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Collegamenti filettati

Prof. Vittorio Amorelli


La filettatura
 Una filettatura è costituita da un risalto (filetto) che si avvolge ad elica sulla superficie esterna di un
elemento cilindrico o conico (vite) o sulla superficie interna di un elemento analogo (madrevite).
 Una vite è una barra cilindrica con un filetto elicoidale inciso sulla
superficie.
La madrevite è un pezzo forato e filettato atto a ricevere una vite nel
suo filetto: in sostanza è la sede in cui s'infila la vite.

Vite e madrevite costituiscono un accoppiamento: le parti piene della vite si inseriscono nelle parti
vuote della madrevite. La rotazione relativa dei due elementi provoca uno scorrimento assiale
relativo degli stessi.
 I collegamenti filettati sono ampliamente impiegati nelle costruzioni meccaniche, con funzione non
solo di giunzione, ma anche di arresto, registrazione, manovra, ecc.
 Gli organi filettati possono fungere sia come elementi di collegamento (le parti piene della vite si
inseriscono nelle parti vuote della madrevite; la rotazione relativa dei due elementi provoca uno
scorrimento assiale relativo degli stessi) che di trasmissione.
Filettatura: Risalto a sezione costante (FILETTO), avvolto ad elica sulla
superficie esterna di un elemento, cilindrico o conico che prende il nome di VITE,
o sulla superficie interna di un elemento analogo che prende il nome di
MADREVITE
Uso degli elementi filettati
Organi di collegamento
 L’accoppiamento vite-madrevite è utilizzato per ottenere il collegamento (per attrito) di parti
che debbono risultare facilmente smontabili.

Organi di trasmissione
 Vite e madrevite possono realizzare un accoppiamento elicoidale tale che la rotazione di uno
dei due elementi (impedito di traslare), provochi la traslazione dell’altro (impedito di ruotare):
vite di manovra
Elementi principali di
una filettatura
Gli elementi che caratterizzano una filettatura sono:
 forma del profilo
  passo
 numero dei principi
  diametro nominale
 Angolo e senso dell’elica
 Lunghezza di avvitamento
Forma del profilo
 La forma del profilo è la figura che risulta dalla sezione di una filettatura con un piano che contiene l’asse della
filettatura stessa.
Si distinguono tre tipi di profili:

• Profilo base: caratterizza la filettatura (altezza H)

• Profilo nominale: può differire dal precedente per troncature e arrotondamenti


(altezze h3 e H1)

• Profilo di esecuzione: profilo effettivamente realizzato che differisce dal nominale a


causa delle inevitabili imperfezioni costruttive
IL PASSO (p)
 Il passo (P) è la distanza tra le creste di due filetti consecutivi o più in generale, tra due punti corrispondenti situati
su fianchi paralleli, misurata parallelamente all’asse della vite.
 P è proporzionale ad H (altezza del filetto)
PASSO
 Spesso è necessario determinare rapidamente il passo di un pezzo già filettato, ad
esempio per ricercare il dado adatto, per filettare la madrevite ecc.
 Allo scopo esistono i contafiletti.
Numero di Principi
 La filettatura a più principi viene utilizzata quando si vuole ottenere la combinazione di
un passo lungo, con una ridotta profondità del filetto (accoppiamento rapido senza
diminuzione della resistenza della vite).
Sul medesimo elemento si avvolgono più filetti elicoidali contigui (massimo 3)
Diametro Nominale
 Diametro nominale: utilizzato per la designazione della filettatura. Coincide con il
diametro esterno:
 d della vite (misurato sulla cresta) e D della madrevite (misurato sul fondo).
Diametro di nocciolo: misurato sul fondo del filetto della vite d3 e sulla cresta della
madrevite D1.
 Diametro medio: è il diametro d2 = D2 misurato sulla linea media.
Linea media: linea contenuta in un piano assiale e tale che le sue intersezioni con i
fianchi del filetto siano equidistanti.
Angolo dell’elica
 Angolo formato tra un piano perpendicolare all’asse della filettatura e la
tangente condotta per un punto dell’elica risultante dall’intersezione di un
fianco del filetto con un cilindro di diametro uguale al diametro medio di
filettatura.

