Sei sulla pagina 1di 26

Appunti letteratura francese

Lezione 5. 7/03/2022
Manca una parte della lezione in cui la prof. non è entrata nell’argomento.
Zolà, Germinal, Feltrinelli edizione italiana.
Zolà è in assoluto uno degli autori più difficili della letteratura francese perché usa un linguaggio
prettamente popolare e ottocentesco. Usa il linguaggio dei minatori e degli operai dell’Ottocento,
usa il loro dialetto, i loro modi di dire che non esistono più oggi.
Come affrontiamo questo romanzo?
1. Senso storico-critico letterario (inquadriamo il testo e vediamo quanto c’è di vero e quanto
di falso). Entriamo nel laboratorio di Zolà, ci sono rimasti tutti i documenti preparatori che
ci permettono di capire come questo romanzo si è creato. Zolà è sceso in miniera ed è stato
malissimo, lo ha fatto per essere più vero del vero. Zolà è stato un giornalista.
Torneremo un po’ più indietro alle radici del romanzo, che stanno nel titolo. Germinal era
un mese del calendario rivoluzionario francese.
Le radici storiche affondano in quel grande momento storico di rottura totale che fu la
Rivoluzione francese.

Vedremo poi quanto si aggiunge di inventato e metaforico.


Germinal è pieno di simboli e metafore. Siamo agli antipodi dell’osservazione.
La miniera acquisisce vita, gli oggetti e i luoghi si animano.
La miniera di Germinal diventa quasi un inferno dantesco, in cui gli uomini cadono e non
tornano più su.

Qualcuno ha scritto che Germinal è un’epopea, altri hanno scritto che è una sorta di
preghiera laica.

Zolà non dice “io” però la sua presenza si sente un po’ ovunque.

2. Passiamo ad analizzare poi le trasposizioni cinematografiche e a fumetti.


Ci soffermeremo sul concetto di riscrittura e adattamento.
Cinema e fumetto hanno caratteristiche molto diverse uno dall’altro.
Prenderemo in considerazione due film, uno degli anni ’60 e uno degli anni ’90; prenderemo
poi in esame una serie TV del 2021, non ancora tradotta in italiano (6 puntate). Questa serie
non è fedelissima al romanzo; i film sono un pochino più fedeli al testo originale.
Tutto quello che nel romanzo è solo parola, nel film si trasforma in: immagini, voci, colore o
assenza di colore, musica o assenza di musica ecc.
Vedremo anche la questione dei sottotitoli. Il sottotitolatore è un riscrittore, alcune cose
devono essere espunte nello scritto rispetto al dialogo parlato.

Per i fumetti siamo nell’ambito di altre costrizioni. Tutto deve finire in alcune tavole, il
fumetto deve essere più breve del romanzo. Il fiume di parole deve trovare posto nei baloon
(le nuvolette dei fumetti).

Abbiamo un autore unico nel romanzo, ma abbiamo pluralità di autori nel film (regista,
sceneggiatori, costumisti, musicisti). Nel caso del fumetto è possibile avere un autore unico
ma non è sempre così, ci sono spesso anche altre figure (disegnatore, scrittore, colorista).
Il riscrittore parte da una propria lettura del libro. L’idea primaria è che non esiste una
lettura unica di un libro, esistono tante letture quanti sono i lettori.
Ognuno ha la propria sensibilità, il proprio vissuto, tutto ciò si riflette nella lettura.
Queste sono le infinite letture del testo, su cui ha lavorato tantissimo Umberto Eco, ma
prima di lui ci aveva lavorato anche Italo Calvino.
Calvino ha scritto un intervento (pubblicato postumo) sul valore dei classici.
Un classico porta con sé una molteplicità di letture (in senso orizzontale e in senso verticale)
Chi riscrive passa per la sua lettura.
Se leggiamo prima un libro e poi guardiamo il film, nella maggior parte dei casi ci piace più
il libro perché le situazioni, i luoghi e i personaggi sono creati dal nostro immaginario che
poi vediamo tradito nel film (che si basa su ciò che il regista ha deciso); viceversa, se
guardiamo prima il film e poi leggiamo il libro, il nostro immaginario è influenzato dal film,
e i personaggi e i luoghi che immaginiamo risentono dell’influenza di ciò che abbiamo visto
sullo schermo.
La riscrittura perfetta non esiste.

Per essere il più fedele possibile all’originale, il fumetto affronta delle difficoltà ancora
maggiori rispetto al film.

Siamo sicuri che autori, sceneggiatori, siano effettivamente liberi di dire tutto ciò che
vogliono?
Germinal ha molte scene di violenza, scene sessuali.
Un film del genere, ad esempio, potrebbe essere vietato ai minori, di conseguenza il film
incasserebbe meno.
Dobbiamo considerare nelle scelte del regista anche il tipo di pubblico a cui vuole rivolgersi.

Per i fumetti ne vedremo due, uno a scopo didattico e un altro a scopo maggiormente
artistico.

Il pubblico condiziona le scelte.

TESTO FONTE (O TESTO DI PARTENZA) è il libro.


Quando si parla delle trasposizioni (film, fumetti) si parla di TESTO DI ARRIVO.
Nel passaggio tra il testo fonte e il testo arrivo ci sono delle modifiche.

Anche con la traduzione siamo nell’ambito della riscrittura. Leggere due versioni diverse di
Germinal (Feltrinelli, Mondadori) non è la stessa cosa.

Umberto Eco “dire quasi la stessa cosa” è per lui il concetto di traduzione.

Quello che Zolà ha scritto è simile ma non è uguale a nessuna delle traduzioni.
La traduzione non può essere uguale, perché in ogni lingua ci sono degli intraducibili e
quindi si ricorre a perifrasi. Pensiamo poi ai modi di dire che sono propri della lingua, ai
proverbi. Il dialetto operaio dell’Ottocento che viene utilizzato come lo traduco in italiano?
Quello di Germinal non è un dialetto regionale, ma è un dialetto sociale.

Chi ha tradotto ha letto il romanzo, ha dato la sua lettura e anche inconsciamente la sua
lettura si ripercuote sulla traduzione.

Di norma le traduzioni più recenti ci sembrano più corrette perché sono più vicine a noi dal
punto di vista linguistico.
Il traduttore non è un censore, se c’è parolaccia la parolaccia va messa. Noi culturalmente in
Italia tendiamo a pensare che la parolaccia non vada detta e quindi la sostituiamo con un
sinonimo o la omettiamo.

Lezione 6. 8/03/2022

Zolà ci ha lasciato più di 900 fogli sparsi che ci permettono di ricostruire la genesi del
romanzo Germinal.

Ci siamo soffermati sul concetto di LETTURA MULTIPLA, ognuno interpreta a suo modo.

La trama si fonda su un giovane di nome Etienne (nella prima versione della Mondadori è
tradotto in Stefano) che è approdato nel nord della Francia, nel paese di Montsou, il nome è
inventato ma il paese è realissimo.
Tutto è frutto di osservazione diretta, la descrizione di questo paese è frutto di osservazione
diretta dello stesso Zolà.

Etienne è il figlio di Gervaise Macquart, la grande protagonista dell’”assommoir”.


Etienne è figlio anche di Lantier, il quale abbandona i due figli e la moglie all’inizio del
romanzo. Etienne resta solo con la madre, lei è un’operaia sola. Etienne ha una vita non
facile. Nell’assommoir ci parla un po’ di Etienne bambino, fin quando viene mandato fuori
in apprendistato, poi esce di scena.
Etienne è diventato un bravissimo meccanico ma era stato licenziato per un contrasto con il
datore di lavoro. Riappare ormai ventunenne proprio nel paese di Montsou.

Zolà dice che inizialmente per Germinal aveva pensato ad una grande protagonista
femminile, poi ha cambiato idea e il protagonista diventa Etienne.

All’inizio del romanzo, Etienne è in cammino nel nord della Francia in un paesaggio molto
buio alla ricerca di lavoro. Molto difficile trovare lavoro perché siamo nel mezzo di una vera
e propria crisi economica.
Zolà fa riferimento della crisi economica scoppiata in Francia intorno al 1886. Questa crisi
aveva investito particolarmente il settore tessile, la siderurgia, e il settore minerario. Anche
le miniere erano in crisi. Nonostante ciò, Etienne continua nella sua ricerca del lavoro.
Inizialmente la speranza rimane delusa perché Etienne si avvicina alla miniera e cerca di
trovare impiego ma viene respinto per mancanza di lavoro.

Nell’incipit di Germinal ci immergiamo da subito in quelli che sono i colori di Germinal.


Innanzitutto, il riferimento al nero, la notte, è tutto buio. Etienne non vede neanche la terra
nera davanti a sé.

Il colore dominante di Germinal è il nero, la maggior parte del romanzo è segnato dal nero:
nero della morte, della miniera.

Primo riferimento al sangue (idea del rosso), il vento dell’est fa sanguinare le mani.
Il sole non c’è in Germinal.
All’inizio troviamo i punti fermi di tutto il romanzo (nero, sangue, la speranza che il sole
sorga). Il sole sorge solo alla fine del romanzo.
La prima pagina di descrizione è molto simbolica.

Un uomo avanza da solo, per capire chi è bisogna aspettare un po’, lo capiamo dopo che si
tratta di Etienne.
La tecnica che Zolà adotta è una tecnica molto cinematografica, è un bravissimo descrittore
di luoghi.
La sensazione è che lui abbia in mano una specie di telecamera con la quale si sposta
passando da un campo all’altro.

Nel cinema si parla di “campo lungo o lunghissimo” quando prevale il paesaggio.


All’inizio del romanzo non è importante chi sia l’uomo, è importante il paesaggio.

Andando avanti, Etienne incontra il vecchio Bonnemort (buona morte).


Leggendo il dossier preparatorio scopriamo che l’etò che Zolà aveva in mente per questo
vecchio è di 58 anni. Bonnemort è scampato tre volte ad incidenti in miniera, altri sono
morti ma lui si è salvato. Lui è il prodotto umano della miniera; è sceso per la prima volta in
miniera a 7 anni. Non ha mai fatto altro mestiere se non il minatore. Questo personaggio
porta sul viso e nel fisico i segni di questo duro lavoro in miniera. È malato, si regge in piedi
a malapena, perciò risulta così vecchio.

Etienne si affaccia sul paesaggio e vede la miniera e subito dopo incontra Bonnemort che è
il frutto della miniera.

