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V.Inc.A.

Progetto Esecutivo - Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga

PROGETTO

INTERVENTO DI CONSOLIDAMENTO E RIPRISTINO


DEL CORPO STRADALE IN LOCALITÁ VALLE D’ANGRI
Comune di Farindola (PE)

RELAZIONE: V.INC.A. SIC/ZSC PARCO GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA


CAPITOLI 4
ALLEGATI 5
Consulente
Redazione: 22 dicembre 2022 Dott. For. Caterina Artese

Progettista
Dott.Ing.Rocco Petrucci
Premessa

INTREGRAZIONE
ALLO STUDIO DI INCIDENZA AMBIENTALE
del progetto

Consolidamento e ripristino del corpo stradale in località


Valle d’Angri
ai sensi del programma OCDPC 408/2016: “interventi urgenti di messa in sicurezza della viabilità delle
infrastrutture stradali interessate dagli eccezionali eventi sismici che hanno colpito il territorio delle regioni Lazio,
Marche, Umbria e Abruzzo a partire dal 24 agosto 2016
(art. 15-ter decreto l. n.189/2016, convertito in L. n.229/2016 - OCDPC n.408/2016 - 5° Stralcio bis)”

nel
PARCO NAZIONALE GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA
D..P.R. del 5 giugno 1995
(GU Serie Generale n.181 del 4 agosto 1995 – Supplemento Ordinario n.97 e S.O.)

Regione Abruzzo
Provincia: Pescara
Comune: Farindola
V.Inc.A. redatta da: dott. forestale Caterina Artese

1
Premessa e tipologia delle opere

PREMESSA

Le principali Valutazioni Ambientali adottate a livello nazionale


Le politiche ambientali mondiali ed europee negli ultimi decenni hanno come obiettivi principali lo
sviluppo sostenibile e lo sfruttamento razionale delle risorse naturali.
Per ambiente s’intende il “sistema di relazioni fra i fattori antropici, fisici, chimici, naturalistici, climatici,
paesaggistici, architettonici ed economici …” (D.lgs. 152/2006).
I principali procedimenti ambientali nella normativa vigente sono:
 la Valutazione d’Incidenza Ambientale o VINCA (V.Inc.A. o VI) (DPR 120/2003): trattasi di
una procedura di valutazione preventiva finalizzata a integrare e rendere compatibili progetti,
piani o programmi, con le esigenze di conservazione dei Siti Natura 2000;
 la Valutazione d’Impatto Ambientale o VIA (D.Lgs. 152/2006): consiste in una procedura di
valutazione che si applica per una serie di progetti, indicati dalla legge, allo scopo d’individuare,
descrivere e valutare, gli effetti diretti e indiretti dei progetti sull’ambiente;
 la Valutazione Ambientale Strategica o VAS (D.Lgs. 152/2006): si compone di un
procedimento di valutazione che accompagna ed è parte integrante della costruzione di un
piano o programma, e ha lo scopo di disciplinare l’uso del territorio, delle sue risorse e delle
sue attività.

VALUTAZIONE D’INCIDENZA AMBIENTALE


La Valutazione d’Incidenza si applica per interventi/opere che ricadono all’interno di aree protette a
livello comunitario, ai sensi della Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE, concernente la conservazione
degli uccelli selvatici (versione codificata della Direttiva 79/409/CEE) e la Direttiva “Habitat”
92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna
selvatiche.
Gli obiettivi della Direttiva Habitat sono:
 contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali,
nonché della flora e della fauna selvatiche nella UE
 assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli
habitat naturali e delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse comunitario
 salvaguardare circa 1200 specie animali e vegetali e circa 230 habitat.

La base giuridica per la designazione dei siti di “Direttiva Uccelli” attiene all’articolo 4, di cui si
riportano gli stralci essenziali:

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Premessa

“1. Per le specie elencate nell’allegato I sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat, per
garantire la sopravvivenza e la riproduzione di dette specie nella loro area di distribuzione.
Gli Stati membri classificano in particolare come zone di protezione speciale (ZPS) i territori più idonei in numero e in
superficie alla conservazione di tali specie nella zona geografica marittima e terrestre a cui si applica la presente
direttiva…
2. Gli Stati membri adottano misure analoghe per le specie migratrici non menzionate all’allegato I che ritornano
regolarmente, …”

La base giuridica per la designazione dei siti “Direttiva Habitat” attiene all’articolo 4, di cui come
sopra:
“Quando un sito di importanza comunitaria (SIC) è stato scelto a norma della procedura di cui al paragrafo 2, lo Stato
membro interessato designa tale sito come zona speciale di conservazione (ZSC) il più rapidamente possibile e entro un
termine massimo di sei anni, […].
5. Non appena un sito è iscritto nell'elenco di cui al paragrafo 2, terzo comma, esso è soggetto alle disposizioni dell‘articolo
6, paragrafi 2, 3 e 4”.

L’articolo 6 della Direttiva Habitat introduce la VINCA secondo i seguenti criteri:


“1. Per le zone speciali di conservazione, gli Stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie
che implicano all'occorrenza appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune
misure regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di
habitat naturali di cui all'allegato I e delle specie di cui all'allegato II presenti nei siti.
2. Gli Stati membri adottano le opportune misure per evitare nelle zone speciali di conservazione il degrado degli
habitat naturali e degli habitat di specie nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate, nella
misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi della
presente direttiva.
3. Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze
significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna
valutazione dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce
delle conclusioni della valutazione dell'incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le autorità nazionali
competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non
pregiudicherà l'integrità del sito in causa e, se del caso, previo parere dell'opinione pubblica.
4. Qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell'incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni
alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi
di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la

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Premessa e tipologia delle opere

coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure compensative
adottate.
Qualora il sito in causa sia un sito in cui si trovano un tipo di habitat naturale e/o una specie prioritari,
possono essere addotte soltanto considerazioni connesse con la salute dell'uomo e la sicurezza pubblica o
relative a conseguenze positive di primaria importanza per l'ambiente ovvero, previo parere della Commissione, altri
motivi imperativi di rilevante interesse pubblico.”

In conclusione la VINCA è considerata


 un’analisi di carattere “preventivo”, a cui si sottopongono piani, programmi o progetti, che
possano avere incidenze significative su un sito della rete Natura 2000 (o per un sito proposto
tale) tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso;
 la procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, della direttiva "Habitat" con lo scopo
di salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze anche di piani e
progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie selvatiche, in
grado di condizionarne l'equilibrio naturale, vale a dire che possano comportare ripercussioni
sullo stato di conservazione delle emergenze naturali tutelate nel sito;
 richiede l’adozione delle misure di conservazione necessarie e non permette “nessun margine
discrezionale per gli Stati Membri” (Notaro, 2012).

Altri aspetti significativi introdotti per la VINCA sono:


 l’obbligo di tutela generale «ha natura permanente»
 le autorità competenti hanno un margine di valutazione nell’applicazione delle “opportune
misure”
 si applica anche ad attività che non richiedono autorizzazione e anche nei casi di evoluzione
naturale
 non è necessario dimostrare un nesso di causa ed effetto tra un’attività e la perturbazione
significativa
 si applica anche ad attività già esistenti, non solo a quelle nuove
 potrebbe implicare l’attuazione di “misure attive”.

Si procede con la VINCA nel caso semplicemente dubbio che un piano o progetto abbia effetti
significativi sul sito (6.3.3), poiché le autorità competenti possono autorizzare un piano o progetto
“solo dopo essersi assicurate che non avrà effetti pregiudizievoli per l'integrità di tale sito” vale a dire
che nessun “- nessun ragionevole dubbio deve sussistere al momento dell’adozione della decisione”.

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Premessa

Pertanto “la valutazione deve basarsi sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili e deve
essere completa, senza lacune, “Solo le misure di tutela volte ad evitare o ridurre l’impatto sul sito
(misure di mitigazione) possono essere prese in considerazione”.
Una tale valutazione implica che devono essere individuati, alla luce delle migliori conoscenze
scientifiche in materia, tutti gli aspetti del piano o progetto che possono, da soli o in combinazione
con altri piani o progetti, pregiudicare i detti obiettivi.
Il criterio di autorizzazione previsto dall'art.6 della Direttiva Habitat integra il principio di
precauzione e consente di prevenire efficacemente i pregiudizi/danni all'integrità dei siti protetti
dovuti ai piani o progetti previsti.
Un criterio di autorizzazione meno rigoroso di quello in questione non potrebbe garantire in modo
altrettanto efficace la realizzazione dell'obiettivo di protezione dei siti cui tende la detta normativa.
Di conseguenza, ai sensi dell'art.6, n.3, della Direttiva Habitat, le autorità nazionali competenti
autorizzano solo a condizione che abbiano acquisito la certezza che essa è priva di effetti
pregiudizievoli per l'integrità di tale sito. Ciò avviene quando non sussiste alcun dubbio ragionevole
da un punto di vista scientifico, ovvero nei casi in cui:
 “la significatività degli effetti sul sito è collegata agli obiettivi di conservazione”
 tutti gli aspetti dei progetti devono sono stati considerati.

L’eventuale compensazione, da considerarsi come una mancata autorizzazione, dovrà essere idonea a
tutelare la coerenza globale della rete Natura 2000, “sia essa attuata all’interno del sito pregiudicato o
in un altro sito di tale rete”. Questa può essere applicata solo dopo aver valutato l’incidenza del piano
o del progetto. L’esame di eventuali motivi imperativi di rilevante interesse pubblico e quello
dell’esistenza di alternative meno dannose richiedono, infatti, una ponderazione con
riferimento ai danni che il piano o il progetto in questione cagiona al sito. Inoltre, per determinare
la natura di eventuali misure compensative, i danni al detto sito devono essere individuati con
precisione.

L’art.6, c.3 della Direttiva Habitat che introduce la necessità della VINCA è stata recepita ed è prevista
dalla normativa nazionale, art. 5 del DPR 357/97 e s.m.i., e dalle normative emanate a livello regionale.
In conclusione i proponenti che soggiacciono alla VINCA debbono predisporre uno studio, secondo
i contenuti di cui all’allegato G del DPR 357/19971.

1 DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 8 settembre 1997, n. 357 - Regolamento recante attuazione
della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat natuali e seminaturali, nonchè della flora e della fauna
selvatiche. Entrata in vigore del decreto: 24-10-1997(Ultimo aggiornamento all'atto pubblicato il 28/02/2022) - GU n.248 del
23-10-1997 - Suppl. Ordinario n. 219.
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Premessa e tipologia delle opere

“Allegato G (previsto dall'art. 5, comma 4)


Contenuti della relazione per la valutazione di incidenza di piani e progetti
1. Caratteristiche dei piani e progetti Le caratteristiche dei piani e progetti debbono essere descritte con riferimento, in
particolare: - alle tipologie delle azioni e/o opere; - alle dimensioni e/o àmbito di riferimento; - alla complementarietà
con altri piani e/o progetti; - all'uso delle risorse naturali; - alla produzione di rifiuti; - all'inquinamento e disturbi
ambientali; - al rischio di incidenti per quanto riguarda, le sostanze e le tecnologie utilizzate.
2. Area vasta di influenza dei piani e progetti - interferenze con il sistema ambientale. Le interferenze di piani e progetti
debbono essere descritte con riferimento al sistema ambientale considerando: - componenti abiotiche; - componenti biotiche;
- connessioni ecologiche …”.

NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Normativa Comunitaria
 Direttiva del Consiglio n. 79/409/CEE del 02.04.1979 - Direttiva del Consiglio concernente
la conservazione degli uccelli selvatici (detta Direttiva UCCELLI).
 Direttiva del Consiglio n. 92/43/CEE del 21.05.1992 - Direttiva del Consiglio relativa alla
conservazione degli habitat naturali e semi-naturali e della flora e della fauna selvatiche (detta
Direttiva HABITAT).

Normativa Nazionale
 DPR n.357/1997 - Testo coordinato al DPR 120/2003 “Regolamento recante attuazione
della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi-naturali,
nonché della flora e della fauna selvatiche”.
 Direttiva del Consiglio n.2001/42/CE del 27.06.2001 - Direttiva del Consiglio
concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente.
 DPR n,120/2003 “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del
Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della
direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali,
nonche' della flora e della fauna selvatiche”.
 Decreto Ministeriale 17.10.2007 (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e
del Mare) “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a
Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)”.

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Premessa

Atti regionali di riferimento per definizione della vincolistica all’interno di Natura 2000 e per
la tutela della fauna minore
 LR 50/1993 «Primi interventi per la difesa della biodiversità nella Regione Abruzzo: tutela
della fauna cosiddetta minore»;
 Deliberazione della Giunta Regionale n° 451 del 24/08/2009 (DGR 451/2009) - Decreto
del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare, n. 184/2007 «Criteri
minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di
Conservazione e Zone di Protezione Speciale».
 LR 59/2010 «Disposizioni per l’adempimento degli obblighi della Regione Abruzzo
derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea. Attuazione delle Direttive
2006/123/CE 92/43/CEE e 2006/7/CE) – Legge Comunitaria regionale».
 DGR 227/2011 Individuazione degli Enti gestori dei SIC2
 LR 46 /2012 “Modifiche alla legge regionale 13 febbraio 2003, n. 2 recante "Disposizioni
in materia di beni paesaggistici e ambientali, in attuazione della Parte Terza del D. Lgs. 22
gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio)".
 DGR 279/2017 «Approvazione delle misure di conservazione sito-specifiche per la tutela
dei siti Natura 2000 della Regione Abruzzo»;
 DGR 477/2018, DGR 478/2018, DGR 479/2018, DGR 492/2017, DGR 493/2017,
DGR 494/2017, DGR 562/2017, di approvazione delle misure di conservazione sito
specifiche per i siti Natura 2000;
 DGR 476 del 5/07/2018 - Individuazione di 11 nuove ZPS nel territorio regionale.

