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Il digiuno nel Giorno di 'Ashùrah [dal Cap.

71
Futùhàt al Makkiyyah]

Circa il Giorno di Ashùrah, sono in disaccordo [i dotti] sulla


determinazione di quale esso sia tra i giorni del mese di Muharram.
Si dice che esso sia il decimo giorno - ed è corretto ed anch'io [qui
Ibn ‘Arabi (ra) parla in prima persona] sostengo ciò - e si dice che sia
invece il nono.

Si trovano, qui, relativamente alla celebrazione del Giorno di Ashùrah


ed al suo digiuno, le proprietà del Nome divino "il Primo" (al Awwal)
e del Nome divino "l'Ultimo" (al ‘Akhir).
Colui che si trova nel maqàm della Ahadiyyah della Sua Essenza
[corrispondente, in questo caso, al Nome "il Primo"] lo celebra il
decimo giorno ed in esso digiuna, poiché esso [il numero dieci (10)] è
il primo delle cosiddette "unità composte" ["ahàd al 'aqd", sono i
numeri composti da più di una cifra ed in effetti, il numero dieci, è il
primo numero composto da due cifre], mentre colui che è
assoggettato al maqàm del Nome divino "l'Ultimo" lo celebra il nono
giorno ed in esso digiuna, poiché esso è l'ultimo dei numeri semplici
(basà'it).

Poiché il digiuno - intendo dire, il digiuno del Giorno di 'Ashùrah - è


altamente desiderabile (muraghghab) ed il suo esser obbligatorio è
venuto prima dell'esser obbligatorio del [digiuno di] Ramadan
[l'istituzione del digiuno di 'Ashùrah precede, cronologicamente,
quella del digiuno di Ramadan], a dispetto del disaccordo sul suo
"status" di obbligatorietà (fardiyyah), è corretto attribuirgli il
"maqàm" del "wujùb" ed il suo "status" è lo status di ciò che é
obbligatorio (wàjib) [ancorché, dal punto di vista sciaraitico, non vi
sia l'obbligo di digiunare in questa giornata, come invece vi è in una
giornata del Mese di Ramadàn] .

Pertanto, colui che digiuna [in tale giorno] ottiene la prossimità


(qurbah) di ciò che è obbligatorio (wàjib) e di ciò che è raccomandato
(mandùb).

Colui che possiede queste due contemplazioni e queste due teofanie


riconosce esse due dal loro "gusto" allorché digiuna nel Giorno di
'Ashùrah.
Muslim riporta da parte di Qatàdah (ra) che l'Inviato di Allah (sas) ha
detto a proposito del digiuno nel Giorno di 'Ashùrah : "Mi aspetto da
Allah che perdoni [quanto commesso nel] l'anno precedente."

La messa in atto di questo giorno assume la "forza" (quwwah) del


"maqàm" della forza di tutti i giorni dell'anno, come se fosse stato
praticato, in ciascuno di essi, quanto è appropriato in quanto a
digiuno.

Questo giorno [di 'Ashùrah] quindi, sostiene, in virtù della facoltà che
esso conferisce a colui che digiuna, l'insieme di quanto commesso
nell'anno che precede. Dunque, costui non sarà biasimato per quello
che egli ha commesso durante l'anno, né quanto egli ha commesso
durante i giorni del mese di Ramadàn, né nel resto dei giorni e delle
notti eccellenti, nonostante il fatto che il mese di Ramadàn sia più
eccellente di questo giorno [di ‘Ashùrah]. E così, analogamente, per il
Giorno di 'Arafah, per Laylatu-l-Qadr e per il Giorno del Venerdì.

La sua [del Giorno di 'Ashùrah] rassomiglianza è paragonabile


all'Imàm che dirige la preghiera di colui che è più eccellente di lui,
come fece ibn 'Awf (ra) quando diresse la salàt dell'Inviato di Allah
(sas), cioè di qualcuno incontestabilmente più eccellente di lui,
poiché si fece carico delle [eventuali] omissioni di tutti coloro che
pregavano dietro di lui, nonostante il fatto che uno di questi fosse di
gran lunga più più eccellente di lui.

Non è quindi inverosimile che il digiuno del Giorno di 'Ashùrah si


faccia carico delle colpe del peccatore commesse durante tutti
quanti i giorni dell'anno. Se tu sei in grado di testimoniare
direttamente la cosa, oppure appartieni alla gente dello svelamento
(kashf), riconoscerai allora la correttezza di quanto detto.

Né il Legislatore né il conoscitore ('àrif) sono sospinti, quando usano


l'espressione : "Mi aspetto da Allah", soltanto dal fatto di avere una
buona opinione di Allah [Allusione allo hadìth qudsì : "Io sono
secondo l'opinione che il Mio servitore ha di Me. Abbiate dunque
una buona opinione di Me"].

