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wARCHEOLOGIA DELL’ARCHITETTURA

Alla fine degli anni 70, diversi gruppi di ricercatori hanno sperimentato e verificato alcuni strumenti
concettuali per trascrivere gli effetti del trascorrere del tempo sulle murature. Quella che all’inizio fu
chiamata lettura stratigrafica del sopravvissuto, degli elevati o dell’edilizia, e che solo in seguito verrà
definita come archeologia dell’architettura, si è sviluppata soprattutto dalle ricognizioni sul campo
( proposte di registrazione oggettiva delle tecniche costruttive). L’archeologia dell’architettura fonda le sue
prime esperienze privilegiando la lettura delle informazioni contenute sulle murature stesse, con gli
strumenti tipici dell’indagine archeologica : la stratigrafia, le tipologie di alcune classi di materiali , lo studio
delle tecniche costruttive e le analisi archeometriche. Utilizzazione degli strumenti propri dello scavo,
applicandoli all’analisi dell’edilizia in elevato ( stratificazione verticale), perché considerata un deposito
verticale di informazioni storiche stratificate che doveva essere individuato. Nei primi anni della
sperimentazione, gli obiettivi dell’archeologia dell’architettura furono essenzialmente due : la
determinazione di ogni passo ( le fasi) della storia costruttiva del manufatto architettonico ; la
caratterizzazione delle tecniche costruttive. Indispensabile per poter operare analisi stratigrafiche
dell’edilizia è la capacità di distinguere, sul manufatto architettonico, le parti costruttivamente omogenee
( per materiali, per tecniche costruttive, per dimensioni, per gruppi di maestranze). Diagramma stratigrafico
( o matrix di Harris) , dove in basso stanno le azioni costruttive più antiche e in alto quelle più recenti.

CAMPIONATURA

Per campionatura si intende una procedura in cui solo alcuni individui vengono esaminati per conoscere le
caratteristiche del gruppo più ampio a cui appartengono. La teoria della campionatura offre una serie di
procedure e strumenti statistici per ottenere indicazioni quantitative sulla rappresentatività dei contesti
noti ( archeologia quantitativa). La campionatura si basa su alcuni concetti teorici fondamentali. L’insieme
degli oggetti di cui si vogliono conoscere le caratteristiche sulla base dello studio di un campione, viene
definito popolazione, mentre per frazione campionata si intende la proporzione fra le dimensioni del
campione e quelle della popolazione. Per quanto riguarda i criteri di selezione dei campioni si distinguono
tre fondamentali strategie . Nella campionatura arbitraria la dimensione dei campioni e la loro scelta
vengono decise dal ricercatore. Quella ragionata prevede che i campioni vengano selezionati dal ricercatore
con criteri e procedure omogenei ed espliciti. Nella campionatura casuale, infine, almeno alcuni passaggi
dei campioni sono lasciati al caso, in modo di evitare che i pregiudizi del ricercatore finiscano per
influenzare i risultati. Stabilire la frazione da campionare è un’altra decisione fondamentale della
procedura. Per aumentare una maggiore accuratezza senza aumentare la frazione, la campionatura può
basarsi su una stratificazione. La popolazione può essere cioè suddivisa in sottogruppi chiamati strati. I
campioni vengono selezionati in modo che tutti gli strati siano adeguatamente rappresentati da un
campione. La campionatura consente all’archeologo di ottenere una valutazione equa della
rappresentatività dei dati a sua disposizione.

