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Venerabile Jean-Jacques Olier

Fondatore dei Sulpiziani

VITA INTERIORE DELLA SANTISSIMA VERGINE

Prima traduzione italiana dal francese offerta alle sorelle e fratelli di totustuus.it da Carmela
Diffusione raccomandata anche senza citare la fonte

OPERA DI RACCOLTA DEGLI SCRITTI DI M. OLIER


FONDATORE DELLA CONGREGAZIONE DEI SACERDOTI DI SAN SULPIZIO

_______________

INDICE
Approvazione
Avvertenze
Prefazione
Dichiarazione dell’editore

Capitolo 1° - Predestinazione di Maria alla dignità augusta di Madre del Verbo Incarnato.
Riflessioni Pratiche

Capitolo 2° - Concezione e nascita della Santissima Vergine


Pratiche di M. Olier per onorare il concepimento e la nascita di Maria

Capitolo 3° - Presentazione e soggiorno di Maria nel Tempio.


Riflessioni Pratiche

Capitolo 4° - Matrimonio della Santissima Vergine con San Giuseppe e Mistero


dell'annunciazione
Riflessioni Pratiche: L’angelus

Capitolo 5° - Compimento del Mistero dell’incarnazione mediante il quale Maria diventa Madre
di Dio.

Capitolo 6° - Mistero della Visitazione


Spiegazione del Magnificat
Riflessioni Pratiche sul Canto del Magnificat

Capitolo 7° - Nascita di Gesù Cristo Maria è la Madre spirituale di tutti i cristiani.


Riflessioni Pratiche

Capitolo 8° - Mistero della Purificazione di Maria e della Presentazione di Gesù al Tempio.


Riflessioni Pratiche

Capitolo 9° - Gesù ritrovato nel Tempio - Società di Gesù e Maria


Riflessioni Pratiche

Capitolo 10° -Nozze di Cana


Riflessioni Pratiche

Capitolo 11° - Istituzione dell’adorabile Sacramento dell’Eucarestia


Riflessioni Pratiche

Capitolo 12° - Maria al Calvario


Applicazioni Pratiche

Capitolo 13° - Mistero della Resurrezione di Nostro Signore


Riflessioni Pratiche
Capitolo 14 - Ascensione e Pentecoste
Riflessioni Pratiche

Capitolo 15° - Maria contribuisce a dare figli a Dio e a formare Gesù Cristo nelle anime,
attraverso i Sacramenti e mediante la predicazione degli Apostoli
Riflessioni Pratiche sulla Preghiera: O Gesù vivente in Maria.

Capitolo 16° - Maria unita a San Giovanni opera efficacemente per fondare e santificare la
Chiesa
Riflessioni Pratiche

Capitolo 17° - Assunzione della Santissima Vergine – I Santi desideri di Maria - La sua dolce e
santa morte - La sua elevazione al Cielo.

Capitolo 18° - Gloria di Maria in Cielo.


Riflessioni Pratiche sul Piccolo Ufficio Della Santissima Vergine.

Capitolo 19° - Maria è Nostra Mediatrice accanto a Gesù Cristo.


Riflessioni Pratiche, Meditazioni sulla grandezza della Beata Vergine Maria, mentre si recita il
Santo Rosario

Capitolo 20° - Maria è l’avvocata dei peccatori

• Esercizio per avere in sé stessi i sentimenti interiori della Santissima Vergine, prima di
iniziare le principali azioni della giornata.
• Altri esercizi più corti che si possono fare prima delle principali azioni della giornata.
• Preghiera a Gesù perché formi in noi l’interiorità di Maria
• Pratiche di Mons. Olier per onorare la vita di Gesù in Maria, o la vita intima della
Vergine Santissima. Soggetti di pitture e incisioni relative a questa devozione.
• Mons. Olier consacra alla Santa Vergine il Seminario di San Sulpizio, e desidera che ella
sia onorata come il canale di tutte le grazie di Dio su questa casa

__________________

Dio vuole rivelare in questi ultimi tempi e scoprire Maria, il


capolavoro delle sue mani… e vuole che sia meglio conosciuta, più
amata, più onorata di quanto non lo sia mai stata finora.

ARCIVESCOVO DI PARIGI

APPROVAZIONE
Abbiamo letto con grande edificazione un libro intitolato VITA INTERIORE DELLA SANTISSIMA
VERGINE composto coi manoscritti lasciati da M. OLIER. È facile riconoscere in questo scritto la
dottrina sostanziale ed abbondante che si trova negli autori ascetici del 17mo secolo. Persuaso
che questo libro è molto appropriato per aumentare nelle anime la devozione verso la Vergine
e portarle all’imitazione delle sue virtù, Noi gli conferiamo la nostra approvazione e ne
raccomandiamo la lettura.

Paris, le 19 octobre 1875.


+ J- J.-HIPP.,
Card. Arch. de Paris.

1
Avvertenze

Ciò che M. Olier ha lasciato sulla santa Vergine si trova sparso in un gran numero di scritti
molto differenti per data, stile e scopo. Non ce n’è nessuno che l’autore abbia concluso, che
egli abbia preparato per la stampa. La maggior parte sono semplici abbozzi, in cui egli
tratteggiava i suoi pensieri per conservarne il ricordo, senza avere l’intenzione di darvi la forma
definitiva.

Spesso sono delle semplici memorie tracciate affrettatamente, durante la giornata, che hanno
per oggetto le sue attività interne, i favori che egli riceveva da Dio, i sentimenti che
suscitavano in lui. Destinò questi fogli al suo direttore solamente dopo che era sicuro di essere
capito e al direttore lasciava tutta la libertà di correggere o di distruggere tutto quello che
volesse. Qui si vede l’impressione che faceva su di lui la meditazione dei misteri, quindi nulla di
più vario, di più animato. Sono delle effusioni del cuore, degli slanci di entusiasmo, dei
trasporti di riconoscenza. Si sente che gli mancavano i termini per esprimere il suo pensiero. Si
è costruito un linguaggio suo proprio e, come la maggior parte degli autori mistici, accumula le
figure e sembra forzare le espressioni per far concepire, nella maniera meno imperfetta
possibile, ciò che egli non si sente capace di rendere degnamente.

La devozione di M. Faillon per la Santa Vergine, e la sua stima per gli scritti di M. Olier, gli
hanno dato l’idea di comporre un libro con questi diversi frammenti, disponendoli secondo
l’ordine dei misteri, e di farne anche un trattato, la cui lettura è appropriata per ispirare un
profondo rispetto e un amore filiale nei confronti della Vergine Maria.

Questo lavoro non era senza difficoltà. Naturalmente ci dovevano essere delle lacune. Inoltre,
un testo composto da frammenti presi in prestito da diversi scritti, e non revisionato
dall’autore, manca spesso di quella chiarezza, di quella precisione che ci si applica a porre in
un’opera destinata al pubblico. Non era da temere che l’editore, lavorando sotto l’ispirazione di
un’idea preconcetta, si allontanasse, con la massima buona fede da questi passi, dalle idee di
M. Olier e gli attribuisse, sotto alcuni aspetti, una dottrina che non fosse quella di questo pio e
venerabile autore, o almeno che desse alle sue espressioni un senso, una portata, che
sorpassasse il suo pensiero autentico?

M. Faillon si era fatto il proposito di rivedere il suo libro, di ritagliare ciò che fosse suscettibile
di un senso contrario al pensero di M. Olier. La morte gli ha impedito di realizzare il suo
disegno.

Noi forniamo una edizione tale come egli avrebbe desiderato donarcela, e ci siamo applicati per
trasmettere i veri sentimenti di M. Olier.

Da questa breve presentazione si vede che questo libro non è stato composto da questo
venerabile sacerdote nello stesso modo in cui noi ve lo offriamo. La base, la sostanza e, in
genere, le espressioni sono sue, ma l’editore, per riunire tutti questi passi sparsi in un ordine
che a lui è parso il più conveniente, ha dovuto colmare delle lacune, chiarire dei testi oscuri o
incompleti. Ci teniamo a dire questo affinché il lettore non attribuisca a M. Olier le imperfezioni
che riconoscesse in questo lavoro. Dobbiamo aggiungere che si incontrano in questo scritto
alcune opinioni particolari di M. Olier e non bisogna stupirsi se l’autore le dichiara come se esse
fossero sicure, e senza porre alcuna riserva o spiegazione che avverta di non confonderle con
la dottrina stessa della Chiesa e le opinioni diffuse comunemente tra i fedeli devoti, perché,
così come abbiamo già detto, in questi brani raccolti da M. Faillon, M Olier scriveva i suoi
pensieri per una sua abitudine particolare
Noi sottoponiamo questo lavoro col rispetto più profondo e l’obbedienza, la più filiale, alla
santa Romana Chiesa.

I capitoli della VITA INTERIORE DELLA SANTA VERGINE sono seguiti da RIFLESSIONI
PRATICHE. Le riflessioni sui capitoli II; IV, IX, XVIII, XIX sono di M. Olier, così come gli
ESERCIZI che sono alla fine del libro. Il testo delle altre riflessioni non è di M. Olier, sebbene si
siano spesso utilizzate le sue espressioni e che, per la base, si abbia avuta cura di ispirarsi alla
sua dottrina. Abbiamo creduto queste riflessioni utili per i lettori devoti; esse li aiuteranno a
trarre dai misteri della santa Vergine alcune conseguenze pratiche per la guida della loro vita.

Prefazione

Modello perfetto di pietà filiale, come di tutte le virtù, Gesù Cristo si è sempre curato di far
onorare sulla terra la Santissima Vergine, la sua Madre beata. A tal fine, Egli ha suscitato,
d’epoca in epoca, alcuni personaggi eminenti, per rinnovare negli spiriti gli ossequi che ispirano
le grandezze di questa augusta regina, e nei cuori l’amore che suscita la considerazione delle
sue cortesie e delle sue bontà. Tale ci è parsa essere in particolare la vocazione di M. Olier,
fondatore del seminario e della compagnia dei sacerdoti di S. Sulpicio, quando abbiamo
considerato tutto il seguito della sua vita e le opere ancora valide che egli ha lasciato dopo di
lui.

Prima della nascita di questo Servo di Dio, il Cielo fece presentire a sua madre un destino così
felice attraverso un segno abbastanza simile a quello che si attribuisce alla madre di san
Domenico. La signora Olier, che aveva consacrato il figlio a Maria, quando lo portava in
grembo, credette di vedere in sogno una fiaccola ardente che spingeva la sua fiamma su un
globo, e che l’abbracciava, come se la santa Vergine avesse voluto indicare tramite questo che
un giorno egli avrebbe acceso nei cuori il fuoco del suo santo amore... Il seguito non tardò a
giustificare questo felice presagio.

Già dalla gioventù, si videro risplendere in lui i primi tratti di questa devozione tenera e
ardente verso Maria, di cui diede esempio fino al suo ultimo respiro, e che, insieme alla pietà
verso Gesù Cristo, sacerdote e vittima nel Santissimo Sacramento, fu il carattere distintivo
della sua vita sacerdotale.

Non possiamo esporre qui tutto ciò che il suo zelo gli fece intraprendere per ravvivare e per
estendere il culto di Maria: bisognerebbe riferire la maggior parte della sua storia, non avendo
nessuno del suo tempo lavorato con maggior ardore e successo per propagare in Francia
questa devozione. Inoltre, come se i confini di questo regno avessero offerto al suo zelo uno
spazio troppo stretto, egli volle diffonderla in America attraverso un’opera fino ad allora senza
precedenti: la Fondazione di una città in Canada dedicata all’augusta Madre di Dio, sotto il
nome di VILLEMARIE, la quale ha dato origine a diverse grandi Istituzioni cattoliche ed è
servita, molto felicemente, a propagare la devozione a Maria in questo nuovo Mondo.

Ma il fuoco di questo zelo ardente, che bruciava nel suo cuore non doveva spegnersi con la sua
vita. M. Olier doveva comunicarlo ai suoi discepoli per lasciarlo, dopo di lui, nell’istituto che
fondò. Diede in effetti alla sua compagnia, per scopo principale e irrinunciabile, la cura di
ispirare al clero, insieme all’amore sovrano verso Gesù Cristo, la pietà filiale verso Maria e,
attraverso il clero, di diffonderli anche nel popolo. Egli stesso ci riferisce che, in una delle
comunicazioni, di cui questa divina Madre lo favoriva talvolta, Ella si degnò di fargli conoscere
espressamente questo disegno, rivolgendo a lui queste parole che lo inondarono di
consolazione: Sarai animato per sempre dallo zelo della mia gloria. Questa parola “per
sempre” lo fece trasalire di una gioia indicibile, poiché gli faceva comprendere che avrebbe
lasciato nella Chiesa alcuni successori col suo zelo per propagare e per estendere la devozione
verso Maria.

É quello che abbiamo visto, per un effetto della misericordia di Dio, compiersi fino a quest’oggi
in tutte le case dell’Istituto di S. Sulpicio.

É una costante che, dopo M. Olier, sia sempre stata ispirata negli ecclesiastici la più alta
venerazione per Maria. Coloro che lì sono stati formati e che in seguito sono diventati vescovi,
missionari, pastori di anime, fondatori di comunità, vi hanno attinto questa devozione; così non
si teme di assicurare che tutti ne sono usciti più permeati dal rispetto, dalla fiducia e
dall’amore per questa Madre divina, di quanto lo fossero quando vi entrarono. La pietà salda
per il Santo Sacramento e per la Santa Vergine, scriveva Fénelon(1), deve essere l’autentica
eredità di questa casa. É la testimonianza che hanno piacere di trasmettere ancora oggi,
coloro, come il celebre arcivescovo di Cambrai, che hanno ricevuto la loro educazione clericale
al seminario di S. Sulpizio. Confessano tutti che, ciò che maggiormente li ha colpiti, è la
professione tutta speciale che si fa della devozione alla Madre di Dio.

Un’altra prerogativa di M. Olier, osiamo sperarlo, è di essere stato destinato, per la bontà del
Nostro Signore, a dare un nuovo slancio a questa devozione, attraverso gli scritti che ha
lasciato sulle grandezze della maternità divina.

Questi scritti sono, in effetti, un’esposizione di tutta la sequenza dei misteri di Maria, o
piuttosto, una storia della sua vita, abbastanza completa e molto indicata per alimentare la
pietà. É vero che sulla sua vita esteriore non vi si troverà la soluzione di nessuna di queste
questioni curiose che l’erudizione dei sapienti discute, senza chiarirle; Dio ce le ha nascoste
senza dubbio per un disegno, come meno utili per l’edificazione della Chiesa, e, volendo che gli
evangelisti le passassero sotto silenzio, sembra che avesse l’intenzione di farci aspirare a
qualcosa di più eccellente, e di ricordarci che tutta la bellezza di questa figlia prediletta del Re
dei re, è dentro Lei stessa, cioè nel suo interno.

Se il vestito ha minore importanza del corpo, per il quale è fatto, e se il corpo è, a sua volta,
meno considerevole rispetto all’anima che deve servire, la vita esteriore di Maria è
incomparabilmente più in basso delle bellezze della sua anima, delle sue grazie soprattutto,
delle sue virtù, delle opere di Dio in Lei, in una parola, della sua vita interiore. In questa M.
Olier ci mostra, in effetti, un’infinità di tratti, molto più ammirevoli, delle bellezze più radiose,
delle verità molto più importanti per noi e molto più onorevoli per Maria di quanto non lo
sarebbero tutti questi fatti e tutte le circostanze della sua vita esteriore e sensibile.

«La conoscenza dell’una, dice egli, consolerebbe e rallegrerebbe gli occhi degli uomini, ma la
visione dell’altra sorprende e rapisce ogni gerarchia di angeli. Vergine Maria, io vi venero e vi
amo, così come siete in voi stessa, la fede vi fa conoscere, in modo mille volte più perfetto, di
quanto tutti i racconti degli uomini potrebbero descrivervi, nessuna comprensione umana
sarebbe in grado di concepirvi, poiché voi siete stata fatta sulla più bella idea che Dio ha
costruito in Se stesso, per offrire a suo Figlio una Madre adatta alla grandezza della sua
persona. Io dico delle meraviglie mentre esprimo questo solo punto». In effetti la maternità
divina è la sorgente, l’oggetto o il motivo delle visioni sublimi che M. Olier presenta in questa
opera, giacché le considerazioni elevate che offre per l’istruzione e per l’edificazione dei suoi
lettori non sono, a dire il vero, che dei chiarimenti delle conseguenze di questo mistero.

Un frutto prezioso dello studio di questo dogma e delle sue conseguenze, che il lettore devoto
non potrà fare a meno di ricavare da questo scritto, è di conoscere meglio le ragioni ultime e,
come la radice, degli elogi che i Padri santi hanno dato a Maria, esaltando la fiducia in Lei, la
sua potenza e la sua grandezza; ragioni che essi non spiegano sempre in modo chiaro, e che
sono di una così grande consolazione per i veri figli di questa Madre divina.

Tali sono per esempio le parole magnifiche che le rivolge san Cirillo nel santo concilio di Efeso.
Noi le riportiamo qui come per preparare lo spirito del lettore a quello che noi dovremo dire sin
dall’inizio di quest’opera: «Vi salutiamo Maria, Madre di Dio, Voi attraverso la quale la Trinità è
glorificata e adorata, Voi attraverso cui la croce preziosa del Salvatore è esaltata e riverita,
attraverso cui il cielo trionfa, gli angeli esultano, i demoni sono cacciati, il tentatore è vinto, la
natura fragile è elevata fino al Cielo, la creatura ragionevole, che gli idoli avevano infettato, è
venuta a conoscenza della verità; Voi attraverso cui i fedeli ottengono il battesimo, Voi
attraverso cui sono state fondate tutte le chiese del mondo e, tutte le nazioni, condotte alla
penitenza.

Cosa dirò di più? Voi attraverso la quale la luce del mondo, il Figlio unico di Dio, ha illuminato
coloro che erano nelle tenebre, posti all’ombra della morte; attraverso di Voi i profeti hanno
predetto l’avvenire, gli Apostoli hanno annunciato la salvezza alle nazioni; Voi attraverso la
quale i morti sono risuscitati, attraverso la quale i re regnano. Quale uomo può dunque lodare
degnamente la Vergine Maria degna di ogni lode (2)?».

Questa opera di M. Olier servirà dunque a mostrare la verità rigorosa e il fondamento solido di
tutti questi elogi e di altri simili, e li vendicherà, in tal modo, anche della temerarietà di alcuni
scrittori audaci che hanno osato affievolirli in questi ultimi tempi, tramite nuove spiegazioni,
così recanti offesa per san Cirillo e per il Concilio ecumenico di Efeso, come recanti ingiurie alla
potenza dell’augusta Madre di Dio.

Nello stesso tempo mostrerà con quale saggezza la Chiesa romana, la madre e la maestra di
tutte le altre chiese, applica a Maria, nell’ufficio divino, diversi punti della Santa Scrittura che
alcuni uomini senza mandato, avevano tranciato temerariamente; e noi siamo sicuri che le
chiese di Francia che hanno adottato a gara la liturgia romana, vedranno con gioia i motivi
nascosti e profondi di tante applicazioni celebri, che sono una prova oltre che un elogio
pubblico delle grandezze auguste di Maria e della sua potenza presso Dio

Benediremo Dio se questo testo può servire a favorire il movimento che attiri le anime verso la
Santa Vergine. Ella è riconosciuta universalmente come l’ispiratrice di tutte le opere buone, la
madre di tutte le società, l’artefice di tutte le conversioni, in una parola, la causa di tutto ciò
che si ha di buono nella Chiesa, e sembra evidente che la devozione verso di Lei è oggi, più
che non lo sia mai stata, la devozione comune e universale di tutti i popoli cattolici.

I pellegrinaggi alle tombe dei santi martiri, e dei taumaturghi, un tempo così celebri, sono oggi
meno frequenti, la devozione a Maria sembra averne preso il posto: Gesù Cristo si compiace
visibilmente di imprimere in tutti i cuori, con la convinzione del potere universale della sua
Madre divina, la più vasta fiducia nella sua bontà. É anche il fine che M. Olier si propone nei
suoi scritti. Il suo scopo è di mostrare Maria come il canale universale, attraverso il quale Gesù
Cristo vuole distribuire tutte le sue grazie, e di mettere, sempre più allo scoperto, il
fondamento di questa verità, che è un oggetto di consolazione così dolce per tutti Cristiani.
«Vedo, sento, sperimento questa verità in me, come se la vedessi coi miei occhi, egli scrive, e
vorrei essere capace di rendere noto a tutti l’amore di Gesù Cristo verso sua Madre, con lo
scopo di far capire il potere di Maria e quindi di guadagnarle l’amore e l’onore nel mondo».

Essendo questa devozione la grazia più importante del nostro secolo, la santa Chiesa, per far
onorare i misteri e le grandezze di Maria, ha istituito le feste della sua Maternità, della sua
Purificazione, del suo Sacro Cuore, del suo Patrocinio, le feste di Nostra Signora delle Grazie, di
nostra Signora Ausiliatrice, di Regina della Pace, senza trascurare, nel contempo, i misteri del
Salvatore, poiché ella celebra anche le feste del Sangue Prezioso di Gesù, del suo Sacro Cuore,
della sua Passione, della sua Corona di spine, della sua Lancia, dei suoi Chiodi, del suo
Sudario.

Infine ella (la santa Chiesa) ha appena messo al massimo grado tutti i segni che aveva dato fin
qui della sua pietà e della sua venerazione rivolta a Maria, definendo come dogma della fede
Cattolica, la sua Immacolata Concezione: definizione che tutto l’universo ha accolto col
trasporto di un’esultanza tanto più viva, quanto più l’aveva attesa e desiderata da molto tempo
e con grande ardore.

Non è giusto, scrive M. Olier, che sembra aver indicato la nostra epoca, non è giusto oggi
applicarsi ai santi misteri che la Provvidenza si compiace di manifestare nel corso dei secoli:
ora che la Chiesa riceve senza difficoltà queste verità, anzi che ella le considera con tanta gioia
e amore, ora che si compiace soprattutto di applicarsi ai santi misteri della vita di Gesù Cristo,
della Sua Santa Madre, per farli sempre più onorare dai suoi figli?

DICHIARAZIONE DELL’EDITORE

Per conformarmi ai decreti dei papi, dichiaro che in tutto quello che posso dire della persona,
degli scritti e delle illuminazioni di M. Olier sulle cose che riguardano la religione, non voglio in
nessun caso prevenire il giudizio della Santa Sede apostolica; che, proprio al contrario, mi
sottometto in anticipo a tutto quello che essa potrà definire su queste materie, che sarà
contrario o poco conforme a ciò che io vi abbia scritto, e che infine io considererò sempre come
il più caro e il più indispensabile dei mie compiti la sottomissione perfetta del mio spirito e del
mio cuore alle decisioni del Sommo Pontefice, il vero Padre e il vero Dottore dato da Dio a tutti
i Cristiani.

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VITA INTERIORE DELLA SANTISSIMA VERGINE

PREDESTINAZIONE DI MARIA ALLA DIGNITÀ AUGUSTA DI MADRE DEL VERBO INCARNATO

Dio vuole rivelare in questi ultimi tempi e scoprire Maria, il


capolavoro delle sue mani… e vuole che sia meglio conosciuta, più
amata, più onorata di quanto non lo sia mai stata finora.

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CAPITOLO 1° - PREDESTINAZIONE DI MARIA ALLA DIGNITÀ AUGUSTA DI MADRE DEL VERBO


INCARNATO.

Dio Padre genera in Sé, Suo Figlio.

Nella contemplazione di Se stesso che lo rapisce, vede nascere suo Figlio, come uno specchio,
dove si trova rappresentato sostanzialmente, come insegna l’Apostolo. (Ebrei 1, 3) Questo
specchio l’assorbe nell’amore di Se stesso, e in questo Amore del Padre e del Figlio, si produce
lo Spirito Divino.

Racchiuso in questo cerchio eterno che è la sua vita e la sua beatitudine, Egli è vivo e
benedetto in Se stesso, e avrebbe potuto vivere così in eterno, senza comunicarsi fuori e senza
darsi a noi. Ma da tutta l'eternità, volendo il Padre, manifestarci il Suo amore mediante
l'Incarnazione del suo divin Figlio, si è, per prima cosa, procurato un aiuto: la Santissima
Vergine Maria.

Senza dubbio, Lui stesso avrebbe potuto formare con le sue mani l'umanità di suo Figlio,
questo mirabile capolavoro, come aveva formato gli angeli, se avesse voluto mandarlo nel
mondo in una carne immortale e gloriosa; e in questa generazione temporale, il Figlio non
avrebbe avuto bisogno di una madre, non più di Adamo nella sua creazione.

10

Ma, a causa de nostro peccato (3) e volendo che il nostro peccato venisse espiato attraverso la
morte del suo proprio Figlio, decise di mandarlo nel mondo nella nostra carne passibile e
mortale, affinché, in questa stessa carne, Egli patisse la morte a vantaggio dei peccatori.

Per generarlo quindi in questo modo, Dio Padre scelse, in modo ammirabile, la Santissima
Vergine come aiuto e come Sposa.

Poiché Dio Padre, il solo che possa inviare e donare la persona de Figlio, vuole che, nel
mistero della Incarnazione, Maria sia sua Sposa, nel senso che il Padre che è il solo principio
della generazione del Suo Verbo secondo la divinità, destina la santa Vergine a divenire
principio della generazione del suo stesso Verbo, secondo l’umanità.

(Olier chiama generazione temporale del Verbo il mistero dell’Incarnazione e dice che in questo
mistero la Santa Vergine è Sposa del Padre eterno).

***

Nota. Diversi santi dottori, tra i quali basti citare sant'Atanasio, sant'Ambrogio, san Cirillo
d'Alessandria, interpretano dal mistero dell'Incarnazione queste parole del secondo salmo: Il
Signore mi ha detto: Tu sei mio Figlio; Ti ho generato oggi. Apposite additur es, quod
generationem ante saecula declarat, dice sant'Atanasio; erat enim sempre filius. Ad jecit
autem illud: hodie genui te, ut generationem secundum carnem commonstraret. Illud enim
hodie, tempus indicat, quare pro temporali generatione adjiciunlur istaec hodie, genui te.
(Biblioth. veterum Patrum, t. V, p..195.)

11

La Chiesa applica queste stesse parole al mistero della nascita di Gesù Cristo, nella Messa di
Natale, e san Paolo ci insegna che si applicano anche alla risurrezione di Gesù Cristo. (Atti
degli Apostoli, XIII, 33.) È dunque del tutto lecito dire che l'eterno Padre genera suo Figlio nel
mistero dell'Incarnazione; non senza dubbio nel senso che l'unione ipostatica del Verbo con la
natura umana avviene per via generazionale, ma perché il Verbo, eternamente generato dal
Padre, e conseguentemente generato, nel momento in cui si unisce alla natura umana, assume
poi una vita nuova, si fa Uomo-Dio, figlio naturale e non adottivo dell'Eterno Padre, che solo
può dirgli: Tu sei mio Figlio; oggi ti ho generato. Il Figlio di Dio fatto uomo non è figlio della
Santissima Trinità, né figlio dello Spirito Santo, ma Figlio Unigenito dell'Eterno Padre.

Non è dunque contrario alla verità che questa generazione temporale del Verbo sia attribuita al
Padre. Tutte le opere ad extra sono comuni alle tre persone della Santissima Trinità, come ci
insegna la fede. Unus solus Deus unum est universorum principium, dice il grande Concilio
Lateranense.

Il motivo è che, come dice san Tommaso: "Creare convinit Deo secundum suum esse quod est
ejus essentia quoe est communie tribus personis". (1 p. q., XLV, a. 6 c.) Creare si addice a Dio
secondo il suo essere, che è la sua essenza, che è comune alle tre persone.

Quindi l'Incarnazione, cioè la creazione, la formazione della natura umana e la sua elevazione
all'unione ipostatica, è l'effetto delle tre Persone della Santissima Trinità, e lo stesso Concilio
Lateranense ha detto: Unigenitus Dei Filius a tota Trinitate communit est incarnato.

Ma il linguaggio delle Sacre Scritture e l'uso della Chiesa ci autorizzano ad attribuire per
appropriazione alcune opere al Padre, altre al Figlio, altre allo Spirito Santo, secondo il punto di
vista da cui sono considerate e secondo il rapporto che notiamo tra le opere e le persone
divine.

Le divine Scritture, i simboli e gli scritti dei Padri attribuiscono le grazie allo Spirito Santo,
perché sono altrettanti effetti della carità di Dio verso di noi, e perché lo Spirito Santo procede
come amore del Padre e del Figlio. Per questo, essendo la generazione temporale del Verbo
principalmente opera di grazia e di santificazione, manifestazione dell'amore di Dio verso gli
uomini, è attribuita, per appropriazione, allo Spirito Santo, e si dice nel Credo: Incarnatus è da
Spiritu sancto ex Maria Virgine; per questo la Beata Vergine è chiamata la Sposa dello Spirito
Santo.

12

Ma questa stessa generazione temporale può essere considerata come missione temporale del
Verbo nel mondo, e quindi considerata attribuibile al Padre, poiché le missioni temporali delle
persone divine del Figlio e dello Spirito Santo sono legate alla loro processione eterna.

Da ciò M. Olier conclude che la Beata Vergine è stata ammessa alla partecipazione della
fecondità divina dell'Eterno Padre, e poiché il Figlio Unigenito di Dio Padre è anche Figlio della
Beata Vergine, la chiama Sposa dell’Eterno Padre.

Queste due denominazioni, Sposa dell'Eterno Padre e Sposa dello Spirito Santo, sono
consacrate dal linguaggio dei santi dottori. Il primo è stato più comunemente impiegato dagli
antichi. San Tommaso d'Aquino dice in un sermone per la quarta domenica di Quaresima: Fuit
Sponsa Patris, et Mater Filii, et habitaculum Spiritus sancti; e San Bonaventura: Te matrem
Dei laudamus, te aeterni Patris Sponsam omnis terra veneratur.

Tu templum et sacrarium Spiritus sancti, totius beatissimae Trinitatis nobile triclinium sancta
Maria a Deo Patre sponsa electa; Verbi Dei Mater praeelecta, a Spiritu sancto protecta, ora pro
nobis. (Opuscul. t. I, Parisiis, 164.)

Richard de Saint-Laurent spiega la dottrina che abbiamo appena esposto. Lo Spirito Santo,
dice, viene in Maria per separare nella sua carne la sua sostanza più pura, dalla quale forma il
corpo che doveva prendere il Figlio di Dio, ed è per questo che si dice che Maria concepì in
virtù del Santo Spirito, e il Figlio di Dio può rivolgere allo Spirito Santo queste parole di
Giobbe: Tu mi hai rivestito di pelle e di carne...

Tutta la beata Trinità, però, ha operato l'Incarnazione del Figlio, perché le opere della Trinità
sono inseparabili, appartengono alle tre Persone divine. Ideo de Spiritu sancto dicitur Maria
concepisse, et potest dicere Filius Spiritui sancto illud Job: Shovel and carnibus vestisti me;
nihilominus tamen sancta Trinitas operata est Filii incarnationem, nam inseparabilia sunt opera
Trinitatis. (De Laud. B. M., lib. III, cap. I.).

***

Il matrimonio non è altro che la santa espressione dell’eterno Padre, che genera e porta in Sé
il Suo Verbo e fa da solo, con la sua persona, quello che il marito e moglie esprimono
all’esterno, concependo insieme un figlio che è il termine della loro generazione, dove l’uno ha
generato il frutto e l’altra lo ha portato nel grembo.

13

Ma poiché Dio Padre genera il Suo Verbo in una feconda verginità, Egli vuole esprimere solo
attraverso la sua Santa Sposa, e mostrare esternamente questa fecondità verginale e senza
corruzione.

Inoltre, generando il suo Verbo da tutta l'eternità mediante la sua conoscenza e il ritorno e la
vista su Se stesso, vuole che Maria, immagine perfettissima e santissima della sua verginale
fecondità, generi anche Lei, con conoscenza; e proprio per questo decreta che Ella dia espresso
e solenne consenso alla generazione del Verbo nella carne, che presuppone la conoscenza e la
ragione.

Mentre il resto delle madri non sa cosa nascerà da loro, vuole che Maria sappia in anticipo
quale figlio concepirà: un angelo le dirà che questo figlio sarà il Figlio dell'Altissimo, Dio e
uomo insieme, il Redentore del mondo, e che il suo regno non avrà fine.

Volendo così avere l'approvazione di Maria, Dio Padre mostra, con questo comportamento così
pieno di riverenza verso la sua santa Sposa, la stima che ha per Lei e l'amore che ha per Lei
come sposo.

Non posso esprimere, e devo dire che nessuna creatura potrà mai, qual è l'affetto e la
tenerezza di Dio Padre verso la Vergine Santissima (4), in questa qualità di Sposa.

14

Egli si applica a Lei con tutto Se stesso; e questo è qualcosa di infinito, di immenso, di
incomprensibile per qualsiasi creatura.
Ora la sposa entra in possesso del suo sposo, che diventa suo, entra in comunione con tutti i
beni che egli possiede, entra in unità di cuore, di anima, di spirito, di pensieri, di volontà, da
ciò consegue che lei partecipa ai suoi disegni, ai suoi ordini, alle sue opere.

Allo stesso modo, Dio Padre, come uno santo e fedele Sposo, vuole introdurre la Vergine
Santissima, nell’unione e nella perfetta conoscenza di Se stesso, dei suoi tesori, della sua
gloria e di tutti i suoi beni.

È inconcepibile come Dio abbia avuto questa Sposa divina presente al suo spirito prima della
creazione di tutte le creature.

Per Lui non c'è né futuro né passato; tutto è presente ai suoi occhi, vede distintamente tutte le
cose nella luce eterna.

Da tutta l'eternità, dunque, Dio vedeva una figura che rappresentava Gesù Cristo e sua Madre,
il Verbo incarnato e tutte le sue membra; da allora Maria era presente agli occhi di Dio come
se fosse già stata creata, come se fosse stata già realmente nel mondo.

15

Questo famoso consenso di Maria, necessario per l'Incarnazione, sul quale poggiava tutto
l'edificio del piano di salvezza che Egli progettava, tutte le figure e le profezie, tutta l'economia
della salvezza, Egli lo prevedeva e lo conosceva prima di ogni tempo.

Vedeva già nel profondo dell'anima della Beata Vergine, piena di fede, saggezza,
sottomissione, quale sarebbe stato il suo pensiero e il suo sentimento, conoscendo la forza e la
virtù della grazia di cui doveva riempirla.

Conoscendo quindi la sua volontà e la disposizione del suo cuore, e già traendo da Lei il suo
consenso, che ha visto poi davvero con il “sì” all'Angelo, vi ha regolato, da tutta l'eternità, il
santo mistero dell'Incarnazione.

Ha fatto lo stesso per quanto riguarda la vocazione di tutti i suoi figli adottivi, che sono le
membra di Gesù Cristo, compimento di questo grande mistero, e di cui Maria, Madre del Verbo
secondo la carne, doveva essere veramente Madre secondo lo spirito.

Se, nel disegno di Dio, la moglie doveva essere data al marito, come aiuto a lui simile, non era
solo per contribuire alla nascita dei figli; ma anche perché contribuisse, con la sua sollecitudine
materna, con la sua tenerezza e con la sua bontà, con la saggezza dei suoi consigli, alla loro
educazione e alla loro crescita.

Indubbiamente, predestinandoci a diventare membra del suo Figlio, Dio Padre ci ha chiamati,
secondo il decreto della sua volontà e per puro effetto della sua grazia, che ci ha donato in
Gesù Cristo, prima di tutti i secoli: avendoci già creati in Lui, e dopo aver preparato le opere
sante che voleva che facessimo a lode della sua gloria (5). Ma chiamando così ciascuno di noi,
preparando in Lui, dall'eternità, la misura dei mezzi di santificazione interiori ed esteriori che ci
avrebbe donato nel tempo, Dio aveva presente al suo spirito la sua santa Sposa.

Egli vedeva che avrebbe agito secondo i suoi desideri, e accettò ciò che Lei avrebbe desiderato
per ciascuno, se fosse stata nel mondo, e agiva secondo le intenzioni, secondo i desideri e le
preghiere di Maria che Egli prevedeva.

16
Perciò nella pienezza dei tempi, quando avrebbe dato l'essere alla sua santa Sposa, le avrebbe
mostrato l'economia dei suoi disegni su ogni anima; e Lei li avrebbe accettati espressamente.

Per quanto vasti siano questi disegni di Dio, Maria, il capolavoro delle mani dell'Onnipotente,
dopo l'umanità del suo Figlio, Maria, tutta ripiena di Spirito Santo, li conoscerà chiaramente;
poiché Dio le mostrerà la condotta mirabile che avrà tenuto e quella che terrà in futuro, e ne
trarrà il suo consenso e la sua approvazione su ogni cosa.

Questo è ciò che Egli farà, una volta per tutte, nel momento del compimento della sua opera
per eccellenza, l'Incarnazione del Verbo, che è come la chiave dell'edificazione universale della
Chiesa e del mondo.

17

In quel momento, Dio le chiederà. pubblicamente, di fronte ad un Arcangelo, ad un


irreprensibile testimone della sua corte, questo solenne consenso; rendendo così visibile ciò
che da tutta l'eternità aveva invisibilmente deciso di fare con Lei (e questa condotta di Dio
spiega come tutte le grazie sono state e saranno date sempre per mezzo di Maria. (6)

Quindi il Padre eterno, avendola scelta per suo aiuto nella formazione della sua famiglia, forma
con Lei Gesù Cristo in tutta la sua estensione, il capo e tutte le sue membra, la sua posterità e
tutta la sua discendenza (7).

Onde ricevette da Dio Padre una fonte di fecondità per la nascita di tutti gli eletti; e anche gli
stessi angeli, in un certo gusto, grado ed esperienza del divino, già dall'inizio della loro
creazione e glorificazione, prevedevano che sarebbe diventata la Madre di Dio. Perciò la stessa
Vergine, deriva dal Padre il carattere di primato e di superiorità regale e imperiale su tutta la
natura creata.

18

La usa allo stesso modo per il resto delle circostanze della grande opera dell'Incarnazione, e
specialmente per la creazione dell'universo che ne è il seguito.

Come uomo, il Verbo Incarnato aveva bisogno di una dimora temporale, e così anche sua
madre.

Tutte le membra di Gesù Cristo hanno ugualmente la stessa necessità, e Dio aveva deciso di
creare questo mondo per aiutarli a vivere questa vita, prima che andassero a glorificarlo nel
cielo.

È per il Verbo incarnato che Dio ha creato questo mondo; al punto che, chi non appartiene a
Gesù Cristo, chi non sussiste in Lui, chi non è unito a Lui per mezzo del suo spirito e della sua
grazia, non è degno dello stato di creatura; e se ne usa, è con ingiustizia, non essendo parte di
Colui per il quale principalmente tutte le cose sono state create.

Dio aveva reso questo grande cielo così magnifico, così augusto, questa terra così mirabile, a
motivo della dignità di Gesù Cristo e delle sue membra.

In proporzione alla dignità delle persone, vengono dati loro doni preziosi; per guidare un
principe, un re, si accendono alcune torce intorno alla sua persona; mentre un artigiano si
accontenterà di una piccola candela o di uno stoppino imbevuti in una goccia d'olio.
Destinando dunque questo mondo a servire da abitazione per suo Figlio, Dio aveva deliberato
di crearlo di così magnifica grandezza e di così rara bellezza, perché fosse un luogo degno
dell'augusta dignità di Colui che lo avrebbe abitato.

19

Così fece il sole così meraviglioso, e in questa bellezza e magnificenza, perché doveva essere
la fiaccola di suo Figlio; i cieli così vasti, così splendenti, perché erano destinati ad essere il
tetto e il rivestimento della sua casa.

Creò la terra così bella, perché doveva servire a sorreggerlo, a fare da sgabello ai suoi piedi.

Volendo infine che provvedesse con le sue produzioni al mantenimento della vita del Figlio suo
e che fosse luogo del suo soggiorno, la riempì di tante rare bellezze nella varietà dei suoi fiori,
nella diversità dei suoi frutti, e nel resto delle creature, che ha fatto con perfezione, peso,
numero e misura proporzionata all'eccellenza di Colui al quale erano destinate; non perché
fossero oggetto della sua gioia e del suo piacere, ciò che non è degno del Figlio di Dio; ma solo
per evidenziare la sua dignità e la grandezza della sua condizione e della sua nascita

La terra era dunque destinata così a servire da dimora temporanea per la Vergine Santissima e
per tutte le membra di Gesù Cristo; per la Chiesa, che vi si sarebbe diffusa dovunque e vi
avrebbe stabilito il regno di Dio.

Ora, nella disposizione che dava all'universo, Dio Padre aveva anche presente l'aiuto che si
era scelto per formare la sua famiglia; regolava la residenza temporale di questa stessa sposa,
quella del Figlio suo e di tutti i suoi figli adottivi.

Per questo, non può esserci difficoltà nell'ascoltare queste parole della Scrittura, dette dalla
Sapienza eterna, applicate dalla Chiesa alla Vergine Santissima:

20

Sono uscita dall’Altissimo, sono stata concepita prima di ogni creatura. Sono stata io che ho
fatto nascere nel cielo una luce che non si spegnerà mai; e, come una nuvola, ho coperto tutto
il terra. (Eccl., cap. XXIV)

Da tutta l'eternità, presente agli occhi dell'Eterno Padre, mio Sposo, ho portato in me tutte le
creature che ora appaiono nel mondo, come una nube feconda, che contiene nella dolcezza
delle sue acque tutti i frutti che devono nascere attraverso di lei.

Ho vissuto nei luoghi più sublimi, nelle profondità di Dio Padre.

Ho percorso da sola il giro dei cieli; sono stata io che, per il potere del mio Sposo, davo il giro
a questi grandi cieli che devono essere la dimora e la ricompensa dei giusti; nel mio Sposo,
sono scesa nelle profondità dell'abisso, dove deve esercitare la sua giustizia. Ero presente, in
spirito a tutta l'estensione dei mari, e non c'è un angolo della terra abitabile dove non ho
messo piede, dove non sono stata presente, nel disegno di Dio Padre, che non ha voluto fare e
intraprendere nulla senza comunicare alla mia bassezza la grandezza della sua misericordie, la
profondità dei suoi giudizi, l'ampiezza delle sue grazie e la fecondità delle ricchezze.

In unione con Lui sono diventata la regina di tutte le nazioni; e, per la sua potenza, i cuori dei
grandi, come quelli dei più piccoli mi sono stati ugualmente assoggettati e sottomessi.

21
Ricercando in tutto questo la mia pace e il mio riposo, non ho potuto trovare nulla che fosse la
mia consolazione e la mia gioia, che in coloro che hanno l’onore di appartenere al mio augusto
Sposo in qualità di figli, e che devono entrare in possesso della sua santa eredità.

Vedendo dunque le mie inclinazioni, conoscendo tutte le mie ripugnanze, le mie avversioni per
le cose esteriori del mondo, e sapendo che non mi posso compiacere che nel suo amabile Figlio
e nelle sue membra, lo Sposo santo del mio cuore m’ha detto e mi ha comandato, per il diritto
assoluto che Egli ha sulla mia anima, dandomi le testimonianze del suo amore: Mia figlia e mia
Sposa, voglio rendervi partecipe delle mie operazioni più tenere e più sante nell’incarnazione
del mio Verbo, voglio ugualmente condurre attraverso di voi la mia Chiesa e affidare a voi la
cura dei miei figli.

Dimorate in Giacobbe, che è l’immagine della mia famiglia: assistete tutti i membri della mia
Chiesa, che per mezzo di Voi la grazia si dilati nei loro cuori, affinché Voi siate in essi anche
Colei che eredita la mia gloria.

Ponete sui miei eletti le prime radici della loro beatitudine, continuate ancora lungo il corso
della loro vita e non li abbandonate prima che li consumiate nella mia gloria.

Queste parole e altre simili in effetti hanno per oggetto il Verbo divino, intanto che si doveva
incarnare, e che era già presente, come tale nella prescienza divina.

22

Questo non impedisce che si possano attribuire anche, molto legittimamente, alla Santissima
Vergine, non soltanto perché siamo stati creati anche noi stessi nella prescienza divina,
essendo noi il corpo di Gesù-Cristo nostro capo, di cui Maria è membro, ma a causa dei
privilegi singolari di questa solenne creatura, destinata a essere l’origine di Gesù-Cristo
secondo l’umanità e sua cooperatrice nell’opera della Redenzione.

Anche queste parole stesse della Scrittura, che sono dette sulla Saggezza eterna, sono
applicate dai santi dottori e dalla Chiesa stessa all’augusta Vergine Maria.

***

Nota. - Bulla Pii IX ad Concept. Immacul. B. M. V. Idcirco vel ipsissima verba, quibus divinœ
Scripturœ de increata.Sapientia loquuntur, ejusque sempiternas origines repraesentant,
consuevit (catholica Ecclesia, quae a sancto semper edocta Spiritu columna est ac
firmamentum veritatis) tum in ecclesiasticis officiis, tum in sacrosancta liturgia adhibere, et ad
illius Virginis primordia transferre.

Gli scrittori ecclesiastici, applicando queste parole a Maria, danno ad esse due sensi: il primo è
relativo all’ordine della redenzione, il secondo, a quello della creazione del mondo, come quello
che offre qui M. Olier; e sebbene questi due sensi siano differenti tra loro, sono ugualmente
fondati uno e l’altro.

***

In questo stesso spirito, la Chiesa applica ancora alla Santissima Vergine una parte dell’ottavo
capitolo dei Proverbi, che serve da argomento all’epistola delle feste della sua Concezione e
della sua Natività.

Il Signore mi ha creata all’inizio della sua attività eccetera… Dio che desiderava uscire da Sé
attraverso le vie del suo amore divino, sembra qui preso dalla gioia amorosa e dal possesso
della sua santa Sposa; ugualmente, la Santissima Vergine, suo divino amore, ci viene mostrata
come dimorante in Lui da tutta l'eternità.

É di questo che Ella stessa si glorifica, come del bene più grande e dell’onore più insigne che le
potesse capitare.

Il Signore mi ha posseduto dall’inizio delle sue vie: in effetti è il principio e il fondamento di


tutti i suoi altri beni e delle sue grazie magnifiche.

23

Poiché di quali ricchezze e di quali ornamenti Dio, che sovrabbonda in Lui stesso di bellezze, di
ricchezze e di perfezioni divine, non l’ha rivestita per renderla degna di diventare l’oggetto
delle sue delizie, e di essergli unita in questa solenne qualità di Sposa? Occorre che Egli faccia
fuori da Se, in una creatura pura, per quanto possibile, un’espressione perfetta della sua
divinità.

Il Signore, Ella dice, lo Sposo celeste, mi ha posseduta in Sé e mi ha tenuta presente ai suoi


occhi, non solamente, dall’inizio delle sue vie, quando Egli ha cominciato la sua Opera, e che
ha tratto dal nulla tutte le sue creature, ma ben da prima.

Nella sua Eternità, attraverso le opere del suo amore divino, Lui che ordina tutto nella sua
saggezza e nella sua carità, si è appropriato della sua Sposa, ha voluto che Ella diventasse la
madre di suo Figlio e che contribuisse a formare la sua Chiesa e tutte le creature che ne
dipendono.

Questa santa Sposa fa qui, come nel libro del Siracide, il censimento magnifico delle creature
che Dio formò nella sua idea, quando ordinò tutte le cose, e in questo particolare mostra che
Ella era già concepita e presente nello spirito del suo Sposo.

Gli abissi non esistevano, e io ero già concepita. Le sorgenti non erano nemmeno ancora
uscite dalla terra… prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata
generata. Non aveva ancora fatto la terra, né i fiumi, né consolidato il mondo sui suoi poli, ed
io ero già concepita

24

Quando nell’opera della creazione egli fissava i cieli, quando tracciava un cerchio sull’abisso e
stabiliva per lui una legge inviolabile, quando condensava le nubi in alto, e quando metteva nel
loro equilibro le acque delle fontane, quando racchiudeva il mare nei suoi limiti, e quando
imponeva una legge alle acque, affinché esse non oltrepassassero i loro confini, quando
poneva le fondamenta della terra, io ero con Lui.

Dopo aver così esposto, come nel Siracide, la sequenza della formazione delle creature ed aver
detto che Ella era presente allo spirito del suo augusto Sposo, la Santissima Vergine aggiunge:
ero con Lui e con Lui io regolavo tutte le cose, cioè, io ordinavo e formavo tutte le creature
attraverso la potenza, la saggezza e l’amore del mio Sposo divino, dal quale ero tutta
posseduta.

Egli faceva così in me tutte queste opere grandi e ammirevoli. Ha fatto in me cose grandi Colui
che è potente, ma in ciascuno dei sei giorni della creazione quest’opera non era che un gioco e
un divertimento per Lui, se la paragoniamo alla generazione del suo Verbo e alla
partecipazione che Egli doveva dare della sua divinità ai membri della Chiesa.
Perciò le mie delizie sono di stare coi figli degli uomini: la mia anima, che prova in sé i
sentimenti del mio Sposo e le disposizioni del suo cuore riguardo ogni cosa, sente che le delizie
più dolci e piacevoli sono quelle di regnare nelle anime e di vivificare i cuori dei suoi figli.

Ora dunque, figli miei, che siete figli del Padre, ascoltate l’esortazione e siate saggi; e, dopo
avergli dato ascolto, rimanete attaccati alla saggezza, conservate le sue parole nella vostra
anima e gustatele con piacere nel vostro intimo.

25

Fate attenzione a non staccarvene per qualsiasi tentazione che vi possa essere, né per la
desolazione che si incontra sotto la croce.

Beato colui che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la
soglia (Pr,8,34-35)

Deve aspettarsi molto costui, perché Dio Padre, come Sposo, si serve dei suoi doni in me e
attraverso di me, con liberalità eccessiva.

Chi riceverà questa grazia, chi verrà a cercare nel mio seno l’alimento della sua anima,
troverà la via, e con essa la felicità eterna.

È in questa sorgente che si attingono i segreti dei misteri più profondi e delle verità più
sublimi. Attraverso il mio Sposo, che è il consiglio stesso e l’equità, che è la prudenza e la
forza, io sono in possesso di tutti questi doni.

Attraverso di me i re regnano e i legislatori ordinano e regolano la giustizia, volendo essere Dio


in me, per il mondo, la sorgente di tutti beni. (8)

_______________

RIFLESSIONI PRATICHE

Anime privilegiate, a cui lo spirito di Dio fa assaporare i misteri della Santa Vergine,
considerate che, se Egli vi scopre qualche cosa di questi misteri, è per aiutarvi nella vostra
santificazione, aumentando in voi, in proporzione alle luci che vi manda, il rispetto, la fiducia e
l’amore che voi dovete alla vostra Santa Madre.

Cercate dunque di comprendere gli obblighi immensi che voi avete verso questa vera Madre
dei viventi e, considerando l’amore, così costante, così puro, così prediletto, così generoso,
così magnifico, che Ella ha sempre avuto per voi, concepite per Lei un amore veramente filiale,
che ve la faccia amare con tutto il vostro cuore, con tutta la vostra anima, con tutte le vostre
forze e soprattutto subito dopo Dio e Gesù Cristo suo Figlio.

Dopo che ha conosciuto la scelta che Dio ha fatto di voi per condurvi alla sua conoscenza e al
suo amore, Ella vi ha amato come suoi figli; da quel momento, voi siete stati sempre presenti
ai suoi occhi, sempre l’oggetto degli affetti del suo cuore. Come una madre colma di saggezza,
di previdenza, di sollecitudine, Ella si è occupata della vostra felicità, prima che voi veniste al
mondo.

27
Dall’istante della vostra nascita, Ella non ha mai smesso di vegliare su di voi, vi ha offerto ogni
tipo di soccorso, ha facilitato, in ogni modo, la realizzazione dei disegni che, da tutta l’eternità,
Dio aveva stabilito su di voi.

La vostra nascita da genitori cristiani, e in un paese che era stato consacrato da lungo tempo
a Maria, in un paese che è come suo patrimonio, sua dote, suo regno; la vostra educazione
Cristiana, le cure che avete ricevuto dall’infanzia, i tocchi segreti dello Spirito Santo, che vi
hanno spinto a donarvi a Dio, i consigli saggi che avete ricevuto per la vostra condotta
interiore; la vostra prima comunione, la vostra vocazione allo stato che avete abbracciato, e
tanti altri soccorsi particolari e privilegiati, che vi sono ben noti… tutti questi mezzi sono
altrettante grazie che voi avete ricevuto dalle mani di Maria, e altrettanti segni certi del suo
amore.

Sforzatevi quindi di testimoniarle fino all’ultimo respiro della vostra vita una riconoscenza
giusta e viva. Per un cuore sensibile e generoso, la riconoscenza aumenta in proporzione ai
benefici, la vostra deve crescere di continuo, poiché Maria non cesserà di farvi del bene e, ai
favori che Ella vi ha elargito fino a questo momento, ne aggiungerà, continuamente, degli altri:
perché è proprio di questa Madre eccellente e tutta amabile beneficare i suoi figli.

28

Proponetevi di testimoniarle la vostra riconoscenza, soprattutto nei giorni delle sue feste e
delle sue ottave. Quando recitate il suo santo ufficio, quando assistete ai Vespri solenni
celebrati in suo onore, la vigilia o il giorno delle sue feste, rinnovate i vostri sentimenti di
gratitudine verso di Lei, specialmente quando il sacerdote canta questo bell’inno dell’Uffico, che
la Chiesa non smette di ripetere per tutto l’anno:

Dall’inizio e prima dei secoli sono stata creata.

Immaginatevi che Maria, nella persona del sacerdote, indirizza Ella stessa queste parole ai suoi
figli, per esortarli alla riconoscenza e alla fiducia che le devono.

In effetti nella voce del sacerdote che celebra, la Chiesa, sempre guidata dalla fede, non vuole
sentire che la voce della santissima Vergine, che si compiace di ricordarci i suoi benefici antichi
e di fornirci nuove assicurazioni della sua sollecitudine e del suo amore materno.

Dal principio e da prima dei secoli, Ella dice, sono stata creata nel pensiero di Dio Padre, per
concorrere con Lui alla santificazione dei suoi figli, che sono anche i miei e, nel corso degli
anni, io non smetterò affatto di avere per essi la stessa sollecitudine che ho mostrato da
quando mi mise al mondo, avendo, da quel giorno, esercitato costantemente davanti a Lui
questo ministero d’amore, nella sua santa casa, che è la Chiesa.

Quando il sacerdote conclude questo inno toccante, testimoniate a Dio Padre la vostra
riconoscenza per una così amabile e radiosa invenzione del suo amore; e ditegli, in un santo
trasporto di azione di grazie, con tutta la Chiesa queste parole: Deo gratias!

29

In seguito indirizzandovi a Maria con umiltà e venerazione, e inginocchiandovi davanti a Lei,


con la Chiesa, per rendere omaggio alla sua grandezza di tutto ciò che voi siete, rispettate e
gradite la parte che Dio le ha donato nella sua regalità su di voi, proclamate che Ella è la
vostra vera regina e rallegratevi di appartenerle. Infine cantate con fervore le sue lodi, e
domandatele, con fiducia colma e completa, la continuazione dei suoi favori per voi e per tutto
il popolo cristiano, unendo per questo la vostra voce a quella della Chiesa nel canto dell’Ave
Maris Stella. Questo inno è come la risposta della Chiesa all’invito amorevole che Maria le ha
fatto, nella lettura dell’Ufficio, di ricorrere a Lei per tutte le necessità.

Io vi saluto, stella del mare, santa Madre di Dio sempre Vergine, porta felice del cielo, voi che
avete ricevuto questo saluto dalla bocca dell’Arcangelo Gabriele, stabiliteci nella pace,
divenendo per noi, in modo più vero e più beato di Eva, la madre dei viventi.

Spezzate le catene dei nostri crimini, rendete la luce ai nostri occhi acciecati, allontanate tutti i
mali, domandate tutti i beni. Voi non dovete che mostrare a Gesù il seno che lo portò,
ricordargli che voi siete sua Madre; Egli esaudirà le vostre preghiere, Lui che ha ben voluto
mettersi nelle vostre mani, nascendo per noi.

Vergine incomparabile, la più dolce delle vergini, dopo averci liberati dai nostri errori,
rendeteci miti e casti, fate che la nostra vita sia senza macchia, che noi camminiamo per la via
sicura che conduce al cielo, per avere la felicità di vedere Gesù e rallegrarci con voi per
sempre.

31

___________________

CAPITOLO 2°

CONCEZIONE E NASCITA DELLA SANTISSIMA VERGINE

Per l’amore singolare che nutriva verso Maria, Dio l’aveva prefigurata in mille modi nell’Antico
Testamento; come c’erano infinite prefigurazioni di Nostro Signore, così ci furono infinite
prefigurazioni della Santissima Vergine, questo stelo benedetto che doveva generarlo. Dio si
compiaceva nel rimirare incessantemente queste sante prefigurazioni, placando così la sua
collera e aspettando la venuta del suo caro Figlio.

Per liberare gli uomini dalla condizione infelice in cui il peccato li aveva costretti, il Figlio
doveva morire per essi; e Dio voleva, come abbiamo già detto, che Egli si unisse alla carne di
Adamo divenuta passibile e mortale (dopo il peccato), senza prenderne però la malignità; cioè
che portasse, sebbene puro e innocente, tutti i segni e le conseguenze del peccato, compatibili
però con la santità della Sua persona divina, come l’essere soggetto alla fame, alla sete, al
dolore, alla morte.

32

Per questo aveva stabilito che suo Figlio prendesse carne in una figlia di Adamo, la Beata
Maria, in apparenza peccatrice e simile ai peccatori, e tuttavia pura e senza macchia, poiché
questa Vergine ammirevole è contemporaneamente, secondo il linguaggio misterioso della
Scrittura, nera e bella: nera nell’apparenza del peccato; bella nell’innocenza e nella purezza
della sua natura, nonostante la discendenza da Adamo.

Volendo Dio dunque creare la madre di suo Figlio nello stato di santità, il più perfetto cui fosse
mai stata elevata una creatura, si diffonde in Lei, nel momento stesso del suo concepimento e,
per un privilegio speciale, la preserva dalla contaminazione della carne e dal peccato originale.
Così, dal suo concepimento, Maria è per le Persone della Santissima Trinità, il primo motivo di
compiacimento che esse intravedono nel mondo, l’unico oggetto della loro compiacenza
amorosa dopo Adamo, poiché tutte le altre creature erano macchiate dal peccato e Lei sola ne
era esente.

In effetti, secondo la fede, non c’è che la Vergine Santissima, che nascendo da Adamo per la
via comune, non sia stata compresa nella sua maledizione.

Poiché Nostro Signore non era affatto compreso nel numero di coloro che nascono da Adamo
secondo la generazione normale, dovendo nascere per opera dello Spirito Santo ed essere
debitore del suo concepimento allo stesso Spirito, che rigenera le anime attraverso il
Battesimo.

33

La corruzione di Adamo, che il corpo comunica all’anima, da quando è unito ad essa, è come
un veleno sparso in tutte le nostre membra, che ci inclina e ci spinge al peccato,
allontanandoci da Dio e rinchiudendoci nell’amore di noi stessi.

In conseguenza del peccato originale, l’amore per le creature, che Adamo innocente aveva
ricevuto, con lo scopo di rapportarle a Dio, dopo la perdita della grazia, avendo perso la sua
rettitudine, si è trasformato in amor proprio, detestabile, abominevole, sacrilego che riferisce
tutto a sé, che fa sì che i movimenti dell’anima chiamati passioni non si agitino, di solito, che
per se stessi e che ci indirizza verso ogni peccato.

Nel momento del concepimento di Maria, Dio la preserva da questa malignità. Egli santifica la
sua carne, affinché tutti i suoi sensi e i suoi movimenti, o passioni, non tendano direttamente
che a Dio solo e non vedano che Lui solo in tutte le cose.

In virtù di questa santificazione:

- il suo odio avrà per oggetto ogni peccato…

- il suo desiderio sarà: la gloria di Dio.

- la sua paura: tutto ciò che può dispiacere a Dio e contraddire i suoi disegni…

- la sua gioia sarà di possedere Dio e di vederlo onorato…

- la sua speranza: di vedersi un giorno completamente consumata nella sua gloria.

II

Ma, oltre ad essere preservata dal peccato originale, Maria è completamente riempita di

34

Spirito Santo e delle sue grazie, dal primo istante del suo concepimento; e chi altri se non Dio
conosce la portata delle perfezioni di cui Ella fu allora dotata (9)?

Se, nella creazione di Adamo, destinato ad appartenere a Dio in qualità di semplice servitore,
le tre Persone divine dissero: facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza, cosa non
avranno detto e quale consiglio non avranno Esse tenuto per realizzare questo capolavoro che
sarebbe loro appartenuto, come la cosa più cara, la più ammirevole, la più tenera che

Dio potesse avere fuori di Lui stesso?

Essendo la sposa data allo sposo come un aiuto che gli sia simile, quali tesori di grazie, quali
doni magnifici, Dio Padre – che ha scelto questa anima come sua Sposa, non riversa in Lei, per
rendersela simile, nelle sue bellezze, e nelle sue eccellenze divine, quanto lo possa essere?
Egli pone in Lei tutto ciò che conosce, tutto quello che vede possa contribuire a rendere
un‘anima perfetta.

La rende degna di portare il suo Figlio unico a tal punto che, questo stesso figlio, uscendo dal
suo seno eterno, trovi fuori da Lui una dimora in rapporto con la grandezza della sua persona
divina.

Il Figlio di Dio stesso, considerandola già come sua Madre, la prepara a questa dignità santa e
solenne, e infine lo Spirito Santo, guardandola come il suo santuario più perfetto, dopo la
santa umanità del Salvatore, come il luogo delle sue più sante e delle sue più pure opere, la
arricchisce di tutti i suoi tesori.

35

La potenza del Padre la rende più forte di Giuditta, la saggezza del Figlio la rende mille volte
più bella di Rachele; l’amore dello Spirito Santo, più amabile di Ester.

Tutto quello che era stato sparso ed effuso nelle anime giuste, Ella lo contiene da sola; non
soltanto le perfezioni di queste donne forti che l’avevano prefigurata, ma anche quelle di tutti i
santi.

In questo momento, Dio riunisce e racchiude in Lei tutte le perfezioni che aveva sparso nelle
anime giuste della legge antica, o meglio Ella ha, solo dello spirito di Gesù Cristo, più di quanto
non ne avessero posseduto tutti i sacerdoti, i patriarchi i giudici, i profeti, i re, tutti i santi
dell’antico Testamento e i giusti dei gentili messi insieme.

Lo Spirito, di cui il Verbo fatto carne doveva essere riempito, e che sussisteva prima
dell’incarnazione, poiché è la terza Persona della Santissima Trinità, questa Persona divina,
sapendo quali sarebbero state le inclinazioni del Verbo incarnato, le aveva comunicate in
anticipo ai Patriarchi.

Egli già distribuiva alle membra gli stessi sentimenti che doveva, dopo qualche secolo,
diffondere in pienezza nel Capo; e così Egli faceva vivere, alla maniera del Figlio di Dio, coloro
che gli sarebbero appartenuti, e che, da tutta l’eternità, erano stati scelti per essere membra
del corpo di Gesù Cristo.

Era questo stesso Spirito che, secondo il Simbolo, parlava attraverso la bocca dei Profeti,
servendosi delle loro persone per farsi vedere, e delle loro parole per farsi ascoltare dal suo
popolo.

36

Nostro Signore era stato manifestato nei suoi eletti, dall’inizio del mondo, e la Scrittura fa
presente pure che questo Agnello divino aveva cominciato a morire nella persona di Abele, nel
quale era nato e viveva per sua grazia.

Così pure viveva negli altri giusti dell’antica legge, e anche nei santi della gentilità, come in un
Noé, un Melchisedech, un Giobbe, un Ietro e altri di cui la scrittura fa menzione e che non
appartenevano al popolo ebreo.

Ad ognuno di essi, Dio aveva dato qualcuna delle perfezioni di suo Figlio: Egli aveva donato la
sua luce ad Abramo, la sua forza a Isacco, il suo amore a Giacobbe, la sua castità e la sua
santità a Giuseppe, e tutte queste qualità erano anche degli abbozzi di qualche perfezione di
Gesù Cristo, ci cui essi erano le immagini e le sembianze.

Ma non erano che dei piccoli effetti del Sole di giustizia diffuso su di essi.

Il concepimento di Maria è una rinascita universale di Gesù Cristo, che rinnova tutte le nascite
precedenti nelle quali Egli si era mostrato sotto la sua giustizia, la sua forza, la sua pietà, la
sua dolcezza, la sua luce e sotto tutte le sue altre perfezioni nel corso di quattromila anni.
Quindi quante natività del Verbo incarnato sono racchiuse e rinnovate in questa?

37

Così, nel giorno della festa della Concezione, si legge il vangelo dei Patriarchi e degli avi di
Gesù Cristo, alla fine dei quali si nomina la Santissima Vergine, come Colei che sola riunisce, in
qualità di Madre del Salvatore, tutte le loro perfezioni e tutte le loro grazie.

Inoltre questo Spirito divino, comunicato ai Patriarchi, doveva essere dato a tutte le altre
membra di Gesù Cristo, dopo come prima dell’Incarnazione, e imprimere in tutti gli stessi
sentimenti, gli stessi movimenti interni per Dio e per ogni cosa; questo fa dire a San Paolo che
Gesù Cristo, vivente così per il suo spirito nel cuore dei santi era ieri, cioè prima della sua
venuta sulla terra, oggi, per esprimere il tempo della Chiesa presente e che sarà nei secoli,
cioè nell’eternità.

Ora, dai primi istanti del concepimento di Maria, questo stesso Spirito riversa in Lei sola e le
comunica più grazie di quante non ne possedettero e ne possederanno mai tutte le anime, le
più perfette e le più eminenti messe insieme.

E, ciò che è caratteristico in Maria, Egli l’associa a Gesù Cristo, sacerdote del solenne sacrificio
che Ella deve offrire con Lui sul Calvario, senza che Ella lo sappia ancora e Le comunica, da
allora, lo spirito sacerdotale in eminenza, con tutte le grazie delle opere che Ella avrebbe
dovuto compiere in seguito nella sua vita.

Le illuminazioni che Dio le dona non sono comprensibili alle altre creature pure.

Ella vede Dio considerato in Lui stesso, più chiaramente di quanto non Lo videro gli angeli al
momento della loro formazione, quando erano ancora nella prova.

38

Ella Lo vede nelle opere della creazione più perfettamente di quanto non lo vide mai Adamo
nella condizione di innocenza, né Salomone nel punto più alto delle sue illuminazioni divine.

Ella vede Dio nella Trinità delle sue Persone, nella generazione del suo Verbo, nella
processione del suo Spirito, nei misteri di Gesù Cristo e della sua Chiesa, più chiaramente di
quanto non lo videro mai Abramo, Davide e altri Profeti in tutte le loro visioni, infine più
perfettamente di quanto non lo vedranno gli Apostoli, i più grandi santi della Chiesa cristiana, e
tutti i più celebri dottori che ci saranno nel tempo.

A questa estensione prodigiosa di illuminazioni, corrisponde un amore di Dio, che sorpassa


tutto ciò che ci sarà mai d’amore nei santi al momento della loro morte, negli Apostoli, nel
momento in cui saranno giunti al completamento e alla consumazione della loro santità; più di
quanto non sarà, mai dato a tutti gli uomini insieme fino alla fine del mondo.

Quindi Ella racchiude in Lei sola tutti i diversi gradi dell’amore di Dio sparsi negli angeli e pure,
incomparabilmente più, di quanto non ce ne sia nei Serafini e in tutte le gerarchie (10); questo
fece dire più tardi a Gabriele, parlando alla Vergine divina, che Ella era piena di grazia:

39

Ave piena di grazia!

I fiumi entrano nel mare e il mare non deborda, così tutte le grazie entrano in Maria, senza che
Ella debordi, tanto estesa è la sua capacità.

Ma poiché il suo spirito non è in grado naturalmente di ricevere queste manifestazioni e queste
vedute, né il suo cuore di rendere a Dio tutti gli omaggi e tutte le lodi che richiedono delle cose
così solenni e così divine (11), ella è fortificata, innalzata e dilatata dallo Spirito Santo, che,
ritrovando nel suo cuore una base di immensa obbedienza, lo apre e lo dilata tanto quanto a
Lui piace.

È senza dubbio una cosa ammirevole vedere un Dio infinitamente saggio e infinitamente
potente compiacersi così tanto in un soggetto creato e porvi le sue delizie.

40

Ma è il capolavoro del suo amore, è quello che Dio ha saputo fare di più perfetto – in una
creatura pura, avendo radunato in Lei tutto quello che ha potuto mettere in un soggetto che
non fosse un Dio come suo Figlio (12).

È il compendio di tutto l’intimo di Gesù Cristo, che comincia ad operare nella sua anima
quanto può essere comunicato.

Lo Spirito Santo agisce in Maria in tutta la pienezza con la quale può agire in una creatura che
non è unita ipostaticamente alla divinità.

Quale spettacolo affascinante e delizioso il vedere tutte le lodi, tutte le adorazioni che questa
anima divinamente illuminata rende a Dio; di vedere tutti l’amore di questo cuore; di vedere e,
finalmente riunito in questa sola anima, a partire dai suoi inizi, tutto quello che lo Spirito di Dio
diffonderà un giorno su tutta la Chiesa!

41

O ammirevoli primizie! O amori ineffabili! O adorazioni! O lodi più perfette di tutte quelle degli
uomini e degli angeli che non sono superate che da quelle di Gesù Cristo!

Ci sono sessanta regine, dice il Cantico, esprimendo così l’insieme delle anime beate, ci sono
ottanta ragazze giovani, cioè il corpo degli spiriti angelici; inoltre ci sono giovani vergini senza
numero, che sono le anime pure e sante, ma non c’è che una sola colomba, una sola perfetta,
una sola scelta per essere la Sposa del Padre e la Madre di Gesù Cristo.

Al vedere questa magnificenza e questa santità nell’anima di Maria, è ben facile concepire che
Dio la prepara per far nascere da Lei suo Figlio unico e con Lui la Chiesa in tutta la sua
ampiezza.

Sì, se Egli si compiace così tanto in questa anima, è che vede in Lei la sua Chiesa tutta intera.

Ella comprende Gesù Cristo, in quanto deve essere sua madre, e (comprende) il resto dei
membri di Cristo, in quanto suoi propri figli.

Cosicché Dio, considerando in Lei la discendenza di tutta la sua Chiesa, comincia ad


assaporare, in questo giorno, le delizie che attende da questa stessa Chiesa, la sua sposa
beneamata;

Egli guarda in Lei questo bel regno, di cui vuol ben essere chiamato il Re.

42

III

Ma, per un consiglio segreto della sua saggezza, Egli non le fa ancora conoscere tutti i suoi
disegni su di Lei.

Se nella sua concezione Ella vede chiaramente i misteri di Gesù Cristo, pensa che vi avrà parte
in qualità di serva, non in qualità di madre; e siccome il Verbo divino, incarnandosi, deve
consacrarsi a suo Padre a titolo di servo e di Ostia alla sua gloria, la Vergine santissima, nella
sua concezione, colmata delle stesse disposizioni che devono essere un giorno in Cristo Gesù,
di cui Ella è l’immagine perfetta, si offre e si consacra a Dio in qualità di Ostia e di serva,
disposizioni che conserverà sempre nel suo cuore e di cui Ella renderà testimonianza all’angelo,
attraverso le parole:

Ecco la serva del Signore.

Tuttavia, vedendo già in anticipo che Lei porterà tutti a Lui e che Lo farà conoscere e amare
più di quanto non lo faranno tutti gli Apostoli e tutti i predicatori messi insieme, questa anima
santa, che deve essere la Madre della Chiesa, rende a Dio, nel momento della sua formazione,
tutti gli omaggi possibili: Ella si offre a Lui in tutto quello che Ella è e che sarà; in modo che
presenta con sé tutta l’estensione delle nazioni che devono un giorno servirlo.

43

Nell’offerta che Ella fa di Se stessa, e in questa volontà di consacrarsi in tutto quello che è e in
tutto quello che sarà in seguito, noi siamo dunque stati compresi, santificati e dedicati a Dio
che ha accettato da allora questa consacrazione universale e ha accolto in Sé tutte queste
nazioni, come l’ha fatto nello scorrere dei secoli, quando esse sono venute al suo cospetto e
hanno ratificato questa stessa offerta.

Quindi noi non dubitiamo che gli angeli di ogni ordine, a cui Dio la diede da allora per Regina,
non siano venuti insieme a questa arca di grazia per ammirare tutta l’estensione delle
grandezze e delle perfezioni di Dio che vi erano racchiuse.

La culla di Maria è dunque la scuola di questi spiriti celesti; essi imparano più da Lei in un
istante della saggezza e della perfezione di Gesù Cristo, di quanto potrebbero fare da San
Paolo, durante tutta la vita di questo Apostolo.

Gli angeli erano là tutti in ammirazione, nel vedere la santità di questa anima e la sua
elevazione incomprensibile negli omaggi che offriva a Dio: Ella da sola Gli rendeva onore più di
quanto non ne procurassero tra loro tre gerarchie e nove ordini insieme; questo li obbliga a
prenderla per loro interprete nella loro lode.

Da quel momento tutto il cielo è come abbassato sulla terra.

