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Deus Vult
Miscellanea di studi
sugli Ordini Militari
a cura di
Nadia Bagnarini
e
Cristian Guzzo
2 - 2012
•1•
Deus Vult - miscellanea di studi sugli Ordini Militari
In copertina:
Brindisi, chiesa di San Giovanni al Sepolcro. Portale settentrionale.
Particolare dello stipite sinistro: “Duello tra guerrieri” (© G. Marella).
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Deus Vult - miscellanea di studi sugli Ordini Militari
Nadia Bagnarini
Premessa
L’intento iniziale di questo saggio era quello di fornire al lettore una detta-
gliata analisi di tutti gli insediamenti, appartenuti con certezza all’Ordine Teu-
tonico nell’isola. Si è poi però, nel corso della sua stesura, deciso di circoscrive-
re lo studio a quelle strutture che ancora conservano almeno parte dei loro alza-
ti, oppure delle quali possiamo ancora ammirare in loco o presso istituti di con-
servazione, gli splendidi apparati decorativi. Per quei siti dei quali, invece, ab-
biamo solo pochi ruderi, oppure dei quali conserviamo solo la memoria nella
fonti archivistiche si rimanda all’esaustivo testo di Kristjan Toomaspoeg, il qua-
le ha dedicato una ampia monografia alla storia dell’Ordine in Sicilia.1
Per quanto invece concerne gli studi di natura storico-artistica intrapresi ne-
gli ultimi decenni se da un lato dobbiamo evidenziare una discreta presenza di
saggi sulle singole strutture e delle quali forniremo anche una bibliografia ag-
giornata, dall’altro però si evince una scarsità di pubblicazioni tali da presentare
almeno una panoramica sui sistemi di insediamento e le loro caratteristiche ar-
chitettoniche. Unica eccezione risultano i saggi, sebbene molto sintetici, di Giu-
lia Rossi Vairo, che all’interno di un progetto di ricerca del “Centro Interdipar-
timentale di Ricerca sull’Ordine Teutonico nel Mediterraneo” (CIROTM), ha
dedicato un breve excursus agli insediamenti dell’Ordine nell’intero territorio
italiano, e alle testimonianze storico artistiche dell’ordine in Sicilia.2
Il presente saggio vuole quindi non solo rappresentare uno stato della que-
stione, ma fornire anche, senza la velleità della completezza, un utile strumento
di ricerca per tutti coloro che vorranno approcciare allo studio di una materia
1
K. Toomaspoeg, Les Teutoniques en Sicilie (1197-1492), (Collection de l’École fran-
çaise de Rome 321), Roma 2003.
2
G. Rossi Vairo, Arte e architettura dei Teutonici in Italia: prospettive di ricerca, ne
“L’Ordine Teutonico tra Mediterraneo e Baltico incontri e scontri tra religioni, popoli e
culture”, Atti del Convegno internazionale (Bari-Lecce-Brindisi, 16-16 settembre 2006),
a cura di H. Houben e K. Toomaspoeg, Galatina 2008, pp. 219-230; idem, Testimonian-
ze storico-artistiche dell’Ordine Teutonico in Sicilia, ne “I Cavalieri Teutonici tra Sici-
lia e Mediterraneo”, Atti del Convegno Internazionale di Studio (Agrigento, 24-25 mar-
zo 2006), a cura di A. Giuffrida, H. Houben, K. Toomaspoeg, Galatina 2007, (Acta
Theutonica 4), pp. 203-224.
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tanto fascinosa quanto insidiosa per i notevoli risvolti poco storici a cui spesso
si approda.
I Teutonici a Palermo
«Di poi l’anno 1197 riconoscendosi Errico, esente di qualsisia sospetto di perder
il reame, si diede a favorire i suoi nazionale. Onde tolse ai monaci cistercensi il
palermitano monastero, della santissima Trinità, dal cancelliere Matteo di Saler-
no loro donato, e lo concesse ai cavalieri dell’Ordine de Teutonici, poco prima
eretto».3
3
Storia ecclesiastica di Sicilia di Monsignor Giovanni di Giovanni continuata sino al
secolo XIX dal Padre Salvatore Lanza della Congregazione dell’Oratorio di Palermo,
vol. II, Palermo 1847, p. 254
4
Per uno studio esaustivo e dettagliato sulla storia ed il patrimonio dei Teutonici in Si-
cilia cfr., K. Toomaspoeg, Les Teutoniques en Sicilie (1197-1492), cit.