CERAMICA

Con il termine ceramica si intendono tutti gli oggetti foggiati con impasti a base di argilla che abbia subito
una cottura ad una temperatura compresa tra i 450 e 650 C. La sostanziale onnipresenza della ceramica ne
costituisce il principale valore agli occhi degli archeologi, perché fondamentalmente permette di attuare su
larga scala confronti sincronici e diacronici tra contesti diversi . Il ciclo produttivo della ceramica prevede
una sequenza di azioni che vanno dall’estrazione e preparazione dell’argilla ( primaria o secondaria, rispetto
alla sua depurazione) , alla modellazione dei vasi o altri oggetti e al loro essicamento, cottura e
raffreddamento. La decorazione, la rifinitura o il rivestimento delle superfici. Tra le funzioni possibili degli
oggetti in ceramica prevalgono quelle per la preparazione, conservazione, trasporto e consumazione dei
cibi. Le diversità funzionali, di condizioni ambientali e di contesto storico hanno determinato nel corso del
tempo un’enorme varietà di tipi ceramici. STORIA DEGLI STUDI CERAMICI : Studio di tipo storico artistico
della ceramica si limita ai suoi aspetti decorativi, valutandone lo stile ed eventualmente l’iconografia.
L’approccio tipologico è nato dalla necessità di ordinare e classificare le crescenti quantità di ceramiche
provenienti dal moltiplicarsi delle attività di scavo alla fine dell’800. La fase contestuale tende a considerare
non i singoli tipi, ma l’insieme dei contesti ceramici, non solo all’interno di un sito ma di un insieme di siti e
di regioni più o meno vaste. Importante è la classificazione della ceramica al fine di definire parametri che
permettano di raggruppare insiemi di oggetti simili tra di loro e di poter procedere cosi alla loro valutazione
quantitativa. Differenziazione in base alla classe e ai tipi. La suddivisione in classi è il primo livello dello
studio della ceramica. All’interno di esse si possono e si devono attuare ulteriori distinzioni che riguardano
specifici usi funzionali e più specifiche articolazioni formati e decorative. Tipo : un insieme di vasi ( o di
elementi decorativi) che condividono una serie di caratteristiche formali e che quindi verosimilmente
furono prodotti seguendo un medesimo modello mentale.
I modi di produzione della ceramica sono leggibili sia attraverso i caratteri intrinseci dei prodotti finiti sia
attraverso lo scavo dei siti produttivi, delle officine nel loro complesso. Per analizzare invece i diversi modi
di distribuzione degli oggetti ceramici è ovvio che debba essere sufficientemente accertata la loro area di
produzione. Datare la ceramica e datare con la ceramica. Nel primo caso la finalità principale è
sostanzialmente quella di attribuire un valore cronologico ai diversi mutamenti ( tecnici, formali,
decorativi, ) registrabili nelle ceramiche. Le operazioni da tentare sono sostanzialmente quelle che
prevedono di stabilire delle sequenze relative e attribuire a esse una cronologia assoluta. Un ultima
osservazione riguarda la datazione degli strati archeologici attraverso la ceramica. Essendo possibile che in
uno strato siano confluiti oggetti ceramici con datazioni differenti, è soltanto quello più tardo a essere
significativo a fini della cronologia, venendo a costituire il terminus post quem.

CLASSIFICAZIONE E TIPOLOGIA

La classificazione dei materiali archeologici consiste nel riconoscimento della presenza ricorrente di
elementi tecnici , formali e dimensionali dei manufatti. La tipologia dei materiali archeologici tende invece a
riconoscere le differenziazioni formali sistematiche e culturalmente significative fra i manufatti. Le
classificazioni dei materiali archeologici sono finalizzate alla costruzione di cronologie relative. La
classificazione rappresenta la base per la costruzione della Cronologia relativa dei singoli contesti e per la
costruzione di sequenze cronologiche su scala regionale e interregionale, attraverso il riconoscimento di
affinità formali fra manufatti appartenenti a contesti diversi e la loro concatenazione. La classificazione
viene quindi utilizzata per stabilire una griglia cronologica. La classificazione complessiva dei manufatti di un
determinato ambito ( culturale, territoriale, cronologico) , indipendente dai singoli contesti di provenienza,
è finalizzata al loro ordinamento preliminare e alla costruzione di una cronologia relativa di massima, sulla
base dell’osservazione dei caratteri tecnici , stilistici e formali generali dei materiali archeologici e del loro
cambiamento progressivo nel tempo. L’utilizzazione dei manufatti archeologici come indicatori di
cronologia si basa su due principi fondamentali : in un ambito culturale e spaziale determinato, è probabile
che la posizione cronologica di insiemi di manufatti morfologicamente simili sia completamente o
parzialmente coincidente ; i caratteri morfologici dei manufatti si modificano nel tempo con una
progressione continua. Le variazioni progressive nel gusto e nello stile delle produzioni artigianali sono una
funzione del tempo, in larga misura indipendente dalle intenzioni e dalla percezione delle comunità che le
hanno prodotte e utilizzate, esse possono essere utilizzate indirettamente come indicatori di cronologia.
Un manufatto è il risultato materiale di un’attività intenzionale, che si esercita in un tempo e in un luogo
determinati e in un contesto definito. L’identificazione del significato primario dei manufatti fa parte di un
approccio emico che si propone di ricostruire il punto di vista della comunità antica che li ha prodotti e
utilizzati. Classificazione e tipologia possono spesso corrispondere a due livelli di analisi gerarchicamente
correlati. Il livello della forma definisce i caratteri morfologici complessivi comuni ad alcuni insieme di
manufatti. Il livello del tipo individua con un approccio emico, cioè sulla base di verifiche contestuali, i
diversi insieme di manufatti, più o meno standardizzati, all’interno del primo raggruppamento.
ARCHEOLOGIA DEL COMMERCIO

