Sei sulla pagina 1di 15

1

SAN GIOVANNI D'AVILA (1499-1569): LA CONTEMPLAZIONE COME CAMMINO DI


SPOSALIZIO CON CRISTO

(Comunicazione)
Juan Esquerda Bifet

1. IMPORTANZA E ATTUALITA' DEL SUO LIBRO "AUDI FILIA" COME CAMMINO DI


CONTEMPLAZIONE NEL SENSO SPONSALE

2. RIPERCUSSIONE NELL'AMBITO STORICO CONTEMPLATIVO: APPROVAZIONE


DELL'AUTOBIOGRAFIA DI STA. TERESA, INFLUSSO NEI SANTI E AUTORI SPIRITUALI
POSTERIORI

3. LE CARATTERISTICHE DELLA CONTEMPLAZIONE DI S.GIOVANNI D'AVILA: SENSO


NUZIALE, CAMMINO DI "SILENZIO", MODELLO MARIANO

* * *

Presentazione:

Il tema della contemplazione sarà sempre di attualità, poiché si


tratta dell'esperienza di Dio. In tutte le culture e religioni,
quest'esperienza si presenta anche come un problema: l'apparente "silenzio"
di Dio nel momento del dolore e della morte. I fenomeni straordinari non
sono una risposa utile né soddisfacente a questo problema. L'esperienza
cristiana di Dio, come è il caso della contemplazione, ha bisogno di un
retto discernimento, in modo che sia veramente un "silenzio carico di
presenza adorata" (Giovanni Paolo II, Orientale Lumen, n.16). E' un silenzio
che permette a Dio parlare quando vuole e come vuole, e a noi permette di
accetare la sorpresa di questa parola.

Il Maestro San Giovanni d'Avila (1500-1569) è un classico della


contemplazione cristiana, specialmente per il suo libro principale ("Audi
filia") e per le sue lettere di direzione spirituale. E' stato lui che
approvò per primo la biografia di Santa Teresa di Gesù. Ed è stato sempre un
Maestro ascoltato e seguito da tanti santi e autori spirituali fino ad oggi,
in questo campo della contemplazione e perfezione cristiana. E' considerato
come Maestro di vita spirituale per tutti gli stati di vita (laicale,
religioso, sacerdotale).1

1. IMPORTANZA E ATTUALITA' DEL SUO LIBRO "AUDI FILIA" COME CAMMINO DI


CONTEMPLAZIONE NEL SENSO SPONSALE

L'"Audi filia" è lo scritto più importante e caratteristico di San


Giovanni d'Avila. Riassume tutto il suo insegnamento ed è un riflesso della
sua stessa vita. E' stato elaborato, almeno parzialmente, durante la sua
prigionia nel carcere dell'Inquisizione (1531-1533). La redazione aveva
inizialmente come scopo la direzione spirituale di Donna Sancha Carrillo,
sorella di Don Pedro de Córdoba (discepolo del Maestro Avila). Questa
giovane, a scopo di seguire Cristo Sposo, rinunciò a inserirsi nella corte
dell'imperatore Carolo V (cfr. L. Granada, Vida, p. 3ª). Il libro diventò
1
     Opere cumplete di S. Giovanni d'Avila: F. MARTÍN HERNÁNDEZ, L. SALA
BALUST, Obras completas del Santo Maestro Juan de Ávila (Madrid, BAC, 1970-
1971); San Juan de Avila. Obras completas (Madrid, BAC, 2000-2001).
2
immediatamente un classico della spiritualità cristiana.

Nell'"Audi Filia", il Maestro Avila presenta il cammino della


contemplazione e della perfezione come sposalizio con Cristo; commenta il
salmo 44 (45) ("ascolta, figlia"), in rapporto al Cantico 3,11 ("uscite
figlie di Sion, guardate il re Salomone"). Il titolo ("Audi Filia") indica
il riassunto della vita spirituale, che è atteggiamento di ascolto della
voce di Cristo Sposo che chiama alla perfezione.

E' il cammino dello sposalizio con Cristo, da parte di tutta la Chiesa


e da parte di ogni credente, come processo di conoscenza di sé, per seguire
Cristo e arrivare all'unione trasformante. Viene sviluppato in chiave
cristologica ed ecclesiologica, presentando le tappe dell'itinerario
spirituale: incipienti, proficienti, perfetti.

Lo scopo del trattato è quello di "uscire" dalla propria volontà per


arrivare alla bellezza spirituale, che era stata rovinata dal peccato e che
viene ricuperata grazie ai meriti di Cristo e alla nostra penitenza.
Descrive gli inganni del mondo, della natura (carne) e del demonio, ma
indica anche i mezzi per vincerli. Mette in guardia da alcuni inganni dei
sentimenti spirituali. Sottolinea l'importanza della conoscenza propria, per
poter entrare più profondamente nella preghiera e meditazione della passione
del Signore. In questo modo si riceve l'amore di Dio misericordioso che deve
essere attuato nell'amore al prossimo.

L'itinerario dell'"Audi Filia" è simile a quello della "lectio


divina", come processo di ascolto della Parola di Dio per lasciarla entrare
nel più profondo del proprio cuore. E' un itinerario di contemplazione e al
tempo stesso di perfezione. Il credente arriva in questo modo all'unità di
vita o "perfetta concordia" (cap. 1). La contemplazione è come "segreto e
amicabile colloquio... attraverso il quale l'anima si comunica con Dio"
(cap.6).

La vera contemplazione è sorgente di carità verso il prossimo (cap.


70). In questo processo è necessario un'atteggiamento di "umiltà e
semplicità di bambino":

..."humillarse a Él con un afecto sencillo, como niño ignorante y


discípulo humilde, pues el amar es el fin del pensar" (cap. 75).

