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Fujimori in libertà: ecco perché l’ex premier peruviano era stato condannato per crimini

contro l’umanità

Perù, ritorna in libertà l’ex Presidente condannato per crimini contro l’umanità

Fujimori torna libero: ha scontato appena 12 anni su 25 per crimini contro l’umanità

In 3 Sorsi – La Corte Suprema ha concesso l’indulto nei confronti di Alberto Fujimori,


ex Presidente del Perù condannato in via definitiva a 25 anni di carcere per i massacri
compiuti dagli squadroni della morte contro la popolazione civile.

1. La pena cancellata

Alberto Fujimori verrà liberato. Lo ha deciso il Tribunal Constitucional del Perù


accettando un nuovo habeas corpus presentato dall’ex Presidente. In realtà, Fujimori
sarebbe dovuto uscire già nel 2017, quando il Presidente Pablo Kuczynski concesse
all’ex Capo di Stato l’indulto per gravi problemi di salute. La decisione generò talmente
tante critiche che l’anno seguente la Corte Interamericana dei diritti umani pretese dal
Perù la revoca di quel provvedimento. Ciò costrinse la Corte Suprema a fare marcia
indietro e così Fujimori dovette fare ritorno in carcere. Oggi, però, sono stati gli stessi
giudici costituzionali peruviani ad ammettere l’errore e a restituire la libertà a Fujimori.
Salvo nuovi colpi di scena, l’ex Presidente tornerà a piede libero nonostante pesi contro
di lui una condanna a venticinque anni di carcere per crimini contro l’umanità.

2. I massacri ordinati da Fujimori

Fujimori rimase alla guida del Perù dal 1990 al 2000. Si contraddistinse per i modi
autoritari e i forti tagli alla spesa pubblica, in modo da far uscire il Paese dalla grave
crisi economica in cui era precipitato. Pugno duro venne usato anche contro Sendero
Luminoso, il principale gruppo guerrigliero che sin dagli anni Settanta aveva messo a
ferro e fuoco molte aree del Perù. Proprio per questo Fujimori propose misure durissime
per sconfiggere i guerriglieri, favorendo la creazione di bande paramilitari. Uno di
questi squadroni della morte era il Grupo Colina, che il 3 novembre 1991 portò a
termine un raid nel Barrios Altos di Lima con l’obiettivo di scovare i combattenti di
Sendero Luminoso. Rimasero uccise quindici persone, nessuna delle quali era membro
della guerriglia. A ordinare questo massacro fu proprio l’allora Presidente Alberto
Fujimori. Stessa dinamica accadde il 18 luglio 1992, quando un’altra squadraccia di
paramilitari assassinò nove studenti e un professore fuori dal campus dell’Universidad
‘La Cantuta’ a Lima. Oppure per il sequestro e la tortura del giornalista Gustavo Gorriti
e l’imprenditore Samuel Dyer. Fatti per i quali Fujimori è stato individuato come
mandante. Sapendo di poter essere indagato per i quattro massacri compiuti dai
paramilitari durante il suo mandato, poco prima che scadesse il suo ultimo mandato
come Presidente della Repubblica, Fujimori si rifugiò in Giappone per via della doppia
cittadinanza. Venne arrestato solo nel 2005, quando si recò in Cile per poter rientrare in
Perù, dove aveva intenzione di presentare la candidatura per l’elezioni del 2006. Il
giorno seguente il suo arrivo a Santiago del Cile venne arrestato dalla polizia locale, che
stava eseguendo il mandato di cattura emesso dall’Interpol. Nel 2010 è stato condannato
in via definitiva a venticinque anni di carcere per i fatti elencati in precedenza, che sono
stati considerati dalla Corte Suprema crimini contro l’umanità. Altri casi sono stati
aperti contro di lui tra il 2009 ed il 2015, poiché venne sospettato di avere estorto fondi
pubblici spiare avversari politici oppure per finanziare giornali favorevoli alla sua
rielezione. Però è sempre stato assolto, così come per il programma di sterilizzazione di
massa promosso dal suo governo per impedire alle fasce sociali più deboli di riprodursi.

3. L’ONU critica il Perù

La liberazione di Fujimori ha destato grande preoccupazione a livello internazionale. “È


una garanzia dell’impunità per i potenti” – ha commentato il premier Anibal Torres,
mentre l’Alto commissariato delle Nazioni Unite ha invitato la Corte Suprema a
“rispettare i diritti delle vittime”. Ora, in base alle raccomandazioni della Corte
interamericana dei diritti umani, i magistrati costituzionali peruviani avranno tempo fino
al 25 marzo per motivare la loro decisione. Difficile prevedere cosa succederà, ma è
opportuno ricordare che il fujimorismo gode di forte consenso in buona parte del Perù,
basti pensare che Keiko Fujimori, figlia dell’ex Presidente, ha sfiorato la maggioranza
alle ultime elezioni presidenziali, vinte di misura da Pedro Castillo.

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