Il commercio è l’atto principale tramite il quale il possesso o il controllo di beni passa d auna persona o
istituzione a un’altra. Le potenziali forme di scambio in ogni società sono varie e complesse, anche se il
commercio vero e proprio viene solitamente definito come uno scambio in cui viene coinvolta almeno una
figura professionale, sia essa venditore, acquirente o intermediario. Lo schema di produzione scambio e
consumo definisce l’economia di una qualsiasi società. Per tal motivo l’archeologia dello scambio è
fondamentale alla comprensione del nostro passato. Se l’atto dello scambio può essere difficilmente
oggetto dell’indagine archeologica, i suoi esiti rappresentano una delle questioni da più tempo esaminate in
archeologia e coinvolgono lo studio di quasi tutte le manifestazioni materiali del passato. Il commercio è
stato da tempo indicato come un importante fattore nei processi di mutamento culturale. L’importanza del
commercio e la sua complessità sono tali che una teoria di base dei meccanismi di scambio e dei loro
significati risulta fondamentale. La maggior parte degli oggetti di scambio nell’antichità erano di natura
organica, quali vino , grano, olio, salse di pesce, animali , spezie ma anche legumi, ceci, noci e naturalmente
schiavi, tutti difficilmente conservabili in contesti archeologici. Altri oggetti in metallo o vetro, sono
difficilmente assegnabili a singole aree di provenienza per via del riutilizzo della loro materia prima. Perciò
vista la grande difficoltà nell’ottenere informazioni sulle quantità di commercio di molti oggetti, un certo
affidamento è stato posto nello studio della ceramica perché le sue caratteristiche tipologiche e
composizionali permettono spesso una datazione e un’individuazione dell’area di origine. Vari studiosi
hanno esposto argomenti convincenti circa la possibilità di scrivere la storia attraverso la ceramica e altri
hanno basato teorie di scambio sulle evidenze ceramiche.
La forma economica pre-capitalistica più articolata, divenuta il polo di attenzione nell’archeologia negli
ultimi 30 anni, è stata quella di Roma, che fornisce utili esempi di come l’archeologia possa effettivamente
contribuire agli studi sul commercio antico. Durante il corso del Medioevo invece, si registra un crescente
movimento verso l’autoconsumo e forme di commercio locale ; il commercio internazionale tuttavia non si
era di certo spento. L’alto Medioevo sembra essere caratterizzato dall’espandersi del dirigismo e di
economie chiuse legate ai vari piccoli Stati e alla Chiesa. Ma , con lo sviluppo delle gerarchie sociali e
l’accumulo di surplus in varie mani, si sviluppò la necessità di importare quantità sempre maggiori di beni
estranei al mercato locale. Perciò lo studio del commercio ha aiutato a spiegare lo sviluppo di nuove città
( e la sopravvivenza di alcune vecchie) durante il Medioevo .
Rilevante è l’analisi delle anfore commerciali, che servivano prevalentemente come contenitori di
produttori liquidi quali olio, vino e salse di pesce. L’assenza o rarità di ceramica importata in un’area non
deve necessariamente essere vista come assenza di importazione dei prodotti agricoli o come indicazione di
marginalità o mancanza della ricchezza necessaria a sollecitare l’importazione.

