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IL RISARCIMENTO DEL DANNO AMBIENTALE: STRUMENTO

DI FINANZIAMENTO, DI RIPRISTINO E DI INCENTIVO PER LA


TUTELA DELL’AMBIENTE

G. Di Marco*, E. Rasicci**, N. Stracqualursi***

*Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici (APAT), Italy


dimarco@apat.it
** Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici (APAT), Italy
***Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici (APAT), Italy
stracqualursi@apat.it

ABSTRACT

Con il presente lavoro si propone di illustrare gli aspetti tecnici e giuridici dell’azione di risarcimento dello Stato
nei confronti del danno ambientale e, attraverso lo stato di applicazione e la presentazione di alcuni casi-studio, il
contributo che tale strumento può fornire per il reperimento dei fondi per la bonifica/ripristino dei luoghi
compromessi/inquinati e per la promozione delle azioni preventive nei confronti degli operatori economici che
eserciscono attività potenzialmente inquinanti.

A fronte di innumerevoli fatti lesivi all’ambiente, nel periodo che va dal 2000 al 2003, APAT è stata chiamata a
fornire un supporto tecnico all’azione di risarcimento dello Stato in più di 160 procedimenti giudiziari relativi a
casi di danno ambientale sulle diverse componenti/matrici ambientali (inquinamento dell’aria e dell’ambiente
idrico, inquinamento del suolo e del sottosuolo, inquinamento elettromagnetico, questioni riguardanti l’alterazione
dell’ecosistema, l’insieme delle componenti naturali-paesaggistiche nonché gli elementi di interesse storico-
artistico la cui tutela è affidata all’Amministrazione dello Stato).

A fronte di poche azioni di risarcimento dello Stato possiamo sottolineare che, a livello regionale, l’azione di
alcune Avvocature Distrettuali è ormai diventata una pratica consolidata e tali procedimenti hanno rappresentato
per lo Stato una fonte di reperimento di fondi al fine di finanziare interventi urgenti di perimetrazione,
caratterizzazione e messa in sicurezza dei siti inquinanti, interventi di disinquinamento, bonifica e ripristino
ambientale sia per i luoghi per i quali abbia avuto luogo il risarcimento del danno sia per i luoghi/siti inquinati.

KEYWORDS

Bonifica; danno ambientale; illecito profitto; responsabilità civile; ripristino; risarcimento.

INTRODUZIONE

Comunemente, per danno ambientale si intende le conseguenze negative indotte sull’ambiente o su una
sua risorsa, intesa come componente unitaria (fauna e flora selvatica; aria; atmosfera; quiete; suolo;
corpo idrico; salubrità) o integrata (ecosistema/habitat/territorio) o valore a queste riferito (paesaggio),
da una attività, comportamento o pratica antropica.
In termini giuridici con danno ambientale si intendono le conseguenze negative indotte sull’ambiente da
una attività, comportamento o pratica antropica che implica una responsabilità civile e quindi un obbligo
al risarcimento specifico o equivalente.
Nel nostro ordinamento il principio della responsabilità civile per danno ambientale è stato introdotto
con l’art. 18 della Legge n. 349 del 1986, con l’obiettivo di creare uno strumento giuridico per la tutela
dell’ambiente, che recepisse un principio fondamentale del diritto internazionale, quello
tradizionalmente noto come “chi inquina paga”. Infatti, tale strumento introduce un regime di
prevenzione e riparazione del danno ambientale, rendendo consapevoli gli operatori che effettuano
attività che comportano rischi per l’ambiente riguardo agli obblighi di risarcimento del danno ambientale
eventualmente causato (ANPA, 2002).
Il principio della responsabilità civile nei confronti del danno ambientale viene esercitato dal Giudice
ordinario nell’ambito di un procedimento penale o civile e per essere applicato necessita che:
 il danno sia causato da un fatto doloso o colposo in violazione di una disposizione di legge o di
provvedimenti adottati in base a una legge;
 siano identificati gli autori/responsabili del danno;
 il danno sia determinato e quantificato in termini di alterazione, deterioramento o distruzione totale o
parziale dell’ambiente;
 venga dimostrata la relazione causa effetto tra fatto doloso/colposo e danno ambientale,
 lo Stato o un Ente territoriale competente (Regioni, Province, Comuni, Enti parco, ecc.) promuova,
di fronte al giudice penale o civile, una azione di risarcimento a beneficio dello Stato.

