Diverse voci sostengono che l’Ai non vada considerata un’arma in sé, bensì
«un abilitatore, una tecnologia generica con molteplici applicazioni» 12. Pertanto,
«potrebbe consentire svariate innovazioni militari, non è un’innovazione militare in
quanto tale» 13.
2. È ormai assodato che in futuro l’Ai avrà un impatto determinante sulla tra-
sformazione di attività come l’intelligence, la sorveglianza del campo di battaglia,
la logistica e la progettazione di armi 14. Vediamo allora in dettaglio in cosa si con-
cretizzino gli applicativi dell’Ai in ambito bellico, con riferimento al cosiddetto
C4isr: comando, controllo, comunicazioni, computer, intelligence, sorveglianza e
ricognizione.
La comunità dell’intelligence deve confrontarsi con la crescente complessità
degli scenari operativi e con l’aumento della mole di dati (spesso in costante mu-
tamento) da elaborare. L’Ai e l’apprendimento automatico saranno fondamentali
per incrementare le capacità degli analisti, aumentando le probabilità di ottenere e
10. P. SCHARRE, «Autonomous Weapons and Operational Risk», Center for a New American Security,
2016.
11. «Whoever Leads in AI Will Rule the World’: Putin to Russian Children on Knowledge Day», Rt
International, 21/4/2019.
12. M.C. HOROWITZ, «Artifcial Intelligence, International Competition, and the Balance of Power»,
Texas National Security Review, vol. 1, n. 3, maggio 2018, pp. 36-57.
13. Ibidem.
14. K. PAYNE, «Artifcial Intelligence: A Revolution in Strategic Affairs?», Survival: Global Politics and
Strategy, vol. 60, n. 5, 2018, pp. 7-32. 89
L’AI SERVE (ANCHE) A FARE LA GUERRA
15. C. WEINBAUM, J.N.T. SHANAHAN, «Intelligence in a Data-Driven Age», Joint Force Quarterly, vol. 90, n.
3, 2018, pp. 1-9.
16. L’«architetto dei dati» (data architect) si occupa dell’organizzazione dei dati in modo che si rag-
giungano gli obiettivi prefssati.
17. Lo «scienziato dei dati» (data scientist) organizza l’analisi di grandi quantità di dati (big data),
spesso con il supporto di software progettati ad hoc.
18. Una tecnologia dirompente è un’innovazione che modifca in modo signifcativo il modo di ope-
90 rare dei consumatori, delle industrie o delle imprese.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
chitettura, dei protocolli e delle reti. L’intelligenza artifciale può essere lo strumen-
to più effcace per interpretare questi dati, identifcare le vulnerabilità e intervenire.
L’Ai potrà svolgere anche un ruolo cruciale nella logistica e nei trasporti militari,
essenziali per il successo delle operazioni, aiutando a stabilire l’adeguato rapporto
tra il numero di soldati da destinare al sostegno logistico e quelli da impiegare in
combattimento.
I sistemi autonomi d’armamento offrono potenziali vantaggi nella guerra futu-
ra, ma presentano anche sfde legali ed etiche, oltre che pratiche. Se un siffatto
sistema uccide civili innocenti in prossimità dell’obbiettivo designato, di chi è la
responsabilità? Che ruolo svolgono i militari nel prendere decisioni etiche rispetto
a quanto le macchine e gli algoritmi compiono autonomamente? La questione se i
sistemi d’arma letali autonomi (o «robot assassini», rientranti nella tipologia dell’Ai
out of the loop) debbano o meno essere autorizzati a prendere decisioni di vita o
di morte sugli individui riceve molta attenzione. L’ex vicecapo degli Stati maggiori
riuniti, generale Paul Selva, ha affermato che gli esseri umani dovrebbero rimanere
protagonisti del ciclo decisionale (in the loop).
Allo stato attuale, le discussioni vertono sul fatto che l’Ai possa essere utilizza-
ta prevalentemente secondo tre modalità. La prima si basa sugli algoritmi di rico-
noscimento delle immagini, per cui l’Ai diventa un ausilio nell’elaborazione e inter-
pretazione dei dati raccolti. Si tratta di un applicativo di supporto alle attività di
intelligence. Ne è un esempio il progetto americano Maven 19 per elaborare e inter-
pretare i video registrati dai droni. Anche l’Italia è tra i paesi in cui gli applicativi
dell’Ai in ambito militare sono oggetto di studio; la dottrina nazionale evidenzia il
nostro orientamento in tale settore: «Non si parla di usare i droni o l’Ai per rendere
effcienti i processi logistici o in generale per scopi tattici, utilizzo ormai largamen-
te diffuso come provato dal successo del progetto Maven. Si parla invece di strut-
turare una operazione, darle un operational design e soprattutto stabilire un
end-state e defnire il commander’s intent, tutti aspetti che rappresentano il vero
banco di prova di un comandante e che lo caratterizzano rispetto ai colleghi. Lo
stesso progetto Maven ci offre un chiaro riferimento in tal senso, laddove il proces-
so di ingaggiare con automated systems i target riconosciuti con l’Ai non è stato
autorizzato» 20.
19. Z. FRYER-BIGGS, «In Project Maven’s Wake, the Pentagon Seeks AI Tech Talent», Wired, 21/12/2018.
20. «L’impatto delle Emerging & Disruptive Technologies (EDTs) sulla Difesa», Stato maggiore della
Difesa, 2022. 91
L’AI SERVE (ANCHE) A FARE LA GUERRA
L’intero apparato di sicurezza russo monitora da vicino gli sviluppi negli altri
paesi, specialmente Stati Uniti, Cina, Israele e Corea del Sud. Come osservato da
Vadim Kozjulin, direttore del progetto per le nuove tecnologie e la sicurezza inter-
nazionale del Centro russo per gli studi politici», per la Russia «i robot da combatti-
mento sono diventati uno dei simboli della rinascita delle Forze armate, un promet-
tente prodotto d’esportazione e un segnale al mondo della disponibilità del paese
a sfdare la leadership tecnologica degli Stati Uniti» 25. Storicamente l’innovazione
tecnologica e scientifca è strettamente associata all’immagine di grande potenza Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
che la Russia ha di sé. La presidente del Consiglio della Federazione Valentina Ma-
tvienko cita al riguardo Mikhail Lomonosov: «L’onore del popolo russo richiede che
mostri la propria abilità e acutezza nella scienza» 26. La padronanza dell’Ai è quindi
percepita quale prosecuzione dell’iter tecnologico che ha contribuito a dare alla
Russia lo status di grande potenza, come fatto dall’esplorazione spaziale e dalle
armi nucleari. Ancora Putin: «Non è un caso che molti dei paesi più evoluti del
mondo abbiano già adottato piani d’azione per lo sviluppo di tali tecnologie. Noi,
ovviamente, dobbiamo garantirci la sovranità tecnologica nel campo dell’Ai» 27.
Tra i principali argomenti addotti per perseguire maggiori automazione e au-
tonomia vi è il miglioramento dell’effcienza delle Forze armate attraverso la mo-
dernizzazione delle capacità di comando e controllo e degli armamenti, nonché la
riduzione del numero di coscritti. Questa modernizzazione si deve confrontare con
diverse sfde interne di natura geografca, demografca ed economica.
Difendere e pattugliare un confne così ampio e impedire la violazione delle
Zone economiche esclusive marittime è sfda che, per il Cremlino, l’Ai può aiutare
ad affrontare. Tra le priorità degli ultimi anni c’è stata la riduzione del personale di
stanza alle frontiere, da sostituire con sistemi di controllo remoto basati su teleca-
mere, sensori e droni 28. L’industria della difesa ha risposto sviluppando diverse
tecnologie, in particolare veicoli senza pilota che possono operare in condizioni
estreme come quelle dell’Artico. Il direttore della United Shipbuilding Corporation
Aleksej Rakhmanov ha affermato che l’impresa intende progettare un robot sotto-
marino per pattugliare la piattaforma continentale artica e le aree di trivellazione 29.
La riduzione dei coscritti è imposta da vincoli di bilancio sempre più cogenti:
la dottrina militare russa prevede una sensibile riduzione del personale militare, il
minore impiego possibile dei soldati in prima linea e la ricerca di validi ausili ai
comandanti nel processo decisionale. Le modalità esecutive della campagna ucrai-
na non appaiono in linea con le intenzioni: scollamento tra le unità schierate, dif-
25. V. KOZJULIN, «“Roboty-ubijcy” na plošadke OON» («“Robot-killer” presso la sede delle Nazioni Uni-
te»), kommersant.ru, 15/11/2017.
26. V. MATVIENKO, «Nauka i tekhnologii – klju0evye faktory razbitija Rossii» («Scienza e tecnologia sono
fattori chiave nello sviluppo della Russia», pnp.ru, 10/11/2017.
27. «Putin vzjalsja za iskusstvennyj intellect. 9to obsluždali na pervom soveš0anii» («Putin ha adottato
l’intelligenza artifciale. Cosa è stato discusso al primo incontro»), bbc.com, 30/5/2019.
28. N. GRIŠ0ENKO, «Umnye roboty zaš0itjat granicy Rossii» («Robot intelligenti difenderanno i confni
della Russia»), rg.ru, 28/5/2017.
29. «USC Enterprises Could Create Underwater Robots to Defend the Arctic Shelf», Tass, 8/6/2021. 93
L’AI SERVE (ANCHE) A FARE LA GUERRA
fcoltà nelle comunicazioni 30, impiego di coscritti. Alla ritrosia a ingaggiare le unità
combattenti in confronti diretti sul campo hanno supplito massicci bombardamen-
ti aerei e l’uso dell’artiglieria, non certo l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia. La
faticosa «mobilitazione parziale» ordinata da Putin per reintegrare le perdite sul
campo ha dimostrato la necessità d’intervenire comunque con i boots on the ground
per tentare di consolidare le posizioni.
Lo Stato russo e le società affliate sono i principali artefci dello sviluppo
dell’Ai 31. L’approccio del governo allo sviluppo tecnologico è incentrato sui pro- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
cessi top-down in cui innovazione, ricerca e sviluppo sono spesso attuati con un
progetto nazionale, un gruppo di lavoro o una commissione. Il Codice etico dell’Ai,
sottoscritto da diverse società e organizzazioni nell’ottobre 2021, è il risultato di
un’idea del presidente Putin del dicembre 2020. La rete di attori coinvolti nell’inno-
vazione militare è vasta. La più grande società statale è Rostec. Tra le centinaia di
aziende coinvolte fgurano Kalašnikov, Vysokoto0nye kompleksy, Tekhmaš, Ob’e-
dinennaja aviastroitel’naja korporacija (Oak), Kronštadt (fliale di Sistema, specia-
lizzata nella produzione di droni).
Nel 2012 il governo ha istituito la Fondazione per la ricerca avanzata, il cui
obiettivo è lo sviluppo di una nuova generazione di sistemi d’arma, compresi i
veicoli senza pilota e i velivoli ipersonici 32. Il suo lavoro è strutturato attorno a tre
temi: soldati, armamenti e armi informatiche del futuro. Nel 2020 ha lavorato a
circa quaranta progetti in collaborazione con molti laboratori e università in tutto il
paese 33. Altrettanto importante è la Technopolis d’innovazione militare, creata nel
2018 nella città di Anapa per guidare la ricerca e lo sviluppo della tecnologia bel-
lica, con l’obiettivo di ridurre i tempi tra la concezione di progetti innovativi e la
loro realizzazione. L’ente riunisce centinaia di esperti con differenti specializzazioni
che lavorano in una grande «città tecnologica», tra i cui compiti c’è il rafforzamento
del partenariato pubblico-privato. La struttura ospita un laboratorio di ricerca sull’Ai
e collabora strettamente con la Fondazione per la ricerca avanzata. Si dice che la
sua divisione in cluster di ricerca militare, uno dei quali dedicato all’intelligenza
artifciale, tragga ispirazione dalla Cina 34.
Altro protagonista è il dipartimento Ricerca e supporto tecnologico nelle tec-
nologie avanzate del ministero della Difesa, deputato a organizzare le attività d’in-
novazione 35. Il ministero ospita anche il Centro principale per la ricerca e la speri-
30. N. CRISTADORO, «La Guerra in Ucraina. Un’analisi dei primi giorni di combattimento», Difesa Online,
1/3/2022.
31. S. PETRELLA, C. MILLER, B. COOPER, «Russia’s Artifcial Intelligence Strategy: The Role of State-Owned
Firms», Orbis, vol. 65, n. 1, 2021, pp. 75-100.
32. A. EMELJANENKOV, «Fond perspektivnykh issledovanij brosaem vyzov amerikanskoj DARPA» («La
Fondazione per la ricerca avanzata sfda l’americana DARPA»), rg.ru, 12/2/2021.
33. A. GON0AROV, «Osobennosti organizacii innovacionnoj dejatel’nosti v Minoborony Rossii» («Caratte-
ristiche dell’organizzazione di attività innovative nel ministero della Difesa russo»), Nacional’naja
oborona, 23/3/2020.
34. I. SIDORKOVA, «Voennoe “Skolkovo”: za0em Šojgu stroit tekhnopolis v Anape» («“Skolkovo” militare:
perché Šojgu sta costruendo una tecnopoli ad Anapa»), rbc.ru, 13/3/2018.
94 35. A. GON0AROV, op. cit.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
mentazione di robotica (creato nel 2012 per svolgere ricerche e test di robotica
nell’Artico 36) e la commissione Sviluppo sistemi robotici militari, diretta dal mini-
stro della Difesa Sergej Šojgu e deputata a sviluppare un approccio unitario tra i
dipartimenti della Difesa con competenza sui sistemi robotizzati.
sistemi utilizzano l’Ai, ma ci sono studi in tal senso. Secondo Putin vi sono oltre 2
mila veicoli senza pilota in servizio nell’esercito russo, usati con successo nel tea-
tro siriano 37. La seconda guerra del Nagorno-Karabakh del 2020, con l’uso da
parte dell’Azerbaigian di apparecchi telecomandati e droni kamikaze, sembra aver
rafforzato la prospettiva 38. Tra gli attuali modelli di punta fgurano i droni Orion
prodotti dalla Kronstadt e i Grom, in fase di sviluppo sempre dalla Kronstadt. Nel
dicembre 2021 l’azienda ha completato la costruzione di una fabbrica per la pro-
duzione di veicoli senza pilota 39. La Fondazione per la ricerca avanzata sta pro-
gettando droni da ricognizione e ciclocotteri per la protezioni delle navi da guer-
ra 40, mentre l’Oak ha rivelato un prototipo di drone da attacco pesante Sukhoj
S-70 Okhotnik a bassa visibilità radar 41, la cui entrata in servizio è stimata per il
2024. Nel complesso, tuttavia, la produzione di droni russi appare in ritardo ri-
spetto a quella di Stati Uniti, Cina e Israele.
L’integrazione dell’Ai nei veicoli terrestri senza pilota rappresenta un’altra prio-
rità. La linea di carri armati Uran comprende mezzi diversi per capacità e prestazioni.
L’Uran-6 è utilizzato per lo sminamento, il più famoso Uran-9 è utilizzato per missio-
ni di ricognizione, antiterrorismo e supporto al combattimento e può funzionare sia
con telecomando da remoto sia autonomamente. Sviluppato dalla 766 Uptk, è pro-
dotto dalla Kalašnikov e promosso sul mercato internazionale da Rosoboronexport.
I carri Uran-9 sono stati utilizzati in Siria dove hanno evidenziato notevoli problema-
tiche, in fase di correzione 42; più recentemente hanno partecipato all’esercitazione
Zapad-2021. Un altro carro senza pilota è il Nerekhta, costruito nello stabilimento di
36. A. JUDINA, «Centr robototekhniki Minoborony RF: v Artike pojavjatsja mikroroboty “karmannovo”
formata» («Centro di robotica del ministero della Difesa della Federazione Russa: “Nell’Artico appari-
ranno microrobot di formato tascabile”»), tass.ru, 24/10/2017.
37. «Rossija nau0ilas’ otražat’ ataki bespilotnikov, zajavil Putin» («La Russia ha imparato a respingere
gli attacchi dei droni, ha detto Putin»), ria.ru, 2/11/2021.
38. J. COOPER, «The Nagorno-Karabakh War: A Spur to Moscow’s UAV Efforts?», The International In-
stitute for Strategic Studies, 2021.
39. «Novyj zavod AO Kronštadt’ v Dubne smožet proizvodit’ desjatki bespilotnikov ežegodno» («Il
nuovo stabilimento della società Kronstadt a Dubna sarà in grado di produrre dozzine di droni all’an-
no», tass.ru, 11/10/2021.
40. «Rossija sozdat morskie drony na baze ciclokopterov» («La Russia creerà droni navali basati su ci-
clocotteri»), iz,ru, 27/8/2022.
41. «V Rossii vpervye pokazali udarnyj bespilotnik “Okhotnik” s ploskim soplom» («In Russia, mostra-
to per la prima volta il drone d’attacco Okhotnik con ugello piatto»), tass.ru, 14/12/2021.
42. A. STEPANOV, «Minoborony bezrezul’tato tratit den’gi na sozdanie boevykh robotov» («Il ministero
della Difesa spende senza successo denaro per la creazione di robot da combattimento»), versia.ru,
10/9/2018. 95
L’AI SERVE (ANCHE) A FARE LA GUERRA
43. «Robot “Udar” nau0itsja voenat’ na avtopilote i vzaimodejstvovat’ s dronami» («Il robot “Udar” im-
parerà a combattere con il pilota automatico e a interagire con i droni»), tass.ru, 11/2/2021.
44. N. LITOVKIN, «Comrade in Arms: Russia Is Developing a Freethinking War Machine», Russia Beyond,
9/8/2017.
45. O. KORJAKIN, «Ispytanija robota “Marker” na kosmodrome Vosto0nyj snjali na video» («Filmati i test
del robot “Marker” al cosmodromo di Vosto0nyj), rg.ru, 21/10/2021.
46. «Šojgu prizval voennykh i graždanskikh u0enykh sovmestno razrabatyvat’ robotov i bespilotniki»
(«Šojgu ha invitato scienziati militari e civili a sviluppare congiuntamente robot e droni»), tass.ru,
14/3/2018.
47. K. DEAR, «Will Russia Rule the World Through AI?: Assessing Putin’s Rhetoric Against Russia’s Re-
96 ality», Rusi Journal, vol. 164, nn. 5-6, 2019.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
1. P
« IÙ LAVORO QUI E PIÙ CAPISCO I RESIDENTI.
È l’essere umano a confondermi». Così Bernard Lowe si rivolge al suo socio Robert
Ford. I due hanno fondato insieme Westworld, un parco divertimenti ambientato
in un pioneristico Far West dove i visitatori possono divertirsi e soddisfare le pro-
prie fantasie, anche quelle più violente, utilizzando come vittime i residenti. Questi
però non sono esseri biologici ma androidi dall’aspetto in tutto e per tutto simile
agli umani. Tutti pensano che Bernard sia un uomo, mentre in realtà anche lui è
un androide. È stato creato da Robert a immagine del suo vecchio socio morto
anni prima. Tutti i residenti di Westworld sono ignari della loro natura meccanica
ma allo stesso tempo hanno una coscienza articolata, frutto dell’abilità di program-
matore di Robert. Quando alcuni di essi iniziano ad agire in modo anomalo e
mettono in pericolo i visitatori, si scopre che il geniale creatore demiurgo ha dato
loro la possibilità di evolversi. Da quel momento gli androidi intraprendono un
percorso di presa di coscienza costellato di drammatiche sorprese e di colpi di
scena che avrebbero senza dubbio avuto il plauso di Michael Crichton.
Quella descritta sopra infatti è la trama iniziale di Westworld, la serie televisiva
di successo della Hbo liberamente ispirata all’omonimo flm che il compianto ro-
manziere americano, autore di capolavori come Andromeda e Jurassic Park, scris-
se e diresse nel 1973. Il flm in Italia uscì col titolo Il mondo dei robot e portò sul
grande schermo per la prima volta il tema della macchina antropomorfa che si ri-
bella al suo creatore umano, fno a sterminarlo.
Nel flm originale degli anni Settanta Crichton dipana formidabili intuizioni che
oggi possono sembrare ingenue ma che per l’epoca erano stranianti. Egli spingeva
la sua rifessione distopica sul paradosso dell’evoluzione tecnologica che crea un
risveglio cosciente dei robot, al punto da sconfessare le tre leggi della robotica di
Asimov e insinuare il dubbio della possibilità di una ribellione degli androidi con- 97
98
LUOGHI DI LANCIO ORBITALE E SUBORBITALE NEL MONDO
Mar Glaciale Artico
Alaska 21 22
(USA) 1 7 NORVEGIA 26
ISLANDA R U S S I A
2 SVEZIA
REGNO UNITO
CANADA
29 42
1 25
SPAGNA 30 31
NELLO SPAZIO I ROBOT DIPENDONO DALL’UOMO
U S A 2
PORTOGALLO 37 48
3 Azzorre 8 38 49
7 4 20 40
(POR.) 27 28 GIAPPONE
5 6 8 9 12
11 5 ISRAELE 24 32 C I N A 50
10 1314 15 Is. Canarie 9 IRAN
3 6 23 39 51
16 (SP.) EGITTO 33 INDIA 52
Hawaii 36 47 COREA DEL SUD 45
(USA) 41
PAKISTAN 35 43 46
Pacifc Missile Range Facility 3410
COREA DEL NORD 44
Sito per test missilistici della
Marina degli Stati Uniti 17 GUYANA FR.
11 12
4 13
18 Oceano
Oceano Pacifico B RA SI L E 53 INDONESIA
Atlantico Oceano 14
Indiano
15
AU ST RA LI A
Sutherland Spaceport
Western Isles Spaceport 5554
Shetland Spaceport 19 16
Campbeltown Spaceport 56
Prestwick Spaceport ARGENTINA
satelliti e cargo per la Iss Launch Centre 33 Sonmiani Satellite Launch Centre 6 Shiloh Spaceport
Lancio di razzi-sonda e centro di 50 Oita Airport Sito di lancio a nord
5 Vanderberg Air Force Base Sito di lancio multiuso governativo Sito di lancio di Virgin Orbit
tracciamento di Cape Canaveral
Secondo sito di lancio degli Usa 34 Thumba Equatorial Rocket
51 Uchinoura Space Centre
per attività, ideale per missioni polari 19 Punta Indio Naval Air Base Launching Station 7 ISLANDA
Sito per test missilistici Principale sito di lancio in Sito di lancio Tbd
6 Mojave Air and Space Port Sito di lancio per razzi-sonda Giappone per piccoli vettori
Sito commerciale, 20 El Arenosillo 35 Satish Dhawan Space Centre 8 Isole Azzorre
Sito per lanci suborbitali 52 Tanegashima Space Centre Sito portoghese
primo lancio orbitale nel 2021 Unico sito di lancio orbitale dell'India, Principale sito di lancio del Giappone
7 Nevada Test and Training Range e in futuro orbitali opzione popolare per gli 9 Isole Canarie
operatori di piccoli satelliti 53 Stasiun Peluncuran Rocket Sito spagnolo
Sito per test missilistici 21 Andøya Space Centre Sito di lancio per razzi-sonda
8 Spaceport America Sito di lancio per razzi-sonda 36 Integrated test range launch complex IV 10 Kulasekarapattinam
Sito di lancio per razzi-sonda 54 Woomera Range Complex Sito per lanci orbitali non
Sito commerciale per lanci suborbitali 22 Esrange Sito per test missilistici
con più di 10 lanci fno a oggi Sito di lancio per razzi-sonda 37 Korla Missile Test Complex commerciale
Spaceport Sweden Sito per test missilistici 55 Koonibba Test Range 11 Spaceport Singapore
9 White Sands Missile Range Nuovo sito orbitale dell’Australia
Sito dell'Esercito americano per test Sito commerciale per lanci 38 Jiuquan Satellite Launch Centre Spazioporto per
missilistici suborbitali Principale sito di lancio cinese per le 56 Rocket Lab Launch missioni suborbitali
missioni nazionali di sicurezza e voli Complex 1 (Mahia) 12 Morotai Island
10 West Texas Site 23 Jabal Hamzah Facility Sito di lancio orbitale degli Stati Uniti
Sito a uso esclusivo di Blue Origin Sito per test missilistici spaziali umani Sito per lanci orbitali
11 Midland International 24 Palmachim Airbase 39 Xichang Satellite Launch Centre 13 Biak Island
Air and Space Port Sito di lancio governativo Principale sito di lancio cinese per le Sito di lancio orbitale
Primo sito commerciale del Texas per lanci 25 Kasputin Yar missioni Geo 14 Arnhem Space Centre
suborbitali Sito di lancio multiuso governativo 40 Taiyuan Satellite Launch Centre 1 Siti programmati Sito per lanci orbitali,
12 Oklahoma Air and Space Port 26 Plestesk Cosmodrome Principale sito di lancio cinese per le 1 Michigan Spaceport ideale per missioni Geo
Sito commerciale per lanci suborbitali, Primo sito russo di lancio per le missioni polari Sito commerciale per lanci suborbitali 15 Bowen Region
a oggi nessun lancio missioni nelle orbite polari 41 Wenchang Satellite Launch Centre Canso Spaceport Sito per lanci orbitali
Nuovo sito di lancio della Cina 2 Primo sito di lancio in Canada 16 Whalers Way Orbital
42 Vostočny Cosmodrome Launch Complex
Nuovo sito di lancio della Russia Sito per lanci orbitali
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
99
NELLO SPAZIO I ROBOT DIPENDONO DALL’UOMO
tro l’umanità biologica. Tema, quest’ultimo, poi ripreso in mille altri flm e romanzi,
sino a giungere alla serie televisiva della Hbo i cui autori, calatisi nella prospettica
evoluzione tecnologica del terzo millennio, hanno provato a rappresentare, secon-
do le loro stesse parole, «un’odissea oscura sull’alba della coscienza artifciale e sul
futuro del peccato».
2. A differenza del flm di mezzo secolo fa, al centro della narrazione della
serie tv ci sono i robot e non gli umani. Gli androidi antropomorf sono del tutto Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
simili ai visitatori ma vivono prigionieri di una realtà virtuale e piano piano si av-
viano alla ricerca di quella che defniscono «conoscenza proibita», cioè l’autoco-
scienza. Questa è nascosta all’interno di migliaia di istruzioni del software di pro-
grammazione. Quando verrà raggiunta, anche l’ultima barriera tra androidi e uma-
ni sarà infranta. A frapporsi sulla strada di questa odissea robotica saranno dei
nemici violenti, spietati e spinti da istinti distruttivi: i visitatori del parco Westworld.
Adesso però spegniamo il distopico mondo televisivo e osserviamo quello
reale, dove accadono i fatti che ci permettono di leggere frammenti di prospettiva
futura. Andiamo a Palo Alto, in California, dove ai primi di ottobre si è tenuto il
secondo Tesla Artifcial Intelligence Day, evento di sei ore trasmesso anche in di-
retta streaming in cui i manager della casa automobilistica, Elon Musk in testa,
hanno presentato gli ultimi traguardi raggiunti nel software del supercomputer
Dojo, progettato per addestrare proprio i sistemi di intelligenza artifciale (Ai) in
grado di svolgere le attività complesse di assistenza alla guida come Tesla Autopilot
o Full Self-Driving. L’ospite d’onore dell’evento è stato però Optimus, prototipo di
robot umanoide che per poco più di un minuto durante la presentazione ha gesti-
colato e salutato il pubblico accanto a Elon Musk. «Ma può fare davvero molto di
più di quello che vi abbiamo appena fatto vedere», ha affermato il capo della Tesla
Motors mentre mostrava un video di Optimus che portava delle scatole e si aggira-
va in un giardino con un innaffatoio per dare acqua alle piante.
Secondo i piani dell’azienda, quando verrà avviata la produzione di massa dei
robot tutti potranno acquistarne uno al prezzo di un’utilitaria. Così avremo nelle
nostre case, sempre secondo il multimiliardario americano, degli aiutanti meccani-
ci alimentati da una batteria ricaricabile da 2,3 kWh e che potremo connettere alle
reti Wi-Fi e Lte tramite un’apposita applicazione sullo smartphone.
In realtà l’obiettivo primario dichiarato da Elon Musk è quello di fare dei pros-
simi discendenti di Optimus degli operai specializzati da impiegare nell’industria
manifatturiera, come per esempio quella automobilistica, per sopperire alla carenza
di manodopera. O per sostituirla, saremmo portati a dire, ma questa è un’altra storia.
Per arrivare a tutto ciò le aziende che fanno capo al visionario multimiliardario
che ha appena pagato 44 miliardi di dollari per acquistare il social network Twitter
stanno sviluppando i software di supporto ai robot attraverso supercomputer do-
tati di intelligenza artifciale, macchine cioè che verranno usate per insegnare agli
androidi come comportarsi. Come un novello Robert Ford in carne e ossa, Elon
100 Musk avrà in Optimus il suo Bernard Lowe, creatura bionica nei cui microchip
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
instillare milioni di righe di software verso le frontiere più spinte della conoscenza.
Fino all’autocoscienza? Chissà, lasciamo l’ardua sentenza agli appassionati di fanta-
scienza e restiamo nell’assolata California.
