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IL MIO IDEALE: GESU’

FIGLIO DI MARIA
p. Emilio Neubert (santo)
Marianista

Presentazione

I - Questo libro che ho il piacere di


presentare nella sua 10a edizione italiana,
è un vero classico della spiritualità
mariana. Il mio ideale: Gesù, Figlio di
Maria è uscito timidamente nel 1933 da
una casa editrice di Marsiglia. Contro
ogni previsione, la prima edizione si esaurì
in poche settimane, e in un solo anno sono
state vendute ventiduemila copie nell'originale lingua francese. Divenne un
autentico best-seller negli anni successivi. Nessuna difficoltà ne arrestò la
diffusione: né la Guerra Mondiale, né il travagliato dopoguerra. Nel 1953
chiesi all'Autore, P. Emilio Neubert, notizia delle edizioni del libro, ed egli
mi rispose: «Per quanto si riferisce alla diffusione del Mio Ideale nelle
varie lingue, in genere mi chiedono il permesso, ma non sempre. Chiedo
una decina di copie come compenso, però molti traduttori non me le
mandano. Ecco le copie che posseggo: 8 in francese; 9 in olandese; 7 in
italiano; 6 in inglese; 5 in tedesco; 4 in spagnolo; 2 in portoghese; 2 in
giapponese; ed 1 in ciascuna di queste altre lingue: polacco, ungherese,
slovacco, sloveno, vietnamita. Ho concesso l'autorizzazione di tradurlo
anche in arabo, basco, bretone, catalano, cinese, congolese, gaelico, hindi,
lettone, malese, croato, ucraino, …ma non ne conosco l'esito. Penso che in
totale siamo sul mezzo milione di copie...». Tali traduzioni furono
effettivamente pubblicate, cosa che l'Autore attribuiva alle preghiere di
religiosi e religiose, soprattutto contemplativi, che pregavano per il suo
apostolato mariano. E il libro continuò per anni questa sua marcia
trionfale. Nel 1966 fu pubblicata una edizione spagnola in cui, con
l'autorizzazione dell'Autore, si citavano passi del Concilio Vaticano IL
Nella edizione presente abbiamo preferito mantenere il testo originale
come lo pubblicò il Padre Neubert. La crisi della devozione a Maria e della
mariologia in genere nel post-Concilio colpì anche la diffusione di
quest'opera. Oggi, in un clima più sereno in cui è sempre più evidente il
ruolo di Maria nella storia della salvezza, siamo certi che il Mio Ideale
aiuterà i cattolici a inserirsi generosamente nella «nuova evange-
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lizzazione» proposta dalla Chiesa. Negli Stati Uniti, per esempio, è stata
appena lanciata una vasta edizione popolare di questo libretto. Ma che
cos'ha quest'opera che attira tanto?
II - Mi sia concesso, prima di tutto, di presentare l'Autore di questo
classico della spiritualità mariana. P. Emilio Neubert è nato nel 1878 a
Ribeauvillé in Alsazia (Francia). Divenne «Fratello di Maria» come allora
si chiamavano i Marianisti in Francia. Presa la Licenza in Lettere alla
Sorbona, fece gli studi teologici a Friburgo in Svizzera, ove fu ordinato
sacerdote. Nel 1907 si laureò in Teologia a Friburgo con una tesi che destò
scalpore: Maria nella Chiesa ante-nicena. Si trattava della prima tesi di
patristica dedicata alla mariologia; essa segnò un importante punto fermo
negli studi mariologici, tanto che nel 1966 per celebrare il 60°
anniversario di questo dottorato la Facoltà di Teologia dell'Università di
Friburgo assegnò al P. Neubert un Diploma speciale che il decano della
Facoltà gli consegnò personalmente. Inviato negli Stati Uniti nel 1908, egli
fu successivamente cappellano, professore e maestro dei novizi fino
all'anno 1921. Rientrò in Europa come superiore del Seminario
internazionale marianista di Friburgo (Svizzera). Fino al 1949 intere
generazioni di seminaristi approfittarono della sua esperienza e della sua
saggezza. La sostanza del suo messaggio si può così riassumere: per
diventare apostolo, per trasformarsi in un altro Cristo, Maria rappresenta
il mezzo migliore. E cioè: il ruolo costante di Maria è quello di generare
altri Cristo. Scrisse molto. Gli vengono attribuiti più di 150 scritti tra libri,
studi e articoli. Tra i libri Maria nel dogma pubblicato nel medesimo anno
del Mio Ideale (1933), fu poi riveduto e stampato nel 1945. Nel 1936
pubblicò La vita di Maria; nel 1941 Nostra Madre; nel 1944 La Regina dei
militanti, piccolo trattato di spiritualità mariana ad uso dell'Azione Cat-
tolica. Maria e il nostro Sacerdozio (1952) è il frutto della sua esperienza
di formatore di sacerdoti. Il vescovo di Liegi, Mons. Louis Joseph Kerkhofs,
mi aveva inviato il manoscritto per avere un giudizio, gli scrisse tra l'altro:
«Il clero attuale desidera essere del proprio tempo: sociale, attivo,
impegnato. Il suo libro aiuterà i sacerdoti ad acquistare il vero spirito
sociale, il segreto di una azione profonda, l'impegno autentico nella inti-
mità continua con Gesù e con sua Madre che è anche Madre nostra». Fu
uno dei fondatori della «Società francese di studi mariani» nel 1935. La
sua ultima opera fu Santa Teresa del Bambin Gesù e la SS. Vergine. Morì
nel 1967. La sua vita fu illuminata dall'amore di Cristo e da una devozione
filiale verso Maria SS. ma.
III- Il mio ideale: Gesù, Figlio di Maria è stato ed è fra le tante sue opere,
la preferita dai lettori, così come è stato per lui. A che cosa si deve questo
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fascino? Da che dipende questa freschezza di contenuto nel tempo, tanto da
farsi perdonare alcune espressioni ormai desuete? Secondo me è una
caratteristica molto apprezzata oggi: la «coerenza». Con stile sobrio, il P.
Neubert ha saputo offrirci non delle norme teoriche, ma quanto lui stesso
viveva: una spiritualità mariana profondamente equilibrata. Ha saputo
darci delle sintesi armoniose: dogma e devozione, contemplazione ed
azione, Cristo e Maria, semplicità e profondità... Tutto al proprio posto e
nella giusta misura. È una chiamata all'interiorità per lanciare il cristiano
all'azione. Egli dimostra con chiarezza che la devozione a Maria non è
autentica se non è missionaria. In questo senso il P. Neubert è il fedele
interprete del messaggio mariano del Ven. P. Guglielmo Giuseppe Cha-
minade, fondatore dei Marianisti. Tale equilibrio viene dal fatto che il P.
Neubert viveva ciò che scriveva. Tuttavia non si tratta di un libro di
testimonianze nello stile che piace oggi. Non parla mai di se stesso. Ci
confida la propria esperienza in modo obiettivo; e la mette in bocca a Gesù
e a Maria che parlano al «discepolo», a quel Giovanni che dobbiamo
essere ognuno di noi. Anche se il P. Neubert si nasconde dietro le proprie
parole, sarebbe interessante indagare sulla sua esperienza mariana. Citerò
soltanto tre passi della sua corrispondenza di quando si trovava negli Stati
Uniti. Scriveva al suo direttore spirituale: «Credevo, altre volte, che Maria
avesse solamente l'incarico di introdurci nell'unione con Gesù, e che una
volta giunti alla intimità con nostro Signore, il suo ruolo fosse terminato.
Ora però mi rendo conto che più mi avvicino a Gesù, più ho bisogno di
mantenermi in lui, e per amarlo secondo il mio desiderio devo sentire che
Maria mi è vicina» (1908).
IV - Coi suoi scritti, e soprattutto col Mio Ideale, il P. Neubert vuole
attirare l'attenzione di tutti i cristiani sull'obbligo che hanno di essere santi
e apostoli. E vuole dimostrare che Maria è la via per attuare tutto questo,
perché Ella è Madre ed Educatrice. Così come ha educato Cristo può
educare noi e fare di noi altri Cristo Gesù. Nel 1952 chiese al vescovo di
Lourdes di scrivere l'introduzione al libro Maria e il nostro Sacerdozio.
Mons. Théas lo fece in modo eccellente parlando di Maria «educatrice»:
«Educatrice, la Vergine si china verso l'umile veggente (Bernardetta). Con
il proprio vestito, coi suoi gesti, le sue parole ed il suo sorriso Maria
modella la sua anima alla propria somiglianza... Maria continua ad essere
educatrice per tutti...». Quante persone si saranno poste alla scuola di Ma-
ria dopo aver letto il Mio Ideale! Tale lettura ha certamente rappresentato
una chiamata ed una spinta alla santità. Solo in cielo avremo una risposta
a tali domande. Non ci sono né statistiche né sondaggi in proposito. Il P.
Neubert ha conosciuto persone che grazie ai suoi insegnamenti hanno
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raggiunto le alte vette della santità. Lui stesso ha scritto la vita di due di
essi: Suor Maria Regina e René Mougel. Nel 1963 io gli inviai la biografia
di un ragazzo spagnolo, Faustino Pérez-Manglano, morto a soli 16 anni.
Nel suo diario, in data 8 febbraio 1961 Faustino che aveva allora 14 anni,
annota una scoperta: «Dopo aver letto un quarto d'ora il Mio Ideale mi
sono reso conto della meravigliosa bellezza di questo libro. Non si può
esprimere a parole la grandezza del suo contenuto. Quanto è meravigliosa
la mia Madre Maria! Questo libro mi insegna ad amare di più Gesù, Maria
e le persone che più mi sono care: papà e mamma». Mi rispose esprimendo
la sua gioia per aver contribuito senza saperlo alla rapida ascesa verso la
santità di questo giovane, di cui sta per essere introdotta la Causa di
Beatificazione, e la cui biografia è stata pubblicata anche in italiano (J.M.
Salaverri, Forse Dio mi parla, ed. Piemme): «Ringrazio il Signore per
avermi permesso di contribuire, mediante il Mio Ideale ad aumentare il suo
amore filiale ed apostolico verso la Madre di Gesù... Sono certo che con
l'esempio della sua vita, predicherà la sua devozione alla Madre del
Cielo...». Quante ascese spirituali anonime avrà suscitato il Mio Ideale!
V - Il Mio Ideale ha un aspetto che lo rende particolarmente attuale: è un
libro cristocentrico. Parte da Cristo ed è Cristo stesso che conduce a
Maria. Penso che questo modo di presentare Maria può essere par-
ticolarmente utile oggi. Nel periodo del post-Concilio molti cristiani
abbandonarono Maria come qualcosa di accessorio e secondario. La
visione tradizionale «per Matrem ad Filium», Maria cammino verso il
Cristo, per molti non serve. Qui nel Mio Ideale - le due prime parti sono
poste in bocca a Gesù - è Gesù stesso che «spiega» Maria, e ci introduce
nel mistero di sua Madre. È il Cristo che ci chiede non solo di imitare
Maria «la prima cristiana» ma di identificarci con Lui per capirla ed
amarla. E giunge a dirci: «Che io, Gesù, possa amarla in te». Questa è la
vera devozione a Maria: la stessa che ebbe il Signore. Maria però ha
ricevuto una missione specifica nella Chiesa: essa è Regina degli Apostoli.
Nelle due ultime parti dell'opera poste in bocca a Maria, essa stessa spiega
la propria missione, e ci invita a lasciarci formare da Lei come degli altri
Gesù, e a collaborare con Lei nella sua missione nel mondo. È tutto un
programma, semplice e concreto; un cammino che ci può aiutare ad essere
Missionari di Maria nella nuova evangelizzazione. Quanta forza ed entu-
siasmo può darci il sentirci strumenti in mano di Colei «cui sono riservate
le ultime vittorie sul male», di Colei «che ha vinto tutte le eresie e che
vincerà pure quelle odierne», per usare le profetiche parole del Ven.
Guglielmo Giuseppe Chaminade.
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LIBRO I

L'IDEALE

I.
«VI HO DATO L'ESEMPIO»
Gesù: Fratello mio, tu ami mia Madre e nell'amarla ti senti felice. Ma sei
ancora ben lontano dall'amarla come vorrei. Tu l'ami perché si ama tutto ciò
che è puro e bello, ed ella è purezza e bellezza ideale. Tu l'ami perché si
amano coloro che sono buoni e premurosi, e nessuno è buono e premuroso
come lei. Tu l'ami perché la consideri come tua madre, e ogni figlio ama la
propria madre. Tu l'ami perché hai sperimentato il suo amore e hai capito
che con lei ti riesce più facile rimanere puro e fervente. Tu l'ami perché hai
imparato dai libri e dai predicatori che la devozione verso di lei è il mezzo
più facile per assicurarti la salvezza eterna e raggiungere la perfezione; ora
tu vuoi salvarti e santificarti.
2. Tutti questi motivi sono buoni e possono ispirarti un tenero affetto
verso mia Madre; non possono però costituire il fondamento di quella
devozione che io desidero vederti praticare. La devozione verso mia Madre
è qualche cosa di così grande, di così benefico, di così gradito a lei e a me,
da rendere inadeguato ogni tuo tentativo di praticarla in maniera ordinaria,
o alta, o anche altissima: devi cercare la devozione più perfetta possibile.
3. Ebbene, sai qual è la devozione più perfetta verso Maria? Cerca nei
libri, consulta i teologi, interroga i santi, domanda il loro segreto ai più
insigni servi di Maria che la terra abbia mai conosciuto; non troverai una
devozione più perfetta di quella che ti voglio insegnare io: la par-
tecipazione, cioè, alla mia stessa pietà filiale verso mia Madre. La
perfezione, per i miei discepoli, non consiste forse nell'essere simili al loro
Maestro? Non ho dato loro l'esempio affinché facessero ciò che ho fatto io
per primo? Il mio apostolo Paolo non ha ripetuto che per un cristiano tutto
sta nell'imitare Cristo, nel rivestirsi di Cristo, nell'assumere i sentimenti di
Cristo, nel vivere non più della propria vita, ma della vita stessa di Cristo?
Ora dimmi, puoi tu concepire disposizioni più perfette verso mia Madre di
quelle che ho avute io stesso?

Invito al colloquio: O Gesù, quale magnifico ideale è questo che mi


proponi: partecipare alla tua pietà filiale verso la Madre tua! Ma, povero
peccatore qual sono, come potrò raggiungerlo? Come potrò anche solo
comprenderlo?
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II.
SONO FIGLIO DI MARIA PERCHE COSI HO VOLUTO

Gesù: Fratello mio, se vuoi comprendere i miei sentimenti di pietà filiale


verso Maria, devi comprendere anzitutto che se sono suo figlio è perché
così ho voluto. Non ho fatto nulla per forza, né per caso, né senza scopo.
Quando decisi di venire a rendere al Padre mio la gloria che gli è dovuta e a
salvare l'umanità, una infinità di vie mi si aprivano dinanzi a tutte preferii
quella di Maria. Liberamente e deliberatamente creai Maria perché
divenisse un giorno mia Madre, così che ella non esisterebbe se non avessi
voluto affidarle tale compito; l'ho fatta quale è, affinché a sua volta mi
facesse quale sono. Sono suo Figlio in tutta verità: ho voluto essere tratto,
come ogni altro figlio, dalla sostanza di mia Madre; ho voluto nutrirmi del
suo latte; ho voluto essere curato e allevato da lei; ho voluto esserle
sottomesso. Anzi, sono suo Figlio assai più di quanto tu non sia figlio di tua
madre, poiché da lei sola ho voluto ricevere tutta la mia umanità. Sono suo
Figlio in tutto il mio essere, come Dio e come Uomo, perché colui al quale
ella ha dato la vita terrena è una sola e medesima persona col Verbo.
2. Ora sappi che se ho voluto essere suo Figlio, l'ho voluto per amore. Per
amore di mio Padre anzitutto, pensando che avrei potuto glorificarlo meglio
e che gli uomini lo avrebbero conosciuto ed amato meglio a motivo di lei.
Poi per amore della stessa Madre mia, che mi avrebbe dato più gioia di
quanta non me ne diano tutti gli angeli e tutti gli uomini insieme. Ma anche
per amore degli uomini... e per amore tuo, mio caro fratello.

Invito al colloquio: Ave, verum Corpus natum de Maria virgine!

III.
CONTEMPLA E STUPISCI

Gesù: Contempla adesso ciò che il mio amore di Figlio mi ha ispirato per
mia Madre. Fin dall'eternità, io penso a lei e l'amo, poiché fin dall'eternità
vedo in lei la mia futura Madre. Penso a lei nel creare il cielo coi suoi
angeli, penso a lei nel plasmare la terra e gli uomini. Penso a lei nel
pronunziare la mia sentenza contro i tuoi progenitori, penso a lei nel rivelar-
mi ai patriarchi e ai profeti.
2. Per amore di lei, la colmo di privilegi, ognuno dei quali oltrepassa ciò
che ho fatto di più grande per tutte le altre creature, e in suo favore
sospendo le leggi che colpiscono tutti gli altri uomini. Lei, e lei sola, creo
immacolata nella concezione, libera da ogni concupiscenza, esente da ogni
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imperfezione, piena di grazia più di tutti gli angeli e i santi. Madre di Dio e
sempre Vergine, è glorificata anche nel corpo, come me e insieme a me,
prima della risurrezione universale.
3. Venuto in terra per riscattare il genere umano, consacro trent'anni della
mia vita esclusivamente a lei, e tre anni soltanto al resto dell'umanità.
4. E non contento di renderla partecipe dei miei privilegi e della mia
intimità, ho voluto che partecipasse alla stessa missione che il Padre aveva
affidato a me. Redentore, ho deciso che fosse Corredentrice insieme con me
e che tutto ciò che io meritavo con pieno diritto per la salvezza del mondo
ella lo meritasse per una ragione di somma convenienza.
5. Ed anche in cielo ho voluto che mi fosse associata e che, essendo io
l'avvocato degli uomini presso il Padre, ella fosse la loro avvocata presso di
me, per elargire tutte le grazie che con me ha contribuito a meritare in loro
favore. E questo perché in cielo come in terra sono suo Figlio e mi
compiaccio infinitamente di ricompensarla, con la mia liberalità, di tutto ciò
che ha fatto e sofferto per amor mio.
6. Ascolta ancora: io vivo nella Chiesa, mio corpo mistico animato dal
mio Spirito. Ciò che fa la Chiesa, lo faccio io; ciò che la Chiesa fa per mia
Madre, lo faccio io stesso per lei. Ora considera quanta venerazione ed
amore la Chiesa le ha dimostrato: difendendo e proclamando i suoi
privilegi; istituendo feste in suo onore; approvando le associazioni e le
famiglie religiose che si propongono di servirla. Contempla la pietà dei suoi
figli, dei suoi santi, così devoti tutti della Madre mia, delle anime ferventi
sempre pronte a tributarle un culto specialissimo; degli stessi semplici
fedeli, così gelosi dell'onore di Maria, così perspicaci - talora più degli
stessi sapienti - nel riconoscere i suoi privilegi, così pieni di entusiasmo
quando si tratta di darle qualche testimonianza di particolare affetto. Che
cos'è tutto ciò se non una manifestazione grandiosa, sia pure ancora assai
imperfetta, della mia singolare pietà filiale verso mia Madre? E a quanto ha
fatto e farà per Maria sino alla fine dei secoli la Chiesa militante, aggiungi
quello che fa per lei durante tutta l'eternità la Chiesa trionfante, poiché io
vivo nei santi del cielo molto più che nei fedeli della terra. Cerca di
comprendere i sentimenti di riconoscenza, di rispetto e di amore che i beati
esprimono senza sosta alla loro Regina e Madre, cui si riconoscono debitori
della beatitudine eterna! In essi e per mezzo di essi sono sempre io che
onoro e amo mia Madre.
7. Passa in rassegna tutte queste prove della mia pietà filiale, scandaglia
ed approfondisci questo abisso di amore; cerca di comprendere quanto più
puoi, ma sii persuaso che ciò che sfugge alla tua intelligenza è di gran lunga
superiore a quanto con essa riuscirai a comprendere. E poi rifletti: è proprio
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di questa mia infinita pietà filiale che io voglio renderti partecipe.