CONSERVAZIONE

Il temine indica generalmente l’insieme dei mezzi e delle azioni atti a prevenire, impedire o comunque
rallentare al massimo e dunque limitare il degrado dei materiali nel tempo. Si parla dunque di stato di
conservazione di un materiale per descrivere storia e tipi di degrado occorsi ed effetti prodotti su un
oggetto materiale in un momento dato. Quando si parla di conservazione dei beni culturali il termine
assume un significato ben più complesso. La più recente definizione proposta dall’Unesco è tutti gli sforzi
atti a capire il patrimonio culturale , conoscere la sua storia e significato, assicurare la sua salvaguardia
materiale e , se occorre, la sua presentazione , restauro e valorizzazione. La conservazione del patrimonio
archeologico viene dunque identificata quale obiettivo comune a livello internazionale e ad Atene, nel
1931, fu stilata la prima carta del Restauro di monumenti storici. Quel primo documento sollecitava
ulteriori studi specifici riguardanti la teoria e la prassi della conservazione e del restauro. La conservazione
cerca di assicurare la durata nel tempo dei beni, senza alterarne la natura complessiva, né quella dei
materiali che li costituiscono né quella dei molteplici significati che questi materiali veicolano. Si possono
delineare diverse strategie e procedure di conservazione sia preventiva ( interventi prevalentemente
sull’ambiente) sia curativa ( interventi diretti sui materiali). La conservazione non è un atto che si compie
una tantum, ma una complessa strategia da attuare e verificare nel tempo. Per tutte le fasi e strategie
d’intervento è fondamentale un’attenta pianificazione : si cerca di raccogliere tutte le informazioni inerenti
un dato contesto, si valutano strategie e mezzi di conservazione adeguati, si predispongono tutti i mezzi
finanziari, umani e strumenti necessari. Gli imballaggi devono assicurare la stabilità fisico-chimica-biologica
dei beni per il deposito temporaneo e/o il trasporto. Per i beni immobili può essere necessario realizzare
interventi di consolidamento strutturale già in fase di scavo : si installano supporti meccanici e/o si
immettono materiali consolidanti. La strategia di conservazione dopo lo scavo spesso comporta la
realizzazione di ulteriori interventi diretti sul bene. Ulteriori fasi della strategia di conservazione preventiva
per tutti i tipi di beni sono il monitoraggio continuo delle condizioni ambientali con puntuali ispezioni
periodiche.

ARCHEOLOGIA DEL CONSUMO

Archeologia del consumo è un termine che ha il pregio di richiamare alla mente le archeologie della
produzione e del commercio, ponendosi come un campo di ricerca relativo all’ultima tappa del ciclo della
vita dei manufatti prima del loro divenire rifiuti e reperti. Ricerche di archeologia del consumo sono quindi
tutte quelle che, a scale spesso diversissime e con molteplici metodi e strumenti, si propongono di indagare
in maniera sistematica i modi di utilizzo dei vari manufatti nei diversi contesti e periodi. Nell’archeologia del
consumo si possono distinguere due diversi orientamenti della ricerca che, non sono del tutto indipendenti
fra loro e che nei casi migliori necessariamente convivono in progetti unitari.
Gli studi mirano a un preciso riconoscimento dell’uso fatto in passato di ogni manufatto e limitandosi a ciò
corrono spesso l’ovvio rischio di scadere nell’erudizione fine a se stessa e nella “storia della scarpa” , intesa
come una ricerca storicamente poco rilevante.
Nell’ambito dell’archeologia del consumo, tenendo presente l’insieme dei manufatti prodotti dall’uomo e
quanto di questi può divenire un reperto, occorre distinguere preliminarmente tre varie categorie di beni.
Da un lato tutti quelli definibili come durevoli e, dall’altro, quei beni il cui stesso uso ne presuppone invece
il consumo e la distruzione ovvero una trasformazione chimica in grado di renderli non più utilizzabili e
spesso addirittura irriconoscibili. Fra questi ultimi beni non durevoli un posto importantissimo è occupato
dal cibo e dai combustibili. Diversamente dai cibi e dai combustibili possono definirsi come beni durevoli
tutti quei manufatti ideati e prodotti per durare nel tempo quel tanto da consentire lo svolgersi di una
qualche azione su altri materiali o sulla realtà esterna e indipendentemente da quella che poi è la durata
effettiva della loro vita reale ; beni durevoli sono quindi anche i manufatti “ usa e getta” , siano essi
grattaioli in selce o rasoi in plastica. L’uso in questi casi non è affatto finalizzato al consumo, che qui
andrebbe inteso come consunzione e degrado, e che semmai ne risulta essere un effetto tanto indesiderato
quanto inevitabile. Oltre all’analisi funzionale di un manufatto, si deve tenere conto dei caratteri chimico-
fisici . Durante la vita di un qualsiasi manufatto le pratiche d’uso . in conseguenza di urti e sfregamenti ,
finiscono con l’alterarne lo stato iniziale con una progressività variabile da caso a caso, ma che quasi
sempre può giungere fino alla perdita dell’originaria funzionalità e quindi comportare la fine del ciclo di vita
( scarto o reciclaggio).
Importantissimi sono i dati di CONTESTO , cui possono aggiungersi le analogie etnografiche e i confronti
ricavabili da fonti scritte e iconografiche. I sistemi di classificazione adottati nelle varie società per i beni
d’uso comune non sono, infatti, né sistematici né espliciti, basandosi invece su una varietà di caratteristiche
eterogenee conseguenti alla storia reale del rapporto fra uomini e manufatti.
METODI DI DATAZIONE