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Premessa e tipologia delle opere

INTEGRAZIONE DELLA V.INC.A.


Il progetto “Consolidamento e ripristino del corpo stradale in località Valle d’Angri-Comune di
Farindola ai sensi del programma OCDPC 408/2016: interventi urgenti di messa in sicurezza della
viabilità delle infrastrutture stradali interessate dagli eccezionali eventi sismici che hanno colpito il
territorio delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo a partire dal 24 agosto 2016 (art. 15-ter
decreto l. n.189/2016, convertito in L. n.229/2016-OCDPC n.408/2016 - 5° Stralcio bis)”, di seguito
chiamato Progetto, è stato oggetto di approfondimenti della VINCA in fasi successive, così come
richiamati dall’Ente Parco3:
- in data 23.11.2020 l’Ente Parco richiede la documentazione integrativa al Progetto, tra cui la
VINCA;
- in data 26.11.2020 il Comune di Farindola fornisce la relazione di screening della VINCA
trasmessa all’Ente Parco:
- in data del 22.01.2021 l’Ente Parco richiede una “VINCA appropriata”;
- in data 03.02.2021 invio dello studio appropriato della VINCA da parte del Comune di
Farindola all’Ente Parco;
- in data 30.04.2021rilascio di “parere favorevole” con prescrizioni (01.03.2021) e “nulla osta”
con prescrizioni da parte dell’Ente Parco;
- in data 10.11.2022 il Comune di Farindola trasmette per la terza volta la VINCA riformulata
secondo le prescrizioni precedentemente indicate dallo stesso Ente;
- in data 12.12.2022 ulteriore richiesta da parte dell’Ente Parco di una VINCA “appropriata –
Livello II”.

Si ricorda anche l’incontro presso la sede del Comune di Farindola alla presenza del Sindaco, dei
referenti del Progetto, con i responsabili dell’Ente Parco e i rappresentanti delle associazioni
ambientaliste (CAI, MW, WWF, IN), in data 15.12.2021.

Pertanto la VINCA che inizialmente era stata redatta nella fase di screening, composta da diversi
elaborati progettuali, ha richiesto per il completamento della compatibilità ambientale, ulteriori studi
e approfondimenti: VINCA “screeening”, VINCA “appropriata”, VINCA appropriata della “Perizia
di Variante”. Tuttavia l’Ente Parco richiede una ulteriore “valutazione” oggetto della presente
relazione.
Pertanto si procede con aggiuntive analisi e approfondimenti, in modo da concludere la fase
autorizzativa del Progetto che richiede anche la pubblicazione della VINCA da parte del Comune per

3 Lettera del Parco del 12.12.2022 Prot. 0012324


8
Premessa

30 giorni: “pubblicazione sui propri siti web, nella fase iniziale del procedimento, di tutte le
informazioni rilevanti ai fini del processo decisionale concernenti la proposta da valutare, garantendo
la possibilità di presentare eventuali osservazioni alla stessa”.

Il Progetto ha necessità di essere realizzato, come previsto dallo stesso Ente Parco, entro il 28 febbraio
2022.
Rispetto alla VINCA l’Ente Parco richiede analisi e approfondimenti rispetto:
 Habitat 8210 “pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica”:
 eventuale effetto cumulativo con altre opere simili;
 presenza di mammiferi, rettili e anfibi;
 quantificazione dell’eventuale taglio della vegetazione;
 modalità e tipologie di lavorazione;
 analisi delle alternative.

Figura: la strada oggetto dell’intervento e la falesia della Sportella

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Premessa e tipologia delle opere

CARATTERISTICHE DEL PROGETTO

Il Progetto riguarda la sistemazione del tratto finale della strada di accesso a Valle d’Angri, nel Comune
di Farindola, ricadente nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga (di seguito detto Parco
o PNGSL).
Si tratta di un luogo frequentato sia per ragioni di servizio pubblico che per attività turistiche all’aperto
nella Valle d’Angri. In particolare la falesia detta Sportella, interessata dagli interventi del Progetto, è
frequentata per attività di arrampicata sportiva su roccia.
Il Progetto riguarda opere di rifacimento stradale e di messa in sicurezza della strada che passa sotto
la parete attrezzata per l’arrampicata, detta Sportella. La messa in sicurezza della Sportella interessa
opere di risistemazione dei massi valutati pericolosi. L’intervento seppure puntiforme coinvolge aspetti
e valori di tipo ambientale, paesaggistico, naturalistico e d’interesse storico-archeologico.

Figura: attività di arrampicata sportiva sulla parete della Sportella

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Premessa

TIPOLOGIA DELLE OPERE


Le azioni consistono nella manutenzione straordinaria della carreggiata stradale esistente, seriamente
danneggiata dagli eventi sismici 2016 - 2017, mediante rifacimento della pavimentazione bituminosa,
senza asportazione di terreno nelle aree limitrofe. La pavimentazione rimossa verrà smaltita in impianti
autorizzati.
È inoltre prevista la sostituzione delle barriere stradali deteriorate e la realizzazione di una segnaletica
orizzontale.
L’organizzazione del cantiere fa sì che non vengano coinvolte aree non pavimentate.
L’intervento in variante, interessa la falesia di monte, dove, in sostituzione di una rete corticale saranno
eseguite lavorazioni di disgaggio dei massi pericolanti e placcaggio, con funi e chiodi, dei massi più
impegnativi.
Il Progetto, inquadrabile come intervento di manutenzione stradale, riguarda, in variante, un’area
estesa per circa 1ha.
Le azioni previste sono di seguito riportate in dettaglio:
1. disgaggio dei massi pericolanti in quota, ad opera di squadre di rocciatori e imbragaggio di
alcuni massi, di notevoli dimensioni con funi d’acciaio e chiodature
2. scarificatura della pavimentazione stradale esistente, si prevede il trasporto a discarica del
materiale e lo smaltimento dello stesso;
3. demolizione di sottofondo stradale per i tratti maggiormente danneggiati, prevista per uno
spessore pari a 30cm e trasporto a discarica del materiale e smaltimento dello stesso;
4. scavo di sbancamento per riprofilatura della carreggiata, effettuato in corrispondenza dei tratti
stradali con demolizione della fondazione stradale al fine di ottenere un’adeguata riprofilatura
delle pareti e regolarizzazione del fondo;
5. realizzazione di nuovo strato di sottofondo stradale, effettuato per uno spessore di circa 30cm,
mediante la posa in opera di materiale anticapillare di idonea granulometria, avente funzione
di filtro per terreni sottostanti, compresa la stesa a superfici piane e livellate e il compattamento
meccanico;
6. realizzazione di nuovo strato di fondazione stradale, realizzato con misto granulare stabilizzato
con legante naturale, per uno spessore di 20cm;
7. ricarica di materiale inerte. In alcuni tratti, ove non è prevista la demolizione del sottofondo
stradale, si procederà esclusivamente alla ricarica di materiale inerte, al fine di sistemare sia i
dislivelli che gli avvallamenti attualmente presenti, compattando e regolarizzando lo strato di
posa dell’asfalto sovrastante;
8. posa in opera di strato in conglomerato bituminoso per uno spessore di circa 10cm, per l’intero
tracciato;
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Premessa e tipologia delle opere

9. ripristino delle opere di regimentazione delle acque superficiali atte a garantire una corretta ed
efficacie regimentazione delle acque metereologiche superficiali. In particolare si prevede:
a. pulizia delle cunette esistenti in calcestruzzo, comprendente la rimozione di materiale
depositatosi, la ramazzatura e il lavaggio;
b. pulizia e risagomatura di cunette in terra esistenti;
c. pulizia ed espurgo di pozzetti e tubazioni per l’attraversamento delle acque convogliate
dai detriti accumulatisi.
10. rimozione delle vecchie barriere stradali, danneggiate dagli accadimenti sismici e
meteoclimatici, non più idonei a garantire la sicurezza del traffico veicolare, e sostituzione degli
stessi con nuove rivestite in legno.

Gli interventi di disgaggio interesseranno la falesia per una estensione complessiva di mq. 6500.

Per la descrizione dettagliata degli interventi si rimanda agli elaborati progettuali

Figura: individuazione dell’area di Progetto, foto estratte da Perizia di Variante

OBIETTIVI
Il Progetto risponde alle indicazioni di ANAS, Ente deputato al Controllo e monitoraggio dei lavori.
ANAS ritiene e richiede interventi di manutenzione straordinaria della sede stradale, non più rinviabili.
L’obiettivo del Progetto è quello di salvaguardare la pubblica incolumità dei soggetti che transitano
nel tratto stradale.
Obiettivo dello studio della VINCA è quello di fornire approfondimenti tecnico-scientifici al fine di
dare indicazioni che possano mitigare i possibili impatti negativi delle opere sull’ecosistema naturale
presente.

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Ambito di riferimento del Progetto

CARATTERISTICHE DEL SITO

CONTESTO SOCIALE E STORICO-CULTURALE


Il Comune di Farindola si estende per 45,32Kmq1, con una popolazione di 1347 abitanti (dato al
01.01.2022), vale a dire circa 30ab/kmq. Il territorio è caratterizzato da un dislivello notevole, da 294m
a 1892m slm, con una altitudine media di 530m slm. Una parte considerevole dell’area comunale ricade
nel PNGSL, per la’esattezza 2818ha, vale a dire il 62,18% (Dati Istat e da Tab. 11 del Piano del Parco).

I dati2 riguardanti l’andamento demografico indicano che la popolazione è diminuita di circa 3000
unità negli ultimi 69 anni:

Anni
Comune 1951 2011 2020
Popolazione
Farindola 4351 1602 1363

Nel Comune di Farindola l’indice di vecchiaia per l’anno 20213, che rappresenta il grado di
invecchiamento di una popolazione, risulta essere di circa 3 a 1 (rapporto percentuale tra il numero di
persone con età superiore a 65 anni e quello dei giovani fino ai 14 anni), ovvero sono presenti 312,5
anziani ogni 100 giovani.
Il rapporto tra le nascite e i decessi e quello dei flussi migratori hanno un bilancio negativo, tuttavia
una percentuale dei residenti pari al 3,4% sono cittadini stranieri (2021).

Le analisi socio-economiche riportate dalla cartografia del Piano del Parco indicano che nel territorio
prevalgono case non abitate, costruite prevalentemente anche prima del 1919 e quelle costruite
successivamente tra il 1919 e il 1945.

1
Pari a 4532 ha
2 https://www.lacerbaonline.it/articoli-2/attualita-articoli-2/un-viaggio-nella-valle-dangri-per-il-rilancio-dellarea-vestina-
riflessione-storica-sul-modello-di-sviluppo-per-un-progetto-in-lineacon-il-nuovo-pnrr/
3 https://www.tuttitalia.it/abruzzo/44-farindola/statistiche/indici-demografici-struttura-popolazione/

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Ambito di riferimento del Progetto

Figura: da Piano del Parco: Tav. 20 “Abitazioni non occupate” e 18 “Periodo di costruzione”

Il livello di occupazione rimane molto basso rispetto alla popolazione residente, pari al 14,17% .

Figura: da Piano del Parco, Tav. 17 “Occupazione”

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Ambito di riferimento del Progetto

Non si hanno dati sulle presenze turistiche nel territorio di Farindola4, tuttavia è documentato un
turismo di tipo montano5, collegato alle bellezze naturali e paesaggistiche (turismo responsabile) e alla
possibilità di praticare attività sportive. Tra queste l’arrampicata sportiva è presente da tempo nella
fascia montana vestina.
Tantè che nell’area si sono svolte importanti manifestazioni legate all’alpinismo, come quella dei
Campionati Mondiali di Arrampicata Sportiva organizzata a Penne e quella della “Maratona verticale
di Verdin” organizzata nel Comune di Montebello.

Nel Comune di Farindola sono ritenute valide e frequentate 5 vie d’arrampicata su falesie rocciose
dette: “Grotta del Lupo”, “Pietra Bianca”, “Sportella”, “La Ripa” e “Angri”.

Figura: inquadramento dei siti d’arrampicata dell’area Vestina, ortofoto 2013

4
Nel Piano del Parco è scritto: “Per quanto riguarda i servizi al turismo è emerso che la maggior parte delle richieste per
il rilascio delle autorizzazioni sono riferite alla possibilità di campeggiare in aree attrezzate, e in particolar modo nei
campeggi liberi temporanei localizzati nei pressi del Lago di Campotosto (AQ), al Ceppo di Rocca S. Maria (TE), a
Rigopiano di Farindola (PE), nei Comuni di Cortino (TE) e di Crognaleto (TE), nonché nelle località turistiche di Prati di
Tivo (TE) e di Fonte Cerreto (AQ)”, (Piano, pg. 107).
5 https://www.ansa.it/viaggiart/it/city-2720-farindola.html

15
Ambito di riferimento del Progetto

Figura: comuni, aree protette e vie di arrampicata nell’area di Progetto

In futuro il CAI e altri enti prevedono un ripristino straordinario, per motivi di sicurezza e di
conservazione6, delle vie d’arrampicata.
Va sottolineato che la parete naturale all’aperto (outdoor) utilizzata per l’arrampicata sportiva ha
sempre dei rischi residuali associati all’ambiente rispetto alle pareti delle palestre attrezzate al chiuso
(indoor).
La via d’arrampicata detta “Sportella” è molto conosciuta e frequentata, attraverso una forma di
comunicazione definita “referral marketing” vale a dire il “passaparola”, considerata da sempre lo
strumento pubblicitario più potente ed efficace in quanto definisce un’informazione, passata tra
soggetti, di tipo positiva piuttosto che negativa.
Questo aspetto conferma e rassicura sulla stabilità della falesia, frequentata da tempo sia per il
passaggio (sentiero e strada) che per attività sportive.

