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In merito alla seguente traduzione

“Lettera a un discepolo” è un’opera che ha già visto una


sua traduzione in lingua italiana nel 1992 a cura di Sante
Ciccarello, edita da Sellerio editore Palermo.

A distanza di quasi tre decadi, ho voluto riproporre una


seconda traduzione ripartendo dal testo originale
dell’opera in lingua araba, in particolare la 4a edizione
edita da Dar Al-Basha’ir Al-Islamiyyah. Ho fatto ricorso
alla traduzione italiana sopraindicata ed altre traduzioni
presenti in lingua inglese per alcuni confronti.

La seguente traduzione si presenta con un linguaggio at-


tuale e comune al fine di rendere la lettura più accessibile.
Alcune parti, che avrebbero richiesto una determinata co-
noscenza per poterle comprendere secondo l’intento del-
l’autore, sono state integrate con delle parentesi per ren-
derle comprensibili a tutti - eccetto per le parentesi usate
per l’invocazione della misericordia in seguito alla menzio-
ne di altri sapienti, le quali appartengono all’autore origi-
nale.

Infine, ho voluto dare una particolare attenzione all’aspet-


to grafico di un’opera così essenziale, ricorrendo per esem-
pio all’uso degli elenchi puntati dove necessario, in modo
da offrire una miglior concettualizzazione dei punti trattati
nella mente del lettore.

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Il motivo per cui l’Imam Al-Ghazali scrisse questa lettera

In nome di Allah, l’estremamente Misericordioso, l’infini-


tamente Misericordioso.

Lode ad Allah, Signore dei mondi. L’esito felice sarà per i


pii. La pace e la benedizione siano sul Suo Profeta
Muhammad e su tutta la sua famiglia.

Un discepolo che frequentò assiduamente lo Shaykh,


l’Imam, l’ornamento della religione e la prova dell’Islam,
Abu Hamid Muhammad Al-Ghazali (Allah ne abbia mise-
ricordia), studiando presso questo maestro la conoscenza
religiosa fino ad assimilare le sue finezze e lavorando con-
temporaneamente sull’educazione della sua anima alle mi-
giori virtù, rifletté un giorno sulle sue condizioni, su come
avesse speso gran parte della sua vita nell’apprendimento
di svariate scienze.

Volle così scrivere all’Imam affinché gli indicasse cosa, tra


tutte quelle scienze, gli fosse davvero utile ed essenziale per
la salvezza e la liberazione della sua anima, cercando di
applicare il detto profetico secondo cui il Messaggero di
Allah ‫ ﷺ‬disse: «O Allah, mi rifugio in Te da una cono-
scenza che non reca beneficio».

Nonostante le molteplici opere dell’Imam contenessero già


le risposte alle domande del discepolo, quest’ultimo desi-
derava che l’Imam gli scrivesse ciò che cercava in poche
pagine che avrebbe potuto applicare e tenere appresso per
il resto della sua vita, così l’Imam gli scrisse questa lettera:

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Sappi, caro giovane che mi ami - che Allah l’Altissimo pro-
lunghi la tua vita nella Sua obbedienza e ti conduca sulla
via di coloro che ama - che i consigli si ricavano dai tesori
del Messaggio (del Profeta), su di lui la benedizione e la
pace. Se ti fossero già giunti i suoi consigli, quale bisogno
avresti dei miei? E se non ti fossero ancora giunti, allora
dimmi: che cosa hai appreso in questi anni passati?

Figlio mio!
Tra i consigli che il Messaggero di Allah ‫ ﷺ‬diede alla sua
comunità, c’era il seguente: «Il segno dell’allontanamento
di Allah dal servo è l’occuparsi di quest’ultimo in ciò che è
privo di valore (o utilità, o anche ciò che non lo riguardi);
e se una persona spendesse anche solo un’ora della sua vita
in altro rispetto a quello per cui è stata creata, si sarà allo-
ra meritata un grande rimorso (nel Giorno della Resurre-
zione); e chi oltrepassi i quarant’anni senza che le sue buo-
ne azioni superino quelle cattive, si prepari al Fuoco».
Questo consiglio è sufficiente per coloro che hanno intellet-
to.

Figlio mio!
Dare un consiglio è facile, accettarlo è difficile, perché ri-
sulta amaro al gusto di coloro che seguono i propri deside-
ri biasimevoli, essendo le cose proibite dolci ai loro cuori.
Questo vale specialmente per chi ricerca la conoscenza in
modo formale, occupandosi dei meriti personali e degli in-
teressi di questo mondo. Costui crede che la sua salvezza
sia nella conoscenza teorica e che sia esonerato dalla sua
applicazione. Questo è il credo dei filosofi. Gloria ad Allah
l’Immenso!

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Questi non sanno che la conoscenza che acquisiscono e che
non applicano sarà certamente testimone contro di loro,
come disse il Messaggero di Allah ‫ﷺ‬: «Il peggior tormen-
to nel Giorno della Resurrezione è riservato alla persona
dotata di conoscenza e alla quale Allah non avrà permesso
di beneficiare di quello che sapeva».

Si narra che Al-Giunaìd (che Allah ne santifichi l’anima) fu


visto in sogno, dopo la sua morte, e gli venne chiesto:
«Che notizie hai, o Abù Al-Qàsim?» Rispose: «I discorsi si
sono dissolti e le allusioni sono svanite; nulla ci ha recato
beneficio se non alcune preghiere compiute nel cuore della
notte».

Figlio mio!
Non rimanere povero di opere, né privo degli stati spiri-
tuali, e sii certo che la sola conoscenza teorica non ti sarà
d’aiuto. Considera l’esempio di un uomo nel deserto: se
disponesse di dieci spade indiane e altre armi ancora, sup-
ponendo che egli sia anche un abile guerriero dotato di co-
raggio; se lo attaccasse un leone feroce e terribile, pensi che
le armi sarebbero in grado di respingere il suo pericolo, se
non le usasse per colpirlo? È ovvio che senza usare le armi
il pericolo non sarà mai respinto.

Eccoti un altro esempio: se un uomo si ammalasse e avesse


la febbre e un aspetto giallastro, la sua cura risiederebbe
nel sekanjabìn e nel brodo di grano, ma la guarigione non
si verificherebbe senza il loro uso.

Versa il vino mille volte,


ubriaco diventa solo chi lo beve.
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Figlio mio!
Se imparassi la conoscenza per cento anni e scrivessi mille
libri, non saresti pronto alla misericordia di Allah l’Altis-
simo senza applicarla nelle tue opere. Egli, l’Altissimo,
dice: «L’essere umano non avrà se non ciò per cui si sarà
sforzato», e dice: «Chi speri nel buon incontro del suo Si-
gnore, compia opere pie», e dice: «Questo è il compenso
per quello che hanno fatto», e dice: «Coloro che credono e
compiono il bene avranno per dimora i giardini del Paradi-
so, dove rimarranno in perpetuo senza desiderare alcun
cambiamento», e dice: «Eccetto per colui che si pente, cre-
de e agisce con opere pie».

