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LA PEDAGOGIA NELL’ANNO LITURGICO

1.- Il tempo segno sacro.


Iniziamo queste nostre riflessioni sui tempi e le feste dell’anno
liturgico partendo dal concetto di Segno fondamentale in liturgia
Anche il tempo, ed ogni porzione di esso, nel piano di Dio è segno e
veicolo di realtà sacre: è sacramento.
Per il cristiano non esiste tempo profano, ma solo e sempre tempo
sacro. I cristiani vivono redimentes temous1 riscattando ogni attimo che
pasa, facendolo diventare tempo di salvezza.
Con uno sguardo di approfondimento in alcune questioni, tenendo
forse come criterio di lavoro uno di quelli che il Papa Francesco dà nella
esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, cioè, che il tempo è superiore
allo spazio e che molto del nostro lavoro deve volgere ad iniziare processi
(EG 222). Per il pontefice, il tempo è superiore allo spazio perché la via
dell’autentico progresso umano è un “processo”, che è in sé una funzione
temporale. Visto che il tempo è fluido e mobile, rappresenta la chiave per
evitare di rimanere “incollati” allo spazio, per così dire. Se cerchiamo di
riempire lo spazio con soluzioni a breve termine e risposte crude e statiche
ai problemi senza pensare a come possiamo davvero andare avanti da quel
punto in poi, cortocircuitiamo il tempo e ci priviamo di un futuro più
speranzoso.
Gli anni sono di Dio Signore del tempo e dello spazio; gli anni sono
di Cristo, Re immortale dei secoli. Ogni anno liturgico che inizia è di Dio, è
di Cristo.
La storia, dal momento che in essa ha fatto irruzione Dio, è ormai
Storia di Salvezza. I cristiani scrutano i segni dei tempi, santificano il
tempo e nel tempo si santificano.

2.- l’anno liturgico


L’anno liturgico è una porzione di tempo sacro che scandisce, in
modo sempre progrediente, il cammino della Chiesa verso l’eternità.
In esso la santa Chiesa celebra con sacra memoria, in giorni
determinati, l’opera della salvezza di Cristo (PNMR).
Come ogni segno liturgico, l’anno della Chiesa è aperto nella triplice
dimensione: rimemorativa, attualizzazione e prefigurativa.

1
Tempo di riscatto
Memoria perenne del Mistero di Cristo, attraveso le celebrazioni
liturgiche, diventa Presenza di Grazia nell’attesa del Compimento
escatologico.
Memoria, presenza attesa del Signore Gesù: questo è l’anno
liturgico. Esso ha il suo centro nella Pasqua ed è scandito dalla
celebrazione ebdomadaria del Mistero Pasquale che è la Domenica, vero
microcosmo della Storia della Salvezza.

3.- La pedagogia dell’anno liturgico.


La Chiesa per educarci alla fede non conosce arte pedagogica
migliore di quella dell’anno liturgico.
Ci lasciamo dunque prendere per mano da lei iniziando ogni nuovo
anno sacro per crescere in Cristo e camminare sempre di più incontro a Lui
che viene verso di noi.
L’anno liturgico costituisce l’itinerario ideale per ogni comunità che
voglia crescere nella fede e offre un punto di sostegno e di comunione ai
diversi itinerari di catechesi e di celebrazione sacramentale.
In questo periodo, la Chiesa va verso un pellegrinaggio della fede, e
con Maria diventa il modello dei credenti che celebrano, specialmente nel
culto del Signore, il mistero di Cristo nelle sue varie articolazioni di tempi
e di feste.

VIENE IL SIGNORE
ANDIAMOGLI INCONTRO
L’avvento
1.- l’avvento primo periodo dell’anno liturgico
La Chiesa non misura il suo tempo con il ritmo dell’anno civile (i
mesi), ma su ritmi della storia sacra (i tempi liturgici).
L’avvento è il primo tempo dell’anno liturgico. È un tempo
cosiddetto forte, come la Quaresima e il tempo Pasquale, in
contrapposizione al tempo ordinario, detto anche per annum. Mentre il
tempo pasquale, la quarisima , la celebrazione del Natale e della Epifania
sono comuni a tutti i riti, il tempo di Avvento è proprio di occidente. Esso
fu istituito perché i fedeli si preparassero alla celebrazione del Natale, ma
entro breve tempo assunse anche un significato escatologico: ricorda infatti
la duplice venuta alla fine dei tempi nello splendore della gloria.
Nella riforma dell’anno liturgico voluta del Concilio Vaticano II,
l’avvento ha conservato la sua durata di quattro settimane nel Rito Romano
e sei settimane nel Rito Ambrosiano.

