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PARERE LEGALE IN MERITO A RIMBORSO SPESE AMMINISTRATORI COMUNALI-

In assenza di un nesso eziologico tra l'adempimento dell'ufficio e la perdita pecuniaria, non pu essere riconosciuto agli amministratori locali il diritto al rimborso delle spese legali sostenute per la difesa in un procedimento penale. Tanto pi che il danno risarcibile presuppone un comportamento incolpevole dei ricorrenti, che si sono limitati a richiedere il rimborso sulla base del semplice dato della corresponsione delle spese legali, senza nulla dedurre sulla loro condotta.

A far luce sulla dibattuta questione la prima Sezione Civile della Corte di Cassazione, con Sent. n. 12645 del 24 maggio 2010. Nella specie, sei amministratori a vario titolo di un Comune piemontese, hanno convenuto in giudizio innanzi il Tribunale ordinario l'Ente Locale chiedendone la condanna al rimborso delle spese legali da essi sostenute per la difesa, in sede penale, di reati contestati in relazione all'esercizio delle funzioni pubbliche svolte, fatti da cui erano stati assolti.

Il Tribunale ha accolto la domanda ed, avverso la pronuncia, il Comune ha presentato appello.

In secondo grado la sentenza stata riformata e la controversia infine giunta in Corte di Cassazione, ove la prima Sezione Civile con sentenza n. 12645 del 2010, ha respinto il ricorso.

Gli Ermellini si sono pronunciati sull'applicazione analogica agli amministratori locali delle norme sui dipendenti che espressamente prevedono il rimborso delle spese legali per fatti di reato contestati a causa delle funzioni pubbliche svolte.

Non solo. I giudici di Palazzaccio si sono anche espressi in merito all'applicazione, al caso di specie, della disciplina del mandato all'attivit degli amministratori pubblici. In merito al primo quesito, l'art. 16, D.P.R. n. 191 del 1979, prevede l'assistenza processuale per i dipendenti degli Enti Locali in conseguenza di fatti ed atti connessi all'espletamento dei compiti d'ufficio, purch non vi sia conflitto di interesse con l'ente e non ricorra il dolo o la colpa grave del dipendente.

Non mancano pronunce giurisprudenziali, sia civili che amministrative, favorevoli a ritenere indenni dalle spese legali sostenute anche gli amministratori locali che abbiano dovuto affrontare giudizi penali per atti, fatti o omissioni connessi all'esercizio delle proprie funzioni.

Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 2242 del 2000 ha evidenziato la sostanziale eccezionalit del rimborso rimesso da un lato a valutazioni rigorose della P.A. in merito all'assenza di conflitti di interessi tra l'attivit

dell'ente e la condotta dell'amministratore - da valutarsi ex post a conclusione del procedimento - e, dall'altro, all'assenza di responsabilit dell'amministratore assolto nel giudizio penale con formula piena.

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, tuttavia, con sentenza n. 479 del 2006, hanno chiarito che l'amministratore di un Ente Locale presta la propria attivit lavorativa non come un pubblico impiegato e non pu essere assimilato ad un lavoratore subordinato.

L'estensione della disciplina dei dipendenti pubblici anche agli amministratori locali, relativamente al rimborso delle spese legali, va fatta utilizzando l'analogia, con un ragionamento per similitudine. Gli Ermellini, nel caso di specie, in conformit con l'orientamento delle Sezioni Unite, hanno ricordato che il ricorso all'analogia giustificato dalla presenza dell'ordinamento di un vuoto normativo e dalla necessit di dover colmare la lacuna ma tali presupposti non sono stati riscontrati nel caso in esame.

Il Legislatore, infatti, intenzionalmente non ha esteso la disciplina dei dipendenti pubblici agli amministratori locali poich si tratta di due fattispecie distinte e non identiche; gli amministratori pubblici, infatti, non sono dipendenti dell'ente ma sono eletti dai cittadini e solo a questi - e non al Comune di appartenenza - rispondono del proprio operato.

Gli amministratori dell'Ente Locale sono, infatti, dei funzionari onorari e sono legati da un rapporto di rappresentanza con la collettivit.

In merito alla seconda questione, si pu ricordare che il Consiglio di Stato, nella sentenza n. 2242/2000 citata, ha assimilato sindaco ed assessori al mandatario, in mancanza di una disposizione specifica che regoli i rapporti patrimoniali con l'ente rappresentato ma la similitudine stata fatta solo in via di astratta ipotesi.

L'art. 1720 c.c. dispone il rimborso delle spese al mandatario nonch il risarcimento dei danni subiti a causa dell'incarico.

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con la pronuncia n. 10680 del 1994, nell'interpretare tale norma civilistica, hanno chiarito che il rimborso pu avere ad oggetto solo le spese sostenute dal mandatario in stretta dipendenza dall'adempimento dei propri obblighi.

In altri termini, possono essere restituite solo le spese che per natura sono collegate necessariamente all'esecuzione dell'incarico conferito, in quanto rappresentino il rischio inerente l'esecuzione dell'ufficio dovuto.

La Corte di Cassazione, nel caso di specie, in conformit con i propri precedenti, ha ritenuto inapplicabili agli amministratori locali le norme sul mandato relative al rimborso delle spese nell'ipotesi in cui l'attivit di esecuzione dell'incarico abbia dato luogo ad azione penale contro il mandatario e questi abbia dovuto sostenere spese di difesa.

In particolare, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, nella pronuncia citata, hanno chiarito che un diritto del mandatario al rimborso delle spese sostenute a causa dell'espletamento del proprio ufficio di funzionario onorario non configurabile con riferimento alle spese di difesa in un procedimento penale, non sussistendo un rapporto di causalit diretta tra l'esercizio del mandato e le spese di cui si chiede il rimborso.

Anche nel caso in cui l'imputato venga prosciolto, infatti, la necessit di sostenere spese di difesa non si pone in rapporto di causalit diretta con lo svolgimento delle proprie funzioni, poich, tra un fatto e l'altro, si pone un elemento intermedio dovuto all'attivit di una terza persona e dato dall'accusa rivelatasi successivamente infondata.

Ne consegue che, in assenza di un nesso eziologico tra l'adempimento dell'ufficio e la perdita pecuniaria, gli Ermellini, nella sentenza n. 12645 in commento, non hanno riconosciuto il diritto al rimborso delle spese da parte del mandatario, nella specie, degli amministratori ricorrenti.

A ci si aggiunge che il danno risarcibile presuppone un comportamento incolpevole dell'istante, fatto che nel caso di specie non poteva valutarsi dato che i ricorrenti si erano limitati a richiedere il rimborso sulla base del semplice dato della corresponsione delle spese legali, senza nulla dedurre _______________________________________________---

Nello specifico dei giudizi di responsabilit amministrativo-contabile, la legge 14 gennaio 1994, n.20, modificata dallart. 3 della legge 20 dicembre 1996, n. 639, di conversione del D.L. 23 ottobre 1996, n. 543, ha stabilito che, per i procedimenti avanti alla Corte dei Conti nei confronti di amministratori e dipendenti degli enti locali, in caso di definitivo proscioglimento, (quando viene esclusa la commissione di fatti con dolo o con colpa grave), il soggetto prosciolto dallazione di responsabilit ha diritto al rimborso delle spese defensionali sostenute e, questo rimborso a carico dellamministrazione di appartenenza (Cassazione Sezioni unite civili, sentenza n. 8455 del 2.4.2008 2. Il regime delle spese legali nei giudizi di responsabilit amministrativa.

In questo quadro normativo e giurisprudenziale deve essere calata la questione del regolamento delle spese legali e di giudizio innanzi alla Corte dei conti.

Dinanzi al giudice della responsabilit amministrativo - contabile, il regolamento delle spese trova disciplina nell'art. 3, comma 2 bis, del decreto legge 23 ottobre 1996 n. 543, convertito nella legge 20 dicembre 1996 n. 639, secondo il quale le spese legali e, dunque, quelle sostenute per il proprio avvocato[8], sono a carico dell'amministrazione di appartenenza quando lincolpato viene definitivamente prosciolto*9+.

Il definitivo proscioglimento emerge, dalla lettura dellart. 1, comma 1, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, quando viene esclusa la commissione di fatti con dolo o con colpa grave. Il tutto viene visto come diritto del soggetto, prosciolto dallazione di responsabilit, al rimborso delle spese defensionali sostenute e questo rimborso a carico dellAmministrazione di appartenenza (Cass. Sezioni unite civili, sentenza n. 8455 del 2.4.2008).

A questo punto, per i giudizi di responsabilit innanzi alla Corte dei conti, si introdotta la possibilit di un generalizzato rimborso da parte dellAmministrazione delle spese sostenute dai dipendenti convenuti in giudizio di responsabilit contabile e definitivamente prosciolti. Questa norma non aveva per previsto le modalit attuative di tale previsione[10] che sono intervenute, in parte, con la successiva legislazione di interpretazione autentica.

La disposizione sul rimborso delle spese stata autenticamente interpretata dall'art. 10 bis, comma 10, del decreto legge 30 settembre 2005 n. 203, convertito nella legge 2 dicembre 2005 n. 248, secondo cui le disposizioni dell'art. 3 comma 2 bis del D.L. 23 ottobre 1996 n. 543, convertito dalla legge 20 dicembre 1996 n. 639 e dell'art. 18 comma 1 del D.L. 25 marzo 1997 n. 67, convertito dalla legge 23 marzo 1997 n. 135, si interpretano nel senso che il giudice contabile, in caso di proscioglimento nel merito e con la sentenza che definisce il giudizio, ai sensi e con le modalit di cui all'art. 91 del c.p.c., liquida l'ammontare degli onorari e diritti spettanti alla difesa del prosciolto[11].

Questa normativa prevede il potere - dovere del giudice contabile di liquidare le spese legali e di difesa in favore dei convenuti assolti nel merito e di provvedere alla liquidazione delle stesse anche in assenza di presentazione da parte del difensore del convenuto della nota spese[12] di cui all'art. 75 disposizioni di attuazione del c.p.c.[13]

Pertanto, lattuale normativa dispone che le pubbliche amministrazioni non possono provvedere al rimborso delle spese legali sostenute dagli amministratori e/o dipendenti assolti nel giudizio di responsabilit amministrativa, perch sulle stesse si deve obbligatoriamente pronunciare il solo giudice contabile al quale rimessa la decisione, dal momento che non esiste nellordinamento nessun altro organo giudiziario ed amministrativo che disponga del potere di liquidazione delle spese in favore dei convenuti assolti nel merito nei giudizi di responsabilit amministrativa, cos come chiaramente disposto dal legislatore intervenuto nel 2005 con linterpretazione autentica di cui sopra.