Dal punto di vista linguistico l’incontro tra i due è un passaggio piatto.


Se prendiamo le tre versioni, questo passaggio piatto appare piuttosto diverso.

Parliamo un attimo della questione della traduzione del titolo facendo riferimento ad un altro
romanzo di Zolà.
Assommoir (come titolo) è stato tradotto anche come “ammazzatoio, scannatoio”.

Assommoir è letteralmente il mattatoio, il macello.


In francese però è anche una mazza con cui si ammazzavano gli animali, un’arma.
Nel romanzo questo termine si riferisce a due cose differenti:

1. La bettola in cui i protagonisti entrano e si ubriacano


2. Ma è anche l’alambicco che sta dentro la bettola e distilla l’alcool

Prima traduzione italiana dell’”Assommoir” esce nel 1878 col titolo di “scannatoio”. Nel 1880 esce
un’altra traduzione da parte di un linguista, Policarpo Petrocchi; lui dice che il titolo è fondamentale
e propone una sorta di italianizzazione del titolo sulla base della pronuncia, ovvero “Assommuar”.
Perché Petrocchi fa questa scelta?
Perché i nomi propri secondo lui non si traducono, e “Assommoir” era diventato un nome proprio.
Lo adatta alla lingua italiana perché diventi una parola anche nostra, italiana. Aspetto molto
interessante ma nessuno seguì Petrocchi nella sua scelta.
Parliamo della copertina del romanzo (foto su moodle)
Edizione (anni 70): la scelta della copertina è una scelta storica, c’è un manifesto dell’epoca per
pubblicizzare Germinal. Perché? Per dare storicità al romanzo.
Edizione Feltrinelli: si gioca sui colori, prevale il paesaggio bianco, il piccone nero, in fondo al
paesaggio ci sono i minatori con qualcosa che brucia.
Edizione Mondadori (più recente): Copertina completamente nera

Concetto di “soglie” o “paratesti”: concetto portato avanti da Gerard Genet. Lui ha messo in risalto
che per comprendere un libro bisogna fare riferimento alle tante cose che circondano il testo,
appunto le soglie (copertina, note, bibliografia ecc.). Molto importante è la quarta di copertina. La
quarta di copertina della nostra edizione ci racconta già il finale.
Entrambe le quarte di copertina sciolgono il titolo, Germinale era il mese della fioritura nel
calendario della Francia rivoluzionaria.
Il titolo ha un riferimento storico ben preciso.
Come mai Zolà sceglie proprio questo titolo? Il dossier ci dice che ci pensa moltissimo. In campo
mette diverse ipotesi: “colpo di piccone, il grano che cresce, l’arrivo della tempesta, raccolto rosso,
il sangue che sgorga, gli affamati”. Gli affamati sarebbe stato un titolo molto naturalista, in
riferimento ai minatori che muoiono di fame. Mentre ci sta pensando gli viene alla mente questo
colpo di genio. Germinal fa riferimento anche alla fine del romanzo, perché il romanzo dà speranza
e Zolà ci tiene a lasciare aperta la porta della speranza.
Zolà ci descrive le condizioni dei minatori perché tutto questo non debba succedere ed esistere mai
più.
I giornali dicevano che poi alla fine i minatori stavano bene, Zolà si reca sui luoghi in cui i minatori
lavoravano e trova tutt’altro, per questo decide di descriverlo affinché non accada più.
Ecco perché era importante che il titolo si facesse carico della speranza, di questo sole che sorge.
Germinal all’epoca voleva dire tantissimo. Secondo il calendario rivoluzionario (1789), Germinal è
il mese con cui inizia la primavera (marzo/aprile); è il mese della rinascita, quindi ha un significato
simbolico molto forte.
La Rivoluzione francese fu un grande periodo di speranza.
La monarchia francese era tra le più antiche d’Europa.
Pochissime persone del terzo stato sapevano leggere e scrivere. All’inizio della Rivoluzione
francese il 5/6% della popolazione sapeva leggere e scrivere.
Gli illuministi volevano una monarchia costituzionale.
La Rivoluzione scoppia per motivi prettamente economici.
Quando si verifica la presa della Bastiglia (14 luglio 1789), la gente resta pietrificata. Da un giorno
all’altro cambiano le cose, si cominciano a fare molte riforme impensabili nel giro di pochi mesi.
L’assemblea nazionale comincia a rifondare le basi dello Stato.
Esce subito la dichiarazione dei diritti dell’uomo, era un qualcosa di impensabile fino ad allora per
la Francia.
La rivelazione dell’uguaglianza sconvolge la popolazione francese.
Psichicamente l’idea dell’uguaglianza sconvolge; c’è l’idea forte di vivere in un mondo nuovo.
“Tutto cambiò in un secondo”.
Viene istituito l’anagrafe (invenzione della Rivoluzione Francese), prima venivano registrate
nascite e morti solo dei cattolici. L’anagrafe fa riferimento allo stato civile. Ebrei, protestanti
acquisiscono diritto di cittadinanza.
Ci sono una serie infinite di diritti, fino ad arrivare al diritto al divorzio. L’antico regime prevedeva
che la donna non fosse autosufficiente nella ricerca del compagno. Fino al 1789 è il padre che
decide per la figlia. Il diritto al divorzio permette che vengano sciolti tutti quei matrimoni in cui la
donna non aveva potuto decidere.
È un tempo nuovo, e in un tempo nuovo ci vuole un calendario nuovo; quindi, viene messo da parte
il calendario gregoriano e entra in vigore il calendario rivoluzionario.
Il calendario rivoluzionario entra in vigore nel 1793. La divisione è sempre in 12 mesi, 30 giorni,
ma ciascun mese è diviso in decadi (non settimane), ogni giorno ha dieci ore. L’interessante è che si
tolgono i nomi dei mesi e dei giorni e ne vengono dati di nuovi. Ogni mese è associato alle stagioni:
Estate (mesidoro,termidoro,fruttidoro) Autunno (vendemmiaio,brumaio,frimaio) Primavera
(germinale,fiorile, pratile) Inverno (nevoso, piovoso, ventoso).
Germinale va dal 21 marzo al 19/20 aprile ed è il mese della speranza. Si conclude l’inverno e si
ritorna al sole. Quale miglior mese di germinale per il nome del romanzo.
Nel 1805, Napoleone diventa imperatore e toglie il calendario rivoluzionario e si torna al calendario
gregoriano.
Su moodle ci è stato messo il convertitore del calendario rivoluzionario.
Gli uomini della rivoluzione dettero volto di donna a tutti i mesi della Rivoluzione. La Rivoluzione
francese è una rivoluzione molto al femminile, anche se i diritti della donna non arrivarono a quelli
odierni.
Durante la comune di Parigi del 1874, il calendario rivoluzionario ricompare per un paio di
settimane.
Quando compare il romanzo di Zolà, tutti avvertono il carico di quel titolo.
Germinal inizialmente viene associato dallo scrittore ad una donna.
In Germinal c’è la questione femminile, così come c’è nell’Assommoir. L’Assommoir è il settimo
dei Rougon-Macquart (1877), precedentemente apparso a puntate su un quotidiano (ampiamente
censurato). Quando Zolà lo ripubblica in volume ripristina cose censurate ma toglie altri pezzi.
Germinal (1884-1885) pubblicato a puntate, è il tredicesimo volume del ciclo. Pubblicato in volume
nel 1885.
ASSOMMOIR: è tutto più individualista, è la storia di Gervaise e degli uomini che le girano
intorno. Il romanzo finisce malissimo, non c’è salvezza.
GERMINAL: I protagonisti sono i minatori, Etienne ad un certo punto si perderà tra la folla.
I due romanzi sono anche chiamarti ROMANZI OPERAI e sono fortissimamente legati anche
perché i vari personaggi si rincorrono.

In entrambi i romanzi è fondamentale la questione del linguaggio, lo racconta lo stesso Zolà quando
dice che fece scandalo il linguaggio dell’Assommoir più della trama. Il primo direttore impedì a
Zolà di continuare la pubblicazione a causa delle proteste dei lettori sulla trama ma anche sulla
lingua.
PREFAZIONE ALL’ASSOMMOIR:
Ha voluto dipingere il fatale decadimento di una famiglia operaia.
È un’opera di verità.
Non è certamente il primo romanzo che sia stato scritto sul popolo (pensiamo ai “miserabili” di
Hugo).
Dice Zolà che è il primo romanzo sul popolo che ha l’odore del popolo. Zolà presenta il bene e il
male che c’è. Il popolo è ignorante, vive male, e tutto ciò è dovuto all’ambiente.
Non viene usata una lingua letteraria, ma lingua del popolo vero e proprio, la lingua che il popolo
usa quotidianamente.
In Zolà non c’è l’idea dell’amore romantico.
L’amore è assente ma c’è, ed è quello dell’autore nei confronti dei suoi personaggi, della loro
miseria.
Ci sono scene di violenza, scene relative alla sessualità abbastanza forti, in Germinal.

Ci soffermiamo brevemente sull’assommoir. Non dobbiamo leggerlo per l’esame. Ci deve servire
da paragone.
Perché Zolà scrive questo primo romanzo operaio? Le motivazioni le troviamo in una lettera, quella
che scrive nel 1877 al direttore del giornale nel quale viene pubblicato a puntate.
La lettera dice: mostrare l’ambiente del popolo, spiegarne i costumi, l’ubriachezza del popolo
proviene dalla condizione operaia.
La morale è all’interno della descrizione stessa.
A questo documento preparatorio fa eco un’altra lettera del 1877, dopo la pubblicazione del
romanzo. “Risanate i sobborghi, aumentate i salari”. Zolà si propone di fare questa pittura senza
sconti, il popolo visto nel bene e nel male.
In mezzo al popolo però si staglia un unico personaggio, Gervaise. Gervaise è la moglie di Lantier
(è il padre di Etienne), il quale però va presto via di casa. L’altro uomo presente nella vita di
Gervaise è Coupeau, onestissimo operaio, un bravo uomo, dal quale Gervaise avrà un’altra figlia,
Nanà.
Lantier era il compagno, Coupeau lo sposa perché spera in un impossibile riscatto, vuole vivere
tranquilla, sogna di avere del pane in tavola, di tornare a casa la sera, di non essere picchiata e di
morire nel suo letto.
Si parla quindi anche di violenza sulle donne, in relazione ovviamente anche al problema
dell’alcolismo.
Coupeau non beve perché il padre è morto a causa dell’alcool.
Gervaise e Coupeau vivono una vita tranquilla finché tutto cambia quando il marito ha un
gravissimo incidente sul lavoro, cade dal tetto. Ha delle ferite gravissime, si riprenderà fisicamente
ma non si riprenderà mai psicologicamente. Ritorna di nuovo abile al lavoro ma dentro di sé
sviluppa una terribile paura del lavoro. Diventa molto arrabbiato con sé stesso e con la società. Si
chiede perché sia successo a lui. Questa rabbia lo porta ad avvicinarsi all’alcool.