Piuttosto questa è una espressione di "adab" che si usa con Allah,


nonostante il fatto che si abbia una scienza da parte Sua circa il fatto
che [tale pratica] comporti [con certezza] il perdono dei peccati.

Ha detto Allah : "Forse Allah accoglierà il loro pentimento"


(Cor.9,102 “َ ْ‫) ”ٱﻟﻠﻪُ أن ﻳَﺘُﻮبَ ﻋَﻠﻴْﻬِﻢ‬. Egli, l'Altissimo, conosce con certezza
ciò che accadrà ai Suoi servitori : nonostante ciò, Egli si esprime
mediante una espressione di speranza. E la creatura (makhlùq)
possiede primariamente questa qualità [la "mancanza di certezza", la
"precarietà"], infatti essa è la sua realtà essenziale, se Allah non gli
ha insegnato altro [a meno che Allah non gli abbia donato una
scienza in proposito]. E se Allah lo ha reso edotto, egli, comunque, si
mantiene aderente alla sua condizione originale, come "adab" nei
confronti di Allah Altissimo.

Non hai forse visto che l'Inviato di Allah (sas), nonostante la sua
certezza che egli stesso sarebbe dovuto morire - infatti Allah gli ha
detto : "Invero, tu dovrai morire ed essi dovranno morire"
(Cor.39,30) - , ha comunque usato l'espressione "insha Allah" quando
si era recato al cimitero chiamato "al Baqì'", in quel di Medina, e si
era soffermato tra le tombe, salutando [coloro che vi erano
seppelliti] e dicendo : "Ed in verità, insha Allah, dopo di voi io vi
seguirò !" ?

Egli (sas) usò l'espressione "insha Allah" anche per una cosa di cui era
sicuro. Ed era perfettamente equivalente , per lui (sas), usare questa
espressione nel caso della morte oppure nel caso della fede giacché
ambedue, per lui (sas), erano ugualmente certezze.

Questo è un "adab" divino, poiché Allah Altissimo gli aveva detto :


"Non dire mai di nessuna cosa : "certamente io domani farò
questo" , senza dire "insha Allah"! " (Cor.18,23-24), e dunque ,
quando egli (sas) disse appunto : "Io vi seguirò", usando il nome di
azione, aggiunse "insha Allah" obbedendo all'ordine di Allah".

Riporta al Bukhari, da Salmah ibn al Akùa' che l'Inviato di Allah (sas)


ordinò ad una persona, e costui era Aslam, di dire alla gente : "Colui
che ha mangiato, che completi [digiunando] il resto del suo giorno e
colui che non ha mangiato lasciate che digiuni. Infatti oggi è il Giorno
di 'Ashùrah".
Ed ha reso la sua regola [la regola del digiuno in questo giorno] come
la regola di chi non ha deciso di compiere il digiuno non avendo la
certezza che quel giorno sia il primo giorno del mese di Ramadàn. Poi
si è reso evidente che esso giorno sia effettivamente il primo ed
allora egli [dal momento in cui ne viene a conoscenza] è comandato
di astenersi dal mangiare e dal bere e di recuperare. Questo è un
hadìth sahìh.

Ed ha detto, effettivamente : "lasciate che completi il resto del


giorno" , ma tuttavia non ha qualificato costui come "uno che
digiuna" (sà'im).
Rafforza questo hadìth lo hadìth del "qadà'" (il dovere del
recupero)che è stato riportato da Abù Dawùd da parte di
'AbdorRahman bin Muslimah, dal suo zio paterno che disse : "Aslam
venne da parte del Profeta (sas) e chiese : "State digiunando voi ?".
Risposero "No !". Disse : "Allora completate il resto del vostro giorno
e poi recuperatelo"", intendendo dire: il Giorno di 'Ashùrah. Questo
hadìth non è comunque universalmente accettato come autentico.

Quel che aveva in vista il Profeta (sas) era la sacralità (hurmah) del
Giorno poiché esso possiede dei segreti di Allah Altissimo che
elevano la sua eccellenza per i Suoi servitori.

Si manifesta, in questo caso, l'eccellenza dell'astensione dal cibo e


dalla bevanda anche se la persona non è in digiuno. Questa è la fame
(jù') alla quale allude la gente del Sufismo nei suoi discorsi.
Ed a proposito di essa io dico :

Sono affamato sebbene non digiuni , poiché la mia anima / contende


con me la ricompensa del digiuno / E se la sua ricompensa svanisse
nulla noi avremo da discutere / osservando il digiuno e la veglia
notturna / Il servo è un servo di Allah fintanto che / nella sua anima è
presente un bersaglio per l'arciere.