In questo senso, sembra collocarsi anche lorientamento della Cassazione (Sezione unite n. 8455 del 2 aprile 2008), il quale afferma che la disposizione in parola ha carattere innovativo con effetto retroattivo[14], non essendo evidentemente interpretativa, in quanto aggiunge un aliquid novi alla disposizione interpretata che riguardava i giudizi innanzi alla Corte dei conti. Lelemento di novit dato, appunto, dal potere dovere del giudice contabile di liquidare le spese legali in favore dellincolpato prosciolto. Queste ultime possono essere assistite, sul piano formale e probatorio, dalla valutazione di congruit dellAvvocatura dello Stato che consente allAmministrazione di appartenenza di procedere al rimborso delle stesse, Il parere di congruit deve essere richiesto da chi richiede la liquidazione degli onorari e dei diritti[15].

Nelloccasione, occorre poi ricordare che, sempre la Cassazione, nella qualit di giudice regolatore della giurisdizione, era intervenuto sul tema quando, con la precedente sentenza n. 1714 del 12.11.2003 (antecedente alla legge dinterpretazione autentica), aveva affermato che la Corte dei conti non superava i limiti della propria giurisdizione quando stabiliva, a conclusione del giudizio di responsabilit amministrativa, la compensazione delle spese. Con questa decisione la Cassazione rilevava che il potere giudiziale di regolazione delle spese restava intestato a ciascun giudice, il quale aveva il potere governarle secondo il principio della soccombenza, della compensazione o della rilevanza dei giusti motivi, considerato che la giurisdizione determinata dalloggetto della domanda (art. 386 c.p.c.).

In merito alla compensazione delle spese legali in presenza di parte pubblica, occorre evidenziare che lo scopo della stessa compensazione delle spese legali resta quello di proteggere lErario dal relativo esborso, circostanza che pu essere ritenuta rispondente a causa di pubblica utilit[16].

Da ultimo si cita anche la giurisprudenza*17+ che ha affrontato il tema della soccombenza virtuale, da richiamare in presenza di un intervenuto recupero o risarcimento del danno, quando la decisione non ancora intervenuta. In questo caso si pu definire il giudizio con la dichiarazione della cessata materia del

contendere e la contestuale condanna del convenuto alle spese di giudizio (in favore dello Stato) per il principio della "soccombenza virtuale", risultando evidente la responsabilit amministrativa del convenuto.

3. Posizioni della giurisprudenza contabile.

Dopo questultima sentenza lo scenario certamente mutato, essendo intervenuto il legislatore con una norma contenente un aliquid novi, pertanto, si pone la domanda se il giudice contabile , comunque, tenuto a rimborsare le spese defensionali a fronte di tutte le possibili forme di assoluzione (assenza di dolo, di colpa grave, prescrizione dellazione, inammissibilit della stessa, ecc), ovvero conservi il potere di compensazione previsto per il giudice civile allart. 92 del codice di rito, dove il giudice pu compensare le spese tra le parti, parzialmente o, per intero, in presenza di giusti motivi, esplicitamente indicati nella motivazione.

Prima di esaminare le posizione della giurisprudenza contabile occorre ricordare alcuni principi fondamentali sullazione di responsabilit amministrativa compendiati nella sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione n. 17014 del 2003.

Ebbene, larticolo 26 del regolamento di procedura per i giudizi innanzi alla Corte dei conti (regio decreto n. 1038 del 1933) dispone che nei procedimenti contenziosi si osservano le norme e i termini della procedura civile, in quanto siano applicabili e non siano modificati dalle disposizioni di quel regolamento. Conseguentemente, nei giudizi di responsabilit amministrativo - contabile si applicano anche le norme della procedura civile in tema di spese del processo, ispirate al principio che la parte soccombente deve sopportarne la condanna, sia pure con gli adattamenti derivanti dalla natura del giudizio.

A questo proposito, la Cassazione ricorda che la struttura dei giudizi di responsabilit amministrativo contabile tale che il Procuratore Generale (o Regionale) della Corte dei conti non pu chiedere la rifusione delle spese legali[18], quando sia accolta la domanda di condanna, perch si tratta di parte pubblica, che esercita dufficio la relativa azione. La parte pubblica come non pu chiedere la rifusione delle spese legali, non pu nemmeno essere condannata al rimborso in favore della parte assolta, dal momento che svolge unazione pubblica, doverosa, officiosa, nellinteresse della collettivit e, pi in generale, per la difesa della finanza pubblica dai fenomeni degenerativi, quali gli sprechi, il cattivo uso, le appropriazioni per fini personali, ecc...

A tal punto, in caso di rigetto della domanda del Procuratore Generale, la parte assolta dovrebbe farsi carico delle spese affrontate per la sua difesa nel processo, soltanto che per sopperire allinconveniente di far ricadere le spese del giudizio contabile sulla parte prosciolta, lattuale sistema ha previsto norme particolari che consentono ai dipendenti pubblici, sottoposti a giudizio di responsabilit amministrativo contabile, di essere rimborsati quando assolti nel merito.

In questo contesto, a fronte di sentenze che liquidano le spese legali nei confronti dei convenuti assolti (cfr. Corte dei conti, I Sezione centrale, n. 386 del 5.11.2007), esistono orientamenti dove di perviene alla compensazione delle spese del patrocinio legale (sempre Corte dei conti, I Sezione centrale, n. 387 del 5.11.2007), in ragione della complessit della vicenda e, quindi, pur in presenza di pronuncia assolutoria viene disposta la compensazione delle spese legali[19], specialmente quando il giudizio deve essere avviato proprio per la condotta delle persone convenute nel processo, indipendentemente dalla configurabilit della colpa grave.

Su questo punto ha cercato di fare chiarezza la recente giurisprudenza delle Sezioni regionali (cfr. Corte dei conti, Sezione Lombardia, sentenza n. 263 del 28.4.2008 e n. 171 del 17.3.2008), dove si afferma che, in presenza di un danno erariale venuto meno, perch la pretesa risultava per altro verso soddisfatta, vadano integralmente compensate ai sensi dell'art. 92, secondo comma, del codice di rito, sia le spese del giudizio e, in particolare, quelle legali, sostenute dai convenuti che restano a carico degli stessi e non sono rimborsabili dallAmministrazione stessa.

Nelloccasione, la predetta giurisprudenza ha affermato la compatibilit della nuova disposizione sul rimborso con il potere di compensazione delle spese processuali, ai sensi dell'art. 92, comma 2, c.p.c. anche, perch la Corte di Cassazione[20] ha ritenuto che l'esercizio di detto potere - in caso di rigetto della domanda di condanna - non eccede i limiti della giurisdizione della Corte dei conti.

In questo contesto, si sostiene che la disposizione di cui all'art. 10 bis, comma 10, del decreto legge 30 settembre 2005 n. 203, convertito nella legge 2 dicembre 2005 n. 248, non pu essere intesa come non abilitante la Corte dei conti, in veste di giudice nel giudizio di responsabilit amministrativa, a statuire la compensazione delle spese, nel senso di porre parte di queste ad effettivo carico delle parti o di talune di esse, anche se non soccombenti[21].

Il potere - dovere di delibare l'aspetto degli oneri processuali connaturato all'esercizio della giurisdizione, anche quando ricorrono i giusti motivi per compensare, la sentenza che omette la pronuncia sulle spese incorre nel vizio di motivazione ex art. 112 c.p.c.

Ci comporta che, a carico delle parti, possono rimanere, sia pure parzialmente, quelle spese per l'esercizio delle funzioni giurisdizionali (tra le quali rientrano, com' ovvio, le spese legali per i difensori che svolgono lassistenza tecnica necessaria nel processo) che le parti stesse, con comportamento non esente da censure, ancorch per altro verso assolte, abbiano contribuito a causare (cfr. Corte dei conti, Sezione Lombardia, cit.).

Sempre la giurisprudenza regionale (Corte dei conti, Sezione Lazio, sentenza n. 1563 del 6.11.2007 e n. 1562 del 5.11.2007) afferma che, in presenza di unobiettiva illiceit dell'evento (cos, come per la presenza di anomalie nella fattispecie), la sussistenza di una condotta censurabile seppur non connotata da colpa grave, costituiscono giusti motivi per dichiarare la compensazione delle spese legali.

Ovviamente, esiste anche giurisprudenza (Corte dei conti, Sezione Calabria, n. 970 del 31.10.2007, Sezione Abruzzo, n. 191 del 7.5.2008, Sezione Appello Sicilia, n. 178 e n. 183 dell8.5.2008) che non si pone il problema di dovere compensare le spese legali in caso di proscioglimento del convenuto nel giudizio di responsabilit amministrativa, anche in presenza di comportamenti non del tutto lineari, liquidando, di conseguenza, le stesse allincolpato che si era costituito nel giudizio e poi assolto per assenza di colpa grave[22].

Questo orientamento tiene conto della stretta interpretazione letterale della norma, cos come formulata, ma anche della circostanza che il presunto responsabile viene chiamato a rispondere dei suoi comportamenti da parte del pubblico ufficio di Procura e, pertanto, deve essere lasciato indenne dalle conseguenze patrimoniali della difesa in giudizio, quando riconosciuto esente da responsabilit a titolo di dolo o colpa grave[23].

In particolare, altra giurisprudenza (Corte dei conti, Sezione Appello Sicilia, n. 151 del 9.5.2007) ritiene che, attraverso il criterio di interpretazione letterale, lespressione proscioglimento nel merito non ha nel processo contabile e in quello civile alcun preciso significato tecnico. Inoltre, si ammette, generalmente, che la nozione di proscioglimento al quale fa richiamo lart. 3 corrisponde, nella sostanza, al rigetto dellazione di responsabilit amministrativa, ovvero alla dichiarazione di esenzione della responsabilit. Il problema interpretativo si pone riguardo il significato da attribuire al termine merito. Questo termine, per la giurisprudenza civilistica, contrapposto al termine rito o processuale; infatti, con il termine merito si indicano le questioni sostanziali della domanda. Sulla base di questa premessa, lultima giurisprudenza citata perviene alla conclusione che lintervenuta prescrizione eccepita nel processo contabile si configura come eccezione preliminare di merito*24+, quindi, una volta accertata lavvenuta estinzione dellobbligazione risarcitoria diviene inutile lesame degli altri aspetti di merito della domanda (danno, elemento psicologico, nesso causale, ecc), con la conseguenza che la domanda diviene irreversibilmente priva di fondamento sostanziale, pervenendo, cos, il giudice, allapplicazione della norma sul rimborso delle spese legali.

