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Titolo originale: "The Life Beyond The Veil, The Highlands of Heaven"
Copyright © 2014
Pubblicato sul sito http://aldiladelvelo.wordpress.com/
in data 03/01/2014
Traduzione di: Eva Siviero e Michelangelo Costa
I N D IC E
Un apprezzamento di Lord Northcliffe………………………………4
Prefazione …………………………………………………………... 5
Note generali…………………………………………………………8
“Amore Angelico”…………………………………………………... 11
*****
CAPITOLO 1
Introduzione…………………………………………………………. 12
L’Amore Divino – Cecità umana – Bene e Male – Evoluzione – Unità nella
diversità.
CAPITOLO 2
Uomini e Angeli……………………………………………………... 19
I gradi di luce delle sfere – Astronomia geometrica – L’orbita della vita
umana – Gli Angeli visitano la Terra – La lotta di Giacobbe – Il potere di
un nome – Il coraggio di pensare – La Divinità del Cristo – L’amore e il
suo opposto – “Ora vediamo attraverso un vetro appannato” – La Dimora
Celeste di Zabdiel.
CAPITOLO 3
Mondano e Divino…………………………………………………... 29
I ritorni periodici della scienza – Fiabe e racconti di magia – La scomparsa
del materialismo – Le interazioni fra le Sfere – Purificarsi con la sofferenza
– Le origini delle specie – Il posto dell’uomo nell’Universo.
CAPITOLO 4
La Terra è il Vestibolo del Cielo……………………………………. 36
Ispirazione – Il simile attira il simile – Il possidente terriero e sua moglie –
Il nostro stato spirituale – L’uomo che credeva di sapere – La punizione per
la cecità spirituale.
2
CAPITOLO 5
La Scienza dei Cieli……………………………………..................... 44
Trasmissione del potere spirituale – La relazione fra Spirito e materia –
Esamina dei Cieli – La rete di luce – La realtà spirituale – La realtà del
Cielo – La Città presso il lago – Un incontro con vecchi compagni – Il
Tempio e il suo Santuario.
CAPITOLO 6
La Terra d’Estate di Dio……………………………………………..53
“Insegnami a seguire la tua via” – La radura della statua – La flora della
Decima Sfera – Il Santuario delle Feste – Un panorama celestiale –
L’incontro nella Valle delle Vette – L’incontro con Harolen – Alla Porta
del Mare – Laus Deo – L’altare sulla zattera – “Un solo Dio, una sola
Fede” – Una trasfigurazione celeste – Il Figlio dell’Uomo.
CAPITOLO 7
I Reami Alti del Cielo…………………………………...................... 66
La visita d’ispezione di Zabdiel – Nella Casa dei Bambini – Una lezione
sulla fede creativa – Nel villaggio di Bepel – Gioia e dolore degli Angeli –
Nei Reami Alti – La Torre di Guardia dell’Alto Reame – Come vengono
ricevuti i messaggi nella Torre – Un orizzonte di Gloria – Pareti di luce –
Esaltazione della Maternità – La Gloria rosso cremisi del Cristo – Una
colonia con un problema.
CAPITOLO 8
Venite, Benedetti, e ricevete l’eredità……………..............................77
La missione di Zabdiel nella Quinta Sfera – La Città capitale della Quinta
Sfera – Zabdiel mette alla prova le donne devote – La costituzione della
Quinta Sfera – Nella Sesta Sfera – L’Iniziazione nel Santuario – Il ritorno
alla Decima Sfera – Il Tempio della Montagna Sacra – Il Re dei re – Il
Potere e la Gloria – Il saluto d’addio di Zabdiel.
3
UN APPREZZAMENTO DI LORD NORTHCLIFFE
Non ho avuto l’opportunità di leggere interamente La Vita al di là del Velo, ma tra i brani che
ho studiato più attentamente ve ne sono molti di grande bellezza. Mi sembra di poter dire che la
personalità del Reverendo G. Vale Owen è un elemento di grande importanza e degno di
considerazione in relazione a questi straordinari documenti. Durante la breve intervista che mi
rilasciò, ebbi l’impressione di trovarmi in presenza di un uomo sincero e convinto. Non avanzò
alcuna pretesa di possedere particolari doti psichiche. Espresse il desiderio di ricevere la minima
pubblicità possibile, e rifiutò gli ingenti proventi che poteva facilmente ottenere grazie all’enorme
interesse riscosso dai suoi scritti nel pubblico di tutto il mondo.
Lord Northcliffe.
***
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PREFAZIONE
Questo volume contiene la seconda di una serie di comunicazioni provenienti dall’altra parte del
Velo, che furono ricevute e registrate dal Reverendo G. Vale Owen, Vicario di Orford, nella contea
di Lancashire.
I messaggi di questo volume sono completi in se stessi e sono stati tutti trasmessi da uno spirito
che si fa chiamare Zabdiel, il quale nel suo messaggio introduttivo si descrive come la guida del
Rev. Vale Owen.
Successivamente alle comunicazioni che il Sig. V. Owen ricevette da sua madre *, e che
terminarono il 30 ottobre 1913 in maniera piuttosto brusca e inaspettata, la sera del 3 novembre il
Rev. Owen si sedette di nuovo nella sagrestia parrocchiale della Chiesa di Orford, e mediante
scrittura automatica registrò le seguenti parole: “Sono Zabdiel, la tua guida”. Da quel momento,
fino alla sera del 3 gennaio 1914, una serie di comunicazioni totalizzanti quasi 60.000 parole,
distribuite all’incirca in 37 sedute, furono trasmesse da questo comunicatore.
I messaggi contengono temi di portata più ampia rispetto a quelli che il Vicario ricevette dalla
madre. La relazione fra questa vita e quella ultraterrena è spiegata in maniera più esaustiva sia nella
narrazione che nel proposito; e nell’ultimo messaggio si tocca la nota suprema del rapimento
spirituale.
In questa prefazione non è mia intenzione giudicare o illustrare i messaggi di Zabdiel. La marea
di informazioni che contengono, la luce inedita gettata sulla vita oltre il velo, e la conoscenza
dischiusa sulle cause spirituali che influenzano la nostra vita quaggiù, devono essere lasciate alla
comprensione individuale dei lettori di questo libro.
Che tali comunicazioni provengano da una fonte esterna alla personalità del Rev. V. Owen,
risulterà ben chiaro a tutti coloro che leggeranno con grande attenzione. Sulla questione dell’origine
di questi scritti rammento una lettera che il Rev. V. Owen mi scrisse riguardo a una parte dei
messaggi pubblicati nel The Weekly Dispatch, nella seconda metà di febbraio del 1920 – “Non
appena terminai di leggere l’ultima mezza colonna posai la rivista con le lacrime agli occhi.
Riprovai più tardi – stesso risultato. Ciò è dovuto a qualcuno che sa come far breccia nei miei punti
deboli. Questo conferma quanto ti dissi: ‘Mi stai spiegando lo scritto per la prima volta’”.
*
Questi messaggi sono pubblicati nel Primo Volume de “La Vita al di là del Velo – I Reami Bassi del Cielo”.
5
del Rev. Owen – con una famiglia da mantenere, come so essere il caso in questione – avrebbero
agito in maniera tanto nobile e assolutamente disinteressata!”.
****
Lord Northcliffe ha inoltre rivolto particolare attenzione alla questione della personalità del Sig.
Vale Owen. E benché l’irruente luce della ribalta sia penetrata nella quiete della pacifica Canonica
di Orford, il Rev. Owen è l’ultimo uomo sulla terra a cui questo farebbe la minima differenza
materiale. Egli ha sempre insistito molto, nelle sue lettere e con le persone con cui è entrato in
contatto, sul fatto che ad essere di capitale importanza sono i messaggi e non l’uomo. Ma su questo
punto è impossibile concordare completamente con i suoi desideri.
Giovedì 15 giugno 1920, il Vicario di Orford, dopo una notevole opera di insistenza, fu
convinto dall’On. Reverendo James Adderley a tenere un sermone nella chiesa di St. Paul, a Convet
Garden, a Londra. Le scene che ebbero luogo in quell’antica e famosa chiesa londinese furono
descritte nel Daily Mail la mattina successiva, come segue:
“Ha partecipato gente di ogni tipo e di ogni ceto sociale – sacerdoti, ufficiali dell’esercito,
cittadini, impiegate, facchini di Covent Garden, operaie, dame di compagnia, vedove vestite a lutto,
manovali in abito da lavoro. Queste e altre categorie di umanità si sono tutte raccolte là. Appena
uscito dalla chiesa, il Sig. Vale Owen fu accerchiato da una folla di uomini e donne che volevano
toccarlo. Gli uomini si tolsero il cappello e molte donne piansero. Quando il Rev. Owen riuscì a
svincolarsi, si fermò sui gradini e facendo tacere l’adunata rivolse loro poche e semplici parole.
Come discese i gradini centinaia di persone corsero di nuovo a salutarlo. Fu con grandissima
difficoltà che i suoi amici, laici e clericali, riuscirono a scortarlo fino alla casa parrocchiale
dall’altra parte della strada. In migliaia hanno scritto al Sig. Owen congratulandosi con lui per i suoi
scritti.
“Molte delle persone arrivate ieri per ascoltare il suo discorso venivano soprattutto dal nord
dell’Inghilterra, e in particolare da Manchester e Leeds”.
L’avvento del Rev. Owen a Londra in questa occasione, ha mostrato all’istante e in modo
straordinario il valore della sua personalità. Il Rev. James Adderley, prima di pronunciare la
benedizione finale dall’altare della chiesa di St. Paul, a Covent Garden, si rivolse alla numerosa
congregazione presente con queste parole:
“Riguardo al nostro predicatore di oggi, siamo assolutamente certi che non esiste in lui frode o
desiderio di auto-promozione, e nessun ripudio del Cristianesimo. Ma ciò vorrebbe dire presentarlo
solo con argomenti negativi, senza dire nulla delle cose positive che potremmo affermare. Se prima
avevamo qualche dubbio in proposito, oggi non ne abbiamo più; venendo in questa chiesa gremita
di gente, con centinaia di persone che non riescono a entrare, il nostro predicatore non avrebbe
avuto occasione migliore per farsi pubblicità e imbrogliare il pubblico. Se egli fosse stato in cerca di
promozione personale, com’era possibile da un punto di vista psicologico che predicasse un
sermone come quello che ha tenuto oggi? Tutti sanno che non poteva e, consapevole di questo,
chiesi al Sig. Vale Owen di venire a predicare qui perché credevo avrebbe fatto realmente bene a
ogni genere di persona – scettici e convinti credenti – avere l’opportunità di vedere un umile pastore
cristiano dai modi semplici che crede in questi esperimenti e ha avuto le più straordinarie esperienze
psichiche; e di accertare che tipo di uomo sia ascoltando quello che ha da dire. Se non altro, almeno,
può indurre le persone a riflettere di più, a far sì che si chiedano se un nuovo movimento spirituale
non stia prendendo piede nel mondo, e se una persona religiosa possa permettersi di rimanerne
completamente fuori, o non sia invece obbligata a conoscerlo più da vicino almeno per imparare
qualcosa, per discuterne e porre domande. E se esiste un senso nella religione, allora vuol dire che
queste cose sono così reali che chiunque crede in Dio e in Gesù Cristo non può ignorarle”.
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La vastissima corrispondenza del Rev. Vale Owen
Come naturale conseguenza della notorietà e dell’interesse mondiale riscosso da questi scritti,
dopo la loro pubblicazione nel The Weekly Dispatch e in altri giornali d’oltreoceano, il Sig. Owen
ha ricevuto un’enorme quantità di lettere da ogni parte del mondo. Nella stragrande maggioranza
esse esprimono gratitudine o cercano risposte urgenti; molte furono tali da commuovere il
reverendo nel profondo del cuore e farlo sentire piccolo, portandolo a realizzare l’immensa mole di
benevolenza suscitata. Non posso evitare di citare una lettera che egli mi scrisse in riferimento a
certi suoi corrispondenti, al fine di gettare luce su un particolare aspetto del suo carattere. Me la
spedì in risposta a una mia lettera in cui affermavo che non potevo fare a meno di esprimere
indignazione per l’atteggiamento di certa gente verso i suoi scritti e persino verso di lui. Nel
rimproverarmi teneramente, mi rispose:
“Dobbiamo trattare i nostri anonimi corrispondenti e gli altri detrattori con gentilezza e
pazienza. Essi seguono, in modo non molto nobile a dire il vero, la strada che ritengono giusta, e
molti sarebbero pronti a sacrificarsi per la loro causa – sebbene alcuni non siano pronti a farlo fino
al punto di sostenere le loro opinioni e convinzioni uscendo allo scoperto con il loro nome. Ma
nell’osservare l’intera questione da una prospettiva generale non posso far altro che realizzare quale
gioia sarà un giorno, da qualche parte, poterli prendere per mano come fratelli e sorelle e dirgli che
non eravamo tanto risentiti con loro quando, con crudeli parole, ci esprimevano le loro errate
opinioni e ci attribuivano falsi moventi, perché sapevamo che non facevano altro che calcare la
strada che noi stessi avevamo calcato. Almeno nel mio caso è così. Rivedo me stesso riflesso nel
loro attuale atteggiamento, e spero che serva a mantenermi umile e amichevole verso di loro. E per
questa ragione, in effetti, gli sono debitore non di risentimento ma di gratitudine. Non mi riferisco
all’ostilità che manifestano, ma alla loro mancanza di illuminazione”.
Questa lettera è tipica delle molte che ricevetti dal Rev. Owen, e rende superfluo per me
insistere su ciò che mi arrischio a definire la natura simile al Cristo di G.V.O., come lo chiamano
con affettuosa tenerezza i suoi parrocchiani, che sono anche suoi amici, compagni e seguaci. Della
sua energia pratica, della lungimiranza nelle faccende della parrocchia, della frizzante allegria e
instancabile operosità, ho già parlato nella mia prefazione al Primo Volume.
In generale, nonostante l’attenzione di chi legge sia rivolta alla vita qui descritta, alle sue prove
e vicissitudini, e ne sia affascinato ad ogni livello secondo la sua personalità, devo chiedere al
lettore di questo volume di rispettare per quanto possibile i desideri del Sig. Vale Owen e di
concentrare l’attenzione sulle comunicazioni di Zabdiel, e non su chi fungeva da strumento per
trasmetterle al mondo.
H.W. ENGHOLM.
Londra, settembre 1920.
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NOTE GENERALI
Prima di cominciare a scrivere, il Sig. Vale Owen numerava una certa quantità di fogli bianchi,
che riponeva davanti a lui sul tavolo della sagrestia. Poi era solito schermare la luce della candela
per illuminare il foglio di carta, e con la penna in mano aspettava fin quando si sentiva influenzato a
scrivere. Una volta che l’influsso era cominciato veniva mantenuto senza interruzioni, finchè il
comunicatore riteneva di aver concluso il suo messaggio serale. Le parole del messaggio
giungevano in un flusso perfettamente costante, ed erano giustapposte una dopo l’altra come se lo
scrittore cercasse di andare di pari passo con il discorso che veniva impresso nella sua mente.
H.W.E.
Un messaggio di Zabdiel
La sera di sabato 31 gennaio 1920, la moglie del Sig. Owen ricevette un messaggio attraverso la
sua tavoletta triangolare, uno strumento che adoperava in varie occasioni e tramite cui furono
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trasmessi di tanto in tanto numerosi messaggi che si dimostrarono utili e istruttivi al Sig. Owen
quando riceveva le diverse comunicazioni ora pubblicate. Questo episodio avvenne alla vigilia della
pubblicazione della prima serie di scritti nel The Weekly Dispatch. Il messaggio venne compitato
dal puntatore triangolare, correndo da una lettera all’altra dell’alfabeto, e composto sulla tavola su
cui lo strumento si muoveva. Lo ripeto esattamente come fu registrato:
“Sono Zabdiel. Figlio mio, il tuo manoscritto sarà una benedizione per il mondo. Zabdiel ti
benedice. Figlio mio, ultimamente abbiamo fatto un buon lavoro nel trasmetterti quanto possiamo e
lavorando tranquillamente con te. Allorché ti diedi i primi scritti predisponemmo con largo anticipo
cosa si doveva fare quando sarebbe venuto il momento di pubblicarli. Mi hai dedicato molte ore di
lavoro. Pensi proprio che dovrei lasciarti combattere da solo la grande battaglia?”.
“C’è altro che Zabdiel vuole dire?”.
“Non c’è altro per ora. Che Dio vi benedica. Le benedizioni di Dio veglino su di voi mentre vi
impegnate a trasmettere al mondo la verità”.
La realtà di Zabdiel
Durante la prima settimana dalla pubblicazione del manoscritto nel The Weekly Dispatch,
migliaia di persone rivolsero i loro pensieri a Orford. Questo villaggio, alquanto sconosciuto, era
diventato famoso in un solo giorno ed era destinato a essere conosciuto in tutto il mondo. Durante
quell’importante settimana nessuno comprese meglio del Rev. Owen che egli aveva voltato le spalle
al vecchio ordine una volta per tutte, e che la sua visione della vita non poteva più essere la stessa.
La controversia sugli scritti stava ormai cominciando a montare in tutta la nazione, e i sacchi della
posta indirizzata alla casa parrocchiale erano stracarichi come mai si era visto in quel pacifico
villaggio del Lancashire. Nel mezzo di questa nuova situazione ricevetti una lettera dal Vicario
Owen. Un documento scritto direttamente dall’anima di un uomo che realizza la natura dell’alto
compito che ha davanti e della sua enorme importanza per il mondo. La pubblico perché sento che
può essere utile a molti di coloro che si accingono a leggere i messaggi di Zabdiel per la prima
volta.
Estratto di una lettera di G.V. Owen indirizzata a H. W. Engholm, datata 11 febbraio, 1920.
“Ho impiegato alcuni anni a riflettere sulla questione. Ora ho concluso e ho preso la mia
decisione. Sono andato in fondo alla Valle della Scelta e ho combattuto con la massima
determinazione. Era molto buio a volte laggiù. Ma ora sono emerso dalla Valle, e oggi mi trovo in
cima alla collina nell’abbagliante luce del giorno. Alla fine ho consacrato totalmente me stesso alla
Grande Causa, e ogni sentimento personale non conta più niente per me. Così non esitare mai a
dirmi cosa fare, e io lo farò volentieri. Quando stamattina sono entrato nella nostra piccola chiesa,
era completamente buio. Dopo essermi inginocchiato nel mio cantuccio, fui investito da una tale
intensa ondata di forze spirituali che dovetti rialzarmi e camminare su e giù per la chiesa finchè non
mi venne l’affanno. Infine andai a riposarmi nel presbiterio, ed ecco cosa realizzai in modo
perfettamente chiaro e reale.
“Il mondo spirituale vicino alla terra era tutto in subbuglio. Era immenso, come le onde
dell’oceano che si abbattono sugli scogli. In alto vidi Nostro Signore, il Cristo. Austero e
impassibile guardava in basso dalla nostra parte e con Lui c’era una vasta schiera di combattenti,
tutti pronti alla battaglia, alcuni dei quali già in lotta col nemico. Tra Lui e me c’era Zabdiel. Se ne
stava là, in piedi: era alto – più alto e imponente di quanto mi fossi mai reso conto prima. Teneva le
mani abbassate lungo i fianchi, serrate e risolute, mentre riversava su di me una poderosa corrente
di forza e determinazione che a sua volta sembrava fluire in basso da quelli sopra di lui. Il tutto
avveniva mentre le forze scorrevano e fluttuavano attorno a noi, ma egli era perfettamente calmo e,
come il Cristo, imperturbabile. Rimasi fermo lì, ancora ansimante, poiché l’energia era davvero
travolgente – poi egli scese lentamente ponendosi alla mia destra. Torreggiava su di me, mentre
stavamo l’uno accanto all’altro come compagni”.
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Sono certo che per il Reverendo Owen l’esistenza futura è una realtà vivente. Egli sente che ora
sta compiendo il suo umile dovere per quei buoni amici angelici, la cui continua presenza lo
rafforza e lo sostiene giorno e notte, e continuerà a farlo finchè sarà chiamato al cospetto del Cristo
per il quale lotta ogni giorno allo scopo di servirlo quale fedele e amorevole servitore.
H.W.E.
AMORE ANGELICO
I
Apritemi il vostro mondo,
miei buoni amici angelici,
il vostro mondo di pace, bellezza e letizia,
di esseri rivestiti di luce e adornati
sulla fronte, sul petto e sulla spalla, con la gemma
dell’Ordine e Grado del Ministero che viene loro assegnato
nelle vaste distese dell’Eternità, o quaggiù in terra.
Apritemi il vostro mondo,
ma fate sì che il raggio della Shekinah non sia troppo fulgido, mentre scende sulla mia vista ancora
debole,
affinché il contrasto non mi avvilisca, affinché non frema
di tralasciare il mio dovere ora, prima che il tema
della mia vita quaggiù sia completato,
ma fate sì che quel raggio sia sufficiente
a guidare il mio passo
finché questa vita non si unirà
alla Vita Suprema,
miei buoni amici angelici.
II
Apritemi i vostri cuori,
miei buoni amici angelici;
concedetemi il vostro generoso, instancabile amore,
e lasciate ch’io veda com’è placido il vostro incedere
fra le meraviglie dell’Universo,
dove il volere è un atto compiuto; dove ogni cuore
si leva ardente e sollecito a esaudire la ricerca
di comunione degli spiriti affini.
Datemi il vostro amore – ma lo saprete voi,
i vostri limpidi occhi lo vedranno,
quando è bene dare e quando trattenere –
affinché non sia oltremodo impudente a pretendere per la terra il privilegio della vostra maggiore
libertà;
ma degnatemi almeno di un bagliore, e non cercate di occultarmi quanto benedetti siano gli amori
dove l’amore è puro; quanto il nostro amore sia teso verso l’amore futuro,
miei buoni amici angelici.
Nota. – In seguito alla ricezione di una parte dello scritto contenuto in questo volume, ricevetti i
versi sopra riportati. Mi fu fatto capire, a quel tempo, che lo scopo per cui veniva trasmesso questo
inno era perché doveva essere considerato come la nota fondamentale della serie di messaggi qui
presentata.
G.V.O.
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CAPITOLO 1
Introduzione
L’Amore Divino – Cecità umana – Bene e Male – Evoluzione – Unità nella diversità.
*
Tutte le domande e le osservazioni del Rev. Owen sono scritte in corsivo.
