Sei sulla pagina 1di 20

Posted in Jataka: le storie sulla vita del Buddha on 05/13/2009 03:01 am by admin

Jataka: la tigre
Molti anni fa il Bodhisattva nacque nella famiglia di un ricco e potente brahmano, molto stimato per la sua saggezza e per i suoi meriti religiosi. Il Bodhisattva, che era un ragazzo molto pio e pronto nellimparare, raggiunse in pochi anni la conoscenza dei diciotto rami della scienza e di tutte le arti che i suoi maestri brahmani potevano insegnargli. Presto diven-t pi dotto dei suoi stessi insegnanti e fu considerato quasi pari a un dio per la sua saggezza. Dal destino gli era stata dunque riservata una vita piena di onori e di ricchezza, ma al Bodhisattva non importavano queste cose terrene: il suo solo desiderio era lo studio delle Scritture, e sentiva crescere dentro di s la volont di rinunciare completamente al mondo.In India, ogni brahmano passa durante la sua vita attraverso quattro stadi: la fanciullezza, la giovent (let degli studi), la maturit (quando diventa un capofamiglia) e la vecchiaia, che permette di ritirarsi a meditare in solitudine nelle foreste. - Quando il Bodhisattva raggiunse let stabilita per diventare un capofamiglia, rifiut di sposarsi e di vivere la vita dellattaccamento e si ritir nel profondo della foresta. Nella giungla visse con tale purezza, autocontrollo e serenit che anche gli animali selvaggi seguirono il suo esempio, smisero di uccidersi lun laltro e vissero come fratelli. Tutto intorno a lui regnavano la pace e lamore. Anche i suoi compagni di un tempo, meravigliandosi della santit del giovane brahmano, lasciarono le loro case e andarono nelleremo della foresta per diventare suoi discepoli. Per prima cosa il Bodhisattva insegn loro a vivere in modo puro e compassionevole, poi mostr ai discepoli che linfelicit colpisce gli uomini perch essi non sanno controllare i pensieri, ma li lasciano vagare continuamente da una cosa allaltra. Perci le loro menti sono cos piene dei piaceri e dei dolori della vita che vengono trascinate negli affanni di questo mondo. Insegn loro anche a meditare e a concentrarsi sulle cose sacre per mantenersi liberi dalle tentazioni dei sensi. Cos il Bodhisattva chiuse le porte del male nelle menti dei suoi discepoli e apr la strada che conduce alla felicit e alla salvezza. Grazie a questi insegnamenti, molti di loro raggiunsero un alto grado di perfezione. Un giorno il Bodhisattva camminava con Agita, uno dei suoi discepoli, fra le grotte e i cespugli della montagna in cui viveva; stava parlando delle pratiche della meditazione e rifletteva sulla felicit che nasce dalla rinuncia, quando vide sul fondo di un burrone una

giovane tigre, resa cos debole dalla fame da non poter quasi camminare. I suoi occhi erano pieni di disperazione e il suo corpo magro come uno scheletro. Dei piccoli tigrotti erano vicini a lei, ma la tigre era cos affamata che era pronta a divorarli, perch non poteva pi ne cacciare, ne trovare qualcosa da mangiare. Quando sent arrivare gli uomini alz la testa e ringhi verso di loro con le ultime forze. Vedendo tutta quella sofferenza, il Bodhisattva fu scosso dalla compassione come una montagna scossa dal terremoto, e disse ad Agita: Figlio mio, osserva lindegnit del Samsara! Quella tigre guarda ai suoi figli come a cibo. La fame la sta portando a trasgredire la legge dellamore. Ah! La ferocia dellamore per se stessi, che pu portare una madre a cibarsi dei corpi delle creature da lei generate! Va veloce, figlio mio, alla ricerca di carne per placare la fame di questo animale, cosicch non uccida i suoi piccoli. Io intanto cercher di impedire questo gesto scellerato. Il discepolo corse via velocemente in cerca di cibo e il Bodhisattva rimasto solo pens: Perch dovrei cercare la carne di qualche animale, quando ho me stesso da offrire? Non posso ignorare la sofferenza di questa tigre e solo io posso aiutarla. Se rimanessi indifferente verso il dolore di questo nobile essere, la mia coscienza brucerebbe dentro di me come un cespuglio infuocato. Ma se mi getto nel burrone e uccido cos il mio povero corpo, la tigre si nutri-r con la mia carne e i suoi piccoli saranno salvi. In questo modo insegner la compassione al mondo, esaudir il desiderio di fare del bene agli altri e acquisir grandi meriti. Questa mia decisione non nasce dallambizione, ne dal desiderio di gloria, ma solo dalla volont di sconfiggere il male del mondo. Dirader le tenebre dalla sofferenza cos come il sole dirada le tenebre della terra con la sua luce, e tutti impareranno la compassione dal mio esempio. Rafforzato da questi pensieri il Bodhisattva si gett nel burrone e cadde davanti alla tigre, che stava per divorare i suoi piccoli. La belva sent un gran tonfo e, lasciando i tigrotti, strisci lentamente verso il corpo senza vita dellasceta, lo guard con occhi famelici e cominci subito a divorarlo. Quando Agita torn indietro, si guard attorno inutilmente alla ricerca del suo maestro. Dapprima pens che anche il Bodhisattva fosse andato alla ricerca di cibo, poich egli stesso non aveva trovato nulla che potesse placare la fame dellanimale, poi ud davanti a se le fusa soddisfatte della tigre e guard nel burrone per scoprire quale cibo avesse trovato. Sporse il suo viso dalla roccia e con grande orrore vide la tigre leccarsi le zampe dopo il pasto e, vicino a lei, il corpo mezzo divorato del suo amato maestro. I piccoli tigrotti erano nuovamente vicini alla madre, che ora li guardava teneramente, invece che con lo sguardo scintillante di un animale vorace pronto a divorarli. La vista di questo atroce spettacolo fu terribile per la mente di Agita: dapprima fu quasi sopraffatto dal dolore per la perdita del suo caro e amato maestro, ma poi vide, con gli occhi della mente, la ragione che aveva convinto il Bodhisattva a sacrificare il suo corpo. Allora si inchin con profonda riverenza ed esclam: Oh, comera piena di compassione quella grande mente verso gli esseri sofferenti! Comera indifferente al suo stesso benessere! Con questo gesto ha dimostrato il suo grande amore e in verit le creature di questo mondo non hanno pi bisogno di essere commiserate, avendo guadagnato il suo spirito come protettore. Sicuramente Mara si dispera e si tormenta, spaventato dalla sconftta che una simile bont pu infliggergli. Tutti onorino questo grande essere di sconfinata bont, rifugio di tutte le creature. Agita ritorn dagli altri discepoli e raccont ci che era successo. Tutti capirono il grande sacrificio che il Bodhisattva aveva fatto donando il suo corpo, e si racconta che per ricordare questo gesto i discepoli, i Gandharva, gli dei e i serpenti ricoprirono le ossa del

Bodhisattva di fiori e di polvere profumata di legno di sandalo, e poi si raccolsero in preghiera. In questa vita il Bodhisattva, molto tempo prima di diventare il Buddha, insegn la compassione a tutte le creature, sacrificando il suo stesso corpo ai bisogni di una tigre affamata.