E cosa ne pensi di questo detto profetico? «L’Islam è fon-


dato su cinque (pilastri): testimoniare che non c’è altra di-
vinità se non Allah e che Muhammad è il Messaggero di
Allah, assolvere la preghiera, pagare la zakat, digiunare
Ramadan e compiere il pellegrinaggio alla Mecca per chi
ne abbia le possibilità».

La fede (per definizione) è un attestazione verbale accom-


pagnata dal credo certo del cuore e dai pilastri realizzati
con il corpo.

Le prove (a favore dell’inscindibile necessità) delle opere


sono più di quante se ne possano enumerare. Anche se il
servo raggiungesse il Paradiso per Grazia e Generosità di
Allah l’Altissimo, sarà solo dopo essersi preparato con
l’obbedienza e la devozione a Lui, poiché «la Misericordia
di Allah è vicina a coloro che operano il bene».

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Ma se qualcuno volesse ancora dire: «La fede (a parole) è
sufficiente (per ottenere il Paradiso)». Risponderemmo: sì,
ma quando lo vedrà? E quanti insormontabili ostacoli gli
si presenteranno prima che ci arrivi? Il primo di questi
ostacoli è quello della fede: è garantito che gli rimarrà sen-
za perderla? Arrivando in Paradiso in questa condizione, si
ritroverà sprovvisto di opere e peccatore.

Al-Hasan Al-Basri (Allah ne abbia misericordia) disse:


«Nel Giorno della Resurrezione, Allah l’Altissimo dirà ai
Suoi servi: “Entrate in Paradiso per Mia misericordia e fa-
tene parte secondo le vostre azioni”».

Figlio mio!
Finché non agirai, non troverai ricompensa.

Si narra che un uomo dei Figli d’Israele adorò Allah l’Al-


tissimo per settant’anni; Allah volle mostrare il suo stato
agli angeli, così gli inviò un angelo per dirgli che, con tutta
quella sua adorazione, non meritava di entrare in Paradiso.
Il devoto rispose: «Noi siamo stati creati per l’adorazione,
quindi dobbiamo adorare». Quando l’angelo ritornò, Al-
lah l’Altissimo gli chiese: «Cosa ha detto il Mio servo?»
Rispose: «Mio Dio, Tu meglio conosci quel che ha detto».
Allora Allah disse: «Se lui non si distaccherà dall’adorarCi,
allora Noi - con generosità - non ci distaccheremo da lui.
Angeli miei, vi testimonio che l’ho perdonato».

Il Messaggero di Allah ‫ ﷺ‬disse: «Esaminate voi stessi


prima che veniate esaminati, e pesate le vostre azioni pri-
ma che vi siano pesate». E Alì (Allah ne sia compiaciuto)

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disse: «Chi pensa di arrivare senza agire è un illuso, mentre
chi pensa di arrivare col solo suo agire è un presuntuoso».

Al-Hasan Al-Basri (Allah ne abbia misericordia) disse:


«Ambire al Paradiso senza operare è uno dei peccati». E
disse anche: «Il segno dell’autenticità non è abbandonare
l’azione, ma la fierezza nel compierla».

E il Messaggero di Allah ‫ ﷺ‬disse: «Intelligente è chi esa-


mina se stesso e opera per quel che sarà dopo la morte,
stolto è chi conduce se stesso a seguire i propri desideri e
mantiene nei confronti di Allah una speranza vana (non
accompagnata da opere)».

Figlio mio!
Quante notti hai trascorso nella ripetizione delle nozioni e
nella lettura dei libri, privandoti del sonno! Non so quale
fosse il tuo scopo in tutto ciò. Se lo hai fatto per scopi
mondani, per ottenere guadagni terreni effimeri e aggiudi-
carti delle cariche, vantandotene con i tuoi simili, allora
guai a te e ancora guai a te! Invece, se il tuo scopo era vivi-
ficare la Legge Sacra del Profeta ‫ﷺ‬, raffinare i tuoi carat-
teri e domare l’ego che ordina il male, allora che tu sia
beato.

Ha detto il vero l’autore di questi versi:

Vano è tenere gli occhi svegli


per altri che il Tuo volto,

e vane le loro lacrime versate


per la perdita di altri che Te.
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Figlio mio!
Vivi quanto vuoi: un giorno dovrai morire. Ama chi vuoi:
un giorno te ne separerai. Fai quello che vuoi: verrai com-
pensato di conseguenza.

Figlio mio!
In che modo ti sarà utile lo studio della teologia, delle di-
spute logiche, della medicina, delle politiche amministrati-
ve, della poesia, dell’astronomia, della prosodia, della sin-
tassi e della morfologia, se non facendoti perdere gli anni
della tua vita, (nel caso ti occupassi di queste scienze) tra-
scurando le disposizioni del Dio Maestoso?

Ho letto nel Vangelo che Gesù (su di lui la pace) disse:


«Dal momento in cui il morto viene posto nella bara fino a
quando viene posato sul bordo della tomba, Allah nella
Sua Immensità gli pone quaranta domande; la prima è:
“Mio servo, per anni hai abbellito il tuo aspetto davanti
alle persone, e nemmeno un’ora lo hai abbellito per Me”».
Ogni giorno Allah l’Altissimo guarda al tuo cuore dicendo:
«Che cosa ricerchi negli altri, quando sei immerso nei Miei
favori! Sei così sordo da non essere in grado di sentire?».

Figlio mio!
Conoscenza senza pratica è follia, e la pratica non può mai
essere priva di conoscenza.

Sappi che la conoscenza che oggi non ti allontana dai pec-


cati e non ti invoglia all’obbedienza, domani non ti pro-
teggerà dal fuoco dell’Inferno. E se non pratichi oggi quel-
lo che conosci, recuperando i giorni passati, domani, nel

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Giorno della Resurrezione, dirai: «Lasciaci tornare a ope-
rare il bene» ma la risposta sarà: «Stolto, è da lì che sei ve-
nuto!».

Figlio mio!
Coltiva la forza di volontà nel tuo spirito, sconfiggi il tuo
ego e disciplina i desideri del tuo corpo, perché la tua di-
mora sarà la tomba e le genti dei cimiteri stanno aspettan-
do il momento del tuo arrivo. Bada quindi dall’arrivare da
loro senza provviste.