**
Si riferisce ai messaggi trasmessi dalla madre del Rev. Owen, che fanno parte del primo volume della serie “La Vita
al di là del Velo”, intitolato “I Reami Bassi del Cielo”. – H.W.E.
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Non è su di me che vorrei fissare la tua attenzione, amico, ma sui messaggi che, attraverso te,
trasmetto ai tuoi fratelli cristiani che si fanno strada nelle nebbie della discordia, del dubbio e del
fervore mal diretto. Voglio aiutare loro e te, mio allievo; e a quelli che hanno, sarà dato, ed essi lo
daranno ad altri. Ma la decisione spetta a te.
Ho già deciso. Dico di sì. Se sarai bravo abbastanza, Zabdiel, da usare un misero strumento
come me, questo è affare tuo, non mio. Io farò del mio meglio: è tutto quello che posso promettere.
Ora, cosa mi dici di te?
La mia missione è più importante della mia personalità, che vedrai meglio delineata attraverso i
pensieri che riuscirò a trasmetterti. Gli uomini sospettano di colui che rivendica più di quanto essi
possono comprendere. Quando leggono, “Io sono Gabriele e sono al cospetto di Dio”, ci credono
perché è stato detto molto tempo fa. Ma se ti dicessi: “Io sono Zabdiel, e vengo da Luoghi Altissimi
per recarti un messaggio da parte di Coloro che nei Reami Celesti sono ritenuti Santi e Signori
d’Amore e di Luce” – ebbene, mio caro amico e protetto, tu sai quale smorfia apparirebbe sulle
labbra degli uomini. E così ti prego di lasciarmi parlare, e di giudicarmi assieme ai miei compagni
in base al messaggio che sono incaricato di recare – se esso sia vero, elevato oppure no – e questo
basterà a entrambi. Un giorno, caro amico, mi vedrai e mi conoscerai meglio, e quel giorno sarai
felice.
Molto bene, signore, mi rimetto a te. Tu conosci i miei limiti. Io non sono chiaroveggente né
chiarudente e neppure un sensitivo in senso stretto, suppongo. Ma ammetto che quanto è stato
scritto finora mi ha convinto che proviene dall’esterno di me – e penso di esserne profondamente
convinto. Se dunque così vorrai, io vorrò. Non posso dire altro, anche se so che non è molto.
È sufficiente, e ciò che ti manca cercherò di compensarlo con la mia stessa forza. Non dirò altro
per oggi. So che devi andare, hai molto lavoro da sbrigare.
Dio sia con te, mio protetto, nel Cristo nostro Signore, Amen. † *
*
Zabdiel conclude sempre le sue comunicazioni con il segno della Croce. – H.W.E.
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L’AMORE DIVINO. *
L’intensità stessa dell’Amore di Dio diventa terrificante quando incontra un ostacolo che vi si
oppone. Più impetuosa è la corrente del fiume, più forte sarà l’impatto dell’onda che si abbatte sugli
scogli. Maggiore è il calore del fuoco, più completa sarà la dissoluzione del materiale bruciato, e di
cui il fuoco si alimenta. E se a certuni queste parole possono sembrare crudeli, sta di fatto che è
proprio l’intensità dell’Amore a causare il dolore maggiore quando, scorrendo attraverso la
creazione del Padre e infondendo energia, incontra resistenza e opposizione.
È una verità che puoi sperimentare e verificare persino nella vita terrena. E vedrai che i rimorsi
e i pentimenti più dolorosi avvengono quando ci sentiamo toccati dall’amore che proviene da chi
abbiamo trattato ingiustamente. È solo questo il fuoco dell’inferno, e nient’altro. E se ciò non rende
l’inferno una realtà, cosa potrebbe farlo? Noi sappiamo, e possiamo testimoniare, che le acute
sofferenze dell’inferno discendono sul peccatore – fino a raggiungere il loro culmine – solo quando
egli perviene al pentimento e diventa consapevole che ogni azione di Dio è un atto d’amore.
CECITÀ UMANA.
Ma se è così, se il male è reale, anche gli esseri malvagi sono reali. La cecità è l’incapacità di
vedere. E se esiste una condizione come la cecità, esistono anche le persone cieche. La cecità inoltre
è una condizione negativa, cioè una mancanza. È la condizione di chi possiede quattro sensi invece
di cinque. Nondimeno è reale. Ma solo quando il nato cieco viene a sapere del senso della vista,
comincia a riconoscerne la mancanza, e più realizza il suo difetto più questo si fa sentire. Lo stesso
vale per il peccato. Qui è normale definire coloro che vivono nelle tenebre “immaturi”. E non ha
un’accezione negativa, come sarebbe se dicessimo “regrediti”. Così per entrambi i casi io non dico
“perdita”, ma “mancanza”. Chi è nato cieco non ha perso una facoltà, ma ne è carente. E anche il
peccatore, piuttosto che aver perso, manca della capacità di apprendere il bene. La sua condizione è
quella del cieco dalla nascita, più che del cieco divenuto tale per malasorte.
In questo sta la spiegazione delle parole di S. Giovanni, quando dice che coloro che sono stati
portati a conoscenza della verità non possono peccare – non in senso teorico, ma praticamente. È
difficile infatti capire come mai chi ha goduto della luce, e di tutta la bellezza che rivela, dovrebbe
poi chiudere gli occhi diventando cieco.
Perciò, chi commette peccato lo fa per mancanza di conoscenza e per l’incapacità di riconoscere
il bene e il bello, e come il cieco incorre in una sciagura se non viene aiutato a scansare i pericoli da
coloro che possono vedere – che siano guide incarnate o disincarnate – allo stesso modo va incontro
alla rovina chi è spiritualmente cieco.
Tuttavia potresti replicare che le persone regrediscono e perdono la grazia di Dio. Ma tali
persone sono già parzialmente cieche o hanno la vista difettosa – sono daltoniche a uno o più colori.
Non hanno mai avuto una vista perfetta, e il loro difetto gli è sconosciuto finchè non si presenta
l’occasione, e allora l’imperfezione gli si palesa. Infatti la persona daltonica ha una vista difettosa in
misura più o meno marcata. Ma è solo esercitando la sua facoltà visiva che mantiene la vista che
possiede, e se trascura di farlo regredisce. Così è per il peccatore.
Ciononostante potresti essere perplesso e dire che molti di quelli che sembrano vivere con bontà
e onestà sulla terra, si trovano da questa parte fra le persone non sviluppate. Ed è vero. Essi hanno
trascorso la vita senza curarsi di sviluppare la maggior parte delle loro facoltà spirituali superiori, e
quando passano nel mondo dove tutto è spirituale, la loro mancanza viene riconosciuta, e solo
gradualmente pervengono a comprendere cos’hanno trascurato a loro insaputa per tanto tempo –
allo stesso modo molte persone affette da daltonismo vivono la loro esistenza e trapassano senza
mai rendersi conto della loro imperfetta condizione visiva; che fra l’altro è ignorata anche dai loro
simili.
Suppongo che tu abbia un esempio da farmi a scopo di chiarimento.
*
I sottotitoli usati da qui in avanti non sono, come è ovvio, presenti nel manoscritto originale, ma servono a suddividere
l’opera in paragrafi per facilitarne la consultazione.
14
Chi insegna la verità solo parzialmente, deve imparare a insegnarla per intero qui. Un numero
assai vasto di persone accetta il fatto dell’ispirazione, ma nega che sia un mezzo ordinario e perenne
della grazia riversata da Dio sugli uomini. Quando vengono qui, essi diventano a loro volta
ispiratori, se hanno i requisiti necessari, e allora capiscono quanto sia grande il debito maturato nel
loro percorso terreno nei confronti di coloro che usavano questo metodo a loro sconosciuto. Devono
prima acquisire la conoscenza che gli manca e allora possono progredire, ma non prima.
Ora, il male è l’antitesi del bene, ma come sai sono entrambi presenti in una persona. È solo
l’esercizio del libero arbitrio che rende quella persona responsabile del bene e del male presente nel
suo cuore. Del libero arbitrio, della sua natura e impiego, dovrò parlarti un’altra volta.
Dio sia con te, amico, serbati nella Sua Grazia. Amen. †
15
EVOLUZIONE.
Mentre siamo sul piano terreno, dove ora mi trovo, e gettiamo, attraverso il Velo, uno sguardo
sulla differenza fra la nostra e la vostra condizione, sovente vediamo nel contempo molte persone,
ma talora solo poche. La luminosità di queste persone differisce in base al grado di spiritualità
presente in loro; cioè in base alla misura in cui ciascuno è capace di riflettere la sublime luce
spirituale che scende su di noi, ci attraversa e arriva fino a voi. Alcuni appaiono molto spenti, e
quando trapassano andranno nelle regioni fosche e meno luminose secondo il loro grado di
offuscamento.
In tal modo ciascuno apparirà agli altri, e gli altri appariranno a lui, come connaturato al
particolare ambiente e all’atmosfera dove il suo destino lo ha condotto. Quello sarà “il suo giusto
posto”. Lascia che te lo illustri in modo ancora più semplice. Se una scintilla elettrica viene fatta
scoccare nella più densa oscurità, il contrasto che ne deriva sarà eccessivo e apparirà inadeguato.
Diremo che quella scintilla si trovava fuori dal proprio elemento, e ha creato una perturbazione in
seno alle tenebre da provocare per un attimo una battuta d’arresto di ciò che vi dimora. Gli uomini
che procedono a tentoni su un viottolo buio di campagna, vedendo quella scintilla si fermano e si
stropicciano gli occhi finché la vista non gli consente di riprendere di nuovo il cammino. Anche gli
animali notturni per un istante sussultano e restano immobili.
Ma se una scintilla viene emessa nell’atmosfera della luce di mezzogiorno, il disturbo sarà
minore; se poi fosse fatta scoccare contro il sole, non ci sarebbe contrasto e si confonderebbe col
fulgore dell’astro.
Così, chi è dotato di grande splendore entra in quelle sfere la cui luminosità corrisponde alla
sua; e ciascuno va nella sfera conforme alla sua luce – poca o tanta che sia. Ma chi possiede un
corpo spirituale di natura grossolana, e non irradia molta luce ma è pallido e spento, entra in quelle
sfere buie dove lui solo può trovarsi a proprio agio, tanto da poter operare la sua salvezza da quel
posto. A dire il vero non si trova a suo agio in ogni senso, ma lo sarebbe ancor meno in una sfera
più luminosa rispetto alle regioni tetre in cui si trova, almeno fin quando non sarà cresciuto in
splendore.
Tutti quelli che arrivano qui dalla terra sono avviluppati da una certa oscurità, come da una
densa coltre di nebbia. Ma molti hanno già indotto la loro volontà a salire oltre quella nebbia fino ai
reami più splendenti: e qui essi compiono con rapidità ciò che volentieri avrebbero compiuto laggiù.
Ora volgiamo lo sguardo in alto, dove si dispiega la Via Regale, la Strada Maestra che conduce
alla Città Santa del Sovrano e al Palazzo della Sua Sovranità. Lungo quella strada procediamo passo
dopo passo, e ad ogni passo vediamo che in lontananza la luce aumenta sempre, e assieme ai nostri
compagni cresciamo in splendore e bellezza man mano che ci spingiamo avanti. E non è una
piccola gioia averci consentito, in periodi diversi e secondo le tue esigenze terrene, di tornare
indietro sui nostri passi per aiutarti a percorrere la via che sappiamo essere tanto radiosa e colma di
Bellezza della Sua Presenza.
È questo, amico mio e pupillo, che tenteremo di fare, se mantieni ancora la disposizione mentale
che hai adesso. Io credo che sarai capace di perseverare. Ma sappi che molti partono con buone
intenzioni e poi, diffidando della luce che abbaglia i loro occhi non abituati, tornano indietro su
sentieri più scuri dove la loro vista soffre meno. E così noi li guardiamo mentre si allontanano e,
sospirando, ci voltiamo a cercare altri nell’eventualità che sappiano dimostrarsi più forti per
sopportare la nostra luce meglio di quelli indietreggiati, il cui ritorno dobbiamo attendere nei nostri
luoghi, fin quando giungerà il loro momento e noi saremo pronti ad accoglierli.
Che Dio protegga i tuoi piedi da qualunque passo falso, e aiuti i tuoi occhi a non indebolirsi. E
anche se non riuscirai a trascrivere con parole adeguate quanto verrai a conoscere, faremo in modo
che tu scriva lo stesso affinché altri siano spinti a chiedere ciò che possono ottenere; così che
cercando, troveranno, e (se dimostreranno eroico coraggio, afferrando questi due regni) oseranno
bussare e, bussando, quella Porta sarà aperta e la luce e la gloria interiore rivelate. †
16
Lunedì 10 novembre, 1913.
Stando sul piano terreno sono molto lontano dalle sfere che ho visitato e dalla Decima di cui
sono membro. Queste sfere non corrispondono esattamente alle località della terra, sono piuttosto
differenti stati di vita e potere, in base allo sviluppo dell’individuo. Hai già ricevuto alcune
istruzioni sulla varietà di queste sfere di potere, e non è mia intenzione portare avanti il discorso.
Vorrei piuttosto elevare la tua mente ai reami di luce e attività attraverso un’altra via, che ora
comincerò a esporti.
Tutto ciò che è bene è efficace per realizzare imprese in due direzioni. Col potere interiore, un
uomo retto e virtuoso, sia egli incarnato o disincarnato, può e sa elevare l’inferiore e richiamare in
basso il superiore, e non solo con la preghiera ma, grazie alla sua rettitudine, anche con la volontà.
Ciò dipende dalla sua capacità di sintonizzarsi con la Volontà Divina: quanto più è in armonia
con la sua sfera divina, tanto più sarà capace di lavorare tramite quell’ambiente; in altre parole saprà
animare e realizzare i suoi progetti. Le opere che allora si possono compiere sono molteplici persino
per colui che si è innalzato solo di poche sfere; e tali opere, quando proiettate attraverso il Velo
nella vita terrena, sono considerate meravigliose.
Ad esempio, qui si trovano coloro a cui sono affidati gli elementi che condizionano la terra e
quanto vi cresce sopra. Esaminiamo un caso che servirà a chiarire gli altri, e parliamo di quelli
responsabili della vita vegetale. Essi si trovano sotto il comando di un Potente Signore, e sono divisi
in dipartimenti e sotto-dipartimenti, tutti disposti in perfetto ordine. Alle loro dipendenze ci sono
altri di livello inferiore che eseguono il lavoro sotto la direzione, e in conformità a certe leggi
immutabili stabilite nelle sfere superiori. Questi ultimi li conosci come spiriti elementali, e sono
tantissimi e di varie forme. Le leggi di cui ti parlo si fanno più complesse man mano che ci
allontaniamo dalla loro sfera d’origine; ma se potessimo risalirne il corso e arrivare alla sorgente
scopriremmo, credo, che esse sono poche e semplici; e alla sorgente stessa della loro origine
vedremmo l’unità. A tal riguardo, io che ho percorso solo poca strada, non posso fare altro che
ragionare su quanto ho osservato lungo il mio sentiero di elevazione; e ciò mi ha condotto ad
azzardare l’ipotesi che l’unica legge, o principio, da cui tutte le leggi e principi minori discendono
può essere meglio descritta con la parola Amore.
E una volta intese le cose come le intendiamo noi, Amore e Unità sono concetti poco dissimili,
se non addirittura identici. Finora abbiamo scoperto che il processo per cui l’intero si divide, dando
origine a tutte le regioni e condizioni presenti sul nostro livello e sulle sfere più basse fino a quella
terrena, è in qualche modo un atto di sacrificio dell’Amore nel suo più autentico e profondo
significato.
UNITÀ NELLA DIVERSITÀ.
È un problema molto difficile da discutere con te adesso; sarebbe complicato spiegarti come la
diversità che ti circonda sia dovuta, per come la vediamo noi, a quello stesso processo di divisione,
che nonostante tutto appare così mirabilmente splendido e saggio. Inoltre, se sostituisci il concetto
di negazione con l’idea di Unità meno una parte, poi di Unità meno due parti e così via, avrai forse
qualche barlume di quale sia la nostra filosofia sul tema dell’Unità che si disperde nella diversità
delle funzioni.
Anche se l’attività degli ordini inferiori è regolata interamente dalla legge, esiste comunque un
ampio spazio di libertà entro i suoi confini. E questo per noi è un tema di grande fascino perché,
come riconoscerai, c’è molta bellezza nella diversità e nell’inventiva dimostrata da coloro che
infondono energia nel regno vegetale.
Alcune delle leggi che governano gli elementali e i loro superiori mi sono ancora ignote. Altre
le ho comprese, ma non riesco a dartene una descrizione. Posso dirti poco e tu, coi tuoi tempi,
imparerai di più mentre progredirai in queste dimore celestiali.
Sembrerebbe allora che l’unica regola che devono osservare nel loro lavoro, sia quella di
procedere secondo lo schema di sviluppo già pianificato per ciascuna famiglia di piante, seguendo
tale schema nei suoi elementi principali ed essenziali fino al suo naturale compimento. Tutti i loro
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eserciti di subordinati sono mantenuti entro i limiti di quella immutabile legge evolutiva. Se è stata
pianificata la creazione di una famiglia di querce, deve rimanere una famiglia di querce. Si possono
sviluppare suddivisioni, pur che restino sottospecie della quercia. Non è permesso dividersi
nettamente dando origine, ad esempio, a famiglie di felci o di alga marina. Queste si evolveranno
lungo la loro linea prestabilita.
Un’altra legge stabilisce che nessun dipartimento di lavoratori spirituali può opporsi alle attività
di un altro dipartimento. Possono operare in modo non conforme, e spesso accade, ma i loro
interventi devono avvenire lungo linee di modificazione e non di assoluta negazione, che vorrebbe
dire distruzione. Così vediamo che se il seme di due piante della stessa famiglia viene incrociato, il
risultato sarà una pianta ibrida, una variante. Ma se il seme di una certa famiglia viene incrociato
con quello di una famiglia differente, il risultato sarà nullo. E in nessun caso l’effetto implica
l’annientamento.
Un parassita può intaccare un albero. Allora ne segue una lotta. Alla fine l’albero ha solitamente
la peggio e paga il prezzo della sconfitta. Ma non si arrende facilmente. La battaglia prosegue e in
effetti a volte l’albero ne esce vincitore. Tuttavia in tal caso riconosciamo che i creatori e artefici
dell’idea parassitaria hanno vinto nel complesso la battaglia delle forze. Così la guerra continua, e
quando la osservi da questo lato è di gran lunga interessante.
Ora ti parlerò di qualcosa, di cui già ti accennai, che potresti trovare difficile da accettare. Tutte
le leggi fondamentali, persino quando si differenziano nell’azione, sono pianificate in sfere superiori
alla mia da eccelsi e potenti Signori che prestano servizio agli ordini di Esseri Elevati, i quali a loro
volta operano sotto il comando di altri ancora più in alto.
Preferisco dire “si differenziano” piuttosto che “si contrappongono”, perché fra quelle Alte
Entità non si manifesta antagonismo, ma una pluralità di diverse qualità saggiamente combinate.
Ciò da origine alla meravigliosa biodiversità presente in natura, che si dispiega nel suo procedere
dai Cieli Superiori verso l’esterno, attraverso le sfere inferiori, fino a quella della materia che puoi
vedere sulla terra.
L’antagonismo inizia nei mondi dove la saggezza emanata si è indebolita a causa del suo
viaggio verso l’esterno, in ogni direzione, passando per le sfere di innumerevoli esseri dotati di
libero arbitrio, dove si è diluita e suddivisa nel suo passaggio.
Quando contempli le stelle di diverse dimensioni e costellazioni, e le acque del mare che sono
naturalmente ferme, ma col moto della terra e la forza di gravità esercitata dai corpi celesti, sono
destinate a non avere riposo; oltre al fatto che l’atmosfera, più rarefatta, risponde alle trazioni e alle
spinte delle forze che colpiscono la terra, e spinge al moto il liquido che è più pesante. Quando
consideri la diversità delle forme e dei colori di prati e piante, alberi e fiori, di insetti e della vita più
evoluta degli uccelli e degli altri animali, del continuo movimento attorno a loro, il modo in cui gli è
permesso di predare un’altra specie senza distruggerla completamente, ma ogni specie destinata a
far evolvere la sua razza prima di estinguersi – ebbene in tutto questo e in altro ancora, non
riconosci, amico mio, quanto sia meraviglioso Dio nel Suo modo di operare, e come tale meraviglia
giustifichi appieno i provvedimenti che Egli ha consentito ai Suoi altissimi servitori di adottare e
usare, e anche la maniera del loro utilizzo?
Nel Sacro Nome di Dio hai la mia benedizione, amico – la pace sia con te. †
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CAPITOLO 2
Uomini e Angeli
I gradi di luce delle sfere – Astronomia geometrica – L’orbita della vita umana – Gli Angeli
visitano la Terra – La lotta di Giacobbe – Il potere di un nome – Il coraggio di pensare –
La Divinità del Cristo – L’amore e il suo opposto – “Ora vediamo attraverso un vetro
appannato” – La Dimora Celeste di Zabdiel.
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LA DIVINITÀ DEL CRISTO.
Sono molti fra voi che non considerano il Cristo come un Dio. E su questo tema si fanno tante
chiacchiere inutili da entrambi i lati del Velo. Sappi che non solo voi sulla terra, ma anche noi
dobbiamo andare alla ricerca della conoscenza, e non siamo toccati dai miracoli della rivelazione;
né la nostra libertà di ragionare viene impedita da qualche potere superiore al nostro. Veniamo
guidati come te, ma non siamo costretti a credere a l’una o l’altra cosa con uno dei tanti metodi che
potrebbero indurci a farlo. Perciò anche qui sono molti a sostenere che Cristo non è Dio, e in tal
modo pensano di aver posto fine alla questione.
Non è mia intenzione dimostrarti adesso il contrario né quale sia la verità, e neppure affermare
quella verità in modo perentorio. Vorrei invece cercare di mostrare a te e agli altri la natura di
questo argomento e perché non si arriva a comprenderlo, anche per quel poco che ci è permesso di
parlarne, senza prima definire i termini del problema.
In primo luogo, dunque, cosa si intende con Dio? Quando si pensa al Padre lo si intende forse
come una personalità circoscritta a un luogo – una persona come lo è un uomo? Se è così è ovvio
che Cristo non è Costui, altrimenti si creerebbe una doppia persona, due personalità in una, e
distinguerle sarebbe impossibile. Non è in quel modo che va cercata l’Unione di cui Egli parla. Due
Persone uguali, unite assieme, è una condizione impensabile che la ragione respinge senza indugio.