La datazione dei siti e oggetti è fondamentale per l’archeologo. Analisi tipologiche e stratigrafiche
consentono di ordinare i dati in sequenze e classificazioni cronologiche relative. Nel caso di impossibilità di
datare, o in situazioni di incertezza, le datazioni possono essere stabilite o verificate con metodi di
laboratorio , grazie ai quali è possibile situare un fatto archeologico o un oggetto nel tempo, arrivando in
alcuni casi ad una datazione assoluta. Tutte le tecniche di datazione si basano sulla misurazione degli effetti
di un fenomeno fisico, chimico o biologico che è iniziato o finito in un tempo zero, che è poi la grandezza da
valutare. Alcuni dei più importanti metodi di datazione sfruttano il decadimento radioattivo e la
misurazione degli effetti di radioattività naturale. Ogni nucleo radioattivo ha una vita precisa e la misura
della variazione della concentrazione di un certo tipo di nuclei radioattivi permette di determinare il tempo
trascorso.
RADIOCARBONIO : è il metodo archeometrico di datazione più conosciuto che ha ampliato in maniera
fondamentale la possibilità degli archeologi di stabilire cronologie. E’ applicabile ai materiali contenenti
carbonio ( legno, resti vegetali e umani, conchiglie, paglia, semi) . La tecnica si basa sulla misura della
concentrazione di C14 ( radiocarbonio) in un reperto e il calcolo dell’età avviene confrontando questa
concentrazione con quella del campione al momento della sua formazione, in rapporto al C esiste nella CO2
dell’atmosfera. Il C14 è un isotopo instabile radioattivo che si forma nello strato superiore dell’atmosfera in
seguito alla reazione nucleare tra neutroni e gli atomi di azoto. Appena formato si disperde nell’atmosfera
ed entra in equilibrio con il ciclo naturale, venendo in parte assorbito dagli oceani, in parte dalla biosfera e
dagli essere viventi. Questi ultimi durante il loro ciclo di vita mantengono la quantità di C14 in rapporto
fisso, ma appena sopraggiunge la morte si interrompe il ciclo di scambio e gli organismi rimangono con la
quantità di C14 presenta al momento della morte. Da quel momento la concentrazione di C14 comincia a
diminuire per decadimento con progressione conosciuta. Quindi per determinare l’età deve essere
misurata l’attuale concentrazione di C14, poiché la concentrazione iniziale è conosciuta.
POTASSIO-ARGO (K-Ar) : si tratta di un metodo basato sul decadimento radioattivo, utilizzato soprattutto in
geologia e in antropologia a causa della portata temporale delle datazioni consentite. E’ spesso utilizzato
per datare rocce eruttive.
SERIE DELL’URANIO , TORIO, PIOMBO : il metodo si basa sul decadimento radioattivo dell’uranio in piombo.
TERMOLUMINESCENZA (TL) : è un metodo molto diffuso per la datazione della ceramica di certi minerali
sottoposti a riscaldamento prolungato ( forni ceramici, ceramiche, selci etc). Ogni corpo che viene
riscaldato comincia ad una certa temperatura a emettere luce visibile. Certi materiali sottoposti a calore
emettono una luce che viene definita termoluminescenza e che deriva dall’emissione di energia accumulata
per effetto della radioattività naturale del materiale. Le datazione ottenute con la termoluminescenza
misurano il tempo trascorso dopo che il manufatto p stato sottoposto a forte riscaldamento ( 500 C ) . Le
datazioni tramite termoluminescenza si riferiscono all’ultima cottura dell’oggetto.
RISONANZA DI SPIN ELETTRONICO : con questo metodo si datano ossa, denti, conchiglie e sedimenti
calcarei

