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Lezione 26/11/2021

Con il concordato di Worms il papato è diventato qualcosa di diverso: nessuno più mette in
discussione che il papato sia in cima alla gerarchia ecclesiastica.
Dictatus papae: il papa si pone anche come possessore di potere temporale, scioglie i sudditi e
depone l’imperatore
Lettera di papa Gelasio chiede il rispetto dell’imperatore bizantino in cui chiede di separare
funzione spirituale e temporale, ma a metà dell’XI secolo, il papato si sente più forte, e la situazione
si ribalta.

Ierocrazia: potere temporale appartiene alle gerarchie ecclesiastiche che hanno a capo il papa. I
poteri temporali vengono attribuiti da Dio al papa, ed è poi il papa, che dovendosi occupare delle
più importanti questioni spirituali, delega il potere ad altri.
Il papa comincia a chiamarsi “vicario di Cristo sulla terra” ponendosi in rapporto diretto con la
divinità, non più semplicemente il “successore di Pietro”.
La salvezza delle anime, che è la cosa più importante per il cristianesimo soprattutto medievale,
comprese anche le anime dei governanti dipende dai sacramenti e dunque dalla Chiesa. Per questa
ragione, la Chiesa si accaparra il diritto di intervenire anche sull’azione politica di chi governa,
quando giudica che sia un comportamento scorretto ratione peccati (in occasioni di peccato su cui
l’autorità deve intervenire). Questa dottrina dà al papa grande potere politico:

Innocenzo III

Quando, alla morte di Enrico VI, Innocenzo III appoggia Ottone IV di Brunswick contro Filippo di
Svevia, perché i ghibellini hanno rappresentato un pericolo e gli svevi hanno basi in Italia
meridionale, regno che in teoria vuole conservare per il piccolo Federico II. Enrico VI aveva di fatto
assorbito il dominio pontificio, mettendo uomini tedeschi di fiducia a controllarli.
Politica della recuperationes: la Chiesa caccia uno ad uno i signori tedeschi e pone una presa di
governo solida sui territori recuperati.
Ottone IV ha ottenuto il controllo stabile della Germania e quindi inizia a mirare al regno di Sicilia
cercando di unirlo all’impero. È problematico perché il potere di Enrico VI era personale, aveva
sposato Costanza d’Altavilla della dinastia regnante, mentre Ottone IV afferma che quel territorio è
stato conquistato dall’impero e va quindi annesso. Questo preoccupa il papa che in realtà non è
affatto interessato alle lotte interne fra guelfi e ghibellini in Germania ma vuole solo evitare di
essere attanagliato.
1212 Innocenzo abbandona Ottone IV e si schiera con Federico II, sulla promessa che avrebbe
tenuto separati i regni.
1215 Convocazione IV concilio ecumenico lateranense (=grande assemblea che riunisce tutti i
vescovi e i grandi ecclesiastici dell’Europa occidentale):
- Disposizione contro l’eresia catara che si sta diffondendo nella Francia del Sud, offrendo
alla monarchia del nord capetingia una giustificazione per conquistare il sud (cfr. crociata di
Luigi il Santo)
- Ribadito il primato papale su tutte le altre sedi patriarcali, condannando l’allontanamento
della Chiesa greca
- Uniformazione delle regole degli ordini religiosi che stanno nascendo in quel momento
(francescani, domenicani); nuovo sentimento religioso a cui il monachesimo benedettino,
separato dalla realtà cittadina che sta fiorendo, non è in grado di rispondere. Alcuni di questi
movimenti vengono condannati come eretici (valdesi, catari), lo stesso Francesco

inizialmente. Questo fenomeno però non può essere solo represso, deve essere incanalati e
regolati. Il modello è quello dei monaci Cistercensi, che viene come derivazione del
monachesimo benedettino. È il papa avere l’ultima parola e approvare le regole.
- Viene concesso agli ebrei la facoltà di fare prestiti con interesse (“usura”), attività vietata ai
cristiani; viene specificato che il margine di guadagno deve essere “moderato”, ma non
venendo mai specificato non è chiaro (cfr. caso dei baroni francesi).

Seguono i papi che si scontrano con Federico II, poi alcuni papi francesi che sono quelli che
chiamano Carlo d’Angiò in Italia meridionale.