La storia del re dei Cibis (Shibis)


Posted in Jataka: le storie sulla vita del Buddha on 05/04/2009 03:05 am by admin

Molto tempo fa, vagabondando sulla terra in cerca della perfezione, il Bodhisattva nacque co-me figlio del re dei Cibis. Egli imparava ogni cosa cos velocemente che, crescendo, divent un saggio maestro di virt e di tutte le arti e le scienze. E quando divenne re govern i suoi sudditi con la giustizia e lamore di un padre. Dal momento che era molto generoso e di cuore nobile, cercava di esaudire tutti i desideri dei poveri del regno, e il suo palazzo era sempre affollato dai mendicanti. Era cos ricco di amore e carit che nel suo paese abbondavano gli ospizi, che erano sempre forniti del necessario per nutrire e curare i bisognosi. Cos spargeva ovunque la pioggia dei suoi doni, simile alle nuvole del Treta-Yuga che rifornivano il popolo di cibo. Ogni supplicante riceveva secondo i suoi bisogni, e il re controllava

che tutti lasciassero soddisfatti il palazzo. Sembrava che il donatore fosse molto pi felice di quelli che ricevevano, e i mendicanti giunsero come un fiume impetuoso nella sua reggia, uscendone piegati sotto il peso dei doni del re. Ma il Bodhisattva non era soddisfatto di dare in elemosina tutte le sue ricchezze. Desiderava che qualcuno gli chiedesse di pi, per dimostrare che era disposto a donare anche il suo stesso corpo. Quando la Madre Terra fu consapevole del nobile intento del re, inizi a tremare dalla gioia, e il grande Meru, il Signore delle Montagne, fu scosso da quelle potenti vibrazioni. Allora Sakra, il Re degli Dei, cercando la causa di quellinsolito tremolo della terra, ud il divino pensiero del re dei Cibis, che intendeva sacrificare un pezzo del suo corpo per una persona bisognosa, e stupito pens: - Pu essere che questo r sia cos nobile di mente e compassionevole da donare la sua stessa carne? Devo scoprirlo. Un giorno il re sedeva sul suo trono nella sala delle udienze, dopo lusuale convocazione che veniva fatta ai poveri e ai bisognosi, quando una moltitudine di mendicanti arriv per ricevere argento, oro, gioielli, vestiti e frumento, secondo i loro bisogni. Fra quella folla di poveri apparve Sakra, sotto la forma di un vecchio brahmano cieco. Appoggiandosi al suo bastone si ferm davanti al re, che lo guard con compassione e amicizia. Gli attendenti gli chiesero che cosa desiderasse, ma il brahmano si fece ancora pi vicino al Bodhisattva e, dopo averlo benedetto, disse: Sono venuto da molto lontano o re, perch ho sentito parlare della tua grande compassione. Sono un vecchio cieco e ti chiedo uno dei tuoi occhi, laltro ti sar sufficiente per governare il tuo regno. Il re fu felice di questa richiesta, perch da molto tempo desiderava dimostrare di non essere attaccato neppure al suo stesso corpo. Ma la richiesta era cos strana che dubit di aver capito bene. Perci chiese al brahmano: Chi ti ha consigliato di chiedermi una cosa si-mile? Di certo nessuno si separa volentieri da uno dei suoi occhi. E il brahmano rispose: Sakra, il Re degli Dei, mi ha consigliato di chiederti un occhio. Ha detto che tu me lo avresti donato volentieri e spero di non essere deluso. Udendo ci il re pens che, grazie al potere di Sakra, il brahmano avrebbe potuto recuperare la vista e disse: Brahmano, esaudir completamente il tuo desiderio. Tu hai chiesto uno dei miei occhi, e io te li doner entrambi. I consiglieri del re, capendo che intendeva realmente dare via i suoi occhi, lo pregarono in lacrime di non portare la sua carit cos lontano da diventare completamente cieco. Inoltre - argomentarono - come possono gli occhi di un uomo essere messi nella testa di un altro? Se il potere divino pu restituire la vista, che bisogno c di un tale sacrificio? E poi, a cosa servirebbe la vista a un povero? Poi potr

vedere le ricchezze degli altri, e diventer ancora pi triste. Donategli invece del denaro e lasciate che se ne vada in pace! Il Bodhisattva replic con voce gentile: Chi promette un dono e rompe il suo giuramento il peggiore degli uomini. Voi sostenete che il potere divino pu ridare la vista al brahmano senza bisogno dei miei occhi. Lasciatemi dire che molte cose sono necessarie per trasformare un proposito in un effetto sicuro, e io credo che ci sia bisogno dei miei occhi per compiere un tale miracolo, perci non ostacolatemi in questa insolita forma di carit. I consiglieri cercarono ancora di protestare, ma il re continu: Ci che stato chiesto deve essere dato. Non sarebbe giusto fare un altro dono a questo pove-ro cieco. Non sto cercando di conquistare la terra intera e neppure il Cielo o la gloria, con lintenzione di aiutare tutti gli esseri delluniverso che ora dono i miei occhi, in modo che la richiesta del brahmano sia soddisfatta. Cos uno degli occhi del re fu estratto con attenzione dal suo medico e dato al cieco brahma-no. E meraviglia! Locchio ader perfettamente allorbita vuota delluomo, e inizi a risplendere miracolosamente. Quando il re vide ci, si sent colmare di gioia e ordin al medico di estrarre anche laltro occhio e di donarlo al mendicante. Il volto del Bodhisattva sembrava ora uno stagno di loti senza pi fiori, ma il brahmano usc dal palazzo con due occhi sani, ringraziando con devozione il re ormai cieco. In ogni luogo del palazzo e della citt lacrime di tristezza furono versate, ma Sakra vedendo che il re per raggiungere la suprema saggezza non aveva esitato di fronte a quel sacrificio, felice e pieno di ammirazione, decise che non avrebbe lasciato a lungo quel Santo Essere in quella penosa situazione. Le ferite causate dalloperazione agli occhi guarirono. Un giorno il re sedeva meditando nel suo giardino, vicino a uno stagno, mentre una brezza balsamica soffiava dolcemente e i fiori di loto aprivano i loro petali. Allora Sakra apparve davanti a lui e disse: Io sono Sakra il Re degli Dei, chiedimi un dono, santo re. Il Bodhisattva che era solito donare ma che non aveva mai chiesto nulla per s, rispose stupi-to: Ho grandi ricchezze, un potente esercito e il mio popolo mi adora. Ma la cecit mi fa desiderare la morte, perch non posso pi vedere il viso felice dei poveri quando esaudisco i loro desideri. Ti preoccupi ancora dei mendicanti - disse il Re degli Dei, - che ti hanno portato via la luce degli occhi? Allora il re replic: Avendo sempre venerato la Verit ora mi appello a lei. Se io dicessi che le richieste dei mendicanti sono ora per me dolci e irresistibili come prima, quando potevo vedere la gioia nei loro volti, direi una menzogna. Perci, per la Verit Eterna, ti chiedo di rendermi uno dei miei occhi.