Invito al colloquio: O Gesù, in passato, sentendomi così felice nell'amare la


Madre tua, credevo di riuscire a raffigurarmi in qualche modo quale potesse
essere il tuo immenso amore per lei; ma ora vedo che esso è decisamente
superiore ad ogni possibile umana immaginazione. Sarà senza dubbio una
delle maggiori nostre soddisfazioni in Paradiso il poterlo contemplare ed
ammirare per tutta l'eternità, senza mal riuscire a vederne i limiti. Ma come
potrò ricopiare in me una tale pietà filiale?

IV.
MIA MADRE, MADRE TUA

Gesù: Fratello mio, non puoi veramente imitare la mia pietà filiale verso
Maria se non sei, come me, suo figlio. Ma sai veramente fino a qual punto
sei figlio di Maria? Molti cristiani credono di saperlo, e infatti chiamano
Maria loro madre. Eppure la maggior parte di essi hanno della sua maternità
un'idea assai imperfetta: amano Maria «come se» ella fosse loro madre.
Ora, che cosa ti risponderebbe colei che ti ha partorito, se le dicessi: «Ti
amo come se fossi mia madre»? Non sono pochi coloro che ritengono
Maria loro madre unicamente per effetto di quella parola che pronunziai
prima di spirare, quando, vedendo mia Madre ai piedi della croce, e accanto
a lei il discepolo prediletto, le dissi: «Donna ecco tuo figlio», e a Giovanni:
«Ecco tua madre». Senza dubbio la mia parola avrebbe potuto affidare a
Maria una missione materna e creare in lei disposizioni simili a quelle di
una madre; ma se la sua maternità fosse il frutto di quella parola soltanto, si
tratterebbe di una maternità puramente adottiva. Ora invece devi
comprendere che Maria è tua «vera» Madre nell'ordine soprannaturale
come ti è madre nell'ordine della natura colei che ti ha messo al mondo.
2. Madre è la donna che dà la vita. Ora Maria ti ha dato la vita per
eccellenza. Te l'ha data a Nazareth, sul Calvario e al tuo Battesimo. A
«Nazareth» ti ha concepito concependo me. Maria infatti sapeva che
rispondendo a Gabriele con un «sì» o con un «no» ti avrebbe dato la vita o
ti avrebbe lasciato nella morte; rispose con un «sì» perché tu vivessi.
Consentendo a dare la vita a me, consentiva a darla anche a te. Diventando
mia Madre, diventava Madre tua. Da quel momento nei suoi disegni, come
già nei piani di Dio (che ella peraltro conosceva e ai quali aderiva con tutte
le forze), tu facevi parte del mio corpo mistico. Il capo ne ero io, ma tu ne
eri membro. Così, sebbene in modo diverso, Maria ci portava entrambi nel
suo seno materno, poiché i membri e il capo formano una realtà
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inscindibile.
3. Sul «Calvario» ella ti ha partorito, offrendomi in sacrificio per te. La
tua liberazione dal peccato e dalla morte fu consumata soltanto sul Golgota,
dove, «distruggendo colui che reggeva l'impero della morte», ti meritai con
la mia morte la grazia di vivere della mia stessa vita. Ora io feci tutto
questo in unione con Maria. Ella che mi aveva concepito quale vittima e mi
aveva nutrito ed allevato in previsione del sacrificio, nel momento supremo
mi offrì al Padre per la tua salvezza, rinunziando in tuo favore ai suoi diritti
materni su di me. E colei che, sempre vergine, non ebbe altro che gioia
dalla nascita del suo primogenito, vi partorì, te e i tuoi fratelli, nel più crudo
dolore.
4. In quell'ora ebbe effettivamente compimento la sua maternità a tuo
riguardo; ed è appunto ciò che volli proclamare e rendere noto, affidando
Maria a Giovanni e Giovanni a Maria. La mia parola, in altri termini, non
creava tale maternità, ma la promulgava, la confermava e la completava
nell'ora più solenne della mia vita, nell'ora in cui mia Madre, divenuta
pienamente Madre tua, era meglio in grado di comprendere la sua missione
materna.
5. Al «Battesimo» Maria ti ha dato la vita non più solo di diritto, come sul
Calvario, ma di fatto. Tua madre terrena aveva dato alla luce, per così dire,
un bambino nato morto. Perché tu giungessi alla vita, si richiedeva che la
grazia santificante ti fosse infusa al fonte battesimale. Ora, questa grazia
santificante te l'ha ottenuta Maria, la dispensatrice di tutte le grazie. Quando
da figlio dell'ira sei diventato figlio di Dio, è stata Maria a partorirti alla vita
divina.
6. Comprendi ora che col farti partecipe della vita di Dio Maria ti è
«veramente» Madre nell'ordine soprannaturale, come colei che ti ha dato la
vita terrena è veramente tua madre secondo la natura? Anzi, Maria ti è
molto più Madre ancora! Anzitutto per il modo in cui ti dà la vita. Per
partorirti ella ha dato incomparabilmente più di quanto non abbia dato la
madre tua terrena: le sei costato dolori indicibili, nonché la vita di colui che
le era infinitamente più caro della propria vita. Inoltre ella continua, per
tutto il corso della tua esistenza, ad occuparsi di te, mentre le madri terrene
si curano dei loro figli solo finché non giungono all'età adulta. Tu sarai
sempre il suo «bimbetto che partorirà continuamente finché Cristo non sia
formato in te». E se per disgrazia ti accadesse di perdere la vita sopranna-
turale, a differenza delle madri terrene alle quali altro non resta che
piangere impotenti sul corpicino esangue di un figlio, Maria potrebbe ridar-
tela. E poi, per quanto tu sia imperfetto ed ingrato, ella ti ama di un amore
che vince per intensità e purezza l'amore di tutte le madri per i loro figli.
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7. Infine Maria ti è Madre più di ogni altra soprattutto per la natura stessa
della vita che ti ha dato. Non si tratta infatti di una vita effimera come la
vita terrena, ma di una vita senza fine; non di una vita mista di imperfezioni
e di dolori come la presente, ma di una vita incomparabilmente beata; non
di una vita creata, umana o angelica, ma - intendilo bene - di una
partecipazione alla vita increata, alla vita stessa di Dio, alla vita della
Santissima Trinità. Si tratta dunque di una vita che non avrà mai fine e che
sarà essenzialmente beata, perché parteciperà dell'eternità e della
beatitudine stessa di Dio. Quale maternità umana potrebbe reggere il
confronto con una simile maternità? Ora Maria è tua vera Madre, e Madre
tanto perfetta, perché è Madre mia. E tu sei mio fratello, mio fratello
infinitamente caro, perché mio Padre è Padre tuo, e mia Madre, Madre tua.

Invito al colloquio: O Gesù, sinceramente non sapevo fino a qual punto


Maria fosse mia Madre! Quanto la sento ora più vicina a me! Dunque, colei
che è veramente tua Madre è anche veramente Madre mia, ed io sono vera-
mente suo Figlio! Grazie, o Gesù, grazie per questo incomparabile dono.

V.
TU AMI MARIA. MA CHI L'AMA NON SEI TU: SONO IO CHE
L'AMO IN TE

Gesù: Fratello mio, poiché la mia vita è vita tua e la Madre mia Madre tua,
ti è facile imitare la mia pietà filiale verso di lei. Non devi imitarmi
solamente come un discepolo imita il maestro, o come un cristiano in terra
imita il suo celeste patrono. Io sono per te più che un modello posto davanti
agli occhi; sono un principio interno di vita.
2. Tu vivi di me. Le mie disposizioni devono diventare le tue. Io sono il
ceppo della vite, di cui tu sei un tralcio; la medesima linfa circola nel ceppo
e nei tralci. Io sono il capo e tu un membro del mio corpo mistico; nel capo
come nelle membra scorre il medesimo sangue. Quando sei puro, io sono
puro in te; quando sei paziente, io sono paziente in te; quando pratichi la
carità, sono io che la pratico in te; tu vivi, ma in realtà sono io che vivo in
te; tu ami mia Madre, ma sono io ad amarla in te. Comprendi ora perché
godi tanto nell'amare Maria? Sono io che in te gioisco nell'amarla.
3. Tu partecipi alla mia vita; manca però ancora molto perché la mia vita
in te sia perfetta. Se lo fosse, penseresti, sentiresti, vorresti e agiresti in ogni
cosa come me. Sono ancora troppi gli ostacoli che tu frapponi al libero
esercizio della mia attività in te. Troppo spesso tu mi condizioni come la
cella condiziona un carcerato. Ti è necessario rimuovere questi ostacoli. Bi-
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sogna che con sforzi generosi arrivi a pensare i miei pensieri, a volere i miei
voleri; bisogna che completi ciò che manca alla mia vita in te. Tu partecipi
alla mia pietà filiale verso mia Madre; ma questa mia pietà filiale verso di
lei è ben lontana dall'essere perfetta in te. Ti è necessario rimuovere gli
ostacoli, per giungere, non senza sforzi generosi, ad assumere verso la
Madre mia i miei stessi pensieri, i miei sentimenti, i miei voleri, la mia
attività. Bisogna che tu completi quello che in te manca alla mia pietà filiale
verso mia Madre.
4. Cominci ad intuire, almeno in parte, ciò che cerco di rivelarti riguardo
alla tua devozione verso Maria? Si tratta per te di amare mia Madre perché
io stesso la amo; si tratta di amarla come io stesso la amo; si tratta di amarla
con lo stesso amore con il quale io la amo.

Invito al colloquio: O Jesu dulcis, o Jesu pie, O Jesu fili Mariae!

LIBRO Il

LE ESIGENZE DELL'IDEALE

Gesù: Fratello mio, ti ho indicato l'ideale da raggiungere; ora voglio


mostrarti ciò che esso richiede da te. Mi hai seguito fin qui con gioia. D'ora
in poi seguimi, sia pure con gioia, ma soprattutto con amore e generosità.
Non si tratta più solamente di contemplare con stupore e ammirazione il tuo
modello; si tratta di ricopiarne i lineamenti. Te li indicherò ad uno ad uno.
Ma li potrai fare perfettamente tuoi soltanto se saprai rinunciare a te stesso
e se saprai amare.

I.
COME ME: DONATI A MIA MADRE: SENZA RISERVE

Gesù: Fratello mio, divenendo figlio di Maria, mi sono donato interamente


a lei. Creatore e Signore assoluto di tutte le cose ho voluto, per amore,
appartenere a Maria e da lei dipendere; ho voluto appartenerle coi legami
più intimi, quelli che provengono dalla natura stessa e che nessuna cosa al
mondo può sciogliere. Da tutta l'eternità ho scelto questa appartenenza e
dipendenza filiale, e fin dal primo istante della mia incarnazione nel seno di
Maria ratificai con la mia volontà umana questo decreto del mio eterno
amore, e provai in esso un ineffabile compiacimento. Figlio di una Vergine,
appartenevo a mia Madre come nessun fanciullo appartiene alla propria; e
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come nessun fanciullo può fare, volli perpetuare questo mio stato di totale
dipendenza. Non abbandonai mia Madre come fanno i figli quando
vogliono fondare una nuova famiglia, ma le restai accanto fino al momento
stabilito per il compimento della mia missione pubblica; e poiché mia
Madre non ebbe mai altra volontà se non quella di mio Padre, anche allora,
e perfino nel supremo sacrificio, la mia volontà fu sempre in perfetta
sintonia con la sua. Non solo. Nel cielo stesso mi ricordo e mi ricorderò
sempre che sono suo figlio; e benché vi eserciti la mia signoria assoluta,
accondiscenderò eternamente, con perfetto amore filiale, ai suoi materni
desideri.
2. A mio esempio, donati a mia Madre interamente, senza riserve e per
sempre in qualità di figlio suo amatissimo. Consacrale il tuo corpo con ogni
sua attività, il tuo spirito con ogni sua facoltà. Consacrale tutti i tuoi beni,
materiali e spirituali, naturali e soprannaturali. Consacrale tutto ciò che sei e
che sarai, tutto ciò che hai e che avrai, tutto ciò che fai e che farai. Così che
né in te né intorno a te non vi sia più nulla che non le appartenga.
3. Non ti accontentare di darti a Maria per essere un suo «bene
immobile»; ella vuole servirsi di te non come di un oggetto inerte ma come
di un figlio premuroso nel prestare assistenza a sua madre. Poiché - come te
lo rivelerà lei stessa più tardi - ho affidato a lei una grande missione nel
mondo, ella vuole aver bisogno di te.
4. Donati a lei incondizionatamente. Non per interesse, non per ricevere
di più di quello che darai, non per la consolazione che proverai nel dono di
te stesso, ma per puro amore filiale, come mi sono dato io. Proverai
consolazione, certo, ma incontrerai anche tribolazioni: non pensare né alle
une né alle altre, ché a tutto provvederà tua Madre. Tu pensa solo a donarti
tutto intero e per amore.
5. Donati a lei per sempre. Sono molti quelli che in un momento di
fervore hanno dichiarato di donare ogni cosa a mia ma sono quasi altrettanti
coloro che dopo aver dato tutto complessivamente, si sono poi ripresi tutto
un po' alla volta. Nell'ora della prova, quando la loro totale donazione
richiedeva sacrifici, hanno detto: «E’ duro questo linguaggio; chi lo può
intendere?». E non hanno più voluto andare oltre nelle via della loro intera
consacrazione. Farai tu come costoro? Occorre a volte essere eroici per
vivere la totale appartenenza a Maria, perché occorre salire con lei fino in
cima al Calvario. Ti senti capace di un tale eroismo?
6. Prendi l'abitudine di rinnovare spesso la tua consacrazione alla Madre
celeste. Rinnovala svegliandoti, per affidare a lei l'intera giornata.
Rinnovala ricevendomi nella Santa Comunione: in quel momento, essendo
una cosa sola con me, donati di nuovo a mia Madre come suo amato figlio.
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Rinnovala alle ore tre pomeridiane, in ricordo di quell'ora solenne in cui,
sacrificandomi, Maria ti diede la vita e si sentì dire da me: «Donna, ecco
tuo figlio». Rinnovala all'inizio delle tue principali azioni, per ricordarti che
non devi agire per te stesso, ma unicamente per lei. Rinnovala specialmente
nelle prove che incontri. Rivolgiti allora a Maria dicendo: «O Madre,
quando nell'entusiasmo del mio amore filiale mi diedi tutto a te non
prevedevo questo sacrificio. Ma poiché la mia intenzione era sincera, non
intendo ora venir meno alla mia donazione. Voglio tutto ciò che tu vuoi
perché lo vuoi, per quanto mi debba costare!».
7. Se vuoi diventare così generoso da vivere sempre ed interamente
secondo la tua donazione, non ti fermare a guardare il sacrificio. Guarda me
e guarda tua Madre. L'amore ti sarà di stimolo e la grazia di sostegno. E se
sentirai vacillare il tuo coraggio, prega: può una madre come Maria non
venire in aiuto di un figlio che la invoca per restarle fedele? E posso io, tuo
fratello primogenito, negarti la forza di camminare verso l'ideale al quale ti
ho chiamato.

Invito al colloquio: Sono tutto tuo, o Madre mia, e tutto ciò che ho ti
appartiene.

II.
COME ME, AMA MIA MADRE

a) PERCHE’

Gesù: Fratello mio, mi sono fatto figlio di Maria per amore. Tutto, nelle
mie relazioni con mia Madre, si spiega con l'amore. Vuoi comprendere la
mia pietà filiale verso di lei? Comprendi anzitutto il mio amore per lei.
Quanto desidero infondere nel tuo cuore un po' di quell'amore per mia
Madre che arde nel mio! Sforzati di diventare semplice, umile, generoso,
perché io possa versare in te l'abbondanza del mio amore filiale.
2. Ricorda, nel raccoglimento e nella preghiera, ciò che ti ho accennato
del mio amore per Maria: come l'ho scelta da tutta l'eternità e come l'ho
colmata di privilegi; come sono vissuto nella sua intimità e l'ho associata
alla mia missione; come l'amo e l'amerò in eterno per mezzo dei santi e per
mezzo della Chiesa terrena e celeste.
3. Poi, penetrando più intimamente nel mio cuore medita i motivi che mi
hanno indotto ad amarla tanto. L'ho amata e l'amo perché è mia Madre; una
Madre di meravigliosa bellezza e perfezione; una Madre che mi dà più
gioia con una sua sola parola e con un solo suo sguardo, di quanta non
14
hanno potuto darmi i santi con i loro atti più eroici; una Madre che mi ama
di un amore superiore a quello di cui mi amano gli angeli e i santi; una
Madre che visse per me solo ed accettò volentieri, per causa mia, il martirio
più atroce che creatura abbia mai patito.
4. L'ho amata, perché mi ha aiutato a compiere la missione affidatami dal
Padre. Mi ha dato infatti la natura umana affinché potessi predicare la
buona novella agli uomini e morire per essi. Si è unita a me con la sua
volontà, con le sue ardenti preghiere, con le sue immolazioni, con la sua
presenza ai piedi della croce. Sino alla fine dei tempi si adopererà a conver-
tire i peccatori, a santificare i giusti, a conquistare innumerevoli anime. Ella
stessa inoltre rappresenta il maggior successo della mia missione redentrice,
in quanto, riscattandola in modo tanto perfetto, ho fatto più che riscattando
tutto il resto del mondo.
5. L'ho amata e l'amo perché grazie a lei ho potuto offrire al Padre
un'adorazione e una gloria di valore infinito, che non avrei potuto rendergli
senza l'umanità di cui ella mi aveva rivestito; perché si è unita a me
nell'adorare e nel pregare il Padre, superando in ciò tutti i santi e gli angeli
insieme; e perché per mezzo suo si comprenderà meglio mio Padre e si
nutriranno sentimenti più filiali verso di lui.
6. Non cessare di meditare l'immensità del mio amore verso Maria; non
ne raggiungerai mai i confini, nemmeno nell'eternità. Meditando questo
amore, mettiti al mio posto, diventa Gesù, il figlio primogenito di Maria,
Gesù la cui vita è vita tua, e cerca di sentire in te tutto ciò che ho sentito io
stesso.
7. Poi considera l'amore speciale che Maria ti porta. Ella ti ama perché io
stesso ti ho amato fino a morire per te, e gli affetti miei sono i suoi affetti.
Ti ama perché l'ho fatta tua Madre ed ogni madre è amore. Ti ama perché
ogni madre ama di preferenza quel figlio che più le è costato, e tu le sei
costato indicibili patimenti. Ti ama perché per partorire te alla vita, ha
dovuto offrire me alla morte. Ti ama perché sei una cosa sola con me, ed
amandoti ella ama me stesso.