Abù Bakr il veritiero (Allah ne sia compiaciuto) disse:


«Questi corpi possono essere una gabbia per uccelli o una
stalla per animali». Rifletti dunque: qual è il tuo caso? Se
appartieni agli uccelli celesti, quando sentirai battere il
tamburo: «Torna dal tuo Signore», volerai salendo fino
alle torri più alte del Paradiso, come disse il Messaggero di
Allah ‫ﷺ‬: «Il trono del Misericordioso si è rallegrato per la
dipartita di Sa’d figlio di Mu’adh».

E se, Dio non voglia, dovessi appartenere agli animali,


come Allah l’Altissimo descrive: «Quelli sono come le be-
stie, anzi sono ancora più sviati dalla retta via», allora non
considerarti al riparo quando ti trasferirai dal rifugio della
tua casa al dirupo dell’Inferno.

Si narra che un bicchier d’acqua fresca venne dato ad Al-


Hasan Al-Basri (Allah ne abbia misericordia), il quale, af-
ferrandolo, svenne all’istante, facendolo cadere dalle sue
mani. Quando riprese coscienza, gli fu chiesto: «Che ti
prende, o Abù Saìd?» Rispose: «Mi sono ricordato il desi-

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derio delle genti del Fuoco quando diranno alle genti del
Paradiso: “Versateci un po’ d’acqua”».

Figlio mio!
Se la conoscenza teorica fosse sufficiente e le azioni fossero
irrilevanti, allora il richiamo di Allah l’Altissimo (nell’ul-
timo terzo di ogni notte): «C’è qualcuno che chiede? C’è
qualcuno che implora perdono? C’è qualcuno che si
pente?» sarebbe insensato.

Si narra che un gruppo di Compagni del Profeta (Allah ne


sia compiaciuto) menzionarono Abdullah figlio di Umar in
presenza del Messaggero di Allah ‫ﷺ‬, il quale disse: «È un
uomo eccellente, se solo pregasse di notte».

E disse il Profeta ‫ ﷺ‬a un suo compagno: «O Tale, non


dormire troppo, poiché dormire troppo la notte rende po-
veri nel Giorno della Resurrezione».

Figlio mio!
«Veglia (in preghiera volontaria) parte della notte» è un
ordine divino.
«Implorano perdono nell’ultima parte della notte» è un
gesto di gratitudine.
«Coloro che implorano il perdono nell’ultima parte della
notte» è una forma di ricordo di Allah.

Disse il Profeta ‫ﷺ‬: «Tre voci sono amate da Allah l’Altis-


simo: la voce del gallo, la voce di colui che legge il Corano
e la voce di coloro che implorano il perdono nell’ultima
parte della notte».

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Disse Sufiàn At-Thaùri (Allah ne abbia misericordia): «Al-
lah l’Altissimo fa soffiare un vento nell’ultima parte della
notte che raccoglie i ricordi di Allah e le richieste di perdo-
no e le consegna al Re Onnipotente». Disse anche: «Nella
prima parte della notte, un chiamante da sotto il Trono
chiama: “Si alzino gli adoratori”, quindi si alzano, pre-
gando quanto Dio vuole. Poi, nel cuore della notte, un
chiamante chiama: “Si alzino i devoti”, quindi si alzano
fino all’ultima parte della notte. Dopodiché, al giungere di
quest’ultima, un chiamante chiama: “Si alzino coloro che
implorano il perdono”, quindi si alzano e chiedono perdo-
no. Infine, all’alzarsi dell’alba, un chiamante chiama: “Ora
si alzino i negligenti”, quindi si alzano dai loro letti come
fossero morti risorti dalle loro tombe».

Figlio mio!
Si narra in alcune raccomandazioni di Luqmàn il saggio a
suo figlio: «Figlio mio, non permettere al gallo di essere
migliore di te: lui canta al levarsi dell’alba mentre tu dor-
mi».

Ha detto bene l’autore di questi versi:

Nel cuore della notte, una colomba lodò (il Signore)


su un ramo, mentre io dormivo.

Per Dio, ho mentito definendomi un amante,


altrimenti non mi avrebbe preceduto il pianto della
colomba.

Pensavo di amare realmente il mio Signore,


ma ecco che gli animali piangono mentre io non
verso una lacrima.
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Figlio mio!
La conoscenza in sintesi è sapere cosa siano l’obbedienza e
l’adorazione.

Sappi che l’obbedienza e l’adorazione sono l’osservanza


della Legge Sacra nei suoi ordini e nelle sue proibizioni, si
tratti di parole o di azioni. Mi spiego meglio: ogni cosa che
dici o compi, o che ti astieni dal dire o dal compiere, rien-
tra nella Legge Sacra alla quale cerchi di conformarti. Per
esempio, se volessi digiunare nel giorno della Festa del Sa-
crificio o nei tre giorni seguenti, staresti commettendo un
peccato. Altrettanto peccatore saresti nel caso volessi pre-
gare con un abito rubato, anche se apparentemente sem-
brerebbe che stessi compiendo un’adorazione.

Figlio mio!
Quello che dici e che fai deve conformarsi alla Legge Sa-
cra, perché il dire e il fare senza seguire la Legge Sacra è
sviamento. Non farti illudere dalle infrazioni e dalle stra-
nezze dei (finti) sufi. Percorrere questa via è possibile solo
compiendo sforzi e contrastando i desideri biasimevoli del-
la propria anima con l’impegno costante, non con le prati-
che fasulle e le parole futili.

Sappi che una lingua lasciata parlare in modo incontrolla-


to e un cuore impenetrabile pieno di negligenza e desideri
biasimevoli sono segno d’infelicità. Finché non annienterai
l’ego con una lotta sincera, il tuo cuore non rinascerà alle
luci della Conoscenza.

Sappi che non è possibile rispondere per iscritto o verbal-


mente ad alcune domande che mi hai posto. Solo quando
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raggiungerai quello stato, lo riconoscerai, ed è impossibile
riconoscerlo altrimenti, proprio come è impossibile ricono-
scere i gusti del dolce o dell’amaro se non gustando cibi
dolci o amari.

Simile è il caso della storia di un asessuale che scrisse a un


suo amico chiedendogli di descrivergli la natura del piacere
che si prova durante un rapporto sessuale, così l’amico gli
rispose: «O Tale, ti credevo essere solamente asessuale, ma
ora ho realizzato che sei asessuale e stupido; infatti questo
è un piacere che si può solo scoprire provandolo, ed è im-
possibile cercare di descriverlo a parole o per iscritto».