 Filettatura destrorsa: la rotazione, durante l’avvitamento, avviene in senso orario


attorno all’asse del pezzo. Filettatura sinistrorsa: rotazione in senso antiorario attorno
all’asse del pezzo.
Lunghezza di avvitamento
 È la porzione di vite che va a contatto con la madrevite; viene misurata in lunghezza nella
direzione dell’asse (normalmente è pari a 1 -1.5 d).
 L’aumento del numero di filetti in presa non influisce sulla resistenza in quanto gli sforzi
assiali non sono ugualmente ripartiti.

 Quando vite e madrevite sono accoppiate, i rispettivi fianchi sono a contatto solo per un certo
tratto: la lunghezza di questo tratto misurata perpendicolarmente all’asse della filettatura si
chiama ricoprimento, indicato con H1 nella figura.
Filettatura ISO
 La filettatura metrica ISO rappresenta lo standard riconosciuto dall'
Organizzazione internazionale per la normazionea partire dal 1947. Essa consiste in una
filettatura a profilo triangolare con angolo di profilo a 60°.
 Le viti con filettatura metrica ISO vengono identificate da una M seguita dal diametro
nominale in mm e, in caso di filettatura a passo fine, dal passo di filettatura.
 Esempi:
• Filettatura a passo standard (grosso) diametro nominale 8 mm: M8.
• Filettatura a passo fine diametro nominale 10 mm passo 0,75 mm: M10 × 0,75
 Nota: i filetti standard sono sempre "grossi" dato che tale passo è il più grosso tra quelli
che assicurano la tenuta contro lo svitamento; se si vuole ottenere un serraggio
antisvitamento occorre usare il passo standard o passi più fini.
 Le filettature si convengono sempre con spirale destra (avvitamento in senso orario); per
particolari usi meccanici, la filettatura può essere realizzata con spirale sinistra
(avvitamento in senso antiorario); in tal caso, la filettatura di cui sopra sarà: M10 × 0,75
[LH] (left hand).
ISO

 La dicitura completa per individuare le caratteristiche


di una filettatura metrica ISO è costituita da:
• la norma di riferimento;
• il diametro nominale, che corrisponde al diametro
ideale delle creste in caso di filettatura esterna od a
quello ideale del fondo delle creste in caso di
filettatura interna;
• il passo (riportato soltanto nel caso di passo fine);
• la lunghezza nominale;
• la classe del materiale.
Filettature metriche ISO
 Il profilo ideale delle filettature metriche ISO è un triangolo
equilatero.
 Il profilo nominale della madrevite presenta troncamenti (sia in
cresta che in fondo).
 Il profilo nominale della vite presenta troncamenti in testa ed
arrotondamenti nel fondo.
 Il profilo di esecuzione di vite e madrevite presenta comunque
arrotondamenti nel fondo.

 Il passo della filettatura è proporzionale all’altezza H


Designazione
 La filettatura è tra quelle unificate a passo grosso.
 Viene designata con il simbolo M seguito dal valore del diametro nominale Esempio: Vite Unificata a
passo grosso, diametro 10mm => M10
 2) La filettatura è tra quelle unificate a passo fine.
Viene designata con il simbolo M seguito dal valore del diametro nominale, poi dal
 segno x di moltiplicazione ed infine dal valore del passo.
 Esempio: Vite Unificata a passo fine di 1 mm, diametro 10mm => M10 x 1
 3) La filettatura in questione è metrica non unificata.
 Viene designata indicando nell’ordine il diametro nominale, il segno x di moltiplicazione, il valore del
passo ed infine il simbolo M.
Esempio: Vite Metrica, non unificata diametro 10mm, passo 0,5 => 10 x 0,5 M
 Altri esempi
 Vite a più principi (ad es. 2) = M20 x L3 – P 1,5 L: passo della filettatura; P passo del profilo Vite ad
elica sinistra = M12 x 1,25 LH (Left Hand)
PASSO GROSSO

