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Lezione 12/11/2021

XI Secolo
Autonomia di governo che si rafforza nell’Italia Centro-settentrionale, che poi si spingerà più a sud
anche
Mancanza governo centrale e istanze di partecipazione da parte di civiltà che stanno rinascendo
Grandissima crescita demografica, le comunità si ingrandiscono e con ciò aumentano le energie
(materiali e intellettuali) con il conseguente aumento della produzione (o forse viceversa?)
Miglioramenti tecnici
Aratro a lama ricurva o a versoio – entra nella terra e al tempo stesso la ribalta, permettendo di
ossigenarla meglio
Rotazione delle culture – nell’alto medioevo
Si capisce invece che è possibile sfruttare in modo più efficiente il territorio, ottenendo risultati
sempre ottimi, lasciando riposare la terra e alternando fra colture che sfruttano strati diversi del
terreno (profondità delle radici diverse) – ne consegue l’aumento della produzione agricola
Mulini (nord d’Italia) – forza dell’acqua trasformata in forza meccanica per i frantoi
Da aratro a collo all’aratro a spalla? È probabilmente una falsità, gli antichi
Introduzione della ferratura degli animali, pratica nata per scopi militari per equipaggiare i cavalli
da battaglia, ma poi se ne capisce l’utilità
Rinascita del commercio: con l’aumento della produzione si presenta un sovrappiù di prodotto che
può essere venduto
Rinascita dell’artigianato: le migliorie tecniche richiedono che vi siano artigiani in grado di
produrre questi nuovi strumenti
Si spiega la centralità della città: artigiani e commercianti sono mestieri urbani
Esigenza di autonomia e autogoverno, per mancanza di un governo centrale e l’esigenza pratiche di
risolvere problemi quotidiani
Il regno d’Italia è abbandonato a sé stesso, poiché l’impero prima è distratto nella lotta con il papato
e poi perché impegnato nelle lotte intestine che dominano l’ambito tedesco, con lo scontro militare
fra i duchi di Svevia e i duchi di Baviera

Metà XII secolo: regimi comunali in tutta l’Italia centro-settentrionale, fa eccezione solo il
Piemonte

Federico Barbarossa, che sembra uscito vincitore dalla lotta interna (successione) che aveva
coinvolto l’impero in Germania, vuole ora ristabilire il dominio imperiale sulla penisola, soprattutto
in funzione tedesca: l’idea è di recuperare in Italia le risorse economiche e militari con le quali
presentarsi nel territorio tedesco in una posizione di forza
L’elezione di Federico è il risultato di una sorta di accordo, essendo il padre esponente dei duchi di
Svevia la madre dei duchi di Baviera
Doppia spinta: dinastia imperiale (policentrismo vs accentramento imperiale)

1158 seconda dieta di Roncaglia: l’imperatore convoca i rappresentanti delle città, i vescovi e i
feudatari chiedendo
C’è la consapevolezza di avere un esercito superiore, l’esercito imperiale è composto da militari di
professione, mentre quelli comunali sono artigiani e mercanti prestati alle armi
Constitutio de regalibus – rivendicazione iura regaliae
- Potere fiscale: il potere di imporre e riscuotere le imposte (dazi e tributi) soprattutto sui
prodotti, i beni di commercio; il potere esecutivo del comune dipendeva dal poter accedere a