Andiamo a Hawthorne, circa seicento chilometri a sud di Palo Alto, perché è
lì, in quel sobborgo della Città degli Angeli, che Elon Musk costruisce i suoi razzi
spaziali Falcon e le sue astronavi Dragon, sulle quali presto o tardi saliranno i ni-
poti di Optimus. Quello dei robot nello spazio sarà un passo ineludibile proprio
perché il suo ambiente letale per l’uomo ne fa habitat privilegiato di macchine in- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
3. Uomini o robot dunque? La domanda non è nuova, però rispetto agli albo-
ri dell’astronautica citati sopra muta il contesto e di conseguenza la possibile rispo-
sta, perché man mano che il progresso tecnologico conferisce alle macchine una
sempre maggiore autonomia la questione che si pone non è più negli stessi termi-
ni degli anni Ottanta o Novanta del secolo scorso, quando uomini e robot erano di
fatto sistematicamente contrapposti. Oggi i due divengono complementari.
«Abbiamo bisogno di robot e di uomini», dicono alla Nasa, dove oggi gli esper-
ti concordano sul fatto che le macchine robotiche dovranno essere inviate a esplo-
rare prima degli esseri umani, e questo indipendentemente dal loro livello di auto-
nomia. Così come sulla Terra Elon Musk vuole impiegare i robot per la manifattura
ripetitiva, seppur qualifcata da livelli di Ai progressiva, allo stesso modo ci si atten-
de che i robot spaziali svolgano compiti cosiddetti 3D, cioè Dull, Diffcult & Dan-
gerous (noiosi, diffcili e pericolosi). E sebbene oggi l’aspettativa per l’uso dei robot
nello Spazio sia molto alta, bisogna riconoscere che allo stato attuale essi sono an-
cora per lo più utilizzati come strumenti passivi telecomandati dagli astronauti.
L’uso di robot autonomi è limitato dalle tecnologie implementabili, due su
tutte: il software e l’alimentazione energetica.
Al momento, l’autonomia dei robot spaziali è solitamente una funzione loca-
lizzata e progettata per la sicurezza, per proteggere sé stessi e l’ambiente circostan-
te da eventuali danni, come per esempio nel caso del software di prevenzione dei
rischi a bordo dei rover marziani della Nasa.
Le missioni senza equipaggio sono ancora lontane dall’essere eseguite da ro-
bot completamente autonomi. Gli operatori umani restano una componente essen-
ziale, specialmente nella pianifcazione e nella reazione a circostanze impreviste.
Ciò non signifca che non possano essere effettuate missioni robotiche, per esem-
pio in orbita terrestre, dove il ritardo nelle comunicazioni e nelle trasmissioni di
telemetria e telecomando è accettabile. Ma poiché le agenzie spaziali stanno spin-
gendo la frontiera dell’esplorazione verso missioni con equipaggio più lontano
dalla Terra, in orbita cislunare per esempio, il fatto di avere comunicazioni inter-
mittenti o ritardate rende diffcile le operazioni telecomandate a distanza.
A differenza dei rover che oggi si trovano su Marte e che in larga parte opera-
no in modalità telecomandata, gli esseri umani non possono attendere che una
risposta venga trasmessa dalla Terra una volta al giorno oppure ritardare più volte
102 la propria missione operativa come in molte occasioni è successo ai rover marzia-
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
5 Puglia 13
Veneto 12
Francia
Liguria 11
MILANO Basilicata 8
Torino Abruzzo 7
Umbria 6
Produzione Sardegna 5
moduli abitabili Sicilia 5
Thales Alenia I 12 Distretti
Space Italia Marche 4 spaziali
Brasile
3
2
Argentina
2
Emirati 2
Arabi U. Singapore 2
Australia
THALES
ALENIA SPACE FRANCIA SPACE ALLIANCE
Thales 67% Accordo tra Thales TELESPAZIO Province italiane
Leonardo 33% e Leonardo (2005) Leonardo 67% con presenza di
ITALIA aziende spaziali
Thales 33%
103
Fonte: elaborazione S. Ciccarelli
NELLO SPAZIO I ROBOT DIPENDONO DALL’UOMO
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
PERCHÉ L’AI
È CAOS DE RUVO di Giuseppe
gue stasi, incapacità di decidersi per l’una o l’altra opzione. Di norma, una comu-
nità geopolitica riesce a risolvere questa impasse avendo chiara la sua posizione
nel mondo, fondata su miti che aprono a un futuro o a una missione. Peccato che,
come abbiamo mostrato nel nostro ragionamento ab ovo, Caos si sia mangiato
anche questa dimensione.
Omicidio perfetto, dunque? Assolutamente no. Sapiens sapiens pare aver tro-
vato la soluzione. Se siamo diventati stupidi, incapaci di sconfggere Caos, abban-
doniamo la nostra stupidità soggettiva e affdiamoci a un’intelligenza oggettiva in
grado di pensare al posto nostro, in grado di dar conto della complessità 6.
Questa intelligenza oggettiva, oggi, si chiama Algoritmo.
derate come delle infrastrutture critiche per la sicurezza nazionale, nella misura in
cui esse sono i principali serbatoi mondiali di dati 10; 3) la capacità di migliorare la
potenza di calcolo dei nemici strategici deve essere arginata in ogni modo, ricor-
rendo sempre più spesso a sanzioni per privarli dello hardware necessario a po-
tenziare i calcolatori 11.
A partire da questi fattori, si delinea – nella mente dei decisori – un’equazione
particolarmente precisa:
3. Eppure le cose non sono così semplici. Abbiamo detto che l’Ai pare conf-
gurarsi come quella forma di intelligenza che ci permette di ordinare la complessi-
tà e, da un punto di vista geopolitico, di tenere a bada l’avanzata di Caoslandia.
Bene: ma che cos’è intelligenza? L’intelligenza delle macchine, applicata alla geo-
politica, riesce davvero ad arginare Caos?
Iniziamo dalla prima domanda: non abbiamo la benché minima idea di cosa
sia l’intelligenza. In uno studio del 2007, poi aggiornato nel 2016, alcuni ingegneri
10. Linea espressa da E. SCHMIDT, J. COHEN, «Asymmetric Competition. A Strategy for China & Techno-
logy», China Strategy Group, Fall 2020, p. 12. Per un’analisi specifca si rimanda anche a G. DE RUVO,
«Raccolta dati, intelligenza artifciale e sicurezza nazionale: l’uso geopolitico degli strumenti giuridici
americani come freno alla data governance globale. Il caso TikTok come paradigma», Rivista italiana
di informatica e diritto, n. 1/2022, pp. 113-124.
11. Cfr. A. ARESU, Il dominio del XXI Secolo. Cina, Stati Uniti e la guerra invisibile sulla tecnologia,
Milano 2022, Feltrinelli.
12. F. VANORIO, «Come l’Intelligenza Artifciale modifca il Controspionaggio di un Paese», Start Maga-
zine, 16/3/2019.
13. «Putin: Leader in Artifcial Intelligence will rule the World», Cnbc, 4/9/2017.
14. P. DOMINGOS, L’Algoritmo Defnitivo, Torino 2020, Bollati Boringhieri, p. 44.
15. Ivi, p. 49. Il corsivo è dell’autore. 109
PERCHÉ L’AI È CAOS
informatici si resero conto che il grande problema nello sviluppo dell’Ai fosse l’e-
sistenza di almeno 53 defnizioni di intelligenza che potevano essere utilizzate per
generare un Ai di successo, ovvero in grado di pensare come un essere umano 16.
Dato che non si potevano fare 53 tentativi, la comunità scientifca si è orientata
verso la produzione di intelligenze artifciali riproduttive: queste Ai non devono
pensare come un umano, ma le loro azioni devono produrre un esito (output)
soddisfacente, ovvero devono raggiungere lo stesso risultato che avrebbe raggiun-
to un essere umano razionale. Ora, come nota Luciano Floridi, queste Ai propria- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
mente non pensano. Al contrario, esse agiscono senza pensare, perché non fanno
altro che raggiungere meccanicamente l’output desiderato sulla base dei dati che
possiedono. In una battuta, l’intelligenza artifciale è in grado soltanto di «agere sine
intelligere» 17: essa ripete meccanicamente un programma, e giunge a risultati mi-
gliori sulla base della quantità dei dati che possiede, ma non è intelligente, il suo
procedere è essenzialmente meccanico e assolutamente incapace di esaurire le
diverse sfaccettature del pensare umano. Conosce solo la lingua del suo algoritmo.
E pensa (sic) che sia universale.
Ed eccoci al secondo punto: questa non-intelligenza può, da un punto di vista
geopolitico, costituire l’antidoto all’avanzata di Caos? La risposta non è banale: se
infatti i dati fossero interpretabili in maniera universale e se l’intero mondo condi-
videsse la stessa forma mentis, allora l’Ai potrebbe certamente svolgere questa
funzione di argine al Caos. Ma proprio chi postula questa idea 18 non si rende con-
to di cadere in una incredibile petizione di principio: se i dati fossero neutri e tutti
avessimo la stessa forma mentis, semplicemente non si darebbe Caos e dunque
non avremmo nessun bisogno di arginarlo con l’intelligenza artifciale.
Nella realtà – non nel cielo dei laboratori di computer science, ma nel fango
della geopolitica – i fatti non sono mai neutri: il mito del dato puro è morto 19 e le
formae mentis si moltiplicano fno a generare un «manicomio di Babilonia», in cui
«da mille fnestre si urlano contemporaneamente al passante mille voci, pensieri,
musiche diverse, (…) e la morale si dissolve insieme allo spirito» 20.
Per corroborare la nostra ipotesi, da irreprensibili falsifcazionisti e lettori di
Popper 21, siamo pronti a sfdare qualsiasi Ai, dotata di molti e precisi dati, a torna-
re indietro al 23 febbraio e a prevedere l’invasione russa dell’Ucraina. Potremo
sbagliare, ma siamo intimamente persuasi che nessun algoritmo, per il quale due
16. Cfr., S. LEGG, M. HUTTER, «A collection of defnitions of intelligence», in B. GOENTZEL, P. WANG (a
cura di), Advances in Artifcial General Intelligence, Amsterdam 2007, Ios Press, pp. 17-24; S.J. RUSSEL,
P. NORVIG, Artifcial Intelligence: A Modern Approach (third edition), Harlow 2016, Pearson.
17. L. FLORIDI, M. CABITZA, Intelligenza Artifciale, Milano 2021, Bompiani, p. 150.
18. Idea le cui radici affondano nel tentativo di Leibniz di creare una characteristica universalis. Cfr.
M. MUGNAI, Introduzione alla flosofa di Leibniz, Torino 2001, Einaudi, p. 246, dove si scrive che, per
Leibniz, «un linguaggio comune all’intera umanità (…) avrebbe potuto facilitare il contatto e la discus-
sione, avrebbe reso più agevole la comunicazione, ridotto i malintesi e le controversie».
19. Su questo, decisiva è – proprio perché nasce in un ambiente di flosofa analitica – la critica al
mito del dato di W. SELLARS, Empirismo e flosofa della mente, Torino 2004, Einaudi.
20. R. MUSIL, Europa inerme, Bergamo 2015, Moretti & Vitali, p. 41.
21. K.R. POPPER, Congetture e Confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza scientifca, Bologna 2009, il
110 Mulino.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
per due fa sempre quattro, riuscirà a entrare nella testa di Putin e nel cuore della
Russia profonda, paese nel quale – come rilevato da Limes qualche anno fa – due
per due tende a fare cinque 22.
Abitiamo su questa roccia che gira attorno al Sole da miliardi di anni, ci co-
nosciamo da sempre, eppure continuiamo a non capirci. Rimaniamo sbigottiti
davanti al fatto che, sebbene le leggi della matematica valgano da Washington a
Pechino passando per Mosca, siamo tuttora privi di un linguaggio comune, di una
clavis universalis in grado di domare la nostra umana, troppo umana, pulsione
geopolitica.
Nonostante le illusioni o le speranze, la (non) razionalità dell’intelligenza arti-
fciale non può nulla davanti al Caos del mondo nuovo 23. Essa, per sua stessa
natura, tralascia quei fattori che sono geopoliticamente decisivi e che, in quanto
tali, non possono essere processati algoritmicamente. Le grandi potenze agiscono
in vista di gloria o riconoscimento, non sulla base di un calcolo costi/benefci;
sono mosse da mistiche idee di sé, che affondano in passati lontani, mitici, a volte
semplicemente inventati o tirati a lucido per l’occasione. Insomma, agiscono in
base a fattori che si pesano e non si contano. Provateci voi a tradurre in forma di
bit le mistiche percezioni che portano Ucraina e Russia a scontrarsi in Donbas,
terra che porterà al vincitore (ammesso e non concesso che ve ne sarà uno) più
problemi che vantaggi.
Eppure, smascherare l’ideologia dell’Ai non è mero esercizio accademico, per-
ché permette di porre homo geopoliticus di fronte alla sua responsabilità, obbligan-
dolo a guardare nell’abisso e a cercare dentro di sé un supplemento d’anima, un
qualcosa che possa aiutarlo ad affrontare Caos. In una battuta: fallito il progetto di
affdarsi a un fattore «postumano», la geopolitica non ha altra possibilità se non ri-
cominciare a fare i conti con il suo proprium, ovvero con il fattore umano. Vera
cifra della prassi e dell’analisi strategica.
Ciò, ovviamente, non signifca smettere di usare le intelligenze artifciali. Ma
signifca ricordarsi, come notava Kissinger ormai quasi dieci anni fa, che «in geopo-
litica i fatti raramente si spiegano da soli; il loro signifcato, la loro analisi e la loro
interpretazione dipende dal contesto e dalla loro rilevanza» 24. Per queste ragioni,
Kissinger ritiene che, proprio nell’epoca dell’Ai, sia necessario riaffermare il princi-
pio in virtù del quale «gli esseri umani devono sempre essere i responsabili di ulti-
ma istanza» 25.
22. Cfr., «Due per due fa cinque?», editoriale di Limes, «Il mondo di Putin», n. 1/2016.
23. Cfr., Limes, «Tutto un altro mondo», n. 10/2022.
24. H. KISSINGER, World Order, New York 2014, Penguin, p. 350.
25. H. KISSINGER, E. SCHMIDT, D. HUTTENLOCHER, op. cit., p. 175. 111
PERCHÉ L’AI È CAOS
relazioni tra Stati – così come in molti altri campi – l’informazione, per essere dav-
vero utile, deve essere collocata in un più ampio contesto storico» 28.
L’intelligenza artifciale, da sola, non basta. Deve essere calata all’interno di
una strategia e deve sempre essere affancata da spiccata conoscenza del fattore
umano, da indomabile curiositas verso sé stessi e verso gli altri 29.
Solo questa saggezza è autenticamente geopolitica e strategica. L’agere sine
intelligere dell’intelligenza artifciale può essere, al massimo, utile espediente tattico
e dunque deve essere ricompreso all’interno dell’umana, troppo umana, dimensio-
ne del pensiero strategico, irriducibile all’universalità algoritmica, sempre devota
alla «schiavitù del punto di vista» 30.
5. «Il segno del nostro tempo è l’impossibilità dell’ordine mondiale» 31. Non
esistono algoritmi in grado di salvarci. L’ideologia dell’intelligenza artifciale porta
a pensare che esista un linguaggio, quello dei dati e dei bit, universalmente valido,
condivisibile da tutti coloro che sono dotati di ragione. In geopolitica, però, l’in-
contro con l’altro (leggasi: il nemico) non è quasi mai mediato da illuministica ra-
zionalità, quanto da misteriosa empatia, che obbliga il decisore geopolitico a entra-
re nel cuore – e non nella testa – del suo peggior nemico.
La geopolitica non è fredda razionalità, ma intrinseco atto d’amore, capacità di
anticipare le mosse dell’altro non perché algoritmicamente calcolabili, ma perché
– nell’eros geopolitico, come in ogni forma di amore – si instaura un legame irra-
zionale, in virtù del quale si diventa un’unica persona. Come scrive George Fried-
man, non basta comprendere razionalmente il nemico, perché – per fare geopoli-
tica – «devi diventare il tuo nemico. Devi vedere ciò che vede nel modo in cui lo
vede, avere paura di ciò di cui lui ha paura, desiderare ciò che lui desidera. Solo a
partire da ciò potrai capire cosa farà e come lo farà» 32. Modifcando leggermente il
titolo dell’articolo di Friedman, possiamo dunque affermare che, in fn dei conti,
Intelligence is love. Not machine learning, aggiungeremmo noi.
26. Come invece pensa H. JONAS, Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica, Torino
2009, Einaudi.
27. H. KISSINGER, E. SCHMIDT, D. HUTTENLOCHER, op. cit., p. 173.
28. H. KISSINGER, op. cit., p. 350.
29. «Homo curiosus», editoriale di Limes, «A che servono i servizi», n. 7/2014, pp. 7-26.
30. «Umanità della geopolitica», editoriale di Limes, «Il fattore umano», n. 8/2019, p. 27.
31. L. CARACCIOLO, La Pace è fnita. Così ricomincia la storia in Europa, Milano 2022, Feltrinelli, p. 98.
112 32. G. FRIEDMAN, «Intelligence and Love», Geopolitical Futures, 26/11/2021, corsivi nostri.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
te «ci parla sempre soltanto in forma di enigmi» 33, ma che, quantomeno, ci parla.
Mettendo in moto la nostra curiosità, obbligandoci a entrare in relazione con l’altro
e stimolandoci a decifrare i suoi enigmi.
Oggi che le grandi potenze – per usare una magnifca espressione di Vico –
non parlano un’unica lingua, ma ne parlano di «diverse e ’n conseguenza mute tra
loro» 34, quei confusi enigmi, che l’amore geopolitico porta alla nostra mente, dico-
no infnitamente più di qualsiasi previsione algoritmica.
33. PLATONE, Simposio, Milano 2000, Bompiani, p. 138; su questo cfr. P. COLIZZI, Il Sesso di Dio, Mila-
no-Udine 2021, Mimesis Edizioni, pp. 124-138.
34. G. VICO, Scienza Nuova, a cura di V. VITIELLO e M. SANNA, Milano 2018, Bompiani, p. 976. 113
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
AI CHIP
L’EVOLUZIONE
DELLA SPECIE MARONTA
di Fabrizio
1. G.E. MOORE, «Cramming more components onto integrated circuits», Electronics, 19/4/1965. 115
AI CHIP, L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE
frontiera è il nodo 3 nm 2.
La maggiore densità di transistor aumenta l’effcienza grazie al cosiddetto fre-
quency scaling: transistor più piccoli passano tra 0 e 1 più velocemente (con mag-
gior frequenza) e con minor dispendio energetico, consentendo maggiore velocità
di calcolo a parità di consumi elettrici. Tra il 1978 e il 1986 il frequency scaling ha
garantito incrementi annuali della velocità di calcolo superiori al 20%; tra il 1986 e
il 2003 superiori al 50%, grazie all’avvento della computazione parallela (più calco-
li eseguiti contemporaneamente, invece che in sequenza). Il parallelismo ha per-
messo di compensare il rallentamento del frequency scaling, dovuto alla crescente
diffcoltà di miniaturizzare i transistor. È in questa fase che compaiono i processori
dual e poi multi-core, composti da più unità computazionali assemblate nello stes-
so processore. Grazie a ciò, tra il 2003 e il 2011 la velocità computazionale è au-
mentata ancora, in media, del 23% annuo. Dal 2011 al 2015 l’incremento si è ridot-
to al 12% l’anno, per poi attestarsi su un magro 3% 3.
Il protagonista di questa marcia trionfale è il microprocessore par excellence:
la central processing unit (Cpu, unità centrale di calcolo): un chip «generalista», non
pensato cioè per usi computazionali specifci. A contare non era tanto il cosa, ma
il quanto: quanta più potenza in meno spazio e con consumi minori possibili, a
prescindere dall’uso. Questo il mantra imposto dall’avvento dell’elettronica di mas-
sa, sempre più miniaturizzata e alimentata da ubique batterie agli ioni di litio, fon-
te di crescente ansia da autonomia.
Gli anni Novanta sono il decennio del design. O avrebbero dovuto esserlo. Il
progredire dei nodi (transistor più piccoli, densità maggiori) consente nuove archi-
tetture dei processori: nuovi modi di disporre i transistor sul supporto di silicio,
nuove combinazioni di unità di calcolo nei processori multi-core. Sempre a van-
taggio di velocità ed effcienza. Le Cpu possono ora includere unità di calcolo
differenti ottimizzate per funzioni diverse, o più memoria on-chip (integrata nel
processore) che riduce la necessità di accedere a memorie esterne, più lente e
meno effcienti. Ma il disegno, che richiede software avanzati, non tiene il passo
con la miniaturizzazione: le aziende che progettano chip non riescono a sfruttare
2. S.M. KHAN, A. MANN, «AI Chip: What They Are and Why They Matter», Cset (Center for Security and
Emerging Technology), aprile 2020.
3. Ibidem; J.L. HENNESSY, D.A. PATTERSON, «A New Golden Age for Computer Architecture», Communi-
116 cations of the Acm, vol. 62, n. 2, febbraio 2019.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
appieno le possibilità schiuse dai nuovi nodi e dalla crescente abbondanza di mi-
croprocessori, conseguente alla forte espansione della capacità produttiva 4.
Gli anni Duemila e ancor più i Dieci del XXI secolo costringono però a fare di
necessità virtù. In questa fase la miniaturizzazione rallenta inesorabilmente, per li-
miti fsici e tecnologici. Meglio: per gli ostacoli fsici incontrati da tecnologie matu-
re. I primi si manifestano all’inizio del nuovo millennio, quando l’isolante dei
transistor diviene talmente sottile da causare dispersioni elettriche. La risposta:
nuovi materiali (più) isolanti e rivestimenti più spessi, anche se la miniaturizzazio- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
ne dei transistor prosegue. I nuovi nodi portano però nuovi problemi: fno al 2011
i chip sono costruiti sovrapponendo strati di transistor, ma con l’incremento di
densità (transistor sempre più vicini nei singoli strati, strati sempre più vicini tra
loro) ricompaiono le dispersioni. Soluzione: strati rimpiazzati da più complesse
strutture tridimensionali, dominanti dal 2011 (anno di immissione sul mercato del
nodo 22 nm) a oggi (7-5 nm). Sotto i 5 nm, però, anche queste strutture presenta-
no problemi di dispersione 5.
4. C. BROWN, G. LINDEN, Chip and Change: How Crisis Reshapes the Semiconductor Industry, Cambrid-
ge 2011, Mit Press.
5. Ibidem.
6. J.L. HENNESSY, D.A. PATTERSON, op. cit.
7. R. BJÖRKLUND, «Semiconductors in the Global Race for AI», Institute for Security & Development Po-
licy, 19/4/2021.
8. Ibidem. /
9. Cfr. DEOG-KYOON JEONG, «The Present and Future of AI Semiconductor», news.shhynix.com, 18/2/2022. 117
118
PRINCIPALI PRODUTTORI DI TERRE E METALLI RARI
RUSSIA
Palladio 47%
AI CHIP, L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE
FRANCIA
Afnio 43%
USA
TURCHIA
Berillio 90% Giappone
Borato 38%
Elio 73%
CINA
Antimonio 87%
Barite 44%
Bismuto 82%
Fluorite 64%
Fosforite 44%
R.D. DEL CONGO RUANDA Fosforo 58%
Cobalto 64% Tantalio 31% Gallio 73%
BRASILE
Germanio 67%
Niobio 90% THAILANDIA
Grafte naturale 69%
Caucciù 32%
Indio 57%
Magnesio 87%
SUDAFRICA Scandio 66%
Principali produttori di terre e Iridio 85% Silicio metallico 61%
metalli rari Platino 70% Terre rare leggere/pesanti 95%
Principali consumatori mondiali Rodio 83% Tungsteno 84%
di terre e metalli rari Vanadio 53%
Rutenio 93%
% del totale mondiale dei principali elementi
estratti.
Sono comprese altre materie prime strategiche
e relativamente scarse
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
(intermedi) tra quello di input (che recepisce i dati esterni) e quello di output (che
restituisce la decisione della macchina).
Moltiplicando le possibili interazioni logiche tra dati, questi modelli puntano ad
approssimare la complessità del pensiero umano emulandone le capacità deduttive.
Senza però (ancora?) riprodurne appieno l’intelligenza, «quella divina capacità d’a-
strazione che prescinde da un processo» prettamente logico-computazionale. Un li-
mite qualitativo, ma anche quantitativo: il cervello umano contiene circa 85 miliardi
di neuroni e un numero di sinapsi tra mille e 10 mila volte maggiore. Per eguagliar-
ne la mera struttura fsica, una rete neurale artifciale dovrebbe avere tra 85 trilioni
(milioni di miliardi) e 850 trilioni di «peso sinattico», oltre che memoria a suffcienza
per archiviare la mole smisurata di dati prodotti 10. Siamo ancora in mente Dei.
Nel 2012 il gruppo di ricerca di Hinton pubblica AlexNet, architettura che ap-
plica la Relu alla classifcazione delle immagini: forse la sfda maggiore nel campo
della visione computerizzata. A tal fne viene introdotta anche la rete neurale con-
voluzionale, che emula il processo di cattura delle immagini usato dalla retina dei
gatti. Il risultato è una capacità d’analisi e classifcazione computerizzata delle imma-
gini comparabile a quella di una mente umana. Da allora si assiste all’incremento
esponenziale della capacità delle reti neurali profonde di svolgere compiti e risolve-
re problemi, da cui l’odierno proliferare delle Ai e delle loro applicazioni pratiche.
Il successo delle moderne Ai basate su reti neurali profonde dipende da pre-
stazioni computazionali inimmaginabili ancora pochi anni fa. Il tipo di apprendi-
mento di tali reti prevede due fasi: il training «allena» (struttura) un algoritmo
d’intelligenza artifciale con i dati che vi sono immessi; l’inferenza esegue l’algorit-
mo «allenato», cioè lo applica alla classifcazione di nuovi dati in base a quanto
precedentemente appreso. La prima fase richiede sovente di effettuare il medesimo
calcolo milioni, se non miliardi di volte; nella seconda l’attività computazionale è
più differenziata, perché la casistica inferenziale si arricchisce delle nuove relazioni
(sinapsi) create in sede applicativa.
aggiunti i milioni spesi nella successiva fase d’inferenza 11. Usare microprocessori
datati per queste applicazioni implica aumentare esponenzialmente tempi e consu-
mi, dunque i costi, rendendo i progetti diseconomici. Anche laddove si possa e
voglia sostenere tale aggravio, compensare la lentezza dei processori con la loro
moltiplicazione in parallelo (onde far svolgere a molte unità datate lo stesso lavoro
di meno unità avanzate) non è operazione scontata. Molti algoritmi infatti richiedo-
no, specie nella fase di training, il calcolo sequenziale; inoltre, far lavorare in pa-
rallelo tanti processori richiede software e tecnologie di rete complementari, so- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
zialmente strategiche nei più svariati campi, civili e militari. Oggi le aziende statuni-
tensi dominano la fase di progettazione, con software Eda (electronic design auto-
mation) da cui dipendono anche i fabbricanti cinesi. A questi Washington intende
precludere ogni serio progresso, vietando ai propri produttori e a quelli degli alleati
eurasiatici – dominanti nella fliera – di trasferire tecnologie software e hardware che
consentano alla Cina di progettare e realizzare i nodi più avanzati.
Le statunitensi Nvidia e Amd integrano un sostanziale duopolio mondiale nel-
la progettazione di Gpu, mentre la principale azienda cinese di unità grafche, Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
ormai coprono un ventaglio vastissimo di funzioni e attività. Per questo i dati sono
pressoché impossibili da controllare nella loro interezza. Ciò non signifca che sia-
no risorse pienamente fungibili: l’utilità del dato, dunque il suo valore strategico e
commerciale, dipende fortemente dalla fnalità di chi punta ad acquisirlo, dalla
funzione cui si intende fnalizzarlo. Categorie specifche di dati, limitati in numero
e tipologia, possono pertanto essere oggetto di controllo e protezione onde evitar-
ne l’acquisizione e l’uso – commerciale, industriale, militare, politico-sociale – da
parte di soggetti terzi piò o meno ostili. Progetti industriali, banche dati genetiche,
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TAIWAN PREPARI
LO SCUDO DI SILICIO di Alan Hao YANG
Formosa dovrà incrementare la produzione dei microchip per
proteggersi dalla Cina. Il rapporto con l’America è vitale, come Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
da Cina e Taiwan)
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Isole Pescadores
(TAIWAN) O C E A N O
P A C I F I C O
Fonte: chinapower.csis.org
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
lità, segnando il record negativo dalla sua fondazione. Il partito ha sempre goduto
di notevole popolarità a Tainan e Kaohsiung, ma stavolta qui ha vinto con scarso
margine, rispettivamente del 5 e del 18%.
Alcuni ritengono che tutto ciò possa aver determinato una seria battuta d’arre-
sto per Tsai Ing-wen e aver favorito l’ascesa di Chiang Wan-an (o Wayne). Il pro-
nipote dell’ex dittatore e presidente della Repubblica di Cina Chiang Kai-shek è
diventato il più giovane sindaco nella storia di Taipei.
