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CROCE E SORRISO

Relazione di grazie siano inviate al postulatore della Causa:


Via della Pisana 1111-00163 Roma.
Pro manoscritto non commerciabile Associazione "SOTTO IL MANTO DI MARIA REGINA
DELLA PACE" Via Sondrio, 36 - 20064 Gorgonzola (Mi) Tel. 02.9510111 C/C postale:
21153200 C.E 91515170156
INTRODUZIONE
«Croce e sorriso»? Ma non possono stare insieme! Fosse «croce o sorriso» in alternativa, si capirebbe ...
Eppure Alexandrina è riuscita a conciliarli; certo, non senza una faticosa evoluzione!
Notiamo che vi sono due specie di sorriso. Sentiamo Alexandrina:
"Devo farmi violenza per nascondere il più possibile, con un sorriso ingannatore, tutto quanto mi ferisce.
L'anima piangeva mentre le labbra sorridevano, confortavano, consigliavano.
Ma un sorriso molto diverso da quello delle labbra io ho, e lo sento continuamente: è un sorriso
interiore, sorriso dolce, sorriso tenero, sorriso che bacia e abbraccia la volontà del Signore, sorriso che
mi lega alla croce insieme con tutto il dolore, per non lasciarla mai più: è Gesù che me la offre.
Questo sorriso non è ingannatore".
Il sorriso che ora ci parla mentre la contempliamo è un insieme di entrambi:
è il sorriso di Gesù che vive in lei.
Nel febbraio del 1952, in estasi, sentirà Gesù dirle: "Io parlo con le tue labbra, sorrido sulle tue labbra".
Qui presentiamo i tratti più salienti della nostra Alexandrina, illuminati da una successione di flashes
partiti da lei stessa: una specie di autoritratto (sono brani tratti dai suoi diari e da lettere ai direttori
spirituali).
Vedremo come è riuscita a conciliare croce e sorriso; anzi, non solo vedremo, ma tenteremo noi pure.
Infatti per ciascuno di noi Gesù vuole l'aspirazione alla santità: «Siate perfetti come è perfetto il Padre
vostro» (Mt 5,48).
Contempliamo, dunque, con tanto amore, e imitiamo!
Maria, aiuto nostro, prega per noi!
14 settembre 1999 coniugi Signorile Esaltazione della Croce

1. INFANZIA E ADOLESCENZA
Alexandrina nasce nella povertà su di un giaciglio improvvisato nella cucina dei nonni
materni. Ma cresce sana, esuberante. Eccola in gioiosa attività a sfaccendare per casa, a
trasportare pezzi di legna sulla carriola, a giocare con l'acqua di un ruscello che scorre nei
pressi, mentre lava strofinando bene, sciacquando a lungo alcuni indumenti e molto
sovente il grembiulino che porta legato alla cintola.
Mi piaceva che il lavoro fosse ben fatto e volevo essere sempre pulita [...] lo sporco mi
causava nausea!
È il più possibile all'aperto, a correre con le compagne, ad arrampicarsi sugli alberi, a
camminare sui muretti di cinta godendo di saper stare in equilibrio.
Ero tanto vivace che dominavo le compagne anche più grandi. Mi chiamavano «Maria-
maschietto».
Non solo vivace ma anche coraggiosa. Per andare a trovare la madrina non esita a guadare
il torrente Este mentre scorre con una forte corrente ...
E non si spaventa per una cavalla che la urta facendola cadere supina.
... e poi mi raspava il petto sopra il cuore con le zampe come chi gioca; si raddrizzava,
nitriva e tornava a fare la stessa cosa.
La sua vitalità non è soltanto fisica, ma anche spirituale fin dall'infanzia.
A quattro anni mi mettevo a contemplare il cielo e domandavo ai miei se avrei potuto
raggiungerlo collocando uno sull'altro tutti gli alberi, tutte le case, tutti i fili dei rocchetti
ecc. Siccome mi dicevano che neppure così sarei arrivata, rimanevo triste e nostalgica
perché mi attirava lassù non so che cosa.
Solo un po' più avanti negli anni sente in tutto il creato la presenza del Creatore.
Verso i nove anni, quando mi alzavo presto per andare nei campi e mi trovavo sola, mi
mettevo a contemplare la natura: lo spuntare dell'aurora, il cinguettio degli uccelli, il mor-
morio delle acque entravano in me in una contemplazione tanto profonda che dimenticavo
quasi che vivevo nel mondo. Arrivavo a rallentare i passi e restavo imbevuta in questo
pensiero: la potenza di Dio!
Tornata al suo paesello dopo diciotto mesi trascorsi a Póvoa per frequentare la scuola', si
inserisce subito nel suo ambiente, portandovi il contributo del suo spirito di preghiera. A
dodici anni le danno l'incarico di catechista e la ammettono alla cantoria.
Lavoravo con piacere sia nell'una che nell'altra mansione, ma per il canto avevo una
passione folle.
La sua "ricchezza" è sempre anche a servizio dei fratelli.
Sentivo grande gioia nel fare opere di carità. Piangevo di pena per non poter aiutare in
tutto i bisognosi. La mia più grande soddisfazione era nel dare loro ciò che avevo da man-
giare privandomi anche del mio alimento.
E non dà solo cibo e indumenti ma anche se stessa in opere talora gravose, come vestire i
defunti.
Ho assistito alla morte di alcuni, pregando come sapevo. E alla fine aiutavo a vestire i
defunti, cosa che mi costava immensamente. Lo facevo per carità: non avevo cuore di la-
sciare sola la famiglia del morto.
Si vede già il germe di quell'amore che crescerà fino al più alto grado di eroismo.
Si intensifica la sua sensibilità artistica, evidenziata dagli scritti che raggiungono vette di
alta poesia. L'intelligenza si sviluppa intuitiva, acuta, profonda e non priva di una certa
vena di umorismo tanto cattivante.
Nelle riunioni di famiglia non so che cosa dicevo, ma suscitavo molta ilarità (...).
Mia madre diceva: "I ricchi hanno un giullare che li fa ridere; io non sono ricca ma ho qui
anch'io chi sta a rallegrarci".
E, poiché vive una vita di preghiera, si sviluppa in lei anche la sapienza del cuore.
Davo sovente consigli a persone di una certa età, evitando che praticassero persino orrendi
crimini (aborti?). Su tutto mantenevo assoluto segreto. Tenevano con me conversazioni
che non erano proprie della mia età: le confortavo, dicevo loro ciò che mi pareva giusto. Si
prodiga nel lavoro.
«A tredici anni lavorava già nei campi tanto quanto qualsiasi lavorante a giornata». Così
scrive il direttore spirituale p. Mariano Pinho, nella Biografia No Calvario de Balasar.
E Alexandrina, nella sua Autobiografia:
Mia madre mi mise a servizio presso un vicino, ma nel contratto incluse alcune condizioni,
come non farmi uscire dopo l'imbrunire ecc. Il padrone era un perfetto aguzzino [... ] . Mia
madre mi tolse, vedendo non rispettato il contratto.