Per lo Stato, la richiesta di risarcimento viene promossa dal Ministero dell’Ambiente e per la Tutela del
Territorio. Il Ministero può richiedere ad APAT, o ad un altro Organo Tecnico (Corpo Forestale dello
Stato, ICRAM, ecc.), una nota tecnico-giuridica per valutare l’opportunità di procedere all’azione di
risarcimento. Sulla base di questa valutazione il Ministero può avviare l’azione di risarcimento
nell’ambito del procedimento giudiziale tramite l’Avvocatura Distrettuale dello Stato competente. In
questa fase, APAT può essere ancora chiamata, sempre dal Ministero, a supportare l’azione di
risarcimento, condotta dall’Avvocatura Distrettuale dello Stato, attraverso la Valutazione del danno
ambientale connesso alla presunta compromissione dell’ambiente.

A livello comunitario, il regime di responsabilità, basato sul principio “chi inquina paga“ (art. 174 del
Trattato istitutivo della CE - Roma, 1957), è stato riconosciuto fondamentale per rafforzare la
prevenzione e incentivare l’adozione di sistemi di contenimento/abbattimento delle fonti inquinanti, per
indurre comportamenti più ecocompatibili e per dissuadere da comportamenti incauti o colposi, ed è
stato oggetto di molteplici iniziative.
Tra queste si segnala la Proposta di Direttiva in materia di responsabilità, di prevenzione e di riparazione
dei danni all’ambiente che è stata presentata dal Parlamento e dal Consiglio europeo nel mese di gennaio
2002. La proposta di Direttiva é attualmente all’esame dei competenti organi comunitari nel quadro delle
procedure previste dal Trattato dell’Unione europea per l’elaborazione e l’adozione delle direttive. Nel
mese di settembre 2003 il Parlamento ha deliberato una “posizione comune” in merito alla proposta, a
seguito della quale potranno essere introdotte modifiche e integrazioni al testo attuale.

LA VALUTAZIONE DEL DANNO AMBIENTALE

La Valutazione del danno ambientale è una istruttoria tecnica, giuridica ed economica finalizzata,
nell’ambito dell’azione di risarcimento da parte dello Stato nei confronti dei responsabili che hanno
causato il danno all’ambiente a seguito di una violazione di legge, alla Quantificazione del risarcimento.
La Quantificazione del risarcimento viene effettuata a valle di due fasi preliminari e susseguenti: la
Determinazione e la Quantificazione del danno (Figura 1).
Valutazione
del Danno
Ambientale

Determinazione
del Danno Ambientale

Quantificazione
del Danno Ambientale

Quantificazione del
risarcimento

Figura 1: Fasi della Valutazione del danno ambientale

DETERMINAZIONE DEL DANNO AMBIENTALE

Per Determinazione del danno ambientale si intende l’accertamento e la documentazione dello scenario
di riferimento (termine di sorgente, vie di esposizione e bersagli) e degli effetti/conseguenze sulle
diverse componenti ambientali (atmosfera e ambiente idrico, suolo e sottosuolo, vegetazione flora,
fauna, ecosistemi, paesaggio e salubrità) riferibili alle specifiche e presunte violazioni contestate ai
responsabili.
La relazione causa-effetto tra scenario e danni arrecati alle diverse componenti ambientali, viene
descritta in termini di evidenze oggettive e/o da una serie di elementi di supporto precedentemente
dimostrati in quanto in sede processuale spesso mancano molte delle condizioni necessarie a dimostrarne
l’esistenza ex novo.
Costituiscono elementi di supporto alla dimostrazione dell’esistenza di un effetto sulle diverse
componenti ambientali gli studi scientifici, le indagini statistiche, le simulazioni e le evidenze oggettive
riferite a stesse o “analoghe” situazioni.
In particolare la situazione reale viene identificata e valutata attraverso un’analisi delle attività
antropiche o comportamenti che sono stati condotti in violazione della disposizione di legge
(inquadramento tecnico e giuridico) e attraverso un’analisi delle componenti ambientali che possono
essere interessate dagli effetti/conseguenze dannose delle condotte illecite (inquadramento territoriale).

QUANTIFICAZIONE DEL DANNO AMBIENTALE

Per Quantificazione del danno ambientale si intende la misura analitica del danno arrecato all’ambiente
in termini di grado di alterazione, grado di deterioramento e grado di distruzione, parziale o totale, (per
tipo, valore, estensione, durata, ecc. delle risorse ambientali) a seconda se si ha:
1. una variazione del grado di compromissione/qualità (alterazione);
2. una perdita del grado di usabilità e/o di funzionalità-ecologica (deterioramento);
3. una perdita di uno o più usi e/o di funzioni-ecologiche (distruzione parziale);
4. una perdita di tutti gli usi e/o di funzioni-ecologiche (distruzione totale).

