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LEDITORIALE
IL SORRISO DELLA FELICIT CATANIA, LA BELLA SORPRESA LA NOSTRA STORIA A LAGNUNI DALLONORATA SOCIET ALLA COSA NOSTRA/VOSTRA
STORIA DI SICILIA
LOPINIONE
LA CASTA DEGLI STORICI CHE NON INSEGNA NULLA BRONTE: STORIA DI UN MASSACRO CHE I LIBRI DI STORIA NON HANNO MAI RACCONTATO
IL LIBRO
UN SOLO INTERESSE:
LA SICILIA
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EDITORIALE
NellaugurarTi un Santo Natale ed un Nuovo Anno di prosperit, benessere e salute a Te ed ai Tuoi cari, Ti affidano i versi di Gaetano Lino.
Sugnu sicilianu
Sugnu sicilianu; e lu dicu cu lu me cori chinu d'unuri, cu la peddi chi s'arrizza pi lu piaciri. Sugnu figghiu di sta terra, di sta Sicilia, chi avi pi figghi, gioia e tragidia, amuri e odiu; sta terra chi fu pi anni, matri di centu genti e sangu di centu genti, scurri nta Ii me vini. Sangu di Ii greci antichi e di romani, sangu di Ii nurmanni e di Ii paladini, sangu di Spagna e sangu di lu saladinu. Sugnu sicilianu, sugnu anticu; sugnu tortu e forti, comu l'arbulu d'alivu, sugnu spinusu e duci, comu li ficud'innia. Odiu e vinnitta, amuri e grazia, sunnu la me vita, rispettu e unuri supra a tuttu. Sugnu sicilianu, nasciutu menzu a Ii vigni di Ii muntagni, vattiatu naIl'acqua salata di lu mari. Sarbaggiu sugnu, comu lu ventu di sciroccu, cu lu focu di lu vurcanu dintra lu cori. Sugnu sicilianu e mi nni vantu lu dicu forti, lu dicu cu lu pettu vunciu. Figghiu di sta terra sugnu, di sta Sicilia antica, ca fici pi matri a centu e centu genti. Sugnu sicilianu.
Gaetano Lino
Eugenio Preta
Caro Amico, dopo che mi hai letto, non mi buttare... Dimostra il tuo alto senso di civismo... Regalami a qualche amico o parente. Aiuterai cos la mia diffusione. Grazie.
Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XII - n 6 - ( Novembre - Dicembre ) 2010
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IL RACCONTO
iveva, molto tempo fa, in una lussuosa villa della Palermo bene, una donna ricca e vanitosa. Gli agi e i lussi pi costosi erano per lei motivo di vita. Non conosceva altro che danaro, gioielli e vestiti delle pi pregiate stoffe. Fin che un giorno, non avendo pi cosa desiderare, sammal di un grosso male: lapatia. Non mangiava pi, non amava adornarsi come prima soleva fare, tanto che non usc pi nemmeno di casa; si chiuse in una stanza e non volle pi ricevere nessuno, ad eccezione dei migliori medici specialisti della citt, che la visitarono da capo a piedi, ma... nessuno riusc a capire quale fosse il suo vero male o le cause che inducevano la ricca signora a rifiutare anche la sua immagine riflessa allo specchio. Molti ebbero a dire che per lei erano morte anche le speranze di guarigione. Nei paesi della provincia si sparse la voce di quel male che affliggeva la ricca signora. Un giorno si present, davanti al cancello della villa, una vecchietta, curva che si sorreggeva ad un bastone; chiese alla servit di essere ricevuta dalla padrona; mentre quelli si guardavano, curiosi di sapere cosa avrebbe potuto fare quella vecchietta, decisero di farla entrare, e la condussero nella stanza dove si trovava la signora. Stava seduta in un angolo; a guardarla, sembrava che stesse specchiandosi e chiedere allo specchio con quegli occhi dallo sguardo assente, i perch della mancata ragione. - Mia cara signora lei non ha niente!Disse la vecchietta, sorridente. - Dimenticanze! Nientaltro che dimenticanze! - Continu. - Non s accorta, lungo la sua vita che fra tutti gli acquisti: cavalli, auto, gioielli... ha dimenticato di fare lacquisto pi bello.- - Non vero! Ho tutto! - Esclam la signora. Quando pare che dalla vita abbiamo avuto tutto - continu la vecchietta, - dovremmo, invece, accorgerci di non avere avuto quasi niente! - - Io le dico che a me non manca proprio niente! - Rispose la ricca signora, mentre la vecchietta continuava a guardarla con un sorriso sereno. - Anzi, guardi! - continu la signora prendendo una campanella a lei vicino e, muovendola due volte: subito accorse la cameriera; la mosse tre volte e comparve il maggiordomo. - Come vede - disse la signora - chiamo, e tutti corrono; persino il giardiniere e lautista posso chiamare, sa? Tutti, e tutto! - - S? Rispose la vecchietta - Provi a chiamare, dunque, ci che le manca: la felicit! Essa non accorrer mai, perch dentro di noi.- La signora suon, e suon ancora..., ma, dalluscio non apparve nessuno; delusa guard il maggiordomo, la cameriera che mortificata a sua volta abbass gli occhi a terra, poi lei, la vecchietta, e, in quel viso increspato, vide apparire un sorriso ondulato; solo allora cap quanto di bello era venuta ad offrirle la vecchietta: un sorriso, un semplice sorriso di felicit. Rocco Chinnici
Io
Puru si lu munnu gira e vota; Tu resti pi sempri Attaccata a la me vita. Ma picchi lamuri daccussi spasimanti, Si adura comu si aduranu li Santi. Nuutri namamu veramenti, Stamu insemi comu na coppia di brillanti. Ora mi sentu lomu chi galanti, Si moru cu tuia! Moru moru cuntentu.
