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FISIOLOGIA DELLA VISIONE A COLORI

ILLUMINOTECNICA POLITECNICO DI MILANO


Docente: Pietro Palladino Scuola del Design
A.A 2022-2023 Progettazione Illuminotecnica
LA VISIONE DEI COLORI

La luce è una cosa che non può essere riprodotta ma deve essere rappresentata attraverso
un'altra cosa, attraverso il colore. Sono stato contento di me, quando ho scoperto questo.

Paul Cézanne

montagne Sainte-Victoire

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La visione del colore deriva da un processo molto
complesso in cui i fattori fisiologici e psicologici si
sovrappongono in maniera determinante a fattori
fisici.

I 4 ATTORI DELLA VISIONE DEI COLORI:

OGGETTO
LUCE OCCHIO CERVELLO
ILLUMINATO

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1) LUCE

Gennaio 1672: lettera di Isaac Newton a Henry Oldenburg, segretario della Royal Society di
Londra, un'istituzione scientifica fondata di recente da un gruppo di eminenti scienziati.

Newton comunica di aver compiuto una «scoperta filosofica, che a mio giudizio è la scoperta
più strana se non la più considerevole, che sia stata compiuta finora nelle operazioni della
natura».

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Ogni colore subisce una deviazione tanto
maggiore quanto minore è la lunghezza
d’onda che lo caratterizza.

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Newton tenne a sottolineare il carattere soggettivo dei colori:
i raggi non sono colorati, e quando si parla di un “raggio
rosso” lo si fa per essere compresi da tutti;
in realtà - affermava Newton - si dovrebbe parlare di “raggi
lubrifici”, generatori di rosso.

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L’occhio percepisce in modo SINTETICO, a differenza dell’orecchio che percepisce in modo
analitico.

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SINTESI ADDITTIVA E SOTTRATTIVA

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2) IL COLORE DEGLI OGGETTI ILLUMINATI

Ogni sostanza ha il suo speciale e caratteristico


COMPORTAMENTO SPETTROSCOPICO, e
ciò è dovuto a come sono sistemati e a come si
comportano gli elettroni all’interno del materiale.

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2) IL COLORE DEGLI OGGETTI ILLUMINATI

Il colore di un corpo è determinato da


quelle componenti della luce che vengono
trasmesse o riflesse.

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3) FISIOLOGIA DELL’OCCHIO UMANO

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L’assorbimento della luce da parte dei coni è il
primo atto del processo della visione a colori.
I coni dotati di fotopigmento con:
• maggiore assorbimento di luce alle corte
lunghezza d’onda sono detti coni S,
• con maggiore assorbimento alle medie
lunghezza d’onda, coni M
• con maggiore assorbimento alle lunghe coni L

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Un fotone, una volta assorbito dal pigmento di un cono, innesca un processo fotochimico
che non dipende dalla sua energia.
Ciò comporta che la sensazione di colore dipende solo dal numero di fotoni NS , NM e
NL assorbiti dai tre diversi tipi di fotorecettori nell'unità di tempo.

Il numero di fotoni assorbiti dai tre tipi di coni nell’unità di tempo è detto
ATTIVAZIONE DEI CONI.

Rappresentazione del moto elicoidale del fotone.

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I segnali generati localmente dai coni vengono confrontati ed elaborati dalle cellule degli
strati prossimi della retina. Il risultato di questo confronto è condizionato dagli analoghi
segnali generati nella retina in corrispondenza del campo prossimale e del contorno: la
sensazione di colore in ogni punto dipende dalla situazione visiva globale.

Josef Albers (1888-1976)

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Teoria dei processi opponenti
della visione a colori (E. Hering)
I neuroni della retina provvedono a codificare il colore in
segnali opponenti. I segnali in uscita di tutti e tre i tipi di coni
sono sommati (L + M + S) per produrre una risposta
acromatica, mentre la differenza dei segnali dei coni
consente la costruzione dei segnali opponenti del rosso-
verde (L − M + S) e del giallo-blu (L + M − S). La
trasformazione da segnali LMS a segnali opponenti serve a
eliminare la correlazione tra le informazioni sul colore
contenute nei tre canali, in modo tale da rendere la
trasmissione del segnale più efficace e precisa.

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Contrasto simultaneo di colore

Fenomeno per cui il nostro occhio, sottoposto a


un dato colore, ne esige contemporaneamente – cioè simultaneamente – il complementare
e, non ricevendolo, se lo rappresenta da sé.
Il colore prodotto simultaneamente esiste solo nella percezione cromatica di chi guarda
(ovvero non esiste nella realtà esterna, come dimostra il fatto che non può essere
fotografato).

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Adattamento cromatico

Diminuzione della sensibilità


a un dato stimolo in seguito
a un’esposizione prolungata
a quello stimolo.