2. IMPROVVISA VIRATA DI BORDO SABATO SANTO DEL 1918


Nella stanza dove la sorella Deolinda cuce insieme ad un'amica c'è Alexandrina che
impara. Lavorando, meditano sulla morte-risurrezione di Gesù.
Ad un certo momento, avvistano tre uomini dal brutto aspetto. Sono sole in casa.
Chiudono la porta, ma quelli riescono ad entrare spaccando una botola sul pavimento.
Deolinda fugge, l'amica viene fermata. E Alexandrina?
Io, nel vedere tutto questo, mi buttai nell'orto dalla finestra aperta. Sentii un grande
spavento perché distava circa quattro metri dal suolo.
Ne consegue una mielite con paralisi progressiva. Vani i tentativi di cure mediche. Il 14
aprile del 1925 si mette a letto per sempre: ha davanti ancora trent'anni di vita terrena!
Da quel momento cominciai ad avere per infermiera mia sorella perché la mamma si
occupava dei campi, e mia sorella faceva la sarta.
Nei primi anni cercavo di distrarmi [...]. Mi dispiace di non aver pensato fin dal principio,
come penso ora, a vivere tutta unita solo al mio Gesù.

LA PARALISI
Ecco due episodi, fra i tanti.
Appena rimasta sola, mi vennero vicini alcuni gattini per farmi festa sollevando le zam-
pette in aria perché io dessi la mano, e riuscirono a salire sul letto. Ma siccome sul letto
non li volevo, li scrollai e andarono per terra. Poco dopo sentii che uno di essi cadde in una
bacinella d'acqua e morì affogato! Lo udivo lottare contro la morte: miagolava molto! Sua
madre miagolava pure! (... ) Cominciai a piangere invocando: "O Mammina, fa' che venga
qualcuno per soccorrerlo! ". (...)
Dicevo pure: "Infelice chi è paralizzato!". Una domenica, dopo che tutti erano usciti, sentii
uno che saliva le scale e diceva a voce alta: "Aprimi la porta! ". Riconobbi la persona.
Rimasi molto terrorizzata: "Che sarebbe di me se riuscisse ad entrare?! ". Strinsi tra le
mani la corona del rosario con tutta la fiducia, mentre quella persona spingeva con forza!
Non riuscì, per quanto la porta non fosse chiusa a chiave. Se ne andò! (...) Attribuii. questa
grazia a Gesù e alla Mamma, che mi liberarono da quella brutta compagnia.

DESIDERI DI GUARIGIONE
Nel 1928 il parroco le porta da Fatima dei ricordi con l'esortazione a fare una novena per
la guarigione.
Non ne feci una, ma molte! (...) Pensavo: se guarirò, andrò subito a farmi suora. Infatti
avevo paura a vivere nel mondo (presente che non apparterrà più al mondo). Volevo essere
missionaria per battezzare i moretti e salvare anime a Gesù.