Comunque, tutto questo non impedisce, in base alla vigente normativa sugli onorari degli avvocati, che il cliente sia obbligato a pagare al proprio difensore gli onorari per ogni atto sostenuto a suo favore[25], dal momento che il diritto dell'avvocato di essere retribuito dal suo cliente persiste nellordinamento (cfr. ex multis Cassazione, sentenza n.. 5467del 13.05.1993). Infatti, lart. 2 del capitolo 1, allegato al decreto 8 aprile 2004 n. 127 del Ministero della Giustizia, stabilisce che gli onorari e i diritti sono sempre dovuti allavvocato dal cliente indipendentemente dalle statuizioni del giudice sulle spese giudiziali*26+. Com noto i diritti sono fissati dal tariffario forense per le singole attivit svolte dal difensore (lelenco riportato nel Decreto del Ministero della Giustizia n. 127 dell8.4.2004*27+), mentre, lonorario retribuisce la

qualit del lavoro svolto. Per i diritti e gli onorari (per tutte le attivit incluse nel tariffario e per le diverse fasce di valore della causa) sono previste per legge una tariffa minima e massima, entro le quali il compenso del professionista deve essere quantificato.

4. Conclusioni.

In questo scenario, ad oggi, non si rileva ancora una posizione definita ed univoca da parte della giurisprudenza su questo problema, dal momento che spesso i giudici preferiscono affrontare la questione guardando il caso particolare portato alla loro attenzione. Infatti, proprio in questottica si colloca lindirizzo giurisprudenziale che preferisce compensare le spese di patrocinio legale quando i comportamenti e/o le situazioni trattate presentano tratti di opacit od irregolarit gestorie che, in ogni caso, hanno danneggiato lamministrazione e la regola del buon andamento, anche se non state sufficienti per raggiungere la soglia della colpa grave, necessaria per emettere una sentenza di condanna.

Esiste anche lorientamento che segue linterpretazione letterale della norma (cfr. Corte dei conti, Sezione Appello Sicilia n. 151 del 2007) che non consente il potere di compensare le spese in caso di proscioglimento del convenuto, rimettendo poi al giudice la liquidazione delle spese.

In questo caso esistono sentenze che pervengono alla liquidazione forfetaria, dove devono essere sempre diversificati gli onorari dalle spese, in assenza di presentazione di apposita nota da parte del difensore[28].

Infatti, la Cassazione (Sezione I, sentenza n. 16993 dell1.8.2007, Sezione III, n. 2748 del 2007) ha indicato che, in tema di spese processuali, quando la parte alla quale vanno rimborsate abbia presentato la relativa nota, ammissibile la liquidazione globale, sempre che siano indicati separatamente gli onorari di avvocato rispetto ai diritti di procuratore, mentre, se la nota non viene presentata, il giudice, pur avendo il potere dovere di provvedere ugualmente alla liquidazione delle spese sulla base degli atti di causa, tenuto ad indicarle in maniera specifica.

Il giudice contabile, anche per le ipotesi di assoluzione, conserva, comunque, il potere di liquidare le spese legali con lunico limite riguardante linderogabilit dei minimi*29+, anche se si deve segnalare che il problema dellinderogabilit dei minimi viene visto (o sospettato) come una misura di favore per gli appartenenti allordine professionale interessato, in difformit dagli artt. 81 e 10 (ex 85 e 5) del Trattato[30].

Al giudice contabile non precluso di ridurre le voci richieste in misura eccessiva ovvero di eliminare quelle non dovute, cos come non pu essere precluso allo stesso di valutare il valore della causa in base al principio del contenuto effettivo della sua decisione, perch rispondente ai criteri di proporzionalit ed adeguatezza della prestazione legale. Questo comporta, alla stregua della giurisprudenza della Cassazione*31+, di tenere conto del criterio del decisum e non del disputatum, specialmente in un processo, come quello contabile, dove la pretesa risarcitoria viene spesso mitigata dalluso del potere riduttivo delladdebito*32+, il quale costituisce applicazione del principio generale di colpa del creditore (art. 1127 del c.c.), in conformit al carattere impersonale dellorganizzazione amministrativa, con riferimento a manchevolezze rinvenibili nel modulo organizzativo adottato, oltre la circostanza che non possono essere escluse nella quantificazione del pregiudizio finanziario concorrenti responsabilit di persone non convenute[33] (perch il P.M. non ha ravvisato condotte gravemente colpose) che il giudice deve, perlomeno, indicare nella funzione o nellincarico svolto.

Ai fini del contenuto effettivo della decisione, necessario per la liquidazione delle spese, si deve tenere conto anche della circostanza che spesso (si pensi ai danni per la lesione allimmagine pubblica) per la determinazione del danno erariale si deve ricorrere al criterio equitativo (art. 1226 c.c.), per cui il valore della causa pi che sulla base di quanto indicato dal P.M. deve far riferimento a quanto ritenuto equo dal giudice nella fattispecie esaminata.

Alla luce di queste argomentazioni il giudice contabile, nello stabilire la misura del rimborso, dispone del potere di correggere notule indicanti spese eccessive, tenendo conto del valore effettivo della causa che non necessariamente quello indicato dal P.M. per i motivi sopra richiamati. importante che il giudice indichi i diritti e gli onorari spettanti, motivando dettagliatamente sia le singole voci che riduce, perch richieste in misura eccessiva, sia quelle che elimina, perch non dovute (ad esempio quelle relative allinvito a dedurre, dove non prevista la presenza della difesa tecnica), con lunico limite di non violare l'inderogabilit dei minimi.

Di certo, necessario che il potere di compensazione delle spese sostenute dalle parti per i propri difensori sia meglio chiarito dalla giurisprudenza (in particolare dalle Sezioni Riunite, con indicazioni di quali siano le circostanza per le quali si pu esercitare[34]), per verificare se detto potere appartenga al giudice contabile, cos come appartiene agli altri giudici.

Resta fermo il principio che il giudice contabile dispone degli strumenti per il corretto esercizio del diritto al rimborso per la parte totalmente vittoriosa nel processo di responsabilit amministrativa, consentendogli di provvedere in ordine alla liquidazione (dietro presentazione di note, altrimenti si procede in via forfetaria), evitando che questa tipologia di spesa, che grava sui pubblici bilanci, sfugga a una qualche forma di controllo, cosa che avveniva quando il rapporto intercorreva solo tra il convenuto prosciolto e lamministrazione danneggiata, con lutilizzo della vecchia formula nulla per le spese che, a volte, ancora viene riportata in qualche sentenza, nonostante lintervento legislativo del 2005.

La scelta del legislatore di rimettere tale controllo al giudice deve essere giudicata positivamente e, de iure condendo, sarebbe auspicabile, che venisse introdotta anche in sede penale, quando vengono perseguiti amministratori e/o agenti pubblici, perch sicuramente si eviterebbero tanto i possibili abusi per rimborsi eccessivi, quanto la lunga e frequente fase contenziosa che segue alla negazione del rimborso da parte delle amministrazioni.

In un momento storico come quello attuale, dove si rileva maggiore sensibilit per la spesa pubblica, la quale non deve essere abbandonata a forme prive di controllo, la via di affidare questo controllo al giudice, il quale colui che effettivamente ha giudicato la fattispecie, nonch valutato la sua effettiva portata, senzaltro la misura pi corretta ed imparziale per il pubblico bilancio.

A questo proposito, il problema del rimborso delle spese legali nei procedimenti avviati obbligatoriamente dal P.M. (compreso quello penale) stato intuito dalla dottrina[35] che ha invitato il giudice ordinario (penale) ad intervenire sullargomento, in quanto la statuizione sulle spese intimamente connessa ad ogni sentenza e la sottrazione del relativo potere al giudice oltrech di difficile compatibilit con lOrdinamento costituzionale costituisce un sostanziale impoverimento delle garanzie del cittadino sia uti singulus che uti societas.

Su questa linea argomentativa dovrebbe muoversi il nuovo Esecutivo, intervenendo e/o proponendo norme adeguate e razionali che consentano di mantenere in equilibrio sia lesigenza del pubblico accertamento giurisdizionale dei comportamenti degli agenti pubblici rilevanti tanto penalmente, quanto amministrativamente, sia il principio del rimborso delle spese legali per coloro che vengono prosciolti nel processo dalle imputazioni contestate, sempre che le condotte tenute siano del tutto esenti da censura.

Il tutto deve rientrare nellottica del controllo della spesa pubblica per evitare che la stessa abbia spazi incontrollati ed incontrollabili.

[1] Cfr. Manuale breve del Diritto processuale civile di B. SASSANI e C. DELLE DONNE, pag. 41, Milano, 2007. Per la Cassazione (cfr. sezione II, sentenza n. 8160 del 15.6.2001 e Sezione III, sentenza n. 2748 dell8.2.2007), il giudice quando riduce l'ammontare dei diritti e degli onorari riportati nella nota prodotta dalla parte, deve indicare il criterio di liquidazione adottato e deve indicare le ragioni della riduzione delle spese eccessive, in modo da consentire il controllo sulle variazioni effettuate. In mancanza di queste indicazioni, la sentenza incorre nel vizio di carenza di motivazione. Altra giurisprudenza della Cassazione (Sezione III, sentenza n. 22347 del 24.10.2007) precisa che il giudice del merito non tenuto a motivare circa la diminuzione o riduzione di voci tariffarie tutte le volte, e per il solo fatto, che liquidi i diritti e/o gli onorari di avvocato in importi inferiori a quelli riportati nella notula, fermo il dovere di non determinarli in misura inferiore ai limiti minimi (o superiore a quelli massimi) indicati nelle tabelle in relazione al valore della controversia.

[2] Cfr. Corte di cassazione, Sezione Lavoro, sentenza 23 gennaio 2007 n. 1418, dove stato ritenuto legittimo il parere espresso dallAvvocatura dello Stato in ordine ad una istanza di rimborso delle spese avanzata da un pubblico dipendente ex art. 18 D.L. n. 67 del 1997, con il quale stato negato il rimborso delle spese relative ad uno dei due difensori adibiti dal dipendente pubblico, motivato facendo riferimento al fatto che il processo penale, per quanto delicato e non semplice, non era di tale importanza da consigliare la nomina di due difensori. Vi da dire, a questo proposito che lart. 7 del Capitolo I allegato al Decreto del Ministero della Giustizia dell8.4.2004, n. 127, stabilisce che quando per la difesa sono incaricati pi avvocati nella liquidazione a carico del soccombente sono computati gli onorari per un solo avvocato.