Antonino Agresti
Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XII - n 6 - ( Novembre - Dicembre ) 2010
Nel documento del 31 agosto 1302 che annullava lordine precedente di mobilitazione e non inviare le truppe richieste perch era stato firmato il trattato scrisse: habemus insulam Siciliae et rex Siciliae remanemus! Pertanto pregherei gli amici di Caltabellotta di non negare la storia di Sicilia e dare la giusta evidenza. (Fonte 14 settembre 2010 ore 09,20: http://prolocosiculiana.slinder.com/post/16327787/3-corso-a-calatbellotta). Mentre viaggiava da Palermo ad Enna si ammal e allora dirott per lospedale della commenda di S. Giovanni Gerosolimitano nei pressi di Patern, mor in questo viaggio il 25 giugno 1337. Come era consuetudine le sue viscere furono sepolti in quellospedale. La sua salma fu esposta a Castello Ursino e in attesa di essere trasferita a Palermo rimase nella Cattedrale di Catania, per il perdurare la guerra del Vespro. Questo grande Re, tutto Siciliano, e che si cerca di nascondere nelle pagine di storia e nei vari siti storici e virtuali con Federico II dAragona, una mezza verit. ancora l nella Cattedrale di Catania ed io sono andato a cercarlo. Ho visto vescovi e arcivescovi con sepolcri grandiosi e in bella vista, ma niente e poi niente per quello del nostro Re, allora chiedo ad un sacrista, il quale gentilissimo mi ha risposto che non si poteva accedere perch era chiuso, ma che fra una mezzoretta per una funzione religiosa si poteva accedere per pochi minuti. Cos aspettai e trovai in un agnuni il sarcofago, con bassi rilievi, opera del tardo romano III secolo dopo Cristo, proveniente dallAsia Minore, di quel Re che inizi per la prima volta nella storia la lotta politica armata per la sovranit della Sicilia in quanto Nazione. Ecco dove si trova la nostra storia, a lagnuni, in un angolo, pudicamente nascosta. A destra dellabside della Cattedrale vi la piccola Cappella della Madonna, restaurata ultimamente con labbassamento del pavimento al suo livello originale. Scendendo alcuni scalini vi labisiodiola con la madonnina opera del cinquecento, nel muro di fronte lingresso vi il sarcofago del Re. Nessuna scritta! Nessuna indicazione. Quando siamo usciti, ci siamo diretti in un bar antistante la cattedrale. Mentre consumavamo un bab ho chiesto alla signora se lei sapesse che l vi era sepolto un Re. Sapesse se l vi era la tomba di Federico III Re di Sicilia? Fece una espressione come dire: ma questo che vuole da me? Poi mi rispose un NO che sapeva di niente presa a sbarcare il lunario tra i frutti di pasta reale e la sua granita di limone. Invito tutti i Siciliani di fare tappa a Catania e omaggiare il pi grande Re di Sicilia Fridericus III gratia rex Siciliae. Alphonse Doria
Lift fino al 10 piano - Deposito custodia mobili Ch.e de Louvain, 388 - 1030 Bruxelles GSM: +32 (0) 477 70 21 37
Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XII - n 6 - ( Novembre - Dicembre ) 2010
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Nel tempo dell'inganno universale dire la verit un atto rivoluzionario. [George Orwell]
onsiderando la storia della Sicilia e di tutto il meridione degli ultimi sessantanni spero che prima o poi si comprender che il fenomeno della mafia e la lotta alla medesima sono unarma di convenienza e di propaganda usata e manipolata dallo Stato centrale filo-nord per tenere sottomesso il popolo siciliano al loro colonialismo. Spero che alla fine ci si render conto che il popolo siciliano dovr svegliarsi dal coma forzato e lottare per reagire e cercare di uscire da queste perverse e infami logiche imposte da propagatori al soldo delle partitocrazie politiche e massoniche che tutelano gli interessi nel nord del nostro Paese. Per creare i presupposti e far riscattare la Sicilia e tutto il mezzogiorno dItalia bisogna comprendere che la mafia, dal dopoguerra, sempre stata usata come espediente dei governi Nazionali per governare la Sicilia e controllarne leconomia e lelettorato e lantimafia degli ultimi 17 anni come esercito di propaganda utilizzato per i medesimi fini. La mafia, essendo unorganizzazione autoctona con proprie leggi di autogoverno, nel tempo manifesta la capacit di diventare potente economicamente e finanziariamente al punto di essere invasivi nella grande economia delle Regioni del Nord, infatti, i miliardari tesori della mafia si sono consolidati nella reboante Milano sin dagli anni 70 facendo da padrini a qualche neo industriale allItaliana e facendo diventare giganti le banche Lombarde e Piemontesi con la grande finanza Internazionale di Sindona. Mentre il Sud (che ha le mafie) vive nella desertificazione industriale in tutte le sue forme delleconomia. Questi sono i veri motivi del contendere con la mafia in Italia e per vincere questa loro guerra applicano leggi illegali che giustificano con la propaganda di liberare la Sicilia dalla mafia. Lotta alla mafia che prevede leggi infami e razziali che offendono qualsiasi democrazia del mondo occidentale e che, invece, il popolo siciliano costretto a subire con lapplicazione visionaria e inquisitoria che li mortifica nel loro tessuto sociale e colpisce nelle fondamenta e in maniera irreversibile la debole economia del territorio. Basti pensare alle migliaia di persone falciate dai provvedimenti di sequestro perch indagati e conseguentemente colpiti da confische (anche se in seguito saranno dichiarati innocenti) perch non sono reputati credibili nel rapporto tra redditi e patrimoni dai vari Tribunali delle Misure di Prevenzione. La vera stagione della lotta alla mafia per meriti d ei Giu dici FALCONE e
