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ESERCIZIO S V O LTO
Momento flettente costante
Una trave in profilato HE280B in acciaio S275, con luce l = 2,50 m, è soggetta al carico assiale di
compressione N = 350 kN e al carico ripartito uniforme q = 230 kN/m [fig. a].
Effettuare le verifiche di sicurezza.
a
q
N N
2,50
0 0
- 350,00
0 0
179,69
287,50
0 0
- 287,50
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
b s = - 156,85
y
18
10,5
280
244
x
n n
n
18
280 s = 103,58
mezzeria
modulo D L’acciaio Unità 2 Il metodo alle tensioni ammissibili 2
Si deve prima verificare la presenza o meno del carico di punta calcolando il rapporto di snellez-
za assumendo l1 = l:
l1 250
λ= = = 35,26 < 37,5
iy 7,09
e perciò non si ha carico di punta.
Vengono quindi calcolate le sollecitazioni flettente e tagliante:
1 1
Mmax = ⋅ q ⋅ l 2 = × 230 × 2,502 = 179,69 kN m
8 8
q ⋅ l 230 × 2,50
Vmax = = = 287,50 kN
2 2
Verifica di resistenza
Sezione di mezzeria
Si ha V = 0 per cui:
N M 350 × 103 179,69 × 106
σ=− ± =− ±
A Wx 131,40 × 102
1380 × 103
Sezione di appoggio
Si ha M = 0 per cui:
N 350 × 103
σ=− =− ≈ − 26,64 N/mm2
A 131,40 × 102
Tensione ideale:
• i solai;
• le travi, a sezione piena (arcarecci) o di tipo reticolare.
D1
Solai
I solai di falda sono spesso realizzati in lamiera grecata autoportante. L’orditura,
che coincide con la direzione dei canali della grecatura, è ortogonale alla linea
di gronda. Le pendenze ordinarie sono tanto contenute che l’analisi dei carichi
può essere condotta direttamente sulla proiezione orizzontale della falda e le la-
miere si possono considerare semplicemente inflesse invece che pressoinflesse. Il
dimensionamento si esegue con l’aiuto delle schede tecniche fornite dalla ditta
produttrice, che fornisce anche il peso superficiale dell’elemento.
Arcarecci
Se l’interasse tra le reticolari è modesto, gli arcarecci sono continui su tre campa-
te. Altrimenti, gli arcarecci sono semplicemente appoggiati su due reticolari con-
secutive (1). L’interasse degli arcarecci è condizionato dalla forma delle travi
reticolari di appoggio, essendo opportuno che queste siano caricate soltanto sui
nodi. Per luci ordinarie, comprese tra i 4 e i 7 metri, gli arcarecci sono realizzati
con profilati della serie IPE, UPN, tubolari, sagomati a freddo. Su luci maggiori
si possono disporre arcarecci di tipo reticolare.
Gli arcarecci sono sollecitati a flessione deviata. La tensione massima si ottiene
dalla formula:
M cos a M sen a
vmax = +
Wx Wy
Travi reticolari
Nella progettazione delle travi reticolari è sempre opportuno rispettare alcune
condizioni progettuali; alcune, imposte da esigenze costruttive, altre, da oppor-
tunità strutturale. La briglia superiore è in genere inclinata secondo il piano di 1 Arcarecci contini su due
falda; il corrente inferiore, in genere orizzontale, può essere dotato di una leg- campate sono da evitare per-
ché trasmettono sull’appoggio
gera controfreccia per ridurne l’abbassamento sotto carico; le aste di parete van-
centrale una reazione (1,25 pl)
no disposte in modo che i puntoni siano il più corti possibile, per abbassare la molto più alta che sugli appoggi
lunghezza libera di inflessione e contenere il pericolo di instabilità al carico di terminali (0,375 pl).
punta.
reticolare
reticolare
reticolare
100
i i
arcareccio
l /2
arcareccio
lamiera grecata
arcareccio
=
arcareccio
l
arcareccio
LAMIERA GRECATA
arcareccio
lamiera grecata
l /2
arcareccio
α
arcareccio
α
ARCARECCI
i i i
TRAVE RETICOLARE
ci
arec
arc
x
90
direzione y
α
p cos α p sen
p co
p
sα
y
i x
α
direzione x
p sen α
δ δy
α
i /3 i /3 i /3
δx
Per potere calcolare la trave secondo il modello reticolare del sistema di bielle
(v. unità F2 online, volume 1) occorre che:
1) la trave sia esternamente isostatica e strettamente indeformabile;
2) i carichi siano applicati soltanto in corrispondenza dei nodi;
3) i nodi siano assimilabili a cerniere perfette.
La prima condizione è normalmente soddisfatta se si realizzano travi a generazione
triangolare, semplicemente appoggiate ai muri o alle colonne. La seconda condi-
zione presuppone che tutti gli arcarecci siano appoggiati soltanto in corrisponden-
za dei nodi e che possa essere trascurato il peso proprio delle aste. Quest’ultimo è
di solito approssimato a un carico linearmente distribuito sull’intera reticolare, da
ripartire nei nodi secondo le rispettive lunghezze di influenza (FIGURA 3).
p (kN/m) Pp = p · a (kN)
Pp Pp Pp Pp Pp
Pp Pp
2 2
Esempio di calcolo
Arcarecci
Si decide di utilizzare profilati della serie UPN, di luce l = 4,00 m, semplicemente
appoggiati in corrispondenza dei nodi delle capriate.
Analisi dei carichi caratteristici. Vista la modesta pendenza, non è essenziale di-
stinguere tra carichi in proiezione di falda e carichi in proiezione orizzontale.
Lamiera grecata coibentata 0,070 kN / m2
Neve 1,28 kN / m2
Totale 1,35 kN / m2
Analisi lineare dei carichi:
p = 1,35 $ 1,50 = 2,03 kN / m
Prima fase: dimensionamento
Viene eseguito a flessione retta. Si ha:
pl 2 2,03 $ 4 2
M max = = = 4,06 kN $ m
8 8
M max 4,06 $ 10 6
W x min = = = 25 375 mm 3 = 25,37 cm 3
va 160
Si decide di adottare un profilato UPN 120, sia perché la flessione è in realtà de-
viata, e quindi più gravosa, sia per assicurare il contenimento della deformazione.
va = 160 N / mm 2
xa = 160 / 3 N / mm 2
E = 210 000 N / mm2
reticolare
reticolare
reticolare
reticolare
reticolare
controventi
di falda
arcareccio
1,50
arcareccio
1,50
pendenza = 10,5%
1,50
9,00
arcareccio
1,50
arcareccio
1,50
arcareccio
1,50
arcareccio
a)
P
P P
P P
P /2 P /2
6° 8 150,8
6 c
4 b 150,8
a 150,8
2
i
1,50
150
g h o
134,2
1,03
118,5
l m n
1 103
9
d e f
3 5 7
9,00
Sl P /2
Sa
Sb
Sm
Y1
Sg
P
Sh
Sn Sc
Si P
SO Se
Sf
b)
UPN 120
UPN 120
sp. 8
UPN 120
60 × 5 60 ×
5
60 × 5 sp. 8
30 × 5
30
×
5
NODO 8
NODO 2
60 × 5
sp. 8
30 × 5
NODO 1
colonna
c)
h = 12 cm
sa = 0,7 cm
l = 4,00 m
pl
Vd = = 4,32 kN sugli appoggi
2
Vmax
xmax = = 6,3 N / mm 2 1 xa
sa (h - 2tmax)
5 p cos a l 4
ddy = = 9,6 mm
384 EI
5 p sen a l 4
ddx = = 8,5 mm
384 EI
Travi reticolari
Lo schema di calcolo è quello della FIGURA 4b. Gli arcarecci intermedi scaricano
sul nodo superiore di ogni trave una forza pari alla reazione cambiata di segno:
Y = 4,32 kN
Sui nodi interni di ogni trave intermedia, su cui appoggiano due arcarecci conse-
cutivi, insiste la forza:
2Y = 2 $ 4,32 = 8,64 kN
Il peso proprio presunto della trave può essere considerato pari a 0,9 kN / m e
concentrato in corrispondenza dei nodi superiori. Si ha quindi:
o - 0,53
N = 45,28 kN
A = 2 $ 5,82 = 11,64 cm2
imin = ix = i0x = 1,82 cm
l0
m max = = 150,81,82 = 83 " (tabella Acc13, curva c) " ~ = 1,67
imin
e, sostituendo:
1,67 $ 45,28
vmax = $ 10 = 64,9 N / mm 2 1 va
11,64
• Briglia inferiore (tesa). Si adottano per tutte le aste due profili accoppiati
L 30 # 5, da verificare a trazione semplice. Deve essere:
N
v= # va
A
Si ha:
N = 44,70 kN
A = 2 $ 2,78 = 5,56 cm2
e, sostituendo:
44,70
vmax = $ 10 = 80,4 N / mm 2 1 va
5,56
• Diagonali (tese). Si decide di adottare anche per queste aste due profili accop-
piati L 30 # 5. La verifica a trazione semplice è superflua, essendo tali aste sog-
gette a uno sforzo normale (N = 38,36 kN) più piccolo di quello cui è sottoposto,
a parità di area resistente, il corrente inferiore.