Se la Santa Vergine rallegra così le gerarchie celesti, Ella colma di terrore gli angeli malvagi,
tutto l’inferno ha cominciato a tremare all’apparire di questa luce divina e di questo santo
splendore.

44

Se un’anima di amore puro fa fuggire e tremare il demonio, che sarà questa di Maria?

Ella è terribile già da sola per gli spiriti maligni, quanto lo furono per essi le legioni degli angeli
buoni che ricevettero l’ordine di precipitarli negli inferi.

Ella è terribile come un esercito intero, dice la Chiesa: terribilis ut castrorum acies ordinata -
terribile come un esercito schierato; perché Lei contiene realmente, Ella sola, tutto il bagliore e
tutto lo splendore di ciascuno in particolare della milizia del Cielo;

o piuttosto Ella ispira maggior terrore ancora all’inferno, avendo ricevuto da Dio, Lei sola,
l’ordine e il comando di schiacciare la testa del demonio: Ipsa conteret caput tuum.

Infine, nel suo concepimento, Ella è un soggetto di esultanza per gli uomini, perché Ella può
tutto per la riconciliazione dei peccatori.

In effetti è così amabile e così desiderabile agli occhi di Dio, che chiunque la conoscerà e
invocherà la sua potenza, per quanto peccatore e maledetto possa essere, deve aspettarsi
misericordia.
Quando questa fosse un’anima persa, come lo era Rahab, quando questa fosse una idolatra
come era Babilonia, il suo peccato sarebbe dimenticato.

È vero che il concepimento di Maria è stato ignorato dagli uomini nel periodo in cui ebbe
luogo, ma Dio si riservò di manifestarlo più tardi a tutti i popoli e di colmare i loro cuori con
sentimenti di rispetto, di onore e di riconoscenza per Maria, in questo primo istante della sua
vita.

45

Egli vuole che tutti i fedeli, che Ella offrì quindi con Lei, comprendano un giorno e conservino
ancorato nel profondo del loro cuore, fino alla fine dei tempi, l’obbligo di riconoscenza che essi
hanno per Lei, per la sua sollecitudine amorosa e materna, e che questo giorno sia per sempre
un motivo di gioia pubblica e universale per tutti i cristiani.

È quello che noi vediamo agli anniversari dei due ingressi della Vergine Santissima nel Mondo:
il suo Concepimento santo e la sua Natività, che la Chiesa celebra tutti gli anni, e che ama
considerare come l’aurora della felicità che l’Incarnazione le ha procurato.

L’aurora, quando comincia a comparire nel mondo, libera gli uomini dagli orrori della notte e
dona a loro la speranza sicura dell’arrivo del sole, di cui ella porta i primi effetti.

Attraverso il suo concepimento e la sua nascita, Maria fu dunque come l’aurora di Gesù Cristo,
annunciò la pienezza della sua luce e la nostra liberazione dalle ombre della morte e del
peccato.

È per questo motivo che la Chiesa che si riconosce felice di essere stata offerta a Dio da
questa divina Vergine, non smette mai, in questi santi giorni, di ripetere nei suoi canti di
giubilo queste parole di lode, di benedizione e di azione di grazie:

46

O Santa Madre di Dio, la vostra concezione, la vostra natività, il principio della vita di Gesù
Cristo e di tutte le sue membra, è oggetto di gioia per tutto l’universo; la vostra concezione è
la luce di tutte le Chiese, che, contenute in voi, hanno fatto parte della vostra offerta e sono
state gradite con voi dal Signore.

È compito di ognuno di ratificare ora questa offerta, soprattutto nell’anniversario di queste


giornate sante, e di votarsi e consacrarsi a Dio così fedelmente e così inviolabilmente come
Maria l’ha fatto per lui e per tutti, mentre entrava nel mondo.

__________________

PRATICHE DI M. OLIER PER ONORARE IL CONCEPIMENTO E LA NASCITA DI MARIA

Conformandomi alla pratica della Chiesa, che venera il santo mistero dell’infanzia di Nostro
Signore durante 6 settimane, prenderò, per onorare l’infanzia della Santissima Vergine, tutto il
tempo che separa la sua Nascita dalla sua Presentazione al tempio.

È vero che questo mistero è passato, per quanto riguarda l’aspetto esterno, ma l’interno
sussiste sempre: tutto quello che Maria ha avuto di virtù, di grazie, di sentimenti di Dio e di
disposizioni sante sono in Lei permanenti, in modo che noi ve li troviamo sempre lo stesso,
come Gesù porta nel suo intimo lo spirito e le disposizioni interiori di tutti i misteri della sua
vita.

Durante quest’arco di tempo, renderò i miei omaggi a questa bambina benedetta.

47
Rispetterò questo santo tabernacolo, questa intimità nascosta alla maggior parte degli uomini,
sebbene sia mille volte più cara a Dio di quando non lo furono l’arca dell’alleanza e il tempio di
Salomone, che non erano che delle figure morte e senza vita.

Lo spirito della santa infanzia così necessario, secondo il Vangelo, per entrare nel regno di Dio,
è molto raro nella Chiesa.

Forse questo viene dalla mancanza di amore e di rispetto verso l’infanzia di Gesù e di Maria. È
una benedizione senza pari per noi, quando la misericordia di Dio ci applica ad essa e ce ne dà
una speciale devozione.

Mi sembra che la vita, non soltanto di un uomo, ma di tutti i cristiani, sarebbe bene impiegata
nella venerazione del mistero della nascita di Maria.

Quanto a me, io vi consacro la mia vita: mi considererei felice se tutti i miei giorni le
rendessero un omaggio continuo e mi voto a Dio per impiegare tutti i miei istanti per onorarla.

1° Per entrare in questa devozione, voi potreste avere presso di voi un posto di preghiera,
dove porre non una mangiatoia come si fa al tempo della Natività di Nostro Signore, ma una
piccola culla, nella quale sarà un’immagine della Vergine Santissima, appena nata, con da un
lato S. Anna e dall’altro S. Gioacchino: il suo letto sarà circondato da Angeli, nell’atto di
esprimere rispetto, gioia ammirazione. Voi andreste là ogni giorno, durante il tempo di questo
mistero, per rendere i vostri omaggi a Maria Bambina.

48

Mi sembra che sia una visita molto dolce questa che si può fare in spirito a S. Anna e a S.
Gioacchino, per domandare a loro l’ingresso della loro santa dimora e l’acceso alla culla della
loro santa bambina, di cui sono i custodi e gli angeli visibili.

Dopo averli salutati con la preghiera composta in loro onore, ci si inginocchierà presso la culla
e là, in completo raccoglimento e pietà, ci si unirà ai santi angeli, per rispettare e lodare con
essi le grandezze sconosciute di Maria e per mezzo della fede ci si diffonderà nell’interno di
tutti questi spiriti celesti, al fine dii prendere parte a tutti i rispetti e ai sentimenti amorevoli
che essi offrono a questo capolavoro dell’amore e della saggezza divina.

2° Si ringrazierà la Santissima Trinità di tutti i benefici di cui ha colmato il genere umano,


traendolo dal niente e riscattandolo attraverso Gesù Cristo, e santificandolo col suo Divino
Spirito, La si benedirà per aver scelto, di preferenza tra tante altre creature possibili, la figlia di
S. Anna e di s. Gioacchino, per essere la Sposa beneamata del Padre, la degna Madre del
Figlio, il tempio più solenne dello Spirito Santo, infine, la madre più amabile e più
misericordiosa di tutti gli uomini.

3° Successivamente onorando il santo mistero della natività di Maria, si adorerà lo Spirito


Santo che porta questa creatura incomparabile, da quando comincia a fare uso delle sue
facoltà, non soltanto a offrire se stessa e per sempre alla gloria di Dio, in tutto ciò che è e in
tutto quello che potrà fare e soffrire, ma anche a consacrargli tutta la Chiesa santa, come una
porzione di se stessa; infine, a non cessare più, da quel momento, di offrirgliela; questa divina
Vergine, santifica così incessantemente la Chiesa intera, perché sia con Lei una stessa ostia
alla gloria di Dio.

49

In vista di ratificare quest’offerta, ci si abbandonerà allo Spirito Santo di Gesù Cristo, perché in
Maria prenda possesso di noi, come essendo qualcosa di Lei stessa, e che gli appartiene per un
milione di titoli; offrendogli tutto quello che noi siamo, tutto quello che ci appartiene o può
dipendere da noi, come i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre parole e le nostre opere;
condannando e detestando, come indegna per un figlio di Dio, tutta la nostra vita trascorsa,
che non è stata impiegata al suo servizio, e non volendo più avere altra vita che per
consacrargliela completamente.

Noi lo supplicheremo per questo, che faccia di noi l’uso che gli piacerà, tutti i giorni della
nostra vita; che Egli agisca con tutta la sua potenza, quella che vorrà sul nostro intimo e sul
nostro aspetto esterno, che Egli sia il solo e unico direttore, che ci stacchi totalmente da noi
stessi, rendendo vivo il nostro spirito con la sua fede, il nostro cuore con la sua carità e tutte le
nostre facoltà con la sua santa virtù, per essere degli altri Gesù Cristo in sua Madre e
attraverso sua Madre: felici di essere debitori a Maria di tutte le grazie che riceveremo
nell’avvenire, come per quelle che abbiamo già ricevuto attraverso di Lei.

4° Si invocherà lo stesso Spirito per entrare noi stessi in partecipazione della vita e dei
sentimenti di Gesù Cristo diffusi in Maria: tra gli altri di questo annientamento profondo
davanti a Dio, dal quale Ella non è mai uscita; della sua penitenza interiore per tutti gli uomini,
che Lei non ha mai interrotto, per l’amore che portava verso Dio e verso il genere umano, della
abnegazione totale di Se stessa; domandando a Dio, nella Vergine Santissima, che Gli piaccia
di farci la grazia di trascorrere questa giornata e tutti i giorni della nostra vita, in queste stesse
disposizioni e in unione perfetta con lo Spirito di suo Figlio, per camminare nella perfezione
delle sue vie.

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In effetti noi troviamo tutto nel santo mistero della nascita di Maria: noi vi troviamo la forza e
la potenza che possiamo augurarci nelle nostre infermità; la luce desiderabile nelle nostre
oscurità e nei nostri errori; ogni bontà per trovare conforto nelle nostre miserie; ogni santità
per purificarci e per guarire dalle nostre cattive abitudini.

Nelle dolci lacrime e nei pianti di Maria Bambina, si vede risplendere la penitenza di cui la sua
anima innocente offre a Dio i sentimenti i più puri in favore dei peccatori; si vede in Lei una
modestia religiosa verso Dio e un’occupazione interiore continua; e, sebbene tutta colma della
saggezza divina, Ella conserva un silenzio ammirevole.

Si vede in Lei la dolcezza, la povertà, la pazienza; e tra poco si ammirerà la sua obbedienza ai
suoi genitori, e il suo rispetto per Dio, nelle loro persone.

Infine, vi si possono imitare mille virtù e ammirarne un milione di altre che gli angeli onorano e
ammirano continuamente, e ai quali noi possiamo e dobbiamo unirci per la fede, per
glorificarla in tutto questo che Dio la fa essere, attraverso la partecipazione delle sue adorabili
perfezioni.

51

______________

CAPITOLO 3°

PRESENTAZIONE E SOGGIORNO DI MARIA NEL TEMPIO.

L’offerta, che Maria aveva fatta di Se stessa, fin dalla sua concezione immacolata, era segreta,
ma, poiché la religione comprende doveri interni e nascosti e doveri esterni e pubblici, Dio
volle che rinnovasse l’offerta nel Tempio di Gerusalemme, unico santuario della vera religione
allora esistente nel mondo intero, ed Egli stesso le ispirò di andare ad offrirsi a Lui in quel
luogo.

Questa Bambina benedetta, santificata nella carne, l’anima penetrata e piena della divinità, era
in tutto diretta dallo Spirito Santo: non lasciando entrare niente in Lei della saggezza umana,
non poteva agire che secondo Dio, in Dio, per Dio e sotto la direzione stessa di Dio …

Appena Dio Le ispirò di separarsi dalla casa dei suoi genitori, Ella lasciò questo mondo rozzo e
corrotto senza guardarsi indietro.

Non si chiese se, al servizio di Dio, avrebbe avuto qualche bisogno; se questo grande Dio Le
sarebbe bastato in tutto o no.

Non pensò alla sua casa, ai suoi genitori: si abbandonò completamente a Lui con una fiducia
meravigliosa, senza alcun ritorno su di sé, né su altra cosa.

53

Posseduta dallo Spirito di Dio, tutta ardore e amore, era condotta al Tempio dallo Spirito
divino, che la elevava oltre le possibilità dell’età e della natura.

Bambina di tre anni appena, sale da sé i gradini del Tempio… e Dio vuole ch’Ella salga da sola
senza appoggiarsi a sua madre, per far vedere che soltanto lo Spirito divino la dirige e per
insegnare a noi che, operando con la sua potenza nelle anime nostre, Egli è il vero sostegno
delle nostre infermità.

… Tuttavia era in compagnia di sant'Anna, sua madre, perché, per quanto pieni di Spirito
Santo, dobbiamo vivere sempre sotto la guida esteriore di coloro che Egli ci ha dato per
rappresentarlo, e che accettano le sue vie: Lui stesso, attraverso queste persone, ci assicura la
sua guida.

Separata così dalla casa dei suoi genitori, in così tenera età, questa santissima fanciulla si
abbandona a Dio, in uno oblio del mondo, in una morte a se stessa, in un fervore e uno zelo
che non si possono comprendere.

Maria rinnovò allora il suo voto di vittima e di ancella con amore ancora più puro, più grande,
più nobile e più ammirabile di quando lo aveva emesso nel tempio sacro del seno di sant’Anna
e tale amore, crescendo continuamente, sviluppandosi momento per momento, senza
interruzioni e senza posa, la rendeva immensa.

Tutta consumata da questo amore, non voleva avere di vita, movimento, libertà, spirito, corpo,
niente altro che in Dio.

54

Il dono fatto di sé era così vivo, ardente e pressante che la sua anima era, in una disposizione
attuale e continua, di abbandono totale in Dio, di desiderio di appartenergli sempre di più,
convinta di non esserlo mai abbastanza e desiderosa di esserlo maggiormente, se le fosse
stato possibile …

Infine, offrendosi a Dio, come ostia viva a Lui consacrata in tutto quello che era e in tutto
quello che sarebbe stata un giorno, rinnovava la consacrazione a Dio di tutta la Chiesa, che già
aveva fatta nel momento della sua concezione e, specialmente, la consacrazione delle anime,
che, seguendo il suo esempio, si sarebbero consacrate al divino servizio in tante sante
comunità.

In quel giorno la legge antica vide realizzarsi qualcosa di quello che essa significava: il Tempio
di Gerusalemme vide compiuta una delle sue speranze e accolse fra le sue mura uno dei templi
dei quali era immagine: la Santissima Vergine Maria, tempio vivo di Cristo, come Gesù sarà
tempio vivo e perfetto della divinità.
II

Essendo la religione verso Dio e verso Gesù Cristo l'intera occupazione interiore del suo cuore
sulla terra, Maria, prima della venuta del Salvatore, poteva vivere solo nel Tempio che Dio
aveva scelto, tra tutti gli altri luoghi, per farsi vedere, adorare e contemplare con Gesù Cristo,
suo Figlio.

55

Perciò, dopo aver passato i primi tre anni della sua vita, applicata ai doveri di religione verso la
Santissima Trinità, e ad onorare tutti i suoi disegni sulla Chiesa, Dio volle applicarla più
particolarmente nel Tempio per rendere ai misteri di Gesù Cristo, prefigurati in tutta la legge e
nei sacrifici, l'onore che era loro dovuto e che nessuno fino ad allora aveva dato loro.

Appena fu in condizione di camminare e di badare a se stessa, Egli la condusse in questo


Tempio, non per essere santificata da questo luogo, ma per santificare il luogo stesso.

Egli ve la condusse perché servisse con i sacerdoti nei sacrifici della legge e supplisse
all'imperfezione del loro culto. Fu infatti per il perfetto esercizio della religione che la condusse
lì.

Per meglio apprezzare questo disegno, bisogna qui considerare i motivi che avevano orientato
la sapienza divina nell'istituzione degli antichi sacrifici.

Dopo il peccato, gli uomini potevano arrivare alla salvezza solo attraverso il sanguinoso
sacrificio di Gesù Cristo sulla croce; e per godere, in parte e in anticipo, dei frutti di questo
augusto sacrificio, avevano quattro doveri religiosi da compiere verso Gesù Cristo.

Essi dovevano:

1° Averlo presente allo spirito e riporre la loro fiducia in Lui solo.

2° Presentare già a Dio, per l'espiazione dei loro peccati, il sacrificio che un giorno Egli stesso
avrebbe offerto della propria persona.

56

3° Unire il sacrificio di se stessi a quello di Gesù Cristo, e vivere nello spirito di vittime,
sempre pronte ad essere immolate.

4° Infine desiderare la sua venuta sulla terra e invocarlo con i loro voti.

È così che Adamo, Abele, Enoc, Noè e gli altri giusti della legge di natura e della legge scritta,
ricevettero misericordia in vista di Gesù Cristo.

Ma siccome i popoli sono ciechi ai misteri di Dio e dimentichi dei loro doveri, se non sono
aiutati da segni esteriori e sensibili, Dio, per invenzione amorosa della sua sapienza, aveva
ordinato agli Ebrei di offrirgli sacrifici materiali… come altrettante immagini e figure esterne,
molto adatte a mettere davanti ai loro occhi l'adorabile Vittima che essi dovevano avere
costantemente presente al loro spirito.

Queste offerte e questi sacrifici purificavano le anime solo quando erano considerate figure del
Salvatore, e quando si offriva suo Figlio a Dio sotto queste immagini; poiché nell'antica legge
tutto ciò che non era accompagnato dalla fede implicita in Gesù Cristo era vano e inutile.
Soprattutto i sacerdoti, incaricati del pubblico esercizio del culto, dovevano essere pieni di
fede. Dio voleva essere addolcito e placato da queste offerte e da queste vittime, che, davanti
ai suoi occhi, prefiguravano il sacrificio di Gesù Cristo.

57

Ma verso la fine della legge mosaica, e al tempo in cui la Santissima Vergine fu data al mondo,
i sacerdoti di Aronne, ignoranti e viziosi, non adempivano più il loro ministero con questo
spirito.

Inoltre, il culto tutto materiale che Gli offrivano era corrotto dall'avarizia e da un sordido
interesse, come era stato quello dell'empio Caino, figura del popolo ebraico.

Temendo di dispiacere solo agli uomini, i sacerdoti di Aronne avevano solo l'aspetto esteriore
della giustizia: erano contaminati interiormente con ogni sorta di crimini abominevoli, come
sepolcri imbiancati, pieni di ossa e spazzatura.

Inoltre, quand’anche essi avessero offerto i loro sacrifici con spirito di fede, non avrebbero
saputo adorare il Salvatore in tutte le figure che lo rappresentavano e la cui moltitudine era
quasi infinita, per mancanza di luci per scoprirvelo.

Nessuno dunque aveva ancora visto in tutta la sua estensione il mistero di Gesù Cristo che essi
esprimevano, e nessuno neppure gli aveva reso anticipatamente tutti i doveri che meritava la
sua grandezza: la sola Vergine Santissima era capace di adempiere questi doveri, perché Lei
sola aveva ricevuto in pieno la conoscenza dei misteri del Figlio di Dio.

In tutte queste figure, così diverse e così molteplici, nelle cerimonie, nei sacrifici, nel Tempio,
nella storia stessa del popolo di Dio, Lei lo vedeva chiaramente e universalmente
rappresentato, sia per l'eminenza della sua fede, che era più grande di quella ricevuta da tutti i
santi dell’Antico Testamento sia a causa dei privilegi connessi alla sua augusta dignità di Madre
di Gesù Cristo.

58

Le figure della Legge si rivelavano a Maria, che apparteneva così strettamente al Figlio di Dio,
e che doveva essere presente a tutti i suoi misteri.

Inoltre Dio, che le aveva concesso tutte le grazie e tutti i privilegi possibili, l'aveva gratificata
con quest'ultima, affinché, adorando e onorando il Verbo universalmente incarnato sotto tutti i
suoi simboli, Ella fosse il degno supplemento dei sacerdoti e di tutta la legge e la perfetta
adoratrice di Gesù Cristo.

Vedendo dunque che i suoi padri non avevano onorato e glorificato la maestà del Verbo
incarnato, oggetto della loro religione, Maria desiderava supplire al loro dovere con la carità
fraterna e con la religione verso Dio.

Più illuminata di tutti i sacerdoti, ed avendo dallo Spirito di Dio tanta luce quanta questi ne
avevano da quello della carne, vide, adorò e contemplò Gesù Cristo in tutte le sue figure.

Avendo visto tante volte questa adorabile bellezza rappresentata al suo spirito, per la sua
presenza interiore, la riconosceva, rozzamente rappresentata, in queste immagini sensibili.

Era come circondata da Gesù Cristo; Lo vedeva dappertutto, e, in un certo senso, era la
pienezza della legge, facendo sul finire di questa legge ciò che non era stato fatto con
perfezione fin dalla sua primitiva istituzione.

59

III
Per offrire utilmente i loro sacrifici a Dio, i sacerdoti avevano l'obbligo di unirsi in spirito a
quello di Gesù Cristo, e Maria era, anche in questo, il loro degno supplemento.

Sapendo che il Salvatore doveva venire, e che, come pecora muta o agnello sgozzato, avrebbe
sofferto con pazienza, mansuetudine e amore la sua immolazione e la sua morte, Maria, alla
vista delle vittime del tempio, sospirava per la venuta della vittima annunciata dai profeti, la
cui morte doveva salvare tutti, e che doveva essere insieme sacerdote, vittima e tempio del
proprio sacrificio.

Stava già svolgendo, senza saperlo, le sante funzioni del sacerdozio che avrebbe dovuto
esercitare sul Calvario: e offrendo a Dio per le mani dei sacerdoti le vittime della legge, Gli
presentava il sacrificio del suo divino Figlio.

Dio esigeva, nella legge, che colui che offriva una vittima offrisse se stesso in spirito con essa;
o piuttosto che unisse il sacrificio di sé a quello di Gesù Cristo, e sacrificasse con Lui tutto il
resto del mondo.

Questo è ciò che la Beata Vergine faceva egregiamente. Viveva come un'ostia, pronta ad
essere immolata in ogni momento, non vedendo mai una vittima uccisa senza che essa si
unisse interiormente a Gesù Cristo e sospirasse per essere immolata con Lui a gloria di Dio
Padre.

60

Trascorse così la sua infanzia nel Tempio, adorando incessantemente Gesù Cristo nella forma
di tutte le vittime, avendo davanti agli occhi giorno e notte Colui che era l'oggetto dei suoi
desideri, unendo incessantemente il proprio sacrificio a quello del Salvatore, senza mai esserne
distratta dalle occupazioni esterne a cui era impegnata.

Infine la legge invocava il Messia; piangeva e sospirava per Lui.

Così faceva anche la Santissima Vergine nel Tempio con molta più forza e virtù di quanto non
avessero potuto fare tutti i patriarchi e tutti i profeti; e questo per la sua incomparabile
santità, per le sue auguste qualità, per l'ardore della sua carità verso gli uomini, infine per il
suo ardente e molto veemente amore per il Verbo incarnato, di cui già contemplava
interiormente le incantevoli bellezze.

Tale vista suscitava in Maria grandissime aspettative e desideri molto violenti di vedere il
Verbo realmente incarnato e unito alla natura umana e alla Chiesa.

Sospirava allora con quei cantici d'amore, che nessuno può ancora concepire se la maestà di
Dio non si degna di manifestarli. Questi sono i Cantici dei Cantici.

61

Esprimono i sentimenti dell'anima della Santissima Vergine, indirizzati, in nome della futura
Chiesa o delle genti, al Verbo incarnato, promesso al mondo sotto l'immagine di uno Sposo, e i
sentimenti del Verbo Incarnato che si rivolgono a Maria o alla Chiesa.

Perché il Cantico dei Cantici è propriamente il colloquio di Gesù Cristo con la Chiesa nella
persona di Maria.

Immediatamente dopo il peccato, promettendo suo Figlio alla natura umana attraverso Adamo
ed Eva, Dio Padre Lo aveva fatto come fidanzato, nel paradiso terrestre.

Aveva rimandato tuttavia le nozze, cioè l'Incarnazione, affinché nel frattempo la sposa
concepisse sentimenti di affetto per lo sposo, che ancora non amava. Ma invece di sospirare
dietro di lui, lo aveva dimenticato presto, e alla fine, divenuta idolatra, aveva fatto alleanza con
il demonio e si era abbandonata a lui.

Questa maledetta scimmia del Verbo incarnato, si faceva offrire sacrifici e trattare come Dio;
aveva anche i suoi oracoli, poiché Dio si compiaceva di dare i suoi, e teneva il genere umano
nella più spaventosa schiavitù.

Quando la Santissima Vergine apparve nel mondo, era il tempo dei più grandi turbamenti delle
genti. Non c'era più religione se non in questo piccolo angolo di Giudea; oltre a ciò, non c’era
più vera conoscenza di Dio; tutto era pieno di abomini: e se i Gentili potevano comprendere il
bisogno che avevano di un Redentore, era per l'eccesso stesso del degrado a cui erano ridotti,
nonostante le arti e le scienze che allora brillavano del loro massimo splendore.

62

Mentre era in questo stato, non potendo chiamare il Salvatore con i suoi voti, la futura Chiesa
trovò il suo supplemento presso di Lui, nella carità di Maria, che era la parte più perfetta di
questa stessa Chiesa, o meglio che comprendeva tutta intera nella sua persona, la Sinagoga
così come i gentili.

Durante la sua permanenza al Tempio, era senza dubbio lontana dal pensare che il mistero
dell'Incarnazione dovesse svolgersi in Lei, e che era Lei il soggetto in cui si sarebbe realizzata
questa promessa dell'unione del Verbo con la la Chiesa: Saranno due in una sola carne.

Tuttavia, vedendo in anticipo che, come membro della Chiesa, doveva essere la sposa del
Verbo incarnato, desiderava ardentemente la sua venuta.

Sentiva quegli amori così violenti, che feriscono l'anima e la costringono a lamentarsi; quegli
amori così impazienti espressi nel Cantico dei Cantici, e che i Gentili e la Sinagoga avrebbero
dovuto provare all'avvicinarsi delle nozze che erano state loro promesse con il Verbo incarnato.

IV

Considerandolo nello stato della sua grandezza divina, Maria dunque esclama, a nome di tutta
la Chiesa: «Che il Verbo divino, Sposo mio prediletto, questo Sposo così bello, così adorabile,
voglia donarmi un bacio dalla sua bocca, unendosi a me.

O mio unico, mio amato, le delizie del paradiso e le carezze divine sono ben più dolci, in
confronto ai piaceri del mondo e alle soddisfazioni della carne!

Tutto ciò che hanno i profumi di piacevole, tutto ciò che il nettare ha di dolce non può essere
paragonato alla dolcezza e ai piaceri che provo nel contemplare la tua bellezza e assaporare la
tua saggezza.

63

Solo il tuo nome mi abbellisce e la tua memoria mi delizia: tutti sono trasportati al pensiero
della Tua persona. O Verbo divino attirami dietro di te; che io non ti abbandoni nemmeno nel
tuo ritiro in cielo!

O! con quanta facilità e dolcezza ti seguiremo ovunque andrai a parlare di Dio, ovunque andrai
a diffondere i profumi della tua sapienza.

Infine, dopo aver lungamente gemuto e sospirato, chiedendo che piaccia al vostro amore di
condurmi nella dolcezza del vostro godimento e della vostra unione, perché non volete
scoprirmi la vostra bellezza?
Infine, o amore mio, è stato in questo momento che ho visto tutti i vostri tesori di immensa
ricchezza; ho gustato l'infinita abbondanza della vostra dolcezza; ho assaporato la gioia
dell'unione della vostra santa persona.

La grazia, o mio Salvatore, è così grande, e il favore così abbondante, che il solo ricordo di
essa mi rallegrerà per sempre; il ricordo di questi due seni divini, le luci e la dolcezza che
nutrono le due parti dell'anima: l’intelletto e la volontà. Signore, tutti coloro che vogliono
andare dritti a Dio e alla verità, tutti coloro che vogliono camminare nella rettitudine sono
tenuti ad amarti. Solo i mondani e coloro che seguono l'ingiustizia non trovano gioia in Te.

Signore, mio maestro, quando vi vedo vicino a me, mi sento così nera che non oso pensare di
avvicinarmi a voi; ma, tuttavia, non ho nulla nel mio cuore che si opponga alla vostra bellezza,
che contraddica la vostra grazia.

64

Sono come quei luoghi dove riposa Salomone, che non hanno nulla di bello vicino a lui, e che
tuttavia ricevono la loro bellezza dal suo splendore.

Figlie di Gerusalemme, imitatemi, e parteciperete alle sue grazie; separatevi da ogni peccato e
sarete da Lui amati.»

Così impegnata durante il suo soggiorno nel Tempio a considerare i misteri del Figlio di Dio,
Maria pregò per tutti gli uomini e adempiva a tutti i doveri della Chiesa.

Vedendo le devastazioni del peccato che danneggiavano il mondo, afflitto da tanti delitti e
disordini di cui era ripiena la terra, desiderava incessantemente l'arrivo del Messia

RIFLESSIONI PRATICHE

Celebrando ogni anno la festa della Presentazione, la Chiesa rinnova la consacrazione che è
stata fatta, per lei, a Dio, lo stesso giorno, da Maria nel tempio di Gerusalemme.

La Chiesa chiede per la potente intercessione di questa divina Vergine di avere la felicità di
essere presentata un giorno da Lei anche nel tempio della gloria, che è il cielo.

65

È ciò che accadrà quando, dopo la risurrezione, tutti i fedeli che avranno partecipato sulla terra
allo stato di vittima di Gesù Cristo, sorgeranno con Lui in cielo per formare una sola ostia di
lode, a gloria della Santissima Trinità.

Meriterete questa felicità, se entrerete con buona volontà nei sentimenti espressi attraverso le
vittime del tempio, che furono figure non solo del sacrificio cruento di Nostro Signore, ma
anche del sacrificio interiore di tutte le sue membra, che sono i cristiani.

Le vittime che venivano portate in questo luogo santo, erano ancora profane in quanto
appartenenti al mondo, soggette al diavolo per il peccato; venivano prima separate dal mondo
attraverso un rito religioso, chiamato oblazione, che le appropriava a Dio e le consacrava al
suo culto.

Da quel momento, non avrebbero dovuto avere più vita se non per Dio; e, nell'attesa del
giorno della loro immolazione, venivano custodite nel Tempio.

Se erano ancora nutrite, non era per fortificarle per il lavoro, ma solo per preservare la loro
vita fino al momento del sacrificio.
Non era più permesso farle lavorare, usarle per arare la terra o per qualsiasi altro uso profano;
e non si poteva, senza commettere sacrilegio, usare il vello degli agnelli per i bisogni degli
uomini; le vittime, a causa della loro oblazione, appartenevano interamente a Dio solo.

66

Queste erano le disposizioni di totale devozione a Dio, che la Vergine Santissima possedeva in
eminenza, e che essa offriva per voi consacrandovi con Lei a Dio nella sua santa
Presentazione: disposizioni in cui oggi dovete rinnovarvi, e che chiedono, nei veri cristiani, la
consacrazione o l'oblazione a Dio mediante il santo Battesimo.

Per questo la Chiesa vuole che le persone che entrano in qualche comunità religiosa, per
adempiervi con più facilità e perfezione questo comune obbligo, indossino un abito particolare
che, separandoli esteriormente dal mondo, ricordi loro costantemente che sono tutti consacrati
a Dio, come altrettante sante vittime.

Fin dal vostro Battesimo, la vostra vita e i vostri sensi sono consacrati a Dio.

Ne profanereste l'uso, se li usaste per compiacere le creature, per attirarne la stima o l'affetto.

Per rispondere alla vostra vocazione, non dovete più usare la vista, l'udito, il tatto, l'olfatto, il
gusto se non per Dio o secondo le intenzioni di Dio, senza mai cercare di soddisfare la vostra
sensualità, che porterebbe al peccato.

Per agire con questo spirito, rinunciate ad ogni naturale compiacimento all'inizio delle vostre
azioni: per esempio, nel bere, nel mangiare, rinunciate a tutto il piacere che vi si trova
abitualmente; nel vestirvi rinunciate a ogni desiderio di apparire; nello studio rinunciate a ogni
curiosità; nella conversazione, rinunciate a ogni desiderio di essere amato o di piacere;
pregando, rinunciate alle vostre stesse soddisfazioni e a tutti i vostri gusti;

67

nella Comunione rinunciate a ogni ricerca di consolazioni sensibili; nell'esercizio della virtù,
rinunciate a ogni compiacimento nella vostra propria perfezione.

Rinunciate infine alla cura troppo zelante del vostro corpo, all'amore ansioso della vostra
salute, all'attaccamento alla vita.

È in questo spirito che visse la Vergine Santissima; ed è questo stesso spirito che ha chiesto
per voi a Dio, nella sua presentazione al Tempio, offrendo le sue proprie disposizioni, perché
servissero come supplemento alle vostre.

Perciò, per rinnovare oggi la consacrazione che Ella ha fatto allora di voi stessi, offrite con fede
a Dio queste santissime disposizioni, che sono ancora vive nell'anima di Maria, per opera dello
Spirito Santo in Lei.

Lei ve li offre con amore, come un bene che ha acquisito per voi; proponete di vivere d'ora in
poi in unione con Lei, come un'ostia perfetta, interamente e universalmente consacrata a Dio
solo.

Questo vi chiede l'oblazione, che è la prima parte del vostro sacrificio.

Dopo che le vittime erano state uccise e tutto il loro sangue versato, venivano deposte
sull'altare, dove erano consumate dal fuoco dei sacrifici, figura di Dio stesso.

Questo fuoco sacro, attaccandosi alla vittima e consumandola, sembrava trasformarla in sé,
farla passare nella sua stessa natura e innalzarla al cielo.

68
Ma non dovete dimenticare che la vita che avevano perso per lo spargimento di tutto il loro
sangue, era figura della vita dell’uomo vecchio, che non può entrare in cielo, e che deve perire
in voi, attraverso la spada della mortificazione interiore: perché non arriverete mai alla
perfetta unione con Dio per il suo santo amore, a meno che non siate stati così immolati.

Proponetevi, allora, di ricevere con sottomissione di spirito e di cuore tutti i colpi che l'amore
divino vorrà infliggere alla sua vittima, qualunque siano gli strumenti che usa per immolarla.

Dio aveva ordinato che in certi sacrifici dell'Antica Legge la vittima fosse fatta a pezzi; si
separavano il grasso, gli intestini, si tagliavano i piedi, la testa, la spalla destra, senza neppure
escludere da questa carneficina le colombe che Gli venivano offerte.

Era una figura cruda dell'immolazione spirituale dei cristiani, che devono vivere nel mondo
come vittime destinate al sacrificio di tutti loro stessi.

Per entrare in queste disposizioni, unite incessantemente il vostro sacrificio a quello di Gesù
Cristo.

Maria nel tempio non lo perdeva mai di vista, lo aveva sempre presente; sapeva che se le
vittime materiali che vedeva offerte, avevano un così grande valore davanti a Dio, era solo a
causa di Gesù Cristo, la Vittima per eccellenza: sia anche questa la vostra occupazione abituale
nell'oblazione del vostro sacrificio interiore.

69

Avete ogni giorno, e ogni ora del giorno, l’occasione di fare un'offerta a Dio dei vostri gusti,
delle vostre inclinazioni, della vostra delicatezza, della vostra autostima, della vostra
suscettibilità, della vostra volontà, del vostro giudizio: unitevi dunque, per Maria, a Gesù, e
l'amarezza che potrebbe avere per voi l'immolazione si trasformerà in dolcezza; almeno
l'amarezza che proverete sarà mitigata dalla dolcezza dell'unzione interiore che questa unione
diffonderà nel vostro cuore.

Maria nel Tempio adorava continuamente Gesù Cristo, che doveva essere immolato per voi.

Il sacrificio è stato offerto, e questa stessa Vittima è ancora nel suo stato di immolazione nel
santissimo Sacramento!

Pensate spesso a Lui, adoratelo, unitevi a Lui e offritegli tutto ciò che siete e tutto ciò che
avete.

Nel Tempio, Maria Lo invocava con voti continui, con desideri così ardenti, così potenti, che il
Verbo di Dio, toccato e attratto da suppliche così vive, si comunicò a Lei spiritualmente, prima
che Lo possedesse corporalmente, mediante l'Incarnazione.

Gesù vi offre un simile favore, e se lo chiamate a voi con viva fede e ardente carità, potrete
ricevere, in proporzione all'ardore dei nostri desideri, gli stessi effetti che ricevereste da Lui
nella santa Eucaristia.

70

Le comunioni spirituali vi serviranno inoltre come degna preparazione alla comunione


sacramentale.

L'attesa del divino Sposo, che tanto frequentemente desidera donarsi a voi nel banchetto
eucaristico, ravvivi il vostro fervore e vi faccia sospirare dietro a Lui, o meglio vi porti a
ricorrere a Maria, vostra mediatrice presso suo Figlio.

Offrite a Gesù i sentimenti così perfetti, i desideri così puri, i desideri così ardenti di cui Lei era
infiammata durante la sua permanenza nel Tempio.
Non potete disporvi più degnamente alla Santa Comunione che attingendo dal cuore di Colei
che la Chiesa chiama per eccellenza il vaso insigne della devozione.

71

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CAPITOLO 4°

MATRIMONIO DELLA SANTISSIMA VERGINE CON SAN GIUSEPPE E MISTERO


DELL'ANNUNCIAZIONE

Il Figlio di Dio, facendosi uomo mediante l'Incarnazione, doveva essere santo nella sua carne,
per essere “Vittima” degna di essere gradita dal Padre suo.

La sua carne, pertanto, doveva essere formata da un sangue purissimo, castissimo, santissimo
ed Egli stesso doveva essere concepito, non attraverso la via comune e ordinaria, che senza un
privilegio trasmette il peccato con la sostanza, ma per opera dello Spirito di Dio, il quale non
può contribuire al peccato né comunicarlo.

La sua Santissima Madre, poi, doveva concepirlo e generarlo senza offesa alla sua purezza a
verginale, come il cristallo che riceve e trasmette i raggi del sole, senza perdere nulla del suo
splendore e che, al contrario, brilla ancora di più.

73

Era anche opportuno nascondere il mistero dell'Incarnazione agli Ebrei, i quali non avrebbero
immolato il Figlio di Dio se l'avessero conosciuto chiaramente.

La Sapienza divina si preoccupò quindi di proteggere la fecondità e la gravidanza di Maria


dall'audacia degli uomini, che l'avrebbero giudicata indiscretamente, a causa dell'ignoranza che
dovevano avere di questo mistero, fino al momento segnato dalla divina Provvidenza perché
fosse manifestato al mondo.

Dio, quindi, donò alla Santissima Vergine San Giuseppe come sposo, per nasconderla e
proteggerla.

San Giuseppe fu, per la Beata Vergine, un'immagine della purezza dell'eterno Padre. Stabilito
come custode, per la sicurezza e la protezione di questa divina Vergine, la creatura più santa e
preziosa che doveva esistere dopo la santa umanità del Salvatore, non si saprebbe esprimere
quale fosse il suo rispetto per Lei.

Egli stesso viveva separato dai beni della terra e da tutte le creature; e il Vangelo ci dà di
contemplarlo come pieno di incomparabile santità, dicendo di lui che era giusto, cioè santo.

Senza dubbio era esteriormente tranquillo e modesto; una composizione ammirevole, un


decoro senza pari, a causa di Colui di cui era l'immagine vivente. Quale saggezza! Quale forza!
Quale cautela! Quale semplicità! Non credo che ci sia mai stato niente di simile al mondo.

Se Dio Padre ha scelto questo Santo per dare un'idea delle sue perfezioni, se ha reso visibile
attraverso di lui ciò che era nascosto nella sua essenza da tutta l'eternità, se lo ha scelto per
farne l'immagine della sua santità, quale idea dovremmo formarci di San Giuseppe?
74

Dio gli dona abbondantemente il suo spirito di Padre; manifesta sensibilmente in lui tutte le
sue perfezioni divine, la sua sapienza, la sua prudenza, il suo amore, la sua misericordia;
imprime in lui tutte le sue bellezze.

Infine, poiché Dio Padre è invisibile nella Sua Persona, e anche incomprensibile nel suo essere
e nelle sue operazioni, lo ha reso invisibile e nascosto ai nostri spiriti, e, a mio avviso, incapace
di essere compreso dagli uomini.

II

San Luca, che ha accuratamente descritto la natività di Nostro Signore, e che testimonia di
essere più istruito, sulla sua generazione temporale, di qualsiasi altro evangelista, ci dice che
l'eterno Padre mandò un Angelo dalla Vergine Santissima per ottenere il suo consenso
espresso, e per essere il mediatore della sua alleanza con Lei.

Il nome stesso di questo angelo, chiamato Gabriele, che significa uomo di Dio, esprimeva
l'oggetto di questo famoso passo, cioè che il Figlio di Dio veniva sulla terra.

Che cosa non è già la grandezza di Maria, che ha per ministro e servitore uno di quei primi
Angeli che, secondo la Scrittura, sono sette, sempre in piedi davanti alla divina Maestà?

Spiriti incomparabili, intelligenze sublimi, che, non avendo al di sopra di loro, che Dio stesso,
potevano essere inviati solo da Lui: mentre gli altri sono inviati dagli angeli che sono al di
sopra di loro.

75

È uno di questi spiriti eminenti che è inviato come servo a Maria, ancora troppo felice di
avvicinarsi e salutarla.

O angelo benedetto di Dio scelto tra tutti gli spiriti celesti per essere il depositario dei segreti di
Dio Padre, l'ambasciatore del suo amore, il mediatore della sua divina alleanza, lo spettatore
delle sue delizie!

Dio mette a parte san Gabriele di due adorabili segreti che bastano a deliziare con
ammirazione un milione di creature:

1) anzitutto del suo immenso amore per tutta l'umanità, che vuole salvare e liberare dalla
morte eterna, attraverso l'Incarnazione e la morte cruenta del proprio Figlio;

2) e poi dell'amore che ha per la Santissima Vergine, che ha scelto perché nasca da Lei e dalla
sua sostanza questo stesso Figlio in virtù del suo Spirito Santo.

Ma, sapendo quali difficoltà avrebbe incontrato lo spirito di Maria a causa di questa proposta, le
inviò attraverso san Gabriele le parole più potenti ed efficaci per superarle.

Il primo di questi impedimenti era la sua profonda umiltà, che Dio voleva salvaguardare,
mentre le veniva fatta, una proposta così magnifica.

76

Questa perfetta umiltà rivelava a Maria, e metteva a nudo davanti ai suoi occhi, la sua
bassezza e la sua debolezza di creatura.

La teneva in spirito ai piedi di tutte le creature, come un nulla, indegna di tutto, infinitamente
distante da Dio, tanto bassa e debole quanto Dio è grande in Se stesso.
Per rimuovere questo ostacolo, senza dare a Maria alcuna occasione di volgersi a se e di
stimarsi, Dio la fa salutare così dall'Angelo che Le si avvicina: Ti saluto, piena di grazia; il
Signore è con te, sei benedetta fra tutte le donne.

III

Nel salutarla così, san Gabriele riverisce in Lei delle meraviglie di grazia che non può
concepire; ammira questa pienezza, che contiene tutto ciò che è sparso negli ordini di tutti gli
angeli, e ciò che un giorno sarà distribuito tra tutti i santi.

Maria li supera tanto quanto la sua dignità di Madre di Dio supera quella dei servi e dei
ministri.

Ti saluto, piena di grazia, le dice: sono parole ispirate dalla divina saggezza.

77

Non le dice: piena di meriti; la creatura ne potrebbe avere qualche parte; le dice che è piena di
grazia, cioè dei doni di Dio, piena della sua carità, della sua misericordia; e queste parole, in
una creatura innocente, non potevano dar luogo ad alcuna stima di sé, essendo la grazia un
dono in cui la creatura non ha parte, un dono che proviene da Dio solo, che ne è distributore e
padre.

Così queste parole, lungi dall'esporre l'umiltà di Maria, le offrono l'opportunità di umiliarsi
ancora di più.

Ella non può ascoltarle senza turbarsi; si vergogna di vedersi onorata da un celeste inviato:
udito l'Angelo, fu turbata dalle sue parole, e pensava tra sé quale potesse essere il senso di
questo saluto.

Il motivo dell'umiliazione di Maria, concepita nell'innocenza, non poteva che essere la vista del
suo nulla. Ciò che la umiliava era vedere che non era niente da se, che non aveva niente di
suo; che tutto ciò che era in Lei apparteneva a Dio, che solo Lui meritava il suo onore e la sua
lode, e che poteva prenderle tutto in un istante, come in un istante le aveva dato tutto.

Maria, continua l'Angelo, non temere, perché hai trovato grazia presso Dio; concepirai e darai
alla luce un figlio, al quale darai il nome di Gesù, perché salverà il suo popolo liberandolo dai
suoi peccati. Egli sarà grande e Figlio dell'Altissimo: il Signore Dio gli darà il trono di Davide
suo padre, regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe; e il suo regno non avrà mai fine.

78

Questa dichiarazione Le suggeriva i motivi più forti per acconsentire alla nascita di Gesù Cristo.

Niente poteva toccare il suo cuore come la proposta che le era stata fatta di procurare,
attraverso il compimento dei disegni di Dio, la gloria del Figlio, la salvezza degli uomini.

La seconda difficoltà scaturiva dalla verginità di Maria. Come avverrà, chiese Ella all'Angelo,
perché io non conosco uomo: cioè ho fatto voto di verginità.

Non poteva vedere solo con l'aiuto della grazia ordinaria, o meglio ignorava che avrebbe
concepito, senza conoscere un uomo.

Dio ha voluto che fosse privata della visione chiara che avrebbe potuto avere di questo
mistero, per obbligarla ad abbandonarsi perfettamente a Lui, con tutta fede e confidenza,
senza discussione, e senza cercare tutti i chiarimenti che un spirito meno remissivo e più
curioso avrebbe potuto desiderare.
Dio risponde così, attraverso il suo ambasciatore, a questa seconda difficoltà: Lo Spirito Santo
scenderà su di te e la virtù dell'Altissimo ti adombrerà; perciò il Santo che nascerà da te, sarà
chiamato Figlio di Dio.

Lo Spirito Santo era già venuto in Maria al momento del suo concepimento. L'aveva preservata
dal peccato originale e l'aveva santificata nel modo più perfetto che potesse esserci in
un’anima santa.

Essendo destinata alla maternità divina, era già piena di grazia, ed era anche piena della
perfezione necessaria alla fecondità divina.

79

Tuttavia, aveva bisogno di un aumento di doni magnifici per sostenere la dignità di Sposa
dell'eterno Padre e di Madre di suo Figlio.

Per questo l'Angelo le dice che lo Spirito Santo scenderà su di Lei, cioè entrerà in Lei una
seconda volta per riversare nella sua anima una nuova pienezza di doni, di ornamenti preziosi
e di grazie divine che la renderanno degna di questi augusti titoli di Sposa e Madre di Dio.

Perciò l'Angelo pronuncia queste ultime parole: lo Spirito Santo scenderà su di te, dopo averla
glorificata per la prima pienezza della sua grazia: Ave, gratia plena.

La virtù dell'Altissimo ti adombrerà, coprirà, aggiunge: cioè la virtù più sublime di Dio ti
renderà feconda, e ciò che nascerà da te sarà santo, santo della santità del Padre e di quella
dello Spirito Santo che verrà in te. Niente è impossibile a Dio.

La Beata Vergine a questo punto pronuncia, con tutta la grandezza del suo cuore, queste
parole ineffabili: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum. Ecco la serva del
Signore; faccia di me quello che vuole, secondo il potere assoluto e il pieno potere che il
sovrano dell'universo deve avere sulla sua povera e gracile creatura.

80

Vediamo così nella Beata Vergine tre virtù eminenti e profonde: la sua umiltà, la sua castità e,
soprattutto, il suo perfetto abbandono nelle mani di Dio, per essere e diventare ciò che Egli
desidera, confidando in Lui per tutta la sua condotta, e sottoponendo la sua ragione e la sua
particolare sapienza all'eminenza della sapienza e santità di Dio.

Da parte sua, Dio, facendo dipendere il mistero dell'Incarnazione dal consenso di Maria, la
stabilisce mediatrice del sacro dono che sta per fare al mondo; la rende depositaria del tesoro
della nostra redenzione, e insegna a tutta la Chiesa ad andare a Maria, come al tabernacolo e
al santuario dove abita e riposa l'oggetto delle sue delizie e dei suoi piaceri.

RIFLESSIONI PRATICHE: L’ANGELUS

Il mistero divino dell'Incarnazione, così come abbiamo appena visto, racchiude in sintesi
l'intera religione cristiana.

Le tre adorabili Persone della Santissima Trinità vi si incontrano, come termine e fine ultimo di
ogni religione; Gesù Cristo vi è presente, e rende nel nostro nome tutto l'omaggio dovuto alla
Divinità; c'è anche la Vergine Santissima, sua Madre, come il tempio più santo e amabile che
potesse avere al mondo.

Per lodare Dio nella sua grandezza, ricorriamo a Gesù Cristo, mediatore delle nostre lodi; e per
glorificare Gesù Cristo abbiamo bisogno della Santissima Vergine, che sola è degna di
glorificarlo perfettamente.
81

Ma nella sua qualità di Madre di Dio, Lei stessa merita il nostro rispetto e il nostro omaggio; e
riguardo a Lei abbiamo ancora bisogno di un supplemento, non essendo degni di renderle da
noi stessi i doveri che le sono dovuti.

È dunque una devozione giustissima e utilissima l'unirsi a san Gabriele, e, in lui, a tutti i santi
angeli, per onorarla degnamente.

Dio stesso si è servito di questo santo Arcangelo come ministro in relazione alla grandezza
della Vergine Santissima e con i doveri che le ha fatto compiere.

San Gabriele è stato testimone delle meraviglie che Dio ha operato in Lei; ha conosciuto dalla
sua esperienza tutto ciò che Lei merita di onore e rispetto; dobbiamo quindi aspirare ad
entrare nella sua devozione e religione verso di Lei, e osservarlo, del resto come tutti gli altri
angeli, come i ministri di questa augusta Regina, ai quali gli uomini devono unirsi, per poterla
onorare lodare e servire.

La Chiesa stessa ci offre un mezzo facile per adempiere a tutti questi doveri religiosi, nella
preghiera conosciuta come l'Angelus.

Lo scopo di questa pratica è, infatti, di glorificare la Santissima Trinità, per il beneficio


ineffabile dell'Incarnazione, di onorare Gesù Cristo, e anche di rendere così i nostri doveri alla
Beata Vergine, sua Madre.

82

In primo luogo, la Chiesa suona l'Angelus tre volte al giorno, al mattino, a mezzogiorno e alla
sera; e tre colpi ogni volta, per ricordarci, con questo misterioso segnale, che tutta la sua
devozione a Gesù Cristo è, attraverso di Lui, rapportata alla gloria e all'onore delle tre divine
Persone.

In tal modo ci fa sapere che non annuncia altro che l'amore e la gloria di questa adorabile
Trinità, di cui Gesù Cristo è la lode, e alla quale Egli ci ha dedicati e consacrati mediante il
Battesimo.

La Chiesa sa bene che i fedeli non sono degni di onorare i misteri di Gesù Cristo, che loro stessi
conoscono appena; sa bene che la Santissima Vergine li conosceva e li onorava meglio di
chiunque altro; che ha partecipato maggiormente ai loro doni e alle loro grazie.

Per questo, nella devozione dell'Angelus, ci fa recitare tre volte l'Ave Maria, invitandoci così ad
unirci a Maria, affinché, attraverso questa perfetta adoratrice di Gesù Cristo, rendiamo gli onori
e gli omaggi dovuti a Lui nei suoi misteri, e affinché, in questa unione, partecipiamo ai doni e
alle grazie di questi stessi misteri.

Infine, per rispettare e onorare la gloria e la grandezza della stessa Beata Vergine, la Chiesa
nella devozione dell'Angelus ci pone davanti agli occhi il messaggio dell'Angelo, e addirittura ci
fa ripetere le parole di lode da lui rivolte a Lei, per avvertirci di accostarci a Lei con le stesse
disposizioni con cui le si avvicinò san Gabriele, inviato dall'eterno Padre, e pieno del suo santo
amore per Lei.

Ecco, allora, con quali sentimenti conviene recitare l'Angelus:

83

1° Nel pronunciare queste parole: L'angelo del Signore annunzia a Maria, ecc. è bene onorare
l'eccellenza di san Gabriele, che aveva in sé qualcosa di grande e di molto augusto, essendo
stato scelto, tra tutti i suoi fratelli, per essere ambasciatore di Dio presso Maria.
Possiamo anche rispettare la sua mirabile obbedienza che lo fece scendere in un istante dal
cielo, tutto pieno del fuoco dell'amore di Dio Padre per Maria, e di zelo per la realizzazione dei
suoi disegni.

Possiamo ancora onorare la sua perfetta fedeltà, poiché, dopo aver compiuto la sua missione e
soddisfatto i disegni dell'Eterno Padre, scompare immediatamente.

Si ritrae in Dio, per restituirgli, nel suo adorabile seno, una religione perfetta e i doveri di
quell'amore sovrano che gli fa preferire Dio a tutte le cose, senza riguardo per la dolcezza che
gustava nel colloquio con la Santissima Vergine, per quanto santa, per quanto pura, per
quanto ammirevole potesse essere.

Ma soprattutto prima di recitare: vi saluto, ecc... ci uniremo alla venerazione di San Gabriele
verso Maria, per accostarci a questa Madre divina con il rispetto e l'onore che Le sono dovuti.

Perché le parole dell'Angelo: Ave, piena di grazia; il Signore è con te, tu sei benedetta fra tutte
le donne, erano accompagnate dal più perfetto omaggio interiore che Maria aveva ricevuto o
riceverà mai da alcuna creatura, poiché le erano state portate da parte dell'eterno Padre, di cui
san Gabriele era il rappresentante e l’ambasciatore.

84

Così la Chiesa, ritenendolo il più degno supplemento dei nostri doveri verso la Vergine
Santissima, non si stanca mai di unirsi alla venerazione di questo santo Angelo, e di rivolgere a
Maria le stesse parole con cui l'ha salutata, per partecipare alla sua venerazione e al suo
amore per Lei.

Infine, poiché sa bene che Maria è la nostra mediatrice presso Gesù Cristo, e il supplemento
della nostra religione nei suoi confronti, aggiunge sempre questa invocazione alle parole
dell'Angelo: Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi, poveri peccatori, ora e nell'ora della
nostra morte.

Recitando: Ave Maria, ecc., ci uniremo quindi a san Gabriele per offrire a questa augusta
Regina l'omaggio religioso che le rese avvicinandosi a Lei, e Le offriremo anche gli omaggi e le
suppliche di tutta la Chiesa.

2° Ci uniamo ancora a lui nel dire: Ecco la serva del Signore, ecc... per onorare e rispettare
con lui i sentimenti di perfetto annientamento di cui la Vergine santissima fu tutta pervasa nel
pronunciarli., e che ha sempre custodito nel suo cuore.

L'abbandono che Ella fece di Se stessa a Dio come Serva fu l'omaggio più puro e perfetto che
Egli avesse mai ricevuto; e la Chiesa ci fa ripetere le stesse parole che ha pronunciato,
affinché, unendoci alle sue disposizioni, possiamo entrare nel suo spirito di servitù a Gesù
Cristo.

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Pensando a questo, rimarremo raccolti per qualche istante, per dare allo Spirito Santo il tempo
di riversare nei nostri cuori questa grazia della servitù.

Lo spirito di servitù di Gesù Cristo esige da noi una fiducia e un irrevocabile abbandono, nelle
mani di questo Signore benedetto e fedele, che è onnisciente, onnipotente, tutta bontà e che,
con le sue perfezioni compensa la nostra cecità e il nostro amor proprio, che troppo spesso
sono, ahimè, i direttori che consultiamo.

A rigor di termini, lo spirito di schiavitù è una grande purezza di intenzioni con un anelito per la
gloria del nostro Maestro.
Ciò presuppone una grande mortificazione dei desideri naturali, un grande amore per Nostro
Signore, infine un amore sincero della croce, del disprezzo, della povertà, della sofferenza,
affinché, nel servizio del nostro Maestro, nulla ci possa fermare nel cammino.

Questa è la grazia che dobbiamo ad ogni costo, cercare di ottenere dalla Vergine Santissima,
mentre, uniti nel cuore, a san Gabriele e alla Chiesa, reciteremo per la seconda volta: Ave
Maria.

3° Quando aggiungiamo: E il Verbo si fece carne, ecc..., dobbiamo unirci a Maria, per adorare
con Lei le incomprensibili umiliazioni del Verbo Incarnato, e il perfetto omaggio che Egli rese
alla maestà di Dio, nel momento dell'Incarnazione, omaggi infiniti, degni della sua grandezza.

Recitando per la terza volta: Ave, ecc... ci affidiamo alla Vergine Santissima, per chiedere,
attraverso di Lei, di partecipare alla vita del Verbo Incarnato, che dovrebbe essere quella dei
cristiani.

86

Perché se la Chiesa ci invita, tre volte al giorno, alla recita dell'Angelus, è per ricordarci Gesù
Cristo, fonte della nostra vita, e per attirarci a Lui, per riempirci del suo Spirito.

Lo suona al mattino, perché possiamo iniziare la giornata con Gesù Cristo, lo suona a
mezzogiorno, perché possiamo rinnovare in noi la sua memoria e conservarla fino a sera.

Lo suona, di nuovo alla fine della giornata, perché finiamo i nostri pensieri con Gesù Cristo,
così come li abbiamo iniziati con lui, e perché ci addormentiamo e riposiamo nel suo seno.

Così l'Angelus mira a farci vivere giorno e notte alla presenza e nell'amore di Gesù Cristo e dei
suoi santi misteri.

Nella preghiera che conclude questa devozione, la Chiesa ci fa onorare tre misteri principali:
l'incarnazione, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo.

Al mattino, recitando questa preghiera, possiamo proporci di onorare più particolarmente il


mistero dell'annientamento del Verbo nell'Incarnazione, e le occupazioni divine dell'anima del
Salvatore per l'onore di Dio e la santificazione degli uomini.

Perché la Chiesa desidera che i suoi figli inizino tutti i loro giorni, che sono tante immagini di
vita, nello stesso spirito con cui Gesù Cristo ha iniziato i suoi.

87

A mezzogiorno possiamo prestare particolare attenzione al mistero della Risurrezione, in virtù


del quale partecipiamo alla vita del Salvatore risorto, che deve crescere e svilupparsi, fino a
che sia perfettamente formato nei nostri cuori.

Questa vita ispira amore per le cose eterne, e disprezzo per quelle di quaggiù; fa sì che usiamo
delle cose di quaggiù con disgusto, lungi dall'attaccarci ad esse.

Alla sera, infine, possiamo onorare il mistero della morte e della sepoltura, per concludere la
nostra giornata come Nostro Signore ha concluso la sua vita, e per prendere il nostro riposo e
il nostro sonno uniti a Lui nella sua tomba.

Perché come il giorno del cristiano è un'immagine della sua vita, così la notte deve essere
un'immagine della sua morte.

È bene aggiungere una piccola elevazione a Gesù Cristo morto e sepolto, per chiedergli lo
spirito e la grazia del sacramento dell'estrema unzione, che ha la sua sorgente in questi misteri
divini.
Questa grazia ci proteggerà dalla malizia del diavolo, che potrebbe sorprenderci durante il
sonno; poiché in questo stato siamo deboli come in agonia, paralizzati e privati ??dei nostri
sensi e della nostra ragione.

Infine, poiché ci saremo riposati con Gesù Cristo, nell'attesa della risurrezione al mattino,
dobbiamo alzarci il giorno dopo con i sentimenti in cui Egli era, uscendo dal sepolcro:
ringraziando Dio per la vita nuova che ci dona, per onorarlo e servirlo

88

______________

CAPITOLO 5°

COMPIMENTO DEL MISTERO DELL’INCARNAZIONE MEDIANTE IL QUALE MARIA DIVENTA


MADRE DI DIO.

Nel mistero adorabile dell’Incarnazione, Dio ha operato in tre modi sulla Santissima Vergine:

il primo: è stato quello di adornare la sua anima di doni e di bellezze, i più magnifici che
potessero essere comunicati ad una creatura.

Il secondo: quello di formare il corpo e l’anima di Gesù Cristo.

Il terzo: quello di unire la divinità del Verbo a questa umanità al momento della sua
formazione.

Lo Spirito Santo è inviato da Dio Padre per dare inizio a questo mistero, e per riversare
nell’anima di Maria una sovrabbondanza di grazie e di doni, molto superiore a tutto ciò che Ella
aveva già ricevuto.

Questo Divino Spirito infonde in Lei una pienezza di grazia e di santità degni di Colei che è
stata scelta per essere Sposa del Padre, Madre del Figlio e Tabernacolo dello stesso Spirito;
una pienezza che deve disporla a ricevere Colui, Il Figlio, che è la santità stessa, che abita da
tutta l’eternità nel Santo dei Santi, nel seno adorabile del Padre.

Lo Spirito opera quindi in Maria per fare in Lei una dimora adatta alla dignità incomparabile
dell’Unigenito di Dio.

Questa bellezza di Maria, questa santità divina, questa grandezza inconcepibile parla di tesori
che superano ogni immaginazione.

È un’opera che solo Dio può comprendere, poiché Lui solo ha potuto operarla.

91

Il secondo effetto prodotto in Maria è stato quello di formare il corpo e l’anima di Gesù Cristo.

Questo Santo Spirito che vivifica, che è il principio della vita, che espande questa vita su chi
vuole, separa in tutto il sangue e, di conseguenza in tutto il corpo della Santissima Vergine, la
sostanza più pura per la formazione del corpo di suo Figlio.
Contemporaneamente santifica la sostanza che prende da Lei, e poiché questo Figlio deve
essere come Maria, l’immagine della sua sostanza, Ella stessa sente questa santificazione.

Inoltre, questo divino Spirito che integra, quando lo vuole, immediatamente e da solo, in base
alle disposizioni ordinarie della sapienza di Dio, supplisce a tutto ciò che mancava alla
formazione di questo corpo.

La Beata Vergine nella quale sono state operate queste cose ammirabili e incomprensibili
all’uomo, ha vissuto passivamente questa operazione, avvenuta alla sua presenza e nella sua
persona.

In questo momento le Tre Persone divine formano la creatura razionale più perfetta, voglio
dire, lo spirito più grande, più compiuto, l’anima più bella, più grande che possa esserci,
capace di ricevere il massimo concepibile della conoscenza e della luce divina.

Contemporaneamente mentre lo Spirito divino infiamma la Beata Vergine con le fiamme del
suo amore e la introduce nell’unione perfetta a cui Dio voleva attirarla, il grande mistero si
opera.

92

La Santa Vergine si sottomette, dicendo: avvenga di me secondo la tua parola, e


contemporaneamente mentre l’anima è unita al corpo stesso, il Verbo sostituisce, con una
delicata prevenzione, la sua Persona divina alla persona comune che sarebbe dovuta nascere
da questa unione di anima e di corpo se non fosse stata prevenuta da Lui stesso.

Così lo Spirito Santo, con il Padre e il Verbo, impedendo la formazione della persona che
sarebbe dovuta scaturire e sostituendo ad essa la Persona divina del Verbo, opera
l’Incarnazione: il Verbo si fa carne con l’espresso consenso di Maria.

O momento divino e adorabile, sapienza segreta e imperscrutabile di Dio, nella formazione del
suo Verbo fatto carne!

Non è un bambino quello che Maria concepisce, è un uomo perfetto.

Dio Padre, generando il Verbo incarnato, lo ha reso uomo perfetto in quel preciso istante; vale
a dire, tanto perfetto a causa della luce della sua ragione e tanto avanzato nella sua saggezza
(in cui consiste propriamente la vita dell'uomo), come lo sarà all'età di trentatré anni, al
momento della sua morte; e poi riversa anche nell'anima di Gesù Cristo la pienezza dei tesori
della sua sapienza e conoscenza.

La donna circonda l’uomo, secondo l’espressione della Scrittura: è l’uomo perfetto per
eccellenza, di cui Adamo, creato perfetto, non fu che una pallida figura che rivelava quella che
sarebbe stata la saggezza di Gesù Cristo alla sua nascita, la sua perfezione e la sua perfetta
somiglianza con Dio, perché il secondo uomo non ha una semplice somiglianza con Dio, come
Adamo, ma, nella sua Persona, ne ha l’immagine essenziale e l’essenza stessa.

93

II

Mirabile effetto delle meraviglie dell'Incarnazione!

La Umanità santa sussiste nel Verbo, Maria è veramente Madre di Dio, per l'unità della
Persona.
Il Figlio di Maria è lo stesso Figlio dell'eterno Padre; e Gesù Cristo non è Figlio di Dio più di
quanto non sia Figlio della Vergine Maria.

Questa ineffabile dignità di Madre di Dio rende Maria incomprensibile agli uomini e agli angeli.

San Dionisio assicura che avrebbe onorata Maria come divinità se non avesse avuto fede, e
questo è verissimo per l'intima unione di Dio che abita in Maria, che la trasforma in qualche
modo in Lui.

La Scrittura dice dei giusti che ancora vivono sulla terra, che sono trasformati, di luce in luce,
dallo Spirito del Signore; ciò che i Padri greci chiamano divinizzazione; e che, secondo san
Giovanni e san Paolo, deve compiersi in cielo nei beati: Vedendo Dio così com'è, saremo come
Lui. Non c'è modo di spiegare queste cose, né di parlarne. Che dire, allora, della maternità
divina?

Questa augusta dignità fa sì che, chinandosi davanti a Maria, si riconosca, con un religioso
silenzio, che è al di sopra di ogni stima e di ogni lode immaginabile.

94

Cosa non dona Gesù Cristo a sua Madre! Ella Gli comunica la sua vita, il suo essere, il suo
sangue; lo rende partecipe di tutto ciò che ha e di tutto ciò che è.

Gesù Cristo non fa di meno per Lei. La rende partecipe delle sue grazie, dei suoi immensi
tesori, della sua vita divina; in una parola, si dona interamente a Sua Madre.

Fin dai primi istanti dell'Incarnazione, il Verbo fatto carne, che, secondo l'espressione della
Scrittura, era allora come lo Sposo che emerge dal suo letto, tutto profumato del Padre, tutto
inebriato delle delizie di Dio, tutto assorbito nell'amore, dopo aver pregato per Maria, e dopo
essersi offerto per Lei a Dio, ha versato in Lei le primizie del suo Spirito, della sua vita, e gli
immensi tesori della sua carità

Se, ritornato nel seno del Padre, con la sua gloriosa Ascensione, ha riversato nei cuori degli
Apostoli, come primizie del suo Spirito, le ricchezze più abbondanti che ha poi riversato nella
sua Chiesa; quanto feconde, abbondanti, magnifiche furono queste primizie della grazia,
quando Egli stesso discese dal seno del Padre nella Madre sua!

Assumendo la nostra natura, il Verbo venne a sposare la Chiesa, e Maria era l'augusto palazzo
dove si dovevano celebrare queste sante e divine nozze.

95

Nel momento dunque in cui il Verbo si fece carne, essendo allora tutt'uno con sua Madre,
sposò la Chiesa nella persona di sua Madre, e riversò in pienezza nell'anima di Maria, in questo
magnifico interno, tutti i tesori che Egli doveva comunicare alla Chiesa, a questo mondo nuovo
che già considerava in Lei.

Nel seno di Maria, come nel primo tempio della religione cristiana, Egli rende a Dio suo Padre i
doveri che la sua divina ed eterna uguaglianza con Lui non gli aveva permesso di rendergli.

Quel Dio Verbo, uguale al Padre da tutta l'eternità, che non poteva abbassarsi al di sotto, di
per Sé, si trova ora nella nostra carne, per mezzo di questo grembo materno, e può ammirare
Dio, adorare Dio e magnificarlo in tutta l'estensione della sua gloria; poiché è là ( nel seno di
Maria) che il Figlio diventa, nella sua natura umana, inferiore al Padre, e che il Padre è
adorato… quanto è adorabile.

Da questo primo momento della sua Incarnazione, Gesù Cristo, vedendo tutto ciò che suo
Padre avrebbe potuto accogliere, come soddisfazione esteriore per riparare le offese alla sua
gloria, offre Se stesso al Padre e lo fa nel desiderio.
Egli offre tutta la sua vita e quella di tutte le sue membra al Padre; consacra la Chiesa, per
essere immolata con Lui come sacrificio di espiazione sulla croce, in attesa del sacrificio
dell'eternità, dove la consumerà con Sé per fare di Sé e di lei un'unica ostia di lode.

Così Maria è il tempio vivo dove Gesù Cristo offre, in anticipo, il sacrificio del tempo e
dell'eternità.

96

Il grembo di Maria è l'immagine del cielo e la figura del seno del Padre, dove Gesù Cristo
offrirà sull'altare d'oro, di cui parla la Scrittura, e che è la persona stessa del Verbo, le lodi del
suo cuore e quelli di tutti i fedeli consumati in Lui nella gloria.

III

Ancor di più, fin da questo primo momento del suo concepimento, trovandosi in debito con
Maria per la sua generazione di uomo e per il potere di meritare, che è la sua santa umanità, e
che le dà i mezzi per santificare così il nome di Dio e di offrirgli i primi doveri della sua
religione, in tutta la pienezza del suo amore, rende sua Madre partecipe della sua adorazione,
della sua lode, e la rende la perfetta seconda adoratrice in spirito e verità della grandezza di
Dio.

Ella sente le sue disposizioni interiori, li condivide con Lui. Se il Figlio rende i suoi doveri verso
il Padre con la sua elevazione in Lui, la Vergine Santissima si trova parimenti elevata a Dio,
nell'unità dello Spirito Santo.

È un'immagine compiuta delle bellezze di Gesù Cristo. Chi vede il Padre vede il Figlio, e chi
vede il Figlio vede il Padre; così si può dire, fino a un certo punto: chi vede la Madre vede il
Figlio, e chi vede il Figlio vede la Madre.

Il Figlio è la gloria del Padre, e Maria è la gloria di Gesù Cristo.

97

O Madre incomparabile! Vergine felice, ricevi e dai tutto ciò che c’è di più grande e di più
augusto al mondo!

Ricevi in Te la pienezza della divinità del Verbo e rendi al Padre, per mezzo del Figlio, tutte le
lodi e le glorie che possono onorarlo.

Mistero adorabile! Che sei sconosciuto; quante poche anime ti venerano! O mio Dio, chi sarà
degno di penetrare questo segreto divino, di essere introdotto in questo santuario
inaccessibile?

Angelo, dì ora con ragione, salutando Maria: Ave, gratia plena. Se hai onorato questa augusta
principessa, quando era ancora solo una serva; se veneri quest'anima santa, per la sua
capacità di ricevere in Sé i doni di Dio, che accadrà ora che ne è tutta piena; non però come il
canale di una fontana, presso il corso della sorgente; non come un fiume pieno dello scroscio
del mare; ma come un abisso senza fondo e senza limiti, che include lo stesso oceano della
divinità?

È una meraviglia inconcepibile a tutti gli spiriti celesti, questa immensità di grazie, e che
obbliga tutti a venerarla nel silenzio.

Rimane anche nella mente dell'angelo Gabriele, dopo la conoscenza che ebbe dell'anima di
Maria, e di alcune operazioni dello Spirito Santo in essa, un ardente desiderio di sapere cosa
può essere contenuto in questo augusto interno; e possiamo anche dire di tutti gli altri spiriti
celesti, che desiderano intravedere le sue incantevoli bellezze: In quem desiderant Angeli
prospicere.

98

O grandezza inconcepibile di Maria! O ineffabile santità! mia delizia, strappi le lacrime dai miei
occhi, mi togli la parola dal cuore, il pensiero della mente; Ti venero e non posso andare oltre.

__________

CAPITOLO 6°

MISTERO DELLA VISITAZIONE

Dopo aver reso Maria, nell'Incarnazione, Madre di Gesù Cristo secondo la carne, Dio ha voluto
che fosse, secondo lo spirito, la vera Madre di tutti i cristiani (13) e che comunicasse a
ciascuno la vita spirituale che suo Figlio era venuto a portare al mondo.

Questo ci è mostrato, in modo evidente, nella Visitazione attraverso il ministero che Ella svolge
nei confronti di san Giovanni Battista.

Ma, per comprendere il potere augusto che Ella esercita in questo mistero, è necessario
considerare anzitutto il disegno di Dio su San Giovanni Battista.

Il fine che Dio si prefiggeva nell'Antico Testamento era quello di preparare gli uomini alla
venuta del Messia.

Per questo la Legge e i profeti lo rappresentavano e lo facevano intravedere da lontano, e


inoltre facevano conoscere agli uomini l'impossibilità per loro di astenersi dal peccato senza
l'intervento del Redentore e del suo Spirito.

Ma all'approssimarsi di questa grande benedizione, nei giorni che dovevano precedere


immediatamente la venuta del Messia, era degno della sapienza di Dio preparare gli uomini a
riceverlo, rinnovando tutti questi effetti precedenti attraverso una voce più potente di quella
della Legge, e mediante la potenza di uno zelo più efficace di quello di tutti gli antichi profeti.

