Sei sulla pagina 1di 3

In questa stazione [quella nella quale l'Essere di Allah precede le creature che Gli sono posteriori] si

trova la necessità, da parte del servo, di essere posteriore [di "ssere secondo" rispetto al grado del suo
Maestro, e di dedicare la propria servitù unicamente ad Allah ed a nessun altro, poichè egli [il servo] così
ha attestato quando la progenie di Adamo (as) fu presa nella stretta di Allah nel Giorno di "A lastu bi
rabbikum ?".
Il Vero vuole che questa attestazione divenga la compagna costante del servo durante la sua vita in
questo mondo, il luogo del velo e della cortina.
Infatti il Vero ha priorità sulla creazione tramite l'esistenza, da tutti i punti di vista, così come tramite la
collocazione ed il grado. Egli era e non vi era nessuna cosa creata. Questa è la priorità\antecedenza
dell'essere\esistenza (wujùd). Egli ha misurato, ha decretato, ha giudicato ed ha esercitato un'influenza
che non può essere respinta o fatta cessare. Questa è la priorità\antecedenza del grado.
Dunque "Voi lo vorrete solo se Allah lo vuole" (Cor.76,30). Questo implica la posteriorità verso il grado del
Vero da ogni punto di vista. Al servo è stata data la molteplicità così che l'Unità appartenga ad Egli Solo.
Ad ogni cosa creata è stata anche donata l'unità di distinzione, in modo che essa abbia unità in quanto
gusto e conoscenza di essere una unità. Quindi può arrivare a conoscere l'Unità Divina in modo da
rendere testimonianza che essa appartiene ad Allah. Se una qualche creatura non avesse il "gusto" di
sentirsi una unità per mezzo della quale essa è distinta dalle altre creature, essa non potrebbe sapere
che Allah ha una Unità tramite la quale Egli è distinto dalla Sua creazione. Quindi non c'è modo di
sfuggire a questa unità.
La molteplicità possiede l'unità della molteplicità ed ogni numero ha una unità che non appartiene a
nessun altro numero, come il due, il tre, ed ogni altro dopo di essi, indefinitamente, nell'esistenza
concettuale. Dunque ogni molteplicità possiede una unità ad essa specifica.
In ogni caso, il Vero necessita che il Suo servo sia posteriore\secondo al grado del suo Creatore. Allo
stesso modo Egli ha reso la nostra conoscenza di Lui posteriore alla nostra conoscenza di noi stessi.
L'esistenza della nuova arrivata conoscenza a riguardo di Lui è posteriore, attraverso l'esistenza, rispetto
all'esistenza della nuova arrivata conoscenza di noi stessi.
Egli ha gerarchicamente disposto alcune parti del cosmo, in eccellenza, al di sopra di altre, in modo che
possiamo conoscere la disposizione gerarchica stessa, in quanto ad eccellenza, da noi stessi tramite il
"gusto". Tramite questo noi veniamo a conoscere che il Vero ha eccellenza su di noi, anche se la nostra
conoscenza di Lui è posteriore alla nostra conoscenza di noi stessi. Quindi noi veniamo a sapere che
conosciamo noi stessi solo affinchè questo possa significare la nostra conoscenza di Lui. In tal modo
conosciamo che siamo voluti in funzione Sua e non per noi stessi e per le nostre entità\individualità,
poichè il significante è cercato per quel che esso significa e non per se stesso. Allora il significante e
l'oggetto significato non sono mai riuniti assieme; analogamente la creazione ed il Vero non sono mai
riuniti insieme da nessun punto di vista. Dunque il servo è un servo di per se stesso, ed il Signore è
Signore di per Se Stesso.