Invito al colloquio: O Gesù, amavo già Maria quando intuivo solo con-
fusamente ciò che ella è per me. Ora che capisco quanto veramente mi sia
madre, quanto tu l'ami e quanto ella mi ami, come potrei non amarla anch'io
con tutte le mie forze?

III.
COME ME, AMA MIA MADRE
15
b) IN QUALE MODO ?

Gesù: Fratello mio, ami veramente colei che ti ama tanto e che io stesso
amo a dismisura? Tu credi di amarla perché ti piace conversare con lei, e
canti con esultanza le sue lodi. Ma sulla terra, amare non è tanto godere ed
esultare quanto lavorare e soffrire.
2. Se ami Maria, vorrai lavorare per lei. Sarai felice di consacrarle la tua
attività, il tuo tempo, le tue fatiche. Nessun lavoro ti riuscirà troppo penoso
se sarà in gioco la sua gloria; nessuna impresa ti sembrerà impossibile se
sarà finalizzata a promuovere i suoi interessi. Quando dovessi trovare
superiore alle tue forze un qualche cosa che tornerebbe a gloria di Maria,
confessa pure che hai cessato di amare. Ora mia Madre ti riserva una
impresa nobilissima e talvolta assai difficile.
3. Se ami Maria vorrai soffrire per lei. Chi non ama più Maria quando gli
si chiede di soffrire per lei, vuol dire che non l'ha mai amata: ha amato solo
se stesso nelle consolazioni che ha ricevuto da lei. Non rifiutarti mai di
soffrire se non vuoi rifiutarti di amare. Non ti accontentare di accettare i
patimenti; amali. Non sei desideroso di poter dimostrare il tuo amore? Di
poter amare sempre di più?
4. Per imparare ad amare sempre di più prendi i quattro mezzi che ora ti
indicherò:
a) Cerca di compiere con più amore possibile quell'infinità di piccoli
sforzi e sacrifici che incontri nella vita quotidiana. Se arriverai a non dir
mai di «no» a tua Madre nelle piccole cose, non le dirai di «no» neppure
nelle grandi.
b) Non cessare mai di studiare tua Madre. Impara dai libri tutto ciò che
puoi sulle sue grandezze, sulla sua missione, sulla sua vita e sulla vita di
coloro che l'hanno amata e servita, e poi rifletti su ciò che avrai imparato.
Non avrai mai finito di studiarla perché non si finisce mai di comprendere
ciò che io ho fatto per lei, e ciò che ella ha fatto per me e per te.
c) Vivi in una costante unione con lei. Non potrai vivere nella sua intimità
senza trovarla ogni giorno più amabile e senza amarla ogni giorno di più. Ti
spiegherò più tardi come potrai, a mio esempio, rimanere sempre unito a
lei.
d) Finalmente, chiedimi la grazia di amarla e di crescere sempre nel suo
amore. L'amore per mia Madre è una grazia speciale. Ora la grazia si
ottiene con la preghiera: chiedi e riceverai. Chiedi senza esitare, poiché si
tratta di una grazia che è conforme ai miei disegni. Esitare significherebbe
fare ingiuria a me e a mia Madre, in quanto potrebbe lasciare adito al
sospetto che io possa non volere che ella sia amata. Il tuo stesso desiderio di
16
amarla non ti è stato forse ispirato da me? E te l'avrei ispirato se non volessi
esaudirlo? Chiedi questa grazia ogni giorno. Chiedila soprattutto quando
vengo a te nella comunione eucaristica. Vengo allora a te come figlio di
Maria, con l'umanità che ho ricevuto da lei, e per mezzo della quale ti rendo
partecipe della mia divinità. «Colui che mi mangia vivrà di me». Amare
mia Madre di quell'amore con il quale io la amo non è appunto vivere di
me? Nella comunione soprattutto faccio passare dal mio cuore nel tuo
l'amore per mia Madre; allora soprattutto chi vive non sei tu ma vivo io in
te; chi ama Maria non sei tu, ma l'amo io in te. Fino ad oggi non mi hai
chiesto con la dovuta insistenza questa grazia. Chiedi e riceverai, e la tua
gioia sarà perfetta.

Invito al colloquio: O Gesù, per l'amore col quale ami tua Madre, con-
cedimi, ti prego, di amarla veramente come tu stesso la ami e vuoi che ella
sia amata.

IV.
COME ME, UBBIDISCI A MIA MADRE

Gesù: Fratello mio, vuoi come me dimostrare il tuo amore a mia Madre?
Siile obbediente come lo ero io. Bambino, mi lasciai trattare da lei come le
pareva: mi lasciai adagiare nel presepe, portare tra le sue braccia, allattare,
avvolgere in fasce, portare a Gerusalemme, in Egitto, a Nazareth. Poi,
appena ne ebbi la forza, mi affrettai ad eseguire i suoi desideri, anzi, ad
indovinarli e a prevenirli. Dopo aver fatto stupire i maestri della legge nel
tempio, tornai con lei a Nazareth e le fui sottomesso. Rimasi con lei fino
all'età di trent'anni accondiscendendo sempre ai suoi minimi desideri.
2. Provavo una gioia indicibile nell'obbedirle; e con l'obbedienza
contraccambiavo appunto ciò che ella faceva per me, e soprattutto ciò che
un giorno avrebbe dovuto soffrire.
3. Le obbedivo con perfetta semplicità; quantunque fossi suo Dio,
ricordavo di essere anche suo figlio; ella era pur sempre mia Madre e rap-
presentante del Padre celeste. Ed ella da parte sua, con la stessa perfetta
semplicità, mi comandava e dirigeva, ineffabilmente beata nel vedermi
attento ai suoi minimi cenni. Vuoi rinnovare a tua volta questa sua gioia?
Obbediscile come ho fatto io.
4. Mia Madre ha degli ordini da darti: ella ti comanda anzitutto per mezzo
del dovere. Alcuni fanno consistere la devozione a Maria in immagini e
statue, in ceri e fiori; altri in formule di preghiera e in canti; altri in
sentimenti di tenerezza e di entusiasmo; altri ancora in pratiche e sacrifici
17
supplementari. C'è chi crede di amarla molto perché parla volentieri di lei o
perché si vede, con la fantasia, intento a fare grandi cose per lei, o perché si
sforza di pensare sempre a lei. Tutte queste cose sono buone ma non sono
l'essenziale. «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei
cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli». Così, non
quelli che le dicono «Madre Madre» sono i veri figli di Maria, ma coloro
che fanno sempre la sua volontà. Ora Maria non ha altra volontà che la mia,
e la mia volontà a tuo riguardo è che tu compia bene il tuo dovere.
5. Sforzati dunque, anzitutto, di fare il tuo dovere e di farlo per amore di
lei: il tuo dovere grande o piccolo, facile o penoso, piacevole o monotono,
appariscente o nascosto. Se vuoi piacere a tua Madre sii più puntuale nella
tua obbedienza, più coscienzioso nel tuo lavoro, più paziente nei tuoi
dispiaceri.
6. E tutto fai col massimo amore possibile e con volto sorridente. Sorridi
nel penoso lavoro quotidiano, nelle occupazioni più prosaiche, nel
monotono succedersi delle tue faccende: sorridi a tua Madre, che ti chiede
di dimostrarle il tuo amore nel compimento gioioso del tuo dovere.
7. Oltre che a richiamarti ai tuoi doveri di stato, Maria ti dà altri segni
della sua volontà: le ispirazioni della grazia. Ogni grazia ti viene tramite
suo. Quando la grazia ti invita a rinunziare a quel tal piacere, a disciplinare
certe tue tendenze, a riparare certe colpe o negligenze, a praticare certi atti
di virtù, è Maria che soavemente e amorevolmente ti manifesta i suoi
desideri. Forse talora provi un certo sgomento per quanto richiedono da te
quelle ispirazioni. Non temere: sono voci di tua Madre, di tua Madre che
vuole renderti felice. Riconosci le voci di Maria, credi al suo amore, e
rispondi con un «si» a tutto ciò che ella ti chiede.
8. Vi è però un terzo modo di praticare l'obbedienza verso Maria, ed è
quello di eseguire il compito speciale che ella sta per affidarti. Sii pronto.

Invito al colloquio: O Gesù, incomincio a capire che tutto il mio pro-


gramma spirituale deve consistere nel fare ciò che dice di te lo Spirito
Santo: «Ed egli era loro sottomesso».

V.
COME ME, ONORA MIA MADRE

Gesù: Fratello mio, io sono il Dio dinanzi al quale gli angeli si velano la
faccia e che adorano tremanti. Eppure ho onorato Maria in tutta umiltà
perché, quantunque sia Dio, sono suo Figlio. Avendo promulgato il
comandamento: «Onora tuo padre e tua madre» come potevo non
18
osservarlo io stesso nel modo più perfetto?
2. Ho onorato Maria perché mi è Madre, Madre incomparabilmente santa,
degna rappresentante del Padre mio celeste. Immaginati se puoi, il rispetto
profondo e tenero ad un tempo col quale prima fanciullo, poi adolescente e
quindi uomo adulto, la salutavo e le stavo dinanzi, l'ascoltavo, le parlavo,
ed eseguivo ogni suo desiderio. Quanto la vedevo gioire interiormente per
questi miei segni di rispetto che ella gradiva con semplicità - perché così
voleva il Padre - pur ripetendo fra sé: «Egli ha guardato l'umiltà della sua
serva ed ha innalzato gli umili».
3. Ma per onorarla, non ho voluto soltanto tributarle questi segni di
rispetto, ho fatto immensamente di più. Non è forse un segno della mia
venerazione l'averla esentata dalla legge del peccato originale, l'averla
preservata dalla concupiscenza e circondata di tanti aiuti spirituali da non
permettere che la sua purezza cristallina fosse mai appannata dal più lieve
soffio di male? Non è un effetto del mio infinito rispetto per lei l'aver
salvaguardato la sua integrità fisica nel mio concepimento e nella mia
nascita, e l'averla trasportata in cielo senza permettere che il suo corpo
verginale conoscesse la corruzione del sepolcro? E non fu una
manifestazione della mia volontà di esaltarla sempre di più l'averla riempita
fin dalla sua immacolata concezione di una sovrabbondanza di grazia
superiore a quella di tutte le creature messe insieme, l'averla associata alla
mia missione redentrice ed incoronata quale Regina del cielo e della terra?
E poi, come già ti ho detto, che cosa sono gli omaggi che sia per bocca dei
suoi venerandi pastori, sia attraverso le entusiastiche acclamazioni di
popoli, la Chiesa non ha cessato di moltiplicare in ogni secolo e
moltiplicherà più ancora nei secoli venturi, se non un'attuazione parziale del
mio immenso desiderio di onorare mia Madre?
4. «Ecco - esclamava ella un giorno, mossa dallo Spirito - ecco, tutte le
generazioni mi chiameranno beata». Bisogna che questa profezia si avveri:
che su tutta la terra sia santificato il nome di mio Padre e glorificato il nome
di mia Madre.
5. Per onorare Maria come io l'ho onorata e come voglio che la si onori,
cerca innanzitutto di comprenderla meglio. Non cessare di contemplare la
sua dignità, i suoi privilegi, la sua perfezione, la sua missione. Poi umiliati
nel tuo nulla e nella tua miseria: quanto più ti farai piccolo, tanto più sarai
capace di intendere la grandezza di mia Madre. Soprattutto fa' penetrare nel
tuo cuore le disposizioni del mio: guarda Maria coi miei occhi, ammirala
col mio spirito, gioisci con me della sua bellezza.
6. Onorala celebrando con gioioso fervore tutte le feste che la Chiesa ha
istituito in suo onore. Onorala con qualche pratica di pietà che le dedicherai
19
costantemente ogni giorno, con sacrifici che ti imporrai per contribuire alla
sua glorificazione. Onorala facendola conoscere ed amare intorno a te;
unendoti ad altri suoi figli privilegiati per poterla meglio servire insieme ad
essi. Onorala donandoti interamente a lei, lavorando per lei e sotto la sua
guida. In che modo? Ella stessa te lo dirà in seguito. Onorala soprattutto
con la tua vita. Diventa santo e farai più per il suo cuore che se, cristiano
mediocre, componessi dotti trattati intorno ai suoi privilegi.
7. Onorala a nome mio e a nome tuo. Onorala per quelli che non la
onorano, per i pagani che la ignorano, per gli infelici che la bestemmiano,
per i cattivi cristiani che non la pregano, per le anime consacrate che si
mostrano poco zelanti nel servirla.
8. Onorala con tutte le tue forze, perché, essendo superiore ad ogni lode,
non la loderai mai abbastanza. Onorala senza tema di esagerare: non la ono-
rerai mai quanto l'ho onorata io e quanto voglio che sia onorata.

Invito al colloquio: Benedetto sia il nome di Maria, Vergine e Madre, ora e


in tutti i secoli!

VI.
COME ME, IMITA MIA MADRE

Gesù: Fratello mio, i figli somigliano alla propria madre. E io ho somigliato


tanto alla mia come mai figlio d'uomo somigliò alla sua. Essendo nato da
lei sola, le mie fattezze, il mio sguardo, il mio portamento, i miei gesti, il
mio incedere, tutto il mio aspetto ricordava la mia verginale Madre; chi mi
vedeva mi riconosceva subito quale figlio di Maria. Ma più ancora che il
nostro aspetto esteriore, si somigliavano le nostre personalità. Mio Padre
aveva formato Maria secondo la mia immagine, affinché poi, come una
vera madre, ella mi formasse secondo la sua. E con una costante
applicazione ad osservarmi, a meditare nell'animo suo tutto ciò che facevo e
dicevo, ella riproduceva tutte le mie disposizioni interiori con una
impareggiabile perfezione. Perciò, di qualunque cosa si ragionasse,
avevamo gli stessi pensieri, gli stessi sentimenti, gli stessi voleri. L’anima
sua era passata in me e l'anima mia in lei.
2. Sforzati di somigliare a mia Madre come le ho somigliato io. Somiglia
a lei nell'aspetto esteriore, con la tua modestia. Fa' che vedendoti si provi in
qualche modo quel rispetto e quel raccoglimento che provavano coloro che
vedevano mia Madre.
3. Somiglia a Maria soprattutto nel tuo mondo interiore. Ricopia le sue
virtù, che sono estremamente semplici. Poiché la vita di Maria non fu
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dissimile dalla tua, è per te cosa agevole comprendere o indovinare come
ella agiva, o come avrebbe agito trovandosi nelle tue stesse condizioni.
Come lei studierai le virtù anzitutto in me. Poi guarderai la Madre tua per
sapere come ella le abbia riprodotte in sé. Da me riceverai l'insegnamento;
ma esso ti apparirà più chiaro quando te l'avrà spiegato tua Madre.
4. Sii puro per essere un degno figlio della Vergine delle vergini. Sii
umile e semplice, dimentico di te, come lo fu la serva del Signore. Sii
raccolto in Dio, e sull'esempio di mia Madre medita in cuor tuo tutto ciò
che ti è rivelato riguardo a me. Sii fermo nella fede, credendo, nonostante
tutte le apparenze contrarie, alla parola del Signore, come ella credette. Sii
sottomesso a tutti i decreti divini rispondendo sempre a Dio con una sola
parola: «Sono il figlio della tua serva; avvenga di me quello che hai detto».
Sii pieno di bontà verso il prossimo, adoperandoti con zelo al suo servizio,
come Maria in casa di Elisabetta, a Cana e soprattutto sul Calvario. Tra le
virtù di mia Madre, sforzati di imitare in modo particolare quella che più ti
manca e che più ti è necessaria.
5. Imita non solo le sue virtù ma anche le sue disposizioni verso le
persone che le stavano intorno; verso i suoi genitori Gioacchino ed Anna;
verso Giovanni mio discepolo prediletto, che mi sostituì presso di lei;
soprattutto verso Giuseppe suo sposo e mio padre verginale, che ella
circondava di indicibile affetto, venerazione e riconoscenza per tutto quello
che egli era e faceva per me e per lei. Non saresti veramente suo figlio, se
non ti sforzassi di amare e di venerare colui che le era così caro.
6. Imita soprattutto le sue disposizioni verso di me. Maria è stata creata
solo per me; ha respirato, lavorato e sofferto solo per me. Da lei imparerai a
vivere per me solo e a dedicarti interamente alla mia causa. E ciò imparerai
presto e perfettamente. Poiché la contemplazione delle disposizioni di mia
Madre a mio riguardo eserciterà su di te uno straordinario potere misto di
forza e di delicatezza, di intelligenza e di amore, accompagnato da una
grazia speciale. Vicino a lei tu proverai, in virtù della simpatia che
intercorre tra madre e figlio, ciò che ella sentiva vicino a me. Che
meraviglia se accanto a lei imparerai a fare tue le mie disposizioni!
7. A suo esempio entrerai pure nell'intimità del Padre mio celeste, del
quale ella sapeva di essere, fin dalla sua immacolata concezione, la figlia
privilegiata, e dello Spirito che l'aveva eletta per sua sposa infinitamente
amata.
8. L'imitazione di mia Madre ti ispirerà anche un'altra disposizione: quella
di un amore immenso per il prossimo. Ma di ciò ti parlerà lei stessa.

Invito al colloquio: O Gesù rendimi simile alla Madre tua affinché ella mi
21
renda simile a te.