 Maggiore resistenza del filetto -> utilizzate per materiali caratterizzati da bassa
resistenza a trazione; •
 Si utilizzano quando non sono richieste esigenze specifiche di precisione;
• Si utilizzano in caso di collegamenti rapidi;
• Si utilizzano in caso di alto rischio di danneggiamento del filetto (corrosioni ed urti);
PASSO FINE

 La filettatura a passo fine viene utilizzata quando è richiesta maggior capacità anti
svitamento, oppure capacità di tenuta ai fluidi o quando è necessaria una regolazione
dell’avvitamento molto preciso.
 • Vengono utilizzate quando si desiderino spostamenti graduali e più precisi. • Il gioco
tra creste e fondi è minore in quanto è proporzionale al passo.
Esempio
 UNI 5737 M6 × 0.75 × 40 – 8.8
• UNI 5737 è la norma di riferimento adottata nel caso in questione;
• M6 indica una filettatura metrica (M) di diametro 6 mm
• × 0.75 rappresenta l'indicazione del passo di filettatura;
• × 40 indica la lunghezza nominale;
• 8.8 indica la classe del materiale, in particolare: il primo numero rappresenta il 
carico a rottura del materiale (×100 MPa, quindi in questo caso pari a 800 MPa);
il secondo numero rappresenta il carico di snervamento del materiale (×10 in
percentuale rispetto al carico di rottura, nel caso specifico pari a 640 MPa). La
classe 8.8 è la tipica classe della viteria utilizzata in carpenteria.
 Le filettature di dimensioni non normalizzate vengono invece identificate ponendo
la lettera M alla fine della dicitura (e non all'inizio) per esempio in questo modo:
 24 × 0.75 M
Elementi di collegamento: VITI

 I collegamenti mediante accoppiamento filettato sono effettuati utilizzando appositi


elementi, normalizzati o no, che coprono una vasta gamma di necessità.
 Vite: elemento costruttivo meccanico costituito da un gambo cilindrico, filettato in tutto
od in parte, recante ad un’estremità un ingrossamento, detto testa, di forma opportuna
per consentire l’applicazione di un attrezzo mediante il quale si possa far ruotare la
vite.

 Dado: organo di collegamento, costituito essenzialmente da un prisma esagonale o


quadrato con un foro filettato centrale.
 Bullone: insieme di vite più dado
Esistono svariate tipologie di viti che si differenziano in
base alla forma della testa e dell’estremità del gambo
Serraggio :È la misura della quantità di forza necessaria per far ruotare un oggetto
VITI PRIGIONIERE (O PRIGIONIERI)

