E-ISSN 2532-1560
in collaborazione
con
Comitati Quaderno 05 · 2020
Direttore Contenuto del quaderno
Gian Michele Calvi IUSS/Eucentre/Studio Calvi Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di
accelerazione al piano
Direttore Esecutivo Simone Peloso, Beatrice Chichino, Giulia Fagà, Davide
Roberto Nascimbene Fondazione Eucentre Bolognini
Comitato Operativo
Paolo Dubini Fondazione Eucentre
Renato Fuchs Fondazione Eucentre
Rui Pinho Università degli Studi di Pavia
Redazione
Giulia Fagà Fondazione Eucentre
Comitato dei Revisori
Augusto Allegrini
Alessandro Amato
Ordine degli Ingegneri Pavia
INGV Progettazione Sismica
Paolo Baccarini HILTI
Marco Battaini Agom international Direttore Responsabile
Bruno Becci Finzi Ceas Gian Michele Calvi
Lorenzo Bianco Peikko Italia ps.direttore@eucentre.it
Antonio Borri Università di Perugia
Alberto Callerio NET Engineering SpA Direttore Esecutivo
Fabio Camorani Politecnica Roberto Nascimbene
Donatello Cardone Università della Basilicata ps.direttore.esecutivo@eucentre.it
Massimiliano Chersich Libero Professionista
Edoardo Cosenza Università di Napoli Redazione
Angelo Crippa Dirigente Regione Lombardia Giulia Fagà
Helen Crowley Libero Professionista ps.redazione@eucentre.it
Francesca Da Porto Università di Padova
Andrea Dari Editore tecnico Grafica e impaginazione
Michele De Lorenzi Ord. degli Ingegneri di Pordenone Gabriele Ferro
Gaetano Della Corte Università di Napoli gabriele.ferro@eucentre.it
Alessandro Desimoni Libero Professionista
Alfonsina Di Fusco Confindustria Ceramica Supporto tecnico e amministrativo
Luigi Di Sarno Università di Benevento ps.info@eucentre.it
Mauro Dolce Dipartimento di Protezione Civile
Vincenzo Fioravante ISMGEO Supporto informatico
Paolo Franchin Università di Roma Gabriele Giordano, Andrea Giorgi
Paolo Freddi Ordine degli Ingegneri di Mantova
Aurelio Ghersi Università di Catania Editore
Fulvio Grignaffini Ordine degli Ingegneri di Parma Fondazione Eucentre
Donatella Guzzoni Ordine degli Ingegneri di Bergamo Via Adolfo Ferrata, 1 - 27100 Pavia, Italia
Iunio Iervolino Università di Napoli Tel. (+39) 0382.5169811 - Fax: (+39) 0382.529131
Sergio Lagomarsino Università di Genova E-mail: press@eucentre.it - Web: www.eucentre.it
Carlo Giovanni Lai Università di Pavia/Eucentre
Raffaele Landolfo Università di Napoli Progettazione Sismica
Alessio Lupoi Università di Roma Direttore Responsabile: Gian Michele Calvi
Lucia Luzi INGV Autorizzazione del Tribunale di Pavia n. 682
Guido Magenes Università di Pavia/Eucentre del 10.10.2007.
Gaetano Manfredi Università di Napoli E-ISSN 2532-1560 - ISSN 1973-7432
Angelo Masi Università di Potenza N° iscrizione ROC 16524
Carlo Meletti INGV
Elena Mola ECSD Sede legale
Giorgio Monti Università di Roma I C/o Fondazione Eucentre,
Matteo Moratti Studio Calvi - Pavia Via Adolfo Ferrata, 1 - 27100 Pavia, Italia
Nicola Mordà Domo Studio Telefono (+39) 0382.5169811
Claudio Moroni Dipartimento di Protezione Civile
Vassilis Mpampatsikos Libero Professionista Pubblicazione
Paolo Nagliati 2SI Anno XII, N.1 - Quaderno 5
Antonio Occhiuzzi ITC/CNR
Andrea Penna Università di Pavia Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o
Maurizio Piazza Università di Trento trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico,
Luigi Picchi Nooter/Eriksen meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei
Paolo Emilio Pinto Università di Roma diritti e dell’editore.
Carlo Poggi Politecnico di Milano ©Copyright 2020 – Fondazione Eucentre
Felice C. Ponzo Università di Potenza
Paolo Riva Università di Bergamo I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno
Walter Salvatore Università di Pisa restituiti anche se non pubblicati e la Redazione non si assume
Fabio Sappia Ordine degli Ingegneri di Imperia responsabilità nel caso di eventuali errori contenuti negli articoli
Paolo Sattamino Harpaceas pubblicati o di errori in cui fosse incorsa nella loro riproduzione
Antonio Sproccati Ordine degli Ingegneri di Mantova sulla rivista. La Redazione non si assume la responsabilità delle
Massimiliano Stucchi Fondazione Eucentre tesi sostenute dagli Autori.
Adeguamento sismico
di ponti e viadotti con
micropali TITAN
VPDU W I
AMENTODE
$IMENSION
NLINE
MICROPALIO
1 ( 17 (
0$
5
3(
W =
',%
ORJ
2PR
• Sistema omologato per impiego permanente
• Carichi di compressione, trazione e ciclici
• Cedimenti minimi
• Posa facile e veloce anche in spazi ristretti e di difficile accesso
• Trasferimento sicuro del carico nel terreno di fondazione
Sommario
La riduzione del rischio sismico del sistema edificio, inteso come insieme di struttura portante ed elementi non strutturali, non
può prescindere da un’adeguata progettazione di ciascuno dei componenti. Quanto riportato nel seguito mira a fornire spunti di
riflessione e chiarire alcuni aspetti di ingegneria sismica legati agli elementi non strutturali e agli spettri di accelerazione di piano.
Un’adeguata progettazione sismica deriva dalla comprensione di alcuni principi e concetti che normalmente coinvolgono e
competono a figure diverse tra cui progettisti, produttori, installatori e direttori dei lavori. Le attuali Norme Tecniche per le
Costruzioni (NTC18) definiscono in maniera sufficientemente dettagliata compiti e responsabilità, ma il raggiungimento del
livello prestazionale desiderato deriva dal contributo di tutti gli attori coinvolti. Le verifiche sismiche, come tutte le altre, non
sono altro che il risultato del confronto tra una sollecitazione (domanda sismica in termini di accelerazione, forza e/o sposta-
mento) e la corrispondente capacità o resistenza. Nel seguito vedremo, in maniera sintetica, con un approccio più divulgativo
che scientifico, come valutare le due grandezze ed effettuare il confronto.
Dopo una descrizione qualitativa del comportamento sismico delle strutture e della loro interazione con gli elementi non
strutturali, si approfondirà il concetto di spettro di accelerazione al piano. Saranno poi approfonditi i metodi di calcolo degli
spettri di accelerazione di piano, tentando di renderli più chiari anche ai non addetti ai lavori: saranno considerati sia il più
rigoroso metodo basato su analisi dinamiche, sia le formulazioni semplificate previste dalla Circolare applicativa delle attuali
Norme Tecniche per le Costruzioni.
Partendo dalla definizione degli spettri elastici di accelerazione al terreno, si vedrà come questi dipendano dalle caratteristiche
del sito di costruzione e come debbano essere modificati in considerazione delle caratteristiche dinamiche della struttura per
ottenere gli spettri di piano necessari per la progettazione degli elementi non strutturali. Il lavoro sarà infine concluso da un
semplice caso studio che consentirà di analizzare le differenze tra i diversi metodi di calcolo.
Parole chiave: Elementi non strutturali, spettri di piano, formulazioni semplificate
Abstract
The reduction of the seismic risk of a building system, including both the principal supporting structure and the non-structural
elements, cannot be separated from an adequate design of each of the components. The following aims to provide some basis
and to clarify some aspects of seismic engineering related to non-structural elements and floor acceleration spectra.
An adequate seismic design requires the understanding of some principles and concepts that normally involve and
compete with different figures including designers, manufacturers, installers and directors of works. The current Italian
Building Code (Norme Tecniche per le Costruzioni 2018) defines tasks and responsibilities in a sufficiently detailed
manner, but the achievement of the desired performance level comes from the contribution of all the actors involved.
Seismic design is nothing more than the respect of the correct proportion between the seismic input (seismic demand
in terms of acceleration, force and/or displacement) and the corresponding capacity or resistance. The following will
give a synthetic and informative overview about how to evaluate these two quantities.
After a qualitative description of the seismic behaviour of the structures and their interaction with non-structural elements,
the concept of floor acceleration spectrum will be discussed. The calculation methods for such spectra will be then
deepened, trying to make them clearer even to those not expert in seismic design: both the most rigorous method based
on dynamic analysis and the simplified formulations provided by the Italian Building Code will be briefly summarised.
The document will try to clarify the dependence of the elastic spectrum of acceleration at the ground on the characteristics
of the construction site and on the limit state selected for the design. Besides, the relation between ground excitation
and floor spectrum will be discussed investigating the role of the dynamic characteristics of the principal structure.