[3] cfr. Proto Pisani, Lezioni di diritto processuale civile, Napoli, 1996, pag. 340 e segg.

[4] cfr. Proto Pisani, cit.

*5+ Il comma 2 dellart. 92 del c.p.c. stato sostituito dallart. 2, comma 1, lett. a) della legge 28 dicembre 2005, n. 263, questa disposizione entrata in vigore il 1 marzo 2006, con applicazione ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Nel precedente testo il potere di compensazione delle spese non era vincolato espressamente dalla esplicitazione dei giusti motivi da indicare nella motivazione.

[6] Cassazione Sez. III, Sentenza n. 2397 del 31.1.2008, ritiene che la compensazione non abbia la necessit di precisare i motivi, essendo sufficiente il rinvio alla motivazione, con tutte le vicende processuali della causa.

[7] Consiglio di Stato, sezione V, sentenza 20 maggio 2008 n. 2373 e sentenza 21 novembre 2007 n. 5921.

[8] Si tratta degli onorari e diritti spettanti alla difesa del prosciolto, i quali devono, comunque, rispondere a criteri di congruit che, nel caso di amministrazioni statali, devono avere il parere di congruit dellAvvocatura dello Stato, per quanto non vincolante per il giudice (cfr. Cass. S.U. n. 8455 del 2.4.2008). Lart. 18 della legge 23 maggio 1997, n. 135, stabilisce che le spese legali relative a giudizi per responsabilit civile, penale e amministrativa, promossi nei confronti di dipendenti di amministrazioni statali in conseguenza di fatti ed atti connessi con l'espletamento del servizio o con l'assolvimento di obblighi istituzionali e conclusi con sentenza o provvedimento che escluda la loro responsabilit, sono rimborsate dalle amministrazioni di appartenenza nei limiti riconosciuti congrui dall'Avvocatura dello Stato. Il parere reso dallAvvocatura di Stato rientra nellambito della discrezionalit tecnica e non pu essere sostituito dal parere di congruit espresso dal Consiglio dellOrdine Avvocati, perch attiene al rapporto fra l'importanza e delicatezza della causa e le somme spese per la difesa e delle quali si chiede il rimborso a carico del pubblico bilancio (cfr. Cassazione sezione Lavoro, sentenza 23 gennaio 2007 n. 1418).

[9] La Cassazione, Sezione Lavoro, con la sentenza n. 15054 del 4.7.2007, ha affermato che in tema di giurisdizione della Corte dei conti in materia di contabilit pubblica, la norma di cui all'art. 3, comma 2 bis, del d.l. 23 ottobre 1996, n. 543, convertito, con modificazioni, nella legge 20 dicembre 1996, n. 639, la quale stabilisce che, in caso di definitivo proscioglimento ai sensi di quanto previsto dall'art. 1, comma 1, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, come novellato dal predetto art. 3, le spese legali sostenute dai soggetti sottoposti al giudizio di responsabilit dinanzi alla Corte dei conti sono rimborsate dall'amministrazione di appartenenza, non ha efficacia retroattiva e si applica, pertanto, ai soli giudizi iniziati dopo la sua entrata in vigore.

*10+ Michele ORICCHIO, Il regolamento delle spese nei processi ad iniziativa officiosa, in http://www.lexitalia.it/private/articoli/oricchio_spese.htm.

[11] Corte dei conti, Sezione Lombardia, n. 239 del 18.5.2007 afferma che la predetta normativa si interpreta nel senso che il giudice contabile, in caso di proscioglimento nel merito e con la sentenza che definisce il giudizio, ai sensi e con le modalit di cui allart. 91 c.p.c., liquida lammontare degli onorari e diritti spettanti alla difesa del prosciolto, fermo restando il parere di congruit dellAvvocatura dello Stato da esprimere sulle richieste di rimborso avanzate allamministrazione di appartenenza.

*12+ La Cassazione, sezione I, con la sentenza n. 16993 dell1.8.2007, ha stabilito che quando la parte alla quale vanno rimborsate le spese legali abbia presentato la relativa nota, consentita la liquidazione globale, purch siano indicati disgiuntamente gli onorari di avvocato rispetto ai diritti di procuratore, dovendosi presumere che il giudice abbia voluto liquidare le spese in rispondenza alla predetta nota; quando, invece, la nota non viene presentata, il giudice, pur avendo il potere-dovere di provvedere ugualmente alla liquidazione delle spese sulla base degli atti di causa, tenuto ad indicarle in maniera specifica.

[13] La Cassazione (Sezione I, sentenza n. 17059 del 3.8.2007) ha affermato che il carattere unitario della prestazione difensiva comporta che gli onorari di avvocato debbano essere liquidati in base alla tariffa vigente nel momento in cui la prestazione condotta a termine per effetto dell'esaurimento o della cessazione dell'incarico professionale; conseguentemente non si possono invocare variazioni della tariffa approvate dopo lesaurimento della prestazione professionale.

[14] Questa interpretazione della Cassazione esclude la natura di pura norma interpretativa dell'art. 10 bis, comma 10, del decreto legge 30 settembre 2005 n. 203, convertito nella legge 2 dicembre 2005 n. 248, dal momento che non si limita a ripetere o a confermare lindirizzo interpretativo, ma le riconosce un carattere innovativo, il quale comporta certamente la sostituzione della precedente formulazione con quella dellultima disposizione intervenuta in materia (cfr. M. PATRONO, Legge, Enc. Diritto, vol. XXIII, pag. 928 e 929).

[15] Cos, Cassazione, S.U. n. 8455 del 2.4.2008, cit.

[16] Cos la Corte Europea dei Diritti dellUomo nel caso AMBRUOSI contro Italia, sentenza del 19 ottobre 2000 (Ricorso n. 31227/1996) riguardante la compensazione delle spese legali fissata per legge con il D.L. 28 marzo 1996 n. 166.

[17] cfr. Corte dei conti, Sezione Sicilia, n. 2876 del 13 ottobre 2005.

[18] Corte dei conti, sezione Basilicata - sentenza 5 giugno 2006 n. 159.

*19+ Esistono anche sentenze che si limitano a compensare le sole spese di giudizio, in questo caso occorre segnalare che queste spese, generalmente sono assai contenute, perch, salva lipotesi in cui nel processo vengano disposte consulenze tecniche dufficio, nel giudizio di primo grado le spese di giudizio vengono anticipate dallo Stato, mentre, in caso di appello del soccombente privato, sono di misura contenuta come, ad esempio, le spese di notifica (cfr. Corte dei conti, II Sezione Giurisdizionale Centrale di Appello, n. 162 del 28/4/2003). Riguardo la consulenza tecnica dufficio cfr. Cassazione Sezione I, sentenza n. 17953 dell8.9.2005, che riconduce tra le spese processuali, quelle per la consulenza tecnica d'ufficio, essendo questa strutturata, essenzialmente, quale ausilio fornito al giudice da parte di un suo collaboratore.

[20] Sezioni Unite Civili, 12 novembre 2003, n. 17014. In questa occasione, la Suprema Corte ha sostenuto che leffetto perseguito dalla legge, tuttavia, non quello di porsi come disposizione speciale rispetto alla

disciplina generale del fenomeno come si presenta nei giudizi ordinari, ma quello di stabilire una disciplina surrogatoria di quello, cio il rimborso delle spese legali in favore dei convenuti assolti.

[21] Si deve evidenziare che la verifica giudiziale dei comportamenti degli agenti pubblici, promossa per impulso della Procura Regionale , comunque, sottoposta allalea del processo, non potendosi sostenere lidea che qualsivoglia azione pubblica di responsabilit sia sempre fondata. In molti casi, deve essere proprio il giudice con le sue sentenze, tanto di condanna, quanto di assoluzione, ad indicare se il comportamento dei convenuti sia non solo esente da responsabilit, ma conforme o meno ai principi del buon andamento dellamministrazione.

*22+ Nelloccasione, il giudice liquidava la somma differenziando le spese per onorari e quelle per diritti, cui dovevano essere aggiunte lIVA, C.A.P. e le spese generali. Questa ripartizione non sempre viene effettuata, specialmente quando il rimborso viene corrisposto forfetariamente per la mancata presentazione di nota da parte del difensore (cfr. Sezione Abruzzo, n. 191 del 2008 cit.). bene ricordare che la Cassazione (Sezione III, n. 6338 del 10.3.2008) ha affermato che sussiste l'illegittimit della mera indicazione dell'importo complessivo e della mancata specificazione degli onorari e delle spese, in quanto non consente il controllo sulla correttezza della liquidazione, anche in ordine al rispetto delle relative tabelle.

[23] Anche se vero che il convenuto nel giudizio di responsabilit amministrativa viene chiamato dallUfficio del P.M., la circostanza di ricoprire un incarico pubblico, con lesposizione al rischio professionale di incorrere in responsabilit amministrativa, non deriva da obblighi giuridici e, pertanto, non viene imposta dallordinamento. In molti casi il rischio in parola connaturato a percorsi di carriera (compresa quella politica) che consentono visibilit nella societ e retribuzioni pubbliche adeguate.

*24+ Sempre nel senso di ritenere leccezione di prescrizione come eccezione preliminare di merito, distinta dalle eccezioni preliminari di rito, vedi Corte dei conti, II Sezione centrale n. 183 del 5.6.2007.

[25] interessante segnalare che per la Cassazione (Sezioni Unite, sentenza 10 maggio 2006 n. 10706) nel caso di azione o impugnazione promossa dal difensore senza effettivo conferimento della procura da parte del soggetto nel cui nome egli dichiari di agire nel giudizio o nella fase del giudizio di che trattasi (sulla base di una procura inesistente o, ad esempio, falsa, o rilasciata da soggetto diverso da quello dichiaratamente rappresentato), lattivit del difensore non riverbera alcun effetto sulla parte e resta attivit processuale di cui il legale assume esclusivamente la responsabilit con conseguente ammissibilit della condanna del difensore stesso a pagare le spese del giudizio.

[26+ Ad esempio, lo svolgimento di attivit difensiva nella fase preliminare dellinvito a dedurre non pu comportare alcun rimborso a carico dellamministrazione, non essendo obbligatoria la presenza del

difensore. Ovviamente, se lintimato decide di farsi assistere dallavvocato anche in questa fase, dovr sostenere personalmente questa spesa.