2.- Il significato escatologico della prima parte dell’Avvento.


Benché i testi liturgici dell’Avvento conferiscono a questo tempo un
carattere di profonda unità (si veda, ad esempio la lettura quasi quotidiana
del Profeta Isaia), tuttavia questo periodo, almeno nella liturgia Romana,
può essere visto in due parti: dalla prima domenica d’Avvento al 16
dicembre la liturgia esprime l’aspetto prevalentemente escatologico
dell’Avvento, accendendo gli animi all’attesa della seconda venuta di
Cristo; dal 17 al 24 dicembre, conosciuta comunemente come la novena di
Natale, la liturgia è più direttamente orientata a preparare gli animi alla
celebrazione del Natale.

3.- Avvento e pedagogia del risveglio della fede.


Accogliendo le indicazioni pastorali del Rito per l’iniziazione
cristiana degli adulti (RICA), per vivere l’avvento in dimensione
catecumenale, occorrerà riscoprirlo e riproporlo nella catechesi come tema
piu addato per una pedagogia del risveglio della fede.
I temi nella prima parte dell’Avvento adatti al risveglio della fede:
 L’uomo ha bisogno di Dio.
 Il senso del peccato: Dio risponde l’uomo che lo cerca e a lui
si rivela e si dona in Cristo.
 Le attese dell’uomo e la risposta di Dio.

VIGILANTI NELLA PREGHIERA


ESULTANTI NELLA LODE
1.- La Settimana Santa di Natale
Nella seconda parte dell’Avvento (dal 17 al 24 dicembre)
l’attenzione della Chiesa è più direttamente orientata alla celebrazione del
Natale. Sono i giorni che coincidono con la novena di Natale.
In questi giorni ascoltiamo, oltre alla voce di Isaia, anche altre voci
significative dei profeti messianici.
E se nella prima parte dell’Avvento dominava autera la figura di
Giovanni Battista, nella seconda parte ci piace fissare lo sguardo sulla
dolce figura della Vergine Maria.
Possiamo a questo proposito ricordare un prefazio dell’Avvento:
“dal antico avversario venne la rovina, dal grembo verginale della figlia
di Sion è germinato Colui che ci nutre con il pane degli angeli ed è
scaturita per tutto il genere umano la salvezza e la pace. La grazia che Eva
ci tolse ci è ridonata in Maria”.

2.- La Madre del Signore in Avvento


Il Papa San Paolo VI nella Esortazione Apostolica Marialis Cultus,
ci offre il senso della presenza di Maria nell’Avvento: “i fedeli, che vivono
con la liturgia lo spirito dell’Avvento, considerando l’ineffabile amore con
cui la Vergine Madre attese il Figlio, sono invitati ad assumerla come
modello e a prepararsi per andare incontro al Salvatore che viene,
vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode”.
La liturgia dell’Avvento congiungendo l’attesa messianica e quella
del glorioso ritorno di Cristo con l’ammirata memoria della Madre, presenti
un felice equilibrio cultuale, che può essere assunto quale norma per
riconoscere il centro della vita che è Cristo.

EUOUAE

APPARUIT
BENIGNITAS ET HUMANITAS
Tempo di Natale
1.- Il tempo natalizio.

“dopo la celebrazione annuale del mistero pasquale, nulla sta più al


cuore alla Chiesa del ricordare la memoria del Natale e delle prime
manifestazioni del Signore; e ciò fa nel tempo di Natale”.

La prima solennità del Signore che incontriamo nel tempo natalizio è


logicamente il Natale di Cristo; e occorre subito dire che il Natale non è la
festa più importante dell’anno liturgico, ma che, come tutte le feste della
Chiesa, anche il Natale viene vista in ordine alla Pasqua. In alcune liturgie
europee si parla addirittura di “Pasqua di Natale” 2. La solennità di Natale si
incomincia a celebrare con la Messa vigilare vespertina, che non è quella di
avvento, ma una Messa festiva: nei testi, nei canti e quindi anche nei segni
esteriori. Il Mistero della Incarnazione continua poi ad essere celebrato
nelle tre Messe tradizionali del Natale: nella notte, all’aurora e nel giorno,
quasi a sottolineare la progrediente ricchezza di luce e di grazia che la festa
della “Manifestazione del Signore” porta con sé.