VII.
COME ME, CONFIDA IN MIA MADRE

Gesù: Fratello mio, come ogni figlio confida in sua madre, così anch'io ho
confidato nella mia. Ho confidato in lei per le mie necessità materiali. Io
che nutro gli uccelli dell'aria e rivesto splendidamente i gigli dei campi,
volli aver bisogno degli stessi aiuti materiali di cui necessitano tutti gli altri
figli degli uomini. Per ogni cosa confidai in mia Madre. Ella mi nutrì, mi
vestì e si prese cura di me. La mia vita fu minacciata. Non me ne sgo-
mentai: mia Madre mi portò in terra straniera, mentre dormivo
tranquillamente tra le sue braccia.
2. Confidai in mia Madre per il compimento della mia missione. Appena
concepito, volendo santificare il mio precursore, manifestarmi, agli Ebrei e
ai Gentili, al vecchio Simeone e alla profetessa Anna, affidai ogni cosa a
lei. Nuovo Adamo, venuto a riparare la colpa del primo, volli che mia
Madre si associasse a me, quale nuova Eva, in una perfetta uniformità di
voleri, di preghiere e di sacrifici. Ella capì perfettamente ogni cosa e vi
consentì generosamente.
3. Confidai in lei nelle angosce cagionatemi dalla mia missione. L'anima
mia fu triste oltre ogni dire. Triste alla vista del culto tutto materiale, spesso
ipocrita, che si rendeva a mio Padre: triste per la incomprensione della
gente, per l'opposizione e la mala fede dei miei nemici, per i sentimenti
grossolani e l'incostanza dei miei amici; triste soprattutto per la perdita di
innumerevoli anime, tutte a me infinitamente care, per le quali stavo per
versare inutilmente il mio sangue. Ero triste, triste fino alla morte, a tal
punto che pregai mio Padre di allontanare da me l'amaro calice. Eppure mi
rimaneva un'immensa consolazione: mia Madre. Ella mi comprendeva; ella
sapeva adorare in spirito e verità; ella prendeva par te alle mie angosce; ella
mi amava tanto più quanto più accanitamente ero odiato dai Farisei, quanto
più amaramente rimanevo deluso per la condotta dei miei discepoli; «Ella
vegliava e pregava con me», per tutto il tempo della mia vita nascosta e per
tutto quello della mia missione pubblica; ella «stette» ai piedi della croce,
credendo con fede incrollabile, mentre vacillava la fede di tutti gli altri; in
lei la mia opera redentrice produsse tutto il suo frutto; in lei ottenni il mio
più splendido trionfo.
4. Come me, confida anche tu in mia Madre. Confida: ella è onnipotente.
Non l'ho forse fatta dispensatrice di tutte le grazie? Non può ella dare tutto
ciò che vuole, a chi vuole, quando vuole? Confida: la sua bontà è immensa.
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Avendola fatta onnipotente, potevo non farla tutta misericordiosa? Confida:
io sono suo Figlio; che cosa potrei negare a mia Madre? Confida: tu pure le
sei figlio; può mai una madre negare al figlio ciò che gli può dare? Confida:
ti sei donato tutto a lei; potrebbe ella essere meno generosa di te? Confida:
dando a te, ella dà a me, poiché sa bene che io vivo in te e che qualunque
cosa fatta al più piccolo dei miei fratelli è fatta a me. Quando la invochi le
procuri la gioia di continuare a prendersi cura di me, a nutrirmi, a portarmi,
a sottrarmi dai pericoli, a compiere la mia educazione. Confida: ella
desidera concederti grazie più di quanto tu non desideri riceverne, perché ti
ama; ama me in te, più di quanto tu non possa amare te stesso. Confida:
esitando le recheresti dispiacere, poiché esitare sarebbe come mettere in
dubbio il suo amore per te e per me.
5. Che cosa ti impedisce di avere piena ed assoluta fiducia in lei? Forse
credi di non meritare i favori di tua Madre per il tuo poco zelo nel servirla?
E’ veramente molto poco il tuo zelo, ma non tanto da raffreddare l'amore di
tua Madre. Devi confidare non perché sei buono tu, ma perché è buona lei.
Forse che ella cessa di essere buona quando tu sei cattivo?
6. Ma non sai se la tua preghiera sia conforme ai disegni di Dio su di te, e
per questo resti titubante... Ascolta, voglio insegnarti un modo di pregare
che sia sempre conforme a quei disegni, e che potrai sempre adottare con
assoluta fiducia. Anzitutto, intendi bene queste verità:
a) Riguardo ad ognuna delle tue necessità, tua Madre nutre intenti di
amore.
b) I suoi intenti sono sempre conformi ai disegni di Dio e sempre
attuabili.
c) Essi valgono sempre più e sempre meglio dei tuoi intenti personali,
perché Maria conosce meglio di te ciò di cui hai veramente bisogno ed ha a
tuo riguardo aspirazioni più alte di quelle che puoi avere tu stesso. Quindi
ogni qualvolta provi un desiderio, prega tua Madre di attuare i suoi intenti
riguardo ad esso; e sii pur sicuro, fermamente sicuro, che otterrai o quello
che desideri o qualche cosa di meglio, e che ti verrà fatto non secondo la
misura dei tuoi desideri, spesso tanto meschini, ma secondo la misura del
suo immenso amore per te.

Invito al colloquio: O Gesù, che consolante promessa è mai la tua!


Dunque, per avere una fede da trasportare le montagne, ed essere esaudito
oltre ogni mia attesa, mi basterà in ogni necessità pregare mia Madre di
compiere i suoi disegni su di me!

VIII.
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CON ME, VIVI IN UNIONE CON MIA, MADRE

Gesù: Fratello mio, devo ora rivelarti un altro tratto essenziale della mia
pietà filiale verso mia Madre: la mia vita d'unione con lei. Se per qualsiasi
figlio non v’è cosa più dolce dell'intimità con sua madre, quali non furono
le gioie della mia intimità con Maria? Gioie di quei nove mesi di unione
ineffabile, quand'ero tutt'uno con lei, ed ella, tabernacolo vivente, mi
portava sempre con sé; infatti, a differenza degli altri fanciulli, io conobbi
mia Madre fin dal primo istante della mia esistenza terrena, e fin da allora
tra lei e me vi fu uno scambio continuo di pensieri e di amore. Gioie di quei
trent'anni di intimità senza pari, a Betlemme, in Egitto e a Nazaret, quando
mi portava tra le sue braccia, mi vedeva al suo fianco, conversava con me
con la parola e con lo sguardo. Trenta lunghi anni che passai esclusi-
vamente con lei sola e con Giuseppe. Gioie non meno profonde degli ultimi
tre anni della mia vita, quando in mezzo alla incomprensione delle turbe,
alla mediocrità degli amici, al furore dei nemici, il mio pensiero andava a
colei che nella sua casetta di Nazaret pensava a me, mi comprendeva, mi
amava, ed offriva al Padre continue suppliche ed immolazioni per la buona
riuscita della mia missione.
2. Altre gioie dovevo provare ancora: quelle cioè che mi avrebbero
procurato la generosità dei miei apostoli, la fede e l'affetto di un gran
numero di discepoli, la semplicità e lo zelo di innumerevoli anime che fino
alla fine dei tempi avrebbero creduto nel mio amore e si sarebbero date a
me interamente; ma tutte queste altre gioie messe insieme non sarebbero
bastate a raggiungere neppure la più piccola delle gioie che provavo nella
mia intensa e profonda unione con mia Madre.
3. Ora, caro fratello, io voglio che anche tu partecipi a questa vita di
unione con Maria, per partecipare alla gioia di cui essa è fonte. Vi troverai,
oltre che una immensa consolazione, una grande facilitazione nel praticare
tutte le altre manifestazioni di pietà filiale che ti ho insegnato. Vicino a
Maria, ti applicherai quasi istintivamente a rinnovare e a manifestare in
tutta la vita la tua totale consacrazione a lei; sentirai crescere ogni giorno il
tuo affetto filiale; ti sembrerà cosa facile conformarti ad ogni suo volere e
persino ai suoi più piccoli desideri; ti applicherai spontaneamente ad
imitare le sue virtù e tutte le sue disposizioni; proverai un'incrollabile
fiducia nella sua bontà materna. Vicino a lei imparerai tante altre cose che
non ti ho spiegate, ma che il tuo cuore scoprirà da sé.
4. Sforzati dunque di entrare, sulle mie orme, nella più stretta intimità con
mia Madre. Unisciti a lei con la preghiera. Sii fedele al rinnovamento
quotidiano della tua consacrazione a Maria, alla recita quotidiana del santo
24
rosario, o almeno di una parte di esso, e alle preghiere che hai stabilito di
offrirle ogni giorno. E più volte nel corso della giornata alza il tuo sguardo
verso colei che non ti perde di vista un solo istante.
5. Ma nel pregarla pensa che ricorri a lei in mio nome e che col tuo cuore
e con la tua bocca sono io stesso che continuo ad onorare e ad amare mia
Madre. Anche quando vuoi parlare col Padre o con lo Spirito o con me,
comincia con l'unirti a lei. In sua compagnia il tuo raccoglimento sarà più
profondo, la tua fede più certa, la tua fiducia più salda, il tuo amore più
ardente. Perché alle disposizioni del tuo povero cuore si aggiungeranno
quelle perfettissime di tua Madre.
7. Ricorri a Maria in particolar modo quando mi ricevi nel sacramento
dell'amore. Pregala allora di farti partecipe della sua fede, della sua
speranza, del suo abbandono, della sua carità; pregala di darmi a te e di
trasformarti in me.
8. Unisciti a lei nell'azione. Io lavoravo per mia Madre e con mia Madre.
Fa' tu pure lo stesso. Offrile ciascuna delle tue occupazioni. Ma non
accontentarti di una semplice formula; cerca di fare effettivamente soltanto
quello che ella vuole, perché lo vuole e come lo vuole. Bada che i tuoi
capricci, le tue tendenze o i tuoi interessi personali non prendano mai il
sopravvento su quella intenzione iniziale. Soprattutto nelle occupazioni che
potrebbero assorbirti o turbarti, abbi cura di rinunciare ad ogni ricerca di te
stesso per agire solo secondo i disegni di Maria. Impara a poco a poco a
rinnovare la tua offerta, anche con un semplice sguardo, in mezzo alle tue
occupazioni.
9. Unisciti a lei nei vari moti del tuo spirito. Il cuore di mia Madre ed il
mio palpitavano sempre in perfetta sintonia: gioie, tristezze, speranze,
timori, affetti, tutto era comune tra me e lei. Confida a tua Madre tutto ciò
che ti turba o ti commuove. Ella comprende ciò che si agita in fondo al tuo
cuore, più di quanto non possa comprenderlo tu stesso. Sei triste?
Raccontale i tuoi dispiaceri ed ella ti aiuterà a sopportarli se non li cambierà
addirittura in motivi di gioia. Sei felice? Esprimile la tua gioia ed ella l'in-
tensificherà. Ti senti scoraggiato? Confidale i tuoi timori e le tue delusioni
ed ella volgerà tutto a tuo vantaggio. Ti è riuscita bene un'impresa? Va a
ringraziarla e pregala di renderne duraturi i frutti. Non sai che partito
prendere e rimani perplesso? Consultala ed ella ti illuminerà e ti guiderà. Ti
trovi senza forza e senza volontà? Va a rinnovare presso di lei le tue
energie.
10. Confidale non solo i tuoi sentimenti più profondi, ma anche le
semplici impressioni e riflessioni che ti suggeriscono le vicende della vita
quotidiana. Non si comporta forse così il bambino con sua madre? e non
25
credi che io agissi allo stesso modo, quando ero accanto alla mia?
11. Nelle tue assidue relazioni con Maria, non occorrono molte parole.
Quante volte per comunicare alla madre i sentimenti e i bisogni che
provano, i bambini si limitano a guardarla gridando: «Mamma!». E questa
comprende perfettamente ciò che essi vogliono. Meglio di qualunque altra
madre la mia sapeva che cosa volessi dirle quando la chiamavo così e la
guardavo. E il suo sguardo rispondeva al mio. Che gioia infinita era questa
per lei e per me! Per esporre a Maria le tue necessità e i tuoi sentimenti,
dille semplicemente: «Madre!» e guardala un momento, mettendo in quel
nome e in quello sguardo tutto ciò che, secondo il caso, vuoi esprimerle:
una protesta d'amore, l'offerta del tuo lavoro, un grido d'angoscia, un ringra-
ziamento, l'espressione della tua gioia o della tua tristezza. E tua Madre
comprenderà e risponderà come meglio non si potrebbe alla chiamata di un
suo figlio. Ti ho rivelato soltanto una minima parte delle celestiali gioie che
un figlio di Maria trova nella unione con sua Madre. Ella stessa ti introdurrà
in quel paradiso e te ne mostrerà a misura della tua fedeltà le ineffabili
meraviglie.

Invito al colloquio: O Gesù, restare come te, vicino a mia Madre, vivere
assiduamente sotto i suoi occhi, guardarla di continuo per essere da lei
consolato, incoraggiato e guidato, non è forse il paradiso in terra? Dammi la
grazia di vivere sempre in questo paradiso!

IX.
ASCOLTA TUA MADRE

Gesù: Fratello mio, hai cominciato a comprendere ciò che ho fatto per mia
Madre e ciò che tu stesso devi fare per lei sul mio esempio. Ma non hai
ancora compreso tutto ciò che ella ha fatto per me e vuole fare per te. Ella
mi ha allevato, come ogni vera Madre alleva il proprio figlio e si è associata
alla mia missione redentrice. Ora vuole allevare anche te ed associarti alla
sua missione di corredentrice. Ma è giunto il momento di lasciare a lei la
parola perché ella stessa ti manifesti i suoi piani. Ascoltala con docilità ed
obbediscile con amore, come io le fui sottomesso con amore infinito.

Invito al colloquio: O Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, mio Creatore e


mio Fratello, che cosa ti potrò rendere per tutto quello che mi hai dato? Sai
che non ho cosa alcuna che mi appartenga salvo il mio nulla ed il mio
peccato. Tuttavia, con la tua grazia, posso darti ciò che da me ti aspetti:
voglio essere per Maria ciò che per lei sei stato tu stesso; voglio permetterti
26
di continuare ad amarla per mezzo mio. E tu, o Maria, Madre di Dio e
Madre mia! Tu mi hai scelto per tuo figlio prediletto; col tuo aiuto sarò per
te un altro Gesù. E poiché tu stessa vuoi istruirmi e guidarmi, parla, o
Madre, ché il tuo figlio ti ascolta. Comanda tutto ciò che vuoi, ed ottienimi
la grazia di eseguire ciò che mi comanderai.

LIBRO III

CHIAMATI AD ESSERE FIGLI NEL FIGLIO

I.
LA MIA MISSIONE MATERNA: TRASFORMARTI IN GESÙ

Maria: Mio caro figlio, che partorii partorendo Gesù, nel quale vedo Gesù
e che amo con l'amore stesso che porto a Gesù, hai imparato da mio Figlio
primogenito ad essere per me ciò che fu egli stesso; ora voglio essere per te
ciò che già sono stata per lui.
2. Come lui, ti sei dato tutto a me. E io per te, per Gesù presente in te e
negli altri, ti ho chiamato ad essere mio figlio prediletto. Non puoi certo
comprendere ancora tutto ciò che ti dico; lo comprenderai però a poco a
poco.
3. Innanzitutto voglio occuparmi della tua educazione, come ho fatto per
Gesù. Tu sei il mio «bambino», perché sei tutt'uno con lui; allevando te,
continuerò ad allevare lui.
4. Allevarti vuol dire insegnarti a vivere pienamente della vita di Gesù, a
pensare, ad amare, a volere come lui, a parlare e ad agire come lui, in una
parola: a modellarti su di lui. In altri termini, intendo operare in te una
trasformazione analoga a quella che il sacerdote opera nell'Ostia: per i sensi
l'Ostia consacrata è sempre pane, ma per la fede è Gesù. Tu pure all'esterno
resterai te stesso; ma nell'interno, sarai lui.
5. Pensi che sia un ideale troppo alto per te? Non ti sgomentare: conosco
troppo bene il modello che devi riprodurre e l'arte di foggiare le anime a sua
somiglianza. Tutti i santi sono diventati tali per me. Ciò che ho fatto per gli
altri, perché non potrei farlo anche per te? Unica tua preoccupazione
dev'essere quella di, lasciar fare a me e di essermi docile in tutto.
6. Ora ti indicherò alcune pratiche speciali che ti aiuteranno in questo
lavorìo di trasformazione. Ponile in atto gradualmente. Non passare alla
seguente se non dopo aver acquisito l'abitudine della precedente. Ma una
volta che ne avrai adottata una, non abbandonarla mai più.
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Invito al colloquio: O Madre mia, diventare un santo! io, povero peccatore,


così colpevole in passato, così vile al presente, così incostante forse anche
in avvenire!... Ma mi abbandono a te. Tutti i miracoli ti sono possibili,
anche quello di fare di me un santo! Ottienimi la grazia di non resistere mai
ai tuoi desideri!

II.
IMPARA A PENSARE CON I PENSIERI DI GESÙ

a) DAI LIBRI

Maria: Figlio mio, per vivere della vita di Gesù devi anzitutto imparare a
pensare coi pensieri di lui. Se il mondo la pensa in un modo, Gesù la pensa
in maniera del tutto diversa: e il tuo pensiero è spesso più simile a quello
del mondo che a quello di Gesù.
2. Il pensiero di Gesù è contenuto nel Vangelo e anche nei libri scritti da
uomini ripieni dello Spirito del Vangelo. Evidentemente, anzitutto lo devi
studiare. Riserva ogni giorno alcuni momenti da dedicare alla lettura
spirituale. Non ti sarà difficile trovare per questo ogni giorno un quarto
d'ora o perlomeno cinque minuti; quando vuoi sai trovare il tempo per tante
altre cose assai meno necessarie! Ma per breve che sia, non omettere mai la
lettura spirituale quotidiana. Stabilisci con precisione il momento che ad
essa vuoi consacrare, o al principio, o a metà, o alla fine della giornata; e sii
puntuale nel cominciarla al momento stabilito.
3. Prima della lettura pregami di farti comprendere ciò che Gesù ti vuole
insegnare, e mentre leggi dimmi le riflessioni che ti vengono alla mente.
Leggendo, pensa che è Gesù stesso a parlarti. Leggi rispettosamente, per
onorare la parola di Gesù. Leggi posatamente, senza fretta, non per sod-
disfare la tua curiosità, ma per comprendere lo spirito di Gesù ed imparare a
vivere della sua vita. Applica ciò che leggi alla tua vita. Esamina ciò che
hai da riformare nei tuoi pensieri e nella tua condotta e termina con un
proposito che affiderai a me.