Nicolò III 1277-1280

Canto XIX dell’Inferno, Dante lo accusa di nepotismo (famiglia Orsini). Il nepotismo è una pratica
comune, perché rappresentano un appoggio e una garanzia.
Politiche di Niccolò III:
- Ottiene da Rodolfo d’Asburgo la Romagna e Bologna.
- Restaurazione del complesso lateranense (San Giovanni in Laterano e il palazzo lateranense,
che è la più importante sede papale al momento).
- La città romana è divisa in quartieri di influenza delle famiglie più importanti, nel quartiere
degli Orsini.
- Promulgazione di una costituzione pontificia Romana mater, in cui vieta agli stranieri (non-
romani) di ottenere cariche pubbliche a Roma; questo è importante perché a seguito della
conquista angioina dell’Italia meridionale, anche in quella centro-settentrionale cominciano
a ottenere importanti cariche civili uomini francesi o comunque vicini agli angioini, che in
pratica governano per conto di Carlo d’Angiò. Scaduto il mandato di Carlo nel 1280 basta
dice il papa.
- Contro i signori locali della Romagna, infatti, era stato costretto a fare appoggio sugli
angioini.

Niccolò IV (1288-92), generale francescano di origine marchigiane. Non ha appoggi a Roma, ma


durante il suo periodo da cardinale era stato cardinale vescovo a Palestrina, città molto legata alla
famiglia romana dei Colonna, che lo appoggerà una volta divenuto papa.

Dopo, due anni di conclave, difficile l’accordo fra i cardinali, a causa del potere sia nella città che
fuori. Per esasperazione, viene scelta una figura esterna, un eremita che si era ritirato sui monti
dell’Abruzzo, in cui aveva formato un gruppo monastico, che prende il nome Celestino V. Viene
eletto già molto vecchio, per superare l’impasse. Questo papa aveva suscitato grande entusiasmo in
quel mondo ecclesiastico e spirituale che chiedeva un ritorno alle origini della chiesa, di una chiesa
povera e disinteressata rispetto al potere temporale. Nel 1294 rinuncia al papato. Rinuncia molto
discussa, probabilmente si rende semplicemente conto di non essere in grado di gestire la situazione
politica molto complessa di quel mondo. Probabilmente si sente con esperti di diritto, fra cui poteva
esserci anche il cardinal Benedetto Gaetani, futuro papa Bonifacio VIII.

Bonifacio VIII (1294-1303), Benedetto Gaetani, originario di Anagni, piccola famiglia nobiliare
laziale. Capisce che deve costruire una forza familiare pari a quella dei Colonna e degli Orsini, ma
anziché schierarsi con una delle due, tenta di accrescere la propria altrettanto.
Per esempio, quando una famiglia locale in difficoltà economica vende terreni, Bonifacio favorisce
l’acquisto da parte della propria famiglia; così facendo, oltre che con confische e sfruttando i dissidi

tra i membri delle famiglie, va a formare un patrimonio per la propria famiglia, i Gaetani, che
diverranno da questo momento una delle famiglie più importanti, che in seguito li metterà in
conflitto con i Colonna in una guerra per più di cento anni. Anche tramite il contatto con il regno di
Napoli, che concede terreni.

In rotta di collisione con i Colonna.


C’è un convoglio che sta portando sulla via Appia una grandissima cifra in denaro, che
probabilmente serviva al papa per acquistare i terreni di Norma e Ninfa. I Colonna, che mirano
anch’essi a quei terreni, aggrediscono il convoglio e rubano questa somma.
Reazione feroce del papa: depone di due cardinali Colonna; confisca beni enormi, compresa la
stessa città di Palestrina; vengono convocati a rispondere al tribunale.
I Colonna cercano il perdono papale, ma è evidente la volontà di distruggerli anche per dare un
segnale molto duro della propria forza: indice una crociata contro i Colonna. Uno dopo l’altro le
città, i castelli e anche i quartieri romani vengono strappati dalle mani dei Colonna, fino alla
distruzione di Palestrina.

Scontro con il re di Francia.