5
G. Di Giovanni, La chiesa della Magione e gli oggetti d’arte in essa esistenti, Palermo
1743; V. Di Giovanni, La chiesa della Magione e gli oggetti d’arte in essa esistente, ne
“La topografia antica di Palermo dal secolo X al XV”, Palermo 1889-1890, voll. II, pp.
139-266.
6
Con il Mongitore il Di Giovanni ebbe delle accese schermaglie derivanti dalla critica
che il messinese ricevette del suo Codex Diplomaticus Siciliae, il cui progetto iniziale
prevedeva la redazione in cinque volumi dei diplomi riguardanti la Sicilia dall’era cri-
stiana sino ai tempi dell’autore.
7
A. Mongitore, Monumenta historica sacrae domus mansionis SS. Trinitatis militaris
ordinis Theutonicorum urbis Panormi et magnis ejus paeceptoris. Orgo, privilegia, im-
munitates, praeceptores, commendatarii, ecclesiae suffraganae, proventus, aliaque me-
morabilia ejusdem sacrae domus recensentur et illustrantur. Auctore sacrae theologiae
doctore D. Antonio Mongitore, Palermo 1721. Cfr. anche E. Alfano, I monumenti di Pa-
lermo. La Magione (1165), in “Panormus”, I (1920), nn 5-12, pp. 176-178; G. I. Cas-
sandro, Patronato, commenda e la Badia della Magione di Palermo, ne “Il diritto eccle-
siastico”, LIII (1942), pp. 283-294; A. De Spuches, Notizie della Chiesa della SS. Trini-
tà di Magione in Palermo e del S.R.M. Ordine Costantiniano di S. Giorgio in Sicilia cui
essa appartiene scritta per un Cavaliere del medesimo ordine, con note e dissertazioni,
Palermo, 1852; G. Di Marzo Ferro, Guida istruttiva per Palermo e suoi dintorni ripro-
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dotta su quella del cav. Gaspare Palermo, Palermo 1858, pp. 338-344; M. Guiotto, La
basilica della Real magione, in “Scienza e Umanità”, I (1944), n. 2, pp. 16-18; R. La
Duca, magione (Chiesa della, e Casa dei Teutonici), in “Repertorio bibliografico degli
edifici religiosi di Palermo”, Palermo, 1991, pp. 134-136; C. Lumia, La chiesa della SS.
Trinità detta la “magione” a Palermo. Una lettura della fabbrica attraverso le sue stra-
tificazioni, in “Storia Architettura”, N.S., 2 (1996), Storia e restauro di architetture sici-
liane, pp. 121-128; E. Mauro, Santissima Trinità del Cancelliere (Magione), in E. Sessa
(a cura di), “Le Chiese a Palermo”, Palermo 1995, pp. 198-199; V. Mortillaro, Elenco
cronologico delle antiche pergamene pertinenti alla Real Chiesa della Magione, Paler-
mo 1858; R. Russo, La “Magione” di Palermo negli otto secoli della sua storia, Paler-
mo 1975.
8
Le generose donazioni da parte di Enrico VI sono state dagli storici interpretate come
volontà dell’imperatore di utilizzare l’Ordine come strumento della sua politica mediter-
ranea. Cfr. N. Jaspert, L’Ordine Teutonico nella penisola iberica: limiti e possibilità di
una provincia periferica, ne “L’Ordine Teutonico nel Mediterraneo”, Atti del Convegno
internazionale di studio” (Torre Alemanna (Cerignola)-Mesagne-Lecce, 16-18 ottobre
2003), Galatina 2004, p. 113 e nota 14.
9
K. Toomaspoeg, L’Ordine Teutonico in Puglia e Sicilia, ne “L’Ordine Teutonico nel
Mediterraneo”, cit., pp. 137-138.