• Montanti (compressi). Si deve adottare una sezione che limiti la snellezza del
montante o (il più lungo) a un valore accettabile: per esempio, 150. Per il calcolo
della snellezza si può assumere l0 = l sia nel piano della travatura sia nel piano
ortogonale. Deve dunque essere:
l0
150 =
imin
e quindi:
l0 150
imin = = = 1 cm
150 150
Si decide di assegnare ai montanti la stessa sezione della briglia superiore (due L
60 # 5), che garantisce certamente la resistenza.
FIGURA 5 Nodo reticolare con aste
Nodi saldate tra loro.
Perché la trave corrisponda al modello del sistema di bielle, le unioni devono essere FIGURA 6 Nodo reticolare con aste
nodi cerniera. bullonate su piastra.
Nelle reticolari di modesto impegno statico le aste possono essere saldate
direttamente tra loro (FIGURA 5); altrimenti, le unioni sono realizzate median- FIGURA 7 Gli assi geometrici delle
te piastre di nodo, per avere a disposizione la superficie necessaria a saldature aste devono convergere nel nodo.
5 7
30°
30°
8 9
10
• le piastre di nodo devono essere meno rigide e quindi meno estese possibile.
Si può ritenere, a tale proposito, che gli sforzi nei bulloni o nei cordoni di sal-
datura si diffondano nella piastra secondo un angolo di 30c rispetto all’asse
dell’asta; ciò consente di dare alle piastre una forma razionale (FIGURA 9).
La FIGURA 10 rappresenta il nodo di colmo (nodo 8) della trave studiata in que-
sto paragrafo.
Oltre ai collegamenti di tipo tradizionale, realizzati saldando o bullonando le
aste alle piastre, si realizzano nodi particolarmente raffinati, coperti da brevetto,
soprattutto adatti a strutture reticolari da lasciare a vista (FIGURA 11).
ESERCIZIO S V O LTO
Le coperture
Calcolare una delle capriate in acciaio S235 relative alla copertura del capannone industriale con-
siderato nell’Esercizio svolto 6 del Volume 4 (Modulo D, Unità 4) con la tipologia riportata in
figura a, applicando il M.T.A.
In base all’analisi dei carichi effettuata nell’Esercizio svolto 6 nel volume, il carico su ogni terze-
ra risulta:
q = (0,07 + 0,40 + 1,00) × 3,75 = 5,51 kN/m
e le relative reazioni vincolari sono:
5,51 × 5,00
RA = RB = = 13,775 kN
2
e per quelle di bordo:
R 13,775
R⬘A = R⬘B = A = = 6,888 kN
2 2
I carichi trasmessi dalle terzere sui nodi superiori della capriata hanno quindi le seguenti intensità:
RA 13, 775
P1 = P5 = = ≈ 6, 888 kN P2 = P3 = P4 = 2 ⋅ R⬘A = 13,775 kN
2 2
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 2
Le reazioni vincolari di ogni capriata, per la doppia simmetria, hanno uguale intensità e precisamente:
P1 + P2 + P3 + P4 + P5 2 × 6, 888 + 3 ×13,775
R A,c = R B,c = = ≈ 27, 55 kN
2 2
L’intensità e la natura degli sforzi sono state determinate tracciando il diagramma cremoniano e
sono riportate nella seguente tabella 1.
Tabella 1
a1–a4 – 71,90
a2–a3 – 67,95
a5–a7 68,85 –
a6 45,90 –
a8–a11 – 13,90
a9–a10 22,95 –
Aste a1 - a2 - a3 - a4
Gli sforzi di compressione che si verificano in queste aste sono pressoché uguali e quindi il loro
dimensionamento viene effettuato in funzione dello sforzo massimo:
F1 = F4 = 71,90 kN
Le aste hanno una lunghezza:
3,75
l= ≈ 3,91 m
cos16°,70
e vengono realizzate con una sezione composta costituita di due angolari ad ali uguali 75 × 8
accoppiati a , con le seguenti caratteristiche [fig. b]:
A = 11,50 × 2 = 23 cm2
ix = imin = 2,26 cm iy = imax = 3,39 cm i1min = 1,46 cm
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
l1 391
λy = = ≈ 115,34 < λeq
i y 3,39
e quindi il coefficiente ω viene ricavato in funzione del valore di λeq dalla tabella 4 dell’Unità 1 e
risulta ω = 4,64.
La tensione massima vale quindi:
ω ⋅ F1 4,64 × 71,90 × 103
σ= = ≈ 145,05 N/mm 2 < σ adm
A 23 × 102
Viene ancora effettuata la verifica del profilato singolo per il tratto compreso fra due imbottiture
successive, per cui risulta L0 = 65 cm con una snellezza:
L0 65
λ= = ≈ 44,52 ≈ 45
i1min 1,46
valore al quale corrisponde sulla tabella 4 dell’Unità 1 il coefficiente ω = 1,17 per cui si ha:
F1
ω⋅
2 = 1,17 × 71,90
σ= ≈ 36,58 N/mm 2 < σ adm
0
A 2 × 11,50 × 102
Aste a5 - a6 - a7
Sono soggette a trazione e vengono realizzate con il medesimo tipo di sezione composta delle aste
precedenti, che viene calcolata in funzione dello sforzo massimo che risulta:
F5 = F7 = 68,85 kN
Si ha quindi:
F5 68,85 × 103
A= = ≈ 430 mm2
σ adm 160
Si impiega una sezione costituita di due angolari con ali uguali 35 × 4 accoppiati a farfalla con
A = 5,34 cm2, e imbottiture alternate ogni 68 cm circa.
Aste a8 e a11
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
I due angolari vengono collegati con imbottiture disposte a un interasse L0 = 38 cm. La sezione
appartiene al gruppo II e la sua snellezza equivalente risulta:
2 2 2 2
⎛ l1 ⎞ ⎛ L 0 ⎞ ⎛ 113 ⎞ ⎛ 38 ⎞ ≈ 94,41 ≈ 95
λ eq = λ2x + λ21 = ⎜ ⎟ +⎜ ⎟ = +
⎝ i x ⎠ ⎝ i1min ⎠ ⎝ 1,35 ⎠ ⎝ 0,87 ⎠
l1 113
λy = = ≈ 52,31 < λ eq
i y 2,16
per cui in funzione di λeq, dalla tabella 4 dell’Unità 1, si ricava ω = 1,90.