1295-96 monarchie di Francia e Inghilterra vanno a utilizzare le decime delle Chiese.
1296 bolla Clericis laicos, condanna la tassazione dei beni della Chiesa non possono attingere al
patrimonio della Chiesa e dalle decime; i re di Francia e Inghilterra vengono di conseguenza
scomunicati; crisi che però con il tempo sfuma.
Il re di Francia fa mettere sotto giudizio civile il vescovo di Pamier, che era stato nominato dal
pontefice stesso e non come prima era solito dalla chiesa locale. Questo è considerato un affronto,
perché la mentalità della Chiesa è che solo essa può giudicare e punire i propri membri. Nuova
scomunica.
1302 promulga la bolla Unam Sanctam, documento che è la massima espressione del papato come
massimo punto di tutti i poteri. Il capo della Chiesa è uno solo, non ci sono autorità al suo pari, e vi
è salvezza solo nella Chiesa. Ci sono due spade: potere spirituale e temporale, entrambi affidati a
Pietro. Il potere spirituale decide a chi attribuire il potere temporale, e può giudicarne l’operato. Il
detentore del potere temporale viene giudicato attraverso il sistema delle gerarchie ecclesiastiche,
ma il papa, che è in cima a questa, può essere giudicato solo da Dio. Tutto ciò viene sostenuto da un
élite intellettuale che elabora questa teoria politica, che viene espressa poi in trattati politici e
filosofici. La bolla papale tuttavia ha più effetto perché ha diffusione vastissima e rapidissima.
Il re francese coinvolge nello scontro contro il papato tutto il popolo francese convocando gli stati
generali e manda a Roma il giurista e suo stretto collaboratore Guglielmo di Nogaret, che si
incontra con la nobiltà locale e anche i Colonna, che stanno cercando di recuperare i propri terreni,
grazie ai tanti seguaci che nonostante tutti avevano profondi e antichi legami con loro.
Queste figure, con un centinaio di armati, entrano nel palazzo papale ad Anagni e catturano il papa.
Guglielmo di Nogaret evita che Sciarra Colonna lo uccida. Dopo alcuni giorni, la cittadina di
Anagni libera Bonifacio, che per disperazione chiama a propria difesa gli Orsini.
1303: poco dopo, muore.

30/11/2021

Dopo la morte di Bonifacio, il collegio cardinalizio è sottomesso a due pressioni:


- Partito pro-francese: per la restaurazione della posizione dei Colonna a Roma
- Partito pro-Bonifacio: molti cardinali erano stati nominati da Bonifacio o comunque favoriti
e alleati con Bonifacio

Per uscirne, si sceglie un cardinale anziano, generale domenicano che l’anno successivo muore.

1304-05 conclave Perugia, dove era morto il pontefice, teso e con molte pressioni.
Pressione Carlo II d’Angiò re di Sicilia (Napoli) che riesce a spingere un arcivescovo francese,
Bertrand de Got, arcivescovo di Bordeaux. Hanno scelto questa figura perché, pur essendo francese,
era di una città governata dagli inglesi; quindi, poteva sembrare una figura di compromesso.
Il pontefice si mette in viaggio e gli fa incontro a metà strada una commissione di cardinali che lo
incorona a Lione, ma anziché continuare il viaggio, il neoeletto papa si ferma in Francia, prima
tornando a Bordeaux, poi a Poitiers e infine ad Avignone, in Provenza.

1309 il papa si stabilisce ad Avignone, in Provenza, regione sotto il controllo degli angioini di
Napoli perché Carlo d’Angiò aveva sposato la contessa ereditiera della Provenza. Inizia il periodo
avignonese del papa, che durerà circa 70 anni (1377). Dante accusa Clemente V di aver fatto della
Chiesa una meretrix magna.
Tuttavia, è sbagliato dire che tutto il periodo avignonese è un periodo di sudditanza, già dopo la
morte di Filippo IV il Bello la monarchia francese perde presa sul papato.

1314-16 conclave Carpentras, problema francesi del nord e francesi del sud. Viene eletto vescovo di
Avignone, con il palazzo episcopale che diviene sede pontificia.
Successivi due papi: Il palazzo dei papi inizia la costruzione (30 anni).
1348 Giovanna I d’Angiò vende la città di Avignone al papato.
Innocenzo VI: nuova cerchia di mura.
Urbano V resterà per tre anni in Italia centrale, ma torna in Francia.

Grave danno economico per la realtà romana e per l’Italia centrale, che genera un malessere che
passerà anche nella storiografia italiana, che battezzerà questo periodo “cattività avignonese”;
l’atteggiamento opposto si trova nella storiografia francese. Oggigiorno, queste tendenze, spesso
inconsce, si sono ridimensionate.

Aspetti negativi:
1. Influenza di Filippo IV il Bello, che uno die maggiori artefici di questo spostamento del
papa. Dopo lo scontro con Bonifacio ha capito l’importanza di controllare il papato:
- Gugliemo di Nogaret viene assolto dai fatti di Anagni e torna ad essere un collaboratore;
- I Colonna vengono reintegrati sia nel loro potere economico che come cardinali;
- Creazione di 9 cardinali francesi, in un collegio cardinalizio molto ridotto; anni successivi,
altri 10 cardinali francesi;
- Il re di Francia viene autorizzato a ricevere le decime ecclesiastiche per 5 anni;
- 1306 annullamento della bolla Clericis Laicos, promulgata da Bonifacio VIII;
- Viene aperti un processo contro la memoria del defunto Bonifacio VIII, accusato di eresia,
simonia, etc. Il re di Francia vuole una condanna formale e una vittoria morale sul suo
storico nemico;
- Apertura del processo contro i templari. Filippo aveva bisogno di soldi e si era indebitato
con i templari, che avevano accumulato grandissime ricchezze; non volendo pagare, ma
addirittura volendo mettere le mani sui loro beni. Dato che il capo degli ordini ecclesiastico-
militari è il papa, è lui che deve processarli e quindi il re fa in modo che vengano processati
con accuse di vario genere e varia credibilità. Il papa, per evitare la condanna, scioglie
l’ordine prima che avvenga e reintegra i beni attribuendoli ad altri ordini e facendo entrare i
membri in altri ordini: ciò non avviene in Francia dove è il re a impossessarsi dei beni