L'"Audi Filia" fu molto apprezzato sin dall'inizio e fu letto e alle


volte citato dai grandi scrittori posteriori. Il biografo Luis Muñoz afferma
che il re Filippo II la aveva in mano durante il suo ritiro nell'Escorial:

"En que mostró lo mucho que gustaba de su lectura. Valíase de él en


sus enfermedades y dolores; decía que era todo grano y que en él
estaba toda nuestra santa fe, y era importantísimo para las almas"
(Vida, lib. 2, cap. 26).

Paolo VI, nell'omelia durante la canonizzazione del Maestro Avila (31


maggio 1970), affermò:

"El nombre de Juan de Ávila está ligado a su obra más significativa,


la célebre obra Audi Filia, que es libro de magisterio interior, lleno
de religiosidad, de experiencia cristiana, de humana bondad. Precede a
la Filotea, obra, en cierto modo, análoga, de otro santo, Francisco de
3
Sales, y toda una literatura de libros religiosos, que darán
profundidad y sinceridad a la formación espiritual católica del
Tridentino hasta nuestro días. También en esto Ávila es un Maestro
ejemplar".2

Durante la preghiera dell'Angelus, nello stesso giorno, il Papa


aggiunse: "De entre sus libros sobresale uno que merecería ser conocido
también hoy en Italia, especialmente por parte de las almas religiosas,
titulado "Audi Filia", escucha, hija".3

Anche se durante la vita del Maestro, il libro dell'"Audi filia" era


già molto conosciuto, dopo la sua morte (1569) fu ristampato parecchie volte
in pochi anni, essendo tradotto in italiano, francese, tedesco e inglese. I
cattolici perseguitati in Inghilterra trovavano nella sua lettura un grande
conforto. Fr. Luigi di Granada, che ne pubblicò una parte nel suo libro
"Guía de pecadores", diceva: "Lo tengo dentro la mia testa poiché l'ho letto
molte volte".4

2. RIPERCUSSIONE NELL'AMBITO STORICO CONTEMPLATIVO: APPROVAZIONE


DELL'AUTOBIOGRAFIA DI STA. TERESA, INFLUSSO NEI SANTI E AUTORI SPIRITUALI
POSTERIORI

E' stato grande l'influsso della dottrina di San Giovanni d'Avila


sulla contemplazione, negli autori contemporanei e posteriori fino ai nostri
tempi. Il Maestro fu il primo ad approvare la biografia di Santa Teresa e
questo fatto viene considerato come la chiave d'oro che aprì la porta alla
mistica spagnola del secolo XVI.5

Santa Teresa, seguendo il consiglio di un membro dell'Inquisizione


(Don Francisco de Soto), consultò al Maestro Avila:

"Díjole también, como la vió tan fatigada, que escribiese al Maestro


Avila, que era vivo, una larga relación con todo, que era hombre que
entendía mucho de oración, y que con lo que le escribiese se sosegase.
Ella lo hizo así; y él la escribió asegurándola mucho. Fue de suerte
esta relación, que todos los letrados que la han visto -que eran sus
confesores- decían era de gran provecho para aviso de cosas
espirituales, y mandáronla que lo trasladase e hiciere otro librillo
para sus hijas" (Relaciones, 4ª, 6).

Nelle sue lettere a Donna Luísa de la Cerda, signora di Malagón


(1568), Santa Teresa fa riferimento al suo grande desiderio che il Maestro

2
     Insegnamenti VIII/1970, 565.

3
     Ibidem, 572.

4
     L. SALA BALUST Y F. MARTÍN HERNÁNDEZ, Vicisitudes del "Audi Filia",
in: Obras completas, I, cap. VI e introduzione al testo.

5
     Il libro di Santa Teresa ("Libro de la Vida") è dell'anno 1562 (il
testo fu proibito dall'Inquisizione nell'anno 1575). L'opinione del Maestro
Avila su questo libro si trova nelle lettere nn.158 e 185, ambedue dell'anno
1568. Cfr. L. SALA BALUST, F. MARTÍN HERNÁNDEZ, Santo Maestro Juan de Ávila
(Madrid, BAC, 1970) pp. 322-325.
4
Avila legesse e manifestasse il suo parere sul suo scritto che aveva spedito
a detta signora perché lo facesse arrivare a suo destino. Nella lettera del
27 maggio 1568, menziona lo stato di salute del Maestro Avila:

"No querría que se muriese primero, que sería harto desmán. Suplico a
vuestra señoría, pues está tan cerca, se lo envíe con mensajero
propio, sellado".

Il 2 novembre dello stesso anno, dopo la risposta del Maestro, scrisse


ancora alla stessa signora:

"Lo del libro trae vuestra señoría tan bien negociado que no puede ser
mejor, y así olvido cuantas rabias me ha hecho" (si riferisce alla
lentezza di Donna Luísa nel far arrivare il libro).

Le lettere del Maestro Avila alla Santa sono dello stesso anno 1568 (2
aprile e 12 settembre), un anno prima della morte del Maestro, quando lui
era già gravemente ammalato. La seconda lettera è propriamente la risposta
in cui si trova il suo parere sul "Libro de la Vida". Il Maestro aggiunge
che invierà posteriormente una risposta più concreta, ma non consta di
questa terza lettera o forse è andata smarrita.

Nella prima lettera (2 aprile), abbastanza breve, incoraggia la santa


a vivere in pace e a seguire i suoi lavori per le fondazioni. Ma il Maestro
ancora non aveva ricevuta l'autobiografia teresiana:

"Sea en buena hora la venida a estas tierras, pues confío de nuestro


Señor que ha de ser para que Él reciba mayor servicio de esa
peregrinación que del encerramiento en la celda; que, cierto, señora,
la necesidad que en las ánimas hay es tanta, que hace a los que un
poco de conocimiento tienen del valor de ellas, apartarse de los
abrazos continuos del Señor por ganarle ánimas donde repose, pues
tanto trabajó por ellas" (Lettera 185, 3ss).