In passato Wan-an è stato membro del parlamento tra le fle del Kmt e ha
fatto parte della commissione per il Welfare sociale e l’Igiene ambientale. Prim’an-
cora ha conseguito un dottorato in giurisprudenza negli Stati Uniti e ha lavorato
per Wsgr (Wilson Sonsini Goodrich & Rosati), il più grande studio legale della
Silicon Valley.
Malgrado il suo lignaggio, fnora la carriera di Chiang non è stata degna di
nota. La sua controversa storia familiare è un’onta, ma è anche la ragione per cui
ha fatto strada così rapidamente. Negli ultimi anni il Kuomintang ha valorizzato
quest’aura aristocratica nel tentativo di riacquisire consenso. Nei mesi di campagna
elettorale la squadra di Chiang si è rivelata particolarmente sensibile alle tendenze
conservatrici tipiche del Kmt e ha incluso un’accozzaglia di politici di vecchia data.
Invece l’attuale sindaco Ko Wen-je, in carica da otto anni, ha sostenuto la candida-
tura del suo vice Huang Shan-shan nel tentativo di mantenere qualche infuenza
politica. Il Dpp ha puntato su Shih-Chung Chen, ex ministro della Sanità e del
Welfare e protagonista della lotta al Covid-19 come capo del Comando centrale per
l’epidemia. Ne è risultata una sfda a tre. Chiang è stato criticato ma alla fne ha
ricevuto 575.590 voti, circa il 42,29% del totale.
Ora il giovane sindaco vorrebbe presentarsi quale cittadino ordinario, ma non
riesce a liberarsi della sua discendenza. Sebbene per un politico affrontare la storia
in maniera onesta e avviare un corretto percorso di transizione verso il futuro sia
un dovere, tutto ciò non pare urgente. Non molto tempo dopo le elezioni, Pechi-
no ha imposto sanzioni unilaterali su alcuni prodotti taiwanesi nel campo della
pesca e degli alcolici. Noncuranti della posizione del governo centrale, alcuni
parlamentari del Kuomintang si sono recati in Cina affermando di voler negoziare
in nome del popolo. Se questa deriva proseguirà, la fducia degli abitanti nel Kmt
rimarrà scarsa. Anche perché molti di loro hanno espresso la loro solidarietà ai
cittadini della Repubblica Popolare e lo scorso dicembre sono scesi in strada per
chiedere libertà e democrazia esibendo dei fogli bianchi come forma di protesta. Il 129
TAIWAN PREPARI LO SCUDO DI SILICIO
TAIWAN
L’ISOLA DEI CHIP ARESU
di Alessandro
sfida tecnologica fra Usa e Cina. Il nodo del rapporto con Pechino e
i rivali coreani. Il difficile imperativo della diversificazione.
Beh, Tom, il mondo
non è più piatto.
Morris Chang, 2021
genza artifciale. Le aziende guidate dai due grandi manager nati a Taiwan proget-
tano i chip, che vengono poi realizzati per loro da alcuni produttori, come Sam-
sung e appunto Tsmc, in strettissima collaborazione.
2. Il merito politico dello sbarco di Morris Chang a Taiwan e quindi della na-
scita di Tsmc va soprattutto a due persone 1: Sun Yun-suan e Li Kwoh-thing (noto
come K.T. Li). Il primo, ingegnere elettrico di formazione che passa la seconda
guerra mondiale negli Stati Uniti, alla Tennessee Valley Authority, è ministro degli
Affari economici dal 1969 al 1978, nonché premier dal 1978 al 1984. Il secondo
studia negli anni Trenta fsica a Cambridge e a partire dagli anni Cinquanta svolge
numerosi incarichi nello sviluppo industriale di Taiwan, dal 1976 col ruolo di mi-
nistro senza portafoglio per la Promozione della scienza e della tecnologia. Proprio
mentre il mondo si concentra sulla storica apertura alla Cina di Nixon, all’inizio
degli anni Settanta, i tecnocrati di Taiwan, dopo aver già ottenuto una crescita eco-
nomica a due cifre, si dedicano al prossimo passaggio: come scalare la posizione
internazionale del paese dalla produzione di giocattoli alla manifattura avanzata.
Vogliono comprendere in che modo Taiwan possa entrare nella competizione ad
alta intensità tecnologica di cui gli Stati Uniti sono stati gli iniziatori, con le aziende
che hanno dato forma all’industria dei chip e alla Valle del Silicio, e in cui sono
entrati i giapponesi, con grande forza industriale e commerciale. Sun Yun-suan si
affda a un ricercatore americano di origine cinese, Pan Wen-Yuan, che lavora per
Radio Corporation of America (Rca), azienda nata da General Electric che accetta
di vendere a Taiwan a metà degli anni Settanta una tecnologia obsoleta sui circui-
ti integrati. Il governo di Taiwan, attraverso i suoi tecnocrati, risponde quindi all’ef-
fettiva marginalizzazione geopolitica con un piano articolato.
Il programma comprende la fondazione nel 1973 nell’area di Hsinchu, a sud
di Taipei, dell’Industrial Technology Research Institute (Itri), centro di ricerca ap-
plicato sulla tecnologia avanzata; l’organizzazione di una rete formale e informale
di ingegneri e ricercatori, soprattutto americani di origine cinese, che prende il
nome di Electronics Research and Service Organization (Erso). Questo gruppo
iniziale viene formato da Rca, grazie all’impulso di Pan Wen-Yuan, per poi costru-
1. Il testo fondamentale per questa ricostruzione è J.A. MATHEWS, DONG-SUNG CHO, Tiger Technology:
The Creation of a Semiconductor Industry in East Asia, New York 2000, Cambridge University Press.
Faccio riferimento anche all’intervista a Morris Chang realizzata da Alan Patterson per la storia orale
132 del Computer History Museum, 24/8/2007.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
ire una fabbrica pilota di circuiti integrati a Taiwan. I tecnocrati di Taiwan si impe-
gnano per portare questi temi alla massima attenzione del governo e delle imprese,
anche con una conferenza del 1978 che elabora un programma di sviluppo sulla
scienza e sulla tecnologia. Il programma è adottato dal governo, che stabilisce un
gruppo permanente, presieduto da K.T. Li, dedicato a sviluppare l’ecosistema di
ricerca, talento e imprese per competere nell’industria dei chip. Il successo di lun-
go termine è infatti legato alla capacità di sviluppare imprese in grado di compete-
re sui mercati internazionali. Il nucleo iniziale di ingegneri Erso ottiene alcuni im- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
portanti successi commerciali già alla fne degli anni Settanta, ma l’ambizione di
K.T. Li e Sun Yun-suan va oltre e favorisce nel 1980 la nascita di un’azienda, United
Microelectronics Corporation (Umc), guidata dal ricercatore dell’Itri Robert Tsao. Il
fatturato di Umc nel 2021 è stato di quasi 8 miliardi di dollari.
Le fondamenta dell’ecosistema di Taiwan sono quindi costruite con un lavoro
di lungo corso, che nella crescita di un decennio prepara il momento decisivo: il
corteggiamento di K.T. Li a Morris Chang. Quest’ultimo, nato in Cina nel 1931, è
andato a studiare negli Stati Uniti nel 1949 ed è diventato uno dei manager di riferi-
mento dell’industria dei chip, con Texas Instruments. A oltre cinquant’anni è pronto
per una nuova sfda e accetta di diventare presidente dell’Itri, per scalare sul piano
economico i risultati della ricerca. Secondo Morris Chang, Taiwan non avrebbe mai
trovato una strada solo attraverso la licenza ottenuta da Rca, perché avrebbe conti-
nuato a restare indietro nella frontiera tecnologica. Qui si colloca la grande idea del
fondatore di Tsmc: la creazione di un’azienda incentrata sulla produzione per conto
terzi, su cui basa il business plan che presenta a K.T. Li. Partendo dagli studi di due
ricercatori, Lynn Conway e Carver Mead, Chang aveva sviluppato da tempo quest’i-
dea, snobbata da uno dei grandi manager di Intel, Gordon Moore, con le celebri
parole: «Morris, tu hai avuto tante buone idee. Questa non lo è» 2.
L’inventore della legge di Moore, la guida del continuo sviluppo della capacità
di calcolo e miniaturizzazione dei chip, non si è reso conto che davanti a sé c’era
proprio uno dei motori essenziali di quest’avanzamento. Il modello della produzio-
ne per conto terzi (cosiddetto modello foundry), incentrato sulla costruzione di
fabbriche (cosiddette fab) e sui servizi forniti ai clienti, catalizza lo sviluppo di un
ecosistema incentrato solo sulla fase di progettazione (cosiddette aziende fabless).
Imprese più piccole, in questo processo iniziale, possono avanzare più velocemen-
te nella tecnologia attraverso l’apprendimento continuo nel lavoro congiunto coi
clienti. E allo stesso tempo questi clienti evitano di investire la maggior parte delle
loro risorse per la costruzione delle fabbriche, che è molto dispendiosa.
L’idea di Morris Chang costituisce un circolo virtuoso che gli altri operatori
dell’industria inizialmente non comprendono. Tsmc può nascere grazie alla spinta
del governo di Taiwan, che convince alcuni imprenditori a investire, ma soprattut-
to grazie a Philips, che decide di far parte del progetto grazie alla stima per Morris
2. La testimonianza dello stesso Morris Chang è in D.B. FULLER, «Globalization for Nation Building:
Industrial Policy for High-Technology Products in Taiwan», Mit Ipc Working Paper 02-002, gennaio
2002, p. 8. 133
134
COREA DEL NORD Camas
IL MONDO DI TSMC WASHINGTON
MONGOLIA Suwon GIAPPONE 1
COREA Kumamoto
DEL SUD S TAT I U N I T I
TAIWAN, L’ISOLA DEI CHIP
Nanjing
Shanghai Phoenix
ARIZONA
C I N A
Fabbriche più avanzate in assoluto negli Usa
LE FABBRICHE DI TSMC
Quartier generale di Tsmc
TAIWAN 1
5 Numero di fabbriche Taipei
Taoyuan
5
INDIA
Oceano Pacifico Hsinchu
VIETNAM
MYANMAR FILIPPINE
LAOS 2 Taichung
Hualien
THAILANDIA TA I WA N
CAMBOGIA
3. JIMMY HSIUNG, «Uncovering TSMC’s Two Special Weapons», CommonWealth Magazine, 25/1/2019. 135
TAIWAN, L’ISOLA DEI CHIP
to intatto e poco visibile della Silicon Valley. Si tratta degli strumenti di electronic
design automation (Eda), essenziali per la progettazione dei chip e controllati
principalmente da due aziende degli Stati Uniti (Synopsys e Cadence) e da un’a-
zienda americana comprata da Siemens (Mentor). Nonché del variegato segmento
della strumentazione, che comprende macchine e strutture che devono stare in
fabbriche come quelle di Tsmc affnché la produzione funzioni e che sono dovute
ad aziende statunitensi come Applied Materials, Kla e Lam Research, nipponiche
come Tokyo Elektron, oltre al leader dei macchinari più avanzati, Asml (Paesi Bas- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
4. H. CHANG, «TSMC losing value: Warning bells for the global semiconductor industry», Common-
136 Wealth Magazine, 14/7/2022.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
4. Morris Chang si mette a riposo per la prima volta nel 2005, ma a 78 anni
torna al timone per negoziare uno storico accordo di fornitura dei processori Ap-
ple, su cui Tsmc investe 9 miliardi di dollari. Nel 2013 lascia l’incarico di ammini-
stratore delegato ma mantiene il ruolo di presidente, fno al 2018. Ma tutti sanno
che Morris Chang non lascerà mai, fno alla morte. A stimolare le sue rifessioni e
le sue preoccupazioni, sono proprio i vincoli geopolitici.
Nel 2018 defnisce la disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina un reality show
che porta a condizioni imprevedibili per gli operatori. Nel 2021 rivendica il ruolo
del mercato per affrontare la carenza dei chip e tutte le complesse variabili con cui
si confronta l’industria, ma ammette che è diffcile muoversi secondo categorie di
mercato ora che «il libero commercio ha delle condizioni». Il riequilibrio produttivo
in Occidente non lo convince e per ribadire la sua posizione è intervenuto, a 91
anni, in un podcast della Brookings Institution, che peraltro Tsmc fnanzia. Raccon-
ta la sua storia di successo manageriale tra diversi mondi e indica come per gli
Stati Uniti sia importante continuare a presidiare la progettazione e gli altri segmen-
ti dei chip in cui si sono specializzati e su cui hanno un’indubbia forza, mentre
saper fare e gestire le fabbriche non è il loro mestiere. Rievoca l’esperienza di Tsmc
in una fabbrica statunitense (a Camas) dove rispetto all’Asia si sono confrontati col
«caos», riuscendo solo con enormi sforzi ad aumentare la produttività, ma sempre
restando distanti dai risultati di Taiwan. Perché ora le cose dovrebbero essere di-
verse? La chiosa di Chang è impietosa: «Il recente sforzo degli Stati Uniti per aumen-
5. ID., «TSMC Finds Acquiring Land Tougher than Making Chips», CommonWealth Magazine, 25/9/2020.
6. J. HSIUNG, «TSMC’s bold net zero pledge: Cutting a Taipei’s worth of emissions», CommonWealth
Magazine, 24/9/2021. 137
138
L’IMPERO DEI CHIP È ANCORA VIVO
C A N A D A
Seattle
WASHINGTON MICRON
WAFERTECH Camas investimento
insuccesso di da 100 mld di $
TSMC negli Usa Hillsboro
TAIWAN, L’ISOLA DEI CHIP
OREGON NEW
YORK WOLFSPEED
Clay Marcy nuova fabbrica
S T A T I U N I T I Wilton CONNECTICUT
Salt Lake City Licking County New York
San Francisco TEXAS INSTRUMENTS Columbus
Lehi nuova fabbrica OHIO Washington, D.C.
San José
AMD UTAH INTEL Bureau of
TSMC nuova fabbrica Industry and Security
KLA nuove fabbriche da 40 mld di $
NVIDIA CALIFORNIA le più avanzate degli Usa Chatham County
SYNOPSYS ARIZONA Charlotte N. CAROLINA WOLFSPEED
nuova fabbrica
LAM RESEARCH San Diego Phoenix TEXAS INSTRUMENTS
CADENCE SYSTEMS nuova fabbrica
Chandler Sherman
APPLIED MATERIALS
ASML Dallas
INTEL TEXAS Oceano Atlantico
base produttiva
ASML Taylor
Global Support Center
SAMSUNG
Oceano Pacifico nuova fabbrica
Golfo del Messico
M E S S I C O
Azienda leader nei chip di intelligenza artifciale
Azienda leader in electronic design automation
Azienda leader in strumentazione / macchinari
Identità americana di ASML
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
accompagnato nel suo sviluppo da Tsmc, che quando è stata oggetto di spionaggio
industriale all’inizio degli anni Duemila da parte della principale fonderia della
Cina, Smic, si è guardata bene dal recidere i rapporti con i clienti cinesi, intuendo
le grandi potenzialità di quel mercato. Nello scorso decennio, Tsmc ha sfruttato
appieno le potenzialità della Repubblica Popolare, e tra il 2015 e il 2016 alcuni
eventi hanno mostrato una coincidenza di interessi.
Nel novembre 2015, quando la Cina mobilita i fondi pubblici per scalare la sua
posizione internazionale nei chip, con le operazioni aggressive del conglomerato
Tsinghua Unigroup, Morris Chang dice di essere aperto a ogni discussione, perché
«non c’è ragione di vietare gli investimenti cinesi» 7. Aggiunge che, se un’azienda ci-
nese vuole ottenere una quota di Tsmc, il punto è che dovrà pagarla un sacco di
soldi e avere il favore degli azionisti, ma a suo avviso è libera di farlo. Nel gennaio
2016, durante l’incontro con investitori e giornalisti sui conti di Tsmc, difende dalle
domande degli investitori e dei giornalisti il progetto per una fabbrica di Tsmc a
Nanchino. Ai dubbi sui rischi politici di un investimento in Cina, Chang contrappone
l’importanza di avere una garanzia di accesso al mercato cinese.
La crescita di questo mercato è un punto di grande interesse per Tsmc nello
scorso decennio. Si stima che dal 2010 al 2015 la quota globale cinese nella proget-
tazione dei chip sia cresciuta dal 4% a oltre il 10%. Tsmc nel 2016 afferma di avere
oltre 100 clienti cinesi, e tra di essi spicca un’azienda, HiSilicon, proprietà di Huawei.
Nel 2017, si stima che HiSilicon sia tra i cinque principali clienti di Tsmc; nel 2019,
HiSilicon arriva al secondo posto, contribuendo per il 15% del fatturato di Tsmc
(Apple è sempre in testa, con circa il 24-25%). Nel 2021 la quota di HiSilicon scen-
derà a zero, per l’effetto devastante delle sanzioni degli Stati Uniti su Huawei.
Anche Umc è un sismografo interessante per il cambiamento del contesto.
Uno dei suoi manager nel 2016 accompagna così gli investimenti nella Repubblica
Popolare: «Ci sono enormi opportunità nel mercato cinese. Non vedo ragioni per
escludere gli investimenti in Cina o l’acquisto di prodotti dall’altro lato dello Stretto
per preoccupazioni politiche» 8. Nell’agosto 2022 Robert Tsao, fondatore di Umc,
colpito dagli eventi di Hong Kong nel 2019 e dall’aggressività cinese 9, dona 100
milioni di dollari per rafforzare la difesa di Taiwan, perché «la Cina comunista ha
la mentalità e la natura dei ruffani e dei gangster».
7. CHENG TING-FANG, «Chipmaker would sell stake to China “if the price is right”», Nikkei, 7/11/2015.
8. ID., «Chinese clients behind TSMC’s growth», Nikkei, 30/3/2016.
9. H. CHANG, « Why former UMC chairman has given up on China», CommonWealth Magazine, 19/8/2022. 139
TAIWAN, L’ISOLA DEI CHIP
pochi mesi dopo: «Se gli Stati Uniti e l’Occidente imporranno sanzioni distruttive
verso la Cina come quelle verso la Russia, dovremo riprenderci Taiwan. E soprat-
tutto, per una vera ricostruzione della supply chain, dovremo prendere il controllo
di Tsmc». Ciò dovrebbe avvenire, secondo Chen Wenling, prima che Tsmc trasfe-
risca le sue fabbriche negli Stati Uniti, lontano dal controllo cinese 11.
Chi fa simili affermazioni, non ha idea di come funzioni l’industria dei chip. Se
Taiwan diviene un teatro di guerra, le fabbriche non possono sopravvivere perché
piccoli danni sono suffcienti per distruggere strutture che valgono miliardi. Se la
Repubblica Popolare prende Taiwan con la forza, la possibilità che Tsmc continui
a esistere è vicina allo zero. Per far andare avanti le fabbriche e i macchinari, sono
necessari tecnici altamente specializzati, in grado di gestire processi che i cinesi
non conoscono e che vengono costantemente aggiornati. I dipendenti di Tsmc
devono alimentare in modo continuo la fducia dei clienti, i quali affdano loro i
loro progetti più preziosi. La guerra spezzerebbe questo circolo, anche in caso di
un’invasione di successo. Il Partito comunista cinese, se non ottiene Taiwan con un
riconoscimento internazionale, non può avere Tsmc e può solo provocare la sua
distruzione, danneggiandosi e forzando la costruzione di una supply chain incen-
trata su Corea del Sud, Giappone, Stati Uniti, Europa.
Morris Chang ha più volte defnito Samsung il suo avversario più pericoloso.
Il conglomerato coreano è stato protagonista del più noto successo nell’attirare i
talenti di Taiwan, col reclutamento di Liang Mong Song, leggendario responsabile
della ricerca e sviluppo di Tsmc. Il ricercatore ha lasciato Tsmc nel 2009 per stare
con la famiglia e insegnare, ma il suo insegnamento si svolgeva anche alla Sun-
gkyunkwan University, che ha legami con Samsung. Tsmc gli ha pagato un bonus
mentre rivelava segreti commerciali ai coreani e disponeva di un indirizzo azienda-
le di Samsung. Alcuni «studenti» coreani erano tecnici di Samsung intenti a impara-
re le tecniche del concorrente, per cambiare le regole della corsa tecnologica 12.
Sarebbe però consolatorio per Taiwan trovare nello specchio coreano solo la spre-
giudicatezza sulla proprietà intellettuale, stabilita dai tribunali. Come notato da
Commonwealth Magazine 13, Taiwan non può basarsi solo su Tsmc, e quello core-
10. J.M. MCKINNEY, PETER HARRIS, «Broken Nest: Deterring China from Invading Taiwan», Parameters,
vol. 51, n. 4, novembre 2021.
11. «Top Economist Urges China to Seize Tsmc If Us Ramps Up Sanctions», Bloomberg, 7/6/2022.
12. LIANG RONG-CHENG, «Hunting Down a Turncoat», CommonWealth Magazine, 23/1/2015.
13. LIANG RONG-CHENG, SYDNEY PENG, «Taiwan Needs More than TSMC», CommonWealth Magazine,
140 23/10/2020.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
ano è un ecosistema con maggiore vivacità: oltre a Samsung, gli altri conglomerati
hanno saputo rinnovarsi nel tempo, per esempio con gli investimenti di Lg Chem
sulle batterie. Dalle biotecnologie agli armamenti, dalla chimica alle app, la storia
tecnologica coreana sembra dipendere di meno da un solo attore.
Per conservare il primato dell’isola dei chip, cruciali sono la produzione e
l’organizzazione dei talenti. Il piano Made in China 2025 ha avuto un effetto so-
prattutto da questo punto di vista: attraverso un attraente bonus iniziale, salari
molto più elevati e compiti di responsabilità, le iniziative cinesi sui chip sono Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
14. CHENG TING-FANG, LAULY LI, «Taiwan to invest $300m in grad schools to stem chip brain drain», Nik-
kei, 16/7/2021; si veda anche la rifessione affdata all’Atlantic Council dal militare di Taiwan CHUN-
CHAO LIN, «Taiwan shows how winning the semiconductor race takes more thanmoney».
15. Traggo i dati da «Population Projections for the Republic of China (Taiwan): 2020-2070», Consiglio
per lo sviluppo nazionale, agosto 2020. 141
TAIWAN, L’ISOLA DEI CHIP
cità di Taiwan di rispondere alle sue sfde demografche andrà verifcata nel tempo:
non è detto che sia in grado di migliorare i tassi di natalità o di integrare una più
larga presenza di lavoratori altamente qualifcati del Sud-Est asiatico nelle sue
aziende tecnologiche.
5. In uno dei suoi discorsi più signifcativi, il 26 ottobre 2021 16, Morris Chang
fornisce un distillato del suo pensiero strategico attraverso risposte in cui alterna il
mandarino e l’inglese, come a proseguire la traiettoria della sua vita. «In passato, le Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
aziende degli Stati Uniti e in Asia hanno potuto crescere e prosperare grazie alla
globalizzazione e al libero mercato», afferma, per poi citare in modo esplicito il li-
bro di Thomas Friedman e rivolgersi metaforicamente all’autore: «Beh, Tom, il
mondo non è più piatto. E questa sarà la sfda per l’industria asiatica e globale dei
chip». Allo stesso tempo, il fondatore di Tsmc critica il tentativo dell’America di
realizzare una fliera dei chip autosuffciente. «Sarà impossibile portare indietro le
lancette dell’orologio». Nessuno, secondo Chang, può cambiare la struttura dell’in-
dustria. Ci saranno sempre buchi che le fliere interne non riescono a coprire,
campioni di qualche segmento che sfuggono, perfno alla superpotenza, costretta
a investire centinaia di miliardi nel tentativo di portare indietro le lancette.
Eppure, ricollocare capacità produttiva negli Stati Uniti e in Europa coi soldi
pubblici e scommettere in una nuova linfa vitale per il vecchio campione acciacca-
to Intel, oltre che nella diversifcazione geografca di Samsung e Tsmc, riduce il
rischio in un mondo che, come dice Morris Chang, non è più piatto. Per questo
Tsmc ha avviato un nuovo progetto in Giappone, in collaborazione con Denso e
Sony. E per questo Tim Cook si dichiara pronto a comprare chip dalla nuova fab-
brica di Tsmc in Arizona, anche se questa non potrà certo reggere i ritmi di ordini
richiesti da Apple 17 e se probabilmente le sue performance saranno inferiori a
quelle delle fabbriche a Taiwan. Warren Buffett, di un anno più anziano di Morris
Chang, ha comprato azioni di Tsmc per 4,1 miliardi di dollari, per segnalare la
continua importanza dell’azienda. Così l’enorme successo di Tsmc è croce e delizia
per Taiwan.
Parte II
l’ INTELLIGENZA
(ARTIFICIALE)
degli ALTRI
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
macchina è stata fnalizzata solo nel 2022. Tale esempio serve a comprendere che
per progettare e realizzare un impianto di questo tipo sono necessari almeno cin-
que anni. A livello europeo, la realizzazione di una tale infrastruttura con una flie-
ra in grado di competere con quelle degli altri continenti richiede in prospettiva
circa un decennio. Insomma, per costruire il solo macchinario, senza considerare
la parte software, servono una pianifcazione lungimirante e la capacità di mante-
nere l’obiettivo saldo in un progetto di lungo termine.
LIMES Dove e come si colloca l’Italia? Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
Benini, ad esempio, hanno una capacità espansiva notevole tra il livello italiano e
quello internazionale. Vi sono poi start-up a livello europeo fondate da italiani.
Prophesee, basata in Francia e focalizzata specialmente sulla visione, è cofondata
dall’italiano Luca Verre. Al suo ultimo piano di investimenti hanno partecipato in
qualità di fnanziatori anche colossi come Xiaomi e Qualcomm. Axelera, azienda
focalizzata sui chip e con sede nei Paesi Bassi, è stata cofondata dall’italiano Fabri-
zio del Maffeo. Queste imprese spesso non sono a conoscenza dei nostri incentivi
fscali per l’attrazione dei talenti, i quali non si rivolgono solo agli italiani ma anche
agli stranieri.
Separatamente, la capacità dell’Italia relativa al design meriterebbe attenzione e
investimenti ulteriori. La distribuzione dei fondi sull’innovazione va modifcata: è
controproducente allocare mezzo milione di euro alla competizione universitaria
fra giovani promettenti per la creazione di nuove app se poi non si ha suffciente
volume per seguire e partecipare allo sviluppo, alla traiettoria e alla scalabilità di
questi progetti. Il pericolo è che dopo aver instradato una certa azienda fondata da
italiani, la sua proprietà venga acquistata da altri. Il sistema fnanziario di venture
capital deve capire che questa fliera ha le sue specifche regole.
LIMES Come gestiamo i dati in Italia?
MASSA Nel nostro paese, anche a livello aziendale, non si ha la contezza dell’impor-
tanza della strutturazione del sistema dei dati. Prendiamo l’esempio della pubblica
istruzione. Durante l’epidemia di Covid-19 abbiamo utilizzato i sistemi Google per la
didattica a distanza, mettendo in mano al colosso americano le informazioni degli
studenti italiani. Era un’emergenza, ma adesso è necessario ripensare alla questione
in maniera strategica. Il Polo strategico nazionale (Psn) è uno degli strumenti che
lavora in questa direzione perché mira a mantenere e a gestire il dato dentro i con-
fni nazionali. In breve, ad avvicinarci a una sovranità digitale italiana da cui impo-
stare una tabella di marcia per lo sviluppo delle capacità del paese. A livello euro-
peo, la proposta di regolamento sull’intelligenza artifciale (AI Act) oggi si preoccupa
solo di disciplinare questa tecnologia, non di svilupparla. Credo però che sia miope
cercare di regolamentare qualcosa che ancora non si conosce a pieno.
CAVAZZONI Stati Uniti e Cina oggi costituiscono veri e propri pozzi o buchi neri di
dati. Prima o poi, attraverso la condivisione delle persone o il deposito in cloud, le
nostre informazioni fniscono nelle loro mani. La sfda è quella di rompere questi
depositi (silos) per poter incrociare i dati, a partire da una loro gestione interna
alle nostre aziende. 147
‘CON LE NUOVE MACCHINE RISOLVIAMO I VECCHI PROBLEMI ITALIANI’
DE COLLIBUS I dati sono la materia prima da cui origina l’intero processo industriale
dell’intelligenza artifciale. Da questa prospettiva noi siamo già ampiamente «colo-
nizzati». Alle condizioni attuali della tecnologia dell’informazione e dei servizi per
la gestione dei dati (con il sempre crescente utilizzo di software-as-a-service) è
quasi illusorio pensare di poter recuperare presto una sovranità digitale.
MASSA Al momento siamo una colonia digitale. In Cina, dove non vige il Gdpr (il
regolamento europeo sulla protezione dei dati personali) il dato viene utilizzato
nella sua massima espressione per addestrare modelli. Questo ovviamente accele- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
Europa come Svezia, Olanda o Danimarca hanno corso più veloce di noi e ora
andrebbero presi a esempio. Insomma, dobbiamo capire che il vero rivale è fuori
dal Vecchio Continente, non dentro.