Non appena pronunci queste parole, grazie al potere della sua assoluta sincerit, uno dei suoi occhi ritorn sul suo viso e il Bodhisattva esclam felice: In verit, mi sentii felice solo donando entrambi i miei occhi, anche se me ne era stato chiesto soltanto uno. Ora, per dimostrare la mia sincerit, prego la Giustizia di pesarmi sulla sua bilancia e di rendermi il mio secondo occhio. Immediatamente anche il secondo occhio torn al suo posto, e il re rivide perfettamente tutta la bellezza del giardino e i volti felici dei poveri che lo circondavano. Al compiersi di questo miracolo la terra trem di gioia, il sole brill pi luminoso, i fiori si prostrarono davanti al santo re e la natura esult. Tutte le creature erano felici che il loro protettore avesse riacquistato la vista, e con dolci voci cantavano: Salute al R della Giustizia e della Compassione. Poi Sakra disse al Bodhisattva: Sapevo che avevi lintenzione di donare anche la tua carne, se richiesta. Io ero il brahmano che ha provato la tua sincerit. Ora ti ho reso i tuoi occhi e, insieme a loro, ti dono anche la vista divina. Con essa puoi vedere in ogni direzione per pi di cento yojana. Dopo queste parole Sakra scomparve. Il re fu portato in processione alla sua capitale in festa, la citt di Arittha, e tutti i sudditi festanti lo seguirono nella sala delle udienze del suo palazzo. Qui il Bodhisattva parl al popolo spiegando i libri sacri e il contenuto dellesperienza che aveva vissuto. Quel santo re regn saggiamente fino al giorno della sua morte, donando tutte le sue ricchezze ai poveri, ai vecchi e ai malati. La ricchezza una cosa da disprezzare, ma ha una virt, poich pu essere donata da chi la possiede per il benessere degli altri. Solo cos diventa un tesoro.

La storia dAvishahya linvincibile


Posted in Jataka: le storie sulla vita del Buddha on 05/03/2009 09:01 am by admin

Fu per il buon Karma di un ricco mercante che il Bodhisattva nacque, molto tempo fa, come suo figlio. Il ragazzo segu le orme paterne diventando, una volta adulto, il capo della Gilda dei Mercanti. Aveva ricevuto unottima educazione e possedeva un intuito innato per ogni genere di affari, ma era anche molto generoso e praticava la carit nel senso pi ampio della parola. La sua ricchezza divenne cos grande che fu chiamato il r dei mercanti, ma il Bodhisattva grazie alla forza del suo carattere, continu a procedere fermamente sulla Via della Compassione, dalla quale non potevano deviarlo ne vizi ne

tentazioni di alcun tipo. Perci fu chiamato Avishahya che significa: invincibile. La sua casa era sempre affollata da mendicanti, ognuno di loro veniva considerato un ospite, e qualunque cosa desiderasse non gli veniva mai negata. Al momento del congedo sia Avishahya che i suoi poveri amici si salutavano ridendo felici. Infatti il Bodhiattva non era attaccato alle sue ricchezze e, gioiva quando i mendicanti sceglievano e portavano via le cose pi belle che possedeva. Per lui la ricchezza era solo un mezzo per compiere azioni meritevoli e mai nessun monaco mendicante lasci la casa di Avishahya senza essere soddisfatto dei doni ricevuti. Un giorno Sakra, il Re degli Dei, sentendo parlare della meravigliosa compassione di Avishahya si incurios e decise di vedere quanto lontano sarebbe andato il ricco mercante sulla strada della carit. Cos fece in modo che i doni che il mercante aveva pronti per la distribuzione, provviste, grande, soldi e vestiti, sparissero ogni giorno. Avishahya si meravigli per quelle improvvise e inspiegabili sparizioni, ma compr nuove provviste giorno dopo giorno, in modo che nessun povero uscisse scontento dalla sua casa. - E, da quel momento, bench le sue ricchezze diminuissero, il Bodhisattva divent ancora pi felice e generoso. Vedendo che Avishahya non cessava di elargire generose elemosine, Sakra decise di rendere il compassionevole mercante completamente povero in una sola notte, per scoprire se una simile disgrazia avrebbe fermato il suo desiderio di aiutare gli altri. Un mattino, quando Avishahya si alz allalba, trov la sua casa completamente vuota. Non cera pi niente, ne vestiti, ne provviste, ne denaro. Perfino i suoi domestici erano spariti. Sembrava che la casa fosse stata saccheggiata dai Rakshasa1. Il Bodhisattva cerc dappertutto, ma trov soltanto un rotolo di corda in un angolo e una piccola falce in un altro. Meravigliato, disse ad alta voce: - Chi ha portato via tutte le mie cose? Forse qualcuno che, non volendo mendicare, le ha rubate perch solito procurarsi il necessario per vivere con la forza? Oppure le ha prese qualcun altro solo perch invidioso del mio alto rango? Ci sarebbe un vero

peccato perch le mie cose non servirebbero a un povero. Ora la mia ricchezza completamente svanita. Che cosa far quando i mendicanti verranno alla mia casa e io non potr nutrirli e vestirli? Essi sono abituati a ricevere doni e ospitalit e ora il mio intero palazzo come una pozza secca come lassetato non pu trovare acqua da bere. Tuttavia il Bodhisattva non voleva vivere di elemosine, perch egli aveva donato per tutta la vita e adesso, che nel suo nuovo stato vedeva quanto dura fosse la vita del povero, la sua compassione per i mendicanti crebbe ancora. Cos, in modo di riuscire a donare qualcosa, anche se poco, prese la fune e la falce, le sole cose che gli erano rimaste e si mise a tagliare erba, giorno dopo giorno. Dopo aver venduto lerba compr il cibo, che regal quasi tutto ai mendicanti, tenendo per s solo il minimo per sopravvivere. Cos visse per qualche tempo, felice di poter aiutare pochi vecchi malati, che non erano in grado di badare a loro stessi. Sakra, vedendo che neppure quella grande povert aveva reso egoista lanimo di Avishahya si sent riempire di ammirazione. Allora si manifest con il suo corpo celestiale e, levitando nellaria davanti al Bodhisattva lo tent ancora con queste parole: - Mercante, ne ladri, ne principi invidiosi hanno rubato le tue ricchezze e neppure sono state distrutte dal fuoco o dallacqua. Tu solo sei responsabile della tua rovina. Rinuncia da adesso al tuo esagerato amore per la carit. Se nella tua condizione attuale di povert comincerai ad accumulare il poco che guadagni, grazie alla tua abilit diventerai infine di nuovo ricco, come un formicaio che cresce alto e forte, costruito poco per volta dalle alacri formiche. Il Bodhisattva non fu persuaso dai discorsi di Sakra e rispose: - Nessun uomo caritatevole, qualunque disgrazia lo colpisca, far mai qualcosa di malvagio. Non accumulerei mai ricchezze se potessi farlo solo diventando un avaro. Non accetterei ne oro ne gioielli e neppure il Cielo, se non potessi usarli per rendere pi felice il cuore dei poveri. Se aumentando la ricchezza cresce legoismo, allora bisogna donare tutto, per salvarsi dal male. La ricchezza va e viene