Dopo alcuni consigli pratici, il Maestro sembra indovinare il grande


ideale della santa:

"Jesucristo sea amor único de vuestra merced; que, por cumplir de


estado de esposa fiel, esto le debe. No le suplico ruegue por mí, pues
el mismo Señor le pone cuidado de ello" (ibidem, 24ss).

E' più importante la seconda lettera (12 settembre), dove si trova la


ormai famosa risposta sul "Libro de la Vida" della santa. Il Maestro si
scusa del fatto di aver accettato la lettura della biografia, dopo supplica
della santa, e manifesta che si sente indegno di fare discernimento su
questi temi. Ma non dubita nel dare il nullo osta al buon spirito della
santa, in un momento storico difficile dovuto ai pregiudizi inquisitoriali e
ambientali. Il suo parere si riassume con queste parole:

"Paréceme, según el libro consta, que vuestra merced ha resistido a


estas cosas, y aún más de lo justo. Paréceme que le han aprovechado a
su ánima; especialmente le han hecho conocer su miseria propia y
faltas y enmendarse de ellas. Han durado mucho, y siempre con provecho
espiritual. Incítanle a amor de Dios, y a propio desprecio, y a hacer
penitencia. No veo por qué condenarlas. Inclíname más a tenerlas por
buenas con condición que siempre haya cautela de no fiarse del todo,
5
especialmente en cosa no acostumbrada... Vuestra merced siga su
camino, mas siempre con recelo de los ladrones, y preguntando por el
camino derecho; y dé gracias a nuestro Señor, que le ha dado su amor y
el propio conocimiento, y amor de penitencia y de cruz" (Lettera 158,
93ss, 121ss).

Come si può vedere da questo testo, il Maestro ha costatato


l'atteggiamento di umiltà e di carità della santa. Dopo aver dato il suo
giudizio positivo sullo scritto, avverte la santa sul pericolo di fidarsi
troppo dei fenomeni straordinari. La santa supererà questo ostacolo con
l'umiltà, "la conoscenza di sé e l'amore alla penitenza e alla croce".6

Le osservazioni sul discernimento dello spirito indicano alla santa


che, anche se le cose scritte sono giuste e buone,(ma) non sempre sono da
mettere nelle mani di tutti:

"El libro no está para salir a manos de muchos, porque ha menester


limar las palabras de él en algunas partes; en otras, declararlas; y
otras cosas hay que al espíritu de vuestra merced pueden ser
provechosas, y no lo serían a quien las siguiese; porque las cosas
particulares por donde Dios lleva a unos, no son para otros" (Lettera
158, 13ss).

Il Maestro fa un accurato discernimento su alcuni punti: la preghiera


contemplativa, il silenzio interiore "sin palabras interiores ni
exteriores", i segni di autenticità sui fenomeni straordinari (locuzioni,
elevazioni, visioni), il cammino di amore verso Dio... Il Maestro Avila si
manifesta totalmente contrario al parere di altri confessori che avevano
consigliato di fare dei segni di burla alle apparizioni ("por medio de dar
higas") (Lettera 158, 46).

La chiave del discernimento che il Maestro ha adoperato è la


costatazione della carità e dell'umiltà:

"Escrito está que Dios es amor, y si amor, es amor infinito y bondad


infinita; y de tal amor y bondad no hay que maravillar que haga tales
excesos de amor, que turben a los que no le conocen" (Lettera 158,
77ss).

La contemplazione viene presentata come un cammino di amore e di


rapporto personale con Dio:

"Experiencia particular del amoroso, y más que amoroso, trato


particular de Dios con quien Él quiere" (ibidem, 81s).

Queste grazie ricevute dalla santa si trovano anche in altre persone


di quel'epoca e del passato:

"Con mucha certidumbre que son de Dios, cuya mano no es abreviada para
hacer ahora lo que en tiempos pasados, y en vasos flacos, para que Él
sea glorificado" (ibidem, 117ss).
6
     "Siempre haya cautela de no fiarse del todo, especialmente en cosa no
acostumbrada". La santa supererà questo pericolo se si mantiene nel santo
timore ("recelo de los ladrones") e impara a consultare "por el camino
derecho", camminando sempre nella strada giusta di "propio conocimiento, y
amor de penitencia y de cruz" (ibidem).
6

Dalle lettere di Santa Teresa sappiamo quale è stata la sua


ricettività riguardo i consigli del Maestro. Lei stessa riconosce su
indicazione del Maestro) che ci sono alcune cose da correggere e che lei è
disposta a farle. Così lo afferma nella lettera a Donna Luísa de la Cerda (2
novembre 1568), dopo aver ricevuto la risposta del santo:

"El Maestro Avila me escribe largo y le contenta todo; sólo dice que
es menester declarar más unas cosas y mudar los vocablos de otras, que
esto es fácil".

L'influsso del Maestro Avila su altri autori spirituali contemporanei


e posteriori è costatato da alcuni studi attuali. Alcuni santi di
quell'epoca furono trasmissori della sua figura e dei suoi scritti: Santa
Teresa di Gesù (di Avila), San Ignazio di Loyola, San Francesco di Borgia,
San Giovanni di Ribera, San Giovanni di Dio, San Tommaso di Villanueva,
etc.7

Sono molti i maestri di teologia e di vita spirituale che hanno subito


o riconosciuto l'influsso del Maestro Avila. San Francesco di Sales, San
Alfonso Maria de Liguori e San Antonio Maria Claret lo citano
frequentemente.8

3. LE CARATTERISTICHE DELLA CONTEMPLAZIONE IN S.GIOVANNI D'AVILA: SENSO


NUZIALE, CAMMINO DI "SILENZIO", MODELLO MARIANO

Il cammino della contemplazione ha senso sponsale (nuziale) a modo di


amicizia profonda con Cristo. Si ha bisogno del silenzio interiore che
significa atteggiamento filiale di umiltà (povertà biblica) e di fiducia,
come rapporto interpersonale che tende all'unione della volontà. Va verso