Figlio mio!
Alcune tue domande somigliano a quest’ultima. Le risposte
ad altre domande, invece, le trovi già trattate nella mia
opera “Rigenerazione delle scienze (religiose)” e in altri
miei scritti. Rinviando ad essa, ne cito qui una parte:
«Quattro sono i principi che deve osservare colui che per-
corre la via spirituale:

◈ Il primo: un credo corretto privo di eresie.

◈ Il secondo: un pentimento sincero dopo il quale


non si ritorni più al peccato.

◈ Il terzo: un chiarimento con le persone con cui


hai avuto degli equivoci, giungendo a una soddisfa-
zione dopo la quale non possano più rivendicare
qualcosa da te.

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◈ Il quarto: apprendere il minimo indispensabile
della Legge Sacra per poter praticare gli ordini di
Allah l’Altissimo, integrando con le altre scienze che
ti saranno utili per la tua salvezza nell’aldilà».

Si narra che Shiblì (Allah ne abbia misericordia) abbia ser-


vito quattrocento maestri e abbia detto: «Ho letto quat-
tromila detti del Profeta ‫ﷺ‬, dopodiché ne ho selezionato
uno, mettendolo in pratica e tralasciando gli altri. Questo
perché, riflettendoci sopra, ho trovato la mia salvezza e la
mia liberazione in esso, e tutta la scienza degli Antichi e
dei Contemporanei vi era inclusa, e questo mi era sufficien-
te. Mi riferisco a quando il Messaggero di Allah ‫ ﷺ‬disse
ad alcuni suoi Compagni: “Agisci per questo mondo nella
misura in cui vivrai in esso; e agisci per l’aldilà nella misu-
ra della tua permanenza in esso; agisci per Allah nella mi-
sura in cui tu hai bisogno di Lui, e agisci per l’Inferno nella
misura in cui riesci a sopportarlo”».

Figlio mio!
Se conoscessi questo hadith, non avresti bisogno di molta
altra conoscenza.

Rifletti su quest’altra storia: Hàtim Al-Asamm era uno de-


gli amici di Shaqìq Al-Balkhì (Allah l’Altissimo abbia mise-
ricordia di entrambi), e un giorno gli chiese: «Mi hai fre-
quentato per trent’anni, cosa ne hai ricavato?» Rispose:
«Ho ricavato otto nuove consapevolezze e spero che esse
mi siano d’aiuto per la salvezza e la liberazione della mia
anima». Shaqìq chiese: «Quali sono?» Hàtim rispose:

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«◈ La prima consapevolezza è l’aver osservato le
persone, notando che ognuna di loro ha qualcuno
che ama e a cui è affezionato. Alcuni di questi esseri
amati accompagnano la persona che li ama fino alla
morte, altri fino al bordo della tomba, ma alla fine
tutti si ritirano lasciandola sola, senza che nessuno
di loro entri nella sua tomba. Questo mi ha fatto
riflettere, e mi sono detto: “Il miglior amato per una
persona è quello che entra con lui nella tomba per
tenergli compagnia”. Al che non ho trovato altro
che le buone azioni che rispecchiassero questa mia
conclusione. Così ho cominciato ad amarle in modo
che siano una luce nella mia tomba e mi tengano
compagnia senza lasciarmi mai solo.

◈ La seconda consapevolezza è l’aver osservato il


modo in cui le persone rincorrono i loro desideri e
inseguono le voglie delle loro anime, ho così riflet-
tuto sulla parola dell’Altissimo «E chi invece teme
l’incontro del suo Signore e priva la sua anima dai
desideri, allora avrà il Paradiso come dimora». Ho
quindi avuto la certezza che il Corano è la pura ve-
rità, così mi sono apprestato a contrastare la mia
anima e mi sono affrettato a combatterla, senza mai
permetterle di soddisfare i suoi desideri, finché non
si è fatta domare e ha accettato serenamente l’ob-
bedienza di Allah l’Altissimo.

◈ La terza consapevolezza è l’aver osservato ogni


essere umano correre dietro all’accumulo di beni
materiali, impossessandosene avidamente, così ho

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riflettuto sulla parola dell’Altissimo: «Ciò che è
presso di voi è destinato a svanire, mentre ciò che è
presso Allah rimane in eterno». Allora ho speso
quello che avevo per amor di Allah, distribuendolo
ai poveri, in modo che diventi il mio tesoro presso
Allah.

◈ La quarta consapevolezza è l’aver visto alcune


persone credere che l’onore e la gloria risiedano nel
numero dei propri alleati e nella forza della propria
famiglia, vantandosi di ciò. Ho visto altri sostenere
che l’onore e la gloria risiedano nel numero dei figli,
vantandosi di ciò. Altri invece affermano che l’ono-
re e la gloria si ottengano saccheggiando i beni delle
altre persone, opprimendole e trucidandole. Un al-
tro gruppo di persone invece pensa che l’onore e la
gloria risiedano nello sperpero e nella spesa impul-
siva e incontrollata dei soldi. Allora ho riflettuto
sulla parola dell’Altissimo: «In verità, il più onorato
presso Allah è il più consapevole di Lui». Così ho
scelto la consapevolezza di Dio, ho avuto la certez-
za che il Corano è una pura verità sincera e che tut-
te le considerazioni di queste persone non erano al-
tro che false ed effimere congetture.

◈ La quinta consapevolezza è l’aver osservato le


persone denigrarsi e parlare male l’una dell’altra,
constatando poi che la causa di tutto ciò risiene nel-
l’invidia per la ricchezza, per il prestigio e per (i me-
riti che porta) la conoscenza. Così ho riflettuto sulla
parola dell’Altissimo: «Siamo Noi che abbiamo di-
stribuito tra loro i mezzi per vivere in questa vita».
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Ho quindi compreso che la distribuzione è avvenuta
nel passato eterno e che è stata fatta da Allah l’Al-
tissimo, da qui non ho più provato invidia per nes-
suno e mi sono sentito soddisfatto della mia parte
assegnatami da Allah.

◈ La sesta consapevolezza è l’aver trovato le perso-


ne prendersi per nemiche per diversi motivi e ragio-
ni. Allora ho riflettuto sulla parola dell’Altissimo:
«In verità Satana è per voi un nemico, quindi pren-
detelo come nemico». Ho quindi concluso che mi è
vietato prendere per nemico qualsiasi essere che non
sia Satana.

◈ La settima consapevolezza è l’aver trovato tutte


le persone lavorare duramente e impegnarsi con
fervore per guadagnarsi da mangiare e da vivere, al
punto di cadere in ciò che è dubbioso e illecito,
umiliando e disonorando se stesse. Allora ho riflet-
tuto sulla parola dell’Altissimo: «Non c’è creatura
in movimento sulla terra il cui sostentamento non
sia garantito da Allah». Ho quindi concluso che il
mio sostentamento dipende ed è garantito da Allah
l’Altissimo, così mi sono dato alla Sua adorazione,
cessando di contare su chiunque altro.

