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Elica:

curva nello spazio che rappresenta la traccia di un punto che si muove con moto rotatorio uniforme
su una circonferenza mentre essa trasla con velocità costante in direzione ortogonale al piano che la
contiene. Utilizzi: filettature.

Evolvente di cerchio:
curva tracciata da un punto che rotola (rolletta) senza strisciare su un cerchio (base)

Cicloide tradizionale:
curva generata dalle successive posizioni di un punto appartenente ad un cerchio che rotola su una
retta

Epicicloide:
curva generata dalle successive posizioni di un punto appartenente ad un cerchio che rotola senza
strisciare all’esterno di una circonferenza

Ipocicloide:
curva generata dalle successive posizioni di un punto appartenente ad un cerchio che rotola senza
strisciare all’interno di una circonferenza

Spirale di Archimede:
curva piana indefinita descritta da un punto che scorre lungo una semiretta che ruota con velocità
angolare costante attorno all’origine

Proiezioni parallele da un punto improprio: Proiezioni parallele da un punto proprio:

-piani quotati -prospettive (frontali, accidentali, razionali)


-proiezioni ortogonali
-assonometrie ortogonali, oblique

Punto improprio della retta: direzione della retta.


Due rette individuano un punto proprio se incidenti, improprio se parallele.

Retta impropria di un piano: giacitura del piano stesso.


Due piani individuano una retta propria se incidenti, impropria se paralleli.

Un piano improprio è l’insieme delle direzioni e delle giaciture dello spazio.

Operazioni geometriche fondamentali: proiezione, sezione.

-Proiezione da punto proprio: immagini di tipo fotografico. Vengono chiamate proiezioni


prospettiche.

-Proiezioni da punto improprio: deformato come se non avesse profondità, permette di ricavare le
dimensioni.
Una proiezione assonometrica è data dalla proiezioni di un oggetto, tridimensionale, da un punto
improprio su di un piano (si chiama ortogonale se l’oggetto è parallelo al piano, abliqua se non è
ortogonale)
Teorema di Pohlke:
Tre segmenti di un piano uscenti da uno stesso punto O’ ed aventi direzioni e lunghezze arbitrarie,
purché non più di uno dei tre segmenti e non più di uno dei loro angoli sia evanescente, possono
sempre considerarsi come proiezioni parallele, ma di regola non ortogonali, di tre segmenti uguali,
di lunghezza pienamente determinata, uscenti da uno stesso punto O, a due a due perpendicolari.

Assonometrie ortogonali:
si realizzano con proiezioni ortogonali al piano assonometrico. I segmenti sono uguali per forma e
dimensione purché i piani siano paralleli.

Proiezioni Mongiane:
permettono di ottenere ribaltamenti in vera grandezza da cui ricavare le distanze tra i punti, in
maniera non sempre agevole. Se gli oggetti sono posti in modo da avere il piano parallelo alla faccia
in esame, le proiezioni Mongiane permettono di avere proiezioni ortogonali congruenti di tutte le
facce perciò di ricavare agevolmente le dimensioni dell’oggetto.

Proiezioni ortogonali
Proiezione di un oggetto su un piano parallelo alla faccia da rappresentare si ottiene proiettando i
punti dello stesso dal punto improprio della direzione ortogonale al quadro. (I raggi visivi sono
perpendicolare al piano e paralleli fra di loro

Metodo del primo diedro (metodo E):


Quotatura:
Complesso di informazioni in un disegno che precisano le dimensioni di un oggetto.
• Q. funzionali: necessarie per il corretto funzionamento, tenendno presente il meccanismo
all’interno del quale il meccanismo deve lavorare
• Q. tecnologiche o di fabbricazione: forniscono dati utili per impostare le lavorazioni
• Q. di collaudo: sono di ausilio nelle operazioni che verificano la corrispondenza tra misure
reali e riportate nel disegno

Collegamenti temporanei o smontabili:


Consentono la separazione delle parti con semplici operazioni
• C. per ostacolo:è realizzato grazie ad un ostacolo che si oppone alla rotazione ed allo
scorrimento reciproco
• C. per attrito: è realizzato grazie alle forze d’attrito generate nel reciproco accoppiamento
sulle superfici a contatto degli elementi da collegare

Collegamenti filettati
sono utilizzati nelle costruzioni meccaniche con funzione di collegamento, arresto, registrazione,
manovra ecc.