La tensione massima risulta:
ω ⋅ F8 1,90 × 13,90 × 103
σ= = ≈ 30,71 N/mm 2 < σ adm
0
A 8,60 × 102
La sezione progettata risulta sovrabbondante, ma non si ritiene di doverla ridurre per motivi di
rigidità globale della travatura.
Aste a9 e a10
Sono soggette a trazione e vengono realizzate con la medesima sezione degli altri tiranti, rispetto
ai quali lo sforzo è notevolmente inferiore, per cui non risulta necessaria la verifica.
Manto di copertura
Il manto di copertura verrà realizzato con pannelli in lamie-
ra grecata coibentati e preverniciati sul lato esterno [fig. d],
come quello allegato alla tabella 2.
Considerando uno schema statico di semplice appoggio su
due terzere consecutive e un carico uguale a quello relativo
alle terzere (q = 1,47 kN/m2 ≈ 1,50 kN/m2), dalla tabella 2,
per l = 4,00 m, si rileva che occorre un pannello con spessore
s = 60 mm e lamiera superiore e inferiore con s = 0,5 mm.
d Pannello di lamiera coibentato per coperture.
30 0,518 0,1044 0,1142 3,08 1,97 1,37 1,00 0,77 2,46 1,71 1,25 0,96 0,76
40 0,407 0,1082 0,1180 4,02 2,57 1,79 1,31 1,00 3,21 2,24 1,64 1,25 1,00
50 0,335 0,1119 0,1217 5,07 3,24 2,25 1,65 1,27 4,05 2,81 2,06 1,58 1,25
60 0,285 0,1156 0,1254 6,20 3,97 2,75 2,02 1,55 4,96 3,44 2,52 1,94 1,52
80 0,219 0,1194 0,1292 8,65 5,53 3,84 2,82 2,16 6,91 4,80 3,52 2,70 2,14
100 0,178 0,1232 0,13307 11,28 7,22 5,01 3,68 2,82 9,02 6,26 4,60 3,52 2,79
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 5
VERIFICA
Calcolare con il M.T.A. le terzere dell’Esercizio svolto 6 nel Volume 4 (Modulo D, Unità 4) da rea-
1 lizzare con un profilato UPN in acciaio tipo S275, sapendo che il carico su ognuna di esse è di
1,47 kN/m compreso il peso proprio (sezione presunta UPN 100).
⎡q ≈ 5,51 kN/m; c = Wx ≈ 7; W ≈ 269,158 cm3; profilato UPN 240;
⎢ x
⎣ Wy
σ = 180,28 N/mm2; ftot = 12,56 < l/200⎤⎥
⎦
Con riferimento alla capriata di acciaio S235 in figura a dell’esercizio svolto, verificare con il
2 M.S.L. le aste a5 e a7 soggette allo sforzo di trazione NEd = 68,85 kN.
Le aste sono state realizzate con due profilati a L ad ali uguali 35 × 4 accoppiati a farfalla alla distan-
za d = 8 mm, con l’ipotesi che il collegamento ai nodi avvenga tramite n. 2 bulloni ∅ 14 mm con
fori ∅ 15,5 mm.
[A = 534 mm; Anet = 410 mm; Npl,Rd ≈ 119,51 kN;
Nu,Rd ≈ 106,27 kN; la membratura non è duttile]
ESERCIZIO S V O LTO
Le travi reticolari
La copertura di una tettoia aperta presenta una struttura portante principale costituita di travi
reticolari in acciaio S235 con le caratteristiche riportate in figura a. Progettare e verificare le
aste di corrente e di parete più sollecitate, sapendo che su ogni nodo del corrente superiore
grava un carico P = 30 kN.
Essendo la travatura vincolata a semplice appoggio alle estremità, le aste a4 e a5 del corrente supe-
riore sono maggiormente compresse, mentre le aste a13 e a14 sono soggette al maggiore sforzo di
trazione.
Le aste diagonali di parete sono discendenti verso la mezzeria e pertanto sono tese e il maggiore
sforzo si verifica nelle aste a19 e a33; qualora le aste diagonali fossero state ascendenti, i relativi
sforzi sarebbero stati di compressione.
I montanti verticali sono sollecitati a compressione con valore massimo dello sforzo nelle aste
a20 e a32.
I correnti saranno realizzati con angolari ad ali disuguali, mentre per le aste di parete saranno
impiegati angolari con ali uguali; tutte le aste saranno ottenute con l’accoppiamento di due profi-
li semplici, realizzato mediante imbottitura con piatto in acciaio, spessore 8 mm.
Si procede ora alla determinazione degli sforzi nelle aste citate con il metodo di Ritter e quindi
verrà effettuato il calcolo di progetto.
Le reazioni valgono:
9⋅ P 9 × 30
RA = RB = = = 135 kN
2 2
Aste di corrente a4 e a5
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
Effettuata la sezione secondo le aste a4, a25, a14, con centro dei momenti in B, per l’equilibrio alla
rotazione si deve avere:
(RA − P) ⋅ 7,20 − P ⋅ 5,40 − P ⋅ 3,60 − P ⋅ 1,80 + F4 ⋅ 1,80 = 0
105 × 7,20 − 30 × 5,40 − 30 × 3,60 − 30 × 1,80 + F4 ⋅ 1,80 = 0
432
F4 = − = − 240 kN (compressione)
1,80
Si impiega una sezione costituita di due angolari 100 × 65 × 9 accoppiati alla distanza d = 8 mm,
che presenta le seguenti caratteristiche geometriche e statiche [fig. b] ricavate dalle tabelle:
A = 14,20 × 2 = 28,40 cm2
ix = imax = 3,15 cm iy = imin = 2,69 cm
i1 min = 1,39 cm
I due angolari vengono collegati con imbottiture disposte a un interasse:
L0 = 60 cm < 50 ⋅ i1 min = 50 × 1,39 = 69,50 cm
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 2
λ eq = λ + λ = ⎜ 1 ⎟ + ⎜ 0 ⎟ =
⎛ 180 ⎞ ⎛ 60 ⎞ ≈ 79,63 ≈ 80
2 2
+
y 1
⎝ i y ⎠ ⎝ i1min ⎠ ⎝ 2,69 ⎠ ⎝ 1,39 ⎠
l1 180
λx = = ≈ 57,14
i x 3,15
Essendo λeq > λx, il coefficiente ω viene ricavato in funzione di λeq e dalla tabella 4 dell’Unità 1 si
ottiene ω = 1,62.
La tensione massima risulta:
ω ⋅ F4 1,62 × 240 × 103
σ= = ≈ 136,90 N/mm 2 < σ adm
0
A 28,40 × 102
Si effettua ora la verifica del profilato singolo per il tratto compreso fra l’interasse delle imbotti-
ture, per cui, essendo L0 = 60 cm, si ha:
L0 60
λ= = ≈ 43,17 ≈ 43
i1min 1,39
e dalla tabella 4 dell’Unità 1 si ottiene ω = 1,16 per cui si ha:
F4
ω⋅
2 1,16 × 120 × 103
σ= = ≈ 98, 03 N/mm 2 < σadm
A 28,40 × 102
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
13,80 × 102
adm
A
A 28,40 × 102
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 4
VERIFICA
Progettare con il M.T.A. l’asta di una travatura reticolare in acciaio S235 soggetta allo sforzo assia-
le di compressione Nc = 150 kN, con lunghezza l = 2,00 m.
L’asta dovrà essere realizzata con due angolari ad ali uguali accoppiati a T, collegati con imbottiture.