7
     Il biografo L. Muñoz riassume l'influsso di San Giovanni d'Avila
dentro e fuori di Spagna, con (delle) numerose testimonianze esplicite (cfr.
Vida, lib.3º, cap.26-27). Riguardo San Tommaso di Villanueva (1488-1555),
arcivescovo di Valencia (1544-1555), afferma: "El santo fray Tomás de
Villanueva, gloria de la religión de San Agustín..., decía y afirmaba, que
desde los apóstoles acá, no sabía quién hubiese hecho más fruto que el
venerable Maestro Juan de Avila; este testimonio del santo fray Tomás
publicaba un religioso descalzo, varón de santa vida" (ibidem, cap. 26). Ho
raccolto i dati più importanti in: J.ESQUERDA BIFET, El Doctorado de San
Juan de Avila: Toletana, n.10 (2004) 19-42. Anche in: Idem, Introducción a
la doctrina de San Juan de Avila (Madrid, BAC, 2000) cap.II (radio de
acción, escritos e influencia histórica).

8
     San Francesco di Sales, nel "Trattato dell'amore di Dio", parla del
Maestro come di "dotto e santo predicatore" e lo propone come modello di
"mansuetudine ed equilibio incomparabile" (lib. IX, cap 6);
nell'"Introduzione alla vita devota", cita frammenti dell'"Audi Filia"
(parte 1ª, cap.4 e parte 2ª, cap.17), riconoscendo la sua autorità
spirituale. San Antonio Maria Claret cita anche con relativa frequenza il
Maestro Avila, affermando: "Su estilo es el que más se me ha adaptado y el
que he conocido que más felices resultados daba. ¡Gloria sea a Dios nuestro
Señor, que me ha hecho conocer los escritos y obras de ese gran Maestro de
predicadores y padre de buenos y celosísimos sacerdotes!" (Escritos
autobiográficos, Madrid, BAC, 1981, n. 303).
7
l'incontro e la "visione" ("contemplazione") di Dio amato profondamente.

Nella dottrina avilista la contemplazione è cammino di trasformazione


in Cristo, conosciuto personalmente e amato profondamente. E' il grande
desiderio di "vedere" Dio e di esperimentare il suo amore, già in questa
vita. Si tenta di scoprire questo amore nella creazione (come messaggio di
Dio Amore), nella propria realtà povera e nella propria coscienza, dove Dio
si manifesta. Ma è alla luce del Mistero di Cristo (Verbo incarnato e
redentore), Figlio di Dio fatto uomo per amore, Parola definitiva del Padre,
dove si trova la vera e definita sorgente della contemplazione cristiana,
lasciando entrare la Parola rivelata da Dio (contenuta nella Scrittura e
Tradizione) nel più profondo del cuore.

E' un'"esperienza particolare del rapporto di amore di Dio con coloro


che Lui vuole", che è sempre più in là di quanto uno può capire (Lettera
158, 80ss, a Santa Teresa). E' una "segreta e familiare comunicazione" (AF
cap. 70, 7136). Questo dono di Dio fa che la persona contemplativa si
esprima "con un affetto semplice, come bambino ignorante" o con "una quieta
attenzione per imparare dal suo maestro" (AF cap. 75, 7656ss). "Non bisogna
stancare la testa con il raccoglimento, poiché questa faccenda è pura grazia
del Signore" (Lettera 93, 64s).

Per ciò, la contemplazione è "un silenzio di Dio", a modo di "nozze


(tra Dio e l'anima) che non si possono spiegare", poiché "non ci sono parole
e, se ci sono alcune, queste sarebbero basse e diventerebbero un ostacolo
all'amore d'intimità" (Plática 3ª, 182ss).

Il cammino ha delle tappe che vengono seguite con fedeltà e


generosità. E' sempre cammino di contemplazione e insieme di perfezione:
trovare Dio nella sua Parola personale (Cristo, Verbo incarnato) e trovare
Cristo nei fratelli, trasformando il proprio cuore attraverso un processo di
umiltà e di amore.

Il Maestro Avila (nell'"Audi Filia" e nelle conferenze, "pláticas")


preferisce seguire l'itinerario classico (incipienti, proficienti,
perfetti). E' sempre un processo eminentemente "contemplativo", di ascolto
della Parola di Dio: "Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, dimentica
il tuo popolo e la casa di tuo padre; al re piacerà la tua bellezza. Egli è
il tuo Signore: pròstrati a lui" (Sal 44,11-12). Per poter arrivare
all'unione trasformante, che è già la contemplazione propriamente detta, si
deve approfondire continuamente la conoscenza di sé e nella sequela e
imitazione di Cristo.

Il Maestro Avila non ci da una definizione tecnica della


contemplazione, ma la presenta in senso descrittivo, come processo per
cercare Dio direttamente:

"Los ejercitados en el ejercicio del perfecto amor... de un vuelo se


ponen derechamente en contemplación y amor del bien sumo, que es Dios;
y enamorados de El tan de verdad, que buscan la faz de El y, olvidados
de su propio interés, quieren ser todos enteros para Dios más que para
sí" (Sermone 69, 438ss, sull'Assunzione).

L'atteggiamento contemplativo (che tende verso l'unione con l'Amato)


consiste propriamente nell'unità di vita che trasforma tutto in amore e
donazione: amore dialogale, unione affettiva ed effettiva della volontà. Ed
8
è sempre un dono di Dio, "negocio de gracia", che Dio "lo da a quien le
parece" (Platica 3ª, 135ss). Quando si riceve questo dono, è necessario
aprirsi totalmente alla sorpresa di Dio, che va oltre il lavoro
intellettuale:

"Aunque el entendimiento obra poco o nada, la voluntad obra con gran


viveza, y amar fortiter... cerrar el entendimiento a todo y
suspenderse con gran atención viva a Dios, que suspende, como quien
escucha a uno que habla de alto, aunque siempre está como acechando el
entendimiento. Y no haya reflexión en lo que está haciendo, sino como
un niño o uno que oye órgano y gusta" (ibidem, 167ss).

