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INTRODUZIONE

"Un pensiero triste che si balla" sembra essere divenuto lo slogan del mondo

tanghero; questa frase, secondo noi del tutto decontestualizzata, è di Enrique

Santo Discépolo1 e nessuno si chiede a cosa si riferisse il poeta quando la

pronunciò, né in che epoca o in che stato d'animo. Spesso si afferma che il

tango è passione e sensualità, ma, a parer nostro, si confonde un aspetto con

l'intero carattere di questo ballo; il tango è principalmente un dialogo, la ricerca

di una comunicazione: è fantasia, improvvisazione, proprio per la sua origine di

mezzo espressivo tra popoli incapaci di comprendersi. Il tango può essere

triste, allegro o serio; non esiste un solo stile, bensì un'infinità di variabili. Forse

sarebbe opportuno dire che il tango "è una possibilità infinita"2 nel creare passi,

stili o nel legarsi ad altre danze; è il luogo dell'incontro ed ogni incontro origina

cambiamenti.

Il tango non è folclore, e neanche può essere considerato una pura danza

popolare, a causa della complessa struttura che lo caratterizza. L'evoluzione

della coreografia gli ha permesso costantemente di non sparire, o restare solo

motivo di ricostruzione scenica. Il tango è cambiato insieme al nucleo sociale

che lo originò: ha attraversato periodi molto marcati d'apogeo, periodi che ne

hanno evidenziato alcune caratteristiche simboliche ed altri legati ai luoghi di

creazione di nuovi stili. Nel tempo si sono delineati uno spazio coreografico ed

1
Cfr. Salas Horacio, EL TANGO, una guia definitiva, Buenos Aires, Aguilar, 1996, p. 101: Santo
Discépolo Enrique (1901-1951), poeta, compositore, attore e direttore di cinema e di orchestre.
2
Frase di Leopoldo Marechal (1900-1974), poeta argentino del XX secolo.
7

un complesso linguaggio codificato, inoltre si è sviluppata una sorta d'etica

comportamentale che lega gli individui della sottocultura tanghera: esistono

delle norme e dei valori che permettono all'individuo di relazionarsi con il mondo

del tango e all'interno della coppia stessa. Riteniamo che i valori che traspaiono

siano senza spazio e senza tempo, possano appartenere a tutte le culture, da

quelle occidentali a quelle orientali; è per questo che il tango si rivela una danza

sempre attuale, universalmente comprensibile.

Nel temperamento e nell'estetica istintiva, il tango è sensuale, individualista,

meditativo, sarcastico e romantico; attraverso di esso vengono criticati gli

individui e la società, la morale ed i beni materiali, senza però proporre alcuna

soluzione alternativa se non nel dialogo e nell'ascolto. Il tango è una danza

della notte, che nelle sue epoche successive ha incorporato le tecniche e gli

ideali artistici del balletto classico e moderno, le forme della musica europea, il

vocabolario del lunfardo3, gli ambiti melodici italiani e francesi, ed il tedesco

bandoneon. Tale varietà d'elementi accolti nei cento anni di vita di questa

danza, ne fanno un'arte viva ed attuale. Allo stesso tempo il tango ha dato la

sua essenza ed il suo modello a racconti, pitture, film, musiche e poemi.

Ci sembra che, come un percorso terapeutico, il tango curi solitudine,

insicurezza, noia e curiosità. Spesso però, le sue difficoltà tecniche comportano

3
Linguaggio popolare della città di Buenos Aires, in parte inventato ed in parte legato alla lingua parlata
dell'immigrante (costituita dalla convergenza di dialetto, du elementi casuali della lingua natia e di
spagnolo). Originariamente veniva usato come gergo dalla gente della malavita, poi dai settori popolari,
infine consacrato dal tango e dal teatro popolare. Ha un lessico di circa 7000 parole ed esiste un certo
rigore lessicale poiché la sua terminologia è frutto di un cosenso collettivo sui significati.
8

uno studio ossessivo anche per le persone che vogliono semplicemente

perfezionarsi. Tanto accanimento non ci sembra legato solo all'esigenza di

migliorarsi. Anni di frequentazione delle milonghe ci hanno permesso di

costatare che vi è anche una specie d'antagonismo tra i ballerini. Intorno al

tango si sviluppa una tribù con regole precise, in cui tutti si conoscono

unicamente attraverso le proprie doti. All'interno dei microgruppi sorti per il

tango, si sviluppa la necessità d'essere sempre presenti, sempre informati di

eventuali novità. Col tempo è facile che l'attenzione si sposti dalla danza alla

vita mondana del gruppo, rischiando di perdere il senso dell'espressione

artistica. Ecco che si entra in un gioco perverso di compensazione delle proprie

necessità di socializzazione.