101

A questo scopo, Egli fa sorgere San Giovanni.

Questo santo precursore, infatti, non è destinato, come la Legge e i profeti, solo a mostrare da
lontano il Salvatore.

Viene, ad indicarlo, viene a bussare alla porta dei cuori, a smuoverli, a staccarli dal peccato
attraverso il timore della morte eterna e della vendetta di Dio, cosa che la Legge non faceva;
viene infine per condurli all'Agnello, che solo può purificarli dai loro peccati.

Inoltre, la Legge e i profeti erano una luce il cui splendore era destinato solo al popolo ebraico.

San Giovanni è inviato invece come fiaccola destinata ad illuminare e riscaldare tutta la
Chiesa, con la sua luce e il suo splendore.

Egli è l'Apostolo di Dio, inviato per rendere testimonianza a Gesù Cristo, affinché attraverso
San Giovanni tutti credano alla sua venuta nel mondo:
è mediante il suo ministero che il Figlio di Dio deve essere conosciuto in Giudea, e dalla
Giudea ai Gentili e in tutta la terra.

Per questo la nascita di San Giovanni è preceduta e accompagnata da eventi mirabili e del
tutto miracolosi.

Ed ecco…mentre il sacerdote Zaccaria offre l'incenso a Dio nel Tempio, gli appare l'angelo
Gabriele.

Gli annuncia che Dio lo ha scelto per essere il padre del precursore del Messia e, nonostante
l'incredulità di Zaccaria, Elisabetta, sua moglie, concepisce presto il figlio loro promesso.

102

Tuttavia questo bambino che nessuno doveva superare davanti a Dio, né Salomone, né
Davide, né Abramo: San Giovanni…

benché destinato, nell'ordine della grazia, ad essere il più grande dei figli degli uomini, dalla
nascita del mondo fino al suo tempo…

lui, che doveva produrre nei cuori ciò che né la Legge né i profeti avevano potuto…

questo bambino che aveva ricevuto in anticipo, e da Dio stesso, un nome estraneo alla sua
famiglia, nome che con il suo significato annuncia la Grazia che Gesù Cristo viene a sostituire
alla Legge…

San Giovanni, che deve condurre i peccatori alla penitenza, che deve essere la fiaccola della
Chiesa e attirare il mondo al Salvatore…

egli stesso è tuttavia concepito nell'iniquità, come il resto dei figli di Adamo; è schiavo del
diavolo, nemico di Dio, e rimane sei mesi interi in questa sfortunata schiavitù.

Dio non ha fretta di tirarlo fuori prima, anche se avrebbe potuto facilmente farlo.

È che, avendo deliberato di generare a vita di grazia, per mezzo di Maria, tutti i suoi figli
adottivi, di cui san Giovanni deve essere il primo, attende, per liberarlo dalla sventura del suo
concepimento, che Maria divenga, e realmente, mediante l'Incarnazione, la Madre del Verbo
Incarnato

In un primo tempo, quindi, dà a San Giovanni solo la nascita temporale, riservandosi di


comunicargli attraverso Maria, con la giustificazione, lo spirito e la grazia del precursore.

103

Per questo, nel momento stesso dell'Incarnazione, Egli fa conoscere a Maria, attraverso il
ministero di san Gabriele, il concepimento di San Giovanni, che Ella ancora ignorava.

Ecco, disse l'Angelo, che Elisabetta, tua parente, ha concepito lei stessa un figlio, nonostante
la sua età e la sua sterilità; e ora ha raggiunto il sesto mese di gravidanza.

II

Appena dunque la Santissima Vergine concepisce e forma nostro Signore nel suo grembo,
avvalendosi dei suoi diritti di Madre di nostro Signore, parte subito per compiere in san
Giovanni Battista l'opera di Dio, e va prontamente con grande celerità, al paese dei monti della
Giudea, alla città della tribù di Giuda, dove dimorava la sua santa cugina.
È quanto si esprime sotto le immagini sorridenti della vita pastorale nelle parole del Cantico dei
Cantici, che si leggono nell'Epistola, nel giorno della festa della Visitazione.

San Giovanni, che alla sua nascita doveva essere riempito dello spirito dell'Antico e del Nuovo
Testamento, e rappresentare la Chiesa, vi è indicato sotto l’immagine della vite e quello del
fico, due simboli chiari della Chiesa

104

giudaica e della Chiesa cristiana, come si vede nei libri sacri (14); i tempi dell'ignoranza e
dell'infedeltà che erano trascorsi dall'origine del mondo, sono qui rappresentati sotto
l'immagine dell'inverno e sotto quella delle piogge che cadono frequentemente in questa
stagione sterile.

L'eterno Padre invita dunque la Santissima Vergine a compiere la sua missione, e la invita ad
aiutarlo a compiere la sua opera in san Giovanni:

“Alzati, affrettati, mia amata, mia colomba, mia tutta bella, e vieni perché l'inverno è già
passato; le piogge si sono diradate e sono cessate, i fiori sono apparsi sulla nostra terra; è
giunta l'ora di potare la vite; la voce della colomba si fa udire nella nostra terra; il fico ha
cominciato a dare i suoi primi frutti; le viti sono in fiore e diffondono il loro gradevole odore.

Alzati allora, mia diletta, mia tutta bella, e vieni; tu che, come una fedele colomba, ti ritiri
nelle cavità della roccia, nelle fenditure della roccia (per nasconderti dai tuoi nemici), mostrami
il tuo volto; fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è dolce e il tuo viso pieno di
bellezza»

105

Ed è ciò che Lei fa con amore e prontamente; dimenticando la sua debolezza, la sua età, la sua
piccolezza, animata dallo zelo per suo Figlio, e bramosa di farlo conoscere, corre per le
montagne, sale sui colli, per annunciare Gesù Cristo.

Il suo ammirabile apostolato, i cui passi portano ovunque pace e grazia, è raffigurato
nell'epistola di questo giorno.

Racchiuso in santa Elisabetta, san Giovanni, che rappresenta la Chiesa in attesa della sua
santificazione, invita Gesù Cristo e Maria, designati sotto le immagini della gazzella e del
cerbiatto, ad affrettare la loro corsa e a compiere la loro missione comune.

“Odo, dice, la voce del mio amato: eccolo che viene, saltando sui monti, attraversando i colli
(nell'ardore deve venire da me).

“Poiché il mio amato è simile ad una gazzella e ad un cerbiatto. (Corre con la stessa leggerezza
e la stessa velocità.)

“Eccolo; eccolo in piedi dietro il nostro muro, a guardare fuori dalle finestre, a guardare
attraverso le inferriate”.

La gazzella, che sale alla sommità delle rocce, qui rappresenta la Vergine Santissima, che sale
le colline e i monti; e il cerbiatto raffigura il Figlio di Dio che porta nel suo grembo.

Egli cammina in Lei non a passi da gigante, come farà in seguito, secondo il profeta, ma come
un piccolo cerbiatto.

È racchiuso nella Santissima Vergine, che è il nostro muro: considera attraverso il suo spirito,
guarda attraverso i suoi occhi, come attraverso delle inferriate; sebbene sia Maria a parlare,
Gesù Cristo usa la parola di sua Madre, e attraverso di Lei. agisce Lui stesso, come usa la
parola dei suoi ministri per santificarci.

106
Così santa Elisabetta non appena udì la voce di Maria al suo ingresso nella casa di Zaccaria,
sentì il suo bambino fremere di gioia nel suo grembo e, piena lei stessa di Spirito Santo, gridò
forte:

Tu sei benedetta fra tutte le donne, e il frutto del tuo grembo è benedetto. Ehi! Da dove mi
viene questa gioia, che la Madre del mio Signore venga a me?

Perché non appena la tua voce è giunta alle mie orecchie quando mi hai salutato, il mio
bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.

È così che Dio si serve di Maria per purificare il bambino dalla contaminazione originaria, e per
riempirlo di ogni grazia interiore ed esteriore.

Egli riversa in lui, per mezzo di Maria, la luce della fede in Gesù Cristo; poiché san Giovanni
vede il suo Salvatore, e sussulta nel grembo di sua madre, come lo aveva visto il santo
patriarca Abramo, e si era rallegrato nel vederlo. Per mezzo di Maria, che riempie della sua
potenza, Dio comunica ancora a san Giovanni lo spirito e la grazia necessari alla sua missione
di Apostolo destinato a far conoscere Gesù Cristo al mondo.

Il sole accelera, a suo piacimento, le stagioni. Mentre Dio fa alcuni santi che cominciano ad
apparire nella loro fioritura e, a volte, altri pronti per essere raccolti per il cielo; e tale è San
Giovanni nella sua natività.

107

Al tempo della Visitazione, riceve tutta in una volta la pienezza dello Spirito Santo.

Gesù bambino, opera quindi, dal grembo di sua madre, questo capolavoro di santità, un santo
più grande di quello che farà durante la sua vita, e anche dopo la sua morte, poiché non se ne
ricorda nessuno simile a questo, dopo questo, che è stato costituito nella pienezza della
santità, come lo fu San Giovanni.

Uno dei motivi per cui la Chiesa celebra, con una maggiore solennità la nascita di questo santo
piuttosto che la sua morte è (oltre alla sua santità) questa pienezza di grazie che ha ricevuto.

Per quanto riguarda il resto dei santi, ad esempio San Pietro, San Paolo, la loro festa principale
si celebra il giorno della loro morte, avendo questi santi trascorso tutto il corso della loro vita,
e lavorato fino all'ultima ora per arrivare al culmine della loro grazia; mentre san Giovanni, nel
giorno della Visitazione, ne ricevette, tutto in un colpo, la pienezza.

III

Dando così a San Giovanni la grazia di precursore, Maria appare già come Maestra e Regina
degli apostoli.

San Giovanni, infatti, doveva compiere da solo, durante la sua vita, le funzioni dei dodici
apostoli, e questi furono scelti solo dopo di lui, come successori del suo ufficio, per annunziare
e far conoscere Nostro Signore.

108

Fu questo stesso santo ad indicare Gesù Cristo a sant'Andrea, e per mezzo di lui a san Pietro,
principe degli apostoli, e agli altri discepoli che mandava a Gesù, che, in seguito, lo fece
conoscere in tutto il mondo.
Poiché dunque riceve per mezzo di Maria la grazia di precursore di Gesù Cristo, la grazia di
farlo conoscere a tutti, san Giovanni diventa la voce di Maria, l'organo della sua grazia e del
suo amore.

Pertanto, Maria è la «Regina degli Apostoli, e in un certo senso la madre della nostra fede.

Nella santificazione di san Giovanni, Ella ha esercitato, per prima, le due funzioni principali
dell'apostolato, che sono quelle di portare la conoscenza del Salvatore e la santificazione nelle
anime.

Ammaestrate tutte le nazioni, dice Gesù Cristo, e battezzatele.

Quindi: Insegnate ciò che riguarda la fede e la luce, che gli uomini apostolici devono portare
ovunque.

E Battezzate che significa santificazione dei cuori.

È il ministero che qui compie la Vergine Santissima, donando, attraverso l'efficacia della sua
parola, la conoscenza del Salvatore a santa Elisabetta, nonché a san Giovanni, che per di più
santifica.

109

La sua parola produce su di lui l'effetto delle parole sacramentali del Battesimo; lo fa ancor di
più, poiché, secondo l'osservazione di sant'Ambrogio, San Giovanni non ricevette una grazia
d'infanzia, come noi la riceviamo nel battesimo; ma una grazia di perfezione, iniziata con l'età
della pienezza di Gesù Cristo (15).

E questo è l'effetto del sacramento della Cresima nei cristiani, i quali, illuminati dalla fede,
ricevono la pienezza dei doni dello Spirito Santo, che li possiede, li governa e li consuma nella
perfezione del suo santo amore.

Quale doveva essere dunque la santità, la forza, l'innocenza, la penitenza, l'amore, l'umiltà di
san Giovanni Battista! La sua vita, la sua costanza nei pericoli e la sua morte lo testimoniano a
sufficienza.

Così la Vergine Santissima è come il sacerdote e il pontefice che battezza e conferma questo
grande santo, e gli dona una pienezza dello Spirito di Gesù Cristo, proporzionata alla missione
che deve compiere nel mondo.

Da ciò vediamo che se Gesù Cristo, appena racchiuso nel grembo della Madre sua, comunica,
attraverso di Lei, a San Giovanni lo spirito di precursore, lo spirito apostolico, è per mostrarci,
in modo esteriore e sensibile, questa consolante verità: che essendo debitore della sua vita a
Maria, desidera elargire le sue grazie e i suoi doni solo attraverso di Lei.

L'ordine che tenne nella santificazione di San Giovanni, lo seguirà sempre.

110

Il primo degli effetti di grazia che produce è la regola di tutti gli altri; e avendo prima
comunicato la sua grazia al suo precursore per mezzo di Maria, sarà anche per mezzo di Lei
che la distribuirà alla Chiesa, in tutti i tempi successivi (16)

Non va detto, però, che la santificazione degli uomini da parte di Maria avviene generalmente
allo stesso modo, facendo Dio di questa Vergine divina suo strumento per operare nelle anime.

Una tale affermazione sarebbe certamente biasimevole; ed è estranea al pensiero e alle


espressioni di M. Olier.
Quest'ultimo dice bene, infatti, che Gesù Cristo segue nella santificazione degli uomini l'ordine
che ha seguito in quella di san Giovanni; ma non dice in alcun modo che, nell'uno e nell'altro,
proceda allo stesso modo.

Infine, nel mistero della Visitazione, Maria non appare solo come dispensatrice delle grazie di
Dio per gli uomini, come maestra e regina degli Apostoli…

è ancora, con il suo zelo, il modello e la regola di tutti gli uomini apostolici che attraverso di
Lei, partecipano alla grazia di far conoscere Gesù Cristo.

111

Appena l'ha concepito e formato nel suo grembo, è la prima a parlare per annunciarlo; fa, da
allora in poi, ciò che fecero gli Apostoli sul suo esempio, quando, ricevuto lo Spirito Santo,
corsero per tutto il mondo, per far conoscere il Figlio di Dio.

È da Maria che tutti gli stati e tutte le dignità della Chiesa imparano la perfezione e le
massime della loro condotta, ed è dal mistero della sua Visitazione che gli uomini apostolici e i
missionari devono attingere le grazie della loro sublime vocazione.

Da quanto abbiamo appena detto, è facile concludere che la grandezza di questo mistero è
nascosta e sconosciuta al mondo; e che sarà rivelata solo nel grande giorno della
manifestazione.

Chi può comprendere, infatti, la pienezza delle lodi che in quel momento furono rese a Dio, e
la pienezza delle grazie che ivi furono comunicate: San Giovanni, santa Elisabetta, san
Zaccaria essendo stati riempiti di Spirito Santo e con abbondanza dei suoi doni (17)?

Ma ciò è ancora poco in confronto a tutto ciò che piacque a Dio di operare nell'anima della
Santissima Vergine.

112

Benché questo mistero debba essere considerato con tutto il rispetto e la riverenza, nell'attesa
del giorno delle luci, quando sarà svelato, possiamo tuttavia capire qualcosa, se meditiamo le
parole di Maria nel cantico del Magnificat.

Se prestiamo attenzione ad esso, ne saremo deliziati e saremo costretti ad ammettere che è


pieno di meraviglie, non solo grandiose, ma inesplicabili al mondo.

SPIEGAZIONE DEL MAGNIFICAT

Santa Elisabetta, proclama, a gran voce, le grandezze della Santissima Vergine, che chiama
beata sopra ogni donna, e che onora come Madre del Signore.

Maria, sempre convinta del suo nulla, distoglie dalla sua persona l'attenzione di sua cugina e la
eleva a Dio, autore di tutto ciò che in Lei c'è di mirabile;

a Dio che così si fa rendere a Sé, attraverso la sua serva, gli onori che Ella confessa di non
meritare e che appartengono a Lui solo.

La mia anima glorifica il Signore, dice in un trasporto di gratitudine.

Con ciò adora questa magnificenza di Dio, che ha riversato in Lei tutti i suoi tesori facendo di
Lei la Madre di suo Figlio, e magnifica anche Gesù Cristo, per le cose grandi e auguste che Egli
si degna di operare nella sua anima.
113

Per esaltare la grandezza di Maria, Elisabetta rivela le meraviglie che lei ha sperimentato
nell’udire la sua parola.

Acclama a gran voce che, al suono di questa voce animata dell'onnipotenza di Dio, il suo
bambino ha esultato e sussultato di gioia nel suo grembo.

Maria restituisce al Signore tutta la gloria di questo prodigio.

Quanto a Lei, il suo spirito ha trasalito di gioia nel momento in cui Dio Padre ha voluto renderla
Madre di suo Figlio; ma Ella ha esultato di gioia in Dio suo Salvatore: cioè l'abbondanza e la
pienezza dello Spirito Santo, che operava nella sua anima l'incomprensibile meraviglia
dell'Incarnazione, l'ha fatta uscire da sé e gioire nel puro amore in Cristo Gesù, pienezza dei
beni di Dio, rivestito di tutti i tesori della sua sapienza e della sua scienza; è questo che ha
costituito il grande, il giusto e l'ineffabile motivo della sua gioia.

Se Lei si rallegrava, non era perché Lui si era donato a Lei, cosa che poteva avere un misto di
egoismo; ma perché vedeva che tutta la Chiesa doveva essere rivestita e riempita di questa
pienezza di beni celesti.

Ella dunque si rallegrava per la salvezza di tutti gli uomini, che il Figlio di Dio era venuto a
realizzare riversando in Lei tutta la magnificenza dei suoi tesori; come Ester, nella potenza di
Assuero, gioì per la salvezza del popolo ebraico, figura della salvezza del mondo.

114

A questi sentimenti di stima, di ammirazione, di adorazione, di gioia, per l'infinita bontà di Dio
su di Lei, Maria aggiunge una mirabile disposizione di gratitudine e di umiltà.

Se si rallegrava, era in Dio suo Salvatore, ponendosi così nel rango dei peccatori, come se
fosse stata salvata da un comune naufragio.

È così in un certo senso in quanto è stata preservata dal naufragio; senza esserne tirata fuori,
però, come il resto degli uomini caduti nella sventura e nell'abisso del peccato.

Ai suoi occhi, le auguste meraviglie che Dio ha operato nella sua anima, e le magnifiche bontà
che ha avuto per Lei, sono tanto più prodigiose, perché avevano per soggetto una creatura
molto debole e molto povera:

Il mio spirito ha trasalito di gioia in Dio mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua
serva.

Non sono stata io a posare gli occhi su di Lui; mi ha prevenuto, Lui stesso ha guardato alla mia
miseria, perché ha in Sé un qualcosa che lo attrae verso le piccole cose; Egli, per Se stesso,
ama le cose umili; e perché Gli piace, perché se ne compiace, ha scelto la mia povertà e la mia
bassezza per imprimervi l'opera della sua sapienza, della sua onnipotenza e del suo amore.

Ha realizzato in me il suo capolavoro, la sua meraviglia; vi ha operato l’Incarnazione del Suo


Verbo e ha scelto questo povero piccolo nulla per ricoprirlo dei tratti più perfetti e più belli del
suo splendore e della sua maestosità.

115

Santa Elisabetta, in un trasporto di ammirazione, Le aveva appena detto:

Benedetta sei Tu perché hai creduto; poiché tutto ciò che ti è stato annunziato dal Signore si
compirà in Te.

Maria, dopo aver confessato che Dio non ha trovato in Lei che viltà e bassezza, aggiunge che
l'amore che Lui le dimostra è tanto più prodigioso, in quanto la farà riconoscere e proclamare
beata, non solo da qualcuno della sua stessa famiglia, ma da tutte le nazioni del mondo; che
gli ebrei e i gentili, i ricchi e i poveri, che i popoli di ogni paese e di ogni lingua, lungo il
susseguirsi dei secoli, saranno pieni di rispetto per Lei, confesseranno e renderanno note le sue
grandezze per sempre; che infine gli uomini e gli angeli la considereranno con riverenza,
gratitudine e amore, come Colei che generò per loro la fonte della loro vita, della loro grazia e
della loro gloria.

II

Finora questi sono i sentimenti della Santissima Vergine su ciò che è avvenuto in Lei al
momento dell'Incarnazione, in occasione della prima grazia che allora ha ricevuto, quella del
concepimento del Verbo.

Ciò che segue immediatamente nel suo cantico è l'espressione delle benevolenze e delle grazie
del Verbo stesso nei suoi confronti, del Verbo incarnato che dimora nel suo seno e che deve
restarci per nove mesi interi.

116

Colui che è potente, Ella dice, ha fatto in me grandi cose.

La parola “grande” è ripugnante per le anime umili, e nostro Signore dice anche che ciò che è
grande davanti agli uomini è un abominio davanti a Dio.

La Santissima Vergine, umile com'era, poteva dunque solo dire che in Lei erano avvenute cose
grandi, che anzi erano eccessive; ed è per questo che sono ben degne di essere meditate e
contemplate dalla fede.

Per prima cosa, il Verbo, per mezzo del quale tutto è stato creato, Le fa vedere l'opera della
sua potenza, che è quella della creazione del mondo, e Le rivela le ragioni dell'intera
composizione dell'universo.

Le manifesta poi tutta l'opera di santificazione del genere umano attraverso l'Incarnazione.

Colui che è potente nella creazione del mondo, dice Lei, Dio Padre che ha manifestato la sua
potenza nella formazione di questi grandi cieli, di questo vasto oceano, di questa terra, Egli,
per redimere gli uomini, ha compiuto in me un’operazione ancora più grande, più estesa,
infinitamente più vasta: la generazione del suo Verbo Incarnato, che non è meno santo nel mio
seno che nel seno del Suo Eterno Padre, e che mi riempie della sua Santità.

L'opera della creazione, manifestata nel mio intimo, è senza dubbio per me oggetto di mirabile
consolazione, considerando la sapienza, l'amore e tutte le perfezioni del mio augusto Sposo
che vi risplendono da ogni parte…

ma questo lavoro dei sei giorni, lo vedo come un gioco della sua potenza, rispetto alla
generazione del suo Verbo e alla partecipazione della sua divinità che deve dare alla Chiesa.

117

Rivelandole il mistero dell'Incarnazione, fonte di ogni santificazione, Dio rivela anche l'opera di
redenzione degli uomini, tutti gli effetti di grazia e di santità che, dal Verbo incarnato
passeranno attraverso tutte le sue membra, fino alla fine del mondo; in una parola, tutta la
portata delle misericordie che Egli vuole esercitare su coloro che lo temono, di generazione in
generazione, fino al tempo dell'Anticristo.
Infine, poiché nella sua qualità di Sposa di Dio Padre e Madre del Figlio, deve essere il canale
e lo strumento universale di tutte le sue misericordie, Egli le mostra tutti gli effetti su ciascuno,
glieli fa sentire, glieli comunica e li imprime nella sua anima.

III

Di che cosa non parla la Santissima Vergine nel suo mirabile Cantico?

Il Verbo incarnato non si accontenta di manifestarle i disegni che vuole eseguire nel mondo,
dalla sua nascita temporale fino alla fine dei secoli; la sua liberalità va anche oltre.

Le rivela anche i santi effetti della potenza e della giustizia che ha operato prima della sua
incarnazione.

Le mostra specialmente quell’ atto mirabile della sua giustizia, che esercitò, sugli angeli
apostati, per vendicare la gloria del suo oltraggiato Padre.

118

Con il suo braccio, o con il suo Verbo che doveva incarnarsi, Dio manifestò la sua potenza sugli
angeli ribelli; rovinò le leghe e le cabale che avevano formato nella loro superbia, rifiutando di
adorare il Verbo fatto carne, che già era stato loro mostrato nella loro creazione, e anche di
riportare a Dio gli onori che essi stessi ricevevano, anche dei loro fratelli; essi volevano avere
un regno a parte, e avere onore, lodi e sudditi propri.

Per mezzo del Suo Verbo, Egli ha rovesciato il loro partito, ha rovinato e rovesciato tutto ciò
che essi avevano progettato contro la sua gloria, e li ha gettati dai loro troni negli abissi
dell'inferno.

Ma gli angeli virtuosi, umili e rispettosi, li ha esaltati; ha fatto prendere loro il posto degli altri,
e ha riempito il cielo di cuori puri e umili, bandendo così da esso la superbia e la presunzione
degli apostati.

Infine, il Verbo Incarnato comunica a Maria lo zelo, la potenza che manifestò quando, in questo
combattimento così famoso in cielo, san Michele e tutti gli altri santi angeli con lui insorsero
contro gli angeli ribelli.

Pieno di un mirabile zelo per Dio, e con una forza senza pari per sopraffare i suoi nemici, San
Michele rovesciò improvvisamente l'intero esercito di queste forze ribelli e sediziose, e Dio, con
un solo colpo della sua potenza, nascosta in San Michele, abbatté in un momento tutti i
superbi, producendo in questo Arcangelo l'effetto della potenza più alta e stupefacente che
appare nella storia sacra e profana.

119

Un solo angelo, con una sola parola della sua bocca, che ha la potenza di un tuono, distrugge
un numero incalcolabile di angeli potenti quanto lui, di cui uno solo è capace di distruggere in
un istante migliaia e milioni di uomini.

Così, nello stupore di questo colpo, san Michele esclama: "Chi è dunque simile a Dio?" Chi,
dunque, può resistere al gran Dio degli eserciti, che ha gettato i demoni negli inferi, con la
stessa velocità e lo stesso impeto con cui si vede cadere un fulmine da una nuvola sulla terra?
»

Questo ardente zelo per la gloria di Dio, questo santo orrore del peccato che si manifestò nel
sorriso degli angeli, non era che un leggero effetto del Verbo, che esisteva nel seno del Padre
suo, e che, essendo forza e potenza di Dio oltre che il suo splendore, operava tutti questi
trasporti negli angeli fedeli.

Ora questo stesso zelo, il Verbo Incarnato lo comunica all'anima di Maria.

Molto di più, poiché Lei è molto più grande di tutti gli angeli, e non c'è in loro alcun dono
ch’Ella non possieda in grado eminente.

Ella riceve uno zelo maggiore, una potenza maggiore sui demoni di quella manifestata dagli
angeli di tutte le gerarchie del cielo, sia in questo grande e famoso combattimento, sia in tutte
le occasioni in cui, come capi e protettori del popolo di Dio, dovettero sterminare i loro nemici,
come il Faraone, i Cananei, l'esercito di Sennacherib, dove centottantamila uomini furono
distrutti in una notte da un solo angelo.

120

Infine, Ella riceve più potere sugli spiriti maligni di quanto ne abbiano mai posseduto tutti i
santi personaggi dell'antica legge, e di quanto ne riceveranno tutti gli Apostoli e tutti i santi
della nuova legge; ed è ciò che la Chiesa non si stanca di proclamare a gloria di Maria, con
gratitudine e acclamazione nei suoi santi uffici: «Rallegrati, o Vergine Maria, Tu sola hai
sterminato tutte le eresie che sono apparse in tutto il mondo.»

Che interiorità in questa Vergine divina! Che santuario! Quali operazioni di Gesù in quest'anima
incomparabile, capolavoro del suo amore!

La grandezza del mistero della Visitazione non può quindi essere compresa dai nostri spiriti.

Si celebra questa festa senza ottava e anche senza solennità; mentre la natività di san
Giovanni, che dalla Visitazione trasse tutto il suo lustro e la sua gloria, è celebrata con ottava:
tanto è vero che l'augusto mistero della Visitazione sarà pienamente conosciuto solo in cielo.

I primi cristiani, più favoriti di noi, avevano questa soddisfazione di passare insieme giorni e
notti, a conversare tra loro sui misteri della religione; ciascuno, come dice san Paolo, riferendo
agli altri le manifestazioni che Dio gli aveva fatto (1);

e questo zelo dei primi fedeli fu all'origine delle Veglie, che ancor oggi celebriamo prima delle
solennità.

La nostra consolazione è sapere che nell'eternità avremo la gioia di contemplare queste


meraviglie ancora velate quaggiù.

121

Nel frattempo, dobbiamo, nella Visitazione, contemplare con fede la residenza di Gesù in
Maria e gli effetti prodigiosi della grazia che vi opera.

Va notato che la Chiesa rende onore a questo mistero tre mesi prima del suo compimento;
poiché, avendo avuto luogo tre mesi prima della nascita di san Giovanni e sei mesi dopo il suo
concepimento, dovrebbe esserci offerto in marzo o aprile.

Affinché abbiamo sempre davanti agli occhi qualcuno dei misteri di Gesù Cristo, la Chiesa,
subito dopo averli conclusi con la festa del Santissimo Sacramento, che segue quella
dell'Ascensione, ricomincia a presentare alla nostra adorazione il Verbo Incarnato, nascosto nel
grembo di sua madre;

così ci offre più tempo per adorare questo mistero che per venerare insieme tutti gli altri
misteri.

A volte abbiamo solo un giorno, come alla Trasfigurazione; altre volte otto o dieci giorni, come
all'Ascensione, o anche quaranta, come alla Risurrezione; mentre per onorare Gesù Cristo
nascosto nel seno di sua Madre, e adorante l'eterno Padre, ci dona sei mesi interi, poiché dalla
Visitazione fino a Natale non abbiamo altro mistero di Nostro Signore da adorare.

La Chiesa vuole che durante tutto questo tempo noi onoriamo la sua residenza in Maria, così
poco conosciuta dai fedeli.

122

Allo stesso scopo, Dio ha suscitato in tempi recenti un intero ordine nella Chiesa, un ordine
nascosto e sconosciuto, quello della Visitazione, il cui spirito si applica ad onorare in questo
mistero glorioso l'abbondanza di grazie e di virtù che Gesù Cristo ha diffuso nella sua Madre
divina, e per Lei nella sua Chiesa (18).

RIFLESSIONI PRATICHE SUL CANTO DEL MAGNIFICAT

Benché a prima vista sembri che noi siamo estranei al mistero della Visitazione avvenuto molto
prima della nostra nascita, è certo che esso fu operato principalmente per noi, così come
quello dell'Incarnazione di cui fu il seguito immediato.

123

Le lodi che Maria rendeva a Dio nel cantico della sua gratitudine erano l'omaggio stesso della
Chiesa, in nome della quale agiva e parlava: tutta la Chiesa, ancora contenuta in Gesù Cristo
dal quale doveva essere tratta, come Eva da Adamo, risiedeva allora in Maria, sua vera madre.

In questo mistero, dunque, Maria era come il portavoce di tutta la Chiesa; e per mezzo di Lei
abbiamo offerto a Dio il più degno ringraziamento che potesse ricevere da noi, per il dono che
ci aveva fatto di suo Figlio nell'Incarnazione,

nonché per tutti gli altri benefici che avremmo ricevuto come frutto di questo mistero
ineffabile.

È nostro dovere ratificare quanto fece Maria in quel giorno, e unirci ai suoi sentimenti di
ringraziamento, o meglio offrire a Dio le lodi che Lei Gli ha reso a nome nostro.

Questo è ciò che la Chiesa non si stanca di fare ogni giorno dell'anno, invitando tutti i suoi figli
a unirsi a lei per aiutarla a compiere un dovere tanto caro al suo cuore. Ella non si accontenta
di offrire interiormente a Dio i sentimenti di riconoscenza di cui la Santa Vergine era tutta
penetrata, le accompagna anche esteriormente con le parole del Magnificat, che riferisce a se
stessa, essendo state pronunziate in suo nome.

Per questo, ogni giorno, all'ufficio serale o ai vespri, canta questo cantico senza mai
trascurarlo.

124

Aggiunge anche alcune particolarità davvero notevoli: lo canta in piedi, per suscitare
maggiormente l'attenzione dei suoi figli e mostrare loro l'importanza di questa parte del
Sant'Uffizio; e infine l'accompagna con una solenne incensazione.

La cerimonia dell'incensazione è piena di misteri, così come le altre cerimonie del culto divino.

Lo Spirito Santo, che in ogni cosa dirige la Chiesa, non fa per lei meno di quanto fece già per
la Sinagoga, dove non aveva predisposto niente che non fosse una figura del Salvatore.
Le nostre cerimonie sono dunque un simbolo o un segno sensibile dei nostri misteri attuali o di
quelli che si compiono in Gesù Cristo, misteri di cui la Chiesa non si stanca mai di parlare ai
suoi figli, e di cui crede di non aver mai espresso a sufficienza il significato e la bellezza.

Nella Legge antica, l'incensiere che il sommo sacerdote doveva avere in mano fumante,
quando entrava una volta all'anno nel santo dei santi, era una chiara figura a di Gesù Cristo,
mediatore del culto verso il Padre suo, così come il sangue delle vittime immolate che poi il
sommo sacerdote portava con l'altra mano, significava Gesù Cristo, mediatore della nostra
redenzione.

Nel linguaggio simbolico della Chiesa cristiana, l'incensiere ha lo stesso significato.

Rappresenta Gesù Cristo, che racchiude in Sé tutti i membri della Chiesa, rappresentati dai
grani di incenso, e il profumo esprime le lodi della Chiesa, che Gesù Cristo, nostro mediatore
verso Dio, eleva verso di Lui nella carità del Spirito Santo rappresentato dal fuoco
dell'incensiere.

125

Durante il Magnificat, il clero ne fa di altre due specie: alcune incensazioni hanno come oggetto
l'altare, altre il clero e i fedeli.

Le prime esprimono le lodi rese a Dio da Gesù Cristo che risiede in Maria, e anche da tutta la
Chiesa, per cui Maria Gli offre i rispetti, le adorazioni e gli atti d’amore.

Ecco le diverse circostanze che accompagnano il momento dell’incenso e i significati che la


Chiesa vi applica.

Il sacerdote, figura di Nostro Signore anche in questa cerimonia, dopo aver messo, a tre
riprese, l'incenso nell'incensiere, comincia ad innalzare tre volte l’incensiere in mezzo all'altare,
di fronte alla croce e al tabernacolo, per far comprendere che Gesù Cristo offre le sue lodi e
quelle della Chiesa in onore della Santissima Trinità.

Ma poiché le lodi della Chiesa non sono che un'espansione di quelle di Gesù Cristo, il sacerdote
esprime più dettagliatamente con gli altri movimenti dell’incensiere ciò che intendeva in forma
abbreviata in mezzo all'altare.

126

Così le nove volte che incensa prima sul lato dell'Epistola, poi su quello del Vangelo, esprimono
i doveri dei santi dell'Antico e del Nuovo Testamento, quelli dei nove cori degli angeli, in una
parola, l'omaggio religioso di tutta la Chiesa in terra e in cielo alla Divina Maestà che l'altare
rappresenta.

Si incensa l'altare sopra, sotto e ai due angoli, per mostrare che tutto il seno di Dio è ripieno
delle lodi di Gesù Cristo e dei santi, e per questo non si lascia luogo dell'altare che non sia
incensato:

Se poi incensiamo per tre volte l'altare particolare dove Nostro Signore risiede nel Santissimo
Sacramento, è per onorare Gesù Cristo stesso, e per confessare che, sebbene sia il mediatore
del nostro culto verso la Santissima Trinità, è un solo Dio con il Padre e lo Spirito Santo, e
degno della stessa lode.

Queste incensazioni si fanno durante il canto del Magnificat, a causa dell'obbligo che Gesù
Cristo e la Chiesa hanno verso la Beata Vergine, delle perfette lodi che sono rese alla divina
Maestà, poiché Maria, donando la sua natura e il proprio sangue al Verbo, donandogli
l’umanità, Gli ha fornito il principio e lo strumento delle lodi che rende al Padre suo e delle
preghiere che gli rivolge.
È, infatti, attraverso l'umanità ricevuta da Maria che il Verbo si è fatto inferiore al Padre, e ha
trovato il modo di pregarlo, di glorificarlo, in una parola, di essere mediatore dei nostri doveri
religiosi verso di lui, come per questa stessa umanità, principio delle sue sofferenze e dei suoi
meriti, si fece mediatore della nostra redenzione, e si acquistò la gloria di Redentore.

127

La Chiesa è obbligata a Maria per le lodi che essa stessa rende a Dio; queste lodi non essendo
che la continuazione di quelle che questa augusta Vergine offrì per prima alla divina Maestà nel
momento dell'Incarnazione.

Ne consegue che la Chiesa, capace oggi di lodare Dio, sentendosi obbligata a Maria del culto
restituito alla divina Maestà, fa proprio nel canto del Magnificat quelle incensazioni che ne sono
il simbolo, e si unisce alle disposizioni interiori di questa impareggiabile Mediatrice, che rende
sempre a Dio lo stesso religioso omaggio per Lei e per noi.

Queste considerazioni vi fanno capire bene da quali disposizioni dovreste essere animati
durante il canto del Magnificat. È vero che, per adempiere ai vostri doveri, vi basterebbe unirvi
per fede alle intenzioni della Chiesa, che supplisce dinanzi a Dio per l'ignoranza dei suoi figli;
ma, poiché la bontà divina vuole farvi conoscere il significato di queste incensazioni, cercate di
ricevere bene lo spirito secondo la luce che Dio vi dà e il movimento interiore che suscita in
voi.

In primo luogo, subito prima del Magnificat, adorate profondamente Gesù Cristo presente in
voi per mezzo del suo Spirito Santo; e quando vi alzate col coro, unitevi alla Vergine
Santissima, andando a visitare santa Elisabetta per lodare l'infinita bontà di Dio, e per
prorompere i sentimenti di gratitudine di cui tutto il suo cuore era pieno.

128

Mentre cantate il Magnificat, pensate che fate parte di quelle generazioni predette che
avrebbero celebrato l'ineffabile beatitudine di questa santa Madre fino alla fine dei secoli; di
quelle generazioni privilegiate sulle quali le misericordie di Dio, dapprima contenute in Maria, si
sarebbero propagate di generazione in generazione.

Considerate con amore e credete con filiale fiducia che Maria nel cantico della sua gratitudine
vi aveva presenti al suo spirito, che ha visto la vostra incapacità a lodare degnamente Gesù
Cristo, e che, come Madre piena di affetto e previdenza, si è fatta carico dei vostri doveri,
offrendo a Lui per voi i sentimenti perfetti della sua gratitudine e del suo amore.

Unendovi dunque con lo spirito e il cuore allo spirito e al cuore di Maria, offrite a Gesù
l'omaggio di questa Madre divina, e, attraverso di Lei, pregatelo di offrirli Lui stesso con i suoi
all'eterno Padre.

Infine, nel momento dell’incenso all'altare del Santissimo Sacramento, entrate nelle
disposizioni interiori di Maria e offrite per mezzo di Lei e con Lei a Gesù Cristo, vero Dio e vero
uomo, le vostre adorazioni e gli altri vostri doveri.

Ma oltre a questi incensazioni che sono sempre fatti dal sacerdote officiante, la Chiesa ordina
che durante il Magnificat il turifero incensi successivamente tutti i partecipanti del coro, il coro
stesso ed infine il popolo.

Se, il primo incenso, onora le lodi perfette che Gesù Cristo, vivente in Maria, rese a Dio nel
primo momento dell'Incarnazione, e che Egli non cessa di rendergli, e quelle che Maria rese a
Lui stesso; attraverso quest'ultimo si vuole ricordare la prodigiosa abbondanza di grazie che la
Beata Vergine ha ricevuto per Sé e per noi.

129
Perché Nostro Signore, dopo essersi offerto a Dio suo Padre nel tempio sacro del grembo di
sua Madre, come un dolcissimo incenso, l'ha lasciata impregnata dei suoi profumi divini,
affinché essa stessa diffondesse, in tutta la Chiesa, la dolcezza delle sue grazie e dei suoi
meriti.

È così che comincia a manifestarsi il mistero della visitazione, dove Maria mostrò, mediante la
santificazione di san Giovanni, che sarebbe stata lo strumento universale della misericordia
divina.

Per ricordarci questa consolante verità, la Chiesa ordina quindi che durante il canto del
Magnificat, siano incensati tutta la corale, il coro e il popolo.

Questa incensazione, fatta con lo stesso incenso che abbiamo offerto a Dio, non mira, infatti, a
renderci alcun onore religioso, significa che gli stessi meriti, presentati a Dio da Nostro
Signore, sono riversati su di noi dalla Vergine santissima, alla quale è affidata la dispensa di
tali beni, come il sacerdote, immagine di Nostro Signore, lascia al turifero, immagine della
santissima Vergine, la cura di spargere sul popolo il profumo dell'incenso.

Questo è ciò che significa questa cerimonia ogni volta che viene eseguita sui fedeli, sia nella
messa solenne che nell'ufficio serale.

Il turifero incensa ciascuno secondo la dignità che ha nella Chiesa: è per esprimere che la
Santissima Vergine distribuisce i meriti di Nostro Signore a tutti gli individui secondo il loro
stato e secondo le funzioni che devono ricoprire, donando a ciascuno, con una bontà tutta
materna, le grazie di Gesù Cristo e i doni del suo Santo Spirito, quante ne occorrono per
realizzare i disegni di Dio su ognuno nella sua propria e speciale vocazione.

130

Perciò, quando vedete il turifero farsi avanti per incensare il coro e il popolo, rallegratevi nel
pensare alla potenza e alla bontà di Maria, stabilita su di noi dispensatrice dei meriti di Nostro
Signore.

Poi purificate il vostro cuore con un sentimento di contrizione, e apritelo a questa santa Madre,
affinché vi diffonda il buon odore di Gesù Cristo, i suoi profumi e le sue grazie con abbondanza.

Chiedetele soprattutto di farvi trionfare su voi stessi, sul mondo e sul diavolo, e di riempirvi dei
sentimenti e delle disposizioni che vi sono più necessari per procurarvi la gloria di Dio nel
vostro stato e per assicurarvi la vostra salvezza eterna.

Concludiamo il Magnificat con una preghiera, dove la Chiesa chiede a Dio di farci partecipi dello
spirito e della grazia del mistero che celebriamo, o del santo che celebriamo.

Qualunque sia il mistero o questa festa, Maria ne ha ricevuto in pienezza lo spirito e la grazia;
e poiché essa è il canale che Dio usa per renderci partecipi di essa, dobbiamo, quando
preghiamo, aprire il nostro cuore interiormente alla Beata Vergine, per ricevere attraverso di
Lei la parte che Dio desidera donarci in quel momento.

131

CAPITOLO 7°

NASCITA DI GESÙ CRISTO MARIA È LA MADRE SPIRITUALE DI TUTTI I CRISTIANI.

I
Il Verbo, venendo nel mondo, trovò nel seno della Beata Vergine una dimora di santità, simile,
per quanto poteva esserlo, per opera dello Spirito Santo, a quella del Padre suo.

La sua dimora in Maria è l’unico mistero, tra quelli che ha vissuto nella sua vita mortale, che
Egli vive in un ambiente di perfetta santità.

Sulla terra vivrà tra creature contaminate a causa del peccato, in mezzo ai peccatori, i cui vizi
gli causeranno un dolore intollerabile; in Maria, che è, dopo Dio, ciò che vi è di più santo, è
come in una dimora di santità.

Questa dimora si trova a metà strada tra il suo soggiorno nella gloria, nella santità del cielo, e
il suo soggiorno sulla terra, coperto dagli abominevoli orrori del peccato.

La sua dimora in Maria tempera questa immensa opposizione, Egli vi abita separato da ogni
contatto con le creature, o meglio non entra in contatto con nessuna di esse se non per mezzo
di Maria.

133

Attraverso di Lei, fa uso della luce; attraverso di Lei si nutre: in una parola, tutto si converte in
Maria per Gesù. Ella è tutto per Lui: è la sua luce, la sua forza, il suo alimento, la sua dimora,
il suo tempio.

Là benedice e loda la divina Maestà; là santifica sua Madre e la ringrazia per averlo aiutato a
servire Dio e per averlo reso capace di glorificarlo.

Inoltre vi resta tutto il tempo che può stabilirvi la sua residenza senza perdere un solo istante.

E, per staccarsene, attende fino all’ultimo momento stabilito dal Padre.

Benché santo, anzi la santità stessa, Gesù si trovava gravato dei nostri peccati che Egli veniva
ad espiare con la sua penitenza e con la sua morte; era dunque innocente e insieme criminale:
innocente nella propria persona, criminale come appartenente al genere umano.

Avendo assunto una carne simile a quella del peccato doveva essere trattato come se fosse
stato un criminale in quanto rivestito della carne del peccato.

Per questo motivo la Vergine Santissima, sua Madre, avrebbe dovuto sopportare a Betlemme
le pene che le madri soffrono alla nascita dei loro figli, anzi avrebbe dovuto sopportare più di
quanto non sopportano tutte le madri degli uomini messi insieme, poiché suo Figlio portava su
di Sé i peccati di tutti.

Ma poiché a Betlemme doveva nascere innocente, essendo stato concepito per opera dello
Spirito Santo, e doveva nascere santo, secondo la parola dell'Angelo, conveniva che non
facesse soffrire a Sua Madre, alcun dolore.

Il Figlio di Dio aveva, in effetti, solo la somiglianza del peccato e, se sua Madre avesse sofferto
per la sua nascita, sarebbe apparso peccatore come noi.

134

Per questo, dunque, Ella lo mette al mondo senza dolore; e Dio sposta nell'ora della morte di
Gesù Cristo il dolore che Maria avrebbe dovuto soffrire alla sua nascita.

Così Betlemme è per Lei un paradiso di delizie, perché là diventa Madre di Colui che è la stessa
santità.

L'aveva concepito la notte del 25 marzo, nel fervore della preghiera; lo partorisce il 25
dicembre, in un trasporto di gloria di Dio.
Avendolo concepito col pensiero, come nell'eternità lo concepisce l'eterno Padre, come Lui Ella
non viene toccata nella sua purezza, nel generarlo.

Lo aveva concepito, e lo partorisce, come il vetro riceve e rimanda i raggi del sole; essi non
infrangono il vetro e non lo sciupano, al contrario lo rendono più luminoso, più bello, più
splendente.

II

Ma Dio aveva fatto Maria Madre di suo Figlio con l'Incarnazione con l’intento di generare anche,
attraverso di Lei e con Lei, tutte le membra di Gesù Cristo.

Per cui, dopo averla tutta impregnata di questa santa originaria fecondità, risiede sempre in
Maria: la fa Madre di tutte le anime sante, di tutte le associazioni, di tutte le congregazioni che
si formano nella sua Chiesa; tutti venerano e amano in Lei questo titolo di Madre.

135

Donando al mondo suo Figlio, Maria dunque non ha perso nulla della vita divina che prima
portava in Se; Gesù Cristo non è meno vivo in Lei, mediante il suo Spirito, di quanto lo fosse
stato prima della sua nascita.

Indubbiamente l'onore di aver formato dalla sua sostanza, di aver portato nel suo seno il corpo
di Gesù Cristo, di averlo nutrito con il suo latte, è in Maria una grandezza augusta, degna di
ogni venerazione.

A causa di ciò avviene che la Chiesa, considerando questa Vergine divina nella sua qualità di
Madre del Figlio di Dio, non possa fare a meno di gridare a gran voce, nella persona di quella
donna del Vangelo, di cui racconta san Luca: quanto è felice il grembo che ha portato il Figlio
di Dio, e quanto benedette sono le mammelle che lo hanno allattato (Lc.11,27).

Tuttavia, il corpo di Gesù Cristo, dimorante e racchiuso nel grembo di sua madre, non le
comunicava di per sé la vita divina, così come questo adorabile corpo non la comunica alle
specie sacramentali né ai cibori in cui è riposto.

Ecco perché, sentendo questa pia donna tenere tanto in considerazione Maria, per il solo
motivo che questa divina Vergine lo aveva generato e nutrito, Gesù Cristo, che conosce il
prezzo infinito della sua vita divina, e il valore dell'anima della sua santa Madre, tutta
trasformata in Lui dalla pienezza di questa vita che possiede, risponde che la beatitudine di
Maria è ben altro, ed essa scaturisce dall'intimo possesso della vita divina, nel profondo della
sua anima, di cui Ella prova gli effetti, e sperimenta le operazioni, più che dall’aver portato il
suo corpo e averlo allattato.

Sono molto più beati, Egli prosegue, coloro che ascoltano la Parola di Dio e la custodiscono nel
loro cuore (Lc.11,28).

136

Ora, se Dio ha così stabilito la sua residenza in Maria, e si è come rivestito di Lei per esprimere
sotto questo aspetto esteriore la sua paternità con la generazione di cento milioni di figli
adottivi; se vuole mostrare in Lei la sua misericordia, la sua carità, la sua compassione per noi;
se così ci mostra attraverso di Lei le sue viscere di Padre, è per i desideri ardenti e insaziabili
che Lei Gli ha testimoniato per farlo conoscere e amare, e di dargli adoratori.

Secondo l'interpretazione della Chiesa, Maria stessa esprime nel libro dell’Ecclesiastico gli
effetti della sua materna carità verso di noi.
Ella ci fa conoscere che tutte le cure della sua vita terrena, tutta le sante premure della sua
anima si prefiggevano unicamente di stabilire, nelle menti e nei cuori degli uomini, la
conoscenza e l'amore di Dio, cioè la vita divina.

Ho cercato e desiderato il riposo di Dio mediante l'instaurazione del suo regno in tutti gli
uomini, dice: in omnibus requiem quoesivi (Eccli.24,11).

Similmente: ho desiderato per gli uomini la felicità e la pace nel possesso di Dio; cercai
finalmente pace e riposo per me stessa, e riuscii a trovarlo solo nell'eredità e nel possesso di
Gesù Cristo e di tutte le sue membra: et in hoereditate Domini morabor.

137

Questo fervente zelo per la salvezza degli uomini fu dunque il motivo che ha introdotto Maria
nella partecipazione alla fecondità di Dio.

Toccato da questo zelo, Dio fece per Lei ciò che fece riguardo a Gesù Cristo, al quale concesse
in eredità i popoli gentili come sua eredità: Chiedi a Me, gli disse per mezzo del Salmista, e Io
ti darò le nazioni come tua eredità.

Allo stesso modo disse alla Beata Vergine: «Dopo tanti ardenti desideri, dopo tante
sollecitudini che hai mostrato per procurare la felicità del mondo, ti do uomini per tua eredità:
vivrai in loro, regnerai su di loro. In Jacob inhabita et in Israel hoereditare»

Ma Maria aggiunge da parte sua che questa grazia le è data solo per l'onore che ha ricevuto di
aver portato in Sé il suo Creatore: Qui creavit me requievit in tabernaculo meo (Eccli.24,11).

In effetti Dio l'ha scelta come principio della generazione temporale di suo Figlio, e poi per
essere, con suo Figlio e in suo Figlio, principio della vita spirituale di tutte le sue membra.

Come Dio Padre dona a suo Figlio, che è uno con Lui, la pienezza della divinità; così Gesù
Cristo, consumando in Sé sua Madre, la riempie della sua vita divina per farla Madre di tutti i
viventi; quindi, abitando in Lei, si comunica attraverso di Lei a tutti i fedeli, e così
abbondantemente, che la Chiesa dice che essa disseta tutta la sete e la fame delle anime che a
Lei ricorrono.

138

Gesù Cristo, dunque, si è rinchiuso nella Santa Vergine per distribuire attraverso di Lei alla sua
Chiesa tutto ciò che ha meritato e acquistato in tutti i misteri della sua vita e della sua morte.

Gesù Cristo è l’unica fonte; Maria è il grazioso e dolcissimo serbatoio dove dobbiamo andare
per attingere e bere con gioia, come dice il profeta, le dolci acque che sgorgano dalle sorgenti
del Salvatore (Is.12,3); ma l'eterno Padre ne è la sorgente originaria.

Per questo, con queste parole indirizzate a Maria: voglio che tu metta radici di vita nei miei
eletti per purificarli, illuminarli, santificarli, fa capire che suo Figlio, e Lei nel suo divino Figlio,
sono le radici che devono portare la vita nel corpo della Chiesa perché fruttifichi.

Ma poiché le radici sono di per sé solo corteccia morta, che non può dare la vita se non la
traggono dalla terra, Maria e lo stesso Gesù Cristo, come uomo, danno la vita divina che
attingono dalla terra dei viventi, che è Dio Padre, sostegno, nutrimento e vita di tutte le
creature, principio primo della vita.

Se dunque tutto è racchiuso in Gesù, e da Gesù in Maria, e attraverso di essi si diffonde nella
Chiesa, è perché questi santi canali hanno la loro prima e originaria bocca nascosta nel seno
stesso di Dio (19).

139
Se Maria è lo strumento di cui Dio vuole servirsi per formare Gesù Cristo in noi, quale
gratitudine non dobbiamo a questa Madre divina per un favore così inestimabile che, nei
confronti di Gesù Cristo stesso, ci eleva a una dignità superiore, in un certo senso, di quello di
Madre di Dio secondo la carne!

Ancora più felici, Egli ha risposto, sono coloro che accolgono la Parola di Dio e la custodiscono
nei loro cuori!

Risposta molto edificante e molto istruttiva per la Chiesa, poiché mostra che Gesù Cristo
preferisce all'onore e al privilegio di aver concepito e portato il suo corpo divino, la condizione
di qualsiasi anima che, avendolo concepito e fatto nascere spiritualmente in lei, agirà secondo
la sua grazia e per la virtù del suo Spirito.

Quindi se prendiamo le cose secondo il pensiero di questa buona donna del Vangelo, che in
Maria non vedeva altro che ciò che diceva di Lei, cioè: aver generato dalla propria sostanza il
corpo del Salvatore, e averlo nutrito con il suo latte, ci è assicurato che la felicità del cristiano
che concepisce Gesù Cristo nel suo cuore, e che conforma la propria vita alla Sua, è totalmente
considerevole.

140

In primo luogo, si deve stabilire che lo Spirito Santo, principio della formazione del corpo di
Gesù Cristo nel grembo di sua Madre, è lo stesso che viene a formare spiritualmente Gesù
Cristo in noi, e che il modo in cui lo forma è similare.

Questo Spirito divino viene nei nostri cuori per mezzo della parola del sacerdote, inviata a noi
come l'angelo Gabriele fu inviato a Maria nel mistero dell'Incarnazione.

Per la sua verginità piacque a Dio, ed Ella concepì per la sottomissione del suo spirito e il
consenso della sua volontà: così è con il fedele.

Se il suo cuore è puro da ogni affetto disordinato, se il suo spirito è libero da ogni errore
(poiché tutti i cristiani sono resi vergini per la fede), egli stesso piace a Dio e concepisce
spiritualmente Gesù Cristo mediante la sua sottomissione e consenso alla santa parola che gli
viene annunciata (20).

Guardate con quale immenso amore, con quale cura attenta e vigile Gesù Cristo esprime ai
figli della sua Chiesa, rappresentata dalla donna del Vangelo, l'infinito vantaggio e la grazia
ineffabile che essi possiedono di essere membra della sua Persona sacra, e di essere nutriti
della sua sostanza divina.

141

Considerate, dunque, la gratitudine che dobbiamo a Maria nostra vera Madre in questo
concepimento.

Se c'era un modo per dare ai fedeli un'idea della loro felicità, era parlare loro della grandezza
augusta di questa divina Vergine che ha generato un Dio, che lo ha nutrito, che è divenuta una
cosa sola con Lui, che ha portato in Se il suo paradiso, la sua beatitudine, il suo Dio.

Mirabile invenzione dello Spirito di Gesù Cristo, quella di eccitare tanto il cuore di questa
donna, quella di infondere in lei tanto religioso amore per la sua santa Madre, da esclamare:
Benedetto il grembo che ti ha portato., benedetti i seni che ti hanno allattato; e di sfruttare
questa occasione per parlare Lui stesso della felicità della sua Chiesa e dei vantaggi dei suoi
figli!

Che cosa non è la presenza divina dello Spirito di Gesù Cristo! Coglie questa occasione per
incitare i cristiani a considerarsi felici nella loro vocazione, e per esortarli così potentemente ad
essere fedeli alla grazia inestimabile che Dio ha fatto loro donando il Suo Verbo, poiché,
attraverso questo dono, dà loro tutto ciò che ha!
Che diremo ora degli incomprensibili vantaggi dell'anima della Santissima Vergine?

Il Verbo divino, invece di donarsi per misura a quest'anima privilegiata, come fa con ciascuno
di noi, vi ha effuso la pienezza della sua vita e delle sue perfezioni.

Quale stima, allora, non dobbiamo avere del mistero di Gesù che abita in Maria attraverso il
suo Spirito che la consuma in Sé?

142

Oh meravigliosa trasformazione! Oh penetrazione intima! Oh pieno possesso! O consumazione


perfetta e compiuta!

Gesù Cristo, secondo la preghiera che fece nella sua ora, vuole che la sua Chiesa, entrando
con Lui nella perfetta unità, sia interamente consumata in Lui: ut sint consummati in unum.

Per farci comprendere la perfezione di questa consumazione, non ha altro modello o confronto
da offrirci che l'unità delle persone divine, che sono un tutto nell'unità dell'essenza di Dio; e di
conseguenza, come assicura Lui stesso, il mistero di questa consumazione di noi in Lui sarà
compreso solo nell'eternità.

È nella santissima Vergine che questa preghiera è stata esaudita, ed è stato pienamente
soddisfatto l'ardore dello zelo di Gesù Cristo.

RIFLESSIONI PRATICHE

Considerate, con riconoscenza e gioia, che siete figli di Maria, non per il vostro corpo ma per la
vita soprannaturale della vostra anima (Gv.17,23; 14,20) che è la parte più eccellente di voi, o
piuttosto l'unica che può attirare su di voi lo sguardo e la compiacenza di Dio.

È vero che la vostra anima ha in sé una vita propria e naturale, ma la fede vi insegna che
questa vita è corrotta a causa del peccato di Adamo; e che invece di essere un bene per voi,
sarebbe stata causa della vostra eterna rovina, se Dio, per rendervi suoi figli adottivi, non vi
avesse comunicato, nel santo Battesimo, la vita del proprio Figlio; vita divina che vi dà il diritto
di chiamare Maria, vostra Madre, con la stessa fiducia con cui date a Dio il titolo di Padre.

143

Dovete sapere, infatti, che siete diventati figli di Dio solo attraverso la comunicazione che vi ha
fatto della vita di Gesù Cristo, come ci insegna san Paolo.

Ma dobbiamo questo ineffabile beneficio a Colei che, dando il suo consenso a diventare la
Madre del Salvatore, ha anche acconsentito a diventare la vostra, poiché solo per farvi figli di
Dio il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.

Maria non solo concepì Gesù Cristo nel mistero dell'Incarnazione, ma ha concepito anche voi
come figli di Dio.

Eravate rinchiusi nel grembo di Maria con Gesù Cristo, nel quale eravamo tutti contenuti
quanto alla vita divina, come i nostri corpi erano stati contenuti in Adamo, figura di Gesù
Cristo.

Quale sarà dunque la vostra gioia per essere stati concepiti da una tale Madre, per essere stati
portati nel suo grembo, per essere stati perciò oggetto del suo materno amore, e della sua
vivissima e costante sollecitudine!

Quanta fiducia dovete avere in Lei!


144

Il suo grembo è stato, per così dire, il luogo della vostra prima residenza in questo mondo, il
tempio dove siete stati offerti a Dio da Lei migliaia di volte.

Vostra madre, secondo la carne, quando vi ha portato nel suo grembo, non vi conosceva
ancora; non sapeva cosa sareste diventati, e nemmeno se avreste visto la luce del giorno.

Maria vi conosceva in anticipo, vi amava; si è impegnata per sottrarvi al peccato, assicurarvi


la santificazione sulla terra e la felicità in cielo.

La sventura della vostra nascita ha suscitato sin dall’inizio la compassione di Maria; le viscere
di questa vera Madre della vostra anima si sono commosse alla vista del vostro miserevole
destino.

In questo stato, infatti, eravate molto più da compatire di quel povero disgraziato del Vangelo
che era insieme cieco, sordo e muto.

La vostra anima era cieca alle bellezze e alla verità di Dio, sorda a tutti i suoi inviti, muta alla
sua lode, e sarebbe rimasta eternamente in questo stato deplorevole se Dio, con la sua grande
misericordia, non vi avesse dato una nuova nascita, diffondendo la sua vita divina nella parte
superiore della vostra anima.

Questa vita del Figlio di Dio, questa vita del Verbo, che è la luce eterna del Padre, ha illuminato
gli occhi della vostra anima come una fiaccola ardente comunica la propria luce a una fiaccola
spenta e la rende luminosa.

145

Il Verbo, che è Parola increata e onnipotente del Padre, ha toccato efficacemente l'orecchio del
vostro cuore, perché ascoltasse, e infine, prendendo possesso della vostra anima, ha
cominciato a lodare Dio per mezzo di lei e a manifestarle le sue grandezze, versando in voi le
virtù divine della Fede, della Speranza e della Carità.

Maria non si è fermata qui.

Vedete nel Vangelo, che dopo aver partorito il suo primogenito, lo ha avvolto in fasce, lo ha
deposto nella mangiatoia, lo nutriva con il suo latte e gli assicurava tutte le cure richieste dallo
stato di debolezza in cui aveva voluto nascere.

È un'immagine di ciò che questa Madre amorevole ha fatto per sviluppare e far crescere in voi
la vita nuova e divina che avete ricevuto con la vostra rigenerazione.

Questi pannolini, che aveva preparato con tanta cura e con i quali ha avvolto il corpicino di
Gesù Bambino, sono la figura di ciò che ha fatto per preservare la vostra infanzia dal contagio
del secolo perverso in cui dovevate vivere.

Il presepe dove riposa il Bambino Gesù è l'immagine della santa Chiesa dove, con la vigilanza
di Maria, e sempre sotto i suoi occhi, avreste dovuto trovare un luogo di sicurezza e di riposo.

Lei stessa vi ha nutrito con il latte materno, cioè con la luce e l'amore divino, che sono il
nutrimento dei figli di Dio, e di cui è stata riempita per voi comunicandovelo secondo le vostre
necessità nelle varie situazioni di vita.

Fece con le sue mani la tunica con cui ricopriva il corpo del Bambino Gesù, figura del suo corpo
mistico, o della sua Chiesa; così ci riveste, ciascuno in particolare, dei meriti di suo Figlio e dei
suoi nei diversi stati in cui la Provvidenza ci pone, mostrandosi a tutti come la vera Madre dei
viventi.

146
Poiché avete ottenuto dalle sue mani tutto ciò che avete ricevuto in grazie, per mantenere e
aumentare in voi la vita di Gesù Cristo, vedete quale deve essere la vostra gratitudine verso
una madre così buona e generosa, e quale amore, quale dedizione Le dovete in cambio!

Per tentare, dunque, di renderle qualcosa degli innumerevoli favori di cui Le siete debitori,
proponetevi in questa solennità:

1° Di dimostrarle la vostra gratitudine per la gioia di appartenerle come figli.

Le tre messe celebrate il giorno di Natale hanno lo scopo di onorare le tre nascite di Nostro
Signore: la sua nascita dal seno del suo Eterno Padre, la sua nascita da Maria a Betlemme, la
sua nascita spirituale nelle nostre anime.

Durante la prima Messa, adorate il Figlio di Dio generato nel seno del Padre eterno e adorate
l'Eterno Padre come vostro vero Padre, e prima fonte di tutti i beni che avete ricevuto e che
riceverete.

Nella seconda, adorate Nostro Signore, nato da sua Madre, secondo la sua umanità, che
diventa così vostro fratello e che vi fa partecipi di tutti i suoi beni, specialmente per il privilegio
magnifico di dare voi stessi a Dio, secondo quello che vi ha insegnato nel Vangelo, il dolce
nome di Padre.

147

Ringraziatelo, infine, per tutte le innumerevoli benedizioni che ha elargito alla Beata Vergine,
elevandola con l'Incarnazione all'incomparabile dignità di sua vera Madre.

Nella terza messa testimoniate la vostra gratitudine a Maria per avervi fatto nascere in Gesù
Cristo, e quindi per essere veramente vostra Madre nel tempo e nell'eternità.

Quando avete avuto la gioia di diventare suoi figli, non eravate capaci di mostrarle sentimenti
di gratitudine; oggi che conoscete qualcosa delle sue misericordie verso di voi, assolveteli nei
suoi confronti, per quanto vi è possibile, e invitate i santi Angeli a unirsi a voi per aiutarvi a
testimoniarle la vostra gratitudine.

2° Questa Madre divina ha voluto avervi come figli, perché voi le deste la gioia di vedere Gesù
Cristo crescere, rafforzarsi e svilupparsi nella vostra anima.

Ha nutrito e fatto crescere il corpo del Salvatore prendendosi cura della sua infanzia; e vuole
sviluppare in voi la sua vita fino a che arriviate alla perfezione di questa vita a cui Dio Padre vi
chiama.

La vita di Gesù cresce e aumenta nei cristiani quando questo divino Salvatore, non trovando in
loro alcuna resistenza, fa apparire, attraverso le loro aperture a Lui, le sue virtù divine e la sua
santità.

148

Quale dolce e viva soddisfazione non procurereste a Maria se, in occasione di questa solennità,
trionfaste di quelle colpe in cui tante volte cadete e che, impedendo a Gesù Cristo di agire in
voi, lo tengono in un abituale stato di impotenza e debolezza!

Scongiurate dunque Maria di togliere da questo cuore tutti gli affetti che non sono per Gesù.

Pregatela con fervore che vi aiuti a tirarle fuori, e che ne faccia come un fagotto di mirra da
offrire a Gesù Bambino nella sua mangiatoia.

Osereste andare da Lui a mani vuote, mentre i pastori e i Magi si affrettano a portargli
ciascuno i propri doni?

Questo è ciò che Gesù e Maria aspettano dal vostro amore; il vostro cuore potrebbe rifiutarlo?
Prendete dunque la decisione di reprimere in voi stessi i movimenti della vostra naturale
impazienza, per permettere a Gesù di far apparire in voi la sua pazienza; di soffocare gli slanci
del vostro amor proprio, perché Egli possa manifestare in voi la sua umiltà e la sua
mansuetudine; di vincere le vostre antipatie o i vostri sentimenti troppo vivi, per dargli la
possibilità di manifestare attraverso di voi la sua divina carità; infine, di attaccare frontalmente
tutte le vostre colpe, affinché possa far emergere in voi e attraverso di voi tutte le sue amabili
virtù, e affinché cresca e si sviluppi nella vostra anima.

3° Per mantenervi in tali disposizioni necessarie, consacratevi ancora una volta a Maria come
un bambino, e promettetele di vivere verso di Lei nel più filiale abbandono e nella più assoluta
dipendenza.

149

Essa estende la sua sollecitudine materna a tutte le vostre necessità, quelle del corpo come
quelle dell'anima.

Ricevete dunque come dalla sua mano il vostro cibo di ogni giorno, i vestiti nuovi che
indossate, tutto ciò che è necessario o utile per la vostra vita, in una parola, tutto ciò che la
divina Provvidenza mette a vostra disposizione per aiutarvi a vivere la vita presente.

Questa fedeltà a ricevere tutto, come dalla mano di questa amabile Madre, alimenterà in voi i
sentimenti di pietà filiale che le dovete e contribuirà potentemente a farvi usare tutte queste
cose in modo purissimo e molto cristiano

4° Prima di intraprendere qualsiasi cosa anche di minima importanza, abbiate cura di


chiederne il permesso come farebbe un bambino alla madre.

Il Bambino Gesù, il modello più perfetto di questo genere che possa mai essere offerto, ci ha
dato questo esempio di sottomissione a Maria, e ci ha guadagnato la grazia di praticarlo.

Sebbene fosse sempre illuminato dalla luce del Padre, che gli mostrava quello che doveva fare,
non tralasciò mai, come un bambino molto sottomesso alla madre, di chiedere in tutto la sua
approvazione; conviene aderire a questa santa pratica, trovare luce nelle tenebre ed evitare le
insidie e le illusioni dell'amor proprio.

150

Abbiate dunque cura, prima di intraprendere qualsiasi cosa, di chiederle il consenso; e così:

1° Rinunciate alle vostre opinioni.

2° Vi unite alle sue purissime e santissime intenzioni;

3° Le chiedete, se la cosa che state per fare è conforme al suo desiderio, di darle la sua santa
benedizione, o di impedirne l'esecuzione se non le fosse gradita.

4° Ma un mezzo poi di conferma, sarebbe quello di consultare una persona saggia e


disinteressata, e se siete membri di una comunità, colui che vi governa, vedendo nella sua
decisione la volontà di Maria che attraverso questo mezzo vi si farà conoscere.

5° Un'altra pratica che alimenterà in voi questa pietà filiale, è quella di chiederle la sua santa
benedizione in ginocchio, e, se potete, davanti a una sua immagine, al mattino, appena vi
alzate, alla sera, subito prima di riposarvi.

Usate poi, a imitazione della Chiesa, queste parole a Lei familiari: La Vergine Maria, col suo
dolce Bambino, ci benedica: Nos, cum prole pia, benedicat Virgo Maria.

Mentre vi consacrate a Lei al mattino, chiedetele di rivestirvi della vita di Gesù Cristo, suo
Figlio;
pregatela per ottenere la fedeltà necessaria a farla crescere e svilupparsi in voi, e infine
rinnovando queste disposizioni durante la giornata, chiedetele ancora la sua materna
benedizione quando entrate nella vostra stanza e quando ne uscite, se la vostra posizione vi
permette di sottomettervi a questa santa pratica.

151

_______________

CAPITOLO 8°

MISTERO DELLA PURIFICAZIONE DI MARIA E DELLA PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO.

Il sacrificio di Nostro Signore, prefigurato da tutti i sacrifici della Legge, doveva, come questi,
essere composto di quattro parti.

La prima: era l’offerta fatta a Dio, o la presentazione solenne della vittima.

La seconda: era la sua immolazione cruenta.

La terza: era la sua consumazione nel fuoco.

La quarta: era la comunione, con la quale da una parte Dio, sotto la figura del fuoco, e
dall’altra il popolo, erano considerati partecipi della stessa vittima in segno di perfetta
riconciliazione.

Per l’offerta che Gli veniva fatta della vittima, Dio se ne appropriava talmente da non lasciargli
più nemmeno l’uso di se stessa, in modo tale che essa non vivesse più che per Lui.

In segno di questa presa di possesso, il sommo sacerdote, quando gli si presentavano certe
vittime nel Tempio, poneva le sue due mani su di esse da parte di Dio, rappresentando così il
possesso perfetto che Dio Padre avrebbe preso un giorno di Gesù Cristo, sua vera vittima.

153

Quando suo Figlio venne al mondo, il Padre eterno mise in qualche modo sulla santa umanità
le sue due mani, vale a dire il suo Verbo e il suo Spirito:

il suo Verbo si appropriò della natura umana, e il suo Spirito ne prese un intero e irrevocabile
possesso.

Se, dal momento dell’Incarnazione, il Figlio di Dio si offrì così e fece voto di essere vittima e
servo di Suo Padre, ciò fu fatto nel segreto del grembo di Maria.

Veniva tuttavia per rendere a Lui tutti i doveri ai quali gli uomini sono obbligati, i doveri
esteriori e pubblici come quelli interiori e nascosti, e per rendere così visibile agli uomini la sua
religione verso il Padre.

D’altronde il suo sacrificio, poiché veniva offerto per la Chiesa che è visibile, doveva essere,
esso stesso, visibile in tutte le sue parti.

Bisognava dunque che ripetesse pubblicamente la sua offerta e doveva farlo nel Tempio di
Gerusalemme, il solo luogo della vera religione, nel Tempio dei Giudei, dei quali veniva a
perfezionare la religione nella Sua persona, per farla giungere sino a noi ed essere Egli stesso il
compimento della Legge antica e il principio della nuova.

Veniva a compiere, nella Sua persona, fino all’ultimo iota, tutto ciò che era stato predetto e
prefigurato di Lui.

154

Ora, era il Tempio il luogo dove dovevano essere offerte a Dio tutte le vittime, sue figure;
bisognava dunque che fosse portato al Tempio di Gerusalemme e che vi reiterasse
solennemente la sua offerta, rendendo così a Dio i suoi voti davanti al suo popolo, con un culto
esteriore e pubblico: «Vota mea Domino reddam, in conspectu omnis populi eius» (Adempirò i
miei voti al Signore, davanti a tutto il suo popolo: Sal.115,5).

Per questo Maria, istruita dalle profezie che l’annunciavano e dalle figure che lo
rappresentavano, Lei che, avendo vissuto per circa dodici anni nel Tempio, aveva adorato mille
volte in spirito il sangue del vero Figlio di Dio in quello delle vittime che vedeva versare ogni
giorno, Maria, che lo ha appena ricevuto in suo possesso, ecco che desidera andare al Tempio
per rinunciare a tutti i suoi diritti su di Lui e lasciarlo nelle braccia di Dio Padre per il sacrificio.

Aveva un obbligo più stretto di qualsiasi altro di presentare Lei stessa questa Vittima a Dio,
dato che, ai meriti di questa, doveva tutte le grazie di cui si vedeva colma, e che sorpassavano
quelle che la Chiesa intera avrebbe mai ricevuto. Maria, la più innocente delle creature, la sola
esente da ogni macchia, la sola degna di accostarsi a Dio con fiducia, essendo la mediatrice
della Chiesa, doveva Ella stessa offrire nel Tempio a Dio, Gesù Cristo, nostra vittima, e
consacrarlo in anticipo alla morte, come un giorno glielo avrebbe offerto sul Calvario.
D’altronde, avendo Dio vietato che gli si presentassero vittime sacrificali rubate e volendo che
ciascuna vittima gli fosse offerta dalle mani di Colui al quale apparteneva, toccava a Maria di
presentargli questa Vittima che la natura e la grazia le avevano donato così perfettamente e
singolarmente. Infine bisognava che Maria compisse in questa occasione solenne ciò che era
stato espressamente segnalato nella Legge, riguardo tanto a Lei che a Gesù Cristo, suo Figlio.