Oppure si vuole dire che Egli è il Padre manifestato come Uomo? In tal modo tu e io siamo i
Suoi servitori. Perché il Padre è in ognuno di noi.
O in Lui era presente la pienezza del Padre, indivisa? Allora il Padre dimora anche in noi due,
poiché non è possibile dividerLo. Ma qualora si affermasse che l’Interezza del Padre vive in Lui e
non in noi, risponderei che è solo un’opinione e pure illogica; poiché se il Padre dimora intero nel
Cristo, allora, o il Cristo è il Padre senza alcuna distinzione, e nessun altro, oppure il Padre
dimorando interamente nel Cristo deve cessare di dimorare in Se Stesso. Ma anche questo è
illogico.
Così, prima è necessario capire che “Padre” è il Nome dell’aspetto più elevato di Dio che
riusciamo a pensare. E neppure questo capiamo, anzi confessiamo francamente che Egli è al di là
della nostra comprensione.
Non riesco a farti una Sua descrizione, non avendo mai visto Colui che non è pienamente
visibile a tutti tranne che a Se Stesso. Ho visto una Sua Manifestazione in Forma-Presenza, ed è il
massimo che ho ottenuto finora.
Quindi il Cristo, nella Sua Unità col Padre, va oltre il nostro intendimento, così come il Cristo
Stesso è oltre e sopra di noi. Egli ci rivela quel tanto che siamo capaci di ponderare, ma non è molto
ciò che afferriamo. Egli ha manifestato il Padre e le qualità dell’Altissimo che fu in grado di
svelarci durante l’incarnazione. Sappiamo poco altro, ma la conoscenza cresce man mano che
cresciamo in umiltà e devoto amore.
Dato che Egli è Uno col Padre, noi siamo Uno con Lui. E dimoriamo nel Padre perché viviamo
in Colui che ha riunito in Sé Umano e Divino. Il Padre è più grande di Lui, come Egli stesso disse
una volta. Ma quanto più grande non lo disse, e se lo avesse detto non avremmo potuto capirlo.
A questo punto il lettore potrebbe dire che ho rimosso l’impalcatura senza lasciare dentro alcuna
costruzione. Come ho enunciato all’inizio, amico, il mio proposito non è di erigere un edificio, ma
di mostrare che la prima cosa da fare è gettare fondamenta solide. Ogni struttura eretta su
fondamenta instabili prima o poi crollerà e molto lavoro andrà perduto. Proprio così hanno fatto gli
uomini e più di quanto si rendano conto; ecco perchè sono tanto annebbiati quando invece
potrebbero avere una visione limpida. Non del tutto naturalmente, ma chiara abbastanza da
illuminare la strada molto più di quanto è stato finora.
Non parlo tanto per impartire istruzioni in questo messaggio, quanto per indurre gli uomini a
fare una pausa. Il raziocinio può essere una qualità affascinante per certe menti, ma non è il
nutrimento del soldato. Esso lusinga con la sua logica perfetta e le argomentazioni equilibrate, ma
non resiste a lungo al logoramento provocato dai vasti elementi delle sfere. Non è sempre saggio
esprimere affermazioni perentorie, è meglio invece dire, “Non lo so, per il momento”. L’orgoglio
25
rende spesso ciechi alla bellezza di una mente umile; e non è vero che colui che sa rispondere con
disinvoltura a una questione complicata sia un pozzo di saggezza; talvolta la sicurezza somiglia
molto all’arroganza, e l’arroganza non è mai giusta né piacevole.
Tu e io, amico mio e pupillo, siamo Uno in Colui la cui Vita è per noi garanzia di Vita eterna. In
Lui ci incontriamo, ci benediciamo, come io ora benedico te e ti ringrazio per gli amorevoli pensieri
che mi mandi. †
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CAPITOLO 3
Mondano e Divino
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FIABE E RACCONTI DI MAGIA.
Così la conoscenza derivata dallo studio dei poteri spirituali di vari gradi e specie, si diffuse
attraverso le fiabe dell’Europa e i racconti magici dell’Oriente. Questi sono i veri discendenti diretti
e legittimi che sopravvivono dalla scienza del passato, con aggiunte, tagli e stravolgimenti di ogni
tipo. Eppure, se provi a leggere con attenzione queste favole alla luce delle mie parole, vedrai che
quando avrai separato gli elementi essenziali dagli orpelli più moderni, vi troverai incastonati –
come le città egiziane sepolte dalla sabbia dei secoli – solidi fatti scientifici, ovvero la conoscenza
intesa dal punto di vista spirituale.
Potresti, per favore, farmi un esempio specifico per illustrarmi l’argomento?
Prendiamo la storia di “Jack e il fagiolo magico”. Partiamo dal nome del protagonista. Nel
gergo colloquiale Jack (Giannino) è il diminutivo di John (Giovanni), e il Giovanni originario è
colui che scrisse l’Apocalisse. La pianta di fagiolo è un adattamento della Scala di Giacobbe, con la
quale si sale ai mondi superiori o spirituali. Quei mondi, una volta raggiunti, sono visti come luoghi
e paesi reali, con scenari naturali, abitazioni e tesori. Ma talvolta i loro tesori sono custoditi da
guardiani non del tutto amichevoli con la razza umana, che tuttavia per la sua audacia e destrezza
mentale è capace di estorcere quelle ricchezze e portarle con sé sulla terra. Gli uomini sono anche
capaci, per l’innata prontezza di spirito, d’impedire a quei guardiani di rientrare in possesso dei
tesori di saggezza, privando così il genere umano del diritto conquistato con l’impresa più audace.
Si tratta di una storia pittoresca, e la sembianza stravagante e persino comica che gli fecero
assumere deriva dal fatto che è stata tramandata di epoca in epoca da coloro che non compresero il
suo significato più recondito. Se lo avessero inteso, molto probabilmente non avrebbero attribuito
all’originale (Giovanni) il soprannome di Jack (Giannino). Ma come capirai dal suo consueto
abbigliamento, ciò avvenne in un’epoca in cui le verità sante e spirituali erano prese in scarsa
considerazione per l’incapacità degli uomini di rendersi conto della reale presenza in mezzo a loro
di esseri spirituali. Così diedero una foggia anche al demone, che fu dotato di orecchie a punta e di
coda, e per lo stesso motivo fu ritenuto un essere immaginario, tanto da farne un personaggio
mitologico.
La storia che ti ho menzionato è solo una delle tante. “Punch e Judy” (“Pulcinella e Giuditta”)
potrebbero rappresentare la metamorfosi delle due persone che si distinsero come le più indegne,
cioè Pilato e Giuda Iscariota. E per come sono narrati questi episodi gravi e davvero orrendi, risulta
evidente la superficialità dell’epoca riguardo a simili argomenti.
Eppure così è, e così è sempre stato. Ma nell’epoca attuale la spiritualità sta tornando a
reclamare un posto tra gli uomini, e anche se in modo non adeguato alla sua importanza, almeno
viene presa in maggiore considerazione rispetto ai secoli scorsi.
LA SCOMPARSA DEL MATERIALISMO.
Così, esteriormente sotto un’altra veste, ma interiormente più riconoscibile, il principio generale
che guidò gli astrologi egizi, e la saggezza appresa e usata efficacemente da Mosè, sta
ricomparendo oggi per elevare gli uomini a un gradino superiore e per dare un significato a quel
defunto materialismo del passato, che trattando con gli oggetti prodotti dalla vita infusa nella
materia – conchiglie, ossa, fossili – negò al Creatore della Vita il Suo posto nella grande arena
dell’esistenza. Il materialismo ha parlato dell’operare ordinato della legge naturale – ma ha
rinnegato la Fonte Unica di tutto l’ordine e il movimento. Ha parlato della bellezza – ma ha
dimenticato che la bellezza non esiste se non è lo spirito dell’uomo a percepirla, e quello spirito
esiste perché Colui che è Spirito vive eternamente.
Ora stiamo osservando, e vi stiamo guidando secondo le nostre capacità e l’opportunità che ci
viene data. Se gli uomini risponderanno alla nostra sollecitazione, l’era a venire sarà più luminosa e
ricolma di bellezza, d’amore e di vita rispetto all’epoca che sta tramontando. E io credo che
risponderanno, perché la nuova era è meglio della vecchia, e mentre guardiamo verso la terra
sentiamo dietro di noi la spinta incalzante di coloro che possiedono saggezza e potere superiori. E
così veniamo guidati a eseguire il loro proposito e desiderio.
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Noi non abbiamo la capacità di vedere molto lontano nel futuro, trattandosi di uno studio
speciale che non rientra nei doveri spettanti al gruppo di servitori di cui faccio parte. Ma siamo
felici di vedere che i nostri sforzi incontrano pronta risposta in molti cuori, e speriamo di avere più
opportunità, col passare degli anni, di mostrare agli uomini quanto gli siamo vicini, e quanto grande
sia il loro potenziale se solo fossero umili di spirito e mansueti, e lottassero per ottenere santità e
purezza di pensiero e di desiderio, imitando Lui, che è l’Esempio dell’uomo al massimo grado,
cercando di riprodurre in se stessi la bellezza della santità che riescono a intuire persino mentre
vanno di fretta.
Uno sguardo gettato alla bellezza della Sua Vita, dovrebbe estasiare chi porta in sé quella
bellezza e fargli intendere cosa essa sia. Noi Lo amiamo, perciò gli siamo profondamente devoti. La
Sua pace sia con te in ogni cosa, e ti accompagni in tutti i giorni della tua vita, caro amico. Amen. †
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richiedi. Hai già appreso alcune cose sulle condizioni di vita che esistono laggiù, e a quello che ti
scrisse tua madre aggiungo ora qualche altra parola.*
PURIFICARSI CON LA SOFFERENZA.
Luce e tenebre sono condizioni dello spirito, come sai. Quando chi dimora nelle tenebre implora
la luce, significa che è entrato in dissonanza col suo ambiente. Allora gli inviamo l’aiuto necessario,
e di solito in questo modo trova la propria strada – non verso le regioni di luce, dove si troverebbe
in un stato di patimento e completamente accecato – ma in una sfera meno buia, e permeata con
quel tanto di luce che può tollerare fin quando, superato anche quello stadio, supplicherà con
l’ardente desiderio di avere maggiore luce.
Quando uno spirito si allontana da una regione oscura per andare in un luogo meno fosco,
sperimenta un immediato senso di sollievo e benessere rispetto a prima, essendo il nuovo ambiente
in armonia col suo livello di sviluppo interiore. Ma poiché continua a sviluppare l’aspirazione verso
il bene, diviene poco a poco estraneo all’armonia del suo ambiente, e nella misura del suo progresso
il disagio aumenta fin quasi a divenire un tormento. Allora sentendosi impotente e sull’orlo della
disperazione, avendo raggiunto il punto in cui le risorse personali non gli consentono più di
procedere, invoca l’aiuto di coloro che possono prestarlo in Nome di Dio, ed essi lo mettono in
condizione di raggiungere un livello più alto presso una regione dove regna una parziale oscurità,
invece del buio pesto. Così facendo, col tempo, perviene al luogo dove la luce è chiara; e il suo
cammino d’ora in avanti non è fatto di sofferenza e di angoscia, ma di gioia sempre maggiore, di
gloria ogni volta più grande.
Ma ahimè, quanti lunghi secoli dovranno passare per alcuni prima di arrivare a quella luce;
secoli di patimento e di profonda tristezza; consapevoli per tutto il tempo che non possono
raggiungere gli amici che li attendono fin quando non abbiano colmato le loro lacune e traversato le
vaste lande tenebrose prive d’amore.
Non fraintendere il significato delle mie parole. Non si tratta della vendetta di un Dio collerico,
amico mio e allievo. DIO È NOSTRO PADRE, ED EGLI È AMORE. Tutto questo dolore è
inevitabile, e viene regolato dalle leggi che governano la semina e il raccolto di quanto è stato
seminato. Persino qui, nella mia sfera, dove abbiamo appreso molte cose belle e meravigliose, non
siamo ancora riusciti a sondare e penetrare questo mistero nei suoi risvolti più profondi. Capiamo
bene ora, come mai fummo capaci di farlo nella vita terrena, che queste cose sono governate
dall’amore. Voglio dire che riusciamo a comprendere ciò che in passato pensavamo trattarsi
solamente di una credenza o di fede religiosa. Tuttavia sappiamo poco altro di questo immane
mistero; e siamo contenti di attendere fino al giorno in cui tutto ci apparirà più chiaro. Ma sappiamo
già abbastanza da poter credere che ogni cosa è saggia e buona; così come un giorno sapranno gli
abitanti dei cupi luoghi infernali. La nostra consolazione è che essi saranno spinti ad avanzare e
salire fino a questo immenso e bellissimo universo di luce, e allora ammetteranno non solo che ciò è
giusto, ma che è un atto d’amore e di saggezza, e saranno felici.
Ho conosciuto e conosco gente siffatta, e faccio parte del loro gruppo al servizio del Padre. E mi
pare che le lodi e le benedizioni che rivolgono a Lui non siano affatto carenti d’amore se
confrontate alle nostre, che non hanno dovuto attraversare quegli orridi abissi. Non solo, amico mio,
ma ti confesso che a volte, mentre preghiamo assieme prostrati davanti alla Luce del Trono Celeste,
ho percepito qualcosa nella loro adorazione che manca alla mia; e ho quasi desiderato di poterla
avere anch’io.
Tuttavia questo non sarebbe giusto; e indubbiamente il Padre, nel Suo Amore, prende ciò che
abbiamo da donarGli. Eppure è dolcissimo quel detto del Maestro, e suona vero qui dove l’amore è
visto nella sua nuda bellezza, quando afferma che poiché le sono perdonati i suoi molti peccati, ella
ama molto.
Che Dio ti serbi nel Suo Amore, amico mio e diletto; nient’altro è importante se rispondi alle
Sue dolci carezze e trovi in Lui la pace. Amen. †
*
Si riferisce ai messaggi del Primo Volume de “La Vita al di là del Velo – I Reami Bassi del Cielo”, Capitolo 3.
32
Martedì 25 novembre, 1913.
Se solo l’uomo avesse più fiducia in se stesso capirebbe quanto ho scritto tramite la tua mente e
la tua mano. Purtroppo non sono molti quelli che hanno il dono di intuire la verità delle cose e
riconoscerle come realmente vere. Così è sempre stato lungo i secoli, amico mio, e così sarà ancora
per molto tempo. Questo è quanto ci è dato di vedere, ma noi guardiamo ancora più avanti e
immaginiamo di scorgere un mondo di uomini che si muove e lavora in una luce maggiore di quella
attuale; e quel giorno vedranno e sapranno quanto gli siamo vicini non solo nei libri, ma nella vita
quotidiana. Nel frattempo svolgiamo la nostra parte, sempre vigili, sempre fiduciosi, e se la gioia è
talvolta guastata dalla tristezza non possiamo arrenderci fin quando non cammineremo mano nella
mano con gli uomini. È il nostro desiderio, e d’altronde sappiamo che stiamo arrivando a un’unione
più intima e che tutto andrà bene.
Veniamo ora al nostro compito, mio diletto; mentre è ancora giorno vorrei che lavorassimo
assieme, perché quando calerà la notte troverai un altro Giorno, ma non come ora; scoprirai altre
opportunità di servizio, ma non come queste. Diamoci da fare allora per quanto possiamo intanto
che la situazione è sotto controllo, e svolgeremo un lavoro migliore quando ci saranno rivelate sfere
più grandi – a entrambi.
La scienza, per come la conoscete, non è limitata a ciò che sapete, e noi indaghiamo più a fondo
quei principi fondamentali che sono di origine spirituale; la scienza mondana sta cominciando solo
ora ad ammettere questa verità nei suoi convegni. In tal modo ci avviciniamo gli uni agli altri; o
piuttosto sarebbe meglio dire che si avvicinano a noi quelli tra voi che ricercano il significato dei
fenomeni della vostra sfera, giacché noi li attiriamo in alto a un’indagine superiore e più
approfondita. Ecco perché siamo pieni di gratitudine, e incoraggiati a continuare in questa
direzione. E nella ferma fiducia che gli uomini continueranno a seguire il sentiero sul quale li
conduciamo, siamo attenti a guidarli bene e con saggezza.
LE ORIGINI DELLE SPECIE.
Vorrei parlarti brevemente del significato interiore di ciò che gli uomini chiamano l’origine
delle specie della vita animale. Fin da subito dico che si tratta di un concetto molto ampio; perché le
diverse creazioni della vita animale non hanno origine nel regno della materia, ma nei reami
spirituali. Abbiamo appreso che quando l’Universo dei sistemi procedeva verso la sua attuale forma
e costituzione, quelli incaricati di sorvegliare e di svolgere il lavoro seguirono i consigli provenienti
da esseri di grado superiore, e in base a quei consigli plasmarono la loro stessa saggezza.
A quel tempo si osservò che nelle sfere celesti vi erano molte varietà sia di forme di vita in
manifestazione fisica, che di forme mentali operative. Fu quindi deciso che l’universo doveva
riflettere la personalità e la natura di coloro che erano incaricati di portare a termine il suo sviluppo.
Nel giungere a questa conclusione furono divinamente guidati, e quando il loro piano fu completato
venne concesso loro di sapere, per rivelazione, che l’opera aveva l’approvazione divina nel suo
complesso, anche se non aveva raggiunto la perfezione assoluta. Ciononostante, essa ricevette
l’imprimatur del Padre Eterno che concesse loro la libertà di compiere la Sua Volontà secondo le
peculiari capacità e i poteri di ciascuno.
Così ebbero origine i diversi ordini e specie di vita animale, vegetale e minerale, oltre al genere
umano e al carattere razziale. E dato che queste cose erano nate, la Mente Divina pronunciò
nuovamente la Sua approvazione generale o, come dice la nostra Bibbia, Dio vide che ciò “era
buono”.
Ma per quanto evoluti fossero coloro che dirigevano l’opera di creazione, restavano pur sempre
limitati davanti all’Unico Onnipotente e, poiché l’ordinamento dell’universo era un’impresa
immane e di ampia portata, le imperfezioni del loro lavoro si amplificavano man mano veniva
sviluppato; così che a una mente semplice, a un essere di grado inferiore come l’uomo, quelle
imperfezioni apparivano gravi e rilevanti. Questo perché un essere così piccolo e immaturo non è
capace di distinguere equamente bene e male, ma vede più facilmente il male, e il bene è troppo
elevato e straordinario perché ne possa cogliere il significato e la forza.
33
IL POSTO DELL’UOMO NELL’UNIVERSO.
Ma se gli uomini tenessero a mente un fatto, riuscirebbero a capire meglio l’esistenza
dell’imperfezione, mescolata com’è alla ben maggiore saggezza e meraviglia. Il fatto è questo:
l’Universo non è stato creato per l’uomo solamente, non più di quanto il mare fu creato per i soli
animali marini che lo abitano, o l’aria per gli uccelli. L’uomo occupa sia il mare che l’aria e li
considera come suoi regni da conquistare e sfruttare. E ha ragione. Essi non appartengono a pesci e
volatili. Il dominio spetta all’essere superiore, e quell’essere è l’uomo. Egli ne è il signore per
concessione, e governa la terra in cui, e sopra la quale, lo ha posto il suo Fattore.
Ma esistono esseri superiori all’uomo, e così come egli governa sulle creature minori e le usa
per sviluppare le facoltà della sua personalità, quelli governano su di lui e lo usano per lo stesso
fine. Ciò è saggio e giusto, perché Angeli e Arcangeli, Principati e Potestà sono anch’essi servitori
di Dio, e il loro sviluppo e addestramento sono necessari quanto quelli degli uomini. Ma siccome
sono più evoluti di lui, i mezzi e il materiale del loro addestramento devono, di conseguenza, essere
di natura superiore e più sublime rispetto a quelli concessi in uso all’uomo. L’ambiente in cui vive
ogni essere, uomo o angelo che sia, è costituito in conformità al suo potere intrinseco.
Che gli uomini lo ricordino e lo tengano presente, allora apprezzeranno meglio il dono del libero
arbitrio – un dono che nessuno dell’intera gerarchia celeste può portargli via. Ed Essi non lo
farebbero anche se potessero; perché così facendo il materiale che usano sarebbe peggiore e meno
qualificato a sostenere il loro stesso progresso.
Temo che dopo aver letto questo, alcuni penseranno che l’uomo sia allora semplicemente uno
strumento sfruttato da esseri superiori, con cui fanno ciò che vogliono per il loro interesse
personale. Non è così, e il motivo l’ho appena detto – l’uomo è, e deve rimanere per sempre un
essere dotato di libero arbitrio.
Per di più, la sola grande forza che anima coloro che servono il Padre da questo lato, è l’Amore.
Essi non sono despoti e oppressori. Tirannia e oppressione appartengono alla creazione terrena. Qui,
potere significa emanazione di amore, e maggiore è il potere maggiore sarà l’amore propagato.
Aggiungo inoltre che coloro la cui lotta contro il male è feroce e gravosa, ricordino e siano ben
consapevoli del privilegio e dell’alto destino che li attende. Tale lotta è garanzia e segno sicuro che
l’uomo è stato ammesso al Concilio e collabora con esseri di grado elevatissimo, partecipando
assieme a loro al grande compito di salvazione dell’intero universo, secondo direzioni stabilite
molto tempo fa. L’uomo dotato di coraggio affronterà l’impresa col massimo fervore tanto più
quanto capirà che anche angeli e Signori di rango elevato vi partecipano, ed egli combatte
all’unisono con loro al suo livello, e sapendo ciò ne trarrà gioia e vigore.
Vedendo inoltre che il suo lavoro è in armonia col nostro e il nostro col suo, e che miriamo allo
stesso obiettivo, cioè il miglioramento di tutta la vita, saprà che la nostra forza è a sua disposizione,
ma la richiederà con saggezza, con dovuta umiltà e spontanea fiducia. Così noi proviamo gioia ad
aiutare gli uomini, nostri compagni d’armi in questa battaglia e collaboratori nell’unica grande
arena dell’Universo di Dio.
Noi vediamo meglio di voi il duro travaglio che attende chi si allontana da questo servizio, ma
non cediamo alla disperazione, perché abbiamo chiaro il senso e il proposito di tutto ciò. E
sappiamo che un giorno gli uomini gioiranno come noi quando, ciascuno coi propri tempi, saliranno
alle sfere superiori di servizio e, da questa posizione di vantaggio, ognuno continuerà il suo
progresso. Quel giorno anche l’uomo si servirà, per il suo tirocinio, del materiale che noi usiamo
adesso e di cui egli è parte, quando altri prenderanno il suo posto e lui andrà a sostituire coloro che
oggi lo guidano nella sua ascesa.