Filettatura: risalto a sezione costante (filetto) avvolta ad elica sulla superficie esterna (vite) o interna
(madrevite) di un elemento cilindrico o conico.
• Forma del profilo: figura risultante dall’intersezione del filetto con un semipiano avente per
origine l’asse della filettatura (triangolare, a dente di sega, trapezoidale, tondo ecc)
• Passo: distanza tra due punti corrispondenti situati su
fianchi paralleli di due filetti consecutivi. Se la filettatura
presenta più principi si distingue fra:
-passo apparente: passo del profilo
-passo effettivo: corrisponde all'avanzamento
di un giro attorno all'asse del componente

• Numero di principi: più principi per un passo lungo con


una ridotta profondità del filetto. Le viti a più princìpi
hanno lo scopo di realizzare grandi passi senza alleggerire
eccessivamente il nocciolo, che comprometterebbe la
resistenza meccanica della vite
• Diametro nominale: corrisponde con in diametro esterno
della vite e quello corrispondente della madrevite

Elementi di una filettatura:


• Angolo: è l'angolo formato dalla tangente all'elica con un
piano perpendicolare all'asse del cilindro
• Senso: destrorsa quando avanzo lungo l'elica si ruota in senso orario attorno all'asse del
pezzo. (sinistrorsa, antiorario)
• Lunghezza di avvitamento: porzione di vita, misurato in lunghezza nella direzione dell' asse
a contatto con la madrevite. Generalmente 1-1,5 volte il diametro nominale.
Rappresentazione di elementi filettati Quotatura elementi filettati

Sistemi di filettature:
1. Filettature metriche ISO
2. Filettature standard internazionali (SI)
3. Filettature Whitworth
4. Filettature gas
5. Filettature trapezie
6. Filettature a dente di sega
7. Filettature speciali

Filettature metriche ISO


profio triangolare, generato da un triangolo equilatero con lunghezza passo=lato

Filettature unificate a passo grosso:


ad ogni diametro nominale corrisponde un unico passo, maggiore resistenza, utilizzate se non ci
sono particolari richieste di precisione (es. M10)

Filettature unificate a passo fine:


ad ogni diametro nominale possono corrispondere più passi (es. M10 x 0.75; 0.75=valore del passo)

Filettature non unificate:


Non figurano in tabella.

Vite M10 x 0.75 -3fil sin


• M filettatura ISO
• 10 diametro nominale
• 0.75 valore del passo
• “fil” nel caso in cui abbia più di un principio
• “sin” nel caso in cui sia sinistrorsa
Filettature standard internazionali SI
Simile alle ISO, generate allo stesso modo, ma la profondità della filettaura è maggiore che nelle IS

Filettature passo grosso: 12MA (12=diametro nominale); bulloneria normale

Filettature passo fine: 24MB; offre maggiore resistenza e si oppone maggiormente allo svitamento
spontaneo

Filettature Whitworth
Triangolo generatore con angolo del profilo 55°; fondo e cresta
arrotondati (vite e madrevite). 1'=25,4mm

Designazione: ¾ W passo p=25.4/z dove z è il num di filetti


sulla lunghezza assiale di un pollice

Se non è unificata ¾ x12W dove 12=z

Filettature gas
Nella designazione ci si riferisce al diametro interno del tubo. 1”=33,249mm. L' ermeticità viene
garantita dalle guarnizioni sono previste due classi di tolleranze A più ristretta B più ampia.
Le filettature interne cilindriche sono designate con “Rp ½”, quelle coniche con “Rc ½”, quelle
esterne coniche “R ½”; la frazione indica il diametro nominale.

Filettature trapezoidali
Utilizzate principalmente come viti di manovra, grazie al profilo trapezoidale la coppia elicoidale
rappresenta un elevato rendimento.

Vite Tr 50 x 8
• Tr indica che la filettatura è trapezoidale
• 50 diametro nominale
• 8 passo del profilo

Vite Tr 50 x 24 (P8) LH
Una filettatura trapezoidale indicate in questo modo indica la presenza di più principi
• 24 indica il passo effettivo (spostamento assiale per giro)
• P8 indica il passo del profilo; perciò la filettatura ha 3 principi
• LH indica che è sinistrorsa

Filettatura a dente di sega


Il profilo a dente di sega viene utilizzato nei collegamenti in tubi sottili sottoposti a sforzi fisici
consistenti nel solo senso assiale. Per ridurre l'effetto di intaglio esistono filettature a dente di sega a
45°.