III.
IMPARA A PENSARE CON I PENSIERI DI GESU’

b) NEL CONTATTO PERSONALE CON LUI

Maria: Figlio mio, vi è un'altra via per arrivare a pensare coi pensieri di
28
Gesù, una via assai rapida, sicura ed efficace; essa consiste nel mettersi in
contatto diretto con lui.
2. Contempla Gesù, preferibilmente nel Vangelo. Ascolta i suoi detti,
osserva i suoi atti. Ma non ti fermare alle apparenze esteriori; cerca di
penetrare nell'anima di lui e cerca di scoprirvi ciò che pronunciando quelle
date parole o compiendo quelle date azioni egli ha pensato, sentito, voluto.
Considera soprattutto come in lui ogni discorso, ogni operazione procede da
un sentimento di amore. Gesù non è solo un maestro che proferisce discorsi
pieni di sapienza: è il Dio d'amore; per comprendere la sua dottrina, devi
quindi addentrarti fino alla sua sorgente: all'amore infinito del Cuore di
Gesù.
3. Dalla contemplazione di Gesù, volgiti un momento a guardare te
stesso, e considera quanto sei lontano dal pensare, dal sentire, dal volere e
dall'agire come lui. Esamina ciò che ti occorre fare, quali ostacoli
rimuovere, quali mezzi prendere, quali sacrifici compiere per arrivare a
trasformarti in lui.
4. Mentre contempli Gesù e contempli te stesso alla luce di Gesù, parla
con lui. Parla con lui come se lo vedessi. Egli del resto è già in te; sente la
tua voce come sentiva quella di Pietro, della Maddalena e di Giovanni; ti
ama come amava i suoi discepoli; ti ama di un amore particolare: per questo
ti ha dato me, come Giovanni, in qualità di figlio prediletto. Parla con lui
direttamente senza usare formule. Digli alla buona, ciò che pensi, ciò che
provi, ciò che desideri, come faresti con un fratello o con un intimo amico.
5. Non ti scordare di unirti a me in questo colloquio con Gesù. Tu sai che
sono sempre accanto a te, e che per trovare il figlio bisogna passare
attraverso la Madre. Di questo ti accorgerai facilmente: sarai meno raccolto,
meno familiare, meno affabile con Gesù quando non mi sentirai vicino a te.
Ho passato la mia vita nel meditare ciò che vedevo e sentivo riguardo a mio
Figlio. Ogni meditazione che farai sulla vita di lui, sarà sempre il ripetersi
di una meditazione fatta altre volte da me. Stringiti a me, e ti farò
comprendere e provare qualche cosa di quello che comprendevo e provavo
io stessa nel contemplare i misteri di Gesù.
6. Non cercare di moltiplicare concetti e ragionamenti: accontentati di
credere, di amare e di pregare. Credi! Se Gesù ha detto questo o quello, la
sua parola è decisiva. Sarebbe vano cercare altri argomenti. Egli l'ha detto,
dunque è vero, infallibilmente vero: credi! Gli uomini che ti circondano
affermeranno il contrario, almeno con la loro condotta. Poco importa. Gesù
l'ha detto: credi! gli uomini passano; la verità del Signore rimane in eterno.
La tua sensibilità potrà forse essere d'accordo col modo di vedere o di
pensare del «mondo», o per lo meno resterà fredda dinanzi agli insegna-
29
menti di Gesù. Poco importa: qui non si tratta di sentimento, ma di fede.
Gesù l'ha detto: Credi! Unisciti a me e crederai con fede più pura e più
salda. Moltiplica gli atti di fede; non quasi a suggestionare te stesso, ma per
far penetrare le verità divine fin nell'intimo del tuo cuore e per trarne le
dovute conseguenze pratiche.
7. Ama! Ama la verità, perché Gesù l'ha amata. Amala perché egli l'ha
insegnata agli uomini per amore. Ama soprattutto Gesù, ed impara ad
amarlo sempre più. Quanto più l'amerai, tanto più perfettamente, anche a
tua insaputa, imiterai le sue interiori disposizioni. Vieni a me, ed unirò il
mio amore al tuo, ed insieme ameremo Gesù con amore singolarmente forte
e puro.
8. Prega! Prega Gesù che venga in aiuto alla tua incredulità! Pregalo di
infondere in te i suoi pensieri, i suoi affetti e i suoi voleri! E pregami di
rivelarti Gesù e di farti vivere della sua vita.
9. Tra le disposizioni di Cristo, studia di preferenza quella che più ti
manca o quella per la quale provi una speciale attrattiva, o quella di cui
qualche fatto recente, agitando o sconcertando il tuo animo, ti ha rivelato
più urgente il bisogno.
10. Invece che al Vangelo, puoi anche ricorrere a qualche altro pio libro,
ad una formula di preghiera o a un canto religioso. Ma sforzati di riferire
tutto a Gesù, di credere, di amare e di operare sempre in vista di Gesù.
11. Prepara il tuo colloquio con Gesù prevedendo ciò che gli vuoi dire e
raccogliendoti meglio. Nell'iniziare pregami di condurti a mio Figlio e
mettiti alla sua e alla mia presenza. E nel concludere non dimenticarti di
prendere un proposito pratico, come t'insegnerò in seguito.
12. Nel corso della giornata, cerca di ricordarti ogni tanto, mentre vai da
un luogo all'altro, negli intervalli tra una occupazione e l'altra, il pensiero
che più ti ha colpito nel colloquio con Gesù, e su quel punto ripeti frequenti
atti di fede.
13. Cominci ora a comprendere quello che poc'anzi ti ho detto circa
l'importanza di questa pratica per chiunque vuole imparare a pensare coi
pensieri di Gesù? Se lo comprendi, comprenderai anche che mai e a nessun
costo devi omettere il colloquio giornaliero con lui. Stabilisci il momento
preciso e la durata di esso, e poi, qualunque cosa avvenga, rimani fedele a
ciò che avrai deciso. Abbrevialo se è necessario; non ometterlo mai. Non
ometterlo col pretesto che hai solo il tempo necessario per dire le tue
orazioni del mattino o della sera. Riduci piuttosto queste alla metà, pur di
dare alcuni momenti al colloquio con Gesù. Non ometterlo per tema di non
poter fare la lettura spirituale; ma fa' la tua lettura in preparazione al
colloquio con Gesù, riservando però sempre alcuni minuti al contatto
30
diretto con lui. Non ometterlo a motivo della molteplicità delle tue
occupazioni. Quanto più sei occupato, tanto più hai bisogno di possedere te
stesso: ora non vi è mezzo migliore di possedersi che di possedersi in Dio.
Gli uomini che hanno svolto un'attività più feconda sono appunto quelli che
hanno saputo vivere più intimamente uniti con Gesù. Non ometterlo perché
sei stato tiepido o infedele o perché ti senti sprovvisto di pensieri o di
affetti; chi ti purificherà, chi ti guarirà se non Gesù? Accostati sempre
fiducioso a lui in mia compagnia.
14. Hai ben capito, figlio caro, le mie parole? O ti applicherai con
risolutezza e perseveranza alla pratica che ora ti ho insegnato, ed allora mi
sarà facile trasformarti in Gesù; oppure non avrai il coraggio di
intraprenderla, ed allora resterai nella tua mediocrità e non potrò servirmi di
te per il compito cui ti destinavo. Decidi.

Invito al colloquio: O Madre mia, ti prometto di non omettere mai, per


qualsiasi pretesto, il mio colloquio quotidiano con Gesù e con te. Sotto la
tua guida voglio applicarmi a conoscere sempre meglio il tuo divin Figlio
Gesù.

IV.
IL GRANDE NEMICO DI GESÙ IN TE

Maria: Figlio mio, non è sufficiente che tu conosca i pensieri di Gesù per
vivere della sua vita. Bisogna ancora che tu combatta e vinca i nemici che si
oppongono alla vita di Gesù in te. Ora sappi che il più pericoloso di questi
nemici sei tu stesso. Tu vorresti vivere per Gesù solo, ma nello stesso
tempo vorresti assecondare le tendenze della tua natura corrotta. Non
t'ingannare: «Nessuno può servire due padroni». Finché ti lasci guidare
dalla natura, Gesù non può regnare in te. Bisogna dunque che tu combatta
senza tregua né esitazione alcuna questa tua natura, finché non lasci il
campo interamente sgombro a Gesù.
2. Condizione dura, ma ineluttabile. Quanti miei figli che un tempo erano
pii, generosi, forniti delle migliori doti per giungere alla santità e per
esercitare intorno a sé un fruttuoso apostolato, hanno finito col rimanere
nella mediocrità e non hanno attuato neppure la centesima parte del bene
che pure erano chiamati a fare, seppure non si sono perduti miseramente,
trascinando talvolta nella loro caduta un gran numero di altri fratelli,
proprio perché non hanno saputo riconoscere e combattere in se stessi la
guasta natura!
3. Impara dunque a conoscere le disdicevoli tendenze della tua natura.
31
Esse sono legione, poiché il peccato d'origine, rafforzato dalle cattive
abitudini avute in eredità dai tuoi antenati o da te stesso contratte, ha viziato
tutte le energie del tuo essere. Tuttavia non ti perdere d'animo davanti ai
tuoi nemici anche se sono tanti. Essi obbediscono ad un capo, vinto il quale,
tutti saranno per il fatto stesso abbattuti o almeno ridotti in condizioni tali
da non poter opporre se non una debole resistenza. Ora importa che tu
individui anzitutto questo vizio dominante. Qual è?
4. La vanità? Sei forse avido di lodi? Godi di riceverne, anche se non
meritate? Sogni di fare cose meravigliose, tali da procurarti gli applausi
degli uomini?
5. L'orgoglio? Hai forse un alto concetto del tuo valore e disprezzi talora
gli altri? Li tratti con alterigia, con durezza o con collera, soprattutto se non
rendono omaggio alla tua superiorità?
6. La permalosità? Ti adonti dei biasimi ricevuti, veri o supposti, delle
mancanze di riguardo, anche involontarie? Pensi facilmente ai torti
ricevuti? Ti riesce difficile perdonare? Sei tentato di abbandonare il bene
intrapreso perché sei stato offeso da qualcuno?
7. L'ambizione? Cerchi in tutti i modi di metterti in vista? Desideri la tua
gloria più della gloria di Cristo? Sei pronto a lavorare alla sua causa, a
condizione però di poter comandare, tirandoti indietro quando si tratta di
servire come semplice gregario?
8. L'invidia? Mal sopporti che altri facciano più bella figura di te, o godi
quando li vedi umiliati?
9. L'incostanza? Ti lasci forse tiranneggiare dalle tue impressioni, ora
pieno di entusiasmo e pronto a qualsiasi sacrificio, ora scoraggiato ed
indifferente a tutto. Ti accade di intraprendere un grande numero di cose,
senza portarne a termine alcuna?
10. La leggerezza? Ti lasci troppo facilmente attrarre dalle realtà esteriori,
e fai fatica a raccoglierti internamente e a dare alle cose serie l'importanza
che si meritano?
11. La sensualità? Assecondi troppo il tuo corpo col procurargli ogni
soddisfazione riguardo al cibo, alla bevanda, al riposo, e perfino ad altre
tentazioni più grossolane ancora?
12. La pigrizia? Temi troppo la fatica, trascuri il tuo lavoro e ricusi di fare
anche i più leggeri sacrifici?
13. L'egoismo? Pensi solo a te stesso? Dimentichi che anche gli altri
hanno i loro diritti e che all'occorrenza devi saper rinunciare ai tuoi comodi
piuttosto che incomodare il prossimo?
14. Esaminandoti, scoprirai in te gli indizi di un gran numero di queste
tendenze disordinate. E senza dubbio hai in te i germi di tutte le cattive
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tendenze; ma non tutte sono dominanti. Quale di esse ti sembra la più forte
e la più dannosa? Quale costituisce la fonte più ordinaria dei tuoi dispiaceri,
delle tue preoccupazioni, del tuo cattivo umore o del tuo appagamento?
Quando ti sorprendi in atto di sognare, sono pensieri di vanità, di vendetta o
di sensualità quelli che ti occupano? Donde derivano le distrazioni che più
ti attraggono e delle quali ti riesce più difficile liberarti? Di che cosa ti
hanno rimproverato i tuoi parenti, i tuoi maestri, i tuoi amici, o le persone
adirate contro di te? Quale è la tendenza riguardo alla quale potresti dire:
«Se non avessi questo o quell'altro difetto, sarei in relazioni molto migliori
con Dio e con gli uomini?»
15. Sii del tutto sincero in questo esame, e prega per ottenere luce
dall'alto. Poiché si cade facilmente in errore in tale materia, dando una
maggiore importanza a qualche difetto più evidente, ma meno profondo, o
che sarebbe più facile sacrificare. Poiché gli uomini sono attaccatissimi al
loro vizio dominante: è un compagno col quale sono nati, sono cresciuti ed
hanno vissuto sempre, e che ha procurato loro continue soddisfazioni.
Talvolta essi lo scambiano perfino per una virtù, o lo credono la loro dote
più bella. Ed è naturale, poiché ognuno ama troppo se stesso. Ma bisogna
avere il coraggio di amare Gesù più di sé. Tu, sappi riconoscere con perfetta
sincerità ciò che devi sacrificare a Gesù in te. Non temere; rinunciando ad
un falso idolo, possederai il vero Dio; e morendo alla tua natura malata,
vivrai della vita di Gesù.

Invito al colloquio: Viva Gesù con me, a prezzo di qualunque sacrificio!


Bisogna ch'egli cresca in me, e che io mi faccia sempre più piccolo!

V.
LE TUE DISPOSIZIONI SIANO QUELLE DI GESU’

Maria: Figlio mio, se è un impresa difficile riconoscere il tuo principale


nemico, è ancora più difficile debellarlo. Da solo non vi riusciresti mai; ma
se starai con me trionferai.
2. In primo luogo cerca di riconoscere le manifestazioni della tua
tendenza dominante, le varie forme, chiare o larvate, che essa riveste, le
circostanze nelle quali ti reca maggior danno.
3. Poi intraprendi contro di essa una lotta impietosa. Nel combattere i
difetti, si possono adottare due diverse tattiche. Alcuni mettono molta
attenzione nel sorvegliare le manifestazioni dei loro difetti per notarle,
computarne il numero, sforzandosi di ridurlo di giorno in giorno. Tattica
questa che può produrre buoni frutti se la si adopera con perseveranza. Ma,
33
se seguita in maniera esclusiva, può diventare faticosa e cagionare talvolta
dolorose sorprese. Capita infatti che se si interrompe per un certo tempo
questa continua vigilanza sul difetto da correggere per convogliare il lavoro
spirituale su di un altro punto, l'antica tendenza rimane lì, non meno vivace
di prima, quantunque si manifesti forse diversamente. Si sono tagliate le
erbe cattive man mano che spuntavano da terra, ma non avendole sostituite
con piante utili, esse rinascono folte e rigogliose come prima.
4. Voglio insegnarti un'altra tattica più efficace e più facile, che se non
potrà sostituire potrà almeno completare la precedente. Studia in Gesù la
virtù direttamente opposta alla tua tendenza dominante. Sei orgoglioso?
Considera la sua umiltà. Sei egoista? Ammira la sua volontà di dimenticare
se stesso e di sacrificarsi per gli uomini. Sei sensuale? Medita la sua
dolorosa Passione.
5. Approfitta dei colloqui giornalieri con Gesù per studiare in lui la
disposizione che ti manca. Vedi ciò che Gesù pensava, sentiva, diceva e
faceva. Ama questa disposizione del tuo Modello e cerca di infiammarti di
entusiasmo per essa. Poi stabilisci un confronto tra lui e te. Prega Gesù, per
mia intercessione, di trasformarti in lui. Nelle tue comunioni sacramentali e
spirituali pregalo di farti vivere della sua vita.
6. Nel corso della giornata riandrai con la mente a Gesù mite, umile,
paziente, secondo quella sua particolare disposizione che vuoi ricopiare in
te. Te lo ricorderai soprattutto allorquando la tua cattiva tendenza cercherà
di manifestarsi di nuovo. Anziché fare penosi sforzi per combatterla, guarda
tranquillamente il tuo Modello dicendo: «Gesù, che cosa penseresti, che
cosa faresti tu se fossi al posto mio? Vieni a farmi vivere della tua vita». E
Gesù comanderà alle onde sconvolte del tuo essere, e alla tempesta
succederà una grande calma.
7. Col guardare spesso Gesù e attirano in te con ardenti voti, arriverai a
poco a poco a liberarti dalla tendenza alla quale ti eri attaccato tanto
tenacemente, e finirai per non avere più altre disposizioni che quelle di
Gesù. Tuttavia non ti fidare di un nemico che potrebbe sorprenderti ancora
proprio quando crederesti d'esserne del tutto al sicuro. Esamina di tanto in
tanto, sia pure con un rapido sguardo, se esso non tenti di spuntare
nuovamente magari sotto nuova forma.
8. Mio Figlio ti ha raccomandato di imitare me, tua Madre. Dopo le
disposizioni di Gesù contempla anche le mie. Quando per estirpare qualche
vizio o acquistare qualche virtù guarderai a me per vedere cosa farei io
trovandomi nelle medesime circostanze, imparerai a conoscere e ad imitare
meglio Gesù.
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Invito al colloquio: O Maria fammi conoscere Gesù, perché io viva solo
della sua vita!

VI.
TRE MEZZI DI SICURO PROGRESSO

Maria: Figlio mio, se vuoi progredire più rapidamente nel progetto della
tua trasformazione in Gesù, ti occorrerà procedere con metodicità. Voglio
indicarti tre mezzi che ti saranno in ciò di grande aiuto.

ESAME QUOTIDIANO

2. Innanzitutto trova ogni giorno, preferibilmente a metà giornata, un


momento per fare un breve esame del tuo lavoro spirituale. Esamina quello
che hai fatto, fin dall'inizio della giornata, per vivere della vita di Gesù, con
particolare riferimento a qualche sua disposizione particolare, e determina
ciò che intendi fare fino a sera.
3. Nota bene i due seguenti punti: In primo luogo, come già ti ho
spiegato, sforzati non tanto di conoscere il numero delle tue mancanze
quanto di vedere ciò che Gesù avrebbe pensato, sentito e fatto nelle
situazioni in cui la tua debole natura si è ancora manifestata, e di prevedere
come imitare le sue disposizioni quando si dovessero ripresentare. In
secondo luogo, fai in modo che questa rassegna sia una conversazione con
Gesù e con me. Ne ricaverai indubbiamente più profitto di quanto ne
ricaveresti limitandoti ad una disamina solitaria del tuo lavoro spirituale.
Raccontaci le tue vittorie e le tue sconfitte, sottoponi alla nostra
approvazione i tuoi piani, e chiedi il nostro aiuto per poter vivere meglio
della vita di Gesù.