“Il vittorioso”, disse Cristo, “lo farò sedere con me sul mio trono, come io ho vinto e mi sono
assiso col Padre mio sul Suo trono”. Per i forti è il Regno dei Cieli, mio allievo e diletto, e a colui
che ha, sarà dato.
È abbastanza per oggi, conviene che mi fermi qui. Ma il tema è molto più vasto di quanto sono
riuscito a esporti in questo breve messaggio. Se Dio lo consente ti spiegherò altre cose più avanti.
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Ora sarà bene che ti congedi. Ricorda che se sarai forte, dalla tua forza sgorgherà dolcezza. È
così in questi reami: coloro che possiedono maggiore forza sono i più dolci e amorevoli. Tienilo
presente, ti chiarirà tanti problemi che confondono molto la mente degli uomini. La luce di Dio sia
con te e ti circondi sempre, allora non metterai il piede in fallo. †
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CAPITOLO 4
Ispirazione – Il simile attira il simile – Il possidente terriero e sua moglie – Il nostro stato
spirituale – L’uomo che credeva di sapere – La punizione per la cecità spirituale.
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Se la turbina idraulica è ben lubrificata, l’acqua la fa girare facilmente sul suo asse; ma se è
arrugginita, bisogna aumentare la massa d’acqua, e in tal caso il logoramento della turbina e del suo
asse sarà maggiore e si muoverà con più difficoltà. Allo stesso modo, i marinai possono ubbidire
con precisione agli ordini del capitano anche senza conoscerlo. Ma se lo conoscessero, sarebbero
più bravi durante la tempesta, nel buio della notte, a cogliere il senso dei comandi che impartisce;
questo perché conoscono il suo modo di pensare e non hanno bisogno di lunghi discorsi, ma bastano
loro poche parole per recepire le sue decisioni. Così, chi impara a conoscerci nell’intimo e con più
spontaneità di altri, è nelle condizioni migliori per ricevere le nostre parole.
L’ispirazione ha quindi un significato ampio e di vasta portata pratica. Gli antichi profeti – e
quelli moderni – ricevettero le nostre istruzioni secondo il risveglio delle loro facoltà. Alcuni furono
capaci di udirci, altri di vederci – entrambi per mezzo del loro corpo spirituale; altri ancora ebbero
impressioni mentali. Noi usiamo questi e altri metodi, tutti per un unico fine: impartire istruzioni
agli uomini, tramite costoro, sul giusto sentiero da seguire, e sul modo di gestire la vita per essere
graditi a Dio, secondo la nostra capacità di intendere la Sua volontà da questo piano superiore. Il
nostro consiglio non pretende di essere perfetto e infallibile, ma non conduce mai fuori strada
coloro che si dedicano alla ricerca con lealtà, fervida devozione e grande amore. Ricercatori come
questi appartengono a Dio, e sono fonte di grande gioia per noi che siamo i loro compagni di
servizio. Non dobbiamo andare molto lontano per trovarli, perché nel mondo c’è più bene che male;
e per come in ciascuno il bene e il male sono ripartiti, in ugual modo siamo in grado di soccorrere e
in ugual modo la nostra capacità risulta limitata.
Dunque, per prima cosa, vigila che la tua luce resti accesa; sii simile a quelli che attendono il
loro Signore, perché in questo caso noi facciamo la Sua volontà e Ne rechiamo la forza. Noi
rispondiamo alle preghiere che ci sono state assegnate, e tramite noi, che Lo serviamo, giunge la
Sua risposta. Così sii vigile e all’erta nell’ora del nostro arrivo, perché noi siamo come quelli che
andarono da Lui nel Deserto e nel Getsemani (benché credo fossero di livello molto superiore al
mio).
In secondo luogo, ricordati di mantenere alto e nobile il tuo movente; non agire per fini
egoistici, ma per il bene altrui. Agevoliamo meglio il progresso di chi cerca il nostro aiuto
nell’interesse dei suoi simili, piuttosto che di se stesso. Mentre diamo riceviamo, e ciò vale anche
per voi. Ma nel movente deve prevalere il dare, e a favore di tutti, come Egli disse, e qui sta la
benedizione maggiore. Ricordati le Sue parole: “Io do la mia vita, ma la do per le Mie pecore”.
Questo fece in verità, e senza moventi nascosti. E quando lasciò la vita ottenne una vita ancora più
gloriosa, perché il Suo sacrificio fu pieno d’amore e privo d’interesse personale. Se agisci allo
stesso modo, scoprirai com’è delizioso il tuo dare e ricevere. È un compito arduo da realizzare in
modo perfetto. Ma è la strada giusta, e deve essere necessariamente percorsa, e Lui ci ha mostrato
come farlo.
I fiori si privano del loro profumo per appagare i sensi dell’uomo, ma solo per essere di nuovo
riempiti, e così facendo giorno per giorno pervengono a una maturità sempre più perfetta. Le parole
gentili vengono ricambiate, e due persone sono rese felici grazie al gesto iniziale di una sola. Le
parole benevoli producono in seguito buone azioni. Così l’amore viene moltiplicato, e con l’amore
anche la pace e la gioia. Chi ama dare, e lo fa unicamente per puro amore, è come un’arciere che
scaglia dardi dorati sulle strade della Città Celeste. Qui vengono raccolti e diligentemente
conservati, fin quando chi li lanciò giunge in questo luogo e rientra in possesso del suo tesoro
incrementato. †
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stesse azioni, che lo vogliate o no. Non sono tutte forze buone, alcune sono maligne, altre a metà
strada – né del tutto buone né del tutto cattive.
Quando parlo di “forze” e “poteri” ne consegue logicamente che ci siano personalità che ne
fanno uso. È bene saperlo, non per assenso formale, ma riconoscendo nel cuore che non siete soli, e
non potete vivere o agire isolati, ma siete obbligati ad agire, volere e progettare in associazione con
altri, e i vostri compagni li scegliete di proposito o senza volerlo.
Quindi conviene che ciascuno sia molto attento nella scelta, e ciò può essere garantito dalla
devozione e dalla rettitudine di vita. Pensa a Dio con rispetto e deferenza, e ai tuoi compagni con
stima e amore; compi ogni azione sapendo che noi ti osserviamo, e registriamo il tuo movente
interiore con esatta precisione; e così come sei oggi e come diventerai, tale sarai quando ti
risveglierai da questa parte; e le cose che adesso sono per te materiali e concrete, e ti sembrano
davvero reali, faranno parte allora di un’altra sfera; i tuoi occhi si apriranno su nuovi scenari, e
parlerai della terra come dell’altro mondo, e della vita terrena come di un viaggio compiuto e
terminato; e i tuoi averi e le masserizie, gli alberi del tuo giardino, e tutto quello che ora sembri
riconoscere come tuo, non lo avrai più a portata di mano.
Allora ti saranno mostrati luoghi, tesori e amici che ti sei meritato nella scuola di esperienza
terrena appena terminata e lasciata alle spalle per sempre. E ti ritroverai pieno di afflizione e
rimorso, oppure circondato da indescrivibile gioia e splendore, da amore e bellezza tutti a tua
disposizione, e i tuoi amici giunti prima saranno impazienti di mostrati gli scenari e le bellezze della
loro attuale dimora.
Ora prova a pensare cosa farà quell’uomo che sulla terra ha vissuto come in uno
scompartimento stagno, con nessuna finestra aperta sui reami spirituali. Farà come i tanti che vedo
qui. Agirà in base a come ha plasmato il suo cuore. La maggior parte di costoro non sono pronti a
riconoscere i propri errori, perché di solito sono sicuri che le opinioni maturate in un’intera vita, e
dalle quali hanno tratto giovamento, non possono essere tanto gravemente sbagliate. Dovranno fare
molte esperienze prima che la luce rechi beneficio alla loro vista spirituale atrofizzata.
Ma chi ha coltivato la capacità di restare indifferente ai piaceri e alle ricchezze materiali,
scoprirà che il suo grembo non è grande abbastanza per contenere i tesori raccolti dalle sue
amorevoli mani, né gli occhi abbastanza attenti per cogliere tutti i sorrisi di benvenuto e di felicità
provocati dal suo stupore perché, dopotutto, la vera realtà è appena cominciata, e la nuova vita è
molto meglio della passata.
E ora, amico mio e diletto, lascia che ti descriva una scena per chiarirti quanto ho appena detto.
IL POSSIDENTE TERRIERO E SUA MOGLIE.
Sul pendio di una verde e rigogliosa collina, su cui aleggia la fragranza di tanti fiori come
musica accarezzata dal colore, si trova un’antica casa a due spioventi con molte torrette e finestre
simili a quelle che prima, in Inghilterra, erano chiuse col vetro. Ci sono alberi e prati inglesi, e giù a
valle si scorge un grande lago dove giocano allegramente bellissimi uccelli variopinti. Sulla terra
non esiste uno scenario del genere, ma lo trovi solo da questa parte del Velo. Sarebbe di poco
profitto se cercassi di mostrati la saggezza che regola le cose nelle sfere celesti. Ma è così, e che gli
uomini debbano dubitare che ogni cosa buona e bella della terra accresca qui la sua bellezza, e la
grazia si faccia ancora più soave, è motivo di grande stupore per noi.
Sopra una torre c’è una donna. La sua veste ha il colore del suo ordine, un colore sconosciuto
sulla terra; tanto che non riesco a definirlo con un nome. Direi tuttavia che è un porpora-dorato,
anche se temo ti trasmetta ben poco. Il suo sguardo è fisso all’orizzonte dall’altra parte del lago,
dove basse colline sono sfiorate dalla luce che proviene da più lontano. È assorta a scrutare. La sua
figura è più perfetta e avvenente di quella di qualsiasi altra donna sulla terra, e il suo viso è
ammaliante. Gli occhi le brillano d’incantevoli riflessi violetti e sulla fronte splende una stella
d’argento che emana scintille in risposta ai suoi intimi pensieri. È il gioiello del suo ordine. E se una
qualità le fosse mancata per rendere più completa la sua bellezza, è da ricercarsi là in una leggera
punta di malinconico desiderio, che non fa che aggiungersi alla serenità e alla gioia della sua
espressione. È la Dama della Casa, dove abitano un gran numero di ragazze che, sotto la sua guida,
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adempiono le direttive che impartisce ed eseguono le missioni che periodicamente richiede. Perciò
la Casa è molto spaziosa.
Ora se studi il suo volto vedrai subito che vi traspare un senso di attesa; e ben presto una luce si
accende nei suoi occhi che sprizzano quei magnifici raggi violetti, e dalle sue labbra esce un
messaggio; e di ciò te ne avvedi per via del lampo di luce blu, rosa e cremisi che irradia da un punto
sotto le labbra e sembra prendere il volo troppo rapidamente per te, tanto da non riuscire a seguirlo
mentre attraversa il lago.
In quel momento un battello si vede arrivare velocemente da destra, fra gli alberi che crescono
presso le sponde; i remi lampeggiano e scintillano, e attorno alla prua indorata gli spruzzi sembrano
tante piccole sfere di cristallo dorato che si mischiano a smeraldi e rubini man mano che restano
indietro. Il battello raggiunge il punto di approdo, e una moltitudine vivacemente abbigliata balza
solerte sui gradini di marmo che conducono al prato inglese sovrastante. Uno di loro però non va
così spedito. Il suo viso è pervaso di gioia, ma appare anche pieno di sorpresa, i suoi occhi non sono
ancora abituati alla qualità della luce che soffonde ogni cosa in un delicato rilucente splendore.
La Dama della Casa esce dal grande cancello e scende per andare incontro alla comitiva,
fermandosi a breve distanza da loro. Il nuovo arrivato la guarda, e un assoluto sconcerto trapela dal
suo sguardo rapito e penetrante. Allora lei si rivolge all’uomo e, con parole familiari, questa
splendente beata di Dio porge il benvenuto a suo marito: “Bene James, sei venuto da me –
finalmente caro, finalmente”. Lui esita: la voce è quella di sua moglie, ma è diversa. Fra l’altro
quando morì era un’anziana signora dai capelli grigi, e invalida. E ora davanti a lui c’è una donna
incantevole, né giovane né vecchia, ma con la grazia perfetta e la bellezza dell’eterna giovinezza.
“Ti ho osservato, caro, e ti sono stata vicina tutto il tempo. Adesso il passato è passato, e la tua
solitudine è finita per sempre, mio amato. Ora siamo di nuovo insieme, e questa è la Terra d’Estate
di Dio dove non invecchieremo come prima, e dove i nostri ragazzi e Nellie ci raggiungeranno
quando avranno compiuto i loro doveri terreni”.
Parlò in modo tale che lui potesse ricevere delle conferme, e finalmente all’improvviso ne ebbe
la prova. Allora scoppiò a piangere di gioia rendendosi conto che quella era davvero la sua adorata
moglie; e l’amore trionfò sul suo timore. Quindi si fece avanti coprendosi gli occhi con la mano
sinistra, guardando appena ogni tanto, e quando le fu vicino, lei si accostò rapidamente, lo strinse
fra le braccia e lo baciò; poi, gettandogli un braccio attorno al collo, prese la sua mano e lo
condusse sulla scalinata, con calma e garbata dignità, fino alla Casa che aveva preparato per lui.
Sì, quella Casa era la controparte celeste della loro dimora a Dorset, dove avevano vissuto tutta
la loro vita matrimoniale fino a quando ella trapassò, e dove lui era rimasto a rattristarsi per la sua
scomparsa.
Questo, mio diletto, l’ho scritto per sottolineare, con un episodio familiare, che i tesori del cielo
non sono mere parole sentimentali, ma cose serie e reali e, se non forzi il significato della parola,
anche materiali. Case, amici, praterie, e tutte le cose care e belle che hai sulla terra, sono qui. La
differenza è che qui sono di bellezza più sublime, proprio come gli abitanti di questi reami
possiedono una bellezza non terrena.
I due avevano avuto una vita agiata come possidente terriero e consorte, ma vissero entrambi
con semplicità e devozione, e furono benevoli in ugual misura verso il povero e verso il ricco.
Queste sono cose che trovano la loro ricompensa nei mondi celesti; e tale ricompensa assume
spesso una forma inaspettata, come fu per lui.
Io stesso sono stato testimone di questo incontro, perché ero fra coloro che accompagnarono
l’uomo nel suo viaggio fino alla Casa, facendo parte allora della sfera in cui si svolse l’episodio.
Di quale sfera si trattava?
Era la Sesta. E ora, amico mio, devo concludere. Se potessi ti mostrerei adesso alcune delle
bellezze serbate per i cuori semplici che fanno quanto possono con amore, e cercano la rettitudine di
Dio per riuscire graditi a Lui, piuttosto che inseguire posizioni di prestigio tra gli uomini. Essi
splenderanno come stelle e come il sole, e l’ambiente che li circonda si ammanterà di maggiore
bellezza grazie alla loro presenza. È scritto così, ed è la verità. †
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Venerdì 28 novembre, 1913.
Cercheremo ora di riflettere su quel passaggio dove il Cristo, nostro Signore e Salvatore degli
uomini, si rivolge ai Suoi discepoli dicendo loro che sono stati scelti nel mondo. Scelti nel mondo,
ma non appartenenti al mondo. Se dunque non sono del mondo, qual è la loro dimora?
Prima è necessario capire in che senso il nostro Salvatore parla del mondo. Il mondo in questo
caso è il regno in cui la materia riveste un’importanza dominante per la mente, e chi la ritiene tale,
dimora, per quanto riguarda il suo stato spirituale e il suo corpo spirituale, in una sfera diversa da
chi ha l’idea contraria, ovvero che la materia non è altro che la forma di manifestazione adottata e
usata dagli esseri spirituali, e assoggettata a coloro che se ne servono come l’artigiano lavora la
creta o il ferro.
IL NOSTRO STATO SPIRITUALE.
Quelli che sono attaccati al mondo materiale si trovano spiritualmente nella sfera vicina alla
terra, e talora sono chiamati spiriti legati alla terra. Non importa se siano rivestiti di corpi fisici, o ne
siano privi e disincarnati, restano comunque legati e incatenati al mondo, e non possono salire alle
sfere di luce, ma sono in contatto con gli abitanti che frequentano le regioni oscure attorno alla
superficie del pianeta. Pertanto sono posseduti dalla terra, e restano di fatto dentro la circonferenza
della sfera terrestre.
Ma Egli aveva innalzato i Suoi eletti oltre il mondo fisico sino alle sfere di luce e, anche se
ancora incarnati, con i loro corpi spirituali erano comunque presenti in quei mondi superiori. Ciò
spiega il loro stile di vita e la condotta che tennero in seguito. Fu da tali sfere che trassero
l’indomito coraggio, la grande gioia e impavidità con cui riuscirono a considerare il mondo non per
il loro tornaconto, ma semplicemente come il campo dove combattere la propria battaglia e poi
tornare a casa dagli amici che li attendevano. Ciò era vero per loro e vale anche oggi.
È dalle sfere tenebrose che paura e insicurezza giungono così abbondanti, essendo la sorte di
coloro che vi dimorano disincarnati, ma che non sono abbastanza svegli da poter comprendere
l’ambiente spirituale in cui si trovano; in esso si muovono e v’infondono energia, assimilando le
qualità a cui si sono resi idonei a causa del loro modo di vivere e pensare.
Di conseguenza è scientificamente esatto dire che un uomo può essere nel mondo per quanto
riguarda il suo corpo materiale, ma non del mondo rispetto al suo corpo spirituale.
Quando le due specie di uomini arrivano qui procedono ognuno per la propria sfera e molti,
mancando di chiarezza di pensiero e discernimento, restano grandemente sorpresi di ritrovarsi
destinati a un luogo di cui avevano sentito parlare con le orecchie fisiche, ma non ne avevano mai
indagato a fondo la realtà.
Ora, per chiarire ulteriormente l’argomento, che per noi contiene molti elementi di conoscenza,
ti voglio raccontare un episodio relativo alla mia esperienza e conoscenza.
L’UOMO CHE CREDEVA DI SAPERE.
Una volta fui incaricato di accogliere un uomo che bisognava trattare con speciale premura,
essendo un tipo con molte e ben definite convinzioni sui regni celesti, e la sua mente era stata
infarcita di idee su ciò che era giusto e opportuno pensare circa la continuazione della vita
nell’aldilà. Lo incontrai dopo che i suoi spiriti guida lo avevano prelevato dalla terra e
accompagnato al boschetto dove io lo attendevo. Camminava tra loro e sembrava alquanto turbato,
come se cercasse qualcosa che non riusciva a trovare.
Feci cenno alle due guide di lasciarlo solo davanti a me, e loro arretrarono a poca distanza alle
sue spalle. In un primo momento non riuscì a vedermi in modo distinto; ma dopo che ebbi
concentrato la mia volontà su di lui, fu in grado di percepirmi bene.
Allora gli dissi: “Signore, tu cerchi qualcosa che non puoi trovare, e io posso aiutarti. Prima di
tutto dimmi: da quanto tempo sei in questa nostra regione?”.
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“Trovo difficile rispondere alla tua domanda”, replicò. “Di sicuro mi ero organizzato per fare un
viaggio all’estero, e pensavo di essere in Africa. Ma vedo che il posto è completamente diverso da
quello che mi aspettavo”.
“Certamente, questa non è l’Africa, e tu sei molto lontano da quel paese”.
“Qual è il nome di questa terra, allora? E a quale tribù appartiene questa gente? Sono bianchi e
di bell’aspetto, mai però mi è capitato di incontrare gente come loro, persino nei mie letture”.
“Bèh, per essere uno scienziato, qui non sei molto preciso. Tu hai letto di queste persone senza
renderti conto che erano qualcosa di più che marionette senza vita e prive di qualità proprie. Le
persone che vivono qui, nelle tue letture erano descritte come santi e angeli. E tale sono io”.
“Ma…”, riprese lui, poi fece una pausa. Non mi credeva, e temeva di offendermi non sapendo
quali conseguenze ne sarebbero seguite, dato che si trovava in un paese straniero, in mezzo a gente
sconosciuta e senza accompagnatori.
“Ora”, gli dissi, “hai davanti a te la più grande impresa che tu abbia mai dovuto affrontare. In
tutti i tuoi viaggi non hai incontrato barriere così alte e spesse come questa. Perciò sarò molto
esplicito con te e ti dirò la verità, anche se tu non mi crederai. Ma fidati, perché fin quando non mi
crederai e non capirai, non troverai mai pace, né sarai in grado di compiere alcun progresso. La
prima cosa che devi fare è prendere le opinioni maturate durante la vita terrena, rovesciarle e
rivoltarle, e considerare te stesso non più come un erudito e importante scienziato, ma come un vero
e proprio principiante nella conoscenza. Sappi infatti che quasi tutto ciò che hai ritenuto meritevole
di considerazione circa questo posto era indegno per un essere pensante, o completamente sbagliato.
Sono parole dure, è necessario che lo siano. Ma guardami bene e se ci riesci, dimmi: ti sembro
onesto e amichevole, oppure no?”.
Mi fissò a lungo e molto seriamente, infine disse: “Anche se sono sconcertato da quanto dici, e
le tue parole mi sembrano quelle di un fanatico illuso, tuttavia la tua faccia è onesta, e credo che
desideri il mio bene. Ora, qual è la cosa a cui devo credere?”.
“Hai sentito parlare della morte?”, gli chiesi.
“L’ho vista in faccia molte volte!”.
“Come ora guardi in faccia me. Eppure non conosci né quella né me. Come chiameresti quel
genere di conoscenza in cui si osserva una cosa senza sapere cos’è?”.
“Se sarai chiaro e me lo spiegherai in modo che possa capire, forse riuscirò ad afferrare meglio
come funzionano le cose”, rispose.
“Così sia. Prima di tutto tu sei ciò che chiameresti un morto”. Di fronte a questo proruppe in una
schietta risata e disse: “Chi sei tu e cosa stai cercando di fare con me? Se vuoi prendermi in giro,
dimmelo subito che la facciamo finita, e me andrò per la mia strada. Non c’è un villaggio qui vicino
dove posso mangiare e trovare riparo mentre rifletto sulla strada da prendere?”.
“Tu non hai bisogno di mangiare, non sei affamato. Non ti serve un rifugio, perché non sei
stanco fisicamente. E neppure puoi notare i segni della notte”.