denunciano e stimano per difetto che il giro daffari delle mafie nel suo insieme si aggira intorno ai 130 miliardi di euro lanno, qualcosa come 350 milioni di euro al giorno. Sono cifre imponenti e impressionanti che ti danno lidea di quanto, sono potenti e ben introdotti le mafie nei tessuti vitali delleconomia e della finanza del nostro Paese. Poi riflettete sui successi che vanta lattivit antimafia negli ultimi 20 anni che ha prodotto sequestri di beni e patrimoni a tutte le organizzazioni criminali per 800.000.000 di euro fino al 2007 e vi renderete conto che in un quinto di secolo ha sequestrato meno di un miliardo di euro che rappresenta poco meno di 3 (tre) giorni di lavoro di tutte le mafie che abbiamo al sud dellItalia. Secondo Voi questi sono i successi di una vera volont di lotta contro le mafie? La verit che con lo slogan e la propaganda che fa la politica e la magistratura contro la mafia crede di starci a prendere in giro e la cosa grave e aberrante che ci riescono Per creare i presupposti e far riscattare talmente bene da farci impegnare in una la Sicilia e tutto il mezzogiorno dItalia guerra fratricida. Invece dovremmo fare come i contadini e i marinai che sanno il bisogna comprendere che la mafia, tempo che far domani perch hanno dal dopoguerra, sempre stata usata conoscenza quotidiana della natura e non dobbiamo farci abbindolare dalle loro false e come espediente dei governi Nazionali infami previsioni che nascondono la loro per governare la Sicilia e controllarne ignobile volont di colonialismo del sud. Avete mai visto qualche industriale o qualche leconomia e lelettorato e lantimafia banchiere del nord colpito dalle misure di degli ultimi 17 anni come esercito di prevenzione perch indagato sul riciclaggio di capitali della mafia? Non lo vedrete mai, propaganda utilizzato per i medesimi fini. anche se saranno loro stessi e con la copertura dei potenti politici del nord e veri Se la mafia stata per decenni protagonisti boss, ad appropriarsi degli ingenti capitali del traffico Internazionale darmi su quello della mafia una volta vinta questa guerra con della droga, ha invece avuto un ruolo di gli ingenui mafiosi siciliani. quasi monopolista fino alla fine degli anni La mia unica intenzione dare una chiave di 90. I guadagni e i volumi daffari scaturiti da lettura diversa e veritiera del popolo siciliano. questattivit sono da fare invidia al P.I.L. di Voglio dare uninterpretazione reale dei qualsiasi Stato dei grandi Paesi occidentali e sentimenti, del pensiero e dell'anima della non parliamo degli appalti pubblici in Italia e stragrande maggioranza del mio popolo vero delle truffe alla comunit Europea che in toto e civile. Verit che sono fuori dalle logiche al sud non sono sfuggiti alle varie mafie professionistiche delle varie associazioni, locali. Armi, droghe, appalti pubblici, fondi manipolate, create e chiamate societ europei, usura, gioco Il mondo quel disastro che vedete, non e scommesse civile. clandestine, contraffazioni ecc. sonoper ile Dei siciliani veri e civili conosco il modo di tanto state guai combinati dai malfattori, attivit illegali che ha svolto Cosa Nostra pensare, di agire e muoversi legalmente o ma per linerzia dei giusti che se ne anche in concorso con le altre organizzazioni pi legalmente possibile nel grigio di tutti i accorgono e stanno l a di uno Stato che criminali, che anche se prese singolarmente poteri legali e illegali guardare. si era dimostrano di non essere da meno e sono integrato alla mafia costituendosi [ Albert Einstein ] Ndrangheta, Sacra Corona Unita e Camorra ufficiosamente tra loro. Posso garantirvi che o sistema che in ogni territorio da loro malgrado sia stata costretta a vivere in una controllato non disdegna nemmeno il morsa opprimente, la popolazione siciliana ragguardevole a p p r o v v i g i o n a m e n t o dimostra uneccezionale capacit di economico derivante dal pizzo e dalle sopravvivenza nelle pi avverse condizioni tangenti. sociali e civili cui costretta a destreggiarsi Infatti, nellundicesimo rapporto di S.O.S. per sbarcare il lunario. In un Paese normale Impresa Confesercenti del 2008, la popolazione siciliana, nella loro terra, BORSELLINO terminata con le loro stragi. Magistrati capaci che, oltre a combattere la mafia in trincea, avevano capito che dovevano indagare fuori dalla Sicilia e sono morti da eroi perch hanno avuto il coraggio di osare e sfidare il sistema massonico e partitocratico delle segreterie dei partiti Nazionali. Lattuale attivit antimafia (millantatrice dei siciliani Giudici FALCONE e BORSELLINO) maschera ad arte le sembianze della loro natura, infatti, le statistiche e i numeri riportati direttamente dalle loro fonti come risultati e successi della lotta alla mafia non fa altro che avvalorare la mia tesi. I proventi della mafia concernenti il traffico Internazionale di armi sono stati enormi ed hanno avuto inevitabilmente la compiacenza e la tacita collaborazione di diverse banche, finanziarie e istituti fiduciari Internazionali con quelle italiane in prima linea.
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avrebbe la possibilit di dimostrare (come nel periodo Borbonico) che sono ottimi cittadini e capacissimi dingegnarsi per produrre ricchezza per se e per la loro comunit. Dei siciliani della societ civile ne conosco linfame opportunismo di alcuni politici che hanno cavalcato il malumore di tutto il popolo siciliano che era ed saturo della consorteria tra politica, malaffare e questa mafia. Questi sciacalli politici hanno dato origine alla formazione strumentale di queste associazioni che della lotta alla mafia ne hanno fatto un professionismo politico creando le basi, ancora assopite, di una guerra fratricida. Speranzoso di contribuire o di illuminare qualche uomo politico siciliano degno di questo nobile significato di POLITICA e SICILIA o nella fiduciosa attesa che ne nascano di nuovi, cercher di dare un apporto allattuale politica (diciamo, miope e incapace) di questi decenni che continua ancora oggi a non comprendere e a non preoccuparsi di capire o addirittura a fregarsene delle sorti del nostro popolo. Con la propaganda mediatica ci vogliono convincere che la mafia in Sicilia sia stata e sia il male assoluto. Personalmente, e sono sicuro della stragrande maggioranza della societ siciliana, credo che oggi sia vero ma non credo che lo sia stata nella sua storia. Sono, invece, convinto che diventato un male assoluto per ragioni dingenuit accompagnata alla loro dissennata sete di potere che li ha trascinati in una consorteria con la massoneria legata alla partitocrazia politica Nazionale filonord attraverso referenti politici locali, anchessi ingenui e assetati di avidit e potere, resi baroni dalle segreterie dei partiti nazionali. Il vero male assoluto, il reale cancro per la nostra popolazione sono stati i governi Italiani che hanno usato e dato sostegno a questa mafia e ai governi siciliani collusi, retti dalle segreterie dei partiti Nazionali, allunico scopo di governare la Sicilia non avendo nessun interesse per il popolo siciliano. I nostri politici locali sono diventati Ascari militanti a servizio degli interessi partitocratici delle segreterie dei partiti Nazionali che li hanno resi Generali e Baroni della Sicilia. Una pratica