6 Comunicazione personale del CAI di Penne e della guida alpina Gino Perini.
16
Ambito di riferimento del Progetto

Scrive un giornalista abruzzese esperto di montagna riferendosi alla parete della Sportella: “una zona
magnifica, accessibile per gran parte dell’anno, dove negli anni Settanta e Ottanta si è formata una generazione di
arrampicatori e alpinisti. Anche oggi, grazie alla quota, alla comodità di accesso e alla presenza di vie di difficoltà
contenuta, le sezioni del CAI e le guide utilizzano la Sportella per le loro uscite e i loro corsi” (Artdito, 2021).

Figura: pannello del CAI posto alla base della via rocciosa della Sportella

L’arrampicata sportiva nasce come un momento di allenamento per l’alpinismo, ma in tempi moderni
essa viene considerata una specialità autonoma, praticata a tutte le età.
Solitamente vengono attrezzate palestre “indoor”, ovvero in luoghi chiusi, organizzate da specifici
professionisti, frequentati fino a 700.000/anno persone (stime CAI).
Dalle analisi a disposizione risulta che palestre “autdoor” richiamano più turisti se intorno possiedono:
contesti naturali belli, vie d’arrampicata gestite e sicure, classificazioni alpinistiche da facile a media
difficoltà, presenza di strutture ricettive tipo agriturismo, produzioni di artigianato locale.

17
Ambito di riferimento del Progetto

Le associazioni sportive e ambientaliste dell’area vestina, hanno mostrato una particolare attenzione
alle valenze naturalistiche, per cui sono state escluse quelle vie che potrebbero creare un disturbo
antropico alla fauna protetta.
Ad esempio la falesia di Pietrarossa (Carpineto della Nora) è stata considerata non idonea per la
presenza del Lanario, Sassonia (Arsita) per la presenza del Falco Pellegrino, la falesia di Pietralunga a
Valle d’Angri per la presenza dell’Aquila reale (Farindola).

Il Progetto s’inserisce in un contesto storico e socio-economico che fin da tempi remoti ha privilegiato
gli aspetti naturalistici.
Si citano alcuni gli episodi significativi-.

Nel 1976, su proposta del CAI di Farindola, il Consiglio Comunale ha approvato “Il regolamento per
la tutela dei boschi, della flora, delle acque sorgive, delle Stinzie e delle cavità carsiche”.
Nel 1989 fu riconosciuta la Riserva Naturale Regionale del “Voltigno e Valle D’Angri” la cui area di
ben 5172ha verrà successivamente inclusa nel PNGSL (1995).
Numerosi sono stati gli studi naturalistici e le azioni di difesa delle emergenze ambientali tra cui
ricordiamo gli studi botanici del professor Franco Pedrotti (1978), l’Operazione Camoscio (1992) e
l’impedimento di lottizzazioni edili per Rigopiano (1977), per la Piana del Voltigno e di Campo
Imperatore (1984).

In conclusione il Progetto s’inserisce in ambienti molto suggestivi, di particolare bellezza paesaggistica


e d’insostituibile valore naturalistico, conservati e protetti fino ad oggi dagli stessi residenti, come sono
gli altopiano carsici di Campo Imperatore e del Voltigno, il Vallone d’Angora e la Valle d’Angri, il
Vallone di Cretarola, i boschi vetusti della Pelinca, di Rigopiano e di Vado di Sole.
Un territorio ricco di alberi monumentali, nel Comune di Farindola ne sono stati censiti 8 protetti con
DPGR n.72/2012.12.
Da un punto di vista naturalistico l’area si pregia di avere abbondante acqua con la spettacolare cascata
della “Vitella d’Oro” (Farindola).
Al turismo sportivo e naturalistico si associano eventi legati alle tradizioni locali, come ad esempio le
camminate organizzate per la conoscenza delle Stinzie, antichi ruderi sparsi nella montagna un tempo
abitate.

Un aspetto sociale ed economico di successo negli ultimi decenni è dato dallo sviluppo di un’economia
agricola attenta all’ambiente, come quella biologica e dei prodotti locali tra cui il Pecorino di Farindola
che ha ottenuto delle valide affermazioni nazionali.
18
Ambito di riferimento del Progetto

CONTESTO AMBIENTALE
Gli interventi di consolidamento interessano una parete di roccia inclusa nei “Conglomerati di
Rigopiano”, vale a dire un insieme di geositi che permette il riconoscimento di geoparco Unesco
(Adamoli, 2021).
La Sportella è un affioramento roccioso situato all’ingresso di Valle d’Angri. Una roccia sicura, alla cui
base vi era un sentiero frequentato da artigiani e contadini che lo percorrevano per raggiungere, tramite
la Valle d’Angri, le aree aquilane fino al Sirente, quelle della Majella in direzione sud e dei Monti della
Laga verso nord: un crocevia utilizzato per scambiarsi prodotti agro-silvo-pastorali (comunicazione
personale del prof. Mario Viola).
La Sportella è una falesia di calcare compatto che assume, con le altre rocce di Valle d’Angri, un
importante valore scientifico, essendo un geosito, per cui rappresenta “un’importante chiave di lettura
dell’evoluzione tettonica della catena del Gran Sasso” (Adamoli, 2021).
L’insieme di geositi costituisce il patrimonio geologico di un territorio e ne descrive l’evoluzione.
Da un punto di vista naturalistico occorre sottolineare che un geosito è un bene naturale non
rinnovabile, un bene scientifico, ambientale e paesaggistico: “Quello che è conservato negli affioramenti rocciosi
e nel paesaggio è da considerarsi unico, e talora molto fragile. Per questo è necessario riflettere sul fatto che ciò che si perde
di questo patrimonio non potrà mai essere ripristinato o ricostruito, ed è quindi necessario capire e procedere alla sua
protezione” (Carta Internazionale dei Diritti della Memoria della Terra, Francia 1991).

I geositi di Rigopiano si collocano nel panorama geo-morfologico del massiccio del Gran Sasso “la più
importante idrostruttura che abbiamo in Abruzzo” (Adamoli, 2017).
Gli elementi litologici calcarei, tipici delle “alte terre” d’Abruzzo (Touring, 2005) hanno una struttura
compatta, di colore bianco-grigiastro, costituita da micro e macro-pori, dove l’acqua percola per
gravità e/o viene trattenuta e risale per capillarità, creando un ambiente favorevole alla vita di
numerose specie botaniche.

Si creano, infatti, come dei piccoli anfratti ricchi di acqua che viene trattenuta nei micropori grazie alle
forze di coesione e di adesione alle pareti, che la vegetazione riesce a utilizzare.
Non a caso queste rocce ospitano specie tipiche, come le Saxifraghe7, piantine che vivono sui sassi,
come indica il significato etimologico della parola.

7 Il nome del genere viene dal latino săxum = sasso e frangĕre = rompere e si riferisce alla caratteristica di queste piante di
insediarsi nelle fessure delle rocce
19
Ambito di riferimento del Progetto

Figura: pulvino di Saxifraga callosa subsp. callosa (da documentazione fotografica rilievo 12.12.2022)

Il Progetto interessa un paesaggio di particolare bellezza, con altopiani carsici immersi nelle faggete,
ricchi di falesie, impluvi, ruscelli e sorgenti. Sono noti gli altopiani di Valle d’Angri, Rigopiano e
Voltigno, geomorfologicamente collegati fra loro.
Valle d’Angri si sviluppa a circa 700m di quota, si estende dal Mortaio d’Angri fino a Campo
Imperatore. La Valle comprende diverse palestre di rocce, quali la Sportella, Angri e Ripa. Numerosi
sentieri conducono e ricollegano il luogo con Rigopiano e con il Voltigno.
Rigopiano è una conca carsica situata a 1200 m di quota, larga 600m e lunga 2,6km, che con il fosso
Rigopiano scende verso Valle d’Angri. La zona, ricoperta da un bosco di Faggio, fu negli anni settanta
meta di numerosi campeggiatori estivi, appassionati di arrampicata su roccia o semplici escursionisti
di montagna, essendoci numerosi sentieri facili e difficili, adatti a turisti di vario tipo. Vi troviamo le
pareti attrezzate di Pietra Rotonda e Grotta del lupo.
Presso la conca carsica del Voltigno (1400m slm) si associano le arrampicate ricadenti nel Comune di
Montebello di Bertona, quelle di Verdin, Monte Bertona, Ombre e Sole e Pietra Bianca (detta anche

20
Ambito di riferimento del Progetto

Iacovone). L’altopiano del Voltigno è un ambiente naturale di grande e rara valenza geobotanica,
molto frequentato per attività di escursionismo lento e naturalistico, in inverno richiama molti amanti
dello sci da fondo e delle camminate con le ciaspole.

Figura: spettacolare altopiano del Voltigno con Eryngium amethystinum (Calcatreppola ametistina)

21
Ambito di riferimento del Progetto

PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA


Il Progetto ricade nel Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga. istituito con DPR del 5 giugno
1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 4 agosto 1995, n. 181 s.o.

Figura: inquadramento generale del Parco nel contesto italiano e regionale

Il Parco si estende per 143.743 ha8. (Allegato 1: Carta Siti Protetti EUAP in Italia).
Per estensione di territorio esso rappresenta il terzo parco nazionale italiano e il primo in Abruzzo
(Allegato 2. Estensione dei Parchi Nazionali d’Italia).
Il Comune di Farindola è incluso nel Parco e nell’area del “Cratere”.
Il PNGSL interessa 3 Regioni (Abruzzo, Lazio e Marche) e attiene a 44 Comuni.
I Comuni della Regione Abruzzo ricadenti nel Parco sono:
Provincia L’Aquila
Comuni: 3 Barete, 4 Barisciano, 5 Cagnano Amiterno, 6 Calascio, 7 Campotosto, 8 Capestrano, 9
Capitignano, 10 Carapelle Calvisio, 11 Castel del Monte, 12 Castelvecchio Calvisio, 13 L'Aquila, 14

8 Tale superficie è stata estrapolata dall’Elenco Ufficiale delle Aree naturali Protette (EUAP) stilato dal Ministero della
Transizione Ecologica (MiTE), periodicamente aggiornato. Attualmente l’elenco in vigore è quello relativo al 6º
aggiornamento approvato il 27 aprile 2010 e pubblicato nel supplemento ordinario n. 115 alla Gazzetta Ufficiale n. 125
del 31 maggio 2010
Ricordiamo che nel Piano del Parco la superficie è di 141.341 ha (differenza di 2.402ha), valore riportato anche nel sito del
MiTE, aggiornato al 2014.

22
Ambito di riferimento del Progetto

Montereale, 15 Ofena, 16 Pizzoli, 17 Santo Stefano di Sessanio, 18 Villa Santa Lucia degli Abruzzi.
Provincia Pescara
Comuni: 19 Brittoli, 20 Bussi sul Tirino, 21 Carpineto della Nora, 22 Castiglione a Casauria, 23 Civitella
Casanova, 24 Corvara, 25 Farindola, 26 Montebello di Bertona, 27 Pescosansonesco, 28 Villa Celiera.
Provincia Teramo
Comuni: 31 Arsita, 32 Campli, 33 Castelli, 34 Civitella del Tronto, 35 Cortino, 36 Crognaleto, 37 Fano
Adriano, 38 Isola del Gran Sasso d'Italia, 39 Montorio al Vomano, 40 Pietracamela, 41 Rocca Santa
Maria, 42 Torricella Sicura, 43 Tossicia, 44 Valle Castellana.

Figura: elenco dei Comuni del PNGSL_Codice EUAP 00079 con evidenziato il Comunie di Farindola
interessato dal Progetto, da https://www.mite.gov.it/pagina/parco-nazionale-del-gran-sasso-e-
monti-della-laga.

23
Ambito di riferimento del Progetto

Il Piano del Parco

Il Piano del PNGSL, approvato dalle Regione Abruzzo, Marche e Lazio, è stato pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale Parte II n.124 del 22.10.2020; adottato con Deliberazione della Regione Abruzzo
n.92/2 del 2017, della Regione Marche n.105 nel 2015, della Regione Lazio n.7 nel 2019.
Il Parco nazionale con l’approvazione del Piano adotta strumenti ordinari per delineare le strategie da
perseguire, che riguardano la conservazione, la tutela e la valorizzazione della risorsa ambiente in tutti
i suoi contenuti.

Esso rappresenta lo strumento principale di pianificazione all’interno di un Parco10 e costituisce un


livello sovraordinato rispetto a tutti gli altri livelli di pianificazione.

Citando la Legge Quadro 394/91 “Il piano suddivide il territorio in base al diverso grado di protezione, prevedendo:
a) riserve integrali nelle quali l’ambiente naturale è conservato nella sua integrità;
b) riserve generali orientate, nelle quali è vietato costruire nuove opere edilizie, ampliare le costruzioni esistenti, eseguire
opere di trasformazione del territorio. Possono essere tuttavia consentite le utilizzazioni produttive tradizionali, la
realizzazione delle infrastrutture strettamente necessarie, nonché interventi di gestione delle risorse naturali a cura
dell’Ente parco. Sono altresì ammesse opere di manutenzione delle opere esistenti;
c) aree di protezione nelle quali, in armonia con le finalità istitutive ed in conformità ai criteri generali fissati dall’Ente
parco, possono continuare, secondo gli usi tradizionali ovvero secondo metodi di agricoltura biologica, le attività agro-
silvo-pastorali nonché di pesca e raccolta di prodotti naturali, ed è incoraggiata anche la produzione artigianale di qualità;
d) aree di promozione economica e sociale facenti parte del medesimo ecosistema, più estesamente modificate dai processi
di antropizzazione, nelle quali sono consentite attività compatibili con le finalità istitutive del parco e finalizzate al
miglioramento della vita socio-culturale delle collettività locali e al miglior godimento del parco da parte dei visitatori
…”.

