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‘Adab(*) del murìd con se stesso, con lo Shaykh, con

i fratelli.

(dal libro Fath ar-Rabbani)

Sappi che rispettare l’adab e’ cio’ che conduce il murìd al suo


obbiettivo ed egli non puo’ arrivare alla Presenza Dominicale privo
di ‘adab.

Sayyiddina Shaykh  affermare che l’adab e’ lo spirito (rùh) della


Tariqa nonche’ la sua base (asàs).

Esso e’ seguire il buon comportamento, lasciando quello


biasimevole, ed ogni ‘adab, in questo basso mondo (dunya), ha
questo significato.

L’adab del murìd si suddivide in 3 parti :

- Con se stesso : che significa anche ‘adab con Allàh


- Con il proprio Shaykh
- Con i propri fratelli

‘Adab con se stesso significa osservare la tradizione pura (ad dìn al


hanif), arrestandosi ai suoi ordini, evitando quanto vi e’ di proibito
(nawahi), seguendo la pura sunna, rivestendosi dei nobili caratteri
(makàrim al-akhlàq), allontanandosi da quanto vi e’ di impuro.

Proviene da tale forma di ‘adab la soddisfazione di Allàh e della


gente, nei confronti del murìd, ed il suo ingresso in Paradiso con i
primi (sabiqìn).

L‘Adab con il proprio Shaykh implica che, osservandolo, il murìd


otterra’ la soddisfazione del proprio Shaykh e quest’ultimo lo
“eleggera’” (yakkhussu’) rivelandogli i suoi segreti e profondendo su
di lui una luce grande.

Fa parte di questo tipo di ‘adab :

- Non sedersi mentre lo Shaykh e’ in piedi


- Non dormire in sua presenza se non con il suo permesso
- Non parlare in sua presenza se non con il suo permesso
- Non sedersi sul tappeto dello Shaykh ne’ nel posto per lui
preparato
- Non fare tasbìh con la sebha dello Shaykh
- Non insistere nei suoi confronti per ottenere una cosa
- Non viaggiare, non sposarsi, non prendere decisioni
importanti se non con il suo consenso.
- Non stringere la mano dello Shaykh per il saluto quando
questa e’ occupata con una penna o altro
- Non camminare davanti a lui, salvo quando e’ buio al fine di
proteggerlo
- Non elogiarlo in presenza dei suoi nemici, affinche’ questi, per
reazione,non parlino male di lui
- Essere costanti nell’attenzione nei suoi confronti, in sua
assenza come in sua presenza
- Guardare a lui con l’occhio del cuore, in ognuno dei suoi [dello
Shaykh] stati, per ricevere la sua baraka
- Non familiarizzare con coloro che il proprio Shaykh detesta.
- Considerare ogni benedizione (baraka) ricevuta come ricevuta
per mezzo dello Shaykh
- Sopportare con pazienza quando lo Shaykh si allontana da lui
(il murìd)
- Non domandarsi per quale motivo lo Shaykh si sia comportato
con qualcun altro in maniera diversa da come si e’ comportato
con lui.
- Obbedire in tutto cio’ che lo Shaykh ordina
- Non cercare di interpretare/investigare (tajassus) gli stati
(ahwàl), gli atti di adorazione (‘ibadat) e le abitudini dello
Shaykh
- Non entrare presso di lui quando egli e’ in ritiro (khalwa) se
non con il suo permesso
- Non fargli visita (ziyara) se non in stato di purita’
- Avere sempre una buona opinione (husn adh-dhann) a
riguardo dello Shaykh
- Non gravare lo Shaykh con i propri impegni (taklif)
- Non sposare una sua ex-moglie (divorziata o vedova)

Il murìd compie tutto cio’ che suscita la soddifazione dello Shaykh


ed abbandona tutto cio’ che quest’ultimo detesta, ed e’ obbligatorio
per il murìd adempiere a queste regole di ‘adab sia nei confronti
dello Shaykh piu’ grande, cosi’ come nei confronti del suo khalifa, e
per i suoi muqaddamun verso il suo khalifa.