Ed ecco che il tango si trasforma e si deforma nella simbologia che gli viene

attribuita. Una sorta di caricatura si diffonde in un gioco di rimandi, rafforzandosi

sempre più in questi anni (ormai una ventina) che vedono questo ballo al centro

di una sorta di smania collettiva. La tangomania contagia persone di tutte le età,

di tutte le culture e classi: nel corso della trattazione intendiamo evidenziare che

la nascita di una moda a partire da un fenomeno culturale qual è il tango, è

stata subito sfruttata dai mezzi di comunicazione che hanno utilizzato questa

danza come portatrice di valori esteriori e futili. A volte, inoltre, per vendere il

prodotto tango si è cercato di elevarlo di status associandolo a nomi importanti;

il tango si è trovato a stretto contatto con il nome di Jorge Luis Borges.


9

Vicente Rossi, Carlos Vega e Carlos Muzzio Sáenz Peña, studiosi attenti

hanno dato versioni diverse sull'origine del tango. Non mi costa nulla

dichiarare che sottoscrivo tutte le loro conclusioni, nonché qualsiasi altra.

Abbiamo una storia del destino del tango che il cinematografo divulga

periodicamente…4

Jorge Luis Borges5 non avrebbe apprezzato di vedersi citare così

disinvoltamente, ogni qualvolta fosse apparso l'argomento tango, per avallare

col suo nome qualsiasi elucubrazione a riguardo, o per attribuirgli frasi a lui

estranee.

Borges non ha mai nascosto la sua antipatia per l'emigrazione, (…)

Secondo Ernesto Sábato, Borges rifiutava il tango perché era nato dalla

sintesi tra l'uomo della pampa e l'italiano. E gli contrapponeva la milonga, la

sua forma preferita. (…) Il tango celebra le circostanze, la

milonga, il destino, gli eroi. (…) Il tango è gringo [straniero], la milonga è

creola. Comunque quest'ultima permane tagliata fuori dal suo giardino,

dalla sua biblioteca, e dai racconti della nonna anglosassone6

4
Cfr. Borges, Jorge Luis, EVARISTO CARRIEGO, Torino, Einaudi Editore, 1999, p. 87.
5
Borges ignora, inoltre, il travaglio linguistico dell'Argentina: sdrammatizza la questione non
considerando il faticoso problema di acculturazione ed inserimento linguistico dell'immigrato. Per
approfondimenti consultare il testo di Vanni Blengino OLTRE L'OCEANO, Roma, Edizioni Associate,
1987
6
Cfr. Lao, Meri, T COME TANGO, un invito a muoversi al di là degli stereotipi, Roma, Melusina
Editrice, 1997, p.130.
10

La realtà sembra essere quella di un sostanziale disinteresse di Borges nei

confronti del tango, soprattutto per ciò che concerne la danza e la musica7.

Pare, anche, che Borges si sia contraddetto più volte, e che abbia manifestato

opinioni erronee, prive di fondamento: "le donne non volevano compromettersi

in un ballo da persone viziose"8. Allora ci viene da riflettere quando troviamo

titoli come "Borgestango", apparso sul manifesto del Roma Europa Festival, per

indicare l'incontro che ha avuto luogo il 4/10/2000 alla Casa della Letteratura.

Nella presentazione della programmazione del Roma Europa Festival possiamo

trovare un interessante articolo di Paolo Collo, caporedattore della casa editrice

Einaudi. Dalle parole di Collo sembra che Borges abbia avuto legami con il

tango maggiori di quella che è stata la realtà. Pensiamo che la citazione

riportata in neretto e tratta dal testo di Evaristo Carriego9, andrebbe letta

insieme alle parole che la precedono:

Ricordo che verso il 1926 io attribuivo agli italiani (…) la colpa della

degenerazione del tango. Ora vedo in quel mito, o fantasia, di un tango

<<criollo>> imbastardito dai <<gringos>> un chiaro sintomo di certe eresie

nazionalistiche che avrebbero più tardi devastato il mondo- su istigazione

7
Cfr. Lao, Meri, T COME TANGO, un invito a muoversi al di là degli stereotipi, Roma, Melusina
Editrice, 1997, p. 130: "su Piazzola dice che avendo lavorato con lui, ha potuto accorgersi che non ha
orecchio".
8
Cfr. Borges, Jorge Luis, EVARISTO CARRIEGO, Torino, Einaudi Editore, 1999, p. 88.
9
"Si direbbe che senza i crepuscoli e le notti di Buenos Aires non possa nascere un tango e che in cielo ci
attende, noi argentini, l'idea platonica del tango, la sua forma universale (…) e che questa specie
fortunata abbia, per quanto umile, il suo posto nell'universo".
11

dei gringos, naturalmente. Non il bandoneon, né I diligenti compositori

(…)hanno ridotto il tango a quello che è, ma la Repubblica intera. (…)

Alla mia denigrazione del tango di oggi qualcuno vorrà obiettare che il

passaggio dalla spacconeria alla tristezza non è necessariamente una

colpa e può, anzi, essere indizio di maturità.