I temi spirituali proposti dal Messale, dalla Liturgia delle Ore e dal
Lezionario sono temi che diremmo “Pasquali”. Già abbiamo detto che il
Natale è il preludio della Pasqua.

2.- Le altre “feste” del Tempo Natalizio.

2
Il Natale di nostro Signore Gesù, ci ricorda che Dio è presente in tutte le situazioni in cui lo crediamo
assente o in cui riteniamo che Lui non possa esserci. Questa fede ci spinge a guardare a questo tempo
con maggiore serenità e speranza: Dio è qui, talmente presente che forse, anzi ne sono certo, ci sta
chiedendo di rivedere le nostre abitudini. C’invita a ricordarci che come Lui è venuto per salvarci, così
anche noi, in Lui, possiamo salvarci solo se camminiamo insieme, se impariamo a prenderci cura gli uni
degli altri. Siamo invitati a farci “mangiatoia”, dove gli altri possono nutrirsi del pane dell’amicizia,
dell’amore, della misericordia, della speranza. Il Signore si offre a noi perché noi lo portiamo con la
testimonianza della nostra vita. Come cristiani siamo invitati a farci carico della speranza di questa
umanità così disorientata e sola, a farci sentinelle del nuovo mattino…affinché le tenebre di questo
tempo siano squarciate dalla Luce che viene dal Signore Gesù, che è il Signore Gesù.
Il tempo natalizio prolunga la nostra meditazione durante l’Ottava di
Natale. Notiamo le feste dei “comites Christi”3. Nel giorno ottavo del
Natale (1° gennaio) si celebra, secondo l’antica consuetudine romana, la
solennità della Madre di Dio, unitamente al grande tema della Pace.

Il secondo fulcro del tempo natalizio è poi la solennità dell’Epifania:


una festa che nel nome (Epifania = Manifestazione), rivela la sua origine
orientale e che, tra gli altri aspetti, presta il Mistero dell’Incarnazione come
fonte della chiamata alla fede e alla salvezza di tutte le genti.

Il tempo natalizio termina, infine, con la festa del Battesimo del


Signore: è ancora il mistero della “manifestazione del Signore” al mondo,
celebrato sotto un altro aspetto: un richiamo per noi agli impegni
battesimali.

3. Alcune indicazioni pastorali per il tempo natalizio.

La prima riguarda il richiamo a vivere il tempo natalizio con


particolare attenzione alla Madre di Dio. Bisognerebbe citare a questo
proposito le preziose indicazioni della “Marialis cultus” di San Paolo VI al
numero 5:

Il tempo di Natale costituisce una prolungata memoria della


maternità divina, verginale, salvifica, di colei la cui illibata verginità diede
al mondo il Salvatore: infatti, nella solennità del Natale del Signore, la
Chiesa, mentre adora il Salvatore, ne venera la Madre gloriosa; nella
Epifania del Signore, mentre celebra la vocazione universale alla salvezza,
contempla la Vergine come vera Sede della Sapienza e vera Madre del Re,
la quale presenta all'adorazione dei Magi il Redentore di tutte le genti (cfr
Mt 2,11); e nella Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
(domenica fra l'ottava di Natale) riguarda con profonda riverenza la santa
vita che conducono nella casa di Nazaret Gesù, Figlio di Dio e Figlio
dell'uomo, Maria, sua Madre, e Giuseppe, uomo giusto (cfr Mt 1,19).
Nel ricomposto ordinamento del periodo natalizio Ci sembra che la
comune attenzione debba essere rivolta alla ripristinata solennità di Maria

3
I compagni di Cristo: Santo Stefano, San Giovanni Evangelista, i Santi Innocenti e, soprattutto, la festa
della S. Famiglia.
Ss. Madre di Dio; essa, collocata secondo l'antico suggerimento della
Liturgia dell'Urbe al primo giorno di gennaio, è destinata a celebrare la
parte avuta da Maria in questo mistero di salvezza e ad esaltare la
singolare dignità che ne deriva per la Madre santa... per mezzo della quale
abbiamo ricevuto... l'Autore della vita; ed è, altresì, un'occasione propizia
per rinnovare l'adorazione al neonato Principe della Pace, per riascoltare
il lieto annuncio angelico (cfr Lc 2,14), per implorare da Dio, mediatrice
la Regina della Pace, il dono supremo della pace. Per questo, nella felice
coincidenza dell'Ottava di Natale con il giorno augurale del primo
gennaio, abbiamo istituito la Giornata mondiale della pace, che raccoglie
crescenti adesioni e matura già nel cuore di molti uomini frutti di Pace.
La seconda si riferisce all’importanza che dobbiamo dare
all’allestimento e alla venerazione del Presepio: nelle famiglie, in Chiesa e
altri luoghi anche pubblici: tutti saremo d’accordo, penso, sulla utilità
catechetica del Presepio “visione ingenua, innocente, realistica del
Natale”4.