Lezione 7. 14/08/2022
Ci eravamo fermati sull’Assommir cercando di tracciare i legami con Germinal.
Dopo la “bocciatura” da parte del primo direttore di giornale, Zolà va da un altro direttore di un
altro giornale dal nome “La repubblica delle lettere”; questo accetta di ospitare la conclusione
dell’Assommoir che però viene notevolmente censurato. Alla fine della pubblicazione tra i due
giornali ne esce qualcosa di sostanzialmente diverso da quella che è poi la versione in volume. Nel
volume alcuni passi vengono rivisti da Zolà.
Tutto il romanzo si può riassumere in questa frase: “chiudete le bettole, riaprite le scuole”. È un
romanzo sociale, perché l’intendimento è di combattimento sociale. In questo libro c’è la pittura del
popolo senza sconti, è una pittura realistica. Queste persone vivono in ambiente malsane, sono
sfruttate; poi c’è il grosso problema dell’alcool.
Al centro di tutto c’è una figura femminile, Gervaise, che è circondata però da figure maschili:
Lantier, padre dei primi due figli, che nel romanzo rappresenta il male in persona, poi troviamo
Coupeau, onesto operaio zincatore che lavora sui tetti, padre di Nanà.
Etienne di Germinal lo ritroviamo già nell’Assommoir ma è piccolo.
Grande tema degli incidenti sul lavoro.
Tutto ciò a fronte di una trama essenzialmente semplice e lineare, quasi banale. Si tratta
dell’aspirazione di Gervaise (che quando il romanzo si apre ha 22 anni) a vivere una vita tranquilla,
non insegue la felicità. Gervaise non riuscirà a vivere una vita tranquilla dal momento che la società
e il caso non glielo permetteranno.
In varie lettere Zolà confessa a Edmondo De Amicis di avere difficoltà nella stesura
dell’Assommoir.
Vediamo la trama: Gervaise arriva a Parigi dalla Provenza con il compagno (Lantier). Va ad abitare
in uno dei quartieri più malfamati di Parigi. Qui ci sono spunti autobiografici, anche Zolà era andato
dalla provenza a Parigi ed aveva abitato in questi luoghi che descrive.
La coppia ha due bambini, ma c’è qualcosa che non va. Si comprende subito che il grande problema
non è lei, ma Lantier. Lantier non lavora ma neanche vuole saperne di lavorare. I pochi soldi che ha
li spende in donne, non si cura dei figli.
Quando l’Assommoir si apre, Lantier non esita a rubare alla compagna i pochi soldi che le sono
rimasti, mette tutto in una borsa e va via di casa lasciando i figli in casa.
Lei resta sola con i figli.
Inaspettatamente Gervaise pian piano comincia a riprendersi. Comincia a lavorare e si costruisce il
suo destino in modo molto onesto. Ad un certo punto conosce Coupeau (che è un po’ l’opposto di
Lantier), lui comincia a corteggiarla. Oltre che onesto, lui non beve e ha terrore dell’alcool. Da
subito dice anche di volersi prendere cura dei due figli che non sono suoi (il che non era molto
scontato dato il contesto, siamo nella Parigi dell’Ottocento). Il padre di Coupeau era caduto dal tetto
perché beveva. Inizialmente Gervaise è terrorizzata ancora dal rapporto sentimentale, non vuole
aprire nuove relazioni. Il corteggiamento di Coupeau è pressante ma non è un corteggiamento
romantico; alla fine lei cede e i due si sposano. Gervaise ha quella tranquillità che sogna. La felicità
assoluta è un po’ ostacolata dalle persone che gli stanno intorno. I parenti di Coupeau sono persone
estremamente negativa.
Passano gli anni, l’Assommoir si muove lungo un ventennio.
Lei comincia a lavorare come lavandaia e guadagna bene, lui anche guadagna bene.
Lei comincia a pensare di aprire una lavanderia tutta sua. Aprire bottega, significava aver fatto
fortuna. Questa è l’impressione che ha Gervaise. Questa lavanderia diventa un simbolo del riscatto
di Gervaise, che ha anche proprie dipendenti. Accanto a questo sogno ce ne è un altro, Nanà. Questa
bambina viene accolta molto bene da Coupeau ma molto meno da Gervaise, delusa dal fatto che sia
femmina. Questo perché ha paura che sua figlia incontrerà le stesse sofferenze e difficoltà che ha
incontrato lei. Stessa prospettiva c’è in Madame Bovary (dice la stessa cosa quando le nasce la
figlia).
A questo punto ecco che entra in campo il caso, il destino. Ed ecco che l’Assommoir diventa il
romanzo della fatalità.
Un giorno Gervaise decide di andare a trovare il marito sul lavoro, lei non andava mai perché
temeva di distrarlo. Gervaise va con sua figlia Nanà piccolissima. Siamo al tramonto, Zolà lo
descrive lungamente.

Qui la descrizione di Zolà è di tipo cinematografico, passa costantemente dall’alto al basso, da terra
al tetto.
Coupeau si sporge un po’ di più per salutare la bambina e cade davanti alla figlia, alla moglie e ad
un'altra donna che stava parlando con la moglie. Sembra morto. Gervaise si occupa di lui, passano i
mesi e Coupeau riesce a riprendersi, alla fine torna quasi sano, con piccole conseguenze fisiche ma
con con importanti conseguenze psicologiche. In lui si è installata una paura folle, ha paura di
tornare a lavorare, anche perché non capisce perché proprio a lui, non capisce perché il destino si
sia accanito su di lui dal momento che si è sempre comportato bene, non beve ed è un grande
lavoratore ma anche un buon padre di famiglia.
Comincia a sviluppare questa rabbia nei confronti del lavoro. Fa finta di andare a lavorare e poi
torna a casa. Per dimenticare comincia a bere e si lascia trascinare dagli altri compagni. Quello che
c’è dentro l’Assommoir comincia a diventare roba sua.
All’inizio la moglie crede di poterlo gestire, lo comprende, lo perdona. Lei ha la speranza che tutto
sia passeggero. Ma Coupeau non tornerà più come prima. Comincerà a picchiare la moglie, a
picchiare i due figli di lei (che vengono poi allontanati).
Tutto ciò finisce per coinvolgere anche Gervaise.
Il romanzo è costruito in forma piramidale. 13 capitoli. I primi 6 di ascesa di Gervaise. Gli ultimi 6
sono di discesa. Il capitolo 7, nel mezzo, è la punta della piramide, l’inizio della fine. Nel capitolo 7
ritorna Lantier, che finisce per distruggere tutto. Anche lei si darà all’alcool. I due muoiono.
Coupeau muore in seguito al delirio di tremens, uno stato confusionale causato dall’astinenza da
alcool. Lei muore di stenti, di fame, dopo aver provato a cercarsi il pane per le strade di Parigi
facendo la prostituta.
Il grande messaggio dell’Assomoir è che è l’ambiente in cui vivono che li ha portati a quella fine;
nel caso di Coupeau però c’è anche il destino di mezzo (l’incidente sul lavoro).
Due grandi tematiche:
1) Tematica sociale: l’alcool, il lavoro mal pagato e non sicuro.
2) Altro grande tema è quello del destino, che si può estrapolare dalla questione sociale. La vita
dei due cambia a causa di un incidente. Il cambiamento può avvenire per chiunque.
Riflessione sull’evento che ci cambia la vita. La nostra vita può cambiare da un momento
all’altro. Ciò che ci distingue l’uno dall’altro è la capacità di reagire; Coupeau non sa
reagire, non ha gli strumenti, non vuole reagire.

Questa riflessione sul destino, sul caso, si ritrova in tanti romanzi della letteratura francese.

Anche ne “La bella e la bestia” il tema dei temi è il destino.


Un film che possiamo prendere come esempio per il discorso relativo al destino è “sliding doors”.
Stati uniti, lei è una ragazza americana in carriera. Viene licenziata perché la ditta deve chiudere.
Lei torna verso casa. Mentre torna a casa le si para davanti una bambina mentre cerca di andare alla
metro. Arriva davanti alla porta della metro. A questo punto il film si sdoppia:
1) Prende la metro, torna a casa e trova il fidanzato che l’ha tradita.
2) Perde quella metro, torna a casa dopo e non scopre il tradimento.

Nella prima strada la ragazza muore alla fine, nella seconda resta in vita.