RINNOVAMENTI SPIRITUALI

4. Ecco un secondo mezzo che faciliterà non poco l'opera della tua
identificazione con Gesù. Trova il modo di fare nel corso della giornata un
certo numero di brevi soste, una o due in mattinata, altrettante nel
pomeriggio, nei momenti in cui le tue occupazioni te lo consentiranno.
Saranno altrettante occasioni di rimetterti in intimo contatto con Gesù e con
me, mediante una comunione spirituale, una parola d'amore e di fiducia
relativa a ciò che di gradito e di spiacevole ti è accaduto, o anche col
richiamare alla mente l'ultima conversazione con Gesù, ecc. Ciò che
importa soprattutto è che per un momento tu riprenda contatto con noi.
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Dopo di che darai un rapido sguardo a quanto avrai fatto per imitare Gesù
dopo il precedente «appuntamento» e prevederai quanto vorrai fare fino al
successivo. Così riprenderai lena nel lavoro spirituale, e la tua unione con
Gesù e con me si farà sempre più intima.

RITIRI

5. Infine dovrai consacrare un tempo più lungo, ad intervalli stabiliti, agli


interessi della tua vita interiore. Ogni anno sforzati di fare alcuni giorni di
ritiro, o almeno di impiegare, durante un certo tempo, tutti i momenti liberi
per metterti in più stretto contatto con Gesù e con me. Mediterai allora
nuovamente gli insegnamenti che ti abbiamo dato, esaminerai le cause del
poco progresso fatto durante l'anno trascorso e studierai i mezzi da adottare
per progredire maggiormente nell'anno seguente.
6. Ogni mese, preferibilmente il primo sabato o la prima domenica, ti
raccoglierai durante una parte del tempo disponibile per considerare a che
punto sei arrivato nel lavoro spirituale, e per prendere risoluzioni più
efficaci per il nuovo mese.
7. Ogni settimana, in un giorno stabilito, troverai un momento per
riscontrare gli sforzi fatti nei giorni trascorsi e per prevedere quelli da farsi
nella settimana entrante.
8. La fedeltà a queste pratiche richiederà da te un sacrificio continuo; ma
se amerai, lo stesso sacrificio ti diventerà caro e facile, perché ti aiuterà ad
amare sempre di più.

VII.
TRE DISPOSIZIONI ESSENZIALI

Maria: Figlio mio, i mezzi esteriori che ti ho indicati ti saranno utili solo se
ad essi aggiungerai alcune indispensabili disposizioni interiori. Non a caso
infatti le medesime pratiche conducono alcuni alla santità e lasciano altri
nella mediocrità. Solo «lo spirito vivifica». Ascolta ciò che questo spirito
richiede da te.
2. Anzitutto: «abnegazione». Ne avrai bisogno per combattere senza stan-
chezze il tuo difetto dominante. Ne avrai bisogno per rinunziare a te stesso
in ogni cosa, così da non ostacolare l'opera di Gesù in te.
3. Ne avrai bisogno per sforzarti di riprodurre in te i sentimenti di Gesù.
Se la pietà filiale verso di me consistesse soltanto nell'invocarmi, nel
cantare le mie lodi e nel gustare la mia intimità, il praticarla non ri-
chiederebbe grande abnegazione! Ma poiché essa deve condurti
36
all'identificazione con Gesù, non può evidentemente andare disgiunta da
una totale rinuncia a te stesso. Non potrai servire due padroni. Il padrone o
sarà Gesù o sarai tu stesso. Devi scegliere decisamente tra l'uno e l'altro. Io
posso aiutarti in questa rinunzia; non posso in alcun modo dispensartene.
4. In secondo luogo: «costanza». Trovo più facilmente cento anime pronte
a fare un sacrificio eroico in un momento di fervore, che non una sola
capace di perseverare per più giorni nella fedeltà alle risoluzioni prese.
Quante volte sarai tentato di abbandonare qualcuna delle pratiche da me
suggerite! Sii ad esse fedele ad ogni costo. Se oggi ne sopprimi qualcuna
con un buon pretesto, domani la sopprimerai con un pretesto qualunque, e
poi la sopprimerai per sempre senza pretesto alcuno. Si può abbreviarle se è
necessario, sopprimerle mai. Solo così si raggiunge l'intento.
5. Infine e soprattutto: «generosità». Vi sono due forme di generosità. La
prima consiste nel dare a Gesù, senza esitare, non soltanto ciò che egli
richiede, ma anche ciò che, pur non essendo di precetto, gli farebbe piacere.
Tale è stata la generosità di tua Madre, e dal più al meno di tutte le anime
sante. Cerca di praticarla meglio che potrai.
6. L'altra consiste nel riparare immancabilmente le tue colpe e negligenze.
Se hai commesso una mancanza, offri in compenso un sacrificio speciale
che altrimenti non avresti fatto, e in questo atto racchiudi tanto amore che,
fatta la riparazione, Gesù ti sia ancora più caro che se non l'avessi
contristato.
7. I mediocri e i santi differiscono tra loro non perché i primi commettono
colpe e gli altri no, ma perché mentre i primi si contentano di riconoscere le
loro mancanze, gli altri si sforzano di amare tanto più Gesù quanto meno
l'hanno amato in passato. Tu dunque comportati come i santi: ripara.
8. Ripara soprattutto le tue omissioni o negligenze riguardo al colloquio
quotidiano con Gesù, al rinnovamento spirituale, alla rassegna di ogni
giorno e ai ritiri.
9. Ripara quanto prima. Val meglio, generalmente parlando, una
riparazione breve ma immediata che una lunga ma rinviata.
10. Vuoi sapere come fare queste riparazioni? Consultami dopo le tue
mancanze e negligenze, e t'insegnerò il da farsi perché ogni tua colpa di-
venti una «felice colpa». E se saprai perseverare in questa generosa di-
sposizione ti prometto che nonostante i tuoi peccati, i tuoi difetti, le tue
tentazioni e la tua debolezza ti farò santo ed apostolo.

Invito al colloquio: O Maria, tutta la mia attività, tutto il mio tempo, tutto il
mio essere ti appartiene. Ricordami la mia consacrazione quando sono
tentato di accidia, e infondi in me la generosità dei santi!
37

VIII.
IL SEGRETO DELLA RIUSCITA

Maria: Figlio mio, le pratiche e le disposizioni che ti ho raccomandato per


identificarti con Gesù saranno efficaci solo a patto che ti lasci docilmente
guidare da me. Gesù te l'ha detto: è volontà di colui che mi ha costituita
Madre di suo Figlio, che nessuno raggiunga una perfetta somiglianza con
lui se non per mezzo mio.
2. Può accadere talvolta che il tuo ardore si raffreddi; il lavoro spirituale ti
diventi più penoso, i progressi si facciano più lenti, che ti fermi o che
indietreggi. E benché cerchi di ridestarti, finisca per perderti di coraggio.
Quale è la causa di tanto languore? Che mezzi prendere per porvi rimedio?
Non lo sai. Ebbene, sappi che la prima causa di tutto ciò è invariabilmente
un allentarsi della tua unione con me, e che il primo rimedio consisterà pur
sempre nel lavorare fedelmente sotto la mia guida. Senza di me non potrai
raggiungere la meta; con me vi arriverai di certo.
3. Vuoi che siano efficaci i tuoi sforzi? Vieni sempre a sottopormi ciò che
ti proponi di fare e agisci sempre in mio nome. Consultami particolarmente
per ogni risoluzione che devi prendere. Domandami che cosa io desideri da
te e dimmi quel che vorresti fare.
4. Non ti risponderò, certo, con una rivelazione. Ma se verrai a me con
piena fiducia, col sincero proposito di eseguire quello che crederai essere la
mia volontà, non ti sarà difficile comprendere se io approvi o no la tua
risoluzione. Se l'approvo, deponila nelle mie mani, affinché ti aiuti a
mantenerla; in caso contrario, prega e rifletti, e forma un'altra risoluzione
più precisa che io possa approvare.
5. Se seguiterai a consultarmi così - purché aspetti veramente la mia
risposta e non ti lasci mai trasportare dalla tua naturale smania di agire - ti
accorgerai ben presto di fare in questo modo più progressi in pochi giorni di
quanti riuscissi a farne prima in parecchi mesi. E se sarai fedele nel volgere
lo sguardo verso di me prima di ogni tua azione, io ti dirigerò verso un fine
solo: verso Gesù, divenuto vita della tua vita.

Invito al colloquio: O Maria, Madre del Buon Consiglio, illuminami,


guidami, assistimi ora e sempre. Amen!

LIBRO IV
38
MIO COLLABORATORE

I.
LA MIA MISSIONE E LA TUA

Maria: Figlio mio, ascolta bene ciò che sto per dirti e cerca di
comprenderne appieno il significato. Debbo rivelarti un mistero, un mistero
che ci riguarda entrambi.
2. Quando l'angelo Gabriele mi annunciò che il Figlio di Dio desiderava
nascere da me, mi annunciò pure che mio Figlio si sarebbe chiamato Gesù,
ossia Salvatore, e allora compresi che questo salvatore voleva associarmi
alla sua opera redentrice. Vedevo che col dare la mia adesione alla divina
proposta, avrei acconsentito a cooperare non solo al mistero dell'Incarnazio-
ne, ma anche a quello della Redenzione. E diedi il mio consenso. Da quel
momento fino all'ultimo respiro di Gesù, mi adoperai con lui al riscatto
degli uomini: fornendo la sostanza della vittima, allevando la vittima per il
sacrificio, unendo le mie suppliche e sofferenze alle sue, la mia volontà alla
sua, ed offrendo mio Figlio al Padre celeste per l'immolazione suprema.
Gesù era il Redentore, e io la Corredentrice.
3. Ora - intendi bene questo - Dio è costante nelle sue chiamate come nei
suoi doni. La collaborazione che prestai a mio Figlio a Nazaret e sul
Calvario, debbo continuare a prestargliela fino alla consumazione dei
secoli. Avendo dato Gesù al mondo intero nel giorno dell'Incarnazione,
debbo darlo ancora a ciascun uomo in particolare attraverso l'avvicendarsi
storico delle generazioni. Cooperatrice di Gesù nell'opera della Redenzione,
debbo cooperare con lui anche per la salvezza individuale di ciascun uomo.
Infatti la Redenzione non è ancora compiuta: bisogna che la grazia della
salvezza meritata per tutti sul Calvario sia applicata a ciascun uomo che
viene in questo mondo. Ed ecco allora la mia missione sino alla fine dei
tempi. Con Gesù ho lavorato all'universale riscatto dell'umanità; con Gesù
debbo lavorare alla conversione e santificazione di ciascun uomo.
4. E come potrebbe essere diversamente? Divenendo Madre di Gesù, sono
divenuta Madre di tutti coloro che sono chiamati ad essere suoi fratelli. Non
debbo io, da vera Madre, prendermi cura della vita e della salute di coloro
che ho generato?
5. Come vedi, nel giorno in cui fui assunta in cielo Dio mi affidò una
missione apostolica, missione universale come quella della mia coo-
perazione redentrice e come quella della mia maternità spirituale.
6. Sono la Regina degli apostoli. Lo sono non soltanto perché ho assistito
con materno affetto i primi apostoli, non solo perché rendo feconda l'opera
39
dei loro successori, che senza il mio intervento sarebbero incapaci di fare
alcun bene agli uomini, ma perché il loro apostolato altro non è che una
limitata partecipazione all'apostolato universale che fu affidato a me in
primo luogo.
7. Ora l'apostolato è lotta. Debbo infatti strappare ogni essere umano dalle
mani di Satana al fine di condurlo per Gesù al Padre. Nel momento in cui il
seduttore trionfò dei nostri progenitori, Dio gli predisse appunto la sconfitta
in questi termini: «Porrò inimicizia fra te e la Donna, tra la tua stirpe e la
sua: essa ti schiaccerà la testa». Gli schiacciai il capo fin dalla mia
Immacolata Concezione. Ma quella vittoria fu soltanto la prima di una serie
infinita di vittorie. Sino alla fine dei tempi, debbo continuare a schiacciargli
il capo. Sono la sua irriducibile avversaria, «più terribile di un esercito
schierato in campo».
8. Nella lotta per la salvezza degli uomini gli inflissi dure sconfitte fin dai
primissimi tempi della Chiesa. Da allora in poi ho distrutto tutte le eresie
nel mondo intero, ed ho ricondotto sulla via della grazia innumerevoli
peccatori. Ora, Dio ha voluto che di secolo in secolo la mia opera
conquistatrice si facesse più evidente, e vuole che in questi tempi nuovi
essa appaia agli occhi di tutti più splendidamente che mai.
9. Sembra che Satana trionfi nel mondo? Non temere: quanto più cresce
la sua potenza tanto più manifestamente, secondo i disegni di Dio, debbo
intervenire per schiacciargli la testa. Un'immensa vittoria mi è riservata. Il
mio regno deve stabilirsi nel mondo intero affinché giunga e più largamente
si estenda il regno di mio Figlio. Più ancora dei precedenti, gli ultimi tempi
della Chiesa saranno i miei tempi. Si vedranno meraviglie operate da me e
per me. Si vedrà Satana stritolato sotto il calcagno della Donna come non lo
fu mai. Si vedrà la Chiesa manifestare una fecondità e una forza di
conquista che mai ebbe in passato. Si vedrà Gesù regnare su moltitudini
sempre più numerose, acclamato da coloro stessi che prima lo
combattevano con accanimento.
10. Questa è la parte che mi compete nel mistero che ti volevo rivelare.
Ecco ora la parte tua. Dio ha deciso di associare gli uomini, e parti-
colarmente alcuni di essi, alla esecuzione dei suoi amorosi disegni al punto
da farne dipendere la riuscita dalla fedeltà dei chiamati alla loro vocazione.
Per continuare in terra la missione avuta dal Padre, Gesù ha voluto aver
bisogno della collaborazione dei suoi apostoli. E così per compiere la mia
missione di far regnare Gesù nel mondo anch'io ho bisogno di ausiliari e di
collaboratori. Quando avverranno le cose meravigliose che ti ho
annunziate? Allorquando i miei figli comprenderanno l'opera apostolica a
me affidata, e saranno pronti a impegnarsi con me e ai miei ordini.
40
11. Ora che hai compreso la parte che mi spetta, vuoi essere mio
collaboratore? Vuoi aiutarmi a strappare alle forze del male i miei figli per
condurli a Gesù? Vuoi avere parte alla grande vittoria che mi è riservata?
Ad imitazione del tuo divin modello, ti sei dato tutto a me. Mi hai
consacrato tutto te stesso, tutta la tua attività. Ora che conosci l'uso che
intendo fare della tua persona e delle tue energie, vorrai ritrattare la tua
consacrazione?
12. Finora nella pietà filiale verso di me tu scorgevi qualche cosa di
simile al tranquillo atteggiamento del bambino sulle ginocchia della madre.
Ed ecco invece che ora ti propongo un impegnativo e duro servizio di
apostolato! Ma Gesù è stato forse mio Figlio soltanto nella casa di Nazaret?
Non era mio Figlio anche quando distruggeva l'impero del principe di
questo mondo, e riscattava il genere umano? Non ha egli preso carne nel
mio grembo appunto per diventare il Salvatore degli uomini? Egli ti ha
chiamato ad essere un mio figlio prediletto, e in quanto tale un salvatore di
anime. O sarai un apostolo, o rinunzierai ad appartenermi come figlio.

Invito al colloquio: O Maria, io sono tutto tuo e tutto ciò che ho ti ap-
partiene. Per te e ai tuoi ordini voglio lavorare, lottare, soffrire e morire.

II.
IL SACRO ARDORE DELL'APOSTOLATO

Maria: Sei risoluto ad essere mio apostolo; ma ti stai domandando come


ciò sarà possibile nella tua presente condizione. Non sei infatti insignito del
carattere sacerdotale, non hai ricevuto, così ti sembra, il mandato di
predicare.
2. Ora, guarda intorno a te. Vedi questi propagandisti di dottrine
sovversive che si succedono nel mondo e che in pochi anni trascinano
dietro a sé milioni di aderenti? Di quale sacerdozio sono essi rivestiti? Chi
ha dato loro il mandato di predicare? Per riuscire nel loro intento molti di
essi hanno dovuto affrontare gli schemi, le persecuzioni, la prigionia e
talvolta il rogo o il patibolo. Si erano fatti diffusori appassionati di un'idea -
di una menzogna inventata da Satana - ed hanno raggiunto il loro intento. E
tu che sei apostolo di Cristo e di sua Madre dubiti di poter raggiungere il
tuo?
3. Non dire che questi seminatori di menzogne avevano buon gioco,
bastando loro, per avere successo, assecondare le umane passioni. Tu hai
dei mezzi molto più potenti: per rispondere alle aspirazioni più profonde
dell'umanità possiedi la dottrina di verità che rende liberi, la dottrina della
41
felicità che sazia il cuore, la dottrina di quel Dio ignoto che essa, nonostante
tutto, invoca con suppliche ardenti. Ed hai infine per sostenerti
l'onnipotenza del divino aiuto.
4. Assecondavano forse le passioni dei loro uditori i primi predicatori di
Cristo presso i Giudei e i Gentili? Non imponevano, al contrario, austere
rinunzie ai loro discepoli con l'obbligo di essere pronti a subire le
persecuzioni, la prigionia, la spada e il fuoco? Eppure essi convertirono con
straordinaria rapidità innumerevoli moltitudini. E questo, perché ardeva
loro in petto il sacro ardore dell'apostolato. Se il medesimo ardore avesse
animato il cuore dei loro successori, già da lungo tempo il nome di mio
Figlio sarebbe stato predicato ad ogni creatura!
5. Bisogna che questo fuoco sacro si accenda in te. Come? e dove? Vieni,
seguimi sul Calvario. Mettiti insieme con me di fronte a Gesù Crocifisso.
Vedi il suo corpo dilaniato dall'orrendo supplizio: vedi soprattutto il suo
spirito straziato in un'agonia mille volte più orrenda. Che cosa lo riempie di
questa infinita desolazione? Più di ogni altra cosa, la vista degli uomini per
i quali egli versa il suo sangue, e che pure non riceveranno alcun frutto
dalla sua passione. Non ne ricaveranno frutto perché resisteranno alla
grazia, certo, ma anche perché quelli che dovrebbero continuare in loro
favore l'opera della Redenzione non se ne daranno pensiero.
6. Considera pure, figlio mio, l'amarezza del mio dolore. Perché anch'io
ho sofferto tanto sul Calvario? A causa dei supplizi che torturavano il corpo
di Gesù, non v'è dubbio, ma anche e soprattutto a motivo dell'agonia che lo
straziava dentro. Perché contemplavo con lui quella moltitudine di uomini
ai quali allora stavo dando la vita, con la tragica prospettiva che si
sarebbero persi per sempre.
7. Ma ascolta Gesù che parla: «Donna ecco tuo figlio; figlio ecco tua
Madre». Queste parole egli le rivolge a me e a te. «Donna ecco tuo figlio:
egli ti aiuterà; sì, ti aiuterà a salvare i suoi fratelli, che senza di lui si
avvierebbero all'eterna perdizione. Egli ricondurrà a te questi poveri erranti.
Ti assisterà nella tua apostolica missione e ci consolerà entrambe». Hai
capito il desiderio di Gesù? Fa' in modo che lo spettacolo del Calvario ti sia
sempre presente e non ti dia mai pace. Risuonino giorno e notte alle tue
orecchie il grido di Cristo morente e i gemiti di tua Madre!... Allora
imparerai cosa significa essere apostolo!
8. Ricordati bene: sarai veramente apostolo se saprai occupare accanto a
me, il posto di Gesù.