La terza è un invito a dare una espressione rituale vivace al


ringraziamento di fine anno: nelle forme tradizionali e nuove.

IL NATALE CRISTIANO
In margine ad alcuni testi della Liturgia
1.- Riscoprire il Natale come “festa cristiana”.

Se va ripetendo e giustamente che il Natale, da festa cristiana, si sta


paganizzando o commercializzando e che, anche sul piano religioso, ha
perso nella estimazione popolare, quella carica di contenuto teologico che

4
San Paolo VI, Catechesi del 15 dicembre 1976; “il presepio. Questa visione ingenua, innocente,
realistica del Natale è certamente il punto prospettico migliore; essa ci offre, per immaginosa che sia, la
scena autentica dell’avvenimento, di cui celebriamo il sacro ricordo; è bello, è pio, è edificante lasciarci
incantare davanti al quadro idilliaco e arcadico di quella pagina evangelica, che ci riporta tutti, lieti e
semplici come fanciulli, davanti al Bambino Gesù, venuto al mondo in tanta povertà e in tanto candore di
natura e splendore di angeli che rendono trasparente l’oscurità della notte e riempiono il cielo di canti
meravigliosi. Bellissimo. Ma basta questo momentaneo incantesimo a farci comprendere che cosa è il
Natale? Abbiamo provato a cogliere la prima e spontanea impressione che l’umile scena del Presepio
suscita nei suoi silenziosi osservatori? Cioè il confronto fra la nascita di Cristo nel mondo ed il mondo
che la circonda? Ciascuno sembra poi invitato a porre il confronto fra Lui, Cristo, e se stesso; ad
avvertire cioè quale rapporto vi sia fra la propria anima e l’avvento di Cristo; un rapporto molto
problematico e incalzante; ma che noi, in questo momento e in questa sede, non vogliamo esplorare”.
invece dovrebbe avere… è vero: occorre recuperare il Natale come
originaria “festa Cristiana”, liberandola delle incrostazioni sentimentali
paganeggianti o semplicemente orizzontali che ne snaturano la vera
identità.

E questa riscoperta va fatta anzitutto con un ritorno alla riflessione


piu attenta sui testi biblici e sui documenti della tradizione (eucologia e
patristica) della liturgia del tempo natalizio.

2.- Natale festa della rivelazione e della fede, festa del Matrimonio tra
Dio e l’umanità.

Sappiamo quanta parte abbia nel folclore natalizio il simbolo della


luce.

 La luce è Cristo: la sua rivelazione. In Lui il Padre ci ha detto


l’ultima Parola e l’ha detta per tutti…
 Ma occorre accogliere Cristo Luce: riconoscere in lui il Verbo
Dio …
 e a Lui obbedire: è la fede, preludio della visione e della luce
eterna.

“Nel mistero del Verbo incarnato è apparsa agli occhi della nostra
mente la luce nuova del tuo fulgore, perché conoscendo Dio visibilmente,
per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle realtà invisibili5.