delle risorse economiche ottenute per vie fiscali: se l’imperatore si riappropria del potere
fiscale, le funzioni del comune vengono effettivamente neutralizzate
- Amministrazione della giustizia: importanza teorica del potere giudiziario, ma c’è un
risvolto finanziario, poiché molto spesso i giudizi finivano in ammende da dover versare (la
prigione era molto rara, solo per certi reati e spesso era una sorta di lenta condanna a morte).
Le pene per i reati comuni erano per lo più di natura economica.
- Controllo di vie di comunicazione terrestri e fluviali: ciò significa soprattutto il controllo
delle imposte che gravano sulle merci in transito.
- Emissione di moneta: il controllo della monetazione permette di controllare anche il valore
della moneta; attraverso l’immissione di monete depauperate (con meno metallo prezioso) si
cercava di risolvere alcuni problemi economici (oggi chiameremmo inflazione controllata).
- Diritto di chiamare alle armi e di costruire fortificazione: ciò significa sottrarre alle città la
possibilità di difendersi autonomamente dalle minacce esterne. Probabilmente la distruzione
delle fortificazioni poteva essere evitata tramite il pagamento di multe.
- Diritto di muovere guerra, di promuovere le leghe inter-cittadine: FBR sa che nessuna città
da sola può fronteggiarlo, ma una lega fra più città potrebbe risultare problematica.
In Piemonte, dove la più forte presenza imperiale ha fatto sì che il fenomeno comunale non
si sviluppasse come nel resto dell’Italia centrosettentrionale, ci sono feudatari ancora fedeli
all’impero, che non hanno interessi ad opporvisi, poiché la legittimazione del loro potere
deriva proprio dall’autorità imperiale (ex. Marchese di Monferrato)
- *Divieto di alienare le terre feudali senza l’espresso beneplacito dell’imperatore: n.b. non è
contenuta nella Constitutio ma in una legge apposita. Il mercato dei feudi è pericoloso per
due motivi: innanzitutto, mina il potere dell’imperatore che deve essere l’unico a decidere a
chi affidare le proprie terre; secondo, qualcuno potrebbe fare incetta di feudi costituendo un
territorio troppo ampio e potente che minacci il potere imperiale. Le città in quel periodo,
tramite conquista e atti di compravendita, stavano facendo proprio questo. La legge annulla
questo allargamento cittadino.
A questa dieta partecipano anche i quattro dottori bolognesi (i giuristi bolognesi facenti parte della
seconda generazione della scuola di Irnerio), a sostegno dell’imperatore. L’allineamento con
l’imperatore deriva dalla continuità con il diritto romano, per cui la fonte del diritto deriva
dall’imperatore (che per loro è ancora imperatore romano) (non tutti i glossatori sono di questa
opinione, vedi Piacentino).

Scontro FBR vs comuni italiani – 6 spedizioni militari imperiali in Italia

1. 1154-55 incoronazione imperiale e prima dieta di Roncaglia, risolvendo la questione romana


per conto del papa
2. 1158-62 dieta di Roncaglia (’58) – risposta negativa dei comuni che dimostrano di non voler
rispettare le imposizioni dell’imperatore; L’imperatore reagisce con la forza:
-1160 Crema viene assediata e distrutta, probabilmente come avvertimento, che non viene
raccolto
-1162 anche Milano viene assediata e distrutta – suscita una reazione ancora più forte:
spaventati dalla distruzione della città più potente del Nord d’Italia, alcuni comuni italiani
decidono di mettersi in lega per contrastare l’esercito imperiale
n.b. ci sono comuni che sono anche a favore dell’imperatore come ad esempio Como e
Cremona. Il casus belli dell’intervento imperiale è proprio la chiamata da parte delle altre