Precisamente per il fatto che la contemplazione è dono di Dio, "quando


Dio viene, s'indovina che si deve fare" (Plática 3ª, 192). Però questo dono
viene preparato e ricevuto "con degli esercizi di aspirazioni e unione. Non
si devono fare sforzi dell'intelligenza a questo scopo" (ibidem, 193s). Fa
riferimento all'insegnamento di altri autori sul modo di iniziare:
"pensando, come chi butta legna e salta la scintilla... e l'amore riposato"
(ibidem, 205ss).

Gli scritti del Maestro Avila sono sempre un invito e tracciano delle
linee pratiche e concrete che aiutano ad entrare nella contemplazione
cristiana, sotto l'azione della grazia, do) insistendo ad assumere
atteggiamenti permanenti: partire dalla propria povertà, sapendo che Dio ci
ama così come siamo, per poter arrivare alla vera scienza dell'amore, che è
esperienza di sposalizio con Cristo ma anche esperienza del "silenzio" e
dell'"assenza" di Dio. In questi momenti, l'atteggiamento di umiltà è
indispensabile:

"Comenzar... por su miseria, vida de Cristo y beneficios... es primero


necesario escuchar algunas veces a Dios... Ejemplo del que oye al que
habla de lejos o del perro que espera el hueso que le quieren echa"...
(es necesario) "ejercitarse en mortificaciones y en obras de
obediencia, humildad, cosas bajas" (Plática 3ª, 212ss, 236ss).

Senza l'umiltà, c'è il rischio di cadere nell'inganno (cfr. Sermone


48, 230ss). Questo atteggiamento di umiltà o povertà biblica è garanzia di
autenticità, poiché:

"A quien El levanta a grandes cosas, primero le abaje en sí mismo,


dándole conocimiento de sus propias flaquezas; para que, aunque vuelen
sobre los cielos, queden asidos a su propia bajeza, si poder atribuir
a sí mismos otra cosa sino su indignidad" (AF cap. 52, 5402ss). Con
quest'umiltà, il contemplativo resterà "contentándose con aquella
vista sencilla y humilde, acatando a los pies del Señor y esperando su
limosna y misericordia" (Lettera 1, 361ss; cfr. Lettera 8, 113).

La cosa più importante è l'atteggiamento di amore e di donazione:


"Este negocio es más de corazón que de cabeza, pues el amar es el fin del
pensar" (AF cap. 75, 7658s). L'amore è unione con Dio, nel senso di avere un
solo volere con il volere di Dio (cfr. Lettera 26, 46ss). Perciò consiglia
ai suoi discepoli:

"Cuando delante se hallaren de Dios, trabajen más en escucharle que


por hablarle y más por amarle que por entenderle" (Lettera 54, 99s).
9
L'amore contemplativo è unitivo, poiché "hace el corazón uno con Dios,
y trata a Dios como a Dios, y tras El -siendo verdadero- va todo lo demás"
(Sermone 71, 267ss). Allora la preghiera contemplativa si concretizza in una
"secreta y amigable habla" (AF cap. 6, 577), "una vía de amistad, a la
manera que inclina el corazón a holgarse de los bienes de un grande amigo
que tiene" (Lettera 222, 534ss). Nella vita pratica, i contemplativi "tutto
quanto fanno nasce dall'amore" (ibidem, 631s).

Come tutti gli autori che descrivono la contemplazione anche il


Maestro Avila sottolinea l'importanza determinante del "silenzio" interiore,
che è atteggiamento di adorazione e di ammirazione di fronte al mistero
trascendente di Dio, il quale lascia la sensazione di un profondo "silenzio"
e "assenza". Si deve accettare questo "silenzio" con atteggiamento di
adorazione:

"Es honra muy propia de Dios... confiesan con el silencio que es el


Señor mayor de lo que pueden entender ni decir... porque este secreto
de quién El es... para sí solo es, pues El solo se comprende" (AF
cap. 31, 3277ss).

San Giovanni d'Avila commenta 1Gv 1,1ss, assieme alla dottrina del
Pseudo-Dionisi sulle "tenebre luminose" (dove entrò Mosè per parlare con
Dio). In questo "buio" l'intelletto impara ad amare Dio nel suo mistero. Il
Maestro Avila riconosce che non sa come spiegarlo:

"Sabéis amar al que no sabéis entender. No lo puedo decir más claro,


porque es cosa que se puede sentir y no decir... quédese vuestro
entendimiento fuera, pues no puede entender, y entre la voluntad a
amarle, pues le puede amar".9

Si tratta di far silenzio su sé stesso, nel senso di purificare e


unificare il proprio cuore. In questo modo non viene ostacolata "la secreta
habla con el Señor, que pide silencio... debe el alma callar aun a sí misma"
(Lettera 155, 11s; cita a San Agostino "in magno silentio cordis" (Enarrat.
in Ps. 38, 20). Non si tratta di "escudriñar", ma di "abrir la boca de
vuestro corazón y tragar esta píldora de oscuridad y el sentimiento de la
ausencia... de Dios, con obediencia al mismo Dios" (Lettera 20 -1-, 83s).

Imparare a "guardare" come Figlio inviato dal Padre e sua Parola


personale, è il cammino che porta alla visione di Dio nell'al-di-là. Il
Maestro Avila ha delle composizioni poetiche che descrivono il grande
desiderio di vedere Dio, anche nei momenti in cui si esperimenta la sua
"assenza": "El vivir me da pasión, pues viviendo no te veo... Estar ausente
de ti, pues está mi gloria en verte".