DISEGNO RICOSTRUTTIVO

La ricostruzione più semplice è quella che riguarda un singolo oggetto. In alcuni casi, può essere sufficiente
integrare la parte mancante, riproducendo la forma di quella esistente ( per esempio, nei disegni delle
forme ceramiche). Si richiede allora uno studio ricostruttivo per capire come erano fatti i reperti, come
funzionavano e come venivano usati. Il tema più frequente e anche il soggetto principale della ricostruzione
è l’architettura che si è sviluppata dopo una lunga tradizione che trae origine dall’antiquaria. La
ricostruzione si attua in analogia a un modello teorico note e individuabile con certezza. La ricostruzione
oltre ad essere un mezzo di conoscenza e di studio, è anche un mezzo espressivo. L’immagine ricostruttiva
può essere realizzata al solo scopo di risolvere un problema interpretativo oppure per essere di per se
stessa il risultato di una ricerca. Il mezzo più comune per una ricostruzione è la grafica. Il disegno
ricostruttivo si adatta a qualsiasi tipo di evidenza , è di facile realizzazione e si riproduce altrettanto
facilmente ( a stampa o con altri sistemi) : per questo motivo è la forma di ricostruzione più diffusa. Il
disegno, inoltre, serve come base progettuale per tutti gli altri tipi di ricostruzione, quali plastici o modelli
tridimensionali, restauri ricostruttivi, ricostruzioni nel campo dell’archeologia sperimentale.

GEOARCHEOLOGIA

Nella tradizione europea dell’archeologia preistorica l’interazione con la geologia ha origini precoci : già a
partire dalla metà dell’800, in pieno positivismo, il concetto stesso di stratigrafia viene mutato dalla
geologia attraverso la famosa opera di Lyell pubblicata nel 1893. Non diversamente anche in Italia molti dei
primi studiosi di archeologia preistorica sono di formazione naturalistica. Sotto la spinta negativa
dell’idealismo , negli anni tra la fine dell’800 e gli anni 50 del 900 si assiste ad un calo progressivo e generale
dell’interesse scientifico in archeologia , particolarmente per l’aspetto geologico. E’ solo nel primo
dopoguerra che si assiste ad un’inversione di tendenza. Negli anni 70 il rinnovato interesse per la
sedimentologia e la pedologia porta a coniare il termine “ geoarcheologia” che definisce il nuovo comparto
disciplinare anche grazie alla spinta della New archeology. Si viene così a creare la necessità che
l’impostazione storico-culturale dell’archeologo sia integrata con quella naturalistica del geologo.
L’obiettivo della geoarcheologia consiste nella ricostruzione dei PROCESSI FORMATIVI della stratificazione
archeologica, correlata al più ampio aspetto geomorfologico e paleoclimatico, analizzato nelle sue varianti
spaziali e diacroniche. Come lo scavo archeologico, gli studi geoarcheologici non sono un fine, ma un mezzo
per ricostruire, attraverso i saperi della Terra, la storia dell’uomo nella sua evoluzione economica e socio-
culturale nel suo rapporto dialettico con l’ambiente.
Analisi tessiturali : tali analisi hanno lo scopo di determinare gli agenti, i mezzi e l’energia che hanno
causato l’asporto, il trasporto e la rideposizione del sedimento analizzato.
Analisi mineralogiche : queste analisi permettono di determinare la composizione mineralogica delle
particelle, il mezzo di trasporto e il loro grado di alterazione pedogenetica.
Analisi chimiche : riguardo alle analisi dei contenuti di sostanza organica.