Al che fece di nuovo una pausa, e replicò: “Hai perfettamente ragione, non sono affamato. È
strano ma è vero, non ho fame. E questa giornata è stata certamente la più lunga che mi ricordo.
Davvero non capisco”.
E riprese a vaneggiare. Allora gli dissi: “Tu sei ciò che chiameresti un morto, e ti trovi nel regno
dello spirito. Hai lasciato la terra e sei nell’aldilà, dove ora devi vivere e giungere a comprendere.
Finché non afferri questa verità iniziale non posso darti un ulteriore aiuto. Ora ti lascio riflettere, e
quando chiederai di me, se tale sarà il tuo desiderio, verrò. I due gentiluomini che ti hanno condotto
qui sono spiriti guida. Puoi interrogarli e loro ti risponderanno. Ma ricordati solo una cosa: non ti
sarà permesso di mettere in ridicolo quello che dicono, né deridere le loro parole come hai fatto
adesso con le mie. Solo se sarai umile e gentile ti accorderò la loro compagnia. Dentro di te c’è
molto di meritevole; ma come tanti che ho incontrato c’è anche molta presunzione e leggerezza
mentale. Non ti consentirò di essere arrogante con i miei amici. Così in futuro sii saggio e
rammenta. Ora ti trovi nella zona di confine tra la luce e l’ombra, e sta a te essere condotto in una o
andare nell’altra di libera scelta. Possa Dio aiutarti, e così sarà se lo vorrai”.
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Allora feci cenno ai due spiriti di avvicinarsi, ed essi andarono a sedersi accanto a lui; quindi mi
allontani lasciandoli soli.
Cosa accadde in seguito? È riuscito a salire o è sceso?
Non ha più chiesto di me, e io non sono andato da lui per lungo tempo. Era molto curioso di
sapere, e i suoi due compagni lo aiutarono in ogni modo possibile. Ma poco a poco egli trovò che la
luce e l’atmosfera del luogo gli creavano disagio, e fu costretto a ritirarsi in una regione meno
luminosa. Qui si adoperò con strenuo sforzo, e il bene alla fine prevalse in lui. Ma fu una lotta
sofferta e prolungata, piena di amarissima e bruciante umiliazione. Tuttavia si dimostrò un’anima
coraggiosa e ne uscì vincitore. In seguito i due spiriti guida furono riconvocati da coloro che gli
affidarono il suo caso, ed essi lo accompagnarono di nuovo nella regione luminosa.
Fu là che tornai a incontrarlo, in quello stesso punto nel bosco. Era diventato un uomo molto più
serio e riflessivo, più gentile e meno incline a deridere. Così lo osservai in silenzio, egli mi guardò e
mi riconobbe, allora abbassò la testa in segno di vergogna e contrizione. Era molto dispiaciuto di
avere deriso le mie parole. Poi si fece avanti lentamente, s’inginocchiò ai miei piedi, e vidi le sue
spalle contrarsi per i pianti e i singhiozzi, mentre si copriva il viso con le mani. Gli posai la mano
sulla testa, lo benedissi con parole di consolazione, e lo lasciai. Accade spesso così. †
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e la missione che svolgiamo. “Se avessero saputo non Lo avrebbero ucciso – il Signore di Gloria”.
Sicuramente no, tuttavia Lo uccisero.
Se adesso sapessero che noi, inviati sulla terra a compiere la nostra amorevole impresa, eravamo
angeli, non avrebbero denigrato la nostra opera di comunione, né chi si eleva sopra la massa e al
quale possiamo fare udire i nostri sussurri. No di certo, ma essi offendono noi e i nostri amici e
fratelli. E chiameranno a difesa la propria ignoranza e cecità con lo stesso risultato prodotto da
coloro che uccisero il Maestro, il Cristo.
Zabdiel, non ho alcun dubbio che tutto ciò sia vero e giusto. Ma credo che tu stia parlando con
un certo fervore. E poi non fu San Pietro che giustificò gli Ebrei, e non gli Ebrei che difesero se
stessi, o no?
Sì amico, parlo con fervore, per indignazione. Ma c’è un altro fervore più nobile – quello
dell’amore. È sbagliato pensare che siamo sempre placidi e impassibili. Talvolta ci arrabbiamo; ma
il nostro sdegno è sempre legittimo, altrimenti verremmo immediatamente ripresi dai nostri
superiori che vedono con occhi più limpidi dei nostri. Tuttavia non siamo mai vendicativi –
ricordati di questo e ricordalo bene. Ciononostante, secondo giustizia e per amore dei nostri amici e
collaboratori sul piano terreno, è nostro dovere dispensare punizioni a coloro che li trattano
ingiustamente. Vedo però che in questo non riscuoto la tua approvazione. Mi piegherò dunque al
tuo sentimento, e per ora abbandono l’argomento. Ma le mie parole sono vere dalla prima
all’ultima, e meritano di essere ponderate bene da coloro che si sentiranno chiamati in causa.
Riguardo alla difesa di San Pietro. È vero, fu lui a farla, ma tieni presente anche un’altra cosa: io
ti parlo da questa parte del Velo, e tu mi ascolti dall’altra parte sul lato terreno. Ora, anche noi come
voi abbiamo documenti storici – la storia di questi regni – che conserviamo con grande cura. Dai
nostri documenti sappiamo che qui, quando furono giudicati, i Suoi accusatori fecero appello alla
loro ignoranza come argomento di difesa, ma servì a poco. La luce era tenebra e la tenebra era luce
per loro, poiché loro stessi erano delle tenebre. E per la medesima ragione non riconobbero la Luce
quando Egli andò da loro. Per essere precisi, essi erano ciechi e non sapevano. Ora, in queste sfere
la cecità non deriva dal fatto che viene impedito il passaggio della luce esterna, ma origina da un
causa più profonda. Una causa non esteriore, ma interiore all’essenza della natura di un uomo. E
poiché erano ciechi, furono assegnati al luogo dei non vedenti, nelle regioni dell’oscurità e del
tormento.
Siamo in un’epoca di grande attività nelle sfere di luce. Molta energia viene convogliata sulla
terra in ogni parte. Non c’è chiesa o religione che non sia in fermento. E poiché la luce è proiettata
nelle tenebre, ciò comporta grandissima responsabilità per coloro che ancora lottano sulla terra.
Diano prova di grande audacia e siano curiosi di conoscere e far propria la luce! Questo è il mio
consiglio e lo dico con solennità. Io parlo in base alla lunga esperienza acquisita nella scuola
sovraterrena, dove impariamo molto e più velocemente di quando si usa un cervello fisico.
Lasciamo che gli uomini ricerchino umilmente e scoprano la verità di queste materie.
D’altra parte noi non imploriamo in ginocchio. Anche questo tenetelo a mente. Non offriamo
doni come i sudditi ai sovrani. Ma veniamo e siamo pronti a sostenervi con doni che l’oro della
terra non può comprare; e a coloro che sono umili e buoni, e di mente pura, diamo in dono la
capacità d’intendere la Verità, per come è in Gesù, dell’assoluta certezza della vita nell’aldilà, della
sua gioia, del coraggio di fronte alle avversità in questo e nell’altro mondo, e dell’amicizia e
fratellanza con gli angeli.
Amico, ora ti devo lasciare, ma ti prego di avere pazienza con me se ho detto cose che hai
annotato poco volentieri rispetto ad altre volte. Non è senza proposito che ho impressionato in tal
modo la tua mente. In un’altra occasione mi sforzerò di ricompensarti con messaggi recanti
maggiore luce.
Che la pace e la gioia vivano nel tuo cuore, mio diletto. Amen.
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CAPITOLO 5
Trasmissione di potere spirituale – La relazione fra Spirito e materia – Esamina dei Cieli –
La rete di luce – La realtà spirituale – La realtà del Cielo – La Città presso il lago – Un
incontro con vecchi compagni – Il Tempio e il suo Santuario.
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libera, e la sua brillantezza è talmente accresciuta che non mi è possibile guardarla, vedo solo i
raggi viaggiare alti sulla pianura in risposta al messaggio proveniente da lontano.
Poi udiamo un ronzio, come quello delle api, provenire dalla sfera di luce; aumenta di volume al
pari dell’altro, come un accordo suonato da grandi orchestre; la sfera si dilata, ora è altissima nel
cielo, e sia la pianura che il mare vengono inondati di luce e musica – poiché queste sono fatte per
andare mano nella mano qui, e unitamente condizionano e agiscono.
I nostri amici sono visti e sentiti da coloro che si dirigono verso di noi da lontano, e le due
correnti di luce poco a poco si avvicinano, e lo stesso vale per le due armoniose melodie, il tutto
fondendosi assieme in uno spettacolo di straordinaria bellezza. Tuttavia non sono ancora vicini e
uniti. Ciò che da voi corrisponde alla distanza, in questi reami è immenso. Per fare un confronto con
queste due, è come se una delle stelle che vedete dalla terra volesse visitare una stella sorella situata
lontana miliardi di miliardi di miglia, e per farsi conoscere le inviasse la sua musica come saluto,
ricevendo in risposta la medesima armonia di luce e suono. Immagina che queste due stelle possano
mollare i loro ormeggi situati alle estremità dello spazio, e cominciare una manovra di
avvicinamento reciproco lungo la via celeste, secolo dopo secolo, viaggiando a tremenda velocità, e
per salutarsi si inviano di tanto in tanto flussi di luce e musica, come a mandare baci strada facendo,
prima del loro incontro – allo stesso modo puoi figurarti l’approccio di due sfere dell’universo
spirituale, anche se non riuscirai mai a stimare troppo la loro bellezza e la potenza del movimento
così dispiegato.
A quel punto mi allontano e proseguo per i fatti miei, mentre per tutto il tempo la luce cresce, e
la gente della Città diffonde la notizia, provando a indovinare chi arriverà questa volta e,
incontrandosi, ciascuno ricorda all’altro chi venne l’ultima volta, e cosa si manifestò allora delle
glorie nuove e mai viste prima in città da quando vi risiedono.
Così ognuno continua il suo lavoro in felice attesa, perché tutti i visitatori recano gioia, e a loro
volta ricevono gioia da chi li ospita, che portano alla loro gente quando ripartono.
Vorrei poterti descrivere l’incontro, ma non sono sicuro di riuscirci, essendo una di quelle cose
impossibili da esprimere nel linguaggio terreno. Persino fin qui mi sono sentito impacciato, e ho
preso atto che potevo descriverti solo quella scena, lasciando fuori tutte le parti più belle per darti
giusto la cornice essenziale su cui esercitare la tua immaginazione.
Se perfino lo splendore della loro separazione fu dieci volte più glorioso di quanto sono stato
capace di esprimere, come troverò le parole per descriverti l’unione di quelle due glorie quando si
incontrarono? Il cielo fu trasformato in una fiamma lucente e pervaso da migliaia di esseri
sfavillanti, giunti con molte specie di animali da trasporto e carri di diversa fattura, vessilli e
stendardi, lampeggianti, radiosi, scintillanti di luci e colori, e dalle voci simili a suoni di strumenti
musicali che scendevano su di noi come fiotti di pioggia dorata mista a diamanti e fiori violetti,
mentre volteggiavano lassù, vorticando nei cieli.
Rapsodia? Sì amico, dedicata a coloro che vorrebbero paragonare i cieli ai monotoni spettacoli
folcloristici della terra con i loro sfarzi e orpelli appariscenti, rappresentati in un’atmosfera che
rispetto a quella della nostra regione è come nebbia in confronto alla luce solare. Ma in mezzo alla
torbida umidità del mondo e della vita terrena, voi stessi non appartenete alla terra, ma siete
potenzialmente parte delle Sfere celesti secondo il vostro destino. Non siate dunque così meschini
da andare a carponi annusando per terra in cerca dell’oro, il quale si aggrega e disgrega, e non ha
qualità durevole. Traete vantaggio dalle cose che avete, e siate contenti che il vostro mondo sia così
saggiamente ordinato e meraviglioso com’è, ma non giudicate il nostro reame in base a ciò che
trovate normale in quella sfera più bassa.
Guarda avanti, amico mio e allievo, e sappi che questo regno è tuo; e tutte le sue bellezze e
delizie le serbiamo con fiducia per te. Allunga la mano fiducioso, e io vi farò scendere sopra una
piccola gemma di questi tesori celestiali. Aprici il tuo cuore, e soffieremo nella tua anima un po’ di
musica e di amore della futura dimora che ti attende.
Sii contento per un istante, e compi ciò che riconosci essere il tuo dovere immediato. Noi
conserviamo sana e salva la tua eredità per quando verrai; esegui il tuo lavoro quanto meglio e
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lealmente possibile, tu e tutti quelli che verranno da noi come Re e Principi di Sangue Reale – quel
Sangue che rappresenta la Sua Vita per tutti coloro che amano la santità come Lui l’amò, e poiché
Egli ne amava la bellezza non si tirò indietro nel compiere la Volontà del Padre Suo – che gli
uomini derisero, e per la quale Lo crocifissero.
Procedi seguendo la Sua via; quella via condusse Lui al Trono, e condurrà là anche te, assieme a
chiunque compia il suo dovere con nobiltà e amore. Di costoro Egli è il Sovrano. †
50
gradi, arrivarono a discorrere del tempo presente in questa mia sfera, e poi del loro più splendente e
glorioso reame, a cui presto, forse, dovrei essere chiamato.
IL TEMPIO E IL SUO SANTUARIO.
Così giungemmo al Tempio, e la strada mi sembrò meno lunga delle altre volte per la bellezza
della loro presenza e l’estasiante discorso che mi fecero sulla maggiore gloria della loro Dimora.
Portavano un messaggio al custode del Tempio, stando al quale il loro Capo e Signore sarebbe
presto venuto, assieme al nostro, a benedire il Tempio e celebrare il culto per il suo gruppo, per se
stesso e per la Città che in quel momento li avrebbe ospitati.
Mi potresti descrivere il Tempio, Zabdiel?
Cercherò di fare il possibile, usando la tua riserva di parole a mia disposizione. Non esistono
mura tra la facciata e l’orlo del precipizio, così che il Tempio viene visto molto distintamente dalla
pianura appena fuori la cerchia muraria della Città. Sorge perpendicolare al basamento roccioso,
un’arcata sovrastante l’altra, crescendo verso l’alto in perfetta armonia, con colori progressivamente
più chiari verso le arcate superiori. Il colore dominante non saprei definirlo perché non esiste sulla
terra. Posso solo dirti che è una combinazione di rosa e grigio, e certo non ti trasmette l’idea esatta
del suo aspetto. Ma ciò basti, e d’altra parte mi riuscirà un po’ meglio descrivere la sua architettura.
Non c’è solo un grande portico d’ingresso, come nella maggioranza delle vostre cattedrali, ma
cinque. Sono di stile e colore diversi, e servono per accogliere la gente che viene qui a pregare. Se
tutti fossero ammessi per una sola entrata, le persone con minore energia subirebbero un
indebolimento che andrebbe a scapito della loro capacità di pregare una volta entrati. Pertanto
queste cinque vie d’ingresso sono fatte per condurli alla navata a loro confacente per essere
fortificati. Qui fanno i loro primi voti e atti di devozione. Poi passano avanti nella grande navata
centrale del Santuario, dove si ritrovano tutti assieme senza provare disagio.
In questo spazio centrale c’è una torre quadrata, aperta alla sommità verso il firmamento. In
alto, sopra la torre, tuona una luminosa nube sempre in movimento, simile alla Shekinah degli
antichi, il Luogo dove, in certi periodi, discende nel Tempio e sui devoti in adorazione un flusso
della Vita Divina e della Sua benedizione.
Sul lato opposto di questo spazio c’è un’altra navata, dove si trattengono gli angeli che vengono
a incontrare le persone là convocate. Essi impartiscono l’insegnamento di quei Misteri che
appartengono ai Reami Superiori, e solo chi ha fatto molti progressi può riceverlo, essendo un
sapere di ordine elevatissimo, relativo ai poteri e alla saggezza delle cose Divine, quindi viene
impartito con parsimonia. E come una falena è distrutta dalla fiamma che cerca con troppo ardore,
non è con impunità che la Saggezza superiore può essere ricevuta e trasmessa. Finora non ho mai
ammirato quel Santuario interno, non è ancora venuto il mio tempo. Ma quando verrà, sarò pronto.
E sarò chiamato in quel luogo solo quando la mia preparazione sarà completa, e non prima. Ma per
avanzare nella prossima sfera devo assimilare il sapere impartito là, e là solamente. Attualmente
tutti i miei sforzi tendono a questo scopo.
Ti ho detto qualcosa di quel potente Santuario, ma con una certa esitazione, essendo troppo
glorioso per descriverlo con le tue parole. A tal proposito, S. Giovanni nell’Apocalisse tentò di
descrivere la visione ai suoi fratelli che erano stati meno favoriti di lui. Ma non riuscì a parlar loro
che di pietre preziose e perle, di luce e cristalli, e niente altro. Ebbene, io mi trovo nella stessa
condizione, fratello mio, e devo fermarmi. Così lascia che abbandoni l’argomento con qualche
rammarico perché più di così non potrei fare, e finirei solo per svilire la gloria che incorona e
soffonde tutto il Tempio eretto su quella Montagna Celeste della Decima Sfera, nelle lunghe
distanze di progressiva conoscenza e saggezza, di potere, forza e benedizione verso Colui Che, di
tutte queste qualità, è la Causa e la Fonte. †
Zabdiel, sento troppa tensione per riuscire a continuare nei prossimi giorni. Mi consenti di
venire a giorni alterni, o preferisci che venga tutti i giorni che posso, come adesso?
Come vuoi tu, amico mio. Ricordati solo di una cosa: il potere che ora è presente potrebbe
interrompersi. Io ti sosterrò per quanto ne sono capace, ma quando quel potere verrà meno a causa
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delle tue limitazioni – non potrò più farlo. Renderò il mio racconto il più completo possibile, mentre
sei in questo stato di ricettività. Ma fai come meglio credi. Se decidi di continuare ogni giorno, non
affaticare la mente con altri scritti più di quanto sia necessario al giusto adempimento dei tuoi
obblighi verso la tua gente e gli amici.
Fai del moto e recupera il vigore all’aria aperta, per quanto senti che ti giova. Io ti darò tutta la
forza e il sostegno che posso. Ma la mia capacità di dare è più grande della tua di ricevere. Così, se
te la senti, vieni tutti i giorni o quasi, per quanto i tuoi doveri lo consentono. Finora non abbiamo
saltato neanche un giorno, e se vuoi puoi riuscire a continuare con questo ritmo.
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CAPITOLO 6
“Insegnami a seguire la tua via” – La radura della statua – La flora della Decima Sfera –
Il Santuario delle Feste – Un panorama celestiale – L’incontro nella Valle delle Vette –
L’incontro con Harolen – Alla Porta del Mare – Laus Deo – L’altare sulla zattera – “Un
solo Dio, una sola Fede” – Una trasfigurazione celeste – Il Figlio dell’Uomo.
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stessa cosa avviene qui, fra le condizioni superiori e inferiori che esistono in mondi di diversa
qualità e altezza.
A noi risulta più facile comunicare con alcuni di voi che con altri, e ciò dipende dal vostro grado
di avanzamento spirituale. E di nuovo la stessa cosa vale qui, nella terra dello spirito. Nella Terza
Sfera, ad esempio, c’è chi percepisce la presenza di gente della Quarta o Quinta Sfera, o persino di
sfere più alte, ciò avviene perché il loro avanzamento spirituale supera quello dei loro compagni. Se
tali visitatori volessero rendersi visibili e udibili a tutti, dovrebbero modificarsi in maniera ancora
più completa per rendersi adatti a quell’ambiente, ed è proprio così che fanno.
Si tratta di una descrizione schematica, ma ciò che all’inizio sembra complicare la vita da questa
parte, in realtà serve a organizzarla in modo ordinato. I principi guida che governano la comunione
dei santi sulla terra con quelli ascesi più in alto, hanno origine da questa parte e proseguono nelle
sfere superiori in successione ordinata. E se desideri sapere cosa regola la nostra comunione con chi
ci è sopra, ragiona per analogia e ne avrai una conoscenza corretta, per quanto ti è possibile mentre
sei incarnato.
Ti ringrazio molto. Mi potresti descrivere più in dettaglio la Città e il territorio della Decima
Sfera?
Sì. Ma prima, a proposito dell’appellativo “Decima Sfera”, ti dico che la chiamiamo così per
semplificare, perché di fatto ogni sfera è in contatto con le altre. Quella che chiamiamo Decima è la
nota dominante, ma l’armonia delle sfere è unitaria e concorde. Per questo un uomo può aspirare
alla sfera superiore, e s’innalza proprio grazie al contatto con quella zona più alta che compenetra la
sua.
Avendo progredito diciamo fino alla Settima Sfera, egli ha accesso a tutte le sfere inferiori
attraverso le quali è passato. Così come altri scendono fino alla sua, egli può discendere in quelle
inferiori, condizionando se stesso in base alla sfera in cui giunge. Può anche restare nella sua
dimora a trasmettere il suo potere agli abitanti delle sfere inferiori. Noi lo facciamo di continuo,
proiettando la nostra conoscenza e forza di sostegno persino verso la terra, a favore di quelli con cui
abbiamo stabilito un contatto. Non sempre lasciamo la nostra dimora quando vi prestiamo aiuto; ma
solo occasionalmente se la necessità lo impone.
Dove ti trovi ora – nella tua casa, o qui sulla terra?
Sono molto vicino a te in questo momento. Perché, sebbene io abbia poca stima della malta e
dei mattoni [cioè della realtà densa e concreta – N.d.T.], tuttavia, tenendo in debito conto la tua
condizione incarnata e la tua incapacità di elevarti da solo quassù, devo per forza venirti incontro
lungo la strada. Così mi muovo verso di te e resto a portata del tuo orecchio, altrimenti potresti
riprodurre i miei pensieri, ma non nell’ordine e nel modo che io desidero.
Ora rispondo alla tua domanda circa l’ambiente della mia sfera. Te lo descriverò, ma tieni a
mente le parole con cui ho cominciato questa sera.
LA RADURA DELLA STATUA.
La Città si dispiega attorno alla base della montagna. Tra le sue mura e il lago vi sono palazzi
con parchi che si estendono a destra e a sinistra, per lo più rasentando il lago stesso. Ci
imbarchiamo e procediamo sulle acque del lago seguendo una rotta rettilinea; approdiamo sulla riva
opposta dove troviamo un territorio boscoso con alberi appartenenti a una specie presente solo su
questa Sfera. Ci sono diversi sentieri, imbocchiamo quello davanti a noi e cominciamo un lungo
viaggio nell’entroterra, emergendo infine in una radura.