10
Dizionario, s.v. Matteo.
11
Patrono anche del monastero femminile di Santa Maria de Latinis, eretto nel 1169, e
dell’Ospedale di tutti i Santi, fondato nel 1180.
12
T. Fazello, De rebus siculis decades duae, Palermo 1558.
13
L. Townsend White, Latin Monasticism in Norman Sicily, Cambridge Mass. 1938.
14
K. Toomaspoeg, Les origines du monastère cistercien de la Sainte Trinité de Pal-
erme, in “Archivio Storico per la Sicilia orientale”, 92 (1996), pp. 7-21.
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tionis pater nostre infra moenia eiusdem Civitatis iuxta portam Thermarum de
ordine Cisterciense construxit».
«de solo viridari magni… siti in quartiero Halcie a duabus partibus cuius sunt
menia de civitate et ab altera parte est dictum quarterium et si qui alii sunt confi-
nes».18
«terram in qua fuit masara que est inter iardinum predicte Sancte Trinitatis et
murum civitatis nostre Panormi in loco qui dicitur Alza».
15
V. Di Giovanni, Topografia antica di Palermo, cit., vol. I, pp. 15-18; G. A. Garufi,
Monumenti inediti dell’epoca normanna in Sicilia, Palermo 1899, p. 139.
16
Nel corso dei lavori di restauro del convento della SS. Trinità è stata individuata una
torre quadrangolare alla cui base si apre un grande «arco ogivale a doppia ghiera […] si
tratta di una grande porta di 3 m e 60 cm di larghezza per 8 m e 50 cm di altezza» che,
secondo Franco Tomaselli, potrebbe essere la porta di un importante edificio, una porta
urbica caduta in disuso, forse la Porta Thermarum di XII secolo, ο ancora una porta del-
la cittadella araba. Cfr. F. Tomaselli, Palermo. Ricerche archeologiche nel convento
della SS Trinità (Magione). Il monastero cistercense della Trinità di Palermo : una fon-
dazione anomala, in “Archeologia medievale”, 24 (1997), pp. 293-295, figg. 7-8.
17
E. Pezzini, La cinta muraria della città di Palermo, in “Mélanges de l’École française
de Rome. Moyen-Age, Temps modernes”, t. 110, n. 2, 1998, pp. 719-771.
18
Regesto parziale e trascrizione delle indicazioni topografiche in V. Di Giovanni, La
Topografia antica, cit., n. 9, II, p. 9.
19
A. Mongitore, cit., pp. 13-14.
20
Mansio Sanctae Trinitatis. Mostra, a cantiere aperto, dei lavori di restauro nel com-
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confine della cittadella fatimida nota come al-Halisah (l’Eletta, corrotto nel ter-
mine moderno Kalsa), sede emirale e centro amministrativo e militare fondato
da Halil Ibn Ishaq, che nel 937 era giugno in Sicilia per sedare un rivolta scop-
piata contro il governo musulmano. 21
Allo stato attuale delle ricerche la notizia più antica relativa all’abbazia risale
comunque al 1191: si tratta di un diploma redatto in lingua greca, nel quale si
registra la vendita per cinquanta tarì, fatta all’abate di Santa Trinità del cancel-
liere, di una casa a Palermo, presso il panificio di corte. 22
Quale fosse la facies della Magione è apprezzabile, almeno in parte, sia
dall’analisi di una pianta generale del complesso, sebbene datata al 1791 e con-
servata presso l’Archivio di Stato di Palermo, 23 nonché il diretto confronto con
una planimetria di inizi Novecento, sia la visione attuale del manufatto. En-
trambe le piante permettono, infatti, non solo di valutare la complessità dell’in-
sediamento, ma anche di verificare quanto di esso sia effettivamente sopravvis-
suto non solo ai funesti bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, ma an-
che ad alcuni restauri intrapresi ai primi dell’Ottocento e dopo la Seconda Guer-
ra Mondiale. I primi, realizzati tra il 1800 ed il 1815 fornirono all’edificio di
culto una veste neoclassica,24 dalla quale fu liberata durante i restauri e la rico-
struzione post bellica
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ancora si percepisce l’impianto basilicale a tre navate divise da tre arcate a sesto
acuto su colonne, munite di pulvino, ovvero dell’elemento di chiara matrice bi-
zantina, collocato tra il capitello e l’imposta dell’arco, la cui funzione è quella
di garantire la distribuzione dei carichi tra i due elementi tettonici.