Un altro punto fondamentale sancito dalla Legge Quadro e richiamato nel Decreto istitutivo del Parco
riguarda il regime autorizzativo per il “rilascio di concessioni o autorizzazioni relative ad interventi, impianti ed
opere all’interno del parco”. Questo è sottoposto al preventivo “nulla osta” dell’Ente Parco (Art. 13): “Il
nulla osta verifica la conformità tra le disposizioni del piano e del regolamento e l’intervento ed è reso entro sessanta
giorni dalla richiesta”.

10
Il Piano del Parco è previsto dall’art.12 della “Legge Quadro” sulle aree protette. L. 394/1991.

24
Ambito di riferimento del Progetto

Il Piano del PNGSL risulta costituito dai seguenti elaborati:


 Zonazione del territorio del Parco
 Organizzazione territoriale del Parco
 Normativa di attuazione
 Relazione·
 Allegati grafici alla relazione.

Rispetto alla zonazione del territorio, come previsto dalla L 394/91, il Piano prevede una graduazione
del’intervento umano progressivamente decrescente verso le zone di quota maggiormente protette,
secondo la seguente zonazione (come da Piano del Parco):
 aree di promozione economica e sociale (zone D) dove sono promossi e conservati i processi
di integrazione tra natura e cultura;
 aree di protezione (zone C) dove è conservata l’integrità degli ecosistemi per le generazioni
presenti e future;
 riserve generali orientate (zone B) dove sono conservate le caratteristiche naturali, nello stato
più indisturbato possibile dall’azione umana;
 riserve integrali (zone A) dove l’ambiente naturale è conservato nella sua integrità.

Sono previste 2 sottozone della zona D) che coincidono sostanzialmente con le zone territoriali
omogenee dei PRG comunali e non in contrasto con i piani paesistici.
In tal modo il Piano del Parco recepisce la pianificazione locale, per ciò che concerne l’individuazione
dei centri storici, delle zone di completamento e di espansione, e di quelle produttive e di servizio.

Nel PNGSL le zone di maggior tutela sono le Zone A e B del Parco così estese:
 Superficie Zona A (riserva integrale): 8.087 ha
 Superficie Zona B (riserva generale orientata): 65.945 ha
 Superficie Zona A e B: 74.032 ha (51,50 %)

La falesia della “Sportella” ricade nella Zona C, a confine con Zona B, mentre è relativamente distante
dalla Zona D1.

25
Ambito di riferimento del Progetto

Figura: carta della Zonazione del PNGSL, da Piano del Parco

Figura: particolare della zonazione del Parco per la falesia della Sportella, da Piano del Parco

26
Ambito di riferimento del Progetto

Rispetto alla viabilità nel Piano del Parco si rimarca che il territorio presenta “una fitta rete infrastrutturale
viaria all’interno del sistema territoriale” e che è “di rilevante importanza” la S.S. N.151, tratto da Montesilvano
a Penne e prosecuzione per Farindola, utilizzata frequentemente per l’accesso dal versante pescarese
ai settori montuosi sud-orientali: “Da Farindola (PE), la strada sale fino a Rigopiano e al valico di Vado di
Sole (m 1621), da dove si aprono ampie vedute su Campo Imperatore, sul Vallone d’Angora e sul Piano Voltigno”.
In riferimento alla viabilità turistica un asse stradale è rappresentato dal “collegamento turistico Castiglione
a Casauria (PE) Montorio al Vomano (TE) – Ascoli Piceno, che percorre da nord a sud tutto il territorio del Parco
attraversando, significativamente, diversi ambienti naturali, con la possibilità di accedere a numerosi terminali turistici.
Il collegamento viario è stato possibile, inserendo il tracciato stradale di progetto Farindola (PE) – Castelli (TE)”.

Figura: principale viabilità del Comune di Farindola, estratto da Piano del Parco Tav. 25

Di fronte alla parete della Sportella vi è l’area faunistica del Parco, utilizzata per la reintroduzione del
Camoscio. Altre aree naturali recintate che ospitano una specie animale presente in libertà nel Parco,
per la quale sono in corso programmi di reintroduzione in natura, sono localizzate a: Cortino (TE),
Pietracamela (TE), Corvara (PE), Pescosansonesco (PE), Cerqueto di Fano Adriano (TE), Valle
Castellana (TE) e nell’area compresa tra Filetto (AQ) e Camarda (AQ).

27
Ambito di riferimento del Progetto

Figura: area faunistica del Camoscio situata di fronte alla Sportella

28
Ambito di riferimento del Progetto

Nel Piano del Parco vengono considerati “opere e manufatti critici” tra cui risultano i “bordi e le
scarpate stradali in frana” e le cosidette “strade critiche” da chiudere o da naturalizzare.
Si tratta nel primo caso di “strade soggette a processi erosivi di superficie e smottamenti legati alla realizzazione di
strade in zonedi notevole pendenza, con formazione di scarpate piuttosto ripide per le quali si rendono necessari interventi
con tecniche di ingegneria naturalistica capaci di accellerare il naturale processo di rinaturalizzazione”.
Nel secondo caso si tratta di una viabilità “realizzata in luoghi di elevata valenza naturalistica (piste di esbosco
o di servizio ai pascoli) il cui utilizzo interferisce in modo considerevole con il sistema naturale”.
La strada interessata dal Progetto non ricade nei casi sopra descritti, piuttosto va considerata tra le
“strade di penetrazione”, di tipo secondario, che risultano particolarmente significative per il Parco:
“all’interno del sistema di accessibilità del Parco, le “strade di penetrazione” che costituiscono gli elementi più delicati
del sistema viario, per la loro prossimità alle zone di riserva naturale. Rientrano in questa categoria infatti, quei tracciati
che raggiungono i punti terminali, rappresentati frequentemente dai centri montani, che consentono l’accesso al sistema
sentieristico, turistico ed escursionistico”.
Non a caso nella Tav. 26 del Piano del Parco la strada che porta a Valle d’Angri viene considerata un
percorso escursionistico. In questo caso la strada di Valle d’Angri rappresenta una strada turistica di
accesso all’area faunistica del Camoscio e ai percorsi escursionistici.

Figura: particolare indicante la funzione idrogeologica svolta delle radici di Pinus nigra nelle cenosi
forestali situate ai lati della parete della Sportella (da documentazione fotografica rilievo 14.12.2022)

29
Ambito di riferimento del Progetto

SITI NATURA 2000


A livello comunitario l’intero Parco è riconosciuto come Zona di Protezione Speciale (ZPS) in base
alla Direttiva Uccelli, precedentemente citata (79/409/CEE).
Oltre alla ZPS all’interno dei confini del Parco sono riconosciuti 14 Siti di Importanza Comunitaria
(SIC) normati dalla Direttiva Habitat, precedentemente citata (92/43/CEE).

Il Parco con Delibera di Consiglio Direttivo 42/18 del 22 novembre 2018 ha approvato le Misure Sito
Specifiche (MSS) per la conservazione di habitat e specie di Interesse Comunitario presenti nei SIC
ricadenti nella porzione abruzzese del PNGSL. Il Parco, quindi, ha anche approvato i relativi Piani di
Gestione delle Aree Natura 2000, che sono diventati strumenti propri dell’Ente Gestore, ciò
nonostante i Piani di Gestione sono attualmente ancora al vaglio della Regione Abruzzo.

L’intervento interessa il SIC più esteso del Parco, IT110202 “Gran Sasso”, caratterizzato da numerosi
Habitat (n.2611) e da vaste aree (circa 10.000 ha) di habitat prioritari (6230* e 6210*)12.

La Rete Natura 2000 nella porzione abruzzese del PNGSL e nel Progetto
Il territorio del Parco coincide con la ZPS, IT7110128 “Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della
Laga” e al suo interno ricadono 14 SIC, IT5340007, IT5340008, IT5340009, IT5340010, IT5340012,
IT5340018, IT6020002, IT6020025, IT7110202, IT7110209, IT7120201, IT7120213, IT7130024,
IT7110128, di cui 5 presenti nel territorio abruzzese e sono:
 IT7120201 “Monti della Laga e Lago di Campotosto”
 IT7110202 “Gran Sasso”
 IT7120213 “Montagne dei Fiori e di Campli e Gole del Salinello”
 IT7130024 “Monte Picca – Monte di Roccatagliata”
 IT7110209 “Primo tratto del Fiume Tirino e Macchiozze di San Vito”

Dai dati a nostra disposizione risultano esserci 32 habitat di cui 5 prioritari, 6210*, 6220*, 6230*,
9210*, 9180*, 91E0 (Allegato 3_ Habitat del Gran Sasso).

Numerosi sono stati gli studi e le ricerche commissionate dall’Ente per la “georeferenziazione puntuale
di altre specie rare, minacciate o d’interesse biogeografico”, dal 2002 al 2010 sono state 54.

11
Scheda Natura 2000 – Standard Data Form del Gran Sasso del 07.02.2022
12 Da http://www.gransassolagapark.it/
30
Ambito di riferimento del Progetto

Il Progetto interessa: la ZPS “Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga” e il SIC “Gran Sasso."
La ZPS si estende per una superficie di 143.311ha nella Regione bio-gografica “Alpina” e include
numerosi habitat e specie di grande interesse biologico. Nella Scheda Natura 2000 al riquadro “qualità
e importanza” è scritto: “Eccellente la qualità ambientale dell'unità ambientale che presenta una ricchezza in termini
di tipologie di habitat, una naturalità concentrata e popolazioni di specie di grande interesse per la comunità scientifica.
La presenza anche di una zona umida continentale (Lago di Campotosto) aumenta la qualità ambientale della ZPS
che è di notevole valore scientifico, didattico e paesaggistico”.

Infatti sono numerose le specie di fauna (Uccelli, Mammiferi, Anfibi e Rettili, Insetti, e Pesci) e di flora
(2 piante erbacee) di cui all'articolo 4 della Direttiva 2009/147/CE ed elencate nell’Allegato II della
Diretttiva 92/43/EEC; a queste si aggiungono altre specie importanti di flora e fauna ripostati nella
scheda Natura 2000.

Il SIC si estende per 33.995ha nella Regione bio-gografica “Alpina” e include numerosi habitat. Esso
è così descritto nella Scheda Natura 2000 “Complessa morfologia comprendente valli glaciali con le più alti vette
dell'Appennino. Vistosi fenomeni carsici con moprfologie glaciali. Presenza dell'unico ghiacciaio dell'appennino. Presenti
pascoli altitudinali e faggete. Chionomys nivalis è probabilmente specie separata” e nel riquadro “qualità e
importanza” si afferma “Sito di elvata qualità ambientale per la ricchezza di habitat che determina la presenza di
numerose specie endemiche che costituiscono anche indicatori ecologici. Le faggete sono ricche di specie rare e relittuali.
Numerosi gli ecotoni. Presenza di sorgenti reocrene. Elevata la qualità ambientale e buona la qualità biologica dei corpi
idrici. Presenza di una popolazione di Rutilus endemica non manipolata. Elevati valori scenici”.

Infatti, numerose sono le specie di fauna (Uccelli, Mammiferi, Anfibi e Rettili, Insetti, e Pesci) e di
flora (2 piante erbacee e 1 Briofita) di cui all'articolo 4 della Direttiva 2009/147/CE ed elencate
nell’Allegato II della Diretttiva 92/43/CEE, che si sommano ad altre specie “importanti” di flora e
fauna ripostati nella scheda Natura 2000.

31
Ambito di riferimento del Progetto

Figura: Rete Natura 2000 nel territorio di Farindola

Habitat del PNGSL interessati dal Progetto


La parete della Sportella è interessata dall’Habitat 8210 “Rupi calcaree dei rilievi dell’Italia
meridionale”, circondato dall’Habitat 9260 delle “Piantagioni di conifere miste” (Habitat antropici) e
risulta relativamente vicino ai seguenti habitat:
 Habitat 6510 dei “Prati falciabili e trattati con fertilizzanti”
 Habitat 4060 dei “Cespuglieti medio europei dei suoli ricchi”;

32
Ambito di riferimento del Progetto

Figura: particolare degli Habitat del Parco rispetto alla falesia della Sportella (da Carta della Natura,
Ispra-PNGSML (2017): habitat_PNGSML_2017

Habitat 8210 Rupi calcaree dei rilievi dell’Italia meridionale


L’Habitat comprende molte associazioni casmofitiche e, nell’articolato panorama della vegetazione
abruzzese, viene considerato a rischio di estinzione (Console et al., 2012).
Tuttavia si riferisce a quelle associazioni vegetali di pareti rocciose in quota, distribuite su tutti massicci
montuosi della regione, con numerose associazioni costituite da specie rarissime, come ad esempio la
vegetazione con Androsace mathildae, specie endemica della Majella e del Gran Sasso che vegeta oltre i
2000m di quota.
Tale vegetazione non si rinviene nella falesia della Sportella, situata a bassa quota (circa 700m slm).