di governo fatta dalle segreterie dei partiti che hanno permesso di dare linfa a una mafia che non ci appartiene perch diventati Ascari e militari armati di un sistema contrario al bene del nostro popolo. Il gioco semplice e ben rodato nella nostra storia, infatti, ha origine fin dal 1860 ai tempi del Regno dellUnit dItalia. Lobiettivo sempre quello che sempre stato, sfruttare le ricchezze del nostro territorio e del nostro popolo per arricchirsi e mantenere la Sicilia come una loro colonia. La mafia stata un elemento fondamentale per conseguire il raggiungimento dei loro obiettivi poich, nella loro strategia, ha determinato il condizionamento del voto al fine di far governare la nostra Regione a politici, avidi e senza scrupoli, che non hanno avuto nessun interesse per le sorti dei siciliani. Questassedio con strategie politico-militari messa in atto da politici indegni e infami delle segreterie di partiti Nazionali facenti parte a potenti gruppi massonici e partitocratici hanno favorito e assoldato mafiosi e politici nostrani, ingenui ma assetati di potere, che sono stati protagonisti della nostra scena politica e di governo siciliano. Per decenni i politici siciliani in concorso con la mafia hanno consolidato poteri e interessi non compatibili al bene della Sicilia. Sono stati abilissimi (per propri fini di arricchimento e di potere) a perpetrare danni socio-economici alla nostra popolazione. Gli stessi sono stati ingenui nel non capire che il loro potere lo aveva legato a un servizievole comportamento che ha reso la Sicilia colonia dellItalia del nord. Che sono stati ingenui protagonisti nellindebolire e rendere vulnerabile il loro popolo e il Governo della Regione Siciliana. Questa ingenuit sopraffatta dalla loro avidit stata anche la conseguenza che ha reso anchessi deboli e burattini sacrificabili al cospetto del loro padrone. Nelle sue origini la mafia non rappresentava il male come si descrivono le mafie di oggi, infatti, nei racconti dei nostri nonni, la visione di questo fenomeno rappresentava realt e sentimenti suggestivi e pieni di fascino. Questo per la semplice ragione che la mafia, a quei tempi, nasceva e si sviluppava come forza e sistema di difesa dei proprietari terrieri contro i furti e le prepotenze, o per intimidire gli stessi per i medesimi casi verso il popolo. Questa la mafia che ha creato sentimenti nellanimo del nostro popolo e che ancora oggi vive nella suggestione di molti siciliani. Se la mafia siciliana si fosse estinta, come per incanto, con la repressione razziale del Prefetto Mori. Oggi parleremmo della mafia come una leggenda da tramandare con orgoglio ai nostri figli e sfiderei chiunque a smentirmi. Chiss se avessero potuto mortificare la Sicilia e trattare cos il popolo siciliano se i nostri politici locali collusi con la mafia avessero contribuito a sollevare le sorti dei siciliani e magari a capovolgere lassetto economico e finanziario dellItalia. Paolo Faraone
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Ristorante Pizzeria
TRINACRIA
Alfons Schneiderlaan, 172 2100 Deurne
+32 (0) 3 327 95 88 In memoria di Zina Silvestri Belfiore
Bruxelles - Siamo abituati a parlare in genere solo di grandi uomini, ogni tanto la storia ci costringe anche a parlare di donne, in questo caso di una grande donna, una insegnante, una madre, una nonna che ha lasciato il segno nella zona jonico-etnea: Ignazia, intesa Zina, Silvestri coniugata Belfiore. Proprio domenica 17 ottobre andata a raggiungere in cielo il Suo Amato Peppino, un siciliano doc che stato un nostro ottimo sostenitore. La maestra Silvestri amava tanto quanto il suo sposo la Sicilia ed i Siciliani, era attenta a tutto quello che succedeva nella nostra Isola, ne voleva la crescita, lo sviluppo, il miglioramento costante, ai suoi alunni dava fiducia e forza, come tanta ne ha avuto lei nel combattere un orribile male, facendoli sempre sentire orgogliosi di essere Siciliani con quelle caratteristiche di generosit, di sensibilit, di disponibilit ed ospitalit proprie della nostra gente. Con la perdita di Peppino Belfiore qualche anno fa e con quella di Ignazia Silvestri oggi se ne va un pezzo di Ottima Sicilia, pi volte, siamo stati invitati a Casa Belfiore e, oltre, ai sorrisi, alIa grande accoglienza, al grande affetto, non sono mai mancate quelle piccole cose - dal caff tostato in Sicilia, alIa cassata, dalle zeppoline di riso al miele alIa stessa pasta con Ie melanzane, - che rendono grandi ed indimenticabili i nostri concittadini, se a questo aggiungiamo poi che entrambi sono stati degli educatori eccellenti ci rendiamo conto della perdita di due amici che, ormai, ci guardano dal Cielo. Ai figli Felice e Maria Pia, ai nipoti Eros, Andrea, Marco e Luca, alIe sorelle, ai parenti Ie sentite condoglianze del nostro giornale e dei Siciliani migliori Francesco Paolo Catania
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QUAGGIU'...IL PARADISO ! STORIA DI SICILIA
i Ducezio, il mitico condottiero siculo vissuto nel V secolo a.c. e che per primo parl di "Nazione Siciliana recentemente se ne occupato uno dei pi importanti storici italiani che lo inserisce in un contesto politico-storico, indicandolo come esempio di uno dei primi personaggi a capo di un poderoso movimento "nazionale" e tracciandone anche la figura indipendistica. Ed in effetti Ducezio, che si dice nativo di Neas (insediamento siculo), fu il primo fautore di una Sicilia indipendente intesa per come collaborazione fra Siculi e Sicelioti (greci di Sicilia). Quando questi si accorse, invece, che la sua politica non dava i risultati sperati ed anzi i Sicelioti tentavano, riuscendovi, a dominare la tradizione e la cultura dei Siculi, si ribell al potere greco di Siracusa ( la citt guida della Sicilia greca ) e sotto il suo comando form una lega Sicula, attorno al tempio sacro dei fratelli Palici, (divinit protettrici indigene). Questo tempio che si trovava tra Mineo e Palagonia e sul cui frontone centrale era impressa un epigrafe in caratteri siculi, La Sicilia ai Siciliani , era ancora visibile fino al XVI. sec. ed stato sempre considerato il luogo sacro del nazionalismo Siciliano. La persistente tenacia del nazionalismo Siculo far di questo luogo il centro della riscossa nell'anno 214 a.c. e della guerra servile nell'anno 104 a.c. Il principe di Neas, Ducezio, che la leggenda raffigura altero ed aitante su un cavallo bianco, nell'anno 459 a.c., al comando dell'esercito