155

Infatti Dio aveva prefigurato l’offerta pubblica che doveva fargli del suo Figlio al Tempio
ordinando che gli si presentassero in quello stesso luogo tutti i bambini maschi primogeniti,
immagini di Gesù Cristo.

«Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio – è scritto nella Legge –
porterà all’ingresso della tenda del convegno un agnello di un anno come olocausto e una
giovane colomba o una tortora come sacrificio per il peccato.

Se non ha mezzi per offrire un agnello, prenderà due tortore o due giovani colombe: una per
l’olocausto e l’altra per il sacrificio per il peccato» (Lv.12,2; 6; 8).

Il doppio sacrificio da offrire, per il bambino e per la madre, l’uno in olocausto e l’altro per il
peccato, esprimeva quello che Nostro Signore doveva offrire, nella sua persona, per operare la
salvezza del mondo.

Non era sufficiente, in effetti, che Maria ci donasse il Salvatore, ma c’era bisogno inoltre che
fosse immolato realmente, tanto che, prima della morte cruenta che avrebbe dovuto soffrire a
trentatré anni, né Lui, benché innocente, né la Chiesa, potevano entrare in Cielo: «Non
bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella Sua gloria?» (Lc
24,26). Questa proibizione è prefigurata nella Legge, la quale dichiarava la madre e il figlio
immondi e li escludeva dall’ingresso nel Tempio, immagine del Cielo, fino a che il sacrificio,
prescritto per l’uno e per l’altro, non fosse stato offerto.

156
«Quando una donna sarà rimasta incinta e avrà dato alla luce un figlio maschio, sarà
immonda per sette giorni» (Lv.12,2). Il numero di sette, che è misterioso, significa qui tutti i
tempi che dovevano precedere l’Incarnazione.

«L’ottavo giorno il bambino sarà circonciso e la madre rimarrà ancora trentatré giorni in questo
stato immondo, durante i quali non toccherà nulla di santo e non entrerà nel santuario».

Ciò significa che Nostro Signore rimarrà trentatré anni nella vergogna della nostra carne e
della generazione di Adamo e che, durante questo tempo, non entrerà affatto nel santuario del
Cielo, nel seno del Padre dove era stato generato e che avrebbe dovuto essere, in quanto
Figlio, il luogo della sua dimora.

Ciò figurava che anche la Chiesa sarebbe stata alla pari esclusa dal Cielo fin tanto che Gesù
Cristo non fosse stato messo in croce.

Se dunque Maria, benché innocente, rimase esclusa per trentatré giorni dall’ingresso nel
Tempio e fu ritenuta immonda, è perché, dovendo presentarvi il sacrificio della Chiesa, era la
figura reale della stessa Chiesa, ancora immonda e sporca, fino a che, alla fine dei trentatré
anni, Gesù non fosse stato immolato sul Calvario, e consumato in Dio suo Padre attraverso la
Risurrezione.

157

II

La morte e la risurrezione del Salvatore, questi due sacrifici, o piuttosto queste due parti di
uno stesso sacrificio, erano prefigurate da quello che doveva offrire la madre di un figlio
maschio.

«Quando i giorni della sua purificazione per un figlio o per una figlia saranno compiuti –
aggiunge Dio nella stessa Legge – porterà all’ingresso della tenda del convegno un agnello di
un anno come olocausto e una giovane colomba o una tortora in sacrificio di espiazione per il
peccato.

Se non può permettersi di offrire un agnello, offrirà due tortore o due giovani colombe: una in
olocausto, l'altra in espiazione. Il sacerdote pregherà per lei, e così lei sarà purificata dal
peccato.

Queste due tortore o queste due piccole colombe, che, secondo la Scrittura, dovevano essere
offerte a Dio per prendere il posto del figlio maschio, e per significare il sacrificio a cui era
destinato, rappresentavano, infatti, i misteri della morte e risurrezione di Gesù Cristo.

Non potendo la Legge esprimere chiaramente con un solo sacrificio la diversità di questi due
misteri, Dio aveva ordinato che gli fossero offerte due colombe per rappresentarli
separatamente l'uno dall'altro. Quella che era offerta in sacrificio per il peccato, che era
immolata e il cui sangue veniva sparso ai piedi dell'altare, figura della terra, rappresentava la
sanguinosa immolazione e morte di Gesù Cristo sulla croce.

158

L'altra, che, dopo la sua immolazione, veniva gettata nel fuoco, dove veniva totalmente
consumata, e per questo chiamata olocausto, esprimeva la risurrezione di Gesù Cristo
consumato, attraverso questo mistero, nel fuoco della divinità, cioè nella gloria di Dio.

Per compiere queste figure, Maria e Giuseppe si recano dunque al tempio con Gesù Bambino.
"Il tempo della purificazione, secondo la legge di Mosè, era compiuto riferisce l'evangelista,
cioè il trentatreesimo giorno da quando era avvenuta la circoncisione di Gesù «condussero il
fanciullo a Gerusalemme per presentarlo al Signore, come sta scritto nella legge: Ogni maschio
primogenito sarà consacrato al Signore; e per offrire ciò che era offerto per il sacrificio come
sta scritto nella legge del Signore: due tortore o due giovani colombe. (21)

Nell’offerta pubblica il sacerdote, dopo che colui che la presentava aveva messo le sue mani
sulla vittima ad indicare che si stava spogliando di tutto il diritto che Dio gli aveva dato su di
essa, dopo averla esaminata attentamente, la riceveva dalle mani di colui che l’offriva, come
se stesse dicendo:

159

'Io riprendo da parte di Dio tutto il diritto che mi ridate; riprendo questa vittima per non
lasciarla e per non abbandonarla mai: è per l'eternità che ricevo questo sacrificio.»

Questo è ciò che è realmente accaduto nella Presentazione della nostra vittima al tempio, per
mano di Maria e di Giuseppe.

Non vediamo solo la vittima con le sue figure, la causa e i suoi effetti tutti insieme; vediamo
ancora lì, nella persona del santo vecchio Simeone, Dio Padre che accoglie visibilmente la
vittima.

Perché Simeone, che si reca al Tempio mosso dallo Spirito Santo, quest’uomo giusto in cui era
lo Spirito di Dio, fu in questa circostanza una figura chiara e viva dell'eterno Padre, sommo
sacerdote del suo Figlio Unigenito.

E Maria, riconoscendo in questo santo personaggio il rappresentante di Dio Padre, gli ridona,
da parte della Chiesa questa divina Vittima e, dato che Gesù è carne della sua carne, ossa
delle sue ossa, sangue del suo sangue, Ella sembra dire a Dio, in qualità di Madre: “Padre
eterno, l’ho appena ricevuto e già ve lo porto e vi cedo tutti i diritti di nascita che mi avete
donato su di Lui.

Se vi presentate a me e vi manifestate ai miei occhi come sacerdote, è per immolarlo a vostra


gloria; Lo lascio dunque nelle vostre braccia per essere sacrificato.

160

Non era ancora nato che già si era votato alla morte, non è mai stato in possesso di Se
stesso. Già si è offerto a Voi nel mio seno e ha rimesso in Voi tutti i diritti che aveva su Se
stesso. Ma dato che era mio e che Voi me lo avete donato, Egli vuole anche che io ve lo
presenti e che rinunci a tutti i diritti su di Lui.

Mi privo dunque del mio tesoro, lo metto nelle vostre mani e vi offro, da parte della Chiesa, ciò
che ho di più caro al mondo, e ciò che c’è di più grande in cielo e in terra, affinché, con questo
voto solenne e con questa offerta pubblica di culto, Egli sia totalmente Vostro”.

III

In virtù di questa solenne oblazione, Gesù Cristo fu dunque destinato alla morte.

Avrebbe dato davvero la vita anche nel momento in cui furono sgozzate le colombe, offerte in
espiazione per il peccato, se non avesse dovuto compiere molti altri doveri, che non gli
permettevano di morire così presto o in questa circostanza; poiché doveva essere ucciso fuori
del tempio.

Per questo la Beata Vergine lo riscatta, in questo giorno, con due piccole colombe che vengono
immolate al suo posto.
Ma, dal momento che è presentato nel Tempio, che era il luogo destinato all'immolazione, Egli
si immola in spirito a gloria di suo Padre, il quale, nella persona del santo vecchio, lo accetta
come vittima di espiazione.

Lo accoglie anche come sacrificio di lode, quando l'altra colomba viene gettata nel fuoco.

161

Perché nella persona di questo santo vecchio che riceve Nostro Signore tra le sue braccia,
poiché lo riceve in un seno pieno del fuoco dell'amore di Dio stesso, (Spiritus sanctus erat in
eo), Dio Padre lo riceve già a braccia aperte, come farà il giorno della sua risurrezione dopo la
sua sanguinosa immolazione; e ricevendo questo sacrificio, riceve in anticipo anche quello di
tutta la Chiesa, in vista della quale Egli gli è offerto.

Inoltre, se il santo vecchio Simeone tiene qui il posto dell'eterno Padre, che per mezzo di lui
accetta la vittima, è Gesù Cristo stesso il sacerdote della propria oblazione.

La Legge prescriveva circa la presentazione del figlio maschio che, al sacrificio delle due
colombe, il sacerdote aggiungesse la sua particolare preghiera per la madre del bambino, e
che, attraverso questa, ella venisse purificata.

Gesù Cristo, sacerdote e vittima del proprio sacrificio, il vero e unico sacerdote di Dio, di cui
tutti i sacerdoti della Legge erano solo l'ombra e la figura, prega quindi efficacemente per il
genere umano o per la Chiesa che lo ha messo al mondo; si offre a Dio per lei, e finalmente
compie questo oracolo del profeta: Tu non gradisci olocausti e vittime per il peccato, un corpo
mi hai dato, che è questo tempio, l’opera delle tue stesse mani, e tutte le membra che mi hai
destinato per comporre il mio corpo mistico.

Ecco, io vengo, o mio Dio, per fare la Tua volontà. Io sono il tuo servo; Io sono il tuo servo e il
figlio della tua serva.

Così, come Adamo, nella sua qualità di capo del genere umano, aveva perso la sua famiglia
allontanandosi da Dio: Gesù Cristo, come capo della sua Chiesa, offrendo Se stesso in anticipo
a Lui come vittima universale, consacra e dedica tutta la Chiesa a Dio, con quest'unica
oblazione di Sé e di tutte le sue membra.

162

Poiché il sacrificio del Salvatore era, infatti, il necessario supplemento a quanto Dio esigeva
dalla Chiesa stessa, queste due colombe rappresentavano anche il popolo cristiano.

Quella che era stata semplicemente immolata indicava la nostra vita esteriore, che deve essere
purificata dalla penitenza e dal doloroso sacrificio dei nostri sensi e delle nostre passioni, in una
parola, la rovina dell’uomo vecchio; l'altra, che era consumata indicava la nostra vita interiore,
che deve essere trasformata dalla vita divina.

Questo era ciò che avevano prefigurato anche tutti gli altri sacrifici della legge. Ma questi
sacrifici, essendo di per sé privi di grazia, non avevano potuto fino ad allora produrre ciò che
significavano.

La rovina dell’uomo vecchio, espressa dall'immolazione e dalla distruzione della vittima,


avveniva solo in apparenza, poiché il peccato regnava ancora nel mondo, e anche la
risurrezione alla vita divina era solo nell'immagine.

Solo il sacrificio del Salvatore avrebbe avuto la virtù di produrre in noi tali effetti.

Per questo Gesù si offre come vittima di espiazione nella sua morte cruenta, e risorge a vita
gloriosa per meritare alla Chiesa la rovina dell'uomo vecchio in lei e la partecipazione alla vita
dell'uomo nuovo.
163

IV

In questa circostanza, Dio, per testimoniare che aveva davanti agli occhi i santi misteri della
morte e risurrezione del Figlio suo, unica sorgente di questo duplice effetto tanto atteso e tanto
necessario, disse per bocca di Simeone alla Santissima Vergine, e nella sua persona, a tutta la
Chiesa, queste parole misteriose:

Ecco, finalmente, Colui che è stabilito per la rovina e per la risurrezione di molti in Israele,
come se dicesse:

«Costui è stabilito, non più per rappresentare semplicemente la rovina dell’uomo vecchio e la
risurrezione all’uomo nuovo; ma per essere, con la sua morte cruenta, la vera ed efficace
causa di morte al peccato e di risurrezione alla vita divina, poiché Costui è il vero Agnello di
Dio, la Vittima perfetta, che toglie tutti i peccati del mondo, cosa che i sacrifici della Legge non
avevano finora potuto fare.

La sua morte in croce sarà la sorgente della morte al peccato, perché deve essere una
espressione sensibile ed efficace dei sentimenti di confusione, dolore e abbandono alla giustizia
divina, necessari per la remissione dei peccati (22), sentimenti che Gesù Cristo comunica agli
uomini dopo averli meritati per loro, e che faranno di loro e di Lui una sola vittima
d’espiazione.

164

Per coloro che dunque riceveranno così «il suo spirito di penitenza, Egli sarà, a causa della sua
morte, la causa della rovina dell’uomo vecchio e la sorgente della loro risurrezione alla vita
divina; per gli altri che disprezzeranno la grazia dei suoi santi misteri, Egli non sarà che
oggetto di contraddizione».

Infine, affinché nulla manchi nell'oblazione pubblica della Vittima del genere umano, Dio vi
aggiunge tutta la solennità e tutto lo splendore desiderabile.

Benché la Santissima Vergine rappresentasse degnamente l'intera Chiesa, in nome della quale
offriva l'oblazione, Dio ha voluto che la Chiesa cristiana e la Sinagoga, fossero rappresentate,
ciascuna in particolare; e invita la religione di entrambi ad essere presente all'offerta pubblica
del loro comune sacrificio.

La profetessa Anna vi viene a nome dei Gentili e della Chiesa cristiana, di cui è figura; e
Simeone, nel nome della Legge mosaica, del cui spirito è stato ripieno.

Questo santo Vecchio occupa, infatti, il posto di due personaggi nel mistero della
Presentazione, il che non è un caso unico tra i famosi uomini dell'Antico Testamento, che
talvolta figuravano oggetti diversi a seconda delle diverse disposizioni che lo Spirito di Dio
riversava nei loro cuori e delle azioni che li ispirava a fare.

Simeone rappresenta il Padre Eterno e figura anche la Legge antica. «C'era a Gerusalemme,
riferisce l'evangelista, un uomo giusto e timorato di Dio, di nome Simeone, che aspettava la
consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era in lui.

165

Gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto senza aver prima visto il
Cristo del Signore.
Venne dunque al Tempio, mosso dello Spirito di Dio, mentre il padre e la madre del bambino
Gesù ve lo portavano, per compiere nei suoi confronti ciò che era ordinato per Lui.,

Lo prese egli stesso tra le sue braccia e benedisse Dio, dicendo: Ora lascia Signore che il tuo
servo muoia in pace, secondo la tua promessa, poiché i miei occhi hanno visto il Salvatore che
ci hai donato e che hai preparato per tutti i popoli, come la luce che illuminerà le genti e la
gloria del tuo popolo Israele. (23)

166

L'antica Legge, nella persona di Simeone, vedendo dunque nel Salvatore, che lei tiene come
tra le sue braccia, la verità dei misteri che annunziava, e

per cui era stata stabilita, dice a Dio, nel trasporto della sua gratitudine: Ora, Signore, manda
via in pace il tuo servo, secondo la tua promessa, poiché i miei occhi hanno visto il Salvatore
che ci mandi.

Come se dicesse la Legge mosaica. “Ora sono al culmine dei miei desideri; vedo con i miei
occhi e tengo tra le mani la realtà delle mie figure; godo della verità dei misteri per i quali ho
sospirato.

D'ora in poi cesserei di essere, se Colui che stavo aspettando non volesse seppellirmi con
onore, per il rispetto che ha per me di essere stata istituita e formata dalle vostre mani.

Perciò morirò in pace, ora che ho tra le mie braccia e che Vi presento, o Eterno Padre, Colui
che placa la Vostra ira, che solo vale più di tutte le vittime e di tutti i sacrifici, e che Vi renderà
un onore maggiore di quanto farebbero tutte le creature insieme, se Vi fossero sacrificate
tutte».

È Lui che avete preparato nei quattromila anni dall’origine del mondo, è Lui Colui che Voi avete
destinato, non più a un popolo particolare, ma a tutti i popoli dell'universo, per salvarli dalle
loro iniquità e dalla cecità in cui erano precipitati per loro colpa.

167

Egli è la luce che deve illuminare i pagani contaminati dall’orrore del peccato, e la gloria
d'Israele Vostro popolo, sebbene sembri essere il loro rimprovero nella sua morte sulla croce.
Egli sarà, con la sua risurrezione, non solo il pacifico re di tutta la Giudea sua patria, come il
vero Salomone, ma un re conquistatore che soggiogherà tutte le creature e sarà venerato in
tutto l'universo.

Ma Dio, che ha riempito Simeone dello spirito della Legge che egli possiede, invece gli concede
molte grazie e gli rivela ancora grandi segreti, che saranno conosciuti solo nel giorno del
giudizio.

Gli dà lo spirito di profezia e vuole che annunzi a Maria stessa ciò che fino ad allora non aveva
appreso, cioè la parte che doveva avere nelle sofferenze del Figlio suo.

Poiché il peccato ha avuto origine dal piacere, e poiché ha sede nell'anima, è soprattutto nella
sua anima che Gesù Cristo deve essere immolato dal dolore, per soddisfare Dio, offrendogli un
cuore che, valendo più di tutti, renda, Lui solo, alla divina maestà, attraverso il dolore, un
onore maggiore del disonore a Lei causato dai peccatori attraverso i loro piaceri criminali.

Più vasto del mondo intero, lo spirito interiore di Gesù Cristo vide tutto ciò che Dio esigeva che
gli uomini soffrissero nei loro corpi e nelle loro anime, e accolse tutto questo, in un colpo solo.

Pianse i loro peccati, come se li avesse commessi Lui stesso; accettò interiormente tutte le loro
sofferenze e le sopportò nella sua anima.

168
Quanto alle loro sofferenze esterne, accettò i tormenti dei suoi martiri, le malattie dei suoi
fedeli, le persecuzioni dei suoi figli e tutto ciò che le sue membra non avrebbero mai potuto
sopportare, al fine di soffrire, per mezzo del suo spirito effuso in loro, tutto ciò che di più
rigoroso e severo la giustizia misericordiosa di Dio esigeva da loro

Ma poiché Maria rappresenta la Chiesa, nell'opera della nostra redenzione, deve partecipare
più di chiunque altro alle sofferenze del Redentore.

Quando Adamo, nel paradiso terrestre, assaporava il piacere colpevole che Gesù Cristo è
venuto ad espiare con la sua morte, Eva condivideva con lui questo godimento criminale,
divenendo così, per tutti i suoi figli, il canale velenoso che comunicava a tutti loro il peccato e
la morte; e Dio vuole che Maria condivida sul Calvario i dolori e le penitenze di Gesù Cristo, per
comunicarli così, attraverso di Lei, alla Chiesa.

Vuole che lo veda soffrire internamente ed esternamente, e che, alla vista dell'ira divina
accesa contro suo Figlio, accusato dei nostri delitti, il suo cuore sia trapassato, da parte a
parte, come per un colpo di spada.

Questo è ciò che Dio le fa conoscere oggi per bocca di Simeone, che sembra non essere
profeta che per Lei, e da lui, Ella riceve questa profezia vivente:

E quanto a Te, la tua anima sarà trafitta da una spada, perché si manifestino i sentimenti di
molti cuori.

169

La tua anima sarà trafitta, cioè il tuo cuore sarà trapassato da un colpo molto penetrante della
ferita mortale che farà morire la vittima stessa.

In questo modo le fa conoscere che le pene e le sofferenze del Messia, predette dai profeti,
sarebbero state anche le sue stesse pene: il colpo che ucciderà questa adorabile vittima deve
trafiggere la Madre stessa.

Poiché egli non parla che di un dolore e di una spada; la stessa afflizione che sarà nel Figlio di
Dio sarà anche in Maria, per una comunicazione molto intima.

A queste parole di Simeone, corrisposero, in Maria lacrime e dolori fortissimi. Ella comprese
cosa avrebbe dovuto sopportare alla vista della morte di suo Figlio: "Che cosa! Ella diceva, in
nome della Chiesa nella sua afflizione, un Dio portato nel tempio come un peccatore;
l'innocente offerto come colpevole; colui che è padrone di tutto, che tutto sa, che è la forza
stessa, preso per il più povero del mondo, per un ignorante, per un bambino in fasce!".

E poi, baciandolo, gli disse: “Il mio amato è mio e io sono sua. Da parte sua, il bambino Gesù
pianse e soffrì per compassione, per i dolori della Madre afflitta dalla sua prossima morte; e,
rivolgendosi a Lei interiormente, Le disse, per incoraggiarla con i frutti che il suo sacrificio
avrebbe prodotto: «Sciogli i legami dei peccatori; dai luce ai ciechi; allontana gli uomini dai
loro peccati e procura loro ogni bene.»

Ammirabile bontà di Dio, che oggi realizza in nostro favore questa parola di Davide: A coloro
che ti temono, hai fatto segno di fuggire davanti all'arco esponendo ad esso, Tuo Figlio e sua
Madre.

170

Perché Maria non lo ha avvertito, per evitare i colpi e per fuggire come faranno gli altri. Al
contrario, Lei mostrerà lasciandosi sopraffare dalle pene di suo figlio, fino a morirne, la potenza
di Dio, che tutte le altre creature non mostreranno mai; e invece di fuggire davanti all'arco,
che è la croce, starà ferma e dritta presso Suo Figlio.
Ma se è la Chiesa che avverte di fuggire davanti all'arco, perché vuole infliggere la stessa ferita
a Gesù e a Maria, e trafiggerli entrambi di dolore?

Perché vuole mantenere queste due vittime innocenti, immerse nella penitenza e nel dolore
dei nostri crimini?

È, secondo le parole di Simeone, per manifestare i sentimenti di molti cuori, cioè per suscitare
in molti cuori i sentimenti di penitenza e di dolore, di cui Gesù Cristo è imbevuto. Vuole che
Maria li faccia passare in loro, dopo essersene imbevuta Lei stessa.

Vuole che noi, toccati da questo stesso spirito di penitenza e di compunzione, piangiamo i
nostri peccati, dopo che Maria, innocente com'è, li ha pianti amaramente; e che Gesù,
l'innocenza stessa, non solo li ha pianti e odiati, ma ha anche meritato per noi, con le sue
pene, la grazia di piangerli e di soffrire in spirito di penitenza le pene temporali che la giustizia
divina richiede da noi.

171

La Presentazione di Nostro Signore al Tempio è dunque la cerimonia della Legge che spiega il
mistero santo di Gesù Cristo morto e risorto.

Vi vediamo le figure con la vera vittima; nel sacrificio delle due colombe, Gesù Cristo
immolato, e Gesù Cristo consumato nella gloria.

Vi vediamo la purificazione e la santificazione della Chiesa: l'unione perfetta dell'Antico e del


Nuovo Testamento, infine, Dio Padre che accoglie visibilmente la nostra vittima riconciliandoci
con Lui.

Questa Vergine prudentissima non parlò mai a nessuno dei misteri che Dio voleva tenere
nascosti; e questo è anche ciò che l'evangelista ci fa intendere ripetendo due volte, a proposito
delle circostanze che hanno preceduto o che hanno accompagnato la nascita del Salvatore, che
lei conservava e meditava nel suo cuore.

Bisogna sapere, infatti, che aveva visto i misteri di suo Figlio, con la contemplazione, prima
della sua venuta nel mondo, più pienamente e più chiaramente di quanto li avessero visti tutti i
profeti, e che non avrebbe potuto conoscerli da tutte le loro profezie, e che inoltre il Verbo
divino l'aveva istruita in esse accuratamente, quando, mediante l'Incarnazione, dimorò in Lei.

Maria, dunque, avendoli così conosciuti mediante la contemplazione, li vedeva realmente


realizzati nella persona del suo Figlio, e, comparando il loro compimento con quanto le era
stato manifestato interiormente, confrontando le predizioni con gli effetti, riconosceva che
tutto avveniva in Lui nel modo in cui Dio glieli aveva rappresentati prima della sua venuta:
Maria autem conservabat omnia verba haec, conferens in corde suo.

172

RIFLESSIONI PRATICHE

Per partecipare allo spirito e alla grazia del santo mistero della Presentazione di Nostro
Signore, dobbiamo rinnovare la consacrazione solenne che Gesù Cristo fece di noi stessi a Dio.

Questa fu figurata dalle due colombe, immagini espressive non solo di Gesù, ma anche di tutti
i cristiani che Dio voleva condurre alla perfezione, facendoli passare per i due stati che esse
esprimono.

Quella che veniva solamente immolata e di cui si spargeva il sangue, riguarda la nostra vita
esteriore, che deve essere purificata dallo spirito di penitenza; l’altra, che veniva anche
consumata nel fuoco, indica la nostra vita interiore, che deve essere trasformata in Dio con la
carità.

Questa consacrazione di tutte le sue membra che Nostro Signore fece allora in generale, la
Chiesa l’ha rinnovata per ciascuno di noi in particolare, nel momento in cui ci ha inserito nel
numero dei suoi figli con il santo Battesimo.

Ed è da notare che le circostanze che accompagnano la somministrazione di questo


sacramento erano figurate da quelle che avevano luogo alla presentazione delle vittime al
tempio.

173

Quando vi venivano portate, erano ancora profane; e questo esprimeva lo stato in cui eravamo
noi stessi prima della nostra rigenerazione, a causa della nostra nascita da Adamo, figli della
maledizione e dell'ira.

La vittima rimaneva alla porta del tabernacolo; e similmente, quando siamo stati presentati
per il Battesimo, non siamo stati introdotti prima nella Chiesa, immagine del Regno di Dio dove
nulla di impuro può entrare. Il demone, che allora ci possedeva, doveva essere scacciato da
noi prima che potessimo essere introdotti nella Chiesa.

I sacerdoti nel tempio, consacrando le vittime a Dio, le sottraevano ad ogni uso profano, e
similmente, quando fummo introdotti nella Chiesa, Dio fece lo stesso con noi.

Ci consacrò e ci appropriò totalmente a Lui per l'azione del sacerdote che ci ha imposto la
stola, per quella della frequente imposizione delle mani, ma soprattutto per il carattere
indelebile che si è impresso nella nostra anima e per il dono che Dio poi ci ha fatti del suo
Spirito Santo.

Perché questo Spirito divino è venuto a risiedere in noi come in un tempio consacrato alla
divina Maestà.

Avendo dunque fatto professione di vittima mediante il Battesimo e avendo cominciato da quel
momento ad essere vittime, siete stati così consacrati e appropriati a Dio e non avete più alcun
diritto su di voi, e il mondo non ne ha più di voi. Perciò dovete vivere solo per Dio aspettando
l'ora del vostro sacrificio, che sarà quello della vostra morte.

174

Per farvi vivere così, Lo Spirito Santo, venendo a risiedere in voi col Battesimo, vi ha donato
una nuova vita, che è la vita propria dei cristiani. Questa vita ha due parti: la morte al peccato
e la vita in Dio. La prima è il fondamento della seconda, come san Paolo non cessa di ripetere:
«O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua
morte?» (Rm 6,3).

Ovvero col Battesimo siamo stati rivestiti dei sentimenti interiori e delle disposizioni che Gesù
aveva morendo, e che offrì per noi a Dio Padre. Ignorate forse che la grazia della sua morte,
che ci deve far morire al peccato, ha coperto la nostra anima con il Battesimo così come
l’acqua ha coperto il nostro corpo, «perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della
gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,4)?

Cioè questa vita della quale abbiamo ricevuto parimenti la grazia attraverso questo
Sacramento: lo Spirito Santo, infatti, se lo facciamo Signore del nostro cuore, donandoci
inclinazioni simili a quelle di Gesù Cristo risuscitato, fa sì, come conclude san Paolo, che siamo
«morti al peccato e viventi in Dio, in Nostro Signore Gesù Cristo» (Rm 6,11).

Questa morte, per la quale bisogna entrare nella vita cristiana, non è altro che la rovina delle
inclinazioni malvagie, che sono conseguenza della nostra prima nascita.
175

In effetti, l’inclinazione disordinata dei sensi verso le creature resta sempre in noi dopo il
Battesimo, ed è il martirio che ogni vero cristiano deve soffrire in spirito di penitenza: essere
inclinato dai sensi verso le creature e non rimanervi mai attaccato.

Siccome queste inclinazioni viziose ci portano a desiderare gli onori, le ricchezze e i piaceri, con
il Battesimo, lo Spirito di Gesù Cristo ci attira all’umiltà, alla povertà, alla ricerca della
mortificazione.

Ed è la pratica di queste virtù ciò in cui consiste precisamente l’immolazione di noi stessi, che
deve renderci simili a Gesù Cristo, e fare di noi e di Lui una sola vittima d’espiazione.

Considerate come nel mistero stesso della Purificazione, Gesù e Maria ci donino esempi mirabili
di questi tre tipi di annientamento necessari a tutti i veri cristiani.

Vi possiamo vedere l’annientamento verso l’onore. Il Figlio così come la Madre non vogliono
essere nulla nella stima e nei cuori degli uomini: s’assoggettano alle leggi comuni dei peccatori
e, benché contengano e portino nei loro cuori la santificazione del Tempio e quella di tutti gli
uomini, sono guardati come criminali.

Vi si può poi vedere l’annientamento alle grandezze e alle ricchezze del mondo, poiché Gesù e
Maria, i più grandi e potenti della terra, ai quali tutto appartiene, appaiono nel Tempio come se
fossero i più poveri, spogliati di tutte le comodità.

È con l’offerta di due colombe che Maria riscatta suo Figlio: questa era l’offerta dei miserabili e
dei più poveri tra i Giudei.

176

Infine sono annientati in tutto loro stessi, non volendo aver niente ed essere nulla se non per
immolarlo a Dio con un sacrificio totale; tale disposizione apparirà soprattutto sul Calvario,
quando Gesù e Maria compiranno esteriormente ciò che figurava la colomba il cui sangue era
stato sparso.

Ecco le virtù che dovete sforzarvi di praticare nella vostra condizione, se non volete rendere
inutile l’offerta che Gesù Cristo ha fatto di voi nella sua Presentazione e rendere così
infruttuosa la grazia del vostro Battesimo.

Praticare l'umiltà, la povertà, la mortificazione nelle occasioni che la Provvidenza vi presenta,


per esercitarvi in queste virtù, è proprio ciò che Nostro Signore chiama portare la sua croce.

Chi vuol venire dietro a me, ha detto, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Ci si
può definire cristiani e avere orrore della propria croce, che è il segno distintivo della
professione cristiana?

È vero che la croce sarebbe schiacciante per voi, se foste soli a portarla, ma non è per
condividerne il peso che Gesù Cristo si è fatto simile a voi? Non è per rafforzare la vostra
naturale debolezza che al Battesimo vi ha dato il suo Spirito?

Durante la celebrazione di questo sacramento, il sacerdote, immagine di Dio, vi ha fatto con


l’olio due croci: una sulle vostre spalle, l'altra sul vostro cuore. Sapete perché? Fu per
sottolineare che lo Spirito Santo o lo spirito di Gesù Cristo, rappresentato dall'olio, ha impresso
nel vostro cuore l'amore della croce, e che vi ha comunicato la sua forza per portarla: le spalle
sono nell'uomo la sede della forza, come il cuore è quello dell'amore.

177

Questo vi esige lo spirito di morte, che è la prima parte della vita cristiana.
la seconda parte è essere animati dallo spirito di Gesù Cristo risorto. Nella sua risurrezione è
tutto luce e tutto amore; e questa è propriamente la vita di Dio, rappresentata dalla colomba,
che si consumava nel fuoco del sacrificio.

In questa colomba si vedevano due cose: il fuoco che, attaccandosi ad essa, la trasformava
nella propria natura, e la luce che accompagnava il fuoco.

Era un'espressione grossolana della consumazione della natura umana di Nostro Signore nella
gloria di Dio e nel fulgore del Suo splendore.

La Chiesa usa un altro simbolo per rendere sensibile ai suoi figli questo santo mistero e
renderlo presente ai loro occhi.

Il Sabato Santo, nella stessa cerimonia della risurrezione del Salvatore, accende solennemente
un cero grande e fa proclamare ad alta voce dal diacono: Lumen Christi, è la luce di Gesù
Cristo.

Il cero con il suo splendore e il suo calore rappresenta Gesù Cristo, pienezza della carità e della
luce della Chiesa, da cui, come unico capo di questo corpo, discende su di noi tutta la luce e
tutto l’amore.

178

Per lo stesso motivo, nella cerimonia del Battesimo, dove riceviamo lo Spirito di Gesù Cristo
risorto, la Chiesa fa portare, in nome del bambino che viene battezzato, e per mano dei padrini
e delle madrine, una candela accesa.

Per questo stesso motivo, nel giorno della Presentazione di Nostro Signore, quando ci fa
rinnovare la professione pubblica del nostro Battesimo, ci pone ancora in mano candele accese.

Queste candele esprimono il mistero della vita di Gesù Cristo risorto; e poiché questa vita è
solo luce e amore, nelle nostre anime dovrebbe essere solo fede e carità.

È, infatti, così che Gesù Cristo risorto comunica alle nostre anime il suo splendore, (che è
propriamente la verità eterna), e insieme il fervore del suo amore per Dio; affinché questa vita
nuova santifichi le nostre opere con queste due virtù: la fede che opera in noi mediante la
carità, come si esprime l'Apostolo.

La cerimonia della Candelora è dunque insieme figura e applicazione dello Spirito di Gesù
Cristo risorto, effuso e dilatato nelle anime.

Per questo i fedeli che, in questo giorno, portano candele accese, cantano queste parole:
Lumen ad rivelam gentium; come se dicessero: «La luce di Dio, che è lo splendore di Gesù
Cristo risorto e la vera luce dei popoli, è passata attraverso di Lui nelle nostre anime con la sua
divina carità».

179

È nelle loro mani che portano queste candele per annunciare che, facendo professione della
fede in Gesù Cristo, desiderano dedicarsi solo alle opere che Egli comanda loro, e che il
Vangelo mostra loro con la sua santa luce.

Vanno in processione, candela in mano, e questa processione è generale, a significare che


vogliono camminare tutti i giorni della loro vita nelle vie del Vangelo, come se dicessero:
«Signore, la tua Parola, interiormente e esteriormente, sia di guida alla tua Chiesa; la tua
santa fede che ci illumina e che è stata riversata nelle nostre anime mediante il Battesimo, sia
la regola e la direzione della nostra vita.

Infine, mentre rinnoviamo pubblicamente in questo giorno la professione che abbiamo fatto in
questo sacramento, ciascuno tiene la candela che aveva portato solo per mano dei padrini e
delle madrine, e questa candela la teniamo mentre camminiamo, per dire che in ogni cosa e in
ogni nostra condotta cammineremo per le vie della fede, secondo i comandi e i disegni di Dio,
ciascuno nella sua particolare vocazione.

180

___________

CAPITOLO 9°

GESÙ RITROVATO NEL TEMPIO SOCIETÀ DI GESÙ E MARIA

Per comprendere la purezza e la santità dei doveri che Gesù rendeva a Giuseppe e a Maria,
dobbiamo sapere che, sebbene fosse una sola persona, Egli sussisteva, a dire il vero, in due
condizioni molto diverse.

La parte superiore della sua anima, che consiste nell'intelletto e nella volontà, vedeva sempre
l'Essenza divina e tutte le adorabili bellezze del Padre suo. Godeva della gloria di cui ora gode e
delle operazioni immense dello Spirito di Dio in lui.

Ma, per un miracolo dell’onnipotenza divina, la parte inferiore, che possedeva ed animava il
suo corpo, rimase nello stato di anima comune e ordinaria, e non godette né della gloria né
della vista di Dio.

Se la sua gloria si fosse diffusa su questa porzione della sua anima, avrebbe reso glorioso il
corpo e avrebbe privato il Verbo incarnato della possibilità di soffrire.

Dio Padre ha quindi dato il possesso e il godimento di Sé solo alla parte superiore dell'anima di
suo Figlio.

182

Egli tratteneva le sue operazioni e i suoi effetti in questa parte sublime, senza permettere che
questi doni fluissero in quella parte che animava e vivificava il corpo, il quale, invece, essendo
destinato alla penitenza e alla privazione del godimento di Dio e delle sue delizie, viveva
spesso abbandoni, debolezze e afflizioni che difficilmente potremmo immaginare.

Tuttavia, desiderando dare una certa soddisfazione e un certo sollievo a questa parte
dell'umanità del Salvatore, e addolcirgli la vita in questo mondo, Dio si è reso visibile, in
qualche modo, in Maria e in Giuseppe, per poter conversare in modo sensibile, attraverso le
loro persone, con suo Figlio.

Maria e Giuseppe erano per Gesù, vittima di espiazione, un'immagine di Dio, in cui Egli
adorava la sua provvidenza temporale, il suo amore verso di Lui e verso gli uomini.

Il Tempio era davvero per Gesù un luogo di devozione, perché vi vedeva una figura materiale e
spenta di Dio; ma in Maria e in Giuseppe vedeva una figura viva, spirituale e divina di Dio, in
tutta la sua grandezza e in tutte le sue perfezioni.

Quale, dunque, non era la bellezza interiore di queste due sante persone che Dio aveva
fortificato con le proprie mani, perché Lo rappresentassero all'umanità sofferente del suo Figlio,
e perché mettessero sempre davanti ai suoi occhi il suo vero ritratto e la sua immagine viva
nel tempo della sua assenza!

Così la sottomissione di Gesù ai suoi santi genitori era fondata su quella che doveva all'eterno
Padre.

183

Tuttavia, nonostante l'amore incomprensibile che porta a Sua Madre, nonostante la sua
obbedienza religiosa ai suoi desideri, Gesù Cristo non lascia trasparire verso di Lei alcuna
debolezza.

Siccome viene a sanare i difetti del nostro cuore e a darci il modello di una condotta perfetta,
evita, quando lavora all'opera del Padre suo celeste, tutto ciò che avrebbe potuto far
sospettare di avere, nella persona di sua Madre, dell'attaccamento alla carne e al sangue.

Si comporta nei suoi confronti in modo da servire da esempio agli operatori evangelici che
deve lasciare nella sua Chiesa dopo di Lui; questo è ciò che fa apparire rimanendo di nascosto
nel Tempio.

Ci dà in questa circostanza una mirabile istruzione sul modo in cui dobbiamo agire verso i
nostri genitori riguardo agli ordini di Dio su di noi.

Sebbene allora avesse solo dodici anni, e fosse ancora sotto la guida esterna della Madre;
sebbene Maria fosse la Madre più santa che ci sia mai stata e che mai ci sarà; sebbene fosse
sicuro che Ella non lo avrebbe dissuaso dal fare la volontà di Dio, e che, al contrario, lo
avrebbe condotto a compierla in tutta la sua estensione e nelle sue più piccole circostanze, non
voleva tuttavia scoprire il suo disegno, né chiedere il suo consiglio su ciò che doveva fare.

Con ciò ci ha insegnato che, nelle cose che Dio ci chiede, non c'è consiglio da prendere dai
nostri genitori, perché, non ci sono stati dati da Dio per la guida delle nostre anime, e neanche
sono i mezzi che Dio vuole utilizzare per farci conoscere i suoi desideri.

184

Per conformarsi agli ordini del Padre suo, Gesù non è fermato dalle sante lacrime di sua
madre, né dal dolore di san Giuseppe, così afflitto dalla sua assenza; sacrifica i sentimenti e la
tenerezza del più santo e del più tenero dei bambini.

Sarebbe stato anche disposto ad andare ai confini del mondo se il suo Padre celeste lo avesse
voluto da lui; e anche se non avesse più rivisto la Santissima Vergine in questa vita, e anche
se avesse saputo che Lei sarebbe stata mille volte più afflitta dalla sua assenza, mai il dolore di
sua madre, che Lui stesso provava così intensamente, né il suo amore per Lei, lo avrebbero
portato ad agire in modo diverso.

E così, quando i suoi genitori lo ritrovarono nel Tempio, e Sua madre gli disse: “Figlio mio,
perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io ti cercavamo con grande afflizione, Gesù
rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che devo occuparmi delle opere del Padre
mio? Vale a dire, devo lavorare per gli interessi del mio Padre celeste, che ha un dominio
sovrano su di voi, e devo dimenticare tutto per fare la sua adorabile volontà (24)

Se il bambino Gesù parla qui ai suoi santi genitori con tanta fermezza, non si deve credere
che da parte sua non ha provato afflizione per essersi allontanato da loro. Sentiva
profondamente nel suo cuore tutte quelle inclinazioni giuste, innocenti e pure che nutrono i figli
per il padre e per la madre.

185
Esse traggono la loro origine da Dio, che si compiace di imprimere nei figli questo sentimento
di ritorno ai genitori, per l'obbligo che essi hanno del proprio essere che hanno ricevuto per
loro mezzo.

Gesù, che ha avuto il proprio corpo dalla purissima carne di Maria, li ha sentiti come noi, prima
della sua risurrezione.

Anche l'evangelista aggiunge, dopo il racconto precedente: Egli poi andò con loro, andò a
Nazareth, e fu loro sottomesso; e il Vangelo non fa menzione di altra virtù di Gesù Cristo, per
trent'anni, che la sua sottomissione e obbedienza a Giuseppe e a Maria.

È giusto che un figlio obbedisca a suo padre; Nostro Signore, come Figlio perfetto dell'Eterno
Padre, gli obbedì dall'inizio della sua vita fino alla sua morte; e se visse così sotto la direzione
di Giuseppe e di Maria, fu perché considerava entrambi come immagini viventi dell'eterno
Padre.

La fedeltà della sua obbedienza fu tale che, eccettuato il momento di una condotta
straordinaria di Dio, suo Padre, su di Lui, come nel suo trattenersi al Tempio, Egli sottopose le
luci che riceveva dallo Spirito Santo in Lui, all'approvazione di Maria e di Giuseppe, e Dio
risiedeva visibilmente in entrambi per far loro approvare i sentimenti interiori che gli
comunicava.

186

È l'esempio di sottomissione che Gesù Cristo ha voluto dare alla Chiesa per l'istruzione di
individui, i quali non possono pensare di avere una guida di Dio più speciale di quella che ha
avuto Lui stesso.

Non c'è nessuno esente dalla sottomissione, qualunque comunicazione Dio gli faccia delle sue
luci, e bisogna sempre avere i propri sentimenti approvati da colui che tiene il posto di Dio
quaggiù.

Aggiungiamo che Gesù non mostra mai per Maria quella tenerezza che, intenerendo e
indebolendo il loro cuore, rende troppo spesso i bambini incapaci di fare per Dio i sacrifici che
Egli esige.

Il Vangelo riporta tre circostanze in cui ha parlato alla sua santa Madre; e vediamo che in
nessuna di esse le rivolse una sola di quelle parole che la natura usa per esprimere e
mantenere i suoi affetti più vivi.

Nel Tempio, Le parla con spirito di mirabile zelo per la gloria di Dio suo Padre, testimoniandole
con forza che deve applicarsi alle opere che riguardano il suo servizio.

Nella seconda occasione, che è stata quella delle nozze di Cana, le parla, esprimendo un amore
purissimo per suo Padre, manifestando la dipendenza dai suoi divini voleri per realizzarli nei
momenti stabiliti da Lui stesso.

Nella terza, avvenuta al Calvario, le parla con spirito di grande carità e tenerezza verso gli
uomini, ai quali dona, nel dono che fa loro, l'aiuto più bello che potevano sperare per loro
salvezza.

187

Se dunque parla così alla sua santa Madre, sebbene Ella Gli sia incomparabilmente più cara di
tutta la Chiesa insieme, se anche Lui non la vede molto spesso quando opera esteriormente
all'opera del Padre suo, è per fedeltà al ministero di cui è incaricato.

Venendo a condannare davanti agli Ebrei i sentimenti di una natura degenerata e a stabilire
una nuova generazione, tutta spirituale, di cui stimava i più piccoli sentimenti più di quelli più
innocenti e puri della natura umana, non poteva, nella sua qualità di Messia, lasciar trasparire,
durante la sua vita tra gli uomini, il suo amore per Maria, né poteva darle tutte le pubbliche
testimonianze di affetto che il suo cuore desiderava.

La delicatezza, inoltre, non Gli permetteva di testimoniarli all'esterno. Per questo, oltre alla
misteriosa ragione di cui parleremo, non la nomina come sua madre, né a Cana né sul
Calvario.

II

Un giorno, mentre Gesù parlava al popolo, sua madre e i suoi parenti erano venuti a trovarlo
ma non potevano arrivare fino a Lui a causa della folla. Qualcuno Gli disse: ecco, tua madre e i
tuoi fratelli sono qui fuori e chiedono di parlarti.

Egli rispose a quell’uomo: Chi è mia madre? E chi sono i miei fratelli? E stendendo la mano sui
suoi discepoli: Ecco, disse Lui, mia madre e i miei fratelli; perché chi fa la volontà del Padre
mio che è nei cieli, è mio fratello, mia sorella e mia madre (Mt. XII, 48, 49, 50).

188

Con questa risposta mostra di avere più attaccamento agli interessi del Padre suo che a quelli
della natura, e che preferisce coloro che gli appartengono come figli di Dio, come fu la Vergine
Santissima, a coloro che gli appartengono appunto solo secondo la carne.

Allo stesso modo, in un'altra occasione, mentre insegnava al popolo, come abbiamo già notato,
una donna alzando la voce in mezzo alla folla Gli disse: Benedetto il grembo che ti ha portato e
il seno che hai succhiato. Gesù risponde: Ma dite piuttosto beati coloro che ascoltano la Parola
di Dio e la osservano (Luc.11, 27-28)

Con ciò mostra ancora una volta di stimare Maria mille volte di più perché ubbidiva a Dio che
perché era sua madre secondo la carne. Era come se avesse detto: Ciò che stimo di più in mia
madre non sono le sue qualità naturali, non è per questo che è notevole, ma per aver fatto la
volontà del Padre mio, ed essere stata fedele alla sua parola santa.

Questo è ciò che è di Dio in Lei, e ciò che più mi spinge ad amarla.

Comunque, qualunque amore avesse il Salvatore per sua Madre, qualunque stima, qualunque
cosa facesse con la sua santità, non era il momento di manifestare il suo affetto per Lei.

III

Ammirate la condotta di Dio nel mistero dell'Incarnazione; vi si osserva un ordine


meraviglioso, una dignità degna di Lui.

189

Il Verbo sulla terra era uguale al Padre suo e degno della stessa lode; se la sua divinità
restava nascosta, non era meno adorabile.

L'umanità di Gesù Cristo, questa mirabile arca in cui Dio abita in pienezza per il bene delle sue
creature e per comunicare loro le sue grazie, meritava essa stessa di ricevere onore e lode
suprema.

Tuttavia, Gesù Cristo, venendo sulla terra come vittima del peccato, non deve normalmente
mostrare la sua uguaglianza con suo Padre.
Egli viene, al contrario, per annientarsi; ecco da dove comincia, dicendo che non vuole onore
come uomo, che non è niente da se stesso, che non cerca la sua gloria, Gloriam meam non
quaero, che cerca solo quella del suo Padre celeste che lo ha mandato.

Si oppone perfino all'onore che gli viene conferito, non permettendo che lo sguardo della gente
si fissi su di Lui per tutto ciò che si vedeva di grande ma solo su Dio che ne è l'autore.

È questo sentimento che lo porta nel Vangelo a rimproverare colui che lo aveva chiamato
buono, e a rifiutare questa qualità come uomo; poiché in quanto tale è una creatura e quindi
nulla.

Prima della sua risurrezione, vivendo ancora nella carne, che è uno stato di infermità, agisce
spesso molto modestamente, usando ragionamenti, miracoli, profezie, per tentare di
convincere gli uomini invece di ricorrere alla sua potenza divina, che avrebbe convertito in un
momento i cuori più duri e più ostinati del mondo.

190

Il timore di essere troppo rispettato, e quindi di passare per il Dio della gloria che i Giudei non
avrebbero mai crocifisso, gli fa quindi nascondere la sua potenza infinita a causa del grande
desiderio che ha di morire.

Ma Dio Padre, che vuole procurare al Figlio l'onore e la lode che merita, gli fornisce, nei giorni
stessi della sua infermità, una Chiesa, dove questi onori gli sono resi in tutta santità e
perfezione.

Gli costruisce un tempio più glorioso di quello di Salomone, e questo tempio è la Beata
Vergine, che segue Gesù Cristo ovunque per lodarlo e glorificarlo.

E come in passato, i sacerdoti, accompagnavano l'Arca ovunque, questa Vergine divina così
accompagna anche Nostro Signore in tutti i suoi santi misteri, in modo che sia per Lui come
una Chiesa al seguito.

Inoltre vediamo che ad Essa sono applicate tutte le qualità della Chiesa; e come la Chiesa è
destinata da Dio ad onorare la santa umanità di Gesù Cristo, così anche la Beata Vergine, che
contiene in eminenza tutte le grazie, le virtù e soprattutto la religione della Chiesa, è destinata
da Dio e serve a glorificare perfettamente l'umanità del Figlio suo e accompagnarlo in tutto il
mistero dell'Incarnazione.

O meglio, nella Santissima Vergine c'è tutta la Chiesa, e più che tutta la Chiesa insieme; in Lei
Gesù Cristo trova mille volte più adorazione, lode, amore, di quelli che il resto delle creature gli
offrirà mai.

191

Considerando quindi già la sua Chiesa in Maria, vedendovi questa Sposa promessa, per amore
della quale, dopo aver lasciato il suo Eterno Padre incarnandosi, deve lasciare anche la
Sinagoga sua madre, considera la differenza che ci sarà tra l'una e l'altra.

Paragona questa Madre spirituale e divina con la Sinagoga, sua Madre materiale e carnale,
questa assemblea di reprobi, di persone indurite, sempre attaccate alla terra e alla carne.

Non può parlare di Dio nella Sinagoga, così lontana da Lui, così piena di avarizia e di cecità;
Maria sola è oggetto delle sue delizie. Tra gli Ebrei non vedeva nient’altro che vizi.

Non solo non erano grati a Dio e non Gli rendevano grazie per i beni particolari che avevano
ricevuto da Lui, come la legge, i profeti e le altre meraviglie con cui erano stati favoriti, ma
offendevano continuamente la divina Maestà.
Vivendo in mezzo a tanti peccatori, a tante persone indurite, a tante persone abominevoli, il
Figlio di Dio sulla terra era in uno stato di perenne morte.

Trovò consolazione e sollievo quaggiù solo nel cuore di Maria.

A parte questo, c’erano ovunque solo oggetti di paura e orrore; Egli ha incontrato solo il
peccato, la vera causa della sua passione; vedeva scritto sui loro volti il giudizio della sua
sanguinosa morte, e incontrò tanti carnefici quanti erano i peccatori.

Questa vista fu per lui un insopportabile martirio, che lo faceva sospirare continuamente per la
Chiesa.

192

Fu anche ciò che gli fece sempre desiderare la sua morte, per meritare la rinascita di
quell'assemblea di fedeli, i quali, godendo delle grazie che avrebbe acquisito, sarebbero vissuti
liberi dal sangue e dalla carne, e sarebbero stati elevati dallo Spirito Santo alla contemplazione
di Dio e al suo amore, che è la vocazione della Chiesa.

Fu anche pregando per Maria che Gesù pregò con tanto ardore e zelo per la futura Chiesa,
perché trovava la Chiesa in sua madre come parte di se stessa; perciò pregò insieme per la
perfezione e per la glorificazione di entrambi, secondo la misura e la forza di questo amore: e
così la Chiesa beneficiò degli immensi effetti del santo amore che portava a Maria.

Vergine Santissima, Madre amabile e più che amabile (sei più di quanto si possa esprimere),

è su questo santo modello di amore che Gesù vi porta, che ama la sua Chiesa; diffondete su di
lei l'amore che ha per voi.

Perché sappiamo bene, Vergine santa, che, poiché Voi sola racchiudete tutte le perfezioni e le
bellezze diffuse e condivise nella Chiesa, le vostre grazie così moltiplicate ed espresse in
questo corpo servono di motivo a Gesù per amarci, e sono altrettanto stimoli che alimentano il
suo amore per noi. O casta Sposa!

O santa Madre di Gesù! Unica e bellissima, siete voi l'oggetto perfetto del suo amore! Quanto
Vi è obbligata la Chiesa! Senza rendersene conto, riceve in ogni momento mille carezze da
Gesù, perché vi rappresenta e Lui Vi vede in lei.

193

Chi ama si considera felice quando può incontrare qualcosa che assomiglia o appartiene a colui
che ama, anche se fosse solo un capello.

Quale amore la Chiesa deve suscitare in Gesù, poiché in Lei vede rappresentate e riprodotte le
grazie e le bellezze di Maria!

Che se i figli della persona che si ama sono tanto amabili a causa della loro Madre, cosa sarà di
tutta la Chiesa, i cui individui sono i figli della casta Sposa di Gesù? Amando la Chiesa, bacia il
ritratto di sua Madre, e, come se la Chiesa fosse davvero sua Madre, la ama, la custodisce e si
dona a lei con lo stesso amore.

IV

In questa qualità di immagine della futura Chiesa, che Lei rappresentava, Maria era destinata a
formare, con il suo Figlio divino, una sola vittima di espiazione e un unico sacrificio di lode.
Di qui l'incomprensibile unione che esisteva tra Gesù e Maria, e che rendeva questa divina
Vergine partecipe di tutto ciò che Gesù Cristo viveva.

Possiamo paragonare l’interno di Maria rispetto a quello di Gesù Cristo, ad un piccolo cerchio
contenuto in un grande cerchio, contenente in sé tutte le linee del grande cerchio, ma meno
vasto rispetto a questo; poiché, da lontano, le intenzioni della Santissima Vergine erano le
stesse di quelle di Gesù Cristo, ma molto meno estese di quelle del Figlio di Dio, infinitamente
più grande del suo essere.

194

Da ciò dobbiamo dedurre il continuo martirio che soffrì Maria, destinata ad essere con Lui una
sola vittima di espiazione. Come vittima universale, incaricata di espiare i nostri peccati e di
subirne tutte le pene, Gesù Cristo sopportò interiormente, eppure realmente, le pene di tutte
le malattie, di tutte le ferite degli uomini.

Avrebbe voluto soffrirli nel suo corpo. Incapace di farlo, ne portava nel cuore il desiderio e ne
soffriva il dolore interiormente e in modo invisibile, ma tale come si esprime esteriormente nei
malati, negli storpi, nei martiri; sopportava questi dolori nella profondità della sua carne, dei
suoi nervi, dei suoi tendini, delle sue arterie, senza che fossero visibili agli occhi degli uomini.

Il suo ardore di soffrire e di sopportare per la gloria del Padre Suo era così immenso da non
avere né termini né limiti.

Non possiamo quindi comprendere quale sia stato il martirio interiore della Beata Vergine, che
lo Spirito Santo rendeva partecipe di tutto ciò che Gesù Cristo provava.

Ella era così intimamente unita a Lui da questo Spirito divino, che risiedeva ed operava in Lei,
che quanto ricadeva su Gesù ricadeva su Maria; fu così sommersa come in un oceano di
dolore.

195

Così fu del desiderio e dell'amore della confusione, dell'annientamento, della povertà, come
anche degli omaggi interiori che rendeva alla divina Maestà; poiché lo Spirito di Gesù Cristo
viveva in Lei, non per oziarvi, ma per imprimervi la sua immensa religione verso il Padre.

Questo Spirito di Gesù, l'unica lode di Dio, questa voce, di cui nell'Apocalisse si dice che si fa
sentire come la voce di una moltitudine e di un milione di milioni di anime, questa voce che
risuona dalla bocca di ogni creatura, era racchiusa nella Santissima Vergine come un'eco.

L'eco non produce la voce: la ripete e la ripete; così l'anima di Maria diceva le stesse cose di
quella voce divina.

Era l'espressione più perfetta delle lodi di Dio in Gesù Cristo.

Ella non interrompeva mai questa santa occupazione, neppure durante il sonno, secondo
queste parole del Cantico dei Cantici: Io dormo e il mio cuore veglia.

Questo era lo stato di Nostro Signore sulla terra, con questa differenza, però, che ciò che in Lui
avveniva in grado eminente, avveniva in Maria in quella perfezione relativa che si addice alla
creatura e che può essere comunicata.

196

RIFLESSIONI PRATICHE
1° I sentimenti di affetto di Gesù per la sua santa Madre devono servirvi da modello nell'amore
per i vostri genitori, se volete onorare Dio amandoli, come il vostro essere cristiani vi obbliga a
fare.

Qualunque servizio avesse ricevuto dalla Beata Vergine, per quanto perfetta fosse, Gesù l'amò
non per sé, ma per Dio, che adorava vivente in Lei come in un tabernacolo dove risiedeva per
Lui; sicché, in sua Madre, era Dio stesso che Lo amava.

È così che dovete amare i vostri genitori, cioè amarli con lo stesso amore con cui amate Dio,
con questa differenza che voi amate Dio per Sé stesso e i vostri genitori per Dio, ma sempre
Dio nei vostri genitori.

Dando loro segni di affetto, non finirete mai di soddisfare una certa tenerezza di cuore che
provate per loro.

Questo sentimento naturale, che si trova anche negli animali, è troppo grossolano, troppo
terreno per essere il motivo che ispira un'anima cristiana. Se ci sono occasioni in cui è
opportuno che voi diate questo genere di testimonianze ai vostri genitori, sarà a Dio stesso,
reso tangibile nelle loro persone, che lo darete.

Allora, lungi dall'addolcire il vostro cuore e sminuire la vostra pietà filiale verso Dio, questi
segni di tenerezza saranno allettati dai doveri religiosi che gli renderete e che aumenteranno in
voi il suo santo amore.

197

Questo affetto cristiano per i vostri genitori, invece di estinguere i vostri sentimenti di naturale
tenerezza, li nobiliterà, li perfezionerà, li renderà soprannaturali.

Amerete sinceramente i vostri genitori, nonostante i difetti a cui possono essere soggetti, come
se fossero le persone più compiute del mondo; perché il vostro amore avrà per oggetto non le
loro qualità personali, ma Dio, di cui sono i rappresentanti.

Allo stesso modo li amerete cordialmente se vi danno qualche giusto motivo di lamentela, e
anche se vi maltrattano, come se avessero per voi solo testimonianze di tenerezza e di
predilezione.

Dio non vuole, infatti, che le imperfezioni che si trovano nelle sue immagini lo privino
dell'onore che chiede di ricevere da noi; e Nostro Signore non merita meno rispetto in un
ciborio di peltro o di piombo che in uno d'argento o d'oro, perché in entrambi è egualmente
grande, ugualmente adorabile.

2. Nel disegno di Dio, i genitori non dovrebbero essere altro che immagini sante della sua
paternità, destinate ad attirare a Lui il rispetto e l'affetto dei figli di cui è il primo Padre; e
spesso sono, ahimè, solo idoli viventi che lo privano della sua gloria, conservando per sé
l'onore e l'affetto a Lui dovuti.

198

La santissima Vergine, per quanto innocente fosse nell'anima e nei sensi, non ebbe mai in vista
la soddisfazione della propria sensibilità nel dare segni di tenerezza al Bambino Gesù.

In queste occasioni si proponeva sempre di manifestare il suo amore sensibile per la persona
del Verbo; per cui le sue carezze avevano per fine non il corpo di Gesù, ma la divinità che ad
esso era unita e che Ella amava in Lui.

Seguendo il suo esempio, i veri cristiani, pur adorando il corpo di Nostro Signore
nell'Eucaristia, lo adorano non per sé, ma per la divinità che da esso è inseparabile; anche tutti
gli omaggi che rendono a questa sacra carne sono altrettanti doveri religiosi che li uniscono
sempre più a Dio, e li rendono sempre più partecipi della sua vita.

Invece le persone che non vedono Dio nelle testimonianze di tenerezza che si donano,
riempiendosi di amore reciproco, si allontanano da Dio tanto più quanto più si amano.

Così questo amore naturale, che Dio ha posto nel cuore dei padri e delle madri, per
comunicare, come attraverso un canale, le sue virtù divine ai figli e per accrescere in essi la
sua vita, è troppo spesso solo un mezzo funesto che li riempie dell'amore delle creature e delle
vanità del mondo.

Cosa c'è di più comune che vedere le madri, dopo aver adornato i loro figli, che a stento
riescono a reggersi in piedi, divertirsi a lodarli, ammirarli, esagerare follemente la loro grazia?

199

L'espressione di gioia che appare nei lineamenti dei loro volti, le loro parole vivaci, i loro gesti
significativi hanno più presa di quanto si possa pensare nel cuore dei bambini, e li aprono ai
primi assalti della vanità e alla folle autostima.

È facile accorgersene nell'atteggiamento che sanno assumere poi, nel loro incedere, nei loro
modi altezzosi; fino a preferirsi ad altri con orgoglio, e disprezzare anche coloro che non
ricevono le stesse lodi o che non sono così ben vestiti.

Con queste perfide insinuazioni, la forza e gli incanti del linguaggio e dell'amore materno, che
dovrebbero preparare nei bambini le vie all'esercizio della fede, della speranza e della carità
che hanno ricevuto nel loro Battesimo, tendono, al contrario, a estinguere queste virtù, e
contribuiscono in qualche modo a renderli orgogliosi, superbi e sdegnosi, prima ancora che
ragionevoli.

Queste sono le conseguenze naturali e inevitabili della prima educazione, quando non è
guidata dalle luci della fede cristiana.

1° Prendete dunque il proposito di parlare sempre ai fanciulli come fareste se fossero già
ragionevoli e capaci di assaporare le massime del cristianesimo, non offrendo loro motivi di
stima verso le vanità del mondo, per le quali dovete, invece, ispirar loro dolcemente il
disprezzo.

2° Parlate loro di Dio e delle cose del cielo, in modo da mostrare loro con l'espressione del
vostro volto, con il vostro tono, con le vostre parole, quale profonda stima ne avete voi stessi.

200

3° Infine, nelle testimonianze di affetto che non potete fare a meno di dare loro, unitevi a
Maria, che ama il Bambino Gesù per ragioni di religione, poiché in loro Egli è vivo per il suo
spirito e la sua grazia.

Con la fedeltà a questi mezzi, avrete la felicità di sviluppare nei loro cuori le virtù cristiane, di
onorare Dio nell'opera di educazione dei figli e di trovarvi per voi stessi una fonte di
benedizioni e di meriti.

201

___________

CAPITOLO 10°
NOZZE DI CANA

Tutte le parole della Scrittura, sebbene apparentemente molto semplici, sono piene di misteri e
contengono significati meravigliosi e profondi, perché essendo state scritte da autori sacri, alla
luce dello Spirito Santo, comprendono sensi corrispondenti alla misura e alla grandezza di
questa luce.

Così furono le azioni del Figlio di Dio sulla terra.

Non faceva nulla, nulla accadeva nella sua persona divina in cui non ci fosse qualcosa di
misterioso.

Non si accontentò delle figure dell'Antico Testamento, che promettevano ciò che Egli stesso
doveva compiere: fece anche durante la sua vita opere che, essendo molto sante in se stesse,
rappresentavano cose, ancor più sublimi, alle quali preparò popoli allora incapaci di
comprenderle e gustarle.

Così, i miracoli che compiva per testimoniare la sua divinità rappresentavano le meraviglie che
veniva ad operare nel mondo e che erano il vero oggetto della sua missione.

Quei ciechi, quei sordi, quei muti e gli altri che guarì, rappresentavano al suo spirito il genere
umano nello stato in cui l'aveva ridotto il primo peccato dell'uomo.

Le resurrezioni da Lui compiute, tra le altre quella di Lazzaro, avvenuta quattro giorni dopo la
sua morte, rappresentavano la resurrezione spirituale del genere umano, sepolto da
quattromila anni all'ombra della morte del peccato; e se Nostro Signore pianse su Lazzaro con
un fremito, è a testimonianza dell'emozione che l'eccesso dei peccati del mondo causava nel
suo spirito.

203

Le nozze di Cana, di cui stiamo per parlare, furono la figura di un evento ben più importante.
Significavano misteriosamente le nozze che Gesù Cristo veniva a celebrare con il genere
umano o con la Chiesa.

Con l'Incarnazione aveva già sposato la natura umana in genere nella persona della
Santissima Vergine; ma era attraverso la comunione con il suo corpo e con il suo sangue (che
rappresenta per ciascuno di noi il prolungamento e la continuazione dell'Incarnazione), che
doveva sposare ogni anima in particolare.

È questo che lo fa designare da san Paolo col nome di marito o Sposo. (2Cor 11,2)

Mediante la comunione, Egli stabilisce l'anima in perfetta unità con Sé, unendosi ad essa e
rendendola una sola cosa con Lui, cioè imprimendo in essa sentimenti conformi ai suoi,
movimenti simili, inclinazioni e disposizioni tutte conformi.

Egli inizia questa unione con il Battesimo, la continua con la Confermazione e la completa con
la santa Comunione: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dice, rimane in me e Io in
lui (Gv.6,57).

Questa è il punto culminante del matrimonio di Nostro Signore con l'anima; in essa Egli si fa
perfettamente uno con lei, le permette di essere una sola cosa con Lui, così come Lui è uno
con suo Padre, e come suo Padre è uno con Lui.

204
Poiché, dunque, venendo sulla terra, voleva consegnarsi agli uomini nell'Eucaristia, per
consumare così la sua unione con le anime sue spose, si compiacque di rappresentare in vari
modi questo Sacramento;

e nella festa di Cana, mutando l'acqua in vino, si proponeva di preparare gli animi dei popoli
alla trasformazione del pane nella sua carne e del vino nel suo sangue.

Per questo Egli comincia attraverso questo, il primo dei suoi miracoli, l'esercizio della sua
potenza divina (25); e se opera questo miracolo alla sola richiesta di sua Madre, mossa a
compassione per gli ospiti di Cana, è perché vuole mostrarci che nulla concede alla sua Chiesa,
se non in risposta alla intercessione di Maria.

II

Gesù era venuto dalla Giudea a Cana di Galilea», dice l'evangelista: in questa città si
celebravano le nozze, alle quali la Madre di Gesù si trovava con Gesù e i suoi discepoli che
erano stati invitati.

Durante il pasto, il vino viene a mancare, la Madre di Gesù dice a suo Figlio: Non hanno vino.

205

Queste parole sono una prova molto commovente della grande bontà di Maria, la quale, per
carità verso il prossimo, rivolge Lei stessa questa richiesta a Gesù. Esse mostrano come vegli
sempre sui nostri bisogni, e come sia consapevole della buona volontà di suo Figlio, che non le
rifiuta nulla di ciò che sa esserle gradito.

Non hanno vino! Era come se avesse detto a Gesù: “Abbi pietà di questi poveri sposi; per me,
se avessi, come Te il potere di creare ciò che manca loro, glielo fornirei con tutto il cuore.

Ella Gli chiede dunque un vero miracolo, pur sapendo benissimo che Gesù non ne ha ancora
compiuto alcuno, e che neppure il momento segnato nei decreti di Dio Padre per far emergere
la potenza del Figlio suo è giunto. Questo è ciò che Gesù Cristo dichiara nella sua risposta a
Lei.

Che cosa c'è per voi e per me, cioè di potere, per fare ciò che desiderate; perché la mia ora di
fare miracoli non è ancora giunta! (Gv.11,4).

Le parole di Nostro Signore suppongono, infatti, secondo il genio delle lingue antiche, la
preterizione della parola potenza o potere, che in essa deve essere intesa, per avere il suo
pieno significato.

Era come se avesse risposto alla Beata Vergine: "Né voi, né io come uomo, possiamo dare o
operare da noi stessi il bene che volete che io faccia".

206

Tutto viene da Dio Padre, che tutto vuole fare attraverso di noi, come attraverso organi e radici
che da Lui devono attingere la loro linfa e la loro vita.

Voi non potete fare nulla se non attraverso di Me; ed Io ho le mie mani legate finché verrà il
tempo di mio Padre.

Nostro Signore, infatti, come Dio e come uomo, non può far nulla se non nell'unione con il
Padre suo (26).
Come Dio, è con Lui un solo potere; come uomo, riceve in ogni momento dalla Divinità la luce,
il movimento e il potere di agire; e, di conseguenza, li riceve dal Padre, con dipendenza da Lui
per agire nei momenti che segna per Lui. Al di fuori di questi tempi, non fa nulla e resta in
attesa dei suoi divini voleri. (27)

207

III

In quella stessa ora la Santissima Vergine, che, per la vista continua che aveva di Dio, vedeva
in Lui mille cose segrete, conobbe, attraverso la contemplazione che il miracolo che
desiderava, sarebbe stato operato, in considerazione della richiesta che Ella aveva appena
fatto: e vedendo chiaramente le disposizioni di Gesù Cristo verso di Lei, non meno di quanto
doveva accadere, disse subito ai servi delle nozze, per prepararli al comando che avrebbero
ricevuto da Gesù Cristo: Fate, nella fiducia, tutto ciò che vi dirà di fare.

Vi erano sei grandi giare di pietra, destinate alle purificazioni in uso presso gli Ebrei, ognuna
delle quali conteneva due o tre misure. Gesù, dunque, sapendo che era giunto il momento dei
disegni del Padre suo, subito disse ai servi: «Riempite d'acqua tutte queste giare; ed essi li
riempirono fino all’orlo. Era come se avesse detto a Maria: "Ora che è venuta l'ora, o Madre
mia, opererò ciò che voi chiedete".

Infatti, la potenza dello Spirito di Dio, che abitava in Lui, aveva all’istante operato il miracolo di
trasformare quell'acqua in vino.

Nostro Signore disse ai servi: Ora che il momento in cui il Padre mio voleva compiere questo
prodigio per mezzo mio è venuto, attingete da queste urne e portatene al maestro di tavola.

208

I servi ne portarono; ma quando egli ebbe gustata quest'acqua mutata in vino, non sapendo
da dove venisse questo vino, chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono prima il vino buono e
poi il vino di minore qualità; per voi, avete riservato il migliore fino a quest'ora.

Questo fu, conclude l'evangelista, il primo dei miracoli di Gesù; in tal modo manifestò la sua
potenza divina, e i suoi discepoli credettero in Lui. Questo mutamento nei discepoli era uno
degli effetti soprannaturali che la Santissima Vergine desiderava ottenere; e questo miracolo
dell'acqua mutata in vino è dunque una prova lampante della sua sollecitudine per la salvezza
del mondo.

Come san Giovanni Battista, mandato da Dio, perché per mezzo di lui tutti credessero in Gesù
Cristo, aveva ricevuto la fede per mezzo del ministero di Maria nel giorno della Visitazione;
così, in occasione della richiesta che Ella fa qui a Gesù, gli Apostoli ricevono l'accrescimento di
questa fede che devono portare tra le genti e per tutta la terra; e così a Cana, come nella
Visitazione, Maria è lo strumento e la madre della nostra fede.

Aggiungiamo che, in questa circostanza, ottiene anche per la futura Chiesa l'istituzione della
divina Eucaristia (28).

209

Maria era Lei stessa il membro più eminente di questa Chiesa, e già possedeva tutte le sue
grazie e tutte le sue virtù. Ella rendeva in anticipo a Gesù, come è stato detto, l'omaggio che
un giorno avrebbe ricevuto dalla Chiesa, di cui così teneva il posto, e che rappresentava ai suoi
occhi; e in questa circostanza parla e agisce in nome della Chiesa stessa.
Per questo alle nozze di Cana, non meno che sul Calvario, sembra perdere la qualità di madre,
e Gesù Cristo, che la considera come se fosse la Chiesa in persona, si astiene dal chiamarla
Madre; le dà il nome di donna. La Chiesa, nel cui nome ella agisce, è chiamata “donna” nelle
Scritture.

Se dunque Maria chiede il cambio dell'acqua in vino, è perché illuminata sui disegni di Dio, e
contemplando nella luce divina il mistero sublime che le nozze di Cana rappresentavano, cioè
l'assemblea dei cristiani, Ella sollecita a loro favore l'istituzione della Santa Eucaristia come il
mezzo più potente per rafforzare la loro debolezza dopo che Gesù Cristo sarà asceso al cielo.

210

Così parla al cuore di suo Figlio con queste parole misteriose che mostrano la sua grande carità
e la sua tenera compassione per noi: non hanno vino.

Fu, infatti, il motivo significato da queste stesse parole che indusse Gesù Cristo a lasciare alla
Chiesa questo adorabile sacramento, come Egli stesso ci insegna nel miracolo della
moltiplicazione dei pani, altra figura dell'Eucaristia: «Io ho compassione per questo popolo che
sta continuamente con Me; non hanno niente da mangiare e Io non voglio rimandarli così per
paura che cadano per debolezza.

IV

Per toccarlo più efficacemente, Maria, che contiene tutta la perfezione della futura Chiesa,
ritenendosi membro della Chiesa, qui adduce a Gesù i propri bisogni con queste parole: Non
hanno vino. Ella gli chiede l'istituzione di questo adorabile Sacramento, di questo vero pane di
vita, e lo scongiura di non lasciarla.

Per preparare gli spiriti al mistero della Santa Comunione, e insieme a tutti gli altri misteri che
racchiude, «Gesù Cristo», dice M. Olier, «moltiplica i pani nel deserto alla presenza del popolo,
per rappresentare la moltiplicazione del santissimo Sacramento mediante il quale avrebbe
donato il suo corpo alla Chiesa sotto l'apparenza del pane; e con tale abbondanza, tale
generosità, tale benedizione, che, sebbene dovesse darsi tutto a ciascuno, si lasciava ancora
tutto nelle mani della sua Chiesa.