33
Ambito di riferimento del Progetto

Nella Scheda Natura 2000 del SIC “Gran Sasso” si deduce che l’Habitat è ben rappresentato, ha un
“buono” stato di conservazione e anche la valutazione globale, che esprime l’influenza positiva o
negativa delle attività umane sul sito e sull’ambiente circostante, è considerata “B”, ovvero a livello
“Buono”. Le specie guida sono: Campanula tanfanii, Edraianthus siculus, Saxifraga callosa subsp.
callosa, Saxifraga paniculata, Trisetaria villosa.
Sintassonomia: Saxifragion australis

Habitat 9260 delle “Piantagioni di conifere e miste” (Habitat antropici)


L’habitat indica ambienti forestali gestiti, nei quali il disturbo antropico è piuttosto evidente (Ispra,
2009). Spesso il sottobosco è quasi assente e le piantagioni di conifere tendono lentamente a evolvere
verso formazioni forestali con latifoglie autoctone.
Questa evoluzione si rileva nelle formazioni di conifere circostanti la Sportella, dove sia il sottobosco
che la rinnovazione indicano un processo di rinaturalizzazione in atto con latifoglie autoctone della
fascia montana.
Il coniferamento è stato realizzato diversi decenni fa, utilizzando specie di Pino nero (Pinus nigra),
con rimboschimenti che, se realizzati con semensali provenienti da vivai regionali, potrebbero essere
stati effettuati con il Pino nero di Villetta Barrea (Pinus nigra nigra var. italica Hochst.), entità
autoctona ed endemica del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Gellini e Grossoni, 1996).
Sintassonomia: Querco-Fagetea, Vaccinio-picetea

Figura: rimboschimento a Pino nero e Acero campestre nell’area della Sportella

34
Ambito di riferimento del Progetto

Habitat 6510 dei “Prati falciabili e trattati con fertilizzanti”


Sono qui inclusi tutti i prati stabili soggetti a concimazioni ed eventuali irrigazioni, ma non troppo
intense, tali da permettere la conservazione di una certa biodiversità al loro interno.
Si trovano a varie altitudini, esempio in ambienti planiziari e/o collinari, e anche da un punto di vista
edafico sono formazioni che hanno una certa variabilità, da forma secche con molti elementi dei
brometi alle marcite della pianura Padana.
Questo habitat si alterna con i prati che si costituiscono sugli ex coltivi, “prati concimati e pascolati”,
meno ricchi di specie e più degradati (Codice Corinne 38.1).
Le specie guida sono: Avena altissima (Arrhenatherum elatius), Dactylis glomerata, Poa pratensis e
Centaurea nigrescens.
Sintassomia: Arrhenatherion

Habitat 4060 dei “Cespuglieti medio europei dei suoli ricchi”


Sono incluse le formazioni secondarie che costituiscono o stadi di incespugliamento o forme di
degradazione nemorale dei boschi a caducifoglie, in diverse condizioni fitoclimatiche e su substrati
differenti, distribuite nel piano collinare e montano di tutto il territorio nazionale (Ispra, 2009).
Nelle formazioni circostanti la Sportella si tratta di cespuglieti a caducifoglie, su suoli superficiali e a
tratti anche ricchi, tipici della fascia collinare-montana dei boschi di caducifoglie (Querce, Carpini,
Prunus sp., Frassini, Aceri, Tigli, ecc.), che possono derivare da stadi di incespugliamento di pascoli
abbandonati e/o di ex coltivi.
Le specie guida sono: Amelanchier ovalis, Buxus sempervirens, Berberis vulgaris, Juniperus
communis, Prunus malaheb, Rhamnus saxatilis, Rhamnus alpina subsp. fallax, Ribes uva-crispa, Rubus
idaeus, Rosa montana, Rosa pouzinii, Rosa villosa, Viburnum opulus, accompagnate da specie dei
Prunetalia spinosae quali Prunus spinosa, Cornus sanguinea, Cornus mas, Crataegus monogyna.
Sintassonomia: Berberidion - Cespuglieti a Prunus e Rubus o a Berberis

Altre formazioni forestali riferite al “Codice Corine Biotopes”, relativo al sistema di classificazione
europeo Corine Biotopes che meglio si adatta alla tipologia ambientale della realtà italiana, riguardano
le seguenti associazioni:
 “ostrieti, carpineti e boschi misti termofili di scarpata e forra” (Codice Corinne 41.8)
formazioni dominate da Ostrya carpinifolia e Fraxinus ornus, con il corteggio delle specie
tipiche;
 “querceti a querce caducifoglie con Quercus pubescens dell’Italia peninsulare e insulare” (Codice
Corinne 41.731). Si tratta di boschi dominati da Quercus pubescens con elevata presenza di
35
Ambito di riferimento del Progetto

Ostrya carpinifolia che si sviluppano dal piano collinare inferiore, con numerosi elementi della
macchia mediterranea, al piano montano.
Comprendono sia ambienti più mesofili che quelli più xerofili.
Le specie guida sono: Quercus pubescens (dominante), Acer campestre, Acer opalus, Corylus
avellana, Fraxinus ornus (codominanti), Buxus sempervirens, Carex humilis, Campanula
spicata, Colutea arborescens, Brachypodium rupestre, Buglossoides purpocoerulea, Cytisus
sessilifolius, Teucrium chamedrys, Viola hirta.

Specie di di Flora e Fauna selvatiche della Rete Natura 2000


Nelle Schede Natura 2000 della ZPS IT7110128 e del SIC IT7110202 sono elenacate, al punto 3.2, le
specie selvatiche di flora e fauna d’interesse comunitario, presenti in Allegato II della Direttiva
92/43/EEC.

Dall’analisi delle possibili interferenze con il Progetto derivano le seguenti valutazioni:


- non ci sono Insetti per i quali l’opera del Progetto crea problemi, in quanto il loro habitat è
diverso, riguarda prati e/o foreste;
- stessa considerazione per le specie di Anfibi. Ad esempio, considerando il Geotritone esso
vive in ambienti differenti e lontani dalle opere previste dal Progetto, poiché si trova all’interno
della galleria dell’acquedotto e in cavità molto nascoste, per cui non si prevedono interferenze;
- le specie di Uccelli che possono essere interessati alle falesie sono: l’Aquila, il Falco pellegrino,
il Passero solitario, il Picchio muraiolo e il Gracchio corallino.
Nel caso della Sportella sono segnalati dei passaggi di Picchio muraiolo, che si abbassa a minor
quote in inverno, e del Passero solitario, rarissimamente è stata osservata l’Aquila posarsi su
queste rocce13;
- per i Mammiferi si considera il Lupo, specie elusiva e ad ampio areale che non è interessata
direttamente alle falesie.

13
Informazioni fornite per comunicazione personale dalla guardia del Parco, Gino Damiani.
36
Ambito di riferimento del Progetto

Figura: il raro Geotritone

Pertanto l’intervento non interferisce con emergenze naturali viceversa, riducendo la pericolosità della
“caduta massi”, contribuisce alla possibilità di sviluppare un turismo sostenibile, di tipo “lento” che
generalmente non ha effetti negativi sugli ambienti naturali, di flora e fauna selvatica.

Si rileva che l’attuale strada è totalmente integrata al territorio e ai suoi margini possono rilevarsi specie
interessanti come la Digitalis micrantha14.
In passato è stata rilevata una orchidea rara e protetta, Himantoglossum adriaticum (Barbone adriatico), ai
margini della strada di Valle d’Angri nel tratto terminale, a circa 600 m oltre la Sportella nella primavera
del 2016 (oss. pers.).
La piantina fiorisce da maggio ai primi di luglio.
La spcie è inserita in Allegato I e tra le Specie di flora protette della Convenzione di Berna.
Citata nei seguenti allegati:
 All. II-Specie animali e vegetali d'interesse comunitario la cui conservazione richiede la
designazione di zone speciali di conservazione

14 Entità non protetta, considerata specie a rischio a livello IUCN (LC).

37
Ambito di riferimento del Progetto

 All. IV-Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione
rigorosa
L'Unione internazionale per la conservazione della natura, meglio conosciuta con la sigla inglese
IUCN15 (International Union for Conservation of Nature) inserisce la geofita tra le “entità a rischio” con
livello LC, vale a dire Least Concern – non minacciato. Le “Pressioni” e le “Minacce” dirette per la
specie sono:
 pressioni IUCN: A02.01- Intensificazione agricola; A02.03- Rimozione della prateria per
ricavare terra arabile; A04.01- Pascolo intensivo; A04.03- Abbandono dei sistemi pastorali,
assenza di pascolo; A07- Uso di biocidi, ormoni e prodotti chimici; A08- Fertilizzazione;
A10.01- Rimozioni di siepi e boscaglie; E03.04- Altre discariche; J03.01- Riduzione o predita
di specifiche caratteristiche di habitat; K02- Evoluzione delle biocenosi, successione (inclusa
l'avanzata del cespuglieto); M01- Cambiamenti nelle condizioni abiotiche; M02.01-
Spostamento e alterazione degli habitat
 minacce IUCN: A02.01- Intensificazione agricola; A02.03- Rimozione della prateria per
ricavare terra arabile; A04.01- Pascolo intensivo; A04.03- Abbandono dei sistemi pastorali,
assenza di pascolo; A07- Uso di biocidi, ormoni e prodotti chimici; A08- Fertilizzazione;
A10.01- Rimozioni di siepi e boscaglie; E03.04- Altre discariche; J03.01- Riduzione o predita
di specifiche caratteristiche di habitat; K02- Evoluzione delle biocenosi, successione (inclusa
l'avanzata del cespuglieto); M01- Cambiamenti nelle condizioni abiotiche; M02.01-
Spostamento e alterazione degli habitat.
Tuttavia anche Conti (1998) considera il Barbone adriatico in Abruzzo una specie “comune”, non a
rischio.
Figura: Himantoglossum adriaticum, particolare del fiore con il caratteristico labello

15
Organizzazione non governativa internazionale con sede a Gland in Svizzera a cui dal 1999 è stato riconosciuto lo status
di osservatore dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite
38
Analisi

ANALISI DELLA VINCA

La Valutazione d’Incidenza Ambientale, come scritto nei precedenti capitoli, consiste in una procedura
di “opportuna valutazione” rivolta a piani o progetti anche non direttamente connessi o necessari alla
gestione del Sito della Rete Natura 2000.
L’obiettivo è quello di mantenere e conservare la coerenza della Rete Natura 2000 già presente.
Chiaramente viene asserito che “L'autorizzazione di un piano o di un progetto concesso a norma dell'Art. 6,
paragrafo 3, presuppone necessariamente che si ritenga che non possa influire negativamente sull'integrità del sito in
questione e, di conseguenza, non suscettibile di provocare deterioramenti o disturbi significativi ai sensi dell'Art. 6,
paragrafo 2” (Direttiva 92/43/CEE).
A tale fine, la VINCA deve contenere gli elementi relativi alla compatibilità del progetto con le finalità
conservative, previste dalla normativa presente, in questo caso deve assecondare la normativa del
Piano del PNGSL e le Misure Sito Specifiche (MSS).
L’elaborazione della VINCA per la Perizia di Variante ha preventivamente escluso l’adozione di reti
metalliche e le operazioni che possano avere delle interferenze con i valori naturalistici del Parco.
La soluzione prevista, che evita l’uso di reti di ferro in quanto avrebbero compromesso il valore
estetico-paesaggistico del luogo con conseguenze negative per il turismo sportivo ed escursionistico,
rappresenta, da un altro punto di vista, una valorizzazione del luogo sotto il profilo della sicurezza.

Figura: reti metalliche usate in passato per mettere in sicurezza il versante meridionale della Sportella

39
Analisi

PIANO DEL PARCO


In questa analisi si procederà a mettere maggiormente in evidenza, partendo dal Piano del Parco e dai
Piani di gestione dei Siti Natura 2000, pressioni, minacce, obiettivi e misure di conservazione per il
SIC Gran Sasso ricadente nel Progetto.
Il Piano coerentemente con le indicazioni espresse dall’Ente Parco, scaturite durante il processo di
elaborazione e con le finalità e gli obiettivi delle Direttive Comunitarie 92/43/CEE e 2009/147/ CEE,
nonché nel rispetto dell’art. 1 della L. 394/1991, persegue gli obiettivi generali della conservazione e
del miglioramento delle condizioni dei sistemi naturali, anche attraverso il mantenimento e/o il
recupero della continuità di tali sistemi nel territorio contiguo (riprendendo il concetto di rete
ecologica).

Al fine di conservare e migliorare le condizioni dei sistemi naturali, il Piano fornisce attraverso la
Zonazione e i Regolamenti gli strumenti operativi atti a permettere l’individuazione e l’applicazione di
tutte le misure necessarie alla conservazione e al ripristino della biodiversità, degli habitat naturali e
seminaturali, delle relative connessioni ecologiche e della continuità ambientale, con particolare
riferimento a quelli d’interesse comunitario.

Il Progetto interessa la Zona C, lambisce la Zona B e si trova relativamente vicino alla zona D.

Le attività previste dal Progetto sono compatibili con quelle previste dal Piano del PNGSL:
 Zona C: “… la destinazione delle aree di protezione ai prioritari e contestuali obiettivi di conservazione delle
specie e della diversità biologica e di utilizzo turistico-ricreativo ed educativo; l’ammissibilità degli
interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e risanamento conservativo delle opere
esistenti nelle aree di protezione; … l’accessibilità alle aree di protezione per i fini in esse perseguiti di
ricreazione compatibile e di fruizione turistica, di conservazione e gestione della natura, di educazione, formazione e
ricerca e di integrazione tra uomo e ambiente, nonché di servizio alla popolazione locale; …”
 Zona B: “… l’ammissibilità, nelle riserve generali orientate, delle sole attività di fruizione turistico-ricreativa
- individuate e disciplinate dal Regolamento - compatibili con il mantenimento delle loro caratteristiche
naturali; l’accessibilità alle riserve generali orientate per i soli fini in esse perseguiti di conservazione e gestione della
natura e dei beni culturali, di ricreazione compatibile, di integrazione tra uomo e ambiente, di ricerca scientifica e
monitoraggio ambientale, nonché per inderogabili esigenze di servizio alle popolazioni locali; …”
 Zona D: “…il prioritario perseguimento della finalità di promuovere e favorire la valorizzazione e la
sperimentazione delle attività compatibili con le attività istituzionali del Parco nelle aree di promozione
economica e sociale; …”.