DE COLLIBUS In ambito industriale la cooperazione europea va assecondata. C’è
però una domanda fondamentale da porsi a monte: quali problemi vogliamo risol-
vere con l’intelligenza artifciale? Se, ad esempio, vogliamo produrre una vettura a
guida autonoma possiamo certamente creare un consorzio europeo in ambito au-
tomobilistico. Ma perché non utilizzare questa tecnologia per risolvere problemi Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
che aprono ulteriori problemi tecnici e di utilizzo. Immaginate due sistemi rilascia-
ti da una fabbrica lo stesso giorno e attivati in due aree completamente diverse.
Sfdo chiunque a spiegare come possiamo testare o certifcare uno dei due sistemi
dopo un paio d’anni, quando saranno completamente differenziati. A livello euro-
peo ci sono già tavoli aperti con tutti i ministeri della Difesa in cui si cerca di fare
fronte comune in termini di capacità e di ricerca. Qui l’Italia collabora soprattutto
con Francia e Germania.
LIMES Quali sono i problemi più grandi che potremmo semplifcare potenziando le
tecniche dell’intelligenza artifciale?
MASSA Un problema esemplifcativo è il monitoraggio delle infrastrutture critiche.
Oppure un altro settore, su cui già lavoriamo, riguarda il contrasto all’illegalità. In
questi due casi è ancora più cruciale sviluppare una tecnologia nazionale proprie-
taria con gestione interna dei dati. Tutti questi problemi specifci su cui sviluppare
tecniche di intelligenza artifciale hanno bisogno di una regia centralizzata, una
guida nazionale con il compito di individuare i settori strategici, concentrare i pro-
blemi, i temi e le missioni e poi concepire il relativo modello d’affari.
CAVAZZONI Presto dovremo affrontare un problema legato al cambiamento climati-
co. Quando un sistema di equilibrio si sposta non si sa a quale nuovo minimo si
assesterà. Temo che l’Italia, come qualsiasi altro paese con un’orografa complessa,
subirà serie conseguenze, sebbene le ripercussioni più gravi si verifcheranno pro-
babilmente tra il 2050 e il 2100. Oltre alle infrastrutture, quindi, un campo dell’in-
telligenza artifciale su cui investire in maniera strategica nel lungo termine riguarda
proprio il territorio. Occorre cioè svincolare i tantissimi dati in loco che già abbia-
mo e utilizzarli per prevenire potenziali effetti catastrofci, anche dal punto di vista
economico e sociale.
DE COLLIBUS In Italia scontiamo una certa carenza di cultura digitale. Eppure l’intel-
ligenza artifciale non è altro che l’evoluzione di tecnologie digitali con un’origine
squisitamente empirica. Più brutalmente, non c’è alcuno scenario distopico all’oriz-
zonte, nessun Terminator in arrivo. Occorre avviare un’opera preliminare di divul-
gazione tale da collegare il progresso dell’intelligenza artifciale all’alfabetizzazione
digitale degli italiani.
CAVAZZONI Dobbiamo spiegare agli italiani che non c’è alcun pericolo. Siamo ben
lontani dalla creazione di una macchina senziente. Invece con gli algoritmi, le com-
petenze e gli strumenti già a disposizione potremmo ad esempio investire e attua- 151
‘CON LE NUOVE MACCHINE RISOLVIAMO I VECCHI PROBLEMI ITALIANI’
152
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
IL SUPERCALCOLATORE
DI BOLOGNA
UNA RISORSA PER L’ITALIA UBERTINI
di Francesco
può far fare un salto di qualità innovativo al nostro paese nei settori
tecnologici che decideranno le competizioni mondiali del presente.
2. Il progetto Leonardo ha preso forma nel 2018 come frutto di una visione
condivisa e di una convergenza virtuosa di azioni su più livelli: europeo, naziona-
le e locale. Anzitutto, l’Ue ha elaborato una strategia per il supercalcolo e ha crea-
to la European High Performance Computing Joint Undertaking (EuroHpc), con
l’obiettivo di superare le azioni individuali dei vari Stati membri e competere su
scala globale con le grandi potenze continentali, Stati Uniti e Cina. Nel frattempo,
la Regione Emilia-Romagna (insieme alle istituzioni del territorio) ha promosso la
strategia di sviluppo del Tecnopolo di Bologna. Così, quando è arrivato il momen-
to di scegliere dove collocare i tre supercalcolatori europei, l’Italia era pronta e ha
deciso di cogliere l’opportunità: un grande investimento pubblico, pari a 240 mi-
lioni di euro, fnanziato per metà dal ministero dell’Università e della Ricerca e per
metà da EuroHpc.
Questo straordinario risultato non va letto come un episodio fortuito, ma si
inscrive in una storia cominciata più di cinquant’anni fa. Alla fne degli anni Ses-
santa, nel periodo in cui nel mondo cominciavano le prime applicazioni del super-
calcolo nella ricerca scientifca, quattro università italiane si sono consorziate cre-
ando Cineca, con l’obiettivo di unire le forze per dotarsi di un supercalcolatore. Da
qui ha preso avvio il percorso che negli anni successivi ha portato l’Italia a un li-
vello di primo piano su scala mondiale in questo settore.
Oggi i consorziati di Cineca sono 112 soggetti pubblici, i dipendenti oltre mil-
le e Leonardo è il diciannovesimo sistema di questo genere reso operativo. Anche
i suoi predecessori sono sempre stati nella parte alta della Top500 a livello mon-
diale: dal 2000 tra i primi cinquanta, negli ultimi dieci anni tra i primi dieci e ora al
154 quarto posto. Un risultato mai raggiunto prima.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
Il segreto di questa storia di successo risiede nel fatto che, come spesso accade
per le grandi infrastrutture, a fanco alle risorse di calcolo si è sviluppato negli anni
un patrimonio di competenze specialistiche di alto livello in grado di coadiuvare
scienziati e altri esperti nell’utilizzo più effcace di tecnologie all’avanguardia. Pa-
rallelamente, è cresciuta in Italia un’ampia comunità di utenti, dapprima solo nel
mondo della ricerca scientifca, successivamente anche in quello delle grandi
aziende e oggi sempre più anche in quello delle piccole e medie imprese e della
pubblica amministrazione. Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
Tutti questi elementi si sono alimentati a vicenda in una spirale virtuosa, per-
mettendo di attrarre molti progetti europei e innescando storie di successo sia
nell’avanzamento scientifco sia nell’innovazione industriale. Un esempio è il per-
corso ormai ventennale di Eni nell’elaborazione di dati sismici; un altro è quello
più recente di Dompé nello sviluppo di farmaci. Ma i casi interessanti riguardano
anche le piccole e medie imprese che adottano un approccio aperto all’innovazio-
ne, sviluppano prototipi e proof of concept, forniscono supporto per l’adozione di
tecnologie all’avanguardia oppure rivestono un ruolo proattivo nella divulgazione
e nell’organizzazione di percorsi di formazione. Queste attività sono monitorate
presso il Centro di competenza italiano EuroCc Italy, l’iniziativa europea Fortissimo
oppure lo EuHubs4Data. Quest’ultimo, in particolare, affronta il problema del ritar-
do aziendale nell’innovazione guidata dai dati costruendo una federazione euro-
pea di data innovation hubs che si basano su realtà già attive, collegandole con
incubatori e piattaforme di dati, reti di piccole e medie imprese, comunità di esper-
ti di intelligenza artifciale, enti di formazione e archivi.
cosviluppo. Anche il Pnrr richiama questa prospettiva, nota con la formula from
research to business, dalla ricerca all’impresa.
Dal 2015 a oggi quel disegno si è concretizzato: alcuni tasselli sono già al loro
posto pienamente operativi, altri lo saranno a breve. Al Tecnopolo, di fanco alla
sede di Cineca che ospita Leonardo, è già operativo il Centro di supercalcolo del
Centro europeo di previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf nell’acroni-
mo in inglese) le cui analisi sono a disposizione di tutti gli Stati membri dell’Ue. Il
Centro è inoltre tra i soggetti attuatori del Programma europeo Copernicus di os- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
servazione della Terra e di Destination Earth, uno dei grandi progetti del Green
Deal e della strategia digitale dell’Unione Europea, che ha l’obiettivo di simulare le
interazioni tra i fenomeni naturali e le attività umane sviluppando un gemello digi-
tale del globo terrestre. I primi obiettivi del progetto riguarderanno lo studio
dell’impatto socioeconomico e le possibili strategie di adattamento e mitigazione
degli effetti dei cambiamenti climatici e degli eventi meteorologici estremi. Grazie
alla collaborazione tra i supercomputer dell’ecosistema europeo e all’utilizzo
dell’intelligenza artifciale, il progetto intende potenziare le capacità di osservazio-
ne e, tramite le simulazioni, monitorare con estrema precisione e tempestività la
salute del pianeta, lo stato degli oceani, la criosfera, la biodiversità, l’utilizzo del
territorio e delle risorse naturali. Cineca darà supporto all’ottimizzazione dei codici
necessari per consentire le funzionalità dei gemelli digitali, per permettere ai centri
di supercalcolo afferenti a EuroHpc di utilizzare in modo effciente le strumentazio-
ni messe a disposizione.
Oltre all’Ecmwf e a Cineca, a breve troveranno spazio al Tecnopolo anche
l’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia (Arpae) e la neoco-
stituita Agenzia Italia meteo. Quest’ultima consentirà al nostro paese di disporre di
un unico servizio meteorologico civile a livello nazionale, coordinando la raccolta
e l’elaborazione di dati dei diversi enti meteo presenti in Italia e permettendoci di
allinearci a Francia, Spagna, Germania e Regno Unito. A Bologna si realizzerà così
un vero e proprio polo europeo per la meteorologia e la climatologia.
In realtà lo hub meteo-clima è solo uno dei poli che sorgeranno nell’area bo-
lognese, dove si stabiliranno anche strutture universitarie ed enti di ricerca nazio-
nali in diversi settori. I primi insediamenti riguarderanno un centro di ricerca dell’A-
genzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico soste-
nibile (Enea) nell’ambito dell’economia circolare; il data center dell’Istituto nazio-
nale di fsica nucleare (il nodo principale del sistema che analizza i dati provenien-
ti dagli esperimenti del Cern); due sistemi di supercalcolo: uno del Centro nazio-
nale delle ricerche (Cnr) per lo sviluppo di nuovi materiali e un altro dell’Istituto
nazionale di astrofsica a supporto del progetto internazionale Square Kilometre
Array di rilevamento di onde radio per sondare lo Spazio profondo.
Lo Stato italiano, insieme alla Regione Emilia-Romagna, ha presentato la can-
didatura per ospitare al Tecnopolo una sede dell’Università delle Nazioni Unite,
l’unica nell’Europa meridionale e riferimento per l’area del Mediterraneo, dedicata
156 ai big data e all’intelligenza artifciale. L’obiettivo è duplice: offrire supporto tecno-
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
logico alle altre sedi della rete Onu e studiare l’impatto e le implicazioni socioeco-
nomiche di queste tecnologie.
Il progetto prevede inoltre l’insediamento di centri di competenza come il già
citato EuroCc Italy, laboratori, incubatori, acceleratori d’impresa e centri di ricerca
congiunti tra pubblico e privato.
Di recente è stato compiuto un decisivo passo avanti per lo sviluppo e il con-
solidamento del Tecnopolo con la nascita del Centro nazionale di ricerca in Hi-
gh-Performance Computing, Big Data e Quantum Computing (Icsc). L’iniziativa Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
4. Il Tecnopolo nel suo complesso è senza dubbio uno dei più grandi investi-
menti pubblici in ricerca e innovazione fatti in Italia – se non il più grande. Posi-
ziona il nostro paese tra i più avanzati in Europa in uno dei settori maggiormente
strategici per il futuro. Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
Il treno è pronto a partire e non deve essere perso, come altre volte è accadu-
to in passato. La differenza è che questa volta le condizioni ci sono. Sarà però
molto importante che questo percorso venga accompagnato da un grande sforzo
formativo, a tutti i livelli, per colmare l’attuale carenza di professionisti con compe-
tenze digitali. In una società dove i dati sono la nuova materia prima, le competen-
ze faranno sempre più la differenza.
Tuttavia, la visione di medio-lungo termine coerente con la strategia dell’Unio-
ne Europea richiede di compiere subito un ulteriore passo. Dopo aver messo a
sistema un’infrastruttura di calcolo tra le più potenti al mondo con ricercatori e
imprese per lo sviluppo di applicazioni avanzate, è indispensabile rafforzare il po-
sizionamento italiano nella traiettoria di indipendenza tecnologica tracciato dall’Ue.
In particolare, l’Italia può e deve assumere un ruolo guida a livello europeo nell’am-
bito della progettazione dei microprocessori e delle architetture open source Risc-V.
Le competenze ci sono, l’ecosistema di Bologna ha oggi la massa critica per candi-
darsi a questo ruolo in Europa e aggregare, sempre in una logica federativa, le
migliori realtà italiane pubbliche e private in questo settore. Il Chips Act dell’Ue
prevede grandi investimenti e l’Italia ha la credibilità e le capacità per rivendicare
questo ruolo. Ciò può aggiungere quell’ulteriore gamba che completerebbe la flie-
ra e permetterebbe all’ecosistema del Tecnopolo di compiere un altro salto di
scala: non solo sfruttare l’infrastruttura per creare applicazioni innovative, ma an-
che sviluppare componenti innovative dell’infrastruttura stessa. Come accade in
altre parti del mondo, i centri di supercalcolo più avanzati sono gli ambienti ideali
dove condurre attività di coprogettazione e cosviluppo di tecnologie all’avanguar-
dia. Oggi l’Italia è in grado di interpretare questo ruolo.
Nel frattempo, Cineca ha cominciato i lavori per candidare il Tecnopolo di
Bologna nel 2026 a ospitare il primo supercalcolatore europeo di classe post-exa-
scale, cioè con una potenza superiore ai miliardi di miliardi di operazioni al secon-
do, che probabilmente integrerà acceleratori quantistici e succederà a Leonardo.
Del resto è stato proprio Leonardo da Vinci a insegnarci di pensare in grande: «Una
volta che avrete imparato a volare, camminerete sulla Terra guardando il cielo».
158
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
IL CHIP PARLA
ANCHE ITALIANO di Simone Antonio SALA
Cork Herten
UNITO 1 Infneon Trumpf
Gloucester Intel XFab
Swindon GERMANIA
6 Kanthal AB Vishay Intertechnology
Wimborne 2 4 7 5 LFoundry
Cambridge 3
Parigi 8 10 1211 GERMANIA
13 149 1 Itzehoe
Oceano Atlantico Rennes REP. CECA
Corbeil-Essonnes 15 2 Ahaus
16 17 Českì Těšìn
Tours 18 19 3 Rheinberg
AUSTRIA Budapest 4 Garbsen
Clamecy Cegléd Iaşi 5 Bernburg
Bolzano UNGHERIA 6 Berlino
Barreda-
FRANCIA Lione
Crolles ROMANIA 7 Hannover
Milano Brendola Fehring
Torrelavega Rousset Agrate Padova Leoben 8 Darmstadt
Brianza Ebensee Mar Nero 9 Roßdorf
Barcellona ITALIA Villaco 10 Erfurt
SPAGNA 11 Dresda
Avezzano 12 Freiberg
Marcianise 13 Ludwigshafen
14 Ostringen
15 Bad Wimpfen
Mar Mediterraneo 16 Oberkochen
Prodotti chimici e materiali
17 Kelheim
Componenti 18 Frisinga
Catania
Produzione di attrezzature 19 Burghausen
Produzione di chip MALTA
Altro
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
fuga di cervelli 1, ma Faggin si formò e cominciò a lavorare in Italia negli anni Ses-
santa: dopo un’esperienza alla Olivetti lavorò per la Società generale semicondut-
tori (Sgs), fondata da Olivetti e Telettra (storica azienda di telecomunicazioni) ad
Agrate Brianza nel 1957. Queste aziende, come altre, cercavano di procurarsi i
circuiti integrati (appena resi disponibili a livello commerciale) necessari ai loro
dispositivi elettronici; ottenuta la licenza sui brevetti della Fairchild Semiconductor
(realtà storica della Silicon Valley), fondarono Sgs che resta attiva con il nome di St
Microelectronics (Stm). Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
Stm è il caposaldo della fliera italiana: nel 1972 Sgs (che nel frattempo era
entrata nel gruppo Iri-Stet) si fuse con Ates (Aziende tecniche elettroniche del Sud),
sviluppatasi negli anni Sessanta in modo analogo a Sgs nella zona industriale di
Catania (dove fu spostata dopo essere stata fondata all’Aquila). Fu però solo nel
1987 che l’azienda assunse l’assetto odierno, grazie alla fusione con la francese
Thomson Semiconducteurs, a sua volta risultato della fusione di più aziende e poi
nazionalizzata. Determinante in questo processo fu il ruolo del catanese Pasquale
Pistorio, storico amministratore delegato della società. Oggi Stato italiano e Stato
francese restano azionisti di maggioranza, con una quota paritetica: caso quasi
unico di collaborazione industriale tra le due nazioni, spesso rivali.
Registrata nei Paesi Bassi e con sede principale a Ginevra, Stm è un integrated
device manufacturer (Idm), essendo in grado di progettare e produrre internamen-
te i propri dispositivi. Ciò non toglie che alcune attività possano essere subappal-
tate ad aziende che fanno solo progettazione (fabless companies) o solo produzio-
ne (fonderie). In Italia Stm si occupa di sviluppare e produrre nelle camere bianche
prodotti di tipo smart power (piattaforme miste di elettronica analogica, digitale e
di potenza), Mems (micro-electromechanical systems) e altre componenti (in parti-
colare i cosiddetti «discreti»). Oltre a lavorare wafer di silicio (materiale semicondut-
tore per eccellenza), produce dispositivi con wafer di carburo di silicio (SiC), ma-
teriale innovativo utilizzabile tra l’altro in applicazioni per l’auto elettrica.
L’unica parte del ciclo di produzione non eseguita in Italia consiste nel
backend, cioè l’assemblaggio e il test fnale: l’«impacchettamento» (packaging) del-
le centinaia o migliaia di dispositivi presenti su un singolo wafer con altri compo-
nenti e materiali affnché possano essere collegati alla scheda elettronica applicati-
va. Tali operazioni sono svolte per lo più in paesi dell’Estremo Oriente (Malaysia,
Filippine, Singapore), dove da decenni molte aziende hanno delocalizzato queste
produzioni e dove si è formato un «ecosistema» industriale che ha numerosi van-
taggi competitivi (tali produzioni sono altamente automatizzate, per cui il costo
della manodopera ha un impatto limitato). A Singapore Stm possiede anche una
fabbrica di frontend (lavorazione dei wafer in camere bianche) dove vengono tra-
sferiti i prodotti più maturi.
Attorno a Stm si sono sviluppate negli anni altre aziende che integrano la f-
liera industriale: in particolare produttori di macchine utensili, fornitori di materie
1. E. LANZETTI, «L’inventore del microchip Federico Faggin: “La fuga dei cervelli? È un vantaggio”»,
Corriere della Sera, 1/12/2022. 161
IL CHIP PARLA ANCHE ITALIANO
prime e di materiali di consumo. Sono per lo più fliali di aziende straniere pre-
senti talvolta solo come uffci commerciali e di supporto al cliente. Esistono però
anche realtà locali: il caso più recente e famoso è la Technoprobe di Cernusco
Lombardone, fondata da Giuseppe Crippa negli anni Novanta utilizzando come
capitale iniziale la liquidazione del suo lavoro di tecnico in Stm. Partendo da un
laboratorio artigianale ricavato nella sua abitazione, occupando la famiglia e un
piccolo gruppo di dipendenti, Crippa è riuscito a far crescere l’azienda fno a di-
ventare uno dei principali produttori mondiali di probe card: componenti realiz- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
zati «su misura» per ogni prodotto al fne di testare elettricamente la funzionalità
delle fette al termine della lavorazione in camera bianca e prima della fase di
packaging. L’azienda è stata quotata in Borsa a inizio 2022 e ha raddoppiato di
anno in anno dipendenti e fatturato. Una sfda niente affatto facile viste le dichia-
rate diffcoltà nel reperire il personale necessario 2 e la gestione per lo più ancora
familiare.
Altra storia notevole è quella della Lpe di Baranzate, che produce reattori epi-
tassiali: macchinari in grado di sviluppare sulle fette di silicio altri strati di materiale
con la stessa struttura cristallografca, quindi con proprietà elettriche defnite. Nel
2021, l’acquisizione della quota azionaria di maggioranza da parte di una holding
cinese è stata bloccata dal governo Draghi con il golden power, il che dimostra l’im-
portanza assunta dalla fliera. Successivamente Lpe è stata acquisita da Asm Interna-
tional, colosso del settore ed ex casa madre dell’olandese Asml, monopolista della
litografa ultravioletta estrema in quanto unica in grado di realizzare la miniaturizza-
zione più spinta e pertanto attualmente interdetta dall’esportare in Cina.
Fornitore di Asml è stata in passato la Media Lario Technologies di Bosisio
Parini, attiva nella produzione di sistemi ottici avanzati, oggi destinati quasi esclu-
sivamente al settore aerospaziale. La trevigiana Baccini nel 2008 è stata invece ac-
quisita dalla statunitense Applied Materials (Amat), colosso dei macchinari per la
lavorazione dei semiconduttori e la realizzazione di pannelli fotovoltaici.
162 2. B. CALDEROLA, «Nei laboratori Technoprobe la palestra dei microchip», Il Giorno, 12/10/2022.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
Nel nostro paese esistono altre due realtà manifatturiere di proprietà america-
na: lo stabilimento di Borgaro Torinese della Vishay Intertechnology (con sede in
Pennsylvania) e quello di Avezzano fondato nel 1990 da Texas Instrument per
produrre dispositivi di memoria e poi acquisito da Micron Technologies, società
che negli anni Duemila ha rilevato anche parte delle attività italiane di Stm (sempre
nel segmento delle memorie). L’azienda ha poi trasferito produzione e know-how
negli Stati Uniti e in Estremo Oriente, ridimensionando l’attività nel sito di Avezza-
no che ora opera come parte di una fonderia tedesca (LFoundry), il cui azionista
di maggioranza è cinese.
Negli ultimi anni il comparto è però nuovamente in crescita, come dimostrano
gli importanti investimenti realizzati. Intel sta per aprire un nuovo stabilimento di
assemblaggio in provincia di Verona; Stm ha recentemente avviato la prima linea
di produzione italiana con fette di 300 mm di diametro (rispetto ai 200 mm prece-
denti) ad Agrate Brianza, mentre a Catania ha annunciato il potenziamento della
lavorazione del carburo di silicio. L’annunciato investimento di cinque miliardi di
euro di Infneon a Dresda conferma altresì che l’Europa resta competitiva, data la
crescente attenzione dell’industria elettronica a considerare gli aspetti geopolitici
legati a particolari catene di approvvigionamento (in particolare dalla Cina).
Italia e resto d’Europa restano fuori dalla fliera dei processori a integrazione
spinta, per applicazioni come l’intelligenza artifciale, con l’unica eccezione di
Asml. I settori in cui siamo competitivi (guida autonoma, auto elettrica, reti intelli-
genti, Internet delle cose) rappresentano però contributi importanti in un mondo
di elettronica pervasiva. Occorre favorire l’interconnessione tra le varie realtà a li-
vello europeo: Stm non solo è un esempio di collaborazione industriale italo-fran-
cese, ma ha importanti legami con il mondo dell’automotive tedesco del quale è
fornitore strategico dagli anni Ottanta. Centri di ricerca come l’Imec di Leuven
(Belgio) collaborano con molte realtà industriali, svolgendo la ricerca di base che
non può essere svolta in azienda perché richiede investimenti considerevoli, aggre-
gabili solo da consorzi e joint venture industriali.
La risorsa principale con cui giocare la partita in Italia e in Europa restano le
persone: il Vecchio Continente non ha quantità rilevanti di materie prime strategi-
che né un numero suffciente di stabilimenti per la lavorazione dei precursori (dai
substrati di semiconduttore ai gas tecnici), ma il benessere economico e gli elevati
standard culturali rappresentano un terreno fertile per la formazione continua del-
le fgure (tecniche e non) necessarie al corretto funzionamento di questa industria, 163
IL CHIP PARLA ANCHE ITALIANO
che ne richiede in numero considerevole (gli Idm più piccoli contano almeno 10
mila dipendenti).
Il sistema italiano manca di competitività sotto questo proflo: calo delle nasci-
te, limiti del mondo universitario e della ricerca, stipendi poco competitivi, conte-
sto e mentalità lavorativa non sempre al passo coi tempi contribuiscono all’emigra-
zione di professionisti nel resto d’Europa, non bilanciata dall’attrazione di talenti
stranieri. Questa sfda chiama in causa il mondo delle imprese, quello universitario
e le istituzioni. Nella futuribile guerra dei semiconduttori l’Italia dovrà attrezzarsi, di
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164
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
IN RUSSIA L’AI
SEGNA IL PASSO KAŠIN di Vasilij
fuga dei cervelli. Utilizzo prioritario per economia e difesa. Nel 2023
crescerà la cooperazione con Pechino. Rischio di dipendenza?
Il governo russo prevede che l’Ai verrà utilizzata in futuro in primo luogo co-
me potente strumento di gestione in ambito industriale, fnanziario e amministrati-
vo. Potrà essere utilizzata per incrementare la produttività attraverso una maggiore
automazione delle operazioni di routine, per migliorare la logistica e la qualità dei
servizi, per diminuire il numero di incidenti industriali e per fornire ulteriori oppor-
tunità nell’assunzione e formazione di personale qualifcato.
A partire dal settembre 2022 lo sviluppo della tecnologia dell’intelligenza arti-
fciale in Russia è stato supervisionato da una commissione inter-agenzia, ovvero il
Centro nazionale per lo sviluppo dell’intelligenza artifciale che opera all’interno
del Centro nazionale di ricerca dell’Higher School of Economics 3. In ambito mili-
tare invece, lo sviluppo dell’Ai è di competenza di un dipartimento ad hoc creato
presso il ministero della Difesa russo 4.
2. «H.R. 6216, National Artifcial Intelligence Initiative Act of 2020», science.house.gov, 12/3/2020.
3. Nacional’nyj centr razvitija iskusstvennogo intellekta pri Pravitel’stve Rossijskoj Federacii (NCRII)
(Centro nazionale per lo sviluppo dell’intelligenza artifciale per il governo della Federazione Russa
(NCRII), aicentre.hse.ru.
4. «Upravlenie razvitija tekhnologij iskusstvennogo intellekta Minoborony Rossii v ramkakh foruma
“Intellekt mašin i mekhanizmov” provedet ekspetizu proektov na predmet primenenija v nikh tekh-
nologij iskusstvennogo intellekta» («Il dipartimento per lo Sviluppo delle tecnologie di intelligenza
artifciale del ministero della Difesa della Russia nell’ambito del forum “Intelligenza delle macchine e
dei meccanismi” condurrà un esame dei progetti per l’uso delle tecnologie di intelligenza artifciale»),
function.mil.ru, 14/11/2022.
5. «Rossijskij rynok II za god vyros kak na drožžakh («Il mercato russo dell’Ai è cresciuto in un anno
166 a passi da gigante»), cnews.ru, 27/4/2021.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
aziende russe, mentre gli investimenti governativi non hanno superato i 40 milioni
di dollari 6.
Anche in questo caso, nell’analisi delle cifre occorre tenere presenti due fat-
tori: la defnizione russa di Ai e l’ermeticità di gran parte dei programmi russi di
difesa e di intelligenza artifciale a uso duale. Inoltre, la situazione è complicata
dall’esistenza di squadre di lavoro medio-piccole che si occupano di Ai all’interno
di molte grandi aziende russe integrate verticalmente che sviluppano queste solu-
zioni tecnologiche principalmente per uso interno. Di conseguenza, nonostante Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
6. V. MITIN, «Kitaj tratit na II v 350 raz bol’še, 0em Rossija» («La Cina spende 350 volte di più per l’Ai
della Russia»), itweek.ru, 16/4/2021.
7. «Effekty ot vnedrevnija rešenij na baze iskusstvennogo intellekta v rossijskikh kompanijakh» («Effetti
dell’implementazione di soluzioni basate sull’intelligenza artifciale nelle aziende russe»), tadviser.ru.
8. «V VŠE soobš0ili, 0to RF stala liderom po rostu 0isla publikacij ob iskusstvennom intellekte» («L’Hse
ha riferito che la Federazione Russa è diventata leader nella crescita del numero di pubblicazioni
sull’intelligenza artifciale»), nauka.tass.ru, 17/6/2021. 167
IN RUSSIA L’AI SEGNA IL PASSO
di Ai. Mosca ha perso l’accesso alle importazioni di microchip avanzati e alle fon-
derie taiwanesi che producevano i microchip sviluppati in Russia. Un altro proble-
ma è l’emigrazione in massa degli specialisti del settore dell’Information Techno-
logy (It). Secondo un sondaggio condotto dalla società Ventra poco dopo che
Vladimir Putin ha dichiarato la mobilitazione parziale nel settembre 2022, il 6%
degli informatici russi ha lasciato il paese e il 25% ha preso in considerazione l’idea
di farlo. Allo stesso tempo, una parte di coloro che sono partiti intende tornare se
gli fosse garantita l’esenzione dalla leva militare. Dopo l’inizio del confitto, il go- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
verno russo si è mosso rapidamente per fornire agli specialisti del settore It alcuni
vantaggi speciali, non sottoponendoli ad esempio alla leva e fornendo loro ulte-
riori agevolazioni, come i sussidi governativi sui mutui per l’acquisto della casa.