Maria è modello di questa contemplazione del mistero di Cristo, sempre


in un cammino di fede. Nei sermoni sull'Assunta, il Maestro Avila spiega i
profondi desideri di Maria verso l'incontro definitivo con Cristo e la
visione di Dio. Applica a Maria il processo di contemplazione con le
particolarità dell'Immacolata, tutta santa. La contemplazione di Maria era
un'itinerario verso l'unione perfetta di amore, attraverso la povertà
biblica e il desiderio gioioso e doloroso della presenza-assenza di Dio.

Maria era "ammalata di amore" (Sermone 69, 473; Cant 2,5) e col suo
9
     Lecciones sobre la primera canónica de San Juan II, lec. 1ª, 83ss;
cfr. AF cap. 31; Sermone 13, 71ss.
10
amore feriva lo stesso Dio:

"¿Quién contará los misterios del amor que entre Dios y la Virgen
pasaban, hiriendo El a ella con la contemplación de su hermosura y de
su bondad, y ella a El con amarlo y pensar en El con grandísima
fidelidad?" (Sermone 70, 223ss)10

Con questi criteri sarà possibile discernere l'autenticità dei


fenomeni straordinari, i quali non costituiscono né la contemplazione né la
perfezione. Il discernimento di questi fenomeni si svolge alla luce della
Parola di Dio, costatando i frutti spirituali (umiltà e carità) e cercando
il consiglio di persone competenti.

Secondo i biografi, lo stesso Maestro Avila esperimentò alcune di


queste manifestazioni "mistiche". Infatti, interruppe i suoi studi di
Salamanca a causa di una forte ispirazione sulla contingenza delle cose
umane. Durante il suo ministero sacerdotale, nella festa del Corpus Domini,
a Granata, mentre camminava verso la certosa, gli è apparso il Signore
portando la croce e gli disse: "Così mi trattano gli uomini". Quando era
ammalato a Montilla, verso la fine della sua vita, mentre celebrava la Messa
udì le parole del Signore: "Ti sono rimessi i tuoi peccati" (Mt 9,2).

Nella dottrina avilista, questi fenomeni vengono descritti come


possibili, ma devono essere studiati con prudenza e con qualche diffidenza:

"Estas cosas no se dan por merecimientos, ni por ser uno más fuerte,
antes algunas veces por ser más flaco; y como no hacen a uno más
santo, no se dan siempre a los más santos" (Lettera 158, 70ss, a Santa
Teresa).

Queste manifestazioni non sono segno di santità né di contemplazione,


ma se lasciano frutti di umiltà e di conoscenza di sè e, al tempo stesso,
sono in armonia con la dottrina della Chiesa, "non si devono tralasciare"
(Lettera 158, 56ss; cita San Agostino: In Io. Ev. trat. 40, cap. 8). Ma è
sempre preferibile seguire il cammino della croce:

"No los procuréis hasta que Dios los dé, y ejercitaros en puro padecer
a secas por Cristo". Alcuni sbagliano perché: "andan tras la miel de
las cosas divinas, y no tras la cruz que los ha de salvar" (Lettera
184, 206ss).11

Nell'epistolario si trovano abbondanti indirizzi per discernere


l'autenticità del fenomeni straordinari:

"Nunca vi durar mucho en el bien a quien presto lo parla. No hagan


caso de revelaciones, ni digan lo que en su corazón siente, si no es a
su confesor, y eso no sin necesidad, sino para pedirle consejo, por no

10
     Cfr. Sermone 71, 212ss; cita il Pseudo Dionisi, De div. nomin., 4,14
e il salmo 24,15.

11
     Durante il processo inquisitoriale (1531-1533) fu accusato di
credulità riguardo una pseudo-mistica che aveva svenimenti e levitazioni. Il
Maestro Avila rispose che non era incline ad accettare queste manifestazioni
e che, anche se sono possibili (per la bontà divina), è più importante la
presenza di Cristo nell'Eucaristia.
11
ser del demonio engañados" (Lettera 4, 133ss). "Avise a esa persona
que... de corazón huya de querer otro deseo de revelaciones y
sentimientos, y cosas semejantes, etc. Que por no estar los corazones
desasidos de estos deseos, por eso permite el Señor grandes ilusiones"
(Lettera 247).

Nell'"Audi Filia" il Maestro Avila avverte di non cadere nella


superbia che, alle volte, si manifesta nelle false "rivelazioni" e
"locuzioni interiori" (cap. 17, 1575ss, 1620ss). E' "necessaria... la luce
dello Spirito Santo, che viene chiamata discrezione di spiriti" (AF cap. 51,
5319s). Però conviene staccarsi da "gente ignorante" o dai cattivi
consiglieri, che suscitano queste manifestazioni (cfr. AF cap. 74). Il segno
di autenticità è l'umiltà che porta sempre alla propria conoscenza e a
consultare persone competenti (cfr. AF cap. 50-54). E' sempre necessario
camminare con spirito di fede, sensa cercare altro: "Credere alle parole di
Dio semplicemente" (Sermone 41, 416s).

La vera esperienza di Dio si concretizza nell'attitudine di rapporto,


fiducia e donazione, che presuppone la conoscenza di sé alla luce dell'amore
di Dio:

"Entonces sabrás por experiencia... Experimente yo, Señor, la


fortaleza de vuestra presencia, que dais a los que bien os reciben"
(Sermone 55, 863).

Per arrivare all'esperienza di Dio, non basta la fede teorica, ma


necessita (si ha bisogno di) una fede carica di virtù che cerca con amore
l'incontro con Dio:

"Si nos contentamos con conocer a Dios por fe y no lo conocemos por la


noticia experimental que del amor nace" (Carta 10, 29ss). "Mientras
más tratare a este Señor, más le conocerá, y mientras más le
conociere, más le amará" (Carta 33, 44ss).