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Contrasto consecutivo

L’esposizione prolungata a uno


stimolo intenso causa adattamento,
ovvero una diminuzione selettiva e
contemporanea della sensibilità
visiva a quello stimolo.
Durante questo periodo di ridotta
sensibilità, in risposta allo stimolo
neutro si tenderà a percepire il
complementare dello stimolo di
adattamento.

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Assimilazione cromatica
(effetto Bezold)

Consiste in un’attenuazione della


differenza tra il colore di due
superfici adiacenti.
Se una regione omogenea
contiene linee molto sottili e vicine,
il colore di questa regione tende a
spostarsi nella direzione del colore
delle linee.

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4) IL CERVELLO

La costanza del colore


Fenomeno per cui il colore di un oggetto tende a rimanere costante nonostante
cambi la composizione spettrale della luce che lo illumina e cambi di conseguenza la
composizione spettrale della luce che l’oggetto riflette.

VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=MJBfn07gZ30

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GLI ATTRIBUTI DEL COLORE

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TINTA: caratteristica del colore che si indica
con i nomi rosso, giallo, verde, blu, viola,
arancio e così via. Una tinta non è un colore,
ma una famiglia di colori.

L'occhio umano distingue tra 200 e 300 tinte


diverse.
Di queste ce ne sono solo quattro che non
vengono percepite come mescolanze di altre
tinte: si tratta del rosso, del giallo, del verde e
del blu che sono dette TINTE UNARIE.

Le tinte non unarie (binarie) vengono


percepite come mescolanza di due tinte
unarie non opponenti, ad esempio il turchese
è percepito come mescolanza di blu e verde.
Schema di Hering

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BRILLANZA (Brightness): attributo percettivo assoluto del colore. Si riferisce alla misura di
quanto un'area appare luminosa, sia per luci che per oggetti isolati dal contesto (cioè tali
che la luce arrivi all’occhio solo dall’oggetto e da nient'altro).

Per oggetti (non per luci) inseriti in un contesto si può considerare il concetto di brillanza
relativa o CHIAREZZA (Lightness): è la brillanza di una superficie giudicata relativamente a
un’altra area similmente illuminata che appare bianca, e si esprime con le espressioni
"chiaro" o "scuro".

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Nell’osservare un colore cromatico si percepisce una componente di tinta e una componente
acromatica (cioè di bianco nel caso di luce o di grigio nel caso di oggetti). La quantità di parte
cromatica viene detta genericamente saturazione. In realtà sono necessari tre termini
diversi: pienezza, croma e saturazione per descrivere in maniera completa questo
concetto.

PIENEZZA (Colorfulness,
Chromaticness): quantità assoluta
della parte cromatica percepita.
Blu e celeste hanno la stessa
tinta, ma il blu ha una pienezza
maggiore del celeste, è più ricco,
e lo stesso si può dire di viola e
lilla, rosso e rosa.

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CROMA (Chroma): pienezza di un’area
in proporzione alla brillanza di un oggetto
similmente illuminato che appare bianco
(o molto trasmittente, nel caso di oggetti
trasparenti)

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SATURAZIONE (Saturation): pienezza di un’area in proporzione alla brillanza
del colore dell’oggetto stesso (prodotta dalla parte cromatica e dalla parte
acromatica).
La saturazione descrive quella che nel linguaggio comune si chiama pienezza e
ricchezza del colore: un colore molto saturo si dice "vivo", "pieno", "carico",
mentre uno poco saturo è un colore "pallido", "pastello".

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MODELLI MATEMATICI PER LA DESCRIZIONE DEL COLORE

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SPAZIO DEL TRISTIMOLO E SISTEMA DI RIFERIMENTO FONDAMENTALE LMS

Le attivazioni dei coni prodotte da uno stimolo di colore di radianza spettrale 𝐿𝐿𝑒𝑒,𝜆𝜆 sono
proporzionali a tre numeri (L, M, S), detti valori del tristimolo, e così definibili:

780
𝐿𝐿 = � 𝑙𝑙 ̅ 𝜆𝜆 𝐿𝐿𝑒𝑒,𝜆𝜆 𝑑𝑑𝑑𝑑
380

780
𝑀𝑀 = � 𝑚𝑚(𝜆𝜆)
� 𝐿𝐿𝑒𝑒,𝜆𝜆 𝑑𝑑𝑑𝑑
380

780
𝑆𝑆 = � 𝑠𝑠(𝜆𝜆)
̅ 𝐿𝐿𝑒𝑒,𝜆𝜆 𝑑𝑑𝑑𝑑
380

dove le funzioni 𝑙𝑙 ̅ 𝜆𝜆 , 𝑚𝑚(𝜆𝜆)


� e 𝑠𝑠(𝜆𝜆)
̅ sono dette funzioni colorimetriche (colour matching
functions), sono rispettivamente le sensibilità spettrali dei coni L, M e S.