SI DELINEA LA SUA MISSIONE


Siccome non ottenni nulla, morirono i miei desideri di guarire, e per sempre. Cominciai a
sentire sempre più aneliti ad amare la sofferenza e a pensare solo a Gesù.
Un giorno in cui ero sola, dissi: "Mio buon Gesù, siamo entrambi carcerati: Tu carcerato
per mio amore (nel tabernacolo) e io carcerata nelle tue mani [...]. Ti ho abbandonato pen-
sando solo alle cose del mondo. Ora, pentita, con tutto il mio cuore voglio ciò che vorrai
Tu e voglio soffrire con rassegnazione. Non venirmi meno, mio buon Gesù, con la tua pro-
tezione! ". L'amore a Gesù comincia ad elevarla al di sopra della mentalità comune.
«Soffrire con rassegnazione» non è ancora «sorridere al dolore», ma è già un primo passo.
E il movente è sempre l'amore.
L'amore a Gesù deve portare all'amore ai fratelli, specie in quanto peccatori.
Nel dicembre del 1934, in estasi, Alexandrina sente Gesù dirle:
"La missione che ti ho affidata è quella dei tabernacoli e dei peccatori. (...) Se veramente li
vuoi salvare, non ricusarmi il tuo corpo" (preparazione al rivivere la Passione).
E circa un mese dopo, Gesù la stimola a proseguire nella sua vita di martirio.
"Figlia mia, la sofferenza, la croce è la chiave del Cielo. Io soffrii tanto per aprire il Cielo
all'umanità, e per molti inutilmente!
Dicono: voglio godere, non sono venuto al mondo per altro, voglio soddisfare le mie pas-
sioni ...
Dicono che non c'è l'inferno. Io morii per loro e dicono che non me lo hanno chiesto; e
contro di me proferiscono bestemmie ed eresie. Io per salvarli scelgo delle anime, metto
sulle loro spalle la croce e mi assoggetto ad aiutarle. Felice l'anima che comprende il va-
lore della sofferenza! La mia croce è soave, se portata per mio amore".
Aumentano le sofferenze, non solo quelle dovute alla paralisi.
Dolori enormi mi consumano il corpo. Ma, quante più sofferenze, tanta più gioia spirituale
sento in me: ho più da offrire al mio amato Gesù.
L'anima non soffre meno del corpo: terrori, angosce, tenebre, partecipazione alla tristezza
di Gesù per la situazione dell'umanità. E tutto fa crescere il suo desiderio di amare sempre
più, di compensare il disamore, l'indifferenza degli uomini.
«Oggi, dopo la comunione, mi sentivo tanto fiacca e dicevo: "O mio caro Gesù, dammi
amore per amarti. Voglio morire bruciata nel tuo amore. Dammi forza per accompagnarti
nella croce e per vivere con Te nella santissima Eucaristia"».
Così riferisce in una lettera del luglio 1938 al primo direttore, p. Pinho.

3. ESTASI DI PASSIONE
«Accompagnarti nella croce» e «vivere con Te nella santissima Eucaristia»: due
aspirazioni che salgono dall'inconscio e sono preannuncio di due grandi fenomeni mistici
che attendono Alexandrina: il rivivere nel corpo, nel cuore e nello spirito la Passione di
Gesù e il nutrirsi esclusivamente dell'Eucaristia, in digiuno totale ed anuria.
Nell'autoritratto che stiamo contemplando tutto questo rimarrà in penombra perché non
imitabile; ne apparirà solo qualche punto illuminante che evidenzia il suo amore generoso
e la sua volontà libera che asseconda la grazia. E questo è imitabile! Del digiuno tratterà il
capitolo 5.
Le estasi di Passione iniziano nello stesso 1938, il a ottobre, e si ripetono settimanalmente
con manifestazioni esterne ogni venerdì dalle 12 alle 15 fino al 27 marzo del 1942
compreso. In seguito, fino alla morte, soffrirà i patimenti della Passione solo intimamente,
ma con sofferenze ancora maggiori.
La tragedia tremenda del venerdì proietta però patimenti già nei giorni precedenti.
È giovedì! Vedo davanti a me la grande montagna del Calvario! Tutto attende con amore.
O sofferenza amata! Solo l'amore al mio Gesù mi dà coraggio per sopportarti [...]. Mi pare
di correre verso la morte [...].
"O mio Gesù, non corro verso la morte: corro verso il tuo amore, corro verso la salvezza
delle anime [...].
È l'amore che mi obbliga a camminare, è l'amore che mi avvicina a Te".
Anche la Mamma sta nel mio cuore piena di dolore [...].
"Mamma, portami ad incontrare Gesù: voglio trovarlo e seguirlo per sempre! Io, Mamma,
non ti lascio: voglio accompagnarti nel tuo dolore, voglio venire con Te per seguire e ac-
compagnare Gesù al Calvario; voglio essere crocifissa con Lui (...).
Voglio che il mio sangue scorra per salvare le anime".

4. PRIVATA DEL DIRETTORE SPIRITUALE


Nel 1942 ad Alexandrina viene tolta la guida spirituale, ma già da tempo Gesù la prepara
con presentimenti. In due lettere a p. Pinho, dell'08.06.1940 e del 29.01.1941
rispettivamente, si legge:
Sento come se mi togliessero per sempre il mio padre spirituale.
Mi sono offerta vittima per le sofferenze del mio padre spirituale.
Arrivato il momento, Gesù parla chiaramente: "Preparati per la lotta, figlia mia: avrai da
lottare apparentemente sola (...) ma non è la realtà. Io non abbandono la mia innamorata
folle; ti accompagno sempre, insieme al tuo padre spirituale e alla tua cara Mamma, senza
che tu ci senta".
"Gli uomini tentano di allontanare da me - e forse per sempre - colui che mi serviva di
sollievo! (...) Solo Tu, mio Gesù, comprendi e puoi valutare il mio soffrire [...]. Gli uomini
non ne capiscono nulla [...]. Perdonali perché non sanno quello che fanno. Sono ciechi,
manca loro la tua luce divina. Illuminali tutti e a tutti da' il tuo amore!
Gesù, mi vendicherò di quelli che tanto mi hanno fatto soffrire e lo farò con tutta la forza.
Sai come, mio Amore? Con orazioni più fervorose, con tutti i miei sacrifici affinché essi
Ti conoscano e Ti amino. Se Ti amassero come vuoi Tu, non si comporterebbero così".
Nel Diario del 22.02.1946 si legge:
Il giorno 20 non potrà mai cancellarsi nella mia memoria: la partenza del mio padre
spirituale per il Brasile!
Cosa mi chiese mai Gesù! Non mi aspettavo tanto! (...)
"Gesù, sei Tu l'unico in cui posso sperare (...)
Gli offrivo le lacrime e per tutto lo benedicevo e lodavo (...).
Gli promisi pure, se mi avesse aiutato con la sua grazia, di non dire una parola contro
quelli che lo avevano fatto partire e che tanto mi fanno soffrire.