40
Analisi

Il Piano inoltre prevede il Regolamento che come previsto dalle disposizioni di Piano (art. 5, co.3,
delle Norme Tecniche attuative NTA) recita: «… Il Regolamento è altresì integrato dai contenuti di carattere
regolamentare dei Piani di Gestione di cui all’art. 4, co. 2 del D.P.R. 357/97, comprese le misure di conservazione dei
siti Natura 2000».

L’attività alpinistica nel Parco è regolamenta dagli articoli 80, 83 e 85 che sono stati poi riportati nel
“Regolamento per le attività alpinistiche nel territorio del Parco”, approvato con Delibera 56/2006.

MISURE SITO SPECIFICHE (MSS)


Occorre sottolineare che dal punto di vista della pianificazione territoriale i Piani di Gestione dei SIC
sono funzionalmente integrati nella struttura normativa del Piano del PNGSL.

Le misure di conservazione per habitat e specie presenti nei SIC delle tre regioni amministrative del
Parco sono state formalizzate con i seguenti atti:
 Decisione Presidenziale n. 31/2013 dell’11/09/2013 Regolamento (CE) n. 1698/2005 -
"Programma di Sviluppo Rurale del Lazio per il periodo 2007/2013"
 Decisione Presidenziale n. 17/14 del 23/06/2014 Regolamento (CE) n. 1698/2005 -
"Programma di Sviluppo Rurale della Regione Abruzzo per il periodo 2007/2013"
 Deliberazione di Consiglio Direttivo n. 04/15 del 24/02/2015 “Ratifica Delibere Presidenziali
anni 2010 – 2014”.
 Deliberazione di Consiglio Direttivo n. 32/15 del 11/06/2015 “Adozione definitiva dei piani
di gestione delle aree natura 2000 (S.I.C.) del settore marchigiano del Parco”.

Successivamente, i SIC ricadenti nella porzione marchigiana del Parco sono stati designati come ZSC
con DM del 12 aprile 2016; i SIC ricadenti nella porzione laziale del Parco sono stati designati come
ZSC con DM del 2 agosto 2017, mentre i SIC ricadenti nella porzione abruzzese del Parco non sono
ancora designati come ZSC a causa della mancata approvazione della Regione Abruzzo delle MSS.

Si ricorda che il Manuale per la gestione dei Siti Natura 2000, nel capitolo dedicato alla Strategia di
gestione del Piano, riporta diverse tipologie di azioni gestionali come ambiti prioritari di intervento:
 interventi attivi (IA), generalmente finalizzati a rimuovere o ridurre un fattore di disturbo
ovvero a “orientare” una dinamica naturale;
 regolamentazioni (RE), cioè azioni di gestione, che assumono valore di cogenza nel momento
in cui l’autorità competente per la gestione del sito attribuisce alle raccomandazioni il

41
Analisi

significato di norma o regola, i cui effetti sullo stato favorevole di conservazione degli habitat
e delle specie sono frutto di scelte programmatiche che suggeriscono/raccomandano
comportamenti da adottare in determinate circostanze e luoghi;
 incentivazioni (IN), con la finalità di introdurre presso le popolazioni locali pratiche, procedure
o metodologie gestionali di varia natura (agricole, forestali, produttive, ecc.) che favoriscano il
raggiungimento degli obiettivi del Piano di Gestione;
 programmi di monitoraggio e/o ricerca (MR), che hanno la finalità di monitorare lo stato di
conservazione di habitat e specie, oltre che di verificare il successo delle azioni proposte dal
Piano di Gestione;
 programmi didattici (PD), direttamente orientati alla diffusione di conoscenze e modelli di
comportamenti sostenibili che mirano, attraverso il coinvolgimento delle popolazioni locali,
alla tutela dei valori del sito.

Rispetto all’Habitat 8210 “Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica” direttamente
interessato dal Progetto, le MSS indicano che non vi sono particolari “criticità” rispetto alle Pressioni
e Minacce, anche per chi vi pratica l’arrampicata sportiva.
Nelle misure di conservazione vi sono elencati vari “Divieti” e, infine, sono ammessi “il reperimento
… del materiale lapideo proveniente da … messa in sicurezza di scarpate stradali”.

42
Analisi

43
Analisi

RELAZIONI TRA PROGETTO E ALTRE ZONE PROTETTE


Il Progetto consiste in un intervento localizzato e puntiforme, che non coinvolge ecosistemi
interconnessi fra loro, ovvero non si hanno effetti negativi su altri ambienti, come potrebbe accadere
per il sistema fluviale del Tavo.
Il Fiume Tavo rappresenta un corridoio ecologico di collegamento tra il PNGSL e la Riserva Naturale
Regionale Lago di Penne, istituita con LR n.26/1987 e s.m., che include anche ZSC IT7130214 “Lago
di Penne”. In generale, le aree protette sono collegate fra loro da naturali corridoi ecologici (esempio
boschi, fiumi, valli) che rappresentano anche vie socio-economiche e storico-culturali, la cui presenza
assicura un alto grado di qualità ambientale al territorio.
Nelle operazioni previste dal Progetto non si hanno interferenze con il corridoio ecologico
rappresentato dal Fiume Tavo. In conclusione riteniamo che l’intervento non interferisce,
direttamente o indirettamente, con altre aree protette.

Figura: carta delle Aree Protette, da Regione Abruzzo (2018)

44
Analisi

ANALISI DELLA VEGETAZIONE PRESENTE

La vegetazione del Gran Sasso rappresenta un crocevia floristico importantissimo, infatti il PNGSL
con 2364 specie censite rappresenta una delle aree protette europee con più biodiversità vegetale
(http://www.gransassolagapark.it).
I numeri della biodiversità del Parco sono:

 2364 piante censite


 139 endemiche italiane
 12 endemiche del Parco
 73 protette da convenzioni internazionali
 67 protette da Leggi Regionali
 59 orchidee spontanee
 2 piante carnivore

LA VEGETAZIONE DELLE RUPI


Le rupi del piano montano e submontano sono localizzate nelle profonde valli e nei canyons che
incidono i massicci montuosi, in un ambiente ombroso e umido, sovrastanti a strapiombo i corsi
d’acqua o immersi nella faggeta (Pirone, 1987).
Su queste rupi s’insediano tipiche comunità vegetali. Tuttavia la vegetazione rupestre delle montagne
appenniniche e di media montagna è scarsamente nota. La grande varietà di piante che possono
colonizzare le rupi e la mancanza di ricerche in proposito permettono soltanto di portare qualche
isolato riferimento.
Si può dire che solo a maggiori altitudini la vegetazione di rupe diventa nota e degna d’interesse
(Fenaroli e Giacomini, 1958).
Le rupi calcaree asciutte generalmente ospitano cespi rigogliosi di Valeriana rossa (Centranthus ruber),
piccole parietarie (Parietaria judaica, P. lusitanica), varie Grasselle (Sedum sp.), vari Antirrhinum o
Bocche di Leone e molte altre specie.
Le rupi calcaree umide sono più ricche. Quelle umide a stillicidio ospitano colonie di Capelvenere
(Adiantum capillus-veneris), in quelle ombrose troviamo l’Ombelico (Umbilicus rupestris), è comune
una piccola Felce, la Gymnocarpium dryopteris e altri tipi di Felci (Phyllitis, Woodwardia).
A queste si possono associare le Pinguicole.
Ospitano anche specie montane come la Campanula fragilis (Campanula fragile), la Valeriana rossa e
la Satureja graeca (Satureja graeca subs. tenuifolia) e il Tlaspi rosso (Aethionema saxatile).

45
Analisi

Le rupi scoperte montane generalmente trapassano a forme di “pseudogariga” che preludono la


costituzione di prati aridi dello Xerobrometo e solo sulle rocce verticali si hanno piccoli aggruppamenti
a tipo di “subclima”.

In Abruzzo è stata descritta l’associazione delle comunità vegetali della Majella denominata
Campanulo-potentilleto caulescente con due specie caratteristiche: la Cinquefoglie penzola (Potentilla
caulescens) rosacea orofila a distribuzione nord-mediterranea, la Campanula cavolini (Campanula
fragilis subsp. cavolini) una specie endemica e spettacolare dei monti abruzzesi e laziali.
A questi si associa la Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata subsp. australis), altra specie endemica
e vistosa dell’Appennino centro-meridionale, Sicilia e Sardegna. A volte si aggregano il rarissimo
Erinus (Erinus alpinus), relitto glaciale e alcune felci: il Capelvenere, l’Asplenio tricomane (Asplenium
trichomanes) e l’Asplenio ruta di muro (Asplenium ruta-muraria).
Queste nicchie rupestri spesso sono impreziosite dalla presenza: Aquilegia della Majella (Aquilegia
ottonis subsp. magellensis), specie presente in Abruzzo solo in poche e circoscritte località; Pinguicole
(Pinguicola reichenbachiana e P. balcanica) piantine insettivore uniche e rare.

Figura: falesia della Sportella con vegetazione rupestre

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Analisi

RILIEVO FLORISTICO
Per inquadrare in modo adeguato la flora della falesia detta Sportella sono stati effettuati due rilievi
floristici nei giorni del 9, 13 e 14 dicembre 2022. Nonostante il periodo inadatto ai rilievi floristici, che
generalmente si effettuano tra la primavera e l’estate per facilitare il riconoscimento delle entità
casmofitiche attraverso le chiavi dicotomiche dei fiori e di altre parti vegetali, si sono potute
determinare le specie perenni presenti sulla roccia (Allegato 4. Documentazione fotografica).
Presupposto che tale analisi non debba e non possa considerarsi esaustiva ai fini di un rilievo
fitosociologico, tuttavia permette d’inquadrare la vegetazione interessata dal Progetto.

Si tratta per lo più di specie vegetali caratteristiche della gariga, di prati aridi e pietrosi che si adattano
a situazioni di sfatticcio sassoso.
Infatti la parete è caratterizzata da numerosi anfratti, cengie e piccoli terrazzamenti che consentono
l’accumulo di sostanza organica e lo sviluppo oltre alle specie erbacee di specie arbustive (come la
Coronilla emerus) e la rinnovazione di specie arboree, presenti come plantule, tipo Leccio e Orniello.

Figura: presenza di elementi arborei sulla falesia la Sportella (Orniello)

47
Analisi

D’altronde la parete non ha grandi dimensioni ed è circondata da formazioni forestali di conifere


(rimboschimenti) e di latifoglie.
Nella falesia a valle della strada, che si sviluppa nella forra ai margini del Fiume Tavo, è stato rilevato
un interessante stillicidio con parete ombrosa, ricoperta di muschio e felci, colonizzata da una specie
rara, dalla fioritura spettacolare, l’Erba arbustiva di San Giovanni (Hypericum androsaemum), inserita
nelle Liste Rosse come VU (Vulnerabile). L’accompagna Capelvenere, delicata felce comune, tipica
delle grotte umide.

In conclusione la parete rocciosa della Sportella raccoglie specie provenienti dagli habitat limitrofi,
manca di una valida presenza di specie casmofitiche. Come specie indicatrice si ha solo la Sassifraga,
tutte le altre appartengono ai vari habitat limitrofi, abbastanza comuni.

Figura: fioritura di Hypericum androsaemum

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Analisi

MISURE ALTERNATIVE
Il Progetto così riformulato nella “Perizia di Variante” tiene conto delle possibili soluzioni alternative.
Difatti, premesso che vi è la necessità di mantenere aperta la strada asfaltata e di metterla in sicurezza,
per motivi di opportunità nel rispetto dei servizi pubblici ivi presenti, sono state valutate le possibili
due soluzioni alternative: quella dell’imbrigliamento della falesia con maglie metalliche e il
consolidamento con opere di chiodatura e tiranti e azioni di sgancio. La prima opzione è stata scartata
per motivi estetico-paesaggistici e per mantenere il turismo sportivo.
Non sono state prese in considerazione neppure le iniezioni di consolidamento e di rivestimento delle
pareti con calcestruzzo, anch’esse a causa del loro impatto estetico e paesaggistico.

Viceversa le migliori soluzioni possibili sono quelle descritte nel Progetto “Perizia di Variante” che
prevede il consolidamento della falesia per lo più con opere di chiodatura e tiranti e azioni di sgancio,
come richiesto dalle associazioni ambientaliste che hanno fornito la relazione geologica riportata in
Allegato 5 (Adamoli, 2021).

IMPATTI CUMULATIVI
L’eventuale impatto negativo delle opere del Progetto non si somma alla precedente messa in sicurezza
della falesia nel versante sud (applicazione di reti metalliche sulla roccia), per la distanza temporale
degli interventi e per la diversa tipologia.

Figura: rete metallica nella prete della Sportella versante sud

49
Analisi

La vegetazione è la stessa in entrambi i versanti, con una dinamica evolutiva omogenea sulla sommità.

Pertanto sul posto non si rilevano aspetti di degrado ambientale, come ad esempio potrebbe essere
quello rilevato per la presenza di specie esotiche e ruderali. Mancano infatti nell’ambiente specie
vegetali che solitamente indicano un eccessivo disturbo antropico, come il Senecio inaequidens, la
Robinia e/o Ailanto.
Attualmente la rete metallica sul versante sud è scarsamente percettibile in quanto camuffata
nell’ambiente. L’impatto paesaggistico del precedente intervento ha oggi un significato molto
moderato.