templari e ci sono condanne di esponenti importanti dell’ordine. N.b. è un processo civile


imposto dal re.
- 1308 il monarca francese aveva proposto i fratelli Carlo di Valois per l’elezione a re di
Germania, anche il papa lo appoggia

2. Decadenza dell’autorità papale in Italia. Molte città dell’Italia centrale acquisteranno sempre
maggiore autonomia: si formano comuni o vengono prese da signori che approfittano
dell’assenza papale. Questo anche a causa degli uomini posti a comando dal papa (rettori
delle province pontifici), che sono stranieri (spesso parenti del papa o dei cardinali) e quindi
non sanno governare, non conoscono il territorio e non gli interessa, sono interessati solo
dalla riscossione famelica delle tasse.
3. Elezione consecutiva di tre papi di origine limosini, cioè tutti della stessa zona della Francia.
85/134 cardinali eletti provengono dalla Francia centro-meridionale. Alla morte di Gregorio
XI, 13/24 cardinali sono francesi, e vengono da famiglie cardinalizie (che hanno sempre
avuto cardinali a ogni generazione). La curia si sta francesizzando.

Aspetti positivi:
1. Clemente V evita la condanna formale di Bonifacio VIII e dei Templari. Una sorta di
resistenza passiva, molto debole ma c’è;
2. Canonizzazione Celestino V, implicito riconoscimento della validità delle dimissioni di
Celestino V, che nella visione dei francesi e dei Colonna, in funzione anti-Bonifacio, è una
rinuncia illegittima, che spianato la strada per Bonifacio. Pio non è d’accordo, Celestino V è
una figura opposta a Bonifacio;
3. L’ideologia politica della curia avignonese non è diversa da quella del papato di Bonifacio:
dottrina dell’assoluta superiorità del papa; Tuttavia, la differenza non è dottrinale ma è
pratica, perché il papato rinuncia ad intervenire con la stessa forza con cui Bonifacio lo
aveva fatto; inoltre, il collegio cardinalizio ha sempre maggiore potere; perciò, di fatto viene
meno l’organizzazione monocratica della Chiesa;
4. Alcuni hanno sostenuto che la gestione del flusso fiscale proveniente dall’Italia porta allo
sviluppo e al perfezionamento del sistema di amministrazione burocratico-fiscale;

L’influenza francese almeno all’inizio è evidente ma ha anche dato dei segnali positivi per la
Chiesa, per esempio anche lo sviluppo della chiesa francese.
L’allontanamento ha sottratto il potere alle grandi famiglie romane.
Rafforzamento del ruolo del papa rispetto anche alle chiese periferiche: è il papa che nomina i
vescovi, rafforzando il suo potere sulla struttura delle diocesi.
Il governo papale migliora.
Formazione dei pontefici: tutti i papi in questo periodo hanno tutti una formazione universitaria,
molto spesso giuridica; vengono educati più per essere capi politici che uomini di fede.
Ugualmente, i cardinali sono formati nelle università, molto spesso francese, e anche i funzionari di
governo escono dalle università.

Problema dei territori che sfuggono al controllo papale a causa della lontananza che lascia libertà
alle forze locali:
- Il cardinale spagnolo Albornoz viene inviato dalla curia in Italia per riprendere il controllo
delle regioni del Lazio, Umbria anche se fallisce in Romagna. Non è tanto militare quanto
politica: ha poche risorse, quindi sceglie alleati e nemici, riconoscendo a qualcuno (ex.