5. IN DIGIUNO TOTALE
L'anno 1942 segna l'inizio di quel digiuno totale che durerà fino alla morte. Per questi
ultimi tredici anni Alexandrina vivrà nutrendosi dell'Eucaristia.
Nella lettera del 22 agosto 1942 a p. Pinho scrive: Io continuo senza alimentarmi [...]. Non
posso descrivere le nostalgie che ho di alimentazione: bramo di mettere tutto in bocca [...J.
Ma, sia lodato Gesù, la mia intelligenza è vivissima. Offro tutto il martirio per amore a
Gesù (... ) e per dare luce a coloro che mi hanno tolto la luce e il conforto.

ALL'OSPEDALE PER QUARANTA GIORNI


Questo digiuno straordinario viene considerato da molti una mistificazione. Il medico
curante e grande amico, Azevedo, promuove un controllo. I medici che la esaminano
pretendono che questo sia rigoroso e fatto in ospedale.
Il 10 giugno 1943 inizia il suo internamento nell'ospedale "La Foce" di Oporto, che durerà
quaranta giorni, non trenta come concordato: il 40 biblico!
Alla partenza, tutto il paesino è attorno all'ambulanza. Vedevo le lacrime negli occhi di
quasi tutti e udivo i singhiozzi di mia madre e di altri parenti [...]. Il cuore pulsava con
tanta violenza che pareva staccarmi le costole:
"Accetta, o mio Gesù, tutti i palpiti del mio cuore per amore a Te e per la salvezza delle
anime! ".
Arrivati alle ultime case di Balasar, alcuni fanciulli dai margini della strada lanciano fiori
sull'ambulanza. Tanto è amata dai semplici!
Alla vista del mare:
Un gran silenzio si impadronì del mio cuore e, nel vedere il moto continuo delle onde che
arrivavano alla spiaggia, chiesi a Gesù che anche il mio amore fosse così: senza interru-
zione e duraturo.
Il giorno seguente è venerdì, ed Alexandrina ha l'estasi di Passione, registrata dal medico
Azevedo. In seguito, sta molto male e di notte ha una crisi con vomiti che si prolunga fino
al sabato.
Udii il medico (Gomes de Araújo, il capo) che presso il letto sussurrava all'infermiera:
"E spacciata, è spacciata! ".
Allora aprii gli occhi e gli dissi: "Signor dottore, anche a casa avevo di queste crisi".
"Signorina, non pensi di essere venuta qui per digiunare! ".
Mi sentii molto ferita! Era una pioggia continua di umiliazioni e di sacrifici.
Se io sapessi soffrire bene, quanto avrei da offrire a Gesù!
Avevo ai piedi del letto una foto della piccola Giacinta (la veggente di Fatima) che mi ave-
vano mandata. La guardavo con amore (...). "Cara Giacinta, tu, pur così piccola, hai pro-
vato quanto costa questo. Aiutami, là dal Cielo dove sei! ".
Solo l'aiuto del Cielo, solo le preghiere delle anime buone potevano essere la mia forza per
tanto doloroso calvario.
Cantavo lodi a Gesù e alla Mamma fingendo di godere la più grande gioia, ma dentro di
me!
Alle volte le vigilatrici la tentano offrendole un po' della loro refezione.
Rifiutavo con un sorriso, fingendo di non comprendere la loro malizia.
Ma il tormento più grande è quello degli interrogatori del dottor Araújo.
Un giorno, seduto alla mia destra, cercò tutti i mezzi per convincermi che quanto avviene
in me è mia illusione.
Dopo un lungo discorso, in cui egli descrive una sua esperienza circa un faticoso lavoro
fatto con tanta speranza e non riuscito, conclude: "Tutto è caduto a terra!".
Io, che da molto tempo avevo capito dove voleva arrivare, sorrisi e dissi: "Non cade, si-
gnor dottore! Mi guida un direttore molto santo e molto saggio e che ha studiato il mio
caso per alcuni anni. E, se è opera di Dio, non vi è nulla che la butti a terra".
Egli, un poco imbarazzato, mi disse: "Ah, no!" fingendo che non fosse questo che voleva
dire. Udita la risposta, se ne andò in fretta; ed era ora!
Finalmente arriva il sospirato momento di lasciare il carcere!
In quel pomeriggio del 20 luglio vennero a salutarmi le suore e le vigilatrici; tutte mi
offrirono doni (profumo, fiori). Né il profumo né i fiori né la folla che attorniava
l'ambulanza lungo il viaggio furono per me motivo della più piccola vanità.
Chi sarebbe capace di soffrire tanto per una grandezza e una vanità del mondo? (...). Ma
quanto è bello sopportare tutto per amore a Gesù!
Gesù conclude:
"Tutto quanto è di Gesù non cade: sta saldo in mezzo a tutte le tempeste, splende, trionfa.
Regna Gesù con la sua innamorata (...)". "O mio Gesù, molte grazie! Trionfa Tu per la tua
gloria e per la salvezza delle anime.
Io voglio esser piccola agli occhi del mondo, ma grande nell'amore, nel potere di salvarti
le anime; in quel potere che è tuo, in quell'amore che solo a Te appartiene".