LA QUANTIFICAZIONE DEL RISARCIMENTO

La Quantificazione del risarcimento è finalizzata a raccogliere gli elementi tecnici ed economici utili allo
Stato per avanzare la richiesta per il recupero economico dei danni ambientali (risarcimento per
equivalente) o per il ripristino originario delle risorse ambientali danneggiate (risarcimento in forma
specifica).

IL RISARCIMENTO PER EQUIVALENTE : IL RISARCIMENTO ECONOMICO DEL DANNO

In via prioritaria la Legge italiana privilegia il risarcimento economico per equivalente, valutato sulla
base di una “precisa” quantificazione economica/monetaria del danno. In accordo con il comma 9
dell’art. 18 L. 349786, il risarcimento per equivalente rappresenta, infatti, per lo Stato una fonte di
reperimento di fondi per finanziare interventi urgenti di messa in sicurezza, bonifica e ripristino
ambientale sia per i luoghi per i quali abbia avuto luogo il risarcimento del danno sia per i luoghi/siti
inquinati.

La quantificazione economica del danno avviene attraverso l’attribuzione di un valore/prezzo alle risorse
ambientali danneggiate in base alle utilità sociali da queste ricavate. Una precisa quantificazione deve
pertanto fare riferimento a tutte le possibili utilità dell’ambiente e porta alla valutazione del cosiddetto
Valore Economico Totale (VET). Alcune delle utilità delle risorse ambientali sfuggono al mercato e
quindi sono prive di un valore/prezzo. Le utilità che non trovano uno specifico riconoscimento nel
prezzo sono riconducibili ai valori di non uso delle risorse (di esistenza, di lascito e di opzione) e agli usi
non governati o non governabili dal mercato.

Tuttavia, una quantificazione economica precisa e oggettiva delle risorse ambientali danneggiate è, ad
oggi, tecnicamente difficile da realizzare ed i risultati non sono sempre condivisi e pertanto si presentano
deboli ad essere utilizzati in sede giuridica in quanto si prestano a varie contestazioni.

Nel caso in cui non sia possibile una precisa quantificazione (economica) del danno ambientale il
comma 6 dell’art. 18 della L. 349/86 prevede la possibilità che il Giudice possa determinare il
risarcimento economico in via equitativa sulla base dei seguenti parametri:
 l’illecito profitto conseguito dal trasgressore;
 la gravità della colpa;
 il costo per il ripristino dello stato dei luoghi.

L’illecito profitto conseguito dal trasgressore, tiene conto degli eventuali costi di gestione,
ottimizzazione, ristrutturazione e ammodernamento tecnico-gestionale dell’impianto che, se attuati,
avrebbero evitato il danno ambientale contestato ma che non sono stati sostenuti dai responsabili del
danno (altre interpretazioni ipotizzano come profitto del trasgressore quello maturato dai responsabili
durante e a seguito delle condotte illecite contestate).

La gravità della colpa, tiene conto delle situazioni aggravanti/attenuanti che specificano le circostanze in
cui sono maturati gli illeciti (colpa, dolo, continuità, associazione, ecc.).

Il costo per il ripristino dello stato dei luoghi, comprende le spese necessarie, eventualmente già
sostenute dalle amministrazioni dello Stato, per il monitoraggio, la messa in sicurezza, la bonifica e la
rinaturalizzazione dei luoghi/matrici compromesse.

In questo ambito l’azione di ripristino viene ipotizzata indipendentemente dalla reale/opportuna


fattibilità dell’intervento in quanto l’unica finalità è quella di fornire un quadro più realistico possibile
per poter effettuare una stima dei costi sulla base delle estensioni dei luoghi/matrici compromesse e dei
prezzari regionali relativi alle attività necessarie per il ripristino.
In alcuni casi, dove le contaminazioni sono state causate da rilasci cronici e/o da quantitativi importanti,
le estensioni dei luoghi/matrici compromesse possono assumere valori enormi e portano alla stima di
costi di ripristino proibitivi. La tabella 1 riporta, a titolo d’esempio, alcuni di questi casi “emblematici”.
Tabella 1

Descrizione dell’evento Volume compromesso Costi totali di


dannoso [mc] ripristino [€]
Caso Inquinamento da formaldeide, Acque:169.765.283 16.976.518,30
“formaldeide” COD, e azoto ammoniacale
dovuto a scarichi non autorizzati
nel Lago Maggiore.
Caso “DDT” Inquinamento da DDT e da Sedimenti: 2.392.934.000,00
metalli pesanti causato da perdite  Torrente Marmazza e
da impianti e linee interrate nello fiume Toce: 125.000
stabilimento industriale.  Lago Maggiore (Baia di
Matrici ambientali coinvolte: Pallanza): 3.872.000
aria, acque, suoli.
Suoli: 3.502.800
Caso “cromo Inquinamento delle falde Acque:11.350.000 158.900.000,00
esavalente” acquifere da cromo esavalente a
causa di perdite dallo
stabilimento (industria
galvanica)

IL RISARCIMENTO IN FORMA SPECIFICA: IL RIPRISTINO DELLO STATO DEI LUOGHI

Il risarcimento in forma specifica ha finalità prettamente riparatrici, a differenza di quello per


equivalente il cui carattere è prevalentemente finalizzato al recupero economico.