città lombarde che si rivolgono all’imperatore contro le mire egemoniche di Milano, che era
strapotente.
3. 1163 i comuni di area veneta si uniscono nella Lega Veronese in opposizione all’imperatore
4. 1166-1167 la lega veronese si estende fino a diventare Lega Lombarda: nel 1168 viene
fondata Alessandria, una città a cui viene dato il nome del papa, che è all’antitesi
dell’imperatore: duplice schiaffo dell’imperatore
5. 1174-1177 assedia Alessandria (74-75), che dura diversi mesi ma senza risultati per
l’imperatore che non riesce a conquistarla. Alessandria è una città appena costruita,
nemmeno paragonabile a Milano, ma grazie alla resistenza unita della Lega l’esercito non
riesce a svoltare l’assedio. 1176 L’imperatore riporta una sconfitta a Legnano, pesante non
tanto dal punto di vista militare ma soprattutto da quello della propaganda: circa 3000
cavalieri imperiali con a capo l’imperatore, si scontra con 12.000 fanti e un reparto di
cavalleria molto ridotto – nonostante la maggiore abilità ed esperienza delle truppe
imperiali, la differenza numerica è eccessiva e le prime vengono sconfitte. Addirittura,
l’imperatore viene disarcionato e scompare per tre giorni mentre la famiglia è a Pavia, tanto
che si inizia a pensare che sia morto. FBR capisce che con la forza delle armi non va da
nessuna parte: le motivazioni del mondo comunale lo porteranno sempre a resistere quindi
sarebbe inutile continuare ad organizzare eserciti e spedizioni (cosa che avrebbe potuto fare
anche ottenendo vittorie), tanto più che sta perdendo di vista ciò che più gli interessa, ossia il
mondo tedesco. L’imperatore aveva chiesto a Enrico il Leone di Baviera, cugino di Federico
e suo feudatario in quanto duca tedesco, di scendere in Italia con un esercito per aiutarlo. Il
cugino raduna le truppe ma poi decide di non scendere in Italia. FBR, dopo la sconfitta a
Legnano, si accorda velocemente con i comuni, torna in Germania, e convoca il cugino per
processarlo per tradimento. Questi non si presenta e fugge in esilio in Inghilterra, dove era
imparentato, i suoi territori vengono confiscati e redistribuiti ai fedeli dell’imperatore.
1177 tregua dei sei anni. I grandi alleati dei comuni erano, oltre al papato, il regno
Normanno di Sicilia, che vedeva nell’imperatore una minaccia in quanto egli rivendicava il
potere anche sull’Italia meridionale: quindi danno sostegno economico.
1183 pace di Costanza: nuovo incontro per un accordo definitivo: l’imperatore riconosce i
comuni che vengono integrati nel sistema giuridico-amministrativo dell’impero (dal punto di
vista pratico non cambia nulla, ma ideologicamente è importante perché da una parte,
l’autorità dei comuni viene riconosciuta, dall’altra, viene ricondotta a quella dell’impero). Ai
comuni vengono riconosciute le consuetudines (norme che contengono anche tutte le
strutture politiche e amministrative del comune) e i diritti sulle regalie, che però devono
essere in parte versate nelle casse dell’impero. Autonomia ma non indipendenza. I consoli
giurano fedeltà in quanto delegati dell’imperatore, sono investiti da quest’ultimo quindi.
6. 1186 Enrico VI, figlio di FBR, sposa con Costanza d’Altavilla, che serve a sancire la fine
del conflitto anche con i normanni; quindi, il riconoscimento del regno dei normanni su cui
l’imperatore abbandona le premesse. Il matrimonio avviene a Milano, simbolo dello scontro
fra impero e comuni, che è stata ricostruita dalla lega Lombarda.
1190 FBR muore in Anatolia (Turchia)

Enrico VI, figlio di FBR, governa 1191-1197 ed esercita grande potere in Italia durante il suo regno,
di fatto controlla tutta l’Italia, tranne la città di Roma e il litorale laziale (nomina duca di Spoleto,
duca di Romagna)
Con la sua morte il papato mira a disarticolare la morsa in cui l’Italia centrale è stretta fra nord e sud