6. NELLA FAMIGLIA SALESIANA


Il 21 giugno 1944 il dottor Azevedo accompagna il salesiano don Umberto Maria Pasquale
da Alexandrina, che è senza guida spirituale da due anni. Don Umberto comprende la
grande sofferenza e torna a farle visita in luglio e in agosto, e la iscrive tra le Cooperatrici
Salesiane. L'8 settembre ne assume la direzione.
Capii che ero da lui compresa; questo, nonostante la mia grande sofferenza, mi dava
coraggio e conforto.
Dopo la confessione, sentii gioia e soavità nella mia anima e, spinta non so da che, cantai
inni a Gesù e alla Mamma.
Il giorno seguente, in estasi, sente Gesù dirle: "Unione pura, unione santa, unione divina
sulla Terra e in Cielo. Da', figlia mia, a chi ben lo merita (don Umberto) il mio ringrazia-
mento e quello di Maria, il mio amore e quello di Maria".
In questo settembre, mentre don Umberto sta studiando con molto scrupolo e diligenza il
caso di Alexandrina, la comunità del Collegio di Mogofores, da lui diretto, sente per
parecchi giorni a intermittenza ondate di un profumo finissimo indecifrabile ... Gesù dice
ad Alexandrina:
"Di' al mio caro p. Umberto che il profumo è profumo divino: è il profumo delle tue virtù.
Dico questo perché ne ha bisogno per il suo studio (...) ".
Mi sentii obbligata ad inginocchiarmi e ad alzare le braccia al Cielo per così lodare meglio
il Signore.
Alexandrina si sente subito inserita nella grande famiglia salesiana, come membro vivo,
attivo: partecipa spiritualmente alle celebrazioni liturgiche del Collegio, offre sofferenze,
preghiere particolari.
Scrive ai salesiani di Mogofores:
«Tengo presenti tutte le loro intenzioni e li faccio partecipi delle mie povere preghiere e
sofferenze. È un dovere di gratitudine da parte mia; non faccio nulla di più. Mi sento tanto
felice e tanto ricca per l'appoggio che ho in loro!
O mio Dio, non sono più sola! Ho chi mi aiuta a salire il mio tanto penoso calvario. Con
tutto il cuore e l'anima mia dico: Gesù e la cara Mamma li ripaghino di tutto e diano loro
tutte le ricchezze di virtù e grazie per attirare con esse le anime al Cuore divino di Gesù!».
Don Umberto ha fatto un dono ad Alexandrina inserendola tra i cooperatori, ma anche un
grande dono alla famiglia salesiana arricchendola con questa perla tanto preziosa!

SOLO DIO RESTA


Alexandrina deve continuare ad ascendere nel suo calvario sempre più doloroso ... anche il
secondo direttore viene allontanato e rimandato in Italia.
Nel Diario del 24.09.1948 si legge:
Ieri mattina soffrivo tanto tanto senza sapere il perché [...].
Alcune ore più tardi ricevetti il mio secondo colpo spirituale: mi congedai da colui che
Gesù aveva messo al secondo posto sul mio cammino, quale guida e sostegno della mia a-
nima.
Nella prima lettera che scrive a don Umberto tornato in Italia si nota, come in ogni suo
scritto, la grandezza veramente cristiana in alto grado.
«Mio buon padre (...), tutto quanto è del mondo passa, solo quanto è di Gesù ci è di
profitto. Ma io, povera me, né dalle creature né da Gesù sento di trarre profitto (è una delle
sofferenze di anima-vittima) [...].
O mio buon padre [...], come sono sola! Che abbandono, il mio! Sono sola e desidero
ardentemente stare sola. Non voglio scegliere nulla: sono consegnata al Cielo. Faccia di
me ciò che gli parrà (...).
Mio buon padre, non posso pensare alla così grande distanza che mi separa da coloro che
il Signore aveva dato alla mia anima.
Benedetto sia Lui, con la croce che mi ha dato! Dirò come il santo Giobbe: Dio me li
diede, Dio me li tolse ... o lo permise.
Vado facendo più o meno ciò che vostra reverenza mi comandò (detkare il diario) [...].
Chiedo perdono e la carità di benedirmi!».

7. "PARLA ALLE ANIME!"