La servitù è corretta solo per colui che la conosce. Infatti egli conosce che in essa non vi è nulla in quanto
a Signoria. Anche la Signoria è corretta solo per colui che la conosce. Infatti egli conosce che in essa non
vi è nulla in quanto a servitù. Egli quindi ha reso obbligatoria per il Suo servo la posteriorità rispetto alla
Sua Signoria, e così ha prescritto come Shari'at per il Suo servo la "salàt", in modo che quest'ultimo
possa essere denominato "musalli", cioè, colui che segue, che è posteriore al grado del suo Signore. Egli
ha però ascritto la "salàt" a Se Stesso, in modo che possa essere noto che ciò attribuisca la posteriorità
della nuova arrivata conoscenza di Lui rispetto alla nuova arrivata conoscenza della creatura. Così ha
detto : "E' Lui che prega su di voi ed i Suoi Angeli" (Cor.33,43). Ed ha detto anche : "Fai l'orazione per il
tuo Signore" (Cor.108,2)
..................................................
Una volta venuti a sapere che qualcosa posteriore a qualcos'altro è separata da quest'ultimo, allora
sappiamo, senza alcun dubbio, che ognuno, cioè il Vero e la creazione, è distinto dall'altro in grado,
persino se ciò che è attribuito all'uno è attribuito anche all'altro, e persino se si immagina che ambedue
condividano qualcosa in comune. Infatti non c'è in realtà condivisione, poichè il grado è stato reso
distinto. Ognuno di essi accetta l'attribuzione in armonia con quel che gli è donato dal grado tramite il
quale esso è distinto.
Ad esempio, noi sappiamo con certezza che certi Nomi Divini sono attribuiti ad Allah ed anche a noi. E
sappiamo con altrettanta certezza, tramite la nostra conoscenza del nostro stesso grado e la nostra
conoscenza del grado del Vero, che l'attribuzione ad Allah di questi Nomi, che esteriormente condividono
delle parole in comune, è comunque differente dalla loro attribuzione a noi stessi. Quindi Egli si
differenzia da noi per mezzo della Sua Signoria, e noi siamo differenti da Lui soltanto per la nostra
servitù. Quindi chiunque di noi si conformi al suo grado non ha peccato verso se stesso; al contrario, egli
avrà dato alla questione il suo giusto diritto.
Il Vero è diventato chiaro per te
e la creazione è diventata chiara per te
Dì quel che vuoi, oppure nominaLo,
perchè intanto ciascuna delle Sue parole è vera.
Nel Suo essere non v'è falsità
e nel nostro essere non v'è verità

Le parole di Labìd [il poeta] dicono la stessa cosa : "Non è forse irreale ogni cosa altra che Allah ?".
L'Inviato di Allah (sas) disse a proposito di questo verso poetico : "Il verso più veritiero mai pronunciato
dagli Arabi sono le parole di Labìd !".
Noi diciamo : Questo è un grado che Allah ha specificato per ed ha lodato in nessun altro se non colui
che ricorda. Questo perchè colui che ricorda è qualcuno che ha conoscenza di qualcosa, e poi la scorda,
a causa della dimenticanza verso la quale gli esseri umani sono naturalmente predisposti. Così Allah ha
detto : "Si sono dimenticati di Allah ed Egli si è dimenticato di loro" (Cor.9,67). La forma della loro
dimenticanza è che essi immaginano, in virtù delle loro opere, beni e proprietà che Allah ha attribuito loro,
di avere una parte nella signoria, oppure che Allah abbia assegnato loro una parte di essa tramite le Sue
Parole : "che le vostre destre possiedono" (Cor.4,3).
Una volta che Allah ha mostrato sollecitudine verso qualcuno di coloro verso i quali Egli è sollecito, e gli
"ha donato una misericordia da parte Sua" (Cor.11,28), e poi questi ricorda il Nome del suo Signore,
allora Allah dice : "Io sono il Compagno di colui che Mi menziona".
Coloro che ricordano sono i compagni che "si siedono" con il Vero. Il ricordo gli ha fatto raggiungere il
sedersi in compagnia del Vero e questa compagnia ha reso loro possibile la testimonianza del Vero ed il
vederLo in tutte le cose.