Come tutti i grandi mistici cristiani, Giovanni d'Avila presenta


l'itinerario della contemplazione in stretto rapporto all'umanità di Cristo
e all'incontro e unione con lui:

"Ven a Jesucristo... en El, y no en otro, está el consejo, el remedio


y ayuda contra todos los males" (Sermone 39, 394ss). "¿Nunca has
probado a ir cuando lo has menester? Ve, pues, a El, hermano, y verás
cuán blando lo hallarás para abrazarte, para consolarte y remediarte"
(Sermone 47, 190ss).

E' esperienza di Cristo crocifisso, adesso risorto, che "è vivo e lo


guarda e lo aspetta con le braccia spalancate" (Carta 232, 176s).

Si ha bisogno di suscitare la fiducia nel Signore. E' lui che prende


l'iniziativa di cercare noi, perché ci ha amati per primo:

"Jesucristo... te llama, te quiere bien y te busca" (Sermone 39, 261s;


Sermone 49, 314ss). "Quiere Dios venir a vosotros, y si me
preguntásedes qué es venir Dios en un ánima, no creo que os lo sabría
decir... Probaldo y veréis lo que es. Basta deciros que el huésped que
os quiere venir es Dios. Hermanos, Dios quiere venir a vosotros"
(Sermone 2, 156ss).
12

La contemplazione è una questione di amore e di pratica delle virtù:


"Y así es obra de voluntad y no de entendimiento, que el amor une" (Platica
3ª, 199s). E' amore che cerca l'unione con la volontà di Dio (cfr. Lettera
184, 29ss). "Más sentiste de Dios cuando disimulaste la ira, llevaste la
injuria, y sufriste la pena" (Lettera 184, 234ss).

Non è possibile spiegare con parole tutto il contenuto della


contemplazione, poiché è una questione di esperienza:

"Diréisme: - Padre, ¿en qué sabemos si Cristo nos ha hallado? -Una


sola señal os daré, en que lo podéis conocer. Mirad si andáis vos
buscando a Jesucristo, y en eso veréis si os buscó y os halló. Haced
lo que quisierdes; si El no os hiere el corazón, poco aprovecha...
Luego, cuando vos aduvierdes herida a buscar a Jesucristo, entonces
creed que El os ha buscado y os ha hallado a vos" (Sermone 19, 408ss).

Il Maestro Avila non dimentica l'esperienza di un'apparente "assenza"


di Dio. Nella contemplazione, alle volte si esperimenta la grande gioia
della vicinanza di Dio, ma altre volte se sente la "sua assenza" (AF cap.
26, 2610ss). Ci sono dei momenti in cui i contemplativi si sentono nel buio:

"Quedan como desnudos, y en unas obscuras tinieblas... Mas


súbitamente, cuando no piensan, les visita el Señor, y libra, y deja
más fuertes que antes estaban" (AF, cap. 29, 2981ss).

In questi momenti, il contemplativo domanda: "Por qué buscando a Dios,


parece que se nos aleja?" (Sermone 10, 204s). Si ha l'impressione che il
Signore tarda troppo in farsi presente. Commentando la parabola del buon
samaritano, che nel momento del congedo dice que ritornerà (cfr. Lc 10,35),
afferma:

"¿Dónde vais? ¿Y adónde nos dejáis? ¿Cómo, Señor, podemos oír con
paciencia decir que, Señor, os vais y que tornaréis presto?... Este
presto que decís que volveréis, ¡cuán tarde es para quien os ama, para
quien no tiene otro deseo sino de vos, ni querría ver, ni oír, ni
hablar a naide sino a vos!" (Sermone 22, 386ss).

La speranza cristiana è fiducia e tensione, anche e principalmente


quando il cammino sembra svilupparsi in mezzo alle difficoltà e
all'oscurità, come prova di amore e martirio di amore:

"Deque Dios está ausente, que tienes trabajos, entonces se ve el que


lo ama verdaderamente... Dice Dios: "Esperá, esconderéme un poco, y yo
veré qué tal es el amor de fulano"" (Sermone 62, 489ss). "El tiempo y
el lugar que Dios martiriza a los suyos con el amor" (Sermone 69,
622ss).

E' un segno di amicizia, da parte di Dio. Bisogna imparare la bontà di


Dio precisamente in questi momenti in cui sembra assentarsi:

"Demostróle su amigo la luz, y luego encerróla en su mano; mas él la


tornará a abrir y la tornará a enseñar con tan grande alegría, que las
piedras secas y duras se le harán dulces, y gozarse ha de haber sido
azotado" (Carta 2, 236ss).
"Adorando sus juicios y confortada con la confianza de su bondad,
13
abajar vuestra cabeza y, sin más escudriñar, abrir la boca de vuestro
corazón y tragar la píldora de escuridad y el sentimiento de la
ausencia y desfavor de Dios, con obediencia del mismos Dios" (Carta 20
-1- 81ss).

L'esperienza di Dio in mezzo alle tribolazioni si concretizza, per


mezzo della fede, nel scoprire che ci troviamo nel cuore di Dio. E' un
cammino per dimenticare noi stessi e passare all'amore di Dio:

"¡Oh si viéramos cuán metidos nos tiene en su corazón, y cuando a


nosotros nos parece que estamos alanzados, cuán cercanos estamos a
Él!" (Carta 20 -1-, 143ss).

"Por sacarla de su parecer y que siga el mío, le hago que esté como en
tinieblas y que no sepa de sí" (ibidem, 276ss).

Così è la pedagogia di Dio Amore, che segue le regole degli innamorati


o modo di nascondiglio per suscitare il vero amore:

"Aunque yo estoy mudada, vos el de ayer sois; y aunque os escondéis,


conmigo estáis según vuestra promesa... y pues conmigo estáis, sea en
horabuena; estemos juntos, y sea en cruz; mirad por mí, pues que yo no
soy para ello" (Lettera 90, 263ss).