Accenniamo ora ad una manifestazione della missione della nostra Alexandrina,
accentuatasi enormemente alla fine della sua vita: la "predicazione" a migliaia di visitatori
attirati sempre più numerosi dalla sua fama di santità. Gesù le dice:
"Voglio che tu faccia ciò che farei io oggi se andassi in giro per il mondo. Imitami, attira a
me la moltitudine delle anime alle quali io permetto di venire a te. Disimpegna la tua
missione".
Io ero umiliatissima nel vedermi circondata da molta gente. Per le parole di Gesù rimasi
più forte e gli ripetei l'offerta di tutta l'umiliazione.
Nel ricevere migliaia di baci dalle persone che mi si accostano, ho deciso di offrirli a Gesù
come se fossero dati a Lui, pregandolo di accettarli come atti d'amore ai tabernacoli, ad
onore e gloria della SS. Trinità e della cara Mamma, e di riversare tutto a favore dei visi-
tatori.
È chiaro che in questa forma della sua missione non può essere da noi imitata! Ma
ciascuno di noi, in qualsiasi situazione esistenziale si trovi, se è profondamente cristiano,
deve comportarsi in modo da assecondare il seguente desiderio di Gesù:
"Voglio che tutto ciò che è mio traspaia da te: voglio che i tuoi sguardi abbiano la purezza
dei miei, che le tue labbra abbiano il sorriso, la dolcezza delle mie, che il tuo cuore abbia
le tenerezze, la carità e l'amore del mio. Insomma, voglio che in tutto tu mi imiti".

8. COME PREGAVA
Tratti caratteristici di un volto emergono dal modo di pregare. Focalizziamo quindi la
nostra Alexandrina in preghiera. Sempre imitabile.

RINGRAZIAMENTO E CONTEMPLAZIONE
"Gesù, io vedo la mia miseria e Ti ringrazio infinitamente per tanto grande grazia". Io
ringrazio per tutti i benefici: quelli che conosco e quelli che ignoro, quelli che ho ricevuto
e quelli che riceverò nel tempo e nell'eternità che è il Cielo. E ringrazio per quei benefici
concessi alle anime per mia intercessione. Ringrazio per coloro che non ringraziano, per
l'umanità intera. Chiedo però a Gesù che accetti questo ringraziamento non come mio, ma
come se fosse ognuno a ringraziarlo, affinché non senta l'ingratitudine di nessuna anima.
"Grazie, grazie, mio Gesù, per tutto il dolore e per tutto l'amore che mi dài! Il mio eterno
grazie! ".
Contemplavo il cielo e le stelle. Chiedevo a Gesù che moltiplicasse milioni e milioni di
volte più del numero delle stelle i miei atti d'amore ai tabernacoli: non Lo volevo solo e
volevo che là avesse soltanto amore.
Chiedo a tutti gli astri che amino Gesù per me e gli dico molte volte: "Gesù, io non Ti ve -
do, ma so che Tu vedi me; io non sento di amarti, ma confido che Tu mi ami".
Di notte andai a fare la mia meditazione nell'atrio. Stavo con gli occhi fissi al Cielo mentre
il mio povero cuore sanguinava sulla Terra. Era in una estrema agonia di anima che facevo
salire al Cielo le mie povere preghiere.
Adoravo Gesù nel tabernacolo. Lo adoravo nel Cielo con la cara Mamma e tutta la Trinità
Santissima; Lo adoravo nel mio cuore e, pensando alla ricchezza che avevo in me, mi
giudicavo un Paradiso sulla Terra. E, senza cessare di fissare il Cielo, sussurravo: il Cielo,
il Cielo, il premio per il mio soffrire!
Nel constatare la mia ingratitudine e quella del mondo, dicevo: "O Gesù, non so come Tu
non abbia già abbandonato i tabernacoli e non sia volato in Cielo lasciandoci soli sulla
Terra. Il sole ti ubbidi e si nascose; la notte ti ubbidì e apparve con il chiarore della luna e
delle stelle. Come questo è bello! E tutto per mio amore.
Tutto Ti loda; [...] voglio lodarti io pure. Che tristezza! Solo gli uomini Ti offendono!
Almeno potessi io riparare per tutto! ".
Alzavo gli occhi al cielo desiderosa di fare a Gesù una preghiera fervorosa, piena d'amore:
"Gesù, con tutte queste luci che scintillano in cielo e con la tua luce divina penetra in tutti i
cuori che ora stanno offendendoti! Chiamali a Te, da' a tutti il perdono!".
"Mio Gesù, io vorrei che il mio cuore fosse una lampada sempre ardente in ciascuno dei
tuoi tabernacoli, e nel mio petto vorrei la medesima lampada d'amore per proiettare luce
sulle Persone divine alle quali solo voglio appartenere.
Fa' che non vi sia nulla che possa spegnere le lampade del mio amore, che giorno e notte
senza interruzione di un solo istante voglio ardano presso di Te".

INTERCESSIONE
Prego per i buoni, io che sono tanto peccatrice, affinché essi preghino per me. Lascio le
mie tristezze, i dolori, e vado pregando per quelli che amo, per il mondo intero, senza
dimenticare coloro che mi hanno causato tanta sofferenza. Devo pregare per loro: voglio
che Gesù dia loro il Cielo.
Sento la necessità che tutte le anime preghino per me. Voglio portare la mia croce con
perfezione, con la stessa perfezione praticare la carità (...) ma non posso, se non con l'aiuto
del Cielo e con le preghiere delle anime sante.
"Gesù, Tu dici che sei giustizia, ma io vedo ora in Te solo amore; dici che sei giustizia, ma
ora io sento che sei misericordia. Ti chiedo perdono, mio Gesù, per tutti quanti Ti offen-
dono e per tutti quanti offendono me. Perdono, mio Signore, perdono e salvezza! ".
"Ti invoco, mio Gesù, per le anime nel Purgatorio [...]. Per loro affretta l'ora della tua
gloria! [...]".
"La tua sofferenza, le tue preghiere [...], la consegna figliale che hai fatto a mia Madre
benedetta hanno strappato dal Purgatorio tante, tante anime".