[27] Con il predetto Decreto, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 95/L del 18 maggio 2004, stato approvato il vigente Regolamento recante approvazione della delibera del Consiglio Nazionale Forense in data 20.9.2002, che stabilisce i criteri per la determinazione degli onorari, dei diritti e delle indennit spettanti agli avvocati per le prestazioni giudiziali, in materia civile, penale, amministrativa, tributaria e stragiudiziale.

[28] Non si pu escludere che la mancata presentazione di apposita nota contenente le spese sostenute da parte dei difensori rientri in una legittima strategia processuale, dovendosi la difesa confrontare non con una parte privata, ma con una pubblica. Di conseguenza, la presentazione di una nota spese potrebbe anche comportare una valutazione non positiva da parte del giudice della fattispecie di giudizio, dove, quasi sempre linefficienza e la cattiva amministrazione sono sempre presenti, non potendosi immaginare, salvo casi limite, dove il P.M. chiami in giudizio coloro che ben amministrano la cosa pubblica. Ormai la prevalente giurisprudenza (ex multis, Corte dei conti, Sezione Valle dAosta, sentenza n. 12 del 15.5.2007), in caso di mancato deposito della notula, liquida dufficio le spese di lite ai convenuti assolti, in conformit alle tabelle allegate al decreto del Ministero della Giustizia.

*29+ La Cassazione, Sez. 3, Sentenza n. 5318 dell8.3.2007, ha affermato che la liquidazione delle spese processuali effettuata dal giudice deve essere eseguita in modo tale da mettere la parte interessata in grado di controllare se il giudice abbia rispettato i limiti delle relative tabelle. Tuttavia, non ammissibile, per carenza di interesse, censurare la liquidazione quando non sia stato specificamente comprovato che la liquidazione globale arreca un pregiudizio alla parte vittoriosa, in quanto attributiva di una somma inferiore ai minimi inderogabili, essendo, appunto, irrilevante la mera allegazione della violazione dei criteri per la liquidazione delle spese.

*30+ Cfr. Consiglio di stato, Sezione V, ordinanza 31 maggio 2007 n. 2814, la quale ai sensi dellart. 234 del Trattato CE, ha rimesso alla Corte di Giustizia delle Comunit europee, in relazione alle norme degli artt. 81 e 10 del Trattato, le questioni pregiudiziali in materia dei minimi tariffari stabiliti per gli Avvocati.

*31+ Cassazione Sezioni Unite, sentenza n. 19014 dell11.9.2007.

[32] cfr. Corte dei conti, Sezione Lombardia, sentenza n. 233 del 9.5.2007. In ogni caso si deve escludere che il giudice contabile abbia un potere discrezionale nella quantificazione del danno, dovendo sempre procedere ad una puntuale quantificazione dello stesso supportata da adeguata motivazione, escludendo valutazioni che fondano su mere ipotesi di probabilit (cfr. Corte dei conti, Sezione I centrale di appello, sentenza n. 143 del 30.5.2007).

[33] cfr. Corte dei conti, Sezione Sardegna, sentenza n. 869 del 9.8.2007, la quale afferma che il giudice nel determinare il danno da imputare ai convenuti, deve tener conto anche alla quota di danno imputabile a soggetti responsabili non chiamati in giudizio. Questo giudizio incidentale sulla posizione di persone non convenute potrebbe sollevare qualche perplessit alla luce dellart. 111 della Costituzione, in particolare quando il giudice si fa promotore di valutazioni personali di responsabilit in assenza di eccezioni formulate dalle parti in giudizio (n.d.r.).

[34] Non si pu nemmeno escludere che la materia ritorni anche al giudizio delle Sezioni Unite della Cassazione, come gi avvenuto in passato, qualora qualche convenuto assolto, ma con le spese legali compensate, voglia ricorrere contro tale decisione.

[35] M. ORICCHIO, Il regolamento delle spese nei processi ad iniziativa officiosa, cit.

Per quanto attiene ai giudizi di responsabilit amministrativo-contabile occorre fare riferimento allart. 3 del D.L. n. 543/1996, convertito nella legge n. 639/1996 per il quale in caso di definitivo proscioglimento, le spese legali sostenute dai soggetti sottoposti al giudizio della Corte dei conti sono rimborsate dallamministrazione di appartenenza.

Le norme che consentono lassunzione delle spese legali da parte del Comune, rappresentano espressione di un principio generale e fondamentale desunto dallart. 1720 del Codice civile in materia di mandato.

In base a tale norma, come sostiene il Consiglio di Stato nella decisione n. 2242/2000, il mandante deve risarcire i danni che il mandatario ha subito a causa dellincarico.

Ci comporta che le conseguenze economiche dei comportamenti posti in essere da chi agisce per curare un interesse altrui devono essere poste a carico del titolare dellinteresse.

Pertanto occorre che il procedimento sia riferito a fatti verificatisi nellesercizio e a causa della funzione esercitata, e che non vi sia conflitto di interessi tra lattivit dellamministrazione e la condotta

dellamministratore. Occorre inoltre che il procedimento si sia concluso con una sentenza di definitivo proscioglimento.

In merito la Corte dei conti (Sezione III centrale Appello, sentenza n. 18/2004), con riferimento ad alcune pronunce che avrebbero limitato il rimborso delle spese legali al solo caso di assoluzione per difetto di colpa e non anche a quelle assolutorie per difetto di gravit della stessa, ha ritenuto che si tratta di una distinzione infondata sul piano normativo e processuale. Infatti la norma parla di definitivo proscioglimento tale la sentenza di assoluzione anche se solo per difetto di gravit della colpa.

Da un punto di vista processuale le sentenze sono di condanna, di assoluzione o di parziale accoglimento della domanda. Nel procedimento penale perch lamministrazione possa farsi carico delle spese legali, questo deve essersi concluso con sentenza di assoluzione che accerti linesistenza dellelemento psicologico del dolo o della colpa grave.

Per quanto riguarda il parere di congruit questo richiesto soltanto per i dipendenti delle Amministrazioni dello Stato, dallart. 18 del D.L. n. 67/1997, mentre nulla previsto per i dipendenti delle altre amministrazioni pubbliche che possono comunque assoggettare la notula professionale al visto dellOrdine, sostenendo le relative spese.

Infine per quanto riguarda il rimborso di cui al D.L. n. 543/1996, questo determina un rapporto tra convenuto assolto e lamministrazione di appartenenza, per cui allinterno dello stesso che si determinano le modalit con cui pu essere effettuato.

N. 08953/2010 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Quarta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso in appello nr. 8953 del 2010, proposto dal generale Giovanni CAVATORTA, rappresentato e difeso dal prof. avv. Franco Gaetano Scoca, con domicilio eletto presso lo stesso in Roma, via G. Paisiello, 55,

contro

il MINISTERO DELLA DIFESA, in persona del Ministro pro tempore, la PROCURA REGIONALE PER IL LAZIO PRESSO LA CORTE DEI CONTI e la PROCURA GENERALE DELLA CORTE DEI CONTI, in persona dei rispettivi Procuratori pro tempore, non costituiti,

per lannullamento e/o la riforma

della sentenza nr. 21754/10 del 30 giugno 2010 emessa dalla Sezione Prima bis del T.A.R. del Lazio.

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore, alludienza pubblica del giorno 12 aprile 2011, il Consigliere Raffaele Greco;

Udito lavv. Scoca per lappellante;

Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO

Il generale Giovanni Cavatorta ha impugnato, chiedendone la riforma, la sentenza con la quale il T.A.R. del Lazio ha respinto il suo ricorso inteso a ottenere, previo annullamento degli atti di diniego emessi dal Ministero della Difesa, il riconoscimento del proprio diritto al rimborso delle spese legali sostenute per il primo e il secondo grado del processo subito dinanzi alla Corte dei Conti.

A sostegno dellappello, egli ha dedotto:

1) error in procedendo: omessa pronuncia sul primo motivo di diritto e violazione dellart. 112 cod. proc. civ., in relazione allart. 360, comma 4, cod. proc. civ.; error in iudicando: violazione e falsa applicazione dellart. 3, comma 2 bis, del decreto legge 23 ottobre 1996, nr. 543, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 dicembre 1996, nr. 639, e dellart. 18, comma 1, del decreto legge 25 marzo 1997, nr. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, nr. 135; falsa applicazione dellart. 10 bis, comma 10, del decreto legge 30 settembre 2005, nr. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, nr. 248, e s.m.i.; falsa applicazione degli artt. 78 del r.d. 12 luglio 1934, nr. 1214, 25 del r.d. 13 agosto 1933, nr. 1038, 6 del d.P.R. 24 giugno 1998, nr. 260; falsa applicazione degli artt. 3 e 10 bis della legge 7 agosto 1990, nr. 241, e succ. mod.; eccesso di potere per contraddittoriet, illogicit manifesta, incompetenza e sviamento; violazione dei principi generali dellimparzialit, correttezza, proporzionalit e buon andamento dellazione amministrativa (con riguardo allomessa pronuncia del primo giudice in ordine allanomalia procedimentale lamentata nel ricorso di primo grado, stante limpropria richiesta di pareri interpretativi rivolta dallAmministrazione, dopo lassoluzione dellistante dinanzi alla Corte dei Conti, dapprima allAvvocatura Generale dello Stato e quindi alla Procura Regionale e alla Procura Generale della stessa Corte dei Conti);

2) error in procedendo: erronea valutazione di statuizioni giudiziali e del giudicato formatosi; error in iudicando: violazione e falsa applicazione dellart. 3, comma 2, del d.l. nr. 543 del 1996, convertito, con modificazioni, dalla legge nr. 639 del 1996, e dellart. 18, comma 1, del d.l. nr. 67 del 1997, convertito, con

modificazioni, dalla legge nr. 135 del 1997; falsa applicazione degli artt. 91 e 92 cod. proc. civ., nonch dellart. 8 del d.P.R. 30 maggio 2002, nr. 115; mancata considerazione dei fatti; difetto di istruttoria e di motivazione; violazione dellart. 2 della tariffa professionale forense approvata con d.m. 8 aprile 2004, nr. 127; falsa applicazione degli artt. 78 del r.d. nr. 1214 del 1934, 25 del r.d. nr. 1038 del 1933, 6 del d.P.R. nr. 260 del 1998; illogicit manifesta; incompetenza e sviamento; violazione dei principi generali dellimparzialit, correttezza, proporzionalit e buon andamento dellazione amministrativa; sconfinamento dai limiti esterni della propria giurisdizione (con riguardo allavere il T.A.R. condiviso le valutazioni dellAmministrazione, secondo cui la pur definitiva assoluzione dellistante non escludeva in modo assoluto la sussistenza di una sua responsabilit, ed inoltre si sarebbe trattato di sentenza non suscettibile di soggiacere al principio del ne bis in idem, potendo essere superata da eventuali successive acquisizioni).