Vite 80 SgN 2 fil sin


• 80 diametro nominale
• SgN dente di sega normale. Nota: SgF indica dente di sega fine
Filettature speciali
Autofilettanti: creano la madrevite
Viti da legno: gambo conico e filetto piccolo; l'elica media è meno inclinata nella parte superiore
favorendo facile avvitamento e resistenza allo svitamento
Filettature tonde: dette anche Edison, per attacchi di lampade

Collegamenti albero-mozzo
La scelta dipende in funzione dal movimento che si cuole impedire
• Impedimento alla rotazione: chiavette, linguette, spine, alberi scanalati
• Impedimento alla traslazione: chiavette, spine anelli elastici
• Centraggio o riferimento: linguette, spine, alberi scanalati
• Sicurezza od arresto: apine, anelli elastici

Chiavette: prismi a sezione rettangolare, a larghezza decrescente da un estremità all'altra. Vengono


incastrate per metà nel mozzo e per metà in una cava dell'albero. La chiavetta esercita un
forzamento radiale fra albero e mozzo, la trasmissione del moto avviene per attrito, questo
forzamento può creare un gioco sui fianchi. Due chiavette vanno poste a 90° o 120°, mai 180° in
quanto indebolirebbe la sezione e favorirebbe un'ovalizzazione del mozzo.

Linguette: prismi a sezione rettangolare costante, vengono incastrate per metà nel mozzo e per
metà in una cava dell'albero. Non essendoci alcun tipo di forzamento radiale essa garantisce il
corretto centraggio di albero e mozzo, che una volta in rotazione risultano coassiali e danno luogo a
vibrazioni assai limitate , la linguetta è sottoposta ala taglio.

Una chiavetta è una sorta di cuneo che viene inserito tra albero e mozzo; trasmette il moto
esclusivamente per attrito tra le sue facce (superiore ed inferiore) e il mozzo - albero. Una linguetta
invece è a sezione costante e trasmette il moto per spinta sui fianchi, mentre radialmente c'è gioco.

Accoppiamenti scanalati
Sono utilizzati quando ci sono alberi molto piccoli che devono sopportare importatnti momenti
torcenti. In questi casi l'utilizzo delle linguette delle linguette è sconsigliato percé ce ne vorrebbero
troppe, e le cave indebolirebbero la struttura.

Scanalature a fianchi paralleli


Sporgenze e cave sono longitudinali dritte a sezione rettangolare. L'accoppiamento viene centrato
sulla sperficie interna del quale il diametro è l'elemento per la definizione dell'accopiamento

Scanalature con profilo ad evolvente


Sporgenze e cave hanno un profilo ad evolvente analogo alle ruote dentate. Realizzano un ottimo
centraggio permettendo elevate velocità di rotazione.

Perni:elementi cilindrici con funzione di fulcro per parti rotanti


Spine:elementi cilindrici con funzione di arresto, centraggio o collegamento.
La distinzione fra perni e spine si differenzia dal l'utilizzo

Spine elastiche: hanno un diametro leggermente


maggiore rispetto al foro nel quale andranno inserite.
Fissate nel foro garantiscono il fissaggio grazie ad una
spinta radiale.

Copiglie: costituite da un filo a sezione semicircolare.


Una volta posizionata nel perno se ne ripiegano le
estremità.

Anelli di sicurezza ed arresto: anelli aperti aventi un


diametro leggermente inferiore rispetto all'albero di destinazione. La deformazione durante il
montaggio crea una spinta radiale che li blocca. Se sono destinati a dei fori il loro diametro sarà al
contrario leggermente superiore

Collegamenti permanenti

Una volta realizzati le parti non possono più essere separate se non danneggiandole.

Collegamenti per attrito:


• Collegamento forzato (calettameto): il collegamento è generato dalle forze di attrito dalle
deforamzioni plastiche degli elementi da collegare
• Chiodatura: avviene tramite chiodi, una volta inserito nel foro l'estremità senza testa viene
ricalcata caldo quindi si forma una controtesta che garantisce l'unione
dei pezzi. I chiodi si distinguono per forma della testa diametro e lunghezza; i
fori hanno un diametro poco superiore e sono smussati all'imbocco per
evitare concentrazione di tensioni (sottoposto a trazione)

Collegamenti per ostacolo

• Rivettatura: avviene tramite rivetti che hanno anch'essi una sola testa in origine, la
seconda testa si ottiene ricalcando a freddo (sottoposto a taglio)

Collegamenti per saldatura


è realizzato mediante la fusione parziale in prossimità della giunzione. Il metallo d'apporto può
essere o no lo stesso delle parti saldate.
Si distingue fra saldature autogene ed eterogene.
-Autogene: il metallo di base partecipa durante la fusione pertanto può non esserci metallo
d'apporto
-Eterogene:il metallo di base non partecipa alla fusione, il metallo d'apporto avrà una temperatura di
fusione inferiore