The work will finally be concluded by a simple case study which will allow to analyse the differences between the
calculation methods and the resulting floor acceleration spectra.
Keywords: Non-structural elements, floor acceleration spectrum, simplified approach.
1 Fondazione Eucentre - Centro Europeo di Formazione e Ricerca in Ingegneria Sismica, Via Adolfo Ferrata, 1 - 27100 Pavia.
3
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
1. Introduzione
La letteratura scientifica riguardante gli elementi non strutturali sottolinea, ormai da anni, e riconosce come la maggior parte
dei costi di costruzione degli edifici sia rappresentata dagli elementi non strutturali e come questi siano la causa delle principa-
li perdite economiche e interruzioni di servizio in caso di terremoti, anche di limitata intensità (Miranda & Taghavi., 2003; Ta-
ghavi & Miranda, 2004; Miranda et al., 2012; Calvi et al., 2015; Sullivan et al., 2015; Perrone et al., 2018). L’importanza degli
elementi non strutturali dovrebbe essere chiara guardando gli effetti di un qualunque sisma passato, ma ancora di più quando
si concentra l’attenzione sul comportamento delle strutture critiche (ospedali, scuole, caserme) o produttive, vedi Figura 1.
Figura 1
Effetti del terremoto
dell’Aquila (2009)
sull’Ospedale di Coppito:
(a) caduta di tamponamenti
sull’ingresso del Pronto
Soccorso; (b) ribaltamento
di scaffalature nella famacia
dell’ospedale.
L’insufficiente livello prestazionale raggiunto dagli elementi non strutturali è diretta conseguenza della carente attenzione dei
normatori e dei progettisti dedicata a questi elementi. Mentre l’adeguata progettazione delle strutture è normata da decenni,
seppur con approcci differenti diffusi a livello globale, la situazione non è altrettanto uniforme quando l’attenzione si sposta
verso gli elementi non strutturali. La ricerca delle prestazioni sismiche di questi elementi può essere perseguita tramite la
progettazione, raramente normata, o tramite l’adozione di soluzioni empiriche suggerite da linee guida (FEMA E-74, 2011;
DPC, 2009) spesso risultato di osservazioni post-evento. Se fino a qualche decennio fa la predizione e il controllo del compor-
tamento sismico degli elementi non strutturali erano troppo complessi per essere affrontati, oggi la situazione è drasticamente
cambiata e un approccio ingegneristico al problema non deve essere ulteriormente posticipato.
Appare opportuno sottolineare che per alcuni elementi non strutturali esistono già norme specifiche (es: UNI EN 81-77:2019
“Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori - Applicazioni particolari per ascensori per persone e
per merci - Parte 77: Ascensori sottoposti ad azioni sismiche”) che, visto il loro carattere non cogente, i produttori scelgono
di non applicare, puntando a prodotti meno performanti, ma più economici, che meglio rispondono alle richieste del mercato.
Tuttavia, decidendo di anteporre le ragioni della sicurezza agli aspetti economici, o anche solo ragionando in termini di costo
generalizzato, sarebbero evidenti i vantaggi che deriverebbero dalla codifica di approcci progettuali dedicati e dall’adozione
sistematica di procedure di qualifica sismica (sperimentale o numerica) per gli elementi non strutturali. Solo tramite questi due
passaggi è possibile garantire prestazioni uniformi per l’intero sistema edificio.
Il presente lavoro discute alcuni aspetti della progettazione e della qualifica degli elementi non strutturali, concentrandosi
prevalentemente sull’input sismico a cui sono sottoposti tali elementi e ai metodi per stimarlo. Nel proseguio si descriverà
brevemente il concetto di spettro di accelerazione di piano e si riassumeranno alcuni metodi necessari al loro calcolo. Il docu-
mento si conclude con un esempio numerico che consentirà di confrontare le stime ottenibili dai metodi accurati e semplifi-
cati. Si nota infine che, pur senza voler ridurre la responsabilità di progettisti e produttori, il corretto comportamento sismico
di un elemento non strutturale non può prescindere dal rispetto dei dettagli di installazione, prescritti al fine di assicurare le
condizioni al contorno assunte in fase di valutazione delle prestazioni. Sebbene di importanza non trascurabile, questo aspetto
non sarà però qui trattato né approfondito.
4
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
S<R
In altre parole, il progettista dovrà verificare che, per tutte le combinazioni di carico considerate, la sollecitazione (S) non
superi la resistenza (R) dell’oggetto o del meccanismo che sta progettando. Purtroppo, la determinazione di questi due para-
metri non è banale quando parliamo di azioni sismiche agenti su elementi non strutturali o impianti e deve, a seconda dei casi,
considerare forze, spostamenti e/o duttilità. Nei paragrafi seguenti proveremo a chiarire, sinteticamente, alcuni concetti utili
alle definizioni di questi due parametri. Si nota inoltre che nel documento si farà riferimento agli elementi non strutturali, ma
quanto discusso può sempre essere facilmente esteso agli impianti, che altro non sono se non insiemi di elementi non struttura-
li. L’unica differenza a livello delle norme italiane per le costruzioni (MIT, 2018) è il rispetto del requisito di funzionamento a
stato limite di operatività che va ad aggiungersi al requisito di stabilità a stato limite di salvaguardia della vita. Mentre il primo
è richiesto per i soli impianti, il secondo è previsto invece sia per gli elementi non strutturali che per gli impianti.
2.1 Sollecitazione sismica, dall’ipocentro agli spettri di piano
Al contrario di altre sollecitazioni (come per esempio quelle gravitazionali), le azioni sismiche non sono sempre presenti e,
allo stato attuale delle conoscenze, la loro intensità può essere stimata solo con un certo livello di approssimazione e riferen-
dosi ad una certa probabilità di accadimento. Nonostante ci si debba accontentare di una precisione limitata (rispetto a quella
ottenibile per azioni diverse dal sisma), il calcolo delle sollecitazioni sismiche resta un problema complesso che coinvolge
aspetti di geologia, sismologia, fisica, matematica e ingegneria, con notevoli implicazioni della teoria della probabilità.
In sismica, le probabilità sono alla base di tutto: volendo banalizzare, allo stato attuale della conoscenza non siamo in grado
di sapere con esattezza dove avverrà un terremoto, possiamo solo stimare dove sia più probabile che avvenga (essenzialmen-
te perché sappiamo dove sono stati gli eventi del recente passato e sappiamo leggere le tracce che terremoti antichi hanno
lasciato sulla crosta terrestre). Non sappiamo valutare quando avverrà un evento sismico: il tempo in sismica è un parametro
che possiamo solo legare all’intensità di un terremoto, in altre parole sappiamo che più è lungo il periodo che consideriamo
(periodo di ritorno TR) e maggiore è la probabilità di avere un terremoto di una certa intensità o, ancora, maggiore è l’intensità
del sisma che potrebbe verificarsi. Purtroppo i modelli matematici a nostra disposizione, basandosi su limitate osservazioni
di quanto accaduto nel recente passato e su misurazioni delle deformazioni della superficie terrestre, al momento non ci con-
sentono di fare di meglio. Questi sono solo due esempi banali, ma in realtà la teoria delle probabilità permea tantissimi aspetti
dell’ingegneria civile e sismica: le resistenze dei materiali da costruzione, le geometrie del singolo edificio, la stratigrafia del
terreno in un determinato sito sono solo alcuni esempi di quantità note ma affette un certo grado di incertezza.
Come accennato in precedenza, per poter effettuare una verifica sismica, è necessario conoscere le azioni che il terremoto
genera sull’elemento non strutturale oggetto della progettazione. Questo elemento potrebbe essere installato ad un qualsiasi
piano di un edificio costruito in una città a chilometri di distanza da dove l’energia del sisma viene rilasciata (ipocentro). Tutto
ciò che è fisicamente presente tra l’ipocentro e l’elemento non strutturale concorre alla modifica delle onde che il terremoto
genera, avendo quindi un effetto sulle azioni sismiche di cui serve stimare l’intensità.
Come ben noto, all’origine dei terremoti c’è la rottura della crosta terrestre in corrispondenza di una faglia, evento a cui
corrisponde il rilascio “istantaneo” dell’energia di deformazione accumulata negli anni. Le onde generate non sono altro che
l’espressione di quest’energia che si diffonde attraverso la Terra. Mentre attraversano il terreno, le onde vengono modificate a
causa di numerosi effetti (es: riflessione e rifrazione legate alla stratigrafia del terreno). L’energia, inizialmente distribuita in
un certo intervallo di frequenze di vibrazione, si diffonde e viene in parte dissipata. Alcune frequenze di vibrazione possono
venire smorzate, perdendo parte dell’energia che trasportano, altre frequenze possono venire esaltate, acquisendo maggior
energia (come schematicamente mostrato in Figura 2). Una volta che le onde raggiungono la base dell’edificio, lo eccitano
mettendolo in vibrazione. A sua volta l’edificio, caratterizzato da una propria distribuzione di rigidezza e di massa, vibra
modificando le onde che viaggiano al suo interno, dalle fondazioni verso l’elemento non strutturale considerato. Così come
il terreno, anche la struttura dell’edificio modifica la distribuzione dell’energia tra le frequenze, amplificando gli effetti del
sisma attorno alle frequenze strutturali e filtrando l’energia trasportata dalle altre. Raggiunto il piano a cui possiamo supporre
installato l’elemento non strutturale, l’azione sismica avrà caratteristiche diverse sia da quella all’ipocentro che da quella alla
base dell’edificio. Infine, l’intensità dell’azione sismica su un particolare elemento non strutturale dipenderà anche dalle sue
caratteristiche dinamiche.