siculo cominci il suo movimento di riscossa contro l'esercito siracusano di Dinomede figlio di Ierone, a cui tolse la citt di Inessa-Etna (presso Patern), distruggendola, e le citt di Morgantina, Henna, e di Kamarina. Nel 449, inoltre, laudace condottiero dei Siculi, riusc ancora a sconfiggere i greci acragantini conquistando la citt di Motyon (forse l'attuale Vassallaggi). Per un decennio, Ducezio domin i Sicelioti, ma poi, la sua stella incominci ad appannarsi ed il suo potere sub il declino e a tramontare. Le citt di Siracusa ed Agrigento riconquistarono il loro potere. Ducezio fu pesantemente sconfitto in una localit chiamata Nome e cos gli akragantini riconquistarono la citta di Motyon. Mandato in esilio a Corinto, Ducezio, con uno stratagemma ben architettato riusc a tornare in Sicilia sempre pi convinto delle sue idee politiche e fond la citt di Kale Akte, (l'attuale Caronia), ma dopo pochi anni mor e a Siracusa venne facile imporre a tutta la Sicilia la civilt siceliota. L'ultimo baluardo siculo a cadere fu la citt di Trinakia (localit sconosciuta, a nord dell'isola) che capitol dopo lunga e strenua resistenza. La politica del grande condottiero Siculo, pertanto pu essere identificata con quella dell'indipendentista del M.I.S. (Movimento Indipendentista Siciliano) Antonio Canepa, l'ultimo Ducezio. G. Carnevale Antonio Canepa
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CONDITIONS SPECIALES
FIN DANNEE
Piazza Armerina
Caltanissetta: Veduta della Chiesa di San Sebastiano e del gruppo scultoreo della Fontana del Tritone dalla Piazza Garibaldi
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LOPINIONE
BRONTE: STORIA DI UN MASSACRO CHE I LIBRI DI STORIA NON HANNO MAI RACCONTATO
libri di storia ufficiali hanno raccontato il Risorgimento con poche varianti: Garibaldi che dice a Bixio Qui si fa lItalia o si muore, lepisodio di Teano, con il generale sottomesso a Vittorio Emanuele II, Cavour a Torino ispiratore. Vancini compie un approfondimento controcorrente, compiendo unaccurata ricerca bibliografica (vedi linusuale inserimento nei titoli di coda di una ricca bibliografia), e servendosi di testi poco noti. Argoment la sanguinosa repressione compiuta da Bixio ai danni dei contadini siciliani, in rivolta contro i latifondisti. Fatti che la storiografia ufficiale non ha mai trattato. Testo principale Nino Bixio a Bronte, di Benedetto Radice. Racconta Vancini: ()Prima
di tutto sono andato a Bronte, dove si trovano interessanti documenti, tra cui un libro, che non cera neanche nelle biblioteche nazionali. Fu pubblicato agli inizi del Novecento da un avvocato di Bronte a sue spese. () dedicato ai fatti del 1860.() molto dettagliato, quasi un diario quotidiano di quei giorni con i personaggi che cominciano ad emergere e una narrazione molto rigorosa ()
Vancini poi visiona gli atti del processo seguito ai fatti di Bronte, collegandoli ad una novella di Giuseppe Verga, Libert :()bisognava andare negli
archivi del tribunale di Catania a tirar fuori gli atti giudiziari. Mi riferisco al processo che si celebr a Catania tre anni dopo i fatti, cio nel 1863, che culmin con una serie di condanne allergastolo.()la novella di Verga illustra i fatti di Bronte, raccontando di un processo che si celebra a Catania, al quale Verga, evidentemente, aveva assistito.()
La sceneggiatura la scrivono Vancini stesso, Fabio Carpi, Nicola Badalucco e, caso raro se non unico, Leonardo Sciascia. Il film, coprodotto con la exJugoslavia, fu girato in un paese abbandonato vicino Pola, in Istria. Il film, per il rigore con cui affrontava il problema della Nuova Italia e del Mezzogiorno, suscit reazioni di intellettuali (tra cui Montanelli) e storici, polemiche sia da destra che da sinistra. Dice Vancini: ()Io ho sempre
sostenuto che Bronte, e quello che accadde a Bronte nellestate del 1860, emblematico, il segno di come la Nuova Italia affronter il problema del Mezzogiorno () con metodi semplicemente da conquistatori, quasi da colonialisti () linganno pi atroce fu compiuto nei confronti di Garibaldi, al quale fu fatto credere che che quella di Bronte fosse una rivolta di tipo borbonico ()
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LOPINIONE DEL MAGISTRATO
Un pensiero affettuoso per il Natale ? Regala un abbonamento a LISOLA , , gradiranno ! Regala LISOLAlo lo
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Appello allAssemblea Regionale Siciliana:
siciliani. Un furto vero e proprio, paragonabile a quello del tesoro del Banco di Sicilia che i predoni sabaudi prelevarono e fecero sparire in occasione dello sbarco dei poveri diavoli che Garibaldi imbarc sui battelli Lombardo e Piemonte. Continuiamo ad assistere alle inique sentenze della Corte Costituzionale, le cui ultime due hanno privato la Sicilia di entrate per oltre 1 miliardo. O alla severa azione di Tremonti che ha spostato risorse destinate alla Sicilia per finanziarie le quote latte del Nord. Un elenco di comportamenti illegittimi che lAlta Corte, su ricorso del presidente della Regione, avrebbe sicuramente annullato. La questione non formale ma sostanziale, perch qui si mette in evidenza come il diritto, a rispetto del patto Italia-Sicilia, non possa essere messo nellombra da nessuno. Se Bossi avesse avuto uno strumento costituzionale come lo Statuto, oggi non farebbe pi parte dello Stato italiano. Con niente in mano riuscito a conquistare due Regioni e centinaia di amministrazioni locali. Guardando avanti, auspicabile che tra i gruppi dellArs emerga una maggioranza, anche trasversale, che chieda al presidente, Francesco Cascio, di convocare unapposita seduta con allordine del giorno la nomina dei componenti, effettivi e supplenti, dellAlta Corte. Intanto, lArs proceda alle nomine e poi chieda al Parlamento nazionale di effettuare le proprie; a questo punto si tratta di trovare un modo esecutivo per riattivare lalto consesso. Qualora il Parlamento nazionale non ottemperasse, Governo e Assemblea regionali potrebbero ricorrere alla Corte di giustizia europea, per vedersi riconosciuto il diritto, giacch le leggi regionali e statali vengano valutate dallAlta Corte e non dalla Corte Costituzionale. Si sa che le norme costituzionali possono essere soggette al diritto europeo. Liniziativa presenta un difficile percorso che va affrontato con cura e grande professionalit. Ma stare con le mani in mano gravissimo, di fronte alla prevaricazione dello Stato italiano sulla nostra Regione.