Malatesta) la delega papale e mettendoli contro altri. Formazione del collegio albornossiano,
collegio di Spagna (via Saragozza)
- Probabilmente molti papi non tornano a Roma perché non si sentono al sicuro lì, ci sono
quartieri arroccati controllate da famiglie romane; il caso di Bonifacio VIII ad Anagni è stato
di lezione. Il giurista Bartolo a metà 300 descrive la situazione di Roma come quella di più
tiranni che, troppo deboli per dominare sugli altri, frammentano la città.
- 1375 guerra degli Otto Santi: si rivoltano le città dei domini pontifici, guidata da Firenze,
storica alleata del Papa, che si allea con Milano. 81 città dei domini pontifici si ribellano in
pochi mesi. Il casus belli è una carestia causata da un inverno particolarmente fredda e la
città di Firenze ha bisogno di grani; Firenze chiede al vicario pontificio in Romagna chiede
di poter acquistare del grano, ma viene loro negata questa possibilità. Probabilmente
Firenze, guidata dal cancelliere Coluccio Salutati, temeva anche mire espansionistiche di
questi funzionari ai suoi danni. Firenze per gestire la guerra nomina una magistratura
speciale che si occupa della guerra contro il pontefice e nomina otto magistrati; il Papa li
scomunica e i fiorentini li nominano santi.
Vi sono in realtà pochi scontri militari, ma di fatto il papato sta perdendo il potere sui
territori italiani. Siamo nel pieno della guerra dei Cento anni, allora il papato assume truppe
di ventura mercenarie, abituate a conflitti molto duri e anche violenti sui territori, e li invia
in Italia. Evento militare di nota: assedio di Ascoli. L’inviato del papa, Albornoz, deve
chiudersi nella rocca per sfuggire al sollevamento popolare; il Papa chiede l’aiuto angioino,
che assedia.
Il papa alla fine capisce che per non perdere quel territorio deve tornare lì.
Con l’arrivo dei mercenari in Italia, che iniziano a devastare il territorio, Bologna si
preoccupa. Danni economici grandissimi, manda ambasciatori al papa e quest’ultimo allora
ordina ai mercenari di spostarsi, che si spostano a Cesena, l’unica città dei domini pontifici
che non si era ribellata. Tuttavia, queste truppe di mercenari violenti abituati alla
devastazione hanno comportamenti violenti e prepotenti. I cesenati allora si rivoltano contro
i mercenari bretoni che vengono picchiati e qualcuno ucciso. Allora Cesena chiude le porte,
ma convinti da un vescovo si fidano e riaprono, ma i mercenari devastano la città e
trucidano centinaia di persone. L’unica città che non si è ribellata è quella che è stata
devastata: “sono cose da far uscire di fede”.
La minaccia, anziché spingere le comunità locali a federarsi, le spaventano e queste quindi
man a mano tornano ad accettare il dominio papale.
Da parte sua il papa, Gregorio XI, capisce che deve tornare in Italia perché la situazione è
fragile, e dunque decide di tornare in Italia e spostare la sede pontificia di nuovo a Roma.
Naturalmente non tutti sono d’accordi fra gli avignonesi, alcuni non si spostano nemmeno,
pensano che fallirà.

Ma nel 1378 Gregorio XI muore poco dopo l’arrivo e dunque si apre il conclave a Roma. La
stragrande maggioranza dei cardinali è di origine francese, ma il palazzo cardinalizio viene
circondato dai romani, che vogliono evitare che l’elezione di un papa francese avrebbe ristabilito si
situazione avignonesi. Il popolo romano grida «romano lo volemo o almanco italiano». Allora i
cardinali, spaventati, eleggono un napoletano, arcivescovo di Bari, che di fatto è vice-camerario
della corte pontificia che da 13 anni vive ad Avignone. Naturalmente anche tra i tredici cardinali
francesi non c’è accordo, fra i francesi del sud e del nord. I quattro italiani sperano di essere
eleggibili, ma è difficile: c’è un milanese, Visconti considerati nemici, un fiorentino, nemici, un
Orsini, ma troppo giovani e uno troppo vecchio, che di solito sarebbe stata la scelta. Invece, i
francesi sono convinti di poter controllare l’arcivescovo di Bari, Bartolomeo Prignano, Urbano VI.

Tuttavia, passa la voce che è stato eletto un “Bar” e il popolo romano pensa all’esattore francese a
Roma Jean Bar e si rivolta, sfondando le porte ed entrando a contatto con i cardinali, che fuggono.
Rientrano a Roma e Bartolomeo Prignano viene incoronato papa e governa la Chiesa e Roma.
Tuttavia, Prignano una volta eletto entra nel ruolo e non ha intenzione di essere subordinato al clero
francese, non torna ad Avignone, rimanda il clero che circolava intorno alla curia nelle loro diocesi.
I cardinali francesi nell’estate si allontanano da Roma con la scusa del caldo e dichiarano invalida
l’elezione perché ottenuta con la forza ed elegge Clemente VII.

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