Lezione 16/11/2021

Uniformazione delle strutture amministrative delle città dovute al contatto e allo scambio di
informazioni dovuti ai rapporti nati in funzione dell’alleanza antimperiale.
Il comune nasce intorno al vescovo, con i gruppi sociali più potenti che si stringono intorno a questa
figura. Tali gruppi sociali sono famiglie di feudatari inurbate, controllano ampi territori nel contado
ma entrano in città e hanno ruolo importante
Altre famiglie potenti dal punto di vista economico grazie al commercio, l’artigianato, e alla
gestione dei beni e i diritti della chiesa diocesana. Gruppo di potere composito che man a mano però
si legano fra loro tramite il matrimonio. Emergono anche famiglie di professionisti come giudici,
notai, a Bologna anche i dottori (giuristi). Queste famiglie governano in virtù del consenso della
comunità cittadina, in particolare i gruppi produttivi.
Il potere dell’aristocrazia comunale cresce a tal punto che la figura del vescovo viene messa da
parte. Emerge quindi la magistratura del console che ha potere giudiziario ed esecutivo:
amministrano la città, arruolano gli armati, organizzano la difesa cittadina, mantengono l’ordine,
amministrano la giustizia tramite un sistema di giudizi che rispondono alla magistratura consolare.
N.b. è una magistratura plurima.
Separazione del potere legislativo (prima consuetudini e poi gli statuti, che regolano la vita
cittadina: igiene urbana, quali sono le cariche cittadine, regole del commercio soprattutto della
carne). Le grandi assemblee popolari approvano queste norme, anche se sono preparate comunque
da gruppi ristretti.
A un certo punto si stabilisce in tutte le città d’Italia un sistema a due consoli.
All’assemblea partecipano tutti i capifamiglia appartenenti ai ceti produttivi.
Si impiegano i consigli. Le assemblee prendono le decisioni maggiori (imposizioni fiscali, guerre,
alleanze), ma riunirsi significa perdere la giornata di lavoro, quindi non si può convocare
continuamente.
I consigli sono gruppi di lavoro ristretti: in tutte le città si afferma la distinzione fra un consiglio
maggiore (ordine delle centinaia) e consiglio minore (decine), che prendono le decisioni quotidiane
e meno importanti.
Il collegio dei consoli, dopo qualche decennio in tutte le città si afferma la decisione di far durare il
mandato un solo anno (alcune eccezioni si attestano a 6 mesi), con i magistrati non sono rieleggibili
immediatamente (no continuità del mandato) per evitare il consolidamento del potere nelle mani di
un solo. Anche negli incarichi minori (ex. Pulizia strada, manutenzione) c’era l’alternanza, poiché
hanno comunque un risvolto politico: ex. La manutenzione delle mura significa anche avere un
certo controllo sulla difesa della città.
Caratteristiche principali del comune:
- Partecipazione popolare: partecipazione alle assemblee e accessibilità alle cariche pubbliche.
Moltissime persone che dipendono dall’amministrazione comunale. Ogni cittadino si sente
partecipe della comunità. Circa 30% popolazione o anche di più.
- Alternanza ai vertici di governo: i consoli vengono scelti sempre fra i membri delle stesse
famiglie, magari si alternavano parenti o alleati politici, ma comunque ciò fa sì che non sia
un'unica persona
- Il Sindacato: qualsiasi magistrato, soprattutto i consoli, dovranno rispondere del loro
operato, soprattutto dal punto di vista economico (hanno rubato o mancato di incassare
denaro pubblico). Questo elemento del controllo dei consoli sarà importantissimo quando si
ricorrerà ai podestà, che essendo stranieri possono arricchirsi e poi fuggire.

Comune podestarile (fine XII sec. - metà XIII sec.)


Situazione comune dopo 1183 pace di Costanza fra FBR e Lega Lombarda
A questo punto ci troviamo davanti a:
- Compiuta estromissione dei vescovi
- Edifici pubblici sedi proprie dell’amministrazione cittadina, palazzo comunale, tribunali,
prigioni. Di solito, una piazza in cui si affacciano sia la cattedrale che la sede del comune,
forse per continuità o forse per opposizione, come alternativa.
- Statuti scritti. Una delle caratteristiche del comune è l’importanza delle consuetudini.
Regolazione della difesa della città, la protezione delle risorse idriche etc. Cominciano ad
essere scritti solo alla fine del XII sec., non abbiamo le prime norme, tanto che gli statuti
vengono spesso modificati e a volte vengono riscritti completamente; dunque, molti sono
andati persi perché tralasciati e abbandonati. Molti sono riscritture successive.

C’è una lacuna dal punto di vista teorico: manca quell’opera giuridica, filosofica e di teoria politica
volta a giustificare ed argomentare la nascita del comune e le sue ragioni d’esistenza; diversamente
da come avveniva, per esempio, per il potere papale o imperiale, che faceva ricorso molto spesso a
giustificazioni ideologiche.