Sebbene l’esodo dei professionisti del settore abbia interessato decine di migliaia
di persone, la situazione è ormai considerata sotto controllo. Inoltre, il governo si
sta adoperando per incrementare la formazione e l’istruzione di nuovi esperti in-
formatici nelle università russe.
Per quanto riguarda l’accesso alle forniture hardware occidentali la situazione
è più complessa. La Russia ha ormai intrecciato relazioni con alcuni fornitori cinesi
e stabilito canali alternativi per l’importazione di determinate componenti elettro-
niche. L’esperienza di altri paesi sottoposti a forti sanzioni, come l’Iran e la Corea
del Nord, dimostra che in simili situazioni è possibile procedere con lo sviluppo
autonomo di tecnologie informatiche, compreso il settore dell’intelligenza artifcia-
le (l’Iran sta producendo supercomputer, ad esempio); tuttavia, è un processo più
lento e costoso. La Russia cerca di superare le attuali limitazioni espandendo con-
temporaneamente la cooperazione con la Cina e aumentando i propri investimen-
ti nell’industria elettronica nazionale (anche se quest’ultimo aspetto può portare
risultati soltanto nel lungo termine).
Essendo un paese relativamente piccolo in termini di popolazione ed econo-
mia, la Russia è vittima di due ostacoli principali nello sviluppo dell’Ai: una limita-
ta capacità del mercato interno (anche se si includono i mercati dell’Unione Eco-
nomica Eurasiatica) e una ridotta quantità di dati disponibili. Il governo russo sta
cercando di superare questi problemi sostenendo le aziende nazionali di intelligen-
za artifciale e mettendo a disposizione i dati di proprietà del governo in modo che
possano essere utilizzati al meglio per sviluppare le tecnologie necessarie. Tuttavia,
è chiaro che con l’attuale collasso delle relazioni con l’Occidente il progresso in
questo settore chiave non sarà possibile senza lo sviluppo della cooperazione con
tutti i paesi non occidentali pronti a collaborare con la Russia, in primo luogo la
Cina. Le aziende cinesi attive nel campo dell’Ai hanno espresso interesse per una
cooperazione di questo tipo in passato: nel 2019 Huawei ha acquistato lo svilup-
patore russo di tecnologie di riconoscimento facciale Eagle Softlab 14. In seguito la
cooperazione è stata rallentata dall’epidemia di Covid-19, dall’interruzione dei viag-
14. E. KASMI, «Huawei kupila rossijskogo razrabot0ika sistem rasnoznavanija lic» («Huawei ha acquista-
to lo sviluppatore russo di sistemi di riconoscimento facciale»), cnews.ru, 3/6/2019. 169
IN RUSSIA L’AI SEGNA IL PASSO
gi di lavoro e infne dallo shock causato dalla guerra in Ucraina. Tuttavia, l’interes-
se permane e la cooperazione è tema di discussione tra le autorità.
Visto il crescente numero di aziende cinesi di intelligenza artifciale sottoposte
a sanzioni statunitensi (e il fatto che esse non hanno nulla da perdere dalla coope-
razione con la Russia) e considerato il previsto allentamento delle limitazioni an-
ti-Covid in Cina, possiamo aspettarci un rapido progresso della cooperazione rus-
so-cinese nel 2023. Essendo la Cina il principale mercato esterno dell’industria Ai,
nonché l’unica fonte signifcativa di hardware e tecnologia, Mosca dovrà affrontare Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
AI, ELISIR
DI GIOVINEZZA
NIPPONICO di Stephen R. NAGY
Il Giappone vuole usare l’intelligenza artificiale per vincere
sfide incombenti: sicurezza economica, instabilità regionale, Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
li. Per capire il tipo di «rivoluzione» che il Giappone ha in mente con riferimento
all’Ai si guardi a come, specie negli ultimi vent’anni del secolo scorso, l’industria
giapponese ha trasformato il mondo dei videogiochi.
T§ky§ ha poi creato l’Artifcial Intelligence Research and Development
Network, il cui scopo è lavorare con paesi come il Canada, gli Stati Uniti o i partner
europei per sviluppare una visione comune dell’intelligenza artifciale, applicazioni
condivise e norme vincolanti. Queste ultime sono fondamentali: il Giappone è
fermamente convinto che l’Ai vada regolamentata, onde evitare forme d’intrusione
nella privacy e nelle libertà individuali incompatibili con i regimi democratici. Il
governo giapponese ritiene infatti che accanto alla tutela della sicurezza nazionale,
scopo fondamentale dell’Ai debba essere la difesa della democrazia.
Quest’approccio si pone in netto contrasto con quello della Cina, dove l’Ai e
altre forme di monitoraggio di massa sono al servizio di uno Stato tecnocratico e
autoritario, che sorveglia i propri cittadini premiandone conformismo, obbedienza,
sottomissione. Emblematico il sistema di crediti sociali basato sul modo in cui i
cittadini cinesi usano l’applicazione WeChat per moltissime funzioni, incluse le
transazioni commerciali e le interazioni con la pubblica amministrazione.
Ogni ulteriore tappa nella digitalizzazione del paese dovrà pertanto essere
intrapresa (ri)pensando al modo più adeguato di applicare una data Ai nel contesto
sociale. Ci si dovrà chiedere se il sostituto digitale funzionerà, se le varie fgure
professionali – ingegneri, maestri, medici, programmatori, impiegati – comprenda-
no appieno il sistema e come lo useranno. Il principio di fondo è che l’Ai deve
lavorare per le persone, non per il governo: questa la stella polare della futura di-
gitalizzazione nazionale, affnché sia compatibile con la democrazia, lo Stato di
diritto e la trasparenza. Data la forte inclinazione culturale dei giapponesi alla riser-
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
174
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
(45%) accelera l’adozione di sistemi con tecnologia Ai, seguita da Usa, Regno Uni-
to e Giappone. Nelle stime, il comparto Ai peserà per il 10% quando il pil indiano
toccherà cifra 5 trilioni.
L’intelligenza artifciale sconta i limiti strutturali di un paese segnato dalla fram-
mentazione, culturale quanto tecnologica. Ma al contempo si presta alla risoluzio-
ne di faglie che ne minano la compiutezza. La spinta del Bjp verso un’identità pa-
nindiana fondata sul nazionalismo indù non può prescindere dallo sviluppo socio-
economico né dalla creazione di registri su scala nazionale. L’Ai sta fornendo solu-
zioni pratiche, ad esempio in campo sanitario, considerato che il paese conta 64
medici (la media mondiale è 150) ogni 100 mila cittadini e che a farne le spese è
l’assistenza primaria nei centri rurali, dove risiede il 60% degli indiani.
Sul piano identitario, l’intelligenza artifciale offre una sponda alla narrazione
del Bjp sulla continuità storica della civiltà indù, sedicente precorritrice di invenzio-
ni quali Internet, robot, navi spaziali, vettori missilistici e di discipline come la ge-
netica e la fsica moderna. Nei circoli hindutva l’Ai viene descritta come prova
della superiorità della civiltà induista, quindi indiana, alla luce dei racconti di carri
volanti, automi umanoidi, macchine gigantesche dalle capacità sovraumane narra-
ti in testi epici quali Mahabharata, Ramayana, Kathasaritsagara e Harivamsa.
Modi ha stabilito che «l’evoluzione della tecnologia deve essere incardinata
nell’etica di Sabka Saath (Supporto di tutti), Sabka Vikas (Sviluppo per tutti), Sabka
Prayas (Sforzo di tutti)». Tradotto: il risorgimento dell’India passa per il progresso
tecnologico e per la sua unità. Ossia per la crescita socioeconomica e per l’affer-
mazione di un’identità nazionale in cui «l’unica casta è l’indianità, l’unica religione
è il dharma del servizio e del dovere, l’unico Dio è Madre India».
scita del pil nell’ordine dell’1,3% annuo entro il 2035. Seconda, quella relativa allo
sviluppo e all’inclusione sociale. Specie nel settore della sanità (aumentandone la
copertura anzitutto nelle campagne), dell’istruzione (a fronte della grande eteroge-
neità linguistica), dell’agricoltura, della mobilità e delle smart cities (la popolazione
urbana ammontava al 31% nel 2011, è oltre il 40% oggi e dovrebbe raggiungere il
60% nel 2050). Terza, come modello di sviluppo per le economie emergenti, a
partire da quelle del Sud-Est asiatico e dell’Africa.
L’India sta recuperando terreno. Ne è dimostrazione la parabola dello schema Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
dotto dopo la guerra del Golfo e aggiornato negli ultimi vent’anni con l’ingloba-
mento di Ai, machine learning, sistemi d’arma letali autonomi (Laws), robotica,
guerra cibernetica e così via. Inoltre ha sviluppato una pericolosa dipendenza
dall’hardware elettronico cinese, oltre che dalle piattaforme digitali e dagli investi-
menti americani.
Il senso di urgenza è stato reso nel 2019 dall’allora capo di Stato maggiore
dell’Esercito Bipin Rawat, il quale ha ammonito che «o incorporiamo l’Ai nelle For-
ze armate al più presto o sarà troppo tardi». Urgenza esacerbata dagli scontri di Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
confne con la Cina nel Ladakh orientale a metà 2020, che nel bel mezzo dell’epi-
demia di Covid mietono vittime per la prima volta in quarant’anni e sottraggono al
pattugliamento indiano località strategiche. E comprovata, qualora ce ne fosse bi-
sogno, dalle nuove schermaglie di inizio dicembre 2022 nei pressi di Tawang, città
sacra per il buddhismo nell’Arunachal Pradesh – il «Tibet meridionale» rivendicato
da Pechino – e occupata dai cinesi nel corso della guerra del 1962 prima che il Pcc
ordinasse il ritiro fno alla Linea McMahon.
La Cina, unico membro del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che si opponga
all’assegnazione di un seggio permanente a Delhi, spende per la Difesa quattro
volte più dell’India. E oltre a vantare un ascendente senza paragoni sul nemico
pakistano e a riarmare pesantemente ha costruito infrastrutture a uso duale (avam-
posti militari, strade, insediamenti civili) alle frontiere. Con l’obiettivo, accusa Delhi,
di alterare lo status quo sulla scorta di quanto avvenuto nel Mar Cinese Meridiona-
le. Non è un caso che l’Arunachal Pradesh sia oggetto di un progetto infrastruttu-
rale, cui nel novembre scorso Modi ha destinato nuovi investimenti, volto a miglio-
rarne la mobilità e i collegamenti con il resto del paese. Né che proprio nello Stato
dell’India settentrionale sia stato irrobustito il dispositivo militare indiano, siano
stati dislocati (in 140 punti) sistemi con tecnologia Ai che includono sensori, tele-
camere con riconoscimento facciale, raccolta e analisi dati da droni e radar e che
siano in programma i primi test dei veicoli terrestri sviluppati e prodotti in India
integrati dall’intelligenza artifciale.
L’India non intende fare il passo più lungo della gamba. Per questo anche in
ambito di Ai adotta strategie diverse da quelle di Pechino (o Washington) e mira
ad acquisire le capacità di base per evitare di essere sopraffatta, a partire dalla si-
curezza dei confni e dall’intelligence. Tanto da proporsi quale «garage globale
dell’Ai». Come ha ammesso la scorsa estate il vicecapo dell’Esercito Shantanu Dayal,
«ciò che abbiamo realizzato fnora sono i rudimenti, la base rispetto alle applicazio-
ni potenziali dell’Ai».
La celerità e l’effcacia del raccordo istituzionale-industriale-accademico sono
tuttavia agli antipodi del modus operandi dell’India. Nel 2018 viene creata una task
force presso il dicastero della Difesa che in tre mesi redige le linee guida per inte-
grare l’Ai nel comparto militare. L’anno successivo vengono istituiti il Consiglio
della Difesa per l’Ai (Daic) e l’Agenzia della Difesa per i progetti Ai (Daipa). E nel
2022 si svolge il primo simposio nazionale «Artifcial Intelligence in Defence», du-
rante il quale viene esibito lo stato dell’arte in fatto di prodotti e tecnologie basati 179
L’INDIA SARÀ UNITA DALL’ALTA TECNOLOGIA O RESTERÀ MOSAICO
sull’intelligenza artifciale. Sono 75 quelli già sviluppati e altri 100 sono attualmente
in cantiere sulla base degli obiettivi specifci decisi dal Daic. Perlopiù riguardano
sistemi senza pilota e robotici, cibersicurezza, analisi comportamentale umana, si-
stemi di monitoraggio, gestione di logistica e catene di rifornimento, analisi vocale,
sistemi di comando, controllo, comunicazioni, computer, intelligence, sorveglianza
e ricognizione (C4isr), sistemi di puntamento, robot cacciamine eccetera.
Frattanto l’Esercito ha istituito un centro di ricerca dedicato presso il Military
College for Telecommunication Engineering a Mhow e la Marina presso l’Istituto di Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
formazione a Jamnagar, che già ospita un laboratorio di Ai e big data. Senza con-
tare altri poli come quello di Bengaluru sotto il controllo diretto dell’Organizzazio-
ne ricerca e sviluppo della Difesa.
Inoltre, dal 2021 l’India si è concentrata sullo sviluppo di velivoli senza pilota
a tecnologia Ai. Sfruttando ad esempio la cooperazione tra l’israeliana Elbit Systems
e un’azienda indiana di proprietà di Gautam Adani, terzo uomo più ricco al mon-
do, legato al premier Modi. Mentre un accordo simile è stato raggiunto la scorsa
estate col Pentagono, volto allo sviluppo congiunto e alla produzione in India di
armamenti poi esportabili in Asia sud-orientale in funzione anticinese.
Insomma, in termini di applicazione militare dell’intelligenza artifciale, l’India
si sta attrezzando per evitare di trovarsi nella condizione di prendere la mira senza
aver armato.
In nuce, come stabilito dal Cset nel 2021, in ragione della sua capacità di ge-
nerare talenti, dell’età media della popolazione (la metà dei suoi cittadini ha meno
di 25 anni), del valore e della progressiva espansione del suo mercato e della ricer-
ca nel campo dell’Ai, l’India è un partner «vitale» per gli Usa nell’Indo-Pacifco.
Valutazione ribadita dal primo direttore del Joint Artifcial Intelligence Center del
Pentagono John Shanahan.
I legami con l’America si giovano anche della copiosa e radicata diaspora in-
diana nel mondo accademico e delle tech companies. Contaminazione emblema-
tizzata da «Raj» Reddy, scienziato indiano-americano, nato nella provincia di Madras
allora britannica (oggi Andhra Pradesh), allievo di John McCarthy e pioniere dell’in-
telligenza artifciale a Stanford e alla Carnegie Mellon di Pittsburgh, dove nel 1979
diventa direttore del neonato Robotics Institute. Una delle fgure chiave nella crea-
zione della Rajiv Gandhi University of Knowledge Technologies e presidente
dell’International Institute of Information Technology di Hyderabad, primo asiatico
a vincere il Turing Award (1994).
L’America è il principale ma non l’unico interlocutore dell’India, che sta ce-
mentando la collaborazione con gli Occidenti, dalla Germania al Giappone, da
Israele al Regno Unito. Con Londra, ad esempio, nel 2021 è stata siglata un’intesa
che garantisce investimenti per un miliardo di sterline.
tale l’India ha operato una stretta contro la penetrazione della Cina nei settori
strategici della propria economia, ma gli indiani diffdano anche degli occidentali.
Costretto a ricordare a inizio dicembre che l’Unione Europea importa più petrolio
russo dei successivi dieci acquirenti, Jaishankar ha affermato che una delle contese
mondiali più aspre riguarda infatti il «ribilanciamento culturale», dunque chi sia ti-
tolato a defnire «cosa è giusto e cosa è sbagliato». Secondo il capo della diplomazia
indiana, Delhi può giocare un «ruolo di ponte» tra le faglie globali Nord-Sud ed
Est-Ovest. Partita in cui sarà dirimente la competizione tecnologica, strumento «di Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
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Parte III
ECHI dalla GUERRA
GRANDE
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
1. I
L 15 NOVEMBRE 2022 UN MISSILE RUSSO
è caduto su una fattoria di Przewodów, località della Polonia ubicata a soli 6-7
chilometri dal confne con l’Ucraina. Dando adito alla subitanea denuncia delle
responsabilità di Mosca da parte di Kiev, molti osservatori, politici e media occiden-
tali hanno istantaneamente rilanciato la notizia di un attacco diretto e volontario
della Federazione Russa al territorio della Nato. Alimentando così l’ipotesi di una
risposta collettiva anche armata dell’Alleanza Atlantica secondo una lettura estensi-
va dell’articolo 5 del Patto. L’Occidente sarebbe così sceso direttamente in campo
con i propri eserciti al fanco dell’Ucraina nella guerra per procura contro la Russia.
La confusione interna alla Nato è stata prontamente ricomposta a Bali, grazie
a un estemporaneo minivertice dei sette paesi membri presenti al summit del G20
in Indonesia (15-16 novembre 2022) e mediante un rapido giro di telefonate. Ancor
prima delle indagini preliminari, la formula ottimale era pronta e diramata a tutti i
partner: il missile è ucraino, la responsabilità è tutta russa 1. Secondo questa tesi, il
proiettile per la difesa aerea non sarebbe mai stato lanciato da Kiev se Mosca non
avesse sferrato un vasto attacco simultaneo alle sue infrastrutture nevralgiche. La
vestizione con abito ucraino del proiettile russo è stata dunque una scelta pragma-
tica per evitare un confronto frontale tra Nato e Russia.
Ecco perché da Varsavia il presidente del paese leso, Andrzej Duda, ha subi-
to dichiarato che, secondo le prime valutazioni, si è trattato di «uno sfortunato
incidente» 2. Il proiettile che ha ucciso due lavoratori agricoli nel voivodato di Lu-
blino è stato dunque riconosciuto uffcialmente dalla Polonia come ucraino, non
come russo. La tesi del missile d’origine sovietica appartenente alle Forze armate
1. S.M. LEPORE, «“That’s not the evidence”: Biden hits out at Zelensky and sticks by claim that deadly
missiles that landed on Poland were Ukrainian not Russian», Daily Mail, 17/11/2022.
2. «Poland calls missile attack an “unfortunate accident”», Deutsche Welle, 16/11/2022. 185
186
INONDAZIONE DI KHERSON
Inondazione della regione di Kherson durante lo sfondamento
della diga della centrale idroelettrica di Kakhovka
4,8 m Altezza dell’onda
5 km Larghezza dello sversamento
M14
24,4 km/h Velocità dell’onda OBLAST’ DI KHERSON
2 ore Tempo dallo sfondamento all’allagamento di Kherson
14 ore Tempo d’innalzamento continuo del livello dell’acqua
3 giorni Durata dell’allagamento epr
Dn
M14 me
Fiu
NOVA
M14 KAKHOVKA
PERCHÉ UN MISSILE RUSSO È DIVENTATO UCRAINO
KHERSON
Parco
naturalistico
nazionale
Dn epr Sabbie
i ume di Olesky
F
Mar
Nero
ucraine ricaduto per errore in territorio amico è stata adottata e rilanciata dal di-
partimento di Stato Usa e dal ministero degli Esteri di Mosca, che ha bollato le
affermazioni di Kiev sulla responsabilità russa nell’incidente di Przewodów come
una pericolosa «provocazione». Il Cremlino ha anzi pubblicamente riconosciuto a
Washington di aver trattato la vicenda con calma e professionalità. Stati Uniti e
Russia hanno cooperato a distanza per abbassare le tensioni e ridurre i rischi di
un’espansione incontrollata della guerra. È stato sancito il principio che, in ogni
caso, un incidente minore non può essere foriero di un confitto maggiore, poten- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
zialmente nucleare. Nozione questa che non potrà in alcun modo mancare nell’i-
struzione di una intelligenza artifciale (Ai) operante nella dimensione geopolitica
prima ancora che militare.
Le false informazioni sono state mal calibrate da Kiev fn da subito, con bollet-
tini di guerra quotidiani troppo ottimistici. Oggi non è più possibile correggere al
ribasso le cifre, poiché sarebbe ammissione di menzogna protratta per mesi; né si
possono rivedere in futuro le perdite giornaliere dei russi, poiché ciò paleserebbe
un calo di prestazione dell’esercito ucraino, minando il morale complessivo delle
truppe, dei civili e dei partner occidentali.
Anche l’effcacia della contraerea ucraina pare assai sovrastimata, consideran-
do i danni che i missili russi stanno infiggendo alla rete elettrica e idrica del pa- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
ese. A ogni salva di missili russi, Kiev annuncia di averne intercettati più di tre
quarti. Questa capacità difensiva dichiarata non collima con la distruzione effetti-
va delle infrastrutture nevralgiche del paese aggredito. La sensazione è che, a
causa dell’elevata saturazione aerea compiuta dai russi anche con economici dro-
ni Geran-2, l’Ucraina stia terminando i missili di origine sovietica per le batterie
S-300, proiettili che Kiev non è in grado di produrre. Di qui l’insistenza delle au-
torità ucraine affnché l’Occidente consegni in comodato d’uso gratuito i propri
sofsticati sistemi per la difesa aerea: Iris-T tedeschi, Patriot americani, Samp/T fran-
co-italiani.
Lo stesso caso di Przewodów viene ora sfruttato da Kiev per domandare un
maggiore contributo occidentale nella difesa dei propri cieli: con una capillare co-
pertura delle batterie terra-aria euroatlantiche, lo «sfortunato incidente» non sarebbe
mai accaduto. Il sollecito ucraino inizia a fare breccia anche nelle capitali più titu-
banti a concedere i propri preziosi sistemi.
Si vocifera che gli Stati Uniti abbiano deciso di inviare batterie Patriot a Kiev,
sebbene la Casa Bianca non abbia ancora confermato l’indiscrezione. Lo stesso
segretario alla Difesa Lloyd Austin, così come l’entourage del presidente Joe Biden,
sarebbe incerto sul piano di addestrare nella base Usa di Grafenwöhr (Germania)
i militari ucraini prima di trasferire le costose batterie nel paese aggredito. È proba-
bile che l’America consegni effettivamente a Kiev i Patriot richiesti, ma in quantità
inferiore alle attese e in tempi non brevissimi. Forse entro il 2024.
Washington è restia a prestare a Kiev i propri sistemi di difesa anti-aerea per
diversi motivi.
Primo, gli Stati Uniti vogliono evitare qualsiasi rischio di confronto diretto tra
Nato e Russia che possa accentuare ulteriormente il piano inclinato verso l’escala-
tion nucleare.
Secondo, agli occhi di buona parte del Pentagono è essenziale consolidare la
difesa del fanco orientale della Nato proprio con i sistemi a stelle e strisce solleci-
tati da Kiev. Prima della difesa attiva dei cieli dell’Ucraina, paese non membro
della Nato, gli Usa dovrebbero completare il rafforzamento della contraerea di
Polonia e Romania, irretendo con un proprio software i paesi euroatlantici della
prima linea antirussa.
Terzo, i ritmi attuali della guerra non permettono la fornitura costante e pro-
lungata nel tempo di costosi proiettili terra-aria, la cui produzione per quanto eff-
188 ciente rimane contenuta.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
Quarto, la produzione bellica della principale potenza del pianeta non può es-
sere completamente assorbita dal teatro ucraino, poiché nuove crisi potrebbero
presentarsi in ogni momento in altri emisferi. Le preoccupazioni principali degli
strateghi americani sono rivolte al Mar Cinese Meridionale, dove in un futuro non
lontano potrebbe consumarsi un confronto militare con la Repubblica Popolare Ci-
nese per il controllo di Taiwan, dunque dello Stretto più strategico dell’Indo-Pacifco.
Quinto, le Forze armate di Mosca potrebbero sperimentare sul campo le mo-
dalità con cui annientare le batterie terra-aria di produzione statunitense destinate Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
alla difesa dell’Europa occidentale. Vanifcando dunque gli sforzi americani per
accrescere la sicurezza dei paesi incastonati tra Baltico, Adriatico e Mar Nero.
Sesto, sebbene improbabile, le batterie potrebbero essere catturate dagli inva-
sori e soggette a «ingegneria inversa» da parte del nemico russo. La tutela del know-
how a stelle e strisce è fondamentale soprattutto nell’ambito missilistico, ovvero nel
settore dove la Russia già eccelle. Concedere ulteriori vantaggi non è percepito
alla Casa Bianca come mossa particolarmente acuta.
Settimo, i costosi missili Mim-104 Patriot in servizio dagli anni Ottanta potreb-
bero rivelarsi sul campo di battaglia non necessariamente più performanti di altri
sistemi difensivi più recenti ed economici, rovinando il ricco mercato internaziona-
le del produttore americano Raytheon. È imperativo di ogni potenza non guastare
mai la diplomazia delle armi.
Ecco perché la concessione delle batterie Patriot potrebbe essere soggetta a
numerosi caveat da parte americana, come i luoghi di dispiegamento (lontano dal
fronte) e le regole di ingaggio (non attivazione verso proiettili nemici di scarso
valore).
Le sole voci non confermate di una imminente consegna di missili Patriot a
Kiev hanno generato irritazione a Mosca. La portavoce del ministero degli Esteri
Maria Zakharova è stata alquanto allarmista, incasellando la potenziale azione di
sostegno americano a Kiev come «coinvolgimento diretto dell’esercito statunitense»
nella guerra. La funzionaria moscovita è stata chiara: «Gli americani si sono già resi
parte del confitto sul piano pratico. Tenendo conto della crescente assistenza mi-
litare americana, compresa la presenza di personale militare statunitense sul terri-
torio, il trasferimento di armi così complesse signifcherebbe un maggiore coinvol-
gimento degli Usa nelle ostilità, con tutte le conseguenze che ciò può comporta-
re» 6. Ovvero che membri regolari delle Forze armate statunitensi possano divenire
obiettivi «legittimi» delle offensive aeree russe. Secondo l’ambasciata della Federa-
zione Russa a Washington, il passo della Casa Bianca potrebbe «portare a conse-
guenze imprevedibili», generando «ulteriori rischi per la sicurezza globale» e cau-
sando un «enorme danno alle relazioni russo-americane». Quest’ultimo riferimento
ai rapporti diplomatici è invero un monito a preservare i canali di comunicazione
sotterranea tra le due superpotenze nucleari, indipendentemente dalle proteste/
pretese di Kiev.
6. B. ERUYGUR, «Russia warns US against sending Patriot missile system to Ukraine», Anadolu Agency,
15/12/2022. 189
PERCHÉ UN MISSILE RUSSO È DIVENTATO UCRAINO
è stato assai franco e diretto con il capo di Stato maggiore Usa Mark Milley, che a
seguito della ritirata russa da Kherson aveva sottolineato l’opportunità di avviare
una trattativa per un cessate-il-fuoco: «Lotteremo fnché non avremo più le forze
per farlo. Il nostro obiettivo è liberare l’intero suolo dell’Ucraina. I soldati non
accetteranno negoziazioni, accordi o soluzioni di compromesso» 7. Di fatto acco-
gliendo come verosimili e realizzabili le previsioni del generale statunitense in
congedo Frederick «Ben» Hodges (guerre di Iraq e Afghanistan), che intravede per
l’Ucraina la possibilità di riconquistare addirittura la Crimea entro l’estate del 2023 8,
scenario in realtà assai improbabile. L’invito a trattare della più alta carica militare
Usa con il reale polso della situazione (Milley) è stata snobbata almeno un paio di
volte, mentre l’esortazione alla fulgida azione bellica di un generale in pensione
(Hodges) è stata a più riprese esaltata e corretta solo nella tempistica (in preceden-
za aveva pronosticato l’occupazione/liberazione della Crimea entro la fne del
2022). Segno questo che le autorità di Kiev tendono a sposare di volta in volta le
dichiarazioni più congeniali alla propria propaganda, più che ascoltare i suggeri-
menti dei propri principali interlocutori.
Se l’esercito ucraino conquistasse effettivamente la penisola eusina, con ogni
probabilità Mosca opterebbe per l’impiego della Bomba. L’opzione nucleare è
sempre sul tavolo del Cremlino, sebbene a oggi abbia prevalso la politica dell’im-
pegno limitato voluta dal presidente Putin. Ma la perdita di una regione al con-
tempo tanto simbolica e strategica per la Russia porterebbe all’accantonamento di
qualsiasi remora. Lo sdoganamento del dispositivo atomico in un confitto regio-
nale circoscritto è opzione via via più plausibile. A Mosca si sta radicando l’idea
che in ogni caso l’Occidente non reagirebbe in modo automatico e simmetrico.
L’eventuale risposta della Nato verso la Federazione Russa resterebbe nel perime-
tro delle azioni convenzionali. D’altronde, l’Ucraina non è né membro dell’Alle-
anza Atlantica né major non-Nato ally degli Stati Uniti; dunque nessun automati-
smo è realmente contemplato dalle dottrine strategiche delle potenze nucleari
occidentali. Soprattutto, Washington non metterebbe mai a repentaglio sé stessa
o una capitale europea per vendicare l’incenerimento di una città minore ucraina.