 cilindri filettati da entrambe le parti (anche con passo diverso), una delle quali (radice)
viene avvitata a fondo, con leggero forzamento, in un foro, mentre l’altra (gambo),
rimanendo sporgente, consentirà il collegamento con l’uso di un dado di serraggio.
 Utilizzo:
• -  quando il materiale del foro non sopporta frequenti svitamenti (ghisa, leghe leggere,
ecc.); in questo
• caso si utilizzerà un passo grosso lato radice e un passo fine lato gambo;
• -  Quando vi sono esigenze di disegno (accessibilità, spazi di manovra).
• -  Elementi di riferimento per il centraggio.
Montaggio e smontaggio di un prigioniero. Si effettua avvitando
sul lato gambo due dadi (dado e controdado). Una volta a
contatto la rotazione di uno dei due dadi provoca la rotazione
del prigioniero.
 .
DADI-Ghiera
 Dado :Elemento con foro filettato, con dispositivo di trascinamento (esagono, quadro,
alette, zigrinatura, etc.), destinato ad essere avvitato su di una vite od un prigioniero,
per realizzare un collegamento a pressione.
 Ghiera :dado cilindrico di dimensioni diametrali molto ampie rispetto alla lunghezza
assiale ----> Utilizzo: montaggio dei cuscinetti volventi
Collegamenti filettati
Collegamento con Bullone
 Bullone: insieme (smontabile) di vite e dado
 Ha come funzione il collegamento per serraggio di parti che sono provviste di fori
passanti.
  È più economico del collegamento con vite mordente, però è ingombrante a causa
della sporgenza del dado.
  I fori sono eseguiti con diametro maggiore del diametro del gambo della vite e le
loro dimensioni sono raccolte nelle tabelle UNI EN 20273.
il rapporto tra diametro e lunghezza del gambo deve essere tale da garantire
un’adeguata deformabilità longitudinale con buona elasticità̀ in grado di assorbire
vibrazioni (valori tra 1/5 e 1/8).
 Il raggio di raccordo tra testa e gambo deve essere sufficiente per evitare
concentrazioni di sforzo.
Collegamento con vite prigioniera
 È usato quando si prevedono frequenti smontaggi delle parti. La vite prigioniera rimane
forzata (lato radice) nella relativa madrevite ed evitandone di conseguenza l’usura.
 La vite prigioniera è forzata con il lato radice nel foro filettato di uno dei due pezzi,
mentre nell’altro è praticato un foro passante di diametro maggiore di quello del
diametro di vite del lato gambo.
 Il serraggio delle parti si ottiene mediante il dado che si avvita sulla parte filettata del
lato gambo
. La lunghezza di avvitamento del lato radice deve risultare inferiore alla lunghezza di
filettatura utile della madrevite in caso di foro cieco analogamente a quanto avviene per la
vite mordente.
Collegamento con vita mordente
 La vite si impegna in un foro filettato che può essere passante o cieco.
 Può essere utilizzato per unire tra loro due piastre oppure una piastra con un pezzo di
notevole spessore.
 Se il foro filettato è cieco, la lunghezza di avvitamento deve risultare inferiore alla
lunghezza della parte di filettatura utile della madrevite.
 Il collegamento con vite mordente occupa poco spazio, con una conseguente riduzione
degli ingombri e delle dimensioni dei pezzi collegati e consente la manovra della vite
con accesso da una sola parte.
 Se sono richiesti frequenti smontaggi, si può presentare
l’inconveniente della rapida usura dei filetti della madrevite.
Se sono richiesti frequenti smontaggi, si può presentare
l’inconveniente della rapida usura dei filetti della madrevite.
Se il foro filettato è cieco, la lunghezza di avvitamento deve risultare
inferiore alla lunghezza della parte di filettatura utile della madrevite
Un foro cieco è un foro che viene effetuato a una profondità specificata senza sfondare l'altro lato del pezzo
Tipi di innesti

A. taglio: è un'impronta sempre meno usata visto che la lama del giravite può facilmente scivolare e danneggiare il materiale
circostante: per questi motivi è sempre più difficile da reperire sul mercato, sia nella tipologia metrica che in quella
autofilettante;
B. Phillips o a croce: ha un'incisione a croce che agevola la centratura dell'utensile e ne impedisce lo scivolamento; le pareti delle
scanalature sono leggermente svasate in modo che il giravite si sollevi in caso di eccessiva resistenza per salvaguardare il
filetto della vite;
C. Pozidriv: (brevettato) è simile a quello a croce ma non prevede la fuoriuscita dell'utensile; ha quattro scanalature minori tra le
scanalature principali, un giravite a croce può operare su una vite Pozidriv ma non viceversa;
D. Torx: la testa ha un foro con sezione a stella a sei punte arrotondate; fu impiegato nei primi computer Apple come
antimanomissione. Attualmente questo tipo di testa viene preferita alla più comune esagonale (Vedi E)) quando il montaggio
avviene in stazioni robotizzate;
E. Esagonale o a brugola o Allen o TCE (Testa Cava Esagonale): la testa ha un foro esagonale e l'utensile è costituito da una
barra di sezione esagonale piegata a L o a T (chiave a brugola o imbus) oppure inserita su bussola con innesto femmina da
usare con apposite leve e cricchetti, è anche conosciuto con la sigla T.C.E.I. (Testa Cilindrica Esagono Incassato);
F. Robertson: simile alla brugola ma a sezione quadrata, è usato principalmente in Canada;
G. Tri-Wing: intaglio con tre incisioni a stella, marchio registrato dalla Philips Company, usato nel Game Boy di Nintendo e in
alcuni caricabatterie per cellulari per prevenire lo smontaggio;
H. Torq-Set: marchio registrato dalla Philips Company, simile a quello a croce ma con i quattro intagli leggermente sfalsati;
I. Spanner: utilizza due fori per evitare manomissioni e vandalismi. È usata in aree esposte al pubblico quali ascensori e citofoni;
J. Double hex
K. One-way screw
L. Polydrive o RIBE CV
M. Triple square o XZN
N. Bristol
     