Questo è quello che ci dice Zolà, insomma, se Nanà e Gervaise non fossero passate da lì, Coupeau
non sarebbe caduto.
Leggendo il romanzo si capisce che Zolà è dalla sua parte.
Etienne è piccolo e subisce delle violenze da Coupeau. Quando viene mandato via ha 7/8 anni. In
Germinal, Etienne fa riferimento alla madre dicendo che deve mandarle dei soldi.
Per l’Assommoir ci interessa in primis la tecnica quasi cinematografica. È come se Zolà ponesse
una telecamera sulla testa di Gervaise.
Tutto è molto cupo anche nell’assommoir, il colore determinante è il grigio.
Gervaise non è una bellissima donna, zoppica. È una brava ragazza, ma ha anche alcuni difetti
fisici.
Il punto chiave è quello in cui i due si incontrato per la prima volta all’Assommoir. Stanno
osservando questo grande alambicco ma hanno paura. L’Assommoir è una macchina che sembra
viva (sembra che russi, sembra che respiri), è una specie di mostro. Gervaise ne ha paura ma si
sente attratta.
Le stesse caratteristiche dell’Assommoir le ritroveremo nella miniera che mangia gli uomini.
Gervaise dice quelli che sono i suoi desideri a Coupeau proprio dentro l’assommoir, e lì ritornerà
quando comincerà a bere.
L’assommoir fu subito tradotto in italiano, in Italia c’erano grandi sostenitori di Zolà, pensiamo al
verismo.
Anche se il libro finisce male, non c’è un pessimismo di fondo (come in Verga).
Al funerale di Zolà ci furono centinaia di Gervaise, di Coupeau, così come moltissimi minatori.
Zola era riuscito a far incontrare la letteratura con la vita.
Quando muore, Zolà era diventato molto ricco.
Aveva letto testi di operai zincatori, testi medici sull’alcolismo, testi linguistici. Si era molto
documentato sui libri ma anche sul campo.
Duplice modo di concepire il romanzo: da un lato ci sono i libri, dall’altro lato c’è l’osservazione
sul campo. Studio e osservazione della realtà.
Alla biblioteca nazionale di Francia ci sono tutti i manoscritti di Zolà. Ne mancava uno, la
trasformazione del romanzo Germinal in opera teatrale. L’opera è andata in scena una volta sola.
L’intero manoscritto di Zolà ci è ignoto.
A dicembre 2021 il manoscrtto è stato ritrovato in America, da un privato. A gennaio 2022 è stato
acquistato dalla stessa biblioteca nazionale di Francia.
Tutti gli appunti sono stati trascritti, il titolo della raccolta è “la fabbrica di Germinal”, ad opera di
Colette Becker.
Cosa ci raccontano i documenti preparatori? Ci raccontano molte cose se li uniamo alle
corrispondenze di Zolà. Anche Germinal è legato al caso, a livello di stesura.
I primi documenti preparatori ci raccontano dell’incertezza sul titolo. Capiamo che Zolà aveva
intenzione di dare un seguito all’Assommoir ma non aveva le cose ben chiare, voleva restare tra il
popolo. È incerto sul protagonista.
All’inizio sappiamo solo che voleva scrivere un secondo romanzo sul popolo. Questo romanzo lui
lo immagina come una risposta positiva a Victor Hugo che aveva scritto “I miserabili” (1862);
ambientato durante la restaurazione (1815-1830).
Zolà era grande ammiratore di Victor Hugo, ma lui era un romantico, estremamente impegnato nel
sociale, ma Hugo era molto lontano dall’idea realista e naturalista. Nei “miserabili” il bene è il
popolo e il male è la legge. La pittura del popolo era estremamente buona, estremamente cattiva era
invece la pittura del governo.
In Zolà il popolo è contemporaneamente bene e male, e questo male è generato dall’ambiente in cui
il popolo vive.
Il soggetto della miniera Zolà comincia a prenderlo in considerazione ma non ne è convinto.
Il soggetto della miniera era molto dibattuto all’epoca, se ne parlava spesso sui giornali perché
succedevano molti incidenti. Vari romanzieri cominciano ad occuparsi delle miniere.
Un altro che descrive le miniere è Jules Verne.
Cominciano ad esserci moltissimi scontri tra i minatori e l’esercito.
Giugno 1869 l’esercito viene inviato per mettere fine ad uno sciopero di minatori, siamo nel nord
della Francia. Vengono arrestati 40 minatori. Le famiglie di questi minatori il giorno seguente
protestano. Il numero diventa sempre maggiore. Il giorno dopo centinaia di migliaia di persone
vanno incontro all’esercito disarmati. Uno di questi giovani militari, preso dal panico comincia a
sparare. Il bilancio alla fine sarà di una ventina di morti, tra cui una neonata in braccio alla madre.
All’epoca il diritto di sciopero non esisteva in Francia, quindi chi lo faceva, andava contro la legge.
Scioperare significava la possibilità di vedersi immediatamente interrotto il rapporto di lavoro,
perché si faceva qualcosa di illegale.
Esisteva il libretto di lavoro dal 1803, sul quale si segnavano i lavori che si erano fatti. Al
licenziamento, il datore di lavoro segnava sul libretto di lavoro il motivo del licenziamento, ovvero
gli scioperi. Raramente si venivano riassunti.
Nonostante queste repressioni, gli scioperi si moltiplicavano in tutta la Francia, soprattutto nelle
miniere.
La questione delle miniere, quindi, era molto attuale ai tempi di Zolà. Nonostante ciò, Zolà è a
Parigi, e lì le miniere non ci sono. Pensa allora che il suo nuovo romanzo potrebbe avere come
protagonisti i contadini. Va in Bretagna per osservare la vita dei contadini. Ne resta completamente
insoddisfatto. Mentre sta pensando di abbandonare questa idea ecco la svolta del caso.
Zolà è seduto ad un caffè e incontra un deputato, Alfred Giard. I due stringono subito amicizia.
Giard è un uomo del nord, è di Valenciennes, città fortemente mineraria. Giard è da molto tempo
che si sta battendo per provare a migliorare le condizioni dei minatori. Il caso fa incontrare l’uomo
politico che si batte per i minatori e il romanziere che sta cercando il soggetto per il suo romanzo.
Così nasce Germinal. I due capiscono che insieme possono fare qualcosa. Quest’incontro è
fondamentale per la stesura di Germinal.
Nel febbraio 1884, Giard lo invita a vedere quello che succede nelle miniere.
Il 19 di febbraio nel sobborgo di Anzin, più di 19.000 minatori erano improvvisamente entrati in
sciopero. Zolà arriva lì il 24 febbraio.
Giard era molto benvoluto dai minatori perché loro sapevano ciò per cui lui si batteva. Quando
arriva Zolà però sono diffidenti, ma Giard lo presenta come il suo consigliere di fiducia.
Zolà ottiene la confidenza dei minatori.

Lezione 8 21/03/2022
Ci eravamo fermati alla genesi di Germinal.
L’uomo politico (Giard) e il romanziere (Zolà) si incontrano per caso e hanno bisogno l’uno
dell’altro. Giard capisce che se Zolà si occupa dei minatori può sollevare il problema all’opinione
pubblica.
Lo sciopero inizia il 19 febbraio. Zolà il 24 prende il treno e arriva in zona. Giard racconta che Zolà
è il suo consigliere personale, in modo che i minatori si fidino di lui. Zolà resta lì all’incirca una
settimana o dieci giorni.
In questi giorni Zolà scrive, annota, disegna ciò che osserva. Di questo soggiorno ci restano circa
900 fogli volanti. Il dossier preparatorio non è composto solo da questi 900 fogli, ci sono anche
altre carte. Assiste anche alle riunioni sindacali, che erano illegali; i minatori sapevano benissimo
che potevano essere arrestati. Queste riunioni si svolgevano in ruoli inaccessibili all’esercito.
Osserva il modo di vita dei minatori, osserva le loro case (abbiamo i disegni di Zolà anche di queste
case). Le case che lui descrive in Germinal sono quelle che lui ha osservato in questo soggiorno. Si
tratta di case a schiera, due piani. Al pian terreno c’è un’unica stanza e un’altra stanza al secondo
piano (con la camera da letto). Dove ci sono molti figli si dorme nei corridoi. Le case sono piccole.
Zolà descrive il niente che c’è nelle case. Nelle famiglie più fortunate c’è un mobile.
Osserva i minatori, ne osserva il loro invecchiamento precoce, dovuto alle condizioni di lavoro.
Annosa questione della promiscuità sessuale, dovuta alla mancanza di educazione; queste ragazze
che prestissimo diventano madri senza neanche un minimo di preparazioni.
Descrive anche i luoghi in cui questi minatori si ritrovano.
Descrive poi i ritmi di lavoro. La partenza della miniera arriva prima che il sole sorga. I minatori si
alzano alle 4 e lavorano 12 ore. I minatori si alzano col buio e vanno a casa col buio. Le ore di luce,
i minatori le trascorrono al buio in miniera. Non esiste il riposo settimanale se non nei giorni di
festa grande. Anche i bambini lavorano in miniera e sono reputati estremamente necessari. Per
bambini si intende dai 7 anni in su. Esistevano dei cunicoli nelle miniere in cui potevano entrare soo
persone molto piccole, perciò i bambini erano necessari.
Esisteva una legge in Francia, dal 1874, la quale vietava ai minori di 13 anni di scendere in miniera
per questioni di saluti. La legge c’era ma nessuno la applicava.
Zolà osserva tutto questo ma non è ancora mai sceso in miniera.
Grazie al deputato Giard, ottiene la licenza per scendere in miniera. Di ciò Zolà è estremamente
felice ma è anche impaurito per vari motivi: perché non è abituato al lavoro fisico, è un po’
sovrappeso. Un altro motivo è che Zolà è terrorizzato dallo scendere sottoterra perché all’età di 18
anni aveva avuto una febbre fortissima e aveva cominciato a respirare malissimo, aveva cominciato
a delirare e in questi deliri aveva sognato di essere stato seppellito vivo. Questo idea del soffocare
sottoterra gli era rimasta dentro e aveva sviluppato il terrore di scendere sottoterra. Alla fine,
scende, con la stessa tenuta dei minatori (i pochi che non avevano aderito allo sciopero). I
documenti dicono che mentre scende scrive; la descrizione che fa è uguale a quella della prima
discesa di Etienne ("sembra di essere immobili, in realtà si scende”). In miniera ci resta 5 ore,
osserva che i minatori hanno dato alle gallerie dei nomi. Si sofferma ad osservare gli animali,
spesso ci sono dei cavalli, fatti scendere molto piccoli, destinati a lavorare in miniera tutta la vita.
Zolà è un animalista convinto. Zolà prova pena per questi cavalli; le pagine di queste descrizioni
sono tra le più belle e commoventi del romanzo.
Lo sconvolge tantissimo anche la presenza dei bambini.
Si informa sui mille pericoli della miniera: le frane, le cadute nei pozzi, le rotture dei cavi,
inondazioni e soprattutto la paura della morte invisibile.
La morte invisibile era generalmente provocata da 3 fattori:
1) Monossido di carbonio
2) “colpo di polvere”, alcune fibre di carbone sospese che potevano improvvisamente
infiammarsi
3) “Griseau”, particolare tipo di metano emanato dal carbone che poteva esplodere a una
minima scintilla.
I minatori più esperti riuscivano a percepirlo dando ascolto ai sintomi fisici.
I più giovani spesso morivano.
Solitamente nelle gallerie più profonde della miniera venivano mandati i minatori più esperti
o più anziani
Poi Zolà dopo aver visto la miniera assiste spesso alle riunioni sindacali che si tenevano spesso
nelle foreste; ci si riuniva dove si poteva non esser visti. Non c’era diritto di riunione così come non
c’era diritto di sciopero.
Agli inizi di marzo Zolà torna a Parigi. Il viaggio è stato proficuo; Zolà torna da quel viaggio
profondamente trasformato. Lui torna a Parigi ma lo sciopero continua. È uno sciopero in cui non ci
furono né morti né feriti, ma ci furono 144 minatori che furono licenziati, mandati via dalle case, e
persero tutto. Due mesi di sciopero ininterrotti.
Gli storici dicono che questo sciopero di Anzin ebbe un successo indiretto.
Fu votata nel marzo 1844 una legge che autorizzava la creazione dei sindacati, per la prima volta in
Francia.
Questa è la realtà dei fatti, poi c’è la finzione di Germinal (che somiglia molto alla realtà).
Prima di vedere il romanzo, diciamo che ci fu un seguito a Germinal. Il romanzo fu profetico di una
grande catastrofe. Marzo 1906, grande catastrofe mineraria. Sempre nel nord della Francia, in una
cittadina che si chiama Courrières, sono le 6:30 di mattina quando si sente una tremenda esplosione
che fa tremare la terra. Succede che in meno di due minuti cominciano a prendere fuoco 110 km di
gallerie e poi esplodono; 1099 morti di cui un quarto giovanissimi, tra i 13 e i 18 anni. Non sono
tutti i minatori che erano scesi, il numero totale non si sa.
20 giorni dopo l’esplosione, risalgono alla luce 13 sopravvissuti; è il 30 marzo. Il 4 aprile esce un
altro sopravvissuto. Si sono salvati mangiando i cavalli morti e bevendo la propria urina.
La causa di questo grande incidente minerario non si saprà mai, ma ci sono due ipotesi:
1) Le particelle di carbone
2) Il Griseau che ha preso fuoco