Palermo, Santissima Trinità della Magione. Fig. 1 (in alto): esterno, facciata.
Fig. 2 (in basso): interno, navata centrale.
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Del chiostro originario databile alla fine del XII secolo, si conservano solo le
corsie nord-occidentali e sud-orientali, quest’ultima quasi completamente rico-
struita tra il 1951 ed il 1954, ove le parti mancanti sono state ricostruite attra-
verso quelle superstiti.
«Simile al maggiore esempio monrealese del quale riprende l’ordine delle arcate
ogivali a doppia ghiera, con archivolto e costola all’intradosso, su colonne binate
con capitelli di buona fattura, il chiostro della Magione se ne distacca, per di-
mensione e ricchezza decorativa».27
27
G. Rubbino, cit., pp. 65-66.
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Fig. 5 - Palermo, Santissima Trinità della Magione, il pozzo al centro del chiostro.
28
La cappella fu consacrata il 4 aprile 1463.
29
K. Toomaspoeg, cit., pp. 400-402.
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inoltre, circa 5000 ettari di terra, «ovvero la metà di quello che possedeva al-
l’epoca della sua massima espansione nel XV secolo».30
Il più antico documento relativo alla chiesa è datato 4 maggio 1155: si tratta
di un privilegio di Guglielmo I re di Sicilia in favore dell’Ospedale di San Gio-
vanni dei Lebbrosi in cui concede il possesso di alcune case in Maselarmet, Bu-
tont e Gurfa31 oltre ad alcune terre e vigneti collocate nei dintorni dell’ospedale
e libera, inoltre, quest’ultimo da carichi fiscali. 32
Una tradizione, mai avallata però da fondi d’archivio, vuole che la chiesa sia
stata fondata da Roberto il Guiscardo e dal fratello Ruggero d'Altavilla in occa-
sione dell’assedio di Palermo del 1071, nel sito in cui insisteva un castello sara-
ceno di cui permangono alcuni resti murari e frammenti di pavimentazione
nell’area circostante la chiesa.
«Passato il ponte quasi un tiro di sasso, si trova una chiesetta fatta in volta, che si
30
Idem, L’Ordine Teutonico in Puglia e Sicilia, ne “L’Ordine Teutonico nel Mediterra-
neo. Atti del Convegno internazionale di studio (Torre Alemanna (Cerignola)-Mesagne-
Lecce 16-18 ottobre 2003), a cura di H. Houben, Galatina 2004, p. 141.
31
G. Nania, Toponomastica e topografia storica nelle valli del Belice e dello Jato, Pa-
lermo 1995, p. 24, nota 9.
32
K. Toomaspoeg, Le teutonic, p. 560.
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chiama San Giovanni, dove stanno i lebbrosi, fatta già da Roberto Guiscardo e
dal conte Ruggiero, quando assediava Palermo, come si legge nella loro vita, e
come afferma Federico II imperadore in un diploma dato in Agenova l’anno
1209 nel mese di febbraio».33
È però ipotizzabile che nel 1071 i Normanni abbiano contribuito soltanto alle
fasi iniziali dell’innalzamento dell’edificio di culto, e che il suo completando sia
avvenuto entro il 1085, ovvero l’anno di morte di Roberto il Guiscardo.
Palermo, San Giovanni Battista dei Lebbrosi. Fig. 8 (in alto): fianco occidentale,
veduta generale. Fig. 9 (in basso): particolare delle finestre a doppia ghiera.
33
Storia di Sicilia Deche Due di Tommaso Fazello Siciliano, t. II, Palermo 1830, p. 250.