Ove e per quanto è possibile il Giudice, in accordo a quanto previsto dal comma 8 dell’art. 18 L. 349/86,
su richiesta dello Stato, può disporre il risarcimento in forma specifica, ovvero l’obbligo al ripristino
dello stato dei luoghi a spese del responsabile.

L’applicazione delle modalità di risarcimento previste nell’ambito dell’art. 18 della Legge 349/86
richiede la colpevolezza, ma l’obbligo di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale di suolo,
sottosuolo, acque superficiali e sotterranee che risultino contaminate ai sensi del D.M. 471/99 prescinde
dalla colpevolezza: la bonifica è imposta in via amministrativa, mentre il risarcimento va chiesto davanti
al Giudice ordinario, sempre dimostrando che la contaminazione è frutto di una violazione di Legge.

L’obbligo grava su chiunque, purché abbia violato le disposizioni del D.lgs. 22/97 e/o del D.lgs. 152/99.
Infatti l’art. 17 del D.lgs. 22/97 e l’art. 58 del D.lgs. 152/99 prevedono ed impongono l’obbligo di messa
in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale di acque, suolo, sottosuolo ed altre risorse ambientali che
risultino danneggiate/contaminate (o in situazione di pericolo concreto ed attuale di inquinamento).

L’obbligo di intervento sorge da una situazione di contaminazione definita dalla norma (superamento o
pericolo di superamento di limiti legali di accettabilità di inquinanti) e sorge per il solo fatto che un
comportamento, anche accidentale, abbia causato la contaminazione giuridicamente rilevante: basta il
nesso di causalità tra comportamento ed effetto, non occorre che il fatto sia colpevole (forma di
responsabilità oggettiva).
Il ripristino, tuttavia, non esaurisce l’azione di risarcimento in quanto è solo uno dei fattori che possono
entrare nella richiesta di risarcimento e non copre i costi connessi alla temporanea indisponibilità del
bene. Inoltre, l’obbligo al ripristino, non è sempre applicabile in quanto richiede la reversibilità del
danno e la fattibilità (tecnica ed economica) dell’azione di ripristino.

La reversibilità del danno è la capacità del sistema ambientale danneggiato di attivare meccanismi di
reazione fisici, chimici, biologici, ed ecologici che annullano gli effetti provocati dall’evento avverso.
Quindi la reversibilità è condizionata dalla natura fisico-chimico-biologica dagli effetti e dalle
peculiarità dei beni colpiti. Nelle situazioni più gravi, ad esempio, gli effetti iniziali continuano a
propagarsi nell’ambiente e ne peggiorano la qualità anche dopo la sospensione dell’evento dannoso
oppure la reversibilità avviene su tempi estremamente lunghi.

La ripristinabilità del danno, si riferisce invece alla possibilità, mediante opportuni interventi dell’uomo,
di favorire il ristabilirsi delle condizioni esistenti prima dell’evento di danno. Un ripristino totale e
definitivo delle attività o del patrimonio costruito dall’uomo che è stato danneggiato è verosimile, perché
coinvolge dei beni prodotti dall’uomo e, quindi, riproducibili. Al contrario, gli effetti sull’ecosistema e
sulla salute possono produrre dei danni irreversibili ed il ripristino delle condizioni iniziali appare di
difficile fattibilità. Pertanto, in seguito all’accertamento e alla cessazione dell’evento dannoso, i
responsabili possono o sono chiamati ad eseguire interventi di ripristino che attenuino la gravità del
danno fino al completo o parziale ristabilimento delle condizioni iniziali, ma spesso tali interventi
consentono solo un recupero parziale.

STATO DI APPLICAZIONE DELLA RESPONSABILITÀ CIVILE

A fronte di innumerevoli fatti lesivi dell’ambiente, nel periodo compreso tra il 2000 ed il 2003, APAT è
stata chiamata a fornire un supporto tecnico all’azione di risarcimento dello Stato in circa 160
procedimenti giudiziari (di cui solo 6 in ambito civile) relativi a casi di danno ambientale.