L’incidente non è stato provocato, ma da giorni i minatori avevano segnalato la presenza di griseau
in alcune gallerie. I direttori della compagnia si erano rifiutati di chiudere quelle gallerie per motivi
economici.
Si indice un altro sciopero, di due mesi, fino a maggio. A questo sciopero aveva partecipato anche il
leader dello sciopero di Anzin, soprannominato “il minatore indomabile”, al quale sembra che Zolà
si fosse ispirato nella caratterizzazione di Etienne Lantier. Zolà lo aveva conosciuto.
I direttori della miniera vengono messi sotto accusa ma nell’arco di qualche mese vengono assolti.
In Germinal la miniera esplode non per cause naturali, c’è un sabotaggio.
In Germinal è vera la descrizione dei luoghi, la psicologia dei minatori, la questione della sessualità;
su questa base di vero si innesta il racconto inventato.
In Germinal c’è anche una storia d’amore mancata, tra Etienne e la coprotagonista; i due si amano
ma non realizzeranno mai questa unione.
Ora ci resta da vedere questo romanzo, questa commistione tra vero e falso. In altri romanzi la
psicologia è più complessa, qui prevale la descrizione e la rabbia di Zolà.
Germinal è pieno di simboli, già il titolo è fortemente metaforico e simbolico.
La prima caratterizzazione è il colore nero (colore del carbone della miniera) e grigio scuro (colore
del tempo atmosferico). Il romanzo inizia durante la notte, Etienne entra in scena nel buio più totale.
In questo suo viaggio incontra subito il pericolo. Nell’assommoir noi troviamo il pericolo solo dopo
un po’ (il pericolo è rappresentato dalla bettola, dall’assommoir); qui la miniera (il mostro) appare
subito.
Anche la miniera, così come era stato per la macchina che distilla alcool nell’Assommoir,
acquisisce caratteristiche umane.
Pag.11: la miniera viene accostata ad una bestia feroce
pag.12: la miniera respira
Etienne ha paura della miniera ma in un certo modo ne è attratto perché può dargli lavoro. C’è un
po’ l’idea di attrazione e repulsione, come era stato per la madre nei confronti dell’Assommoir.
Incontra anche il prodotto umano della miniera, che è Bonnemort, che è ciò che la miniera ha
creato. Tre volte ha rischiato di morire. Non ride più come un essere umano, ride come il rumore
della carrucola.
La miniera è entrata dentro Bonnemort anche dal punto di vista fisico. Bonnemort è entrato in
miniera a 8 anni e ora ne ha 58, ha passato tutta la vita in miniera.
Subito dopo viene introdotta la seconda parte in causa, la direzione della miniera, ovvero coloro che
la miniera la possiedono, i borghesi. La direzione è misteriosa, Bonnemort sa chi sono i suoi
padroni.
Hennebeau è solo il direttore generale.
“Eh chi lo sa di chi è tutto questo, di qualcuno” dice Bonnemort.
Neanche Bonnemort sa di chi è la miniera, Hennebeau è un grande borghese, guadagna bene ma
non è il padrone. I minatori non conoscono i loro padroni. Chi tira le fila della miniera si nasconde
nel nero. Il rapporto tra i minatori e i capi è un rapporto slegato. Chi tira le fila è la grande società
capitalista.
Siamo già ad un’altezza cronologica in cui chi tira le fila non è conosciuto; c’è un allontanamento
tra chi lavora e chi dirige.
Questo colloquio tra Etienne e Bonnemort è fondamentale.
Segue la descrizione del villaggio dei minatori, della loro vita in famiglia.
Poi c’è Etienne, figura molto interessante. Si pone varie volte l’accento sulla paura di Etienne di
entrare in miniera.
Etienne ottiene il lavoro per una questione fortuita. Anche qui c’è il caso, anche se in maniera
minore rispetto all’Assommoir. Il caso fa sì che Etienne passi da lì un giorno in cui una delle
operaie viene trovata morta nel suo letto; quindi, si è liberato un posto. Etienne però è già andato via
dal posto di lavoro, ma resta a guardarsi intorno; viene raggiunto e gli viene detto che c’è lavoro. Ci
sono una serie di coincidenze fortuite che lo portano a fare ciò che farà.
Poi Zolà descrive l’introduzione progressiva di questo ragazzo nella miniera. All’inizio è felice di
aver trovato lavoro, ma una volta visto che lavoro deve fare non è poi così contento. Incontra varie
persone. All’inizio l’esperienza è traumatica, non gli piace il lavoro, non si abitua al buio, scambia
Catherine per un ragazzo. Dentro la miniera la sessualità è annullata. Soprattutto le donne perdono
la loro femminilità. È come se il mondo sotto fosse di un altro tipo, è vita bruta, vita selvaggia.
Il primo istinto di Etienne è quello di andare via.
Zolà all’inizio ci ha presentato Etienne come un morto di fame; nonostante ciò, Etienne vuole
fuggire; questo ci fa riflettere sulla estrema difficoltà del lavoro in miniera. Vuole fuggire ma non lo
fa, perché? Perché Etienne è un ragazzo che odia le ingiustizie, quindi non molla.
Prima parte: finisce con Etienne che decide di rimanere.
La seconda parte (pag.73) si apre visivamente sulla casa dei borghesi. In modo molto
cinematografico la seconda parte si apre su un’altra parte.
Abbiamo chiuso col buio della miniera, si apre con uno scenario totalmente diverso, si vede una
grande casa, una vasta tenuta, il frutteto ecc.
Il contrasto è fortissimo. Ancora più forte è il contrasto tra la vita dei minatori e quella dei borghesi.

Riferimento alle brioche, richiama la famosa frase di Maria Antonietta “il popolo ha fame, dategli
delle brioche”.
Anche tra gli operai si nasconde il male, e anche tra i borghesi si nasconde il bene.
I minatori hanno bisogno dei borghesi, ma anche i borghesi hanno bisogno dei minatori per
mantenere il proprio livello di vita. I due mondi sono l’un l’altro necessari.
Lo scioperò sarà al centro del romanzo. Prima però Zolà ci mette di fronte alla questione della
sessualità. Catherine andrà con l’antagonista Chavall.
Quello che fa esplodere tutto è l’annuncio che i salari saranno diminuiti lievemente per far fronte
alla crisi economica e alle spese di manutenzione. Per questo c’è uno sciopero. Questo sciopero
prevede la divisione in due blocchi contrapposti: da un lato abbiamo la borghesia (i proprietari della
miniera) che sottovalutano lo sciopero e dall’altro lato abbiamo il fronte operario, i minatori. Zolà
non li descrive come un fronte compatto, sono divisi in vari blocchi. C’è una divisione forte in
Germinal all’interno del mondo operaio. Questo lo scopriamo già durante una cena di Etienne con
un altro minatore.
Etienne sogna la giustizia sociale, poi c’è il vecchio Bonnemort che dice che rispetto ad altri i
minatori sono fortunati perché comunque hanno da mangiare. La figura della famiglia in cui
Etienne si trova; la moglie è inizialmente rabbiosa, poi c’è il marito che all’inizio sembra essere
d’accordo con Bonnemort ma poi cambierà idea.
Ci sono due posizioni:
1) Il mondo sarà sempre così, ci sarà sempre lo sfruttato e lo sfruttatore
2) No, prima era così ma ora c’è coscienza dello sfruttamento. 7
Questo dalla parte dei minatori
Dalla parte dei borghesi, loro non capiscono ciò che sta succedendo.
La quarta parte si apre con un pranzo borghese, nonostante lo sciopero dei minatori.
I borghesi ridono e scherzano mentre i minatori protestano, li prendono anche in giro: “ecco una
fetta di salame che loro non avranno”.
I borghesi pensano che sia una “tempesta” passeggera.