[in prima approssimazione A = 1500 mm2 con ω = 1,6;
sezione costituita da due angolari 70 × 7 accoppiati alla distanza d = 10 mm (gruppo II),
collegati con imbottiture a interasse L0 = 50 cm; λeq ≈ 71,52;
per λx = 94,34 ≈ 94 > λeq si ha ω = 1,88; per l’intera asta: σ = 150 N/mm2;
per il tratto L0 del profilato singolo: per λ = 36,76 ≈ 37 si ha ω = 1,11, σ = 88,56 N/mm2]
Verifiche di deformabilità
e di stabilità degli elementi inflessi
■ Verifica nei confronti dello svergolamento (instabilità laterale)
Esaminiamo una trave inflessa, realizzata con un profilato, rigidamente vincolata a una estremità, nel caso di
trave a mensola, oppure a entrambe in modo tale da impedire rotazioni intorno al suo asse longitudinale z.
ix
Quando il rapporto fra i due raggi principali d’inerzia della sezione risulta elevato, oppure per partico-
iy
lari tipi di carichi, il profilato può inflettersi lateralmente, per cui uno dei suoi piani di simmetria, inizialmen-
te coincidente con il piano di sollecitazione, fuoriesce da quest’ultimo per un tratto di trave [figg. 1a e b] cau-
sando così uno sbandamento laterale della trave: questo fenomeno di instabilità dell’ala compressa, dovuta
al momento flettente, prende il nome di svergolamento ed è analogo a quanto può avvenire nelle aste com-
presse caricate di punta.
a)
b)
fig. 1
Ci limitiamo al caso, peraltro comune, di travi a doppio , laminate o composte saldate, con sezione sim-
metrica o dissimmetrica e con piano di sollecitazione coincidente con il piano dell’anima; per tali sezio-
ni la verifica allo svergolamento, con un procedimento sufficientemente approssimato, può essere condot-
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
h − tf
dove: S n = b ⋅ t f ⋅ = momento statico dell’ala compressa rispetto all’asse neutro n;
2
In = per una maggiore approssimazione, rappresenta il momento d’inerzia di tutta la sezione a dop-
pio rispetto all’asse neutro.
Il momento equivalente della coppia è dato da:
Meq = Ceq ⋅ h0 = Teq ⋅ h0
da cui:
M eq
Ceq =
h0
fig. 3
modulo D L’acciaio Unità 2 Il metodo alle tensioni ammissibili 3
ESERCIZI S V O LT I
1 Progettare e verificare allo svergolamento la trave principale in acciaio S275 appartenente a un
solaio, la cui pianta è riportata in figura a, che presenta una luce di 10,00 m ed è gravata di un cari-
co q = 48 kN/m.
La trave si può considerare semplicemente appoggiata alle estremità per cui il momento massimo
vale:
1 1
M max = ⋅ q ⋅ l 2 = × 48 ×10,002 = 600,00 kN m
8 8
600 × 10
6
M
W = max = ≈ 3157,895 × 10 mm3
3
σ adm 190
modulo D L’acciaio Unità 2 Il metodo alle tensioni ammissibili 4
per cui viene impiegata una trave saldata ISE 650/125 con b
Wx = 3325 cm3 e Ix = 108 055 cm4 [fig. b]. La tensione massima
in corrispondenza delle ali risulta:
M max 600 × 10
6
σ= = ≈ 180,45 N/mm2
3325 × 10
3
Wx
La trave è impedita a ruotare intorno al proprio asse in corri-
spondenza delle sezioni dove è vincolata alle travi secondarie
del solaio che su di essa gravano (punti A, B, C, D, E, F), e
che la dividono in cinque tratti con lunghezza di 2,00 m, di
cui il più soggetto a svergolamento è quello centrale C-D e
che viene verificato.
Si deve quindi calcolare il momento medio Mm che si ha nel
l
tratto C-D [fig. a] con lunghezza , dato dalla media dei valo-
5
ri del momento flettente che si verificano nel tratto considera-
to; le ordinate che rappresentano graficamente questi valori
individuano l’area RSTUV compresa nel diagramma dei
momenti flettenti, che può essere ottenuta come somma delle
aree del rettangolo RSTV e del segmento parabolico TUV.
L’ordinata del momento flettente nelle sezioni C e D vale:
q⋅l 2 2 1 3
MC = MD = ⋅ ⋅l − q⋅ ⋅l⋅ ⋅l = ⋅ q ⋅ l2
2 5 5 5 25
Si ha quindi:
– per il rettangolo RSTV:
3 1 3
A 1 = RV ⋅ VT = ⋅ q ⋅ l2 ⋅ ⋅ l = ⋅ q ⋅ l3
25 5 125
– per il segmento parabolico TUV:
q ⋅ l2 3 q ⋅ l3
⋅ VT ⋅ UZ = ⋅ ⋅ l ⋅(M max − M C ) = ⋅ ⋅ l ⋅ ⎛ − ⋅ q ⋅ l2 ⎞ =
2 2 1 2 1
A2 =
3 3 5 3 5 ⎝ 8 25 ⎠ 1500
Pertanto l’area RSTUV corrispondente alla somma dei momenti nel tratto CD risulta:
3⋅ q ⋅ l3 q ⋅ l3 37 ⋅ q ⋅ l3
Σ M = A1 + A 2 = + = ≈ 0,0247 ⋅ q ⋅ l3
125 1500 1500
Il momento medio Mm vale:
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
37
⋅ q ⋅ l3
Σ M 1500
Mm = = ≈ 0,1233⋅ q ⋅ l 2
l l
5 5
Trattandosi di trave semplicemente appoggiata, il momento equivalente è:
Meq = 1,3 ⋅ Mm = 1,3 × 0,1233 ⋅ q ⋅ l 2 ≈ 0,1603 ⋅ q ⋅ l 2
ma dovendo essere:
0,75 ⋅ Mmax ≤ Meq ≤ Mmax
1 1
0,75⋅ ⋅ q ⋅ l 2 ≤ M eq ≤ ⋅ q ⋅ l 2
8 8
si assume:
Meq = 0,125 ⋅ q ⋅ l2 = Mmax
modulo D L’acciaio Unità 2 Il metodo alle tensioni ammissibili 5
che vale in tutti i casi in cui la trave è suddivisa in un numero di tratti maggiore di 3. Si ha quindi
Meq = 600 kN m per cui:
600 × 10 ⎛ 650 19 ⎞
6
M eq
C eq = ⋅ Sn = × (225 × 19 ) × ⎜ − ⎟ ≈ 748 931,10 N
In 108 055 × 10
4 ⎝ 2 2 ⎠
l0 2000
λ= = ≈ 30,792
0 b 0 02250
兹1苴 2 兹1苴2
Essendo tf = 19 mm < 40 mm, dalla tabella relativa al gruppo c si ricava ω = 1,08 per λ = 30 e
quindi si ha:
C eq 748931,10
σ = ω⋅ = 1, 08 × ≈ 189,20 N/mm2 < σ adm
Af 225 × 19
e pertanto la verifica è soddisfatta.
2 Per la realizzazione di un balcone con luce l = 1,50 m in un edificio in muratura, viene previsto
l’uso di profilati in acciaio S235 sui quali grava un carico q = 18 kN/m.
Si richiedono il progetto delle travi a mensola e la verifica allo svergolamento [fig. a].