◈ L’ottava consapevolezza è l’aver trovato ognuno


affidarsi a qualcosa di creato. C’è chi si è affidato
alle monete d’oro o d’argento, chi alle ricchezze e
alle proprietà, chi alle professioni e ai lavori, e chi
invece ad altri esseri creati come loro. Allora ho ri-

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flettuto sulla parola dell’Altissimo: «Allah basta a
chi confida in Lui. In verità Allah realizza sempre i
Suoi intenti. Allah ha stabilito una misura per ogni
cosa». Così mi sono affidato ad Allah, Egli mi basta
ed è il migliore a cui affidare le mie questioni».

A quel punto Shaqìq disse: «Iddio l’Altissimo ti assista.


Esaminando la Torah, il Vangelo, i Salmi e il Corano, ho
trovato il contenuto di tutti e quattro i libri girare intorno
a questi otto punti. Chiunque li metterà in pratica, avrà
quindi messo in pratica questi quattro libri».

Figlio mio!
Da questi due racconti avrai capito che non hai bisogno di
troppa conoscenza. Ora ti mostrerò quali sono i doveri di
chi percorre la via della Verità. Sappi che chi la percorre ha
bisogno di un maestro che lo guidi e lo educhi in modo
che, attraverso la sua educazione, cambi i suoi cattivi ca-
ratteri con quelli eccellenti.

Il concetto di educazione assomiglia al lavoro del contadi-


no che strappa le spine e rimuove le erbacce dalle sue pian-
te in modo da migliorarne la crescita e perfezionarne lo
sviluppo. Per chi percorre questa via, è indispensabile la
presenza di un maestro che lo educhi e lo guidi sulla via di
Allah, perché Allah ha inviato ai Suoi servi un Messaggero
per guidarli sulla Sua via. Quando il Profeta ‫ ﷺ‬morì, la-
sciò in sua vece i suoi successori come guide al posto suo,
in modo che potessero anche loro guidare alla via di Allah.

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La condizione affinché un maestro diventi un delegato del
Messaggero di Allah ‫ ﷺ‬è di essere un sapiente; tuttavia
non tutti i sapienti sono idonei per essere dei successori
(del Profeta). Quindi ora ti indicherò alcuni segni distintivi
che, in generale, lo caratterizzano, affinché non pretenda
chiunque di essere una guida.

◈ Esso deve essere lontano dal desiderio degli inte-


ressi mondani e del prestigio.

◈ Deve essere stato seguito a sua volta da un mae-


stro dotato di perspicace intuito, e proseguendo a
ritroso ci deve essere una catena continua di maestri
passati che termini con il Maestro dei Messaggeri
‫ﷺ‬.

◈ Deve aver messo in pratica la disciplina della sua


anima, che consiste nel mangiare e dormire il mini-
mo indispensabile, parlare poco, pregare tanto, dare
molto in elemosina e digiunare spesso.

◈ Grazie alla frequentazione di questo maestro do-


tato di perspicace intuito, egli deve mantenere nella
sua vita le migliori virtù come la pazienza, la pre-
ghiera, la gratitudine, l’affidamento (ad Allah), la
certezza (in quello in cui crede), la generosità, la
contentezza, la tranquillità dell’anima, l’indulgenza,
l’umiltà, la sapienza, la sincerità, il pudore, la fedel-
tà, la diligenza, la calma, la riflessione e altre virtù
simili.

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Egli sarà allora una delle luci del Profeta ‫ ﷺ‬che può essere
presa come esempio. Tuttavia, trovare una persona simile è
più raro che trovare lo zolfo rosso. Chiunque abbia avuto
la fortuna di trovare un maestro simile a quello che ho de-
scritto, e tale maestro lo abbia a sua volta accolto, deve
rispettarlo esteriormente e interiormente.

◈ Il rispetto esteriore consiste nel non essere pole-


mici nei suoi confronti e nell’evitare di contraddirlo
in ogni cosa, anche nel caso sapesse che sia il mae-
stro ad essere in errore. Non deve stendere il suo
tappeto della preghiera davanti a lui, eccetto nei
momenti di preghiera; terminata la preghiera, deve
togliere il tappeto e non deve moltiplicare le pre-
ghiere facoltative in sua presenza. Deve applicare
ciò che il maestro gli ordina di fare, nel limite delle
sua forze e capacità.

◈ Il rispetto interiore consiste invece nell’accettare


incondizionatamente ogni cosa che il discepolo ha
udito e accettato esteriormente, senza quindi negar-
lo interiormente, né con l’azione né con la parola,
in modo da non risultare ipocrita.

Se non fosse in grado di giungere (a questa sincerità), che


abbandoni il suo maestro fino a che l’adesione interiore sia
in armonia con quella esteriore. Deve anche fare attenzio-
ne a non frequentare i circoli cattivi, in modo da preserva-
re il suo cuore dall’influenza dei demoni e degli uomini
perversi; egli sarà allora protetto dall’impurità satanica. In
ogni caso, preferirà la povertà alla ricchezza.

21
Sappi inoltre che il (vero) sufismo ha due caratteristiche: la
rettitudine sulla via di Allah e il distacco dai circoli futili
delle persone. Il sufi è quindi colui che si caratterizza dalla
rettitudine sulla via di Allah e si distingue per i suoi eccel-
lenti caratteri, comportandosi con le persone sulla base
dell’indulgenza.

La rettitudine consiste nel sacrificare i desideri della pro-


pria anima agli ordini di Allah l’Altissimo, ricercando il
Suo compiacimento.

Avere i caratteri eccellenti con le persone vuol dire non


sfruttare le persone per i propri desideri personali, ma
piuttosto spendere se stessi in favore di ciò che le persone
desiderano, a condizione di non contrastare la Legge Sa-
cra.

Mi hai poi chiesto riguardo alla devozione; essa consiste in


tre cose:

◈ La prima: osservare i precetti della Legge Sacra.

◈ La seconda: essere soddisfatti del proprio desti-


no, di ciò che Allah l’Altissimo ha decretato e di-
stribuito.

◈ La terza: abbandonare la soddisfazione personale


nella ricerca della soddisfazione di Allah l’Altissi-
mo.

22
Mi hai poi chiesto sulla fiducia in Allah; essa consiste nel
rafforzare la tua fede in ciò che Allah l’Altissimo ha pro-
messo. Devi quindi credere che ogni cosa che ti è stata de-
cretata ti accadrà senza alcun dubbio, anche se tutto il
mondo cercasse di impedirlo. Allo stesso modo, quello che
non ti è stato prescritto non ti accadrà, anche se tutto il
mondo si impegnasse per farlo accadere.