Le Amministrazioni appellate non si sono costituite.

Alludienza del 12 aprile 2011, la causa stata trattenuta in decisione.

DIRITTO

1. Il generale dellAeronautica Giovanni Cavatorta ha chiesto - ai sensi degli artt. 1 della legge 14 gennaio 1994, nr. 20, 3, comma 2 bis, del decreto legge 23 ottobre 1996, nr. 543, convertito con modifiche dalla legge 20 dicembre 1996, nr. 639, e 18, comma 1, del decreto legge 25 marzo 1997, nr. 67, convertito con modifiche dalla legge 23 maggio 1997, nr. 135 - il rimborso delle spese sostenute per il primo e il secondo grado del processo subito dinanzi alla Corte dei Conti per presunta responsabilit erariale.

Tale giudizio, conclusosi con sentenza definitiva di assoluzione, era relativo al coinvolgimento indiretto dellistante nella vicenda relativa al c.d. disastro di Ustica, con linabissamento di un aeromobile avvenuto il 27 luglio 1980; vicenda per la quale lodierno appellante stato anche imputato per gravi reati, finendo anche in tale sede per essere prosciolto con formula piena gi allesito della fase istruttoria.

Pi specificamente, con la sentenza nr. 2856 del 9 novembre 2004, la Sezione Giurisdizionale per la Regione Lazio della Corte dei Conti ha escluso la sussistenza del danno erariale ascritto allistante in relazione alle spese sostenute per il recupero integrale del relitto dellaeromobile, evidenziando che dette spese avevano la natura di spese di giustizia, siccome finalizzate allespletamento di operazioni ritenute indispensabili dallAutorit giudiziaria per laccertamento della verit.

Malgrado ci, allesito di un lungo iter procedimentale la cui anomalia stata stigmatizzata dallodierno appellante nel ricorso introduttivo del giudizio -, segnato dalla richiesta di pareri allAvvocatura Generale dello Stato nonch alle Procure Regionale e Generale della Corte dei Conti, nonch da un giudizio di

interpretazione promosso dinanzi alla stessa Corte dei Conti e conclusosi in Cassazione, lAmministrazione della Difesa ha negato il chiesto rimborso spese: donde il presente contenzioso, nel quale linteressato oggi impugna la sentenza con la quale il T.A.R. del Lazio ha confermato le statuizioni negative da lui censurate.

2. Lappello fondato.

3. Ed invero, al di l di profili diversi e ulteriori che sono stati superati dal lungo e complesso iter sopra richiamato, la ragione posta dallAmministrazione a base del diniego di rimborso delle spese legali condivisa dal T.A.R. capitolino consiste nellasserita mancanza, nella specie, di una sentenza di proscioglimento nel merito ovvero completamente assolutoria, che costituisce per legge il presupposto della rimborsabilit.

Ci in quanto, sempre a dire dellAmministrazione e del primo giudice, nella citata sentenza nr. 2856 del 2004 non vi sarebbe stato un giudizio cognitorio pieno con conseguente esclusione in via assoluta di responsabilit dellinteressato sotto il profilo del dolo o della colpa grave, trattandosi oltre tutto di decisione assunta allo stato degli atti, e quindi suscettibile di essere superata da eventuali successive acquisizioni.

Tale assunto non pu essere condiviso.

4. Al riguardo, giova richiamare il recente orientamento di questo Consesso in ordine alla analoga fattispecie della rimborsabilit delle spese legali a seguito di assoluzione in sede penale, laddove si affermato che lAmministrazione non ha alcun margine di discrezionalit sulla formula e sulle ragioni dellassoluzione stessa, diversamente consentendosi uninammissibile riedizione del giudizio di ascrivibilit del fatto illecito per cui il dipendente stato imputato (cfr. Cons. Stato, sez. VI, 21 marzo 2011, nr. 1713).

Con specifico riguardo al giudizio di responsabilit contabile, si poi affermato che il rimborso, da parte dellamministrazione di appartenenza, delle spese legali sostenute dai soggetti sottoposti al giudizio della Corte dei Conti, ex art. 3, comma 2 bis, del citato d.l. nr. 543 del 1996, subordinato al definitivo proscioglimento dei succitati soggetti, prescindendo dalle ragioni che hanno condotto allassoluzione; e, pertanto, va riconosciuto il diritto al rimborso de quo anche in presenza di proscioglimento per mere ragioni di rito (cfr. Cons. Stato, sez. I, 29 ottobre 2003, parere nr. 3218).

5. Pur senza aderire a tale ultimo e pi radicale orientamento, non v dubbio che nel caso di specie si sia in presenza di assoluzione piena, avendo la sentenza sopra citata del tutto escluso la sussistenza in concreto di qualsivoglia profilo di responsabilit erariale: il fatto che ci sia dovuto allessere stata riscontrata la carenza di danno erariale comporta semplicemente la superfluit di ogni approfondimento in

ordine al profilo soggettivo della responsabilit (dolo o colpa), venendo a mancare addirittura lelemento oggettivo dellillecito.

Quanto sopra rende palese lerrore di prospettiva in cui sono incorsi lAmministrazione convenuta e il primo giudice, i quali si sono limitati a rilevare lassenza di approfondimenti da parte del giudice contabile sullelemento soggettivo dellillecito, senza considerare che questa era dovuta come detto alla mancanza a monte dellelemento materiale di esso (un po come se, mutatis mutandis, il dipendente imputato in sede penale fosse stato assolto perch il fatto non sussiste, ci che a fortiori rende del tutto inconferente ogni indagine sullelemento soggettivo del reato).

Nemmeno pu condividersi lassunto del giudice di prime cure secondo cui levocata sentenza della Corte dei Conti non sarebbe soggetta al principio ne bis in idem, essendo stata dichiaratamente resa allo stato degli atti e potendo quindi essere superata da successive acquisizioni.

Infatti, non v dubbio che il giudicato formatosi sullassoluzione dellistante pieno, e che linciso allo stato degli atti contenuto in sentenza va inteso semplicemente nel senso che la sussistenza di danno erariale sia da escludersi sulla base delle risultanze acquisite agli atti del giudizio; ci premesso, qualora in futuro dovesse aprirsi un nuovo giudizio di responsabilit in seguito allemergere di quel danno erariale oggi ritenuto inesistente, ci avverr non certo in virt di una cedevolezza del giudicato, ma semplicemente perch si tratter di fatti nuovi idonei a dar luogo a un diverso e autonomo giudizio.

6. Tali essendo le circostanze, evidente la fondatezza delle censure riproposte col secondo motivo di appello (che risultano assorbenti dei profili procedurali censurati col primo mezzo), non essendovi in capo allAmministrazione margine alcuno di discrezionalit valutativa in ordine ai contenuti e alle motivazioni della sentenza di assoluzione piena riportata dallistante.

Ne discende che vanno annullati gli atti impugnati in prime cure e va affermato il diritto dellappellante al rimborso delle spese legali sostenute.

7. Le spese di entrambi i gradi di giudizio seguono la soccombenza e sono liquidate equitativamente in dispositivo.

P.Q.M.

Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta), definitivamente pronunciando sullappello, come in epigrafe proposto, lo accoglie e, per leffetto, in riforma della sentenza impugnata, accoglie il ricorso di primo grado nei sensi di cui in motivazione.

Condanna il Ministero della Difesa al pagamento, in favore dellappellante, delle spese del doppio grado del giudizio che liquida in Euro 5000,00 oltre accessori di legge.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dallautorit amministrativa.

Cos deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 12 aprile 2011 con lintervento dei magistrati:

Gaetano Trotta, Presidente

Sandro Aureli, Consigliere

Raffaele Greco, Consigliere, Estensore

Andrea Migliozzi, Consigliere

Fulvio Rocco, Consigliere

L'ESTENSORE IL PRESIDENTE

DEPOSITATA IN SEGRETERIA

Il 10/05/2011

IL SEGRETARIO

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio

(Sezione Prima Bis)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

Sul ricorso numero di registro generale 10277 del 2007, proposto da: Cavatorta Giovanni, rappresentato e difeso dall'avv. Franco Gaetano Scoca, con domicilio eletto presso lo studio dello stesso in Roma, via G. Paisiello, 55;

contro

Ministero della Difesa, Procura Generale c/o la Corte dei Conti, Procura Regionale Corte dei Conti Lazio, non costituiti;

per l'annullamento

previa sospensione dell'efficacia,

della nota in data 11.10.2007 emessa dal Ministero della Difesa - Direzione Generale per il Personale Militare, prot. n. M D GMIL 09VI 20 CNT 03 / GM 8437/12187, con cui stata rigettata dellistanza presentata dal ricorrente per ottenere il rimborso delle spese legali relative al primo ed al secondo grado del processo subito innanzi alla Corte dei Conti ; nonch della nota emessa dal Ministero della Difesa - Direzione Generale per il Personale Militare in data 13 settembre 2007, prot. n. M D GMIL 09VI 20 CNT 03/ GM 8437/11064, con cui si informava lattuale ricorrente di aver richiesto il giudizio di interpretazione alla Procura della Corte dei Conti; e di ogni altro atto presupposto, conseguente ovvero connesso, ivi in particolare inclusi la nota della Procura Generale presso la Corte dei Conti, prot n. PG 14914/2007 P del 18 settembre 2007, la nota della Procura Regionale presso la Sezione. giurisdizionale per il Lazio della Corte dei Conti, prot. n. G/2001/00006/SPE 54762 del 12 settembre 2007; nonch per quanto occorrere possa, le note del medesimo Ministero resistente - DGPM prot. n. MD GMIL 09VI 20 CNT 03/GM 8437/8669 del 4 luglio 2007 e DGPM, prot. n.. M D GMIL 09VI 20 CNT 03/GM8437/4695 del 5 aprile 2007;.

Visto il ricorso con i relativi allegati;

Viste le memorie difensive;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore nell'udienza pubblica del giorno 5 maggio 2010 il dott. Giuseppe Rotondo e uditi per le parti i difensori avv.to Stefano Gattamelata, con delega;

Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO e DIRITTO

Con il ricorso in esame, parte ricorrente previa impugnazione in via strumentale degli atti con i quali lintimata amministrazione ha rigettato listanza per ottenere il rimborso delle spese legali relative al primo e secondo grado del processo subito innanzi alla Corte dei conti chiede il riconoscimento del proprio diritto al rimborso di tali spese.