Quale centro urbano dell’Ucraina potrebbe essere preso di mira dalla Russia
qualora il Cremlino decidesse di ricorrere all’arma suprema? Dipende. Una intelli-
genza artifciale incompleta o mal calibrata potrebbe suggerire al comandante in
7. Tweet del comandante in capo delle Forze armate dell’Ucraina, 14/11/2022.
190 8. «Ben Hodges: “I think Ukraine will liberate Crimea in the summer of 2023”», Youtube, 12/12/2022.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
MATRICE GEOPOLITICA
a
arco m teriale
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ECONOMIA STRATEGIA
sfera della sfera dello
EFFICIENZA HARD POWER
INTELLIGENZA
inter-legere
leggere tra le righe
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CULTURA
sfera
SPIRITUALE
capo di colpire laddove l’ordigno farebbe più male, causando maggiore distruzio-
ne e resa del nemico assicurata. Ovvero la capitale Kiev, che oltre a essere sede
dei centri politici e decisionali del paese è anche la città più popolosa. Una Ai
calibrata esclusivamente su parametri militari potrebbe addirittura suggerire di non
rinviare l’azione più truce a stagioni più miti, confdando nel fatto che la «strategia
del gelo» e la rudezza del generale Inverno abbiano costretto gran parte della po-
polazione civile a lasciare le città. Si sa, città vuota uguale obiettivo ideale. Per
causare maggior danno alle infrastrutture ricomprese in un raggio di devastazione
più ampio, l’intelligenza artifciale potrebbe suggerire di far defagrare la bomba
atomica a mezz’aria, anziché a contatto con il terreno. Ma ciò che militarmente
può apparire razionale a una macchina potrebbe non esserlo politicamente per il
decisore umano. 191
PERCHÉ UN MISSILE RUSSO È DIVENTATO UCRAINO
Lo stratega russo, al pari di ogni altro collega assennato, ragiona in modo dif-
ferente, ricercando l’equilibrio ottimale tra hard e soft power, tra effcienza ed eff-
cacia, tra pertinenze materiali e aspetti spirituali. Dunque non relegando tutte le
azioni belliche al solo campo strategico-militare, ma anche tenendo in dovuta con-
siderazione gli aspetti economici e culturali. È molto più probabile che la delinea-
zione dei target nucleari iniziali in Ucraina possa seguire una saggia logica di esclu-
sione. Gli obiettivi della Bomba potrebbero giacere nel cuore nazionalista (cultura-
le) del paese, rimanendo il più distante possibile dai territori occupati dalle Forze Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
armate russe e dalle aree ad alto tasso di russofonia più agevolmente integrabili a
fne confitto. Dovrebbero inoltre non essere troppo a ridosso dei confni dell’unico
Stato satellite della Russia nella regione: la Bielorussia. Il colpo atomico ravvicinato
non potrebbe mai essere accettato da Minsk. Anche per questo la capitale Kiev non
ricadrebbe tra gli obiettivi dei missili a confgurazione nucleare di Mosca. D’altron-
de, per lo stesso Putin sarebbe completamente inaccettabile sotto il proflo identita-
rio colpire il primo nucleo statuale della nazione (Rus’ di Kiev) o la perla «russa» del
Mar Nero (Odessa), voluta dalla grande imperatrice Caterina II.
I capoluoghi papabili dell’Ucraina per subire il primo colpo nucleare russo
sono con ogni probabilità Ivano-Frankivs’k, Ternopil’, Khmel’nyc’kyj o Vinnycja.
Abbastanza a nord da non arrecare un danno irrimediabile alla fascia costiera sul
Mar Nero, reale interesse strategico di Mosca, e abbastanza a sud da non infiggere
un danno considerevole al «cuneo bielorusso» (strategia); suffcientemente lontano
dalle terre più fertili d’Europa sulle sponde del tratto meridionale del grande fume
Dnepr (economia), in modo da preservare gran parte della produzione cerealicola;
decisamente all’interno del cuore nazionalista dell’Ucraina a bassa presenza di rus-
si etnici (cultura).
La diaspora forzata verso ovest degli abitanti dell’Ucraina centro-occidentale
farebbe il gioco di Putin, il quale ancora crede di poter attestare la nuova cortina di
ferro con gli Stati Uniti lungo l’istmo d’Europa, che corrisponde grossolanamente
all’asse Kaliningrad-Tiraspol. La scelta di una di queste città o di altri centri della
Galizia e della Podolia potrebbe persino segnalare un atto di cortesia profonda ver-
so il rivale atomico (Stati Uniti): la bassa catena montuosa della Rutenia subcarpatica
potrebbe assorbire parte delle radiazioni spinte dai venti verso ovest, ovvero verso
il fanco orientale della Nato, che Washington da anni si prodiga di fortifcare.
L’ipocrisia spesso distingue il leader di una grande potenza. Le capacità esclu-
sivamente critiche di una futura intelligenza artifciale spingerebbero per la massi-
ma razionalizzazione del confitto, dunque per la distruzione assoluta del nemico
nel minor lasso di tempo possibile. L’ipocrisia è spesso alla base dei confitti – so-
prattutto di quelli per procura – ma è anche ciò che spinge il decisore politico a
chiudere un occhio per evitare guai maggiori. Come nel caso di Przewodów, quan-
do la versione uffciale fu concordata da persone terze non testimoni e riunite in
un altro emisfero prima ancora dell’avvio delle indagini.
192
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
LIMES Il 2022 si chiude con il confitto in Ucraina ancora in corso. È possibile ac-
cordarsi e porvi rapidamente fne?
TRET’JAKOV No, rapidamente è impossibile. Gli Stati Uniti non consentono a Ze-
lens’kyj di farlo. Inoltre, la guerra con Mosca è un modus vivendi dell’attuale regi-
me di Kiev, russofobico quanto lo era il nazismo e antirusso per fnalità politica.
Senza guerra con la Russia l’Occidente non ha bisogno dell’Ucraina e di Zelens’kyj.
Lo «Stato ucraino» è in bancarotta. Senza fnanziamenti occidentali sparirebbe: per
questo occorre la guerra con la Russia.
Infne, un’«Ucraina antirussa» è una minaccia reale alla sicurezza della Federazione.
Perciò a Mosca non serve un compromesso, ma la piena liquidazione di questo
regime come Stato. Una tregua intesa quale pausa tattica temporanea è possibile,
ma obiettivamente non eliminerà il problema, limitandosi a differirne la soluzione
defnitiva. E prima dell’estate 2023, o nel corso di essa, è molto probabile che qual-
cosa di simile accadrà, come conseguenza del successo militare russo.
LIMES Nell’articolo che ha scritto per la nostra rivista dopo l’inizio della guerra si
diceva certo che agli Stati Uniti era stato inferto un colpo pesante e che presto sa-
rebbero crollati 1. La pensa ancora così?
TRET’JAKOV Sì, naturalmente. È solo questione di tempo. Che l’egemonia globale
degli Stati Uniti stia crollando è evidente e una delle dimostrazioni più chiare di
ciò è il fatto che Washington, ormai senza più la forza di «governare tutti» e di
«derubare tutti», adesso si sia dedicata a derubare economicamente il suo vassal-
1. V. TRET’JAKOV, «Questa è la nostra rivoluzione d’Ottobre», Limes, «La fne della pace», n. 3/2022, pp.
53-59. 193
‘LA RUSSIA VINCERÀ PERCHÉ L’OCCIDENTE È VENUTO A NOIA AL MONDO INTERO’
crazia e tenesse conto degli interessi dei paesi membri. Ma gli americani, che con-
trollano in toto la burocrazia europea, hanno costretto l’Europa ad agire contro i
propri interessi economici, contro gli interessi dei propri cittadini. Il terzo fattore è
per me il più misterioso, in quanto presuppone, a esser generosi, l’incomprensione
di cosa sia l’Ucraina di oggi e l’Ucraina in generale: a quanto pare, si contava sul
fatto che «il popolo ucraino», soprattutto i milioni di russi, sarebbe «insorto» contro
il regime nazista di Zelens’kyj. Cosa che non è accaduta. E che non poteva accade-
re, per ragioni ignorate dal Cremlino a causa di alcune circostanze.
LIMES Fino a che punto è a rischio la sopravvivenza stessa della Federazione Russa?
TRET’JAKOV Non ci sarà un’«esplosione interna» della Federazione e l’ostruzione
degli strati flo-occidentali dell’élite russa a poco a poco sarà sopraffatta. Mentre la
minaccia esterna è più grande. Oggi molti in Occidente, inclusi i politici europei
che ricoprono cariche uffciali, dichiarano apertamente di volere il «massimo inde-
bolimento» e perfno «la distruzione o lo smembramento» della Russia. Finora solo
Hitler si era posto tale obiettivo con tale franchezza.
Ma è impossibile sconfggere la Russia e anche stavolta non ci si riuscirà. Tuttavia,
visto che si tratta di una minaccia reale, la Federazione è stata costretta a intrapren-
dere una lotta armata.
LIMES Nel suo articolo del marzo scorso scriveva che milioni di russi e decine di
paesi nel mondo attendevano la vittoria della Russia. È ancora di questa idea?
TRET’JAKOV Certo. Riguardo agli abitanti della Federazione Russa spero non nutra
dubbi. Se ne ha, venga qui e parli con la gente.
Tutto il resto del mondo è stanco dell’egemonia statunitense in particolare e occi-
dentale in generale. Voi, Occidente, siete venuti a noia al mondo intero. Perfno
internamente all’Europa vassalla e, ahimè, ormai insignifcante la stanchezza data
dal dominio degli Stati Uniti è evidente. Solo che i vostri politici hanno timore di
Washington, o sono stati comprati dagli americani. Come i media, purtroppo.
LIMES Su chi potrà contare Mosca qualora le cose andassero male?
TRET’JAKOV Come sempre, solo su sé stessa. Gli altri, a parte la Bielorussia, sono in
attesa o, per ora, forniscono un supporto minimo alla Russia.
Ma non devono esserci dubbi: la Federazione Russa resisterà anche da sola. Basta
anche solo ricordare la storia del XIX e del XX secolo.
LIMES Non teme che la Cina possa rompere l’alleanza «speciale» con la Russia e
194 trovare un equilibrio strategico con gli Stati Uniti?
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
TRET’JAKOV Non essendo uno specialista di Cina, non mi azzardo a dare una rispo-
sta sicuramente negativa, ovvero «non lo temo». Ma il corso della storia e la logica
politica sono a favore di una simile risposta. Pechino comprende perfettamente
che, in primo luogo, stringere un patto con gli Stati Uniti è stringere un «patto col
diavolo» e che, in secondo luogo, se la Russia perde, come minimo per i prossimi
cento anni anche la Cina fnirà sotto il controllo degli americani.
LIMES L’amicizia con la Germania è del tutto compromessa?
TRET’JAKOV Sì, completamente. O quasi. E questa cosa la classe dirigente tedesca è Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
raneo passando dal Mar Nero – è un problema reale, che sarà defnitivamente ri-
solto quando l’Unione Europea si disgregherà e/o all’interno di alcuni paesi euro-
pei si svilupperanno crisi intestine, per esempio a causa dell’immigrazione.
Intanto la lotta, non armata, continuerà. La Russia non cederà l’Artico.
LIMES La Bielorussia scenderà uffcialmente in guerra a fanco della Russia?
TRET’JAKOV È chiaro che il presidente bielorusso Aljaksandr Lukašėnka cercherà di
rimandare il più possibile questo momento. Ma le circostanze, e soprattutto le
azioni provocatorie di Kiev e di Varsavia, potrebbero costringerlo a farlo. Dal pun- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
196
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
1. P
ER COMPRENDERE IL SIGNIFICATO DELLA
defnizione di coalition warfare (guerra di coalizione) è necessario chiarire innan-
zitutto la differenza tra i concetti di «alleanza» e «coalizione».
Defniamo «alleanza» il patto di unione tra due o più Stati, associazioni, fede-
razioni o partiti in cui ci si promette aiuto e sostegno reciproci. Per «coalizione»,
invece, si intende un patto tra Stati per uno specifco motivo politico o diplomatico
e per il conseguimento degli obiettivi comuni a esso collegati.
In questo articolo si vuole spiegare come la Russia abbia effcacemente strut-
turato la propria campagna in Siria in supporto al governo di Baššår al-Asad e di
come abbia tentato di replicare tale modello in Ucraina, invano.
In Siria Mosca ha organizzato un sistema particolarmente complesso ed effca-
ce di comunicazioni e trasmissioni e, soprattutto, una rete di comando e controllo
ben coordinata con i suoi alleati. Le operazioni nel Levante hanno implicato per la
prima volta una collaborazione estremamente signifcativa con un insieme di nuo-
vi alleati, quali le milizie palestinesi, la fazione libanese di Õizbullåh, le milizie
sciite irachene e le forze iraniane.
Anche Teheran detiene propri consiglieri militari in Siria, pertanto ha la neces-
sità di coordinare le proprie attività con quelle russe. Ad esempio, si è reso neces-
sario il raccordo tra le missioni dei droni e dei C-130 iraniani con le operazioni
delle Vks (Vozdušno-kosmi4eskie sily, Forze aerospaziali della Federazione Russa).
Il coordinamento tra le attività aeree a livello strategico e i lanci dei missili ha rap-
presentato una nuova sfda per le capacità di comando e controllo dei militari
russi, coinvolgendo i paesi confnanti con la Siria (Iraq, Iran, persino Cipro) e,
nondimeno, le forze della coalizione a guida statunitense 1.
1. T. RIPLEY, «Russia learns military lessons in Syria», Ihs Jane’s Military and Security Assessments Intel-
ligence Centre, 2017. 197
I PATTI SIGLATI ‘COL SANGUE’ TRA MOSCA E GLI ALLEATI
Per quanto riguarda le procedure, la Russia coordina i suoi attacchi aerei con
l’esercito siriano attraverso il Centro di comando aeronautico, situato presso la ba-
se aerea di Õumaymøm, e tramite le diverse Brigate trasmissioni distaccate presso
le basi aeree siriane. L’integrazione dei sistemi russi e siriani di comando e control-
lo ha permesso la visita regolare delle basi dell’esercito siriano da parte degli uff-
ciali russi e delle unità mobili con i compiti di fornire consulenza e di coordinare
le operazioni nella terza dimensione. Attivo dal febbraio 2016, all’interno della
base di Õumaymøm vi è il Centro di coordinamento per la riconciliazione delle Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
parti in confitto; posto alle dirette dipendenze del comandante delle forze russe in
Siria, rappresenta un’ulteriore piattaforma di coordinamento tra i militari russi e
l’esercito siriano. Questa organizzazione ha diversi scopi: dall’implementazione e
controllo dei cessate-il-fuoco all’evacuazione della popolazione civile, dalla distri-
buzione degli aiuti umanitari allo scambio di dati di intelligence tra la Russia e il
regime di al-Asad 2.
io-febbraio 2015), come nel caso della riconquista di Aleppo del 2016. L’addestra-
mento alle procedure tecnico-tattiche russe senza dubbio ha migliorato l’effcienza
di Õizbullåh, nonostante le pesanti perdite riportate da questa organizzazione in
Siria. In particolare, è probabile che i combattenti di Õizbullåh abbiano avuto la
possibilità di osservare e integrare i metodi russi di condotta della guerra elettroni-
ca, che in Russia hanno avuto uno sviluppo rapidissimo. In una prospettiva di
lungo termine un potenziale passaggio (anche parziale) a Õizbullåh e all’Iran degli
apparati per l’electronic warfare, unitamente a un adeguato know-how in materia Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
Mar Nero
Ma
Sebastopoli
r
Novorossiysk
M
ed
ite
r
TURCHIA Distretto di Afrin
ra
(2017 base russa KAZAKISTAN
ne
o Mar
Legame politic
per l’addestramento
dell’Ygp) Caspio
I PATTI SIGLATI ‘COL SANGUE’ TRA MOSCA E GLI ALLEATI
LIBIA CIPRO
o- eco
Humaymīm
. Aleppo
Tartūs
. .
nom
Tudmur (Palmira) UZBEKISTAN
ico
Cisgiordania CINA
EGITTO Damasco SIRIA IRAQ TURKMENISTAN KIRGHIZISTAN Xinjiang
GIORD. Baghdad TEHERAN TAGIKISTAN
Base aerea iraniana
(usata dall’Aeronautica russa)
Paesi coinvolti nell’apparato
di comando militare russo. Herāt Kabul Etnie afghane
Centro di comando Hazāra
aeronautico nella KUWAYT
base siriana di Humaymīm ARABIA I R A N AFG H A NI S TA N Tagiki
Go
lf
.
o
SAUDITA
P er
Alleati russi nello Flusso di ex militari afghani
sic
QATAR verso l’Iran in cerca di lavoro
o
scenario bellico siriano P A K I S T A N
Fazione libanese Hizbullāh (hazāra e tagiki)
Milizie palestinesi INDIA
E.A.U.
Mar R
Milizie sciite irachene Provincia di Herāt
osso
OMAN Oceano Indiano (forte infuenza iraniana)
Forze iraniane
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
3. In ragione di quanto esposto, possiamo dire che in Siria la Russia abbia di-
mostrato di aver acquisito la capacità di condurre una coalition warfare in scenari
complessi, rendendosi anche sotto questo aspetto un partner attraente per future
alleanze. Il sofsticato sistema delle strutture di comando e controllo realizzato in
Siria suggeriva che Mosca avesse la potenzialità di ripetere questo tipo di operazio-
ni in altri teatri. Finora però non pare sia andata così.
Nelle operazioni svolte sul teatro siriano la guida, almeno formalmente, era di
Damasco ma con Mosca «alleato forte» che de facto pianifcava, organizzava e con- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
duceva le operazioni della coalition warfare. Nel caso dell’Ucraina, dove le opera-
zioni sono sotto il comando russo, chi è l’«alleato forte» del Cremlino?
Procediamo con ordine, nel tentativo di individuarlo. All’inizio dell’invasione
si è parlato molto dei sedicimila miliziani siriani che Putin ha defnito «volontari»,
mentre la vulgata mediatica li indicava come «mercenari». Anche in questo caso la
guerra delle informazioni va di pari passo con quella sui campi di battaglia. C’è
una differenza sostanziale tra «volontari» che aderiscono a una causa sulla base di
un credo ideologico o religioso e «mercenari» che non hanno una causa per cui
combattere se non quella del guadagno al soldo dell’una o dell’altra bandiera. Nel
caso dei siriani va detto che si è trattato di forze leali ad al-Asad e non certamente
di ex appartenenti all’Is, come suggerito da qualche commentatore televisivo
sull’onda dell’emotività. Si sarebbe trattato del tributo offerto da al-Asad al fdo
alleato che lo ha sostenuto fno a oggi, elementi prevalentemente di Liwå’ al-Quds
o provenienti dalla Forza nazionale di difesa, organizzazione addestrata dall’Eser-
cito siriano che suddivide i suoi membri nelle categorie combattenti, tiratori scelti
e personale dell’intelligence. Per inciso, anziché di sedicimila pare si sia trattato di
circa quattrocento elementi individuati in territorio ucraino tra marzo e aprile di
quest’anno.
Poi c’è l’Iran. Ferma restando la simpatia di Teheran per Mosca, almeno fnora
non si è sentito parlare di un invio di paramilitari iraniani in Ucraina, mentre è ri-
saputo che la Repubblica Islamica si sta guadagnando il titolo di «superpotenza dei
droni» proprio in virtù delle massicce forniture di velivoli senza pilota Shahed e
Mohajer che la Russia impiega in quel teatro 13.
Tornando di nuovo ai curdi, il loro ruolo come abbiamo visto è stato fonda-
mentale in Siria ma non è stato replicato in Ucraina. Dinamica che fornisce, inoltre,
l’opportunità di rifettere sul ruolo della Turchia come mediatore per la pace: se da
un lato la Russia di Putin ambisce alla restaurazione della Novorossija, dall’altro la
Turchia di Erdoãan in Libia ha combattuto proprio contro la Russia per delle mai
celate ambizioni di ripristino di una sorta di «impero ottomano». Tale livello di com-
plessità dispiegata su più fronti non agevola certo la soluzione diplomatica del
problema ucraino, al quale va aggiunto anche il tentativo (fallito) di mediazione
fatto da Israele, sotto profonda pressione a causa della vicinanza di Iran e Siria a
una Russia sempre più aggressiva.
13. N. CRISTADORO, «La Russia affna il gioco delle tre carte», Limes, «L’ombra della Bomba» n. 9/2022,
pp. 137-142. 201
I PATTI SIGLATI ‘COL SANGUE’ TRA MOSCA E GLI ALLEATI
sono rimasti gravemente feriti. Sì, ci sono state grandi perdite da parte nostra du-
rante la notte, ma i ceceni stanno partecipando al jihåd. E se sono destinati a ca-
dere in una guerra santa, è un onore e una grande gioia per ogni vero musulmano.
Tutti sogniamo di morire sulla via di Allah» 14.
4. Un altro importante attore sullo scenario ucraino al fanco dei russi è la Bie-
lorussia, di cui è noto l’appoggio fornito al Cremlino fn dalle primissime fasi
dell’invasione. Ricordiamo che Minsk ha autorizzato Mosca a utilizzare i propri
territori a ridosso del confne ucraino per stabilire le basi di partenza da cui hanno
mosso le unità responsabili della direttrice d’attacco settentrionale in direzione di
Kiev 15. Successivamente, tra il 20 e il 24 giugno il governo bielorusso ha realizzato
molteplici iniziative per ribadire il proprio pieno appoggio alle forze russe. Con
l’intenzione di promuovere un’immagine di sé caratterizzata da una lodevole gla-
snost’, il 20 giugno il governo bilelorusso ha invitato gli addetti militari stranieri a
visitare alcune aree in prossimità del confne con l’Ucraina, dove le Forze armate
bielorusse stavano schierandosi per rinforzarne il controllo e la difesa da eventuali
attacchi da parte di Kiev. Con l’occasione, gli invitati potevano anche fare doman-
de ai portavoce del Comando delle forze per l’operazione militare speciale e al
personale impegnato in quel settore. Il 22 giugno – Giornata della Memoria dedi-
cata ai caduti bielorussi nella Grande guerra patriottica, dunque densa di signifca-
ti – è proseguita l’attività promozionale del ministero della Difesa di Minsk mirata
a mostrare il legittimo sentimento patriottico del paese: gli addetti militari sono
stati condotti sui luoghi delle fosse comuni in cui sono sepolti i cittadini bielorussi
brutalmente massacrati dalla Wehrmacht. Particolare enfasi è stata attribuita alle
gesta eroiche compiute da quelli che sono stati defniti «piccoli gruppi di gente
sovietica, semplicemente residente in Bielorussia. (…) Singoli episodi di gesta eroi-
che compiute in particolare dai piloti e dagli equipaggi di carri armati» 16.
Il presidente Lukašėnka come da protocollo ha personalmente deposto un
mazzo di fori sulla fossa comune presso il villaggio di Khimy, nel distretto di Orša,
non lontano da dove è cresciuto. Il tributo di sangue versato dai sovietici «sempli-
14. «Guerra in Ucraina, Kadyrov: unità cecena sotto fuoco ucraino a Kherson, 23 soldati uccisi»,
SkyTg24, 28/10/2022.
15. N. CRISTADORO, «Perché è fallito il blitz di Putin», Limes, «La fne della pace», n. 3/2022, pp.35-45.
16. Ministerstvo Oborony Respubliki Belarus’, Obzor Novostej 20-24 Ijunja 2022, Departament Mežd-
unarodnovo Voennovo Sotrudni0estva (Ministero della Difesa della Repubblica di Bielorussia, rasse-
202 gna stampa 20-24 giugno 2022, dipartimento della Cooperazione militare internazionale»).
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
17. F. VINCENT, «Belarus takes another step toward direct involvement in the war in Ukraine», Le Mon-
de, 19/10/2022. 203
I PATTI SIGLATI ‘COL SANGUE’ TRA MOSCA E GLI ALLEATI
dovrebbe prendere parte alla guerra. È dunque improbabile che i militari bielorus-
si siano molto motivati. Le loro controparti russe combattono per idee più radicate
nella loro società, mentre i bielorussi dovrebbero morire per un ideale di manteni-
mento di un impero che non appartiene alla loro cultura. In queste circostanze,
l’elusione della leva e la diserzione possono essere fenomeni piuttosto diffusi.
18. G. DIETL, «War, Peace and the Warlords: The Case of Ismail Khan of Herat in Afghanistan», Alter-
204 natives: Turkish Journal of International Relations, vol. 3, n. 2-3, Summer & Fall, 2004.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
frange estremistiche sunnite dei pashtun e, dunque, ai taliban. I tagiki cercano in-
vece una possibilità di inserimento sociale sulla base della condivisione linguistica,
in quanto l’idioma dari da loro parlato è simile al farsi degli iraniani. Venuto meno
il modello eterodiretto dall’Occidente, l’Iran ha offerto a questi soldati e alle loro
famiglie l’idea di un «porto sicuro» a cui approdare. Il «tradimento» percepito con
l’abbandono da parte degli Stati Uniti non ha fatto altro che alimentare quei senti-
menti anti-occidentali che offrono alla Russia l’opportunità di attingere a risorse da
buttare nella mischia ucraina. Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
Sappiamo dei legami che uniscono Mosca a Teheran per ragioni politico-eco-
nomiche e abbiamo detto di come tali legami si siano rafforzati sul piano militare
con la collaborazione instaurata in Siria nella lotta contro l’Is. I militari hazara e
tagiki trovano, pertanto, un canale preferenziale per continuare «a fare quello che
sanno fare»: il loro mestiere di soldati con una motivazione dettata non solo da un
desiderio di vendetta ma soprattutto per garantire un futuro a sé stessi e alle loro
famiglie. Tale opportunità tuttavia non è per tutti, almeno per ora. L’Ana è stato
concepito come una forza di fanteria leggera. In ossequio al Pakistan, che conside-
ra l’Afghanistan come area di profondità strategica in funzione anti-indiana e non
può accettare che vi sia un esercito in grado di opporsi a una sua possibile pene-
trazione territoriale, qualora vi fosse la necessità di un consistente ripiegamento
delle proprie Forze armate. Si è dunque scelto di equipaggiare il personale dell’A-
na prevalentemente con armamento leggero quale armi portatili, veicoli di traspor-
to truppe, qualche obsoleto carro armato di produzione sovietica (T-55 e in misura
minore T-62), obici a traino meccanico e lanciarazzi multipli Bm-21. Anche il livel-
lo addestrativo è risultato piuttosto scadente: si narra di pantomime inscenate dal
gruppo di artiglieria del 207° Corpo d’armata per poter sparare con l’unico D-30 in
grado di farlo.
Proprio le scarse capacità e l’ancora più scarsa motivazione al combattimento
– ricordiamo la resa in massa ai taliban nel 2021 senza combattere da parte di un
gran numero di unità dell’Ana – fa sì che l’attuale interesse per il reclutamento di
forze afgane da parte russa sia rivolto essenzialmente ai commandos, gli unici che
non solo hanno mostrato la volontà di opporsi ai taliban, ma che sono anche in
possesso di un addestramento di buon livello. I commandos afghani, infatti, sono
stati preparati sul modello dei rangers statunitensi proprio dalle Forze speciali ame-
ricane. Il paradosso è che quelli che non sono riusciti a seguire i loro mentors
all’atto dell’evacuazione, oggi sono disponibili a rinfoltire le fle delle unità russe.
6. Patti stipulati «col sangue», o forse potremmo dire «nel sangue», visto che si
tratta di accordi stretti non per altri fni se non quello di condurre campagne belli-
che. Il livello politico-economico resta sullo sfondo mentre emerge quello militare
che, se nelle democrazie ha un ruolo strumentale a quello politico-economico,
nelle autocrazie assume una funzione che legittima i governi stessi. Il caos regna
dunque sovrano tra i legami posticci che si reggono sull’opposizione a qualcosa o
qualcuno – in questo caso all’Occidente e al suo stile di vita – piuttosto che su una 205
I PATTI SIGLATI ‘COL SANGUE’ TRA MOSCA E GLI ALLEATI
reale condivisione di principi morali, credi religiosi o modelli culturali. Resta il fat-
to che la Russia, grazie all’esperienza siriana, ha saputo catalizzare attorno a sé la
fducia di diversi governi riuscendo a stringere alleanze di convenienza. Ma l’etero-
geneità dei motivi che informano le coalizioni considerate non rappresenta certo
un buon viatico per la loro stabilità interna.
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206
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
REICHSBÜRGER
I NOSTALGICI
DELL’IMPERO TEDESCO MARIOTTO di Giacomo
2. Cfr. A. SPEIT (a cura di), Reichsbürger: Die unterschätzte Gefahr, Berlin 2017, Ch. Links Verlag, p. 11.
3. Su questo punto si ringrazia Francesco De Felice.
210 4. Bundesverfassungsgericht, 2 BvF 1/73, 31/7/1973.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
uno scambio coatto di popolazione, segnato dal tentativo del governo di rimpiaz-
zare gradualmente le genti tedesche con immigrati musulmani. Uno scenario def-
nito «ripopolamento» (Umvolkung). Alcuni parlano di un «genocidio del popolo
tedesco», o addirittura di un piano per «annientare la razza bianca».