(…)la differenza non riguarda solo il tono edonistico, ma il tono morale. Nel

tango quotidiano di Buenos Aires, nel tango delle serate famigliari (…) vi è

una malvagità banale, un sapore d'infamia che i tanghi del coltello e del

bordello non potevano nemmeno sospettare.10

Cos'è il tango? Il tango nell'accezione più ampia del termine può essere inteso

come una maniera di vivere, sentire e concepire la vita; una forma

d'espressione appassionata d'artisti e non, di fronte al proprio tempo e alla

società. In esso viene rappresentata la solitudine di una donna e di un uomo,

che appaiono nella loro unicità, e mai come anonimi attori. In esso si rivela il

rituale, la cerimonia di ogni momento della vita; il tango mantiene un vincolo

obliquo con la realtà: permette di sfuggirla ed allo stesso tempo se ne

costituisce riflesso spietato. Rispetto all'etimologia del termine tango non esiste

un accordo preciso, se non per quanto concerne la differenziazione tra il tango

argentino e quello spagnolo11. Esistono opinioni contrastanti a riguardo, ma è

certo che la voce tango sia comparsa molto prima della danza o della musica.

10
Cfr. Borges, Jorge Luis, EVARISTO CARRIEGO, Torino, Einaudi Editore, 1999, p. 95-96.
11
L'argomento, trattato già da Meri Lao nel libro T COME TANGO, viene approfondito da Horacio Salas
nel volume EL TANGO, Editorial Planeta, Buenos Aires, 1986.
12

Le informazioni sono vaghe e l'Italia ha potuto avvalersi del valido contributo

apportato dalla traduzione del libro El Tango (1986) di Horacio Salas, il quale

riporta numerose ipotesi, che consentono di verificare la quantità di varianti

esistite del senso attribuito al termine tango. Si tratta di un'arte poliedrica, che

spazia tra varie espressioni artistiche, caratterizzata dalla capacità

d'interpretazione e d'adattamento ad altri stili. È una musica popolare, basata

su di una battuta di 4/8 e su di un accordo previo12; diviene canzone quando la

musica si combina con i versi della poesia; è anche una danza dell'abbraccio,

che si realizza in parte attraverso l'improvvisazione ed in parte mediante passi

codificati.

Il tango argentino è una cultura a sé stante che oltrepassa i confini della terra

che lo ha generato. Affronta questioni esistenziali legate alla condizione umana:

un repertorio di temi ricorrenti ci presenta l'amore difficoltoso all'interno del

labirinto urbano con i suoi angoli, la solitudine e la malinconia, il passare

inesorabile del tempo, l'esilio nella distanza e la conseguente nostalgia, nemica

e consolatrice nel contempo, il destino ineluttabile e la società ingiusta.

Nonostante le molte ipotesi susseguitesi negli anni, più o meno fantasiose, il

tango è nato tra Buenos Aires e Montevideo, sul Rio della Plata. Sin dall'inizio

ha rappresentato l'anima di un popolo eterogeneo, e, forse proprio in ragione di

ciò, fortemente bisognoso di trovare una sua espressione caratterizzante. Arriva

alla fine del XIX secolo come maniera di vivere, di camminare ed esprimersi, di

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Cfr.Nuova Enciclopedia della Musica, Roma, Garzanti Editore, 1983: indicazioni ritmiche che
consentono di leggere uno spartito rispetto a tempo, struttura e tonalità della frase musicale.
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sentire e fantasticare, voce di coloro che non potevano usare la propria, perché

incapaci di comunicare in una lingua sconosciuta e relegati ai margini della

società. Il tango cresce nei sobborghi urbani di Buenos Aires, come la Boca,

San Telmo o la zona di Parque Lezema. Lì dove s'incontrano e scontrano

retaggi di differenti culture. Sono due i gruppi di persone che s'insediano intorno

alla città. Il primo è costituito dai gauchos, uomini nomadi provenienti dalla

campagna dell'entroterra, che vivevano come dei fuori legge. Il loro modo di

vivere era del tutto opposto al prestabilito; basti pensare a Martin Fierro, il

mitico personaggio argentino creato verso il 1870 da José Hernàndez13, che

non si trovava né con l'indio né con il bianco, e sceglieva di vivere a modo suo.