Mi hai poi chiesto riguardo alla sincerità; essa consiste nel


rivolgere tutte le proprie azioni per Allah l’Altissimo. Le
lodi delle persone non devono fare effetto sul tuo cuore, e
anche le loro critiche non ti devono interessare.
Sappi che l’ostentazione nasce dall’esaltazione delle perso-
ne. La sua cura risiede nel vedere tutte le persone come se
fossero adoperate dal potere di Dio, considerandole come
soggetti incapaci di procurare tranquillità o difficoltà; in
questo modo ti libererai dal desiderio di metterti in mostra
a loro. Se li considererai dotati di potere e volontà, non ti
libererai dall’ostentazione.

Figlio mio!
Il resto delle tue domande ha già avuto risposta nelle mie
opere: cercale lì. Ad altre tue domande non è possibile dare
una risposta. Metti in pratica ciò che conosci affinché ti
venga svelato ciò che non conosci. Il Messaggero di Allah
‫ ﷺ‬disse: «A chi mette in pratica ciò che conosce, Allah lo
renderà erede di ciò che non conosce».

Figlio mio!
D’ora in poi non presentarmi altro che i problemi legati
agli stati spirituali del tuo cuore. Allah l’Altissimo dice:
«Se avessero pazientato fino a che tu esca a incontrarli, sa-
23
rebbe stato meglio per loro». Accetta il consiglio di Al-
Khadir (su di lui la pace) quando disse: «Non chiedermi
riguardo a nulla finché non sarò io a parlartene». Non
avere fretta; le cose ti verranno svelate a loro tempo e sarai
in grado di vederle: «Vi mostrerò i Miei segni, non chiede-
teMi di affrettarli». Quindi non chiedermi cose prima del
loro tempo, e sii certo che non giungerai alla meta senza il
cammino, in quanto l’Altissimo dice: «Non hanno forse
percorso la terra, osservando (quale fu la fine di quelli che
li hanno preceduti?)».

Figlio mio!
Giuro che, incamminandoti, vedrai meraviglie ad ogni
tappa. Sacrifica la tua anima, poiché l’essenza di questa
questione risiede nel suo sacrificio, come disse Dhu N-Nùn
l’egiziano (Allah ne abbia misericordia) a un suo studente:
«Se sei in grado di sacrificare la tua anima, allora vieni;
altrimenti non occuparti con futilità mistiche».

Figlio mio!
Ti raccomando otto cose, accettale da parte mia affinché la
tua conoscenza non sia testimone contro di te nel Giorno
della Resurrezione. Quattro di esse dovrai metterle in pra-
tica e dalle altre quattro ti dovrai astenere.

Ecco le cose dalle quali ti dovrai astenere:

◈ La prima: fai il possibile per evitare qualsiasi di-


scussione con chiunque, perché la discussione è cau-
sa di molti danni, e il male che porta è maggiore dei
suoi benefici. Essa è la sorgente di tutti i vizi, come
l’ostentazione, l’invidia, l’orgoglio, la malevolenza,
24
l’inimicizia, la superbia e altri ancora. Ovviamente,
se capitasse una discussione tra te e un’altra perso-
na o gruppo, e la tua intenzione fosse manifestare la
verità e preservarla, in quel caso ti sarà permesso, a
patto che questa intenzione abbia due caratteristi-
che:

✦ La prima: ti deve essere indifferente che la


verità si manifesti attraverso la tua lingua o
la sua.

✦ La seconda: devi preferire una discussione


tenuta in privato ad una tenuta in pubblico.

Ti voglio ricordare un insegnamento che ti sarà


d’aiuto, quindi ascoltami. Sappi che porre domande
riguardo a delle difficoltà è come esporre una malat-
tia del cuore al medico; la sua risposta risiede nella
ricerca di una cura per questa malattia. Sappi che
gli ignoranti sono i pazienti dal cuore malato, men-
tre i sapienti sono i medici.

Un sapiente poco qualificato non è in grado di cura-


re bene; al contrario, il sapiente qualificato non
cura tutti i pazienti, ma solo chi considera possibile
curare e salvare. Se il male fosse cronico o incurabi-
le, l’arte del medico sta nel dire: «Questo male non
ha cura. Non preoccuparti di curarlo poiché perde-
resti il tuo tempo».

25
Sappi inoltre che la malattia dell’ignoranza si mani-
festa in quattro modi: la prima può essere curata
mentre le altre no.

Eccoti quelle incurabili:

✦ La prima: chi pone una domanda o avan-


za un’obiezione per invidia e odio. Per quan-
to cortese, eloquente e chiara possa essere la
tua risposta, ciò non farà altro che aumenta-
re il suo odio e la sua invidia. La soluzione è
quindi non preoccuparsi di dargli una rispo-
sta, infatti già qualcuno in passato disse:

Una fine alle inimicizie si può sperare


in tutti i casi,

tranne il caso in cui la causa dell’ini-


micizia è l’invidia.

Quello che devi fare è quindi ignorarlo e la-


sciarlo con la sua malattia. Dice l’Altissimo:
«Allontanati da chi volge le spalle al Nostro
avvertimento e non desidera altro che la vita
terrena».

Tutto quello che l’invidioso compie e dice


non fa altro che avvampare il fuoco sui frutti
della sua conoscenza. Il Profeta ‫ ﷺ‬disse:
«L’invidia divora le buone azioni come il
fuoco brucia il legno».

26
✦ La seconda: quando il problema è nella
stupidità della persona. Anche questo amma-
lato è inguaribile, come disse Gesù (su di lui
la pace): «Non sono stato incapace di resu-
scitare i morti (con il permesso di Allah); in-
capace sono stato però di guarire gli
stupidi».

La mancanza di cura per questa persona si


spiega dal misero tempo che essa dedica per
imparare; non impara se non scarse nozioni
della scienza razionale e di quella religiosa,
salvo partire da questa stupidità per interro-
gare e opporsi al grande sapiente che ha pas-
sato tutta la sua vita nello studio delle scien-
ze razionali e religiose.

Questo stolto che non sa, pensa che ciò che


per lui è un problema lo sia anche per il
grande sapiente. E dato che non riesce ad
arrivare a questa considerazione, le sue do-
mande non possono che nascere dalla stupi-
dità, quindi non devi preoccuparti di rispon-
dergli.