come il lampo dei fulmini, ma la compassione porta una costante felicit. - Mercante - disse Sakra - tu parli come un uomo potente ma ora non sei pi ricco. Se tu accumulerai un nuovo patrimonio poi se vorrai elargire un po delle tue ricchezze in elemosina, nessuno ti potr biasimare. Ma colui che ama la carit senza avere i mezzi per praticarla come un uccello che vuole volare prima che siano cresciute le sue ali. Che significato pu avere il desiderio ardente di donare se non c nulla da dividere? Il Bodhisattva replic: - Ogni persona deve essere caritatevole, perch non esiste una felicit maggiore di quella provata per gli atti di compassione. Inoltre i ricchi, se non praticano la carit, non possono raggiungere il Cielo e neppure sconfiggere legoismo e gli altri vizi. Chi, mosso dalla compassione, pronto a donare anche se stesso per proteggere i vecchi, i poveri e i malati, sar benedetto per leternit. Se un carro ha tracciato una pista, altri possono seguirla pi facilmente. Quando ero ricco ho guidato questo primo carro e ora so che posso farlo ancora e ancora, senza abbandonare la giusta via. Se diventer di nuovo ricco, doner tutti i miei averi ai poveri. Intanto offro il poco che ho.Sakra colpito dalle parole del Bodhisattva lo guard con rispetto e disse: - Molti cercano di conquistare ricchezze senza alcuno scrupolo perch per loro la ricchezza un modo per ottenere potere e piacere. Tu non hai mostrato alcuna emozione per la perdita dei tuoi beni e non hai ceduto ai miei consigli. Vedo che la tua mente rivolta solo al benessere dei deboli. Il tuo compassionevole cuore risplende come una luce in un luogo oscuro e soffre per la perdita delle ricchezze solo perch senza di esse non pu aiutare i poveri come prima. Vedo che le prove che ti ho mandato non ti hanno scosso cos come il vento non scuote una possente montagna ricoperta di neve. Io ho fatto sparire la tua ricchezza perch il bisogno purificasse e rendesse pi grande la tua fama cos come la fiamma purifica loro. Da ora o Grande Santo la ricchezza ritorner da te come la pioggia che riempie i pozzi e gli stagni asciutti. Grazie al mio

favore non perderai pi la tua prosperit e ti prego di dimenticare i miei tentativi di traviarti.Cos chiedendo perdono al Bodhisattva il Re degli Dei svan dalla terra. Avishahya ridivent molto ricco e la sua casa accolse nuovamente i poveri e gli afflitti, che ne uscivano con i volti ed i cuori raggianti di gioia. La prosperit del caritatevole mercante non diminu fino al giorno della sua morte, ed egli fu conosciuto come il Padre dei Poveri. Questa storia insegna che colui che veramente virtuoso non cessa mai di essere compassionevole e anche nella disgrazia e nella povert, trova la maniera di aiutare chi ha bisogno di lui.

La storia del sacrificio


Posted in Jataka: le storie sulla vita del Buddha on 05/03/2009 02:57 am by admin

Si racconta che, molto tempo fa, il Bodhisattva nacque in una grande famiglia reale e alla morte del re suo padre sal al trono in giusta successione. Raggiunse questa alta carica per i meriti acquisiti nelle sue vite precedenti. Molto spesso accade che quando un re nobile e buono anche il suo popolo giusto e pacifico. Cos era nel regno del Bodhisattva. Non cerano conflitti e povert, non cerano epidemie e regnava la pace con i paesi confinanti. Il re non si interessava solo al benessere materiale del suo popolo, ma anche a quello spirituale e la luce della bont che si irraggiava dal trono illuminava il cuore di tutti i sudditi. Ma un anno, una terribile calamit cadde sul paese portando la paura e il dubbio in tutto il popolo. Nessuno sapeva perch il Dio della Pioggia fosse adirato, ma quellanno ci fu una grande siccit e tutti soffrivano per la mancanza dacqua. I pozzi erano secchi e la vegetazione iniziava a morire, con essa morivano gli animali e la carestia era prossima. Il re temeva che qualcuno dei suoi sudditi avesse compiuto qualche atto sacrilego e che la siccit fosse una punizione mandata dagli dei. - LEGGI TUTTO Cos chiese consiglio ai ministri, ai brahmani e agli uomini pi saggi del regno, per sapere che cosa

dovesse essere fatto per mettere fine a quella calamit. I conoscitori dei Veda1 dissero che per far cessare la siccit era necessario sacrificare molti animali, perch i libri sacri dicono che un tale sacrificio induce gli dei a concedere molta pioggia. Il re, inorridito da questo consiglio, cerc di trovare altre soluzioni e lasci cadere il discorso. Ma i sacerdoti continuarono a insistere: - Il re non vuole compiere i doveri che gli competono. Non sa forse che il sacrificio il ponte che collega gli uomini al Mondo degli Dei? - Poi continuarono: - Vostra Maest ha sempre onorato con riti gli antenati, i Rishi, i saggi e i grandi uomini. Perch non vuole onorare anche gli dei con un grande sacrificio? Dovete pensare alla salvezza dei vostri sudditi e consentire a sacrificare molti animali, perch solo cos la pioggia cadr.Il Bodhisattva pensava: - Come possono gli dei, che si nutrono solo di Soma compiacersi dellassassinio di animali innocenti? Una tale atrocit non ha niente a che fare con la giustizia! Se gli animali uccisi mentre i brahmani mormorano preghiere vanno nei Cieli, perch i brahmani non offrono loro stessi come sacrifcio, visto che desiderano tanto andare presso gli dei? Gli animali sono uccisi contro la loro volont e non si pentono prima di morire delle loro cattive azioni. Come possono quindi raggiungere i Cieli? No, questi insegnamenti sono malvagi. Trover un altro modo per uscire da questa calamit.Dopo queste riflessioni il re disse ad alta voce ai suoi consiglieri: - Ascoltate le mie decisioni. Non solo ordiner che sia fatto un grande sterminio di animali, ma offrir agli dei un sacrifcio di almeno mille uomini. Mandate i miei ufficiali in tutte le parti del regno affinch catturino le vittime destinate al sacrificio. Chiamate gli astrologi perch trovino il giorno propizio, in modo che la luna e le stelle siano favorevoli e preparate ogni cosa per questa grande cerimonia.I sacerdoti e i consiglieri rimasero stupefatti, perch non si aspettavano una simile risposta, e un brahmano disse: - Vostra Maest, se mille uomini saranno uccisi simultaneamente i vostri sudditi si ribelleranno. Sacrificatene dapprima solo uno, e poi gli altri in modo graduale.Il re replic: - Non temo la ribellione del mio popolo. Proclamate un grande raduno degli abitanti delle citt e delle campagne e io stesso parler ai miei sudditi.Cos il re parl solennemente a tutto il suo popolo: - La siccit ci minaccia e voi mi avete chiesto di fare cessare questa calamit. Perci intendo offrire agli di un grande sacrificio umano. Ma nessuno che sia giusto e caritatevole, che tenga una condotta onesta e che non maltratti la sua famiglia, deve preoccuparsi di essere scelto per il sacrificio. Mander i miei emissari, che sono onesti e vedono lontano, in ogni parte del regno per osservare la vostra condotta. Essi saranno riconoscibili per le loro vesti e mi riporteranno le vostre malvagit. Chiunque di voi sar sorpreso a compiere atti