Il Profeta (sas), ordinando il "qadà'" per tale Giorno ha rafforzato la


sua rassomiglianza con Ramadàn, ma non per quel che deve essere
fatto nel caso che tale giorno sia stato perduto, perchè non vi è un
vero e proprio "recupero" [del Giorno di digiuno perduto], poiché
non è stata formulata una appropriata intenzione [la notte prima,
cioè , trattandosi di un digiuno volontario, se uno non ha formulato
l'intenzione di farlo non ha nulla poi da recuperare se non lo fa].
Egli ci ha esortati intensamente a digiunare e ci ha comandato di
differenziarci dalla Gente del Libro, Ebrei e Cristiani, e ciò che
concerne questo differenziarsi riguarda quello che essi si sono dati
come Legge senza esserne invece autorizzati da Allah. Essi hanno
alterato e sostituito [la loro Legge] ... ed è per questo che ci è stato
comandato di differenziarci da loro, salvo in quello che il Profeta
(sas) ha stabilito per noi tra ciò che è stato legiferato per loro [cioè,
quello che, delle loro Leggi, il Profeta (sas) ha confermato come
valido anche per la comunità islamica], e che egli (sas) ci ha
insegnato (ordinato) con certezza, come la lapidazione dell'adultera
ed il compimento della preghiera da parte di colui che non l'aveva
compiuta per dimenticanza e poi se ne è ricordato.
Essendoci stato [il digiuno del Giorno di 'Ashùrah] esplicitamente
specificato, noi lo abbiamo quindi appreso con certezza.

Allah Altissimo ha detto a proposito dei Profeti (as) : "Essi sono


coloro che Allah ha guidato : attieniti dunque alla loro guida"
(Cor.6,90), e "Egli ha stabilito per voi, nella Religione, la stessa via
che aveva raccomandato a Nùh, e che Noi ti abbiamo data in
rivelazione, e che imponemmo ad Ibràhìm, Mùsà ed 'Isà :
"Assolvete al culto e non fatene motivo di divisione"" (Cor.42,13).

Ed egli (sas) disse : "Noi siamo più prossimi a Mùsà di voi" (Nahnu
awwal bi-Mùsà minkum), alludendo, con il pronome di prima
persona plurale "noi", a se stesso ed alla sua Comunità. Pertanto noi
siamo più vicini a Mùsà (as) che gli Ebrei, poiché essi non hanno
creduto a tutto quel che Mùsà (as) aveva apportato loro. Se essi
avessero creduto in tutto, allora avrebbero creduto in Sayyiddina
Muhammad (sas) e nel suo Libro.
Noi siamo stati comandati di avere fede in lui (sas) ed in ciò che è
stato fatto scendere su di lui (sas). Poi il Vero ci ha informati a
proposito di questo e ciò che Egli ha detto è verità. Pertanto è
impossibile, nella Comunità di Sayyiddina Muhammad (sas), che colui
che è credente creda in una parte di ciò che è stato apportato e
miscreda invece in un'altra.

Questa è una Sollecitudine ('inàyah) divina in quanto Egli ci ha


informati di essere stati protetti da questo tipo di errore e questa è
una buona novella per noi.

Ha detto l'Altissimo : "L'Inviato crede in quello che è stato fatto


scendere su di lui da parte del suo Signore, e così i credenti. Essi
tutti credono in Allah, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri e nei Suoi
Inviati. Non facciamo differenze tra i Suoi Inviati" (Cor.2,285).
E tra ciò che Sayyiddina Mùsà (as) aveva apportato vi era il digiuno
nel Giorno di 'Ashùrah. Dunque noi crediamo in ciò ed obbediamo al
comando dell'Inviato di Allah (sas) [celebrandolo con il digiuno], così
come Sayyiddina Mùsà (as) digiunava in esso.
Poi Allah ci ha imposto come obbligo il digiuno del Mese di Ramadàn
e ci ha lasciato la scelta del digiuno nel Giorno di 'Ashùrah e dunque
noi digiuniamo in esso alla maniera di coloro che sono venuti prima
di noi. Così noi combiniamo assieme la ricompensa dell'obbligatorio
(fardiyyah) con quella del superogatorio (nafil) ad un grado superiore
rispetto ai credenti tra il popolo di Sayyiddina Mùsà (as).

Quando egli (sas) ci ha ordinato di differenziarci dagli Ebrei, ci ha


anche detto di digiunare il giorno precedente, cioè il nono, oppure il
giorno seguente, cioè l'undicesimo.
Ma non ha detto : "Differenziatevi da Sayyiddina Mùsà (as)" poiché
Allah ci ha protetti da questo errore, cioè dal fatto di opporci ai
Profeti (as).