Lezione 9. 22/03/2022
Eravamo rimasti alla questione della specularità, in particolare avevamo visto la parte dei minatori
contrapposta a quella dei borghesi.
Avevamo poi visto la questione del bene e del male che è presente in entrambe le categorie
(minatori, borghesi).
La prima generazione è quella di Bonnemort che tende a dire “accontentiamoci di quel che
abbiamo”; la nuova generazione è quella di Etienne che pone il punto sulla coscienza dello star
male. Sono due opinioni e due generazioni a contrasto.
Nel mezzo c’è la coppia presso cui Etienne soggiorna; è la generazione mediana, che dice che “le
cose potrebbero migliorare ma non ci si deve sperare troppo”.
Il popolo non è un blocco monolitico ma ci sono al suo interno grosse differenze di pensiero.
Questa divisione la ritroviamo nei 4 protagonisti maschili nel contesto dello sciopero a cui Zolà
affida le diverse versioni sul modo di vedere la vita.
1) Etienne (si ispira agli ideali della Rivoluzione francese): è il prototipo del nuovo sindacalista
(nonostante i sindacati non esistano). Lui è attaccato a questa idea fondamentalmente
utopica del mondo; lui crede che le cose possano cambiare. Etienne è un gran sognatore.
Etienne incarna la nuova generazione che pensa che il mondo possa cambiare.
2) Rasseneur: Lui è un minatore che è stato licenziato dalla compagnia perché ha protestato.
Dopo essere stato licenziato ha aperto una sorta di locanda vicino alla miniera, in cui i
minatori si ritrovano la sera. Nel contesto dello sciopero, Rasseneur si rivela molto
moderato. Utilizza l’idea del vecchio Bonnemort, dice che si può ottenere qualcosa ma non
più di tanto. Lui fa un po’ la parte di colui che getta l’acqua sul fuoco.
3) Chaval: è colui con cui Etienne intrattiene un rapporto piuttosto odioso Lui gli ruba
Catherine in maniera piuttosto violenta. Sono molto diversi dal punto di vista sociopolitico;
Chaval è opportunista; è distante dalle rivendicazioni collettive, è un individualista ed
egoista. Somiglia molto al padre di Etienne nell’Assommoir.
4) Souvarine: personaggio chiave del romanzo; lui è un anarchico individualista (russo). A lui
Zolà affida la parte dell’osservatore inizialmente. Souvarine osserva tutto. Lui è
estremamente convinto che il mondo non possa mai migliorare. Sono inutili gli scioperi e
tutto il resto. L’uomo è destinato a perire, e in particolare il più debole è destinato a
sottostare al più forte. Sevondo Souvarine si dovrebbe distruggere tutto e rifondare tutto, in
questo sta la sua anarchia.
Per l’anarchico non ci sono buoni e cattivi nel mondo, sono tutti cattivi, tutti sono colpevoli.

Queste quattro anime maschili sono fondamentali. Loro hanno a che fare con il personaggio
più importante del romanzo, che è LA FOLLA.
Zolà ci presenta la folla come un tutt’uno. È interessante il rapporto di questi quattro
personaggi con la folla.
Souvarine non ha nulla a che vedere con la folla, osserva tutto a distanza.
Chaval è dentro la folla.
I due personaggi che hanno a che fare maggiormente con la folla sono Rasseneur ed Etienne,
uno più moderato e uno più rivoluzionario.
La psicologia della folla è fondamentale in Germinal.
La folla non agisce sempre nello stesso modo, si sposta dall’una e dall’altra parte. La
capacità oratoria permette di gestire la folla.
Etienne sa leggere e scrivere, è posto in una scala diversa rispetto agli altri minatori. Etienne
avrebbe voluto studiare ma non ha potuto, nonostante ciò, è in una condizione migliore dal
punto di vista dell’istruzione rispetto agli altri minatori. L’accento di Zolà sull’importanza
dell’intelletto.
Ci sono due grandi momenti in cui Etienne arringa le folle: la prima volta in una riunione
clandestina nella locanda; la seconda volta in una riunione clandestina nella foresta. Zolà
stesso aveva assistito a delle vere riunioni sindacali dei minatori nella foresta e ad un certo
punto del romanzo lui ce le racconta. In questa riunione siamo nella notte, anch’essa avviene
nel nero più nero, solo la luna fa un po’ di luce. Ci sono quasi tremila minatori. Questa
fiumana di teste (uomini, donne e bambini) rende la folla di minatori quasi un solo uomo.
Il rombo simile al temporale lo fa la folla.
Rasseneur ed Etienne litigano.
Il primo (Rasseneur) chiede un comitato di presidenza nella foresta, molto moderato. Etienne
riteneva di dover agire in modo selvaggio.
Etienne prende in mano la situazione, sale su un tronco d’albero e si improvvisa oratore. “Un boato
di approvazione fece eco alle sue parole”. Zolà fa parlare la folla con un’unica voce; poi mette in
evidenza una sola replica “si,si la foresta è nostra”. È come se la folla parlasse a una sola voce, è un
personaggio. Ripete molte volte “la folla”, è una scelta pensata. Zolà insiste costantemente sul fatto
che Etienne è piatto, lui parla in modo piatto, in modo scientifico.
Ad un certo punto c’è il silenzio della folla, tutti tacciono. Attraverso gli alberi si sente solo il
respiro disperato della folla. Etienne sbagliava nel rapportarsi con la folla nel tono, nella carenza di
tono; questa sua carenza di passione nell’arringare la folla si sente. Tutto ciò che dice Etienne è
vero, ma la folla non reagisce perché è angosciata dalla piattezza di Etienne, non sente speranza
nelle sue parole, sente solo un resoconto dei fatti. Etienne si è fatto portatore di verità che la folla
recepisce come angoscianti.
Ma Etienne se ne accorge e ricomincia “con voce diversa”. La folla alla parola “giustizia” scoppia
in un lungo applauso.
Nel momento in cui Etienne ha infiammato le sue parole, la folla reagisce. La folla vuole sentire
una via d’uscita.
Dopo Etienne prende la parola il locandiere, che avrà insuccesso. Dopo questo punto del romanzo
parte il cuore di Germinal.
A un certo punto Etienne stesso diventa incapace di governare la folla. La folla parte con l’idea di
distruggere tutto. Etienne non vuole morti. Quando vede che la folla prende il sopravvento, lui si
dimostrerà incapace di domarla, di gestirla. La sommossa può avere conseguenze pericolose, che
effettivamente ci saranno.
Ci sarà la morte di alcuni personaggi principali. Nello scontro finale con l’esercito avrà la peggio la
folla.
La compagnia chiama dei lavoratori belgi per sostituire i minatori che stanno scioperando.
Questo scontro richiama alla Rivoluzione francese, avanti ci sono le donne. Durante la Rivoluzione
francese i grandi assalti erano stati compiuti proprio da donne affamate; non avevano più nulla,
erano disposte a morire. Quando avviene questo scontro c’è tutto il villaggio, non solo i minatori.
Allo sciopero di Anzin non c’erano stati morti.
Quello che si legge in Germinal corrisponde a quanto successo in alcuni scioperi. Non era stato dato
l’ordine di sparare. Un militare spara per paura e succede una carneficina. Molti minatori sono
morti, tra cui dei bambini.
La tragedia delle tragedie viene lasciata al finale ed è la distruzione della miniera.
Souvarine sabota la miniera quando vede che lo sciopero è fallito. L’anarchico decide che è l’ora di
distruggere tutto.
Di lui sappiamo che è un bravo operaio, diligente. Ma dal punto di vista psicologico non sappiamo
nulla di Souvarine. È connotato solo dal punto di vista del pensiero politico, l’anarchia.
Souvarine è un personaggio estremamente misterioso. Alla fine, però viene mostrato da Zolà come
il risolutore finale. Sembra ed è un uomo freddo; tuttavia, Zolà alla fine gli dà una sorta di umanità.
Souvarine quando vede che Etienne sta scendendo cerca di metterlo in guardia.
Nel finale Souvarine ci dice qualcosa di personale, racconta di come è morta la sua donna.
Souvarine aveva assistito all’esecuzione della compagna senza aver potuto fare nulla.

Germinal finisce con la distruzione della miniera, ci sono molti morti ma Etienne riesce a
sopravvivere. Questo indica la presa di posizione di Zolà. Germinal si chiude con il colore giallo del
sole. Etienne arriva di notte, va via dalla miniera all’alba, mentre il sole di aprile sta sorgendo. Il
finale è molto simbolico, molto metaforico. Non c’è niente di reale nel finale di Germinal; questo
finale è distante dalla poetica naturalista.
Germinal comincia con una descrizione molto naturalista, finisce in maniera molto metaforica. Il
significato finale va verso l’ottimismo. C’è l’idea positiva che un giorno le cose sarebbero
cambiate; senza spargimento di sangue.
Germinal era un romanzo che veniva letto dalla grande borghesia, non certo dai minatori.
Nell’Assommoir non c’è speranza, in Germinal sì.

Vediamo dossier di immagini moodle.


Quando Zolà scrive Germinal, si trova già dalla parte borghese, è molto ricco. (lo vediamo
nell’immagine in cui scrive)
Nel manoscritto della prima stesura si vedono le molteplici correzioni.
Vediamo poi una raffigurazione del colpo di Griseu, fatta in un quotidiano dell’epoca.
Museo degli orrori, n.4, c’è Zolà raffigurato come un maiale perché accusato di aver infangato
l’onore della Francia con i suoi romanzi.
Vediamo poi la pubblicità di Germinal sul giornale “il grido del popolo”. In primo piano le donne
con il mattone in mano. La figura della donna è centrale, il riferimento è alla Marianna, la donna
della Rivoluzione francese. Molto interessante per la realizzazione del film e dei fumetti.
Importanza dei colori: nero, bianco, rosso dei pantaloni e del cappello. Il rosso più rosso nella
fusciatta che il minatore si porta addosso.
Vediamo poi la morte sospetta di Zolà. Nelle immagini si vede anche il funerale di Zolà.
In un disegno si vede la miniera come mostro. Si vedono i personaggi e il cavallo.
1889, storia vera, raffigurazione dell’esercito che reprime uno sciopero.
C’è una foto del libretto operaio. Altre foto dei dossier preparatori di Germinal. Si vede il disegno
del villaggio; tutto è molto preciso e puntuale.
Foto d’epoca con i bimbi minatori. Si vedono le condizioni di lavoro effettive.
Legge del 12 maggio 1875 che tutelava il lavoro minorile mai rispettata.
In una foto si vedono le case tipo dei minatori. In un edificio del genere potevano abitare fino a
15/16 persone. Anche in Germinal la famiglia è molto numerosa. Si chiamava il villaggio dei 120,
perché c’erano 120 case; in Germinal lo chiama il villaggio dei 240.
Si vede la foto della miniera di Anzin.
Altra immagine di Germinal con uso assoluto del colore; sulla base del capolavoro di Emile Zolà, è
una riscrittura. Si vedono Etienne (molto invecchiato), Catherine che gli muore tra le mani e sotto si
vede Chaval.
Queste immagini ci sono molto d’aiuto per capire le rappresentazioni a fumetti, che si basano su
materiale già esistente.
Analizziamo due fumetti; uno della Mondadori e uno in francese.
Il fumetto come genere letterario è stato sdoganato a partire dagli anni ’70. In Italia uno che ha
nobilitato il fumetto è stato Umberto Eco. Eco ha scritto un saggio molto interessante in cui rivaluta
il fumetto. Fino ad allora nessuno lo prendeva in considerazione come genere letterario, era
considerato come un genere usa e getta, di infimo livello; non al pari della grande tradizione
letteraria, non degno di essere conservato. Questo perché nasce come genere comico, come genere
di consumo. In America venivano designati con la parola “comics”. Erano di carta poco pregiata,
copertine molto leggere. Il collezionismo è arrivato molto più tardi.
Per molto tempo è stata fatta la guerra ai fumetti in ambito sociopsicologico.
Il mondo dei supereroi nasce durante la guerra fredda. Gli psicologi dicevano che gli adulti
dovevano tenere lontani i fumetti dai bambini perché li allontanavano dalla realtà.
Sul fumetto ha gravato a lungo una sorta di idea negativa. Le cose sono cambiate recentissimamente
con lo sviluppo dei vari tipi di fumetto. All’ambito americano si è affiancato il Giappone, poi
l’Italia e poi la Francia.
Il mercato fumettistico francese dà più l’idea della letteratura disegnata. È da tempo che in Francia
il fumetto è letteratura. Esistono molti più fumettisti e case editrici di fumetti in Francia rispetto
all’Italia.
Esistono numerosi tipi di fumetti, non esiste una definizione univoca.
La vignetta corrisponde ad una scena di cinema o di teatro.
Ci sono dei segni convenzionali per indicare il movimento.
Il fumetto è un genere muto, nel senso che somiglia al cinema, al teatro, ma non ha suono. Il tono è
dato dalla dimensione del carattere.
Nel fumetto l’importanza è data:
1) Al disegno
2) Alle parole
3) Al colore o all’assenza di colore
Di per sé il fumetto non può avere moltissime pagine. Nel fumetto il testo è necessariamente
limitato.
Lezione 10. 28/03/2022
Analizziamo i due fumetti; sono molto diversi tra loro.