Classi di Resistenza

 Gli indici di resistenza previsti dalle vigenti norme sono:


•  4.6, 4.8, 5.6 (bulloni leggeri)
•  6.8 (bulloni a media resistenza)
•  8.8, 10.9 (bulloni ad alta resistenza)
•  12.9 (bulloni ad altissima resistenza).
Dispositivi antisvitamento
spontaneo
 I collegamenti realizzati con bulloni sono soggetti a svitamento per effetto delle sollecitazioni
dinamiche o vibrazioni. Per evitare questo si ricorre ai seguenti dispositivi ausiliari:
• rosetta di sicurezza e rondella piana: è un anello metallico interposto tra dado e
componente che ha il compito principale di garantire la planarità e aumentare la superficie di
appoggio per uniformare le tensioni di compressione; non ha funzione di antisvitamento; un
po’ più efficace è la rosetta Grower, il cui comportamento elastico è dovuto alla sua
particolare conformazione con un taglio diagonale sullo spessore della sua corona e alla sua
elasticità.
 Altre forme di rosetta elastica sono: rosetta curvata, ondulata, con dentatura
sovrapposta, dentata (internamente o esternamente
Dado e controdado
 Si tratta di un classico sistema per evitare che una bullone si sviti e per assicurare una
presa solida su un perno che non deve svitarsi,
 La stabilità di perno e dado è collegata all’attrito che si sviluppa tra i fianchi dei filetti
della vite e della madrevite e le superfici del dado.
 Ecco come funziona questo sistema: l’avvitamento del secondo dado, che chiamiamo
comunemente controdado, provoca una forza d’attrito superiore che è indipendente
rispetto alla lunghezza della vite. Il risultato è chiaro: questo meccanismo rende il
bloccaggio stabile nel tempo.
DADO AUTOFRENANTE (o
AUTOBLOCCANTE)
 Su una delle 2 superfici di accoppiamento è alloggiato un
inserto in nylon o poliammide circolare che intagliandosi al
passaggio dei filetti della vite accoppiata, si deforma
durante il suo primo serraggio. In caso di vibrazioni di
ampiezza maggiore, i dadi autobloccanti potrebbero non
garantire il completo precarico di accoppiamento.
 I metodi dado/controdado e dado autofrenante sono
utilizzati in accoppiamenti di organi in movimento in cui si
vuole evitare il completo svitamento. Nella foto, in caso di
perdita del precarico, il bullone resta comunque in
posizione. Diversamente, se la vite dovesse sfilarsi, per
completo svitamento del dado, si
andrebbe a creare una situazione di pericolo (il braccetto
del supporto si svincolerebbe). È opportuno quindi che il
dado resti avvitato anche se non completamente serrato.
Coppiglia e Spina

 copiglia e spina: sono elementi di forma diversa, che vengono inseriti in un foro
passante praticato trasversalmente all’estremità
 della vite; per evitarne lo sfilamento, le copiglie sono ripiegate attorno al filetto o sugli
intagli del dado dentellato (dadi a corona) le spine sfruttano l’attrito dovuto alla loro
conicità
Coppiglie
VITI E DADI CONICI

La superficie di accoppiamento del dado (o della vite) con il componente è conica e si


impegna in fori con svasatura conica analoga. A serraggio avvenuto, l’accoppiamento
conico impedisce efficacemente lo svitamento spontaneo nei collegamenti di organi di
sicurezza sollecitati dinamicamente. In foto notare l’accoppiamento di perni filettati ad
alta resistenza (passo fine) con dado-corona e copiglia e con dadi conici.
DADI CIANFRINATI

 Locamente deformati su uno o più lati, nell’ultimo filetto si ha un aumento di


attrito fra i filetti che frena lo svitamento spontaneo. Da sostituire ad ogni utilizzo
insieme alla vite.
RONDELLE NORD-LOCK (o TWIN-LOCK)