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«Dietro di essa chiesa si scorge ancora parte dell’edificio, che serviva per ospe-
dale dei teutonici, con molti archi alla gotica, ed in una delle stanze, il cui tetto è
dipinto con le armi reali nel mezzo di quelle del vicerè e della città, si legge in
uno scartoccio su degli archi di una colonna questa iscrizione: “Prima Sedes et
Regni Caput”».
Maria degli Alemanni a Messina, (Siculorum Gymnasium 13), 1960, pp. 103-116.
38
P. Dalena, Gli insediamenti dell’Ordine Teutonico e la rete viaria nell’Italia Meri-
dionale, ne “L’Ordine Teutonico nel Mediterraneo”, cit., p. 161.
39
Diverso il caso dell’ospedale di San Giovanni Battista di Agrigento, considerata da
Toomaspoeg una sorta di “pensione” per i ricchi confrati dell’Ordine. Cfr., K. Tooma-
spoeg, L’Ordine Teutonico in Puglia e Sicilia, cit., p. 156.
40
C.D. Gallo, Apparato degli annali della città di Messina, Napoli 1775, rist. anast. a
cura di S. Molonia, Messina 1985, p. 15.
41
G. Campo, s.v. “Messina”, pp. 346-347.
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montani di area borgognona. Oltre a lapicidi francesi ravvisabili nel portale late-
rale, si individuano anche lapicidi radicati nel tessuto locale, quindi fortemente
influenzati dai repertori e tecniche diffuse nell’Italia meridionale
42
C. Di Giacomo, L’apparato scultoreo della chiesa di Santa Maria degli Alemanni, in
“Federico e la Sicilia dalla terra alla corona. Archeologia e architettura”, a cura di G.
Stefano, A. Cadei, cat. (Palermo 1994-1995), Palermo 1995, pp. 691-693; F. Campagna
Cicala, s.v. “Messina, Scultura, Pittura, Miniatura e Arti Santuarie”, p. 352.
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Nel feudo della Canseria, nell’attuale provincia di Siracusa, sulla riva della
Cavagrande del Cassibile, tra Noto Antica e Avola Antica, ancora si conservano
i resti della chiesa di Santa Maria della Cava. Di essa si ha notizia in un docu-
mento del 1° settembre 1290 quando Giacomo I comanda al giustiziere della
Val di Noto di porre i Teutonici a capo della chiesa 43 detta di Santa Maria de
Criptis rebellatis. Il toponimo criptis fa riferimento al primitivo luogo di culto,
ovvero una grotta, il cui ingresso ancora è ben conservato al di sotto della chiesa
di fine XIII secolo. Di quest’ultima ancora si conservano la facciata a capanna
con portone centrale e ampia finestra, entrambe di chiara matrice quattrocente-
sca, così come il lungo edificio che si affianca perpendicolarmente ad essa.
In un completo stato di abbandono, ridotta poco più di un rudere, appare a
nord di Corleone, ad Haiarzineto, la chiesa dedicata a Santa Elisabetta.44 Allo
stato attuale delle ricerche è ardua poter indicare al lettore la sua struttura, plau-
sibilmente un piccolo edificio, all’interno di un grande territorio parte del quale
era stato donato dai Teutonici ai Corleonesi al fine di valorizzarlo, ricevendo in
cambio donazioni. 45
Tanto nel feudo della Canseria che in quello di Haiarzineto possiamo inoltre
ancora apprezzare la conformazione architettonica della commenda teutonica,
strutturata attorno ad una corte circoscritta da mura difensive, con cappella, stal-
le, piccionaie, ed abitazioni per i famigliari.