Allah ha fatto scendere su di noi alcune delle loro leggi così come ha
fatto scendere su di noi ciò che per noi è divenuto legge. E noi
crediamo a tutto, all'abrogante ed all'abrogato, di ogni legge. E non è
necessario per la Fede l'esistenza di una pratica, salvo quella pratica
la cui esecuzione è comandata. Ed è in questa misura che noi ci
differenziamo dagli Ebrei.

E' per questo motivo che alcuni dei nostri sapienti presumono che il
Giorno di 'Ashùrah sia il nono del mese di Muharram e nessun altro.
Tuttavia abbiamo riportato a proposito di tutto ciò qualcosa che ci fa
arguire che invece esso sia il decimo giorno, e questo qualcosa è lo
hadìth di Abù Ahmad bin 'Alì al Jurjànì (ra), che a sua volta lo riporta
da un hadìth di ibn Hayy da Dawùd ibn 'Alì, da parte di suo padre, da
parte di suo nonno, in cui si narra che il Profeta (sas) disse : "Se sarò
ancora vivo il prossimo anno digiunerò un giorno prima ed un giorno
dopo".

Poi vi è un secondo hadìth, ed è quello che riporta Muslim da al


Hakam ibn al A'raj : "Mi intrattenni con Ibn 'Abbàs mentre egli era
coricato sopra al suo mantello presso il pozzo di Zamzam e gli
domandai : "Dimmi circa il digiuno nel Giorno di 'Ashùrah ?" Egli
rispose : "Quando vedi , tu , al Hakam, il nuovo crescente lunare di
Muharram, allora conta otto giorni e svegliati la mattina del nono
digiunando." Gli chiesi : "Così è come digiunava in esso Muhammad
(sas) ?" Rispose : "Sì, se fosse vissuto ancora un altro anno"".

E corrobora quel che noi andiamo dicendo ciò che Muslim riporta,
sempre da parte di ibn 'Abbàs (ra), che disse : "Quando l'Inviato di
Allah (sas) digiunò il Giorno di 'Ashùrah e comandò che in esso si
digiunasse, essi replicarono : "O Inviato di Allah (sas) , ma esso è un
giorno che gli Ebrei ed i Cristiani onorano !", l'Inviato di Allah (sas)
rispose loro : "Se ci sarò ancora il prossimo anno, insha Allah, allora
digiuneremo [anche] il nono giorno." Ma quando giunse il nuovo
anno ormai la vita [terrena] dell'Inviato di Allah (sas) era giunta al
suo termine. Egli (sas) non digiunò il nono giorno per il fatto che quel
giorno fosse effettivamente 'Ashùrah ma digiunò invece il decimo
giorno, come Giorno di 'Ashùrah, a controprova che tale Giorno è
appunto il decimo.

Pertanto non è appropriato dire che il nono giorno è quello di


'Ashùrah, a motivo dell'esistenza di queste narrazioni.

Già abbiamo ricordato la sapienza (hikmah) nel digiunare il nono ed il


decimo giorno, come ricollegata al Nome : "il Primo" ed al Nome :
"l'Ultimo". Parimenti, adesso, parlerò del digiuno del giorno dopo il
Giorno di 'Ashùrah, in modo di poter vedere la correlazione con ciò a
cui abbiamo alluso.

E diciamo, analogamente, che esso è collegato al nome : "il Primo",


così come lo è 'Ashùrah con il dieci. Infatti il dieci è il primo dei
numeri a due cifre [il primo delle decadi] e l'undici è il primo dei
numeri composti (tarkìb) risultanti dalla combinazione di un numero
semplice con un numero a due cifre.
Considera quindi la saggezza del Legislatore nel suo ordinare il
digiuno nel giorno prima od in quello dopo, in modo che gli Ebrei non
potessero dire : "Il suo digiuno è inteso per noi", poiché è riprovevole
che così accada per gli atti obbligatori, a meno che non vi siano delle
specifiche restrizioni.

Infatti ci è stato proibito di anticipare Ramadàn un giorno oppure


due [cioè digiunando nel "giorno del dubbio"] a meno che non si
tratti di un digiuno che siamo soliti fare. Inoltre, fa parte della
Sapienza connessa a tutto questo, la proibizione di digiunare il
Giorno della Festa della Rottura ('Id al Fitr), al fine di non legare il
digiuno di Ramadàn con il digiuno di un altro mese.
Il Vero, infatti, differenzia [nettamente] l'obbligatorio dal super
rogatorio.

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