 Il sistema anti-svitamento Twin-Lock è composto da due rondelle piane identiche


che presentano su una superficie una serie di rampe e sull’altra una zigrinatura
radiale. La zigrinatura presente su un lato della rondella si impegna con il sotto-
testa della vite o del dado mentre le rampe della 1° rondella cono orientate
contro quelle della 2° rondella per contrastare lo svitamento
 Vantaggi:
•  ottime prestazioni di bloccaggio in presenza di vibrazioni e carichi dinamici;
•  garantisce un serraggio sicuro e indipendente dalla lubrificazione (consigliata);
•  indipendente dal valore del precarico e riutilizzabile in base all’applicazione;
•  utilizzabile con qualsiasi tipo di bullone/dado di qualsiasi classe di resistenza
(fino a 12.9);
•  non necessita di riavvitamento;
•  sistema assembly-friendly: le rondelle si aggrappano fra loro (rampe contro
rampe).
RONDELLE CONICHE
Descrizione: garantisce alte prestazioni anti-svitamento nei collegamenti filettati,
grazie alla particolare geometria del suo piano d’appoggio zigrinato.
1. Materiali:
 acciaio al carbonio C60S DIN EN 10132, durezza 420- 510 HV 10 dopo T.T. di
bonifica;
 acciaio inossidabile
AISI 316 (Inox A4)
EN 10088, N° 1.4401 laminato a freddo.
RONDELLE Zigrinate
 Descrizione: presentano zigrinature con diversa geometria sui 2 lati, sono
studiate per garantire le massime prestazioni contro lo svitamento dei giunti
bullonati anche in presenza di vibrazioni e carichi dinamici..
 Materiale: acciaio al carbonio bonificato con durezza 510-560 HV 10 in
superficie e a cuore. Rivestimento superficiale: Delta Protekt KL120 –
Resistenza alla corrosione rossa 1000 ore
 minimo secondo NSS ISO 9227.
 Vantaggi:
•  proporzionalità fra coppia di serraggio e precarico vite (condizioni d’attrito uniformi);
•  coppia di svitamento maggiore della coppia di serraggio (+40% minimo);
•  condizioni d’attrito indipendenti dalle caratteristiche meccaniche del componente
• (materiale): stessa coppia di serraggio da applicare, anche senza lubrificante (inifluente);
 interferenza geometrica tra foro della rondella e raggio sotto-testa di tutte le viti: assente;
•  minimo ingombro: diametro esterno rondella e testa della vite uguali: (fori incassati);
•  non danneggia il piano d’appoggio, (superfici zincate, verniciate o di materiale tenero..);
•  alta resistenza meccanica: utilizzabile con classe di resistenza fino a 12.9;
•  riutilizzabile più volte con prestazioni inalterate e accoppiabili a fori asolati (serie L);
•  rivestimento superficiale standard con alta resistenza alla corrosione;
•  assenza di rischio d’infragilimento in presenza di idrogeno.
Piastra d’arresto
 costituita da materiale duttile (rame,
alluminio, acciaio dolce), è dotata di
due linguette che, dopo il serraggio,
sono ripiegate su una faccia (dado/vite)
e sul bordo del pezzo impedendone
così lo svitamento.
La coppia nel serraggio
La coppia è la forza di torsione (rotazione) che viene applicata
ad una vite per ruotarla. Questa forza genera tensione elastica
nella vite e, di conseguenza, precarico nel giunto. Per generare
coppia, la vite deve essere allungata così che lavori come una
molla.
Senza allungamento elastico la vite non agisce come una
molla. La coppia si misura in Nm (sistema SI), Il precarico si
misura in N (generalmente kN).
Gli attriti negli accoppiamenti filettati

 Quando una vite viene serrata, la trazione genera un attrito sotto la testa della vite e
nella filettatura. In generale bisogna considerare che almeno il 50% della coppia di
serraggio applicata viene dispersa nell' attrito che si sviluppa tra la testa della vite
e la superfice a contatto con essa, come se non bastasse un ulteriore 30% viene
disperso nell' attrito tra le filettature di vite e foro. In conclusione solo il 10% della
coppia applicata viene utilizzata per il tensionamento della vite.