Della chiesa teutonica di Polizzi Generosa dedicata alla SS. Trinità oggi si
intravvedono alcuni muri all’interno di costruzione moderne, ma ne abbiamo la
parziale descrizione lasciata dal Di Giovanni:
43
A. Marrone, Repertori del Regno di Sicilia dal 1282 al 1377, p. 81.
44
In Germania un culto particolare fu riservato a Santa Elisabetta di Turingia, che era
stata infermiera nell’ospedale dell’Ordine teutonico a Marburgo, divenendo poi sorella
dell’Ordine, e che fu poi canonizzata nel 1235. Un esempio di ciclo dedicato alla
leggenda di Santa Elisabetta, ormai perduto, datato 1340 circa, si conservava nella
Elisabethkirche di Norimberga. Cfr. G. Rossi Vairo, Alle origine della memoria
figurativa: Sant’Elisabetta d’Ungheria (1207-1231) e Isabella d’Aragona, Rainha
Santa de Portugal (1272-1336) a confronto in uno studio iconografico comparativo, in
“Revista de Historia da Arte”, 7 (2009), pp. 221-235.
45
K. Toomaspoeg, L’Ordine Teutonico in Puglia e Sicilia, cit., pp. 152-153.
46
L. Alliotta, La chiesa di S. Maria SS. dell’Alemanna in Gela, Caltanissetta 1954.
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M.K. Guida, L’icona della Madonna delle Vittorie a Piazza Armerina, in “Francesca-
nesimo e cultura nella provincia di Caltanissetta ed Enna”, Atti del Convegno di Studi
(Caltanissetta-Enna, 27-29 ottobre 2005), p. 187.
48
G. Rossi Vairo, Le testimonianze storico-artistiche dell’Ordine Teutonico in Sicilia,
ne “I Cavalieri dell’Ordine Teutonico tra Sicilia e Mediterraneo”, cit., pp. 208-209.
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La presenza nel ciclo di affreschi tanto di una santa venerata dai teutonici
quale è Santa Elisabetta d’Ungheria50 quanto l’attestazione di altre Sante quali
49
G. Di Mauro, Delle belle arti in Sicilia dal sorgere del secolo XV alla fine del XVI,
vol. III, libro VII, p. 128.
50
L. Temperini, Santa Elisabetta d’Ungheria nelle fonti storiche del Duecento: biogra-
fia et spiritualità, Atti del processo di canonizzazione, le fonti storiche del Duecento,
Padova, 2008; J. Ancelet-Hustache, L’or dans la fournaise. Vie de Sainte Elisabeth de
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del Lebbrosi con tutti i suoi possessi alla Commenda teutonica della Magione,
che dava avvio ai lavori di costruzione del maniero.
Come giustamente affermato da Natale Finocchio55 il casale sorgeva su di un
sito diverso da quello in cui attualmente si trova il castello della Margana, come
lascia trasparire un documento della fine del XV secolo.
«Sul lato sinistro del fornice d’ingresso al castello, parzialmente scavato nella
roccia, si apre la porta della cavallerizza, una grande stalla di forma rettangolare,
con copertura a botte, parallela al muro esterno. Una salita anch’essa scavata nel-
la roccia, porta nel primo baglio del castello stesso, dove si trova l’ingresso di
una torre costruita a ridosso del muro di cinta e resti di un’altra torre. Sul secon-
do stretto cortile del castello si affacciano le parti storicamente più interessanti
del complesso».56
«la macchina militare del castello, costituito da un alto muraglione con quattro
torri che si alzavano agli angoli di un ideale quadrilatero costituito dalla sommità
della rocca».58
55
N. Finocchio, scheda “Il castello dei Teutonici nel feudo della Margana”, in “Federico
e la Sicilia dalla terra alla corona. Archeologia architettura”, a cura di C.A. Di Stefano e
A. Cadei, Siracusa-Palermo 2000, pp. 649-650.
56
Idem, p. 649.
57
E. De Castro, Gli affreschi del castello della Margana, in “Labor”, 41 (2004), pp. 56-
52.
58
Idem, p. 650.
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Conclusioni
59
K. Toomaspoeg, Templari e Ospitalieri nella Sicilia Medievale, Centro studi militen-
si, 2008; L. Petracca, Giovanniti e Templari in Sicilia, Galatina 2006; C. Guzzo, Tem-
plari in Sicilia. La storia e le sue fonti tra Federico II e Roberto D’Angiò, Genova 2003.
60
R. Longhi, Frammenti siciliani, in “Paragone”, IV, (1953), 47, pp. 16 ss.
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