I gauchos si avventurarono nella città in cerca di possibilità di sopravvivenza,

scacciati dalla campagna ormai suddivisa tra i vari proprietari terrieri, ma qui

trovarono la vita anonima dei sobborghi tipica dei grandi conglomerati

d'individui.

L'altro gruppo era formato da immigrati provenienti dall'Europa, che arrivavano

con la speranza di trovare lavoro. Inizialmente molti di loro erano alloggiati in

hotel chiamati "hoteles de inmigrantes" in cui restavano per sette giorni; poi

arrivata una barca con altri immigrati, e spesso i primi venivano alloggiati nei

conventillos (vecchie case con patio sul quale si affacciavano numerose

stanze), abitazioni abbandonate dall'élite porteña a causa di un'epidemia di

febbre gialla alla fine dell'800. Questa gente, privata della propria identità e

13
José Hernàndez (1834-1886): poeta, scrittore, periodista argentino.
14

lontana dal paese natio, cominciò a raggrupparsi nei sobborghi, seguendo lo

stesso processo avvenuto in Europa intorno alle grandi città nell'epoca

preindustriale ed industriale. Secondo la tradizione del teatro popolare

argentino la figura dell'immigrato per eccellenza era quella di Cocoliche14, ed

anch'egli già ballava il tango a modo suo.

All'inizio del 1900 il tango comincia a strutturarsi in modo preciso: in ambito

musicale trova una propria specificità nel bandoneon, strumento tedesco, e

nello sviluppo di orchestre tipiche; nella coreografia si delineano i primi passi

codificati, che diverranno la base fondamentale della tecnica.

Intorno agli anni '10 molti ballerini si esibiscono nei cabarets parigini, ottenendo

un ampio successo. L'arrivo a Parigi segna una tappa fondamentale per la

storia del tango. L'accoglienza francese trasforma un interesse prettamente

popolare in una travolgente passione che raggiunge anche l'alta borghesia. Di

conseguenza anche l'aristocrazia argentina si trova costretta ad accettare il

nuovo ballo. Presentato come una danza esotica, il tango entra a far parte dei

balli mondani, sconvolgendo una società divisa tra i suoi estimatori e coloro che

lo condannavano per una sua presunta perversione. Il tango diviene lo specchio

delle trasformazioni sociali, evidenzia la ricerca d'autonomia dalle istituzioni ed i

cambiamenti culturali. Allo stesso tempo viene modificato dagli europei, mutilato

per essere adattato alle regole dell'epoca. Gli viene data una certa distinzione e

14
Personaggio buffonesco del teatro argentino, nato a fine '800 e caratterizzato dall'uso di un linguaggio
che riuniva spagnolo, calabrese ed italiano; l'imperfezione linguistica si associava ad un
comportamento ridicolo. Imitando buffonescamente il gaucho, egli indica però, una volontà
d'inserimento da parte dell'immigrante nella società argentina.
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si altera principalmente sul piano della danza, al fine di essere ballato dalle

classi sociali più alte. Da Parigi il tango si diffonde in tutta Europa, giungendo

sino all'Asia. In Italia dovrà affrontare la violenta campagna di dissuasione

attuata da piccoli gruppi di cattolici intransigenti e dalla Chiesa, convinti della

pericolosità di questo ballo per la morale dei buoni cristiani. Gli italiani

accolgono con entusiasmo il tango argentino nonostante i divieti e le minacce

delle gerarchie ecclesiastiche, che riescono solo ad aumentarne la popolarità.

Durante un soggiorno in argentina abbiamo rilevato che oggi il tango, nel senso

ampio del termine, viene considerato come un possibile elemento distintivo,

caratterizzante del paese. Ci si chiede se non si possa valorizzarlo, al fine di

trasformarlo in un prodotto popolare, che rappresenti una nazione e favorisca

l'entrata di capitali stranieri. La situazione della danza ci si è rivelata diversa da

quella della musica e della poesia. La musica è apprezzata come nel resto del

mondo e riscuote sempre un grande successo. La poesia, per ovvie ragioni, si è

diffusa meno all'estero; tra gli argentini, però, ottiene un vasto consenso: si

ascoltano le canzoni e si leggono testi poetici. Solo la danza segue un percorso

inverso, ottenendo enorme successo all'estero e non nella madre patria.