• A resistenza: senza apporto. Il calore è prodotto da una resistenza sottoposta ad una grande
intensità di corrente, le parti da saldare sono premute con un alta pressione l'una contro
l'altra.
• A gas: generalmente con apporto. L'energia termica è data dalla combustione di C2H2
(saldatura acetilenica) o H2 (saldatura ossidrica)
• Ad arco (per fusione): generalmente con apporto. L'energia termica è fornita da un arco
elettrico innescato da un elettrodo, il metallo stesso funge da catodo.
• Brasatura: dolce (400°) e forte (500°-1000°); dopo la fusione del metallo d'apporto bagna ed
unisce i lembi per infiltrazione capillare
• Saldobrasatura: il metallo d'apporto viene depositato sui lembi per passate successive,
rischioso in quanto può portare a fusione il metallo di base

Preparazione dei lembi


I lembi devono avere la forma geometrica più adeguata per ottenere una buona saldatura, quindi le
migliori caratteristiche meccaniche del giunto. Assicurando la completa fusione ed una buona
penetrazione del materiale d'apporto.
a: altezza di gola (altezza
sull’ipotenusa)

z: lato (cateto)

300: lunghezza della saldatura


(nel senso della profondità)

Scostamento superiore (inferiore): è la differenza fra la dimensione massima (minima)


ammissibile e quella nominale corrispondente, Es per fori es per alberi (Ei per fori ei per alberi)

Tolleranza: differenza tra la dimensione massima e la minima accetabile; ovvero la differenza tra
scostamento superiore ed inferiore. È un valore assoluto.

Gradi di tolleranza: Nel sistema ISO sono contemplati 20 gradi di tolleranza, da IT1 ad IT18
vengono usati comunemente, IT0 ed IT01 vengono usati solo in casi eccezionali nei quali viene
richiesta estrema precisione. Macchine speciali richieste. Il grado di tolleranza aumenta con la
dimensione nominale. I gradi da IT14 ad IT18 non contemplano misure <1mm,; le tolleranza sono
espresse in micrometri fino alla 12 poi mm.

Dimensione nella condizione di massimo materiale:


dimensione massima per l’albero e minima per un foro

Dimensione nella condizione di minimo materiale:


dimenisone minima per l’albero e massima per il foro

Accoppiamento mobile o con gioco:


Diametro foro>diametro albero
Le zone di tolleranza non sono sovrapposte nemmeno parzialmente
La configurazione di massimo corrisponde alla condizione di minimo materiale e viceversa.

Accoppiamento con interferenza:


diametro albero>diametro foro
Le zono di tolleranza non risultano sovrapposte nemmeno parzialmente
La configurazione di massimo corrisponde alla condizione di massimo materiale e viceversa.

Accoppiamento incerto:
Le tolleranze sono parzialmente sovrapposte perciò non si sa cosa può succedere:
massima interferenza: massimo materiale per albero e foro
massimo gioco: minimo materiale per albero e foro
Accoppiamenti albero base:
È un sistema di accoppiamento in cui i vari giochi o le interferenze richieste si ottengono
accoppiando fori di diverse classi di tolleranza con alberi aventi una sola classe di tolleranza. È
richiesta una minore dotazione di calibri esterni (meno costosi) ma è necessario lavorare una
maggiore gamma di fori, più costosa di una lavorazione degli alberi.

Accoppiamenti foro base:


È un sistema di accoppiamento in cui i vari giochi o le interferenze richieste si ottengono
accoppiando alberi di diverse classi di tolleranza con fori aventi una sola classe di tolleranza.
Richiesta meno finitura nel foro (costosa) ma è richiesta un maggior numero di calibri a forcella
(costosi). Si possono smorzare le spese con calibri registrabili e blocchetti di riscontro.

Quotature

tolleranza foro/tolleranza albero

Ruote dentate
I profili cicloidali sono profilo che venivano utilizzati in principio per le ruote dentate. A causa
dell’eccessiva fragilità alla base dei denti, si è preferito un profilo ad evolvente, i quali denti hanno
base più spessa perciò più robusta. Il profilo risulta inoltre di facile esecuzione alle macchine
utensili.

Dimensionamento ruote dentate:


introdotto per evitare il fattore irrazionale π
Dentature elicoidali
Ingranamento più silenzioso e
graduale, le forze presentano una
componente assiale che va
contrastata, questo tipo di ruote
permette la trasmissione fra assi
sghembi.

Trasmissioni flessibili
quando gli alberi sono troppo distanti fra loro si usano cinghie o catene. Le cinghie trasmettono il
moto per attrito su pilegge, ne esistono di 3 tipi:piatte, trapezoidale e dentate.
• C. piatte: utilizzate raramente per applicazione ove richiesta poca forza
• C. trapezoidali: sezione a trapezio isoscele, alto rapporto di trasmissione, lalta aderenza,
mancanza di vibrazione e rumori
• C. dentatae: la dentatura è posta sulla faccia interna, unisce i vantaggi della trasmissione con
cinghie con la regolarità delle ruote dentate.