Prima però riprendiamo la storia del fumetto.


Il fumetto è prevalentemente arte visiva, dal momento che l’immagine prevale sulla parola. Il
fumetto è stato definito la nona arte; anche se ancora oggi molti fanno fatica a considerarla tale.
Umberto Eco dice che bisogna uscire dall’ottica che il fumetto sia letteratura per bambini o
semplicemente di consumo.
Gli psicologi americani (soprattutto in saggi degli anni 40-50) cominciano a scrivere che il fumetto
danneggi gli adolescenti.
La parola “fumetto” nasce dall’incontro tra due parole “fumo” e “quadretto”. I primi fumetti italiani
furono concepiti in vignette quadrate.
La nascita dei fumetti in Italia risale agli anni ’20. C’erano dei disegni e in cima c’erano delle
didascalie, non c’erano le nuvolette (i baloon). Spesso queste didascalie erano in versi.
Era sempre riferito al mondo infantile, ma in qualche modo mirava anche all’alto, dal momento che
era in versi.
Dopo di che arriva la grande influenza del mondo americano, la differenza la fa Topolino, della
Walt Dinsey. Topolino è una delle più grandi imprese editoriali del fumetto. Viene velocemente
esportata in Europa. L’esportazione in Europa avviene su base nazionale. Vengono esportati i
disegni, i personaggi, ma difficilmente vengono esportate le storie. Quando Topolino è arrivato in
Italia, i primi sceneggiatori ne hanno percepito le potenzialità parodiche. Ovvero il fatto che
Topolino potesse adattarsi alla letteratura italiana, in particolare lo ha intuito Guido Martina negli
anni ’50. Topolino poteva adattarsi a vari scopi:
1) Scopo parodico
2) Scopo didattico

Martina ha iniziato con “L’inferno di Topolino”; ha preso l’inferno di Dante e l’ha riadattato. Non
ha ripreso i versi di Dante ma ha riscritto dei versi in stile dantesco. È seguito l’adattamento di quasi
tutta la letteratura Europa; sono stati parodizzati molti testi della letteratura inglese, francese,
italiana.
Dante impersonato da Topolino, Virgilio da Pippo.
Siamo nel contesto della Disney: no violenza, no scene di sesso, non scene troppo tristi.
In questo contesto l’adattamento è condizionato in base a ciò che vuole l’editore. L’editore vuole
che venga rispettato il suo pubblico.
Un paio di vignette dell’inferno di topolino sono state censurate; era una vignetta in cui il naso di
Pippo veniva tagliato, questo era violento per i bambini.
Sceneggiatore e disegnatore sono nel contesto della redazione. Il progetto finale è frutto dell’equipe
editoriale che lo fa passare o meno. Il concetto di libertà è molto sfumato.
Rispetto a quello che è Germinal come romanzo, gli adattamenti sono molto pochi.
Col fumetto siamo in un limbo, per alcuni si tratta di alta letteratura, per altri meno. Grandissimo
dibattito sul concetto di Graphic Novel (Romanzo Grafico). Non si capiscono ancora bene i confini
tra romanzo grafico e fumetto.
Grande questione è anche sull’origine del fumetto. Chi lo fa risalire all’epoca greco-romana; chi
dice che bisogna partire dalla fine dell’Ottocento negli Stati Uniti (The Yellow kid).
I suoni onomatopeici sono fondamentali nei fumetti. Nel fumetto le immagini rendono anche il
movimento, generalmente attraverso delle linee che si chiamano linee cinetiche.
L’organizzazione della tavola viene decisa dallo sceneggiatore e dal disegnatore. Viene dato rilievo
ad una scena piuttosto che ad un’altra in base anche alla grandezza del disegno.
Anche ne “L’avaro” di Moliere ci sono molte censure. Fu una delle opere più cupe di Moliere
perché si crea un fortissimo scontro tra l’avaro e i figli. Il padre arriva a maledire il figlio e a
cacciarlo di casa. Il padre voleva sposare la stessa donna del figlio. Tutto ciò scompare nel fumetto,
viene censurato.
Ora vediamo Germinal a fumetti; cominciamo con quello della Mondadori.
In questo caso un fumetto si fa carico dell’alta letteratura e vuole fare alta letteratura.
LA GRANDE LETTERATURA A FUMETTI.
Dalla copertina si vede la donna in primo piano, il minatore dietro e dietro ancora la miniera.
Occhio ai colori, fondamentali nel fumetto. In copertina abbiamo il colore cupo della miniera ma il
sole non è completamente oscurato; c’è un gioco di chiaroscuri.
Il disegnatore in questo caso coincide col colorista.
Nella prima pagina le vignette non sono di dimensioni uguali. Lo stile è un po’ quello
cinematografico (campo lungo o lunghissimo). Le parole sono quelle del romanzo, ma ovviamente
non tutte. In questo caso lo sceneggiatore non si è accontentato del disegno; ha ripreso parte del
testo e l’ha messa a mo’ di didascalia sopra. Per questo sceneggiatore, qui il disegno non bastava.
Esiste un narratore; le didascalie si fanno carico di qualcosa che è fuori dal fumetto. Questa tecnica
continua a lungo.
Questo Etienne è quello che ha immaginato il disegnatore; non c’è la descrizione di Etienne in Zolà.
Etienne poteva essere disegnato così come in infiniti altri modi.
Romanzo naturalista, il fumetto deve essere naturalista.
Quanta libertà ha il fumettista nel disegnare la miniera?
Per quanto riguarda il villaggio dei minatori, il disegnatore si è documentato dal punto di vista
storico; ha trovato il luogo che Zolà aveva visitato ad Anzin. Gli edifici sono gli stessi che abbiamo
visto nel dossier preparatorio.
Dietro questo fumetto non c’è solo il genio del disegnatore; c’è tutto uno studio del romanzo e della
genesi del romanzo.
QUESTIONE DEL LINGUAGGIO: Ci si avvicina quanto più possibile al linguaggio di Zolà.
L’originale è molto più volgare rispetto al fumetto. Queste scelte possono essere scelte dello
sceneggiatore o editoriali.
Questo non è in ogni caso un fumetto per bambini piccoli.
I toni di colore sono esattamente quelli del romanzo; la luce è flebile. C’è ovviamente il nero. Quasi
tutto si svolge di notte.
Si vede l’idea della folla, ci sono molte vignette collettive.
L’Avantage che era la locanda dove si riunivano i minatori è stata ripresa dalle foto dell’epoca; era
realmente così come viene disegnata in questo fumetto.
L’interno della locanda è costituito da un colore più chiaro.
L’esplosone di colore arriva nel momento in cui si presentano i borghesi. Qui si gioca sul colore
bianco, in contrapposizione al nero dei minatori. Le cameriere sono costantemente messe in rilievo
perché indossano il bianco. Ci sono colori molto più vivi nella descrizione della famiglia borghese.
Ci sono un paio di riferimenti alla sessualità in questo fumetto; è qualcosa di molto fugace rispetto
al fumetto francese che gioca molto di più sulla questione della sessualità e molto meno sulla
questione sociale.
Si vede l’inizio dello sciopero.
Si ha una progressione dal punto di vista del colore.
Finisce la prima parte di Germinal, cui segue un dossier.

Vediamo la versione francese.


Anche questo mira alla collezione. È un fumetto per adulti; non è a fini educativi. Siamo agli
antipodi di quello che abbiamo visto ora.
Qui in alcuni passi viene messo in rilievo qualcosa che in Zolà non esiste.
Si tratta di un fumetto quasi completamente in bianco e nero; che è una scelta che recepisce quella
che è l’ambientazione del romanzo. Si usano le didascalie anche in questo caso, ci sono molte
descrizioni.
Questo sceneggiatore ha preso in considerazione tutt’altre scene rispetto allo sceneggiatore della
Mondadori.
Qui si passa in alcuni casi a personaggi quasi caricaturali.
Le figure femminili hanno un altro tipo di caratteristiche, sono molto più delineate.
Per la borghesia, qui viene resa la bruttezza interiore attraverso le caricature dei borghesi.
Il fumetto passa attraverso il modo di disegnare. Nel fumetto le parole passano da quella che è la
rappresentazione grafica.
Qui c’è ripresa totale di alcune frasi di Zolà, non c’è censura neanche linguistica.
Il limite del fumetto è lo spazio.
Concludiamo con la questione del cinema. Anche il cinema nasce nell’Ottocento. Il cinema è
considerato una forma d’arte molto più alta.
Quella del 2021 è una vera e propria serie tv, è a puntate.
Vedremo due modi di lavorare diversi, quello della serie e quello del film.
Il film invecchia, ci sono sempre nuove tecniche. Chi ha fatto un film negli anni ’70 ha avuto a
disposizione meno mezzi.
La prima cosa da fare, anche per il fumetto, è vedere la datazione.
Importante per il film è anche la questione economica, il budget su cui basarsi. Non tutti i registi
hanno a disposizione gli stessi mezzi per il cinema. In un contesto di adattamento conta molto di più
il budget a disposizione rispetto ad una nuova stesura.