La differenza tra il khalifa ed il muqaddam consiste nell’essere il


primo dei due a trasmettere al murìd cio’ che lo Shaykh trasmetteva
a lui in fatto di segreti, adhkar, scienze, ed e’ lui che lo fa entrare in
ritiro (khalwa)

Il muqaddam invece trasmette gli awràd obbligatori (ladhìm) ed a


sua volta dipende dal khalifa.

Il murìd deve obbedire ad ogni muqaddam dello Shaykh, deve


riverirlo e rispettarlo, e gli e’ vietato contraddirlo quando egli gli
ingiunge di compiere un bene o gli proibisce di compiere un male,
ed in particolar modo deve farlo se il muqaddam in questione e’
colui che gli ha conferito il wird.
“O voi che credete, obbedite ad Allàh, obbedite al Suo Inviato ed ai
vostri capi”

Vi e’ un hadith, riportato da Bukhari e Muslim, proveniente da Abu


Huraira 

“Ha detto l’Inviato di Allàh  : Chi mi obbedisce ha obbedito ad Allàh


e chi mi disobbedisce ha disobbedito ad Allàh. Chi obbedisce al mio
comandante (‘amìr) ha obbedito a me e chi ha disobbedito al mio
comandante ha disobbedito a me”

E’ fuor di dubbio che ognuno degli Shuyukh che chiamano ad Allàh


e’ un ‘amìr del Profeta  e coloro che hanno ricevuto da uno Shaykh
l’autorizzazione per trasmettere il wird sono a loro volta ‘umarà
[plurale di ‘amìr] dello Shaykh e conseguentemente lo sono anche
del Profeta .

Al muqaddam si deve comunque riverenza anche se avesse meno


scienza dello stesso murìd.

...........

Disse Sayyiddina Shaykh  insegnando alle genti della sua Tariqa :

“Dovete obbedire al muqaddam che da’ il wird (fi-l-wird) per tutto


cio’ che egli vi ordina del bene e vi proibisce del male, e per tutto
cio’ che egli fa’ in materia di riconciliazione tra di voi”

L’adab che il murìd deve avere nei confronti dei propri fratelli e’
molteplice :

- Stringere loro la destra per il saluto quando li si incontra e


quando ci si accommiata
- Iniziare e terminare con viso lieto gli incontri con i fratelli (per
es. Per la wadhifa)
- Effettuare il saluto pronunciando la formula tradizionale
“Assalamu alaykum”
- Non interrompere le relazioni con i propri fratelli
- Amare sia il fratello piu’ grande [come rango] che quello piu’
piccolo
- Visitarli quando sono ammalati ed informarsi sulle loro
condizioni quando sono assenti
- Avere di loro maggiore considerazione che di se stessi,
aspirando ad ottenere la loro soddisfazione
- Non tenere una cosa per se stessi senza farne compartecipi
anche gli altri se non per ordine di Allàh
- Desiderare per gli altri cio’ che si desidera per se stessi
- Non gareggiare con loro per le cose di questo basso mondo
(dunya)
- Rispettare i grandi [di rango] ed avere misericordia dei piccoli
- Invitarli al ricordo (dhikr) di Allàh
- Aiutarsi vicendevolmente per amore di Allàh
- Adoperarsi per farli avvicinare a cio’ che suscita la
soddisfazione di Allàh
- Evitare di parlare dei loro difetti
- Perdonare le loro colpe
- Amare coloro che amano i fratelli e distaccarsi da coloro che li
odiano
- Guidarli nella giusta direzione se tu hai un rango maggiore di
loro ed imparare da loro se non sei alla loro altezza
- Preoccuparsi per chi di loro versa in stato di bisogno
- Servirli, non fosse altro che trasportando le loro scarpe
- Essere sorridenti quando ci si intrattiene con loro
- Essere dalla loro parte senza contraddirli
- Non gravare su di loro con i propri impegni per non dover poi
arrivare a scusarsi. Farlo solamente quando si e’ sicuri che
essi lo accettino e allorquando lo si fa, limitarsi nel farlo, in
modo da ottenere la loro soddisfazione.
- Dare priorita’ a coloro che sono noti per il favore divino (fadl)
concesso loro e cedere loro il posto durante le riunioni.
- Non approffittarsi della loro amicizia per mancare di
soddisfare i loro diritti (huqùq)
- Essere vigili nei confronti dei loro diritti facendo in modo che
essi vengano tutti soddisfatti