Trasmissioni ocn catene:


Potenze trasmesse elevate ma con notevole rumorosità, sono generalmente del tipo a rulli.

Supporti:
sorreggono gli elementi rotanti e vincolarne la posizione

Cuscinetto:
supporto all’ elemento rotante. Possono supportare carichi radiale od assiali, quelli volventi misti.

Cuscinetti radenti radiali:


possono essere boccole (pezzo singolo) o bronzine (due semicilindri).
Possono lavora a secco o con lubrificazione (abbassa attrito).

Cuscinetti volventi:
formati da due anelli fra i quali sono presenti sfere o rulli.
Rispetto i radenti radiali:
-attrito costante
-dimensioni e posizionamento costanti
-lubrificazione semplice
-meno perdita di potenza
-meno usura
-limiti a velocità di rotazione e carico
-maggiore ingombro

Rugosità
La rugosità caratterizza il grado di irregolarità superficiali. Possono essere dovuti a lavorazione,
vibrazione, interazioni con l’ambiente. Influenza durabilità ed aspetto estetico.

Superfici:
• S. reale
• S. geometrica o nominale: superficie ideale
• S. di riferimento: superficie rispetto la quale vengono definiti i parametri di rugosità

Sezioni:
• S. normale: determinata da un piano perpendicolare
• S. obliqua: inclinata rispetto alla superficie di riferimento

Profili:
• P. della superficie: linea di intersezione della superficie con un piano
• P reale: intersezione della superficie reale con un piano
• P geometrico: intersezione della superficie geometrica con un piano
• P. trasversale: piano perpendicolare alla direzione delle irregolarità
• P. longitudinale: piano parallelo alla direzione delle irregolarità

Misura della rugosità:


significa valutare le altezze delle irregolarità, si effettua sezionando l’oggetto con un piano normale
alla superficie e con direzione ortogonale ai solchi; le misure su effettuano col rugosimetro.

Elementi per definire la rugosità:


• Linea di riferimento: linea di riferimento per la quale sono definiti i parametri del profilo
• lunghezza di base l: lunghezza di riferimento per identificare le irregolarità che
costituiscono la rugosità
• Linea centrale: linea di riferimento parallela alla direzione generale, divide la rugosità in
modo che le aree comprese da ambo i lati della linea siano uguali
• Linea media: linea di riferimento che divide il profilo in modo che la somma dei quadrati
degli scostamenti a partire da questa linea sia minima
• Scostamento del profilo y:distanza da un punto del profilo alla linea di riferimento nella
direzione della misurazione
• Altezza del picco del profilo yp:distanza dalla linea media ed il picco più alto. Picco:
porzione di profilo al di sopra della linea media che unisce due punti di intersezione
consecutivi con la linea media
• Profondità del profilo yv: distanza dalla linea media e la valle più bassa. Valle: porzione di
profilo al di sotto della linea media che unisce due punti di intersezione consecutivi con la
linea media
• Altezza di una irregolarità di un profilo: somma dell’altezza di un picco ed una valle
adiacenti

Altezza media delle irregolarità del profilo Rc


Rc è la somma dei valori medi assoluti delle altezze dei picchi del profilo e delle profondità delle
valli del profilo, all’ interno della lunghezza di base

Scostamento medio quadratico del profilo Rq


Rq è il valore medio quadratico degli scostamenti del profilo all’interno della lunghezza di base l

Scostamento medio aritmetico del profilo Ra


Ra è la media aritmetica dei valori assoluti degli scostamenti del profilo all’interno della lunghezza
di base l, si esprime in micrometri.
In realtà si misura su diverse lunghezze base consecutive ed in diverse zone e si definisce rugosità il
massimo valore ricavato.

Altezza delle irregolarità su 10


punti Rz
Rz è la media dei valori assoluti dei 5 picchi e delle 5 valli più importanti. Nella normativa attuale
rappresenta l’altezza massima del profilo

Valori della rugosità


Dovrebbero essere scleti all’interno di una scalaReinard R10
Ra e Ra max: se si scrive max i valori di rugosità non possono superare il valore indicato, viceversa
lo possono superare del 16%. è possibile indicare valori massimi e minimi.

Indicazione nei disegni


Quandp in un disegno è presente la stessa rugosità la si può indicare in tre modi
Per semplicità, si possono indicare diverse ini rugosità in questo modo

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