APPELLO
Abbiamo pi volte sollevato la questione della pura e semplice osservanza e attuazione dello Statuto siciliano, ricordando che esso fu frutto di un patto fra questo popolo e quello italiano, e ricordando altres che la Regione siciliana preesisteva alla Costituzione e non fu da essa istituita, bens riconosciuta. Cardine del fatto lAlta Corte, prevista dallarticolo 24 della norma statutaria. Essa istituita in Roma con sei membri e due supplenti...nominati in pari numero dalle assemblee legislative dello Stato e della Regione.... Successivi articoli prevedono che giudichi sulla costituzionalit delle leggi emanate dallArs, ma anche di quelle emanate dal Parlamento nazionale rispetto allo Statuto. Prevede, ancora, che il commissario dello Stato promuova i giudizi presso lAlta Corte e che il Presidente Regionale possa impugnare davanti lo stesso consesso le leggi ed i regolamenti dello Stato in conflitto con lo Statuto. Dal quadro che precede si evince con chiarezza la natura del patto indicato il cui fulcro la parit tra il popolo siciliano e il popolo italiano. Sappiamo della sentenza illegittima della Corte Costituzionale n. 38/57, con la quale questultima ha avocato a s i poteri dellAlta Corte. Un atto che non era nelle sue prerogative, perch noto come due organi costituzionali non possano elidersi a vicenda. Infatti, lAlta Corte viva e vegeta, ma non opera perch priva dei suoi componenti. Ora, che il Parlamento nazionale non li abbia nominati ben comprensibile, per quanto lomissione comporti un disonore per quella Istituzione, intendendo con ci non avere onorato un patto , invece, incomprensibile che la nomina dei componenti dellAlta Corte non sia stata effettuata autonomamente dallArs. Unomissione penosa, perch non ha consentito dal 57 in avanti che il nostro organo costituzionale funzionasse a pieno regime. Se cos fosse stato, ben altra sorte avrebbero avuto numerose leggi regionali e nazionali e le risorse finanziarie derivanti dalle entrate fiscali che, indebitamente, lo Stato ha incamerato, sottraendole ai
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a conquista araba rappresent per la Sicilia una grossa svolta, in quanto cancell completamente I'impronta greco-romana, dando vita ad una nuova societ, sia per la lingua, sia per la religione, per la cultura, per iI sistema economico e sociale e per la struttura politica. Possiamo quindi dire che la conquista araba, segn I'inizio del Medioevo siciliano. Nella societ siciliana di oggi domina lo spirito arabo-normanno-ispanico, che si evidenzia soprattutto nella parte occidentale dell'Isola. La capitolazione di Taormina nel 902 segn iI compimento della conquista araba della Sicilia, anche se restava ancora qualche presidio bizantino. La dominazione islamica, fu moderata, perch non distrusse ogni ordine esistente, ma stabil delle precise regole di convivenza. Gli Arabi non costringevano i popoli dei paesi conquistati a convertirsi all'islamismo, ma Ii privavano dei diritti politici, iI che presentava dei vantaggi, dal momento che erano esentati dal servizio militare. I Musulmani penetrati in Sicilia non erano gli Arabi del deserto, selvaggi e primitivi, ma popolazioni di antichissima civilt convertite all'islamismo: Siri, Persiani, Egizi e Andalusi, provenienti dalla Siria, dalla Mesopotamia, dall'Egitto, dall'Africa settentrionale e dalla Spagna. La conquista della Sicilia segn I'inizio di lotte per iI potere tra i Musulmani. Prevalse, infine, I'autorita dell'emiro dell'Africa Ziyadat Allah, che nell'833 impose come suo luogotenente a Palermo Abu Fihr. Quando nel 910 la dinastia degli Aghlabiti fu abbattuta da quella dei Fatimiti, i fuorusciti Aghlabiti fecero della Sicilia iI centro della resistenza contro iI nuovo califfato. Le lotte continuarono finch i Fatimiti concessero una certa indipendenza alla Sicilia sotto iI govemo dell'emiro Hasan ibn Ali (948-953) della famiglia dei Kalbiti, e per oltre sessant'anni la Sicilia godette di questa autonomia. La citt egemone della Sicilia nel periodo arabo fu Palermo, che rivest lo stesso ruolo che Siracusa aveva avuto nella storia precedente. II territorio dell'isola fu diviso in distretti, chiamati "val", amministrati da un ''val'' che era un'alto ufficiale. Essi erano iI Val di Mazara (Sicilia occidentale), iI Val di Noto (Sicilia orientale e meridionale) e iI Val Demone (Messina e territori circostanti) . I distretti facevano capo all'ufficio centrale per iI demanio ed i redditi di Palermo, detto "diwan", che aveva sede nel quartiere della Kalsa. Palermo, capitale della Sicilia musulmana, divenne una grande citt. La conquista musulmana fece affluire a Palermo molta gente: Arabi, Berberi, Persiani, che si aggiunsero a Greci, Longobardi, Ebrei, Siavi. La citt, che faceva centro al castello, che i Musulmani chiamavano Cassaro, era inadeguata
aile nuove esigenze ed i nuovi governanti costruirono quindi dei nuovi quartieri. Fu allora che nacque nel 937 sotto i Fatimiti la "Kalsa", quartiere fortificato fuori dalle antiche mura, dove ebbero sede I'emiro, i suoi funzionari ed i capi militari. Nacque, inoltre, iI quartiere popolare degli Schiavoni, forse abitato dagli schiavi, iI quartiere degli Ebrei ed iI quartiere nuovo, collegato agli altri due dai mercati principali. Testimonianze storiche ci riferiscono che Palermo aveva 500 moschee. Palermo si svilupp non soltanto dal punto di vista urbanistico, ma si arricch di attivit artigianali e commerciali. Analoga trasformazione subirono Ie altre citt della Sicilia, che cominciarono a sentire i benefici effetti del nuovo regime. I Musulmani adottarono una politica economica con una pi equa distribuzione del carico fiscale rispetto ai Bizantini e una notevole promozione dell'agricoltura, che determin la ripopolazione