In questo spazio aperto si erge la statua di una donna in piedi che guarda in alto, nei cieli
lontani. Le braccia sono distese lungo i fianchi, indossa un vestito semplice senza ornamenti. Venne
collocata qui molto tempo fa, e perennemente punta lo sguardo verso il cielo da molti secoli.
Ma vedo, fratello mio, che per questa sera sei esausto. Sarà meglio abbandonare l’argomento e
riprenderlo, se è possibile, la prossima volta.
Guarda in alto come fa quella statua, e riceverai sui tuoi occhi un battesimo di luce che ti
permetterà di vedere alcune delle glorie che si trovano lassù. †
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Giovedì 11 dicembre, 1913.
Riprendiamo dalla volta scorsa. La radura in cui si erge la statua è un luogo dove spesso ci
riuniamo per ricevere istruzioni da parte di chi, essendo a noi superiore, ritiene opportuno di tanto in
tanto chiamarci fuori dalla moltitudine dei nostri fratelli per poterci affidare qualche speciale linea
di studio da portare a termine. Qui c’incontriamo, ed essi ci raggiungono in questa splendida radura
dove il loro incanto supera la bellezza del luogo in cui risplendono.
LA FLORA DELLA DECIMA SFERA.
Dalla radura partono diversi sentieri. Ne imbocchiamo uno dal lato opposto che volge a destra.
Mentre camminiamo, notiamo ai bordi del sentiero una gran varietà di fiori: alcune famiglie di
margherite e di viole del pensiero, e altri starsene impettiti quasi se gioissero della bellezza dei loro
petali e colori, come la dalia, la peonia e la rosa. Tutti questi e altri ancora, perché nella nostra sfera
non esistono i fiori tipici delle stagioni, ma tutti fioriscono assieme in un’estate perpetua e mai
tediosa.
Sparsi qua e là ve ne sono di altre specie, alcuni hanno un diametro molto grande, un’autentica
galassia di bellezza, simili a grandi scudi di luce scintillante, tutti con tinte splendide, e tutti
donando delizia all’osservatore. La flora di questa sfera va ben oltre tale descrizione e, come ti ho
già detto, qui esistono colori sconosciuti sulla terra a causa delle sue vibrazioni più grossolane, e
anche perché i sensi del corpo umano non sono abbastanza raffinati per poterli percepire.
Così, volendo fare una piccola digressione, ci sono suoni e colori nel mondo terreno che i vostri
sensi non sono in grado di rilevare. E noi li abbiamo qui, assieme ad altri, e contribuiscono alla
sontuosa manifestazione d’incanto dell’ambiente, mostrandoci almeno un po’ come deve essere la
Bellezza della Santità quando è più vicina alla Beatitudine Centrale, dove il Santissimo dimora nel
Cuore dell’Ineffabile.
IL SANTUARIO DELLE FESTE.
In breve tempo raggiungiamo un corso d’acqua che incrocia il nostro sentiero, quindi giriamo a
sinistra con l’intenzione di visitare una comunità che riscuoterà il tuo interesse. Cosa pensi che
troviamo qui, in prossimità del margine della foresta, nel punto in cui il sentiero devia lontano dal
fiume permettendo di scorgere un’estesa pianura? Niente meno che un Santuario delle Stagioni o
delle Feste.
Voi, nel piano terreno, avete poca percezione della nostra vicinanza e ci credete lontanissimi.
Ma neppure un passero cade dal suo nido senza che il vostro Padre Celeste non lo sappia. Così, tutto
ciò che fate è conosciuto da noi, e viene esaminato con interesse e grande premura nel caso fosse
possibile, di tanto in tanto, introdurre nella vostra adorazione alcune gocce di rugiada celeste che
tingeranno leggermente di pensieri Celesti sia voi che le vostre preghiere.
In questa comunità ci sono ministri scrupolosi che si occupano di esaminare le Feste che
ricorrono sulla terra ogni anno; essi assommano la loro offerta di devozione agli spiriti che
presenziano alla tua cerimonia per rafforzarli nel loro compito di facilitarti ad assumere quella
particolare disposizione mentale adatta a dirigere i tuoi pensieri e aspirazioni verso la più
importante Festività del vostro ciclo.
Non fa parte del mio lavoro specifico, quindi non parlo per esperienza. Ma so che comunità
come queste rinforzano quelle idee di Natale, Pasqua, Epifania e Immacolata, che sono occasione
per voi d’incontrarvi e stare insieme.
Ho saputo inoltre, e credo sia vero, che le comunità devote a Dio Padre secondo canoni diversi
da quello cristiano, sono parimenti assistite nelle loro grandi Celebrazioni dai loro speciali angeli
guida e custodi.
Quindi, durante questi periodi, noterai un accresciuto ardore nei devoti raccolti presso i Santuari
di preghiera, e gran parte del loro fervore, io credo, sia l’effetto delle correnti di forza spirituale
trasmesse da questi collegi, che fluiscono nei cuori delle congregazioni terrene, riunite a celebrare e
glorificare Dio.
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Vorresti sapere qualcosa circa gli edifici della comunità. Ce ne sono molti, per lo più alti e
superbi. Si raccolgono attorno a una struttura dominante che si appoggia su numerose arcate e
s’innalza di piano in piano nello spazio sovrastante. La sua sommità, ornata di festoni sui bordi, si
allarga e si estende sovrastando le abitazioni sottostanti come fosse un giglio sempre aperto, ma mai
completamente sbocciato. L’edifico è di colore blu e verde, e nei suoi recessi assume una sfumatura
marrone intenso, come oro vivo. È incantevole ammirarlo, esprime devozione nel suo protendersi
verso il cielo. È come un fiore il cui profumo sale, mentre il cuore si allarga allo sguardo di quelli in
alto, e al Creatore e Amante Celeste che, pur essendo al di là di tutto, vede, sa e prova gioia nel
respirare la vita del cuore che ritorna a Colui che la diede e la sostiene incessantemente, per sempre.
Lasciamo questo incantevole fiore a librarsi, come un uccello dalle grandi ali protettive, sulla
prole composta da grappoli di abitazioni che si accarezzano a vicenda, e sembrano al sicuro sotto la
protezione, per così dire, della loro madre Santuario e Tabernacolo. Così ci allontaniamo e
continuiamo.
Dopo aver camminato a lungo risalendo il fiume, iniziamo a salire. Arriviamo alla terra
montuosa dove lo sguardo si proietta in lontananza. Siamo sulla zona di confine fra la nostra e la
successiva sfera di progresso. Alcuni di noi riescono a vedere più lontano e con più precisione di
altri che non hanno ancora raggiunto tale sviluppo. Ora ti dirò cosa vedo.
UN PANORAMA CELESTIALE.
Siamo sulla vetta di una montagna, una delle tante. Davanti a noi si trova una piccola valle, poi
si ergono una dopo l’altra imponenti catene montuose con picchi e vette più alte della nostra; la luce
che le inonda si fa più splendente man mano che lo sguardo si spinge lontano. Non è una luce
ferma. Si muove, scintilla, abbaglia e saetta in mezzo a quelle remote montagne, come se fossero
immerse in un oceano di cristallo vibrante o di elettricità. Ecco come si presenta l’ambiente, ma più
di questo non sono in grado di dirti.
In lontananza vedo fiumi e costruzioni. So che fra quelle montagne ci sono pascoli, fiori, alberi
e praterie, giardini e palazzi abitati dai cittadini di quella Sfera, ma sono oltre la mia capacità visiva;
posso solo distinguere gli elementi più prominenti del paesaggio, che fungono da punti di
riferimento.
Nel complesso e dappertutto vedo l’Amore di Dio, la Sua straordinaria bellezza, la Sua grazia
suprema: e il mio cuore ha un sussulto di gioia per il cammino che mi attende. Infatti è là che dovrò
andare; e quando avrò compiuto il lavoro che mi è stato assegnato qui, e non prima di allora, so che
qualche benevolo abitante di quell’affascinante regno mi verrà a chiamare, e io farò un balzo di
gioia e mi affretterò a seguirlo lassù. Non è forse così anche per te, fratello mio? Ciò che quella
sfera superiore suscita nel mio cuore, il tuo prossimo gradino di progresso dovrebbe suscitarlo nel
tuo, e in modo ugualmente esaltante.
Ti ho detto solo pochissimo di questo mondo, ma abbastanza per infonderti l’entusiasmo e il
desiderio di sollecitare la tua marcia.
Ora vorrei tornare alla radura e invitarti a mantenere gli occhi ben fissati in alto. Non
preoccuparti, il tuo piede non inciamperà perché gli occhi non sono rivolti a terra. Coloro che
guardano in alto tengono d’occhio la via che stanno percorrendo; e noi guardiamo in basso per
vigilare che il tuo cammino sia sicuro.
Tutto è bene, mio diletto; sì, tutto è bene, e chi ripone fiducia in noi, che serviamo nostro
Signore, dimora col suo cuore in Lui; e niente e nessuno lo farà cadere.
Così sia, allora. Certe volte, sovente, il mondo è grigio e spossante, ma c’è anche bellezza,
amore e devota aspirazione. Afferrale e gioisci di loro. Offrine generosamente agli altri, e il grigiore
sembrerà meno cupo, e la luce lontana comincerà ad apparire più chiara e splendente, e i figli del
mattino ti condurranno alla loro incantevole Terra d’Estate. †
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Venerdì 12 dicembre, 1913.
L’INCONTRO NELLA VALLE DELLE VETTE.
In piedi su quell’alto picco irradiato dalla luce che lo raggiunge dai reami dietro di me, e
bagnato dalla luce più intensa dei regni di fronte, resto in comunione con gli spiriti di entrambe le
sfere e, tramite loro, con i cieli più lontani. Sono momenti di beatitudine troppo intensi per poterli
esprimere a parole, e aprono gli occhi della comprensione spirituale che consentono di vedere cose
gloriose e potenti, vaste infinità e l’amore che tutto abbraccia.
Un giorno me ne stavo lassù, rivolto alla mia futura dimora con gli occhi chiusi, perché
l’intensità della luce che mi risplendeva davanti superava la mia capacità di sostenerla
incessantemente. Fu là che per la prima volta mi fu concesso di vedere e parlare con la mia guida, il
mio custode.
Egli era sulla cima di fronte alla mia, e la valle ci divideva. Quando aprii gli occhi lo vidi là,
come se all’improvviso avesse assunto una forma visibile in modo che lo potessi vedere il più
distintamente possibile. Mi sorrideva e mi guardava nel mio imbarazzo.
Indossava una tunica scintillante dal tessuto simile alla seta, lunga fino alle ginocchia, e in vita
portava una cintura d’argento. Le braccia e le gambe erano nude, e sembravano ardere e diffondere
la luce della sua santità e purezza di cuore; ma più di tutto risplendeva il suo volto. Portava un
copricapo blu, e i capelli erano come argento prossimo a tramutarsi in oro; nel copricapo brillava il
gioiello del suo ordine. Non ne avevo mai visto uno di quel tipo. Era una pietra bruna che emetteva
una luce bronzea molto bella, e rifulgeva della stessa vita che ci attorniava.
A un certo punto disse: “Vieni da me”. Io però ebbi paura, non perché afferrato da un terrore,
ma per l’imbarazzo dovuto alla soggezione. Per questa ragione ero impaurito, non per altro. Così
risposi: “So che tu sei la mia guida, signore, il cuore me lo dice. È una gioia ammirarti; sono
incantato e affascinato. Molte volte sei stato presente accanto a me lungo il mio cammino celeste,
ma eri sempre quel tanto più avanti che non sono stato capace di raggiungerti. E ora che mi è stato
concesso di ammirarti in forma visibile, sono contento di dirti grazie per tutto l’amore e le
attenzioni che mi hai rivolto. Ma ho paura di venire da te, mio signore e guardiano. Temo che
mentre discenderò a valle, la lucentezza della tua sfera mi abbaglierà e renderà insicuro il mio
passo. E se dovessi salire fino a te, credo che perderei i sensi a causa dell’immenso splendore che ti
avvolge. Persino a questa distanza sento che fatico a sostenere a lungo la tua luce”.
“Va bene,” rispose lui, “per questa volta sosterrò io la tua forza, come ho fatto molte altre volte
in passato, anche se non sempre te ne sei accorto; e talvolta, anche quando sapevi che ti ero accanto,
lo hai realizzato solo parzialmente. Noi due siamo stati molto uniti, per cui adesso sono in grado di
darti più di quanto ho fatto finora. Ma sii forte, vieni avanti con tutto il tuo coraggio, e nessun
danno ricadrà su di te. È per questo che ti ho impressionato a venire fin qui, come io sovente vengo
da te”.
Allora lo vidi restare completamente immobile per qualche tempo, al punto che poteva sembrare
benissimo una statua. Ma presto la sua forma assunse un altro aspetto. Pareva che i muscoli delle
braccia e delle gambe fossero in tensione; e sotto il sottile e finissimo tessuto della veste vedevo che
anche il suo corpo esercitava il massimo sforzo. Le mani erano distese lungo i fianchi e rivolte
leggermente all’esterno, mentre gli occhi erano chiusi. Allora accadde qualcosa di sorprendente.
Da sotto i suoi piedi prese forma una nube di colore blu misto rosa che si allungò verso me, fino
a diventare un ponte gettato fra le due vette sopra la valle sottostante. Il suo spessore era appena
superiore all’altezza di un uomo e in larghezza era leggermente più ampio. La nube venne
lentamente nella mia direzione e mi avviluppò, e quando guardai attraverso quella nuvola potei
vederlo: sembrava vicinissimo.
Allora mi disse: “Vieni da me adesso, amico mio. Cammina con sicurezza fin qui, e nulla potrà
nuocerti”.
Così cominciai a camminare verso di lui su quel fascio nebuloso di luce che mi circondava, e
nonostante sentissi che sotto i piedi era morbido come un velluto molto spesso, non sprofondai nella
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valle da quel pavimento, ma continuai la mia strada incoraggiato e pieno di gioia vedendo il suo
volto sorridente mentre gli andavo incontro.
Benché apparisse vicinissimo faticavo a raggiungerlo, nonostante lui fosse fermo e non
arretrasse rispetto a me. Ma ecco che finalmente allungò la mano e, dopo pochi passi, la tenevo
nella mia, allora mi tirò avanti su un appoggio più solido.
Quindi la scia di luce si dissolse e mi ritrovai sul lato opposto della valle; ora vedevo la mia
sfera dall’altra parte, avendo attraversato un ponte di luce e forza celestiale.
Ci sedemmo e conversammo a lungo. Egli mi parlò delle mie lotte passate, facendomi notare
dove avrei potuto compiere meglio il mio dovere; talvolta mi lodava, talvolta no; mai però ricevetti
rimproveri, ma solo consigli e istruzioni dispensati con amore e gentilezza. Poi mi raccontò
qualcosa della sfera vicina alla zona di confine in cui mi trovavo in quel momento; mi parlò di
alcune delle sue glorie, e del modo migliore di percepire la sua presenza durante il mio lavoro, al
quale ben presto sarei dovuto tornare per portarlo a termine.
Così, mentre lui parlava, mi sentivo in uno stato d’animo eccellente, pieno di vigore e
contentezza, e incoraggiato a proseguire il cammino. In tal modo mi trasmise parte della sua forza
più abbondante e della sua superiore santità, e io compresi meglio di prima la grandezza potenziale
che l’uomo possiede per servire in umiltà Cristo, il Maestro, e attraverso Lui, Dio.
Mi riaccompagnò verso la mia sfera, passando per la valle, tenendomi un braccio sulla spalla
per sostenermi col suo potere. Parlammo lungo tutto il sentiero che scende e attraversa la valle poi,
quando cominciò la salita sulla collina dal lato opposto, ci facemmo man mano più silenziosi.
Invece delle parole eravamo in comunione col pensiero; dopo aver percorso un breve tratto in salita,
lo guardai e mi accorsi che non riuscivo a vederlo distintamente, allora mi rattristai. Egli mi sorrise,
dicendo: “Va tutto bene, fratello mio. Va sempre bene fra te e me. Ricordalo”.
Continuava a farsi sempre più indistinto alla mia vista, tanto che pensai di tornare indietro. Ma
lui mi incitò dolcemente, e mentre salivamo scomparve del tutto alla mia vista. Non l’ho più rivisto
in quel modo. Ora però lo conosco come mai lo conobbi fino a quel momento. Lo sentivo in
contatto con me ogni volta che mi fermavo su quella vetta e volgevo lo sguardo a contemplare lo
splendore della sua sfera attraverso la valle. Ma non l’ho più rivisto dall’altra parte.
Mentre mi voltai per allontanarmi, guardai di nuovo e vidi una figura sfrecciare sopra le cime
montuose più lontane; non aveva una forma solida come prima, era quasi trasparente. Come un
raggio di sole, si allontanò da me in maniera visibile, o quasi; e anche quella visione sfumò piano
piano. Tuttavia sentivo la sua presenza accanto a me, sentivo che mi percepiva, e sapeva ciò che
pensavo e facevo. Allora mi girai e cominciai la discesa pieno di gioia e di forza per continuare il
mio lavoro.
Poiché da quella sfera più lucente mi è stata concessa una tale benedizione, come potrei a mia
volta non trasmetterne un po’ a coloro che ne hanno bisogno altrettanto grandemente quanto me? È
questo che facciamo, mio diletto, mandando aiuto ai cieli sotto il nostro; e persino a voi sulla terra
dove veniamo e serviamo con grande letizia. Sappi che è dolcissimo dare ai nostri fratelli ciò che
con tanta abbondanza viene dato a noi.
Non posso creare un ponte per te, come fece lui per me; la differenza di livello tra la terra e la
mia sfera è, al momento, troppo grande per essere colmata in quel modo. Ma c’è una Via da cui
passare nel tempo stabilito, come Egli disse. E il potere di nostro Signore è di gran lunga maggiore
di quello di colui che creò il sentiero per farmi attraversare la Valle delle Vette. Di Cristo io sono un
umilissimo servitore. E le lacune che possiedo in fatto di santità e saggezza mi impegnerò a
colmarle con l’amore; e se entrambi Lo serviamo secondo le nostre capacità, Egli ci serberà in pace
per essere rimasti con Lui percorrendo le profondità, di gloria in gloria sempre maggiore. †
58
lui, la mia guida. Se la gente di quel cielo superiore avesse solo la metà della sua bellezza e grazia,
sarebbe davvero un popolo benedetto quello verso il quale sono diretto.
Ma ora, fratello mio, spetta a me aiutarti quaggiù nel tuo cammino. E questo vorrei fare, per
poco o tanto che sia, quindi proseguo il mio racconto allo scopo di facilitare te e altri lungo la strada
che io stesso ho percorso un tempo. Allunga la tua mano verso di me, e io, da parte mia, farò quanto
sono capace.
Dicevo che ho lasciato quel luogo rinfrancato, e da quel giorno la mia posizione mi fu ancora
più chiara, avendo osservato da una distanza elevata le questioni irrisolte nella loro corretta
dimensione; di tanto in tanto è così che mi comporto quando un problema più molesto di altri
offusca la mia comprensione. Lo osservo da posti elevati, più vicini alla sfera superiore, e le
questioni si risolvono da sé nel modo migliore, acquisendo maggiore chiarezza.
Fai così anche tu, mio diletto, e allora la vita non ti sembrerà un complicato groviglio, ma i
principi guida assumeranno il loro giusto posto, e l’Amore di nostro Padre sarà visto con più
limpidezza. A tal proposito, ti narro altre vicende sulla sfera dove attualmente svolgo il mio lavoro.
Dopo essere sceso, mi dirigo a destra distanziandomi dal fiume e, imboccando una strada che
gira intorno al bosco a breve distanza da esso, e attraversa una pianura confinante a destra con le
montagne, me ne vado solitario per la mia strada, meditando.
L’INCONTRO CON HAROLEN.
Ben presto incontro una compagnia di gente che vive nella sfera superiore alla mia, e di questi
voglio farti una descrizione. Alcuni sono a piedi, altri a cavallo, altri ancora su carri o cocchi – che
sono veicoli scoperti di legno, ricamati e contornati d’oro, recanti insegne sulla parte anteriore che
indicano il reame e l’ordine a cui appartengono i cavalieri. Portano abiti di tanti colori, ma vi
domina il color malva tendente al porpora. In tutto sono circa trecento uomini, da cui ricevo e porgo
saluti, chiedendo dove sono diretti e quali affari li portano.
L’uomo a cui mi rivolgo esce dalla fila per rispondermi. Dice che è giunta notizia alla sua città
che un gruppo della Nona Sfera è in procinto di ricevere l’iniziazione in questa Decima, avendo
conseguito i requisiti necessari grazie alla loro condotta. Nell’apprendere il fatto, lo supplico di
parlare col suo capo per chiedergli se posso accompagnarli ad assistere all’evento, e unirmi a loro
nel porgere il benvenuto. Al che egli sorride, dicendomi di stare al passo con lui, che garantirà per
la mia ammissione. “Poiché”, aggiunge, “colui che chiami il capo sta camminando al tuo fianco”.
Così mi voltai, e nel guardarlo restai grandemente sorpreso. Indossava una tunica color porpora,
ma priva di ornamenti, anche la fascia intorno alla testa era color porpora tranne che per un gioiello
rosso ivi incastonato, e senza emblemi. Gli altri avevano abiti molto più sontuosi, e in confronto a
lui erano più attraenti e maestosi. Non dissi nulla, ma egli era assai più avanzato di me, come avevo
già cominciato a sospettare, e leggeva i miei pensieri nascosti. Così mi sorrise ancora, dicendo: “I
nuovi arrivati mi vedranno come sono ora. Ho saputo che alcuni di loro non sono ancora pronti a
sostenere una grande manifestazione di splendore. E poiché saranno luminosi quanto me, non
resteranno turbati. Non hai avuto di recente un incontro, fratello mio, che ti è servito a mostrarti che
troppo fulgore può ostacolare invece di aiutare?”.
Ammisi che era vero, e continuò: “Come vedi appartengo alla stessa sfera della tua guida, e
resto qui per portare a termine il mio incarico: dal momento che sono io a decidere di completarlo.
Così modifico me stesso in modo che i nostri fratelli e sorelle, in arrivo, sentano la familiarità di
casa finchè non saranno maturi per lo splendore del Palazzo. Muoviti dunque, fratello mio,
portiamoci davanti a quelli laggiù, prima che raggiungano il fiume”.