Dopo Costanza, i comuni hanno raggiunto la desiderata autonomia e pertanto, scomparsa la


minaccia di un nemico esterno, le comunità comunali cominciano a dividersi al loro interno. Il
gruppo di potere composto dalle famiglie più potente inizia quindi a dividersi al suo interno e
nascono le parti, i partiti, in lotta fra loro (che arriva fino allo scontro armato, che era illegale,
quindi risolta con la giustizia comunale). Molto spesso, il sistema dei due consoli porta a due
magistrati provenienti da due schieramenti opposti, e questa ostilità fra i due porta a un
rallentamento dell’azione di governo, soprattutto per quanto riguarda il processo di acquisizione del
contado. Il processo riprende dopo Costanza in modo molto lento, per esempio una famiglia
potrebbe avere rapporto con uno dei signorotti locali e perciò rallenta l’acquisizione delle sue terre
per vantaggi particolari.
Ci si rende conto che la magistratura massima divisa porta allo stallo, pertanto si passa al sistema
podestarile: c’è una carica unica a capo del comune, il podestà, che è tenuta da un tecnico del potere
e dell’amministrazione politica che, secondo una tradizione un po’ obsoleta, viene da fuori e non è
perciò legato agli interessi delle singole fazioni in cui la città si è divisa. Di solito ha una certa
preparazione, a volte giuridica a volte militare, e la città assume una persona, che oltre alla
preparazione ha anche esperienza nel governo di altre città.
Problema dell’origine di questa figura. La tradizione dice di un personaggio esterno non legato ad
alcun raggruppamento di famiglia. Ma in realtà, l’elemento viene scelto dalla fazione che governa
in quel momento, a quella che ha più potere, e dunque non sceglie una persona terza, ma qualcuno
che faccia gli interessi di chi lo ha messo al potere. Accade poi una sorta di sistema di scambi:
magari una parte in quel momento al potere in una città, chiama il podestà scegliendolo fra le
famiglie alleate di una città vicina e viceversa.
Il processo da console a podestà è complesso e graduale. Inizialmente, un console cittadino
affiancato da un podestà cittadino, poi un solo podestà cittadino, e infine esterno.
La verità è che la lentezza dovuta alla duplicità della carica consolare non è utile a preservare gli
interessi della città, quindi si preferisce una guida unica. Il podestà non si occupa delle maccaniche
del potere interno, deve principalmente occuparsi dell’espansione nel contado. Importante è poi che
non sia semplicemente espressione del gruppo più potente, ma che sia un vero e proprio tecnico in
grado di governare. Deve conoscere le leggi e il diritto, o che abbia un seguito (notai, militari) che
siano esperti e possano essere utili al governo cittadino. Governare bene la città e conquistare il
contado.

Dopo l’affermazione del podestà, si porta a compimento in tutta Italia l’assorbimento di tutti i
territori diocesani (arrivando poi a confinare con aree di interesse di altre città).

Compiti del podestà:


- Fa eseguire le decisioni dei consigli. C’è l’impressione (le fonti non sono definitive) che
man a mano che si sviluppa il fenomeno comunale le grandi assemblee si riuniscano sempre
meno e ci sia un aumento della delega del potere, con consigli che aumentano in grandezza.
Anche le decisioni importanti, nelle fonti, vengono. Il podestà è l’organo esecutivo.
- Applica le leggi
- Organizza l’amministrazione della giustizia, i giudici dipendono dal podestà
- Sovraintende l’apparato burocratico

Comune popolare
1) Chiusura del ceto dirigente: lotta fra nobiltà e popolo. Siamo sempre nell’ambito di un
gruppo di potere forte composto da alcune famiglie che si sono arricchite tramite
commercio, artigianato e il rapporto con la Chiesa. Tuttavia, con la crescita economica della
città le famiglie che hanno accumulato un potere economico significativo successivamente e
vogliono farlo pesare anche dal punto di vista politico. I piccoli artigiani, bottegai e membri
dei ceti produttivi comprendono che anche se da soli non hanno peso, messi insieme sono
l’anima della città: sia dal punto di vista militare, perché è fra loro che si raccolgono le
truppe, ma anche dal punto di vista economico. L’oligarchia di governo composta dai
“magnati” a un certo punto non rappresenta più gli interessi dei ceti medio-bassi, che invece
spingono per ottenere maggior peso politico.
2) A ciò si aggiunge la frattura di potere nello stesso ceto dirigente, questione che in realtà
interessava solo marginalmente i ceti inferiori, che al massimo si sentivano legati
economicamente a una famiglia anziché a un’altra ma come categorie sociali non si sentono
coinvolti. Ex. divisione fra guelfi e ghibellini: nobiltà divisa in clan – in realtà guelfi e
ghibellini sono fazioni cittadini che spesso hanno poco a che fare con l’impero o il papato.