Lezione 11. 29/03/2022


Cerchiamo di concludere con Germinal al cinema.
Il cinema alla sua nascita ha la sua prima connessione col concetto di fotografia. Quando nasce la
fotografia ci si comincia a rendere conto che ci si può avvicinare quanto più possibile alla verità.
La fotografia si fa carico di una verità parziale; è una verità filtrata. C’è sempre uno scarto seppur
lieve tra la fotografia e la realtà. La macchina fotografica rende una realtà parziale; solo quella che
viene inquadrata.
Anche la fotografia, pur avvicinandosi molto al vero, è sempre qualcosa di parziale.
La macchina da presa deve molto alla macchina fotografica. La fotografia cattura il momento
preciso; la macchina da presa cattura delle scene in movimento.
Il cinema deve molto anche al teatro, anzi è il figlio del teatro. È il figlio più giovane di un’arte
antichissima come il teatro. Il cinema amplia solitamente il luogo di rappresentazione.
L’enorme differenza tra teatro e cinema è che da una parte c’è l’immediatezza; a teatro non si torna
indietro. Il cinema è rielaborazione, la scena si può rifare più volta.
Il teatro ha un inizio e una durata limitata e in presa diretta. Nel cinema l’attore ha già recitato; la
recita può snodarsi per molto tempo. Nel momento in cui si assiste al film si può bloccare, tornare
indietro, andare avanti.
Una caratteristica pregnante del cinema è il montaggio.
L’incontro tra cinema e letteratura è vecchio quanto il cinema. I primi film muti si sono fatti carico
di storie già alla portata di tutti.
Il cinema muto è molto più attinente alla letteratura, dal momento che si serviva di didascalie per
descrivere l’azione che veniva illustrata.
La realizzazione finale di un film deve molto a quelle che sono le messe a disposizioni tecniche ma
anche economiche.
Tempo del romanzo e tempo del cinema non corrispondono. Il tempo della lettura di un romanzo
non corrisponde al tempo della visione del film trasposto dallo stesso romanzo.
Neanche la sceneggiatura corrisponde, nel secondo Germinal che vedremo la sceneggiatura è di 150
pagine circa; il romanzo è di 500 pagine. Questo perché alcune cose nel cinema sono descritte da
altri fattori (suoni, luci ecc.).
Fondamentale nel cinema è anche la musica.
Nei film non c’è la fine; perché dopo la fine del film in teoria la vita dei personaggi continua.
Nel romanzo c’è un autore unico; nel cinema non c’è l’autore unico; ci sono tante figure che
lavorano dietro un film.
Anche nel contesto del cinema c’è il target di pubblico. Bisogna anche tener presente le culture dei
vari Paesi se si vuole esportare il film anche all’estero.
Vediamo i tre diversi: Germinal e il cinema
Siamo in periodi storici differenti: il primo è del 1962, il secondo è del 1993, con il terzo siamo
nella contemporaneità, 2021.
In italiano esiste una versione del Germinal del 1962, rarissima. Distribuita nei cinema italiani nel
1963. Molto strana perché ha conservato Germinal come sottotitolo. Il titolo è stato cambiato in “La
furia degli uomini”. Perché? Magari perché si pensava che il titolo Germinal non avrebbe detto
nulla allo spettatore italiano.
Questo titolo però è molto lontano dal contenuto di Germinal.
Questo film non ha avuto successo né in Francia né in Italia.
Prima di questo film, agli albori della storia del cinema c’era stato un Germinal in bianco e nero, nel
1913; introvabile.
Su youtube si trova una realizzazione in bianco e nero dell’Assommoir. La realizzazione era italo-
francese. Si tratta di una rivisitazione del 1908. Tutto avviene senza parole, è esattamente il
contrario di ciò che accade nel romanzo, che si fonda sulle parole.
Per il Germinal del 1962 il cinema era già andato piuttosto avanti, c’era già qualche tecnica anche
per gli effetti speciali.
Perché non ebbe successo?
Per vari motivi:
1) Per il tipo di approccio del regista col testo. Il regista aveva edulcorato tutti gli aspetti più
forti di Germinal, sia dal punto di vista sessuale ma anche dal punto di vista sociopolitico.
La critica disse che era stato tolto il cuore del romanzo.
L’interprete è Jean Sorel.
Il regista fece una scelta di natura letteraria, interpretativa. La critica si soffermò sull’uso
errato del nero. In alcune scene c’era troppo nero, non si riusciva a vedere nulla.

2) Per realizzare questo film, il regista ebbe a disposizione pochissimi soldi.


Il film non fu girato neanche in Francia ma in Ungheria. Il regista si spostò in Ungheria alla
ricerca di miniere ancora attive; assunse anche personale ungherese. Fu una scelta al
risparmio.
Il 1963 è stato un anno di grandi sconvolgimenti dal punto di vista della questione sociale.
Eravamo in un contesto di ridiscussione di quanto Germinal tratta. È un film che nasce in un
periodo in cui si discuteva molto di queste problematiche, per cui destinato molto a far
discutere. “Un film guardabile” disse la critica.

I titoli di inizio e i titoli di coda riportano l’attenzione sull’estrema complessità di tutta la


gente che lavora dietro un film.

All’inizio del film si legge 1863, una precisa connotazione storica.


Nei primi secondi di film si vede Etienne, nel nero più nero. Nei primi pochi secondi di film ci sono
le prime 3 pagine di Germinal.
La lingua francese è esattamente quella di Zolà, molto bassa.
Qui siamo tagliati fuori da quello che è l’avvicinamento di Etienne alla famiglia dei Maheu.
Altra considerazione è la figura femminile. In Germinal si parla di una figura femminile molto
maschile. Catherine viene scambiata per un maschio da Etienne nel romanzo. Qui l’attrice è molto
diversa da quella descritta nel romanzo, è molto femminile.
La mascolinità della figura femminile nel romanzo è funzionaria alla critica sociale; le donne
sembrano uomini perché distrutte dal lavoro.
L’incontro di Catherine con Etienne nel romanzo avviene nella miniera, nel film ci troviamo già
nella casa dei Maheu.
Lei è molto attrice anni ’60. È eccessivamente bella per questo personaggio. Nel romanzo Catherine
non ha queste caratteristiche.
Altro tradimento nel romanzo, Etienne viene preso subito in miniera. Nel romanzo Etienne deve
aspettare e viene preso soltanto perché qualcuno è morto.
È scomparsa tutta la questione dell’ambiguità sessuale di Catherine.
Dal contesto della miniera, si passa poi al contesto della borghesia. Il primo incontro col mondo
borghese non lo abbiamo alla maniera di Zolà. Nel film la netta divisione tra due mondi è in
qualche modo falsata.
Le scene di folla furono realizzate con centinaia di comparse.
Un’altra scena importante di folla è il preludio allo sciopero.
La scena in cui la folla si divide in due ali per far passare i proprietari della miniera è
completamente assente in Zolà. In questo caso il richiamo è ad un grande episodio storico della
Rivoluzione francese. Richiama l’episodio della fuga di Luigi XVI da Parigi; quando fu costretto a
tornare, la scena fu più o meno come quella che si vede nel film, con silenzio assoluto da parte della
popolazione francese.
Nel momento in cui Etienne parla alla folla; questa si accende quando Etienne batte la mano sul
tavolo. Qui siamo nell’ambito della psicologia delle folle; ovvero come la folla reagisce in base a un
oratore o un altro.
In questo Germinal è completamente assente la questione sessuale.

Passiamo al Germinal del 1993. Siamo nell’ambito del colossal super riuscito. Siamo in un
momento storico completamente diverso dal 1962. Siamo vicini al bicentenario della Rivoluzione
francese, vicini alla caduta del muro di Berlino (1989).
Il regista è Claude Berri.
Perché questo regista decide di fare proprio Germinal e come lo fa?
L’elemento interessante è il fatto che uno studioso dell’epoca, quando viene a sapere che il regista
sta preparando un film su Germinal. Questo studioso chiede al regista il permesso di assistere a tutte
le tappe del film (prima, durante e dopo), perché vorrebbe farne poi un libro.
Questo film viene recepito in presa diretta e ne esce un libro “Germinal, l’avventura di un film”. È il
resoconto giorno per giorno di ciò che l’autore ha osservato nella creazione del film. All’interno di
questo libro c’è anche un colloquio col regista in cui vengono spiegate molte cose.
Berri dice che da tempo pensava di mettere in scena Germinal, lo aveva letto da adolescente e gli
era piaciuto. Berri voleva fare un omaggio postumo a suo padre, che era stato operaio ed era stato
anche in miniera. Quello che lega il regista al film in questo caso è una lettura emozionale. Il regista
lega quanto raccontato da Zolà in Germinal a quella che è stata l’esperienza della sua famiglia.

Il film esce nel 1993, ebbe 12 nomination ai Cèsar. È rimasto nella storia del cinema francese come
il film più costoso di sempre (165 milioni di franchi), corrispondono circa a 30 milioni di euro.
Film girato quasi interamente in Francia con migliaia e migliaia di comparse.
Viene girato nel nord della Francia, in un sito minerario dismesso che di lì a poco avrebbe dovuto
essere raso completamente al suolo. La decisione del regista ha cambiato completamente il destino
di quel luogo. Quegli edifici ora sono rinati e ci sono delle scuole di cinema, dei set cinematografici.

Altra scelta interessante fu quella del regista di utilizzare solo comparse del luogo. Molti di loro
erano figli, nipoti, parenti di quelli che erano stati veri minatori; quindi, queste comparse avevano
sentito i racconti direttamente dai loro parenti.
In quel periodo il film è stato visto da più di 6 milioni di spettatori.
Quello che frena il regista nel 1992 è che viene a sapere che qualcuno sta realizzando un altro
Germinal, dal titolo “Il braciere”; film che di fatto è una riscrittura di Zolà, anche se il regista non lo
dichiara.
Il film esce nel 1991 o 1992 ma non ha gran successo.
Claude Berri è incoraggiato da questo insuccesso di quella pellicola e si convince di andare avanti.

Potrebbero piacerti anche