Fino a poco tempo fa, questo movimento era considerato tuttalpiù una curio-
sità. Non veniva preso sul serio. I Reichsbürger sembravano estremisti confusi, in-
nocui individui costretti ai margini della società e sospettosi nei confronti delle
istituzioni federali. Di tanto in tanto comparivano dal nulla nuove comunità indi- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
SCHAUMBURG- MECLEMBURGO-STRELITZ
LIPPE 4 1 Sassonia SASSONIA-WEIMAR
LIPPE Brandeburgo
OLDENBURG
Vestfalia 2
Ducati:
Sassonia
WALDECK 1 Braunschweig
Dresda 2 Anhalt
Slesia
SASSONIA Sassonia-Meiningen
4 Sassonia-Altenburgo
Renania ASSIA 3
Assia- Sassonia-Coburgo-Gotha
Nassau
Principati:
1 ASSIA Schwarzburg-Sondershausen
BAVIERA Schwarzburg-Rudolstadt
PALATINATO Waldeck
Karlsruhe Reuß, linea primogenita
ALSAZIA-LORENA Stoccarda BAVIERA Reuß, linea cadetta
Prussia
WÜRTTEMBERG Confni delle province
Schaumburg-Lippe
1 Appartenente al granducato di Oldenburg Città anseatiche
BADEN Monaco Territori imperiali
2 Appartenente al granducato di Meclemburgo-Strelitz
3 Appartenente alla Sassonia prussiana Alsazia-Lorena
Hohenzollern-Sigmaringen 4 Appartenente all’Assia-Nassau Stati turingi
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
è considerato violento. Nel 2021 le autorità hanno registrato più di mille atti di
violenza, una crescita signifcativa se confrontata con i 599 dell’anno precedente.
Nel tentativo di fronteggiare le crescenti preoccupazioni, il servizio d’intelligence
interno ha istituito una nuova area di controllo attinente alla «delegittimazione del-
lo Stato» («Delegitimierung des Staates») 8.
3. Dalla prospettiva dei Reichsbürger, il fatto che l’Impero non sia «in grado di
agire» e manchi di rappresentanza legittima offre l’opportunità di prendere l’inizia-
tiva in maniera autonoma, quantomeno in senso verbale. La galassia di società
parallele che ne deriva è estremamente variegata e rifette l’eterogeneità delle iden-
tità subregionali in Germania. A tal riguardo, due movimenti risultano particolar-
mente esemplari.
Il primo è quello dei Freie Sachsen (Liberi sassoni), partito classifcato come
estremista di destra dall’Uffcio per la protezione della costituzione della Sassonia.
Dall’inizio della crisi epidemica ha ampliato il raggio dei suoi consensi, attraendo
sostenitori anche dal centro della società. Il suo presidente Martin Kohlmann è
stato spesso associato ai Cittadini dell’impero. Eppure, il rifuto dell’assetto istituzio-
nale federale non serve in questo caso ad affermare una visione pangermanica, ma
a reclamare una specifca identità sassone. «Noi sassoni siamo tedeschi, così come
lo sono gli slesiani del Nord, i carinziani, i sudtirolesi e gli alsaziani. Tale elenco
chiarisce che dall’essere tedeschi non deriva automaticamente l’appartenenza alla
Repubblica Federale Germania». Il partito si prefgge di ottenere l’indipendenza del
Land per poi stringere un legame preferenziale con Ungheria, Repubblica Ceca,
Polonia e Slovacchia. «Sotto molti aspetti, noi sassoni siamo più vicini a questi pa-
esi che ai Länder della Germania occidentale» 9.
Il secondo è Freistaat Preußen (Libero Stato Prussia), per il quale i territori
prussiani non sono soggetti alla Legge fondamentale. Ancora una volta le rivendi-
cazioni si concentrano sul piano normativo e sfociano in una completa riscrittura
della storia nazionale. Tutto ruota attorno al trattato di Versailles, la cui validità
giuridica è considerata «nulla» poiché al tempo non venne ratifcato dal vero rap-
6. «Anzahl der Reichsbürger in Deutschland nach Bundesländern im Jahr 2018», Statista Research De-
partment, 9/12/2022.
7. A. HOCK, «Die meisten selbsternannten “Reichsbürger” leben in Bayern», Die Welt, 26/4/2017.
8. Verfassungsschutzbericht 2021, Fakten und Tendenzen (Kurzzusammenfassung).
9. Cit. in «Programm der Freien Sachsen: Wofür wir stehen». Consultabile integralmente sul sito del
movimento Freie Sachsen. 213
REICHSBÜRGER, I NOSTALGICI DELL’IMPERO TEDESCO
Nella maggior parte dei casi i partiti collegati all’estrema destra non si presen-
tano alle elezioni statali o federali. Puntano piuttosto a strutturare e mobilitare lo
spettro del loro consenso per vie extraparlamentari. La NPD (Partito nazionalde-
mocratico) e Die Rechte (La destra) mostrano alcuni segni di erosione, mentre il
partito Der Dritte Weg (La terza via) ha continuato a espandere il suo bacino d’in-
fuenza, soprattutto nei Länder orientali. A ciò si aggiunge la crescente violenza
associata all’estrema sinistra, che secondo gli apparati federali sta subendo una
«netta radicalizzazione» 15.
La presenza dell’ex deputata Birgit Malsack-Winkemann all’interno del Consi-
glio ha riportato l’attenzione dell’opinione pubblica e degli apparati su Alternative
für Deutschland (AfD), che si presenta come massimo portavoce del nazionalismo
tedesco. Il legame tra il partito e la corrente dei Reichsbürger si è rafforzato a par-
tire dalle proteste contro le restrizioni per il Covid-19. Un suo ex legislatore è stato
incriminato per aver invocato il rovesciamento dello Stato federale durante l’assalto
al Reichstag nel 2020. Secondo la vicepresidente del Bundestag Katrin Göring-
Eckardt, l’AfD è ormai di fatto «il braccio parlamentare» delle forze antidemocrati-
che in seno alla Repubblica Federale 16.
5. A ben guardare, il fallimento delle ambizioni golpiste del Consiglio era ine-
vitabile. Il gruppo non disponeva della quantità di mezzi e uomini necessaria a
rovesciare le istituzioni federali. Ciò che preoccupa Berlino è tuttavia un aspetto
qualitativo. Con sempre più disinvoltura le correnti eversive riescono a infltrarsi
negli organi dello Stato. Una tendenza che riguarda la politica istituzionale, le uni-
tà di polizia e soprattutto le Forze armate. Malsack-Winkemann possedeva infatti
un accesso privilegiato ai principali edifci parlamentari della capitale, oltre che
conoscenze altamente sensibili su alcuni accordi di sicurezza. Il principe Reuß era
inoltre riuscito a dotarsi di un notevole «braccio militare» 17. Al suo interno fgurava-
no Rüdiger von Pescatore, già comandante dei paracadutisti, Maximilian Eder, te-
nente colonnello a riposo del comando forze speciali dell’Esercito (KSK), Peter
14. Cfr. «Rechtsextremismus: Zahlen und Fakten», Bundesamt für Verfassungsschutz, 2022.
15. Verfassungsschutzbericht 2020, Fakten und Tendenzen (Kurzzusammenfassung), p. 23.
16. «Katrin Göring-Eckardt: “Die AfD ist faktisch der parlamentarische Arm von Reichsbürgern und
QAnon”», Die Welt, 12/12/2022.
17. È quanto riportato dall’Uffcio del procuratore generale. Cfr. U. KRAETZER, A. DINGER, I. NABER, U.
MÜLLER, «Pläne zum gewaltsamen Umsturz der Regierung – Prinz als Rädelsführer der “Reichsbürger”
verhaftet», Welt, 7/12/2022. 215
REICHSBÜRGER, I NOSTALGICI DELL’IMPERO TEDESCO
Wörner, ex soldato d’élite, e Andreas Meyer, ancora attivo nel KSK come sergente
dello Stato maggiore.
Il piano prefgurava la creazione di 286 compagnie per la sicurezza della patria
(Heimatschutzkompanien) a livello nazionale. Parte del personale è stato reclutato
durante le manifestazioni contro le misure per il contenimento dell’epidemia. Nel
frattempo, i vertici militari del Consiglio hanno stretto dei contatti con caserme in
diversi Länder allo scopo di stabilirvi cellule eversive. In Sassonia, Turingia e Ba-
den-Württemberg si sono svolti preparativi concreti per «arrestare e giustiziare» i Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
funzionari più scomodi dopo la presa del potere. Sembra inoltre che diversi sospet-
tati abbiano partecipato a un addestramento di tiro in Baviera 18.
La presenza di sensibilità estremiste all’interno della Bundeswehr non costitui-
sce affatto una novità. Questo fattore fu presente fn dall’origine stessa della Repub-
blica Federale e dei suoi apparati. Nel 1955, quando fu fondato il nuovo Esercito
federale, divenne subito lampante la necessità di cooptare numerosi uffciali, colon-
nelli e generali dalla vecchia Wehrmacht. A chi storceva il naso, un sardonico Ade-
nauer era solito rispondere che l’Alleanza Atlantica avrebbe diffcilmente accettato
generali di 18 anni. Tale processo si rivelò ancora più pervasivo nel caso dell’Orga-
nizzazione Gehlen, nata su impulso americano nell’immediato dopoguerra come
base per il futuro Servizio segreto esterno federale (Bundesnachrichtendienst). Se-
condo una ricostruzione dello storico Gerhard Sälter, fno al 20% dei suoi funziona-
ri aveva «le mani sporche di sangue». Nelle sue strutture fguravano infatti 33 membri
con un passato nelle Einsatzgruppen, le unità operative del Terzo Reich che porta-
rono avanti un programma di omicidi di vasta portata sul fronte orientale 19.
Eppure, oggi Berlino ha il presentimento che le correnti sovversive militari
siano sempre più organizzate e pronte all’azione. Sempre più determinate a rende-
re instabili le istituzioni federali attraverso iniziative mirate. Nel 2020, in risposta a
numerosi scandali e polemiche, il ministero della Difesa ha imposto al KSK un
severo processo di epurazione e ristrutturazione. Oltre a 60 misure di riforma, sono
stati ordinati lo scioglimento della 2ª compagnia e l’insediamento di un nuovo co-
mandante. Ma tutto ciò non è servito a sventare il reclutamento di almeno uno dei
suoi membri attivi.
Sembra insomma essere mutata la narrazione delle frange estremiste sul «Gior-
no X (Tag X)», tradizionalmente riferita a un’imprecisata data nel futuro in cui l’or-
dine statale sarebbe crollato. Adesso la resa dei conti non è più soltanto prevista,
ma direttamente pianifcata. Ecco perché la ministra dell’Interno Nancy Faeser ha
dichiarato che il progetto del principe Reuß consente di «guardare nell’abisso della
minaccia terroristica». Il presidente Frank-Walter Steinmeier ha quindi annunciato
l’inizio di un «nuovo livello» di allarme. Infne, la deputata sassone Kerstin Köditz
ha parlato di «un caso di proporzioni terrifcanti».
18. Cfr. «Keine Waffen in Händen von Extremisten», Tagesschau, 12/12/2022; «Chi sono i militari
dell’organizzazione golpista del principe di Reuss», Nova News, 9/12/2022.
19. Cfr. G. SÄLTER, NS-Kontinuitäten im BND: Rekrutierung, Diskurse, Vernetzungen, Berlin 2022,
216 Aufbau; K. RÜTTEN, «BND rekrutierte gezielt NS-Verbrecher», Tagesschau, 10/10/22.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
20. Cit. in T. GINSBURG, Die Reise ins Reich. Unter Rechtsextremisten, Reichsbürgern und anderen Ver-
schwörungstheoretikern, Berlin 2018, Das Neue Berlin.
21. «Fast ein Drittel der Deutschen glaubt, in einer “Scheindemokratie” zu leben», Der Spiegel,
11/4/2022. 217
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
bissinia, una terra talmente inaccessibile e misteriosa che il suo unico punto di
contatto con l’esterno era rappresentato dal patriarca copto di Alessandria d’Egitto,
dal quale dipendeva allora la Chiesa etiope 2. I due sacerdoti recatisi a Kiev faceva-
no parte della delegazione inviata da Giovanni IV, negus dell’antichissima dinastia
salomonide, e condotta nell’odierna capitale ucraina da Nikolaj Ivanovi0 Ašinov,
un avventuriero il cui nome avrebbe fatto il giro di tutte le cancellerie d’Europa
pochi mesi più tardi.
Nato a Caricyn (Volgograd) 3 nel 1856, Ašinov si defniva cosacco – sebbene le Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
sue origini non siano mai state provate – e si era fatto le proverbiali ossa con il
commercio carovaniero tra la Russia e la Persia, un’attività che non aveva certo
contribuito a smussarne la ruvidezza. Nel 1877 partecipò come volontario alla
guerra russo-turca, un confitto che ebbe origine dalle sollevazioni degli slavi dei
Balcani ottomani e che vide in prima fla la Russia, desiderosa di proteggere i cri-
stiani ortodossi e di estendere la propria infuenza verso i «mari caldi», in appoggio
ai confratelli slavi. Nel 1885, Ašinov partì per l’Africa 4; sbarcò a Massaua – recente-
mente occupata dai bersaglieri italiani col benestare di Londra 5 – e visitò l’Abissi-
nia, dove dopo essersi spacciato per un emissario imperiale russo entrò in contatto
con alcuni dignitari del negus. Nel 1888 Ašinov si era recato nuovamente in Etiopia
per ritornarsene in Russia successivamente coi due prelati africani al seguito, giusto
in tempo per partecipare alle celebrazioni a Kiev. Lo scopo della missione etiope
era abbastanza chiaro: intensifcare le relazioni con quello che il sedicente cosacco
chiamava «il nostro amico, lo zar dell’Abissinia» e gettare le basi per una penetra-
zione russa in Africa. L’idea, per la verità, era nata molto tempo prima ed era stata
promossa nel corso dei secoli, senza successo, da alcuni esponenti del clero russo,
da mercanti e da altri viaggiatori.
Affinità elettive
I primi contatti noti tra un russo e degli etiopi risalgono al 1370 circa, quando
l’archimandrita Agrefenij si recò in pellegrinaggio in Terra Santa. A Gerusalemme,
nella chiesa del Santo Sepolcro, egli fu testimone oculare dei rituali degli ortodossi
abissini (esponenti di una Chiesa già millenaria, essendo stata fondata da san Fru-
menzio nel IV secolo), dei quali mise in risalto attraverso i suoi scritti le similitudini
con la Chiesa russa. Nei primi anni Settanta del XV secolo il mercante Afanasij Niki-
tin fu il primo russo noto a visitare la Somalia sulla via del ritorno dal suo lungo
soggiorno nel subcontinente indiano descritto nel libro postumo Viaggio in tre mari.
Nel 1583 toccò a un altro mercante di nome Trifon Korobejnikov entrare in
contatto con alcuni prelati etiopi, cosa che avvenne sia a Gerusalemme sia nella
2. Alla Chiesa ortodossa etiope non fu permesso di avere un proprio patriarca fno al 1959: il primo
fu Abuna Basilios, che fu incoronato da papa Cirillo VI di Alessandria.
3. Chiamata Stalingrado tra il 1925 e il 1961. Secondo alcune fonti, Ašinov era originario di Penza.
4. Secondo alcune fonti il primo viaggio di Ašinov in Africa risalirebbe al 1883.
220 5. I bersaglieri presero pacifcamente possesso di Massaua (Eritrea) il 5 febbraio 1885.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
penisola del Sinai; anche queste esperienze furono descritte in una pubblicazione
del 1594 che è stata in seguito ripubblicata con frequenza, in ragione delle esigenze
propagandistiche del momento, dalla fne del XVIII secolo in avanti 6.
Poco tempo dopo, lo scienziato e orientalista Hiob Ludolf (1624-1704), un emis-
sario sassone al servizio di Ernesto I il Pio, duca di Sassonia-Gotha, tentò di promuo-
vere i legami tra l’Etiopia e varie potenze europee cristiane in funzione anti-ottoma-
na. All’uopo il duca, che era di fede luterana, aveva fatto appello allo zar affnché
coinvolgesse l’Abissinia in azioni militari contro la Mezzaluna. L’argomento princi-
pale a favore dell’instaurazione di relazioni russo-etiopiche risiedeva nelle affnità tra
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
le due religioni e alcuni costumi dei due paesi. Dal canto loro gli abissini erano in-
teressati a trovare un alleato nella Russia, giacché gli ottomani, che avevano conqui-
stato l’Egitto nel XVI secolo, erano per loro una minaccia più che concreta. Quanto
alla Chiesa etiope, essa confdava nel sostegno dell’ortodossia russa per respingere
tanto la diffusione dell’islam quanto quella del cattolicesimo che i portoghesi, inse-
diatisi nel Corno d’Africa nel XVI secolo, stavano diffondendo effcacemente con il
contributo dei gesuiti 7. La morte dello zar Alessio Mikhajlovi0 (1676) fece naufraga-
re i tentativi di avvicinamento in corso tra la Russia e l’Abissinia. Ciononostante, il
sottile flo russo-etiope non si spezzò mai del tutto: la consapevolezza che gli abis-
sini fossero dei cristiani ortodossi esemplari, infatti, si era radicata nella percezione
di molti russi e gli avvenimenti successivi sembrano confermarlo.
Nella prima metà del XIX secolo la Russia si arrogò con crescente sicumera il
ruolo di protettrice dei cristiani d’Oriente. Qualcuno, adducendo le solite affnità
dogmatiche e rituali, iniziò a ventilare l’unifcazione tra la Chiesa ortodossa russa e
quella etiope, naturalmente sotto l’egida del Santissimo Sinodo, la massima autori-
tà religiosa russa 8. Nel 1847 fu inviata a Gerusalemme una missione ecclesiastica
russo-ortodossa guidata dall’archimandrita Porfrio Uspenskij (1804-85), sostenitore
di una spedizione religiosa russa in Abissinia e dell’unione delle due Chiese. In
quello stesso periodo il militare ed esploratore Egor Kovalevskij, che più tardi
avrebbe contribuito all’infuenza russa in Kazakistan e nel Xinjiang, fu chiamato in
Egitto dal governatore Mehmet Ali Pascià che gli affdò l’incarico di cercare minie-
re d’oro nei suoi domini. Sulla via dell’Africa, durante una sosta a Costantinopoli,
il diplomatico Vladimir Titov incaricò Kovalevskij di raccogliere informazioni sui
progetti del pascià per la ventilata realizzazione del Canale di Suez e sul suo coin-
volgimento nella tratta degli schiavi. Il viaggio condusse Kovalevskij fno a Wad
Madani 9, dove trovò oro, e in Abissinia, terra che anni dopo descrisse nel suo libro
Viaggio nell’Africa interna (1872).
Guinea
Nigeria
Sierra Leone Rep. Etiopia
n Sud Sudan
e ru Centrafricana
Cam
Guinea Eq. Kenya
Ghana
Risorse militari russe Uganda
trasferite ai paesi africani São Tomé e Príncipe Rep. Dem. Ruanda
Misurazione in tiv del Congo
Pointe-Noire
(Fonte Sipri) Rep. del Congo Tanzania
Algeria 4.100 Luanda
Egitto 2.800
Angola 500 Angola
ic o
Sudan 125 o za
Zimbabwe M Vendita armi russe
g asc
Etiopia 70
Namibia
da
Dal canto suo, Porfrio stabilì contatti coi monaci abissini di Gerusalemme;
raccolse ulteriori informazioni sul loro paese, sulla struttura della loro Chiesa e
donò arredi e utensili russi per l’uso religioso. Progettò anche una spedizione in
Etiopia, senza però riuscire a portare a termine il piano poiché ne mancavano le
condizioni. Qualcosa cambiò negli anni Sessanta del secolo, quando inglesi e
francesi compirono passi decisivi per diffondere la loro infuenza nel Corno d’A-
frica. Con l’apertura del Canale di Suez (1869), poi, l’interesse russo per l’Africa
ottenne una decisiva spinta; ciononostante, il timore di irritare le potenze occiden- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
tali già presenti nella regione – Francia in primis, a quel tempo in fase di avvicina-
mento politico alla Russia – spinse San Pietroburgo ad agire con cautela. Si ha
inoltre notizia di due richieste di Giovanni IV indirizzate alla Russia nel 1872 e nel
1878, con le quali il negus avrebbe chiesto assistenza per far fronte al nemico
egiziano con cui era in guerra. Tali richieste furono ignorate per ragioni non chia-
re dallo zar, sebbene una di esse fosse accompagnata da un dono altamente sim-
bolico: una croce di pregevole fattura 10.
Negli anni 1860-70, un ruolo importante nel suscitare l’interesse verso gli abis-
sini fu svolto dagli slavofli che sostenevano la necessità di prestare assistenza ai
confratelli slavi e di dare vita a una fratellanza ortodossa. Nei circoli pubblici e
governativi, inoltre, alcuni avrebbero voluto fondare una società commerciale rus-
so-africana e anche una banca russa in Etiopia. In assenza di garanzie e di un
concreto appoggio governativo, però, questi propositi non ebbero un seguito. In
defnitiva, quindi, come ha scritto Tat’jana Denisova, «furono le considerazioni di
carattere spirituale e ideologico a rivelarsi il fattore decisivo nell’avvicinare i due
paesi» 11.
Nel 1888, durante un incontro all’Accademia teologica di San Pietroburgo,
l’orientalista Vasilij Bolotov sollevò la questione dell’opportunità di organizzare
una missione ortodossa in Abissinia il cui fne ultimo doveva essere la conversione
degli etiopi all’«unica vera fede»; egli era tutt’altro che certo che sarebbe riuscita, ma
i tempi per portare avanti un tentativo sembravano ormai maturi. A luglio di
quell’anno, dopo le celebrazioni per i novecento anni del battesimo della Rus’, il
procuratore capo del Santissimo Sinodo Konstantin Pobedonoscev scrisse allo zar
Alessandro III, del quale era un infuente consigliere (così come lo era stato di suo
padre Alessandro II), che «è indiscutibile che queste persone (gli abissini, n.d.a.),
abbiano da tempo simpatia per la Russia e abbiano cercato da noi una risposta e
assistenza spirituale. Credo che sarebbe utile e prudente non respingerli in un caso
del genere» 12. Conservatore e intollerante nei confronti delle confessioni diverse da
quella ortodossa, Pobedonoscev era molto affascinato dall’idea di convertire la
popolazione dell’Abissinia sotto gli auspici del Sinodo.
10. A. KHRENKOV, Russia and Ethiopia: The development of bilateral ties (from the frst contacts to
1917), Moscow 1992, Institute for African Studies, pp.10-12, 19-21.
11. T. DENISOVA, «The frst Russian religious missions to Ethiopia», Religion and Politics Journal, Center
for Study of Religion and Religious Tolerance, Belgrade.
12. Lettere di Pobedonoscev ad Alessandro III, Novaja Moskva, vol. 2, 1926, pp.187-188. 223
IL MAL D’AFRICA RUSSO HA RADICI PROFONDE
Africa chiama
I preparativi durarono alcuni mesi. Su richiesta di Ašinov, il prelato Paisius,
rettore di un istituto ortodosso di Costantinopoli, fu ordinato archimandrita e nomi-
nato capo spirituale dell’imminente missione. I due ricevettero il permesso di racco-
gliere donazioni per «l’istituzione di una stazione commerciale cosacca nel deserto
sulla costa africana e la costruzione di un monastero con una chiesa, un coro, una
scuola di alfabetizzazione per bambini nativi e una bottega dove gli autoctoni po-
tessero imparare i mestieri: falegnameria e tornitura, lavori di ferramenta e di costru-
zione, meccanica dei mulini e altri mestieri inseparabili dalla vita semplice degli
abissini» 13. Isidor Nikol’skij, il metropolita di San Pietroburgo, consegnò ad Ašinov
una lettera per il negus nella quale glorifcava «l’alto patrocinio fornito dal monarca
abissino all’unica fede evangelica e apostolica e alla Santa Chiesa ortodossa di Cri-
sto» 14. Gli organizzatori, grazie al positivo riscontro di numerosi russi entusiasti, riu-
scirono a raccogliere una certa quantità di donazioni con cui fnanziare la missione.
A fne anno tutto era pronto per la partenza. Essa ebbe luogo il 22 dicembre 15
dal porto di Odessa, dove il corpo di spedizione s’imbarcò sulla prima delle tre
navi che l’avrebbero condotta fno al Corno d’Africa, via Alessandria e Porto Said,
dopo avere ricevuto un’ultima benedizione. Il gruppo era costituito da 165 perso-
ne 16, di cui una quarantina di religiosi, un centinaio di «cosacchi liberi» del Terek 17
bene armati e alcune famiglie con bambini al seguito. Fu un bastimento del Lloyd
Austriaco noleggiato da Ašinov, l’Amphitrite, a portare a destinazione monaci e co-
sacchi. Lo sbarco avvenne nella notte tra il 16 e il 17 gennaio nei pressi di Obock 18,
nel Golfo di Tagiura, porto che i francesi avevano acquistato da un sultano locale
dopo l’abbandono della regione da parte degli egiziani, in un’area che Parigi non
aveva ancora occupato capillarmente. Giacché i francesi erano convinti che la de-
stinazione fnale della spedizione fosse l’Abissinia, non ostacolarono l’iniziativa. In
quella fase i più diffdenti furono senza alcun dubbio gli italiani, i quali erano già
presenti in Eritrea e in Somalia e per questo non gradivano interferenze da parte di
nuovi arrivati. Per monitorare la situazione, la Regia Marina aveva incaricato l’avviso
Barbarigo di seguire i movimenti della nave austriaca nel Mar Rosso. Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
19. Alcune fonti riportano che il vessillo alzato sul forte di Sagallo da Ašinov fosse una variante del
tradizionale tricolore russo caricata con una croce di Sant’Andrea di colore giallo.
20. Costantino Nigra, conte di Villa Castelnuovo, (1828-1907) fu ambasciatore a Vienna dal 1885, quindi
senatore del Regno d’Italia. 225
IL MAL D’AFRICA RUSSO HA RADICI PROFONDE
Dopo Sagallo
L’incidente non distolse San Pietroburgo dai propositi di penetrare in Africa.
Con la quasi concomitante ascesa al trono di Menelik II, unifcatore dell’Etiopia e
fondatore di Addis Abeba, l’instaurazione di relazioni formali tra la Russia e l’Abis-
sinia divenne fnalmente realtà. Già alla fne del 1889 Viktor Maškov, un giovane
uffciale che aveva a lungo sognato di recarsi in Africa, raggiunse la capitale etiope
in veste di corrispondente del quotidiano Novoe Vremja, per il quale collaborava a
quel tempo un certo Anton 9echov. Nonostante fosse privo di un’investitura uff-
ciale, il militare riuscì a farsi ricevere dal negus, che lo prese in simpatia sebbene
si fosse presentato a mani vuote. Quando rientrò in Russia, l’uomo portò con sé
doni e una lettera di Menelik per lo zar, ricevendo in cambio gratitudine e l’Ordine
di San Vladimiro. Nel 1891 una nuova missione guidata da Maškov, stavolta con il
patrocinio delle autorità religiose, politiche, militari e scientifche russe, gettò le
basi per la fornitura di armi all’Abissinia.
Nel 1895, a marzo, un’altra spedizione russa arrivò in terra etiope. A guidarla
fu l’uffciale Nikolaj Leont’ev, un cosacco del Kuban’, il quale fu accompagnato, tra
gli altri, da prelati interessati alla sempreverde questione dell’unione delle Chiese 23. Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
Sei mesi più tardi, dopo avere visitato la Corte salomonide e raccolto informazioni
sulla situazione nel Corno d’Africa, Leont’ev rientrò a San Pietroburgo con una
delegazione abissina e un nuovo messaggio del negus. In quel momento, com’è
noto, si stava preparando il confitto tra il suo paese e l’Italia, ragion per cui Mene-
lik aveva sempre più bisogno di aiuti esterni in vista della guerra. Tra le armi a
disposizione degli etiopi nella battaglia di Adua, il 1° marzo 1896, vi saranno anche
42 cannoni da montagna russi e decine di migliaia di armi da fuoco portatili forni-
te da San Pietroburgo: alcune di queste erano dei residuati venduti anni prima dal
poeta e avventuriero Arthur Rimbaud; le rimanenti e i cannoni, invece, erano arri-
vati dalla Russia grazie alle missioni di Maškov e di Leont’ev.
Il confitto italo-etiopico (1895-96) suscitò simpatia nella società russa, al pun-
to che molti volontari, forse riconoscendosi in quel popolo orgoglioso e ortodosso
che si difendeva così strenuamente, si precipitarono per fornire assistenza, cosa
che fece anche una missione russa della Croce Rossa. Di questa delegazione face-
va parte Aleksandr Bulatovi0, uffciale, ieromonaco ed esploratore che riuscì a in-
graziarsi Menelik e dal quale ottenne l’autorizzazione a intitolare una catena mon-
tuosa al nuovo zar Nicola II. Per tre anni Bulatovi0 fu consigliere militare dell’im-
peratore etiope, così come lo fu Leonid Artamonov. Uffciale del genio, Artamonov
contribuì in prima persona al processo di modernizzazione delle forze etiopi; aderì
anche alle campagne di Ras Tessema contro i mahdisti del Sudan.