Invito al colloquio: O Madre mia, fa' che non si affievolisca mai in me


questo triplice amore: l'amore per Gesù, per te e per i fratelli!
42

III.
LA PREGHIERA APOSTOLICA

Maria: Figlio mio, sappi che in qualunque condizione ti trovi disponi


sempre di un'arma apostolica di incalcolabile valore: la preghiera! Tu credi,
è vero, che si può essere apostoli sia pregando come predicando. Riconosci
che la preghiera è una consolazione e un supplemento all'attività personale
per i vecchi, gli infermi e per tutti coloro che non possono dedicarsi alle
opere esteriori di zelo. Ma quanto sei lontano dal comprenderne appieno
l'efficacia apostolica!
2. La preghiera non costituisce una semplice alternativa, o un degno
complemento dell'azione diretta. E’ un'arma apostolica la cui potenza
supera di gran lunga quella di qualsiasi attività esteriore. Gesù ha predicato
per tre anni; ma prima aveva pregato per trent'anni; e durante i tre anni del
suo ministero pubblico non solo passava intere notti in preghiera, ma
abitualmente nel suo intimo, mentre le labbra istruivano gli uomini, egli
conversava col Padre. Con lui ho cooperato al riscatto del mondo; eppure
non ho predicato, non ho governato la Chiesa, non ho fatto miracoli. Ho
però pregato e sofferto. E come me Giuseppe ha pregato e sofferto; e senza
mai proferire parola che sia registrata in un libro, ha fatto più per la
conversione degli uomini che non Giovanni e Pietro e Paolo. Guarda la vita
degli uomini apostolici: quelli che hanno convertito più anime sono stati
degli uomini di preghiera.
3. Guai all'apostolo che non prega! Bronzo risonante e cembalo
squillante, egli si affatica, si consuma, e forse si perde senza fare alcun bene
agli altri. E se pure sembra che la sua attività produca frutti di salvezza, lo
si deve alle suppliche di qualche anima buona sconosciuta; ma egli non ne
avrà alcuna ricompensa.
4. Non ti pare che debba necessariamente essere così? Convertire,
santificare o salvare un'anima è opera soprannaturale; l'attività puramente
naturale non può da sola produrre frutti soprannaturali. Il soprannaturale è
frutto della grazia e la grazia è frutto della preghiera. Quanto più si prega
tanto più si ottengono effetti soprannaturali.
5. Dio vuole le opere, laddove sono possibili, come vuole il segno
sensibile per produrre la grazia sacramentale. Ma come tutta l'acqua
dell'oceano è incapace per se stessa di far rinascere alcuno alla vita nuova di
figlio di Dio, così tutte le opere esterne sono incapaci di convertire o di
santificare un'anima sola. Come è necessario che la parola del sacerdote
accompagni l'atto di infondere l'acqua sul capo del battezzando perché si
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produca la grazia, allo stesso modo bisogna che la preghiera dell'apostolo
accompagni ogni sua opera esteriore. La preghiera può perfino sostituire le
opere se queste sono impossibili, come quando, essendo impossibile il
battesimo dell'acqua, vi può supplire quello di desiderio.
6. Non è forse onnipotente Dio? Non ha egli infiniti mezzi per far
giungere a destinazione la grazia della salvezza? Egli può dare un'efficacia
meravigliosa ad un linguaggio semplicissimo; può far trovare in una parola
letta o sentita, e forse imperfettamente compresa, in una disgrazia subita, in
un fatto comunissimo l'ammaestramento che illumina, commuove e
converte; può anche far concorrere gli stessi suoi nemici alla esecuzione dei
suoi misericordiosi disegni. Il profeta Balaam era stato mandato per male-
dire Israele e invece di maledizioni proferì benedizioni. Ciò che manca
all'apostolato sono assai meno le opere che la preghiera apostolica.
7. Hai compreso la lezione? E se l'hai compresa, ti sforzi di essere aposto-
lo più con la preghiera che con l'attività esteriore? Ti ricordi ogni giorno di
pregare con intenzioni apostoliche? Quando vuoi guadagnare a Cristo
qualcuno, ti adoperi per ricercare i mezzi da prendere, le cose da dire, e fai
bene; ma pensi soprattutto a pregare, convinto che la buona riuscita della
tua impresa dipende piuttosto dal Dio che preghi che dalla tua abilità o dalla
tua forza di persuasione?
8. Prega, prega ed impara a moltiplicare le preghiere per la conversione e
la santificazione del tuo prossimo. Ad ogni tua preghiera premetti
un'intenzione apostolica. Trasforma in preghiera le tue azioni e i tuoi
patimenti, offrendoti a Dio per le mie mani secondo le mie intenzioni.
Aggiungi a tutto questo l'offerta di tutte le Messe che si celebreranno in
tutto l'universo durante la giornata.
9. Prega per i tuoi parenti e per tutti coloro che ti sono cari. Prega per la
Chiesa, per il Papa, per i Vescovi, per i Sacerdoti e per tutti i missionari ed
apostoli. Prega particolarmente per coloro che si sono impegnati a prestarmi
la loro personale collaborazione affinché venga presto il regno di Gesù per
mezzo del regno mio. Prega per coloro ai quali hai cercato di fare qualche
bene affinché questo bene sia duraturo. Prega per coloro ai quali hai omesso
di fare il bene che potevi affinché la tua preghiera compensi la tua
negligenza. Prega per coloro che incontrerai durante la giornata affinché tu
possa fare loro tutto il bene che potrai.
10. Prega prima di ogni azione perché il Signore dia a ciascuna tutta
l'efficacia che egli stesso desidera. Prega quando qualcuna di esse ti appare
difficile, così che la tua preghiera corrobori la tua debolezza. Prega anche
quando qualcun'altra ti sembra facile, per tema che, fidando solo nella tua
naturale abilità, non ottenga alcun frutto soprannaturale. Prega durante tutte
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le tue attività affinché Dio continui ad operare per mezzo tuo. Prega dopo le
attività, per ringraziare Dio se ti sono riuscite bene; o perché ne risulti
comunque qualche bene se ti pare di avere lavorato invano, ricordando che
quanto più Dio ti costringe a pregare tanto più ti vuole concedere grazie.

Invito al colloquio: O Maria, la tua vita fu una continua preghiera per la


gloria del Padre, per la missione del Figlio e per la salvezza degli uomini.
Insegnami a pregare come sapevi pregare tu!

IV.
LA SOFFERENZA REDENTRICE

Maria: Figlio mio, ascolta e comprendi. Voglio insegnarti una dottrina


tanto difficile da intendere, anche e soprattutto perché credi di conoscerla
già da molto tempo: la dottrina della salvezza per mezzo della Croce. Quelli
che si consacrano all'apostolato cristiano sanno che la sofferenza ha
un'efficacia grandissima al riguardo: Gesù ha salvato il mondo con la sua
passione e morte; per essere la Corredentrice io ho dovuto essere
l'Addolorata; i grandi apostoli hanno tutti patito grandi tribolazioni. Ma
quando la sofferenza viene a visitarli personalmente, non si ricordano più
del suo significato; si meravigliano e si scoraggiano. Per essi come per i
Giudei la Croce rimane tuttora oggetto di scandalo. Si illudono forse di
poter partecipare all'azione di Cristo Redentore senza partecipare anche alla
sua passione?
2. Tu invece, figlio mio, guarda coraggiosamente la croce che ti è
destinata. Dovrai compiere duri sacrifici. Dovrai lavorare ed affaticarti,
spendere le tue forze e logorare la tua salute al mio servizio. E ciò non sola-
mente per alcune ore o per alcuni giorni, ma finché vi saranno uomini da
salvare; non solamente nelle ore di successo e di conforto, ma anche in
mezzo alle difficoltà e alle amarezze. E dovrai andare incontro a
immolazioni volontarie, dovrai farti vittima in cambio dei fratelli da
salvare; e quanto più sterili ed ardui ti appariranno i tuoi sforzi, tanto più vi
dovrai aggiungere mortificazioni ed espiazioni volontarie.
3. Sei pronto ad abbracciare questa croce? Forse sì. Ma ecco un'altra
croce ben più difficile da portare, perché non te la imponi da te stesso e
perché è veramente sconcertante. Le tue intenzioni saranno fraintese, i tuoi
disegni scherniti, la tua attività biasimata. Coloro che dovrebbero aiutarti si
disinteresseranno delle tue fatiche o tenteranno di distruggere ciò che ti
sarai sforzato di edificare; coloro che dovrebbero incoraggiarti ti
sconfesseranno o sovverti ranno i tuoi piani. Vi opporranno ogni sorta di
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ostacoli e poi diranno a chi li vorrà sentire che da molto tempo ne avevano
predetto la cattiva riuscita. Se porti volentieri la croce che scegli tu stesso;
se ti rassegni facilmente alla croce che ti proviene dalla malattia o dalla
povertà; la croce che ti preparano l'ignoranza, la stoltezza o la malvagità
degli uomini potrebbe suscitare in te un senso di ribellione. Eppure questa
croce, proprio questa, racchiude in sé una maggiore efficacia di redenzione.
4. Considera Gesù. Si è forse imposto da sé la sofferenza con la quale ti
ha salvato? O non fu piuttosto il frutto dell'ignoranza, della stoltezza e della
malvagità degli uomini, di coloro stessi che per il loro ufficio avrebbero
dovuto aiutarlo a salvare la loro nazione?
5. Non ti meravigliare se lo spirito del male si accanisce in questo modo
nell'ostacolare le tue imprese: prendendo di mira i miei collaboratori egli in
realtà combatte me. Conserva intera la tu a fiducia e il tuo coraggio. La sua
sconfitta sarà tanto più completa: gli ho schiacciato il capo e glielo
schiaccerò sempre!
6. Bada tuttavia che la sofferenza non ha virtù liberatrice per se stessa, ma
solo quando essa è unita a quella di Gesù. Si può dire della sofferenza
quello che si dice della tua persona: da te non sei altro che un povero
peccatore, unito a Gesù, partecipi della natura divina. Similmente la
sofferenza in se stessa è sterile, ma unita alla sofferenza di Gesù, acquista
un'efficacia divina.
7. Quando nell'esercizio del tuo apostolato incontri il dolore, vieni a
stringerti più intimamente a me. Insieme saliremo al Calvario. Lì, accanto
alla Croce del Redentore, intenderai il valore infinito di quella sofferenza
che ti sconcertava e ti opprimeva. Anche la sofferenza che ti proviene
dall'incomprensione o dalla malignità degli uomini ti riuscirà dolce. In essa
vedrai non più gli uomini che l'hanno causata, ma Gesù e sua Madre che ti
invitano a condividere la loro missione redentrice, e i fratelli che così avrai
modo di salvare.
8. E’ una dottrina molto austera quella che ti sto predicando, figlio mio,
ma è una dottrina di fede, di amore e di vittoria. Presumevo forse troppo di
te, stimandoti capace di comprenderla?

Invito al colloquio: O Madre, tu conosci la mia vita e il mio terrore per la


sofferenza, ma conosci anche il desiderio che ho di amarti e di aiutarti nella
tua missione. Quando verrà l'ora della prova, tu mi sosterrai ed allora sarò
capace di soffrire tutto ciò che vorrai, perché lo vorrai, per quanto mi debba
costare.

V.
46
IL CONTAGIO DELLA TESTIMONIANZA

Maria: Figlio mio, all'apostolato indiretto della preghiera e della


sofferenza, per quanto sia meravigliosamente fecondo, bisogna che
aggiunga l'influsso diretto della tua persona su quella dei tuoi fratelli. Credi
forse che intenda parlare dell'apostolato della parola. Ma no: l'apostolato
della parola è senza dubbio importante; ve n'è però un altro che deve
precederlo, accompagnarlo e seguirlo: l'apostolato dell'esempio.
2. Non avrai bisogno di una lunga esperienza per accorgerti che su certi
individui l'apostolato della parola, sia pure eloquentissima, riesce
inefficace. La parola è feconda solo quando è ricevuta da chi è disposto ad
accoglierla. Se cade in un terreno sassoso, o tra i rovi e le spine, come può
portare frutto? Ora, per disporre i tuoi simili a ricevere la tua parola,
occorre la testimonianza della tua vita. Spesso un atto, un gesto, uno
sguardo, un sorriso vale più di qualsiasi discorso.
3. Fa' stimare nella tua persona la religione che professi. Mostrati sempre
dignitoso, compreso della tua cristiana grandezza e della presenza di Dio in
te. Fa' che quanti ti avvicinano sentano che porti dentro qualcosa di
misterioso. In mezzo alla generale corruzione la tua virtù sia al di sopra di
ogni sospetto. Sii integro e onesto, quando intorno a te non si pensa ad altro
che ad arricchire a spese altrui. Sii leale e sincero, quand'anche la
menzogna e la dissimulazione fossero diventate quasi una legge universale.
Sii coscienzioso e fedele al tuo dovere anche se negli ambienti che
frequenti si è generalmente perduta persino la nozione del dovere e della
coscienza. Quelli che non hanno la tua stessa fede e quelli stessi che la
combattono saranno allora costretti a renderle omaggio col rendere
omaggio alla condotta che essa ti ispira.
4. Mostrati quale sei, senza ostentazioni, ma anche senza rispetto umano.
Di che dovresti vergognarti? Forse di possedere la verità mentre gli altri
professano l'errore? Di aver il senso della tua dignità, mentre gli altri si
fanno schiavi di vergognose passioni? Di esser discepolo di Cristo e
collaboratore di sua Madre? Temi forse di perdere la stima di coloro che
non la pensano e non vivono come te? Ma non ti sei accorto che gli uomini
anche più perversi stimano coloro che non si vergognano delle proprie
convinzioni personali e ad esse coerentemente conformano la propria vita?
Sii cristiano senza paura e senza macchia, e la tua condotta sarà una
predicazione vivente e continua.
5. E’ già una bella cosa fare stimare in te la dottrina di Cristo, ma io ti
chiedo ancora di più: devi farla amare. Prendi a cuore gli interessi dei tuoi
fratelli: rendi loro tutti i servizi che puoi; ascolta i loro lamenti, solleva le
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loro miserie, cura le loro piaghe; aiutali nel loro lavoro, sii buono e affabile
con coloro che ti circondano; dandoti tutto a tutti guadagnerai tutti a Cristo.
Se si sentiranno più felici per causa tua non potranno non amare la dottrina
che ti avrà fatto dispensatore di felicità. Se frequentando capiranno meglio
l'amore, arriveranno a capire meglio Dio pur ignorandone il nome. Dio
infatti non è un nome: è l'amore. Aprendosi all'amore, si apriranno quindi a
Dio.
6. Per arrivare a darti tutto a tutti non guarderai negli uomini le loro
qualità o i loro difetti, le loro virtù o i loro vizi, le loro azioni buone o
cattive; vedrai in essi il prezzo del sangue di Gesù e del mio immenso
dolore. Li amerai con l'amore stesso con cui li ama il loro Redentore e la
loro Madre, e così saprai attirarli all'amore e attraverso l'amore a Dio.

Invito al colloquio: O Madre conosco alcuni tuoi figli la cui vita è una
predicazione continua. Io invece, con i miei difetti, sono spesso per gli altri
causa di disgusto e di mormorazione. Col tuo aiuto, voglio sforzarmi di
predicare Gesù con la mia condotta. Fa' che con una maggiore coerenza di
vita possa contribuire a condurre il prossimo a Gesù.

VI.
PAROLE DI SALVEZZA

Maria: Figlio mio, impara a parlare da vero apostolo per diffondere intorno
a te lo spirito di Cristo. Non dire: «Mi mancano le occasioni». Le occasioni
ci sono, ma bisogna scoprirle; e se proprio non ci fossero bisognerà crearle.
Figlio della luce, hai forse bisogno di essere addestrato dai figli delle
tenebre? Essi sanno ben trovare dappertutto occasioni per diffondere le loro
perverse dottrine: nell'intimità di un colloquio, per la pubblica strada, sul
posto di lavoro, in viaggio, negli stessi loro passatempi. Ciò che possono
quelli per rovinare, non lo puoi tu per salvare? Bada bene: se ti credi
incapace di farlo, ciò che ti manca non è l'occasione, ma il sacro ardore
dell'apostolato. Vieni a ravvivarlo al Calvario e troverai tante occasioni di
farlo sprigionare intorno a te.
2. Per parlare da apostolo, non è necessario predicare. Parla in ogni
incontro secondo le tue cristiane convinzioni: a proposito delle persone,
delle cose, degli avvenimenti. Pensa coi pensieri stessi di Cristo e non
temere di manifestare il tuo pensiero. Discuti raramente; non umiliare mai
l'avversario. Esponi con semplicità le tue idee. La verità è per se stessa
attraente, perché la verità rende liberi. Per se stessa la verità conquista le
menti, perché il suo splendore ne favorisce l'adesione. Non credere che
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occorrano ordinariamente lunghi discorsi: una breve spiegazione, un mo-
desto consiglio, una semplice riflessione, talvolta una sola esclamazione
possono bastare a produrre la luce in una anima sincera.
3. Non ti scordare che a convincere l'avversario gioveranno meno i tuoi
argomenti che la tua persona. Parla semplicemente, ma coraggiosamente: tu
possiedi la Verità. Ti si senta profondamente convinto di ciò che dici: sarai
creduto facilmente se sarai coerente nell'uniformare la tua condotta ai tuoi
discorsi. Ti si veda desideroso non di riportare una vittoria, ma di essere
utile ai tuoi ascoltatori. Studia senza posa la dottrina di Cristo, per poterle
rendere una sempre più credibile testimonianza. Fa' che sia riconosciuto da
tutti il tuo valore professionale: se ti mostrerai competente nella tua arte o
professione avrai più credito anche nelle tue convinzioni religiose.
4. Solo con un lungo tirocinio si diventa maestri nell'apostolato della
parola. Prima di ogni conversazione pregami di ispirarti ciò che dovrai dire.
Dopo la conversazione esamina dinanzi a me se hai saputo rendere
qualcuno o migliore o più felice, e prevedi come potresti far meglio un'altra
volta. Quanto più docilmente ti lascerai guidare da me in questo tirocinio,
tanto più rapidi ed efficaci saranno i tuoi progressi: solo per mio mezzo
diventerai un vero apostolo di Gesù.