211

Per questo, dopo che il popolo si è saziato, lascia più pane di quello che aveva trovato prima
della moltiplicazione: rappresentando, attraverso le dodici ceste che restano, la generosità con
cui darà il suo corpo alla sua Chiesa, che, nella persona dei suoi ministri, rimarrà erede delle
dodici ceste, cioè dei dodici Apostoli, ovvero il potere di produrre e moltiplicare il suo corpo che
Egli conferirà loro e che essi trasmetteranno dopo di loro.

Così, dopo aver compiuto il miracolo di cui stiamo parlando, promette al popolo di dar loro il
suo corpo in cibo sotto le specie del pane che è venuto a moltiplicare. Vedendo che erano
tornati da Lui per saziarsi di nuovo, parla loro del pane degli Angeli, della manna discesa dal
Cielo, come di una figura della Comunione alla quale voleva disporli sulla terra, che non ha
questo sollievo, dopo essere salito al cielo.

Quando, dunque, Gesù Cristo compie il miracolo di Cana con tanta bontà e premura alla sola
richiesta di sua Madre, ha intenzione di mostrarci che ha concesso alla sua Chiesa l'augusto
sacramento, rappresentato dal cambio dell'acqua in vino, come conseguenza dei desideri di
Maria, e che per il potere d'amore che Ella esercita sul suo cuore, Ella dispone a suo
piacimento della sua potenza divina in favore degli uomini (29).

212
O Madre amorevole! Santa Signora! Siete dunque voi che avete offerto a Gesù l’occasione di
donarsi a noi nel sacramento del suo amore. Vedendo che dopo il suo ritorno in cielo, voi
dovevate essere privata di Colui senza il quale non avreste potuto vivere, si è rinchiuso tutto
intero, per vostro amore, nel mistero; per esservi sempre presente; ed è nella vostra
considerazione che la Chiesa stessa gode di tale ineffabile favore.

Vedendo in voi tutte le bellezze e tutte le perfezioni della Chiesa, e incomparabilmente di più,
Gesù, spinto dall'amore per voi, ci ha così amati nella vostra persona. Egli comunica la Chiesa
al suo corpo e al suo sangue come se fosse sua Madre, e si dona a lei con lo stesso amore.

213

RIFLESSIONI PRATICHE

Gesù è nell'Eucaristia il cibo che ci nutre; Maria è come l'albero che ha prodotto questo cibo
celeste.

Così come nell'albero il frutto è il prodotto naturale della linfa, che assume questa forma e
questa qualità di frutto, e diventa così atto a nutrirci; così, nella Santa Eucaristia, il corpo di
Gesù Cristo è il prodotto della fecondità di Maria, che lo ha formato dalla sua stessa sostanza

Senza dubbio è Gesù Cristo stesso che ci dona questo frutto di vita eterna, così come fu
Adamo, e non Eva, a comunicarci il frutto della morte.

Ma fu dalle mani di Eva che Adamo lo ricevette: La donna che mi hai dato, disse a Dio, mi ha
dato questo frutto; e Maria, a sua volta, ha fornito a Gesù il frutto che Lui stesso ci trasmette.

Eva fece pressione su Adamo, lo pregò e lo condusse a mangiare di questo frutto,


comunicandolo così a tutti noi; e allo stesso modo Maria, con le sue preghiere, con le sue
suppliche, così potenti sul cuore di suo Figlio, ci ha ottenuto questo vero alimento di vita.

Quanta gratitudine dovete avere dunque, per questa Madre divina! Come potete testimoniarle
abbastanza gratitudine per un beneficio così ineffabile? Ahimè! Come sarebbe triste la vostra
vita, come sarebbe languida, se Gesù Cristo non avesse lasciato alla sua Chiesa questa
testimonianza divina del suo amore!

214

Non è questo pane celeste la gioia dei veri cristiani, il loro sostegno, la loro forza, la loro unica
felicità sulla terra, poiché portando Gesù Cristo nelle loro anime, fa loro possedere già tutte le
delizie dei beati, tutti i tesori del cielo?

Maria contemplò e sentì intensamente come la mancanza di una tale benedizione avrebbe
diffuso tristezza nelle nostre vite, quanto questa privazione avrebbe lasciato debolezza e
languore nelle nostre anime, quanto ci avrebbe esposto a cadute disastrose.

Per questo disse a Gesù queste toccanti parole: Non hanno vino. Non hanno quel vino celeste
che genera le vergini, quel frumento degli eletti che Tu puoi procurare loro donandoti loro
come cibo divino.

La gratitudine che Maria attende dal vostro cuore, e che già si prometteva quando ha fatto
questa richiesta per voi, l'ha espressa con queste poche parole rivolte ai servi delle nozze di
Cana: Fate tutto quello che vi dirà Gesù.

La perfetta obbedienza alla volontà di Gesù comprende, infatti, tutti i vostri doveri, poiché
questa obbedienza non si distingue, in fondo, dall'amore che dovete a questo adorabile
Maestro.
Obbedire perfettamente a Gesù, che cos'è se non amare la volontà di Gesù, amare i desideri di
Gesù, amare il beneplacito di Gesù, amare la sacra persona di Gesù?

Più l'amore è ardente, più si sottomette con affetto, con sincerità, con gioia alla persona che
ama; e a lei si attacca sempre più strettamente, a lei resta unito sempre più fortemente, si
identifica con lei tanto più realmente, in quanto le obbedisce con un modo più costante, più
universale, più esatto, più delicato, più puro, più perfetto.

215

Per questo Nostro Signore, nel Vangelo, dice: Se mi amate, osservate i miei comandamenti; e
ancora: Non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno di Dio, ma colui che fa la volontà del
mio Padre celeste.

.Proponetevi allora, attraverso una fedeltà costante alla grazia, di non trascurare nulla di tutto
ciò che Gesù vi ??chiede nello stato in cui vi ha chiamati.

Che l'esercizio della carità e della mansuetudine verso tutti, specialmente verso le persone il
cui carattere o i cui modi vi forniscono maggiori opportunità di esercitarvi alla rinuncia
cristiana; che la fedeltà a soffocare nei vostri cuori tutti i sentimenti di orgoglio e di autostima,
che la perfetta e religiosa puntualità in tutti i vostri doveri di stato, siano i mezzi ordinari che
impiegate per prepararvi alla Santa Comunione, e il frutto che sempre vi sforzate di trovare in
questa celeste manna. .

Allora potrete avvicinarvi a Gesù con umile e completa fiducia, perché assomiglierete a Colei
che era la più perfetta dei suoi servi, solo perché si mostrò sempre la più affezionata ai suoi
divini voleri.

216

___________________

CAPITOLO 11°

ISTITUZIONE DELL’ADORABILE SACRAMENTO DELL’EUCARESTIA

Nei sacrifici dell'antica alleanza, si distinguevano, come abbiamo detto, quattro parti:
l'oblazione, l'immolazione, la conflagrazione o consumazione, ed infine la comunione.

Queste quattro parti rappresentavano le principali circostanze esteriori del sacrificio di Gesù
Cristo.

L'oblazione esprimeva la sua Presentazione al Tempio; l'immolazione, il suo sanguinoso


sacrificio sul Calvario;

la consumazione, la sua gloriosa Resurrezione;

la comunione indicava sia il mistero dell'Ascensione, per mezzo del quale Gesù Cristo doveva
essere ricevuto nel seno del Padre suo, sia la Santa Eucaristia, che ci avrebbe permesso di
entrare in comunione con la vittima immolata.
Vedendo dunque giunta finalmente l'ora tanto desiderata dell'istituzione del sacrificio
eucaristico, Gesù si mise a tavola con i suoi dodici Apostoli, e disse loro:

«Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua in vostra compagnia; ho consumato


tutti i miei pasti in spirito di preparazione a questo sacrificio, mediante il quale devo mettermi
come un sacrificio di lode nelle mani degli uomini, per essere perennemente nella Chiesa,
applicato non solo a lodare Dio nella mia persona, ma a suscitare la lode in tutti i cuori,
riempiendo i cuori di tutti i cristiani dei miei sentimenti di adorazione, di lode e di
ringraziamento al Padre mio.

218

Allora Gesù prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli, dicendo loro:
Prendete e mangiate, perché questo è il mio corpo che sarà offerto per voi. Parimenti, preso il
calice, Egli disse: Prendete e bevetene, questo è il mio sangue del Nuovo Testamento che sarà
sparso per la salvezza di molti.

Secondo l'ordine comune del sacrificio, prima di essere data in comunione, la vittima doveva
essere stata immolata e la porzione posta sull'altare doveva essere stata consumata dal fuoco.

L'Eucaristia, che doveva riprodurre Nostro Signore consumato nella gloria del Padre suo,
avrebbe dovuto quindi essere istituita solo dopo la sua immolazione e risurrezione, e anche
dopo la sua ascensione al cielo, ma Egli ha voluto anticipare questo tempo per molte ragioni
degne della sua saggezza.

La Santissima Vergine non era presente all’istituzione dell’Eucarestia, poiché Ella era stata data
a Nostro Signore per accompagnarlo in tutte le circostanze del suo sacrificio e per
rappresentare la Chiesa.

Ella aveva già chiesto e ottenuto in anticipo il beneficio per la Chiesa alle nozze di Cana.

219

Possedendo la grazia invisibile degli apostoli e dei sacerdoti, in modo eminente, nella pienezza
di tutti i doni che lo Spirito Santo aveva effuso in Lei, Maria non doveva ricevere, come gli
apostoli, il potere di offrire esteriormente Gesù Cristo. sotto le specie del pane e del vino: un
potere che è riservato solo agli uomini.

La vittima di questo sacrificio divino, cioè il corpo di Nostro Signore, apparteneva inoltre a
Maria, che l'aveva generato dal proprio cuore; e, come tale, Lei lo doveva offrire, non sotto i
veli del sacramento, ma nella sua forma umana, acconsentendo il giorno dopo alla sua
immolazione sul Calvario, come aveva già fatto pubblicamente nel Tempio, il giorno della sua
oblazione.

II

Se la Beata Vergine non offre esternamente questo mistero sotto le specie sacramentali, come
lo offrono gli Apostoli e i sacerdoti nella Chiesa, lo fa in un altro modo, adatto al suo stato, alla
sua qualità e alla sua condizione di Madre di Dio.

Ella lo offre interiormente attraverso questo spirito universale e questa pienezza di grazie di cui
Gesù Cristo, sempre presente in Lei, l'aveva colmata.

In questo modo Ella si trova davvero presente all'istituzione dell'Ultima Cena, anche se assente
con il corpo.
In un'occasione così solenne, in cui Gesù voleva dare alla sua Chiesa l'ultimo segno del suo
amore, Maria, nella quale Egli vedeva e amava tutta la Chiesa, era così presente nel suo spirito
e nel suo cuore che fu per amor suo e per la sua personale considerazione che Egli ha istituito
l'Eucaristia, come abbiamo già detto; e anzi, facendo riposare San Giovanni sul suo sacro
petto, nell'Ultima Cena, Egli ha voluto testimoniare ancora più amore a Maria, come stiamo per
spiegare.

220

Se, durante la sua vita, Gesù aveva mostrato più affetto a san Giovanni che a qualsiasi altro
dei suoi Apostoli, era, in effetti, per l'amore che portava alla sua santa Madre.

Pensando alla privazione che avrebbe sentito quando, con la sua Ascensione, avrebbe lasciato
la terra per tornare nel seno del suo eterno Padre, Egli ha voluto unirsi più intimamente a
questo discepolo benedetto, e trasformarlo in qualche modo in Se stesso, per non cessare di
manifestare il suo amore a Maria una volta asceso al cielo.

Senza questo, Ella sarebbe stata inconsolabile, sebbene rassegnata alla santa volontà di Dio,
dopo la privazione esteriore della persona del suo divino Figlio.

Gesù Cristo ha quindi voluto, per sopravvivere così in questo amato discepolo, renderlo
partecipe più abbondantemente della sua vita interiore nell'istituzione della santa Eucaristia.

Questo è il motivo per cui fa avvicinare e riposare Giovanni sul suo petto, volendo mostrare in
questo modo gli eccellenti effetti che stava operando in lui.

Il momento dell'istituzione dell'Ultima Cena è stato il momento in cui Gesù Cristo ha voluto
mostrare ai suoi Apostoli il suo amore estremo, come ci insegna lo stesso san Giovanni: In
finem dilexit eos.

221

Quanto più lo ha voluto testimoniare a sua Madre, che Gli era più cara di tutta la Chiesa
insieme, e per la quale istituiva questo Sacramento!

Se, per tutti i fedeli, ha mutato in questa circostanza la sostanza e l'interno del pane nel
proprio corpo, perché, per la considerazione della sua Madre divina, non avrebbe potuto
mutare in Sé l'interiorità di un uomo? Non cambiando l'anima di san Giovanni, ma investendola
delle disposizioni e dei sentimenti della sua persona resuscitata.

Nel suo riposo sacro sul seno di Gesù, san Giovanni ricevette la comunicazione di questa vita
divina; Gesù Cristo si riversò come una fontana in questo discepolo amato, riempiendolo di una
vita simile alla sua affinché, portando in sé la vita divina di Gesù Cristo, san Giovanni potesse
renderla presente alla Santissima Vergine quando il divino Figlio Le sarebbe stato sottratto con
il suo ritorno in cielo.

In virtù di questa trasformazione spirituale, San Giovanni fu fatto figlio di Maria e riempito
dell'amore che suo Figlio aveva per Lei.

Il Verbo Incarnato lo infiammò, secondo san Girolamo, dell'eterno amore che aveva per suo
Padre; e nello stesso tempo gli fece conoscere il mirabile amore che aveva per sua Madre.

222

Gli fece sapere che attraverso di lui voleva essere tutto per Maria, e che la delicatezza, non gli
aveva permesso di manifestare i suoi sentimenti per Lei e che glieli avrebbe mostrati
attraverso di lui.
Il suo compito di Messia, infatti, gli aveva impedito di renderle pubblicamente le testimonianze
di amore e i servizi che il suo cuore desiderava, astenendosi anche spesso dal nominarla sua
madre, e dal mostrarle tutto il rispetto e tutta la carità di cui il suo cuore era pieno.

Egli vuole, prendendo in prestito l'aspetto esteriore di questo amato discepolo, esprimere per
Maria tutte le qualità che il rispetto e la tenerezza sono capaci di formare nel suo cuore;
diventa suo servo, suo figlio, suo fratello, suo padre; in una parola, tutto ciò che Nostro
Signore fu interiormente verso di lei, lo mostra esteriormente e nella persona di san Giovanni.

Non mi stupisco che riposa sul cuore di Gesù suo maestro; poiché la sua anima è inebriata dal
dolce sonno dell'amore e del trasporto in Dio.

Questo sonno esprime misteriosamente la morte alla vita propria, che avviene in lui, così come
il suo riposo sul petto di Gesù sembra dire che egli non vive più in se stesso, che vive in Gesù
Cristo risorto; e che per questa divina consumazione entrò in Lui per occupare il suo posto
presso la Beata Vergine.

223

RIFLESSIONI PRATICHE

La gioia di Maria sulla terra, l'unica fonte di consolazione che poteva avere in mezzo a tanti
peccatori in mezzo ai quali viveva, era la presenza di Gesù, la cui sola intimità era per Lei un
paradiso.

Perché continuasse questa gioia, anche dopo l'Ascensione, Gesù Cristo ha messo San Giovanni
al suo posto.

La divina bontà vorrebbe, inoltre, che questa santa Madre avesse incessantemente davanti ai
suoi occhi lo spettacolo di Gesù Cristo suo Figlio, che continua a vivere nei veri cristiani.

Per questo, istituendo l'Eucaristia, Gesù Cristo ha inteso estendere a tutti i fedeli la grazia che
ha concesso a san Giovanni, se non comunicandola loro con la stessa pienezza, almeno
animandoli come lui, delle sue disposizioni religiose verso il Padre, del suo tenero affetto verso
la Madre, e della sua carità pura verso il prossimo.

Questo è ciò che deve produrre nei loro cuori il sacramento della divina Eucaristia, che è il loro
vero cibo: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dice Gesù Cristo, rimane in me e Io
resto in lui.

Come mio Padre, che è vivo per Se stesso, mi ha mandato, e come Io vivo dal Padre mio, della
sua stessa vita che mi comunica, così chi mi mangia vivrà di Me, della mia vita che Io gli
comunicherò.

224

Questa vita che così ci comunica con questo sacramento, è la stessa che ha versato nell'anima
di san Giovanni nell'ultima cena.

Con l'Incarnazione, il Figlio di Dio aveva preso una vita pura e innocente, ma simile alla nostra
vita, proveniente da Adamo, che perciò lo rese soggetto a miserie, dolori e, a tutto ciò che era
compatibile con la dignità della sua amabile persona.

Questa prima vita l'ha offerta a Dio suo Padre sulla croce, per liberarci dalla morte eterna.
Egli l'ha sacrificata e l'ha lasciata per non riprenderla mai più, e, in ricompensa Egli ha ricevuto
come uomo, nella sua risurrezione, una vita nuova, una vita gloriosa che è proprio ciò che Egli
ci comunica attraverso la Santa Eucaristia.

Questo non vuol dire che l'Eucaristia debba esentarci dalla morte corporale, alla quale tutti
siamo stati condannati in Adamo; invece di rafforzare la nostra fede, la distruggerebbe, se
producesse tali effetti nel nostro corpo; ma ci preserva dalla morte spirituale, cioè dal peccato,
se noi vogliamo custodire questa vita divina; e, inoltre, diventa per noi pegno sicuro della
gloria di cui saranno rivestiti i nostri corpi, nel giorno della risurrezione.

Anche Nostro Signore, parlando degli effetti dell'Eucaristia nel Vangelo, ripete fino a quattro
volte che chi mangia la sua carne, lo risusciterà nell'ultimo giorno.

225

Un cristiano che, che vive secondo la santità della sua vocazione, rappresenta Gesù Cristo
vivente sulla terra, e tanto più gioisce il cuore di Maria, nella misura che egli ripercorre più
perfettamente davanti ai suoi occhi la vita del suo Figlio divino.

Quale soddisfazione non procurereste, a questa santa Madre, se conformaste i vostri


sentimenti su quelli di Gesù Cristo risorto?

Dopo essere uscito dal sepolcro, desiderava incessantemente il momento in cui poter tornare
dal Padre; era perfettamente libero da questo mondo grossolano, costantemente occupato di
realizzare, mediante l'istituzione della sua Chiesa sulla terra, la gloria di Dio e la salvezza degli
uomini.

Questa fu proprio la vita di san Giovanni; e tale dovrebbe essere anche in proporzione la vita
dei cristiani, se la santa Eucaristia ha prodotto in loro gli effetti che Maria si proponeva nel
chiedere per noi al suo divino Figlio questo cibo celeste, e che Gesù Cristo si riprometteva
nell’istituirla.

Non c’è un motivo di gioia più grande sulla terra per Maria che vedere le anime ripercorrere la
vita del suo divino Figlio; si compiace di queste anime, per la loro partecipazione allo spirito di
Gesù.

Ella li custodisce, li protegge, li benedice, li ama con lo stesso amore con cui ama Gesù Cristo;
poiché in queste anime è Gesù che Ella ama, e se ama qualcos'altro lì, è unicamente a causa di
Gesù Cristo.

Per questa vita, che è più del cielo che della terra, desidererete le cose del cielo, la vostra
conversazione sarà in cielo; vivrete senza attaccamento al mondo, usando le cose quaggiù
come se non le usaste, come usate dell'aria e della luce, senza affezionarvi ad esse col cuore.

226

Ripercorrerete la vita di San Giovanni sotto gli occhi di Maria; farete rivivere in voi questo
amato discepolo, e contribuirete a giustificare nella vostra persona queste parole del Salvatore,
che tutti i giusti dovranno verificare successivamente nel corso dei secoli: Voglio che rimanga
così finché non verrò nella mia gloria.

227

__________________________________-

CAPITOLO 12°
MARIA AL CALVARIO

Benché Maria avesse acconsentito all'immolazione di Gesù Cristo, offrendolo esteriormente a


Dio nel tempio nel giorno della Purificazione, era necessario che fosse presente alla sua
sanguinosa immolazione, sia per testimoniare nuovamente il suo consenso, sia per realizzare i
disegni di Dio, indicati dalla profezia fattale dal santo vecchio Simeone.

Ma questa volta non è più al Tempio che Ella doveva andare, ma fuori da questo luogo e anche
fuori dalla città santa.

Gerusalemme, la sede della vera religione, rappresentava e ricordava agli uomini il paradiso
terrestre e il cielo, dai quali essi si trovavano esclusi a causa del peccato; e come Adamo era
morto fuori dal paradiso, poiché nulla di contaminato ha ingresso in cielo, Gesù Cristo, che
portava su di Sé i crimini di Adamo e di tutto il mondo, doveva essere sacrificato fuori dalle
mura di questa città.

Per questo, mentre gli Apostoli si disperdono, Maria, irremovibile nella fede di Gesù Cristo e
nella stima della sua grandezza, lo accompagna al Calvario con san Giovanni.

Lei sta presso la sua croce, e là Gesù, che al tempo della sua vita sembrava non riconoscere né
padre né madre, come quando gli era stato detto: Tua madre e i tuoi genitori ti cercano (Mt
12,46; Mc 3,32; Lc 8,20) alla sua morte riconosce pubblicamente sua Madre in Maria.

229

Dall'alto della sua croce, vedendola vicina a Sé con il discepolo che Egli amava, le disse queste
parole: Donna, ecco tuo Figlio; e a san Giovanni: Ecco tua madre.

Con queste parole, ecco tuo Figlio, Egli sembra dire a Maria: "Ecco una persona che è pura,
vergine e santa, e che durante il resto della tua vita mortale ti rappresenterà ciò che Io sono in
verità, e anche quello che sarò dopo la mia risurrezione, nella mia vita immortale.

Per questo, il giorno prima della mia morte, ho voluto che riposasse sul mio petto.

L’ho fatto erede della mia vita risorta, che a lui ho comunicato in anticipo, nonché della mia
intima dedizione a Dio; perciò ti parlerà continuamente delle mie verità, delle mie luci e del
mio amore; e, rappresentando davanti a te il mio aspetto esteriore, compenserà gli accidenti
del pane nell'Eucaristia che ti priveranno della mia bellezza esteriore.»

Siccome le parole di Gesù Cristo producono ciò che esprimono, con queste: Ecco tuo Figlio, la
Santissima Vergine ha ricevuto per san Giovanni un cuore di madre; e con queste altre: Ecco
tua Madre, san Giovanni ricevette per Maria un cuore di bambino, come osservano i dottori
(30).

Così, dopo essere stato sul Calvario come l'angelo che consola Nostro Signore nell'Orto degli
Ulivi, San Giovanni diventa l'angelo visibile della Beata Vergine, di cui deve essere custode e
protettore, dopo la perdita del Figlio. Inoltre queste stesse parole: ecco tuo figlio, contenevano
per noi un grande mistero, che dobbiamo spiegare.

Dio, volendo riformare il mondo e creare una nuova generazione, aveva dato all'umanità un
nuovo Adamo nella persona di Gesù Cristo.

Ora, per essere sposo, Nostro Signore non poteva essere solo. Doveva avere una compagna,
un aiuto; e… come Adamo, nel paradiso terrestre, aveva ricevuto Eva per moglie, il Figlio di
Dio doveva ricevere sul Calvario la Chiesa come sua sposa.
Tuttavia, al tempo della passione del Salvatore, la Chiesa non aveva ancora raggiunto l'età del
matrimonio.

Ella doveva essere prima figlia e divenire in seguito sposa di Gesù Cristo, poiché Eva, figura
espressa della Chiesa, era stata figlia di Adamo, dal quale era stata presa, e sua sposa
insieme.

231

Così Gesù Cristo doveva per primo dare la vita alla sua Chiesa, e dopo averla formata perfetta,
come era stata Eva, farla subito sua sposa, al fine di donare per mezzo di lei dei figli a Dio.

II

È nella persona della Santissima Vergine che il Figlio di Dio riceve la Chiesa come Sposa,
perché Maria ne era il membro più augusto, e possedeva in eminenza tutte le grazie e tutte le
perfezioni, come è stato detto.

Anche sul Calvario, come a Cana, Maria appare solo come Sposa: Donna, ecco tuo figlio; così
come Gesù sembra perdere anche la qualità di figlio, che dona a san Giovanni, per prendere
solo quella di Sposo.

Perciò non la chiama madre, ma donna, perché si rivolge alla Chiesa stessa nella persona di
Maria, così come, nella persona di san Giovanni, si rivolge a tutti i cristiani.

Bisogna sapere, infatti, che san Giovanni, oltre ad essere nei confronti di Maria il sostituto di
Gesù Cristo risorto, per i magnifici doni ricevuti nell'Ultima Cena, rappresentava anche tutti i
figli che Gesù Cristo doveva generare con Lei sulla croce, in quanto conteneva in sintesi tutte
le prerogative della Chiesa, nella sua qualità di profeta, apostolo, evangelista, martire,
confessore, vergine.

232

Maria è dunque sul Calvario con Gesù Cristo come Eva nel paradiso terrestre con Adamo, per
essere la madre dei credenti.

Ma come è diversa la sua condizione rispetto a quella di Eva! Eva era in un luogo di delizia e
voluttà: il paradiso terrestre, la dimora e la culla dell'innocenza, in esso era nell'estasi e
nell'abbondanza della gioia; mentre la nuova Eva è posta con il nuovo Adamo, riparatore dei
peccatori sul Calvario, che Dio Padre vuole come luogo delle loro nozze.

Li pone nel luogo dei tormenti, nella dimora dei criminali, in un luogo di sangue, dolore e
abbandono, e quindi per soffrire ed essere inghiottiti dall'amarezza.

È infatti con la sua penitenza, con il suo sangue, con la sua morte che Gesù Cristo deve
generare figli a Dio; e poiché desidera che la sua Santa Madre partecipi a questo mistero,
vuole ci sia tra loro, una perfetta unione di sentimenti e di disposizioni, poiché ogni
partecipazione è il dolore che Maria riceve da suo Figlio, che le è dato sul Calvario, come
l'uomo dei dolori.

Per comprendere il dolore di Maria, dobbiamo considerare l'eccesso di dolore di Gesù Cristo.

I dolori più atroci del Salvatore nascevano, non dalle sofferenze corporali che sopportava sulla
croce; ma dalla vista chiara e distinta della moltitudine e diversità dei crimini di cui era
responsabile, e che Egli doveva espiare con la sua penitenza.

233
Ahimè! Chi potrebbe concepire fino a che punto si estende questo dolore! Gesù Cristo era in
preda dei dolori più sensibili che affliggono il cuore, e delle angosce mortali interiori che
travolgono lo spirito.

“Lo abbiamo visto, dice Isaia, come uno che aveva ricevuto i colpi su di lui, che portava i segni
della vendetta divina; e non c'era nulla nel suo corpo dalla pianta dei piedi alla sua testa che
fosse esente da dolore.

Eppure, per quanto grandi fossero i suoi tormenti, erano piccoli in confronto all'afflizione che la
vista del Padre suo irritato contro di Lui causava alla sua anima.

Gesù Cristo, prendendo il posto dei peccatori, ed esponendosi in questa veste al Padre, per
ricevere da Lui ciò che ciascuno di noi meritava, si vedeva come il soggetto sul quale Dio Padre
sfogava tutta la sua ira.

Ci può essere un tormento peggiore di questo? Sapere che un padre è arrabbiato con noi, che
non può più sopportarci, che non può più soffrirci, soprattutto quando siamo stati oggetto del
suo amore per molto tempo, e che abbiamo ricevuto da lui le più continue e toccanti
testimonianze di affetto!

Questo tormento fu estremo per Gesù, il cui amore per suo Padre non conosceva limiti.

Eppure, vedendolo giustamente irritato contro di lui, si abbandona nelle sue mani per
sopportare tutti gli effetti della sua ira e della sua vendetta, e cerca, nella tenerezza di sua
Madre, ciò che non incontra più in quella del suo Eterno Padre.

Ahimè! Maria, che sola sembrava in grado di consolarlo, Gli provoca una seconda morte alla
vista delle pene che Ella prova per i tormenti del Figlio suo.

234

Si dice comunemente che Gesù Cristo soffrì grandissime pene per la presenza di sua Madre al
Calvario.

Credo che dentro di Sé sopportava i propri tormenti con gioia incredibile, vedendo che si
sarebbero tramutati in riposo, in delizie e in gloria; ma come soffriva crudelmente per la vista
di sua Madre, per le ripercussioni su di lei e il contraccolpo delle sue pene!

Questi dolori di Maria, caricata dei nostri peccati, trafitta dalla contrizione che provava per i
nostri delitti e per la vista del Figlio suo in preda agli orrori della morte, erano dunque tante
spade che, uscendo dal suo cuore, andavano a trafiggere quello di Gesù.

La spada del dolore che penetrò nel cuore della Madre provocò, infatti, mille ferite su quello del
Figlio suo, e le ferite che il suo amore per Lei gli faceva sentire nel profondo della sua anima
erano ben diverse da quelle a Lui causate dell'odio e dalla crudeltà dei carnefici.

Questo contraccolpo delle pene di Maria lo fece soffrire più di tutte le altre pene che soffrì nella
sua passione, perché è l'amore più grande che provoca le ferite più profonde e i dolori più
veementi.

Così Nostro Signore, che nella sua passione ha voluto patire tutte le pene possibili, ha
sopportato anche, proprio in questa occasione, le pene di questa amata Madre, che furono per
Lui le più sensibili e le più violente del mondo.

235

III
Sul Calvario, Maria vive una situazione molto diversa da quella vissuta a Betlemme: là, come
Madre di Colui che è l'innocenza stessa, Madre del Santo dei Santi, ha partecipato alla gloria
che è stata resa a suo figlio; ha partecipato alle adorazioni degli uomini e alle acclamazioni
degli angeli.

Come Madre del Giusto per essenza, non ha sentito nessuno degli effetti del giudizio contro le
madri dei peccatori.

Ma sul Calvario, dove Ella è resa madre dei peccatori, madre dei delinquenti, partorisce nel
dolore e nell'angoscia, e san Giovanni è il primo frutto di questa maternità, il primogenito
dell'adozione, figura e simbolo di tutti i figli della Chiesa.

Nella sua qualità di nuova Eva, mentre il sacrificio universale viene offerto sulla croce nella
persona di Gesù Cristo, la Santissima Vergine, offrendo dal canto suo, questa divina vittima
per gli uomini, si sente anche carica dei loro peccati e obbligata a soddisfare per i loro crimini.

Può ben dire, imitando il linguaggio di Noemi: “Non guardarmi più ora come il giorno in cui ho
partorito mio Figlio a Betlemme, paradiso della gioia; generando l'autore di ogni santità, fui poi
la madre dei santi; ma ora che sono madre dei peccatori, guardami al contrario come coperta
di confusione, come affogata in un oceano di amarezza e di dolore.»

236

Da parte sua, Gesù, dall'alto della croce, rivolgendole queste parole: Donna, ecco tuo figlio,
sembra dirle:

«Io non sono qui come a Betlemme, dove la mia nascita ti ha dato tanta gioia e consolazione:
allora, lasciando il seno del Padre per unirmi alla tua anima, portavo con me i suoi profumi, le
sue delizie e la sua dolcezza. Ecco che tu partorisci la Chiesa e che io divento per te Sposo di
sangue (Es 4,25), sei gravata di confusione e vergogna, e senti il peso dei delitti dei tuoi figli.»

Sul Calvario, come pegno prezioso dell'amore del suo divino Figlio, Maria riceve la spada del
dolore, che la fa morire con Lui: il dolore che trafigge Gesù trafigge anche il cuore della sua
santa Madre.

Questo è anche ciò che riceve la Chiesa, sposa di Gesù Cristo sulla croce.

Siccome i sentimenti devono essere in comune tra i coniugi, Egli non le dà quaggiù altra parte
che partecipazione alle sue sofferenze.

Per questo Egli disse al primogenito della Vergine Santissima, a san Giovanni, figura della
Chiesa: Potete bere il calice che berrò? Voi lo berrete il mio calice e sarete battezzati con il
battesimo con cui Io stesso devo essere battezzato (Mt 20,22; Mc.10,38); cioè il calice delle
mie sofferenze e il battesimo della mia morte e della mia sepoltura.

Questa è tutta la dote che dà quaggiù alla sua Sposa, per farla poi partecipe della sua gloria in
cielo; il che fa dire a san Pietro, rivolgendosi alla Chiesa: Gioite nel condividere le sofferenze di
Gesù Cristo, affinché possiate traboccare di gioia nel giorno della rivelazione della sua gloria
(1Pt 4,13).

237

Ma…non bastava che, sul Calvario, Maria diventasse la madre di tutti i colpevoli, nella sua
qualità di nuova Eva. doveva anche contribuire a riconciliarci con Dio Padre, stornando da noi i
castighi che meritavamo, e attirandoci le sue benedizioni e la sua compiacenza

Abbiamo detto che le azioni del Salvatore erano piene di misteri, e rappresentavano cose
sublimi: tale fu, in particolare, l'azione di Gesù, nel dare san Giovanni, per figlio, a Maria.
Questo discepolo, immagine di tutti i cristiani, aveva già occupato il posto di Gesù Cristo, che
lo aveva riempito durante la Cena dei propri sentimenti interiori e della sua vita divina.

Nel momento, quindi, che Maria ha sentito pronunciare queste parole: Ecco tuo Figlio,
considerandoci tutti sostituti di Gesù Cristo nella persona di San Giovanni, ci ha offerti tutti
all'eterno Padre; e, da parte sua, Dio Padre, che ci considera suoi figli adottivi, nella persona di
questo discepolo, ci ha inondato delle sue benedizioni, consumando sul proprio Figlio l'anatema
e la maledizione che tutti meritavamo per i nostri delitti.

Sul Calvario, in effetti, non trattò più Gesù come il suo Figlio prediletto.

Considerandolo un criminale per causa nostra, gli tolse l'uso sensibile di tutti i doni che
possedeva, e di tutti quegli augusti privilegi che non doveva portare su un patibolo.

238

Non si conduce a morte un figlio di Francia nelle sue livree; prima di allora, viene spogliato del
suo appannaggio e di tutti i segni della regalità.

Prima di torturare i sacerdoti, li degradano, li spogliano esteriormente delle insegne di così


alta dignità, per timore di profanarne la santità in mezzo a cose così criminali.

Così, l'eterno Padre sembra aver umiliato il nostro Salvatore, avendogli tolto i segni augusti di
Figlio di Dio, sebbene non potesse essergli tolta la base della sua dignità, come il carattere a
un sacerdote; cioè, mentre Gesù Cristo riceve su di Sé i castighi che ci erano dovuti, l'eterno
Padre gli toglie i beni e i doni così magnifici di cui aveva riempito la parte inferiore della sua
anima, e che non dovevano appartenere ai peccatori a cui Gesù Cristo era stato sostituito.

Se Nostro Signore si punisce in tutta l’intensità del suo zelo, prendendo il posto di Adamo e
della sua posterità, che ha pervertito tutta la sua via; se si fa, al nostro posto, oggetto di
maledizione da parte del Padre suo, è per rivestirci della sua innocenza, come altri Giacobbe, e
per attirare su di noi la benedizione che gli era dovuta come Figlio di Dio.

Per questo dunque, nell'ora della sua agonia, dona come figlio alla sua santa Madre questo
stesso discepolo trasformato in Lui; e sostituendoci tutti al suo posto nella persona di san
Giovanni, dice a Maria: Donna, ecco tuo Figlio. Non la chiama più sua Madre, avendo trasferito
in san Giovanni la sua qualità di Figlio, come se gli ripugnasse, dato lo stato così deplorevole,
così infelice, così pieno di ignominia in cui si trovava, chiamarlo Madre di un uomo appeso.

239

IV

Allora fu realizzata la figura della sostituzione di Giacobbe con Esau, suo fratello maggiore,
opera di Rebecca, loro madre. Isacco era il simbolo di Dio Padre, e Rebecca, nata in mezzo alle
genti, rappresentava la Vergine Santissima, figlia del peccatore Adamo, anche se non inclusa
nella maledizione, e che doveva essere Madre di Gesù Cristo e della Chiesa insieme, significati
da Esau e Giacobbe.

Al Calvario, Maria realizza questa figura a nostro favore, sostituendoci nella persona di San
Giovanni al suo Figlio primogenito; e rivestendoci in questo momento dei meriti di Gesù Cristo,
Ella ci presenta a Dio Padre, proprio come Rebecca coprì Giacobbe con le preziose vesti di
Esau.

È espressamente indicato nella Scrittura che Rebecca aveva in custodia le vesti di Esau: è
perché i meriti di Gesù Cristo, nostro primogenito, sono affidati alla Vergine santissima, Madre
sua e nostra, che Lei è depositaria delle sue ricchezze e tesori; e che, per la cessione che Gesù
Cristo le ha fatto di tutti i suoi diritti sui suoi infiniti meriti, ne diventa padrona e ne dispone a
nostro favore.

240

Allora Dio Padre, al quale Maria ci presenta così rivestiti di Gesù Cristo, prendendoci per suo
Figlio, oggetto della sua compiacenza, ci benedice nella persona di san Giovanni, che diventa
oggetto della benedizione di tutto il mondo. È Isacco che, benedicendo Giacobbe suo figlio più
giovane, benedice in lui le dodici tribù, cioè tutta la Chiesa, e che non ha più una benedizione
per il suo figlio maggiore.

O piuttosto, Dio Padre, vedendolo caricato dei nostri peccati, ed essendo suo giudice, non lo
considera più figlio, come il figlio unico e prediletto, lo tratta come estraneo, come delinquente,
che solo ha commesso i peccati più abominevoli del mondo, e fa ricadere su di Lui tutti gli
insulti, tutte le maledizioni, tutti i rifiuti, tutto il disprezzo, tutti i maltrattamenti che i peccatori
tutti insieme meritavano.

Dio Padre sembra non conoscere più Gesù Cristo, suo primogenito; lo tratta con lo stesso
rigore che avrebbe avuto per noi, accumulando su di Lui castighi, gravandolo di torture e
punendo in Lui il nostro peccato con tutto il rigore della sua vendetta e della sua ira.

In questa situazione estrema, Gesù Cristo, vedendo così accese su di Lui l'ira e il furore di Dio,
usa quel che resta della sua voce per dirgli: Mio Dio! mio Dio! perché mi hai abbandonato?
Questo è ciò che lo porta al vertice del dolore, lo affoga nelle lacrime e lo fa gridare al Padre
suo con forti grida.

È dunque l'amore di Maria per gli uomini che la conduce al Calvario. Inoltre quale costanza non
appare!

Per esprimere la forza del suo cuore e la fermezza della sua anima nella tribolazione della
croce, la Sacra Scrittura ci segnala che era in piedi: La Madre di Gesù era in piedi accanto alla
croce.

241

Agar, vedendo il figlio in una situazione disperata, lo abbandona; dice che non ha il coraggio di
vederlo spirare, e ha bisogno di un angelo che la riconduca a lui, mentre Maria, vedendo suo
Figlio sulla croce, soffrire internamente ed esternamente, vedendo scagliati contro di Lui l'ira di
Dio e il suo furore, e ciò era per Lei come un colpo di spada che le trafiggeva il cuore da parte
a parte, lo assiste con coraggio e lo sacrifica per la salvezza del mondo. La forza della virtù
divina in Maria è proporzionata a quella di Gesù Cristo.

Essa mostra in Lei più forza di Dio di quanto non sia mai apparsa in tutte le creature. Sopporta
le tentazioni, i dolori, le tribolazioni e i languori che la travolgono da ogni parte senza mostrare
alcun tipo di cedimento o quelle comuni debolezze che fanno crollare il corpo.

Generosa, forte e vigorosa, nonostante il cumulo dei dolori del Figlio, lo offre per noi a Dio in
sacrificio, come una madre piena di compassione e di amore per i suoi figli.

Mentre tutti gli Apostoli l'hanno abbandonata, eccetto san Giovanni, Ella che non ha mai
mancato di fede nel confessare il santo nome del suo Figlio e nel riconoscerlo pubblicamente
Messia, appare qui come la regina dei confessori e la regina dei martiri;

ed è a ragione che la Chiesa le applica in questa circostanza le parole del Siracide cap. XXIV,
17: Come un cipresso fui innalzato sul monte Sion.

242
Il cipresso è l'immagine della morte, perché una volta tagliato non ricresce; e per questo era
anticamente usato nei funerali, e lo si legava alla casa dei morti.

Sul Calvario, questa Madre Addolorata, ritta, stava lì come un cipresso attaccato alla casa,
cioè all'umanità del suo divino Figlio, e vi serviva di ornamento per celebrare il suo funerale.

È così che, con la sua carità, Maria, nella sua qualità di nuova Eva, contribuisce alla nascita
della Chiesa che Gesù Cristo genera sulla croce.

Il fine che Egli si era proposto nella sua Incarnazione era di riunire tutti i popoli della terra che
adoravano ognuno qualche falsa divinità, e di fare un solo cuore, del proprio e di tutti gli altri
cuori, per lodare e glorificare il Padre suo nell'unità dello stesso spirito che è il Suo.

Perciò la Chiesa è solo la diffusione della religione del cuore di Gesù Cristo; è il suo
supplemento, la spiegazione e l'esposizione dei sentimenti contenuti nel suo cuore,
l'espressione dei doveri che rende a Dio suo Padre.

Così sulla croce era Lei, doveva essere compresa e riposare nel suo cuore, come Eva nel
costato di Adamo prima che ne fosse tratta. Questa unità di spirito con Lei è stata l'oggetto
della sua opera sulla croce, ed è ciò che gli fa versare l'ultima goccia di sangue che gli resta.

Quel caro, preziosissimo sangue nel suo corpo, che aveva sostenuto la sua vita fino alla sua
morte; questo sangue, che alcuni dicono avesse mantenuto fin dalla sua Incarnazione, lo
stesso che trasse dal seno di Maria, lo versò sulla croce come la cosa più cara che gli era
rimasta per meritare di riportare a Dio, in una sola fede e in un solo amore, tutte le nazioni
della terra.

243

L'acqua e il sangue che uscivano dal suo costato significavano, infatti, che avrebbe diffuso la
religione del suo cuore attraverso i sacramenti specialmente attraverso il Battesimo e
l'Eucaristia, che sono l'inizio e il compimento della religione di Gesù Cristo; colui che è
battezzato comincia a vivere la vita di Gesù, e colui che comunica con il suo corpo e con il suo
sangue è nel compimento di questa vita.

Siccome dunque questi due sacramenti servono a Gesù Cristo per generare e nutrire la sua
Chiesa, e siccome erano rappresentati dall'acqua e dal sangue, sgorgati dal suo fianco, i Padri
dicono che ha generato la Chiesa stessa sulla croce attraverso questa apertura; è quanto era
stato espresso in anticipo nella persona di Adamo rapito in estasi, quando Dio trasse, dal suo
fianco, una parte di lui per formare per lui un aiuto simile a lui, Eva figura della Chiesa.

APPLICAZIONI PRATICHE

Quale gratitudine dovete a Maria per l'amore che vi ha mostrato sopportando tanto tormento,
per dare la vita alle vostre anime!

È vero che Gesù Cristo, padre del secolo futuro, è Lui solo la fonte della nostra vita; ma non
credete di poter, per questo, esimervi dal dare anche a Maria testimonianze di sincera
gratitudine per il beneficio della vostra rigenerazione.

244

Per volontà di Dio, è stata associata a Gesù Cristo, il nuovo Adamo, perché contribuisse da
parte sua alla vostra nascita spirituale, offrendolo Lei stessa e offrendo anche Se stessa con Lui
come vittima per la vostra salvezza.
Nell'ordine naturale, siete debitori della vostra nascita a vostra madre come a vostro padre;
così è anche per la vostra rigenerazione.

Per questo il Saggio, dopo aver detto: Onora tuo padre, aggiunge subito, parlando
misteriosamente di Maria: E non dimenticare i gemiti di tua madre; ricorda che senza di loro
non saresti nato.

Vostra madre, secondo la carne, ha indubbiamente acquisito diritti alla vostra riconoscenza per
le pene che ha sopportato per voi; ma questi dolori, per quanto violenti potessero essere;
erano solo una figura e una lieve ombra di quelle che Maria soffrì, per amor vostro, ai piedi
della croce.

Per meritare il perdono dei vostri peccati, era necessario che Gesù Cristo li conoscesse, li
confessasse e li odiasse interiormente davanti al Padre suo, e infine si abbandonasse al rigore
della sua giustizia, per ricevere su di Lui i castighi che sarebbero dovuto ricadere su di voi; ed
è ciò che ha fatto anche Maria da parte sua nell'opera della vostra riconciliazione.

Da quale dolore non fu accasciata al pensiero delle tante colpe che suo Figlio doveva espiare!

Per capirla bisognerebbe sondare la profondità della sua carità, quella della sua incomparabile
santità, la conoscenza che aveva della grandezza di Dio che il peccato oltraggia, e della
bassezza della creatura che osa ribellarsi a questa adorabile Maestà.

245

Se si sono viste delle sante anime versare torrenti di lacrime, infliggere ai loro corpi terribili
penitenze per colpe leggerissime, per la intensità del loro amore a Dio, che idea possiamo farci
della compunzione e del dolore di Maria, elevata alla santità più eminente che può esserci dopo
quella di Dio!

Per darci un'idea del dolore di Maria, lo Spirito Santo, attraverso la voce del santo vecchio
Simeone, lo ha paragonato a quello che avrebbe potuto produrre un colpo di spada, che
avrebbe trafitto da parte a parte il cuore di questa Madre divina.

Ma questo paragone, tratto da cose sensibili, serve più per aiutare la vostra immaginazione
che per darvi l'esatta misura dei tormenti che ha subito: non li conoscerete mai.

La Chiesa, quasi a spiegare e commentare le parole del santo vecchio Simeone, rappresenta
Maria con il cuore trafitto da sette spade. Attraverso questo numero sette, che è misterioso,
vuol dire che questa Madre divina ha sofferto per espiare tutti i peccati senza eccezione, che
ordinariamente si riferiscono ai sette, chiamati capitali, perché sono la fonte di tutti gli altri; e
questo è ciò che le fa applicare giustamente queste parole: O voi che passate per la via, venite
a considerare se c'è un dolore paragonabile al mio; e ancora queste altre parole: il vostro
dolore è vasto come il mare.

246

Sapete qual è stato il pensiero che ha sostenuto Maria in mezzo a queste angosce inesprimibili,
e che le ha permesso di sopportare tutto per vostro amore con tanta costanza e generosità? Il
pensiero che un giorno voi l’avreste ricompensata appropriandovi della sua penitenza, cioè
ricevendo nei vostri cuori questi sentimenti di umiliazione, di compunzione e di abbandono alla
giustizia divina che Ella allora offriva per voi.

Ah! Se avete avuto la felicità di umiliarvi davanti a Dio e di essere toccati dal vero spirito della
penitenza, è a Maria, avvocata dei peccatori, che lo dovete.

È lei che, attraverso il suo grande desiderio per la vostra salvezza, ha comunicato alla vostra
anima i sentimenti che aveva concepito nel suo cuore per aiutarvi a piangere, odiare e espiare
tutti i vostri peccati.
La sua penitenza, così gradita a Dio e così potente sul suo cuore, è, infatti, un immenso tesoro
che Lei è lieta di mettere a nostra disposizione per soddisfare i nostri bisogni.

Inoltre, non avete mai ricevuto il sacramento della Penitenza, senza che, nello stesso tempo,
la Chiesa non vi applicasse, non solo i meriti della passione di Nostro Signore, ma anche quelli
che la Santissima Vergine ha acquisito per voi.

Aprite dunque il vostro cuore a Maria e pregatela di riempirlo di queste sante disposizioni di
umiliazione, di compunzione e di abbandono di tutto voi stessi alla giustizia divina.

247

Entrate in questi sentimenti ogni volta che, recitando: io confesso a Dio, arrivate a queste
parole: Beata Maria sempre vergine; ma soprattutto quando vi avvicinate al Santo Tribunale o
ricevete l'assoluzione.

Ricordatevi in questo momento che, se Gesù Cristo è la sorgente di ogni vera penitenza, Maria
è il canale che porta a noi le sue acque.

Ricorrete dunque a Lei, come fonte inesauribile e vivificante, cioè unitevi intimamente a Maria,
desiderosi di lasciarvi penetrare dai suoi sentimenti interiori, di attirare in voi il suo spirito
penitente, ed essere completamente trasformati in Lei stessa.

Con ciò consolerete il cuore di questa tenera Madre, farete gioire quello di Dio e sentirete
aumentare nel vostro la fiducia e l'amore, sempre inseparabili da un'anima che ha la felicità di
stare in pace con Dio e con se stessa.

Considerate l'amore che Maria vi ha testimoniato sul Calvario, sostituendo Gesù al vostro posto
per esporlo a tutti i colpi della giustizia del Padre suo che sarebbero dovuti cadere solo su di
voi.

Avete mai visto una madre sacrificare il proprio figlio per amore di un figlio estraneo? Maria
sola è giunta a questo eccesso.

Benché allora voi eravate estranei per Lei e per di più figli del diavolo, e quindi nemici di Dio e
della stessa Maria, non ha esitato a consegnare alla giustizia divina il suo Figlio unigenito,
oggetto della sua compiacenza, per acquistarvi a questo prezzo come suoi figlio adottivi.

248

Pensavate che potesse avere una tale predilezione per voi? Ci sarà mai qualcosa di simile? In
verità, il suo amore per voi può essere paragonato solo a quello dell'eterno Padre; ma questo
paragone è corretto, poiché se Gesù è Figlio di Dio Padre, è anche Figlio di Maria, sua vera
Madre secondo la carne.

Bisogna dunque dire di Lei, come dell'eterno Padre, che vi ha amato fino a dare per voi il suo
Figlio unigenito; che non ha risparmiato il proprio Figlio e lo ha consegnato per voi alla morte.

Sacrificandolo così, vi ha mostrato che vi amava mille volte più di se stessa. Non è certo che
Maria, per l'incomprensibile amore che Ella portava a Gesù, si sarebbe compiaciuta di dare la
propria vita migliaia e milioni di volte per Lui, se avesse potuto?

Se dunque ha consegnato questo stesso Figlio alla giustizia divina per procurarvi la salvezza,
un tale eccesso di amore vi dice a gran voce che per voi si sarebbe consegnata mille volte Ella
stessa alla morte; può esserci qualcosa di più incomprensibile?

Giudicate da questo la stima che ha per voi, e se è gelosa di possedere tutto il vostro cuore.

Cosa potete rifiutarle dopo un tale sacrificio? Non è vero che il minimo riserbo non potrebbe
non ferire e affliggere la generosità, la grandezza e la delicatezza del suo amore?
249

Quindi decidetevi a non rifiutarle tutto ciò che sapete che vi chiede, nello stato in cui vi ha
messo, e di desiderare sempre di fare tutte le vostre azioni per amore verso Lei.

In questo modo avrete la certezza di agire solo per il puro amore di Gesù, al quale Ella sarebbe
felice di donare e consacrare tutti i cuori.

Questo è l'unico modo in cui potete compensarla per il sacrificio che ha fatto sul Calvario; era
l'unica speranza che poteva sostenerla in piedi ai piedi della Croce, ed è l'unico ritorno che si
aspetta dal vostro cuore se è grato e sensibile.

250

________________________

CAPITOLO 13°.

MISTERO DELLA RESURREZIONE DI NOSTRO SIGNORE

Il Figlio di Dio, facendosi uomo, non aveva preso un corpo glorioso, come conveniva
all'Unigenito Figlio del Padre, ma un corpo passibile, nel quale poteva patire la morte per i
peccatori.

Aveva dunque perso molto della sua condizione di Figlio di Dio; e similmente la Vergine
Santissima, sua Madre, aveva perso molto della condizione di Madre del Figlio di Dio,
partorendolo nell'infermità della nostra carne… perché, anche se Gesù Cristo doveva nascere
da una Vergine discendente da Adamo per avere una carne somigliante a quella del peccato,
Maria, dandogli questa nascita, era veramente divenuta Madre dell'eterno Figlio del Padre.

Ciò che nascerà da te, le aveva detto l'Angelo, sarà il Figlio di Dio, di conseguenza Dio stesso,
uguale al Padre in ogni cosa.

Ella aveva dunque partecipato all'umiliazione di suo Figlio generandolo in una carne passibile e
mortale.

Inoltre Maria, concepita nella giustizia originaria, non avrebbe dovuto, non più dell'innocente
Eva, generare un uomo mortale.

252

Per questo motivo Dio Padre, che non sopportava affatto che il suo Figlio prediletto perdesse
qualcosa per il suo amore, decise di restituirgli la sua gloria con usura nel giorno della sua
Resurrezione e in quello della sua Ascensione; similmente, per riparare la perdita subita dalla
Santissima Vergine, desiderò che dopo essere apparsa, in Gesù Cristo, Madre del figlio
dell'uomo, apparisse anche Madre del Dio della gloria.

Era mediante le sue sofferenze, e sopportando tutti i tormenti riservati ai peccatori, che Nostro
Signore doveva entrare in questa gloria esteriore; e Maria, dal canto suo, doveva acquistare la
maternità del Dio della gloria con le pene che provano le madri dei criminali.

Questo fu uno dei motivi del violento martirio che Ella soffrì al Calvario.
Ella non patì questo martirio nel concepimento di Gesù Cristo, che fu il principio della sua vita,
né nella sua nascita a Betlemme; né doveva patirlo nella sua nascita alla gloria, che sarebbe
stata la sua Risurrezione; ma solo nella sua morte, che è la pena del peccato, e mediante la
quale Egli doveva entrare nella sua gloria.

Gesù Cristo su un patibolo, come un povero peccatore coperto di tutti i crimini del mondo,
doveva trovare nella sua morte ignominiosa il principio della sua glorificazione, e nella sua
tomba il grembo del suo concepimento alla Resurrezione; in una parola, era da questo stato di
ignominia che doveva uscire per entrare nella sua gloria.

Per questo, nel giorno della morte di Gesù, Maria, partecipando ai sentimenti di suo Figlio sulla
croce, ricevendo questa ferita mortale che trafigge la sua anima, condividendo le sofferenze, le
ignominie e il martirio della croce di Gesù Cristo, acquisisce in anticipo e subito merita la
maternità del Dio della gloria.

253

Come dunque il sepolcro, immagine di Maria, doveva essere il luogo effettivo in cui Dio Padre
stava per generare in gloria il suo Figlio, volle che questo sepolcro fosse tutto nuovo, come
figura della Santissima Vergine, questa terra nuova e innocente che era stata il sepolcro
vivente di Gesù Cristo nel suo santo concepimento; e poiché Dio doveva glorificare suo Figlio
nel sepolcro, immagine di Maria, Isaia aveva detto, profetizzando la gloria di questa Madre
divina, che il suo sepolcro è seminato glorioso a motivo della gloria di Gesù Cristo (Is.9,10).

Nei sacrifici dell'antica legge, la vittima immolata e posta sull'altare, attendeva la sua
illuminazione, cioè quel bagliore in cui entrava, quando passava nella natura e nella luce del
fuoco che la consumava sull'altare stesso.

Così, dopo che Nostro Signore fu immolato sulla croce, fu deposto nel sepolcro; là, come l'ostia
sull'altare, Egli attese che il fuoco divino, cioè Dio Padre, scendesse nel sepolcro per far
passare la sua vittima nella sua natura di luce e di gloria.

È vero che il Verbo, avendo sposato la santa umanità mediante l'Incarnazione, le era legato
con un vincolo indissolubile, che non è stato interrotto dalla morte; e che nel sepolcro la
divinità del Verbo era nascosta nel suo sacro corpo senza cessare di essere unita alla sua
anima, sebbene l'anima fosse allora separata dal corpo.

È anche vero che Dio Figlio doveva resuscitare Se stesso mediante la sua divinità, o meglio
essere ridestato dal sepolcro dall'azione delle tre Persone divine; ma era la potenza del Padre
che doveva richiamarlo dalla morte alla vita di gloria (31); poiché se la potenza del Figlio è la
stessa di quella del Padre, essa origina ed emana dal Padre.

254

È infatti, secondo i disegni di Dio Padre, che tutte le cose nel Figlio suo e fuori di suo Figlio
siano eseguite e compiute.

Dio Padre, quindi usando la sua potenza, riunisce al corpo di Gesù Cristo la sua anima che ne
era stata separata; e, divenendo principio di vita nell'anima, dà vita, attraverso di essa, al
corpo.

L'anima è qui solo un semplice strumento, lo strumento della vita che Dio ha voluto dare a
questo corpo, cioè: una vita immortale e gloriosa, una vita divina, che può essere trovata solo
in Dio e che può operare solo Lui. Così Dio Padre stesso dice a Gesù Cristo nel giorno della sua
Resurrezione: Tu sei mio Figlio, oggi Io ti ho generato.

255
Pensando a questo mistero, mi sembra di vedere il Padre abbracciare il Figlio ancora disteso
nel sepolcro, avvolgerlo di gloria, prenderlo tra le sue braccia, portarlo nel suo seno, unendosi
e riunendo corpo e anima, stringerlo al suo seno, riscaldandolo nel seno della sua gloria.

Lo vedo consumare ciò che in Gesù Cristo rimaneva del suo stato passibile, dandogli, nelle
viscere del sepolcro, una vita di gloria al posto della vita di infermità e di corruzione che aveva
ricevuto da Davide; facendolo infine passare dallo stato di vittima per il peccato a quello di
sacrificio di lode, mediante una glorificazione della carne e dell'anima di Gesù Cristo, che è
solida, vera, reale e sostanziale.

II

Isaia, parlando della Resurrezione del Salvatore, disse: Chi racconterà la sua generazione?
Perché sulla terra gli sarà tolta la vita; vale a dire, chi parlerà di questa generazione che gli
sarà donata dopo che gli sarà stata tolta la vita terrena?

Non posso penetrare, posso solo adorare i segreti della generazione temporale di Gesù nella
gloria.

Non riesco a concepire le sue grandezze.

Adoro ciò che accade in questa tomba, di così glorioso e magnifico.

Adoro questa adorabile mutazione della vita; adoro questa trasformazione del corpo del mio
Salvatore; adoro la comunicazione che il Padre gli fa di questa vita nuova, e questa
somiglianza, questo rapporto che si trova tra Gesù e l'eterno Padre.

256

Nel resuscitarlo, Dio Padre, che è il primo principio e l'origine di ogni misericordia, di ogni
grazia, di tutti i doni, gli conferisce il diritto di comunicare al mondo la sua vita nuova, come
ricompensa per aver sacrificato la sua vita temporale per Lui; e, secondo la profezia di Isaia, lo
stabilisce, nel giorno della sua Resurrezione, Padre del secolo futuro.

Aveva comunicato al primo Adamo la fecondità naturale, al secondo dona fecondità spirituale;
vale a dire uno spirito vivificante, una vita feconda da distribuire agli altri uomini, che vorranno
vivere divinamente.

Come aveva formato il primo all'età di trent'anni, e l'aveva creato perfetto nella scienza per
governare il mondo, e con potere di generare, Egli resuscita il suo Figlio perfetto, nella stessa
età che era morto; lo resuscita pieno di splendore e di potenza, per la santificazione, per la
guida e la glorificazione della sua Chiesa.

Nel momento della sua Resurrezione, Gesù Cristo, tutto immerso della divinità, tutto
splendente della gloria e dello splendore del Padre suo, tutto pieno dei suoi stessi sentimenti e
delle sue inclinazioni, si unì alla Vergine Santissima nel suo splendore divino, e va a Lei per
l'amore stesso di Dio suo Padre per Lei, come verso l'oggetto più bello che sia mai stato dopo
Dio.

Egli dimora in Lei, e Lei in lui; e siccome, nella sua Resurrezione, è rivestito dei più magnifici
titoli d'onore, che il Padre Suo gli dà come ricompensa delle sue ignominie e della sua morte,
Gesù, innamorato delle bellezze e delle perfezioni divine che risplendono in sua Madre, e
dell’amore che Gli ha testimoniato nella sua Passione, vuole che entri anche Lei nella
partecipazione del suo trionfo e della sua gloria.

257
Così mostra a sua Madre l'immenso amore che ha per Lei. Come Padre del secolo futuro, si
lega a Lei per inclinazione e diventa con Lei, per tutto il corpo della Chiesa, principio di
generazione divina.

Così, avendo ricevuto da Dio, nella sua Resurrezione, di avere in Sé la vita per darla a tutti gli
uomini e per giustificarli dal fondo della giustizia divina che è in Lui, prende in suo aiuto la
stessa Beata Vergine, come una nuova Eva; e, nello stesso tempo, la mette in comunione con
tutto ciò che ha ricevuto dal Padre suo, per farla Madre dei viventi.

Oh grande Dio! Quali segreti inesplicabili sono racchiusi in questo mistero divino dell'unione del
Figlio di Dio con la sua santa Madre! Quale intima comunicazione, quale donazione di ciò che è
e di ciò che possiede non Le fa il giorno della sua risurrezione!

III

O meraviglia delle meraviglie! Tutto ciò che Gesù Cristo opererà, dal momento della
formazione della Chiesa fino al giorno del giudizio, lo ha operato in sua Madre, e in modo più
perfetto, più grande, più santo, più divino di quanto lo opererà nella totalità dei cristiani, in
tutto il corso dei secoli!

258

Non mi stupisco se san Giovanni comprese, meglio di chiunque altro, il mistero santo e glorioso
della Chiesa di Dio, poiché aveva sempre dinanzi a sé la Vergine Santissima, nella quale
vedeva tutta la Chiesa rimpicciolita e rinchiusa.

Vedeva questa Madre divina mille volte più bella, più splendente, più abbagliante di tutto ciò
che vide in quella donna vestita di sole, che è forma e figura della Chiesa, e che, paragonata a
Maria, ha in sé solo deboli comunicazioni dal Sole di Giustizia.

Sì, tutto ciò che appare nella Chiesa è piccolo in confronto all'eminente partecipazione che
Gesù Cristo dona di Sé alla sua santa Madre.

Egli sarà in Lei non solo sette volte più splendente del sole, come si dice dei giusti, ma sarà
settanta volte sette più abbagliante, più bello nell'anima di Maria che in tutti i giusti insieme; e
ciò, perché Ella si consegnò e si abbandonò a Lui senza riserve, senza misura, senza ritorno e
senza regola, e perché ha voluto condividere le ignominie e le pene della sua passione.

O cara e amabile principessa! Tu eri la Madre di Gesù passibile nell'Incarnazione; oggi, per la
Resurrezione, sei la Madre e la Sposa di Gesù nella gloria, e senza perdere nulla dell'alleanza
che hai con l'eterno Padre, e dei tuoi diritti di Sposa sua, recuperando un Figlio pieno di gloria,
lo ricevi come tuo Sposo e diventi così, in Dio Padre e nel Figlio suo, dispensatrice dei loro
tesori a tutte le creature.

259

RIFLESSIONI PRATICHE

1° Contemplando, con fede, la grandezza e la beatitudine di Maria nel santo giorno della
Resurrezione del suo Figlio, entrate nei sentimenti di una gioia viva, pura e soprannaturale.

Questa gioia non ha nulla che dissipi lo spirito, nulla che alteri la purezza del cuore; al
contrario, ci unisce più intimamente a Dio e accresce in noi il suo santo amore.
Perché ha la sua sorgente in Dio stesso; ha per oggetto la speranza di partecipare un giorno
alla gloria di Gesù; e infine è solo una partecipazione alla gioia stessa di Maria.

Unitevi dunque a questa Madre divina, e con Lei ringraziate Gesù Cristo per averla resa
partecipe di tutti i titoli di onore che ricevette nella sua Resurrezione e che poteva comunicarle.

Beneditelo specialmente per la partecipazione che Le ha dato al suo titolo di Padre del secolo
futuro, stabilendola come la vera madre di tutti coloro che vivranno la vita divina, che Egli
vuole donare solo attraverso di Lei, a tutte le generazioni successive.

Congratulatevi con Maria per la sua felicità, rallegratevi con Lei per il compimento di questo
grande e augusto mistero, ad imitazione della Chiesa, che, durante tutto il tempo pasquale,
non si stanca mai di congratularsi con Lei e di gioire di se stessa, anche cantando il Regina
coeli, laetare, alleluia!

260

2° Gesù Cristo ha risuscitato Lazzaro solo dopo che Marta e Maddalena, sue sorelle, lo avevano
supplicato con le lacrime: vuole che voi, a vostra volta chiediate a Maria la risurrezione di tanti
morti, ancora sepolti nel sepolcro del peccato.

Sono i suoi figli; la sua gioia sarà completa solo quando Lei li vedrà riportati in vita. Sono i
vostri fratelli e le vostre sorelle in Gesù Cristo:

abbiate compassione della loro sorte; e rivolgendovi a Maria, nostra madre comune, ditele, con
la perfetta fiducia che la sua potenza davanti a Dio e la sua sconfinata bontà per gli uomini
devono ispirarvi: «Santa Madre di Dio, spezza le catene dei colpevoli, illumina i ciechi, togli
loro ogni male, chiedi loro ogni bene.

Alle vostre preghiere aggiungete le vostre buone opere, specialmente i consigli saggi e
prudenti per illuminare le loro menti, ed esempi santi per toccare i loro cuori.

3° Infine, se siete trattenuti nei legami funesti della tiepidezza, da cui è tanto difficile
difendersi completamente, invocatela perché ve ne liberi e perché vi faccia entrare nella via
perfetta.

È vero che, per essere del numero dei tiepidi, non siete privati ??per quello della vita di Dio;
ma, in voi, questa vita langue.

Per questo, a imitazione di Marta e Maddalena, dite alla Beata Vergine, spiegandole il vostro
stato: «Colui che ami è malato, abbi pietà di lui; puoi curarlo, se vuoi.

261

Soprattutto, fate ogni sforzo per uscire dallo stato di tiepidezza, rompendo generosamente i
piccoli legami che vi hanno trattenuto e legati finora. La gioia di Maria è vedere il suo Figlio
divino servito da anime ferventi che volontariamente non pongono limiti alla loro perfezione.

Rallegrate, dunque, il cuore di questa Madre divina, promettendole di voler essere ferventi e,
ciò che è essenziale, mostrandovi fedeli nell'adempimento delle vostre promesse. Sarà allora
che, rivolgendole queste parole di congratulazioni: Regina del cielo, rallegrati, potrete
aggiungere con fiducia e dire di voi stessi, così come del Salvatore: Perché Colui che hai
portato è risorto come Lui aveva detto, Alleluia!

262

_________________________
CAPITOLO 14°.

ASCENSIONE E PENTECOSTE

Il sacrificio di Gesù Cristo offerto per la Chiesa, che è visibile, doveva essere, esso stesso,
visibile in tutte le sue parti, per darci una certezza perfetta della nostra riconciliazione con Dio.

Maria, nel giorno della Purificazione, era stata presente all'offerta della vittima, aveva
presentato Lei stessa, in nome della Chiesa, Gesù Cristo nostra vittima, dedicandolo
all'immolazione.

Era stata poi presente anche alla seconda parte del sacrificio, alla vera immolazione di Gesù
Cristo sulla croce.

La terza parte, che era la consumazione o il trasporto della vittima in Dio, era avvenuta però,
nel mistero della Resurrezione.

Questa consumazione era avvenuta in modo invisibile; e la bontà di Dio voleva che, per nostra
consolazione, anche questa parte del sacrificio diventasse visibile come le altre due, ovvero
che Nostro Signore salisse al cielo per andare a perdersi nel seno di Dio non solo alla vista
della Santissima Vergine sua Madre, ma anche sotto gli occhi di tutti gli Apostoli, dai quali era
rappresentata la Chiesa.

264

Questo era stato prefigurato in Elia che era salito al cielo su un carro di fuoco sotto gli occhi di
Eliseo; e questo profeta aveva espressamente dichiarato al suo discepolo che, se lo avesse
visto ascendere, avrebbe avuto il suo doppio spirito, dono misterioso, che esprimeva il frutto
del sacrificio, cioè lo spirito di morte e risurrezione o vita divina, che Gesù Cristo doveva
lasciare alla Chiesa rappresentata da Eliseo.

Dopo la sua Resurrezione, Egli comunicò tutte le disposizioni e tutti i sentimenti della sua
anima alla sua beata Madre.

Le espresse specialmente gli ardenti desideri che lo spingevano ad andare finalmente a riunirsi
a Dio suo Padre, per lodarlo e glorificarlo nei cieli.

Maria, dal canto suo, sentiva un veemente desiderio di accompagnarvi il suo Figlio, di unirsi
alle sue lodi; e senza dubbio allora avrebbe posto fine alla sua vita e l'avrebbe seguito in cielo,
se Egli non avesse voluto usarla per aiutare la Chiesa nei suoi inizi.

L'opera di questa Madre divina era ancora incompleta.

Dopo aver dato nascita al capo, per mezzo di Maria, Dio voleva che, attraverso di Lei, nascesse
tutto il corpo.

Voleva renderla madre di tutta la sua famiglia, di Gesù Cristo e di tutti i suoi figli adottivi.

Per lo zelo per la gloria di Dio e per carità verso di noi, Ella accetta con gioia l'incarico che
Nostro Signore le lascia di operare perché il Padre suo sia onorato dagli uomini e accetta di
rimanere sulla terra finché la Chiesa non sia ben stabilita.

265
Il quarantesimo giorno dopo la Resurrezione dunque, Gesù Cristo andò a Betania con la sua
santa Madre e i suoi Apostoli; là alzando le mani e benedicendoli, si separò da loro e, alla loro
presenza, salì al cielo.

Lo seguirono con gli occhi, finché alla fine una nuvola lo sottrasse alla loro vista; e siccome
tuttavia tenevano ancora gli occhi fissi al cielo, apparvero loro due angeli vestiti di bianco e
dissero loro: Perché vi fermate a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato tratto di mezzo a
voi al cielo, verrà nello stesso modo in cui lo avete visto salire al cielo

Così Dio ha voluto che la solenne accoglienza che faceva della nostra vittima avesse a
testimoni non solo tutti gli Apostoli e la Santissima Vergine, che l'aveva generato dalla sua
propria sostanza, ma gli stessi Angeli.

Salendo al cielo, Gesù Cristo portò con sé tutti i santi patriarchi e gli altri giusti che aveva
liberato dagli inferi, e andò ad offrirli al Padre suo, come il primo bottino che aveva strappato
al diavolo con la sua morte.

Infine, sottratto dalla nuvola, alla vista dei suoi discepoli, fece risplendere lo splendore della
sua gloria, che essi non avrebbero potuto sostenere e di cui Egli aveva trattenuto lo splendore
nelle sue varie apparizioni.

Come i figli dei re fanno doni ai loro sudditi, entrando nel loro regno, Gesù Cristo, salendo alla
destra del Padre suo per prendere possesso del suo trono, ha voluto inviare il suo Spirito e i
suoi doni ai suoi Apostoli, come a dire ha voluto dilatare il suo cuore facendo entrare gli uomini
nei suoi sentimenti di religione verso Dio suo Padre, e completare così la sua opera.

266

A questo scopo e per suo comando, i discepoli si radunarono in Gerusalemme con la


Santissima Vergine e diverse sante donne; e là stavano in preghiera, lodando, benedicendo il
nome di Dio e attendendo la venuta dello Spirito Santo.

Maria era in mezzo a loro e presiedeva questo sacro concilio, Ella che aveva, per preparare e
stabilire la gloria di Dio nel mondo, una grazia di gran lungo superiore, a quella di tutti gli
Apostoli.

Benché Gesù Cristo non avesse voluto che fosse presente all'Ultima Cena, che offrisse
esteriormente il santo sacrificio, e neanche che fosse sacerdote secondo l'ordine di
Melchisedec, volle tuttavia che Maria, fosse la madre dei viventi.

Si trovava nel Cenacolo con gli Apostoli.

Egli voleva riversare in Lei la pienezza del suo Spirito, fare di Lei come un serbatoio della vita
divina, per distribuirlo attraverso di Lei a tutti i suoi figli, e anche per insegnare alla Chiesa che
avrebbe potuto essere rinnovata, solo in comunione con la sua divina Madre e partecipando del
Suo Spirito. (32)

267

II

Venuto il giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo discese sull'assemblea sotto forma di lingue di
fuoco, Maria lo ricevette non in misura come lo ricevettero gli Apostoli e i discepoli, ma in
pienezza.

Gesù Cristo, la vivificò donandosi tutto a Lei, comunicandole tutto ciò che Egli è, più che ad
ogni altra creatura, più che a tutta la Chiesa.
San Pietro Apostolo, che Gesù Cristo aveva stabilito capo visibile del suo corpo mistico, benché
tutto pieno, nel Cenacolo, della vita del suo maestro, tuttavia ricevette, da questa vita divina,
solo la parte necessaria alla sua dignità di capo.

Fu lo stesso con gli altri apostoli. Tutti ricevettero le primizie dello Spirito di Gesù Cristo, ma
nella misura in cui la sua sapienza e il suo amore li destinavano ad ognuno.

Non è così che si comunicò a Maria. Dimorando in Lei nella pienezza del suo amore, Nostro
Signore non lasciò in Sé nulla di tutto ciò che Ella poteva ricevere, che non le donò.