In questo caso l’unico ritegno torsionale è rappresentato dall’incastro nella muratura, per cui
l0 = 1,50 m. Il momento massimo vale:
q ⋅ l 2 18 ×1,502
M max = = = 20,25 kN m
2 2
20,25 × 10
5
M max
W= = 2 ≈ 126, 56 cm
3
σ adm 160 × 10
per cui occorre un profilato IPE 180 con Wx = 146 cm3 e Ix = 1317 cm4; la tensione ai bordi estre-
mi risulta:
20,25 × 10
6
M
σ = max = ≈ 138,70 N/mm2
146 × 10
3
Wx
Il momento medio Mm si ottiene dividendo l’area del diagramma dei momenti ΣM per l, ossia:
ΣM
Mm =
l
dove Σ M si ottiene come differenza fra le aree del rettangolo ABCD e della semi-parabola BCD;
si ha quindi:
q ⋅ l2 2 q ⋅ l2 q ⋅ l3
Σ M = (AB ⋅ BC) − ⎛⎝ ⋅ AB ⋅ BC ⎞⎠ =
2
⋅l − ⋅ ⋅l =
3 2 3 2 6
Σ M q ⋅ l3 1
Mm = = ⋅ = 0,1667 ⋅ q ⋅ l 2
l 6 l
Trattandosi di trave a mensola deve essere:
Meq = Mm = 0,1667 ⋅ q ⋅ l2
con la limitazione:
0,50 ⋅ Mmax ≤ Meq ≤ Mmax
q ⋅ l2 q ⋅ l2
0,50 ⋅ ≤ M eq ≤ 0,25 ⋅ q ⋅ l 2 ≤ Meq ≤ 0,50 ⋅ q ⋅ l 2
2 2
che non risulta verificata per cui si assume:
q ⋅ l2
M eq = 0,50 ⋅ M max = 0,50 ⋅ = 0,25 ×18 ×1,502 = 10,125 kN m
2
Si ha quindi:
10,125 × 10 ⎛ 180 − 8 ⎞
6
M eq
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
C eq = ⋅ Sn = × (91 × 8) × ⎜ ⎟ ≈ 48132,57 N
In 1317 × 10
4 ⎝ 2 ⎠
l0 1500
λ= = ≈ 57,10
0
0 b 0 0910 0
兹1苴 2 兹1苴2
Dalle tabelle per il gruppo c si ricava ω = 1,29 per λ = 57 e quindi:
Ceq 48132,57
σ = ω⋅ = 1,29 × ≈ 85,29 N/mm 2 < σ adm
Af 91 × 8
e perciò la trave non è soggetta a svergolamento.
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 1
ω ⋅ Nc
V* = [1]
100
⎛ l ⎞
5⋅ ⎜ t − 20⎟ %
⎝ i 1min ⎠
V* L 0
V= ⋅ [2]
n lt
che mantiene valore costante per tutta la lunghezza lt, ma
con inversione di segno a metà del calastrello.
Le due coppie costituite dagli sforzi V* e V determinano una
sollecitazione di flessione con un valore massimo del
momento flettente M in corrispondenza delle estremità di
ogni calastrello, fissato ai correnti con bulloni o saldature, per
cui il vincolo può considerarsi come un incastro; si ha quindi:
lt
M max = ± V ⋅
2
Il punto di inversione dei momenti si considera nella
sezione di mezzeria di ogni calastrello. I diagrammi V ed
M sono riportati in figura 2. fig. 3
V*
Pd = [3]
n ⋅ sen α
fig. 5
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 3
fig. 6
ESERCIZIO S V O LTO
Dimensionare i calastrelli di un pilastro di a
acciaio S235 vincolato a cerniera su entram-
be le estremità, alto 5,50 m, che risulta sog-
getto a uno sforzo assiale di compressione
Nc = 760 kN [fig. a].
3 V 3 32 954, 36
A= ⋅ = × ≈ 535, 44 mm2
2 τ adm 2 0,577 ×160
Dalla tabella relativa ai piatti unificati si sceglie la sezione di 100 × 12 mm2 per la quale risulta:
1 1
W= ⋅ b ⋅ h 2 = ×12 ×1002 = 20 000 mm3 > 19 855 mm3
6 6
A = 12 ×100 = 1200 mm 2 > 535,44 mm 2
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 5
VERIFICA
Progettare il pilastro costituito da due profilati UPN ad ali interne con giunzioni a calastrello in
1 acciaio S235, vincolato alle estremità a cerniera, con altezza l = 6,00 m, sul quale grava il carico
assiale Nc = 800 kN.
[la sezione sarà formata da due profilati UPN 240/85 con distanziamento a = 200 mm (gruppo I);
L0 = 1,00 m; lt = 15,52 cm; rispetto all’asse x-x: λx ≈ 65,08 ≈ 65, ωx = 1,39 per curva c,
σx ≈ 131,44 N/mm2; rispetto all’asse y-y: λy ≈ 73,80, λ1 ≈ 41,32, per λeq = 84,58 si ha ωy = 1,70,
σy ≈ 160,76 N/mm2]
Dimensionare con il M.T.A. i calastrelli del pilastro con sezione composta del precedente esercizio
2 di verifica, soggetto al carico assiale Nc = 800 kN.
[calastrelli ottenuti con piatti di sezione 100 × 15 mm2; per λeq = 84,58 si ha ω = 1,70;
sforzo di taglio V = 136 × 102 N; sforzo di taglio nei calastrelli V = 438,144 × 102 N;
M = 3400 × 103 Nmm]
I controventi
La struttura di una costruzione edilizia è un elemento tridimensionale costituito di fondazioni, pilastri,
travi e solai, che deve essere in grado di assorbire le molteplici sollecitazioni esterne prodotte da forze
verticali e orizzontali (vento, sisma, instabilità ecc.); ogni componente della struttura, in relazione al
materiale da costruzione impiegato, alle sue dimensioni e alla sua collocazione strutturale, assolve a fun-
zioni ben definite, ossia è in grado di sopportare un certo tipo di carico e quindi la o le sollecitazioni che
esso produce. Poiché i materiali da costruzione sono molteplici, con caratteristiche di resistenza differen-
ti tali da consentire o meno la realizzazione di certi schemi strutturali (ad esempio il vincolo di incastro
perfetto si può ipotizzare di realizzarlo nelle strutture in acciaio, mentre nelle strutture in cemento arma-
to si può parlare al massimo di semincastro e in quelle in muratura ordinaria, salvo particolari interventi,
si considera quasi sempre l’appoggio o la cerniera), ne consegue che la tipologia delle strutture varia in
relazione al materiale impiegato.
L’organismo strutturale, sia pure con procedimento un po’ approssimato, può essere scomposto nei suoi
vari componenti, che vengono calcolati separatamente, tenendo però presente la loro collocazione nel-
l’ambito di una struttura tridimensionale e verificando il loro equilibrio, ma successivamente è opportu-
no, e in molti casi necessario, procedere a una verifica dell’intera struttura per vedere se, così come è
stata concepita e dimensionata nei suoi elementi, è in grado di assorbire tutte le possibili azioni esterne.
In particolare, ogni struttura deve comprendere elementi in grado di assorbire le forze orizzontali, che
vengono definiti controventi, e possono essere orizzontali o verticali [figg. 1a e b].
a b
Consideriamo un parallelepipedo ottenuto solo con aste in corrispondenza degli spigoli [fig. 2]; se per
l’azione di forze verticali può anche rimanere in equilibrio, non lo è certamente sotto l’azione di forze
orizzontali [fig. 2a].
Nei confronti di queste ultime, l’equilibrio dell’elemento può essere ottenuto disponendo opportunamen-
te aste diagonali in corrispondenza di alcune pareti [fig. 2b], oppure mediante pannelli di tamponamento:
vengono così ottenuti i controventi.
Nelle strutture in muratura portante con solai misti in cemento armato e laterizi, gli orizzontamenti, oltre
al compito di sostenere i carichi verticali, hanno anche quello di assorbire le forze orizzontali, realizzan-
do un irrigidimento a ogni piano dell’edificio, ossia realizzano controventi orizzontali; i muri portanti
devono essere in grado di sopportare i carichi verticali trasmessi dai solai ma anche le spinte orizzontali
e di trasmettere il tutto alle fondazioni, per cui realizzano controventi verticali.
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 2
Nelle opere in acciaio, per le ragioni esposte, i controventi assolvono a compiti determinanti per la stabi-
lità globale, dovendo assorbire, oltre che eventuali carichi verticali, soprattutto azioni flettenti e torcenti.
La tipologia dei controventi è molto varia, sia in relazione alla destinazione d’uso dell’edificio, sia al suo
sviluppo verticale.