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Funzioni colorimetriche normalizzate 𝑙𝑙 ̅ 𝜆𝜆 , 𝑚𝑚(𝜆𝜆)
� e 𝑠𝑠̅ 𝜆𝜆 nel sistema di
riferimento fondamentale per visione foveale (2°).

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La somma di più radiazioni corrisponde alla somma delle rispettive terne. Ciò porta a
considerare le terne (S,M,L) come vettori appartenenti a uno spazio lineare
tridimensionale. Essi sono detti rispettivamente Vettori Tristimolo e Spazio del Tristimolo.
Questo sistema di riferimento definito nello spazio del tristimolo è noto come fondamentale.

Visione prospettica dello spazio del tristimolo nel sistema di


riferimento fondamentale con gli stimoli monocromatici di
radianza unitaria, il piano del diagramma di cromaticità, la
linea spettrale. L’origine (0,0,0) corrisponde al nero. Lo
spazio colorimetrico umano è un cono “a zoccolo di cavallo”
che si estende dall’origine teoricamente all’infinito. I colori più
saturi sono posizionati sul bordo, i colori sono più luminosi
allontanandosi dall’origine.

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GLI SVILUPPI DELLA COLORIMETRIA

La Commissione internazionale per l'illuminazione (CIE) ha iniziato a sviluppare nel 1920 un


sistema (basato sulla teoria tricromatica di Young e Helmholtz) per mappare tutti i colori delle
luci visibili agli esseri umani utilizzando uno specifico modello matematico.

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Nel primo modello fornito dalla CIE nel 1931, i tre colori primari scelti sono il rosso, il verde e
il blu con lunghezza d’onda monocromatiche di 435,8 nm, 546,1 nm e 700 nm proposte da
Guild.
Tale modello, noto come R,G,B , è definito dalle tre funzioni colorimetriche dell’osservatore
standard CIE 2° r̅(λ) ḡ(λ) b̅(λ) ottenute dagli esperimenti di Wright e Guild. La curva del rosso
presenta un ampio tratto di valori negativi

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Per motivi di convenienza dal punto di vista della definizione matematica del modello
colorimetrico, la CIE introdusse un nuovo modello cromatico X, Y, Z, nel quale le funzioni
colorimetriche dell’osservatore standard CIE 2° sono diverse da quelle misurate
sperimentalmente:

x̅(λ) y̅(λ) z̅(λ) ≠ r̅(λ) ḡ(λ) b̅(λ)

• eliminare i valori di sensibilità


negativi,

• y̅(λ) = V(λ)

• l'area sotto le tre curve risulta


uguale (in questo modo le unità
cromatiche X,Y,Z del bianco
equienergetico sono uguali).

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Le tre unità necessarie per riprodurre un qualsiasi colore possono essere scritte in termini di
valori tristimolo dei colori primari non fisici (o non reali, in quanto creati per esigenze
geometriche):

780
𝑋𝑋 = � 𝑥𝑥 � 𝑆𝑆 λ dλ
380

780
𝑌𝑌 = � 𝑦𝑦 � 𝑆𝑆 λ dλ
380

780
𝑍𝑍 = � 𝑧𝑧 � 𝑆𝑆 λ dλ
380

con S(λ) = radianze spettrali [𝑊𝑊 ⁄𝑚𝑚2 � 𝑠𝑠𝑠𝑠 � 𝑛𝑛𝑛𝑛]

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Lo spazio colorimetrico XYZ è uno
spazio tridimensionale di difficile utilizzo.
A parte l’unità cromatica Y, che è
correlata all’attributo della brillanza, le
altre unità (X e Z) non sono correlate a
nessun attributo percettivo.

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Gli attributi percettivi possono essere
definiti dalle grandezze relative delle unità
cromatiche (o componenti tricromatiche),
rappresentate dalle coordinate cromatiche
x,y,z ottenute con le seguenti formule:

X
𝑥𝑥 =
X+Y+Z

Y
𝑦𝑦 =
X+Y+Z

Z
𝑧𝑧 =
X+Y+Z

x + y + z =1

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SPAZI COLORIMETRICI CIE 1960 E 1976

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TEPERATURA DI COLORE E TEMPERATURA CORRELATA DI COLORE

COLORE DELLA POTENZA IRRADIATA = TEMPERATURA DI COLORE DI UNA SORGENTE PRIMARIA


Temperatura assoluta a cui deve essere portato un corpo nero radiante
affinché riproduca il colore apparente della sorgente stessa

Sorgenti a filamento: scostamenti di colore trascurabili


TEMPERATURA DI COLORE (TC)

Sorgenti a scarica e luce diurna: non si ha relazione con oggetti riscaldati che emettono luce
TEMPERATURA DI COLORE CORRELATA (TCC):
Temperatura assoluta di un corpo nero radiante alla quale
maggiormente si approssima il colore della sorgente in esame.