Al Siddìq [Abu Bakr] (ra) ha detto : "Non ho mai visto una cosa senza vedere Allah prima di essa". 'Umar
ibn Khattàb (ra) ha detto : "con essa", qualcun altro ha detto "dopo di essa" e qualcun altro ancora ha
detto "in essa". Ed è stato anche detto : "Non ho mai visto qualcosa senza che questa abbia un legame
con qualcosa d'altro".
La visione del Vero implica la posteriorità rispetto a quel che è stato immaginato da qualcuno, cioè che
Allah abbia predisposto per lui una parte nella Signoria, che la Signoria sia una delle descrizioni con cui
egli può caratterizzarsi e che egli abbia un "punto di ingresso" in essa in un qualche rispetto. Egli quindi
diventa posteriore a tutto ciò tramite il ricordo, "Ed avrà ricordato il Nome del suo Signore ed avrà assolto
alla preghiera" (Cor.87,15), cioè egli "ricade" nella stazione "posteriore" della servitù ed ascrive la
Signoria solamente ad Allah. Così "egli è prospero" (Cor.87,14) sotto tutti gli aspetti, e questo attributo è
testimoniato solo da colui che ricorda. Dunque colui che ricorda è un servitore dedito unicamente ad
Allah.
Non vedi forse quel che Egli ha detto a riguardo di colui che era qualificato dalla contraddittorietà di
questo stato [cioè attribuirsi la Signoria od una sua parte], quando il Ricordo del suo Signore, cioè il
Corano, scese a lui ricordandogli riguardo a se stesso ed al suo Signore [è una chiara allusione alla
"coscienza"] : "Egli non riconobbe la veridicità" di colui che lo ha apportato, quando gli fu detto che esso
proveniva dal suo Signore, "e non assolse all'orazione" (Cor.75,31). Allah sta dicendo che costui non ha
desistito dalla sua falsa pretesa di grandezza anche dopo aver ascoltato le parole di Allah, il Vero. Ed
anche se la verità non provenisse da Allah...
Infatti, colui che rifiuta la verità non ha riconosciuto la veridicità di quelle parole, non importa chi le ha
dette, in quel che esse significano.
....
Colui che è "giusto" è colui che dà ad ogni cosa che ha un diritto, il suo proprio diritto. Egli dunque
possiede l'argomento conclusivo e la parola che "taglia la testa". La sua testimonianza non è respinta e
l'aiuto divino non gli viene meno, assistendolo nella sua adorazione. Noi abbiamo supposto che egli sia
un servitore di un padrone e non la proprietà di qualcuno...Lo stato di un servo è quello di ascoltare il suo
padrone e di obbedirgli. Ogni altra cosa che non sia un servitore è una proprietà di qualcuno, nei confronti
della quale il proprietario agisce liberamente come vuole senza che nessuna lode si aggiunga alla cosa...
La persona nella quale la servitù è stata compresa invece, viene lodata da Allah per questo, poichè Allah
stesso lo ha reso abile a rifiutare le parole del Vero, e gli ha dato la facoltà di obbedire e di disobbedire
rispetto a quello in cui Egli cerca di impegarlo. Dunque costui è lodato per tutto ciò così come Allah ha
lodato gli Angeli con le Sue Parole : "che non disobbediscono a ciò che Allah comanda loro ed eseguono
quel che viene loro ordinato" (Cor.66,6). Se essi non avessero nella loro capacità e nella loro
configurazione sia quanto occorre per rifiutare l'ordine di Allah, sia per accettarlo, Allah non gli avrebbe
invece lodati, poichè essi non hanno disobbedito ed hanno compiuto ciò che Egli ha ordinato loro. Infatti,
alla fine dei conti, non vi è lode per colui che è costretto.

Potrebbero piacerti anche