È ora necessario chiarire come rappresentare l’azione sismica: il metodo migliore è tramite un accelerogramma, ovvero la
storia temporale delle accelerazioni di un punto, scomposta lungo le tre direzioni principali. Sfortunatamente, questa rappre-
sentazione è tanto ricca di informazioni quanto specifica per il singolo evento. Volendo adottare una rappresentazione sintetica
più generale, lo strumento usato più frequentemente in ingegneria sismica è lo spettro di risposta. Uno spetto di risposta in
accelerazione, o in spostamento, rappresenta la massima risposta di una famiglia di sistemi a un grado di libertà avente perio-
do variabile e assegnato valore di smorzamento. In altre parole, uno spettro di accelerazione ci dice l’entità dell’accelerazione
5
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
Figura 2
Accelerazione
Accelerazione
Accelerazione
Accelerazione
Diffusione delle onde
sismiche.
Spost. SD [m]
0.4 0.12
spostamento (destra).
Accel. Sa [g]
0.3 0.09
0.2 0.06
0.1 0.03
0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0
Periodo T [s] Periodo T [s]
che un elemento (rappresentabile in maniera semplificata come un sistema a grado di libertà) “sente” in funzione del periodo
di vibrazione dell’elemento stesso.
Con riferimento all’esempio riportato in Figura 3, un qualunque sistema (sia esso un edificio o un elemento non strutturale)
che abbia un periodo di vibrazione T* pari a 0.4 secondi (ovvero una frequenza di vibrazione f = 1/T = 2.5 Hz), sottoposto
all’input sismico rappresentato dagli spettri in figura, sarà soggetto ad un’accelerazione massima SA(T*) pari a 0.4 g (circa 4
m/s2) e lo spostamento massimo del suo baricentro sarà pari a SD(T*) = 0.09 m.
Visti i numerosi parametri ed effetti fisici in gioco, al fine di semplificare il compito del progettista, le Norme Tecniche per le
Costruzioni (MIT, 2018), nel prosieguo anche NTC18, definiscono come calcolare lo spettro di risposta da usare per la proget-
tazione, sia dell’intero edificio che di un qualunque elemento non strutturale. Nel primo caso si utilizzerà lo spettro di risposta
al suolo, specifico per il sito di costruzione e il periodo di ritorno prescelto, nel secondo caso si utilizzerà invece lo spettro di
risposta del piano a cui si ipotizza di installare l’elemento non strutturale. La seguente Figura 4 mostra schematicamente come
l’unione delle caratteristiche dello spettro di accelerazione al suolo (disegnato in funzione del periodo della strutturale TStrutt.)
e di quelle della struttura principale porti alla determinazione dello spettro di accelerazione di piano (disegnato in funzione
del periodo dell’elemento non strutturale TNSE).
Figura 4
Spettri di risposta in
accelerazione al suolo e di
piano. Acc. Acc.
spettrale spettrale
al suolo al piano
T1 T1
TStrutt. TNSE
6
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
Per completezza, vedremo nei prossimi paragrafi come la Circolare applicativa delle NTC18 (MIT, 2019) consenta di seguire
una metodologia più speditiva. Quando la regolarità strutturale consenta l’adozione di una formulazione semplificata, la pro-
cedura appena descritta si riduce a:
• scelta del sito di costruzione;
• scelta dello stato limite;
• definizione dello spettro di risposta al suolo (spettro target);
7
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
Volendo procedere alla qualifica sismica di elementi non strutturali, indipendentemente dall’utilizzo di metodi sperimentali o
numerici, serve definire rispetto a quali azioni essi debbano essere progettati o verificati. Con particolare riferimento a quegli
elementi sensibili alle accelerazioni (quindi installati all’estradosso o all’intradosso di un solaio e non collegati a più solai)
e riferendosi al contesto della qualifica sperimentale tramite prove dinamiche, l’input sismico da riprodurre con la tavola vi-
brante deve essere necessariamente definito da un accelerogramma. Quest’ultimo può essere generato artificialmente, come
previsto da numerose norme internazionali, a partire da uno spettro di riposta elastico in accelerazione. Poiché in generale gli
elementi non strutturali oggetto di qualifica non sono installati a terra, ma bensì in un punto qualsiasi delle strutture che li ospi-
tano, il moto a cui far riferimento è quello al punto di installazione, o moto al piano. Gli spettri che possono essere calcolati e
a cui si deve fare riferimento nelle procedure di qualifica sono quindi gli spettri di accelerazione al piano.
Nell’esecuzione di una qualifica sismica, noto lo spettro di piano da utilizzare come spettro richiesto (o Required Response
Spectrum – RRS) è possibile generare la storia di accelerazione necessaria per effettuare la prova su tavola vibrante. Durante il
test sarà poi necessario registrare la storia di accelerazione effettivamente riprodotta dalla tavola vibrante e, da questa, ottenere
lo spettro di risposta di prova (Test Response Spectrum – TRS). In linea teorica quest’ultimo dovrebbe corrispondere ai valori
definiti dall’RRS, in pratica le diverse normative indicano i massimi scostamenti accettabili tra lo spettro richiesto e quello di
prova e gli intervalli di frequenze su cui è importante che gli spettri siano conformi ai requisiti normativi.
Lo scopo delle procedure descritte nel seguito è dunque quello di ricavare lo spettro elastico di accelerazione al piano o, più
brevemente, lo spettro di piano. Le odierne normative di progettazione strutturale, tra cui le NTC18 e l’EC8 (CEN 2004, CEN
2005) utilizzano lo spettro di accelerazione al piano per stimare la risposta di un elemento non strutturale installato ad una
generica quota. In generale gli spettri di piano:
• considerano le caratteristiche di amplificazione dinamica della struttura principale, tipicamente presenti attorno ai suoi
periodi propri di vibrazione e variabili lungo l’altezza dell’edificio;
• considerano lo smorzamento viscoso e isteretico, eventualmente presente qualora si faccia riferimento agli stati limite
ultimi, della struttura principale che ospita gli elementi non strutturali;
• considerano gli effetti di risonanza tra struttura principale ed elementi non strutturali;
• considerano lo smorzamento viscoso degli elementi non strutturali;
• possono considerare lo smorzamento isteretico degli elementi non strutturali legati ad eventuali plasticizzazioni causate dal sisma.
Va notato che la riduzione delle ordinate dello spettro di piano, generata dal comportamento isteretico plastico degli elementi
non strutturali, va considerata solo in alcune applicazioni. Per esempio tale riduzione dovrà essere considerata nel calcolo del-
le sollecitazioni massime con cui dimensionare il sistema di collegamento del componente non strutturale alla struttura. Tut-
tavia, nella definizione dello spettro di piano, quando si intenda utilizzarlo come spettro richiesto (RRS) per prove di qualifica
sismica, eventuali riduzioni funzione di fenomeni di dissipazione isteretica dovuti alla riposta in campo plastico dell’elemento
non strutturale non dovranno essere contemplati in quanto saranno colti dal provino durante il test.
Nel seguito verranno brevemente descritti alcuni metodi che possono essere utilizzati per il calcolo dello spettro di accele-
razione al piano. In particolare si porrà attenzione alle formulazioni semplificate proposta della Circolare applicativa delle
NTC18.
3.1 Calcolo dello spettro di piano tramite analisi dinamiche
Al fine di calcolare il moto di un piano generico, e successivamente valutare il corrispondente spettro di piano, è necessario di-
sporre di un modello numerico della struttura, da utilizzare per le analisi dinamiche con integrazione al passo. La complessità
del modello a elementi finiti, come per esempio la possibilità di cogliere comportamenti non lineari, dovrà essere commisurata
al tipo di comportamento atteso durante il sisma e alla tipologia di analisi che si vuole svolgere. Considerando che la richiesta
di prestazione minima imposta dalle NTC18 è il rispetto del requisito di stabilità nei confronti delle azioni corrispondenti allo
Stato Limite di salvaguardia della Vita (SLV), nella maggior parte dei casi i modelli numerici dovranno essere in grado di
cogliere comportamenti che prevedano l’ingresso in campo non lineare delle strutture.