crudeli sar portato al palazzo per essere sacrificato. Questi, miei sudditi, sono i miei ordini!I sudditi tornarono alle loro case, preoccupati ma decisi a comportarsi bene, in modo da non essere scelti per il sacrificio. Il re mand i suoi ufficiali in giro per il regno e ogni giorno, in ogni citt e in ogni villaggio, i banditori proclamavano che i malvagi, per il dolore che avevano causato, sarebbero stati portati dal re per essere sacrificati. Tutto il popolo, vedendo gli ufficiali del re aggirarsi in ogni villaggio e udendo tutti i giorni il proclama reale, cominci a cambiare la propria condotta. I litigi finirono, lospitalit fu praticata in ogni luogo, cos come la modestia, le buone maniere e il rispetto verso i saggi e i genitori. Gli anziani e gli dei venivano riveriti e lintera popolazione di quel regno viveva come se il KretaYuga fosse gi arrivato. La paura della morte aveva risvegliato le virt che erano state dimenticate, e in poco tempo ognuno si comport in maniera esemplare. Quando il r ascolt i suoi ufficiali riferire che non era stato possibile trovare un solo malvagio in tutto il regno, divent felice e diede loro ricchi doni per la buona notizia che avevano portato. Poi chiam i suoi ministri e disse: - Non c un solo malvagio in tutto il paese, e io non posso compiere il sacrificio umano perch i miei sudditi sono cos virtuosi che meritano che un sacrifcio sia compiuto per loro. Perci lasciatemi sacrificare a modo mio. Chiamate il povero, il cieco e lo zoppo e distribuite a loro le mie ricchezze, in modo che la povert possa sparire dal mio regno.Cos i ministri fecero costruire ospizi in ogni luogo e i poveri furono nutriti e vestiti. La felicit si sparse in tutte le direzioni e il popolo non ritorn pi alle cattive abitudini del passato. Le pestilenze e tutte le malattie sparirono e i monsoni portarono le piogge. I pozzi e i fiumi si riempirono di pura e fresca acqua, la vegetazione crebbe di nuovo e le erbe medicinali portarono i loro doni per la guarigione degli esseri umani. In questo modo, per il potere di un buon re e per la sua grande saggezza, il paese fu salvato dal pericolo e il popolo pot vivere felice e contento benedicendo il nome del Bodhisattva. Ma il re, che aveva solennemente proclamato che un sacrificio dovesse essere fatto, si lev la veste regale e indoss la nera pelle di un cervo, assumendone laspetto. Poi mise da parte il suo scettro e la sua corona e intrecci i suoi capelli nella maniera prescritta dai Veda per il sacrificio, immolandosi per tener fede alla sua parola. Cos visse e mor quel grande re, e i suoi sudditi lo adorarono come se fosse una divinit. La sua fama si sparse in tutto lOriente e il suo nome divenne un esempio per tutti. Questa storia mostra la purezza di cuore, la saggezza e la giustizia del Bodhisattva in una delle sue vite sulla Strada della Perfezione, prima di diventare il Buddha, lIlluminato.

La storia di Ajastya lasceta


Posted in Jataka: le storie sulla vita del Buddha on 05/03/2009 02:56 am by admin

Molti anni fa, il Bodhisattva nacque nella famiglia di un famoso brahmano, che era stimato da tutti per la sua grande piet. La sua nascita fu considerata un grande dono ed egli fu allevato affinch diventasse un uomo sapiente. Furono compiuti tutti i riti e i sacrifici prescritti e gli furono insegnati i Testi Sacri e tutte le scienze: lastronomia, i mantra, la geometria, lorigine delle parole, la grammatica, ecc. Crescendo il Bodhisattva divenne molto famoso per la sua saggezza e, grazie ai doni dei suoi discepoli, anche molto ricco. Cos la sua fama di saggio crebbe con le sue ricchezze, che distribuiva generosamente ai parenti, agli amici e ai discepoli pi poveri. - Quando raggiunse let prescritta per formare una famiglia, il Bodhisattva si sent infelice, perch vedeva che ora tutti si aspettavano che continuasse ad accumulare ricchezze e a compiere i doveri che la vita familiare impone: sentiva che tutte queste cose lo ostacolavano dal praticare le sue severe pratiche ascetiche. Allora il suo occhio intcriore si apr e vide in modo chiaro che solo la rinuncia al mondo gli avrebbe donato la libert necessaria per incamminarsi sulla Via della Perfezione. Cos diede via le sue ricchezze come se fossero acqua e si ritir dalla vita familiare per vivere in solitudine, meditando e praticando ogni tipo di virt. Ma ancora continuava a essere visitato da tutti quelli che desideravano ascoltare i suoi insegnamenti e Ajastya, che voleva ritirarsi completamente dal mondo, si rifugi sullisola di Kara, nel lontano Oceano del Sud. Nel centro dellisola cera un lago meraviglioso, circondato da alberi ricchi di frutta e fiori: vicino alla spiaggia crescevano in abbondanza radici commestibili e piante medicinali. In questo luogo solitario il Bodhisattva costru il suo eremitaggio e visse felice la dura vita dellasceta, mangiando solo il necessario per sostenersi. Anche su quellisola sperduta capitava a volte un viaggiatore o un pellegrino, e quando ci accadeva il Bodhisattva onorava lospite con le radici, i frutti e le fresche acque del lago, invitandolo poi nella sua dimora, lEremitaggio della Penitenza. E ogni volta gentili parole di benvenuto e benedizioni accompagnavano il semplice cibo. Il Bodhisattva viveva in modo cos puro che anche gli animali dellisola lo onoravano come un maestro, e quando lo incontravano sulle sponde del lago o su quelle delloceano, si sdraiavano ai suoi piedi in segno di obbedienza e reverenza. Un giorno, la fama della vita virtuosa praticata dal Bodhisattva arriv fino alle orecchie di Sakra, il re degli dei. Egli volle mettere alla prova la pazienza di quel santo eremita e cos fece sparire tutti i frutti e le radici che crescevano intomo allEremitaggio della Penitenza. Ma Ajastya, la cui mente era concentrata sulla meditazione e non sul pensiero del nutrimento del corpo, si accontent di bollire le foglie degli alberi e gli steli derba nellacqua del lago e mangi con soddisfazione quel semplice cibo. Allora Sakra spogli tutti gli alberi, i cespugli e le erbe dalle loro foglie, cos come fa il vento dautunno, ma il Bodhisattva raccolse le foglie cadute e, dopo averle bollite, se ne cib. Sakra cominci a pensare che il suo potere non potesse scalfire la felicit di Ajastya, cos apparve davanti a lui, sotto forma di brahmano, proprio allora di pranzo. Lasceta lo