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Docente: Pietro Palladino Scuola di Architettura
A.A 2022-2023 e Società
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A.A 2022-2023 e Società
MODELLO MATEMATICO PER IL CALCOLO DELLA Tk
La distribuzione spettrale di una sorgente può essere utilizzata per la definizione delle
componenti tricromatiche tramite le seguenti formule:

780
𝑋𝑋 = � 𝑥𝑥 � 𝑆𝑆 λ dλ
380

780
𝑌𝑌 = � 𝑦𝑦 � 𝑆𝑆 λ dλ
380

780
𝑍𝑍 = � 𝑧𝑧 � 𝑆𝑆 λ dλ
380

𝑐𝑐2 −1
−5
Scriviamo ora l’equazione di Plank per il corpo nero: 𝑀𝑀λ = 𝑐𝑐1 λ 𝑒𝑒 λT −1

Se sostituiamo S(λ) con Mλ per tutte le temperature assunte dal corpo nero, possiamo
calcolare le unità cromatiche X,Y,Z e, di conseguenza, le coordinate cromatiche x,y,z del
corpo nero ad ogni temperatura.

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Le coordinate così ricavate, associate
allo spettro di emissione del corpo nero
al variare della temperatura, possono
essere riportate sul diagramma CIE
1931: la curva risultante è conosciuta
con il nome di luogo plankiano o black
body locus (BBL).

La temperatura correlata di colore di una


sorgente può essere determinata con
buona approssimazione riportando sul
diagramma CIE1931 xy linee aventi CCT
costante che intersecano il BBL.
Queste linee vengono definite linee di
isotemperatura (o isoprossimali)

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PHOTOMETRY VISION COLOUR OPTICS OF MATTER

Lampade a
incandescenza
(corpo che viene
riscaldato)
Temperatura di colore
si trova sulla curva di
Plank

Lampade a scarica
Temperatura di colore
isoprossimale o
correlata, si trova nei
pressi della curva del
corpo nero

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COSTANZA CROMATICA

3000K 3000K 3000K

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IL COLORE DEGLI OGGETTI

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Temperatura di colore=?

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La CIE definisce le unità X,Y,Z del colore superficiale in funzione del fattore di riflessione
spettrale ρλ e dello spettro Se(λ) di illuminazione, tramite le tre formule:

780
𝑋𝑋 = � 𝑥𝑥 � 𝑆𝑆 λ � ρλ � dλ
380

780
𝑌𝑌 = � 𝑦𝑦 � 𝑆𝑆 λ � ρλ � dλ
380

780
𝑍𝑍 = � 𝑧𝑧 � 𝑆𝑆 λ � ρλ � dλ
380

Nel caso di superfici trasparenti si applicano le medesime formule sostituendo però il fattore
di riflessione spettrale ρλ con il fattore di trasmissione spettrale τλ.

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INDICE DI RESA CROMATICA

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Temperatura di colore=?

Reference Illuminant Test light source

L’ indice di resa Cromatica CIE Ra o Color rendering Index CRI-Ra è un indice che definisce
la «capacità» di una sorgente di rendere i colori, usando come riferimento una sorgente
campione ideale.
Varia da 0 a 100 dove il massimo rappresenta la miglior resa cromatica.

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Migliore è la resa
cromatica tanto più il
valore è prossimo a 100.

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PIASTRINE STANDARD CIE

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ILLUMINANTI STANDARD CIE

Per il calcolo dell’indice di resa


cromatica, la normativa prescrive
l’utilizzo di una sorgente di riferimento
avente temperatura correlata quanto
più simile a quella della sorgente in
esame: DC < 5,4 ∙ 10-3

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DIAGRAMMA CIE U*V*W*, 1964

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Si calcolano le otto rese cromatiche Ri per i primi otto
colori test:

Il fattore 4,6 deriva dalla calibratura operata utilizzando


come lampada di riferimento una fluorescente standard
con CCT 3000 K e Ra = 50.

L’indice di resa cromatica è quindi calcolato sulla base


della media delle rese cromatiche singole:

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LIMITI DELL’INDICE DI RESA CROMATICA

1_ I valori Ri sono rapportati all’osservatore standard CIE 2°;

2_ non possono essere rapportate sorgenti con CCT diverse;

3_ l’indice Ra è un valore medio che non ci fornisce informazioni


sul comportamento relativo alla resa dei singoli campioni;

4_ gli indici Ri possono assumere valori negativi;

5_non esiste una motivazione reale per affermnare che le


sorgenti di riferimento (radiatore di Plank e standard D) siano
perfette sotto l’aspetto della resa cromatica;

6_non vengono portati in conto i meccanismi di adattamento


messi in atto dal sistema visivo umano e dipendenti dalle
condizioni di osservazione.

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