Così facemmo e guadammo il fiume assieme, muovendoci tutti nell’acqua, uomini, carri e
cavalli, e raggiungemmo l’altra sponda. Lasciammo la mia città sulla destra, proseguendo fino al
passo fra le montagne dove lo scenario è vastissimo e imponente. Le rocce s’innalzano con grande
magnificenza in ogni direzione, simili a guglie, torri e cupole variopinte. Qua e là spuntano zone
verdeggianti, e tra le spalle di due colline si distende un altopiano sul quale sorge la città principale
di una colonia di gente allegra, che accorse a guardarci dall’alto, a fare gesti di saluto gettandoci
fiori come regali d’amore.
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ALLA PORTA DEL MARE.
Dopo un lungo peregrinare ci ritroviamo in una vallata aperta su entrambi i versanti: qui lo
spettacolo è magnifico. Gruppi di alberi si riuniscono attorno a belle e maestose dimore, altre case
sono di tipo più semplice in legno o pietra; laghi e corsi d’acqua, accompagnati da una suadente
melodia, confluiscono nel fiume che scorre impetuoso dalle montagne, lasciate a distanza dietro di
noi. Qui la valle si chiude ancora, e scorgiamo due colonne giganti di roccia naturale attraverso cui
la strada deve passare fianco a fianco col fiume.
Dopo aver superato questa Porta, chiamata dagli abitanti della valle la “Porta del Mare”, ci
appare davanti l’oceano aperto dentro cui il fiume si getta da grande altezza, ed è magnifico vedere
come precipita lungo il fianco della montagna fino alle acque sottostanti, accompagnato dalle
migliaia di colibrì e martin-pescatori che compiono il loro volo variopinto, sfavillando e
risplendendo.
Dopo essere scesi per il sentiero ci fermiamo sulla spiaggia, mentre qualcuno resta indietro per
osservare dall’alto la compagnia che verrà dal mare. Arriviamo al momento giusto, poiché il nostro
capo possiede i poteri della sfera superiore, e sa usare le forze di questa sfera con maggiore facilità.
Aveva pianificato così bene che, solo dopo pochi minuti aver preso posto sulla spiaggia, un grido si
è levato dalle nostre vedette più a monte: era stata avvistata la compagnia molto al largo, in alto
mare. Intanto, dall’altra parte del fiume, girando attorno all’insenatura della spiaggia, si avvicina un
gruppo di gentildonne che, come venni a sapere, abitavano in quel distretto ed erano solite venire a
salutare la gente che giungeva a quella costa da terre lontane. Grande fu la nostra gioia
nell’accoglierle, e la loro nel ricevere e ricambiare i saluti di benvenuto.
Allora, in alto su una cima rotonda, sotto la quale sorgeva la loro dimora, vedemmo appostata la
loro Madre Superiora. Indossava una toga lunga fino ai piedi di un finissimo tessuto d’argento che
la faceva risplendere come una perla, o come un bellissimo diamante lucente dotato di fresca
vitalità. Fissava attentamente la compagnia sul mare, poi cominciò a muovere le mani come a
intessere qualcosa, e all’istante vedemmo prendere forma tra le sue mani un grande bouquet di fiori.
Con altri movimenti lo fece fluttuare e allungare fino a farne una corda di fiori che procedendo in
alto sull’acqua raggiunse la comitiva in mare aperto fermandosi sopra di loro.
Dopodiché si arrotolò verso l’interno, andando a formare una spirale piatta che roteò per un
attimo sulle loro teste, gli si posò sopra delicatamente, per poi irrompere in una pioggia di rose e
gigli, e altri fiori che caddero ovunque attorno a loro. Mentre li guardavo, vidi le loro facce passare
da un’espressione di curiosa attesa a gaudiosi sorrisi di felicità, per aver compreso il segno ricevuto
e saputo che amore e bellezza li attendevano nella nuova terra verso la quale avevano intrapreso un
lungo viaggio.
Ora fui in grado di scorgere la forma della loro nave. A dire il vero non era affatto una nave, ma
una zattera. Come farò a spiegarmi in modo semplice? Era proprio una zattera, ma non aveva una
struttura spoglia, sopra vi erano divani, soffici giacigli e anche strumenti musicali; fra questi il più
importante era un organo che stava per essere suonato da tre uomini; vi erano anche altre cose
confortevoli. In disparte notai un oggetto che somigliava a un altare per le offerte, ma non riesco a
descriverlo in dettaglio non conoscendo il suo uso specifico.
LAUS DEO.
Così cominciarono a suonare l’organo, e le persone a bordo irruppero in un inno di lode al
Creatore dell’Universo, al Quale ciascuno s’inginocchia in adorazione, perché da Lui solo viene la
Vita e tutti vivono grazie al Suo potere. Il Sole irradia sulla terra la vita del Creatore, e i Cieli sono
come dimore nel Sole, piene di luce e di calore generato dall’amore. A Lui e a tutti gli Dei, che Gli
devono la nascita e la dovuta lealtà, è nostro dovere porgere l’offerta di un cuore puro e l’impegno
di fedeltà.
Ora, queste parole avevano un tono sconosciuto e strano per me. E quando le udii, assieme alla
musica che le portava nell’aria, guardai nuovamente l’Altare pensando di trovarvi una risposta. Ma
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non la trovai. Nessun segno o emblema vi appariva sopra che mi indicasse come poter interpretare
questo punto. Fu solo in seguito che giunsi a comprenderne il significato.
Vedo che per questa sera stai esaurendo le tue energie, mio diletto. Ci fermiamo qui; riprenderò
l’argomento domani, se vorrai. Che Dio ti benedica oggi, come sempre. Quindi, buona notte.
Zabdiel è in comunione con te nel pensiero, sia di giorno che di notte. Ricordalo, e capirai da dove
ti vengono molti pensieri e suggestioni… È tutto per il momento, cominci ad essere stanco.
Zabdiel. †
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Così dicendo, si unì a loro baciandoli uno per uno sulla fronte, e io notai che mentre lo faceva il
loro volto assumeva un aspetto più luminoso, simile al nostro; anche le loro vesti si facevano più
radiose. Poi la Madre Superiora scese dalla sua alta postazione e li accolse allo stesso modo. Erano
così felici di conoscerci, e noi di conoscere loro, che non avevamo fretta di partire. Anche il loro
capo venne da noi per stare in compagnia; quindi ci mettemmo in marcia superando la Porta, mentre
la Madre e le sue ancelle cantavano un inno di Gloria all’Altissimo, porgendoci un saluto di
benvenuto e insieme d’addio. Allora c’incamminammo nell’entroterra lungo la strada che attraversa
la valle.
Credo sarai curioso di sapere dell’Altare e del senso del discorso pronunciato dal nostro Capo –
Se mi è permesso interromperti, Zabdiel, potrei sapere perché eviti di dirmi il suo nome?
Ti dirò il nome con cui puoi scriverlo, ma non riesco a trasmetterti la sua vibrazione essenziale,
e per giunta non mi è consentito. Lo chiamerò Harolen. Un nome formato da tre sillabe, proprio
come il suo; e servirà molto bene allo scopo. Dunque procediamo.
Harolen fu molto indaffarato con quella moltitudine fin quando non oltrepassammo la valle e il
fiume, e fummo ben addentro alla regione; è una zona di cui non ti ho ancora parlato, essendo
situata più lontano da dove lo incontrai la prima volta. Quando mi accorsi che era libero, mi
avvicinai e gli chiesi chi erano queste persone e qual era il loro culto, di cui aveva parlato sulla
spiaggia.
Harolen rispose, in sostanza, che nella vita terrena erano stati adoratori del Dio venerato dagli
antichi Persiani, il Cui Nome era avvolto nel Fuoco e nel Sole.
“UN SOLO DIO, UNA SOLA FEDE”.
Ora, a quelle parole voglio aggiungere qualcosa che deriva dalla mia stessa conoscenza. Devi
sapere che quando gli uomini abbandonano la vita terrena e iniziano il primo stadio della loro eterna
vita nell’aldilà, restano gli stessi di quando lasciarono la terra. Di questo sei già informato. Le
persone molto devote a una religione, continuano a praticare il loro culto e ad avere abitudini di vita
e una condotta conformi ai principi guida basilari della loro religione. Ma quando progrediscono
avviene una selezione, e la pula viene soffiata via, una manciata dopo l’altra, man mano che
avanzano di sfera in sfera. Mentre alcuni balzano avanti, la maggioranza indugia e progredisce più
lentamente; e i primi a volte tornano da quelli rimasti indietro per istruirli.
Così procedono di secolo in secolo, di reame in reame, una sfera dopo l’altra, e nel frattempo si
avvicinano sempre più all’idea universale del Padre di Tutti. Continuano a restare assieme come
una confraternita, ma imparano ad accogliere e poi ad amare i fratelli di altre dottrine e credenze
religiose; e anche gli altri fanno lo stesso. In tal modo c’è una costante e crescente interazione fra le
genti di varie fedi.
Ma occorre molto tempo prima che la maggioranza si fonda assieme in perfetta unità. Questi
antichi Persiani conservano ancora molti dei loro peculiari modi di guardare alle cose, e sarà così
per lungo tempo. Né bisogna augurarsi che sia diversamente, poiché ognuno ha le proprie qualità, e
in tal modo aggiunge del suo al bene comune.
Ma quel gruppo aveva fatto un altro passo avanti durante il viaggio in mare. Anzi, direi
piuttosto che durante la traversata furono indotti a realizzare che erano già progrediti a uno stadio
più avanzato. È avvenuto allora che mentre certe espressioni, e il loro modo di celebrare il culto,
trasmettevano alla mia mente un tono e un carattere peculiare, erano tuttavia gesti più formali che
sentiti nell’intimo. E quando furono messi alla prova decisero di lasciarsi alle spalle l’Altare, e
proseguire da soli verso la più vasta Fratellanza della Divina Famiglia Celeste.
È così che facciamo scivolare via, uno dopo l’altro, nella foschia che ci lasciamo alle spalle, i
sostegni minori che sulla terra sembrano assumere un’importanza tanto straordinaria. È così che qui
impariamo realmente il significato dell’Amore e della Fratellanza.
Sei turbato, mio diletto; posso vedere e sentire che la tua mente e il tuo io sono in disaccordo.
Lasciamo andare, fratello. Ma sappi e stai ben certo che qualunque cosa sia reale, buona e vera,
continuerà a perdurare. Solo le cose prive di tali qualità saranno destinate a scomparire. E Colui che
tu servi è davvero la Verità, anche se Egli non rivelò tutta la verità agli uomini; non era possibile
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farlo nei confronti di coloro che sono soggetti alle limitazioni dell’esistenza incarnata. Ma disse che
dovete essere condotti all’intera verità, che si scorge avanzando nelle sfere oltre i confini della terra.
È di questo che sto parlando ora; e una tale istruzione continua nell’eternità dell’esistenza, e
nell’infinita espansione di saggezza, amore e potere sublime, di cui non so nulla.
Ma so questo – io, che come te veneravo e onoravo il Cristo di Dio e di Nazareth, al quale
tuttora offro la mia umile devozione come tu non sei ancora in grado di fare – so questo, dicevo,
mio allievo e compagno di servizio nel Regno Celeste, che Egli ci precede su una distanza molto
molto lunga. La luce che mi accecherebbe è per Lui, nella Sua santità, come il tramonto è per me.
Egli è magnifico, lo so, perché l’ho visto per quanto mi è stato possibile, ma non nella piena maestà
della Sua gloria. Egli è magnifico, sì, e tanto meraviglioso che non trovo le parole per descriverlo.
Io sono Suo servitore e Lo venero con lieta devozione e immensa gioia.
Altrettanto devi fare tu senza temere di smarrire la tua lealtà. Non ti allontanerai da Lui
porgendo rispetto ai nostri fratelli di altre fedi. Sono tutte pecorelle del Suo gregge, anche se non
fanno parte di questo recinto. Egli è, ed è stato, il Figlio dell’Uomo, e quindi Fratello di tutti noi.
Amen.
65
CAPITOLO 7
Alla Casa dei Bambini – Una lezione sulla fede creativa – Nel villaggio di Bepel – Gioia e
dolore degli Angeli – Nei Reami Alti – La Torre di Guardia dell’Alto Reame – Come
vengono ricevuti i messaggi nella Torre – Un orizzonte di Gloria – Pareti di luce –
Esaltazione della Maternità – La Gloria rosso cremisi del Cristo – Una colonia con un
problema.
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per elevarsi, dato che la “comunione” implica un’azione reciproca, e i suoi cari possedevano poca o
nessuna capacità di ritrasmetterle i loro pensieri.
Così rivolsi a entrambi un breve discorso, e alla fine esposi le mie conclusioni come segue:
“Sembra che l’energia necessaria per incrementare il vostro progresso in questa Sfera sia spesa per
coloro che si trovano in una Sfera parecchio più in basso. Siete rimasti indietro a causa dell’amore
che provate per loro, e state rallentando il vostro sviluppo. Ora, se andrete ad abitare nella Quarta
Sfera, sarete in grado di dare loro solo un minimo aiuto. E quando vi avranno a disposizione, per
quale motivo dovrebbero forzare il loro progresso e superare l’attuale livello in cui si trovano? Non
è bene che andiate là in quel modo. Ma l’amore è più grande di qualunque altra cosa, e visto che
alberga sia in voi che in loro, sarà un potente aiuto sulla via del trionfo, quando gli ostacoli che ora
impediscono saranno stati rimossi. Il mio consiglio è di non rinunciare al vostro rango in questa
Sfera, ma v’invito a venire con me dal nostro Capo, al quale chiederò di assegnarvi un incarico in
modo che il vostro progresso sia assicurato e i vostri cari non vengano ostacolati”.
Quando me ne andai vennero con me e, dopo aver consultato il nostro Sommo Signore, fui
contento di scoprire che lui, in sostanza, approvava il mio pensiero. Così li convocò, ed espresse
parole di approvazione per il loro grande amore, poi gli disse che, se volevano, avrebbero potuto
unirsi a quelli che di tanto in tanto vanno in missione nelle Sfere inferiori, e appaiono là
(modificando se stessi per adattarsi all’ambiente della sfera visitata) per consegnare il messaggio
che Egli vuole comunicare. In tali occasioni avrebbe richiesto che ai loro genitori fosse dato il
permesso di vederli e parlare con loro. Così facendo sarebbero stati invogliati ad avanzare e salire
per unirsi ai due figli nei reami superiori.
Inoltre raccomandò loro di avere grande pazienza, dato che questa situazione non poteva in
alcun modo essere spinta avanti con la forza, ma doveva procedere attraverso uno sviluppo naturale.
A queste parole entrambi assentirono con molta gioia e amorevole gratitudine. Allora il nostro
Signore li benedì in Nome del Maestro, ed essi partirono felici e contenti verso la loro rinnovata
Dimora.
Amico mio e allievo, da questo esempio capirai che nei reami superiori di progresso sorgono
problemi analoghi a quelli delle sfere poco sopra il piano terreno. Giacché anche in quelle, molti
sono trattenuti a causa dell’amore per i loro cari sulla terra, che però non sono così progrediti da
poter entrare in comunione con i loro beneamati e custodi spirituali ascesi molti gradi sopra lo stato
d’indolenza degli incarnati.
Ci sono altri, invece, anch’essi incarnati che attraverso lo sviluppo personale fanno rallentare
poco o nulla i loro spiriti guida, ma avanzano e li seguono con strenuo impegno, umiltà di cuore e
sacra aspirazione, al punto che sono spesso di grande aiuto e niente affatto d’intralcio.
Serba anche questo nella tua memoria assieme alle tante altre cose che hai imparato. È possibile,
anzi è inevitabile che voi sulla terra contribuite a far progredire o rallentare i vostri buoni amici su
questo lato.
GIOIA E DOLORE DEGLI ANGELI.
Sotto questa luce pensa agli Angeli delle Sette Chiese a cui Cristo inviò un messaggio per mano
di Giovanni. Ciascuno di loro, per le virtù e i peccati della Chiesa di cui era responsabile, fu
giudicato personalmente, perché attraverso quella Chiesa doveva rendere conto a Colui che misurò
ciascuna nel suo esatto valore, e assegnò lodi o biasimi all’Angelo-guardiano di ogni Chiesa a
seconda che meritasse le une o gli altri. Così come il Cristo – il Figlio dell’Uomo – riconobbe in Sé
la natura dei figli degli uomini, e si assunse la responsabilità davanti al Padre per la salvezza dei
Suoi fratelli incarnati, allo stesso modo ogni Angelo-guida è responsabile per l’una o l’altra
comunità che è destinato a servire, e s’identifica con essa. Egli gioisce con loro e soffre con loro; si
rallegra per loro, e si amareggia per le loro mancanze. Ricordati cosa disse nostro Signore, perché io
l’ho visto in pratica non una volta, né due o tre volte, ma tante tante volte, “Gli angeli di Dio fanno
grande festa per un solo peccatore che si converte”. E aggiungo, fratello mio, che gli Angeli
risplendenti non sempre ridono – sebbene siano allegri, e di continuo. Ma possono anche versare
lacrime – gemere e soffrire per le afflizioni e i peccati di chi combatte la battaglia laggiù.
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Questo non si accorderà con i pensieri che molti hanno su di noi. Non importa, scrivilo lo
stesso. Poiché mi domando: secondo quale ragionamento, se noi possiamo gioire non dovremmo
anche dolerci? †
75
subirebbero un danno, al quale seguirebbe un tale disastro che quasi certamente li getterebbe
indietro di molte sfere, dove si troverebbero a disagio come non mai.
Adesso ti ho chiarito meglio il loro caso? Se togli un pesce dall’acqua, che è più densa, e gli fai
respirare l’aria che è più rarefatta, sarà un disastro per lui. Se prendi un mammifero dalla foresta e
lo immergi nell’acqua, anche lui morirà a causa dell’elemento più denso. Un anfibio necessita per
sopravvivere sia di acqua che di terra asciutta. Ma se lo abbandoni completamente sulla terra arida,
s’indebolirà. Se lo lasci sempre in acqua, diventerà lo stesso più debole.
Ora, le persone di cui ti ho parlato non corrispondono a nessuno degli esempi suddetti, tuttavia
l’analogia è adeguata a farti comprendere il loro caso. Qui sono come uccelli in gabbia. Ma
addentrarsi nelle sfere superiori sarebbe per loro come subire il fato di una falena che vola nella
fiamma.
E come viene trattato il loro caso?
Loro stessi sono là per occuparsene. Credo che la loro ricerca della soluzione migliore per
risolvere il problema sia ancora in fase di elaborazione. Quando saranno riusciti a risolverlo,
avranno reso un servizio a questa sfera che sarà attentamente registrato per un uso futuro. Avviene
continuamente nelle varie branche di studio. Penso che finora siano stati capaci di classificare se
stessi secondo i loro tratti principali, e stiano lavorando a un tipo di sistema basato sullo scambio
reciproco. Ogni classe si sforza di promuovere nelle altre la virtù e il potere che possiede e che agli
altri manca. Ciascuna classe agisce in questo modo, e ne è sorto un complicatissimo sistema di
mutua educazione, che è troppo intricato da analizzare persino per coloro che dimorano nei Reami
Alti. Ma quando finalmente diventerà maturo per essere divulgato, darà vita a qualcosa che
aumenterà il potere e l’influenza di questa regione, e io credo in misura molto rilevante.
Ecco come viene prestato il mutuo servizio; e la delizia regale del progresso consiste
nell’aiutare gli altri a procedere sulla via, mentre anche noi avanziamo. Non è così, amico mio e
diletto?
Hai la mia benedizione. Buona notte. †
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CAPITOLO 8
La missione di Zabdiel nella Quinta Sfera – La Città Capitale della Quinta Sfera – Zabdiel
mette alla prova le donne devote – La costituzione della Quinta Sfera – Nella Sesta Sfera –
L’Iniziazione nel Santuario – Il ritorno alla Decima Sfera – Il Tempio della Montagna
Sacra – Il Re dei re – Il Potere e la Gloria – Il saluto d’addio di Zabdiel.
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non ci riusciamo affatto. Se potessi vedere le cose da questo lato del Velo non ti stupiresti – la
meraviglia viaggia nell’altra direzione.
Ora ti racconto della Città.
LA CITTÀ CAPITALE DELLA QUINTA SFERA.
Essa sorge sulla pianura al centro della regione su cui un Angelico Signore esercita il suo
governo. Non è cinta da mura, come la maggior parte delle città di questo tipo; ma ha la solita serie
di Torri di Guardia, alcune situate sulla pianura fuori dalle mura in posizione isolata, altre collocate
qua e là dentro la Città, in punti accuratamente scelti. Il Palazzo del Principe si trova del tutto a
margine della Città, e ha un ampio portone d’ingresso, che ora ti descriverò, non come appariva a
noi che venivamo da una sfera superiore, ma come si presenta agli occhi di coloro che vivono
normalmente in quell’ambiente, cioè gli abitanti della Quinta Sfera.
Il Grande Portale d’ingresso del Palazzo è fatto di pietra liquida. E ciò va inteso alla lettera. I
mattoni non sono solidi, ma fluidi; i suoi colori mutano di attimo in attimo sotto l’influsso di ciò che
proviene da dentro il Palazzo e da ciò che si aggira sulla pianura di fronte. È influenzato anche dalle
Torri di Guardia sulla pianura; ma solo da quelle situate su questo lato della Città, non dalle altre
torri posizionate dalla parte opposta, che sono in contatto con le stazioni presenti sugli altri lati del
Palazzo. È incantevole da ammirare quel portale, massiccio su entrambi i fianchi e incastonato nel
muro della struttura principale, solido sopra la volta quadrata, e di bellezza cangiante ogni volta che
mutano i colori. Una sola parte rimane costante, la grande chiave di volta posta in alto al centro, che
splende sempre e invariabilmente di rosso, d’amore.
Entrammo, e adiacenti l’ingresso trovammo molte sale spaziose, nelle quali vi erano operatori
incaricati di leggere i messaggi e registrare gli influssi che giungevano al Portale, smistandoli
secondo il gruppo di appartenenza e spedendoli ciascuno alla propria destinazione. Erano in attesa
del nostro arrivo, e sul viale oltre il Portone ci accolsero due giovani per condurci dal Signore
Angelico. Percorremmo una grande strada, incontrando gente dall’aria felice, come lo sono sempre
le persone da queste parti. Lo scrivo solo per voi che sovente non sorridete di contentezza interiore.