"Si sois fiel en su ausencia, verle heis venir a vos con tanta
ganancia que gozando de su presencia, deis por bien empleado el
trabajo pasado" (Lettera 24, 27ss).

Questo modo di "nascondersi" che Dio ha riguardo noi (Lettera 22,73),


è un "segno di amore" (Lettera 24, 21). Dio "nasconde il suo amore e finge
(che se va lontano) di allontanarsi", ma in realtà il Redentore "ci tiene
scritti nelle sue mani e con grande sacrificio da sua parte" (Lettera 51,
40ss).

La contemplazione è quindi un cammino di esperienza di Dio, alla luce


della sua Parola, nella propria povertà e nelle proprie circostanze. Nel
"silenzio" Dio parla più chiaramente attraverso la sua Parola, il "Verbo"
fatto uomo, Gesù Cristo. E' cammino di fede vissuta, cammino che fa entrare
nell'oscurità del mistero, dove Dio manifesta la sua luce. Entriamo nel
cuore di Dio Amore grazie all'umanità di Gesù, nato a Betlemme, morto nella
croce, risorto e presente nell'eucaristia e in mezzo a noi che siamo la sua
Chiesa amata. La "contemplazione", sotto la guida dello Spirito Santo, ci
aiuta a "vedere" Gesù nascosto sotto i segni poveri della vita umana e di
ogni fratello.12
12
     Sulla contemplazione in S. Giovanni d'Avila: M. ANDRÉS, Historia de
la mística de la edad de oro en España y América (Madrid, BAC, 1994) XI,4
(San Juan de Avila y su escuela); J. CHERPRENET, Juan de Avila, Místico:
Maestro Avila 2 (1948) 99-118; E.M. DIAZ RAMIREZ, La madre está tras la
sarga. La experiencia de Dios en San Juan de Avila (Almagro, Ciudad Real,
1995); J. ESQUERDA BIFET, La oración contemplativa en relación a la devoción
mariana según el Maestro Juan de Avila: Anthologica Annua, 24-25 (1977-1978)
499-550; Idem, La "Mística Ciudad de Dios" vista a través de los criterios
de San Juan de Avila sobre el discernimiento de los fenómenos
extraordinarios: Estudios Marianos 69 (2003) 43-80; J.B. GOMIS, Estilos del
pensar místico, el Bto. Juan de Avila: Rev. de Espiritualidad 10 (1951) 443-
450; B. JIMÉNEZ DUQUE, Dimensión mística de la vida sacerdotal: Semana
14

Avilista (Madrid 1969) 255-271; E.A. PEERS, Studies in the Spanish mystics
(London 1951) vol. 2, pp. 121-148; R. ROUSSELOT, Les mystiques espagnols
(Paris 1869) cap. 3 (Jean d'Avila).
15
*** (riassunto)

SAN GIOVANNI D'AVILA (1499-1569): LA CONTEMPLAZIONE COME CAMMINO DI


SPOSALIZIO CON CRISTO
(Comunicazione)
Juan Esquerda Bifet

Presentazione:

Il Maestro San Giovanni d'Avila (1500-1569) è un classico della


spiritualità e contemplazione cristiana, come si può costatare nel suo libro
principale ("Audi filia") e nelle sue lettere di direzione spirituale.

E' stato sempre un Maestro ascoltato e seguito da tanti santi e autori


spirituali fino ad oggi in questo campo della contemplazione e perfezione
cristiana.

1. IMPORTANZA E ATTUALITA' DEL SUO LIBRO "AUDI FILIA" COME CAMMINO DI


CONTEMPLAZIONE NEL SENSO SPONSALE

Nell'"Audi Filia" presenta il cammino della contemplazione e della


perfezione come sposalizio con Cristo; commenta il salmo 44 (45) ("ascolta,
figlia"), in rapporto al Cantico 3,11 ("uscite figlie di Sion, guardate il
re Salomone"). Il titolo ("Audi Filia") indica il riassunto della vita
spirituale, che è atteggiamento di ascolto della voce di Cristo Sposo che
chiama alla perfezione. E' il cammino dello sposalizio con Cristo, da parte
di tutta la Chiesa e da parte di ogni credente, come processo di conoscenza
propria, per seguire Cristo e arrivare all'unione trasformante.

2. RIPERCUSSIONE NELL'AMBITO STORICO CONTEMPLATIVO: APPROVAZIONE


DELL'AUTOBIOGRAFIA DI STA. TERESA, INFLUSSO NEI SANTI E AUTORI SPIRITUALI
POSTERIORI

Fu lui che approvò per primo la biografia di Santa Teresa di Gesù,


costatando l'atteggiamento di umiltà e di carità della santa. Malgrado il
suo giudizio positivo, avverte alla santa sul pericolo di fidarsi troppo dei
fenomeni straordinari. La santa supererà questo ostacolo con l'umiltà, "la
conoscenza propria y l'amore alla penitenza e alla croce".

3. LE CARATTERISTICHE DELLA CONTEMPLAZIONE IN S.GIOVANNI D'AVILA: SENSO


NUZIALE, CAMMINO DI "SILENZIO", MODELLO MARIANO

Il cammino della contemplazione ha senso sponsale come amicizia


profonda con Cristo. Si ha bisogno del silenzio interiore che significa
atteggiamento filiale di umiltà (povertà biblica) e di fiducia, come
rapporto interpersonale che tende all'unione della volontà. E' cammino di
trasformazione in Cristo, lasciando entrare la Parola di Dio nel più
profondo del cuore. Maria è modello di questa contemplazione del mistero di
Cristo, sempre in un cammino di fede. Con questi criteri sarà possibile
discernere l'autenticità dei fenomeni straordinari, i quali non
costituiscono né la contemplazione né la perfezione.

Potrebbero piacerti anche