268

Come Dio Padre fa passare nell'anima del Figlio suo tutto ciò che ha in Sé e che è
comunicabile, il Figlio non lascia nulla da infondere in Lei e da operare attraverso di Lei di ciò
che è in suo potere.

La fa ricettacolo delle sue ricchezze per distribuirle attraverso di Lei a tutta la Chiesa.

Con questa pienezza universale di tutti i suoi doni, lo Spirito Santo riversò nell'anima di Maria
disposizioni e sentimenti simili a quelli di Gesù Cristo risorto.

Come nell'albero e nel frutto attaccato all'albero, non c'è che vita continua, che è diffusa in
entrambi; allo stesso modo non vi fu mai nella Madre e nel Figlio che una sola e stessa vita
interiore, un solo e medesimo spirito, che diffondeva nell'uno e nell'altra le stesse luci e gli
stessi sentimenti.

Al tempo dell'Incarnazione, lo Spirito di Dio, per preparare Maria a ricevere questo frutto di
santità, era sceso su di Lei e le aveva comunicato sentimenti simili a quelli che Lui stesso
doveva operare nel Verbo fatto carne, di cui doveva diventare Madre, cioè sentimenti di
piccolezza, di amore dell’oscurità e dell'annientamento.

Ella allora aveva ricevuto lo Spirito Santo; ma uno Spirito che la nascondeva agli occhi di tutti,
anche di quelli di san Giuseppe, che non la conosceva.

Tanto si compiacque questo divino Spirito di nasconderla agli occhi degli uomini.

269

In questa prima nascita Gesù Cristo venne per restare nascosto, e perciò questo Spirito fu dato
in segreto a Maria.

Ma nella sua seconda nascita, dove deve manifestarsi come Figlio di Dio, lo Spirito Santo è
donato pubblicamente a Maria (33).

Nella sua prima discesa sulla terra, era venuto passibile per essere giudicato e condannato dal
mondo, e Maria, che doveva essere come Lui, aveva ricevuto uno Spirito che l’aveva condotta
alla sottomissione, al disprezzo, alla confusione.

Ora che riceve lo Spirito di Gesù Cristo, non più mortale, ma glorioso, di Gesù Cristo Re,
Giudice e Sommo Pontefice di tutto il mondo, riceve uno spirito di potenza e di forza, uno
spirito di consiglio e di sapienza.

Senza dubbio era lo stesso Spirito di Gesù Cristo che la animava prima come dopo la
Pentecoste; ma durante i giorni della vita nascosta di Maria produsse in Lei effetti del tutto
diversi da quelli che operò dopo la glorificazione del suo Figlio.

270

Allora le diede altri talenti, la condusse per un cammino di forza, vigore e mirabile consiglio,
come esigeva la sua vocazione.
In una parola, dopo la Resurrezione di Gesù Cristo, è stata resa partecipe della vita nuova di
suo Figlio, specialmente dal giorno di Pentecoste.

Questo Spirito la fece vivere come vivrebbe un santo del Paradiso che, disceso sulla terra,
attendesse incessantemente il momento del suo ritorno.

Maria, infatti, guardava solo alle anime degli uomini; pensava solo a portare avanti la gloria di
suo Figlio; era occupata solo dalle sue lodi e dai dolci sentimenti del suo amore.

Infine, non abitava più quaggiù che con il corpo, e soffriva a fatica questo mondo, per la sua
condizione e per lo spirito che la animava.

Perché la vita che poi le rimase fu una vita simile a quella del Figlio di Dio risorto, il quale,
prima della sua Ascensione, rimase quaranta giorni sulla terra, solo per rafforzare i suoi
apostoli e istruirli nel regno di Dio (Atti 1,3), circa l’istituzione e la guida della Chiesa.

Questa vita non impedì però alla Beata Vergine di provare un senso di pena causato dalla vista
della grandezza della sua vocazione, di Madre di Gesù e direttrice del mondo intero, e dalla
considerazione del suo nulla, di cui Ella era così convinta e che aveva continuamente davanti ai
suoi occhi.

271

Una disposizione del tutto conforme a quella di Nostro Signore, il quale, vedendo ciò che era di
per sé, secondo la sua umanità, disse: C'è solo Dio buono (Mt.19,17), cioè - che ha di per sé
una qualche perfezione e merita essere lodato; poiché si deve lode solo a colui al quale essa
appartiene.

Fu nei primi giorni dopo la Pentecoste che gli Apostoli offrirono il santo sacrificio e che la
Santissima Vergine comunicò, sotto le sante specie, al corpo e sangue del suo glorioso Figlio.

Fino ad allora, gli Apostoli si erano comunicati solo nel giorno dell'Ultima Cena. Nostro Signore
che aveva voluto anticipare il tempo dell'istituzione di questo Sacramento, per rendere più
credibile questo mistero ai suoi discepoli e a tutta la sua Chiesa, lo stabilisce in un momento in
cui nessuno dubitava della verità della sua presenza corporea.

Inoltre, la Chiesa doveva ricevere lo Spirito di Gesù Cristo risorto, lo Spirito della sua vita
nuova; e Gesù Cristo non doveva dargli questo Spirito finché non si fosse riunito al Padre suo,
per mandarlo in unità di principio con Lui; perciò, dopo l'Ascensione.

In quel momento, Egli si sarebbe riunito al Padre, dal cui seno aveva detto di essere uscito
venendo in questo mondo.

La Chiesa celebra quindi la festa del Santissimo Sacramento subito dopo l'ottava di Pentecoste.

Gesù Cristo si dona quindi mediante l'Eucaristia alla Vergine Santissima e alla Chiesa.

272

Ma doveva produrre in Maria effetti ben più meravigliosi di quelli che doveva produrre nel
cuore dei semplici cristiani.

La Chiesa nascente aveva bisogno dell'Eucaristia, anche dopo il dono dello Spirito Santo, e
questo per due ragioni; la prima, per rinvigorire il suo amore; la seconda, per distruggere in
essa il regno della concupiscenza o dell’uomo vecchio.

Perché in questa vita la rigenerazione dell'uomo non è perfetta; sarà completa e totale solo nel
giorno della Resurrezione.

Nel sacramento del Battesimo la porzione superiore dell'anima è illuminata dalla fede, elevata
dalla speranza, animata dalla carità; nella confermazione è rafforzata dallo Spirito Santo.
Ma la parte inferiore rimane soggetta alla concupiscenza; è piena di tendenze verso le cose
terrene, di cecità verso quelle del cielo, di impotenza per le opere di pietà.

Ci è lasciata, durante questa vita, come esercizio di penitenza, affinché, in virtù dello Spirito di
Gesù Cristo risorto, la sottomettiamo, suo malgrado, a Dio.

Per questo la Santa Eucaristia era necessaria per la Chiesa, anche dopo l'accoglienza dello
Spirito Santo.

Nostro Signore, che è nato per rovinare l’uomo vecchio, viene a distruggerlo a poco a poco in
ciascuno di noi, con la sua presenza reale nel Santissimo Sacramento, imprimendoci le sue
virtù.

273

Egli pone nei nostri cuori la sua carità, contraria alla nostra concupiscenza; le sue disposizioni
di umiltà, contrarie a quelle del nostro orgoglio; i suoi sentimenti di povertà, opposti a quelli
della nostra avarizia; imprime in noi i suoi desideri per la gloria di Dio suo Padre, contrari al
desiderio della nostra stessa gloria.

Con i potenti desideri di ritornare in cielo, che ha sentito dopo la sua Resurrezione, distrugge in
noi l'inclinazione che abbiamo a fissarci su questa terra e cercarvi il nostro riposo. Tutte queste
disposizioni ci vengono date dal Battesimo, sono poi perfezionate dalla Cresima e infine
completate dall'Eucaristia.

Ma non sono questi i motivi che spingono il Figlio di Dio a donarsi, mediante la Comunione, alla
sua santa Madre.

Non può venire da Lei come medico, poiché Lei non ha infermità da curare; né ha viltà da
ravvivare o languori da scaldare, avendo sempre corrisposto ad ogni mozione della grazia e
ubbidito allo Spirito Santo con ammirevole docilità. Ciò che lo spinge a donarsi a Lei è l'amore
ardente che le porta, e ciò significa che non può sopportare di vedersi separato da Lei.

Si dona anche a Lei, perché, attraverso la sua preghiera, Ella ottenga la conversione del
mondo.

Attraverso questo Sacramento, Gesù Cristo ci fa diventare una sola cosa con Lui: Chi mangia
la mia carne e beve il mio sangue, dice, rimane in Me, e Io in lui, testimoniando così che entra
in tutte le intenzioni dell'anima della sua sposa e, che anche lei, da parte sua, entra in tutti
quelli di Gesù Cristo, suo Sposo.

274

Un'anima che comunica con questo corpo e questo sangue divino usa, infatti, Gesù Cristo
come cosa propria, tanto che ha diritto, in virtù di questo santo matrimonio, di impiegare tutte
le preghiere di Gesù Cristo, il suo zelo, il suo fervore, i suoi meriti, le sue sofferenze, per il
compimento del suo desiderio.

Ha il diritto e il potere di volgere le preghiere di Gesù Cristo dalla parte che vuole, e di farle
chiedere tutto ciò che vuole, per il bene della Chiesa.

È ciò che avviene nella comunione ordinaria dei cristiani con il corpo e il sangue di Gesù
Cristo.

Ma quali effetti meravigliosi non dovevano produrre sul cuore di Gesù le ardenti preghiere
della sua Madre divina, e l'amore immenso che Egli stesso aveva per Lei!

Se è così prodigo verso le anime sue spose, è perché in esse vede gli incanti adorabili di Maria,
sua santa Madre, che esercita su di Lui un potere d'amore.
Sono trattative ammirevoli quelle di Gesù e Maria nel SS. Sacramento dell'Altare: là, Lei
chiede, prega, si ferma, continua.

O ardente carità! O graziosa dolcezza! O potente incanto! O discorsi deliziosi!

Niente come l'amore di Gesù e Maria, niente di simile c’è a questi intrattenimenti.

Al Santissimo Sacramento, in questo sacro banchetto delle sue nozze, Gesù tratta con Lei, e
accorda, per i suoi desideri e le sue preghiere, la riconciliazione e la pace della Chiesa, la
conversione e la salvezza del mondo.

275

È in questo giorno che si compie in tutta la sua ampiezza questa profezia: La donna porterà in
grembo un uomo perfetto', cosa che non avvenne la prima volta che Maria portò Nostro
Signore, poiché allora era un piccolo bambino, come gli altri uomini quando entrano nella vita.

Per questo, nella festa del Santissimo Sacramento, la Chiesa, ispirata dallo Spirito Santo, canta
per tutta questa Ottava la dossologia: Gloria a te, Signore, che sei nato dalla Vergine; e alle
preghiere di Prima, invece di dire: Figlio di Dio, che sei seduto alla destra del Padre nella tua
gloria; canta Figlio di Dio, che sei nato dalla Vergine Maria, che sei glorioso in Lei.

È una specie di acclamazione che, nel magnifico trionfo di Gesù Cristo, facciamo, senza
pensarci, al Figlio e alla Madre: al Figlio, ora liberato dallo stato passibile della carne e
glorificato, per essere nato dalla Vergine Maria, e alla Santissima Vergine, per essere Madre del
glorioso Gesù Cristo, per essere Madre del Dio della gloria.

RIFLESSIONI PRATICHE

Questa perfetta unione, che pone Maria in comunione di sentimenti e di beni con Gesù, è il
modello dell'unione che questa Madre divina vuole avere con i suoi figli, per mettere in comune
con loro tutti i beni che possiede.

276

La carità ci porta ad amare il prossimo come amiamo noi stessi, a comunicargli tutto ciò che ci
appartiene; e questo, a imitazione delle tre persone della Santissima Trinità, che hanno tutte le
cose in comune tra loro.

Perché il comandamento di amare il prossimo è simile in questo a quello dell'amore di Dio.

Ne abbiamo avuto una toccante prova alla nascita della Chiesa, dove i primi fedeli mettevano
in comune tutti i loro beni: la carità perfetta che regnava in mezzo a loro faceva di tutti loro,
come delle tre divine Persone, un solo cuore e una sola anima: Nec quisquam eorum quoe
possidebat aliquid suum esse dicebat, sed erant illis omnia communia.

Ma chi potrà mai comprendere la perfezione dell'amore di Dio di cui è stato colmato il cuore
della Santissima Vergine e di conseguenza la sua perfetta carità verso il prossimo?

Se i primi fedeli mettevano in comune tutti i loro beni; se questa comunicazione è segno e un
certo effetto di perfetta carità, come potrebbe Maria, che ci ama incomparabilmente più di tutti
i santi e di tutti gli angeli messi insieme, come potrebbe non condividere con noi tutto ciò che
possiede?

Questa consolante verità si fonda, inoltre, su un altro titolo non meno incontestabile, cioè che
Maria è nostra madre nell'ordine della salvezza.
Come nostra madre, come espressione sensibile della paternità di Dio, imita, nella sua carità
verso i suoi figli, la carità dell'eterno Padre per il suo Figlio unigenito.

277

Dio ama suo Figlio, dice san Giovanni; e per questo amore gli dona ogni cosa.

Questo è anche ciò che fa la Santissima Vergine nei confronti dei suoi figli adottivi: non vuole
avere nulla che non metta in comune con loro.

I beni che ha acquisito sono i suoi meriti, la cui ricchezza e abbondanza possono essere
conosciute solo da Dio: Maria ha meritato più grazia e gloria di quella che riceveranno tutti gli
angeli e i santi, nel tempo e nell'eternità. Ora, Maria vuole che tutti noi beneficiamo di questi
meriti.

Si noti anzitutto che se ha acquisito questo immenso tesoro di ricchezze spirituali, non è stato
solo per sé, ma anche, come Lei stessa ci insegna nel libro della Sapienza, per tutti coloro che
cercano la verità, che è Gesù Cristo. Non mihi soli laboravi, sed omnibus exquirentibus
veritatem (Siracide 24,47).

Il Figlio di Dio si è fatto uomo, ha sofferto, è morto ed è risorto per noi e per la nostra
salvezza, come confessiamo ad alta voce nel Credo; e Maria, da parte sua, associata all'opera
della nostra Redenzione, ha contribuito ai misteri del suo divino Figlio e ha operato durante la
sua vita per procurare i nostri interessi personali.

San Paolo non insegna, inoltre, che i genitori devono accumulare non per se stessi, ma per i
propri figli?

278

Uno dei motivi che hanno sostenuto Maria in mezzo alle pene della sua vita terrena fu la
prospettiva e la certezza di lasciare ai suoi figli di che provvedere all'estrema miseria a cui li
vedeva ridotti.

Non abbiamo ogni giorno davanti ai nostri occhi l'esempio di una moltitudine di padri e di
madri che, per lasciare ai figli dei beni deperibili, sopportano ogni sorta di fatica, si
condannano a mille privazioni, si espongono a ogni sorta di pericoli?? Che cosa non ha fatto
Maria per assicurarci i beni del cielo, di cui tutti i beni della terra sono solo una figura vana e
un'immagine ingannevole!

Ma considerate ancora che i grandi meriti che ha acquisito non le servono. Mai macchiata di
alcuna macchia di peccato, Maria non ebbe colpe da espiare né soddisfazioni da offrire per sé
alla giustizia divina.

Sicché, in questo senso, ha un immenso tesoro che non può utilizzare per se stessa, ma che è
libera di comunicarci, in virtù della comunione dei santi.

Se la sua perfetta carità non le ispirasse già a condividerlo con noi, basterebbe il suo amore
materno per obbligarla a condividerlo con noi.

Una madre che si trovasse in mezzo all’abbondanza, che possedesse mille e mille volte più
ricchezze di quelle di cui avrebbe bisogno per vivere onorevolmente secondo il suo stato,
potrebbe vedere i suoi figli sopportare le più dure privazioni e tutti i rigori della più terribile
indigenza senza alleviarli? Ehi! come potrebbe Maria, la più tenera, la più dolce, la più
amorosa, la più compassionevole di tutte le madri, non assisterci nel nostro estremo bisogno
spirituale, molto più penoso per noi e per Lei di tutte le privazioni dei beni temporali che si
possono immaginare?

279
Andate dunque da Maria con sconfinata fiducia, per attingere dai suoi tesori tutto ciò che è
necessario o utile alla vostra salvezza.

Potete diventare ricchi quanto volete; almeno nell'ordine comune, la misura dei vostri desideri
sarà sempre per voi la misura della generosità di Maria.

Ecco perché nessuno ha mai sentito che Ella sia stata invocata invano.

Chiedetele ciò che sapete esservi più necessario per adempiere ai vostri doveri verso Dio,
verso il vostro prossimo, secondo lo stato a cui siete stati chiamati.

280

_______________________________

CAPITOLO 15°

MARIA CONTRIBUISCE A DARE FIGLI A DIO E A FORMARE GESÙ CRISTO NELLE ANIME,
ATTRAVERSO I SACRAMENTI E MEDIANTE LA PREDICAZIONE DEGLI APOSTOLI

Nella sua qualità di Madre di Gesù Cristo glorificato, Maria ha la fecondità per generarlo nelle
anime.

Nostro Signore rigenera gli uomini dando loro nuova vita attraverso lo Spirito Santo che viene
ad essere il principio.

Con il Padre manda lo Spirito Santo, come un seme santo e fecondo, per far germogliare nei
cuori nuove disposizioni, nuovi movimenti, nuove inclinazioni che li portano ad effetti del tutto
diversi da quelli delle prime inclinazioni che avevano ricevuto da Adamo.

Questa rigenerazione trae il suo principio e la sua denominazione da Gesù Cristo, il quale, più
propriamente dell'eterno Padre, è chiamato Padre del secolo futuro, perché comunica agli
uomini le sue inclinazioni, i suoi modi, le sue virtù: la sua umiltà, la sua pazienza, la sua
povertà, che sono virtù originarie di Gesù Cristo, e non risiedono nell'eterno Padre, che non
può essere umile, povero in Se stesso.

282

Per mezzo della natura umana che ha associato alla sua grandezza, Nostro Signore si è fatto
umile, paziente, povero, in un grado così eminente e fecondo che ha abbastanza da dare a
tutta la sua famiglia.

È questa vita nuova che, come abbiamo detto, nasce quaggiù al Battesimo, si perfeziona con la
Cresima, termina in parte nella Comunione, e si consuma infine nel secolo futuro, che è la vita
celeste, la gloria dell'eternità.

Gesù Cristo rende la Beata Vergine partecipe della sua fecondità per comunicare questa nuova
vita ai suoi figli.

La sua unione con Maria è così ineffabile che non possiamo comprendere né l'unità che
stabilisce tra Lui e questa divina Vergine, né la profondità del segreto che contiene.
Per sua intercessione genera nel Battesimo il suo corpo mistico, lo perfeziona nella Cresima e
lo completa nella Comunione.

Così fa per la formazione della Chiesa, specialmente mediante la comunione del corpo di Gesù
Cristo, donato ai fedeli in questa circostanza, e poi in tutto il susseguirsi delle generazioni.

Con questo Sacramento Gesù Cristo dona il suo corpo e sangue glorioso, la sua anima, la sua
divinità; si moltiplica tante volte quante sono le sue membra; è tutto in ciascuno, senza subire
alcuna divisione.

Ma Maria, essendo Madre di Gesù Cristo, è anche Madre di tutti i suoi membri, i quali, come
membra del Figlio suo, non sono altro che in Lui e per mezzo di Lui, da ciò sono santi e divini;
e questo stesso lo ricevono per mezzo di Maria, la quale riceve Lei stessa tutto di Gesù Cristo.

283

L'Eucaristia, questo Sacramento mediante il quale viene a vivificare gli uomini e a comunicare
la vita alla sua Chiesa, è l'albero della vita posto nel paradiso terrestre; e Maria, nuova Eva,
dona a ciascuno di noi questo frutto di vera immortalità, Gesù il frutto benedetto del suo
grembo.

Così, al tempo della Pentecoste, appena la Chiesa cominciò a entrare in comunione con il corpo
glorioso del Salvatore, si compiva perfettamente questa misteriosa parola del Salmista: Uomo
e uomo è nato in lei. Perché Maria, che prima era solo Madre del Dio in una carne passibile,
poiché è ora Madre del Dio della gloria, è diventata anche Madre di tutta la Chiesa, che è un
altro Gesù Cristo, ovvero è piuttosto il completamento, il complemento, il corpo mistico di
questo capo divino.

Gesù Cristo, il nuovo Adamo, aveva promesso di stare con questa Chiesa, sua sposa, fino alla
consumazione dei secoli, per dare costantemente figli a Dio attraverso di Lei; però era
necessario per la Chiesa visibile uno sposo visibile, della sua stessa natura e Gesù Cristo
glorificato non poteva essere il suo Sposo visibile.

Con la sua Ascensione, Gesù Cristo è inoltre nascosto in Dio e non deve riapparire visibilmente
sulla terra fino al gran giorno del suo ritorno, quando verrà a giudicare l'universo.

Tuttavia, fedele alla sua promessa, continua, per felice invenzione del suo amore, la sua
presenza sensibile nella persona di san Pietro, nel quale desidera risiedere come Sposo visibile
della sua Chiesa.

284

San Pietro è anche il re, il capo, il pastore della Chiesa; è il principe degli Apostoli; ma tutte
queste prerogative di onore e di potere, per quanto considerevoli possano essere, non si
avvicinano al titolo di amore che Gesù Cristo gli comunica, stabilendolo, al suo posto, sposo
visibile della Chiesa.

II

Come sposo e padre visibile di tutta la Chiesa, San Pietro invia ovunque discepoli e gli Apostoli
per fondare chiese particolari nel suo nome.

Li dirige là dove lo Spirito di Nostro Signore che risiede in Lui lo ispira a mandarli; e sebbene
questo stesso Spirito sospinga anche gli Apostoli e i discepoli verso i luoghi dove li manda san
Pietro, tuttavia san Pietro stesso fonda la Chiesa con la sua sollecitudine e con la sua
collaborazione a questo Spirito divino.
Perché se manda gli Apostoli e i discepoli a generare figli a Dio, mediante l'acqua e lo Spirito
Santo di Gesù Cristo, che riposa su di loro, è per generarli al suo posto, cioè nel nome di san
Pietro (34).

Nostro Signore ha voluto così moltiplicare i ministri fin dalla nascita della Chiesa, per
moltiplicare i soggetti che potessero farci del bene e per poter esercitare il suo amore su di noi.

285

E sebbene, nel gregge di Gesù Cristo, gli Apostoli siano pecore madri, feconde per produrre
agnelli, Egli li sottomette tutti a san Pietro, così come sottomette i fedeli a Lui.

Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore; anche san Paolo, andò a consultarlo, come colui che
aveva ricevuto da Gesù Cristo la piena assicurazione di non sbagliare mai nella fede e di
confermare tutti i suoi fratelli.

Perciò le Chiese che gli Apostoli avevano fondato qua e là, non dipendevano l'una dall'altra per
dipendenza, ma in quanto erano soggette a san Pietro, il cui apostolato aveva per oggetto la
Chiesa intera; donde viene che gli altri Apostoli lavoravano nell'apostolato di san Pietro, che
dev'essere dato per certo.

Anche colui che siede sulla cattedra di San Pietro è chiamato Papa, o Santo Padre, per marcare
in lui lo Spirito di Gesù Cristo, unico Padre della Chiesa, e sorgente della vita che dona alla sua
Chiesa, ovunque è diffusa.

Ancor di più, la stessa Vergine Santissima, considerata come membro della Chiesa e sua parte
principale, apparteneva a San Pietro, che ebbe l'onore in Gesù Cristo di possederla e
considerarla come sua; ed egli si riteneva più felice di questa prerogativa che di tutte le sue
altre qualità, che del possesso stesso del resto della Chiesa.

Se guardiamo, infatti, alla Chiesa come assemblea di anime che compongono il corpo di Gesù
Cristo, la Vergine santissima è più considerevole agli occhi di Dio di tutta la Chiesa insieme: il
suo essere è più puro, più santo, più perfetto, e rende più onori e lodi a Dio, che tutto il resto
delle membra di Gesù Cristo.

286

Considerata come la nuova Eva, Ella è strettamente unita a San Pietro, attraverso il ministero
esteriore con cui Gesù Cristo vuole dare con Lei dei figli a Dio; e tuttavia, Maria non perde la
sua dignità, perché San Pietro e Nostro Signore non sono che uno solo: Nostro Signore è in
San Pietro per continuare le sue funzioni di Sposo verso la Chiesa.

Durante una sola predicazione, san Pietro dona la vita divina a tremila morti, in un’ altra a
cinquemila; e, così vivificando i popoli attraverso la Parola divina, vero Pane di vita, compie ciò
che Gesù Cristo aveva raffigurato, sfamando la folla, attraverso la moltiplicazione dei pani, nel
deserto.

III

Maria non esercita visibilmente e sensibilmente, come gli Apostoli, le funzioni della Chiesa, non
offre Gesù Cristo sotto le specie del pane e del vino; lo offre in modo adeguato al suo stato, al
suo sesso, alla sua qualità, alla sua condizione di Madre di Dio, come si è detto.

Essa non svolge esteriormente l'ufficio di Apostolo, sebbene abbia ricevuto con gli Apostoli lo
Spirito di Gesù Cristo, l'Apostolo universale, e lo abbia ricevuto in pienezza.

287
Non si dedica agli Ebrei o ai gentili in particolare; ma, avendo in Sé la pienezza dello zelo di
suo Figlio, ha anche, per eminente partecipazione a Gesù Cristo (poiché in niente e su niente
ha potere se non per mezzo di Lui), lo zelo universale per la gloria di Dio, e il potere interiore
di procurare e inviare segretamente, per le vie dello Spirito Santo e dell'amore divino, servitori
di Dio in tutto il mondo.

Così Lei è Regina degli Apostoli, per quel dono apostolico che ha pienamente ricevuto, che è lo
zelo di far conoscere Nostro Signore e di edificare la Chiesa con mirabile sapienza.

Completamente posseduti dallo Spirito di Dio, essi (gli Apostoli) erano sottomessi a Gesù Cristo
ovunque volesse regnare su di loro, o in San Pietro o in Maria, attraverso la quale Egli voleva
dirigere la Chiesa e guidare tutti gli apostoli.

San Pietro stesso Le era soggetto a causa di questa pienezza dello Spirito di Gesù Cristo, allora
Sommo Pontefice, che era disceso su Maria, donandole grazia e talenti meravigliosi per
guidarli.

È vero che all'esterno san Pietro aveva potere su di Lei, essendo immagine esteriore di Gesù
Cristo; ma la Beata Vergine aveva ricevuto la pienezza dello Spirito di Gesù Cristo al di sopra
di tutti gli Apostoli.

288

Per effetto dell'amore e del potere dello Spirito interiore che l’aveva riempita, essi
rispondevano fedelmente ai consigli che da Lei ricevevano, senza tuttavia cessare di aderire
con riverenza a san Pietro, al quale erano sempre attaccati, come al segno visibile dell'unità di
Dio, alla quale tutta la Chiesa deve tendere, rientrando nell’unità di Colui da cui è nata.

A una vocazione così eminente, Maria aggiungeva un'umiltà così profonda che era
incomprensibile.

Se Lei usò la potenza e la grandezza della grazia di Dio, per condurre i discepoli di Gesù Cristo
con una virtù mirabile, ciò avvenne senza che Lei si tirasse fuori dalla sua piccolezza e dal suo
nulla, in cui fu sempre inabissata.

Aveva presenza di spirito, candore, forza, fermezza, vigore e prudenza; aveva una luce sempre
presente, penetrante, viva, morbida e forte; aveva una carità pura, ardente, uguale, senza
sentimento esterno

Infine, Maria è una meraviglia e un miracolo, che obbliga gli Apostoli a venerarla, come l'arca
del loro Dio vivente sulla terra, che da lì li riempie di forza e vigore, nella predicazione del
Vangelo.

In una parola, Maria era per loro quel fiume, di cui si parla nell'Apocalisse, che sgorga dal
trono di Dio e dall'Agnello, e che fa fruttificare dodici volte l'anno gli alberi che annaffia, cioè i
dodici apostoli

La Santissima Vergine è il secondo santuario del tempio, detto il Santo, che era inferiore al
Santo dei Santi, ma che lo toccava da vicino.

Era lì che veniva sempre offerto il sacrificio dell'incenso; là c'erano i dodici pani della
presentazione, che servivano da cibo per i sacerdoti del tempio.

289

Questo luogo sacro esprimeva l'interiorità di Maria, vero santuario degli Apostoli e dei
sacerdoti, in cui Dio riceve continuamente i profumi più dolci della perfetta religione.

Se si dice di questo interno, che è simile a un mucchio di grano (Ct.7,2), significa che
nell'interno di Maria c’è l’alimento santo che deve riempire le anime apostoliche, le anime
consacrate a Dio e ai suoi altari, che devono essere nutrite con le comunicazioni più eminenti
di Gesù Cristo.

In questo secondo santuario si vedeva ancora il candelabro con sette candele, che esprimeva
l'interno della Beata Vergine, riempita ugualmente dei doni dello Spirito Santo e della religione
universale di Gesù Cristo, di cui gli Apostoli e i sacerdoti sono le fiaccole per illuminare la
Chiesa.

Perché, secondo le parole dello stesso Gesù Cristo, che in essi e per mezzo di essi illumina,
essi sono la luce del mondo, cioè di tutti gli uomini che vivono sulla terra.

Per questo la Vergine Santissima, per la quale passano tutte le grazie che scaturiscono da
Gesù Cristo nella Chiesa, e che quindi appartiene immediatamente al capo, è rappresentata dal
collo della Sposa dei Cantici: il collo riceve la vita dal capo o testa, e la comunica a tutto il
resto del corpo

Si dice che questo collo mistico sia simile alla torre di David per la rotondità e l'uniformità, cioè
per la sua perfezione; e che, ai piedi di questa torre, ci sono i baluardi che la difendono; e ci
sono appesi gli scudi e tutto l'armamento dei forti d'Israele.

290

Questi forti d'Israele sono i santi Apostoli, i quali, nell'interno della Beata Vergine e per sua
intercessione, trassero la luce della loro dottrina e il coraggio di combattere i nemici di Gesù
Cristo.

Questo è ciò che esprimono questi bastioni, come anche questi due cerbiatti, che pascolano tra
i gigli, a cui sono paragonati i seni della sposa; poiché questi simbolici seni esprimono la luce e
l'amore di Dio, che la Vergine Santissima fa fluire nella Chiesa, e che ne sono alimento e
nutrimento essenziale.

Sono paragonati a due cerbiatti, della stessa età, entrambi gemelli e della stessa cucciolata,
perché l'amore e la conoscenza camminano allo stesso ritmo.

Pascolano tra i gigli, cioè queste conoscenze e questi amori sono puri e di cose divine; e se li
paragoniamo ai cerbiatti, è per dire che nascono nelle solitudini, nella purezza dei deserti,
separati dal mondo e dall'affetto, dal secolo.

Gli Apostoli, attingendo così da Maria la conoscenza e l'amore che Gesù Cristo vuole
comunicare loro, vanno come vasi pieni di grazie, come fuochi potenti, diffondendo in tutto il
mondo l'amore e la luce di Dio.

Sono lampade di fuoco e di fiamme, cioè ardenti e luminose allo stesso tempo. Non solo
riscaldano ed eccitano, illuminano e brillano su tutti i popoli.

Io vedo queste grandi torce del cielo, questi messaggeri di Dio, questi uomini tutti infiammati
dal fuoco e dalle fiamme dello zelo, che corrono e volano dappertutto, per infiammare il mondo
dell'amore di Dio e di Gesù Cristo suo Figlio.

291

Questi personaggi divini sono senza attaccamento a se stessi, senza cura e senza
preoccupazione per la propria vita, non pensano che a portare Dio dove possono, ovunque
siano spinti dalla potenza dello Spirito di Gesù Cristo.

Maria è il loro aiuto nelle loro fatiche, per quanto possano essere da Lei distanti nel corpo: con
le sue preghiere ottiene loro lo spirito che li dirige, li spinge, li eccita, la luce che li illumina,
l'amore che li accende, la parola che li rende eloquenti, la potenza con cui fanno miracoli.
Sono così consumati dallo zelo della gloria di Dio, per la comunicazione di questo Spirito, che,
non ricordando più chi sono, vanno in giro per il mondo, per farlo conoscere e amare.

Non pensano più se hanno un corpo o una vita da perdere, affrontano pericoli, affrontano
torture, attaccano re, costringono i carnefici.

In una parola, vanno in tutti i luoghi dove l'impeto del movimento dello Spirito che ricevono,
attraverso di Lei, li spinge e li costringe ad andare.

Simile a quei razzi volanti che volano ovunque il fuoco interiore li spinge, si abbandonano allo
Spirito che li possiede, alla sua saggezza e alla prudenza della sua condotta, senza chiederne
la ragione.

Per questo Maria, per mezzo della quale Gesù Cristo si compiace di comunicare loro il suo
amore, il suo zelo e il suo ardore, è da Lui resa tutto zelo, tutto ardore per far onorare e
glorificare Dio per tutto il mondo.

292

Cosa vedete nella Sunamita, dice la Chiesa, parlando della Beata Vergine, se non dei corpi
d'armata?

Questi vari squadroni sono le chiese particolari di Gesù Cristo, condotte e dirette dai suoi
ufficiali e ministri, che sono costantemente in armi, o per distruggere il peccato e tutti i nemici
di Dio, contro i quali dobbiamo sempre combattere; o per mostrare la maestà e la bellezza del
Re che sta alla testa dei suoi eserciti, per essere il loro cuore e la loro forza.

Questa potente forza Egli l’ha messa come in un deposito nella Santissima Vergine, che per
questo fa vedere alla sua Chiesa come un arsenale, che contiene le armi dei generali del suo
esercito e contiene migliaia di scudi e ogni sorta di armature; cioè alla Vergine Santissima sono
attaccate le armi di tutti gli ufficiali e di tutti i ministri della Chiesa, che devono metterli a
difesa contro i nemici di Dio.

Dio vuole che si rivolgano a Lei, e che vivano in sovrana dipendenza dalla sua grandezza, dalla
sua potenza e dalla sua forza invincibile.

Per questo ancora ci viene rappresentata come il centro e il compendio di tutto il corpo
apostolico, di tutto il clero: racchiude in Sé sola tutta la forza, tutta la bellezza, tutto il lustro e
la santità di tutti i ministri e di tutti membri della Chiesa.

È terribile come un esercito schierato in battaglia, dice la Chiesa parlando di Maria; è terribile
nella pienezza della sua potenza e forza agli occhi degli uomini, degli angeli e dei demoni

293

Questo bellissimo passaggio: Cosa vedete nella Sunamita, se non dei corpi d’armata?

Significa che la Vergine Santissima comprende da sola, in grado eminente, tutte le perfezioni
angeliche, e incomparabilmente oltre.

Tanto che Dio trova in Lei più amore che nei serafini, più luce che nei cherubini, più costanza
che nei Troni; in una parola, più perfezioni che in tutti gli ordini angelici messi insieme.

In Lei Dio vede in eminenza tutta la Chiesa della terra e del cielo; contempla le sue perfezioni
in questo specchio immacolato, dove c'è solo luce, solo bellezza, solo splendore.

Si diletta in Maria, come in tutta la Chiesa; e anche Lui la ama ancor più di quanto ami la
Chiesa, per le eminenti perfezioni che Ella possiede al di sopra di tutte quelle della Chiesa della
terra e del cielo.
San Giovanni ha visto questa meraviglia. Egli rappresenta la Santissima Vergine come una
donna vestita di sole, che porta sul capo una corona di dodici stelle, e che ha la luna sotto i
suoi piedi.

Questa figura ha come oggetto anche la Chiesa.

In quanto perfetta sposa di Gesù Cristo, la Chiesa vive in Lui, ed Egli vive in lei; e servendo ora
come una veste a Gesù Cristo, Gesù Cristo a sua volta la rivestirà della sua gloria, che è la sua
veste eterna.

294

Ma questa figura, si applica anche all'anima che comunica con Gesù Cristo nella Chiesa, non
può applicarsi infatti né alla Chiesa né all'anima cristiana, se non perché il suo oggetto è
anzitutto la Vergine Santissima, che contiene eminentemente la Chiesa e ogni santa anima.

San Giovanni rappresenta. perciò questa divina Madre di Gesù Cristo e della Chiesa, come
rivestita di sole, cioè circondata, penetrata, posseduta, vivificata e animata da Gesù Cristo
nello splendore della sua Resurrezione, come il cristallo è penetrato dallo splendore del sole.

Piena del sole della giustizia e persa in questo stesso sole, Maria dimora in Lui, e Lui in Lei.

Rivestita delle virtù, dei divini esempi e dello splendore di Gesù Cristo, sparge dovunque il
buon odore di suo Figlio, il quale, mediante sua Madre, illumina la Chiesa, la riempie della sua
fecondità e della sua virtù, e dona a tutti, secondo le funzioni che deve compiere, i suoi doni e
le sue grazie

Come Dio avendo prima creato la luce, l'ha attaccata al corpo del sole, per portarla attraverso
di esso in tutto il mondo e illuminare ogni creatura; allo stesso modo, nel mondo della grazia,
Dio Padre, dopo aver generato suo Figlio e dopo averlo mandato ad essere la luce che deve
illuminare gli uomini, attacca questa luce divina alla persona di sua Madre, come al focolare dal
quale essa deve essere distribuita a tutti.

Proprio per questo, questa donna porta sul capo una corona di dodici stelle, da qui
apprendiamo che la Vergine Santissima, ripiena di Gesù Cristo, a sua volta riempie del suo
splendore l'intera Chiesa del cielo., il che fa sì che sia chiamata dai Padri: la corona di tutti i
santi.

295

Queste stelle rappresentano anche i dodici Apostoli, tutto il corpo dei pastori, tutta la Chiesa
che insegna, illuminata dal beato splendore di Maria e che riceve per mezzo di Lei tutta la sua
fecondità.

Infine, il resto della Chiesa è rappresentato dalla luna, che Ella tiene sotto i suoi piedi.

Influisce così su tutta la Chiesa, sia in cielo che in terra, consumando l'una e rafforzando
l'altra, distribuendo la luce agli uni e agli altri, secondo il loro stato.

Non solo illumina, ma purifica; per questo appare con il drago ai suoi piedi: il che mostra che
ha potere sul peccato e sul padre del peccato, che è il diavolo; e che tutti gli Apostoli, i
discepoli, i sacerdoti e gli altri ministri nella gerarchia della Chiesa, anche gli esorcisti, hanno e
ricevono da Gesù Cristo, attraverso di Lei, il potere di calpestare i piedi e di schiacciare la testa
del serpente.

O Vergine Santissima! Gentile Madre! Per Te siamo stati generati nella Chiesa, per Te Dio ci
pone nel numero dei suoi figli! Beata Madre della Chiesa! Ritira e consuma dentro di Te ciò che
ne è uscito.
In attesa gemiamo in questa valle di lacrime, sperando di tornare al cielo, nel grembo che ci ha
generato.

O Madre misericordiosa! O ardente carità! O bontà incomprensibile! Abbi pietà di noi e attiraci
a Gesù Cristo, tuo divino Figlio, per renderci eternamente beati in Lui

296

RIFLESSIONI PRATICHE SULLA PREGHIERA: O GESÙ VIVENTE IN MARIA.

Poiché Maria è tutta intrisa di Gesù Cristo, sole di giustizia, che gode di comunicare la sua
grazia agli uomini per mezzo di Lei, quanto deve essere frequente il vostro ricorso a Lei e
stretta la vostra unione!

Gesù Cristo è lieto di distribuire attraverso sua Madre i suoi doni a tutti i membri della sua
Chiesa, e a ciascuno secondo la sua vocazione.

Attraverso di Lei, Lui comunica luce e zelo agli uomini apostolici, forza ai martiri, fedeltà ai
confessori, innocenza alle vergini, infine a ciascuno, tutto ciò in cui si trova nell'ordine della
grazia; ciò la fa chiamare dalla Chiesa: la Regina di tutti i santi.

Ma, oltre ai doni particolari che essa distribuisce a ciascuno secondo la sua vocazione, Maria
vuole anzitutto comunicare a tutti la vita di Gesù Cristo; poiché questa vita è necessaria per
tutti gli stati, tutte le condizioni, tutte le età, ciascuno deve parteciparvi come membro del
corpo mistico di Gesù Cristo.

Gli effetti di questa vita nelle anime sono spiegati nella preghiera seguente, composta da M.
Olier, per la recita della quale il sovrano pontefice Pio IX si degnò di allegare 300 giorni di
indulgenza:

297

O Gesù vivente in Maria, vieni e vivi nei tuoi servi, nello spirito della tua santità, nella
pienezza della tua forza, nella perfezione delle tue vie, nella verità delle tue virtù, nella
comunione dei tuoi misteri; domina tutta la potenza nemica per mezzo del tuo Spirito, a gloria
del Padre tuo. Così sia.

Questa preghiera contiene tutte le richieste che possiamo fare a Dio per la perfezione delle
nostre anime.

1° Gli chiediamo prima di vivere in noi nel suo Spirito di santità.

Lo Spirito di santità di Nostro Signore, è lo Spirito Santo, che ha santificato l'umanità del
Salvatore, penetrando la sua anima con la carità più pura in un grado di perfezione che non
capiremo mai.

Nostro Signore vivendo nella sua Madre benedetta Le comunicava questo stesso spirito con
tutte le sue inclinazioni, per quanto era possibile ad una creatura

parteciparvi, ed Egli vuole, per mezzo della Beata Vergine, comunicarcelo in modo che ci sia
possibile vivere questa vita soprannaturale.

Per questo lo Spirito divino opera in noi due effetti: ci distacca da noi stessi e dal mondo, e ci
unisce a Dio attraverso la carità.
Ci distacca dalle creature e da noi stessi.

298

Non ignoriamo che, a causa del peccato originale, la nostra mente si è oscurata e il nostro
cuore si è allontanato da Dio, le creature sono diventate per noi oggetto di tentazione e come
una trappola che il demonio tende alla nostra debolezza.

Ora l'opera del Santo Spirito, dello Spirito Santo di Gesù Cristo in noi consiste nel distaccarci
da tutto ciò che non è Dio, per attirarci e unirci a Dio.

Per questo ci illumina con la luce della fede, diffonde la carità nelle nostre anime, ci aiuta a
dirigere i nostri affetti verso Dio e ci sottomette in tutto alla sua santissima volontà.

Nostro Signore ci ha meritato questa grazia con la sua incarnazione, e noi gliela chiediamo
dicendo: Vieni a vivere in noi nel tuo Spirito Santo.

2° Gli chiediamo in secondo luogo di venire ad abitare in noi nella pienezza della sua forza, in
plenitudine virtutis tuae.

La virtù di Gesù Cristo è la sua potenza e la sua attività.

Noi Gli chiediamo che agisca in noi nella pienezza di questa virtù, cioè secondo tutta
l'estensione della sua potenza e secondo tutta l'efficacia di questa virtù, per farci superare le
difficoltà di ogni genere che si oppongono in noi all'azione della grazia.

Nello stesso senso ce lo ha detto San Paolo: «Confortamini in Domino et in potentia virtutis
ejus. Siate forti nel Signore e nella potenza della sua virtù». (Ef.6,10.)

299

Quindi non dovremmo mai dire che qualcosa è impossibile o che è troppo difficile, quando Dio
ce la chiede o la desidera da noi, ma dobbiamo affrontarla con coraggio e fiducia.

Se c'è qualche umiliazione, qualche vittoria da riportare su noi stessi, la nostra forza sarà in
Nostro Signore, e la sua la virtù agirà in noi; noi supereremo tutto.

È l'effetto di Gesù che vive in Maria nella pienezza della sua virtù. O! L'amabile e divina via.

Non ci sono peccati che non prevenga; non ci sono ostacoli Che lei non superi; non c'è cuore
che non rinnovi; non c'è grazia che lei non possa dare.

Perché cos’è che non ci può essere dato o che non possiamo legittimamente aspettarci da un
Dio che vive nella pienezza della sua virtù?”

(TRONSON, Meditazioni sulla preghiera O Gesù vivente in Maria.)

In terzo luogo diciamo: nella perfezione delle tue vie.

Le vie dell'uomo sulla terra sono quelle che egli deve seguire per tendere al suo ultimo fine, al
suo vero fine.

Adamo aveva deviato, a causa del peccato, dalla sua via e ci aveva trascinato con lui in un
percorso di errore e perdizione.

Toccato dal nostro destino, Gesù Cristo è venuto ad insegnarci le vie che devono condurci al
nostro fine, mostrandoci, nella sua persona e nei suoi precetti, di quali sentimenti dobbiamo
essere imbevuti verso Dio, verso il prossimo, verso noi stessi, verso il mondo e le sue
massime.
300

Nessuno dopo Cristo ha camminato in modo più puro e coerente nelle sue vie eccetto Maria,
sua degna Madre: Ella Lo ha seguito con perfetta fedeltà e ci ha meritato da parte sua, degli
aiuti abbondanti, per camminarci noi stessi partecipando ai suoi sentimenti verso Dio, alla sua
carità verso il prossimo, al suo annientamento verso di Sé, e alla sua opposizione alle massime
del mondo e al peccato. Questo è ciò che noi desideriamo ottenere da questa terza richiesta.

3° Nella verità delle tue virtù. Lo stato di cecità, di debolezza e di disordine, in cui l'uomo era
caduto per il peccato, lo aveva privato di ogni mezzo per praticare da solo la vera virtù.

Perché certi atti difficili che i pagani chiamavano virtù, e che molti praticavano, erano, nel
migliore dei casi, solo virtù puramente naturali, e molto spesso erano solo lo sforzo di una
passione che ne soggiogava un’altra.

Non ci sono virtù soprannaturali, che ci portano al cielo, se non quelle che Gesù Cristo ha
praticato nella sua persona, o mediante le sue membra che sono animate dal suo spirito:
umiltà, mansuetudine, pazienza, obbedienza, carità, virtù di cui non basta avere solo
l'apparenza o anche la stima e il desiderio.

Noi dobbiamo stabilirci nella verità di queste virtù.

Lei le ha praticate tutte con così tanti frutti e benedizioni che ha qualcosa da condividere con
tutti i suoi figli

301

4° Nella comunione dei tuoi misteri.

I principali misteri di Nostro Signore sono la sua Incarnazione, la sua Nascita, la sua Morte e la
sua Sepoltura, la sua Risurrezione, la sua Ascensione, la sua presenza nella divina Eucaristia.

Ognuno di questi misteri ci dà insegnamenti e contiene le grazie che Egli ha meritato per noi,
per stabilirci nella vita soprannaturale, di cui Egli è principio e modello.

Siccome tutto il cristianesimo consiste nell’assomigliare al nostro divino Maestro e partecipare


alla sua vita, noi Gli chiediamo di venire ad abitare in noi nella comunione dei suoi misteri.

Ebbene allora, quando Egli vivrà in noi nella pienezza della sua virtù, quando noi cammineremo
nelle vie che ha tracciato per noi, quando praticheremo le virtù di cui ci ha donato l’esempio,
quando noi parteciperemo ai suoi misteri, è allora che Egli regnerà su ogni potenza nemica, nel
suo Spirito e per la gloria del Padre suo.

Egli trionferà in noi sul diavolo, sulla carne, sul mondo, sull'orgoglio, come ha vinto nel cuore
della sua santa Madre.

Avviciniamoci dunque a Maria con fiducia sconfinata, amando contemplare il suo cuore, in cui il
Figlio di Dio si è compiaciuto.

Recitando questa preghiera, immaginiamo che beviamo da questo mirabile cuore; come un
bambino nel grembo materno, per trarne l'elemento della sua vita.

302

Riceveremo sempre in proporzione ai nostri desideri, e Maria realizzerà in noi ciò che Lei stessa
dice nel canto della sua gratitudine: «Egli ha riempito di beni gli affamati. Esurientes implevit
bonis.
303

__________________________

CAPITOLO 16°

MARIA UNITA A SAN GIOVANNI OPERA EFFICACEMENTE PER FONDARE E SANTIFICARE LA


CHIESA

La grazia predominante di san Giovanni aveva lo scopo di mettere a disposizione della


Santissima Vergine il frutto dell'augustissimo sacrificio della croce, nonché di presentarle Gesù
Cristo glorioso; e, questa grazia, è stata attinta dal SS. Sacramento e fondata su questo
mistero divino.

Con condotta piena di sapienza e di amore, Gesù Cristo, salendo al cielo e inviando il suo
Spirito agli uomini, aveva incaricato, come abbiamo detto, la Santissima Vergine dell'opera del
Padre suo, che era l'istituzione della Chiesa (35), per cui era morto.

Egli l’aveva come messa da parte; ma per mezzo di Lei voleva distribuire i suoi tesori e
applicare i suoi meriti alle anime.

Tuttavia Maria poteva operare ciò che richiedeva la grandezza del suo incarico e disporre dei
doni e delle grazie necessarie per questa immensa e infinita estensione, solo attraverso
l'efficacia dell'augustissimo sacrificio dell'altare, attraverso il quale tutto si può ottenere da Dio
e che può tutto su di Lui.

305

Era il mezzo principale che aveva nelle sue mani e in suo potere, per rispondere ai disegni di
Gesù Cristo.

Benché fosse più degna del ministero del sacerdozio di tutte le altre creature messe insieme, e
sebbene la sua qualità sovra eminente di Madre di Dio la elevasse ad una dignità al di sopra
della quale non c’è che Dio stesso, fu privata dell'uso del sacerdozio secondo l'ordine di
Melchisedec.

Può benissimo aver avuto la grazia del sacerdozio e persino averne fatto uso in qualche modo,
come quando offrì Nostro Signore nel suo grembo, nel Tempio, sulla croce e nel giorno
dell'Ascensione; ma non è mai stato per alcun atto solenne di religione proprio della dignità di
sacerdote, dal quale la sua qualità di donna la escludeva per l’istituzione di Dio stesso.

Per metterla però in condizione di soddisfare la sua alta vocazione, Gesù Cristo Le aveva dato
sulla croce san Giovanni, suo discepolo prediletto.

San Giovanni fu per Lei la continuazione di Gesù Cristo. Offrendo il divino sacrificio dell’altare,
Le permetteva di far passare e di trasmettere alla Chiesa i meriti del sacrificio della morte in
croce di Cristo, e di ottenere le grazie necessarie al compimento di questa grande opera.
Per il dono che Gesù aveva fatto di san Giovanni a Maria, questo santo non si apparteneva più;
nel momento più importante del suo ministero, era tutto a disposizione di Maria; doveva
entrare nelle sue intenzioni e perdere le sue in quelle di Maria.

306

Le era stato dato come suo sacerdote privato, perché presentasse il sacrificio con le intenzioni
che Lei avrebbe gradito. Doveva trasferire a Lei e consegnarle tutto ciò che aveva di potere e
diritto su questa divina ostia, nella sua qualità di sacerdote.

Così Gesù Cristo non lasciò alla Santissima Vergine San Giuseppe né alcuno che non fosse
dichiarato sacerdote della nuova legge.

Non gli lasciò nemmeno alcune donne per custodirla, cosa che sarebbe sembrata più adatta
agli occhi degli uomini.

Ma le lasciò un uomo insieme vergine e sacerdote; un uomo puro come un angelo e superiore
agli angeli nel suo ufficio di sacerdote di Gesù Cristo; infine un uomo che aveva nelle sue mani
questo sacrificio, il più augusto, il più potente e il più ammirabile di tutti i prodigi della
religione.

Proprio per questo, il Figlio di Dio, nell'istituzione stessa di questo sacrificio, fece riposare san
Giovanni, per grazia speciale, sul suo sacro petto, per istruirlo e informarlo bene sulla stima,
sul valore e sull'efficacia di questo augusto sacrificio, e di quello della croce di cui questo era la
continuazione.

Inoltre, tra tutti gli apostoli, san Giovanni fu l'unico testimone del sacrificio del Calvario; e
dopo il compimento del sanguinoso sacrificio e la morte della vittima, fu di nuovo lui che vide
con i suoi occhi il sangue e l'acqua sgorgare dal costato di Gesù Cristo, morto e senza vita.

307

Se il Salvatore, dopo la sua morte, volle versare ancora sangue dal suo fianco, fu per
testimoniare che voleva, dopo la sua morte, che questo stesso sangue continuasse ad essere
sparso sui nostri altari, nel santissimo sacrificio della Messa, e per mostrare così che questo
sacrificio è solo una continuazione del primo e solo una continuazione di ciò che era stato
iniziato sulla croce.

Proprio per questo san Giovanni, nel suo Vangelo, dopo aver riferito che acqua e sangue
uscirono dal costato trafitto del Salvatore, aggiunge queste parole: Colui che ha visto rende
testimonianza, e la sua testimonianza è vera, affinché anche voi crediate (Gv.XIX,34,35);
indicando così che lui che ne parla è stato testimone di questa meraviglia.

Come se dicesse: Gli altri sacri scrittori, che scrissero i prodigi che hanno visto o che avevano
udito riferiti da coloro che li avevano visti, meritavano la fede; quanto alla meraviglia
dell'apertura del costato del Salvatore e del sangue che ne usciva, bisogna credere alla mia
testimonianza, poiché io l'ho vista con i miei occhi, essendo stato l'unico dei discepoli presente
a questo prodigio.

II

San Giovanni dunque era stato destinato a questo disegno: mentre offriva a Dio il sacrificio
divino, per la distruzione del regno di Satana e per l'instaurazione della Chiesa, doveva far
vedere a tutti cosa significa l'augusto sacrificio della croce, che ha acquistato tanti beni e
meritate tante grazie; e anche come, la continuazione di questo stesso sacrificio, cioè l'offerta
di questo stesso Corpo e di questo stesso Sangue, per le intenzioni della Santissima Vergine,
abbia operato meraviglie nel mondo.

308

Così questo Apostolo partecipa, con questa Madre divina, all'ammirevole opera di fondazione
della Chiesa.

Egli è collaboratore o integratore di Gesù Cristo, procurando con la Beata Vergine l'esecuzione
di questa grande opera e diffondendo tra i fedeli i frutti dell'albero della croce.

III

Per tutto il tempo che la Beata Vergine passò sulla terra, dall'Ascensione alla sua morte, che fu
di quindici o vent'anni, Gesù Cristo la rese partecipe incessantemente degli effetti di tutti i suoi
misteri.

Nei primi tre anni della sua vita Ella era stata applicata ai doveri di religione verso la
Santissima Trinità e ad onorare tutti i suoi disegni sulla Chiesa.

Aveva poi impiegato i successivi dodici anni, che furono il tempo della sua permanenza nel
tempio, ad adorare, in Dio, i misteri di suo Figlio, vedendoli passare davanti ai suoi occhi, con
la contemplazione, e durante i trentatré anni che aveva vissuto con Lui li aveva visti
concretamente realizzati in Gesù Cristo, nel modo in cui Dio glieli aveva rappresentati prima
della sua venuta.

Infine, dopo l'Ascensione, doveva entrare in comunione con gli effetti di questi misteri, come
l'Incarnazione, la santa infanzia, la Crocifissione, la Morte, la Sepoltura, la Resurrezione,
l'Ascensione e gli altri.

309

Per ciascuno dei suoi misteri, Nostro Signore aveva meritato alla sua santa Madre e alla
Chiesa, oltre alla grazia santificante, una diversità di stati e di grazie particolari, a cui i cristiani
avrebbero dovuto partecipare per essere perfetti, e che Dio concede, quando a Lui piace alle
anime purificate, particolarmente in certi periodi dell'anno.

Egli aveva allora con Lei la stessa unione che aveva avuto prima della sua morte; anzi le
comunicazioni delle sue grazie furono molto più feconde e più abbondanti in Maria dopo
l'Ascensione di quanto non lo fossero state durante il tempo della sua vita comune sulla terra.

Prima della sua Resurrezione, vivendo ancora nella sua carne mortale, Egli era in uno stato in
cui meritava le sue grazie per la sua Chiesa; mentre dopo la sua Resurrezione tutto il suo stato
doveva essere comunicato e dato in comunione agli uomini.

Sicché Maria, nei tempi dell'anniversario del compimento di quei misteri che aveva tanto
adorato per fede, e ai quali poi aveva cooperato ne godette tutti gli effetti; Ella riceveva sia i
frutti delle sue fatiche che quelli di Gesù Cristo, suo Figlio.

IV

San Giovanni vedeva e ammirava le perfezioni di Dio riversate nell'anima di Maria (36).

310

La vista di questa magnificenza lo obbligava a venerare il suo Dio, vivente sulla terra, in
quest'anima santa, che tutto era per lui dopo il santissimo Sacramento; e stava sempre, in
spirito, prostrato davanti a Lei, sebbene si astenesse dal farlo apparire esteriormente, per
paura di ferire la profondissima umiltà di Maria. Andò imitando questa Madre divina, ma da
lontano, e ammirava l'eminenza della sua grazia sopra di lui. Non si può capire nemmeno
l'amore che San Giovanni aveva per Lei.

Era un amore di puro spirito, senza mescolanza dei sensi; un amore che aveva la sua sorgente
e il suo nutrimento nella fede, ma un amore vigoroso, forte, potente, sempre uguale a se
stesso.

Era pura carità quella che riempiva l'anima di questo fortunato discepolo. Questa carità lo
portò così fortemente a Maria, lo unì a Lei così potentemente e così intimamente in Dio, che la
vedeva con gli occhi del suo spirito più chiaramente che se fosse stato vicino a Lei.

Infine, Dio gli rendeva l'anima di Maria così presente che non aveva bisogno di avvicinarsi a
Lei, vedendola mille volte meglio nella luce di Dio e della fede purificata che se l'avesse vista
con gli occhi del corpo.

È anche impossibile concepire quale fosse la luce e la visione che Maria aveva di san Giovanni.

Era una luce straordinaria in quanto Maria vedeva in Dio tutto ciò che c'era in fondo all'anima
di san Giovanni, la sua condizione, le sue disposizioni, le sue tentazioni, i suoi dolori.

311

Vedeva tutto ciò che era di Dio in lui, tutto ciò che doveva fare e quanto mancava alla sua
perfezione, poiché, stando con lui, Ella doveva perfezionare, completare e consumare la grazia
di San Giovanni.

Era una gioia senza pari per questo santo sentirla parlare delle imperfezioni che vedeva in lui,
delle sue tentazioni, dei segreti del suo cuore; e ciò con inesprimibile carità, umiltà e
mansuetudine.

Era meraviglioso vedere i grandi effetti di grazia che Ella produceva in lui.

Infine la fiducia dell'uno per l'altro era così grande, essendo le loro anime unite da un legame
indissolubile per l'eternità, e il loro legame era così fermo, così rafforzato, che sembrava che,
nel cielo, questa fiducia e questo legame non potessero essere più puri o più divini. Ma per
quanto ineffabili fossero le comunicazioni di Gesù a Maria, questa condotta non le impediva di
soffrire quando queste comunicazioni interiori erano passate, e anche san Giovanni, da parte
sua, soffriva.

Soffrivano molto per i peccatori, per la conversione delle anime, eppure erano allora tanto
felici, e ancor più, del loro stato doloroso che dei loro godimenti, stimando come tesori le
sofferenze e le pene che piaceva a Dio di mandar loro.

312

RIFLESSIONI PRATICHE

Una delle pratiche più care a M. Olier, per onorare la Beata Vergine, era l'offerta che egli
faceva a Dio del santo sacrificio dell'altare per le intenzioni di questa Madre divina: si sforzava
di imitare così la pietà di San Giovanni verso di Lei.

Senza parlare qui della stima di M. Boudon e di alcuni altri santi personaggi per la stessa
pratica, segnaliamo che è stata vivamente raccomandata da P. de Bérulle, fondatore
dell'Oratorio in Francia, e da P. Charles de Condren, il suo successore.
L'autorità di questi grandi uomini, entrambi favoriti da luci straordinarie, basterebbe da sola a
mostrarne la solidità, eccellenza e vantaggi: padre de Bérulle ha meritato, secondo
l'espressione di papa Urbano VIII, il titolo di Apostolo del Verbo incarnato, e le sue vedute sulla
Beata Vergine erano passate per essere più angeliche che umane; e padre de Condren aveva
ricevuto da Dio, secondo la testimonianza dei dottori più famosi, luci non meno sublimi.

Ma questa pratica poggia sulle basi più solide.

È certo, da una parte, che la Santissima Vergine ottiene tutto nelle sue richieste attraverso
l’offerta del sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo, fonte prima di tutti i suoi meriti; e
dall'altro, che si unisce a noi ogni volta che Lo offriamo sugli altari, come ci insegnano la fede
della Chiesa e la sua liturgia.

313

Possiamo quindi offrirlo secondo le richieste che poi rivolge a Dio. È vero che l'oggetto delle
sue richieste ci è sconosciuto; ma non ne è necessaria la conoscenza esplicita, poiché basta
che il ministro del sacrificio si unisca in generale alle intenzioni della persona per la quale
intende offrirlo.

Quanto qui diciamo del frutto del santo sacrificio della Messa vale ugualmente per il frutto della
santa comunione, che i semplici fedeli possono lasciarle, perché ne disponga a suo piacimento.

Vediamo anche che P. de Bérulle ha esortato tutti i membri dell'Oratorio che non erano
sacerdoti, ad applicare alle intenzioni della Beata Vergine, almeno una delle loro comunioni
ogni mese.

Non c'è dubbio che questa pratica sia molto gradita a Maria. Durante gli ultimi anni della sua
vita dispose del frutto delle sue comunioni e quello del santo sacrificio, offerto per le sue
intenzioni da san Giovanni.

Ma da quando è entrata nella Chiesa trionfante, avendo cessato di ricevere la Santa Eucaristia
sotto le specie sacramentali, non può più disporre da sola, né del frutto di questo sacramento,
poiché è proprio della persona che lo riceve, né del frutto speciale del santo sacrificio, che è
sempre determinato a un fine particolare dal sacerdote che lo offre.

Di conseguenza rispondiamo ai suoi desideri quando le diamo il frutto della comunione che
riceviamo, o quello del santo sacrificio che offriamo o che facciamo offrire perché Lei ne
disponga.

314

M. Olier adottò questa pratica, perché credeva che la Beata Vergine gli chiedesse di offrire una
messa ogni settimana, lasciandone il frutto a Lei.

Fu così toccato da questa richiesta che si obbligò con voto di soddisfarla fino alla fine dei suoi
giorni. «Quando parlò con padre de Condren, gli disse, dell'obbligo che aveva di celebrare, per
voto, una messa nell'intenzione della Beata Vergine, il sabato o il giorno più libero, se il sabato
ne fosse stato impedito, P.de Condren gli disse che il defunto cardinale de Bérulle si era
similmente legato con voto alla stessa cosa.

Aggiunse che l'intenzione del Memento dei morti doveva essere per le anime del purgatorio che
aveva avuto nella sua santa condotta.

M. Olier era tanto geloso di assecondare così i desideri di Maria, che oltre alla Messa di cui
abbiamo appena parlato, faceva celebrare ogni giorno altre tre messe, il cui frutto veniva posto
nelle mani di questa Madre divina, considerata, nella prima, come Regina della Chiesa
trionfante; nella seconda, come Regina e Avvocata della Chiesa militante; e nella terza come
Regina e Consolatrice della Chiesa sofferente.
Senza dubbio desiderava che tutti i sacerdoti conoscessero questa pratica di devozione, poiché
nella sua giornata cristiana, segnando le diverse intenzioni che si possono proporre nell'offrire
il santo sacrificio, le assegna al sabato.

Consideratevi fortunati ad avere nelle mani un mezzo sicuro per compiacere questa augusta
Regina del Cielo.

Il frutto del santo sacrificio non è come il frutto di altre buone opere che potremmo offrirle.

315

In queste, il merito dipende solo dalle nostre disposizioni, che sono spesso molto imperfette;
ma nel santo sacrificio c'è un merito, un frutto speciale, che viene da Gesù Cristo solo, e che
non dipende da noi.

Attenetevi, dunque, a questa santa pratica, come mezzo infallibile per testimoniare
degnamente la vostra gratitudine a Maria per tutti i benefici che avete ricevuto dalla sua
inesauribile bontà.

Mettendo a sua disposizione il frutto delle vostre comunioni o quello del santo sacrificio che
offrirete o farete offrire per le sue intenzioni, le restituirete, in un certo senso, quanto avete
ricevuto da Lei, poiché Le darete i meriti e la persona adorabile del suo divino Figlio.

Questi magnifici doni, è dalle sue mani che li abbiamo ricevuti; è al suo consenso che ne siamo
debitori; infine, ogni volta che abbiamo la gioia di ricevere Gesù Cristo nella Santa Comunione,
se abbiamo la fiducia di accostarci degnamente a Lui, non è forse ancora a Maria, che ha
preparato il nostro cuore a questa ineffabile benedizione, con la sua premurosa e delicata
sollecitudine, con la sua vigilanza costante e materna, che siamo debitori?

Le dobbiamo, dunque, tutto ciò che abbiamo e tutto ciò che siamo: tanto è vero che saremo
sempre incapaci di assolvere i nostri doveri nei suoi confronti!

Quando darete a Maria tutto ciò di cui potrete disporre, non temete di impoverirvi.

316

Ella non si lascerà ma vincere in generosità e vi ricompenserà con il centuplo per ciò che avete
fatto per dimostrarle la vostra gratitudine e il vostro amore.

Che felicità diventare creditore di una principessa così grande e così liberale!

Vedendo che avete i suoi interessi così fortemente a cuore, farà suoi i vostri e benedirà i vostri
progetti oltre le vostre speranze e persino i vostri desideri.

Basterà attaccarsi a questa pratica, per coglierne subito i preziosi vantaggi; e saprete,
attraverso una dolce e felice esperienza, che Ella sarà per voi la fonte di ogni bene: Venerunt
mihi omnia bona pariter cum illa, et innumerabilis onesteas per manus illius (Sap.8,11).

317

___________________________

CAPITOLO 17°

ASSUNZIONE DELLA SANTISSIMA VERGINE – I SANTI DESIDERI DI MARIA - LA SUA DOLCE E


SANTA MORTE - LA SUA ELEVAZIONE AL CIELO.
I

Se il cuore della Beata Vergine era la ricchezza della Chiesa nascente, il suo aspetto esterno,
come un profumo celeste, riempiva le anime e le elevava santamente a Dio.

Secondo il profeta, tutta la gloria della figlia del Re era, è vero, dentro di Lei (Sal.44,14)

E questo dimostra che questa augusta principessa, nell'oblio che faceva del suo aspetto
esteriore, operava per piacere agli occhi di Dio, il quale guarda e stima solo l'intimità
dell'anima.

Ella dice di se stessa, nella Sacra Scrittura, che era bella, ma nera, per indicare che trascurava
il suo aspetto esterno e non aveva seria applicazione o attenzione se non per rendere il suo
interno pieno di attrattive e di incanti, per guadagnare tutto a Dio e attirare le anime al suo
amore.

Tuttavia, essendo l’aspetto esterno di questa principessa divina, adorna di una modestia
abbagliante, che rifletteva la maestà di Dio che dimorava nella sua anima, questa bellezza
allietava gli spiriti e profumava così tanto i cuori che coloro che si avvicinavano a Lei, si
sentivano portati a Dio e tutti si riempivano del suo santo amore.

319

La sua bocca parlava, in effetti, con una tale prudenza, i suoi occhi guardavano così
castamente, distoglieva l'orecchio così discretamente, il suo portamento era così modesto, il
suo passo così serio, le sue conversazioni così dolci, la sua familiarità così piacevole che
conquistava cuori a Gesù solo alla vista del suo aspetto esteriore.

Così fedele alla santa missione di cui era stata incaricata, Maria aiutò gli Apostoli a fondare e
sostenere la Chiesa, che non voleva lasciare finché non l’avesse vista salda nella fede di Gesù
Cristo, suo Figlio.

Ma per quanta gioia provasse nel farlo conoscere e amare, Ella non smise mai di sopportare
interiormente tante pene, sia per riparare per i peccati del mondo sia per portare stabilità alla
Chiesa; e mentre così prolungava il suo soggiorno fra gli uomini, per carità verso di loro, il suo
amore per la persona del Figlio suo, che ardentemente desiderava vedere, le fece soffrire
eccessi che non possiamo comprendere.

Sulla terra Egli aveva cominciato la santificazione di sua Madre, da dove Egli completa quella
dei Santi nel cielo, che è la loro trasformazione nelle sue perfezioni divine.

Come per l'Incarnazione si era formato tutto nel suo seno materno: così si era donato tutto
all'anima di Maria e vi si era formato interiormente nella piena estensione delle sue perfezioni;
così che non c'era niente in Lui di cui Lei non avesse parte.

320

Ma come il corpo del Salvatore e tutte le sue membra erano cresciute nel grembo di Maria, così
anche lo spirito del Salvatore si comunicava in misura sempre crescente all'anima di sua
Madre; perché essendo infinito, andava diffondendo sempre più in Lei la profondità del suo
essere divino.

La Santissima Vergine poi aveva un'insaziabile sete e fame di giustizia universale: chiedeva
incessantemente l'accrescimento delle perfezioni del suo Figlio in Lei, e non cessava mai di
sospirare perché aumentassero.
La Chiesa universale ha sete di giustizia, che è Gesù Cristo, formato in tutta la sua estensione;
e questo non si compirà che nel giorno del giudizio, quando Egli arriverà, in tutto il suo corpo
mistico, alla pienezza dell'età e alla perfezione che il Padre suo aveva deciso di dargli.

Così Gesù Cristo continuò a donarsi, a rafforzarsi e a crescere sempre più in Maria, fino a
raggiungere il suo stato perfetto, che doveva avvenire nel momento della sua beata morte.

II

Maria, prendendo in prestito il linguaggio della Sposa dei Cantici, diceva al suo divin Figlio
nell'eccesso del suo amore: «O mio diletto! Sei tutto mio ed io tutta tua; Tu che ti prendi cura
di me durante il mio dolore; ti diletti, nella dimora della tua santità, tra i gigli, e mi lasci qui nel
languore, fino alla fine dei miei giorni e all'ombra della mia vita.

321

Ti cerco tutta la notte; perché durante la tua assenza, o mio diletto, tutto è per me buio e
tristezza. Ti ho cercato, amore mio, senza poterti trovare.

Sono decisa ad andare dovunque a cercarti, o amato dell'anima mia! Correrò per tutta la città
che è la Chiesa; dimmi dov’è la tua casa; chiamami alla dimora della tua felicità.

Altrimenti, o Signore, seguirò i tuoi compagni, che sono i tuoi Apostoli; andrò dietro agli
armenti di cui sono i pastori; almeno troverò in loro qualcosa per consolarmi, qualcosa per
soddisfare il mio amore, poiché sono pieni del tuo Spirito, e hanno qualcosa di Te in loro.

Perché il mio amore prova una consolazione, vedendo come una parte di Te nelle persone che
ti appartengono.

Ritorna dunque, o mio amato! Rivieni prontamente; corri veloce come un cervo, e salta come
un capriolo in montagna, per porre fine ai miei languori (Cant.Cap.II,III,VI,VIII)».

A queste ardenti suppliche, Gesù risponde invitando Maria stessa ad avvicinarsi a Lui e le
rivolge queste amorose parole del Cantico dei Cantici: «Alzati in fretta, mia amata, mia
colomba, mia tortora, e vieni adesso; l'inverno della croce è passato, le piogge delle afflizioni e
delle avversità sono passate; i fiori della tua santa vita hanno dato i loro profumi; i frutti delle
tue virtù sono maturati per il cielo, è giunta l'ora di coglierli.

322

La voce della colomba, questa voce della Chiesa, che hai aiutato con le tue cure, o Madre mia,
è stata ascoltata nella nostra terra; il canto amoroso di questa santa colomba è stato udito
ovunque: gli inni di lode a Dio risuonano in tutto il mondo.

Il fico ha dato i suoi primi frutti, le viti in fiore hanno sparso il loro profumo (Cant. Cap. II, III,
VI, VIII): i cristiani, dopo aver sparso il profumo dei loro fiori, hanno dato i loro primi frutti;
hanno edificato tutti con il loro zelo, con i sentimenti ardenti della carità divina, che sono i
primi effetti della grazia e dello Spirito Santo nella Chiesa nascente.

Dopo tutti questi effetti, che hai procurato con le tue cure, è tempo che tu goda della
ricompensa delle tue fatiche; alzati allora, mia amata, mia tutta bella, e vieni via.

Vieni, vieni, mia casta colomba, che abiti nelle fenditure delle rocce e nei nascondigli dei
dirupi; esci da questi terribili deserti. Vieni a me, colomba desolata; mostrami il tuo volto,
fammi sentire la tua voce; perché la tua voce è dolce e il tuo viso mi incanta con la sua
bellezza. Vieni con me, mi aiuterai a prendere queste volpi che si sono introdotte nelle mie
vigne, a distruggere i disordini incipienti della mia Chiesa che fiorisce e che va difesa dalle loro
devastazioni.

Ho voluto lasciarti nel mondo fino al momento in cui avresti avuto la consolazione di vedere
fiorire la Chiesa; e ora che contro di Lei stanno per insorgere degli aggressori, che sono eretici,
scismatici, libertini, sensuali, voglio chiamarti a Me. Per te, che hai lavorato abbastanza, è ora
di godere del santo riposo di Dio.»

323

III

Infine, Maria, pervenuta a quel grado di perfezione ed eminenza a cui la sua dignità la
chiamava, doveva lasciare il mondo e lasciare gli Apostoli per andare in cielo a godere della
magnifica gloria che le era destinata.