Queste divisioni riguardano solamente la vecchia classe dirigente cittadina. N.b. con popolo si
intende una classe di mezzo fra la grande aristocrazia cittadina che ha in mano il potere pubblico e i
lavoratori salariati, cioè dipendenti, che invece erano tagliati fuori dalla vita cittadina perché
relegati a mansioni estenuanti e anche nocive per la salute. Anche all’interno dello stesso popolo,
però, ci sono grandi differenze: con questo termine si intende tanto il piccolo bottegaio che il grande
mercante dedito al commercio internazionale. Questo popolo, escluso dal potere pubblico, vuole
partecipare: guidato soprattutto dalle famiglie che oramai si sono arricchite moltissimo.
Il popolo è organizzato in arti e corporazioni, organizzazioni con l’obiettivo, o in quartieri, che sono
organizzazioni che radunino e addestrino coloro che poi dovranno costituire una parte dell’esercito
cittadino.

Già a partire del 1250


Accanto al podestà, si formano, nella stessa città, organizzazioni di popolo (gonfaloniere di
giustizia, capitano del popolo) che lavorano parallelamente (anche spesso in opposizione). Alla fine,
quest’ultime si affermano e il popolo prende il potere scalzando la vecchia aristocrazia. (anche se
rimane la divisione fra popolo grasso e popolo minuto).

Fine XIII sec. – Leggi anti-magnatizie

- Bologna: ordinamenti sacrati 1284 (poi sacratissimi): le famiglie non possono più gestire il
potere pubblico. È un modo di risolvere il problema del conflitto di interessi. Si stabiliscono
quali sono le famiglie troppo importanti e si escludono.
- Firenze: 1293 ordinamenti di giustizia di Giano dalla Bella, capo della fazione popolare, fa
un elenco e li esclude
- Perugia: libro rosso, elenco famiglie più potente. Alcune di quelle famiglie venivano
sfruttate: certi membri venivano mandati, spesso a loro spese, a fare ambascerie in altre città
(ruolo di rappresentanza, non di potere).

Affrancazione dei servi: liberazione si una serie di persone che erano vincolate a certe professioni
(cosiddetti servi della gleba) – gli veniva assegnata una casa e un terreno ed erano obbligati in
condizione servile a lavorare quella terra, così come i loro i figli. A Bologna avviene, con il comune
che le riscatta (le compra) e le libera. Queste persone si riversano in città e diventano la manodopera
di cui la città in crescita aveva bisogno. Non ci sono più piccole botteghe, ma grandi officine che
hanno bisogno di molta manodopera per il lavoro salariato.

Ex. Venezia, serrata del maggior consiglio

La città in Europa
- Fiandre: Bruges, Gand, Arras, città che devono lo sviluppo soprattutto alle manifatture
tessili e al loro commercio. Le lane inglese venivano importante e lavorate, trasformandole
in tessuti di vario livello e qualità. Poi, o venivano reimportanti in Inghilterra o commerciate
nel resto d’Europa. Questo crea anche un legame economico e quindi politico fra questi
territori e l’Inghilterra, che interverrà per difenderle dalla Francia
- Lega anseatica: Brema, Amburgo, Lubecca: monopolio dei traffici nel mare del Nord,
mantenuto anche con la forza, sopprimendo con la violenza i tentativi
- Francia meridionale: Marsiglia, Tolosa, Aix en Provence, città fortemente romanizzate

Consistenza demografica delle maggiori metropoli europee intorno al 1300

Milano, Firenze, Parigi = 100.000 abitanti


Venezia, Genova = 90/100.000
Gand, Bruges = 60/70.000
Londra, Colonia, Barcellona, Pisa, Roma, Padova, Bologna et alia = 30-50.000

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