 Ogni variazione del coefficiente di attrito equivale ad un incremento o


peggioramento della precisione del serraggio, in questi casi è molto utile utilizzare
dei lubrificanti appositi per migliorare la precisione 
Perché il precarico nel serraggio è utile?

 l precarico, grazie all’attrito sotto testa della vite, è l’unica forza in grado di opporsi
allo svitamento. La maggior parte della coppia applicata alla vite è dissipata per attrito
sotto testa e sul filetto. La maggior parte della coppia applicata alla vite è dissipata per
attrito sotto testa e sul filetto. L’attrito influenza in modo determinante quanta coppia si
trasforma in precarico.
 Per ottenere accoppiamenti corretti occorre che il bullone di serraggio sia sottoposto ed
eserciti una forza di precarico ottimale:
• precarico troppo debole: rischio di allentamento del giunto;
• precarico troppo forte: stress del bullone o dei componenti, con deformazione e
rischio di rottura.
Coefficiente attrito sottotesta

• coefficiente 0.10: viteria fosfatata/zincata – lubrificazione manuale di buona


qualità
• coefficiente 0.15: viteria brunita/zincata – lubrificazione sommaria (oliatura
di fabbrica)
• coefficiente 0.20: viteria rivestita o meno – montaggio a secco
Tutte le coppie (Nm) e le forze di trazione (N) corrispondono a valori standard per le filettature metriche come da norma DIN 13.
Le dimensioni delle teste dei bulloni sono conformi alle norme DIN 912,931,934,6912,7984 e 7990. Impiego di una forza di snervamento del 90%
(coefficiente di attrito 0,14 – bullone nuovo e non lubrificato). Si consiglia di ridurre le coppie del 20% quando si effettua la lubrificazione MOS2 (o
similare), specialmente per superfici cadmiate.
N = precarico
Nm = coppia di serraggio
Filettature a profilo
non triangolare

 .
Filettature Trapezoidali
 Sono utilizzate per viti di manovra cioè quando, ruotando la vite o la madrevite, si
vuole ottenere uno spostamento reciproco di due organi meccanici, soprattutto per
trasmissione di carichi di notevole entità. Minore è l’angolo θ, maggiore è l’angolo α,
maggiore è il rendimento, migliore è la trasmissione del moto.
 Il rendimento massimo si avrebbe con il profilo quadrato
 Le dimensioni delle filettature trapezie sono espresse in millimetri e l’angolo formato
dai fianchi del filetto determina un angolo di profilo di 30°.
Le dimensioni sono espresse in millimetri e l’angolo formato dai fianchi del filetto
determina un angolo di profilo di 30 °.
Designazione
 La designazione si effettua indicando il simbolo Tr seguito dal diametro nominale e dal
passo del profilo. Se la vite ha più filetti, dopo il diametro nominale si indica il passo
dell’elica e poi tra parentesi il passo del profilo; se la filettatura è sinistra, si aggiunge
LH (Left Hand).
 Esempi:
Tr 50 x 8 diametro nom. 50 mm, passo 8 mm
 Tr 50 x 24 (P8) LH diametro nom. 50 mm, 3 principi, passo 8mm, sinistra
QUALI SONO I VANTAGGI DELLA FILETTATURA
TRAPEZOIDALE?

 il principale vantaggio nell’uso di questa filettatura sta proprio nella sua capacità


di trasmettere il movimento e di essere, al tempo stesso, autobloccante.  Infatti,
la parte filettata della vite non ha bisogno di essere fissata nella posizione
desiderata e la trasformazione dei movimenti, da rotatori in traslatori, avviene con
l’ausilio di un dado che spinge il componente della madrevite sulla vite. 
Dato quindi le elevate potenzialità della filettatura trapezoidali, i principali
vantaggi derivanti dal suo impiego sono:
 
• Possibilità di montaggio e smontaggio di vari dispositivi in numero illimitato di
volte;
• Facilità nel processo montaggio e smontaggio;
• Autoregolazione della forza di compressione.
QUALI SONO I CAMPI D’IMPIEGO 