In punto di diritto, essa deduce:

1)violazione e falsa applicazione dellart. 3, c. 2 bis, del D.L. 23/10/1996. n. 543 e dellart. 18, c. 1, D.L. n. 67/1997 - falsa applicazione dellart. 10 bis, c. 10, del D.L. n. 203/2005 e degli artt. 78, R.D. n. 1214/1934, 25, R.D. 1038/1933 e 6, DPR n. 260/1998 violazione degli artt. 3 e 10 bis della L. n. 24171990 eccesso di potere sotto vari profili;

2) )violazione e falsa applicazione dellart. 3, c. 2 bis, del D.L. 23/10/1996. n. 543 e dellart. 18, c. 1, D.L. n. 67/1997 (sotto altri profili) falsa applicazione degli artt. 91 e 92 c.p.c. nonch dellart. 8, DPR n. 115/2002 mancata considerazione dei fatti difetto di istruttoria e di motivazione violazione dellart. 2 della tariffa professionale forense falsa applicazione degli artt. 78 del R.D. n. 1214/1934, 25, R.D. 1038/1933 e 6, DPR n. 260/1998 (sotto altri profili) eccesso di potere sotto molteplici profili.

Il ricorso infondato nei sensi che seguono.

Recita lart. 3, comma 2 bis, della legge 14 gennaio 1994, n. 20 (aggiunto dal D.L. 23/10/1996, convertito con modificazioni in legge 20 dicembre 1996, n. 639 recane ad oggetto Disposizioni urgenti in materia di ordinamento della Corte dei conti. convertito in legge): In caso di definitivo proscioglimento ai sensi di quanto previsto dal comma 1 dell'art. 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, come modificato dal comma 1 del presente articolo, le spese legali sostenute dai soggetti sottoposti al giudizio della Corte dei conti sono rimborsate dall'amministrazione di appartenenza.

Lart. 10 bis, c. 10, D.L. 30 settembre 2005 n. 203 - convertito, con modificazioni, dalla legge n. 248 del 2005, recante ad oggetto Misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria ha statuito nel testo ratione temporis vigente - che Le disposizioni dell'art. 3, c. 2 bis del D.L. 23/10/1996, n. 543, convertito, con modificazioni, dalla L. n. 639/1996 si interpretano nel senso che il giudice contabile, in caso di proscioglimento nel merito, e con la sentenza che definisce il giudizio, ai sensi e con le modalit di cui all'art. 91 del c.p.c. liquida l'ammontare degli onorari e diritti spettanti alla difesa del prosciolto, fermo restando il parere di congruit dell'Avvocatura dello Stato da esprimere sulle richieste di rimborso avanzate all'amministrazione di appartenenza.

Con lart. 17, D.L. 1/7/2009, n. 78, convertito in legge 3/8/2009, n. 102 (non applicabile, ratione temporis, alla fattispecie in esame) si inserita, nella precedente disposizione interpretativa, la frase non puo' disporre la compensazione delle spese del giudizio .

Dispone, infine, lart. 1, c. 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20: La responsabilit dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti in materia di contabilit pubblica personale e limitata ai fatti ed alle omissioni commessi con dolo o colpa grave, ferma restando l'insindacabilit nel merito delle scelte discrezionali. In ogni caso e' esclusa la gravita' della colpa quando il fatto dannoso tragga origine dall'emanazione di un atto vistato e registrato in sede di controllo preventivo di legittimita', limitatamente ai profili presi in considerazione nell'esercizio del controllo. Il relativo debito si trasmette agli eredi secondo le leggi vigenti nei casi di illecito arricchimento del dante causa e di conseguente indebito arricchimento degli eredi stessi.

Quello sopra il quadro normativo di riferimento, come seguono le considerazioni in diritto.

Il Collegio non ignora la circostanza che in materia di rimborso spese legali ed in sede di interpretazione del relativo disposto normativo debbano essere registrati pregressi, contrastanti orientamenti giurisprudenziali.

Parte della giurisprudenza (cfr (cfr. Cons. St., sez. III, 11 novembre 2008, n. 1914/2008; id., 14 ottobre 2008, n. 2391/2008; id., 29 gennaio 2008, n. 98/2008; Cass., sez. lav., 24 novembre 2008, n. 27871; sez. lav., 19 novembre 2007, n. 23904; Cons. stato), ritiene che il datore di lavoro pubblico sia tenuto a rimborsare le spese legali sostenute dal dipendente implicato in giudizio amministrativo di responsabilit erariale, per fatti connessi al servizio svolto o all'ufficio ricoperto, in ragione di un principio generalissimo e fondamentale dellordinamento amministrativo che discende, per un verso, dall'interesse dell'amministrazione allorquando l'inadempimento, l'imputazione o l'addebito riguardino un'attivit svolta in diretta connessione con i fini dell'ente e siano, in definitiva, ascrivibili all'ente stesso; per altro verso, dal divieto di arricchimento senza causa e dalla regola generale di cui all'art. 1720, co. 2, c.c., dettata in tema di rapporti fra mandante e mandatario, secondo la quale il mandatario ha diritto ad esigere dal mandante il risarcimento dei danni subiti a causa dell'incarico.

Logico corollario di tali premesse sono:

a)lapplicazione del principio anche a fattispecie anteriori allentrata in vigore delle specifiche norme;

b)l'affermazione che la pretesa al rimborso delle spese legali non ha consistenza di interesse legittimo ma di diritto soggettivo, la cui sussistenza subordinata al ricorrere di alcune condizioni normativamente stabilite.

Deve annotarsi, tuttavia, che laffermazione di cui sopra sub a) non del tutto pacifica.

Altro indirizzo giurisprudenziale (cfr per tutte Cd.s. sez. IV, 26/11/2009, n. 7439), che il Collegio condivide in quanto pi aderente alla peculiarit dellordinamento amministrativo, esclude, infatti, che la disposizione normativa sul rimborso delle spese legali presenti portata confermativa di un principio gi esistente nell'ordinamento.

Si afferma, condivisibilmente, che non presente nel nostro ordinamento giuridico un principio generale di rimborsabilit delle spese legali; esistono singole, frammentate e limitate ipotesi espresse di rimborso delle spese: trattasi, invero, di previsioni settoriali che, semmai, risultano indicative proprio della specificit del beneficio, e non gi della "generalit" dello stesso; e per il precipuo e differente carattere di normazione diretta all'universo delle "amministrazioni statali" va esclusivamente ad essa attribuita una connotazione introduttiva (e non meramente confermativa o ricognitiva) del generale principio di rimborsabilit, come tale priva di efficacia retroattiva.

In altri termini, la disposizione normativa (art. 3, c. 2 bis del D.L. 23/10/1996, n. 543 convertito con modificazioni dalla L. n. 639/1996) non pu avere effetti che per l'avvenire e non pu retroagire a momenti anteriori all'evento generativo del beneficio.

Si tratta, allora, di stabilire il momento dal quale origina il titolo alla fruizione del beneficio contemplato dalla suddetta norma.

L'attenta lettura della stessa (Le spese legali sostenute dai soggetti sottoposti al giudizio della Corte dei conti sono rimborsate dallamministrazione di appartenenza) evidenzia la inscindibile correlazione tra la "conclusione" del giudizio con sentenza (o provvedimento) che escluda la responsabilit e la rimborsabilit delle somme, con ci configurandosi "la fattispecie nella sua compiuta integralit"; la stessa determinazione del quantum ai fini del giudizio di congruit costituisce elemento attinente alla fase applicativa e non costitutiva del beneficio stesso (in termini, C.d.s., sez. IV, 26/11/2009, n. 7439).

Ne consegue, che illegittimamente lamministrazione ha denegato il rimborso sul presupposto che i fatti in questione risalgono a prima dellentrata in vigore della legge cha ha previsto tale rimborso dovendosi porre attenzione, quanto allinsorgenza del diritto, allevento generativo del beneficio come appena sopra individuato.

La posizione di diritto soggettivo, posseduta ed azionata in giudizio, fa ragione, invece, sulla infondatezza delle censure dedotte nel primo motivo di ricorso volte a far valere lirritualit (rectius, illegittimit) delle richieste che lamministrazione ha inoltrato prima allAvvocatura di Stato e poi alla Procura della Corte di conti. Oggetto del presente giudizio laccertamento del buon diritto (azione confessoria) al rimborso delle spese legali, rispetto al quale gli atti, le lettere ed il procedimento adottati dallamministrazione (formalmente censurati) non svolgono alcuna funzione di intermediazione per il soddisfacimento della pretesa sostanziale.

Ad ogni modo, nel comunicare alla parte ricorrente le ragioni ostative allaccoglimento dellistanza, lintimata amministrazione ha fatto proprie, per relationem, le ragioni addotte dalla Procura della Corte dei Conti; sicch, quale che siano state le formalit seguite, latto di diniego, conclusivo del procedimento, resta imputabile, nel contenuto, nella motivazione e nel dispositivo, esclusivamente allamministrazione procedente, mentre le richieste inoltrate alla Procura ed allAvvocatura di Stato assumono, al pi, natura e consistenza di (legittimi) pareri facoltativi acquisiti allistruttoria del procedimento.

Dal combinato disposto delle norme sopra evocate si evince, quale condizione normativamente stabilita (art. 3, comma 2 bis, L. n. 639 del 1996) per il rimborso delle spese legali da parte dellamministrazione, che nei confronti dellimputato in giudizi di responsabilit amministrativa sia stata pronunciata una sentenza di proscioglimento nel merito ovvero completamente assolutoria (tanto che, stata esclusa lapplicazione dellart. 3, comma 2 bis, L. n. 639 del 1996, nel caso di assoluzione per assenza di colpa grave: C. Conti reg. Liguria, sez. giurisd., 3 dicembre 2005 , n. 1471).

Non dubbio che tale condizione manchi nella fattispecie in esame.