accolse gentilmente e lo invit al suo eremitaggio: poi, con volto felice e parlando dolcemente, gli offr tutte le foglie bollite, ormai cos difficili da trovare. Il brahmano mangi tutto con soddisfazione e Ajastya, lasceta, non ebbe nulla, se non la gioia di vedere il suo ospite rifocillato e pieno di gratitudine. Ma la mancanza di cibo non disturbava le sue meditazioni, e per tutto il giorno e la notte seguente si sent pieno di felicit. Per cinque giorni consecutivi Sakra apparve al Bodhisattva come ospite, ogni volta fu accolto con la stessa gentilezza e gioia, e sempre mangi tutto il cibo, senza lasciare nulla allasceta. Ma Ajastya rimase impassibile; allora Sakra sent che il potere di quelluomo era superiore al suo e cominci a temere che quel saggio potesse, grazie alle dure penitenze e alla sua straordinaria carit, entrare nel regno degli Dei e diventare il loro re. Discese sullisola e si manifest al Bodhisattva nella sua meravigliosa forma celeste dicendo: Dimmi, perch hai lasciato i tuoi pari, la tua famiglia e tutti coloro che ti amavano, per venire in questa foresta e vivere una vita di penitenza senza piaceri? Il continuo reincarnarsi sulla terra rispose lasceta, fonte di dolore, la vecchiaia e le malattie portano sofferenza e linevitabilit della morte riempie la mente dangoscia. Io sto cercando di trovare la via che permetta di salvare tutti gli esseri da questi mali. Questo il motivo per cui ho lasciato il mondo e vivo la vita dellasceta. Sakra fu felice di questa risposta, perch ora sapeva che il Bodhisattva non cercava la gloria celeste: Per la saggezza di queste parole disse, ti far un dono. Scegli qualsiasi cosa tu voglia. Ma Ajastya non desiderava le cose del mondo e cos rispose: Che io non desideri mai una moglie, dei fi-gli e ogni cosa ambita dagli uomini. Possa il fuoco ardente del desiderio mai entrare nel mio cuore. Questo il dono che ti chiedo! Sakra cap che il Bodhisattva era completamente soddisfatto della sua vita di penitenza e disse: Per i tuoi saggi propositi ti conceder volen-tieri un altro dono. Dimmi, cosa desideri? Desidero che il fuoco dellodio, per la colpa del quale luomo perde le ricchezze, la casta e la reputazione, non entri mai nel mio cuore. Il re degli di, compiaciuto da queste parole, rispose: Hai detto il giusto! Il saggio rinuncia allodio del mondo. Accetta ancora un dono da me. Allora Ajastya replic: Possa io non vedere mai uno sciocco ed evitare il fastidio di vivere con lui. Questo ci che ti chiedo. Ma perch aborrisci la vista di uno sciocco? disse Sakra. Uno sciocco ha bisogno di insegnamenti e tu, pieno di compassione come sei, dovresti aiutarlo! Ajastya rispose:

Se uno sciocco fosse curabile con qualche tipo di insegnamento, allora non vorrei evitarlo. Ma uno sciocco segue i sentieri sbagliati come se fossero quelli giusti e cerca di convincere quelli che lo circondano a fare lo stesso. Egli si arrabbia con coloro che cercano di insegnargli e non pu essere aiutato nella sua presunzione. Per questo non voglio vedere uno sciocco. Poi il Bodhisattva, per mostrare al re degli dei che i saggi sarebbero stati ospiti graditi, continu: Possano i saggi venire su questisola, essere miei ospiti e parlare con me. Il saggio cammina sulla strada della virt e conduce gli altri su quella stessa strada. Ha buona educazione e ascolta ci che detto per il suo bene; per questo sono amico del saggio. Tu sei un vero santo. Perci ti prego di concedermi il piacere di esaudire ancora un tuo desiderio. esclam Sakra, pieno di reverenza dopo le sagge parole del Bodhisattva. Ajastya, per compiacere il grande dio, disse: Possa il cibo che ti ho offerto, arricchito dalla carit, ritornarmi indietro e possa un gran numero di mendicanti, liberi da cattive azioni, venire da me per riceverlo. Non solo tutto ci che hai chiesto si compir rispose Sakra, ma per la tua generosit ti conceder ancora un dono. Allora il Bodhisattva, per dare una lezione al re degli dei, disse: Se vuoi concedermi il pi grande dei doni, ti prego di non comparire mai pi davanti a me nella tua meravigliosa forma celeste. Dopo queste parole Sakra si irrit e la sua voce si alz come il tuono: Perch tu, a cui appaio senza che sia stato compiuto alcun rituale, senza preghiere e offerte da parte tua, perch tu, a cui ho offerto i miei doni, non vuoi pi vedermi? Il Bodhisattva rispose gentilmente: Non adirarti, ma lascia che ti spieghi il mio pensiero. Non per irriverenza o scortesia che ti chiedo di non apparire davanti a me nella tua forma gloriosa, ma solo perch la tua sfolgorante bellezza potrebbe farmi dimenticare i miei voti religiosi e le mie penitenze. Allora Sakra si inchin a lui con reverenza, e, dopo aver girato intorno al Bodhisattva da sinistra a destra, scomparve. Il mattino seguente Ajastya trov una grande quantit di cibo e bevande davanti alleremitaggio, e molti santi monaci, ispirati da Sakra, vennero sullisola e divisero il cibo con lui. Cos, fornito giornalmente dagli dei di nutrimento divino, il Bodhisattva offr con generosit, per tutta la sua vita, cibo e insegnamenti ai saggi che andavano a visitarlo nella lontana isola di Kara.
La storia di una ciotola di zuppa dorzo
Posted in Jataka: le storie sulla vita del Buddha on 05/03/2009 02:49 am

Questa storia dimostra che un dono sia esso grande o piccolo, dato col cuore a una persona meritevole, produce sempre una grande ricompensa.