NEW ARCHEOLOGY

La new archeology è un movimento culturale che ha caratterizzato l’archeologia, specie in ambiente


anglosassone negli anni 60-70/ 80. Portavoce è Lewis Binfors. La NA si ribella al principio che vede ciascun
fenomeno culturale come un evento unico e irripetibile, e nega quindi qualunque valore a procedimenti
comparativi e analogici fra contesti storici o etnici diversi ( pensiero di Boas in antropologia) . Ciò che
Binford sostiene è che il passato è ricostruibile in misura molto più ampia di quanto si ritenesse in
precedenza. Il primo passo in questo senso sarebbe costituito dalla generalizzazione, cioè
dall’identificazione di tendenze generali che possono essere rilevate in contesti storici diversi. Lo scopo
intellettuale è quello di avvicinare il procedere dell’archeologo a quello delle cosiddette scienze esatte. Si
insegue in definitiva la speranza di riordinare il pensiero archeologico tramite la definizione di una serie di
legge universali che regolerebbero i comportamenti umani fondamentali, detti appunto processi, in
qualunque particolare situazione essi si verifichino.
Vengono introdotti nuovi approcci molto più sistematici che si avvalgono di procedure e attrezzature
derivate dalle discipline scientifiche in branche come l’analisi dei materiali, dei paesaggi, dell ambiente e
soprattutto l’elaborazione quantitativa dei dati. Alla base della NA vi è anche il principio che tutte le
comunità umane reagiscono grosso modo in maniera analoga a stimoli e situazioni simili.
PARADIGMA INDIZIARIO

L’espressione fu coniata da Ginzburg nel 1979. Oggetto dell’indagine era un modello epistemologico che
era emerso nell’ambito delle scienze umane nella seconda metà del secolo scorso. I nomi più
rappresentativi di tale modello sono quelli di Morelli ( storia dell’arte) Doyle ( letteratura poliziesca) e Freud
per la psicoanalisi. Si tratta di un metodo interpretativo imperniato sugli scarti, sui dati marginali,
considerati come rivelatori. I tre capostipiti del paradigma indiziario erano accomunati dal fatto di avere
una formazione medica. Decodificazione dei segni, conoscenza degli eventi sulla base di indizi. Nel 1881
Huxley aveva sostenuto che la ricostruzione del passato operata dall’archeologi si può definire come una
profezia retrospettiva basata su congetture a partire da indizi. L’archeologo partendo dal dato osservato,
deve trovare tutte le conoscenze di cui dispone ( saggio uso dell’enciclopedia) in modo che gli consenta di
formula un’ipotesi che valga a connettere in modo euristicamente produttivo quel dato a un evento.
L’archeologo cerca di ricostruire la realtà partendo da semplici indizi ( come detective ) .

POST-PROCESSUALE

L’archeologia post-processuale si sviluppa negli ultimi dieci o quindi anni, in particolare nell’ambiente
anglosassone. L’archeologia post-processuale prende le mosse da un esplicito superamento
dell’impostazione che aveva caratterizzato l’archeologia processuale. In questa reazione viene respinto in
primo luogo il Positivismo. L’ambizione di trasformare l’archeologia in una scienza esatta, di compiere
osservazioni oggettive e di ricavarne delle leggi universali viene rifiutata proprio per questo suo impianto
filosofico riduttivo e complessivamente ingenuo. Andrebbero prese in considerazione proprio quelle
specificità che rendono più interessante la ricostruzione storica.

PROCESSI FORMATIVI

L’espressione “processi formativi” al di là delle premesse riscontrabili all’origine dell’archeologia


stratigrafica, trae la propria origine solo nella seconda fase della New Archeology. Nel 1979 Shiffer individua
due categorie di processi formativi : processi di formazione di origine culturale ( antropica : implicano
l’attività deliberata o accidentale degli esseri umani ) e processi di formazione di origine
naturale( condizioni ambientali che hanno prodotto quel contesto) . Questa impostazione porta
direttamente allo studio del comportamento dei sistemi culturali viventi, cioè all’etnoarcheologia , intesa
come strumento per giungere attraverso l’analisi dei resti materiali alla ricostruzione del sistema sociali che
li ha prodotti. Si parla anche di processi di modificazioni post-deposizionali nella formazione delle
stratificazioni : questi possono derivare sia da fattori antropici che naturali.

RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA

Tratto dal lessico militare, il termine ricognizione comprende le tecniche e le applicazioni necessarie
all’individuazione di insediamenti archeologici che abbiano lasciato sul terreno tracce variamente
consistenti. La ricognizione archeologica è strumento fondamentale per la ricostruzione dei paesaggi del
passato . Nella storia degli studi italiani la ricognizione archeologica rientra nella disciplina della topografia
antica. Ha nelle analisi un complesso di procedure che possono contribuire allo studio delle trasformazioni
dei paesaggi della preistoria fino all’età industriale. Scopo principale della ricognizione archeologica è
l’identificazione sul terreno delle componenti genetiche che fanno parte di un determinato paesaggio/
palinsesto. Nella sua accezione più banale la ricognizione archeologica indica un’ispezione diretta di
porzioni ben definite di territorio, fatta in modo da garantire una copertura uniforme e controllata di tutte
le zone che fanno parte del contesto indagato. La ricognizione viene realizzata suddividendo per comodità il
territorio in unità. Queste unità, corrispondenti generalmente a singoli campi o aree coltivate, sono
percorse a piedi alla ricerca di manufatti e di altre tracce di siti archeologici. Le moderne macchine agricole
tendono infatti a portare alla superficie i numerosi manufatti sepolti. L’agricoltura meccanizzata è il fattore
di maggiore distruzione degli insediamenti archeologici sepolti. I ricognitori attraversano i campi per linee
parallele a intervalli regolari in modo da avere le maggiori possibilità di rinvenire tutti i siti visibili sulle
superfici dei campi. La distanza fra i ricognitori è un fattore assai importante. Quando viene rinvenuto un
sito o comunque una concentrazione particolare di manufatti nel campo, i ricognitori abbandonano
temporaneamente la marcia per linee parallele e documentano in dettaglio ( con schede, disegni,
fotografie) le tracce presenti. E’ molto importante precisare la situazione geografica di ciascun
ritrovamento. Deve poi essere descritto il ritrovamento in sé : come si presenta, quali sono le sue
dimensioni, caratteristiche etc. Contestualmente alla documentazione si procederà alla raccolta dei reperti
presenti, operando una selezione in base a criteri prestabiliti. La ricognizione archeologica può e deve
essere affiancata ad altri studi come la cartografia storica ( Tabula Peutingeriana) ; le iscrizione che danno
un sostanziale contributo alla descrizione della geografia storica ; le monte ; gli archivi; le fonti
iconografiche dove viene rappresentato il paesaggio nelle diverse epoche ; la toponomastica.
Vi è anche un tipo di ricognizione indiretta che è rappresentata dall’osservazioni delle fotografie aeree. E’
spesso possibile osservare anomalie nella superficie del suolo determinate da strutture sepolte. Talvolta
l’aerofotointerpretazione ha consentito la localizzazione di insediamenti antichi che non mostravano tracce
agli occhi del ricognitore. Fra le ricognizioni indirette è da ricordare anche il remote sensing. In questa
definizione si comprendono le analisi di immagini prese dai satelliti o da altri vettori situati a notevoli
distanze dalla Terra.
La ricognizione intesa come perlustrazione di una località geografica esiste a partire dalla fine del
Medioevo, con le ricerche di Annio da Viterbo e di altri umanisti, e poi nel Rinascimento con Michelangelo,
Vasari. La ricognizione moderna nasce negli anni 60. La ricognizione archeologica è un metodo
particolarmente utile allo studio delle forme e della distribuzione dell’insediamento antico. Serve anche alla
creazione di carte archeologiche di rischio per opera di modulazione e tutela.

ARCHEOLOGIA QUANTITATIVA

Il termine di archeologia quantitativa copre studi e ricerche in cui i dati archeologici vengono trattati con
metodi numerici derivati dalla statistica o dalla matematica. Si tratta di un approccio che ha avuto origine in
ambito anglosassone alla fine degli anni 50.

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