Negli edifici industriali, oltre ai carichi permanenti e accidentali, al vento e al sisma, vi è in genere la pre-
senza di carri-ponte e di macchinari che provocano azioni agenti in svariate direzioni che devono anch’es-
se essere assorbite dai controventi.
Di norma negli edifici monopiano la struttura è interamente in acciaio, compresi i controventi verticali e
orizzontali, con colonne incastrate o incernierate al piede nel senso sia longitudinale sia trasversale oppu-
re incastrate in un senso e incernierate nell’altro.
Nella direzione in cui le colonne sono incastrate, esse assolvono la funzione di controventi verticali [figg.
3 ÷ 6], mentre nel senso in cui possono essere incernierate sono necessari specifici controventi che vengo-
no realizzati in modo semplice tramite diagonali incrociate (croci di Sant’Andrea) oppure con elementi a K
rovesciato; altri controventi orizzontali vengono previsti nelle falde e, insieme a quelli verticali, hanno il
compito di mantenere invariata la forma geometrica dell’edificio, assicurandone la stabilità globale.
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 3
Negli edifici multipiano totalmente in acciaio, nei solai, a ogni piano, vengono inserite le diagonali dei
controventi longitudinali e trasversali; altri controventi verticali si hanno nelle pareti di testata e su una
campata delle pareti longitudinali.
Con questa tipologia la stabilità complessiva dell’intero edificio è totalmente affidata ai controventi in
acciaio, il cui posizionamento e schema strutturale devono essere accuratamente studiati. Nelle figure 7 e
8 è riportato lo schema statico per strutture completamente in acciaio.
La struttura portante perimetrale di vani scala e ascensore può essere realizzata in cemento armato anzi-
ché in acciaio, ottenendo così nuclei verticali che, per forma e dimensioni, presentano una elevata rigidez-
za, tale da essere in grado di assorbire le forze orizzontali [fig. 8].
La soluzione ottimale a livello statico è quella di realizzare due torri in cemento armato, costruite prima
del montaggio delle strutture in acciaio, alle quali vengono collegati le travi e i controventi orizzontali.
Questa tipologia consente una notevole economia nel costo globale.
Nel caso di solai strettamente connessi alle strutture portanti, non sono necessari controventi orizzontali,
in quanto sono in grado di sopportare carichi
che agiscono nel loro piano; quando invece i
solai sono semplicemente appoggiati, è neces-
sario inserire controventi orizzontali con uno
schema costruttivo come quello riportato in
figura 9. fig. 9
Per quanto concerne invece i controventi ver-
ticali, i tipi più comuni in ordine di difficoltà
crescente sia di calcolo sia costruttiva sono:
– controvento a croci di Sant’Andrea [fig. 10a];
– controvento reticolare a K [fig. 10b];
– controvento a portalini sovrapposti [fig. 10c];
– controvento con telaio a nodi rigidi [fig. 10d].
fig. 10
Tabella 1
La scelta di uno o dell’altro tipo è semplicemente dovuta a motivi di ordine
n. nota Sforzo (t )
architettonico, distributivo ed economico.
Per quanto concerne il calcolo, dopo aver definito la geometria del complesso ➀ – 49
strutturale (maglie dei pilastri, orditura dei solai, tipo e posizione dei contro- ➁ – 36,8
venti ecc.) si procede al dimensionamento dei vari elementi secondo i metodi
➂ – 18,4
della Scienza delle Costruzioni e in osservanza a quanto contenuto dalle norma-
tive; in particolare, per quanto attiene ai controventi, ipotizzando che la costru- ➃ – 37,1
zione non debba essere realizzata in zona sismica, si procede alla determina- ➄ – 28,9
zione della spinta del vento, che si considera orizzontale, con gli stessi criteri
➅ – 16,5
che verranno esposti trattando le strutture murarie.
Tale spinta, ripartita sulla facciata dell’edificio, viene scaricata sulle colonne e ➆ – 127
a livello dei solai di piano e deve essere assorbita dai controventi, che sono ➇ – 68,3
essenzialmente strutture reticolari, ai cui nodi sono applicati i carichi derivanti
➈ – 13,6
dalla ripartizione dell’azione del vento.
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 7
Con il diagramma cremoniano o il metodo di Ritter vengono determinati la natura e l’entità degli sforzi che
si verificano nelle varie aste, che risultano sollecitate solo a trazione o compressione, tenendo presente che
sui montanti verticali possono gravare anche altri carichi verticali trasmessi dalle travi dei solai.
In figura 11 sono riportati gli schemi di carico relativi a due controventi verticali e per il secondo anche il
relativo diagramma cremoniano, mentre in tabella 1 sono riportati i valori degli sforzi nei diversi elemen-
ti del controvento.
fig. 11
10 ⋅ A ⎛ l3 l3 ⎞
λ eq = λ2y + ⋅⎜ d + t ⎟ [2]
L 0 ⋅ l2t ⎝ Ad At ⎠
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
fig. 1
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 2
10⋅ A ⋅ l 3d
λ eq = λ2y + [2]
L 0 ⋅ l2t ⋅ A d
dove:
λy assume il valore definito per le aste calastrellate;
Ad = area della sezione di una o due diagonali esistenti nel campo di altezza L0;
At = area della sezione del montante;
ld = lunghezza della diagonale;
L0 = lunghezza della diagonale proiettata sull’asse dei correnti longitudinali;
lt = interasse dei correnti longitudinali;
A = area della sezione complessiva di entrambi i correnti.
Ai fini della verifica all’inflessione laterale si prendono in considerazione tre gruppi di sezioni composte.
Gruppo I
Uno degli assi principali d’inerzia (asse x-x in fig. 2) della sezione composta costituita di elementi uniti
con calastrelli o diagonali taglia tutte le sezioni delle aste componenti, cioè coincide con l’asse principa-
le 1x di tutte le sezioni.
fig. 2
Per la flessione intorno all’asse x-x, la snellezza viene calcolata come se si trattasse di un’asta semplice,
ossia:
l1
λx =
ix
A
Per la flessione intorno all’asse y-y, la sezione viene sempre considerata come se fosse un’asta semplice,
assumendo però una snellezza equivalente calcolata con la [1] per asta calastrellata, oppure con la [2] o la
[3] per asta a traliccio, con le limitazioni indicate, e quindi si effettua la verifica:
Nc ⋅ ωy
σy = ≤ σadm
A
Gruppo II
La sezione composta è costituita di due o quattro profili [figg. 2 e 3] fra loro distanziati di una quantità pari
allo spessore delle piastre di attacco e comunque non superiore a tre volte lo spessore dei profili.
Quando i profili sono collegati con calastrelli [fig. 2] la verifica all’inflessione laterale si effettua come
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 3
per le aste semplici, con riferimento alla snellezza reale, purché i calastrelli siano disposti a un interasse
non superiore a:
50 i1min per acciai tipo S235 ed S275
40 i1min per acciai S355
essendo i1min il raggio d’inerzia minimo del singolo profilato.
Se l’asta composta è costituita di due angolari a lati uguali a farfalla come in figura 3c, i calastrelli devo-
no essere disposti alternativamente ortogonali fra loro.
fig. 3
Invece quando i profili sono collegati con imbottiture, ossia con piastre di attacco interposte [fig. 4], sal-
date o bullonate, la verifica della sezione composta per la flessione intorno all’asse che taglia tutte le
sezioni componenti (asse x-x) viene effettuata come per un’asta semplice, assumendo la snellezza reale
della sezione composta come se fosse un profilato unico.
fig. 4
Per la flessione intorno all’asse y-y, che non taglia le sezioni componenti, la verifica si effettua assumen-
do la snellezza equivalente calcolata con la [1].
Gruppo III
Gli assi principali di inerzia x-x e y-y della sezione composta non tagliano le sezioni dei profili componen-
ti [fig. 5]; in questo caso per la flessione intorno a entrambi gli assi si deve assumere la snellezza equiva-
lente λeq calcolata con la [1], [2] oppure [3] a seconda che si tratti di aste a calastrello oppure a traliccio.