La sezione giurisdizionale del Lazio della Corte dei conti con la decisione di primo grado - ha osservato che il danno di cui si chiede il risarcimento conseguente alle spese sostenute dallerario per il recupero del relitto del DC9 ITAVIA; recupero che stato effettuato nel corso delle indagini penali finalizzate ad accertare la causa del disastro aereo. Si tratta, in sostanza, di unazione risarcitoria che strettamente correlata a condotte che hanno un rilievo penalistico e che sono tuttora sub iudice () ai convenuti si contesta di aver indotto lautorit giudiziaria penale ad ordinare il recupero integrale del relitto del DC9 ITAVIA al fine di accertare le cause del disastro aereo di Ustica, recupero che non sarebbe stato necessario almeno nella sua integralit ove gli stessi convenuti non avessero manifestato reticenze ed omissioni tali da impedire una attendibile ricostruzione dei fatti (). Posto che si tratta di questione appartenente alla giurisdizione del giudice della responsabilit amministrativa, va, peraltro rilevato che la peculiarit della fattispecie induce a ritenere che lelemento oggettivo della responsabilit non abbia ancora i requisiti della attualit e della concretezza necessari perch possa essere utilmente esercitata lazione di responsabilit (). Al riguardo si ribadisce che il recupero del relitto aereo stato chiesto dalla magistratura penale nellambito delle complesse indagini finalizzate allaccertamento delle cause del disastro; le spese sostenute per il recupero integrale del relitto hanno, quindi, la natura di spese di giustizia il cui regolamento avr i caratteri della definitivit solo allesito del processo nellambito del quale le spese sono state ordinate. Tale circostanza riverbera i suoi effetti anche in termini di concretezza ed attualit del danno, tenuto conto che soltanto in base alle risultanze definitive del processo penale sar dato conoscere se le spese in questione vengano addebitate ed in quale misura ai soggetti ritenuti responsabili dei reati loro ascritti o se, invece, vengano considerate quali spese gravanti esclusivamente sul bilancio dello Stato, non ripetibili a carico dei soccombenti. Ed ovvio che del tutto diverse saranno le valutazioni che ne conseguono in termini sia di effettiva sussistenza del danno erariale sia di esatta quantificazione del danno stesso. In definitiva, la domanda non pu, allo stato degli atti, essere accolta per mancanza dei requisiti dellattualit e della concretezza del danno

La Sezione prima giurisdizionale centrale della Corte di conti pronunciandosi sugli appelli (principale ed incidentale) proposti da parti avverso la suddetta sentenza ha definitivamente chiarito che In tale contesto decisorio, lespressione allo stato degli atti utilizzata dal primo giudice, al fine di giustificare e chiarire la portata del suo pronunciato, non pu essere in alcun modo letta ed equivalere quale sinonimo di una non consentita sentenza provvisoriamente assunta o di una sentenza interlocutoria con sottesa riserva di pronunciamento definitivo Quella espressione , al contrario, meramente indicativa e significativa d una pronuncia, come ogni altra, resa sulla base degli elementi e delle risultanze processuali che per levidenziata carenza di alcune componenti essenziali dellazione di responsabilit, non consentiva una pronuncia nel merito delle contestazioni mosse () Pertanto, alla impugnata pronuncia della corte territoriale va assegnata carattere di definitivit, quale tipico provvedimento recettivo dellazione per difetto di talune delle sue componenti essenziali, al quale, per il suo chiaro contenuto logico e lessicale, resta estranea ogni statuizione od esigenza di provvedimento interlocutorio od istruttorio. A ci consegue, altres, quale ulteriore corollario, che, entro i ristretti limiti di tale suo contenuto, lindicata statuizione destinata ad acquisire forza di giudicato che non idoneo a coprire altre deduzioni e/od a precludere ulteriori iniziative dellorgano requirente che si rendessero praticabili in ragione di successive acquisizioni, nella

chiarita assenza in quel pronunciamento, di ogni accertamento definitivo sulla responsabilit amministrativa.

Come si evince per tabulas dalla mera lettura del pronunciamento della Corte di conti, la sentenza definitiva resa nei confronti di parte ricorrente non reca alcuna statuizione in ordine allaccertamento della responsabilit amministrativa. E una pronuncia affatto priva, nel suo contenuto, di qualsiasi valutazione e/ o accertamento in punto di siffatta responsabilit, escludendo solo il danno risarcibile con sentenza definitoria del processo. Una sentenza che, ancorch definitiva quanto alla reiezione dellazione per difetto di talune sue componenti essenziali (est, danno risarcibile), non affronta n decide, per, il merito della vicenda, nel senso che non prende in alcun modo in considerazione la condotta di parte ricorrente per giudicarla ai fini della colpevolezza o della assoluzione dagli addebiti.

Tanto vero che, la pronuncia del giudice contabile non copre affatto altre deduzioni n preclude ulteriori iniziative dellorgano requirente che si rendessero praticabili in ragione di successive acquisizioni; e tutto ci nella chiarita assenza in quel pronunciamento, di ogni accertamento definitivo sulla responsabilit amministrativa.

E proprio la sentenza della Corte dei Conti ad affermare, in modo deciso, chiaro e tassativo, che mancato un accertamento definitivo sulla responsabilit amministrativa di parte ricorrente.

Non una sentenza in rito, quindi, avendo la Corte respinto lazione della procura presso la Corte dei conti per mancanza del danno risarcibile, ma neppure idonea ad inverare per il suo contenuto - la condizione normativa imposta dalla fonte paradigmatica occorrendo, affinch le spese legali sostenute dai soggetti sottoposti al giudizio della Corte dei conti siano rimborsate dall'amministrazione di appartenenza, il definitivo proscioglimento dellagente nel merito - ai sensi di quanto previsto dal comma 1 dell'art. 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20 (giusta art. 3, comma 2 bis, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, aggiunto dal D.L. 23/10/1996, convertito con modificazioni in legge 20 dicembre 1996, n. 639: ratione temporis vigente) ; ossia, un giudizio cognitorio pieno sui fatti e le omissioni contestate allesito del quale sia stata accertata, definitivamente, lassenza di responsabilit amministrativa, ovvero del dolo o della colpa grave in capo allagente: accertamento, questo, sullelemento soggettivo, che nella fattispecie del tutto mancato.

N pu inferirsi che la sentenza della Corte pu essere assimilata, ai fini che qui interessano, ad un pronunciamento di assoluzione e/o proscioglimento. La sentenza (di merito) ha escluso, come detto, lesistenza di un danno risarcibile, in difetto dei suoi presupposti, senza trattare, per, nel merito, la responsabilit amministrativa dellagente (condotta e nesso di causalit) alla luce dei fatti contestatigli dalla Procura. A tutta evidenza, si tratta di una decisione che, accertativa della carenza del danno al momento della proposizione dellazione, non tecnicamente qualificabile, allo specifico fine del giudizio sulla rimborsabilit, come assolutoria dalla responsabilit amministrativa (tanto vero che, rispetto a tale accertamento - e contestazione dei fatti neppure trova applicazione il principio del ne bis in idem ed il

giudice contabile ben potr conoscere della stessa vicenda in ragione di successive acquisizioni); e neanche appare condivisibile la tesi secondo cui ogni futuro accertamento resta precluso dallassoluzione disposta in sede penale, atteso che il proscioglimento avvenuto, in quella sede, non gi per assoluzione piena (ovvero, perch il fatto non sussiste e/o per non aver commesso il fatto), bens, per non luogo a procedere poich il fatto non pi previsto dalla legge come reato e perch estinti per prescrizione , lasciando, cos, predicabile un successivo giudizio di responsabilit ad altri fini (id est, disciplinari).

Sennonch, le disposizioni che prevedono il rimborso delle spese legali, nel fissare i relativi presupposti costitutivi della fattispecie, devono ritenersi di stretta interpretazione; ci in quanto, come sopra argomentato, non esiste nel nostro ordinamento un principio generale che consenta di affermare, indipendentemente dalla fonte normativa settoriale ed a prescindere dai limiti in cui il diritto viene conformato, lesistenza di un generalizzato diritto al rimborso di tali spese; circostanza, questultima, che rende, in parte qua, manifestamente infondati i rilievi di incostituzionalit adombrati nei riguardi dellart. 10 bis, c. 10 della L. n. 248/2005.

La condizione normativa in commento (proscioglimento nel merito, rectius, accertamento della inesistenza della responsabilit amministrativa) costituisce, pertanto, lunico ed effettivo presupposto del credito azionato, in difetto del quale manca la ragione causale stessa per chiedere ed ottenere il rimborso delle spese legali sostenute nellambito di un giudizio contabile.

Si tratta di una condizione/presupposto tassativa, indefettibile ed indeclinabile, non altrimenti surrogabile in via analogica, e neppure sospetta, sotto altri profili, di incostituzionalit (id est, violazione degli artt. 3, 24 c. 2^, 111 e 113 della Costituzione) in quanto omologa alle ipotesi di responsabilit penale per le quali il rimborso delle spese legali anchesso condizionato, dallordinamento, alla piena assoluzione dellimputato dalla responsabilit imputatagli (est, conclusione del procedimento con una sentenza di assoluzione, che abbia accertato la insussistenza dell'elemento psicologico del dolo o della colpa grave).

Ne consegue, stante la carenza del citato presupposto, ed assorbita ogni altra considerazione, linfondatezza della pretesa azionata in giudizio per difetto di un elemento costitutivo della fattispecie paradigmatica.

La mancata costituzione delle parti evocate in giudizio esime il collegio dalla pronuncia sulle spese di lite.

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio Sezione I-bis respinge, nei sensi in motivazione, il ricorso meglio in epigrafe specificato.

Nulla spese.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorit amministrativa.

Cos deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 5 maggio 2010 con l'intervento dei Magistrati:

Elia Orciuolo, Presidente

Franco Angelo Maria De Bernardi, Consigliere

Giuseppe Rotondo, Consigliere, Estensore

L'ESTENSORE IL PRESIDENTE

DEPOSITATA IN SEGRETERIA

Il 30/06/2010

(Art. 55, L. 27/4/1982, n. 186)

IL SEGRETARIO

Legge 20 dicembre 1996, n. 639

" Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 1996, n. 543 recante disposizioni urgenti in materia di ordinamento della Corte dei conti" omissis 10. Le disposizioni dell'articolo 3, comma 2-bis, del decreto-legge 23 ottobre 1996, n. 543, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 dicembre 1996, n. 639 e dell'articolo 18, comma 1, del decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135, si interpretano nel senso che il giudice contabile, in caso di proscioglimento nel merito, e con la sentenza che definisce il giudizio, ai sensi e con le modalit di cui all'articolo 91 del codice di procedura civile non puo' disporre la compensazione delle spese del giudizio e liquida l'ammontare degli onorari e diritti spettanti alla difesa del prosciolto, fermo restando il parere di congruit dell'Avvocatura dello Stato da esprimere sulle richieste di rimborso avanzate all'amministrazione di appartenenza..

__________________________________________ Legge 3 agosto 2009, n. 102 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1 luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonch proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali" omissis 30-quinquies. All'articolo 10-bis, comma 10, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, dopo le parole: procedura civile, sono inserite le seguenti: non puo' disporre la compensazione delle spese del giudizio e.

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