delle campagne siciliane. La conquista araba port anche dei danni, non soltanto per Ie inevitabili devastazioni della conquista, ma anche perch molte foreste furono distrutte per portare in Africa carichi di legname da impiegare nell'industria navale, infatti l'Africa mancava di legno duro e una flotta efficiente era necessaria per mantenere la supremazia nel Mediterraneo. La presenza dell'lslamismo, non soffoc Ie manifestazioni religiose di cristiani ed ebrei. I musulmani non avevano, a differenza dei cristiani, un'autorita centrale che decidesse sulle questioni teologiche, sicch proliferavano tra di essi correnti teologiche e filosofiche e correnti mistiche. Tutto ci si tradusse in un atteggiamento di comprensione nei confronti delle altre religioni, atteggiamento che continu con i Normanni e con gli Svevi. Ebrei e cristiani furono lasciati liberi di professare il loro culto. Nonostante I'atteggiamento tollerante dei conquistatori, i cristiani siciliani non si adattarono ad una posizione subordinata. La loro condizione giuridica infatti era quella che i Musulmani riservavano ai "dhimmi", cioe ai seguaci di religioni rivelate. Essi avevano libert di culto, sebbene con alcune limitazioni, ed in cambio pagavano due tributi: la "gizya" (imposta sui reddito delle persone fisiche) e iI "kharaj" (imposta fondiaria), che fu aggiunta quando i conquistatori si resero conto che molte conversioni all'islamismo erano determinate dall'intento di sottrarsi al pagamento dell'imposta personale. Ebrei e cristiani erano, per, soggetti ad adempimenti e limitazioni, che, pur non potendosi considerare vera e propria persecuzione, crearono un clima di ostilit. Essi dovevano portare un segno di riconoscimento e segnare Ie case; dovevano pagare un tributo supplementare; non potevano suonare Ie campane o portare la croce in processione; non potevano bere vino in pubblico e dovevano alzarsi in piedi quando
Conradus Lotter, Carta geografica della Sicilia con lindicazione dei tre valli, met del XVIII secolo, Fondazione Mormino, Palermo
entrava un musulmano nella stanza. Nella Sicilia occidentale l'lslamismo ebbe maggiore diffusione, anche se continuarono ad esistere nuclei di religione cristiana.
A TAVOLA !
Vermicelli alla siciliana
STORIA DI SICILIA
Questo particolare tipo di pasta, il cui nome d'origine era ytria o tria, una invenzione araba. Il geografo arabo Idrisi, vissuto dal 1100 al 1165, ci racconta ne "Il libro di Ruggero" che a Trabia e a ponente di Termini c'erano vasti poderi dove si facevano i vermicelli in abbondanza, per il consumo interno e per esportarli in diversi territori musulmani e cristiani. La parala "tria", came si legge nel vocabalario del Traina, indica, oltre che la pasta stessa, anche I'attrezzo col quale i pastai la fabbricavano. I vermicelli sono detti nel dialetto dell'isola "filati". Procedimento: Tritate i pomodori pelati e tagliate a dadini la melanzana. Arrostite i peperoni, eliminate la pelle ed affettateli finemente. In un tegame fate rosalare can Iolio i pomodori, la melanzana, i peperoni, Ie olive snoccialate, i capperi, Ie acciughe sminuzzate e diliscate, gli spicchi d'aglio interi (che poi eliminerete). Aggiungete il basilico e un po' di sale e lasciate cuocere, coprendo, per circa venti minuti a fuoco basso. Lessate i vermicelli in acqua salata, scolateli al dente e conditeli. Spolverate di pepe e servite. Ingredienti per 4 persone: - 600 grammi di vermicelli - 500 grammi di pomodori pelati - 1 melanzana - 2 peperoni - 2 spicchi d'aglio - 2 olive nere 20 grammi di capperi - 10 foglie di basilico - 3 acciughe - sale e pepe quanto basta olio extra vergine d'oliva.
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Ricordato Salvatore Giuliano, nel 60 anniversario della morte, con una pubblicazione del nipote Pino Sciortino Giuliano
a vicenda di Salvatore Giuliano ci riporta ad anni particolarmente inquieti, complessi, della storia della Sicilia e, nonostante gli innumerevoli fiumi dinchiostro versati, su quei fatti permangono ancora molte zone dombra. Sono gli anni dello sbarco degli Alleati, del separatismo, della ribellione civile frettolosamente etichettata come bieco banditismo. Un groviglio di rapporti nebulosi tra americani e mafia, tra partiti politici e mafia, tra Giuliano e politici senza scrupoli , pose le basi della nascente Repubblica Italiana. Allora tutti si incontrarono, dialogarono e si accordarono: aristocratici, politici, intellettuali, operai, contadini, servizi segreti internazionali, forze di polizia e banditi. Il caso Giuliano serv a ognuno fino a quando considerarono conveniente laccordo, poi la mattina fatidica del 5 Luglio del 1950, in un cortile di Castelvetrano, il presunto corpo di Turiddu venne trovato crivellato di colpi, in seguito, ad un falso conflitto a fuoco sostenuto dagli agenti del Cfrb, e nellarco di appena un decennio tanti possibili testimoni uscirono di scena con morti alquanto misteriose. In pochi si salvarono affrontando il carcere duro e solo pochissimi resistettero e tornarono a casa a fine pena. Segu linevitabile volontario silenzio degli esigui superstiti. A 60 anni dalla morte del leggendario colonnello dellEvis, il nipote di Salvatore Giuliano, Giuseppe Sciortino Giuliano, figlio della sorella del bandito, Mariannina, ha presentato lo scorso 5 luglio (data ufficiale della morte di Turiddu), ad un folto pubblico proveniente da tutta la Sicilia ed anche dallestero, lultimo suo libro Vita dInferno Cause ed effetti. Unopera che racconta la vita degli abitanti di
Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di unaltra cultura, inventa per loro unaltra storia. Dopo di che il popolo incomincia lentamente a dimenticare quello che stato. E il mondo attorno a lui lo dimentica ancora pi in fretta.