Mentre Stati Uniti, Europa, Giappone vivono l'epoca della tangomania, in

Argentina esiste un ambito molto ristretto in cui il tango viene ballato

regolarmente. Qui è considerato un ballo semplice e piacevole, da festa

paesana; sono veramente pochi coloro che si cimentano nel difficile studio della
16

tecnica di questo ballo. Quest'ultimi, poi, sceglieranno tra un lavoro all'estero,

come maestri, e la possibilità di ballare nei locali turistici della capitale porteña.

Non va dimenticata l'esistenza di un vasto mercato, fatto di locali e spettacoli,

dedicato interamente al turista, che sempre si aspetta di vedere ballare il tanto

popolare tango. Questo turista esprime le aspettative e le fantasie di un mondo

che ha mitizzato il ballo; un mondo che ha riversato nel tango sogni e

frustrazioni, travisandone l'essenza e sperando di ottenere da questo

un'immagine, un'identità che lo distingua.

Oggi, in Argentina, maestri, impresari ed esperti di tango cercano una nuova via

affinché questo sia vissuto in maniera diversa, non più come un ballo popolare

da lasciare a sé stesso; a tale scopo si tenta di coinvolgere una popolazione di

giovani distratta, purtroppo, dalle novità provenienti dal nord America.

Crediamo, come probabilmente quanti cercano di diffondere il tango, che

questo potrebbe divenire la porta verso nuove prospettive per un paese

costretto lungamente al silenzio da un susseguirsi di dittature, violente e

repressive; il tango potrebbe farsi portavoce di una cultura viva ed eclettica. Gli

esperti s'interrogano, inoltre, sulle strategie da impiegare per contrastare un

concreto problema economico, che spesso impedisce il realizzarsi di quei

progetti che rivitalizzerebbero il mondo del tango. Tra le varie iniziative

realizzate, vi è l'istituzione del giorno nazionale del tango, che richiama

numerose persone dell'entroterra, e che lascia presupporre, o per lo meno

auspicare, una crescente attenzione a questa manifestazione artistica da parte


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del governo. In definitiva, attualmente non si può ancora parlare di un interesse

di massa nei confronti del tango, in Argentina; comunque si percepisce che

qualcosa sta cambiando e che l'attenzione verso il tango sta crescendo, forse

sulla spinta iniziale di un'esplosione della moda tango in tutto il mondo.

L'importante, è che si sia innescato un processo che permetta al tango, inteso

in tutte le sue forme, di evolvere e crescere. Infine riteniamo che il tango abbia

in sé la possibilità di perpetuarsi in una continua evoluzione, e di dare origine a

forme sempre nuove dall'incontro con altri generi di danze. Un linguaggio

articolato, basato su di una struttura codificata, si associa alla fantasia dei

singoli ballerini ed alle infinite variabili offerte dall'improvvisazione coreografica,

dando origine ad una danza sempre nuova.

-¡Oigan, almas de música! Si el tango a muerto,

lo lloran con razón. Y si no a muerto, ¿Por qué lo lloran?

¡Inefables malevos, arriba los corazones!

El tango es una posibilidad infinita.15

15
Cit. in Salas, Horacio, TANGO, poesía de Buenos Aires, Buenos Aires, Manrique Zago, 1998, p. 35:
frase di Leopoldo Marechal.
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1. ALLE ORIGINI

La ciencia de la historia procede por presunciones y abstracciones para luego

concatenar, recostruir, revelar en el cuarto oscuro de la meditacion, revivir y

encontrar un esqueleto sumario y similar al del conjunto misterioso de la vida y el

arte ya sucedidos. (H. Ferrer)16

Le date servono per ordinare fatti salienti, estetiche, stili sociali, nazionali e

internazionali di ogni tempo; in questo capitolo cercheremo di dare una

panoramica che permetta ad un lettore neofita di cogliere i momenti salienti

della storia del tango argentino, principalmente sotto il profilo della danza.

Divideremo i vari periodi che si sono succeduti in epoche, denominate secondo

la definizione adottata dagli studiosi dell'Academia Nacional del Tango.

Cercheremo, anche, di portare un barlume di luce in più sulla tanto discussa

etimologia del termine "tango"; e forniremo una panoramica delle numerose

ipotesi fatte sulla nascita di questo ballo, spesso travisata rispetto a luoghi e

date.

16
Cfr. Ferrer, Horacio, EL SIGLO DE ORO DE TANGO, Buenos Aires, Manrique Zago, 1998, p. 9.

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