Decidendo di modellare la struttura principale e volendo considerare il comportamento anelastico è necessario considerare sia
eventuali non linearità geometriche, sia quelle legate alla risposta dei materiali. A seconda dei casi e delle specifiche necessità,
si potranno utilizzare modelli numerici che adottano:
• modellazione a plasticità concentrata: si basa sul concetto di formazione delle cerniere plastiche all’estremità degli ele-
menti ‘trave-colonna’ che costituiranno i punti con comportamento anelastico, il resto della struttura è costituita da ele-
menti elastici. Per calibrare questi modelli serve però un’ottima capacità di modellazione in quanto bisogna definire a
priori il comportamento delle cerniere plastiche e quindi prevedere il tipo di rottura, definire il diagramma di interazione
momento-rotazione di tali cerniere, prevederne la lunghezza e scegliere correttamente il modello isteretico;
8
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
• modellazione a plasticità diffusa: si tratta di modelli a fibre in cui è necessario definire le proprietà fisiche della sezione e
il legame costitutivo non lineare dei materiali. A fronte di un maggior onere computazionale, non necessitano di una stima
a priori del comportamento dei componenti strutturali. I modelli che usano questa formulazione spesso non considerano
tutti i possibili meccanismi di rotture e possono richiedere delle verifiche a valle del completamento delle analisi.
Creato il modello geometrico, definite le caratteristiche dei materiali, lo smorzamento viscoso e la distribuzione delle masse
si possono svolgere le analisi dinamiche non lineari. Questo tipo di analisi, sebbene molto impegnative dal punto di vista della
modellazione e dell’onere computazionale, sono riconosciute come il metodo più accurato per stimare la risposta strutturale
ad un evento sismico. Dovendo integrare le equazioni del moto, oltre alla definizione del modello strutturale è fondamentale
definire il corretto input sismico: per la sua definizione si dovrà far riferimento a quanto richiesto dai codici normativi (NTC18
o EC8). Una volta completate le analisi, il modello numerico può fornire direttamente le storie temporali di accelerazione in
un qualunque punto della struttura, o meglio nodo del modello numerico. Partendo dagli accelerogrammi calcolati ai piani,
è immediato determinare i corrispondenti spettri di risposta elastici. Questi ultimi rappresentano la massima sollecitazione,
in termini di accelerazione, di una famiglia di oscillatori a un grado di libertà per un dato livello di smorzamento e dovranno
essere la base per la determinazione dell’input per qualsivoglia metodo (numerico o sperimentale) di qualifica sismica.
Infine, si nota che i modelli numerici creati per le analisi appena citate possono successivamente essere utilizzati per valutare
i parametri che caratterizzano i modi di vibrare della struttura principale, quali: periodi propri, fattori di forma e fattori di
partecipazione modale. Questi parametri potranno, qualora desiderato, permettere di validare il modello numerico sulla base
di eventuali prove sperimentali (es: identificazione dinamica, nel caso in cui si stia lavorando su strutture esistenti), oppure
potranno essere utilizzati in via preliminare per valutare lo spettro di accelerazione al piano adottando una delle formulazioni
semplificate proposte dalla Circolare applicativa delle NTC18 e saranno descritte nel paragrafo seguente.
3.2 Formulazioni semplificate per il calcolo dello spettro di piano
Questo paragrafo descrive, sinteticamente, le formulazioni semplificate proposte dalla Circolare applicativa delle NTC18 e
utilizzabili per determinare lo spettro di accelerazione al piano in funzione dei soli: i) accelerogramma alla base (o spettro in
accelerazione al suolo) e ii) caratteristiche modali della struttura. Non necessitando di alcuna analisi dinamica con integrazio-
ne al passo, tali procedure semplificate risultano certamente meno onerose ma anche meno precise del metodo discusso nel
paragrafo precedente. Basandosi su considerazioni matematiche, ed essendo sviluppati e validati utilizzando i risultati di una
casistica forzatamente limitata di tipologie e configurazioni strutturali, i metodi semplificati devono adottare un certo numero
di ipotesi di base (variabile a seconda della formulazione) che dovranno essere verificate dall’utente prima di poter procedere
alla loro applicazione. Ovviamente, le ipotesi alla base delle formulazioni semplificate ne limitano l’applicabilità e avvicinan-
dosi a situazioni limite i metodi semplificati possono essere meno affidabili. Questo è per esempio il caso di strutture irregolari
o per cui sia atteso un significativo ingresso in campo plastico, come nel caso di verifica a stati limite ultimi o di interventi che
riguardano edifici esistenti non adeguati alle attuali prescrizioni normative.
Basandosi sui parametri modali, la maggior parte dei metodi semplificati richiedono comunque la creazione di un modello
numerico in grado di valutare correttamente periodi di vibrazione, forme modali e coefficienti di partecipazione modale. Per
l’applicazione dei metodi semplificati più generali, quando lo stato limite considerato renda probabile un ingresso in campo
non lineare, i modelli numerici devono inoltre poter essere utilizzati per analisi di tipo push-over, in modo da consentire una
corretta valutazione del coefficiente di riduzione necessario per passare dallo spettro elastico al suolo allo spettro sovrasmor-
zato. Tuttavia, l’affidabilità dei risultati potrebbe essere ridotta qualora l’eccitazione sismica sia tale da compromettere la
linearità della risposta strutturale o in presenza di forti irregolarità strutturali. Altresì, i metodi semplificati non dovrebbero
essere utilizzati per casi in cui l’elemento non strutturale di interesse sia dotato di una massa significativa e sia, pertanto, in
grado di modificare la risposta sismica del sistema strutturale.
Nel resto del capitolo saranno presi in considerazione i tre metodi semplificati proposti dalla Circolare applicativa delle
NTC18 (per maggiori dettagli si faccia riferimento al §C7.2.3 della Circolare).
3.2.1 Circolare applicativa NTC18 – Formulazione generale
Per l’applicazione del più generale dei tre approcci proposti dalla Circolare applicativa delle NTC18, il primo passo è
la creazione di un modello in grado di valutare le caratteristiche modali della struttura (il pedice i indica il modo con-
siderato):
• Ti periodi propri di vibrazione;
• ϕi vettori delle forme modali;
• Γi coefficienti di partecipazione modale.
Successivamente dovrà essere scelto il valore di smorzamento viscoso equivalente ξa relativo all’elemento non strutturale
considerato (il pedice a indica le quantità relative al componente non strutturale).
Note queste quantità e lo spettro di accelerazione al suolo, l’accelerazione Sa,ij(Ta) agente su un elemento non strutturale di
9
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
periodo Ta, installato al j-esimo piano, indotta dall’i-esimo modo strutturale, può essere calcolata come:
Combinando i contributi dei modi strutturali ritenuti significativi, per esempio utilizzando la ben nota combinazione SRSS, è
infine possibile ricavare lo spettro di accelerazione al piano.
Va inoltre notato che gli spettri di piano vengono calcolati a partire dallo spettro di accelerazione al suolo. La Circolare appli-
cativa delle NTC18 consente l’applicazione di questo metodo partendo dallo spettro elastico o da uno spettro sovrasmorzato,
ridotto tramite il coefficiente q, fattore di comportamento della struttura. Per completezza va sottolineato che la riduzione
dovrebbe riflettere non tanto il valore di progetto del fattore di struttura, valore che considera gli effetti di dissipazione energe-
tica legati al comportamento allo Stato Limite di Collasso (SLC), quanto la quota parte corrispondente al comportamento non
lineare attivato allo stato limite di volta in volta considerato. Per stimare la corretta riduzione dello spettro di accelerazione
elastico si dovrebbe pertanto calcolare il coefficiente riduttivo tramite un’analisi non lineare, perdendo però parte della sem-
plicità del metodo di valutazione dello spettro di piano.
Infine, la Circolare applicativa delle NTC18 consente di applicare una riduzione delle accelerazioni agenti sugli elementi non
strutturali in funzione del loro coefficiente di struttura qa (valori macroscopicamente tabellati in funzione della tipologia di
elementi non strutturali). Si nota che tale correzione delle ordinate spettrali può essere applicata quando lo spettro è utilizzato
per la progettazione dell’elemento (per esempio nella progettazione dei sui ancoraggi), ma non deve essere applicata quando
lo spettro di piano calcolato debba essere utilizzato per prove sperimentali di qualifica sismica. Come citato in precedenza,
durante le prove sperimentali, il provino risponderà secondo le proprie caratteristiche e l’effetto di sovrasmorzamento sarà
colto automaticamente.
3.2.2 Circolare applicativa NTC18 – Formulazione semplificata
La Circolare applicativa delle NTC18 prevede un secondo metodo, ulteriormente semplificato rispetto al precedente, utiliz-
zabile nella valutazione degli elementi non strutturali, valido indipendentemente dalla tipologia strutturale. Come nel caso
precedente, il metodo calcola lo spettro di piano come combinazione (SRSS) di tutti i contributi modali ritenuti significativi.
Questi ultimi sono calcolati a partire dallo spettro di accelerazione al suolo, modificandone le ordinate spettrali in funzione
delle caratteristiche modali della struttura (forme modali e periodi di vibrazione). Pertanto, anche adottando questa seconda
formulazione, è necessario di realizzare un modello che consenta l’esecuzione di accurate analisi modali.
Anche nella stesura di questo paragrafo si è deciso di seguire la simbologia utilizzata dalla Circolare in cui, a differenza di quanto
previsto per la formulazione precedente, le quantità relative alle caratteristiche della struttura principale hanno pedice k (es: periodi
propri e smorzamenti modali del k-esimo modo), mentre le stesse quantità relative all’elemento non strutturale sono prive di pedice.