Invito al colloquio: O Maria, lo confesso, non mi sono dato pensiero, come


avrei dovuto, di diffondere attorno a me la dottrina di tuo Figlio, perché
nelle mie relazioni con il prossimo non ho cercato altro che me stesso.
D'ora in poi penserò a Gesù e a chi mi sta dinanzi. Ti invocherò prima di
parlare e tu mi detterai ciò che dovrò dire.

VII.
L'UNIONE FA LA FORZA

Maria: Figlio mio, non rimanere isolato. Unisciti con quelli che hanno le
stesse tue aspirazioni. Se ti limitassi a custodire gelosamente nel tuo cuore
il sacro fuoco dell'apostolato, finiresti per spegnerlo. Parlando con altri
della comune fede e delle comuni aspirazioni, renderai queste più ardenti in
te stesso e in essi. L'unione, oltre che infiammare il vostro comune zelo,
darà ad esso una forza singolare. Quando lavorerai con un altro, sarai più
forte non due ma dieci volte. E quando sarete una schiera ben unita che
avanzerà sotto la mia guida, sarete irresistibili.
2. E dove potrai trovare questi compagni animati dallo stesso tuo ideale?
Cerca e troverai. Forse ve ne sono intorno a te di già pronti ad accoglierti
nelle loro file: unisciti ad essi. Forse intorno a te esistono soltanto forze in-
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dividuali ed isolate. Cerca di scoprirne alcune in grado di comprenderti.
Spesso esistono le une accanto alle altre parecchie persone che hanno le
stesse inclinazioni, ma ciascuna di esse si crede sola nel suo genere.
Quando, dopo mesi e forse anni di mutuo isolamento, un incontro fortuito
le ha fatte riconoscere a vicenda, si meravigliano di essere rimaste così a
lungo estranee le une alle altre, pur essendo anime sorelle. Provati a parlare
con gli altri di ciò che ti sta a cuore, e vedrai che prima o poi i tuoi tentativi
otterranno risposta.
3. Forse non troverai subito delle persone disposte a condividere i tuoi
ideali. Del resto i tuoi migliori collaboratori non saranno sempre quelli che
avranno risposto per primi e con maggiore entusiasmo alle tue proposte: un
giudizio retto, una volontà ferma, la generosità, la prontezza al sacrificio
della propria persona valgono molto di più che i subitanei improvvisi
entusiasmi. Non dire: «Non c'è nulla da fare in questo ambiente: tutti quelli
che mi circondano sono ugualmente indifferenti». Vi sono cuori nobili che
si nascondono; vi sono individui generosi che ignorano se stessi. Tocca a te
scoprirli e far prendere loro coscienza. Saranno felicissimi nel sentirsi
ridestare in fondo al cuore aspirazioni alla perfezione e al servizio di una
grande Causa.
4. Proprio quelli che professano le dottrine più opposte alle tue possono
essere talvolta i più idonei ad essere un giorno i tuoi colleghi di militanza.
Saulo il persecutore non divenne forse il grande apostolo di Cristo?
Considera negli uomini non tanto le parole e gli atteggiamenti esteriori,
quanto piuttosto l'intima disposizione che li fa parlare ed agire. Un
miscredente se è sincero, generoso, ardente, è più atto a dedicarsi con te alla
medesima causa che non un cristiano senza nerbo e senza spirito di
sacrificio.
5. Può darsi che debba cercare a lungo coloro che potrebbero diventare
tuoi soci; che ti richieda molta fatica la loro formazione e che alla fine ti
avvenga di provare molte delusioni. Non lasciarti abbattere per questo:
Cristo ha dappertutto i suoi eletti; cerca, finché non li abbia trovati.
6. Sulle prime sarete solo un piccolo gruppo. Non importa, purché siate
uniti. Non è mai il gran numero che riporta la vittoria finale, ma una
minoranza coraggiosa, attiva, ben ordinata e disciplinata. Con una dottrina
infallibile e meravigliosamente sublime e l'aiuto onnipotente del cielo, i
cattolici hanno mezzi più che sufficienti per avere la meglio sui loro
avversari, purché obbediscano a chi ha la missione di guidarli, per far
convergere tutte le loro forze al trionfo del bene.
7. E quali sono i capi che devono coordinare la vostra attività apostolica?
«Dio ha costituito i Vescovi a dirigere la sua Chiesa». Il Vescovo dei
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vescovi, il Papa, non tralascia mai di dare chiare direttive in proposito. Da
coloro che Cristo ha costituito pastori devi ricevere la parola d'ordine, non
da uomini che non hanno ricevuto mandato alcuno e che pretendono di
servire la causa della Chiesa con mezzi che ella disapprova. Sappi
rinunziare alle tue vedute proprie, per quanto belle esse ti appaiano. Non a
te, non a tale o a tale altro laico o anche sacerdote, bensì alla Chiesa è stata
promessa l'infallibile assistenza dello Spirito Santo. Comprendi che un bene
minore ma reale val più che uno maggiore non mandato ad effetto; che la
forza risiede nell'unione e l'unione richiede l'abnegazione e che ciascuno
deve preferire il trionfo della causa comune a quello delle sue vedute
personali. Medita questa dottrina; conforma ad essa la tua vita e diffondila
con la parola.

Invito al colloquio: O Madre, te lo prometto: voglio adoperarmi per tutta la


vita ad accrescere il numero dei tuoi collaboratori e a renderli sempre più
animati di santo entusiasmo. Ti prometto particolarmente di impegnarmi
con docilità e devozione fino alla morte al tuo servizio.

VIII.
QUELLI CHE MI FANNO CONOSCERE

Maria: Figlio mio, Gesù ti ha condotto a me affinché, diventando mio


figlio prediletto, diventassi mio apostolo. Tutto ciò sarà da lui benedetto.
Ma egli vuole non soltanto che tu operi in mio Nome, ma anche che
predichi il mio Nome! E ogni qualvolta lo farai darà al tuo apostolato una
grazia e un'efficacia specialissima.
2. Essere apostolo vuol dire condurre a Cristo gli uomini, dare Cristo agli
uomini. Ora io sono la via che conduce a Cristo; da me Cristo è stato
donato al mondo. Se dunque vuoi condurre gli uomini a Cristo più
rapidamente, devi indicare loro la via che a lui conduce. Se vuoi dare loro
pienamente Cristo, fa' loro conoscere colei che ha la missione di darlo.
Ricorda la tua personale esperienza: malgrado le tue continue infedeltà alla
grazia, da quando Gesù ti ha rivelato il mistero della sua pietà filiale, hai
costatato in te stesso una meravigliosa trasformazione. Poiché hai trovato la
luce, non puoi ora metterla sotto il moggio, ma devi farla risplendere
davanti agli uomini. Il segreto della tua vita interiore sarà pure quello della
tua vita apostolica: quanto più mi farai intervenire apertamente nella tua
attività tanto più abbondanti ne saranno i frutti.
3. Così ha voluto Gesù. Egli poteva darsi agli uomini direttamente; ha
deciso invece di darsi loro per mezzo mio. Nella promessa del paradiso
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terrestre, negli oracoli dei profeti, in casa del Precursore, dinanzi ai pastori
di Betlemme, ai Magi, a Simeone ed Anna, alle nozze di Cana, sul Calvario
egli ha voluto manifestare sempre anche me mentre manifestava se stesso.
E’ per mezzo della Chiesa, suo corpo mistico animato dal suo Spirito, egli
non cessa di predicarmi e di indicare come via naturale per trovarlo quella
che conduce dalla Madre al Figlio. Anche questo è un aspetto della sua
pietà filiale che devi premurarti di imitare.
4. Ti ho spiegato come, soprattutto nei tempi nuovi, Gesù vuole
glorificare il mio nome e mediante la mia conoscenza e il mio culto santifi-
care e salvare gli uomini. A questa grande vittoria che egli mi ha destinata
avranno una parte speciale coloro che mi faranno conoscere e amare.
Fammi dunque conoscere quanto più ti sarà possibile. Questo aspetta da te
Gesù.
5. Anch'io mi aspetto molto da te al riguardo. Tanti cristiani non
conoscono la loro Madre, o la conoscono pochissimo. Tocca a te rivelarla
loro, perché ella possa abbracciare tutti come diletti suoi figli. Tocca a te
condurli a lei, perché possa formarli come te a somiglianza del suo
primogenito.
6. In che modo potrai farmi conoscere ed amare? Sii pieno di un amore
ardente per me e per i tuoi fratelli, il resto verrà da sé. In primo luogo sia
manifesto agli occhi di tutti che ti sei particolarmente consacrato al mio
culto. Non temere che si scorga nelle tue mani o sul tuo petto il mio rosario
o la mia effige, o che ti si veda partecipare a qualche pubblica mani-
festazione in mio onore. Se nello stesso tempo ti mostrerai cittadino
irreprensibile e cristiano senza paura e senza macchia, la tua condotta mi
predicherà eloquentemente.
7. Poi, secondo le circostanze, sappi con poche parole esporre le tue
convinzioni e la tua personale esperienza riguardo alla vita di unione con
me. Nelle conversazioni confidenziali, nella tua corrispondenza sappi
discretamente far comparire il mio nome. A coloro che piangono rivela
l'immagine della Consolatrice degli afflitti. A coloro che lottano per
conservare o riacquistare la loro illibatezza, raccomanda il ricorso a colei
che tutta pura ha avuto da suo Figlio il privilegio di rendere puri quelli che
la invocano. A quanti aspirano ad una vita di intimità con Gesù insegna la
via che tu stesso hai percorso per giungere ad una più stretta unione con lui.
Ai desiderosi di apostolato spiega la missione apostolica che Dio mi ha
affidata e la meravigliosa fecondità che otterranno i loro sforzi se agiranno
in mio nome e sotto la mia guida. E se qualche giorno ti sarà dato di
potermi far conoscere pubblicamente con la parola o con gli scritti,
approfitta premurosamente di questa grazia. La tua parola recherà un
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messaggio di fiducia, d'amore e di salvezza a tutti gli uomini di buona
volontà che la sentiranno, e forse per mezzo di questi a migliaia di altri
uomini. «Coloro che mi faranno conoscere, avranno la vita eterna» e la
diffonderanno intorno a sé.

Invito al colloquio: Fammi degno di lodarti, o santissima Vergine Maria!


Rendimi forte e coraggioso contro i tuoi nemici!

IX.
«NEL TUO NOME GETTERÒ LA RETE»

Maria: Figlio mio, ti ho indicato i mezzi che devi adottare nell'esercizio del
tuo apostolato, ma non ti ho ancora parlato della fiducia che ti deve sempre
animare nella tua attività apostolica. Considerando la tua debolezza e la
difficoltà del compito che ti è affidato, ti domandi talora di che cosa sarai
capace. Certamente di nulla da solo, ma di cose meravigliose insieme con
me. Non ha forse fatto grandi cose per me l'Onnipotente appunto perché ha
guardato l'umiltà della sua serva? Non hai letto come Dio abbia scelto per
confondere i sapienti coloro che il mondo considera insensati, e per
confondere i forti coloro che il mondo considera vili?
2. Ascolta e rifletti. Voglio insegnarti due verità che ti infonderanno una
fede incrollabile nell'efficacia della tua missione, una fede da trasportare le
montagne. In primo luogo devi essere convinto che il tuo apostolato è il
mio apostolato, che i tuoi interessi sono i miei interessi. A me, non a te, Dio
ha affidato la missione di schiacciare la testa al serpente e di stabilire nel
mondo il regno di suo Figlio: tu non fai altro che partecipare alla mia
missione. Si tratta di salvare i miei figli e non i tuoi. Una madre desidera la
salvezza dei figli certamente più di quanto non possa desiderarla un
estraneo! Gli interessi di Gesù stanno infinitamente più a cuore a me che a
te. Anche se tu ti mostrassi freddo riguardo al frutto delle tue fatiche, io
certo non potrei rimanere indifferente poiché è di Gesù che si tratta e degli
altri miei figli. Ora io sono onnipotente per l'onnipotenza di Dio e comunico
questa onnipotenza a coloro che operano nel mio nome.
3. In secondo luogo, ricorda ed applica al tuo apostolato ciò che Gesù ti
ha spiegato intorno alla fiducia senza limiti che deve informare la tua
preghiera. Io ho un'intenzione d'amore riguardo a ciascuna delle tue
imprese apostoliche. E questa mia intenzione è sempre più perfetta della
tua; poiché ti amo più di quanto tu ami te stesso, ed amo Gesù e gli uomini
più di quanto non li ami tu. Ed è un'intenzione che potrai facilmente e in-
fallibilmente raggiungere nella misura in cui agirai nel mio nome. Quindi,
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quali che siano gli ostacoli che si oppongono alla tua attività, potrai sempre
ottenere più di quanto prevedevi, purché agisca in mio nome.
4. Per ottenere questi effetti straordinari non basta lavorare molto:
bisogna lavorare nel mio nome. Gli apostoli si erano affaticati tutta la notte
senza pescare nulla. Ma appena Pietro ebbe detto a Gesù: «Nel nome tuo
getterò le reti», fecero una pesca miracolosa. Quante volte ti sei affaticato
invano! Perché? Perché non avevi detto, incominciando: «Nel tuo nome, o
Madre». Lavorare nel mio nome vuoi dire lavorare secondo le mie
intenzioni e con la coscienza di partecipare alla mia missione e alla mia
onnipotenza.
5. Offri a Gesù per mano mia la tua preghiera, i tuoi patimenti perché
vengano attuate le mie intenzioni riguardo al tuo apostolato. Prima di
intraprendere qualsiasi cosa, invocami e cerca quali possano essere le mie
intenzioni così da agire sempre come uno strumento nelle mie mani. Bada
però di non equivocare. Quante volte infatti nell'incominciare dichiari di
voler agire solo per me, e poi in realtà finisci per seguire le tue personali
tendenze. Il frutto delle tue attività apostoliche è assicurato solo se
persevererai nella disposizione di voler assecondare le mie intenzioni.
Pietro in mezzo alla tempesta aveva cominciato col credere a Gesù che gli
comandava di raggiungerlo e sulle prime camminò sulle onde del mare; ma
poi pensò ai flutti e a se stesso, ed affondò. Molte volte forse hai
cominciato col fare autentici prodigi, ma l'esito finale è stato negativo. La
causa è da attribuire al fatto che ad un certo punto hai perso coscienza di
essere un mio strumento.
6. Non puoi pensare di continuo a me, è vero. Ma puoi lasciarti sempre
guidare dal mio spirito; puoi acquistare una tale disposizione d'animo che se
qualcuno ti domandasse: «In nome di chi agisci?», tu potresti rispondere:
«In nome di mia Madre». Non arriverai ad avere queste disposizioni se non
a prezzo di molti sforzi. Ma almeno rinnova di tanto in tanto la tua
intenzione e correggila appena ti accorgi che le tue vedute si sono sostituite
alle mie.
7. Dopo l'azione, se ti è riuscita bene ringrazia Dio; se male, esamina te
stesso: o non hai agito in mio nome e allora l'esito è veramente negativo; o
hai cercato di conformarti alle mie intenzioni e di appoggiarti a me e allora
il frutto del tuo operato è soltanto differito e verrà quando a Dio piacerà, e
sarà tanto maggiore quanto maggiori sforzi avrai dovuto fare e quanto
maggiore fiducia avrai dimostrata. Senza di me non puoi riuscire a nulla;
con me non potrai fallire mai.

Invito al colloquio: O Madre mia, credo in te e nella missione che ti ha


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affidato Gesù. Credo che appoggiandomi a te sarò onnipotente. Fammi
toccare con mano l'inutilità dei miei sforzi ogni qualvolta avrò voluto agire
nel mio nome e costringermi ad operare unicamente nel tuo! Allora ti
aiuterò efficacemente a condurre a Gesù innumerevoli fratelli e si compirà
quell'augurio che amo ripetere ad ogni ora del giorno e anche di notte
quando mi sveglio: «Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano in ogni luogo
glorificati per mezzo dell'Immacolata Vergine Maria».

IL TUO IDEALE

Gesù: Fratello mio, comprendi adesso il dono che ti ho fatto rivelandoti il


mistero della mia pietà filiale verso la Madre mia? Quando t'invitai a darti
tutto a lei, seguendo il mio esempio, credevi che con ciò volessi solo
esortarti ad amarla un po' più di prima. Ora, a poco a poco, hai capito che
imitare la mia pietà filiale verso di lei vuol dire diventare sotto la sua guida
un santo e un apostolo, vuol dire trasformarti in me, Figlio di Dio divenuto
Figlio di Maria per la salvezza del mondo.

Invito al colloquio: O Gesù, mio Dio e mio Fratello! O Maria, Madre di


Dio e Madre mia! Mi consacro nuovamente a te, senza riserve e per sempre,
ma con una conoscenza più chiara dei tuoi disegni su di me e con una
volontà più risoluta di eseguirli ad ogni costo. O Gesù dammi la grazia di
amare tua Madre e di farla amare come tu la ami e vuoi che sia amata. E tu,
o Maria, ottienimi la grazia di amare Gesù e di farlo amare da tutti gli
uomini come tu stessa lo ami.

APPENDICE

ATTO DI CONSACRAZIONE A MARIA

Signore, Dio nostro che, per salvare tutti gli uomini e per condurli a Te, hai
fatto nascere il tuo Figlio diletto dalla Vergine Maria, concedici di essere da
Lei formati a immagine del suo primogenito e rendici partecipi dell'amore
di Cristo per sua Madre. Tu che hai associato Maria al mistero del tuo
Figlio, perché divenisse la Madre dei viventi, conferma la nostra alleanza
con Lei. La nostra consacrazione prolunghi sulla terra la sua materna carità
e faccia crescere la Chiesa, Corpo del tuo Figlio, Gesù Cristo, nostro
Signore. Amen
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PREGHIERA DELLE ORE TRE A GESÙ CROCIFISSO


Signore Gesù, ci raccogliamo con Maria tua Madre e il discepolo che
amavi, ai piedi della croce per chiederti perdono dei nostri peccati che sono
la causa della tua morte. Ti ringraziamo di aver pensato a noi nell'Ora
suprema della salvezza e di averci affidati come figli alle sollecitudini
materne di Maria. Vergine Santa, mostrati nostra Madre col renderci docili
all'azione dello Spirito Santo. San Giovanni, ottieni anche a noi la grazia di
accogliere Maria nella nostra vita e di assisterLa con amore filiale nella sua
missione. Amen. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano in ogni luogo
glorificati per mezzo dell'Immacolata Vergine Maria.

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