✦ La terza: è il caso di colui che cerca la gui-


da. Tuttavia, il motivo per cui non riesce a
comprendere le parole dei grandi sapienti
risiede nella sua limitata comprensione. Per-
tanto, anche se fa domande per capire, non
riesce ad arrivare alla verità a causa della sua
intelligenza limitata. Anche con lui non devi
27
preoccuparti di dargli una risposta, come
disse il Messaggero di Allah ‫ ﷺ‬disse: «A
noi, gruppo di profeti, è stato ordinato di
parlare alle persone secondo la loro intelli-
genza».

Quanto al malato curabile, esso è colui che cerca la


guida ed è anche capace di ragionare e di capire,
non è dominato dall’invidia, dalla rabbia, da desi-
deri terreni, dal desiderio del prestigio sociale o dei
soldi. Egli deve cercare la retta via, e le sue obiezio-
ni e domande non devono essere originate dall’invi-
dia, dalla testardaggine o dal piacere di polemizza-
re. Egli può essere curato, ti è dunque permesso ri-
spondere alle sue domande. Anzi, è tuo dovere far-
lo.

◈ La seconda cosa dalla quale ti dovrai astenere: fai


attenzione e sii prudente quando vuoi essere un
predicatore e uno che ricorda agli altri. I pericoli di
queste azioni sono molti, a meno che tu non appli-
chi in primo luogo quello che dici, e solo dopo pre-
dicarlo alle persone. Rifletti su quello che venne det-
to a Gesù (su di lui la pace): «O figlio di Maria,
predica a te stesso; se avrai tratto lezione da quello
che ti sarai predicato, allora predica alle persone,
altrimenti vergognati innanzi al tuo Signore».

Se dovessi venire messo alla prova con questo com-


pito, allora guardati da questi due comportamenti:

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✦ Il primo: non lasciare che le tue parole, le
tue espressioni, i tuoi gesti, le tue emozioni, i
tuoi versi e le tue poesie siano artefatte e af-
fettate. Allah detesta coloro che pretendono
di essere quello non sono realmente. I modi
eccessivi di queste persone indicano in realtà
una confusione interiore e un cuore incuran-
te.

Ammonire significa che il servo tenga a men-


te il Fuoco dell’aldilà, si ricordi della propria
negligenza nel servire il Creatore, rifletta sul-
la sua vita passata sprecata nelle futilità, me-
diti sul grande lavoro che ha ancora da fare
per preservare la sua fede fino alla fine della
sua vita, per presentarsi in buono stato da-
vanti all’Angelo della morte e per essere in
grado di rispondere a Munkar e Nakir (i due
angeli che interrogheranno nella tomba),
preoccuparsi del suo stato in tutte le tappe
del Giorno della Resurrezione, chiedersi se
riuscirà ad attraversare il ponte Sirat (sotto il
quale c’è l’Inferno) sano e salvo o se cadrà
nell’abisso.

Portando il ricordo di questo nel cuore, egli


si sentirà scosso e farà attenzione. Ricordare
il Fuoco che arde e i lamenti per queste di-
sgrazie, questo significa ammonire! Informa-
re e riportare alle persone queste cose, avvi-
sarle delle loro negligenze e dei loro eccessi,
aprire i loro occhi riguardo ai loro difetti,
29
affinché il calore di questo Fuoco sfiori le
persone con cui si è riuniti e la paura scaturi-
ta le porti a cercare di recuperare, per quan-
to possibile, gli anni passati, pentendosi per i
giorni passati senza aver obbedito ad Allah
l’Altissimo. Ammonire significa proporre
concetti simili a questi.

Se vedessi un’alluvione imbattersi sulla casa


di qualcuno che, ignaro dell’imminente cata-
strofe, si trovasse all’interno con la sua fami-
glia, grideresti: «Attenti! Attenti! Scappate
dall’alluvione». In questo caso useresti forse
parole, gesti, battute e allusioni artefatte e
affettate per avvertire il proprietario della
casa? Non ti verrebbe in mente, quindi devi
evitare questo atteggiamento anche quando
predichi.

✦ Il secondo: non lasciare che il tuo


obiettivo sia quello di fomentare i presenti a
delle reazioni esaltate, che le portino a
strapparsi i vestiti gridando: «Che magnifica
conferenza!» Tutto ciò è segno d’inclinazione
verso la vita terrena e l’ostentazione, la quale
deriva dalla negligenza spirituale.

Il tuo obiettivo e la tua determinazione de-


vono essere chiamare gli uomini da questa
vita terrena all’aldilà, dalla trasgressione al-
l’obbedienza, dall’attaccamento alla vita ter-

30
rena all’ascetismo, dall’avarizia alla genero-
sità, dalla vanità alla devozione.

Cerca di farli amare l’aldilà e disapprovare la


vita terrena, d’insegnar loro la scienza del
culto e dell’ascesi, perché la tendenza natura-
le della loro anima è quella di deviare dalla
rotta della religione, ricercando ciò che ad
Allah l’Altissimo non piace e lasciandosi an-
dare ai cattivi caratteri.

Getta quindi la paura nei loro cuori, avvertili


e ammoniscili delle cose terrificanti a cui
vanno incontro: magari cambierà il loro ca-
rattere interiore e muterà il loro atteggia-
mento esteriore, diventando determinati e
desiderosi nell’obbedienza e desistendo i pec-
cati.

Questa è la via per chi vuole predicare e con-


sigliare. Ogni diverso modo di predicare è
dannoso sia per chi parla che per chi ascolta.
È stato detto: il cattivo predicatore è un mo-
stro e un demone che travia gli uomini dalla
retta via e li manda in rovina. Devono starne
alla larga perché persino il diavolo non riu-
scirebbe a corrompere la loro fede quanto
lui. Chi ne avesse l’autorità e il potere deve
impedirgli di salire i pulpiti dei musulmani e
vietargli di proseguire con quello che ha ini-
ziato. Questo rientra nel precetto dell’ordi-
nare il bene e proibire il male.
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◈ La terza cosa dalla quale ti dovrai astenere: evita
di frequentare i prìncipi e i sultani. Cerca di non
incontrarli, perché il loro incontro e le sedute con
loro costituiscono un grande pericolo. Nel caso ve-
nissi messo alla prova con la loro frequentazione,
evita i complimenti e le lodi, perché Allah si arrab-
bia quando un malvagio o un oppressore viene lo-
dato. Pregare per una loro lunga vita è come deside-
rare che Allah venga disobbedito sulla Sua terra.

◈ La quarta: non accettare i regali o le concessioni


dei prìncipi, anche nel caso fossero leciti, perché
questo tipo di avidità corrompe la propria religione,
essendo sempre fatte con secondi fini, come la ten-
denza a stare dalla loro parte o l’approvazione della
loro ingiustizia. Tutto questo corrompe la religione.