I contributi modali allo spettro di piano SeZ, espressi in funzione del periodo, dello smorzamento viscoso equivalente e della
quota di installazione dell’elemento non strutturale (rispettivamente T, ξ e z), possono essere calcolati tramite le tre seguenti
espressioni, relative rispettivamente al ramo crescente, al plateau e al ramo decrescente dello spettro:
10
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
dove:
• Tk è il periodo di vibrazione del k-esimo modo di smorzamento viscoso equivalente ξk;
• è il fattore che altera lo spettro elastico per un coefficiente di smorzamento dell’elemento non
strutturale ξ diverso dal 5%. Nel caso in cui lo spettro di piano debba essere usato per test di qualifica su tavola vibrante,
questo coefficiente dovrà essere posto pari a 1;
• a e b sono coefficienti che definiscono l’intervallo di amplificazione massima dello spettro di piano e possono essere as-
sunti pari a 0.8 e 1.1 rispettivamente;
• az,k(z) è il contributo del k-esimo modo all’accelerazione massima di piano (spesso anche Peak Floor Acceleration - PFA
- o Zero Period Acceleration - ZPA -).
La Circolare indica inoltre che il parametro az,k(z) può essere calcolato come:
dove γk e ψk sono rispettivamente il k-esimo coefficiente di partecipazione modale della struttura principale e il valore della
k-esima forma modale alla quota z.
Si nota inoltre che a differenza di quanto previsto dalla formulazione generale trattata al paragrafo precedente, questa formu-
lazione semplificata impone che: i) lo spettro di piano non sia mai minore dello spettro elastico al suolo e ii) limita l’amplifi-
cazione massima in corrispondenza dei valori di periodo di vibrazione della struttura principale.
La formulazione prevede che per una valutazione più accurata dello spettro di piano si debbano stimare il periodo secante e lo
smorzamento modale tramite un’analisi statica non lineare. Solo in questo modo è infatti possibile limitare le forti amplifica-
zioni che caratterizzano le risposte dei sistemi lineari nell’intorno del loro periodo proprio di vibrazione.
Infine, è consentita l’adozione di un’ulteriore semplificazione applicabile limitatamente al caso di strutture con massa uni-
formemente distribuita lungo l’altezza e prima forma modale lineare con la quota (ovvero per strutture regolari). In questi
casi, il calcolo può essere ridotto considerando il solo contributo del primo modo di vibrare e il corrispondente coefficiente di
partecipazione modale γ1 può essere approssimato in funzione del numero n di piani come riportato dalla seguente equazione:
dove:
• α è il rapporto tra accelerazione massima del terreno ag su sottosuolo di tipo A allo stato limite in esame e l’accelerazione
di gravità g;
• S è il coefficiente che tiene conto della categoria di sottosuolo e delle condizioni topografiche;
• Ta è il periodo fondamentale di vibrazione dell’NSE;
11
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
Al contrario delle due formulazioni precedentemente descritte, questo metodo non richiede la conoscenza dei parametri
modali della struttura ad eccezione del primo periodo di vibrazione. Un’importante conseguenza è dunque la possibilità di
evitare un’accurata modellazione strutturale; di contro però, non è possibile valutare i contributi dei modi superiori al primo,
che è considerato l’unico significativo.
Analizzando le equazioni adottate da questa formulazione appare evidente che in questo caso lo spettro di piano non dipende
dalla capacità dissipativa della struttura principale. Di fatto, l’unico parametro influenzato dalla scelta dello stato limite di
riferimento è l’accelerazione α; conseguentemente, eventuali plasticizzazioni della struttura principale, che potrebbero ad
esempio aver luogo allo SLV, non andranno a ridurre lo spettro di piano.
Altra sostanziale differenza tra questa formulazione e le precedenti è data dal fatto che sia la forma spettrale, sia la massima
amplificazione non variano con continuità al variare del periodo della struttura principale. Poiché la Circolare definisce i tre
parametri a, b, ap in funzione del primo periodo strutturale assegnandogli un andamento costante a tratti, gli spettri di piano
sono sostanzialmente differenti per strutture molto simili tra loro ma con periodo naturale a cavallo tra i valori di salto, ovvero
0.5 e 1.0 secondi. La Circolare, inoltre, non specifica né il materiale né la tecnologia costruttiva per le strutture intelaiate a cui
fa riferimento questa formulazione. Tuttavia, appare improbabile che strutture in calcestruzzo armato o telai prefabbricati o
telai in acciaio abbiamo comportamenti tali da portare agli stessi valori dello spettro di accelerazione al piano.
4. Esempio applicativo
Nel proseguo è esposto un esempio applicativo di quanto descritto in precedenza. In maggior dettaglio, viene proposto il
calcolo dello spettro di accelerazione di piano, sia basandosi sulle analisi dinamiche non lineari sia utilizzando le diverse
formulazioni semplificate previste dalla Circolare applicativa delle NTC18. I risultati in termini di spettri di accelerazione di
piano saranno inoltre confrontati e discussi evidenziando gli aspetti positivi e i limiti delle formulazioni semplificate.
4.1 Ipotesi di partenza e dati di input
Le NTC18 richiedono, per gli elementi non strutturali, il rispetto del requisito di stabilità nei confronti delle azioni a Stato
Limite di salvaguardia della Vita (SLV), pertanto si è deciso di limitare l’attenzione unicamente a questo caso. Considerando
un edificio avente una vita nominale di 50 anni e un coefficiente d’uso pari a 1, lo SLV impone di dover considerare un’azione
(e quindi uno spettro obiettivo) con una probabilità di superamento del 10% in 50 anni, corrispondente a un periodo di ritorno
di 475 anni (rif. Tab. 3.2.I delle NTC18 e §C3.2.1 della Circolare applicativa). Il sito prescelto come ubicazione per il caso
studio è la zona di Cassino (FR) per cui, considerando il periodo di ritorno di 475 anni e i dati forniti dalla mappa di perico-
losità sismica in vigore, si stima un’accelerazione di picco al suolo pari a 0.21 g.
Per semplicità, la struttura presa in esame è un telaio piano in calcestruzzo armato con tamponature in laterizio e con proprietà geo-
metriche e meccaniche tali da rappresentare un tipico edificio italiano di nuova progettazione. Il telaio è stato progettato secondo le
prescrizioni di EC8 (CEN, 2004; CEN, 2005) considerando un fattore di struttura q = 3.75, corrispondente a una classe di duttilità
B. Tale telaio è costituito da 5 piani con altezza interpiano pari a 2.75 m e 3 campate, ciascuna con luce di 4.5 m (vedi Figura 5).
Figura 5
Rappresentazione schematica
del caso studio considerato
(adattata da Perrone et al.,
2020).
5 x 2.75 m
3 x 4.5 m
12
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
Assumendo che il telaio analizzato sia parte di una struttura regolare composta da telai piani paralleli aventi interasse di (luce
delle campate trasversali), i carichi gravitazionali applicati alle travi del telaio qui considerato sono:
• peso proprio strutturale del solaio pari a 14.63 kN/m;
• carichi permanenti non strutturali pari a 6.21 kN/m e 4.76 kN/m rispettivamente agenti sul piano tipo e a livello della
copertura;
• carichi variabili pari a 10.13 kN/m.
Per quanto riguarda il materiale è stato scelto un calcestruzzo con resistenza a compressione pari a 39 MPa, mentre la resi-
stenza a snervamento dell’acciaio è stata assunta pari a 375 MPa. Per quanto riguarda infine le tamponature è stato scelto un
laterizio con modulo di Young verticale e orizzontale pari rispettivamente a 6401 MPa e 5038 MPa, con resistenza a compres-
sione di 8.66 MPa e a taglio di 1.07 MPa.
In Figura 6 si riportano gli spettri di risposta in accelerazione e il corrispondente spettro mediano ottenuti dai 20 accelero-
grammi al suolo, selezionati sulla base dello spettro elastico al suolo calcolato applicando le prescrizioni normative per il sito
considerato per periodo di ritorno TR = 475 anni. Per maggiori dettagli relativi alla procedura utilizzata per la selezione degli
accelerogrammi si faccia riferimento a Perrone et al., 2020.
1 Figura 6
MEDIANA Spettri al suolo Spettri di risposta elastici
0.9 al suolo ottenuti dai 20
accelerogrammi (TR 475 anni)
0.8 e mediana corrispondente.
Accelerazione spettrale [g]
0.7
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2
Tstruttura [s]
13
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
to in muratura è stato modellato tramite un modello a triplo traliccio equivalente, come mostrato in Figura 5. La rigidezza
globale del pannello è stata distribuita tra elementi truss diagonali paralleli in modo tale che quello centrale abbia il 50% di
resistenza e rigidezza mentre quelli laterali il 25%. Lo smorzamento viscoso equivalente di Rayleigh è stato assunto pari al 5%
dello smorzamento critico per i primi due modi di vibrare. Per maggiori dettagli relativi alla modellazione si faccia riferimento
a Perrone et al., 2020.