Ma la rivelazione di Dio non è fine a se stessa, tende alla


“comunione”. L’ammirabile comercium6 tra Dio e l’umanità, tra Cristo e la
5
Prefazio I di Natale.
6
«O admirabile commercium! Meraviglioso scambio! ». Così inizia l'antifona del primo salmo, per poi
proseguire: « Il Creatore ha preso un'anima e un corpo, è nato da una vergine ». «Quando in modo unico
sei nato dalla Vergine hai compiuto le Scritture », proclama l'antifona del secondo salmo, a cui fanno eco
le parole della terza antifona che ci ha introdotti al cantico tratto dalla Lettera di Paolo agli Efesini: «
Integra è la tua verginità, Madre di Dio: noi ti lodiamo, tu prega per noi ». La divina maternità di Maria
viene sottolineata anche nella Lettura breve poc'anzi proclamata, che ripropone i ben noti versetti della
Lettera ai Galati: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna… perché
ricevessimo l'adozione a figli » (Gal 4, 4-5). Ed ancora, nel tradizionale Te Deum, che eleveremo al
termine della nostra celebrazione dinanzi al Santissimo Sacramento solennemente esposto alla nostra
adorazione, canteremo: «Tu, ad liberandum suscepturus hominem, non horruisti Virginis uterum», in
Chiesa, è l’oggetto della celebrazione Natalizia e della Solennità della
Madre di Dio. Molte volte il Signore ha offerto agli uomini la sua Alleanza;
ma l’Alleanza definitiva ed eterna l’ha consumata in Cristo. E dunque : “In
lui oggi risplende in piena luce il misterioso scambio che ci ha redenti: la
nostra debolezza è assunta dal Verbo, l’uomo mortale è innalzato a dignità
perenne e noi, uniti a te in comunione mirabile, condividiamo la tua vita
immortale”7.

2.- Natale festa della creazione rinnovata, festa battesimale.

Il Verbo fatto carne viene a salvare tutto l’universo, riportandolo alla


integrità originale. Il Cristo, restauratore di tutte le cose, depone nel mondo
il germe dei “cieli nuovi e della terra nuova”.

Con il Natale si inaugurano “gli ultimi tempi” nei quali il Regno di


Dio si costruisce nella giustizia e nella pace. Nel mistero adorabile del
Natale, egli, Verbo invisibile, apparve visibilmente nella nostra carne, per
assumere in sé tutto il creato e sollevarlo dalla sua caduta. Generato
prima dei secoli, cominciò ad esistere nel tempo, per reintegrare l’universo
nel tuo disegno, o Padre, e ricondurre a te l’umanità dispersa”8.

Infine il Natale come festa battesimale. La rivelazione di Dio e la


risposta della fede, il mistero della comunione di grazia, l’inizio della vita
nuova che si effonde sull’intero universo, si celebrano per ogni uomo nel
mistero del Lavacro Battesimale. E per questo, a conclusione del tempo
natalizio, la Chiesa pone la festa del Battesimo del Signore, per offrirci in
esso il tipo del Battesimo Cristiano: Nel battesimo di Cristo al Giordano
tu hai operato segni prodigiosi per manifestare il mistero del nuovo
lavacro: dal cielo hai fatto udire la tua voce, perché il mondo credesse che
italiano: «Tu, o Cristo, nascesti dalla Vergine Madre per la salvezza dell'uomo ».
7
Prefazio di Natale III
8
Prefazio di Natale II
il tuo Verbo era in mezzo a noi; con lo Spirito che si posava su di lui come
colomba hai consacrato il tuo Servo con unzione sacerdotale, profetica e
regale, perché gli uomini riconoscessero in lui il Messia, inviato a portare
ai poveri il lieto annunzio9.

Intanto è sufficiente sottolineare anche questo aspetto del Natale con


una citazione di San Leone Magno: “Il Natale del Capo è l’origine del
popolo cristiano10”. Come Cristo Capo nasce dal grembo della Vergine
Maria, così il Cristiano nasce dal grembo della Madre Chiesa per mezzo del
Battesimo.

EUOUAE

9
Prefazio del Battesimo del Signore
10
SAN LEONE MAGNO, Discorso VI per il Natale; Queste parole di San Leone Magno ci aiutano ad
entrare ancora meglio nell’essenza del fatto accaduto a Betlemme, a comprendere il suo più intimo
significato: nasce il Figlio Eterno del Padre, nasce da donna come vero uomo pur rimanendo vero Dio: è
Gesù Cristo, il Salvatore e nasce con Lui il suo popolo la Chiesa! Maria dà alla luce colui che è Capo di
quel Corpo di cui noi cristiani siamo membra e per questo la onoriamo come Madre di Cristo e Madre
della Chiesa (cfr CONCILIO VATICANO II, Cost. dogm Lumen gentium, 53). Il Natale del Capo è il Natale
anche del Corpo; in Lui siamo stati incorporati mediante il Battesimo che ci ha fatto figli di Dio e suoi
fratelli concorporandoci tra noi, uniti dal vincolo santo dello Spirito di Dio siamo ‘famigliari di Dio’ (Ef
2,19), siamo Chiesa.

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