Nei tempi antichi il Bodhisattva nacque come re del Koshala. Aveva tutte le virt che un r de-ve possedere ed era come un padre per il suo popolo. Era giusto, energico e sapiente, ma fra tutte le sue virt una splendeva come un raggio luminoso di sole, ed era il suo costante buon umore. Questa sua allegria aveva un effetto miracoloso sullintero paese, e tutti i suoi sudditi sembravano sempre felici e contenti. Un giorno, mentre il re stava meditando, ritorn alla sua mente il ricordo di una delle sue precedenti incarnazioni e, molto colpito da quello che vide, divenne da allora pi caritatevole che mai. Shramani e Brahmani, mendicanti e anziani, ricevevano continuamente dal re doni e consigli. - Da quando aveva imparato a guardare indietro, alle sue vite precedenti, il re era diventato molto pi pensieroso. Nel suo palazzo e nel salone delle udienze era solito declamare versi che incuriosivano lintero suo popolo. Questi erano i versi: Se qualcuno esaudisce i desideri di un Santo, anche con una piccola offerta, il frutto di questa azione non sar mai piccolo. Ho udito questo detto molte volte, ma ora so che vero. Ho visto la ricca ricompensa prodotta da una piccola ciotola di zuppa dorzo. I Brahmani e gli attendenti del re volevano conoscere il significato di queste parole e anche la regina era desiderosa di capirle. Cos un giorno, nel salone delle udienze, davanti al popolo, la regina chiese al re di spiegare il significato della sua frase favorita: Ho visto la ricca ricompensa prodotta da una piccola ciotola di zuppa dorzo. Il re, rivolgendole uno sguardo gentile rispose: - Non mi stupisco, mia regina, che tu sia ansiosa di conoscere il senso di queste strane parole. Sar lieto di spiegartelo. Ascoltami, mia amata, e ascoltatemi anche voi, miei sudditi. Un giorno, mentre ero immerso in una profonda meditazione, mi sembrato di svegliarmi improvvisamente da un lungo sonno e ho ricordato la mia vita precedente su questa terra. Ero un servitore in questa stessa citt ed essendo molto povero dovevo guadagnarmi la vita lavorando duramente per pochi soldi. Un giorno, mentre stavo cercando un lavoro che mi permettesse di sfamare la mia famiglia, vidi quattro Shramani, che chiedevano lelemosina andando di casa in casa. Erano uomini santi perci, pensando che fossero pi poveri di me, li portai nella mia umile dimora e offrii loro il solo cibo che possedevo, una piccola ciotola di zuppa dorzo. Ed ecco! Da quel piccolo atto di carit iniziata la mia prosperit. Infatti per il merito acquisito donando quel poco che avevo, sono rinato in una famiglia reale. Cara regina, quando penso a questo meraviglioso fatto recito quelle strofe, e ringrazio gli dei perch ora posso ospitare nel mio palazzo molti uomini santi e posso aiutare molti poveri. Quando la regina ud queste parole il suo viso fu illuminato dalla felicit, e disse guardando con amore il re: - Possa tu vivere a lungo. Padre del tuo Popolo, tu che hai ottenuto la corona per i tuoi atti caritatevoli.

- Continuer ad amare tutti gli esseri - rispose il re, - per camminare sulla strada della felicit. Spero che i miei sudditi, udendo la buona sorte che un atto di compassione mi ha procurato, aumenteranno i loro atti caritatevoli. Ma, mia regina, vedo che ora il tuo volto splende di una gloria quasi divina e che il tuo sorriso come un sole luminoso. Forse anche tu ricordi un gesto felice compiuto in una vita precedente? Alzando gli occhi, come se guardasse verso lontane distanze, la regina rispose: - Le tue parole hanno risvegliato anche in me il ricordo di una vita precedente. Ero una ragazza povera e schiava. Un monaco si avvicin mendicando e io gli diedi tutto ci che avevo per il mio pasto. Poi come se mi fossi addormentata profondamente. Non ricordo altro. E ora mi sembra di essermi risvegliata dal sogno e mi trovo qui, felice, come tua regina! Tu hai sicuramente ragione nel dire che la ricompensa per un dono fatto a una persona santa non piccola, perch queste furono le stesse parole che mi rivolse il Muni che sfamai nella mia vita da schiava. Il popolo presente, dopo aver ascoltato le meravigliose storie narrate dal re e dalla regina, sent crescere nellanimo stupore e ammirazione e il desiderio di compiere il bene crebbe nei loro cuori, vedendo come un buon Karma possa nascere dalle azioni meritorie. Il re ricord loro che la compassione la virt pi grande e che deve essere sempre praticata. La felicit che dona non pu essere rubata dai ladri, ne distrutta dallacqua o dal fuoco. Inoltre la compassione purifica il cuore dallegoismo e allevia il faticoso fardello del viaggio del Samsara. Tutti coloro che udirono il discorso del re meditarono sulle sue parole e cambiarono vita rendendo il Koshala un regno famoso per la compassione dei suoi abitanti.

La storia della lepre


Posted in Jataka: le storie sulla vita del Buddha on 05/03/2009 02:45 am by admin

Questa storia meravigliosa risale a quando il Bodhisattva nacque sulla terra in forma di lepre. Molto tempo fa una lepre gentile viveva in una foresta, famosa per offrire rifugio ad asceti e saggi. Questa foresta era un luogo magnifico: i fiori i frutti e i rampicanti crescevano rigogliosi e un fiume dalle profonde acque azzurre scorreva tranquillo in mezzo agli alberi. Il Bodhisattva, in forma di lepre, viveva vicino alla sponda del fiume con tre amici, una lontra, una scimmia e uno sciacallo. La lepre era considerata dai suoi amici quasi come un re ed essi pensavano che fosse superiore a ogni