Per i primi 3 modi di vibrare della struttura l’analisi modale ha restituito i valori di periodo T, i vettori di forma φ e i coefficienti
di partecipazione modale Γ riassunti in Tabella 2:
Si ricorda che il coefficiente di partecipazione modale riportato in Tabella 2 può essere calcolato come:
dove:
Le analisi dinamiche non lineari con integrazione al passo hanno consentito di calcolare, per ciascuno dei 20 accelerogrammi
utilizzati come input sismico, la storia di accelerazione di ciascun piano. Come mostrato schematicamente in Figura 7, questi
accelerogrammi sono l’input sismico a cui saranno sottoposti gli elementi non strutturali e, come vedremo, a partire da queste
storie temporali possono quindi essere calcolati gli spettri di piano.
4.3 Spettri di piano
Come discusso precedentemente, a partire dalle storie di accelerazione dei piani (accelerogrammi di piano) ricavati tramite le
analisi dinamiche è in generale possibile calcolare gli spettri di piano. Per l’esempio qui discusso, gli spettri di accelerazione
al piano sono stati calcolati a livello dell’ultimo solaio: considerata la regolarità strutturale che caratterizza il caso studio, è
a questa quota che sono attesi gli spettri di piano con le accelerazioni spettrali massime. I 20 spettri discendenti dalle analisi
sono rappresentati in Figura 8 insieme alla loro mediana per TR pari a 475 anni (SLV).
Figura 7
Accelerogramma al suolo e
al piano.
14
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
6 Figura 8
MEDIANA Spettri ultimo piano Spettri di piano ottenuti da
analisi dinamiche non lineari
e mediana corrispondente.
5
Accelerazione spettrale [g]
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2
TNSE [s]
Analizzando la forma di questi spettri notiamo che presentano lo stesso andamento, crescente verso il picco di accelerazione
situato in corrispondenza del periodo di vibrazione effettivo del primo modo. Sebbene meno pronunciato del picco principale,
notiamo anche un secondo picco attorno al periodo di vibrazione del secondo modo proprio, circa 0.15 s. In questo caso, tale
picco non è molto pronunciato, certamente in ragione della regolarità strutturale del caso studio prescelto che porta buona
parte della massa a partecipare al primo modo di vibrazione. Tuttavia, tale picco sarebbe certamente più significativo in caso
di strutture irregolari o, spostandosi lungo l’altezza della struttura, in corrispondenza della quota a cui lo spostamento modale
del secondo modo è massimo. Si sottolinea inoltre che, se da punto di vista strutturale questo potrebbe sembrare un effetto di
secondaria importanza, gli effetti sugli elementi non strutturali potrebbero essere importanti. Va infatti considerato che alcuni
elementi non strutturali (es: quadri elettrici, macchine per il trattamento dell’aria, ecc.) possono avere periodi propri nell’in-
tervallo tra 0.15 s e 0.5 s, avvicinandosi talvolta ai periodi di vibrazione dei modi superiori al primo.
Lo spettro di accelerazione di piano, mediana dei singoli spettri discendenti dalle analisi dinamiche, sarà assunto nel proseguo qua-
le riferimento per l’analisi critica delle formulazioni semplificate. Il confronto tra vari spettri di piano è rappresentato in Figura 9.
Iniziamo la revisione critica analizzando l’andamento dello spettro di piano ricavato dall’applicazione della formulazione ge-
nerale prevista dalla Circolare applicativa delle NTC18. Per il periodo di ritorno analizzato, l’approccio generale sovrastima
decisamente lo spettro di piano di riferimento, arrivando ad approssimare il massimo spettro ottenuto dalle analisi. Questa no-
tevole sovrastima delle ordinate spettrali è certamente legata al comportamento non lineare che la struttura sperimenta allo SLV.
Mediana +
4
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2
TNSE [s]
15
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
Per completezza si sottolinea che la formulazione generale proposta dalla Circolare applicativa NTC18 suggerisce di valu-
tare lo spettro di piano basandosi sullo spettro di accelerazione al suolo elastico o sovrasmorzato, senza però indicare come
calcolare il coefficiente di riduzione relativo al sovrasmorzamento. Allo SLV le accelerazioni sono tali da portare la risposta
della struttura principale in campo non lineare, ne segue che una parte dell’energia sismica è dissipata dalla risposta isteretica
della struttura e non viene trasmessa ai piani. Tuttavia, adottando un coefficiente di riduzione dello spettro elastico calcolato
in funzione del valore di progetto del coefficiente di struttura, lo spettro di piano che si ottiene è chiaramente sottostimato
come si osserva in Figura 10. Questo è dovuto al fatto che allo SLV, la struttura non sviluppa tutta la plasticità per cui il telaio
è stato progettato e che sarà raggiunta solo allo SLC, dunque assumere un fattore di struttura pari a quello di progetto com-
porta un’eccessiva riduzione delle azioni. Se ne deduce che l’approccio generale non porta ad ottenere valori errati, tuttavia
parte della semplicità è persa quando sia atteso un ingresso della struttura principale in campo plastico. In questo caso sono
necessarie analisi non lineari per stimare l’effettiva duttilità sviluppata e, conseguentemente, il corretto fattore di riduzione
dello spettro elastico al suolo. Queste operazioni possono essere svolte, per esempio, adottando quanto previsto dal metodo
N2 (Fajfar & Gaspersic, 1996), anche proposto da EC8.
Figura 10 6
Approccio NTC18 Generale
(spettro al suolo elastico e NTC18 Generale - Elastico
sovrasmorzato). Mediana analsi dinamiche
5
Mediana +
NTC18 Gen. - Sovrasmorzato q = 3.75
Accelerazione spettrale [g]
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2
TNSE [s]
Passando alla formulazione semplificata della Circolare NTC18, come si può anche notare dalle curve riportate in Figura 9,
lo spettro di piano è stato calcolato nei due modi previsti dalla circolare stessa, ovvero:
• “NTC18 Semplificato”: è lo spettro ottenuto dalla combinazione dei primi 3 modi di vibrare della costruzione;
• “NTC18 Semplificato (solo Modo 1)”: è lo spettro ottenuto semplificando ulteriormente la procedura di calcolo. Quando
le masse sono distribuite in maniera uniforme lungo l’altezza, la formulazione proposta prevede di poter calcolare lo
spettro considerando solo il primo modo di vibrare della costruzione e ricavando il coefficiente di partecipazione modale
in funzione del numero di piani n, secondo la seguente formula:
Indipendentemente dallo stato limite considerato, dal confronto tra questi due spettri è chiaro che il valore di accelerazione al
plateau è, come atteso, influenzato principalmente dal primo modo di vibrare e che i modi superiori al primo poco contribui-
scono alla determinazione delle massime accelerazioni spettrali. Ovviamente questa considerazione vale unicamente quando
il primo modo sia ben separato dai successivi come nel presente caso studio. Inoltre è possibile notare che la stima del coeffi-
ciente di partecipazione modale in funzione del numero di piani, per quanto approssimativa, sia a favore di sicurezza, portando
al calcolo di uno spettro di accelerazione di piano incrementato. Notiamo infine che i modi superiori al primo contribuiscono
poco alle accelerazioni spettrali massime ma, al contrario, modificano significativamente le accelerazioni nell’intorno del loro
periodo di vibrazione. I valori di tali accelerazioni sono limitate per il caso studio analizzato ma, in generale, se ad esempio
si considerasse un edificio irregolare avente una porzione significativa di massa partecipante per i modi superiori al primo, il
contributo potrebbe avere maggior impatto.
La terza formulazione prevista dalla Circolare applicativa delle NTC18, essendo limitata alle strutture intelaiate regolari,
16
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
ben si presta all’applicazione al caso studio qui analizzato. Tuttavia, l’estrema semplificazione concessa da questo approccio
mostra chiari limiti quando gli spettri di piano ottenuti vengono confrontati con quelli assunti come riferimento. Indipenden-
temente dallo stato limite adottato, questa formulazione stima correttamente (almeno in questo caso) l’intervallo di periodi
su cui distribuire le accelerazioni spettrali, ma non fa altrettanto quando si valuta la correttezza delle accelerazioni spettrali.
Rispetto al picco di accelerazione spettrale presente attorno al primo periodo strutturale, lo spettro di piano ottenuto con
questa formulazione è inferiore di un fattore pari a circa 2. A questa sottostima, corrisponde poi una decisa sovrastima delle
azioni per i bassi periodi. Oltre all’estrema semplicità di calcolo, l’unico altro aspetto positivo di questa formulazione è il fatto
che, quantomeno per l’esempio analizzato, è cautelativa nell’intervallo di periodi che normalmente caratterizza gli elementi
non strutturali installati nelle costruzioni. L’entità di questo conservativismo dipende però dal valore del primo periodo di
vibrazione della struttura principale.