PREGA ANCHE SENZA FORZE, E NEI DUBBI DI FEDE


Quante volte, non potendo pregare nemmeno con il pensiero, mi metto alla presenza del
Signore dicendo: "Eccomi,, o mio Gesù, per soffrire tutto e fare in tutto la tua divina
volontà! ".
Ho fatto un accordo con Gesù: i miei sguardi gli dicano tutto, gli chiedano tutto e gli
consacrino tutto.
E quando, più in spirito che con le braccia, Lo stringerò al mio petto, sia per dargli tutto
quanto aspetta da me e per chiedergli tutto quanto le anime hanno bisogno.
Il mio sentire tenta di negare tutte le cose: Dio, l'esistenza dell'anima, l'eternità. Io mi
sforzo di pregare come se tutto esistesse.
E il mio anelito a darmi a Gesù, a darmi alle anime, è infinito.

9. NON SOLO PREGHIERA E SOFFERENZA


Per quanto rapita nelle alte sfere della mistica, la nostra Alexandrina si sente sulla Terra
molto vicina a ciascun fratello, specie se bisognoso. Al suo slancio verticale si associa una
espansione orizzontale che abbraccia tutta l'umanità.
Povero mondo, povere anime, se pensassimo solo al Cielo! Morirebbero (i bisognosi) di
fame e di freddo e poi, mio Dio, anche le anime cadrebbero nella disperazione.
L'elemosina, la carità ben praticata è la base di tutte le cose. Non vi è nulla che aiuti di più
lo spirito quanto l'aiutare nel materiale (...).
Ah, quanto bene si farebbe alle anime saziando la fame, coprendo il corpo, occultando
tante miserie!
Facciamo notare il suo atteggiamento proprio cristiano nel considerare l'amore al prossimo
come un aspetto dell'amore a Gesù.
Non sono capace di esprimere le ansie che ho di appartenere a Gesù, di amarlo. E soffro
per non riuscire a portare soccorso in tutte le necessità e per suo amore fare del bene al
mio prossimo, a tutti (...), consolare tutti i tristi, aiutarli in tutte le afflizioni e da ultimo,
che è la prima cosa, salvare tutte le anime! Praticava in sommo grado tutte le forme
(materiale, morale e spirituale) della carità.
Quando la sua fama si estese attirando molti visitatori, accettava le offerte solo per
destinarle ai poveri e ad opere di culto: addobbi perla chiesa, altoparlante sul campanile ...
Promosse e sostenne le spese per due Missioni, per Tridui ecc.
Inoltre la sua sapienza del cuore, mossa dallo Spirito Santo che operava in lei, "toccava"
profondamente le anime dei visitatori.
Infatti Gesù le dice:
"Nessuna di quelle anime torna via da te come è venuta, anche la più criminale e indurita.
È attraverso te che mi dò, che mi comunico ai cuori".
Terminiamo mettendo in risalto una vetta elevata della sua carità.
"Dammi, Gesù, la grande virtù della carità affinché in tutto io giudichi in modo da giu-
stificare anche coloro che mi offendono".

10. ALEXANDRINA E LA MADONNA


«Con Maria, per Maria, in Maria, viveva tutta per Gesù sacramentato» Alexandrina si è
consegnata totalmente con la massima fiducia a Colei che aiuta e intercede'.

MARIA AIUTA
"Io sarò, figlia mia, presso il tuo calvario come fui sul Calvario del mio Gesù.
Sii sempre eroica e generosa.
Non negare nulla a Gesù: le anime esigono così. Tu vivi la vita di Gesù: io in te vedo Lui".
La Mamma non mi lasciò sola nel mio martirio: mi soavizzò il dolore con la sua san-
tissima presenza. Ebbe per me un tenero e dolce sorriso.
Alcuni di questi momenti danno all'anima la forza per molto dolore.
"O Mamma, come mai Tu, pur soffrendo tanto, mi parli con sguardi affascinanti e un
tenero sorriso, sebbene da quegli sguardi traspaia la tua tristezza?".
"Sai perché, figlia cara? Perché nel tuo martirio diventi simile a me: sempre tu sorrida al
dolore e lo veda come dono, croce di salvezza".
Quando soffro per la morte che sento in me, dico: la Mamma è la mia vita; quando non ho
luce né forza per soffrire, ripeto: la Mamma è luce, la Mamma è forza; quando sento che
tutta la mia vita è un inganno e che mento a me stessa, mormoro: non importa, la Mamma
non si inganna. Ella è la verità. E in tutto vado ripetendo la stessa cosa: voglio ciò che la
Mamma vuole, vado dove va Lei.
Sul mio sepolcro voglio una croce e vicina una statuetta della cara Mamma (...) per at-
testare che fu Lei ad aiutarmi a salire lungo il mio doloroso calvario.