L’attuale Progetto di messa in sicurezza presenta una continuità spaziale con quello precedente ma
non apporta elementi estranei sulla parete, ovvero l’obiettivo della Perizia di Variante del Progetto è
quello di non incidere sul valore paesaggistico ed estetico, permettendo il mantenimento delle attività
alpinistiche.

Inquinamento
Il progetto prevede la riduzione al minimo dell’inquinamento acustico e dell’aria, circoscritto
temporalmente al periodo dei lavori e localmente alle aree interessate.
Non si prevedono sostanze che immesse nell’ambiente possano alterarne le caratteristiche chimiche,
fisiche e biologiche, con potenziale rischio per la salute umana e per l’ambiente stesso.
Inoltre anche rispetto a possibili rifiuti è previsto nel Progetto il loro smaltimento, in ottemperanza
alle norme e regolamenti previsti nel D.Lgs. 152/06,

Rumore e vibrazioni.
L’impatto dovuto a rumore e vibrazioni associato all’intervento del Progetto avviene durante tutte le
fasi di cantiere in maniera più o meno marcata a seconda delle lavorazioni, del numero e della tipologia
delle macchine operatrici.
L’impatto dovuto alle emissioni sonore e alle vibrazioni è concentrato nelle ore diurne di
funzionamento del cantiere e limitato al solo periodo di esecuzione dei lavori.
Sostanzialmente è prevedibile un impatto negativo di bassa entità per attività come quelle della
scarifica.
L’impatto determinato in fase di cantiere sul paesaggio è essenzialmente riconducibile all’alterazione
della percezione visiva delle aree interessate dagli interventi dovuta alla presenza del cantiere, alla
movimentazione dei mezzi, alla realizzazione delle diverse azioni progettuali.

50
Analisi

MISURE DI MITIGAZIONE

MISURE DI MITIGAZIONE
Le mitigazioni hanno come obiettivo la tutela e la conservazione delle bellezze e dei valori naturalistici
del territorio per favorire e mantenere l’affermazione di un turismo responsabile, sostenuto dalle
risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) assegnate alle aree del cratere sismico.
La valutazione delle mitigazioni tiene conto:
 delle esigenze ecologiche delle specie e degli habitat elencati nel formulario standard Natura 2000;
 dello stato di conservazione locale, regionale e nazionale degli habitat e delle specie;
 dei rischi e dei processi di degrado cui sono esposte specie e habitat;
 della coerenza complessiva della Rete Natura 2000.

Sintesi intervento 1. Descrizione “Frantumazione da eseguirsi a qualsiasi altezza dal suolo, …


operando in cordata con tecniche alpinistiche, … dimensioni superiori a 0,30 mc mediante miscela
chimica espansiva versata a gravità in perforazioni eseguite con attrezzature a rotopercussione,
variamente inclinate, di diametro non inferiore a 38 mm e lunghezza pari a circa l'80% dello spessore
del masso, disposte ai vertici di una maglia regolare di lato non superiore a 0,25ml. L'operazione dovrà
essere ripetuta qualora dopo il 1° ciclo di perforazioni, si ottengano uno o più frammenti di volume
superiore a 0,05 mc. Le operazioni di perforazione dovranno procedute dalla messa in sicurezza del
masso, con imbracatura provvisionale con rete metallica a doppia torsione a maglia esagonale del tipo
8 x 10 cm, tessuta con fili di acciaio a forte zincatura con diametro di 2,7 mm, debitamente tesa per
garantire l'aderenza alla superficie del masso durante la fase di frantumazione e da reticolo formato
con fune metallica di diametro non inferiore al 16 mm ancorata alla superficie salda con ancoraggi
formati da perforazione di diametro 60 mm e armatura con barra in acciaio di diametro non inferiore
al 20 mm, con filettautura e golfaro passacavo, o comunque con adeguato sistema di sicurezza
approvato dalla D.L. I materiali frantumati dovranno essere raccolti e utilizzati o trasferiti a discarica.
… Frantumazione da eseguirsi a qualsiasi altezza dal suolo, anche operando in cordata con tecniche
alpinistiche …di volumi derivanti dall'esecuzione delle lavorazioni … Volumi 82,00mc”
Misure di mitigazione: operazioni da sostituire con le azioni di placcaggio (preferibile), con il
deposito in quota e/o con quella del disgaggio delle rocce. Vanno evitati i tagli alla vegetazione non
necessari. Il volume indicato è eccessivo (82 mc) per le operazioni previste sulla falesia della Sportella
e va considerato come valore limite da non superare e non raggiungere. Si prescrive di salvaguardare
il profilo e la morfologia del crinale della Sportella compatibilmente con lo stato dei luoghi e con i
criteri di sicurezza.

51
Analisi

Sintesi intervento 2. Descrizione “esecuzione di disgaggio di pendici montane … da eseguirsi con


l'ausilio di personale specializzato (rocciatori) … l'abbattimento dei volumi di roccia in condizione di
equilibrio precario con l'ausilio di leve e, dove necessario, di attrezzature idrauliche ad alta pressione
quali martinetti ed allargatori … esecuzione di disgaggio di pendici montane mediante l'intervento da
eseguirsi con l'ausilio di personale specializzato. Area del versante 4980 mq”
Misure di mitigazione: durante l’esecuzione dei lavori si avrà cura di non far rotolare i massi in
modo rovinoso fino al Fiume Tavo, per preservare l’interessante vegetazione sottostante ed evitare di
creare aree d’erosione, considerato l’importante corridoio ecologico che il Tavo rappresenta. L’azione
di disgaggio a spese dei massi presenti andrà riconsiderata in corso d’opera, rivalutando la possibilità
di favorire il “placcaggio” dei massi al loro disgaggio, per salvaguardare il profilo della falesia Sportella
che non dovrà essere modificato nella linea di crinale.

Sintesi intervento 3. Descrizione “spurgo di materiali di qualsiasi natura e consistenza, in tubazioni


… fogne e cunicoli non praticabili … comprese le materie putride, eseguito a macchina con getti
idrodinamici ad alta pressione. Sono compresi: gli oneri per le tubazioni di pompaggio ed aspirazione
delle materie, il trasporto e scarico a rifiuto, …Espurgo con macchina idrodinamica in condotte o
tubazioni attraversamenti esistenti …trasporto a rifiuto di materiale di risulta proveniente da
movimenti terra o da demolizioni effettuato con autocarri… per trasporti fino a 10 km …”.
Misure di mitigazione: effettuare la ripulitura dei canali e dei condotti manualmente, lasciando in
loco il materiale.

Sintesi intervento 4. Descrizione “fornitura di barriera stradale di sicurezza rivestita in legno


massello (interasse 2,00m) ed esecuzione di fori di diametro non inferiore a 200 mm e profondità
90/100 cm per l'alloggiamento dei montanti di barriere stradali di sicurezza, eseguiti su terreni di
qualsiasi natura e consistenza, compresa la roccia dura da mina …”
Misure di mitigazione: mantenere la tipologia della recinzione presente, evitare di creare con le
operazioni dissesto idrogeologico e distruzione della vegetazione presente ai bordi. Si consiglia
l’allestimento di un vivaio temporaneo, in modo da ricollocare in loco la vegetazione a lavori ultimati.

Riteniamo debbano essere eseguite:


 operazioni senza mai utilizzare mine o altri tipi di esplosivi
 sia preferibile la messa in sicurezza dei massi con il loro placcaggio e ancoraggio senza alterare
il valore estetico e paesaggistico del luogo
 le operazioni di sicurezza non debbano modificare il profilo del crinale della Sportella.
52
Analisi

Figura: profilo del crinale della Sportella

Il Progetto prevede le seguenti modalità:


 saranno adottate tutte le misure atte a ridurre al minimo emissioni di polvere, mediante
bagnatura dei cumuli ed emissioni acustiche, mediante sistemi insonorizzanti, così come
saranno adottati accorgimenti e dispositivi antinquinamento per evitare sversamenti
accidentali di liquidi
 “al termine dei lavori dovranno essere smaltiti in apposita discarica autorizzata tutti i materiali
di risulta, nonché gli imballaggi dei materiali e i vari contenitori”
 vengano comunicate alla Stazione Carabinieri "Parco" di Farindola (PE) a mezzo e-mail
riportata in indirizzo, le date di inizio e ultimazione dei lavori; …”
 “per ridurre al minimo le interferenze con la fauna e l’avifauna locale i lavori saranno limitati
alla sola fase di cantiere per la quale saranno adottate tutte le misure necessarie per ridurre al
minimo la movimentazione di mezzi meccanici, attraverso una attenta programmazione delle
fasi di lavoro e per le quali verranno concordate la data di inizio e la durata in modo da
realizzare le opere nei periodi di minor impatto e quindi tra il 15 luglio e il 28 febbraio”
 “le infrastrutture cantieristiche saranno posizionate nella sede stradale esistente, sfruttando
zone già pavimentate, per il periodo strettamente necessario all’esecuzione dei lavori, il
Comune emanerà apposita ordinanza di chiusura al traffico della strada, così da non avere
interferenze di natura alcuna”
53
Analisi

 “le aree interessate dai lavori siano prontamente bonificate da tutti i rifiuti e da eventuali
accidentali sversamenti di olii e carburanti”.

Non riteniamo debbano quantificarsi i tagli sulla vegetazione non essendo previsti dal Progetto.
Le specie presenti (Orniello, Carpino nero, Carpinella, Aceri ecc.) che eventualmente potrebbero
essere oggetto di ceduazione, hanno capacità pollonifere, ovvero sono in grado di rigenerare la parte
aerea dell’albero.

Figura: la forra del Fiume Tavo sotto la Sportella

54
Analisi

CONCLUSIONI

Per motivi di ordine estetico-paesaggistico e sociale, visto l’uso sportivo della falesia di roccia e la
frequentazione turistica del luogo, il Progetto di messa in sicurezza con l’applicazione della rete
metallica è stato sostituito con azioni di chiodatura, deposizione in quota e sgancio delle rocce presenti
ritenute pericolose.
In corso d’opera l’azione di disgaggio dovrà essere effettuarla ove non ci sono altre alternative.
Pertanto le operazioni previste non devono modificare in modo evidente le caratteristiche e il profilo
morfologico della falesia Sportella, poiché viceversa ci sarebbe un forte impatto estetico-paesaggistico
e un danno per l’instaurarsi di successivi problemi di erosione e degrado ambientale.
Si auspica che in breve tempo possa esserci il riconoscimento dei geositi del Parco Nazionale Gran
Sasso-Laga come geoparco Unesco, favorendo il giusto riconoscimento internazionale anche ai
conglomerati di Rigopiano, di cui fa parte la Sportella.

Figura: vegetazione erbacea tipica del pendio boscato ai lati della Sportella

55
Bibliografia

BIBLIOGRAFIA CITATA E CONSULTATA

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AAVV, 2005. Abruzzo e Molise. Touring Club Italiano, Milano.

Conti F., 1998: “Flora d’Abruzzo”, Ente Autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Pescasseroli (L’AQ).

Conti F., Manzi a., Pedrotti F., 1997. Liste Rosse regionali delle piante d’Italia. Associazione italiana per il WWF e
Società Botanica Italiana, (FI).

Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C., 2005. An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora. Min.
Amb. Tut. Terr. Dir. Prot. Nat., Dip. Biol. Veg. Univ. “La Sapienza”. Roma. Palombi e Partner, Roma.

Ente Parco, 2014: “Piano delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi – Periodo di validità
2013-2017”.

Gellini R., Grossoni P., 1996: “Botanica Forestale Volume I e II”, edito da CEDAM, Padova.

Giacomini V., Fenaroli L., 1958: “La Flora”, Touring Club Italiano, Milano.

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Pedrotti F., Cortini Pedrotti C., Viola T., 1978: “Geomorfologia e vegetazione nel piano carsico del Voltigno”, Giornale
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Pirone G., 1987: “Il patrimonio vegetale della provincia di Pescara”, edito dall’Amministrazione Provinciale di Pescara.

Pirone G., Frattaroli A. R., Contu F., Conti F., Console C., 2012: “La biodiversità vegetale in Abruzzo”, Regione
Abruzzo, One Group Edizioni srl, L’Aquila.