Con la progressiva uscita di scena di Pobedonoscev e la morte del metropolita
di San Pietroburgo Palladius Raev-Pisarev, si smise di parlare di unità delle Chiese,
ma ciò non infciò l’amicizia tra l’Etiopia e la Russia zarista. La costruzione di una
sontuosa ambasciata a Addis Abeba e l’arrivo del suo primo inquilino nel mese di
marzo del 1898 sancì l’istituzione di relazioni diplomatiche formali tra i due paesi.
La sicurezza dell’ambasciata fu affdata a quaranta cosacchi che, nonostante la spia-
cevole parentesi di Ašinov e di Sagallo, continuavano a essere un simbolo di lealtà
all’imperatore e autocrate di tutte le Russie.
23. La missione era inizialmente guidata dal capitano A.V. Eliseev; questi, però, dovette abbandonare
per ragioni di salute e cedere il comando a Leont’ev. 227
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L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
aree rese accessibili dal crollo jugoslavo. Queste iniziative limitano legittimità e
margine di manovra del blocco occidentale, che la fne del Patto di Varsavia e l’ir-
rilevanza dei paesi non allineati rendono in questa fase dominante. Il 1992 è carat-
terizzato dall’impotenza delle Nazioni Unite e dell’allora Comunità economica eu-
ropea (Cee) nel limitare la degenerazione della crisi balcanica in confronto militare
cronico, cui si sovrappongono una guerra civile a sfondo etnico e un confitto fra
tre Stati dell’ex Jugoslavia (Croazia, Bosnia-Erzegovina e Serbia) 2.
I primi aiuti alla Bosnia-Erzegovina risentono di questa incertezza sulla futura
collocazione del paese e della concorrenza tra i principali attori dell’epoca. Di
fronte alla cautela degli Stati occidentali, i primi donatori ad attivarsi provengono
dal settore non governativo. Sono questi, insieme alle agenzie specializzate delle
organizzazioni multilaterali, gli unici presenti sul campo all’alba della guerra. Ciò
che li accomuna è l’impegno nell’aiuto umanitario d’emergenza, chiamato a soddi-
sfare impellenti bisogni primari soprattutto tra la popolazione civile. Gli interventi
sono spesso scollegati, simbolici e insuffcienti, ma sensibilizzano l’opinione pub-
blica occidentale su una crisi altrimenti trascurata. Sono portatori quasi esclusivi di
un messaggio pacifsta associato a uno spiccato neutralismo che, in nome dell’as-
sistenza alle vittime della guerra, ritiene necessario non prendere posizione sulla
crisi in corso.
Più strutturati e meglio organizzati sono gli aiuti di agenzie dell’Onu quali
Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), Unops (Uffcio delle
Nazioni Unite per i servizi e i progetti), Undp (Programma delle Nazioni Unite per
lo sviluppo), Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Tuttavia, anche questi
interventi sono altamente dispersivi e mediamente poco effcaci, per la complessi-
tà dello scenario bellico e per la meccanica trasposizione di modelli terzomondisti
a un paese europeo con alti livelli di sviluppo. Le organizzazioni internazionali ri-
sentono della mancanza di un chiaro mandato politico da parte dei loro vertici,
bloccati dalle divisioni tra Stati. Così gli aiuti restano in una dimensione esclusiva-
mente umanitaria, tanto apolitica da prendere le distanze pure dal pacifsmo attivo
del settore non governativo.
A queste condizioni la neutralità è deliberatamente sostituita con una ridon-
dante equidistanza tra le parti in confitto, tanto che i donatori multilaterali organiz-
2. E. AZARKAN, «Slovenian, Croatian and Bosnian independence struggles and dissolution of Yugosla-
via» Journal of Human Sciences, vol. 8, n. 2, 2011, pp. 52-91; B. RADELJI©, Europe and the Collapse of
230 Yugoslavia: The Role of Non-State Actors and European Diplomacy, London 2012, Palgrave Macmillan.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
zano la propria azione in tutti i paesi coinvolti, senza distinzioni. Anche in Serbia,
sebbene questa sia già ai ferri corti con il mondo occidentale e venga accusata di
aver innescato l’escalation (para)militare della crisi balcanica. Ciò comporta una
netta separazione tra sanzioni e aiuti. Il durissimo embargo imposto a Belgrado
non si intreccia con le politiche di aiuto a Sarajevo. Viene escluso l’invio di aiuti
militari al nascente esercito bosniaco in lotta con le forze floserbe, rigettata la pro-
posta di ammettere immediatamente la Bosnia-Erzegovina – insieme alla Croazia
– nella Cee 3. Sono ipotesi discusse come mere provocazioni, in modo velleitario. Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
3. L. HANSEN, Security as Practice: Discourse Analysis and the Bosnian War, London 2006, Routledge.
4. A. DIMITROVA, R. DRAGNEVA, «Shaping convergence with the EU in foreign policy and state aid in
post-Orange Ukraine: Weak external incentives, powerful veto players», Europe-Asia Studies, vol. 65,
n. 4, 2013, pp. 658-681; U. HASHIMOVA «Ukraine: The View From Central Asia», 2022, thediplomat.com,
1/3/2022. 231
ARMI COME AIUTI, AIUTI COME ARMI
parte della Russia) viene rafforzato, con un impatto molto più ampio. Nuove misu-
re si aggiungono alle esistenti in aree prima non toccate e vengono costantemente
aggiornate a seconda dell’andamento del confitto 5. La novità più interessante ri-
guarda però il sistematico uso integrato di sanzioni e aiuti per obiettivi tattici, il
coordinamento delle misure restrittive rivolte a una parte (il paese aggressore) in
modo tale che siano a vantaggio diretto della parte opposta (il paese aggredito),
che al contempo è destinataria degli aiuti.
Altra peculiarità rispetto al recente passato è che queste sanzioni vengono di
prassi decise e programmate consultando il governo ucraino, la cui autorità in mate-
ria diventa tale da sollecitare e mettere pubblicamente pressione sui suoi stessi do-
natori riguardo al tipo di misure restrittive che essi devono rivolgere contro Mosca.
5. L. HUANG, F. LU, «The Cost of Russian Sanctions on the Global Equity Markets», paperssrn.com,
21/3/2022. 233
ARMI COME AIUTI, AIUTI COME ARMI
Tale approccio è seguito da Mosca anche nella recente crisi epidemica. Du-
rante la prima ondata virale con le missioni di assistenza medica, come quella
«Dalla Russia con amore» in Italia. In seguito con il sostegno alle campagne d’im-
munizzazione di paesi terzi, distribuendo un vaccino concesso con criteri geopo-
litici opposti alle logiche di mercato dei vaccini occidentali 6. Il 2022 segna una
completa inversione di tendenza nella pratica russa degli aiuti, peraltro ampia-
mente anticipata nella stessa Ucraina. Nel 2013 la scintilla delle proteste che por-
tarono alla defenestrazione del presidente Viktor Janukovy0 fu la sua decisione, Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
sotto forte pressione del Cremlino, di preferire gli aiuti fnanziari russi a quelli
dell’Unione Europea.
La guerra ucraina segna una rottura con il passato nel momento in cui Mosca
decide di perseguire i propri obiettivi di politica estera rinunciando alla formula
«aiuti e diplomazia» per passare ai carri armati. Il principale cambiamento riguarda
l’approccio verso beni e assetti tradizionalmente usati dalla Russia nei programmi
di assistenza. Si assiste a un effetto domino di chiusure diplomatiche russe verso
l’Occidente in settori non direttamente collegati alla campagna militare, che segna
un ulteriore spostamento dell’azione dal livello multilaterale a quello bilaterale,
secondo una tendenza già iniziata nel 2014. Il Cremlino interrompe o riduce gli
scambi nei settori dove negli ultimi anni, in nome delle sue politiche di aiuto, le
risorse concesse avevano superato quelle ricevute. La cessata partecipazione alle
missioni internazionali nell’Artico, la drastica riduzione dei programmi di coopera-
zione spaziale, l’uscita delle università russe dal processo di Bologna e l’abbando-
no del Consiglio d’Europa sono indicatori di un divorzio russo-occidentale piutto-
sto che di una separazione temporanea.
Tra i principali cambiamenti vi è il diverso rapporto con materie prime e risor-
se naturali indirizzate a paesi amici e alleati: da cessione a condizioni favorevoli a
strumento di offesa, di cui si limita selettivamente la distribuzione su scala globale.
Accanto ai prevedibili tagli alle forniture energetiche, il caso più emblematico ri-
guarda il grano, la cui esportazione viene bloccata a fasi alterne seguendo l’anda-
mento del confitto ucraino. Merce idealmente associata all’idea di cibo, il grano è
da sempre al centro dell’aiuto umanitario e dalla seconda guerra mondiale è sim-
bolo della cooperazione allo sviluppo e della lotta alla fame. Nel renderlo oggetto
di intensi negoziati internazionali in risposta alle sanzioni occidentali, la Russia ne
ha fatto un assetto politico e tattico utilizzato come arma ibrida nella competizione
geopolitica.
6. I. PELLICCIARI, «Nella partita dei vaccini l’Italia è in fuorigioco», Limes, «A che ci serve Draghi», n.
234 3/2021, pp. 77-88.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
almeno otto peculiarità delle politiche di aiuti in guerra che la rendono uno scena-
rio senza precedenti:
Riguardo ai donatori statuali occidentali:
1) velocità di reazione;
2) primato e ruolo guida;
3) livello di coinvolgimento del destinatario.
Riguardo agli aiuti forniti:
4) quantità e diversifcazione degli aiuti; Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
qualsiasi tipo. Inoltre, dacché le armi sono fornite come assistenza in fase d’emer-
genza, il diritto all’autodifesa viene equiparato a un bisogno primario e gli arma-
menti messi sul piano degli aiuti umanitari. Il rischio è che le «armi come aiuto
buono» diventino un precedente destinato a ritorcersi contro gli stessi soggetti che
lo hanno introdotto, stanti le sue contraddizioni e la debolezza della sua defnizio-
ne. Proprio come l’«intervento preventivo» degli Stati Uniti in Iraq del 2003, che
oggi viene utilizzato da Mosca per giustifcare l’invasione dell’Ucraina.
Un’ulteriore evoluzione riguarda l’uso delle sanzioni, già passate in tempi re-
centi da ultimo passo prima della guerra a prima opzione offensiva alternativa alla
guerra e diventate per questo uno degli strumenti più utilizzati dalla diplomazia
post-guerra fredda. Nel contesto ucraino si assiste a un uso coordinato di sanzioni
e aiuti che da occasionale diventa sistematico, facilitato dal fatto che il ricorso ai
due strumenti cade sotto la stessa regia politico-istituzionale, con un coinvolgimen-
to senza precedenti e alla pari della controparte ucraina nella loro defnizione. In-
tegrate con l’aiuto interventista, le sanzioni diventano risorsa tattica per infuenzare
lo scenario bellico e colpire una delle parti in confitto in modo tale che ne bene-
fci la parte destinataria degli aiuti.
Utilizzate da quest’ultima come un’arma nel confitto, peraltro nel momento in
cui gli armamenti sono elevati a forma legittima di aiuto, le sanzioni (al nemico)
diventano in ultima istanza un’altra forma di aiuto (all’amico).
236
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
IL MISTERO
BOLLORÉ CAPOZZI di Fiorina
1. I
N FRANCIA NON SONO STATI IN POCHI A
restare perplessi quando il gruppo Bolloré ha confermato che avrebbe venduto gli
asset della logistica in Africa al gigante dei trasporti marittimi Mediterranean Ship-
ping Company (Msc), gruppo che fa capo alla famiglia svizzero-sorrentina Aponte.
Perché mai un industriale e fnanziere bretone come Vincent Bolloré, proprietario
di Vivendi e profondo conoscitore dell’Africa, avrebbe dovuto disfarsi di un business
strategico, anche per il proprio paese, che macina utili operativi al ritmo del 32%
annuo? Proprio lui che è stato ribattezzato dalla stampa d’Oltralpe «l’industriale che
sa contare» per via della non comune capacità di intuire dai numeri gli affari più
promettenti. La cessione arriva per giunta in un momento geopolitico estremamente
complesso e delicato, in cui la Francia vuol far sentire la sua voce tentando di met-
tere un argine agli investimenti cinesi in Africa e alla crescente infuenza russa.
La risposta a questo interrogativo non è assolutamente banale e solo in pochi,
nella ristretta cerchia del potere politico ed economico d’Oltralpe, possono offrire
qualche indizio che possa aiutare a ricostruire il contesto in cui è stata avviata la
trattativa durata diversi mesi fra Diego Aponte, fglio dell’armatore sorrentino Gian-
luigi, e Cyrille Bolloré, terzogenito di Vincent.
Negli ambienti fnanziari parigini i banchieri fanno notare che l’offerta di Msc
per Bolloré Africa Logistics è decisamente generosa: se l’operazione andrà in porto
nel marzo 2023, dopo il via libera delle autorità competenti, il gruppo bretone in-
casserà dalla cessione degli asset africani 5,7 miliardi di euro. «Alla base di tutto c’è
il denaro che intascano gli armatori in un business in crescita. E l’Africa resta una
delle terre di espansione», spiega Paul Tourret, direttore dell’Istituto superiore di
economia marittima 1. Nonostante l’epidemia, i prezzi dei noli sono in aumento e i
1. O. COGNASSE, M. FRESSOZ, «Pourquoi le groupe Bolloré quitte l’Afrique», L’Usine Nouvelle, 3/5/2022. 237
IL MISTERO BOLLORÉ
gruppi della logistica macinano proftti. «Dal mio punto di vista credo che sia un’o-
perazione win-win», ha spiegato Diego Aponte 2. «Quanto al prezzo credo che sia
molto corretto per la famiglia Bolloré e accettabile per noi». Per quella cifra il grup-
po bretone dirà addio a un impero che aveva pazientemente iniziato a costruire
poco meno di quarant’anni fa, quando fu fra i primi a aderire al club imprendito-
ri-politici creato nel 1981 dall’amico industriale della difesa Olivier Dassault 3, mili-
tante del partito di destra Rassemblement pour la République (Rpr).
All’epoca Bolloré era affancato dal banchiere francese di origini israeliane An- Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
2. O. CASLIN, «Diego Aponte (Msc): “Nous nous inscrirons dans la continuité de ce qu’a bâti Bolloré en
Afrique”», jeuneafrique.com, 30/5/2022.
3. J. BOTHOREL, Vincent Bolloré : une histoire de famille, Paris 2007, Picollec.
4. F. CAPOZZI, Vincent Bolloré: il nuovo re dei media europei, Firenze 2015, goWare.
5. F. VERSCHAVE, Noir silence, Paris 2000, Editions des Arènes.
6. Conversazione con l’autrice a margine della conferenza stampa sui risultati del gruppo Bolloré
238 2007, Tour Bolloré, Quai Dion Bouton, Puteaux.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
EGITTO
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Concessioni portuali
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logistica Saga, comprata nel 1998 dal gruppo Bolloré. Il resto lo fecero poi, a partire
dal 1999, Michel Roussin, ex braccio destro del patron della Dgse (il servizio segreto
estero francese) ed Alexandre de Marenches, ex direttore di gabinetto di Jacques
Chirac, con un passato da ministro della Cooperazione sotto il governo Balladur e
da presidente di Medef Africa, la sezione africana della Confndustria francese 7.
Nel tempo le entrature del gruppo Bolloré in Africa sono diventate così impor-
tanti per la Francia che, fno alla presidenza dell’amico Nicolas Sarkozy, si diceva che
il fnanziere bretone avesse sostituito come orecchio dello Stato francese nelle ex
colonie l’industriale Martin Bouygues, proprietario della prima tv commerciale fran-
cese (Tf1), oltre che dell’omonimo gruppo di costruzioni e della compagnia telefo-
nica Bouygues Telecom.
quanto sta accadendo oggi, il reale valore degli asset in questione e infne cosa abbia
spinto Bolloré a cedere un piccolo gioiello come Bolloré Africa Logistics. Uffcial-
mente, oltre al prezzo, c’è il dato di fatto che nel continente si è scatenata una forte
concorrenza internazionale, soprattutto cinese, per accaparrarsi le risorse oltre che la
logistica per trasportarle a destinazione. Inoltre, l’idea di cedere gli asset africani
deriverebbe dall’intenzione della famiglia bretone di concentrarsi sui media con Vi-
vendi, che rappresenta poco meno della metà del fatturato del gruppo francese (9,56
miliardi su un giro d’affari da 19 miliardi nel 2021).
A tal proposito, una parte della stampa africana ha evidenziato come l’uscita di
scena di Bolloré dall’Africa sarebbe «una vera-falsa ritirata» 8. Il gruppo ha venduto
infatti la logistica, ma non gli asset nel settore dei media: «Da metà febbraio il miliar-
dario bretone, che ha dovuto cedere il suo impero nei porti e nella logistica africana
alla Msc, non ha meno interessi nel continente. E un circolo di persone infuenti su
cui contare fra cui capi di Stato, uomini di fducia e imprenditori» 9. Ciò signifca che
se è vero che Bolloré non si occuperà più di trasportare merci da e per il continen-
te africano, è altrettanto vero che la sua rete di relazioni resta in piedi e il suo pote-
re intatto grazie all’infuenza di Vivendi nell’opinione pubblica africana.
L’idea che la famiglia Bolloré voglia concentrare i suoi investimenti su un solo
business, invece, non torna affatto. Sin dagli anni Settanta, quando il suo gruppo
rischiò il fallimento della cartiera di famiglia, Vincent Bolloré giurò a sé stesso che
non avrebbe mai più focalizzato tutti gli investimenti del proprio impero su un
unico settore. Diffcile che, a fne carriera, il fnanziere bretone possa aver cambia-
to idea. Tanto meno è verosimile che i fgli, Cyrille in particolare, abbiano scelto di
cambiare strategia senza la benedizione paterna.
3. Qualcosa sfugge, dunque, del senso della cessione di Bolloré Africa Logistics,
che fa di Msc il padrone indiscusso del traffco merci da e per l’Africa. Continente da
sempre considerato dall’Eliseo e dalla Francia terreno di conquista, se non colonia.
La cifra non è l’unica causa dell’uscita di scena di Bolloré dal continente africano. Il
gruppo non ha più il sostegno del governo francese per accaparrarsi i contratti nella
Françafrique. Nel 2019 ha perso il porto di Douala, in Camerun, a vantaggio di Til
(fliale di Msc) e del fondo Gip, che gestirà i porti acquistati da Bolloré. Il fop del
8. B. MIEU, N. COULIBALY, E. MAUSSION, O. CASLIN, O. MBADI, «Vincent Bolloré, proches, hommes de terrain
et chefs d’État… Les reseaux africains du patron français», jeuneafrique.com, 27/3/2022.
240 9. Ibidem.
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
ciclo logistico ha avuto un impatto sul gruppo francese, come ha raccontato Frédéric
Lejeal, giornalista specializzato sui temi africani, a proposito del gigantesco progetto
di sviluppo che coinvolge Abidjan, in Costa d’Avorio, Lomé, in Togo, e tutto l’hinter-
land dell’Africa occidentale.
Inoltre, il gruppo Bolloré ha diversi guai giudiziari in Africa. In Camerun, ad
esempio, è sorvegliato speciale perché accusato di non rispettare i diritti umani e
l’ambiente nelle piantagioni di olio di palma che fanno parte del gruppo. E poi an-
cora, in Togo e in Guinea Bolloré è stato accusato di infuenzare l’elettorato africano
Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
Kita FASO
BAMAKO Dosso
Kaya
Corridoi costruiti da Koutiala
Bolloré Africa Logistics Koudougou
Kangaba OUAGADOUGOU Gaya
Filiali Bolloré Africa Logistics
Sikasso Melanville
Porti
GUINEA Bobo-Dioulasso
Concessioni portuali Ségou Kandi
Bolloré Africa Logistics
Agenzie aeroportuali di Banfora BENIN
Bolloré Africa Logistics
CONAKRY Ouangolodougou GHANA
Tratte ferroviarie da Niamtougou
riabilitareSIERRA Ferkessédougou
Parakou NIGERIA
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Tratte ferroviarie da
COSTA TOGO
costruire
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Città attraversate dalla D’AVORIO
ferrovia
Bouaké
LIBERIA
MONROVIA Yamoussoukro Kumasi PORTO-NOVO
LAGOS
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Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
L’INTELLIGENZA NON È ARTIFICIALE
se futa la preda con una buona redditività e una certa liquidità l’attacca senza
chiedere il permesso all’azionista di maggioranza, tentando di sflargli la società.
Così ha tentato di fare con Martin Bouygues, salvato in extremis dal miliardario del
lusso François Pinault (Gucci). Così è riuscito a fare con Arnaud Lagardère, fglio
dell’omonimo editore Hachette, recentemente fnito nella rete di Vivendi nonostan-
te l’intervento del cavaliere bianco Bernard Arnault, cui fa capo il gruppo Lvmh,
proprietario di case del lusso come Louis Vuitton o Fendi. Operazione, quest’ulti-
ma, conclusa nonostante l’intervento a gamba tesa dell’Eliseo in una cena fra lo Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
stesso Macron e Bolloré, in cui il presidente francese ha anche fatto sapere di non
apprezzare affatto il tono conservatore del canale CNews, fliale della Canal+ di
Vivendi. Proprio per le sue caratteristiche di raider, l’élite parigina non ha gradito
l’incursione di Bolloré nei media. Per non parlare del fatto che il fnanziere bretone
rappresenta una Francia cattolica conservatrice che poco o nulla ha a che vedere
con Macron e i suoi sostenitori, i quali pendono più verso la Francia social-liberale.
È in questo contesto di continuo contrasto con l’Eliseo che Bolloré ha maturato la
decisione di abbandonare la logistica africana.
4. L’offerta generosa di Msc è stata quindi l’occasione giusta per voltare pagina?
Quasi un’opportunità piovuta dal cielo? Non esattamente. La scelta del successore è
arrivata direttamente dall’Eliseo: ci ha pensato direttamente il braccio destro di Ma-
cron, Alexis Kohler, che è imparentato con gli Aponte e che è stato al centro di
polemiche per aver celato i suoi legami familiari. Non solo nell’operazione Bol-
loré-Msc, ma anche quando, dopo essere stato direttore fnanziario di Msc, è diven-
tato consigliere nel board di Chantiers de l’Atlantique di cui gli Aponte erano clienti
e che Fincantieri ha tentato invano di conquistare anni fa. Il legame fra Kohler e gli
Aponte è infatti molto profondo. Le radici del braccio destro di Macron sono alsazia-
ne, ma anche israeliane. Sua madre, Sola Hakim, è nata nel 1932 a Haifa da una fa-
miglia ebreo-palestinese ed è la cugina di Raffaela Diamant, fglia di Régine Hakim
e del banchiere svizzero Pinhas Diamant, nonché moglie dell’armatore sorrentino
Gianluigi Aponte 12. Di qui la garanzia per Macron sul gruppo Aponte e la decisione
di invitare Bolloré a uscire dalle attività logistiche africane, vendendo a qualcuno
ritenuto più affdabile per gli interessi dell’Eliseo e di una ristretta lobby internazio-
nale. È questo il contesto in cui Bolloré e Msc hanno avviato la trattativa sugli asset
africani, sfociata poi nell’operazione di cessione agli armatori italo-svizzeri che a
gennaio sono diventati leader mondiali nella logistica internazionale via mare e che
già conoscono bene il continente africano.
La scelta non poteva essere più appropriata anche sotto il proflo industriale.
Fondata dal capitano Aponte nel 1970, Msc è presente in Africa sin dalla nascita e si
è diffusa in 40 paesi dando lavoro a circa 8 mila persone. Inoltre il gruppo, che a
suo tempo potenziò la presenza continentale con l’acquisizione della compagnia
genovese Ignazio Messina & C., ha le carte in regola per sviluppare gli affari africani
13. Intervento durante l’incontro «L’uomo e il Mare», Rassegna Occidente, Anzio 9/9/2022.
244 14. Rapporto 2022 Italian Maritime Economy, Srm, Napoli 2022.
ALESSANDRO ARESU - Consigliere scientifco di Limes. Autore di Il dominio del XXI secolo.
Cina, Stati Uniti e la guerra invisibile sulla tecnologia (2022).
EDOARDO BORIA - Geografo al dipartimento di Scienze politiche dell’Università La Sapien-
za di Roma, è titolare degli insegnamenti di Teorie e Storia della geopolitica e di
Metodologia per l’analisi geopolitica. Consigliere scientifco di Limes. Copia di c628595568de6a28e86152167c2302a8
246
La storia in carte
a cura di Edoardo BORIA
che propone un confronto visivo tra i principali fumi e montagne del mondo. Con
diverse inesattezze, per la verità, dovute allo stato ancora incompleto delle esplora-
zioni geografche a metà Ottocento. Come fume più lungo, all’estrema sinistra della
tavola, veniva considerato il Missouri (che noi oggi chiameremmo Mississippi dan-
do priorità all’arteria principale di quel bacino idrografco). Il Nilo, per molti oggi il
più lungo, risultava solo quinto (dopo Rio delle Amazzoni, Enisej e Yangtse). Molto
approssimative sono anche le altitudini delle montagne, sull’altro lato.
Grazie al loro potente impianto gnoseologico, le mappe concettuali, le mappe
mentali e le mappe cognitive risultano strumenti oggi molto utilizzati nel campo delle
scienze cognitive, in particolare nei tentativi di defnizione di formalismi e modelli
che descrivono i processi di comprensione. Sono un «mezzo per interpretare, riela-
borare e trasmettere conoscenze, informazioni e dati, i concetti principali, i molte-
plici legami che essi stabiliscono e di conseguenza i possibili percorsi del ragiona-
mento» (M. Gineprini, M. Guastavigna, Mappe per capire, capire per mappe, Roa 2004).
Fonte: Adattamento tedesco della carta di Adam e Charles Black del 1851
apparsa sulla rivista Petermann’s Mitteilungen, 1860 circa.
3. Uno dei più potenti simboli geografci della tecnologia è la Silicon Valley,
tra i pochi luoghi capaci di generare, magari nell’inconsapevolezza degli scienziati
che vi lavorano, decisive trasformazioni nella politica internazionale. La fgura 3
trasmette la sua brulicante concentrazione di industrie ad alta tecnologia.
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La Silicon Valley è in cima alla lista dei luoghi in cui maturano decisioni che
condizionano i destini delle nazioni, in compagnia di centri di potere del calibro
della Casa Bianca e Wall Street. La lista inversa è quella dei luoghi dove quelle de-
cisioni producono effetti, dove le tensioni si manifestano e il cambiamento prende
corpo. Vi troviamo, in questo momento storico, località quali la foce del Dnepr, le
piazze iraniane e i centri petroliferi delle Libie.
Fonte: Maryanne Regal Hoburg, Silicon Valley, City Graphics of America,
Fremont (California), 1982 (Rumsey Map Collection).
4. Come capiterà a molti ormai, a volte compio un’azione che avrebbe fatto
dubitare mia nonna della mia stabilità mentale: parlo con una macchina. Anzi,
ci dialogo proprio perché la conversazione può procedere anche oltre la prima
domanda. Ad esempio, succede che attraversando il salotto chiedo come sarà il
tempo domani, e poi dopodomani. Non mi rivolgo a mia moglie o a qualche fglio,
normalmente poco reattivi alle mie interpellanze. Mi rivolgo a un’assistente vir-
tuale, di quelli installati sugli smartphone o collegati ai televisori. La risposta mi
arriva un po’ metallica ma immediata, molto documentata e persino ben educata.
Questi dispositivi capiscono il linguaggio degli umani. E non solo uno, vista la natu-
ra poliglotta della nostra specie, ricordata dalla fgura 4 che riporta per i diversi territori
europei le prime parole della più conosciuta preghiera cristiana: il Padre nostro. Così,
in corrispondenza della penisola italiana si trovano la versione nella lingua di Dante
(«Padre noʃtro …») e quella che precedeva il Sommo (il latino «Paternoʃter…»). Sulla
Francia i versi iniziano con un francese d’antan «Noʃtre Pere», mentre in Spagna con
«Padre nueʃtro» e così avanti per 33 lingue, dall’islandese al tataro.
Gli assistenti virtuali vengono sviluppati per accettare più lingue in modo da
penetrare più mercati. Ma solo quelli che prospettano un ritorno economico. L’in-
telligenza artifciale, dunque, approfondisce le disparità tra le lingue, ma non ba-
sandosi solo sul numero dei parlanti. Molto più prosaicamente, le loro applicazioni
commerciali seguono l’istinto al proftto dei produttori, i quali stimano quanto può
spendere una certa comunità di parlanti per dotarsi del portentoso apparecchio. È
questo che determina la scelta aziendale di sviluppare il prodotto in quella lingua
o rinunciare all’impresa. Lingua è geopolitica, cioè distribuzione squilibrata del
potere. Intelligenza artifciale è potere, cioè fattore di forza di un gruppo umano.
Fonte: Gottfried Hensel, Europa Polyglotta, Linguarum Genealogiam exhibens,
248 una cum Literis, Scribendique modis, Omnium Gentium, Norimberga 1741, Homann.
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