La sua vita era stata come un incenso, che si consuma nel profumo, a lode del suo Dio; e per
questo, nella sua assunzione al cielo, Ella è stata paragonata dalla Scrittura, secondo
l'interpretazione della Chiesa, a una verga di fumo (Cant.2,14): cioè a un piccolo fumo forte,
diritto e leggero, che sottolinea l'incomparabile purezza della sua vita.

Non c'è mai stata in Lei nessuna imperfezione, nessun cedimento: la sua condotta e il suo
modo di fare sono stati tutti dritti e uniformi.

Non c'è mai stata tregua nel suo amore, non ha mai saputo cosa significhi obbedire al vento
delle tentazioni. In mezzo alle tempeste e alle tempeste del mondo, è sempre rimasta la
stessa; sempre elevata verso Dio, sempre aspirante al cielo, mai trascinata verso la terra; e la
sua pura elevazione, dopo la sua morte, è il segno indicatore della sua vita.

È dunque Lei che sorge dal deserto come una verga di fumo, ma tuttavia composta da due
elementi diversi, ovvero: la mirra e l'incenso.

324

La sua vita era composta di sofferenze e consolazioni, della vita sofferente di Gesù Cristo
rappresentata dalla mirra, e della sua vita risorta e beata che è vita di preghiera, di lode e di
contemplazione, rappresentata dall'incenso.

Questa verga di fumo è anche composta da tutti i tipi di profumi; vale a dire che la vita di
questa divina Vergine era piena di ogni sorta di virtù, e che, quando andò a godere in cielo del
riposo che aveva meritato, lasciò nella Chiesa un profumo permeato composto di tutti questi
profumi celesti.

Vi furono allora afflizioni senza pari, quando la Chiesa si vide privata del suo sensibile sostegno
e della sua consolazione.

Dall'Ascensione, Maria aveva guidato tutta la Chiesa. Mentre Egli viveva sulla terra, Le aveva
insegnato direttamente, e ancora le comunicava, dopo la sua morte, quali erano i luoghi dove
era necessario che fosse predicata la parola di Dio, e i vari paesi dove gli Apostoli dovevano
lavorare.

Ella sapeva tutto ciò che era utile per fondare la Chiesa e per la gloria di suo Figlio; Lei diceva
a tutti quello che si doveva fare, e in Lei tutti gli Apostoli e la Chiesa nascente trovarono un
sollievo meraviglioso.
Infine era consultata come bocca di suo Figlio; tutti gli Apostoli si attenevano alle sue parole;
era per loro un'ammirevole fonte di consolazione; e il suo cuore era la ricchezza della Chiesa:
alla morte di Maria, vi furono dunque, desolazioni e lamenti vivissimi.

325

Gesù Cristo li aveva previsti; e per nostra istruzione e per nostra consolazione insieme, si era
compiaciuto di individuarli e correggerli in anticipo, in una circostanza misteriosa della sua vita
pubblica, che era l'immagine di quella di cui parliamo.

IV

Dovendo lasciare sulla terra due oggetti che amava in modo singolare, la Santissima Vergine,
che gli era più cara di tutti gli altri, e la santa Chiesa, Egli aveva rappresentato l'una e l'altra
nelle due sorelle Maria e Marta, che amava in modo particolare.

La Santissima Vergine e la Chiesa, entrambe uscite da Adamo, erano come due sorelle:
perché, se Maria è nostra Madre per quanto riguarda la vita divina, è nostra sorella per quanto
riguarda la vita della carne: poiché, come noi, è stata tratta da Adamo, la nostra fonte
comune.

Mentre si preparava il pasto per Gesù Cristo a Betania, Marta, intenta a preparare il
necessario, Marta, che si preoccupava e si imbarazzava nella cura di molte cose,
rappresentava la Chiesa come un'assemblea di fedeli, ancora in azione e nella vita itinerante,
che agisce e lavora molto; e santa Maria Maddalena, che era presente a Gesù e godeva dei
suoi divini colloqui, rappresentava la santissima Vergine salita al cielo.

326

Perché Gesù Cristo aveva scelto Maddalena per mostrare in lei una parte dell'amore che
portava alla Vergine Santissima, sua Madre; e per questo, in considerazione di Maddalena,
aveva fatto il grande miracolo della risurrezione di Lazzaro.

Mentre Marta, dice il Vangelo, era tutta occupata a preparare quanto necessario per ricevere
degnamente Gesù Cristo, Maria, seduta ai piedi del Salvatore, ascoltava la sua parola.

Ella riceve questa parola celeste senza dire nulla lei stessa; è impegnata senza parlare; guarda
Gesù; lo ascolta, non vuole che Lui, nulla può entrare in lei, tranne il suo amato tutto: è felice.

La sorella di Marta si chiamava Maria; felice nome! Senza dubbio ha giovato molto a
Maddalena, perché credo che debba al suo nome l’aver meritato di ottenere tante grazie.

Se l'amante ferisce il cuore dell'amato per un solo capello e per il minimo dei suoi sguardi,
cosa non farà con il suo nome? Il tuo nome è come un profumo diffuso, che esala subito il suo
dolce odore (37); basta far sentire a Gesù questo bel nome di Maria, per ottenere tutto da Lui,
questo solo nome può tutto sul suo spirito e sul suo cuore.

327

Ma Marta, stanca di portare da sola tutto il peso del lavoro, viene davanti a Gesù e gli dice:
Signore, non consideri che mia sorella mi lascia tutta sola per servirti? Quindi dille di aiutarmi.

Considerando solo ciò che stava accadendo in quel momento a Betania, le lamentele di Marta
potevano sembrare giuste e ragionevoli: ma Gesù, che aveva davanti agli occhi il grande
evento rappresentato da questa scena misteriosa, non ordinò a Maddalena di andare ad
aiutare la sorella non l’accusò di pigrizia; non la biasimò per non aver detto una parola in sua
presenza.
Vedendo nei lamenti e nelle lacrime di Marta, le desolazioni e le afflizioni della Chiesa alla
morte della Vergine Santissima, Gesù Cristo corregge Marta, e le risponde: Marta, Marta, ti
preoccupi e ti imbarazzi nella cura di molte cose: ma una sola è necessaria; Maria ha scelto la
parte migliore, che non le sarà tolta.

Se così riprende Marta, come riprende i suoi Apostoli afflitti alla notizia della sua prossima
Ascensione, è perché vuole che amiamo in modo più puro la sua Madre divina, e non che ci
affliggiamo per la sua assenza.

«Se veramente mi amaste», aveva detto ai suoi Apostoli, «vi rallegrereste che io vado dal
Padre mio; dimentichereste i vostri interessi ed entrereste nei miei.

328

Non pensereste alla vostra perdita, ma alla mia stessa felicità: perché il Padre mio è più
grande di me, cioè è l'oggetto della mia beatitudine.

Inoltre, può fare per voi più di quanto possa fare io stesso come uomo: quando tornerò a Lui
ed entrerò in possesso del suo tesoro, vi distribuirò i suoi beni più generosamente.

Nostro Signore non poteva approvare queste afflizioni eccessivamente interessate dei primi
fedeli, a proposito della partenza della Santissima Vergine per il cielo.

Egli vuole che l'amiamo in modo più puro e che non ci affliggiamo per la gloria in cui entra, al
suo fianco.

Per questo la Chiesa, guidata e illuminata dallo Spirito di Dio, fa leggere, nel giorno
dell'Assunzione, il Vangelo che contiene il racconto della visita del Figlio di Dio da Marta e
Maria, in cui si vede Marta, nel suo lavoro, lamentarsi perché sua sorella è solo intenta a Lui.

Docile al monito del Salvatore su questo tema, la Chiesa invita tutti i suoi figli, nell'introito
della Messa di questa solennità, a lasciarsi andare a sentimenti e trasporti di gioia:
«Rallegriamoci nel Signore, dice, celebrando in questo giorno di festa, in onore della Beata
Vergine Maria, alla cui Assunzione gli Angeli si rallegrano e inondano di lode il Figlio di Dio.

329

Infine, dopo essersi unita nuovamente ai sentimenti di gioia degli angeli nel Graduale e
nell'Offertorio, si unisce nuovamente a Gesù Cristo nella Comunione, per lodare Maria per aver
scelto la parte migliore che non le sarà mai tolta per tutta l’eternità (38).

Dobbiamo quindi, per entrare nei sentimenti di Nostro Signore in questo grande giorno, gioire
perfettamente della felicità della Vergine Santissima, e a maggior ragione perché il suo trionfo
ci offre un motivo particolare per sperare nello stesso vantaggio se rimaniamo fedeli, e se,
come Lei, siamo rivestiti quaggiù dello Spirito di Gesù Cristo crocifisso.

Nel giorno dell'Assunzione, Nostro Signore sposò tutta la Chiesa nella persona della Beata
Vergine, e le testimoniò tutto l'amore e tutta la tenerezza che un giorno dovrà esprimere alla
Chiesa intera.

Questa festa, che è un giorno di meravigliosa gioia per Gesù e Maria, sia anche un giorno di
meravigliosa speranza per tutti i cristiani.

O felice Madre di Gesù! Maestra della Chiesa, gioisci in pace dei tuoi amori innocenti, puri e
divini; non pretendiamo di interromperli.

Sappiamo bene che è proibito dalle leggi di Gesù, amore tuo, svegliare la Sposa nel sonno:
quanto più siamo obbligati a non interromperla nella sua gloria.

Quindi goditi in pace l'amore e i favori del tuo amato.


331

___________________________

CAPITOLO 18°

GLORIA DI MARIA IN CIELO.

Sarebbe meglio onorare la gloria di Maria in cielo con il nostro silenzio che volerne parlare con i
nostri deboli discorsi.

Qual è il fiume capace di ricevere nel suo seno la distesa dei mari?

Quale spirito è abbastanza vasto da abbracciare questo grande oceano, questo mare che
racchiude la pienezza della grazia e della gloria, comunicata da Gesù Cristo?

Come in cielo gli angeli superiori danno agli angeli inferiori la loro luce e la loro vita e si
riservano sempre, ciascuno in se, qualche appropriazione di grazia, che non riversano sugli
altri: così Gesù Cristo ha posto nel cuore della Beata Vergine grazie e doni singolari che Lei
sola possiede, e che non saranno mai dati a nessun'altra creatura.

Non so nemmeno se gli angeli li comprendono e se mai verranno rivelati ai beati; almeno è
vero che tali doni speciali non saranno mai comunicati a nessuno.

È il sigillo che Gesù Cristo ha posto sul suo cuore, e che credo nessuno toglierà mai; questo
fuoco divino, che arde per la Vergine Santissima, non è mai stato del tutto scoperto, ed è
manifesto a Lei sola.

333

I doni che Ella riceve nella gloria sono il premio per la sua partecipazione alle umiliazioni del
Figlio suo.

Avendo servito in tutto per il compimento dei misteri di Gesù Cristo, ha condiviso il suo
disprezzo e la sua ignominia; ha voluto essere la più bassa, la più piccola, la più abietta di
tutte le creature.

Non solo passò per la Madre di un peccatore alla Circoncisione, alla Purificazione; ma nel
giorno della morte di Gesù, mentre Egli passava per scellerato, per il più furbo di tutti i ladri,
per il più grande seduttore del mondo, ha voluto portare Lei stessa gran parte di queste
ignominie e di questi disprezzi, e passare a sua volta per una furba e grande seduttrice, che
tanto si era impegnata per circuire e ingannare gli uomini.

Come Nostro Signore, dunque, per essersi umiliato, fu stabilito dal Padre suo, re, pontefice,
giudice, mediatore di tutte le creature, così il Figlio di Dio, come premio delle umiliazioni che
sua Madre ha condiviso con Lui, la rende partecipe della sua gloria e della sua grandezza.

Mi sembra di vedere Gesù e Maria in cielo, tutti consumati l’uno nell’altra, una cosa sola. Non
posso esprimere questa loro unione, questo amore reciproco che passando tra di loro, li
trasporta l'uno nell'altro; è un amore che solo sarebbe capace di fare un paradiso.
Non si preoccupa più di chiedere dove riposa a mezzogiorno; lì Ella è perfettamente coperta e
vestita di sole (Cant.1,6; Ap.12,1); non appare più se stessa, ma sembra essere il sole stesso
della giustizia, trasformata in Lui, nella felice dimora della sua gloria.

334

O mirabile e incomprensibile comunione di Gesù in Maria! È di Lei soprattutto che dobbiamo


dire queste parole del Salvatore, rivolte alla gente comune della Chiesa: In quel giorno, cioè
nel giorno dell'eternità e non in quello della terra, capirete che Io sono nel Padre mio, e che voi
siete in Me, e che Io sono in voi, per l'unità dello Spirito. Gv.14,20.

II

Inoltre, essendo stata Maria causa della salvezza di tutti, in un senso molto reale, dando per
noi il Figlio, consegnandolo alla morte e intercedendo continuamente per noi presso di Lui, Egli
desidera che in cielo riceva gloria universale da tutte le creature.

Questa Vergine divina è la Regina degli angeli. Essi non sono, riguardo a Lei, che dei emplici
servitori; sembrano essere il suo mantello regale, non sono che l'estensione e l'espansione
della sua gloria.

335

I Santi Padri la chiamano Cantico dei Cherubini e Serafini e Salmodia degli Angeli; e se così
accennano ai primi due ordini e all'ultimo, è perché in questi tre sono contenuti gli altri sei.
Citando i cherubini e i serafini, essi fanno sapere che Lei è la luce e l'amore dei nove cori
celesti (39).

I Padri esprimono anche, con ciò, che gli angeli si riconoscono incapaci di onorare e
degnamente lodare Gesù Cristo, e gli offrono questa Vergine divina, come supplemento dei
loro cantici e della loro gratitudine.

Poiché vedendo che Dio si compiace di tutto ciò che Ella fa e dice, e che l'ha scelta per il puro
principio del suo amore, come mezzo e canale di tutti i beni che vuole far loro, si servono, per
esprimere il loro amore a Dio e per rendergli gli altri loro doveri, del mezzo che Lui stesso usa
per inondarli delle ricchezze della sua grazia e della sua gloria.

Sicché Maria è come la bocca della Chiesa in cielo, così come della Chiesa in terra, titolo che
anche i Padri le danno.

Ciò che diciamo degli angeli va detto anche dei beati che regnano in cielo.

Come Madre e come Regina, esige da loro come vuole, ed Ella lo applica con potere sovrano a
ciò che vuole operare, o di carità per gli uomini, o di amore verso Dio.

Ella è padrona di tutti i loro sentimenti, non solo per il rispetto che i santi le danno come
Regina del cielo, che Gesù Cristo stesso onora, ma anche per l'inclinazione piena di tenerezza
che hanno verso di Lei, di compiacerla e di servirla in tutto ciò che desidera, ricordando tante
testimonianze di bontà, tante grazie, tanta carità e protezione che hanno ricevuto da Lei, nel
tempo pericoloso e miserabile della loro vita terrena.

È chiamata dai Padri la Corona di tutti i santi, perché non è solo la loro luce e la loro grazia,
ma anche la loro gloria e la loro beatitudine (40).

336
Gesù Cristo, per rendere felice, per mezzo di Maria, tutta la Chiesa trionfante, donandosi ai
santi per mezzo di Lei, la rende partecipe di tutto ciò che è e di tutti i titoli d'onore di cui il
Padre suo Lo ha rivestito.

«Nei cieli, dice il Padre a Maria, riempirai della tua gloria i tuoi figli; perché una Madre
venerabile glorifica la sua famiglia: sicut mater honorificata (Eccli.15,2).

Gesù Cristo in Te e Tu in Lui siete stati riempiti, di nascosto, di ardore, di amore e di zelo, per
procurare la mia gloria: nell'eternità il fuoco del vostro ardore, del vostro amore, del vostro
zelo, sarà manifestato e rivelato a tutti i santi.

Come mio Figlio prenderà il posto del sole nel cielo e sarà tutta la luce, la gloria e lo splendore
dei santi, così Tu, piena di Lui e rivestita di Lui, sarai, in Lui e per mezzo di Lui, il loro
splendore, la loro luce e la loro gloria.»

Infine, è meraviglioso anche il potere della Santissima Vergine nei confronti della Chiesa sulla
terra.

Essendo l'amore di Gesù Cristo per Maria il vero principio del potere che Ella esercita, Gesù si
compiace di procurarle il bene e l'onore, e di vederla godere di tutto ciò che può comunicarle.

Essendo Signore del mondo intero, la mette in pieno possesso di tutto ciò che ha e di tutto ciò
che è; e in Lei possiede tutte le cose con più piacere che se le possedesse solo in Se stesso
personalmente.

337

Così, in Lui, il potere di Maria si estende su tutte le creature e su tutti i meriti di suo Figlio.

Allo stesso modo, in qualità di Sposa dell'eterno Padre, Ella ha ugualmente con Lui ogni potere,
attraverso le sue preghiere.

Lui vuole quello che Lei vuole; fa del bene a chi Lei vuole che faccia del bene; ha solo da
volere, e tutte le cose sono fatte.

È felice chi è amato da questa santa Sposa, che tutto può su Colui e in Colui che ha fatto e che
opera ogni cosa in cielo e in terra.

Il potere della Santissima Vergine, quale Sposa, si misura con l'onnipotenza di Dio, che le
lascia l'uso di tutti i suoi beni; così Ella è onnipotente per concedere tutto; e la mia fiducia non
è solo fondata sul suo grande potere, ma anche sulla sua bontà, sulla sua dolcezza, sulla sua
pietà, che non sanno cosa sia rifiutare qualcosa a qualcuno.

III

Tuttavia, non è per titolo di giustizia che essa ha questo potere, come Gesù Cristo in virtù delle
sue piaghe; è solo per l’amore verso di Lei, del Padre e del Figlio, che non possono rifiutare
nulla a Colei che amano così perfettamente; ma attraverso questo titolo di carità, Dio la fa
padrona di tutte le cose; la fa regnare su tutto, e distribuire alle anime i doni dello Spirito
Santo.

338

Ella è la dispensatrice universale, dalle cui mani procedono tutte le cose, e che tutto dona e
distribuisce a ciascuno secondo il suo bisogno.
Ha le braccia aperte a tutti; è come una regina regnante sul trono di Dio, come una nutrice per
tutte le anime; come un oceano fertile di liberalità, come un'immensa fonte di grazie e di
benedizioni.

È il paradiso, da cui sgorgano i quattro fiumi che vanno ad irrigare tutta la terra. Genesi cap.
II,14.

È un serbatoio dove le acque si raccolgono per poi sfociare in innumerevoli ruscelli; è infine un
tesoro che contiene tutte le ricchezze di Gesù Cristo, cioè tutti i tesori di Dio Padre.

Avviciniamoci dunque con fiducia, accostiamoci a questo trono di grazia Ebr. cap. IV, 16, con
fede perfetta, alle adorabili benevolenze e alla carità di Dio attraverso la Vergine Santissima, a
favore dei peccatori; perché per obbligarci ad andare a Lui, per suo Figlio, in Maria e con
Maria, Dio Padre chiude gli occhi ai nostri peccati, e non ha altro a cuore che amarci e
riconciliarci con Lui, come noi vedremo presto.

339

RIFLESSIONI PRATICHE SUL PICCOLO UFFICIO DELLA SANTISSIMA VERGINE.

Per farci contemplare la potenza di Maria regnante in cielo, la Chiesa ha composto il piccolo
Ufficio, che comprende le grandezze della vita, della morte e della gloria di questa augusta
Vergine, ed è tutto in memoria del suo trionfo e della sua gloriosa Assunzione.

Essa dà da leggere ai suoi figli per le lezioni comuni una parte del capitolo ventiquattresimo del
Siracide, che è proprio della Sapienza eterna, ma che Essa applica alla Vergine Santissima,
esaltata attraverso la sua morte ed elevata nella gloria, e anche a tutti i cristiani che
partecipano ai misteri della morte e della vita di Nostro Signore.

Ecco un piccolo commento che può aiutarvi a meditarlo, e poi a recitare questo ufficio con più
intelligenza e frutto.

La prima lezione, già riportata in quest'opera, esprime i sentimenti di amore della Santissima
Vergine per Dio durante la sua vita, ed anche il potere eminente che ha sulla Chiesa, sia in
terra che in cielo, dopo la sua morte.

“Ho cercato riposo in ogni cosa e ho posto dimora nell'eredità del Signore. Allora il Creatore di
tutto, che mi ha creato, che si è riposato nel mio tabernacolo, mi ha detto e mi ha comandato:
dimora in Giacobbe, la tua eredità sia in Israele e metti radici nei miei eletti.»

340

Non avendo potuto trovare riposo e gioia sulla terra se non nella società dei giusti e nel popolo
di Dio, Maria si ritirò all'età di tre anni al Tempio, il luogo più santo che c'era nel mondo, e tra i
Leviti e i sacerdoti, che erano la parte più santa del popolo e l'eredità del Signore.

Allora il Figlio, per mezzo del quale Dio creò ogni cosa, il Verbo di Dio che doveva incarnarsi,
affascinato dalla fedeltà di Maria nel suo ministero a servizio del Tempio, dove si offriva a Lui
mille volte come ostia, al posto degli animali che erano immolati, Le disse: Io mi voglio
riposare e abitare in Te, come nel mio tempio e nel mio tabernacolo, per essere vittima per il
Padre mio, e stabilirti in Giacobbe e in Israele, madre dei miei eletti.

Giacobbe significa la Chiesa della terra, che è in lotta, di cui la Santissima Vergine è la forza e
l'aiuto; e Israele, che vede Dio faccia a faccia, significa la Chiesa beata, che vede Dio nella sua
bellezza, la Chiesa del cielo, di cui la Vergine Santissima è Regina e Madre: la Regina, perché
in Gesù Cristo regna su tutto il corpo degli eletti; la Madre, perché gli dà la vita.
È ciò che comincia a fare dalla terra, Dio Padre si serve di Lei per mettere radici nelle anime
predestinate, cioè per produrre in Lei i primi effetti della sua fecondità e della vita divina che
Egli dona loro.

Nella seconda lezione vediamo la continuazione e la conferma di queste promesse di Dio alla
Vergine Santissima, costituita Regina della Chiesa in terra e di quella del cielo.

341

“Io sono stata stabilita su Sion”, dice, e sulla città santa, dove trovai il mio riposo, esercitando
il mio potere su Gerusalemme.

Ho posto le radici in mezzo ad un popolo glorioso, nella porzione del mio Dio, che è la sua
eredità, e io abito e regno nella pienezza dei santi.»

Dicendo di essere stabilita su Sion e su Gerusalemme, dice la stessa cosa che su Giacobbe e
Israele, cioè la Chiesa in terra e quella del cielo: perché Sion significa affanno o guerra, ed è la
parte della Chiesa militante; e Gerusalemme significa pace, che è propria della Chiesa del
cielo.

Ci fa conoscere così che, dopo la sua morte, è stata costituita Regina della Chiesa militante,
oltre che della Chiesa trionfante.

Seduta sul trono di suo Figlio, è confermata nella sua forza, è una con Lui nella sua potenza,
partecipa a tutta la sua vita di gloria: suo Figlio Le dà tutto ciò che può, proprio come fece un
tempo sulla terra Maria, che gli aveva comunicato tutta la sua vita umana.

Entrata quindi nella sua potenza di santità, così come nella sua gioia divina, agisce con forza
ed effetto sulla Chiesa militante e la attira alla perfetta santità.

Per questo aggiunge: Mi sono radicata nel popolo ricolmo di onori, attraverso la partecipazione
alla morte di Dio che è la sua santa eredità.

Non dice più qui, come nella lezione precedente, che ha messo radici in anime ancora esiliate
sulla terra, che non hanno nulla di certo, fermo o costante, e che possono essere abbattute
dalle tentazioni, come anche gli alberi più forti, piantati sulle sabbie mobili, a volte vengono
sradicati dai venti.

342

Ma Ella dice che dopo la sua morte e la sua elevazione alla gloria, è saldamente radicata nei
cuori degli abitanti di Gerusalemme e della Città Santa, cioè di coloro che sono in possesso
della perfetta santità e che godono della vista di Dio in pace; poiché questa parola
Gerusalemme significa visione di pace, visione perfetta; che finalmente in essi trova il suo
riposo, cioè che, con la sua eterna felicità, trova tra i santi del cielo il riposo che prima cercava
sulla terra e che non aveva potuto trovare.

Nella terza lezione parla così: “Io sono cresciuta come il cedro sul Libano, e come il cipresso
sul monte Sion, come la palma in Engaddi, e come le piante di rose di Gerico, come un ulivo
maestoso in campagna, e come un platano in riva all'acqua su una strada larga.

Ho diffuso un profumo come cinnamòno e come il balsamo più prezioso, e un profumo dolce
come quello della mirra scelta.»

Questi sono tanti paragoni tratti dalle proprietà di vari alberi. La Chiesa inizia con il più bello
degli alberi e paragona la Santissima Vergine al cedro del Libano.

1° Con ciò esprime la sua elevazione al di sopra di tutte le Vergini; perché il cedro significa
incorruttibilità e la parola Libano significa candore.
Con il suo titolo di Vergine Madre e Madre di Dio nella sua verginità, è elevata al di sopra di
tutte le vergini che sono state e che saranno: la sua perfetta santità la rende casta nel corpo e
nello spirito al di sopra di tutte le altre creature.

343

2° Queste parole: Io sono esaltata come il cedro sul Libano, significano la vita divina sulla
terra, espressa dal candore che apparve nelle vesti di Gesù Cristo, trasfigurato sul Tabor, e in
quelle degli angeli al sepolcro; e questa parola: Io sono esaltata, mostra che la Santissima
Vergine è eminente nella sua partecipazione alla vita di Gesù Cristo risorto, più abbondante in
Lei che in tutte le altre creature.

3° Infine queste parole: Io sono esaltata come il cedro sul Libano, esprime l'Assunzione della
Vergine Santissima nello splendore della santità di Dio, l’entrata nel suo Figlio, che è il candore
della luce eterna.

Si dice poi che è stata innalzata come il cipresso sul monte Sion.

Il cipresso, immagine della morte, significa che la Vergine Santissima visse sempre in spirito
di morte, essendo l'anima più perfetta nella vita cristiana e la più eminente nella Chiesa.

Se il cedro del Libano esprime la sua vita risorta, il cipresso del monte Sion indica lo stato di
morte in cui ha vissuto. Sion significa, come abbiamo detto, guai o guerra, cioè il tumulto e
l’agitazione di questa vita mortale.

Nel mondo Ella ha vissuto come morta senza muoversi, senza agitarsi, senza sentire niente,
come se nulla ci fosse di vivo nella sua natura e solo lo spirito interiore l'avesse animata in
tutto.

344

Infatti, per la parte che ebbe nei santi misteri di suo Figlio, non solo fu partecipe della loro
grazia, ma si conformò anche agli stati di Gesù Cristo, specialmente ai suoi stati dolorosi,
avendo condiviso le sue confusioni e sofferenze nella sua passione e nella sua morte.

Se poi viene paragonata alla palma, simbolo di vittoria, è a significare che avendo trionfato sul
mondo, sulla carne e sul demonio, ci fa trionfare a nostra volta su di loro.

È come le piante di rose di Gerico: la rosa, considerata il più bello dei fiori, esprime
l'incomparabile bellezza dell'interno di Maria, che la qualifica nel Cantico come la più bella di
tutte le creature; e perciò qui si fa menzione di Gerico, le rose di questo paese sorpassano
tutte le altre per la dolcezza dei loro profumi, per la vivacità dei loro colori e per la durata del
loro splendore.

È ancora paragonata ad un bellissimo olivo di campagna e ad un platano in riva all'acqua.

L'ulivo, sempre verde, è il simbolo della pace; il suo frutto pieno di dolcezza serve a calmare i
dolori, a sanare le ferite, a dissipare le tenebre della notte, a consacrare re: sono tante figure
di effetti spirituali, molto più eccellenti, che Maria produce nelle anime; e se di questo olivo
mistico diciamo che è in campagna, è per significare che i giusti e i peccatori possono
accostarsi liberamente a Maria, che è accessibile a tutti senza eccezioni di persone (41).

345

Questo platano che, per la sua ampia chioma e l'estensione dei suoi rami, offre una fitta ombra
contro il calore del sole, esprime il rifugio sicuro che i peccatori e i criminali trovano in Maria
contro il rigore dell'ira e della vendetta di Gesù Cristo, il sole di giustizia che Ella modera, placa
e addolcisce con le sue preghiere in loro favore
Il profumo chiamato cinnamòne, al quale anche Maria è paragonata, penetra nell'olfatto così
vividamente e così piacevolmente, consola i sensi così dolcemente, che in mezzo a vari altri
profumi, si fa sentire come se fosse il solo e li domina tutti.

È un'immagine del fascino penetrante di Maria, il cui nome solo, mescolato nei nostri studi,
nelle nostre letture, nelle nostre conversazioni, diffonde un profumo che rallegra tutto il resto;
e per l'odore di santità con cui ci penetra, consola i nostri sensi disponendoli ad agire
puramente per Dio; la nostra volontà, infiammandola d'amore per lui; la nostra intelligenza,
illuminandola con le sue adorabili perfezioni.

Come il balsamo a cui è ancora paragonata, Maria diffonde ovunque il buon odore della sua
carità soave, premurosa e compassionevole.

Non permette che coloro che hanno la sventura di perdere la grazia cadano nella corruzione
del peccato marcendo in questo stato; prontamente restituisce loro la speranza del perdono,
impregnandoli del profumo della sua misericordia, delle sue virtù e dei suoi santi esempi; e
inoltre preserva dal peccato le anime e i corpi dei giusti.

346

Infine, come la mirra, che consuma il marciume delle ferite, Maria guarisce le anime dei
peccatori che hanno a lungo languito nell'abito fatale del vizio.

Con la sua sollecitudine per Dio, li libera dal loro decadimento e dalla loro infezione, e veglia su
di loro per difenderli dalle ricadute.

Se avrete la fortuna di recitare il Piccolo Ufficio, vi sforzerete di entrare con lo spirito e con il
cuore nel senso di queste belle lezioni, che leggerete al Mattutino, e che ripeterete in parte
ancora nei Capitoli di Terza, Sesta e Nona.

Ecco l'intenzione che la Chiesa si è proposta nella divisione dell'Ufficio, e quella che dovrete
avere voi stessi nel recitarla.

Per prima cosa vuole che voi recitiate sempre l'Ave Maria prima di cominciare Mattutino, Prima,
Terza, Sesta, Nona, Vespro e Compieta.

È così che, unendovi ai santi Angeli e specialmente a san Gabriele, di cui questa preghiera
contiene il saluto che egli rivolse a Maria, partecipate alla sua perfetta religione verso di Lei, e
le offrite il vostro omaggio con quelli di tutti gli spiriti beati.

Parimenti, nel dire queste parole: Santa Maria, Madre di Dio, ecc., unitevi alla religione di
tutta la Chiesa sulla terra, espressa da questa preghiera che sempre aggiunge al saluto
dell'Angelo.

347

Mattutino e Lodi, che si suppone si dicano di notte, e nei quali si recitano salmi di
ammirazione, di benedizione e di gratitudine, esprimono le lodi del cielo che i santi e gli angeli
rendono a Maria in gloria.

Ecco perché, dopo questi salmi, vengono le lezioni di cui abbiamo appena parlato, e che
ricordano le grandiosità di Maria nel suo trionfo.

Consideriamo anche le altre ore del giorno come le preghiere della vita presente, cioè dopo
Prima alle sei del mattino, fino ai Vespri alle sei di sera.

La vita cristiana è una vita di cielo iniziata sulla terra; da ciò deriva che queste ore Prima,
Terza, Sesta e Nona, che dividono e occupano l'intera giornata, cominciano a dirsi ogni tre ore,
che rappresentano le tre persone della Santissima Trinità, a cui la Chiesa è consacrata e al cui
onore canta la gloria e le lodi di Maria.
Dalla Terza, cioè dalla prima ora dell'alba alla terza, si recitano tre salmi; dalla Terza alla
Sesta, che può essere l'ora di mezzogiorno, si recitano anora tre salmi; dalla Sesta a Nona,
cioè da mezzogiorno alle tre, si recitano altri tre salmi; lo stesso alla Nona, che è la preghiera
che si dice dalle tre alle sei.

Va qui rimarcata l'inspiegabile cura della Chiesa di ricordare l'adorabile mistero della
Santissima Trinità e di rispettarlo, perché si vedono tre salmi ogni tre ore, e alla fine di ogni
salmo si recita Gloria Patri, ecc., per dire che le lodi che vanno a Maria si riferiscono sempre a
queste tre Persone divine, per le quali Maria è tutto, nella natura, nella grazia e nella gloria.

348

Questa bella distribuzione lungo tutta la giornata cristiana, cioè un salmo per ogni ora, mostra
bene che la religione della terra è un'imitazione di quella del cielo, dove c'è una lode perenne
di Maria, che le rendono gli angeli e i beati: così, secondo il calcolo della Chiesa, non c'è un'ora
del giorno e un momento in cui non siamo invitati a offrire preghiere e lodi a questa Madre
divina.

Molto di più, l'intenzione della Chiesa è di onorare la sua grandezza in unione con gli angeli del
cielo; e, a tal fine, fa precedere i tre salmi di ogni ora con un inno; si suppone che gli inni siano
la preghiera che i beati fanno con noi.

In tutti i salmi che dividono le dodici ore del giorno, chiediamo a Dio che, per la potenza di cui
investe la santissima Vergine del cielo, ci protegga dai nemici della nostra salvezza e ci faccia
ottenere la vittoria su di loro.

Infine, con le Antifone e i Capitoli che seguono i Salmi, dopo aver ricordato alla nostra fede
questa potenza e questa magnifica gloria di cui è in possesso, chiediamo a Dio, nelle nostre
preghiere, di essere sempre protetti dalle preghiere di questa augusta Regina e di ottenere la
salvezza attraverso di Lei.

Alle sei finisce il giorno e si comincia a contare la notte; donde viene che le preghiere che,
secondo il primitivo disegno della Chiesa, dovrebbero essere cantate la sera, verso le sei, sono
dette Vespri, che è l'ora in cui appare la stella della sera, detta Vesper.

349

Allora cominciamo a cantare, nel salmo Dixit, le lodi di Gesù Cristo, asceso nella sua gloria, che
è l'inizio di tutta quello dei beati; e poi si aggiungono altri quattro salmi per celebrare la gloria
e la grandezza di Maria.

Così, dalle sei fino a mezzanotte, si recitano cinque salmi ai Vespri, e il Magnificat che fa il
sesto, affinché la notte come il giorno sia piena di lode a Maria.

L'ora della Compieta, che segue i Vespri, non è infatti compresa nel numero delle preghiere
particolari; è tutt'uno con i Vespri, di cui è completamento e compimento: Completorium, cioè
chiusura e compimento delle preghiere.

La compieta del grande ufficio significa il compimento delle preghiere degli uomini nella vita
presente. Gesù Cristo ci ha meritato, alla fine della sua vita con la sua morte, la felicità e la
gloria della vita futura; da ciò viene che tutti i salmi recitati a Compieta parlano solo del nostro
Signore sofferente.

Così, in cielo e nel compimento della sua gloria, Gesù Cristo fa ancora menzione del suo stato
doloroso; perché questo stato, che fu soggetto della sua gloria, deve essere anche soggetto
della ricompensa, dell'eterna beatitudine che Egli offre agli uomini.

Parimenti la Compieta, del Piccolo Ufficio, è composta di salmi nei quali si esprimono le opere,
le pene e le prove della Vergine Santissima in terra, che hanno acquistato per Lei tanta gloria
in cielo.
350

Come suoi figli, ci proponiamo di imitare la fedeltà della sua condotta in mezzo alle tentazioni e
ai pericoli che ci circondano in questa vita, per arrivare un giorno, con la sua protezione, al
godimento della sua felicità. Questo è tutto ciò che viene proposto nella recita di Compieta.

Se assistete al canto di qualche parte del piccolo Ufficio o di qualche altro canto relativo a
Maria, ritenetevi fortunati ad avere questa opportunità di renderle omaggio con la vostra voce.

Preparatevi prima ad una grande purezza d'intenti, e poi unitevi ai cori dei santi Angeli, che
cantano incessantemente, nei trasporti dell'ammirazione, della gratitudine e dell'amore, le
grandiosità e le lodi di questa augusta Regina della terra e del cielo,

perché il canto della Chiesa è propriamente l'occupazione dei santi e l'esercizio del paradiso.

Che cosa stanno facendo in cielo, se non glorificando Dio e cantando le sue lodi?

Questo è ciò che fa la Chiesa attraverso il canto. Lo usa per professare ad alta voce la stima
che ha per Dio e l'amore che ha per Lui, e per testimoniare che non può esaltare abbastanza,
né far capire a tutti la sua ineffabile grandezza e le sue infinite bontà.

Che siano questi i vostri sentimenti nel cantare le lodi di Maria.

Dio esprime anche con il canto le operazioni del suo Spirito in noi.

351

L'anima talvolta si annienta e sprofonda in questo Spirito divino, per rispetto e riverenza per la
grandezza della maestà di Dio; talvolta sale anche al seno di Dio mediante i santi trasporti
dell'amore e gli impulsi del cuore; a volte si dilata e si diffonde nella compiacenza e nella
consolazione: tutto ciò avviene per opera dello stesso Spirito, che opera, a suo piacimento, nei
giusti della terra e nei santi del cielo, e che li muove secondo la sapienza divina.

Questo è ciò che si esprime, nel canto delle nostre chiese, attraverso queste note che si
abbassano e salgono e che si moltiplicano diversificandosi, poiché questi toni ascendenti e
discendenti significano i vari movimenti che lo spirito di Dio impartisce alle anime, che, per la
diversità dei sentimenti che suscitano, compongono la bellezza e l'armonia della religione
interiore della Chiesa.

Questo ci mostra che nulla deve essere disprezzato nel culto della Chiesa, e ci mostra la cura
che dobbiamo avere per renderci capaci nel canto e per applicarci ad esso con spirito di fede.

Entrate dunque in queste sante disposizioni quando avete la gioia di cantare le lodi di Maria.

Poiché la diversità di tutti questi toni usati nella Chiesa è espressione dei sentimenti interiori
che lo Spirito Santo vuole produrre nelle anime, conformatevi esattamente al canto senza
aggiungere nulla di vostro.

Infine, unitevi poi così intimamente nello spirito e nel cuore a Maria, in modo da essere più
applicati alla considerazione delle sue bellezze interiori e delle sue perfezioni che all'azione
materiale che compite.

352

_______________________________________

CAPITOLO 19°
MARIA È NOSTRA MEDIATRICE ACCANTO A GESÙ CRISTO.

La religione si compone di due punti: uno è l'onorare Dio, l'altro il glorificare Gesù Cristo, che è
degno della stessa adorazione. Per questo abbiamo bisogno di due mediatori.

Quando lodiamo Dio nelle sue grandezze e nelle sue opere, ricorriamo a Gesù Cristo perché sia
il mediatore delle nostre lodi.

E, quando vogliamo glorificare Gesù Cristo nella sua persona e nei suoi misteri, abbiamo
bisogno della Vergine Santissima, nostra mediatrice verso di Lui.

Tutti i diversi ordini di spiriti angelici sono applicati in cielo alla lode e all'adorazione delle
eterne grandezze di Dio.

Ognuna delle sue divine perfezioni ha un numero immenso di intelligenze impegnate


incessantemente ad onorarla: i Serafini rendono omaggio al suo amore; i Cherubini, alla sua
luce; i Troni, alla Sua Maestà; e così via …gli altri.

Ma sebbene, rispetto al resto delle creature, gli angeli onorino perfettamente l'essenza di Dio,
tuttavia sono incapaci di glorificare tutti insieme la sua grandezza con i loro omaggi.

Il loro essere è un magnifico ritratto della Divinità, e le loro bocche sono fonti di inni e di lodi
delle sue adorabili perfezioni; tuttavia tutto questo è nulla in confronto a ciò che Dio merita.

354

Tutto questo è solo povertà; devono ricevere da Gesù Cristo qualcosa per glorificare Dio; ed è
con questo supplemento unico della loro religione che gli angeli e gli arcangeli, i cherubini, i
serafini e tutti gli altri Lo lodano e proclamano incessantemente che è Santo, Santo, Santo.

Ora ciò che gli Angeli sono, riguardo a Dio, in cielo, i fedeli lo sono sulla terra riguardo a Gesù
Cristo.

Per comando e influsso dello Spirito Santo, Dio divide e applica gli uomini all'adorazione dei
misteri e delle virtù del suo divino Figlio, affinché essi rendano a ciascun mistero l'omaggio e i
doveri particolari che gli sono dovuti, e non ci sia nulla in Lui che non sia adorato.

Così i vari ordini religiosi, le Congregazioni, sono chiamati da Dio in terra ad onorare qualche
mistero o qualche perfezione di Gesù Cristo o del suo corpo mistico.

È lo stesso con le chiese cattedrali, collegi e altri, e infine con ogni individuo della Chiesa.

Ma per lodare perfettamente Gesù Cristo, abbiamo bisogno della Vergine Santissima, che sola
è degna di glorificarlo.

Poiché la gloria è una lode che procede da una chiara conoscenza della cosa che vogliamo
glorificare, noi non possiamo onorare degnamente Gesù Cristo a causa della nostra ignoranza.

355

La Vergine santissima ha in Lei lo Spirito di Dio per rendere a Gesù Cristo i doveri che si merita
e che vuole ricevere dalla Chiesa; in modo che, come tempio vivo, Maria sola contiene in
eminenza tutte le lodi che Gesù Cristo può ricevere dai suoi veri adoratori; e, per di più, Lei
stessa si volge a lode perfetta e adorazione.
Per questo la Chiesa, incapace di onorarlo come Egli merita di essere, non gli rende lode, né
omaggio, senza unirsi alla Beata Vergine, sua mediatrice, perfetta adoratrice di tutte le
grandezze di Gesù Cristo, e in cui si trova, in lode, amore e adorazione, mille volte di più di
quanto tutte le altre creature possano rendergli.

Ora, se Dio Padre si è degnato di fare uomo suo Figlio, per facilitare il nostro accesso alla sua
maestà, attraverso un Dio che era uomo come noi, la Chiesa può bene usare questa stessa
delicatezza per darci accesso a quest'Uomo-Dio, per mezzo della prima e della più santa delle
creature.

Questo mezzo per andare a Gesù Cristo non è un mezzo di divisione e di separazione; ma, al
contrario, un mezzo di connessione, di unione e unità.

Così come Gesù Cristo, nostro mediatore presso il Padre suo, è mezzo di unione con Lui,
perché è consustanziale a Lui per la sua natura divina e consustanziale a noi per la sua natura
umana; Maria, trasformata completamente in Gesù Cristo, ci fa entrare in Lui più
perfettamente.

Come dunque il ricorso a Gesù Cristo è mezzo gradito all'eterno Padre, la cui misericordia è
immensa e sempre pronta ad essere effusa sugli uomini; noi ci presentiamo a nostro Signore
rivolgendoci alla sua santissima Madre, che è tutta piena di Lui, e che sappiamo capace di
ottenere tutto da Lui, come Gesù Cristo tutto ottiene dal Padre suo.

356

Inoltre, andando così da Gesù per mezzo di Maria, la Chiesa non fa che seguire l'ordine che lo
stesso Eterno Padre ha usato nel donarci suo Figlio.

Avendo Egli fatto dipendere l'Incarnazione dal consenso personale di Maria, avendola stabilita
mediatrice del dono di suo Figlio al mondo e depositaria amorosa e fedele del suo tesoro, ha
insegnato a tutta la Chiesa ad andare da Maria, come al tabernacolo e al santuario dove abita
e riposa l'oggetto delle sue delizie e compiacenze.

Così, è in questo tabernacolo, che Gesù Cristo desidera essere adorato e amato perfettamente
da tutti.

Notiamo anzitutto che la Santissima Vergine, questo santuario vivente, dona a Gesù Cristo un
culto perfetto, un amore eminente superiore a quello di tutti gli angeli e di tutti gli uomini:
donde viene che Lui stesso ne fa il luogo delle sue delizie.

Poiché dunque si compiace di sua Madre, si rallegra che gli uomini lo servano e lo onorino per
mezzo di Lei, per averla tante volte presente a Sé, e tante volte presente nella Chiesa, e che vi
siano fedeli che la pregano.

Tale è la natura del santo amore che Gesù ha per la sua Madre divina, che vorrebbe vederla
ovunque e sentirne parlare sempre.

357

Se Lui stesso è il cuore che vivifica tutti i membri della sua Chiesa; se è questo centro divino
dove finiscono tutte le linee, cioè tutti i fedeli del mondo, vuole che Maria sia come un cerchio
che lo circonda, attraverso il quale bisogna passare per raggiungerlo, lieti di restare così
rivestiti, avvolti e nascosti sotto sua Madre, e che sia ??amata, invocata e ricercata da tutti
coloro che desiderano raggiungerlo.

II
Nulla potrebbe esserci di più vantaggioso per noi! Essendo Maria il tempio dove Gesù Cristo
riceve con più piacere i supremi doveri dovuti alla sua grandezza e maestà, è così soddisfatto
dei doveri che Lei gli rende, che facilmente ammette tutti gli omaggi degli uomini quando
vengono così uniti a Lei.

Inoltre Lei è sempre presente davanti a Lui per loro, poiché, portando nel suo seno materno
tutta la Chiesa come sua figlia, supplisce amorevolmente a tutte le sue mancanze verso di Lui.

La Chiesa stessa, consapevole della debolezza e dell'infermità dei suoi figli, vuole che, come è
stato detto, rendano lode a Dio in Gesù Cristo solo unendosi alle lodi che la Beata Vergine Gli
rende.

Per questo, prima di tutte le ore canoniche, non appena hanno recitato a bassa voce il Pater,
come la lode e la preghiera di Gesù Cristo, la Chiesa, mossa dallo Spirito di Gesù Cristo stesso,
fa dire loro l'Ave Maria, per insegnare loro che il modo di unirsi a Gesù e alle lodi che Egli dà a
Dio, è unirsi alla Madre sua Santissima, comunicando così alla perfetta lode che Ella stessa gli
rende.

358

Ma indipendentemente dai doveri che siamo obbligati a rendere a Gesù Cristo, dobbiamo
chiedergli anche le sue grazie; ed è per mezzo di Maria che Egli vuole concederci tutte quelle
che ha meritato per noi con la sua morte, avendo stabilito Lei, come dispensatrice universale di
tutti i suoi beni.

È molto più vantaggioso per noi che i meriti di Gesù Cristo, Suo Figlio, siano a sua
disposizione, nelle sue mani, piuttosto che nelle nostre.

Infatti, a parte il fatto che Dio Padre sarebbe spesso inorridito nel vedere questo tesoro in
mani indegne e criminali come le nostre, solo Maria, che è stata scelta da Dio Padre e
preparata dallo Spirito Santo per essere depositaria del dono che ci ha fatto di suo Figlio, Maria
sola ha la grazia di usarlo bene.

O! Come siamo felici che Egli lo abbia affidato per noi a questa Madre divina che, per la sua
santità e l’eminenza della sua grazia, è degna di Gesù Cristo e non lo disonora avvicinandosi a
Lui; e che d'altronde, essendo tutta carità per noi, è piena di sapienza per usare questo tesoro
e gestirlo a nostro vantaggio!

Inoltre, se chiedessimo qualche grazia senza passare attraverso di Lei,, Gesù Cristo, che
spesso opera per giustizia quanto per bontà, potrebbe rifiutarcela a causa delle nostre offese e
delle nostre quotidiane infedeltà; alla Beata Vergine, al contrario, non potrebbe rifiutare nulla.
Non c'è niente che Lei non possa su di Lui, per l’amore che le porta e che sembra renderlo
dipendente da Lei; vuole sempre quello che Lei vuole, e desidera quello che Lei desidera, tanto
vuole onorarla.

359

Questo è ciò che vediamo raffigurato in diverse figure dell'Antico Testamento; per esempio,
nella persona di Betsabea, la quale, riguardo a Davide, è immagine della Santissima Vergine e
della sua influenza presso Gesù Cristo.

Questo principe la tratta con deferenza e gentilezza: Betsabea si presenta a lui con l'intenzione
di chiedere il trono per suo figlio Salomone, David la previene e le dice: Quid tibi vis? Cosa
vuoi? Vale a dire, cosa ho in me che posso fare per te, che non lo faccia?

Betsabea, presentò la sua richiesta e Davide le giurò, per il Signore, che Salomone sarebbe
salito al trono; il che avvenne lo stesso giorno con segni di gioia e tutti i segni della pubblica
esultanza.
Così, quando andiamo a cercare Nostro Signore attraverso la Beata Vergine, siamo certi,
secondo san Bernardo, che essa è subito in preghiera per noi con suo Figlio.

Gesù Cristo si ricorda del potere che Le ha dato su di Lui come Madre, per non toglierglielo
mai, perché grazia e gloria perfezionano la natura e non le fanno mai perdere i suoi diritti, e
subito la Vergine Santissima ottiene ciò che non siamo sicuri di ottenere da soli.

La Santa Vergine ha, inoltre, a sua disposizione tutti i meriti che ha acquisito per proprio
diritto, durante la sua vita, mediante la sua fedeltà allo Spirito Santo; e questo tesoro, che la
sublimità e l'eminenza del suo amore ha reso più grande di tutto ciò che la Chiesa insieme ha
sempre meritato, Maria lo offre per noi, perché tutto ciò che è e tutto ciò che ha è per gli
uomini. La sua qualità di Madre la tiene interamente in rapporto e in relazione ai suoi figli.

360

Che cosa non trova improvvisamente l'anima che si avvicina a questa immensa fonte di bontà
e di misericordia?

Poiché tutti i principianti sono pieni di autostima e sentimenti di orgoglio, non essendo ancora
purificati dalla mortificazione e dallo stabilirsi in loro dell'annientamento di Gesù Cristo, non
possono sopportare la vergogna e la confusione per i rimproveri interiori che Gesù Cristo fa
loro.

Questo si vede anche nelle anime più innocenti, come in santa Teresa, la quale, caduta in
lievissime infedeltà, evitava la preghiera, come gli antichi ebrei evitavano i rimproveri di Dio, e
desideravano che Mosè parlasse loro, e non Dio stesso.

Tutti i principianti hanno quindi un particolare bisogno della dolcezza e della clemenza della
Santissima Vergine, che doni loro fiducia nell'avvicinarsi a Gesù Cristo e nello stare alla sua
presenza in preghiera.

III

Maria è onnipotente sul cuore dell'eterno Padre come sul cuore di Gesù.

È vero che Gesù Cristo è il mediatore attraverso la giustizia, poiché offre a Dio Padre il suo
sangue adorabile, che vale, di diritto, il riscatto degli uomini e il pagamento di tutto il loro
debito, e che la Vergine santissima, rifugio dei peccatori, è solo il nostro mediatore d'amore e
d'impetrazione.

361

Come Sposa però, sa cosa piace di più al Padre, cosa lo consola e lo affascina; e Dio Padre,
vedendosi pregato dalla sua Sposa, cede alle sue richieste e alla sua voce.

Da Maria riceve tutto amorevolmente. Gli piace così tanto che non può rifiutarle nulla di ciò che
desidera; e così si arrende facilmente a Colei alla quale, per amore, appartiene come Sposo
(42).

Maria, dunque, è depositaria di tutti i beni di Dio; che cosa può mancare a chi confida nella sua
bontà? D'altra parte, essendo Madre della misericordia, non può rifiutare nulla agli uomini,
dona gratuitamente e con piacere agli infelici, e distribuisce loro con gioia, i doni e i tesori di
Dio e di Gesù Cristo, suo Figlio.

Non c’è che da prostrarsi davanti a Lei per essere subito arricchito.

Perciò non ci avviciniamo a Dio, nella Vergine Santissima, invano e inutilmente.


362

RIFLESSIONI PRATICHE, MEDITAZIONI SULLA GRANDEZZA DELLA BEATA VERGINE MARIA,


MENTRE SI RECITA IL SANTO ROSARIO (43)

Sul primo grano.

Si recita il Padre nostro e si adora l’Unità di Dio, principio di tutte le grandezze della Santissima
Vergine e della perfezione dei suoi stati.

Sui tre grani piccoli.

Si pregano tre Ave Maria per onorare i tre stati della vita itinerante della Vergine Santissima.

363

Con la prima Ave Maria, onoriamo lo stato della sua infanzia che ha trascorso nel tempio, dove,
vivendo come ostia di Dio, adorava incessantemente Gesù Cristo nella figura di tutte le vittime,
e che da allora si preparava, al sacrificio di suo Figlio, che aveva presente allo spirito mentre
veniva applicata al servizio dei sacerdoti che offrivano sacrifici a Dio.

Con la seconda Ave Maria, onoriamo lo stato del suo santo matrimonio, durante il quale ha
vissuto in perfetta santità. Ella ha concepito, nutrito e allevato Gesù Cristo, suo Figlio, ha
partecipato alle sue grazie divine; era presente alla sua persona e conversava con Lui.

Con la terza Ave Maria si onora lo stato della sua santa vedovanza, durante la quale ha servito,
è stata presente e ha partecipato ai santi misteri di Gesù Cristo; e poi ha aiutato gli Apostoli a
fondare e a mantenere la Chiesa, che non ha lasciato finché non l’ha vista fortificata nella fede
di Gesù Cristo, suo Figlio.

Sulla prima decina.

Nel recitare il Pater, sul grano grosso, si deve rispettare profondamente Dio Padre in tutte le
sue perfezioni e in tutte le sue divine grandezze. Essendo Egli, immenso, può essere visto e
adorato solo nella fede.

364

Nelle dieci Ave Maria, la Beata Vergine sarà onorata quale Sposa dell'Eterno Padre.

Ammireremo, loderemo, benediremo in Lei tutte le divine e adorabili perfezioni di cui Dio
Padre è principio, e a cui ha partecipato: la sua santità, la sua sapienza e la sua fecondità.

Alla fine della decina si pregherà il Gloria Patri, per lodare Dio Padre che ha scelto la Beata
Vergine come sua Sposa, e per averle comunicato tante perfezioni di cui si domanderà
qualcosa per la Chiesa di Dio.

Sulla seconda decina.


Nel recitare il Pater, sul grano grosso, si onora il Figlio di Dio fatto uomo nella Vergine
santissima, e si adorano tutte le grandezze del Verbo, annientato nella carne nel mistero divino
dell'Incarnazione.

Durante le dieci Ave Maria, si rispetta la Beata Vergine come Madre del Figlio di Dio, e si onora
in Lei, la vita del Verbo Incarnato con tutto l'interno e tutto l'esterno delle virtù che Egli è
venuto ad infondere nella sua Chiesa attraverso l'Incarnazione: come la sua pazienza, la sua
povertà, la sua castità, la sua mansuetudine, la sua umiltà e le altre virtù cristiane che Dio
poteva avere in Sé solo attraverso questo santo mistero.

365

Alla fine della decina si pregherà il Gloria Patri, per ringraziare Dio Figlio di aver scelto la Beata
Vergine per sua Madre e di averla fatta modello perfetto di vita cristiana, chiedendo a Dio di
conformare la sua Chiesa a Lei.

Sulla terza decina

Nel pregare il Pater si adorerà lo Spirito Santo come santificatore della Vergine Santissima.

Durante le dieci Ave Maria, si onora la Beata Vergine come tempio e santuario dello Spirito
Santo, che in Lei ha riversato la pienezza dei suoi doni.

Dobbiamo ancora rispettare tutte le operazioni divine che hanno riempito la sua anima
durante la sua vita itinerante, e che continuano ancora in cielo: poiché lo Spirito Santo opera
in Lei nel tempo e nell'eternità più che in tutte le pure creature insieme.

Alla fine è necessario dire Gloria Patri per glorificare lo Spirito Santo per aver scelto la Beata
Vergine come suo tempio e per averla adornata e riempita di tanti doni, di cui si chiederà la
partecipazione per sé e per la santa Chiesa.

366

Sulla quarta decina

Nel pregare il Pater, sul grano grosso, dobbiamo adorare Dio Padre come glorificatore della
Vergine Santissima e di tutta la Chiesa trionfante.

Attraverso le dieci Ave Maria, consideriamo e onoriamo la Beata Vergine come la gioia degli
angeli e dei beati in cielo; è necessario unirsi a loro per entrare nella loro compiacenza verso di
Lei, e nelle lodi e benedizioni che Le rendono.

Alla fine, attraverso il Gloria Patri si ringrazia la Maestà di Dio per averla stabilita nell'alto stato
di gloria che possiede, chiedendo la grazia di poter contemplare un giorno la sua bellezza e
tutte le virtù di cui Gesù Cristo l'ha rivestita.

Sulla quinta decina

Nel dire il Pater, si deve adorare Gesù Cristo che regna nella Santissima Vergine, e in Lei anche
regnante sulla sua Chiesa militante.

Durante le dieci Ave Maria, la Beata Vergine sarà onorata come regina della Chiesa, come aiuto
dei cristiani e come rifugio dei peccatori, rispettando la parte che Dio le ha dato nella regalità
di suo Figlio sul mondo e sulla Chiesa.

Onoreremo il potere che Dio Le ha dato sui suoi nemici; sarà invocata sulla Chiesa; sarà
invocata per regnare in suo Figlio e per mezzo di suo Figlio sul mondo; la si pregherà di
distruggere il peccato, di abbattere l'orgoglio del diavolo, di fortificarci nello spirito contro la
debolezza della carne; in una parola, perché ci riempia della virtù di Gesù Cristo Nostro
Signore, nel quale possiamo regnare su tutto ciò che Gli si oppone in questa vita.

367

Il Gloria Patri si dirà, alla fine, per ringraziare Nostro Signore di aver regnato così pienamente
in Lei e su di Lei nella Chiesa, e per aver distrutto tante eresie e tanti errori, pregandolo anche
di completare la estirpazione da parte sua di ciò che ne resta nel mondo, che cresce ogni
giorno nelle tenebre e nella malignità.

Sulla sesta decina

Nel Pater, che si reciterà sul grano grosso, si adorerà lo Spirito Santo, come Consolatore della
Chiesa che soffre in Maria.

Durante le dieci Ave Maria, la Beata Vergine sarà onorata come consolatrice degli afflitti e
soprattutto come sollievo delle anime che soffrono nel purgatorio.

Sarà invocata su tutte le anime che gemono in queste fiamme, e che non possono più
soccorrere se stesse, né chiedere sensibilmente l'aiuto del mondo; ma principalmente Le si
chiederà in Gesù Cristo, e per Gesù Cristo stesso, il sollievo e la liberazione di tante anime
abbandonate nel fondo di questa prigione, di cui nessuno si ricorda e che sono senza alcun
aiuto.

Diremo il Gloria Patri, per ringraziare Dio di tutte le liberazioni che ha concesso per le sue
preghiere, aggiungendo un Requiem o un De profundis.

368

_________________________

CAPITOLO 20°

MARIA È L’AVVOCATA DEI PECCATORI

Noi non dobbiamo solo sollecitare le grazie di Gesù Cristo; siamo ancora obbligati a ottenere
da Lui il perdono per le nostre infedeltà, e per questo Maria è ancora la nostra mediatrice.

I battezzati, che cadono nel peccato mortale, non sono più vivi della vita dei figli di Dio:
mediante il peccato diventano figli del diavolo, e diventano un solo spirito con lui, che calpesta
Gesù Cristo nelle loro anime, e trionfa di Nostro Signore nel suo stesso trono.

Essi stessi lo calpestano, perché deridono i suoi meriti e il suo sangue, che li ha riscattati, lo
Spirito Santo e tutte le sue grazie.

Dopo un tale oltraggio fatto a Gesù Cristo, i peccatori sono molto indegni di avvicinarsi a Lui,
e Lui ha il diritto di respingerli, di condannarli.
Egli è rappresentato, nel libro dell'Apocalisse, con in bocca una spada a doppio taglio
(Ap.1,16), segno della sua onnipotenza regale, che farà tremare gli empi e i demoni quando
verrà a giudicare tutte le nazioni della terra.

Anzi, nello stesso Santissimo Sacramento, rinnega e condanna tutti i peccati del mondo; e
sebbene arde d'amore per noi, quando entra, attraverso la comunione, in un'anima dedita al
peccato, invece di giungervi con le grazie del suo amore, la condanna con la severità che, nel
giorno del giudizio, userà contro di essa.

370

È san Paolo che lo dice: Chi si comunica indegnamente mangia e beve il suo giudizio, cioè la
sua condanna (1Cor.11,29.)

Non solo riceve il suo giudice, ma anche il suo giudice adirato, il suo giudice che lo condanna.

Sarebbe molto meglio allontanarsi dal proprio principe che avvicinarsi a Lui per ricevere
rimproveri dalla sua bocca ed essere condannati.

Tuttavia, dopo i nostri peccati, possiamo trovare il nostro perdono solo in Gesù Cristo, il
nostro unico mediatore con suo Padre.

La difficoltà è dunque di fargli mutare la sua qualità di giudice in quella di avvocato, e di farne,
di giudice, un supplicante. Questo è ciò che fa la Beata Vergine, che è la felicità e la gioia dei
cristiani, in qualunque stato. essi si trovano.

Se sono peccatori, hanno in Maria abbastanza per moderare i timori indotti in loro dalla vista
del loro giudice, sia per la grande benevolenza che Ella ha verso di loro sia per l'accesso che
Ella ha sempre a Lui.

Dio Padre ha dato ogni giudizio al Figlio suo, e non alla Beata Vergine, che durante la vita degli
uomini è avvocata e non giudice.

Facendola Madre del suo Verbo Incarnato, l’ha rivestita solo delle sue viscere di misericordia e
di tenerezza per gli uomini; l’ha costituita per intercedere in loro favore, sia come Madre loro
che come Madre di Gesù Cristo.

371

Perciò non scoraggia i peccatori; anzi, si rallegra del loro avvicinarsi, essendo sempre in
preghiera per la loro conversione e per la loro salvezza: così loro trovano in Lei ogni dolcezza,
ogni bontà e motivo di rallegrarsi.

Non hanno nulla che li renda timidi nella loro conversione, e tutti sono ricevuti con tenerezza e
benevolenza, come coloro che l'eterno Padre vuole amare per mezzo di Lei, e che, per la loro
disgrazia ,le hanno procurato la gioia di essere Madre del Salvatore degli uomini; poiché, senza
il peccato, Gesù non sarebbe venuto in questo mondo, a somiglianza della carne del peccato, e
Maria è in qualche modo debitrice verso i peccatori per la sua qualità di Madre di Gesù Cristo;
così noi abbiamo, nella sua persona, un'avvocata onnipotente presso suo Figlio: cosa non può
Lei su Colui a cui ha dato la vita e che per noi è anche tutta carità (44).

La donna di Tecoa, dalle cui preghiere Assalonne fu salvato e ottenne da Davide il permesso di
tornare a Gerusalemme, immagine della casa di Dio e del cielo, fu una chiara figura della Beata
Vergine e della sua tenera sollecitudine nel chiedere grazia per i peccatori.

Assalonne, dopo aver fatto massacrare suo fratello Amnon, si era rifugiato nel paese di
Ghesur, per evitare la punizione che meritava il suo delitto; era la figura dell'uomo che, avendo
fatto morire in sé il fratello Gesù Cristo per il peccato, meritava lui stesso di subire la morte.

372
Questa donna, prostrandosi davanti a Davide, gli disse: “Signore, salvami.

La tua serva, che è vedova, ha avuto due figli che hanno litigato in campagna: uno di loro ha
colpito l'altro e l'ha ucciso, e ora tutti i miei parenti chiedono la morte di quello che mi è
rimasto, e vogliono spegnere l'unica speranza che mi resta.

David le promise che sarebbe stata soddisfatta e, poiché questa donna insisteva ancora, le
giurò che non sarebbe caduto un solo capello dalla testa di suo figlio. «E perché», riprende lei,
«perché dovresti rifiutare al popolo di Dio la grazia che mi concedi; e perché il re non dovrebbe
richiamare suo figlio?

Moriremo tutti e scorreremo sulla terra come acque che non si possono più raccogliere; e Dio
non vuole che un'anima perisca; anzi rinvia l'esecuzione dei suoi decreti, perché colui che è
stato rigettato non muoia del tutto, come accadrebbe se non gli si desse il tempo di fare
penitenza.

Permetti dunque alla tua serva di supplicarti perché ciò che il Re, mio ??Signore, ha ordinato
per mio figlio, sia eseguito in favore di Assalonne.

Questa donna, che con le sue suppliche ottenne ciò che Davide aveva finora rifiutato al proprio
figlio, mostra dunque ciò che è, nei riguardi dei peccatori, la potenza della mediazione di Maria
(45).

373

Infatti, da Maria, fonte della carità, il peccatore attinge con fiducia e dolcezza la grazia della
penitenza, che Ella addolcisce per lui con le amarezze e le pene che soffrì per lui mentre era a
terra.

Maria, questa porta della salvezza, non è chiusa a nessuno, a nessun titolo e per nessuna
ragione; i più malvagi, i più criminali trovano in Lei il luogo sicuro della loro penitenza, ed è
questa facilità che farà soffrire i peccatori e li renderà imperdonabili nel giorno del giudizio.

Quando il peccatore non osasse unirsi intimamente alla Vergine santissima, come creatura
tanto santa, gli basterebbe offrire a Gesù Cristo il cuore di questa Madre divina, presentargli
tutti i doveri che Ella gli rende, e così avrebbe nelle sue mani abbastanza per placare l'ira del
suo giudice, poiché l'amore e il rispetto che Egli ha per la Vergine Santissima sono capaci di
disarmarlo e addolcirlo.

II

Inoltre, Nostro Signore, come Dio, pone la sua onnipotenza nelle mani di sua Madre, perché la
usi a suo piacimento; e perciò nella Chiesa avvengono tante meraviglie, tanti miracoli sotto il
nome della Santissima Vergine, che sono effetti dell'onnipotenza di Dio.

374

È segno che questa Madre divina ha nelle sue mani la potenza di suo Figlio, e che la usa
secondo la sua bontà e la sua grande misericordia, perché da un lato usa questo potere per
fare del bene; e dall’altro vincola la potenza di Gesù Cristo per prevenire il male che Egli
farebbe ai colpevoli.

I ministri della Chiesa che vedono le anime perire per la malizia del demonio, devono imitare
Mardocheo, quando, coperto con un sacco alle porte del palazzo del Re, gemeva per la sorte
del suo popolo, che stava per essere distrutto dalla crudeltà e dalla tirannia di Aman.
Ma le loro preghiere e le loro penitenze non basteranno a procurare la salvezza del popolo
cristiano, a meno che Ester non si unisca a loro e si getti ai piedi di Assuero, nostro grande re.

L'incomparabile bellezza di Ester, dopo il suo digiuno, che le diede tanto potere sul cuore di
Assuero per ottenere la liberazione del suo popolo, fu una figura del fascino così potente che la
penitenza e le lacrime di Maria, esercitano sul cuore di Dio.

Questo è anche ciò che è sottolineato da Giuditta, la vedova. Armata della forza fornita dalla
preghiera, Giuditta, dopo aver digiunato come leggiamo nella Scrittura, sconfigge
improvvisamente Oloferne e mette in fuga l'esercito degli Assiri.

Non appena Maria si presenta a Dio e si mostra a Lui piena di lacrime, di pene e di dolori per il
perdono dei nostri peccati, (cioè Ella offre la sua penitenza, che è vasta e profonda come il
mare), subito il cuore di Dio è toccato, ed Egli asciuga le lacrime della sua Sposa, perdona i
peccati degli uomini.

375

È una strana invenzione dell'amore che Dio si sia posto così sotto l'obbligo di mostrare
misericordia, e che voglia che le mani della sua potenza e della sua giustizia siano così legate
dalle mani dell'amore.

Per mezzo di Maria si compie ciò che dice il profeta: Conserverà la sua misericordia nella sua
ira? È Lei che ferma le braccia della giustizia, della potenza, della vendetta di Dio con la forza
della sua misericordia e del suo amore.

III

Vediamo per esperienza che le anime più criminali, che hanno conservato nel loro profondo il
rispetto, la tenerezza e la devozione verso la Beata Vergine, ritornano sempre a Dio,
sentendosi prima o poi attratte e convertite a Lui. (46)

Al contrario, quando le anime disprezzano la Santissima Vergine e ne fanno un trofeo, come


vediamo ai nostri tempi negli eretici, negli scismatici e nei libertini, possiamo dire che è la loro
fine (47).

Questo è ciò che notiamo ancora per esperienza negli eretici: coloro che hanno una certa
tenerezza per Lei si convertono sempre; inoltre non c'è niente nella Chiesa in cui il diavolo si
affatichi di più che per deviare la pietà per Maria, per spegnere nei cuori l'amore e la tenerezza
per Lei, per soffocare la stima per questo tesoro di grazia e di benedizione, per questa fonte di
misericordia, per questo sicuro rifugio dei peccatori.

Quanto a me, mi dedico a Dio per usare ogni momento della mia vita per farlo onorare.

Rimarrò in perenne dipendenza da Lei, riconoscendola come mia santa Madre e come sorgente
della mia doppia vita, quella del mio corpo e quella della mia anima; e se tutti i figli della
Chiesa la chiamano la loro vita, la loro dolcezza, la loro speranza, posso bene darle questi nomi
in Gesù Cristo; e dirle ancora che in Lui, Ella è la mia via, la mia verità e la mia vita.

377

Perché è questa divina Vergine che, nel tempo del mio peregrinare, quando suo Figlio
tratteneva giustamente le sue misericordie racchiuse nelle braccia della sua giustizia, si
preoccupò di farlo placare attraverso preghiere di una delle sue più fedeli spose, e che, per
mezzo di un aiuto preso in prestito, si degnò di ritirarmi, quasi con forza, dal mio pantano, per
farmi conoscere la mia debolezza, la mia infedeltà, la mia resistenza
Dirò qui, in onorevole ammenda della mia ingratitudine alla misericordia della Santissima
Trinità, fonte inesauribile di ogni grazia, per gratitudine per la sua ineffabile bontà e per
obbedienza ai miei superiori, in onore di Gesù, mio Signore e mio maestro, mediatore di tutti i
nostri beni e in onore della Santissima Vergine, avvocata dei peccatori, dei quali io sono il
primo, riconoscendo, prostrato ai suoi piedi, che sono debitore alla sua intercessione per tutte
le grazie che ho ricevuto:

dirò quindi, coperto di confusione, che in mezzo ai miei delitti appena fuori dall'abisso dei
peccati in cui sono stato immerso per molti anni dalla mia giovinezza fino all'età di ventidue
anni, questa Regina del Cielo, più incantevole nella sua bontà che nella sua grandezza, si
preoccupò, e, se osassi dirlo, si prese pena di scendere sulla terra e visitare uno dei suoi servi
di mirabile santità al quale disse:

Prega mio Figlio, per l'abate de Pébrac, parlagli di questo miserabile peccatore.

Ciò fu osservato con tanta cura che in ogni tempo quest'anima santa mi tenne presente ai suoi
pensieri, senza avermi mai visto, essendo a cento leghe da lei. Dopo mi disse che quando
pregava per me, riconosceva che questa santa principessa provava un singolare piacere nel
vedermi raccomandata da lei, cosa che mi raccontò tre anni dopo. La sua vita mirabile, le sue
grazie, le sue virtù, i suoi miracoli saranno presto conosciuti nella Chiesa (48).

378

Ringrazio l'ineffabile bontà di Dio, che fa ai suoi nemici cose buone che non conoscono, e
suscita per loro potenti avvocati per guadagnare e placare, e anche che si accontenta di
vittime innocenti per peccati che non hanno commesso, al fine di soccorrere i delinquenti che
non sono abbastanza puri per fare penitenza, e per offrire a Sua Maestà un sacrificio gradito.

379

Quest'anima santa, dopo aver sofferto per i miei peccati abominevoli pene eccessive da parte
del Figlio di Dio, che le fece sopportare le impressioni della sua passione e della sua morte,
vera e unica fonte di ogni soddisfazione degna di Dio e sufficiente per i nostri peccati, ancora
impiegava per me tutte le invenzioni che l'amore abitualmente fornisce alle anime penitenti,
come cinture, cilici, discipline di ferro; e con tale generosità che insanguinò le pareti della sua
cella, e le punte delle sue discipline si accartocciarono contro le sue ossa, che rimasero
scoperte e spogliate di carne.

Tali furono gli eccessi della sua santa penitenza, a cui aggiunse ciò che era ancora più
prezioso, i sospiri del suo cuore, le sue contrizioni così violente che avrebbero rotto pietre, e
infine le sue abbondanti lacrime, che versò tutti i giorni.

Benedetto sei tu, o mio Dio, che trovi tali mezzi potenti e così sante invenzioni per convertire i
più ribelli e trionfare sulla loro infedeltà!

Che trovi mezzi così sicuri e così segreti per aprire i tesori delle tue grazie e che fanno piovere
così dolcemente il latte delle tue generose benignità!

Benedetto sia il mio Gesù, che me li ha meritati con tanta obbedienza e fedeltà al Padre suo e
tanto amore per me!

Sia benedetta la Vergine Santissima, avvocata dei peccatori, protettrice degli infelici,
universale tesoriera di ogni bene, che ha voluto che il suo Figlio fosse placato dalle preghiere di
quest'anima santa!

È quindi a Maria che sono debitore dopo suo Figlio per tutto, per il corpo e per l'anima.

380
La prego con tutto il cuore che mi ottenga la grazia di impiegarli entrambi al suo servizio, e
che non abbia nulla in me che non la onori per sempre. Infine la prego, che per quanto è
possibile, la renda onorata nel mondo, e anche ovunque, se potrò.