Siti web

Società Botanica Italiana, Manuale italiano d’interpretazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE:
http://vnr.unipg.it/habitat/index.jsp

Sito del Parco Gran Sasso e Monti della Laga: http://www.gransassolagapark.it/index.php

Articolo di Ardito S., 2021: https://www.montagna.tv/192173/valle-dangri-la-falesia-che-rischia-di-morire/

Navarra T., Di Fabrizio F., 2021: https://www.lacerbaonline.it/articoli-2/attualita-articoli-2/un-viaggio-nella-


valle-dangri-per-il-rilancio-dellarea-vestina-riflessione-storica-sul-modello-di-sviluppo-per-un-progetto-in-
lineacon-il-nuovo-pnrr/

https://www.tuttitalia.it/abruzzo/44-farindola/statistiche/indici-demografici-struttura-popolazione/

http://italia.indettaglio.it/ita/abruzzo/cortino.html#dati_istat.

https://www.mite.gov.it/pagina/parco-nazionale-del-gran-sasso-e-monti-della-laga.
56
Bibliografia

https://www.schededigeografia.net/Italia/Tabelle/Parchi_nazionali_italiani.htm

https://www.ilcentro.it/pescara/il-geologo-sparite-tante-sorgenti-del-gran-sasso

Portale della flora d’Italia: https://dryades.units.it/floritaly/index.php?procedure=taxon

http://www.sitap.beniculturali.it/

http://www.uccellidaproteggere.it/Le-specie/Gli-uccelli-in-Italia/Le-specie-protette

Carta della Natura, Ispra-PNGSML (2017): habitat_PNGSML_2017

57
Allegato 1. Carta Siti Protetti EUAP in Italia
Allegato 2. Elenco aree protette ordinate per superficie prevalente da
https://www.schededigeografia.net/Italia/Tabelle/Parchi_nazionali_italiani.htm
PARCO NAZIONALE ESTENSIONE IN ETTARI PROVINCIA REGIONE

Pollino 192.565 Cosenza - Matera - Potenza Calabria


Basilicata

Cilento e Vallo di Diano 181.048 Salerno Campania

Gran Sasso e Monti della Laga 148.935 Ascoli Piceno - L'Aquila - Pescara - Rieti - Marche
Teramo Abruzzo
Lazio

Stelvio 130.728 Bolzano - Brescia - Sondrio - Trento Trentino Alto


Adige
Lombardia

Gargano 121.118 Foggia Puglia

Aspromonte 76.053 Reggio Calabria Calabria

Maiella 74.095 Chieti - L'Aquila - Pescara Abruzzo

Gennargentu e Golfo di Orosei 73.935 Cagliari - Nuoro - Ogliastra Sardegna

Arcipelago Toscano 73.762 (di cui 56.766 di superficie marina) Grosseto - Livorno Toscana

Sila 73.695 Catanzaro - Cosenza - Crotone Calabria

Monti Sibillini 71.437 Ascoli Piceno - Fermo - Macerata - Perugia Marche


Umbria

Gran Paradiso 71.043 Aosta - Torino Valle d'Aosta


Piemonte

Appennino Lucano 68.996 Potenza Basilicata

Alta Murgia 68.077 Bari - Barletta/Adria/Trani Puglia

Abruzzo, Lazio e Molise 49.680 Frosinone - Isernia - L'Aquila Abruzzo


Lazio
Molise

Foreste Casentinesi, Monte Falterona, 36.426 Arezzo - Forlì/Cesena - Firenze Emilia Romagna
Campigna Toscana

Dolomiti Bellunesi 31.034 Belluno Veneto

Asinara 26.960 (di cui 21.790 di superficie marina) Sassari Sardegna

Appennino Tosco-Emiliano 22.792 Reggio Emilia - Parma - Pesaro/Urbino - Emilia Romagna


Lucca Toscana

La Maddalena 20.146 (di cui 15.046 di superficie marina) Olbia Tempio Sardegna

Val Grande 15.000 Verbania Piemonte

Circeo 8.484 Latina Lazio

Vesuvio 8.482 Napoli Campania

Cinque terre 3.860 La Spezia Liguria


Allegato 3. Elenco Habitat

Codice codice Carta


Natura Natura
Note: modifiche
struttura generale 2000 (mutuato da
denominazione rispetto al manuale
dell’habitat CORINE
2009
Biotopes-
Palaearctic)
3130 Acque ferme interne con vegetazione scarsa o
22.1
3150 assente
3150 22.4 Acque ferme interne con vegetazione
Habitat acquatici
3260
non marini 24.1 Acque correnti
3290
3220 24.221 Greti subalpini e montani
3250 24.225 Greti mediterranei
4060 31.43 Brughiere a ginepri nani
4060 31.4A Brughiere a mirtillo dell’Appennino
- 31.81 Cespuglieti medio europei dei suoli ricchi
- Ginestreti collinari e submontani dell’Italia
31.844
peninsulare e Sicilia
Cespuglieti - 31.863 Felceti supramediterranee a Pteridium aquilinum
5130 31.88 Cespuglieti a ginepro
- Roveti tirrenici a vegetazione decidua sub-
31.8A
mediterranea
- Livello di maggiore
32.65 Garighe supramediterranee
dettaglio
6210*
34.323 Praterie xeriche del piano collinare e sub montano
orchidee
6210* Praterie mesiche del piano collinare e sub
34.326
orchidee montano
6210* Praterie mesiche del piano montano e subalpino
34.328 Nuovo inserimento
orchidee dell’Appennino
6210* Praterie montane dell’Appennino centrale e
34.74
orchidee meridionale
6230* Praterie compatte delle montagne mediterranee a
35.72
Nardus stricta e comunità correlate
4080
6150 36.1 Vallette nivali
6170
- 36.331 Praterie a Festuca paniculata
6170
36.38 Praterie compatte oro-appenniniche Nuovo inserimento
6230*
Praterie
6170 Praterie a zolle dei crinali ventosi dell’Appennino
36.424 Nuovo inserimento
con Elina
6170 Praterie rade e discontinue delle aree sommitali
36.425 dell’Appennino con Carex rupestris, pulvini e Nuovo codice
vegetazione pioniera
6170 Praterie discontinue e scorticate dell’Appennino
36.436
con Sesleria juncifolia
6170 Campo di doline e/o morenico con dossi,
36.6 Nuovo codice
vallecole e piccole conche
- 37.62 Prati umidi delle valli carsiche appenniniche
- Praterie meso-igrofile ad alte erbe dei piani
37.7 Nuovo inserimento
collinare e montano
- Praterie meso-igrofile ad alte erbe dei piani alpino
37.8 Nuovo inserimento
e subalpino
- 38.1 Prati mesofili pascolati e/o postcolturali
6510 38.2 Prati falciati e trattati con fertilizzanti
9110
41.17 Faggete dell’Europa meridionale e centrale Generalizzazione
Foreste e Boschi 9210
9180* 41.4 Boschi misti umidi di forra e scarpata Generalizzazione
- Querceto a roverella dell’Italia settentrionale e
41.731
dell’Appennino centro-settentrionale
- Querceti a querce caducifoglie con Quercus
41.732
pubescens dell’Italia peninsulare e insulare
- Cerrete nord-italiane e dell’Appennino Livello di maggiore
41.741
settentrionale dettaglio
- 41.7511 Cerrete sud-italiane
- Ostrieti, carpineti e boschi misti termofili di
41.8 Generalizzazione
scarpata e forra
9260 41.9 Castagneti
- 41.D Boschetti di pioppo tremulo Generalizzazione
- 42.1B Rimboschimenti di abete bianco
3240 Boscaglie e cespuglieti ripariali a salici dei piani
44.12
planiziale, collinare e mediterraneo montano
91E0 44.13 Gallerie di salice bianco
91EO 44.3 Foreste ripariali a frassino e/o ontano Generalizzazione
92 A0
44.61 Foreste mediterranee ripariali a pioppo
3280
9340 45.32 Leccete supramediterranee Generalizzazione
- 53.1 Canneti e formazioni con altre elofite
7230 54.2 Paludi, acquitrini e torbiere basse neutro-basifile
Torbiere e paludi
- 54.4 Paludi, acquitrini e torbiere basse acide
7140 54.5 Paludi, acquitrini e torbiere di transizione
8110 61.11 Ghiaioni silicei alpini
8120 61.22 Ghiaioni basici del piano alpino e nivale
8120 61.23 Ghiaioni basici del piano montano e subalpino
8130 61.3B Ghiaioni termofili calcarei della penisola italiana
Habitat con
- 61.5 Campo di grossi massi Nuovo codice
copertura vegetale
8210 62.14 Rupi calcaree dei rilievi dell’Italia meridionale
rada o assente e
8210 62.15 Rupi basiche alpine
habitat a controllo
geologico 8220 62.21 Rupi silicee montane medio-europee
- 62.3 Affioramenti rocciosi in lastre e cupoliformi Nuovo inserimento
8340 63 Ghiacciai e superfici costantemente innevate
- Nuovo codice (ex
67.1 Aree denudate soggette ad erosione accelerata
15.83)
- Colture di tipo estensivo e sistemi agricoli
82.3
complessi
- 83.11 Oliveti
9260 83.12 Castagneti da frutto in attualità di coltura Nuovo inserimento
- 83.21 Vigneti
- 83.31 Piantagioni di conifere e miste
- 83.324 Robinieti
Habitat antropici - 83.325 Piantagioni di latifoglie
- 84.3 Bosco misto sinantropico di latifoglie decidue Nuovo inserimento
- 85.1 Parchi e giardini
- 86.1 Città, centri abitati
- Modifica numero
86.31 Cave attive
di codice (ex 86.41)
- Siti produttivi, strutture commerciali, di Modifica numero
86.32
trasporto, di servizio, cantieri e sbancamenti di codice (ex 86.3)
Allegato 4. Documentazione fotografica delle principali specie vegetali rilevate (dicembre 2022)

Prunus spinosa e Acer campestre

Cerastium tomentosum
Geranium robertianum

Cymballaria muralis

Silene italica, Dianthus sylvestris, Dactylis glomerata


Digitalis micrantha

Saxifraga callosa subsp. callosa, Polypodium vulgare, Cyclamen hederifolium


Seseli montanum, Sedum rupestre, Sedum dasiphyllum, Coronilla emerus, Poterium sanguisorba

Teucrium flavum

Micromeria graeca, Thliphthisa purpurea, Linaria purpurea


Allegato 5. Importanza scientifica dei "Conglomerati di Rigopiano"

Nell'area oggetto di intervento di consolidamento delle pareti rocciose è presente una formazione
geologica nota in letteratura come Conglomerati di Rigopiano, databile Pliocene inferiore e costituita da
calciruditi e conglomerati calcarei a clasti prevalentemente spigolosi, in strati e banchi a geometria lenticolare e
con talora alcune sottili intercalazioni di argille marnose, in forte discordanza angolare su un substrato
carbonatico meso-cenozoico già ampiamente deformato.
La formazione è interpretabile come deposito di "bacino satellite" posto sul bordo della catena in via di
strutturazione e testimonia pertanto l’incorporazione dell’area nel dominio di catena. Il fatto che i Conglomerati di
Rigopiano ricoprono in forte discordanza i piani di sovrascorrimento e le pieghe frontali della catena, consentono
di riferire al Miocene superiore l’inizio della strutturazione della catena ed essendo a loro volta piegati con
geometria discordante rispetto al substrato, e unitamente a questo sovrascorsi sulla sottostante unità tettonica,
testimoniano la persistenza delle deformazioni tettoniche compressive almeno fino al Pliocene medio-superiore.
Notevolissimo è pertanto l’interesse scientifico dei Conglomerati di Rigopiano, non solo per il particolare
significato paleoambientale ma anche e soprattutto in quanto importante chiave di lettura dell’evoluzione
tettonica dell'intera catena del Gran Sasso d’Italia.
Essi rappresentano pertanto un importante geosito che può essere facilmente osservato lungo l’alta Valle
del F. Tavo, percorrendo a piedi o in macchina il tratto di strada comunale che dai pressi della cascata della Vitella
d’Oro porta a Mortaio d’Angri.

Possibili interventi di consolidamento

Per individuare le più adeguate tipologie di intervento, data la notevole rilevanza scientifica e l'importanza
dell'aspetto estetico-paesaggistico del sito in esame, al fine di ridurre al massimo l'impatto ambientale, ed a titolo
puramente indicativo, lo scrivente ritiene essenziale l'adozione di una linea di intervento, brevemente
schematizzata qui di seguito:
 La progettazione delle opere di consolidamento presuppone naturalmente una serie di accurati e
propedeutici rilevamenti geologici, geomorfologici ed idrogeologici, oltre che ambientali (clima, vegetazione),
finalizzati all’elaborazione di un quadro conoscitivo di base, nonché rilievi geostrutturali e geomeccanici di
dettaglio nelle zone di possibile distacco e lungo il pendio di caduta, finalizzati all’analisi delle condizioni di
stabilità degli ammassi rocciosi, nonché all’individuazione dei possibili cinematismi di rottura, delle traiettorie
preferenziali dei blocchi e dell’area di potenziale espandimento.
 Per garantire le condizioni di sicurezza dei pendii rocciosi, costituiti da ammassi fratturati e stratificati
interessati da frane di scivolamento, ribaltamento o da distacco anche di grossi massi, preservando però al
massimo l'osservabilità in situ dei Conglomerati di Rigopiano e la salvaguardia dell'aspetto estetico - paesaggistico, è
importante innanzitutto eseguire operazioni preliminari di disgaggio massi e pulizia delle pareti rocciose.
 Nella fase successiva vanno individuate le più opportune “opere di difesa attiva”, ovvero le opere che
migliorando sensibilmente le caratteristiche geomeccaniche dell'ammasso roccioso, aumentando le forze di
resistenza al taglio, hanno la funzione di prevenire, impedire o ridurre il distacco, la caduta e il rotolamento delle
masse rocciose. L'applicazione di chiodi, bulloni e tiranti di ancoraggio (aste metalliche o di vetroresina,
fibre di carbonio o altro materiale) nell'ammasso roccioso, viene ritenuta la più adatta in quanto l'impatto
ambientale di tali sistemi di ancoraggio è contenuto, a causa delle caratteristiche intrinseche di questo tipo di
opere che si sviluppano all’interno dei fori di sonda praticati negli ammassi rocciosi. L’impatto della parte esterna
può essere facilmente minimizzato attraverso l’adozione di alcuni accorgimenti (ad esempio la verniciatura delle
singole piccole strutture con colori simili a quella della roccia affiorante in sito)
 Le altre opere di difesa attiva, quali ad esempio: reti metalliche addossate, reticolo di funi metalliche,
rivestimenti con reti metalliche, iniezioni di consolidamento e rivestimento di pareti rocciose con calcestruzzo
proiettato, sono invece da evitare o comunque da ridurre al minimo in quanto, anche se rappresentano un sistema
efficace, comportano tuttavia un forte impatto estetico paesaggistico sull'ambiente naturale circostante, specie
immediatamente dopo la loro installazione.

16 novembre 2021 prof. Leo Adamoli

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