MILAN KUNDERA
Il libro del riso e delloblio
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Per farci conoscere il vostro parere indirizzate le vostre lettere a: LISOLA - Bld. de Dixmude, 40/ bte 5 B- 1000 Bruxelles
Salve, sono un abbonato al vostro bimestrale "LIsola". Vorrei sapere quando scade il mio abbonamento e se mi mandaste anche il bollettino per il pagamento come gli altri anni. Chiedo anche, se ancora possibile avere, gli adesivi "sugnu sicilianu"... In allegato ho inviato una trascrizione estrapolata dal "Corso di Storia Moderna" del grande Prof. Santi Correnti. Non so se gi avete avuto modo di leggerla ma ho ritenuto far cosa gradita portare a conoscenza, (anche se gi cosa risaputa), di alcuni particolari scandalosi di inizio regno. Questo per non dimenticare il corso della nostra storia, per conoscere la metodica trasformazione del Meridione, voluta appositamente per disintegrare la nostra grande civilt e per prender quel poco di coscienza per riflettere... Allego inoltre alcune foto, con la bandiera siciliana che sventola dal balcone di casa mia, in pieno centro di Taormina e della... "bella Trinacria" che fa buona mostra di se attirando l'attenzione di passanti e turisti e addirittura di accompagnatori turistici che si fermano davanti l'antico nostro simbolo per spiegarne il significato... Carmelo Lo Re Monsieur le directeur, Ces derniers temps, en lisant les journaux ou en regardant la tlvision, jen viens me demander si nous tous sommes encore des hommes ou seulement des moutons - animaux bons et utiles en tant quils fournissent le lait, la laine et la chair -. Aprs quoi, il ny a plus rien . Antonino Amato
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Al volante della sua macchina, un attempato sacerdote sta riaccompagnando una giovane monaca al convento. Il sacerdote non riesce a togliere lo sguardo dalle sue gambe accavallate. All'improvviso poggia la mano sulla coscia sinistra della monaca. Lei lo guarda e gli dice: Padre, si ricorda il salmo 129? Il prete ritira subito la mano e si perde in mille scuse. Poco dopo, approfittando di un cambio di marcia, lascia che la sua mano sfiori la coscia della religiosa che imperterrita ripete: Padre, si ricorda il salmo 129? Mortificato, ritira la mano, balbettando una scusa. Arrivati al convento, la monaca scende senza dire una parola. Il prete, preso dal rimorso dell'insano gesto si precipita sulla Bibbia alla ricerca del salmo 129. Salmo 129: andate avanti, sempre pi in alto, troverete la gloria...
PREGHIERA
O Vergine Santa, che volgi lo sguardo sulle guerre e dai la pace, che stendi la mano e sollevi chi cade, che appari e disperdi le ombre, proteggi la Sicilia. Madre di Dio, sii madre nostra. Sii con noi, o Maria, in quest'ora di universale distruzione, di sangue che trabocca e straripa, di dissoluzione che travolge. Resta con noi, nella Terra che ami, che tua: che ti salut e t'invoc Regina nelle lotte, dure e cruente, per la fede e per la Patria. Benedici la Sicilia, quest'isola ferace, madre di Santi, di martiri, di pontefici, di vergini, di eroi. Abbiamo bisogno di te, oggi, pi che mai. Nello smarrimento che scombuia le menti, nel disordine che travaglia le genti, nello scompiglio che imperversa sul mondo, reggi il nostro Popolo, sii nostra Stella.
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Un rappresentante, un impiegato e un direttore del personale escono dall'ufficio a mezzogiorno e vanno verso un ristorantino quando sopra una panca trovano una vecchia lampada ad olio. La strofinano e appare il genio della lampada. Generalmente esaudisco tre desideri, ma poich siete tre, ne avrete uno ciascuno. L'impiegato spinge gli altri e grida: tocca a me, a me.... Voglio stare su una spiaggia incontaminata delle Bahamas, sempre in vacanza, senza nessun pensiero che potrebbe disturbare la mia quiete. Detto questo svanisce. Il rappresentante grida: a me, a me, tocca a me!!!! Voglio gustarmi una pinacolada su una spiaggia di Tahiti con la donna dei miei sogni! E svanisce. Tocca a te, dice il genio, guardando il Direttore del personale. Voglio che dopo pranzo quei due tornino al lavoro!'
Ravviva la fede, infondi in noi energie di resistenza, di carit e di giustizia. Segnaci la via che abbiamo da seguire e guida la Sicilia nostra agli alti destini a cui la storia secolare la sospinge, a cui Dio la chiama. Imprimatur, Aciregali, die 30 julii 1944, Salvator Episcopus.
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In classe la maestra si rivolge a Gianni e gli chiede: Ci sono cinque uccelli appollaiati su un ramo. Se spari a uno degli uccelli, quanti ne rimangono? Gianni risponde: Nessuno, perch con il rumore dello sparo voleranno via tutti. La maestra: Beh, la risposta giusta era quattro, ma mi piace come ragioni'. Allora Gianni dice Posso farle io una domanda adesso? La maestra Va bene. Ci sono tre donne sedute su una panchina che mangiano il gelato. Una lo lecca delicatamente ai lati, la seconda lo ingoia tutto fino al cono, mentre la terza d piccoli morsi in cima al gelato. Quale delle tre sposata?' L'insegnante arrossisce e risponde: Suppongo la seconda... quella che ingoia il gelato fino al cono. Gianni: Beh, la risposta corretta era quella che porta la fede, ma... mi piace come ragiona!!!
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