Ricordo gli auguri che feci con quest'anima buona, che l’amava unicamente e che mi ha aiutato
ad amarla, di essere prostrato in cielo ai piedi della santissima Vergine, per cantare le sue lodi
a sazietà e farle sentire a tutto il Paradiso.

Sia dunque per sempre lodata, benedetta e adorata la divina bontà, e tutti gli angeli e i santi
proclamino ad alta voce la sua santa, adorabile e infinita misericordia per me!

Che io smetta di vivere e di essere, per esprimere, con il mio annientamento e il mio silenzio,
che Egli è al di sopra di ogni lode; poiché tutto ciò che esiste, convertito in bocche e lingue,
non potrebbe raccontare la minima delle sue glorie, la più grande delle quali è quella della sua
misericordia!

Nel frattempo, Signore, il mio cuore, la mia vita, il mio essere si convertano in Gesù, tuo Figlio,
per essere a Tua gloria ostia di lode, che magnifica la tua bontà e canta la tua infinita
misericordia!

381

ESERCIZIO PER AVERE IN SE STESSI I SENTIMENTI INTERIORI DELLA SANTISSIMA VERGINE,


PRIMA DI INIZIARE LE PRINCIPALI AZIONI DELLA GIORNATA.

Dopo essersi annientati con tutto se stessi davanti a Dio, dopo aver rinunciato a tutte le
intenzioni e disposizioni del nostro spirito, si adorerà Gesù Cristo che anima l'interno della
Santissima Vergine e che riempie tutte le sue opere del suo spirito e della sua vita.

Si ammirerà nell'anima di Maria l'estensione di questo spirito e di questa vita divina, che ha
dato tale merito alle sue azioni, che la minima e la più bassa in Lei sono stati resi immensi per
l’espansione della carità divina.

Ricevendo in Lei i sentimenti di amore e di riconoscenza di Gesù verso suo Padre, Maria
serviva Gesù perché espandeva questi sentimenti a tutta la Chiesa, o piuttosto Lei lo serviva
più pienamente, più magnificamente ancora espandendo le lodi, l’amore e le adorazioni che
Gesù rendeva al Padre.

Maria stessa si serviva di questa pienezza di vita divina per testimoniare la propria gratitudine
a Dio Padre, per averla scelta, per averla fatta Madre del suo Figlio e depositaria dell'augusto
mistero del suo amore e delle sue misericordie per gli uomini

Si benedirà lo Spirito Santo di Gesù di questa abbondanza di grazie, che diffonde così
ampiamente nell’anima di questa divina Madre, e che, rendendola conforme a Lui in tutte le
sue virtù, la fa ancora agire in tutto nelle sue stesse disposizioni interiori.

382

Si invocherà su di sé questo stesso Spirito di Gesù Cristo, rappresentandolo come Colui che
vuole abitare così in Maria, per far vivere di questa stessa vita tutti i suoi figli, i quali, da parte
loro, non desiderano avere altre intenzioni, né altre disposizioni riguardo a tutte le cose che
quelle che sono nella Vergine Santissima.

Si aprirà quindi la propria anima a questo spirito divino, perché venga e vi operi gli stessi
sentimenti interiori di grazia, che rendono le nostre azioni così gradite a Dio; e dopo essersi
lasciati possedere per un po’ di tempo da questo Spirito divino, per ricevere la parte che a Lui
piacerà donarci alle intenzioni e alle disposizioni intime di Maria, ci si unirà a questo stesso
Spirito per cooperare in Lui e con Lui secondo tutta l’estensione della sua santa grazia.

Si domanderà a Dio che l’intimità della nostra santa Madre sia conosciuto, amato e onorato da
tutti, e che passi pienamente nel cuore dei fedeli affinché sia un nuovo oggetto di compiacenza
sulla terra.

Nell’attesa, si pregherà Dio di prendere tutte le sue delizie in Maria, e gli si offrirà questo
magnifico tesoro in supplemento delle opere della Chiesa, e in particolare di quelle che si sta
per compiere, dichiarando a Dio che non si oserebbe presentargliela se lo Spirito santo di Gesù
in Maria non la santificasse.

Avviciniamoci dunque con fiducia a questo trono di grazie, e uniamoci con semplicità a questa
sorgente di vita, la più pura, la più santa che Gesù ci abbia dischiuso per esserne abbeverati,
sperando di attingere con abbondanza, nella nostra divina Madre, la sommità delle virtù e la
santità della vita richiesta nello stato sublime a cui Egli ci chiama.

383

ALTRI ESERCIZI PIU’ CORTI CHE SI POSSONO FARE PRIMA DELLE PRINCIPALI AZIONI DELLA
GIORNATA.

1° Adorare lo Spirito di Gesù che ispirò la Vergine Santissima nelle azioni simili a quelle che noi
stiamo per fare.

2° Chiedere a questo Spirito divino che gli piaccia di farci entrare nelle stesse intenzioni che
Ella aveva allora.

3°Rinunciare a tutte le disposizioni contrarie a quelle che lo Spirito di Gesù faceva sorgere in
Maria.

4° Aspettare con fiducia che questo stesso Spirito, che è in noi, le produca anche nel nostro
cuore.

5° Offrire a Dio le intenzioni della Santissima Vergine nell’azione che stiamo per compiere, e
unirci con tutto il nostro cuore allo Spirito di Gesù, che le compì in Lei, per entrare noi stessi in
una parte delle sue sante opere.

384

PREGHIERA A GESÙ PERCHE’ FORMI IN NOI L’INTERIORITÀ DI MARIA

Ti adoro, o divino Gesù. Adoro le tue grandezze e le tue perfezioni, di cui è rivestita l'anima di
Maria; adoro il tuo regno su di Lei; adoro la tua vita, che riempie e anima il suo cuore in tutte
le sue potenze.

Adoro l'abbondanza dei doni, la pienezza delle virtù e la fecondità della grazia che poni in Lei
per tutta la tua Chiesa.

Signore divino! Il tuo potere è adorabile, il tuo regno è sempre dolce; ma non è mai più dolce
che in questo trono d'amore.

Come veniamo volentieri a renderti i nostri doveri ai piedi di questo tabernacolo divino, e a
chiederti di distruggere in noi tutto ciò che si oppone alla tua vita e al tuo regno!
Divino Gesù! regna nella tua santa Madre, e attraverso di Lei su di noi per sempre.

Accendi i nostri cuori; non sopportare più in noi un’altra vita che non sia la tua; distruggi e
annienta tutto ciò che è contro di essa.

Fa' in noi come in tua Madre, che tu solo viva in noi, e che tutto ciò che è terreno sia assorbito
dalla tua vita.

Fa' che le tue virtù si stabiliscano in noi come in Lei, e che, con la potenza del tuo Spirito, tutto
ciò che sente la corruzione della carne sia distrutto e annientato.

O mia divina Madre! Quale mirabile comunione è quella che Gesù fa all'anima tua del suo
Spirito, della sua vita e delle sue virtù! Sembra che tu sia una cosa sola con Gesù, a tal punto
Lui è in te e ti consuma in Lui.

385

Modello perfetto di comunione dei cristiani!

Piaccia a Dio che il tuo ricordo riempia la nostra anima della sua santa abbondanza, e che
Gesù ci vivifichi con la pienezza della sua vita come vivifica te!

O Gesù! vivi, in noi per mezzo della tua Madre, e riversa nei nostri cuori la pienezza dei tuoi
doni e delle tue sante grazie, affinché con Te e la tua cara Madre possiamo essere una cosa
sola per sempre

386

PRATICHE DI MONS. OLIER PER ONORARE LA VITA DI GESÙ IN MARIA, O LA VITA INTIMA
DELLA VERGINE SANTISSIMA. SOGGETTI DI PITTURE E INCISIONI RELATIVE A QUESTA
DEVOZIONE

M. Olier, illuminato particolarmente, mentre toccava i frutti di grazia che in questi ultimi tempi
Dio voleva elargire alla devozione verso la vita di Gesù in Maria, si sforzò fino al suo ultimo
respiro di diffondere questa devozione nel clero e tra i fedeli.

Per renderla accessibile a tutti gli spiriti, fece incidere due stampe da allora molto diffuse sui
disegni di Le Brun.

Una, che esprime la vita di Gesù in Maria, rappresenta la Santissima Vergine nelle nuvole, le
mani incrociate sul petto, in Lei lo Spirito di Nostro Signore, sotto la forma di una Colomba,
diffonde tutte le ricchezze della sua grazia.

Questa Madre divina ha gli occhi alzati al cielo e fissati sul monogramma di Gesù salvatore
degli uomini, per significare che, se lo Spirito Santo fu sempre il principio delle sue azioni
rappresentate dalle sue mani, l’amore di Gesù e della salvezza delle anime ne fu la fine e il
termine.

Si leggono sotto queste parole, che sono come un invito a unirsi alle sue disposizioni interne:
<Con Lei, per Lei e in Lei>. Egli diffuse queste stampe nelle famiglie e fece dipingere inoltre, in
una delle vetrate della sua chiesa, lo stesso soggetto, come per tenerlo continuamente
presente agli occhi dei suoi parrocchiani.

La seconda incisione esprime l’abbandono di se stessi nelle mani di Maria.

387
Questa protettrice amabile e potente è rappresentata mentre riceve nelle sue braccia e mentre
sostiene amorevolmente l’anima fedele, che, gemendo della durata del suo esilio, sembra
mettere tutta la sua gioia nel riposarsi così in Maria.

Si leggono sotto, queste parole del Cantico dei Cantici: questo è il pozzo delle acque vive; e
quelle del libro dei Proverbi, che Maria dovrebbe rivolgerci: Colui che mi avrà trovato, troverà
in me la vita e trarrà dal Signore la sua salvezza.

A questo invito dolce e consolante, l’anima fedele sembra rispondere nel rivolgere a Maria,
l’invocazione commovente che si legge sotto: si tratta della preghiera O domina mea, attribuita
a S. Francesco d’Assisi e che si recita ogni giorno in tutti i seminari che dipendono dal
seminario di San Sulpizio.

Dio, che ben desidera elargire le grazie particolari sul culto delle immagini sacre, quando se
ne fa uso in spirito di fede, sembra aver voluto renderle preziose attraverso le benedizioni di
cui esse sono state lo strumento.

Erano appena conosciute... e una moltitudine di anime pie vollero averle davanti agli occhi, ed
è difficile, in effetti, considerarle con una attenzione religiosa, senza sentirsi toccati da qualche
sentimento di pietà verso Maria.

388

Il motivo più potente di fiducia che Mons. Olier poté avere prima della sua morte per la
conservazione e la crescita dell’opera dei seminari che aveva cominciato così felicemente, fu
quello di vedere i discepoli, che egli lasciava dopo di lui per continuarne l’opera, colmi dei
sentimenti di pietà e affezionati alle pratiche di devozione che egli si era sforzato di insegnare
loro, riguardo l’intimità di Maria.

Di Mons. de Bretonvilliers, suo successore immediato noi leggiamo: Non si saprebbe dire il
grande progresso che fece in questa devozione, sotto un maestro così eccellente, quale Mons.
Olier, né il numero o la varietà degli omaggi che egli rendeva alla sua Madre divina.

Ne aveva perfino per onorarla ad ogni ora e quasi ad ogni momento. Non mancava mai al suo
risveglio di donarsi a Lei, per rispondere durante tutta la giornata ai disegni che Dio aveva su
di lui.

Tra le altre pratiche, aveva grande cura tutti i sabati di mettere nelle mani della santa Vergine
quello che egli aveva compiuto tra le opere buone della settimana, pregandola con molta
insistenza di voler supplire a quello che vi mancasse per rendere le sue opere di profumo
gradito davanti a Dio, pratica <alla quale egli era ancora fedele l’ultimo giorno di ogni mese e
di ogni anno> La maggior parte di queste devozioni erano comuni a tutti gli altri discepoli di
Mons. Olier.

Uno tra questi, M. Maillard, disse di M. d'Hurtevent, che fondò il seminario di Lione: <Non
cominciava nulla senza prima consultare la Vergine Santissima e mettere nelle sue mani
l’adorabile sacrificio dell’altare.

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Nelle questioni di minor importanza, o che non consentivano un tempo lungo di deliberazione,
si accontentava di elevare il suo cuore verso il suo solito rifugio, ma con una tale fedeltà che
non avrebbe parlato a persona, né scritto la minima lettera senza aver praticato questa
devozione>

Era anche quello che osservava M Tronson, secondo successore di Mons. Olier e che
consigliava ai suoi discepoli, raccomandando loro tra le altre pratiche: <di non intraprendere
nessun affare senza il suo soccorso, di avere una grande riconoscenza dei suoi benefici,
confessando che tutto ci viene da Dio per mezzo di Lei; di porgerle un’offerta totale di noi
stessi, desiderando che Gesù in Lei governi il nostro essere, le nostre potenze e le nostre
azioni e che esse siano tutte consacrate al suo servizio.

MONS. OLIER CONSACRA ALLA SANTA VERGINE IL SEMINARIO DI SAN SULPIZIO, E


DESIDERA CHE ELLA SIA ONORATA COME IL CANALE DI TUTTE LE GRAZIE DI DIO SU QUESTA
CASA

Un servo di Maria, così profondamente. quanto lo era Mons. Olier, della parte che Dio desidera
donare a questa Madre Divina in tutte le sue opere, doveva, nell’istituire il seminario, far
apparire all’esterno i suoi sentimenti pii verso di Lei, e non trascurare nulla per lasciarli dopo di
lui, rendendoli come ereditari tra i suoi discepoli.

390

Sicuro, come lo si vede nella sua Vita, che questa casa era l’opera di Maria, e che essa non
avrebbe ricevuto alcuna benedizione da Dio se non attraverso questa santa Fondatrice, volle
che se ne posasse la prima pietra nell’ottava della festa della sua Natività. Era l’anno 1649.

Essendo stato disposto tutto per questa cerimonia, gli ecclesiastici del seminario e quelli della
Comunità di San Sulpizio si recarono in processione al luogo in cui doveva essere costruito
l’edificio, e mentre cantavano alcuni inni e salmi per chiedere a Dio di fondare questa casa
attraverso la sua Madre divina, e di diffondere su tutti quelli che dovevano abitarla lo spirito
che Ella aveva dato al mondo nella sua nascita, Mons. Olier benedisse la prima pietra e la pose
nel nome di questa augusta regina del clero.

Egli mise nelle fondamenta numerose grandi medaglie d’oro, dove Ella era rappresentata al di
sopra di questo edificio, che Lei sembrava difendere e proteggere, come un bene di cui Lei
aveva la proprietà e il dominio.

Sul lato rovescio si leggeva questa pia iscrizione: Cum ipsa et in ipsa, et per ipsam omnis
oedificatio crescit in templum Dei; cioè: Ogni edificio con Lei e in Lei e attraverso di Lei,
aumenti per divenire un tempio di Dio.

Al fine di porre così questa Madre divina alla testa di tutte le sue opere, Mons. Olier non
cominciava mai nulla di considerevole che non fosse nei giorni o nei tempi che le erano
specialmente consacrati. Abbiamo appena detto che egli pose la prima pietra dell’edificio
nell’ottava della Natività di Maria: la stagione dell’inverno che sopraggiunse lo aveva obbligato
a sospendere i lavori.

391

Egli li fece interrompere nell’ottava dell’Immacolata Concezione e riprendere poi nell’ottava


della Purificazione successiva.

Infine si spinsero i lavori con tanta velocità, che vennero conclusi all’Assunzione dello stesso
anno 1650. Essendo quasi completamente terminato il nuovo edificio, egli ebbe la devozione di
andare a Chartres per offrirne le chiavi alla patrona di questa città, come alla regina
dell’istituto.

Egli celebrò la Santa Messa in questa cattedrale, avendo su di lui le chiavi del seminario e
supplicò la Vergine santissima di prendere possesso di una casa che era la sua propria opera e
di benedirla per sempre. Fu in questa circostanza che egli offrì, come alla Sposa del Padre
Eterno, un abito prezioso ricamato in oro e seta, tuttora conservato nel tesoro di questa
chiesa, e per rendere perpetua la devozione alla Nostra Signora di Chartres nella casa, volle
collegarvi tutto il seminario con un legame particolare, ottenendo a questo fine, dal capitolo
della Cattedrale, delle lettere di associazione.

Egli aveva così tanto a cuore di fare onorare Maria, come la Regina e la Fondatrice del
seminario, che rifiutò sempre il titolo di fondatore. Quando qualcuno gli rivolse questo titolo
sull’indirizzo di una lettera, egli rispose: <voi sapete che è Gesù nella sua divina Madre che lo
è, e che l’ha stabilita fondatrice del seminario: Fundavit eam Altissimus.> fece perfino scolpire
queste parole su un ripiano nel frontone dell’edificio, in fondo al cortile, in faccia alla porta di
ingresso.

392

Allo stesso scopo egli fece porre sotto il frontone una statua della Vergine Santissima che fu
come il simbolo del dominio e della regalità che Gesù Cristo le aveva dato sulla casa.

Questa statua rappresentava Maria seduta, che teneva in piedi sulle sue ginocchia Gesù
bambino, che le poneva una corona sulla testa, e in basso si leggevano queste parole:
Interveni pro clero.

Infine desiderando lasciare ai suoi la sua devozione tenera e filiale verso Maria, come la più
preziosa eredità, egli si sforzava di richiamare dappertutto nel seminario di San Sulpizio il
ricordo di questa sovrana amabile, fino al punto che volle che il monogramma di Maria
apparisse su tutte le porte, sui mobili, sulla biancheria, sulle guarnizioni in ferro, sui vetri.

Egli scriveva: < Spero che il santo nome di Maria sarà benedetto per sempre nella nostra
povera casa. Ogni mio desiderio è di imprimerlo nei nostri fratelli. Ella ne è la consigliera, la
presidente, la tesoriera, la principessa, la regina e ogni cosa.>

Ma fu soprattutto nella decorazione della cappella che la sua devozione per la solenne Madre di
Dio apparve con splendore.

Sebbene egli desiderasse che la casa non si facesse notare che per la sua nobile semplicità,
egli volle che la cappella fosse magnifica: e gli artisti dell’epoca assecondarono così
perfettamente i suoi disegni religiosi, che la si annoverava nell’elenco delle curiosità più rare
della capitale e la si metteva perfino al primo posto per i suoi dipinti.

393

Vi si ammirava soprattutto l’affresco del soffitto, considerato allora come una delle opere più
belle di questa categoria. Venne eseguita da Le Brun, sugli spunti che gli fornì Mons. Olier.

Questa composizione magnifica rappresentava il trionfo della Vergine Santissima coronata nel
cielo dalla mano di Dio Padre, con le acclamazioni di tutta la chiesa trionfante, e proclamata
Madre di Dio dalla Chiesa militante, nel santo Concilio di Efeso.

Questo soggetto è stato scolpito parecchie volte. M.Baudrand, uno dei discepoli di Mons. Olier,
ci ha lasciato questa breve descrizione: <i Padri del Concilio di Efeso e i patriarchi d’Oriente,
che avevano alla loro testa San Cirillo, apparivano nello sfondo sulla parte inferiore; poi il papa
Celestino e la Chiesa latina.

Essi sono portati sulle nuvole e, in atteggiamento di umiltà e di ammirazione, rendono i loro
omaggi profondi alla Vergine Santissima, proclamandola Madre di Dio.

Si vede in un angolo, in una rientranza l’eretico Nestore colto dallo spavento, che sembra
volersi opporre a questo accordo divino di tutta la Chiesa, mentre produceva su un rotolo da
scrittura il suo Cristotocos o Madre di Cristo, che è l’eresia attraverso la quale egli voleva
toglierle la sua dignità di Madre di Dio.

La Santa Vergine compare nel mezzo, molto sollevata al di sopra di questi santi dottori; Ella è
condotta su un mantello azzurro, sostenuto da una moltitudine di angeli i cui atteggiamenti
sono tutti differenti, ma molto audaci, svincolati, naturali e senza confusione, sebbene siano
serrati e quasi intrecciati.

394

Altri angeli si allontanano nelle estremità del dipinto, e testimoniano con i fiori che spargono,
con gli strumenti che suonano e coi loro modi di fare pieni di gioia, di ammirazione e di
rispetto, che il cielo è in armonia con la terra per divulgare insieme le grandezze e il trionfo
della solenne Madre di Dio.

Ella è posta in una gloria, in mezzo alla quale, col volto radioso di luce, ella si alza in modo non
sensibile verso il Padre Eterno: Ella lo fissa con degli occhi pieni di amore e di dolcezza e le
tende le braccia per dimostrargli le sue premure.

Una infinità di angeli disegnati con l’ultima delicatezza, la circondano da ogni lato. La maggior
parte sono persi nella gloria, cosa che non impedisce neppure di coglierne tutti i tratti; in modo
che è difficile vedere sulla terra una immagine del cielo più viva e più bella.

Mons. Olier non riuscì a impedirsi di testimoniarlo egli stesso a Le Brun, dicendogli: <Che voi
siate felice, Signor Le Brun, di poterci donare col vostro pennello una così bella espressione
della gloria del cielo!>

Lo spazio racchiuso tra il quadro di questo ricco dipinto e la cornice della cappella era riempito
da diversi medaglioni, dove si vedevano rappresentate, sotto diversi simboli, le perfezioni che
la Chiesa attribuisce alla Vergine Santissima nelle sue litanie; e questi medaglioni erano riuniti
gli uni agli altri da dei festoni e delle ghirlande di fiori, con dei vasi, dei candelabri e altri
ornamenti tutti splendenti di dorature.

395

Per testimoniare il suo rispetto verso la santa Sede apostolica, Mons. Olier desiderò che il
Nunzio del Papa, MONSIGNOR Bagni, celebrasse per primo il Santo Sacrificio nella cappella, e
non appena l’edificio del seminario fu completamente concluso, egli volle che prima ancora che
lo si abitasse, esso fosse solennemente benedetto dallo stesso prelato, e questo ebbe luogo il
giorno dell’Assunzione 1651.

Con lo scopo di rendere visibile la mediazione di Maria nell’elargizione di tutte le grazie, M.


Olier desiderò che il dipinto principale della cappella rappresentasse questa augusta regina del
clero riempita della grazia dell’ordine ecclesiastico, e stabilita come il canale che la diffonde su
tutti i ministri sacri.

In questa composizione grande e sublime, uno dei lavori più belli di Le Brun, e che garantì la
reputazione di questo grande artista, la Vergine Santissima, sollevata su un luogo eminente,
con le donne sante, separate dagli uomini, secondo l’usanza dei Giudei, sembra ricevere in
effetti la pienezza dello Spirito Santo, che si divide poi in porzioni sugli Apostoli e sul resto
dell’assemblea.

Le Brun si proponeva di dipingere ancora, secondo le idee che Mons. Olier gli aveva
comunicato per iscritto, altri dieci dipinti per la cappella del seminario, tutti dipinti destinati a
dimostrare che Maria è lo strumento universale di tutte le grazie nella Chiesa, ma essendo
Mons. Olier morto poco prima, Le Brun non ne eseguì che uno solo, quello della Visitazione, o,
seguendo l’espressione del servo di Dio, rappresentò l’Apostolato della Vergine Santissima
verso san Giovanni e santa Elisabetta, alla quale Ella porta la conoscenza e la grazia del
Redentore

396
La devozione verso Maria, di cui il seminario di San Sulpizio doveva fare una speciale
Professione, fu il motivo che portò Mons. Olier o piuttosto che determinò la divina Provvidenza
a dare a questo edificio San Giovanni Evangelista e il glorioso San Giuseppe come Patroni.

Si è visto che fu nel cuore di questo discepolo beneamato che Gesù morendo fece passare
l’amore filiale che portava verso la sua santa Madre.

Diceva il Padre de Condren: <l’amore di Gesù e di Maria era così santo che bisognava che ne
restasse qualcosa nella Chiesa; e per conservarlo, San Giovanni fu sostituito a Gesù Cristo, che
disse di lui alla sua Santa Madre: <Ecco vostro Figlio>.

Anche Maria lo ricevette come proprio Figlio, che sopravvisse così a se stessa, e San Giovanni,
da parte sua, dimenticandosi di se stesso per prendere il posto di Gesù, continuò a <rendere a
Maria gli stessi omaggi e a servirla con lo stesso amore filiale che Gesù gli testimoniava.

Aggiungeva il padre De Condren: Vorrei proprio rinnovare negli spiriti questa grazia, questo
primo profumo del Cielo, questa benedizione singolare che fu data all’inizio, ma, poiché io non
ne sono degno, supplico Nostro Signore di dare abbondantemente il suo Spirito a qualcun altro
per un effetto così buono>. Si può credere che Mons. Olier, discepolo del Père de Condren, fu
uno di quelli che in questa preghiera sia stato esaudito. Almeno si sforzò di ispirare a tutti i
cristiani, soprattutto ai preti, la tenera confidenza e l’amore filiale di san Giovanni per Maria.

397

Diede anche per patrono del seminario San Giuseppe, la cui vocazione ha avuto dei rapporti
così particolari con quella dei preti. <spetta ai preti soprattutto, nei quali Dio risiede nella sua
fecondità pura e vergine, diceva, di comportarsi secondo il modello di questo grande santo,
riguardo ai figli che essi generano a Dio. Egli accompagnava e guidava il bambino Gesù nello
Spirito di suo Padre, nella sua dolcezza, nella sua Saggezza, nella sua prudenza. Così noi
dobbiamo fare con tutti i membri di Gesù Cristo che ci vengono affidati, e che sono degli altri
Cristi, trattandoli con la stessa reverenza con la quale San Giuseppe trattò Gesù bambino.

Mettendo la Vergine Santissima come prima patrona del seminario, Mons. Olier scelse come
festa principale della casa quella della sua Presentazione al Tempio, a motivo dei rapporti che il
suo grande spirito di fede gli mostrava tra la consacrazione di Maria a Dio e quella che gli
ecclesiastici fanno di loro stessi entrando nello stato clericale.

Considerava infatti, così come l’abbiamo già visto, il mistero della Presentazione come il
modello più compiuto della separazione dal secolo e della consacrazione a Dio, che formano
l’essenza della professione clericale.

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Per rendere onore a un mistero così caro a tutto il clero, come anche per portare gli
ecclesiastici del seminario di San Sulpizio a entrare nelle disposizioni di Maria, offrendosi a Dio
nel Tempio, egli stabilì una cerimonia molto simile a quella che era in uso nella maggior parte
delle case religiose, per rinnovarsi nello spirito dell’istituto: fu un rinnovo pubblico delle
promesse clericali, che tutti dovevano pronunciare in quel giorno.

Dunque egli volle che ognuno, che si unisse alle disposizioni intime della figlia benamata del Re
dei Re, venisse di nuovo a donarsi al Signore con la privazione più sincera del cuore e la
rinuncia più universale, pronunciando ai piedi del vescovo le parole: Signore, mia parte di
eredità e mio calice, sei Tu che mi restituisci la mia eredità.

Qualche giorno prima della festa della Presentazione Mons. Olier, per un moto della sua tenera
fiducia verso la Vergine Santissima, ebbe il desiderio di andare alla chiesa cattedrale di Nostra
Signora di Parigi, per invitarla ad essere presente a questa cerimonia.
Volle che ognuno vi si preparasse digiunando la vigilia. Infine il 21 novembre, giorno di questa
solennità, il nunzio del Papa celebrò con pontificale i santi misteri nella cappella del seminario,
e fu ai piedi del rappresentante del vicario di Gesù Cristo, che M. Olier, e dopo di lui tutti gli
ecclesiastici della casa, rinnovarono così per la prima volta la professione che avevano fatto
quando avevano ricevuto la tonsura, e si consacrarono di nuovo, sui passi di Maria, al servizio
di Dio, l’unica parte dei chierici.

Il fervore straordinario da cui tutti questi ecclesiastici si trovarono pervasi fece comprendere a
tutti loro che questo rinnovamento sarebbe stato una nuova sorgente di grazie per il
seminario. <Non è mai stata rinnovata successivamente, scriveva successivamente M. de
Bretonvillier, senza una benedizione tutta particolare, come l’esperienza ha fatto vedere.>

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M. Olier disse lui stesso nelle sue Memorie: <la sera della nostra festa, siccome parecchi mi
testimoniavano essere stati toccati in maniera straordinaria, ringraziando la grande bontà della
Vergine Santissima di essere stata presente alla nostra solennità, io le chiedevo quello che Ella
desiderasse da me e quello che io potevo fare che le fosse gradito, non essendoci nulla che io
non volessi fare per renderla contenta, Ella mi fece l’onore di dirmi: <<preparami dei cuori>>
e in seguito Ella mi fece sentire che nulla le era più gradito che d’aver dei cuori, al fine di
servire il suo caro Figlio nella Chiesa.

Questa pia usanza, introdotta inizialmente in tutte le case di San Sulpizio, e adottata
successivamente nella maggior parte dei seminari di Francia, è diventato uno degli esercizi più
edificanti dei ritiri pastorali, ai quali fa da chiusura. Durante questa cerimonia pia, si canta un
inno che noi scriviamo qui, per l’edificazione dei figli della Santa Vergine.

Quanto è bella l’andatura della figlia del principe che si affretta a toccare il sagrato del Signore.
Prelude, nell’immolazione di se stessa al sacrificio più prezioso che Ella presto offrirà

Ancora bambina ella accorre, non con un passo incerto, dalle braccia della madre nel seno di
Dio e questa Vergine, il cui cuore è un altare consacrato alla Divinità, si presenta davanti agli
altari come vittima.

E prendendo Dio per suo Sposo, ella gli consacra il suo tenero corpo; ella gli dedica l’intimità
del suo cuore verginale e consacra già il suo stesso seno al Verbo, di cui ella è la Madre.

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O Vergine che consacrate a Dio tutte le cose con voi, di quale crescita di grazie il Dio che abita
nel vostro cuore non vi ricompensa per i beni che voi gli sacrificate?

Perché alcune gioie miserevoli ci trattengono? Perché ritardare ancora di rompere tutti i nostri
legami? Vergine e sacerdote, Ella ci apre la via: che ci sia dato di camminare al suo seguito.

Così dunque o Dio è fatto, la vostra gente si consacra a Voi solo; perciò Voi rimanete la nostra
unica parte, Voi che, nato dalla Vergine, vi degnate ogni giorno di rinascere al nostro grido.

Gloria suprema al Padre, gloria somma al Figlio e gloria uguale a voi Spirito Santo! Se ci
infiammate interiormente, noi offriremo con un cuore puro il divino sacrificio.

Così sia.

Quam pulchre graditur filia principis, Templi cum properat limina tangere!

Praeludit meliori Quam mox offeret hostiam.

E matris gremio, Numinis in sinum Infans non dubiis passibus advolat;

Virgo Numinis ara, Aris victima sistitur.


Sponso membra Deo mollia devovet; Cordis Virginei dedicat intima

Verbo debita Mater, Verbo viscera consecrat.

Tecum cuncta Deo prodiga dum voves, Numen, Virgo fui pectoris incola,

Quanto foenore pensat Terras qua bona despicis!

Quid nos illa queant improba gaudia?

Cur nos jam pigeat vincula rumpere? Dux est Virgo sacerdos :

Fas sit quo properat sequi! Ergo nunc tua gens se tibi consecrat;

Ergo nostra manes portio tu Deus, Qui de Virgine natus,

Per nos sape renasceris. Sit laus summa Patri, summaque Filio;

Sit par, sancte, tibi gloria, Spiritus! Si nos intus aduris,

Puro corde litabimur. Amen.

_________________

Note

1 Oeuvres de Fénelon. Correspondance, tom. V, pag. 228; lettre XLVIII.

2 Act. Concilii Ephesini. Concilio di Efeso

3 Bulla Pii Papoe IX, ad Concept. Immaculat. Virginis primordia, uno eodemque decreto, cum
divinae Sapientiae Incarnatione fuerant praestituta.

M. Olier suppone qui che, se l'uomo non avesse peccato, il Verbo si sarebbe incarnato senza
nascere da donna; e per quanto straordinario possa sembrare questo pensiero, non è contrario
né alla Scrittura né ai santi dottori.

4 Bulla SS. D. N. Pii Papoe IX ad definit. Imm. Concept. Ineffabilis Deus, cum ab omni
aeternitate praeviderit luctuosissimam totius humani generis ruinam, ex Adami transgressions
derivandam..., ab initio et ante sacula Unigenito Filio suo Matrem, ex qua caro factus in beata
temporum plenitudine nasceretur, elegit atque ordinavit, tantoque prae creaturis universis est
prosecutus amore, ut in illa una sibi propensissima voluntate complacuerit

5 È mediante l'appropriazione, e traducendo le parole di san Paolo, Lettera agli Efesini, che M.
Olier attribuisce al Padre la nostra vocazione alla grazia, sebbene questo dono di Dio sia opera
comune delle tre Persone divine. «Benedetto sia Dio, Padre di Nostro Signore Gesù Cristo, che
in Lui ci ha scelti prima dell'inizio del mondo, affinché fossimo santi e immacolati alla sua
presenza nella carità. (Capitolo I, 3-6.)

6 D. Alb. Mag. sup. Missus. Beata Virgo proprie dicitur Porta coeli: quia per ipsam exivit
quidquid gratiae unquam creatura vel increatum in hunc mundum venit vel venturum fuit:
omnium enim bonorum Mater est, et Mater gratias, et Mater misericordiae: et etiam ipsa gratia
increata tanquam aquœductu exivit ab ipsa et venit in mundum. Item per ipsam intravit
quidquid unquam boni de cadis in terram descendit, et e converso. Unde dicit Filius ejus:
Venerunt mihi omnia bons pariter cum illa. (Quaest. CXLVII.)

S. Bern. Senens. Tom..IV, p. 91 et 129. Dictum est enim quod nulla gratia de coelo, nisi ea
dispensante, ad nos descendit. Hoc enim singulare officium divinitus ab aeterno adepta est,
sicut ipsa testatur dicens: Ab oeterno ordinata sum, scilicet dispensatrix gratiarum coelestium.
Totus mundus post primorum nostrorum parentum culpam, amore tantes Virginis a Deo
praeservatus est. Maria namque per multa millia annorum antequam nasceretur, primo et
principaliter Adam et Evam, et totem ejus posteritatem praeservavit in esse. Constat, nempe
quod ex propria transgressione Adam et Eva, non solum mortis, sed annihilationis exterminium
meruerunt, et divina ultio, quae personarum acceptionem ignorat, sicut nec culpam Angelicam,
sic nec etiam humanam dimisisset impunem. Sed propter praecipuam reverentiam, et
singularissimam dilectionem quam habebat ad Virginem, praeservavit; quia eam ab aeterno
super omnes creaturas Deo uniendas, quae creandae erant, superexcessive dilexit. De ipsa
nasci debebat Dei Filius Jesus Christus, qui secundum corpulentam substantiam in Adam
existens erat solum de Virgine et de nulla alia educendus. Induisit ergo misericors Deus primis
parentibus, nec eos annihilavit: quia sic non fuisset exorta beata Virgo, nec per consequens,
Christus sive Deus carnem vestiisset humanam. Ergo propter istam nobilem creaturam Deus
salvavit parentes primos de prima eorum transgressions. (Serm. V, de Nativ. B. Virg., cap. II.)

7 San Bernardo Senens. Dall'Assunzione. B.V, art. II, cap. I: Unde ab ipso Deo Patre recepit
fontalem foecunditatem ad omnes generandos electos, et etiam ipsos Angelos in aliquo gustu
et gradu et experientia divinorum, quum etiam ab ipso exordio creationis et glorificationis
eorum, preeviderint eam futuram Matrem Dei. Igitur ipsa Virgo, ex hoc habet a Patre rationem
primitatis et sublimitatis regalis et imperialis super omném creatam naturam.

8 I santi dottori attestano proprio che tutte le grazie sono date attraverso le mani di Maria; ma
noi non li vediamo spiegare molto come Ella sia stata lo strumento di quelle (grazie) che Dio
aveva accordato, prima che Ella venisse al mondo.

Tra i santi dottori moderni stessi, che hanno profilato le luci dei i dottori antichi. Bossuet non lo
spiega, trattando questo argomento, e san Liguori nemmeno, sebbene abbia composto uno
scritto su questo argomento; ed è ciò che M. Olier espone qui, in un modo tanto lieto che
solido.

Che dall’eternità Dio ha avuto presenti i desideri della Santissima Vergine e le preghiere che
ella avrebbe fatto nel tempo per ogni cristiano, di cui Ella doveva essere la madre e la
mediatrice presso di Lui, e che Egli ne abbia avuto considerazione è una conseguenza
dell’ordine che la sua saggezza ha voluto seguire nell’opera della nostra salvezza; poiché è
dalla previsione di quello che Gesù Cristo doveva chiedere e operare nel tempo per essi, che ha
decretato la predestinazione, la giustificazione e la glorificazione dei suoi eletti, e che infine la
maternità divina di Maria, così pure l’Incarnazione, erano stai decisi, da tutta l’eternità, da un
solo e stesso decreto, come lo ha dichiarato Sua Santità il Papa Pio IX, nella bolla già citata.

9 Bolla di papa Pio IX…1. Bulla Pii Papoe IX ad de finit. Immacul. Concept. B. M. V. Quapropter
illam ita mirifice cumulavit, ut ipsa eam innocentiœ et sanctitatis plenitudinem praq se ferret,
quam praeter Deum nemo assequi cogitando potest

10 Bulla Pii Papoe IX ad definit. Concept. Immacul. B. M. V. Quapropter illam longe ante
omnes angelicos spiritus, cunctosque sanctos coelestium omnium charismatum copia de
thesauro divinitatis deprompta mirifice cumulavit
11 Parecchi dottori suppongono che Maria avesse già la pienezza di tutte le grazie, quando
l'Angelo Le rivolse queste parole Ave, gratia plena; e altri sembrano dire che stava per
riceverle, per la discesa del Verbo di Dio nel suo seno.

Non c'è contraddizione in questi diversi modi di parlare; perché in Maria dobbiamo distinguere
due tipi di pienezza di grazie: una che ha ricevuto nel suo concepimento, e l'altra al momento
dell'Incarnazione, come vedremo più avanti. Inoltre, non è solo su queste parole dell'Angelo
che i santi dottori si sono basati per riconoscere in Maria la pienezza universale di tutte le
grazie che già possedeva prima dell'Incarnazione, ma anche sulla fede della Chiesa che
riguarda le auguste prerogative della maternità divina. Aggiungiamo qui che se Lutero, Calvino
ei primi protestanti rifiutarono il significato che i dottori cattolici avevano costantemente dato a
queste parole: Piena di grazie; Lutero li ha rese così: Ave, gratiosa; Calvino: Gratiam
consecuta; Bezè: Gratis dilecta; uno studio più approfondito della lingua greca, e della forza
del termine impiegato da S. Luca, ha costretto i protestanti moderni a convenire che la Chiesa
cattolica aveva il vero significato di questo passo; e, anche apparentemente per superarlo. Essi
lo traducono così: Gratia plenissima, pienissima di grazie, o, come aveva già fatto un autore,
dopo sant'Anselmo: Gratia super plena.

12 Bulla Pii Papoe IX ad definit. lmmacul. Concept. Quapropter illam longe ante omnes
angelicos spiritus, cunctosque sanctos, coelestium omnium charismatum copia, de thesauro
divinitatis deprompta, ita mirifice cumulavit, ut ipsa eam innocentiae et sanctitatis
plenitudinem prae se ferret, qua major sub Deo núllatenus intelligitur. Et quidem decebat
omnino ut perfectissimae sanctitatis splendoribus ornata fulgeret, tam venerabilis Mater, cui
Deus Pater unicum Filium suum, quem de corde suo œqualem sibi genitum, tamquam seipsum
diligit, ita dare disposuit, ut naturaliter esset unus idemque communis Dei Patris et Virginis
Filius.

Papa Pio IX definisce la bolla per l’Immacolata concezione.

Maria è molto di più rispetto a tutti gli spiriti angelici e a tutti i santi, piena di tutti i carismi
celesti, tratti dal tesoro della divinità, così meravigliosamente accumulati; Lei stessa ha portato
la pienezza dell'innocenza e della santità, per cui non si comprende nulla di più grande sotto
Dio.

E infatti conveniva che risplendesse, adorna degli splendori della santità più perfetta, una
Madre così venerabile, alla quale Dio Padre aveva disposto di dare il suo Figlio Unigenito, che
genera nel proprio cuore eguale a Sé, in modo tale da essere naturalmente un solo e comune
Figlio di Dio Padre e della Vergine.

13 S. Augustin, de sancta Virginitate, cap. VI. Maria, non solum spiritu, verum etiam corpore,
et Mater est et Virgo. Et mater quidem spiritu, non capitis nostri, quod est ipse salvator...; sed
plane mater membrorum ejus, quod nos sumus; quia cooperata est charitate, ut fideles in
Ecclesia nascerentur, quœ illius capitis membra sunt: corpore vero, ipsius capitis Mater.

14 S. August. in Joannem, Tractat. LXXX. Ubi dicit se Dominus vitem, et discipulos suos
palmites, secundum ho dicit, quod est caput Ecclesiae, nosque membra ejus... Quid ergo est,
Ego sum vitis vera?... Ab illa se utique discernit, cui dicitur: Quomodo conversa es in
amaritudinem, vitis aliena?... Nam quo pacto est vitis vera, quae expectata est ut faceret uvas,
fecit autem spinas? S. Petri Damian. Ipse etiam vitis dicitur, sic ut per semetipsum in
Evangelio dicitur: Ego, inquit, sum vitis vera, et Pater meus agricola est. Hesc denique
sacratissima vitis totum per orbem sarmenta tetendit; quia ubique dilatata fructificans, quasi
tot palmites misit, quot intra sanctam Ecclesiam sanctos per gratiam suas vocationis elegit.
Unde idem poque inculcando subiungit: Qui manet in me, et ego in eo, hic feri fructum
multum... Homil. 46, in Nativ. B. Virg. Marioe.
15 S. Ambros. Expos. Evang. Luc., lib. II, tom. 1, col. 1291. Neque ullam infantiae sensit
aetatem, qui supra naturam, supra aetatem, in utero situs matris, a mensura perfectœ coepit
aetatis plenitudinis Christi.

16 Sicuramente nessuno metterà in dubbio la dottrina che tutte le grazie che Dio ci concede
sono dovute all'intercessione della Beata Vergine Maria. Quanto all'opinione che pretende che
questa divina Vergine fosse anche lo strumento che Dio usò per la santificazione di Giovanni
Battista o di qualche altro, ebbene il cardinale Tolet, della Compagnia di Gesù; va ancora oltre;
spiega, stabilisce e conferma questo sentimento attraverso le testimonianze dei Padri:
“Osservate”, ha detto, “che nel saluto della Beata Vergine le parole stesse non erano solo
espressive, ma efficaci; erano come strumenti utilizzati dalla virtù divina dell'Onnipotente per
operare in san Giovanni e in santa Elisabetta gli effetti esposti nel testo seguente... E proprio
come le parole del sacerdote: «Io ti assolvo, io ti battezzo, operano nello stesso momento in
cui si esprimono; parimenti fu significativo ed efficace il saluto della Beata Vergine. Dio si è
servito delle parole che lo componevano, sia per purificare san Giovanni dal peccato originale,
sia per riempire lui e sua madre di Spirito Santo, e far confessare all'uno e all'altro la fede
dell'Incarnazione, e per comunicare loro il dono della profezia... Questa dottrina mi ha
insegnato san Cirillo, lib. ecc..., è stata confermata da S. Ambrogio, Inst. Vergine. (In Lucam,
ecc.)”

17 S. Ambrosii, de Institutione Virgin., cap. vu; et Expos: Evangel. Sec. Luc. lib. II, n° 29. Nec
immerito mansit integer corpore, quem tribus mensibus oleo quodam suœ praesentiae et
integritatis unguento Domini Mater exercuit... Non enim sola familiaritatis est causa quod diu
mansit, sed etiam tanti vatis profectus. Nam si primo ingressu tantus processus extitit, ut ad
salutationem Mariae exultaret infans in utero, repleretur Spiritu sancto mater infantis:
quantum putamus usu tanti temporis sanctae Mariae addidisse praesentiam? Mansit autem
Maria cum illa mensibus tribus. Ungebatur Raque, et quasi bonus athleta exercebatur in utero
matris propheta; amplissimo enim virtus ejus certamini parabatur.

18 Poco dopo aver suscitato in Francia l'ordine della Visitazione, per onorare il significato
interiore di questo mistero, fece nascere nel paese allora chiamato Nuova Francia, o Canada, e
nella città alta in onore della sua santa Madre, chiamata per questo Villemarie una
congregazione di vergini cristiane destinata a onorare sia l'interno che l'esterno del mistero
della Visitazione.

Queste pie fanciulle, riconosciute poi col nome di Suore della Congrégation de Notre-Dame,
sono consacrate a Maria, sotto il suo titolo glorioso di Regina degli Apostoli, e vanno, come
missionarie, ad istruire i giovani nelle parrocchie del paese, per onorare lo zelo apostolico di
Maria che andò a portare a san Giovanni la conoscenza e l'amore del Verbo incarnato. “È su
questo modello, scrive suor Bourgeoys, fondatrice di questo Istituto, che le suore devono
svolgere la loro missione, con l'intenzione di contribuire alla santificazione di tutti i bambini.

19 S. Bern. Senen., de Annuntiatione, serm. VI, cap. II. Omnis gratia quae huic saeculo
communicatur, triplicem habet processum. Nam a Deo in Christum, a Christo in Vírgínem, a
Virgine in nos ordinatissime dispensatur. Primo, namque omnis gratiae Deus et Domínus
donator est: juxta quod scriptum est.Omne datum optimum et omne donum perfectum
desursum est, descendens a Patre luminum. Secundo, procedit a Domino Jesu Christo, in
quantum est homo. Ipse namque in praesenti sœculo vivens, meruit nobis omnem gratiam,
quam Deus ab aeterno disposuerat dare huic mundo, sicut scriptum est: De plenitudine ejus
nos omnes accepimus, et gratiam pro gratia. Tertio, processus est a Virgine benedicta. A
tempore enim quo concepit Deum in utero suo, quamdam, ut sic dicam, jurisdictionem, seu
auctoritatem habuit in omni temporali processione Spiritus sancti, ita quod nulla creatura
aliquam a Deo recipit gratiam virtutis, nisi secundum dispensationem ipsius Virginis Matris.
Quum enim Christus sit caput nostrum, a quo omnis influxus divinae gratiae in mystícum
corpus fluit, beata Virgo est collum, per quod hic fluxus pertransit ad corporis membra, sicut
Salomon testatus est de Christo, praedicens: Collum tuum, quod est Virgo beata, sicut turris
eburnea. Merito ergo dici potest gratia plena, a qua omnes gratiae manant in Ecclesiam
militantem.

20 S. Ambros. Expos. Evang. sec. Lucam, lib. II, no 26. Beata, inquit, quae credidisti. Sed et
vos beati qui audistis et credidistis; quaecumque, crediderit anima, et concipit et generat Dei
Verbum, et opera ejus agnoscit. Sit in singulis Mariae anima ut magnificet Dominum; sit in
singulis spiritus Mariae, ut exultet in Deo

21 Lc.2, 22-23. Maria offrì una coppia di tortore o due giovani colombe. Il che dimostra che
non poteva permettersi di comprare un agnello, sebbene i Magi le avessero lasciato l'oro nelle
mani alla nascita di Gesù. Ne deduciamo, a ragione, che aveva già distribuito tutto questo oro
ai poveri.

22 Il significato che M. Olier attribuisce alle parole del santo vecchio Simeone non è il
significato letterale, ma il significato spirituale o allegorico. Diversi padri, tra i quali citiamo san
Basilio, Origene, san Girolamo, interpretarono allo stesso modo questo testo del Vangelo.

23 Tutte le espressioni che qui usa l'Evangelista sono state accuratamente notate dai santi
Dottori come altrettanti tratti che fanno del vecchio Simeone una figura espressa e
sorprendente della Legge antico.

Era a Gerusalemme, dove si trovava la sede della Legge e della religione giudaica. Si chiamava
Simeone, il suo nome esprimeva desideri perseveranti ed efficaci per la venuta del Messia;
perché il suo nome significa chi è stato ascoltato.

L'evangelista aggiunge che quest'uomo giusto e timorato di Dio attendeva la consolazione


d'Israele, o altrimenti, il Salvatore: questa era, infatti, tutta l'occupazione della Legge mosaica;
e che lo Spirito Santo era in lui: cioè, nonostante il disordine dei Giudei, Dio non aveva tolto il
suo Spirito dalla Sinagoga. Osserva inoltre che Simeone era sicuro di non morire prima di aver
visto il Messia; è che la Legge non doveva essere abolita finché Gesù Cristo non fosse venuto a
sostituirla; che infine Simeone fu condotto dallo Spirito Santo nel Tempio, luogo soprattutto
dove Gesù Cristo doveva essere adorato nelle sue figure.

24 Oltre all'istruzione morale che Dio ha voluto dare ai genitori e ai figli, in questo episodio
della storia del Figlio suo, i santi Dottori vi videro una figura della condotta che avrebbe tenuto
la Sinagoga (qui espressa da Maria e Giuseppe), che cercherebbe invano Gesù Cristo nella
pratica della Legge, e finalmente lo troverebbe solo nella Chiesa cristiana, rappresentata dal
tempio e dall'assemblea dei dottori.

Infine, hanno visto nel buio di Maria un modello che Dio ha dato alle anime perfette, nelle
prove a cui talvolta le sottopone, per purificarne sempre più la virtù.

25 La Chiesa cristiana è, infatti, la vera festa delle nozze, rappresentata a Cana, dove Gesù
Cristo siederà fino alla consumazione dei secoli, per donarsi a noi in cibo.

Tutto ciò che i suoi ministri fanno a favore delle anime, come le prediche, l'amministrazione del
Battesimo, della Penitenza, e il resto, tutto ciò ha il fine più o meno immediato di disporre i
fedeli ad accostarsi degnamente all'Eucaristia, unico e universale sacrificio che Gesù Cristo ha
lasciato ai cristiani.

26 Queste parole del Salvatore: Quid mihi et tibi est, mulier? Nondum venit hora mea, può
avere molteplici significati come molti altri passi della Scrittura. Alcuni interpreti hanno
tradotto così, secondo una risposta data da sant'Agostino agli eretici del suo tempo: Che cosa
c'è in comune tra me e te? Nostro Signore ritenendo che il miracolo che la sua santa Madre gli
chiedeva non poteva essere che opera della Divinità, avrebbe detto che, come Dio, non aveva
Madre, né nulla in comune con Maria. Altri interpreti hanno supposto, con san Giovanni
Crisostomo, che Nostro Signore volesse dire: “Che importa a te e a me se gli ospiti finiscono il
vino? Aspetta che non ne sia rimasto più niente, poi farò quello che vorrai: il miracolo sarà più
evidente e sarà loro più gradito.

Altri infine hanno pensato che la Beata Vergine, nel chiedere il cambio dell'acqua in vino, che
doveva manifestare agli Apostoli la divinità di suo Figlio, gli chiedesse in senso più elevato la
sostituzione della legge della grazia, rappresentato dal vino, all'antica legge, rappresentato
dall'acqua. Gesù Cristo: avrebbe risposto: “Perché me lo chiedi? Il tempo in cui dovrò sostituire
la verità alle figure, la grazia alla legge, non è ancora venuto, poiché è solo con la mia morte e
la mia risurrezione che devo procurarvi questo beneficio. »

Da ciò vediamo che le parole di Nostro Signore sono capaci di più significati; quella data loro
qui da M. Olier risponde ai sentimenti di Nostro Signore per sua Madre; è molto onorevole
verso la Beata Vergine.

27 S. Irenoei,Adv. Hoeres., lib. III, cap. XVI, num. 7. Praecognita sunt omnia a Patre,
perficiuntur autem a Filio, sicut congruum, et consequens est, apto tempore. Propter hoc,
properante Maria, ad admirabile vini signum, et ante tempus, Dominus dixit: Quid mihi et tibi
est, minier? Nondum venit horam mea, expectans eam horam quae est a Patre praefinita.

28 "Chi non ammirerà", disse Bossuet, "che Gesù ha voluto compiere il suo primo miracolo
solo sulla preghiera della Beata Vergine?" Questo miracolo in questo diverso dagli altri:
miracolo per una cosa superflua. Quale grande necessità che ci sia del vino in questo
banchetto? Maria lo vuole, basta.

Chi non si stupirà di vedere che Lei interviene solo in questo, che è subito seguito da
un'immagine così espressa della giustificazione dei peccatori? È successo per un incontro
casuale? O meglio, non vedete che lo Spirito Santo ha voluto farci capire quanto osserva
sant'Agostino,che l'incomparabile Vergine, essendo Madre del nostro capo secondo la carne,
deve essere ,secondo lo spirito ,la Madre di tutte le sue membra, cooperando con la sua carità
alla nascita spirituale dei figli di Dio. La giustificazione è rappresentata nelle nozze di Cana
nella persona degli Apostoli. Per ascoltare le parole dell'evangelista: Gesù trasformò l'acqua in
vino, Questo fu il primo dei miracoli di Gesù che fu fatto a Cana in Galilea; ed egli mostrò la
sua gloria, e i suoi discepoli credettero in Lui. Gli Apostoli erano già stati chiamati, ma non
credevano ancora abbastanza per essere giustificati. Voi sapete che la giustificazione è
attribuita alla fede (Rom., IV, 5), non che da sola basti, ma perché lei è il primo principio; e,
come dice il Santo Concilio di Trento, radice di ogni grazia. Così il testo sacro non poteva
esprimerci in termini più chiari la grazia giustificante; ma non potrebbe spiegarci meglio la
parte che ebbe la divina Vergine in quest'opera meravigliosa. (I Sermone sulla devozione alla
Beata Vergine.)

29 Diversi teologi hanno parlato, nello stesso senso di M. Olier, del ruolo che la Beata Vergine
ebbe nell'istituzione della divina Eucaristia. Questa dottrina si trova anche negli antichi.
Sant'Efrem sostiene addirittura che, fin dalla nascita di Gesù Cristo, Maria chiese al Salvatore,
per la Chiesa, questo Sacramento, perché lo rendesse presente ai cristiani di tutti i secoli
successivi.

Riportiamo qui le parole che mette in bocca a Maria, rivolte a Gesù neonato. Si suppone che
ella godesse in due maniere della vista di Gesù esteriormente, per la presenza della santa
umanità che aveva davanti i suoi occhi; interiormente, per la presenza dello spirito di Gesù che
illuminava e riempiva la sua anima; e aggiunge che Ella ha chiesto a Gesù di lasciarsi alla
Chiesa nella Santa Eucaristia, affinché i fedeli, che avrebbero goduto interiormente del
beneficio della sua presenza spirituale, lo vedessero anche esternamente nel SS. Sacramento
mediante la fede; e che così la Chiesa lo potesse vedere in due modi come Lei stessa lo
vedeva.

1. S. Ephrem. Syriace in Natalem Domini, serin. XI, tom. II, p. 429. Equidem, quem ipsa amo,
omnes homines sibi habeant. Mihi fortasse soli in duabus formis decorem tuum ostendisti tuam
oro imaginem repraesentet panis ac mens! Morare in pane, et in comedentibus illum. In
utroque objecto, manifesto atque occulto, videat te, ut Mater, sic Ecclesia tua... Compares
sunt, absens qui panem desideravit tuum, et praesens qui amavit formam tuam: in pane et in
corpore viderunt te primi et novissimi. Attamen, conspicuus panic, Nate, tuus, aliquatenus
pretiosior est, quam corpus tuum. Illud namque viderunt etiam infideles, panem tuum .vivum,
non item; quocirca latitati suut absentes, qúoniam ipsorum sors sortèm praesentium superavit.

30 S. Paulini. Nol. Opera, tom. 1, 1685; in-4°. Ecce mater tua. Jam scilicet ab humana
fragilitate, qua erat natus ex femina, per crucis mortem demigrans in aeternitatem Dei, ut
esset in gloria Dei Patris, delegat homini jura pietatis humanne... atque fili vicissim novum
filium, vice corporis sui traderet, immo, ut ita dixerim, gigneret.

3. Arnoldi Carnuten. Abbat. Bonoe Vallis. Biblioth. Patr. tom. XXII, p. 1268. Vices filii naturalis
filius accipit adoptivus, et transfunditur in ministrum filialis affectas: formaturque et firmatur in
ambobus, pietatis unicae gratus concorsque amplexus, non ex traduce naturae, sed ex munere
grade.

230

4. S. Thom. a Villanov., p. 728. Pendebat Christus in cruce, moriturus, disposuit testamentum


electis suis: Patri spiritum, Ecclesiae corpus, Petro Ecclesiam. Quid vero, o dilecte! legabo tibi,
ait? Ecce mater tua! hac omnium quae possideo charissima et pretiosissima gemina. hanc tibi
trado, hanc dono. O magnum dilectionis indicium! suo loco apud Matrem substituit eum, et pro
se in filium, Virgini reliquit eum. Huic gratiae, quid amplius addi potest? impressit in hoc verbo
Dominus statim cordi virgineo amorem quemdam maternum, in Joannem fortiorem et
ardentiorem, quam solent matribus natura tribuere. Visceribus etiam Apostoli reverentiam
filialem in Virginem inseruit, qualem nullus filius natura habet in matrem.

B. Petri Damian., Serm. LXIV, de S. Joanne Ev.Illa verba: Mulier, ecce filius tuus: Ecce mater
tua, prorsus efficacia sunt et divinis virtutibus fulta, atque inevitabilis veritatis auctoritate
subnixa. Illud enim unicum Patris Verbum, quod in cruce pendebat, substantivum et
consubstantiale Patri ac sempiternum est; atque idcirco verba, quoe locutus est, quia spiritus
et vita sunt, inaniter transire non potuerunt. Coelum, inquit ipse Jesus, et terra transibunt,
verba autem mea non transibunt. Sicut enim dixit Matri: Hic est filius tuus; ita dixit discipulis:
Hoc est corpus meum; et tantus fuit in illis verbis effectus, ut illico panis ille quem dabat,
Dominicum fieret corpus. Dixit enim, et omnia facta sunt; mandavit, et creata sunt. Ex
quadam itaque similitudine, si dicere audeamus, et B. Joannes non solum filii potitus est
nomine; sed propter verba illa Dominica, quoddam majus necessitudinis sacramentum, apud
Virginem, meruit obtinere.

31 La risurrezione di Nostro Signore è un’opera comune alle tre persone della Santissima
Trinità, come dice M.Olier; ma è anche una di quelle opere che, nel linguaggio delle Sacre
Scritture, possiamo attribuire, per appropriazione, più specialmente al Padre; primo, perché è
un’ opera di onnipotenza, come la creazione del cielo e della terra, che il simbolo ci insegna ad
attribuire al Padre; e in secondo luogo, perché ha l'effetto immediato di donare al Figlio di Dio
fatto uomo una nascita alla vita di gloria. Ecco il commento di San Pier Damiano che espone
questa dottrina.
B. Petrus Damianus, Opuscul. de fide Cath., cap. IX. Resuscitavit Pater Filium, quem a mortuis
excitans, super omnes singulariter exaltavit. Resuscitavit et semetipsum Christus, sicut ipso in
figura sui corporis dicit: Solvite templum hoc,et in triduo suscitabo illud. Porro autem, ut ipse
se evidenter ostendat suae passionis ac resurrectionis auctorem, una breviter sententia
comprehendit: Potestatem, inquit; habeo ponendi animam meam, et potestatem habeo iterum
sumendi eam. Quod cursus inculcat dicens: Nemo tollit eam a me, sed ego pono eam, et
iterum sumo eam. Quod autem et Spiritus sanctus cum Patre et Filio resurrectionis auctor sit,
testatur apostolus dicens: Quod si spiritus ejus, qui suscitavit Jesum a mortuis, habitat in
vobis: qui suscitavit Jesum Christum a mortuis, vivificabit et mortalia corpora vestra propter
inhabitantem Spiritum ejus in vobis.

32 In questo libro si afferma che la Beata Vergine ha ricevuto la pienezza. della vita divina, la
pienezza dello Spirito Santo, la pienezza delle grazie... Sembrerebbe inutile rilevare che questo
linguaggio, mutuato dalle Sacre Scritture e dai Dottori più autorevoli, è inteso solo in senso
ristretto, limitato a ciò che una semplice creatura può ricevere da Dio, come ben fa intendere
M. Olier in alcuni suoi scritti, e qui anche nel testo seguente.

Poiché la Beata Vergine è stata chiamata dall'Arcangelo Gabriele piena di grazie, e san Paolo
ha espresso il desiderio che entriamo in tutta la pienezza di Dio, in omnem plenitudinem Dei, i
santi Dottori hanno usato spesso questo termine, parlando soprattutto della Beata Vergine, che
ha ricevuto una tale estensione di grazie, che possiamo ammirare l'opera di Dio solo in Lei.

33 M. Olier rende sostanzialmente le parole di san Paolo: qui adhoeret Domino unus spiritus
est. Questo è vero per ogni cristiano, ma in modo eminente per la Beata Vergine. (I Ep. a
Corinto, cap. VI, 17.) Lo Spirito Santo produsse nell'anima di Gesù Cristo e in quella della
Vergine gli stessi sentimenti, ma non nel senso che vi fosse una reale unità di vita, né
un'uguale perfezione; l'anima santa di Gesù Cristo era, senza paragone, più illuminata, più
perfetta di quanto avrebbe potuto essere la Beata Vergine.

34 Si dice che gli Apostoli e i Discepoli inviati da san Pietro conferiscono i sacramenti in suo
nome, nel senso che agiscono sotto la sua autorità, ma battezzano nel nome del Padre e del
Figlio, e dello Spirito Santo, secondo l'istituzione di Nostro Signore.

35 Gesù Cristo aveva fondato la Chiesa prima della sua ascensione; l'aveva costituita come
doveva essere fino alla fine del mondo, con la sua gerarchia, il suo sacrificio, i suoi sacramenti,
le sue leggi fondamentali.

È un punto senza dubbio per tutti i cattolici, e che M. Olier osserva in più luoghi. L'istituzione
della Chiesa di cui qui parla è l'istituzione, l'estensione della Chiesa in mezzo ai popoli, alla
quale la Beata Vergine ha contribuito con i suoi consigli e con le sue preghiere.

36 S. Hidelph., Arch. Toletani de Assump. B. Marioe Sermo VI. Biblioth. Patr., tom. XII, pag.
584-585. Licet omnes Apostoli beatam Virginem venerarentur, eique officio dilectionis
famularentur, plus tamen et specialius caeteris Joannes, usque ad finem vites dilexit et coluit,
qui sibi commissam Virginem virgini accepit in sua; et sic ei quasi filius matri, astitit et
obsecutus est, recordans illud quod a benigno Magistro in Cruce audierat: Mulier, ecce filius
tuus. Quam sancte autem et juste vixerit Maria, soli Deo cognitum esse videtur, et Gabrieli
Archangelo, et Angelis sibi conlaetantibus, soeumque loquentibus, Joanni etiam dilecto Domini
discipulo, qui eam suscepit, ut virgo Virgini deserviret, et Domini nostri reprehenderet
servitulis et dilectionis obsequium, qui eum prae cœteris sua dilectione fecerat dignum.

37 La Chiesa, nell’ufficio dell’Assunzione, applica, in effetti, al nome di Maria o della Sposa,


queste parole che nel cantico dei cantici sono dette a proposito del nome della Sposa' ::
Videntes eam filioe Sion, beatissimam praedicaveruni, dicentes: Unguentum effusum nomen
tuum

38 Al termine dell'Ufficio odierno, la Chiesa invita nuovamente tutti i suoi figli a gioire della
gioia di Maria con l'ultima Antifona della Festa, quella del Magnificat dei Secondi Vespri: Hodie
Maria Virgo coelos ascendit: gaudete, quia cum Christo regnat in aeternum.

Vediamo qui l'origine e il motivo dell'Introito Gaudeamus, che era stato dato, in tempi recenti,
come una specie di luogo comune, perdonabile alla semplicità del medioevo. Questo Introito è
certamente più adatto allo spirito della festa dell'Assunzione di tutti i brani della Scrittura
adottati dai nuovi liturgisti. Nostro Signore, con la correzione fatta a Marta, ha voluto
insegnare ai fedeli che invece di rattristarsi per l'assenza della Beata Vergine, quando ella fu
assunta in cielo, dovrebbero, al contrario, gioire della considerazione del potere e della gloria
di questa augusta Regina.

È quindi con grande ragione che la Chiesa ripete questo Introito nel giorno della festa di Nostra
Signora del Monte Carmelo: una devozione la cui origine attribuisce, nell'ufficio stesso, ad
alcuni dei primi cristiani, che avevano potuto godere il terra dei colloqui e della compagnia di
Maria.

Lo usa anche nel giorno di Ognissanti, una solennità che fu istituita per la prima volta in onore
della Beata Vergine. Essa lo usa ancora per celebrare la beata morte di sant'Anna, che è
occasione di gioia per la Chiesa, per il grande credito di questa santa presso Maria, sua figlia.

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Infine, la Chiesa applica le stesse parole ad alcune altre feste, a quella di sant'Agata, così
famosa nell'antichità, e che diede particolari prove della sua potenza anche a favore dei popoli
pagani.

39 Questo pensiero si trova negli scritti di diversi dottori famosi: Alberto Magno, san
Bonaventura, san Bernardo da Siena, dicono che Maria, illuminata dalla gloria di Dio, illumina i
santi e gli angeli

. « Maria etiam ipsa angelica lumina illuminavit; illuminatrix quia illuminat sanctos in gloria. —
Albertus in Orat. B. V. super caput I Matthei. — A gloria Dei illuminata est Maria, que sicut
illuminata fuit a gratia ejus in mundo, ita nunc illuminata est a gloria ejus in coelo, ut sic
illuminata fieret illuminatrix in mundo et in coelo... Sic ergo illuminans Maria in gloria sua,
rutilans per omnia respicit, quia per omnes angelos et per omnes sanctos gloriae sum
illuminationem extendit. (S. Bonaventura, Speculum B. M. V., t. XII, vol. XIII, p. 270.)
Dominatur filiis, id est angelis, et in hoc est electa ut sol, scilicet ad irradiandum totam
multitudinem spirituum beatorum. » (S. Bernardinus Senens., t. IV, p. 81. )

40 S. Ephrem, groece, t. III, p. 528 et seq. Beatissima Virgo omnium post Trinitatem domina,
vestis immaculata ejus, induit lucem sicut vestimentum, angelorum splendor et gloria.

41 La continuazione di questa terza lezione non si trova nel manoscritto autografo di M. Olier,
interrotto in questo punto. Ciò che è aggiunto, per completare, è tratto dagli scritti dei santi
Dottori.

42 S. Antonini Florent. in Summoe part. IV, tit. 15, cap. XLIV. Maria captivatrix Dei.

43 Nella sua Giornata cristiana, M. Olier ha insegnato due modi diversi di contemplare
interiormente la grandezza della Santissima Vergine, durante la recita del Rosario.
Quello che vediamo qui, e la cui origine è riportata nella sua Vita (part. III, libro III), è da
allora in uso presso il seminario di Saint-Sulpice, sebbene M. Olier abbia affermato di non
avere obbligato nessuno a farlo.

«Ognuno deve pensare», dice nella prefazione alla sua giornata cristiana, «che questo non è
scritto solo per lui: ciò che non tocca lui può interessare un altro».

È necessario che in una festa ci sia una varietà di vivande, perché ciascuno possa trovarne
secondo il suo gusto.

Sarà bene, per evitare la distrazione dello spirito, cambiare di volta in volta le intenzioni e di
occuparsi in dettaglio delle grandiosità della Vergine Santissima, facendo successivamente ciò
che l’Angelo fece tutto in una volta nella pienezza della sua luce. È molto vantaggioso
contemplare ii Misteri della gioia, i Misteri Dolorosi e Misteri Gloriosi, che onoriamo recitando il
Rosario, che fanno parte del Rosario.

44 S. Ephrem, Groece, tom. III, pag. 532-549. Omnia potes; tanquam Dei Mater; omnia vales,
veluti quae superas omnes creaturas: nihil tibi, si vis, impossibile est: duntaxat ne despicias
meas lacrymas.

45 S. Antonini Florent. Biblioth. Virginal., tom. II, pag. 520. Haec est figurata illa
prudentissima mulier Thecuites, qua ita sapienter advocavit apud regem David in causa
Absalonis vani, superbi et fratricidae exulis facti propter tantum scelus a Hierusalem, quod
induxit patrem David ad misericordiam erga filium, et ab exilio revocandum. Sic Virgo Maria
pro mundo Deo repelli, et occisore fratris sui, id est, animi sui, propter quod exul constituitur a
superna Hierusalem, ita advocat et interpellat, ut Deum Patrem placet, et conversum ad
poenitentiam ad gloriam inducat.

46 Cornel. a Lapide, in Proverb. Salomonis, cap. VIII, 36. Sicut signum praedestinationis est
cultus et devotio erga Deiparam: ita signum reprobationis, et causa damnationis est
irreverentia et inobedientia erga eamdem, ut patet in Nestorio, Helvidio, Constantino
Copronymo, Juliano Apostata. Quocirca Germanus Constantinopolitanus Patriarcha, Orat. de
Deipara ait: Nemo salvatur, nisi per te, o Virgo sanctissima; et sanctus Bonaventura in
Psalierio Virginis: Quem vis, ait, salvus erit; et a quo avertis faciem tuam, ibit in interitum.

47 Possiamo qui osservare che il disprezzo per il culto e l'augusta persona di Maria è sempre
stato il carattere proprio degli eretici. Gli Ebioniti, i Manichei e tutti gli altri che attaccarono la
verità dell'umanità del Salvatore; gli Ariani, che negarono la sua divinità; i Nestoriani, che
divisero l'unità della sua amabile persona; gli Iconoclasti, che lo oltraggiarono nelle sue
immagini e in quelle dei suoi santi: infine, tutti gli altri eretici che sono venuti da allora, e in
particolare Lutero e Calvino, che rinnovarono tante antiche eresie, hanno convenuto, tra loro,
di alterare, svalutare o annientare il culto di Maria, come fanno ancora i giansenisti e le
innumerevoli sette che dividono i protestanti. Gli eretici non possono separarsi dalla Chiesa,
rinunciando alla vera fede, senza porsi in aperta opposizione a questa invincibile avversaria di
Satana, istituita da Dio per combattere e distruggere tutte le eresie che saliranno fino alla fine
dei secoli. Non è stato lo stesso con gli scismatici; i Greci conservano ancora la devozione a
Maria, e questo è per noi un potente motivo per aspettarci il loro ritorno prima o poi all'unità
cattolica, come anche per sperare nella conversione di quegli eretici che, come rimarca Olier,
conservano una certa tenerezza per Maria, nonostante gli errori in cui si trovano impegnati.

Quanto a coloro che cadono nella terribile disgrazia di professarne il disprezzo e perfino di
farne un trofeo, si può dire, egli aggiunge, che per loro è finita. Tali sentimenti empi e
detestabili sono ispirati in questi eretici solo dallo spirito dell'errore, dal padre della menzogna,
da Satana, di cui sono scagnozzi. Chi, infatti, avrebbe potuto riempire Lutero e Calvino di tanta
avversione e odio per questa amabile e innocente Vergine, per questa degna Madre, alla quale
gli uomini devono il loro Salvatore, se non l'antico serpente che, possedendo questi infelici
eresiarchi come proprie membra, si è servito dei loro cuori, delle loro lingue e delle loro penne,
per esprimere, nel suo furore, le sue implacabili inimicizie contro l'invincibile avversaria che gli
aveva schiacciato la testa, mentre rovinava nel mondo l'impero che aveva usurpato. Possiamo
dire che è finita per tutti coloro che sono così ostinati nelle loro bestemmie, perché, oltre a non
ricorrere a Maria, si privano dei mezzi stabiliti da Dio per tornare in grazia con Lui,
commettono un crimine enorme che li rende indegni della protezione dei santi del cielo e porta
sul loro capo l'ira e la maledizione di Gesù Cristo, loro giudice sovrano.

48 Questa predizione di M. Olier, fatta nel 1642, fu giustificata dopo la sua morte nel modo più
incontestabile. La Vita di Madre Agnese di Gesù, priora del convento di Sainte-Catherine de
Langeac, qui in questione, pubblicata in francese da M. de Lantages, nel 1665, fu tradotta in
latino da padre Cuniberto, domenicano, e stampata a Colonia, nel 1670. Fu tradotta di nuovo
in tedesco, e poi dal tedesco in fiammingo, da padre Heckrmans, e stampato a Lovanio; nel
1675 fu fatta anche una traduzione in italiano, che fu stampata a Napoli.

Dieci anni dopo averlo pubblicata, M. de Lantages le diede una nuova edizione. Una terza
apparve nel 1718; una quarta fu pubblicata all'inizio del nostro secolo da M. Emery, superiore
del seminario di Saint-Sulpice; infine, M. l'abbé Lucot ne diede una quinta, più ampia delle
precedenti, nella quale ha saputo introdurre una moltitudine di particolarità, ignorate o
trascurate dagli altri editori, e che non lasciano nulla a desiderare su questo vita meravigliosa.
Tutte queste edizioni in francese e in lingue straniere, e soprattutto il decreto solenne di Pio
VII, del 17 marzo 1808, che dichiarava che Madre Agnese aveva praticato le virtù in grado
eroico, rese note nella Chiesa, come espresse M Olier, la vita mirabile, le grazie, le virtù e le
meraviglie di questo grande serva di Dio.

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