4.4 Elementi non strutturali sismicamente qualificati
Seguendo le indicazioni delle norme specifiche per la qualifica sismica degli elementi non strutturali è possibile perseguire
questo obiettivo per molti dei più comuni elementi facenti parte di quello che abbiamo chiamato sistema edificio. La qualifica
sismica, sia essa numerica, sperimentale o mista, equivale allo svolgimento delle verifiche di stabilità (ed eventualmente di
funzionamento) per un predeterminato livello di sollecitazione. Dovendo progettare l’installazione di un elemento non strut-
turale qualificato, il progettista dovrà semplicemente limitarsi a sceglierne uno qualificato per un livello superiore all’input
atteso al punto di installazione e calcolato secondo quanto discusso in precedenza. Ciò che dovrà essere fatto è quindi confron-
tare gli spettri e verificare che lo spettro utilizzato per la qualifica (RRS nel caso di qualifica sperimentale) inviluppi lo spettro
di accelerazione del caso specifico. L’inviluppo potrà essere esteso all’intero campo di frequenze considerato nella qualifica o
almeno nell’intorno delle frequenze proprie dell’elemento non strutturale.
La successiva Figura 11 mostra un esempio di confronto tra lo “Spettro di piano” calcolato per il caso studio qui analizzato
e un generico “Spettro di qualifica”. Si noti che i due grafici mostrano in realtà lo stesso confronto: mentre l’accelerazione
spettrale è mostrata in funzione del periodo dell’elemento non strutturale (come comune nelle applicazioni di ingegneria
civile) nel grafico a sinistra, le stesse curve sono riportate nel grafico a destra in funzione della frequenza dell’elemento non
strutturale e l’asse delle ascisse è riportato in scala logaritmica (come spesso fatto per alcune tipologie di elementi non strut-
turali e componenti di impianti).
Con riferimento alla Figura 11, un generico elemento non strutturale qualificato per lo “Spettro di qualifica” mostrato in figura
sarà idoneo all’installazione all’ultimo piano del caso studio qui discusso, una volta verificato che l’elemento non strutturale
abbia una frequenza propria sufficientemente lontana da quella della struttura principale. Indicativamente, potremo accettare
la validità della qualifica rispetto allo “Spettro di piano” specifico per il caso studio, una volta controllato che l’elemento non
strutturale abbia una frequenza propria tra 1 Hz e 1.7 Hz, oppure superiore a 3 Hz.
Per consentire la corretta progettazione e installazione, il produttore dell’elemento non strutturale dovrà pertanto fornire indi-
cazione dello spettro utilizzato per la qualifica sismica (eventualmente descritto da livelli standard della norma di riferimento
scelta per la qualifica) e dovrà specificare i periodi propri (o le frequenze) di vibrazione dell’elemento prodotto. L’ingegnere
strutturista dovrà fornire lo spettro di accelerazione al punto di installazione. L’impiantista dovrà selezionare l’elemento non
strutturale corretto dal catalogo del produttore. Altrettanto importante sarà poi il rispetto delle condizioni di montaggio in-
dicate dal produttore e conformi a quanto considerato per la qualifica sismica. Il corretto comportamento dell’elemento non
strutturale non potrà infatti prescindere dal suo corretto collegamento o ancoraggio alla struttura principale.
Inoltre appare opportuno notare che considerando lo SLV e territori con importanti livelli di pericolosità sismica, gli spettri
di piano potrebbero raggiungere accelerazioni molto elevate. In questi casi non è scontata la possibilità di poter procedere
3 3 Figura 11
Spettro di piano Spettro di piano Confronto tra spettri di piano
Spettro di qualifica Spettro di qualifica
e di qualifica in funzione del
2.5 2.5
periodo (a) e in funzione della
frequenza (b) dell’elemento
Accelerazione spettrale [g]
non strutturale.
2 2
1.5 1.5
c1 1
0.5 0.5
0 0
0 0.5 1 1.5 2 0.5 1 2 4 8 16 32
Periodo NSE [s] Frequenza NSE [Hz]
a) b)
17
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
alla qualifica sismica tramite prove sperimentali: lo spettro richiesto per il test potrebbe infatti superare le prestazioni delle
tavole vibranti disponibili. Per situazioni come questa, potrebbe essere opportuno utilizzare una prova di qualifica sismica
per avere la prova sperimentale delle prestazioni raggiungibili con un livello di sollecitazione minore di quello richiesto e,
successivamente, utilizzare i dati sperimentali per calibrare un modello numerico con cui estendere la qualifica al livello di
input sismico desiderato.
4.5 Progettazione sismica di elementi non strutturali non qualificati
Sfortunatamente (dal punto di vista della standardizzazione dei prodotti) non tutti gli elementi non strutturali possono essere
oggetto di una qualifica sismica preliminare; sono molti i casi in cui un oggetto è parte di un sistema più complesso da proget-
tare di volta in volta a seconda dello specifico contesto di installazione. Se pensiamo, per esempio, agli impianti di distribu-
zione sospesi (es: reti sprinkler, sistemi di ventilazione) all’interno degli edifici, per quanto questi siano composti da elementi
standard replicati a formare il sistema, la loro risposta sismica è fortemente influenzata dalla disposizione all’interno della
struttura principale e dalla geometria del sistema stesso, che deve adattarsi alla singola applicazione.
In questi casi la progettazione non potrà risolversi tramite un processo di mero confronto tra lo spettro di qualifica e lo spettro
di accelerazione al piano: la progettazione dovrà forzatamente ricorrere ad altri mezzi. Per esempio, si potrebbero qualificare
i singoli componenti standard (archetipi ripetuti in serie o in parallelo per formare il sistema non strutturale oggetto della pro-
gettazione) da disporre secondo opportune regole determinate, per via numerica e/o sperimentale, dal produttore. Le regole di
disposizione dei singoli componenti dovranno essere determinate considerando la mutua interazione tra gli elementi base ga-
rantendo, per esempio, di non assegnare al singolo componente masse/carichi portati eccessive. Alternativamente, la risposta
ciclica dei componenti base potrebbe essere caratterizzata sperimentalmente, così come la loro eventuale interazione, tramite
prove cicliche quasi-statiche. Dai dati sperimentali potrebbero essere poi creati dei modelli numerici semplificati, utilizzabili
per la modellazione numerica e l’analisi dinamica dell’intero sistema non strutturale soggetto ad accelerogrammi compatibili
con lo spettro di accelerazione di piano determinato per l’installazione specifica.
In linea di massima, a meno di eventuali mutue interazioni, ciascun componente base del sistema non strutturale è soggetto ad
una forza sismica pari al prodotto tra la massa (propria ed eventualmente portata) di pertinenza del singolo elemento non strut-
turale e l’accelerazione spettrale. Quest’ultima deve essere letta sullo spettro di piano, come ordinata in corrispondenza del
valore di periodo proprio del componente (potenzialmente non facile da stimare). Concordemente alle indicazioni normative
e al reale comportamento sismico, la forza sismica così calcolata può essere ridotta tramite un “fattore di struttura”, funzione
della duttilità dell’elemento non strutturale. La forza agente sull’elemento oggetto di progettazione deve essere utilizzata sia
per le verifiche di stabilità e resistenza della sua struttura portante, sia per il dimensionamento del sistema di ancoraggio alla
struttura principale.
5. Conclusioni
Il ruolo fondamentale svolto dagli elementi non strutturali nell’ottica della sicurezza degli occupanti e del mantenimento della
funzionalità degli edifici è ormai riconosciuto unanimemente. A fronte di ciò, le norme nazionali e internazionali si stanno
adeguando e stanno fornendo a progettisti, produttori e installatori i mezzi necessari per garantire un adeguato comportamento
sismico dei componenti non strutturali. In Italia, il riferimento principale per le costruzioni è costituito dal Decreto Ministeria-
le 17 gennaio 2018 – “Norme Tecniche per le Costruzioni” (NTC18) che definisce, anche per gli elementi non strutturali, gli
obiettivi prestazionali minimi e i ruoli e le responsabilità degli attori coinvolti. Chiaramente, il soddisfacimento dei requisiti
richiesti non può prescindere dalla corretta valutazione sia dell’input sismico che delle prestazioni degli elementi non strut-
turali.
Per la maggior parte degli elementi non strutturali, l’input deve essere specificato tramite adeguati spettri di piano. Come visto
in precedenza, questi possono essere calcolati rigorosamente tramite accurate analisi dinamiche eventualmente non lineari o,
come consentito anche dalle NTC18, tramite metodi semplificati di comprovata validità. La Circolare applicativa delle NTC18
suggerisce tre formulazioni semplificate che sono state riassunte nei paragrafi precedenti e applicate al caso studio analizzato.