MARIA INTERCEDE
"O Mamma, parla Tu nel mio cuore e sulle mie labbra: rendi più fervorose le mie richie-
ste!".
Gesù le dice:
"Figlia mia, mia sposa cara, nessuna preghiera mi può essere più gradita di quella che
viene da mia Madre benedetta. Vengano le anime a Gesù, tramite Maria! Vengano a ripa-
rare, a ricevere grazie, tramite Maria! ".
Come sempre, non sapendo partecipare bene al Santo Sacrificio (la messa), chiesi alla
Mamma di partecipare Lei per me con la sua sapienza, con i suoi sentimenti e col suo
amore.
Pregherò molto la Mamma perché ci ottenga da Gesù un amore santo e puro, un amore
senza limiti che ci faccia portare la croce con gioia, amore e con la fiducia che in tutto fac-
ciamo la sua santissima volontà.
Il primo maggio mi consacrai a Lei perché mi consacrasse a Gesù.
"O Mamma, mi lancio nel Tuo cuore santissimo per andare da esso a quello di Gesù e
rimanere in entrambi nello stesso tempo".
Alexandrina "vede" un canale diretto a lei e "sente" Gesù dirle:
"Questo canale, figlia mia, viene dal cuore della tua e mia Madre benedetta. Attraverso
esso ricevi il nostro amore nella massima abbondanza, ricevi vita per vivere, vita da dare
alle anime [...]. Comunico tutto a te tramite il canale di mia Madre benedetta: sei tu con
Lei a salvare il mondo [...]. Il mondo darà molto da soffrire perché la malizia umana ha
raggiunto tutta la malvagità nei suoi crimini. La carne fa meritare tutti i castighi sfidando
la giustizia divina. Guai al mondo, se non mette davanti a sé la regina del Cielo! Guai a
lui, se Ella non intercede presso il trono divino!". Nell'estasi dell'8 ottobre 1954 le appare
la Madonna con la corona del rosario che intreccia tra le sue mani collocando la croce
terminale sul suo petto. Poi le dice:
"Sopra il tuo cuore metto questa croce per farti sentire che è croce di salvezza [...]. Nelle
tue mani intreccio il rosario, parlane! [...]. Parla alle anime, parla loro dell'Eucaristia, parla
loro del rosario. Che si alimentino del Corpo di Cristo e del cibo della preghiera, del mio
rosario quotidiano".

CONSACRAZIONE DEL MONDO


Gesù chiede:
"Come chiesi a S. Maria Margherita (Alacoque) che il mondo fosse consacrato al mio
Cuore divino, così chiedo che sia consacrato a Lei (la Madonna) con una festa solenne
[...]. Non cessare di occuparti di questo incarico".
Siamo nell'agosto del 1935. Tale desiderio è già molto diffuso in Europa, già ne sono
giunte richieste al Papa. Ma Gesù vuole coinvolgere Alexandrina che unirà la sua voce al
coro, dando però il suo contributo in preghiere e sofferenze!
Il rivivere la Passione con manifestazioni esterne ha il significato di "un segno".
Ecco alcune frasi registrate durante l'estasi di Passione del 13 gennaio 1939.
"O Gesù, combatto per la tua Causa? Vincerò!".
"Fu dura la Passione! [...]. Ma è per la Consacrazione del mondo. È necessaria: vogliono
prove straordinarie! ".
Finalmente! Ecco il 1942. Il 22 maggio Alexandrina sente le seguenti acclamazioni:
"Gloria, gloria a Gesù! Gloria e onore a Maria!
Il cuore del Papa è deciso a consacrare il mondo al Cuore immacolato di Maria! [...1 Tutto
il mondo appartiene al Cuore divino di Gesù, tutto il mondo apparterrà al Cuore im-
macolato di Maria!".
Passano cinque mesi e poi:
«Tutto il mondo può ascoltare per radio in lingua portoghese, il 31 ottobre 1942, a con-
clusione del giubileo di Fatima (25°anniversario delle apparizioni della Madonna ai
pastorelli di Fatima), le parole del Santo Padre mentre consacra il mondo all'immacolato
Cuore di Maria.
La consacrazione venne poi rinnovata solennemente nella basilica di S. Pietro 1'8 dicem-
bre 1942, festa dell'Immacolata Concezione». Così scrive p. Pinho nella sua Biografia No
Calvario de Balasar.
Egli, che è a Fatima in quell'occasione, comunica con un telegramma ad Alexandrina la
grande notizia. Ecco la sua reazione:
Quando da un telegramma venni a sapere dell'avvenuta Consacrazione del mondo alla cara
Mamma, Gesù mi permise alcuni brevi momenti di consolazione.
Fuori di me, non sapevo come ringraziare Gesù e la Mamma. Alzavo le braccia al Cielo e
dicevo: benedetto Gesù, benedetta la Mamma!
Finiamo con una visione che Alexandrina ha il 13 dicembre del 1942.
Dice nella lettera del 02.01.1943 a p. Pinho:
«Alla fine del 13 dicembre: non fu sogno né illusione, penso, oh, no!
Vidi la Madonna di Fatima elevata a grande altezza, non so su che cosa 9.
Attorno a Lei, in basso, un universo di gente. Ella guardava tutti con tenerezza.
Rimasi fuori di me: mi pareva di essere trasportata in un altro mondo».

EPILOGO
Nell'estasi del giorno 8 aprile 1949 la Madonna avvolge Alexandrina col suo manto
dicendole: "Lasciami coprirti col manto di tristezza, col mio manto di dolore, affinché con
questo segno, attraverso i tempi, tu possa essere invocata per tutti i dolori dell'anima e del
corpo, invocata dalla Terra quando sarai in Cielo, come martire dei dolori, per conforto e
balsamo dei dolori umani".

O Alexandrina,
la tua croce è passata
e il tuo sorriso resta nei secoli;
quel tuo sorriso che conforta
e infonde fiducia
in chi ti invoca.
Grazie, Alexandrina, e alleluia!

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