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
fig. 5
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 4
ESERCIZI S V O LT I
1 Progettare un pilastro di acciaio S235 vincolato a cerniera su entrambe le estremità, alto 5,50 m,
che risulta soggetto a uno sforzo assiale di compressione Nc = 760 kN.
Si stabilisce di realizzare il pilastro con sezione composta, formata di due profilati UPN disposti
con ali esterne, con giunzioni a calastrello.
ωadm 160
Dalla tabella si ricava la sezione occorrente costituita di due profilati UPN da 220 × 80, fissando
un distanziamento netto a = 150 mm, che viene scelto fra quelli riportati dai manuali; i valori geo-
metrici e statici della sezione composta sono:
A = 7480 mm2
Ix = 5382 cm4 Iy = 7347 cm4
ix = 8,48 cm iy = 9,91 cm
ey = 21,4 mm tm = 12,5 mm
lt = a + 2 ⋅ ey = 15 + 2 × 2,14 = 19,28 cm
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
Essendo lo spessore medio dell’ala tm = 12,5 mm < 40 mm, la sezione appartiene alla curva c e
dalla tabella 4 dell’Unità 1 si ricava ωx = 1,39 e quindi:
ωx ⋅ Nc 1,39 × 760 × 10 3
σx = = ≈ 141, 23 N/mm 2 < σadm = 160 N/mm2
A 7480
2 L’asta di parete di una travatura reticolare di tipo Howe, riportata in figura a, in acciaio S235, è
soggetta a uno sforzo assiale di compressione Nc = 280 kN; progettare la sezione dell’asta ed
effettuare le verifiche richieste dalla normativa.
Con procedimento analogo a quello seguito nell’Esercizio svolto precedente, si effettua il dimen-
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
A 2460
Valore accettabile in quanto superiore di appena l’1% circa alla tensione ammissibile.
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 1
fig. 1
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 2
d) nodo di capriata
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
c) appoggio di capriata
fig. 2
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 3
Il collegamento fra la trave secondaria e quella principale avviene in genere tramite un «nodo-cerniera»,
cioè con una unione in grado di trasferire lo sforzo di taglio dall’anima della trave secondaria all’anima
della trave principale; questa unione può essere di due tipi:
– nodo-cerniera per travi appoggiate [fig. 3];
fig. 3
fig. 4
Le caratteristiche di sollecitazione vengono quindi determinate in base alle suddette ipotesi semplificati-
ve, che vengono tradotte graficamente in figura 6a per l’unione con la trave secondaria, che trasmette lo
sforzo di taglio V, e in figura 6b per l’unione con la trave principale.
fig. 6
Si può ora studiare il collegamento riportato in figura 7 fra una trave secondaria e una principale, che tra-
smette uno sforzo di taglio V.
MC
HC = [4]
h′
con risultante:
RC = VC⬘2 + H C2 [5]
MD
HD = [7]
h′
RD = VD⬘2 + H D2 [8]
Le unioni
Le unioni hanno la funzione di collegare i vari elementi strutturali per formare la struttura, oppure, se
questa è di grandi dimensioni, di realizzare in officina i componenti principali che la compongono, i quali
verranno poi trasportati e assemblati nel cantiere.
Le unioni rappresentano una parte delicata e importante nei confronti della stabilità globale della struttu-
ra, privilegiando quelle soluzioni che consentono una maggiore facilità di montaggio e di realizzazione,
tenendo presente le tipologie degli elementi da collegare e dei vincoli; questi ultimi devono corrisponde-
re per funzionalità in modo quasi identico a quelli previsti in sede di progetto.
I sistemi di unione previsti dalla normativa sono:
– unioni con chiodi;
– unioni con perni;
– unioni con bulloni;
– unioni saldate.
In linea di massima le unioni saldate vengono preferite per le operazioni in officina, mentre per quelle in
cantiere l’assemblaggio avviene di norma con unioni bullonate.
In ogni caso la scelta del sistema di unione da adottare dipende dal tipo di elementi da collegare, dallo
schema statico complessivo della struttura e dai mezzi a disposizione.
I coefficienti parziali di sicurezza da considerare per le verifiche delle unioni sono riportati in tabella 1.
fig. 1 fig. 2
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 2
parte filettata
d
vite
dado rondella
rigida
controdado
rondella
elastica
fig. 4 fig. 5
CNR 10011-86 12 14 16 18 20 22 24 27 30
Eurocodice 3 M12 M14 M16 M18 M20 M22 M24 M27 M30
a) b) c)
fig. 7
La disposizione dei fori per le unioni bullonate, applicando il M.S.L., deve rispettare i limiti indicati in
tabella 3 e in figura 8, essendo d0 il diametro del foro.
p1 2,2 ◊ d0 p2 2,4 ◊ d0
p1 e1 p 1 = 1,2 d0
L L = 2,4 d 0
e2
p2
p2
p2
p1 p1,0
p2
p1,3 fig. 8
Nb
Unioni con bulloni soggette a taglio
Nelle unioni a taglio, avvenuto il serraggio dei bulloni, questi, in
corrispondenza di ogni piano longitudinale di contatto AB (detto N/2 V
piano di taglio) degli elementi collegati, sono sollecitati a taglio A V
V N
semplice con direzione perpendicolare all’asse del gambo [fig. 9]. N/2 V B
Le unioni a taglio vengono generalmente utilizzate negli elemen-
ti compressi, quali a esempio le unioni colonna-colonna soggette a
sforzo assiale di compressione [fig. 10].
Le verifiche dell’unione devono essere condotte nei confronti sia
dei bulloni, sia degli elementi collegati. Nb fig. 9
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 4
Nc
Nc
Nc /2 Nc /2
Nc
fig. 10
Per effetto della forza N il gambo del bullone esercita una pressione, b N
t
detta pressione di rifollamento, sulla parete del foro che può determi-
a
nare la rottura per taglio della lamiera [fig. 11], con una tensione che N/2
I valori ottenuti nella verifica a rifollamento sono validi se vengono rispettate le seguenti limitazioni [fig. 12]:
– elementi compressi 15 ⋅ t ≥ p ≥ 3 ⋅ d
– elementi tesi 25 ⋅ t ≥ p ≥ 3 ⋅ d
– in direzione della forza a ≥ 2 ⋅ d
– in direzione perpendicolare alla forza a1 ≥ 1,5 ⋅ d.
a1
N Ed N Ed
p
a1
a p p a
t
fig. 12
e
k = min ⎛ 2,8 ⋅ 2 − 1,7; 2,5⎞ nella derezione perpendicolare al carico applicato;
⎝ d0 ⎠
p1 f
– per bulloni interni: α = min ⎛ − 0,25; tb ; 1⎞ nella direzione del carico applicato;
⎝ 3 ⋅ d0 ftk ⎠
p
k = min ⎛ 1,4 ⋅ 2 − 1,7; 2,5⎞ nella direzione perpendicolare al carico applicato;
⎝ d0 ⎠
Fv,Ed Ft,Ed
+ ≤1
Fv,Rd 1,4 ⋅ Ft,Rd
fig. 13
La forza di attrito che si sviluppa dipende dalla forza di trazione Nb sul gambo del bullone che provoca una
compressione degli elementi ed è dovuta al serraggio.
Vengono impiegati bulloni ad alta resistenza che vengono serrati con una coppia di serraggio Tb prestabi-
lita; inoltre le superfici a contatto richiedono un’apposita preparazione, in modo da sviluppare il maggior
attrito possibile.
Applicando il M.T.A., per la verifica ad attrito deve risultare per ogni bullone:
µ ⋅ Nb
Vb ≤
ηf
Con il M.S.L. la resistenza di calcolo allo scorrimento allo S.L.U. è data da:
n ⋅ µ ⋅ Fp,C
Fs,Rd =
1,25
ESERCIZI S V O LT I
1 Verificare con il M.T.A. l’unione bullonata rappresentata in figura, relativa a due piatti con spes-
sore t = 12 mm e larghezza b = 175 mm in acciaio S235, per la quale sono impiegati bulloni con
diametro nominale d = 20 mm e classe di resistenza 8.8.