Il livello di semplificazione delle tre formulazioni è proporzionale al numero di ipotesi alla base di ciascuna tuttavia, provando
ad applicarle, si nota immediatamente che nel caso di comportamento non lineare della struttura principale buona parte delle
semplicità di calcolo è persa. Va riconosciuto che le formulazioni proposte riducono enormemente l’onere computazionale,
se confrontate con metodi che sfruttano analisi non lineari, tuttavia è comunque necessario disporre di modelli strutturali
sufficientemente accurati per poter cogliere il comportamento dinamico della struttura principale. D’altronde è difficile imma-
ginare un metodo che possa risolvere il problema degli spettri di piano prescindendo dai parametri modali della struttura, sono
infatti questi ultimi che guidano la risposta strutturale modificando le onde sismiche mentre si propagano dalle fondazioni
lungo l’altezza dell’edificio. Solo l’ultima delle tre formulazioni proposte non considera altro se non il primo periodo struttu-
rale, ma il semplice caso studio ha mostrato come questo metodo sottostimi fortemente lo spettro di accelerazione al piano non
fornendo più di una grossolana approssimazione. Infine va notato come il conservativismo delle formulazioni proposte dalla
Circolare applicativa delle NTC18 non cresca con il livello di semplificazione concesso, al contrario i metodi più semplici
18
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
portano al calcolo di input sismici minori, rischiando pertanto di compromettere la sicurezza della progettazione.
La sottostima delle azioni sismiche porta solo ad una fittizia riduzione dei costi, e certamente non in termini di costo gene-
ralizzato. Al contrario, volendo garantire il corretto bilanciamento tra sicurezza e costi, l’unica via sensata da percorrere è
la standardizzazione dei prodotti. L’obiettivo originale dei processi di standardizzazione è sempre stato quello di garantire
costanza di qualità e prestazioni, rendendo più facile per produttori e progettisti realizzare e fornire prodotti in linea con le
richieste della committenza. Per esempio, questo concetto fu applicato dai Laboratori Bell che già negli anni ’70 svilupparono
i primi requisiti (anche sismici) per gli apparati che dovevano entrare a fare parte della rete di telecomunicazione degli USA.
I concetti di standardizzazione ben si applicano agli elementi non strutturali, spesso prodotti in larga scala, e oggi si stanno
adattando e diffondendo ad ogni tipologia di questi prodotti con la pubblicazione norme dedicate. Questo approccio ben si
adatta anche all’obiettivo di garantire adeguate prestazioni sismiche degli elementi non strutturali: sono infatti sempre più
comuni le norme di prodotto che considerano esplicitamente il problema della resistenza sismica. Lavorando con elementi
non strutturali prodotti in serie, il miglior approccio per garantire le corrette prestazioni è infatti quello di perseguire una
qualifica sismica (sperimentale, numerica o mista). In Italia sono in crescita le richieste di elementi non strutturali classificati
come “antisismici” e le aziende si stanno muovendo per qualificare i loro prodotti, procedure fino a qualche anno fa limitate
alle sole forniture di strutture particolarmente critiche (es: centrali nucleari). Purtroppo in Italia resta ancora molto lavoro da
fare in questa direzione e molte norme internazionali, attualmente non cogenti, non vengono applicate se non in casi ancora
troppo rari.
Sicuramente, la considerazione per il ruolo fondamentale degli elementi non strutturali continuerà a crescere nel prossimo
futuro e l’impegno dei produttori verso la garanzia di adeguate prestazioni sismiche seguirà le richieste del mercato. Certa-
mente l’aver esplicitato ruoli e responsabilità nelle attuali NTC18 ha aumentato l’attenzione su questa problematica, sebbene
sia credibile che, anche prima del 2018, nelle intenzioni del legislatore la garanzia di prestazione dovesse riguardare l’intero
sistema edificio e non solo la struttura principale. Oltre alle NTC18, un altro importante riferimento italiano (sebbene impli-
cito) applicabile al mondo degli elementi non strutturali è il Decreto Legislativo 81 del 9 Aprile 2008 – “Testo Unico sulla
salute e sicurezza sul lavoro” che recita:
Art. 64 – Obblighi del datore di lavoro – “(…) Le vie di circolazione interne o all’aperto che conducono a uscite o ad usci-
te di emergenza e le uscite di emergenza siano sgombre allo scopo di consentirne l’utilizzazione in ogni evenienza (…)”
e ancora
ALLEGATO IV – Requisiti dei Luoghi di Lavoro – “1.1.1 Gli edifici che ospitano i luoghi di lavoro o qualunque altra
opera e struttura presente nel luogo di lavoro devono essere stabili e possedere una solidità che corrisponda al loro tipo
d’impiego ed alle caratteristiche ambientali (…)”.
Chiaramente, la fruibilità delle uscite di emergenza in ogni evenienza e la garanzia di stabilità corrispondente alle caratteristi-
che ambientali non possono prescindere da un’adeguata progettazione sismica.
Bibliografia
Calvi P.M., Moratti M., Filiatrault A. (2015) - Studio della risposta di elementi non strutturali di edifici scolastici soggetti ad eventi sismici.
Progettazione Sismica N.3/2015, http://dx.medra.org/10.7414/PS.6.3.9-29.
CEN (2004) “EN 1998-1 Eurocode 8: design provisions for earthquake resistance of structures, -Part 1: general rules, seismic actions and
rules for buildings”. European Committee for Standardization, Brussels, Belgio.
CEN (2005) “EN 1998-2 Eurocode 8: Design of structures for earthquake resistance, -Part 2: Bridges”, European Committee for Standard-
ization, B-1050 Brussels, Belgio.
Chang G.A, Mander J.B. (1994) - Seismic Energy Based Fatigue Damage Ananlysis of Bridge Columns:Part 1 – Evaluation of Seismic
Capacity. NCEER Technical Report No. NCEER-94-0006 State University of New York, Buffalo, N.Y.
Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. (2008) Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute
e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Gazzetta Ufficiale n. 101, Supplemento ordinario n. 108, 30 aprile 2008.
Dipartimento della Protezione Civile, Presidenza del Consiglio dei Ministri (2009) - Linee guida per la riduzione della vulnerabilità di ele-
menti non strutturali arredi e impianti”.
Fajfar P., Gaspersic P. (1996) - The N2 method for the seismic damage analysis of RC buildings. Earthquake Engineering and Structural
Dynamics, Vol. 25, pp. 31-46.
FEMA E-74 (2011) - Reducing the Risks of Nonstructural Earthquake Damage: A Practical Guide, ATC, CA, USA.
Mazzoni S., McKenna F., Scott M.H., Fenves G.L. (2006) - OpenSees Command language manual. Pacific Earthquake Eng Res (PEER)
Center.
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (2018) - Decreto 17 gennaio 2018: Aggiornamento delle Norme Tecniche per le Costruzioni,
G.U. n. 42 20/02/2018.
19
Progettazione sismica degli elementi non strutturali: spettri di accelerazione al piano
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (2019) - Circolare 21 gennaio 2019, n. 7 C.S.LL.PP. Istruzioni per l’applicazione dell’«Aggior-
namento delle “Norme tecniche per le costruzioni”» di cui al decreto ministeriale 17 gennaio 2018.
Miranda E., Mosqueda G., Retamales G., Pekcan G. (2012) - Performance of nonstructural components during the 27 February 2010 Chile
earthquake. Earthquake Spectra, Vol. 28, No. S1, pp. S453–S471.
Miranda E., Taghavi S. (2003) - Estimation of Seismic Demands on Acceleration-Sensitive Nonstructural Components in Critical Facilities.
Proceedings of the Seminar on Seismic Design, Performance, and Retrofit of Nonstructural Components in Critical Facilities, ATC 29-2,
Newport Beach, CA, 347- 360.
Perrone D., Calvi P.M., Nascimbene R., Fischer E.C., Magliulo G. (2018) - Seismic performance of non-structural elements during the 2016
Central Italy Earthquake. Bulletin of Earthquake Engineering, https://doi.org/10.1007/s10518-018-0361-5.
Perrone D., Brunesi E., Filiatrault A., Nascimbene R. (2020) - Probabilistic Estimation of Floor Response Spectra in Masonry Infilled
Reinforced Concrete Building Portfolio. Engineering Structures, 2020, 202, 109842, https://doi.org/10.1016/j.engstruct.2019.109842.
Sullivan T., Calvi P.M., Bolognini D. (2015) - Valutazione degli spettri di piano per la progettazione sismica di elementi non strutturali. Pro-
gettazione Sismica N.3/2015, http://dx.medra.org/10.7414/PS.6.3.31-44.
Taghavi S., Miranda E. (2004) - Estimation of seismic acceleration demands in building components, Proc. of the 13th WCEE, Vancouver
B.C., Canada, August 1-6, 2004, Paper No. 3199.
UNI EN 81-77:2014 – Regole di sicurezza per la costruzione e l’installazione degli ascensori - Applicazioni particolari per ascensori per
persone e per merci - Parte 77: Ascensori sottoposti ad azioni sismiche”.
UNI EN 13964:2014 – Controsoffitti - Requisiti e metodi di prova.
20
6D LAB Eucentre
Eucentre ha progettato e realizzato un
importante ampliamento dei suoi laboratori,
che prevede l’installazione di una nuova
tavola vibrante, sviluppata principalmente per
l’esecuzione di prove dinamiche su elementi non
strutturali o di test sismici su sistemi strutturali
di massa limitata. Le prestazioni di questa
struttura di prova saranno progressivamente
incrementate dai 4 gradi di libertà attuali fino ai
6 gradi di libertà della fase evoluta.
w w w . e u c e n t r e . i t
Diventare
nostro
Autore.
Follow us