 Quando si parla di viti e madreviti con filettatura trapezoidale ci si riferisce


quindi ad articoli meccanici che vengono utilizzati per il fissaggio e per la
movimentazione.
I campi d’impiego sono diversi, a partire dal fai da te fino al mondo
dell’industria. Nel dettaglio, la filettatura trapezoidale trova ampia applicazione
nelle attrezzature di produzione.
Di seguito, alcuni esempi di applicazione industriali delle viti con filettatura
trapezoidale:
• Macchine utensili
• Dispositivi di sollevamento
• ​Presse
Filettature a dente di sega
 Il profilo a dente di sega (trapezio asimmetrico) è usato nei collegamenti filettati tra
tubi sottili soggetti a sforzi relativamente intensi nel solo senso assiale.
 Tra vite e madrevite è previsto un forte gioco assiale ed un centraggio sul diametro
esterno.
 Questo consente di trasferire una forza elevatissima lungo la vite con un angolo di
profilo di 30-40°
Designazione e uso
 Sono solitamente utilizzate come filettature di trasmissione, ad
esempio in: Viti e presse idrauliche. Dispositivi di
sollevamento. 
 secondo la UNIM 127 e 128 (ora ritirate) la designazione di una
filettatura a dente di sega si effettua indicando il diametro
nominale seguito da uno dei due simboli:
 SgN Normale
 SgF. Fine
 Nel caso di vite a più filetti o di vite con elica sinistra, si devono aggiungere le relative
indicazioni. Esempi:
 80 SgN diametro nom. 80 mm, normale
80 SgN 2 fil sin diametro nom. 80 mm, 2 principi, sinistra
Filettature speciali
• Filettatura BA (British Association)
Differisce dalla Whitworth perché ha l’angolo di 47° 30’, invece che di 55° ed usata
per diametri nominali da 0,25 a 6mm.
• Filettatura UN (Unified Screw Thread)
Simile alla metrica (angolo del profilo 60°) ma con diametro definito in pollici e passo
stabilito in base al numero di filetti per pollice.
• Filettatura Edison
Con profilo generatore semicircolare, per attacchi di lampade.
• Filettatura per viti autofilettanti
Sono capaci di creare la loro sede filettata, cioè la madrevite. Largamente utilizzate in
campo automobilistico, ferroviario, aeronautico e negli elettrodomestici.
• Filettatura per viti da legno (tabella UNI 699)
Realizzata su gambo conico con filetto piccolo rispetto al passo. Designazione:
diametro nominale ed il riferimento della norma. Es.: filettatura 5 UNI 699.
Filettature a profilo
triangolare non
metriche

.
Filettature Whitworth
 Sono state le prime ad essere unificate nel 1841 ed hanno costituito la base di molti
sistemi di filettature.
  Il profilo di base è un triangolo isoscele con angolo al vertice di 55°.
  Nel profilo di esecuzione fondo e cresta del filetto sono arrotondati sia nella vite che
nella madrevite.
  Dimensioni espresse in pollici;
 Passo definito in base al numero z di filetti presenti su una lunghezza assiale di un
pollice
 Le filettature Whitworth sono designate indicando: il diametro nominale, espresso in
 pollici o frazioni di pollice, seguito dalla lettera W.
 Esempi:
1⁄2 W d= 12.700, P=2.117, z=12 In tabella
1⁄2 x 10 W (Dnom) x (# fil/ pollice) W
Formule Withworth

 Tabella Filettature Withworth


 Formule utili
 p  25,4/z
 h  0,96049 p f 0,64033p
 r  0,13733p
Filettature GAS
 Derivate dalle filettature Whitworth, si differenziano per i passi che sono più fini.
La denominazione gas è dovuta all’impiego che esse ebbero inizialmente in condutture
di gas.
Sono utilizzate nei collegamenti per tubazioni ed apparecchiature adibite al
convogliamento dei fluidi
 Sono previste due tipi di filettature gas:
 • non a tenuta stagna sul filetto (Vite cilindrica – Madrevite cilindrica);
• a tenuta stagna sul filetto (Vite conica – Madrevita cilindrica o conica).

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