Ha detto lo Shaykh  :
“Chi fa perdere il diritto ai propri fratelli Allàh gli fa perdere il diritto
nei Suoi confronti”,
perche’ il grado del compagnonaggio (suhba) e della fratellanza
(ukhuwwa) e’ un grado altissimo ed una grazia (fadl) che Allàh
concede ai propri servitori.
E porta l’esempio del versetto che recita :
“E ricordatevi della grazia (na’ma) di Allàh su di voi quando eravate
nemici....

Vi e’ un hadith profetico che afferma :


“Quando sara’ il Giorno del Giudizio si romperanno i legami di
sangue,le cause seconde diventeranno trascurabili(**) (qallat al
asbàb) e rimarra’ solo la fratellanza in Allàh (dhahabat (***) ukhuwwa
fi-l-Llahi)”
Dice Allàh ta’àla : “I fratelli quel giorno...”

Disse Sayyiddina ‘Umar al Khattab  :


“Cerca i fratelli sinceri (Ikhwan as-sidq), vivi con loro perche’ essi
sono bellezza quando si e’ in stato di tranquillita’ (rahà) ed un
conforto nella preoccupazione (fi shidda)”
Disse lo Shaykh Zarruq  :
“Hanno affermato i sapienti (ulamà’) che la parentela (qaràba) si
divide in due tipi :
Qaràba diniyya (parentela per la religione) e Qaràba tiniyya
(parentela per l’elargizione) e che la prima e’ preferibile alla
seconda”.

Fu questo a qualcuno se amasse maggiormente il suo fratello od il


suo amico. Rispose :
“Amo mio fratello quando lui e’ anche mio amico”

Innumerevoli poi sono gli ahadith che parlano della compagnia


spirituale (suhba) e del suo eccelso rango.

Che Allàh ci aiuti ad ottenere la Sua soddisfazione per mezzo del


migliore dei Suoi Inviati.

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(*)
Rendere correttamente in italiano, mediante un singolo vocabolo, il significato
della parola araba ‘adab e’ molto difficoltoso.
Sono state usate parole come “educazione”, “comportamento”, “attitudine”,
“osservazione delle regole di convenienza”, “garbo”,”cortesia”,”buona
creanza”,”conformita’”, etc...
Applicato all’educazione iniziatica (tarbiyya) ed all’atteggiamento del discepolo
(murìd) nei confronti del suo Shaykh e della Tariqa, una delle migliori definizioni di
‘adab mi sembra la seguente :
“La corretta interazione con le influenze di ordine spirituale”

qalla-qallan-qullan-qallatan : essere/diventare piccolo, esiguo, in quantita’,


(**)

scarso,insufficiente,raro,trascurabile,insignificante.

dhahabat : in realta’ il verbo in se stesso significa “lasciare”,”perdere”, ma sembra


(***)

chiaro dal contesto del discorso e dal versetto coranico citato immediatamente di
seguito che il significato possa essere che, in quel giorno, tutto il resto, compresi i
legami di sangue, cosa sacra specialmente, presso gli arabi, persino nell’epoca della
jahiliyya, diventera’ trascurabile e rimarra’ importante la sola fratellanza spirituale.
In altri termini, i legami spirituali sono preminenti anche su quelli carnali.

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(Traduzione non definitiva a cura di Fahima Mati ed AbdulGhaffar)

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