La sezione dei bulloni è sollecitata a taglio nella parte non filettata dal carico assiale NEd = 300 kN.
b u llo n i 20
NEd
12
NEd
e1 = 50 p = 75 e1 = 50
22
e2 = 50
p = 75
e 2 = 50
La tensione ammissibile a taglio dei bulloni si ricava dalla tabella 4 e vale τb,adm = 264 N/mm2.
Si effettua prima la verifica relativa al posizionamento dei fori:
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
In modo analogo si effettua la verifica della lamiera che tende a tranciarsi in corrispondenza della
sezione AB per effetto dello sforzo di taglio; l’area resistente netta viene calcolata come indicato
nell’Unità 1.
π ⋅ d2 π ⋅ 202
τb,adm ⋅ ⋅n 254 × ×1
σrif =
4 = 4 ≈ 51,20 N/mm2 < τadm
t ⋅ (l − nb ⋅ φ) 12 × (175 − 2 × 20)
2 Verificare allo S.L.U. il collegamento del precedente esercizio svolto, nell’ipotesi che il carico sia
formato da soli carichi permanenti strutturale G1 = 120 kN e non strutturale G2 = 180 kN, e che il
piano di taglio sia attraversato dalla parte non filettata dei bulloni; gli elementi da unire sono in
acciaio S235.
Applicando i coefficienti parziali di sicurezza, lo sforzo di trazione totale che sollecita il collega-
mento risulta:
NEd = γG1 ⋅ G1 + γG2 ⋅ G2 = 1,3 × 120 + 1,5 × 180 = 426 kN
Nell’unione, in corrispondenza del piano di taglio, si hanno quattro sezioni soggette a taglio e
quindi lo sforzo per ogni bullone è:
N 426
Fv,Ed = Ed = = 106,50 kN
4 4
Prima delle verifiche è opportuno controllare la posizione dei fori; con riferimento alla tabella 3,
ipotizzando che il collegamento non sia esposto a fenomeni corrosivi o ambientali, si ha:
p = p1 = p2 = 75 mm < 14 ⋅ t = 14 × 12 = 168 mm
e quindi va bene.
I bulloni impiegati hanno la classe di resistenza 8.8 e dalla tabella 2 dell’Unità 1 si ricava la rela-
tiva tensione di rottura ftb = 800 N/mm2, mentre l’area nominale della singola vite risulta:
π ⋅ d2 π ⋅ 202
Ares = = ≈ 314,16 mm2
4 4
La resistenza a taglio del bullone è:
0,6 ⋅ ftb ⋅ Ares 0,6 × 800 × 314,16
Fv,Rd = = ≈ 120,637 × 103 N = 120,637 kN > Fv,Ed
1,25 1,25
e quindi il bullone è verificato a taglio.
U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010
La resistenza a rottura dell’acciaio S235 è ftk = 360 N/mm2 e quindi la resistenza di calcolo a rifol-
lamento risulta:
k ⋅ α ⋅ ftk ⋅ d ⋅ t 2,5 × 0,76 × 360 × 20 × 12
Fb,Rd = = ≈ 131,328 × 103 N = 131,328 kN > Fb,Ed
1,25 1,25
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 9
■ Unioni saldate
La saldatura viene generalmente usata in officina dove si dispone di idonee attrezzature.
Per i laminati a caldo i procedimenti di saldatura possono essere:
– manuali, che sono quelli di normale utilizzo;
– semiautomatici e automatici, di norma utilizzati per unioni con particolari caratteristiche.
Limitandoci ai procedimenti manuali si hanno i seguenti tipi:
– saldatura ad arco con elettrodi rivestiti: questi forniscono il materiale di apporto e l’unione avviene per
fusione dovuta al calore prodotto dall’arco voltaico;
– saldatura ossiacetilenica (fiamma ossidrica): il materiale di apporto è costituito da una normale bac-
chetta metallica e la fusione avviene per la reazione fra ossigeno e acetilene; oggi è poco utilizzata e per
lo più per il taglio di elementi in acciaio.
Per i laminati a freddo i collegamenti avvengono con unioni saldate a resistenza per punti o per fusione.
In relazione alle caratteristiche degli elementi da collegare si possono avere le seguenti tipologie di giunti:
– giunti testa a testa [fig. 14] o a T [fig. 15] a completa penetrazione;
– giunti a cordoni d’angolo [fig. 16].
I lembi da saldare devono essere opportunamente preparati con un’operazione detta cianfrinatura.
fig. 14
fig. 15
fig. 16
minore degli spessori degli elementi collegati; in base al criterio di von Mises viene calcolata la tensione
ideale con la relazione [fig. 15]:
ESERCIZI S V O LT I
3 Per la realizzazione di un tirante, che deve sopportare lo sforzo di trazione Nt = 300 kN, devo-
no essere saldati testa a testa a completa penetrazione due piatti laminati a caldo con sezione di
90 × 25 mm2 in acciaio S235.
Si richiede la verifica dell’unione.
Il giunto è soggetto alla sola sollecitazione di trazione perpendicolare all’asse della saldatura, per
cui τ⊥ = τ// = 0 che determina la tensione normale:
Nt 300 × 103
σid = σ⊥ = = ≈ 133,33 N/mm2 < 0,85 ⋅ σadm = 0,85 × 160 = 136 N/mm2
t⋅l 25 × 90
La seconda condizione è ovviamente verificata in quanto σ⊥< σadm.
=
Effettuare la verifica dell’unione.
il 40% a carichi strutturali e per il 60% a carichi non strutturali e applicando i coefficienti parzia-
li di sicurezza si ha:
N⊥ = 1,3 × 0,4 × 100 + 1,5 × 0,6 × 100 = 142 kN
N// = 1,3 × 0,4 × 170 + 1,5 × 0,6 × 170 = 241,40 kN
Le tensioni risultano:
N⊥ 142 × 103
σ⊥ = = ≈ 88,199 N/mm2
a⋅l 7 × 230
N// 241,40 × 103
τ// = = ≈ 149,938 N/mm2
a⋅l 7 × 230
Si procede ora alla verifica calcolando la tensione ideale:
σid = σ⊥2 + τ//2 = 88,1992 + 149,9382 ≈ 173,955 N/mm2 < β1 ⋅ fyk = 0,70 × 275 = 192,50 N/mm2
σid,2 = ⏐σ⊥⏐ = 88,199 N/mm2 < β2 ⋅ fyk = 0,85 × 275 = 206,25 N/mm2
modulo D L’acciaio Unità 4 Strutture in acciaio 12
VERIFICA
Unioni con i bulloni Unioni saldate
Il collegamento di tre piatti in acciaio S275, Calcolare la lunghezza del cordone d’angolo
1 con gli spessori indicati in figura, verrà effet- 2 di saldatura per l’unione delle due lamiere di
tuato con una unione bullonata impiegando acciaio S275 rappresentate in figura, con
n = 2 bulloni ∅ 14 di classe 8.8, disposti in spessore t = 12 mm, sapendo che la larghezza
fori ∅ 16, nei quali è contenuta la parte filet- del cordone è di 10 mm e che una lamiera è
tata (Ares = 115 mm2). soggetta allo sforzo di trazione N// = 300 kN.
I piatti sono soggetti a uno sforzo di trazione
NEd = 150 kN dovuto a soli carichi permanenti 200
=
b u llo n e 14
NEd /2
12
NEd
[a ≈ 7 mm; per ogni cordone Nt = 300/2;
16
e1 = 50 50
16
e2 = 40
p = 60
e2 = 40
fig. 1
fig. 2