altro animale. Il Bodhisattva insegnava a loro e agli altri animali pi piccoli, vivendo come un asceta. Anche i grandi predatori della foresta lo rispettavano e, senza cercare di divorarlo, ascoltavano i suoi insegnamenti come discepoli. Cos la lepre viveva in pace e armonia con i suoi tre amici, e la sua vita virtuosa e la sua compassione per gli altri erano cos grandi che la sua fama raggiunse il mondo degli dei. Una sera i tre amici andarono ad ascoltare il Bodhisattva predicare il Dharma. Mentre stavano seduti reverenti ai suoi piedi, la luna apparve tra i rami di un albero come un luminoso specchio rotondo e quando la lepre la vide, disse ai suoi compagni: - Guardate! La Luna con il suo volto quasi pieno ci sorride e ci ricorda che domani sar il giorno della luna piena, il pi sacro dei giorni Poya. Cos domani dovremo compiere i riti prescritti. Non potremo nutrirci finch non avremo onorato il primo pellegrino che troveremo sulla nostra strada offrendogli del buon cibo, ottenuto nel giusto modo, cio senza distruggere nessuna vita. La vita breve come il lampo del fulmine, perci state attenti a non distruggere nessun essere vivente. Voi dovete guadagnare ulteriori meriti con i vostri atti compassionevoli, che sono il fondamento del retto vivere. Il merito la sorgente della felicit, perci siate pronti a cogliere ogni possibilit di praticarlo. Lasciate la via dellegoismo, perch l vi aspettano disgrazia e disonore. Dopo queste parole i suoi amici lo lasciarono, salutandolo con gratitudine. - Allora il Bodhisattva si fece pensieroso e disse a se stesso: -I miei amici possono trovare del cibo adatto per lospite che incontreremo domani, ma cosa posso fare per lui io, che non ho niente da offrire? Gli steli derba che costituiscono il mio cibo non sono adatti per nutrire gli uomini e gli animali carnivori. Che senso ha la mia vita se non sono in grado di sfamare adeguatamente un ospite affamato? Questo un grande dolore per me! Ma perch dovrei essere triste? Non posseggo forse il mio corpo, che mi appartiene e su cui nessun altro pu accampare diritti? Ora so come posso onorare lospite che attendo e come offrirgli la cosa migliore che posseggo. Doner a un affamato il mio stesso corpo. Dopo questi pensieri ritorn alla sua tana, aspettando con gioia lospite che avrebbe incontrato

il mattino seguente. Allora la terra stessa co-minci a vibrare dalla gioia, i fiori sbocciarono intorno a lui, mentre un vento profumato lo accarezzava e le nuvole divennero di un meraviglioso colore rosato illuminando il Bodhisattva con lultima luce del giorno. Anche gli di, che avevano ascoltato il suo voto, esultarono nel Devaloka e Sakra, il loro re, decise di mettere alla prova la lepre per vedere se realmente avrebbe sacrificato il suo corpo per un ospite affamato. Cos il giorno seguente, a mezzogiorno, quando il sole scaglia i suoi raggi pi ardenti e il cielo cos luminoso da non poter essere guardato, quando gli insetti cantano pi forte e gli uccelli si nascondono nel folto degli alberi per trovare un po di fresco, nellora in cui la forza dei viaggiatori si esaurisce per il caldo e la fatica, proprio in quel momento Sakra si manifest come un brahmano mendicante. Apparve nella foresta stremato dalla fame e dalla fatica e sedette sotto un albero non lontano del posto dove vivevano la lepre ed i suoi amici. Sospirando tristemente esclam: - Sono solo e mi sono perduto in questa giungla, cos lontano dalla mia casa. Sto morendo per la fame e la stanchezza, non c in questa foresta un essere compassionevole che possa aiutarmi offrendomi ospitalit?I quattro amici, che stavano cercando un ospite affamato, udirono la preghiera del Brahmano e corsero velocemente verso lalbero sotto al quale riposava. Guardarono quello stanco pellegrino e dissero: - Benvenuto! Benvenuto, onorato ospite. Non essere pi triste e spaventato, perch noi ci prenderemo cura di t come se fossimo i tuoi stessi discepoli. Accetta la nostra ospitalit per oggi, e domani potrai riprendere la tua strada. Il brahmano acconsent in silenzio e subito la lontra, con cuore felice, corse alla sua tana e torn con sette pesci, che offr allospite dicendo: - Ho trovato questi sette pesci gi morti sulle sponde del fiume. Non li ho n pescati n uccisi, perci tu puoi accettare tranquillamente questo dono anche in questo sacro giorno di luna piena. Devono essere stati dimenticati da un pescatore o saltati da soli fuori dallacqua. Prendili e placa la fame che ti sta uccidendo e poi riposa tranquillo. Anche lo sciacallo ritorn con una lucertola morta e una ciotola di latte cagliato che erano stati abbandonati da qualche pellegrino non lontano da l, proprio sul ciglio del sentiero. Chinandosi davanti al brahmano offr i suoi doni e lo preg di mangiare e riposare. Poi fu la volta della scimmia che disse: -Onorevole ospite ti offro manghi maturi, acqua fresca e lombra del mio albero. -Prendi i miei doni e passa con noi la notte. Allora la lepre si avvicin timidamente e infine, saltando davanti al pellegrino esclam: -Una lepre che vive nella foresta non ha riso ne legumi da offrire, perdo ti prego di

accettare il mio corpo come dono dovuto allospite. Arrostita sul fuoco la mia carne ti sfamer. Ti prego di accettare il cibo che ti offro e lospitalit per la notte.Sakra, meravigliandosi che la lepre offrisse veramente il suo stesso corpo, rispose: - Come potrei uccidere un essere vivente che si dimostrato cos amichevole? No, no.Vai in pace, io non posso accettare la tua offerta. - Le tue parole dimostrano che sei un uomo compassionevole - replic la lepre, e che vivi seguendo i precetti che insegni. Per devi almeno concedermi di restare con te per trovare il modo di offrirti la mia ospitalit. Sakra vedeva chiaramente i pensieri della lepre, che stava cercando di sacrificare il suo corpo per lui. Cos le permise di rimanere mentre preparava il cibo che gli era stato offerto dalla lontra, dallo sciacallo e dalla scimmia. Accese un fuoco che si alz con una bella fiamma dorata, senza alzare fumo, e, in quel momento, la lepre balz di nuovo davanti a lui, dicendo: - mio dovere essere caritatevole e in t ho tro-vato un degno ospite. Non voglio rompere il voto che ho fatto e perci ti imploro di accettare il mio dono, che ti offerto con tutto il cuore. Dopo queste parole il Bodhisattva si gett nel fuoco, simile allimmortale Hamsa quando si tuffa nel suo stagno di loti sorridenti. Le fiamme non gli procurarono alcun dolore, ma si rinchiusero sul suo corpo come una nuvola doro. Allora Sakra, pieno di ammirazione e rispetto, riprese la sua forma splendente e, levando con delicatezza il corpo della lepre dal fuoco, lo alz verso il cielo dicendo: - Guardate, o di, abitanti dei mondi celestiali. Guardate e gioite per il meraviglioso gesto di questo Grande Essere! Egli ha sacrificato se stesso per nutrire il suo ospite, senza sapere chi era realmente. Non aveva altro da offrire e ha offerto il suo stesso corpo. Quale differenza fra lui e la specie alla quale apparteneva! Egli ha coperto di vergogna sia gli di che gli uomini con la sua compassione. Per ricordare questa storia agli dei e agli uomini, Sakra mise un emblema della lepre nel suo palazzo e nella grande sala degli di e, da quel momento, in ogni notte di luna piena, appare sulla superficie lunare la forma di una lepre che predica a tutti gli uomini la virt della compassione. E per onorare quel santo Bodhisattva i suoi tre buoni amici, la lontra, lo sciacallo e la scimmia, sparirono dalla terra e furono accolti nel mondo degli dei.

Potrebbero piacerti anche