Il pericolo più piccolo è che, accettando i loro regali


e le loro concessioni, finirai per amarli. Chi ama
qualcuno, spera che egli viva a lungo, e quindi ne-
cessariamente ama la sua permanenza. Amare la
permanenza dell’oppressore vuol dire desiderare
l’ingiustizia per i servi di Allah e la rovina del mon-
do. Quale cosa può quindi essere più dannosa di
questa per la religione e la fine dell’essere umano?

Stai attento! Bada a te! Non farti ingannare dagli


inganni satanici o dai discorsi di alcuni che dicono:
«È meglio che tu prenda i soldi e li distribuisca ai
poveri e ai bisognosi, anziché lasciarli ai prìncipi e
ai sultani che sicuramente li spenderanno per la tra-
sgressione e il peccato. È ovvio che il modo in cui li
32
spenderesti tu è migliore del modo in cui lo farebbe-
ro loro». Ecco, il diavolo maledetto ha già tagliato
la gola di molti uomini con questi inganni. Ho ri-
cordato i pericoli di questo approccio nella “Rige-
nerazione delle scienze (religiose)”, quindi consulta-
la.

Per quanto riguarda le quattro cose che dovrai mettere in


pratica, esse sono:

◈ La prima: comportati con Allah l’Altissimo in


modo tale che se un tuo servitore si comportasse in
ugual modo con te, ciò ti renderebbe soddisfatto,
non ti offenderebbe né susciterebbe la tua ira. Quel-
lo che tu non accetteresti da un tuo presunto servi-
tore, nemmeno Allah l’Altissimo, che è il tuo vero
Signore, lo accetta da te.

◈ La seconda: quando sei con le altre persone, trat-


tale come ti piacerebbe essere trattato, perché la
fede del servo non si completa finché non desidera
per tutte le persone ciò che desidera per se stesso.

◈ La terza: quando ti dedichi alla conoscenza o la


ricerchi, assicurati che sia una conoscenza che ag-
giusti il tuo cuore e purifichi la tua anima. Se venissi
a sapere che ti resta solo una settimana di vita, di
certo non ti occuperesti di giurisprudenza, né di di-
battiti, né di principi della giurisprudenza, né di teo-
logia o di cose simili, perché sai bene che queste

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scienze non ti recherebbero beneficio (in quegli ul-
timi giorni).

Ti occuperesti piuttosto di sorvegliare il tuo cuore,


di conoscere le caratteristiche della tua anima, di
staccarti dagli attaccamenti terreni. Purificheresti la
tua anima dai cattivi caratteri e passeresti il tuo
tempo amando Allah l’Altissimo e adorandoLo, di-
stinguendoti con i caratteri più belli. Eppure questo
scenario è sempre plausibile, perché non passa gior-
no o notte senza che il servo possa morire.

Figlio mio!
Ascolta anche queste altre parole e riflettici in modo che tu
possa trovarci la tua salvezza. Se venissi a sapere che il Sul-
tano verrà da te in visita tra una settimana, di sicuro quel-
lo che faresti non sarebbe altro che abbellire le cose a cui
farà attenzione, come i tuoi vestiti, il tuo aspetto, la tua
casa, il tuo arredamento, e così via. Ora rifletti su quello
che ti ho indicato, tu che sei intelligente; a chi è intelligente
sono sufficienti poche parole. Il Messaggero di Allah ‫ﷺ‬
disse: «In verità Allah non guarda i vostri aspetti né le vo-
stre ricchezze, ma guarda i vostri cuori e le vostre opere».

Se vuoi sapere quali sono gli stati del cuore, leggi la «Rige-
nerazione» e altri miei scritti. Cercare questa conoscenza è
un obbligo individuale, cercare le altre conoscenze invece è
un obbligo comunitario, eccetto per la misura che serve
per assolvere gli obblighi verso Allah l’Altissimo. Egli ti
assisterà per riuscire ad assimilare questa conoscenza.

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◈ La quarta cosa che dovrai mettere in pratica: non
accumulare dei beni terreni più di quello che ti ba-
sta per un anno, come faceva il Messaggero di Allah
‫ ﷺ‬con alcune delle sue mogli. Egli disse: «O Allah,
rendi il nutrimento della famiglia di Muhammad
sufficiente». Egli non agiva così verso tutte le sue
mogli, ma solo verso chi sapeva essere debole di
fede. Invece, verso coloro che avevano una fede cer-
ta, egli non provvedeva cibo per più di un giorno e
mezzo.

Figlio mio!
Ho trattato in questa lettera i punti da te richiesti. Ora
devi metterli in pratica; non dimenticarti di me e ricordami
nelle tue pie invocazioni.
Quanto all’invocazione che mi hai chiesto, cercala tra le
invocazioni presenti nelle raccolte tradizionali autentiche.
Recita questa invocazione nei tuoi momenti liberi, soprat-
tutto dopo la fine delle tue preghiere:

O Allah, Ti chiedo una grazia totale, una protezione


costante, una misericordia comprensiva, un perdo-
no ottenuto, una vita prospera, un’esistenza felice,
un favore perfetto, un’ampia benedizione, i doni più
amabili e una bontà diretta.

O Allah, sii con noi e non contro di noi.

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O Allah, sigilla le nostre vite con la felicità, realizza
con abbondanza le nostre speranze, unisci con la
salute i nostri mattini alle nostre sere, rendi la Tua
misericordia il nostro destino e la nostra fine, versa
l’abbondanza del Tuo perdono sui nostri peccati,
donaci di migliorare i nostri difetti, rendi la consa-
pevolezza di Te la nostra provvista, dirigi il nostro
sforzo verso la Tua religione e donaci piena fiducia
e confidenza in Te.

O Allah, rendici saldi sulla via della rettitudine,


preservaci in questa vita da ciò che ci causerà
rimorso nel Giorno della Resurrezione, allevia il
peso dei nostri peccati, donaci la vita dei giusti,
allontana da noi il male dei malvagi, salva dal
Fuoco le nostre vite e quelle dei nostri padri, delle
nostre madri e dei nostri maestri, con la Tua
misericordia, o Potente, o Perdonatore, o Generoso,
o Protettore, o Sapiente, o Onnipotente, o Allah, o
Allah, o Allah, o Allah, o Misericordioso, o
Misericordioso, Tu che sei il più Misericordioso dei
misericordiosi, o Primo dei primi, o Ultimo degli
ultimi, o Possessore della più grande forza, o
Misericordioso verso i poveri, o più Misericordioso
dei misericordiosi. Non c’è Dio se non Te, gloria a
Te! Io ero tra gli ingiusti.

Allah, benedici il nostro signore Muhammad, la sua


famiglia, i suoi Compagni tutti. Lode ad Allah,
Signore dei mondi.

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