Ma per noi è normale, quanto l’azzurro del cielo d’Egitto nella stagione estiva.
Poi arrivammo all’edificio più importante dentro le mura del Palazzo, dove si trovavano gli
alloggi del Principe.
Salimmo i gradini di fronte passando sotto il loggiato che correva lungo la sua facciata e,
attraverso una porta, entrammo nella Sala Centrale. Era anch’essa quadrata, formata da alte colonne
di pietra liquida, come il Portone; anche queste mutavano continuamente colore, ma non tutte
assumevano la medesima tinta nello stesso momento, come faceva il Portale d’ingresso. Erano
diverse. C’erano ventidue colonne e ciascuna differiva dall’altra. Raramente due di loro
presentavano al contempo lo stesso colore, e questo dava alla sala un aspetto particolarmente
attraente. Inoltre erano fatte per armonizzare le loro bellezze con la sovrastante grande cupola di
cristallo, che offriva una visione ancora più incantevole, e tu devi provare a immaginarla perché va
oltre la mia capacità di descrizione.
Fummo invitati a rimanere nella sala, e ad accomodarci sui divani accanto alle pareti per
osservare il gioco dei colori. Mentre guardavamo, il suo effetto sembrava penetrarci dandoci un tale
senso di pace e benessere che alla fine ci sentimmo completamente a nostro agio in questo ambiente
nuovo, eppure di vecchia data.
Dopo poco vedemmo brillare una luce da uno dei corridoi che davano sulla Sala, e comparve il
Principe; venne verso di noi, s’inchinò e mi strinse la mano salutandomi molto cordialmente. Era
della Settima Sfera, e aveva modificato se stesso per adattarsi alla Quinta, com’era necessario fare
per governarla. Era molto gentile, e fece il possibile per facilitarci in ogni modo con grande amore;
quindi entrammo nella Sala della Presenza dove si trovava il suo Trono di Reggente, sul quale mi
fece sedere, con lui accanto e contornato dai miei compagni.
La notizia del nostro arrivo era stata divulgata, e una comitiva di donne si presentò nella Sala
salutandoci cortesemente. Allora il Principe espose la natura della mia visita a me e ai miei
compagni. Le donne che stavano davanti a noi erano vestite con graziosi abiti bianchi e blu, ma non
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indossavano i loro gioielli. Erano tuttavia molto aggraziate in quell’abbigliamento semplice, che
inoltre si addiceva al contegno decoroso che dovevano mostrare in nostra compagnia, essendo noi
di alcune sfere superiori alla loro.
Ciò mi divertiva molto, e domandai al Principe che mi concedesse qualche minuto prima di
continuare la sua esposizione. Così discesi dal seggio e andai a benedirle una per una, posando la
mano sulla testa di ciascuna, e aggiungendo parole benevoli. A quel punto la loro timidezza svanì,
alzarono lo sguardo e ci sorrisero, sentendosi completamente a loro agio.
Ora, dell’udienza che seguì te ne parlerò la prossima volta. Sono stato dettagliato nel raccontarti
quanto mi ero proposto di dire, perché tu possa comprendere le condizioni e le usanze di queste
parti. Ma per adesso non parliamone più. Le benedissi con parole e con un tocco; e loro benedissero
me con allegri sorrisi. Entrambi fummo benedetti l’uno dall’altro. Ecco come si fa da noi. E lo
stesso possa valere per voi sulla terra. È meglio così che diversamente.
Quindi, mio diletto, per questa volta prendo congedo da te con la stessa benedizione e ti esonero
dal rendermi grazie per essa. Sappi che quando noi benediciamo è nostro Padre che benedice
tramite noi, e la Sua benedizione, passandoci attraverso, ci lascia qualcosa della sua grazia.
Ricordati anche questo, e stai certo che chi benedice suo fratello è benedetto lui stesso
nell’invocarla. †
81
abitanti, nel corso del loro soggiorno, sono suddivisi e assegnati al gruppo più conforme a loro, e
vanno avanti nella speciale branca di servizio per la quale sono più adatti.
Ognuna delle tre Città confina con un vastissimo continente pianeggiante, e se una linea fosse
tracciata tra di loro formerebbe un triangolo equilatero. Di conseguenza, le grandi strade di ciascuna
Città si diramano come un ventaglio a partire dalla piazza principale, dov’è situato il Palazzo,
percorrono la Città e proseguono in linea retta attraverso la pianura. Queste strade fungono da
collegamento con le altre due Città Capitali e con le colonie sulla pianura. Al centro del triangolo
c’è un Tempio per il Culto e le Offerte, situato in un’ampia radura circolare in mezzo a una foresta.
Il Tempio è il punto in cui le strade trasversali mettono in comunicazione tutte le altre, e qui, in certi
periodi e stagioni, arrivano alcuni delegati delle tre Città e delle loro colonie, per celebrare assieme
il culto al Padreterno.
In decine di migliaia giungono da ogni parte della sfera, ed è uno spettacolo meraviglioso da
osservare. Arrivano in gruppi e si riuniscono nella radura, che è un’ampia prateria pianeggiante. Là
si mescolano assieme, e tutti i diversi colori di quella sfera, mischiandosi, creano uno scenario
splendido.
Più incantevole ancora è il senso di unità nella diversità. Certuni iniziano a progredire in una
direzione, taluni in un’altra; ma sopra e in mezzo a quella vasta adunata pulsa una sola nota vibrante
di profondo amore; e tutti sanno che questa resterà costante e, qualunque sia la loro futura
destinazione, può consentir loro di raggiungersi in qualsiasi parte si trovino nel grande dominio di
Dio, e per sempre. In tal modo non c’è alcuna sensazione di imminente separazione. Noi non
conosciamo niente del genere qui. Dove regna l’amore non trova posto ciò che voi sentite come
separazione, e il suo conseguente dolore. Persino sulla terra sarebbe così adesso, se l’umanità non
avesse commesso peccato deviando dal retto sentiero di sviluppo. Sarà difficile per gli uomini
riprendere quel sentiero in breve tempo; ma è possibile, perché la capacità di farlo permane, anche
se, tranne che in pochissimi, è assopita e latente.
NELLA SESTA SFERA.
Ora procediamo a raccontare la prossima tappa del mio viaggio, quando dovetti partire con la
mia compagnia allargata per raggiungere la Sesta Sfera, e là consegnare le donne al Capo di quel
regno.
Avevo spedito il messaggio del nostro arrivo dagli altopiani situati presso il confine della
Quinta Sfera, perciò, una volta giunti, ci venne incontro da una via della Città Capitale una comitiva
di benvenuto. Si avvicinarono e fra loro c’erano alcuni che conoscevano già queste donne, e
l’amicizia fu rinsaldata con immensa gioia e tante benedizioni.
Quando arrivammo nella città che sarebbe diventata per qualche tempo la loro dimora,
comparve un gruppo di cittadini in abiti luminosi, sia uomini che donne e qualche bambino.
Vennero verso di noi lungo il viottolo che stavamo percorrendo in quel momento.
Gli alberi che crescevano su entrambi i lati della strada formavano ogni tanto un pergolato, e
scegliendo uno di questi punti, la comitiva si fermò e attese il nostro arrivo. La scena era molto
simile a quelle che si vedono all’interno di certe cattedrali, con volte frondose costellate di gemme
luminose; e le persone sembravano il coro e la comunità dei fedeli.
Portavano ghirlande di fiori e fronde, e magnifici abiti e gioielli per le loro nuove sorelle. Con
questi furono abbigliate, e i loro abiti meno splendenti si dissolsero e svanirono di fronte alle nuove
vesti adatte alla Sfera in cui erano pervenute ora. Ognuna era circondata dai suoi amici, tutti felici di
accogliere ed essere accolte come a casa. Poi la comitiva si girò e cominciò a suonare una dolce
melodia a ritmo di marcia con strumenti a fiato, accompagnandola con un canto, mentre
c’incamminavamo verso la città. Gli abitanti della città affollavano le mura, le torri e le porte
d’ingresso, gridando saluti di benvenuto che aggiungevano gioia alla gioia già grande.
È così che vengono accolti gli iniziati, e quando si sono superate due o tre sfere, nessuno teme
più che la stranezza dei nuovi ambienti e delle facce possa nuocere al suo progresso; perché tutto è
amore, come anch’esse ben presto impareranno.
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L’INIZIAZIONE NEL SANTUARIO.
Superammo il cancello d’ingresso entrando in città e raggiungemmo il Santuario. Era un grande
edificio ovale dalle esatte proporzioni architettoniche. Il progetto del complesso rappresentava due
cerchi uniti. Uno simboleggiava l’amore, l’altro la conoscenza; e il loro fondersi sotto il torrione
centrale all’interno era molto gradevole e abilmente congegnato. Qui la luce non era mai ferma, ma
sempre mutevole, come nella Sala dei Pilastri che ho recentemente descritto. Solo che qui c’erano
due colori dominanti, il rosso-rosa e il viola con sfumature verdi e blu.
Le donne furono condotte dentro, dov’era riunita una fitta congregazione. Vennero quindi
accompagnate su una piattaforma rialzata al centro del Santuario, e vi rimasero per un po’. Allora i
custodi, assieme al loro capo, resero offerte di lode e, dopo che anche i devoti si erano uniti a questi
ultimi, una nube di foschia luminosa si addensò intorno a loro e alle donne iniziate, che in tal modo
vennero immerse nelle condizioni della loro nuova sfera. Infine la nube si allontanò e si librò in
alto, formando come una volta protettiva, ed esse si abbandonarono a un’estasi profonda e
silenziosa, contemplando la bellissima nube che s’innalzava e si allargava fino a coprire
completamente lo spazio sovrastante. Giunse poi un suono melodioso, come da lontano, eppure
all’interno dell’edificio. Era così dolce e delicato, ma anche pieno di potenza, che tutti sentimmo di
essere al cospetto della Presenza, e ci chinammo in adorazione sapendo che Egli è sempre vicino.
Pur dileguandosi quella musica rimase con noi, sembrava divenuta parte della nuvola di luce
sovrastante. E, in un modo che non sei ancora in grado di capire, questa è la realtà dei fatti.
Dopodiché quella nube di colore e melodioso amore discese lentamente su di noi, e fu assorbita dai
nostri corpi facendoci sentire un tutt’uno nella beatitudine dell’amore divino.
Non ci furono altre Manifestazioni che essi potessero vedere in quel momento. Ma io, in virtù
delle mie facoltà più allenate, vidi cose che andavano oltre le loro capacità, ed ero consapevole
degli Angeli che presenziavano non visti da loro; sapevo inoltre donde proveniva la voce e il tipo di
potere trasmesso nella benedizione. Tutti se ne andarono assieme felici e contenti, e le quindici
donne non meno degli altri.
Cosa hai fatto per tutto quel tempo, Zabdiel? Suppongo tu fossi il più alto in grado laggiù, non
è vero?
Non sarebbe bene parlare di me stesso, se non per dire che svolsi una felicissima opera di
servizio. L’interesse principale era rivolto al gruppo delle quindici donne. Della nostra sfera
eravamo io e i miei tre compagni, e non c’era nessun altro di una sfera superiore alla nostra. Con
noi furono tutti amichevoli, gentili e pieni di affetto; per questo provammo tantissima gioia.
Prima di consentire ai loro amici di condurle alle dimore cui erano destinate, quelle quindici
care donne sentivano il dovere di attardarsi ancora per tornare da noi a ringraziarci, esprimendoci
amorevoli parole di gratitudine. Noi le ricambiammo, promettendo che saremmo tornati entro breve
tempo per verificare il loro progresso, e dare forse qualche consiglio. Questo era il loro stesso
desiderio, in cui diedero anche prova di vera e propria saggezza. Infatti sono certo che sarà utile per
loro; e invero è un aiuto raramente concesso, poiché raramente viene richiesto.
Ecco la regola che vige da noi come da voi: “Chiedete e vi sarà dato”, Egli disse. Ti lascio con
queste parole, caro amico e fratello, riflettici sopra. Hai il mio amore e una buona parola di
benedizione.
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Per esempio, ogni corrente di potere che ci giunge dal Padre Supremo per essere usata al Suo
servizio, viene rafforzata dall’amore, mentre un amore insufficiente indebolisce la corrente in
proporzione alla sua carenza. Coloro che sono giunti fino a questa sfera sono in grado di scorgere il
divenire delle cose, in virtù della saggezza che hanno acquisito e assimilato nella loro personalità.
Noi vediamo, mentre ci muoviamo verso l’Incomparabile Luce, che tutte le cose tendono a un solo
principio fondamentale, che è l’Amore. Vediamo come l’Amore sia all’origine di ogni cosa.
La complessità appare quando ci allontaniamo dalla Fonte centrale e procediamo verso
l’esterno. L’amore continua a scorrere, ma subisce un adattamento a causa della minore saggezza
presente nelle personalità che svolgono il servizio divino; ecco perchè non viene percepito così
chiaramente. Quando le vibrazioni di attività spirituale, emesse da innumerevoli agenti nell’ambito
dell’unico grande Piano, raggiungono gli universi di materia, il livello di complessità
dell’adattamento e della coordinazione si accresce notevolmente. Se allora persino sulla terra il Suo
Amore può essere percepito da quelli che a loro volta amano, quanto maggiore sarà il grado in cui
esso si manifesta a noi.
Tuttavia la saggezza che dobbiamo raggiungere, anche se più semplice in un certo senso, è per
altri versi molto più complicata, a causa delle regioni ben più vaste che dobbiamo contemplare.
Mentre procedi da una sfera all’altra, incontri individui la cui responsabilità concerne sistemi
sempre più ampi di pianeti, soli e costellazioni. È costoro che devi consultare, e da loro devi
apprendere in modo sempre più profondo ciò che riguarda la costituzione dei vastissimi reami del
Padre, i figli di quei reami, e i rapporti reciproci tra Lui e loro.
Capirai allora che facciamo bene ad essere prudenti nel nostro cammino di crescita, così da
ottenere una comprensione accurata, gradino dopo gradino, perché i doveri che ci vengono
assegnati conducono a effetti ogni volta più vasti, e le conseguenze delle nostre azioni e decisioni
sono più serie e rilevanti, essendo noi responsabili di sempre maggiori estensioni di spazio e dei
loro abitanti.
Tuttavia nei messaggi che ti ho impartito mi occupo solo del vostro pianeta, dato che il tempo
non è ancora maturo per comunicare una conoscenza profonda come quella. Ora, io e i miei
compagni ci occupiamo di aiutare le persone della terra a conseguire una saggezza superiore nel
loro dovere di amarsi l’un l’altro e di amare tutti Dio. Fa parte della nostra missione sostenere
coloro che, con amore e umiltà, sono disposti a lavorare con noi – che siamo da questo lato del Velo
– e con te sulla terra, che rappresenti le nostre mani, i nostri occhi e orecchi, e provvedi le parole
che la nostra bocca pronuncia, con l’aiuto che noi ti forniamo, affinché gli uomini possano
conoscere se stessi come Dio li ha fatti, potenzialmente gloriosi e, per la stagione del loro soggiorno
terreno, costretti a faticare in un mondo dove la luce è stata offuscata.
Ora, a proposito di quanto ho detto, lascia che ti racconti alcune cose.
IL TEMPIO DELLA MONTAGNA SACRA.
Sopra un’ampia pianura della Decima Sfera si erge un’altissima montagna che svetta
perpendicolare alla prateria e domina gli altri monti, come un sovrano sul trono circondato dai suoi
cortigiani. Osservando dalla pianura il ripido sentiero che porta in cima, si scorgono ogni tanto degli
edifici. Alcuni sono templi aperti su ogni lato; altri santuari per le offerte di culto, e sulla vetta si
trova il Tempio che sovrasta tutto, e amministra e guida ogni cosa. Da questo Tempio, in certe
occasioni, sono offerte Manifestazioni della Presenza alle moltitudini raccolte nella pianura
sottostante.
È lo stesso Tempio di cui mi hai parlato prima?
No. Quello era il Tempio della Città Capitale. Questo è il Tempio della Montagna Sacra. È di
livello superiore e il suo ufficio è diverso. È collocato qui non tanto per celebrare riti all’interno, ma
per innalzare, rafforzare e istruire i devoti che si radunano sulla pianura. Ci sono guardiani e
officianti che prestano culto nel Tempio, ma sono di rango molto elevato, e pochi si uniscono a loro
e non prima di essere progrediti di qualche sfera superiore, per poi tornare a compiere una certa
missione nella Decima.
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È una Colonia di Potenti che sono avanzati individualmente oltre la Decima, ma di tanto in tanto
vengono a visitare questo Alto Luogo per missioni di soccorso e per esprimere giudizi di merito.
Alcuni di loro sono sempre presenti nel Tempio, che non viene mai lasciato senza personale. Io
comunque non sono ancora stato al suo interno, né lo farò fin quando non avrò raggiunto il potere e
la sublimità più elevata delle sfere successive.
Un giorno sulla pianura si era raccolto un grandissimo numero di persone, convocate da tutte le
parti di questa vasta Sfera. Da circa mezzo miglio – come diresti tu – dalla base della montagna
avevano occupato l’intero territorio fino a grande distanza, un gruppo dopo l’altro, tanto da
somigliare a un mare di fiori in lieve movimento, e i gioielli del loro Ordine brillavano a ogni
mossa, e i loro abiti di svariate tinte luccicavano costantemente passando da una combinazione di
colori all’altra. In alto sulla Montagna Sacra si ergeva il Tempio e ogni tanto tutti gli rivolgevano lo
sguardo con sentimento di aspettativa.
Ben presto sulla volta del Tempio apparve una compagnia di uomini, e dallo splendore dei loro
abiti capimmo che erano di rango elevato. Erano fermi sul Colonnato, sopra il Portale principale,
quando uno di loro sollevò le mani e benedì la moltitudine in basso. Ogni parola che pronunciava
squillava ed era chiaramente udita anche dai gruppi lontani. I più distanti udirono e videro con la
stessa facilità delle comitive più vicine. Allora egli rivelò lo scopo del loro raduno. Era dovuto al
fatto che certuni potevano essere condotti al loro cospetto, e ben presto sarebbe stato possibile farli
avanzare nell’Undicesima Sfera, visto che il loro progresso era stato giudicato valido a farli
procedere sicuri su quella via superiore.
Ora, nessuno di noi sapeva chi erano i nuovi iniziati – se egli stesso o il suo vicino. Questo non
fu detto. Così, in una sorta di silenzio, attendemmo di vedere il seguito che doveva accadere. Intanto
la compagnia sul Tempio restava silenziosa.
IL RE DEI RE.
Poi dal Portale del Tempio si fece avanti un Uomo, con una semplice veste bianca, ma radiosa e
di grande incanto. Sulla testa portava un diadema d’oro, e dorati erano i sandali che calzava ai piedi.
Attorno alla vita aveva una fascia rossa che brillava e spandeva raggi cremisi mentre avanzava.
Nella mano destra reggeva un calice d’oro. La mano sinistra era appoggiata sulla fascia vicino al
cuore. Lo riconoscemmo all’istante, il Figlio dell’Uomo, perché nessuno è come Lui che, in
qualunque Forma o Manifestazione appaia, combina sempre perfettamente due forze in Se Stesso:
Amore e Regalità. C’è sempre semplicità nella Sua grandezza, e regalità nella Sua semplicità.
Queste forze le senti venire dentro di te e unirsi alla tua stessa vita ogni volta che Egli si manifesta,
come ora. E quando la Manifestazione è finita, la benedizione ricevuta non si allontana, ma rimane
parte di te per sempre.
Egli se ne stava là pieno di bellezza e dolcezza che mi mancano le parole per descriverle –
dolcezza e grazia, con una sfumatura di compassione pronta al sacrificio, che si aggiungeva alla
gioiosa solennità del Suo volto. Quel volto sembrava sorridere, anche se in realtà Egli non rideva. E
in quel sorriso scendevano lacrime, non di dolore ma di gioia: gioia di donare Se Stesso agli altri,
con amore. L’insieme del Suo aspetto, e ciò che la Sua figura esprimeva, era una combinazione così
molteplice di poteri e grazia da renderLo Unico rispetto agli altri presenti lassù, e Lo innalzavano al
di sopra di tutti come un Re.
Aveva lo sguardo fisso, non verso di noi ma più lontano, verso un reame dove non potevamo
seguirlo. Mentre era così assorto, uscì dal Tempio una numerosa compagnia di servitori, sia uomini
che donne, la cui sublimità traspariva dalla delicatezza dei loro volti e delle forme.
Notai una cosa, che ti dirò come meglio posso. Ognuno di quegli spiriti benedetti aveva una
natura potente e ben definita impressa nel suo contegno, nell’andatura e nei gesti. Ma neppure due
avevano le stesse virtù in parti uguali e nella medesima combinazione. Erano tutti Angeli di ordine
e autorità elevatissimi, ma ognuno con una propria distinta personalità, e non ce n’erano due che si
somigliassero.
Intanto che Egli era fermo là, alcuni di loro si disposero ai Suoi fianchi, altri sotto la sporgenza
davanti a Lui. Quindi notai che nel volto e nella forma di Lui erano riunite, in un delicato e
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armonioso connubio, le bellezze, le qualità e i poteri di tutti gli altri. In Lui potevi osservare ogni
loro distinta qualità, ma tutte mescolate assieme. Sì, Egli era davvero Impareggiabile, e tale Unicità
conferiva ulteriore magnificenza al Suo aspetto.
Ora pensa a questa scena, e se domani trovi la possibilità di stare in mia compagnia, continuerò
a parlartene. Benedizione, gloria e bellezza sono dove Egli è, caro amico e allievo, come ho potuto
constatare non una o due volte, ma nel corso d’innumerevoli occasioni da quando ho lasciato la vita
terrena. Benedizione Egli reca e lascia ai Suoi fratelli. Gloria Lo circonda e Lo unisce al Trono nei
Luoghi Alti dei Cieli divini. Bellezza Lo ammanta come una veste di luce.
Egli è con voi come è con noi. E scende, non in senso simbolico ma di fatto, fino al semioscuro
piano terreno, portandovi Benedizione, Gloria e Bellezza. Ma esse passano inosservate laggiù,
tranne che in misura limitata e da parte di pochi – e non vengono viste sia per l’oscura nube di male
che vediamo avvolgere il mondo, sia per la mancanza di fede e convinzione nel cercarle. Ma
ciononostante Egli è con voi. ApriteGli il vostro cuore e, come noi, riceverete ciò che vi porta in
dono. †
ZABDIEL.
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