Le figure seguenti mostrano la distribuzione, sul territorio nazionale, delle azioni di risarcimento
supportate dall’APAT nel periodo 2000-2003 e la loro distribuzione per tipologie di danno.

Figura 2: Aree interessate da azioni di risarcimento di danno ambientale


Figura 3 Distribuzione, sul territorio nazionale, delle azioni di risarcimento, per tipologie di danno ambientale

A fronte di poche azioni di risarcimento dello Stato possiamo sottolineare che a livello regionale,
l’azione di alcune Avvocature Distrettuali dello Stato come quella di Venezia, è ormai diventata una
pratica diffusa e consolidata in tutti i procedimenti che implicano danno ambientale ottenendo anche il
recupero di alcune somme significative (Figura 4).

Riferimento Breve descrizione del danno Matrice/ Liquidazione


identificativ componente [€]
o del caso ambientale
coinvolta
Fuga di ammoniaca da un reparto dello stabilimento
S+1 ATMOSFERA 225.000,00
Enichem di Porto Marghera
PAESAGGIO E
Dissesto idrogeologico del sottosuolo in seguito a DANNEGGIAMENTO Provvisionale
Z + altri
lavori di scavo BENI STORICO - 100.000,00
ARTISTICI
Attività illecita di prelievo di materiali inerti
PAESAGGIO, Provvisionale
M +1 sabbioso/limo/ghiaiosi da un sito di cava
VEGETAZIONE 400.000,00
pertinenziale del fiume Brenta
Illecita gestione di rifiuti pericolosi costituiti da
polveri di macinazione di alluminio. Gestione non Provvisionale
B + altri SUOLO
autorizzata di una discarica costituita da 5000 ton di 350.000,00
materiali provenienti da attività metallurgiche
V + altri Fuga di CVM da impianti della EVC ATMOSFERA 250.000,00
Fuga di ammoniaca dallo stabilimento
R +altri ATMOSFERA 290.000,00
dell’Enichem di Porto Marghera
Raccolta, deposito incontrollato e smaltimento di Transazione
M un ingente quantitativo di scorie di acciaieria SUOLO extragiudizial
elettrica e 206.582,00
Attività non consentita di raccolta, trasporto,
Transazione
recupero e smaltimento di rifiuti pericolosi.
B + altri SUOLO extragiudizial
Realizzazione e gestione non autorizzata di una
e 360.000,00
discarica di rifiuti pericolosi
Deposito di 60 mila metri cubi di “fluff” residuo
POPOLAZIONE,
R +altri della macinazione di autoveicoli, misto a metalli 35.000,00
SUOLO
pesanti e materiali tossico-nocivi e pericolosi
Figura 4 Liquidazioni significative relative alla regione Veneto
Accanto a questi risultati, vanno ricordati i procedimenti che hanno sentenziato l’obbligo del ripristino
dello stato dei luoghi a carico dei responsabili. Tra questi ricordiamo il caso dell’inquinamento di DDT e
altre sostanze pericolose, causato dallo stabilimento Enichem di Pieve Vergonte (Verbania) in cui il
Giudice ha concesso il patteggiamento della pena solo sulla base di una fideiussione di 53,700 miliardi
di vecchie lire a favore del Ministero dell’Ambiente e per la Tutela del Territorio, per la realizzazione di
un progetto di bonifica del sito approvato dallo stesso Ministero, fatto salvo ogni eventuale azione di
risarcimento del danno ambientale residuo.

CASE STUDY N. 1: PIEVE VERGONTE (Stabilimento Enichem – produzione di prodotti chimici intermedi per
l’industria e derivati per l’impiego diretto- produzione di DDT fino al 1996)
Breve descrizione Grave inquinamento del Lago Maggiore, del fiume Toce (affluente del lago) e del Rio
del reato Marmazza (canale che scorre in prossimità dell’impianto e si getta nel Toce) dovuto alla
(sorgente di presenza di ingenti quantità di DDT depositato nei sedimenti, con profondi riflessi dannosi su
contaminazione) tutte le componenti biologiche dell’intero ecosistema. Ciò a causa di scarichi idrici contenenti
DDT ed altre sostanze pericolose dal 1990 al 1996.
Matrice o Suolo: Contaminazione di metalli pesanti (As, Fe, Cd, Pb e Hg), PCB, IPA, di pesticidi e
componente diffusa di DDT derivate da deposizione, con concentrazione massima pari a 1.200 mg/Kg.
ambientale Falda: Porzione superficiale contaminata principalmente da idrocarburi clorurati
compromessa e (cloroformio, mono e diclorobenzeni)e Fe, e solo in alcune aree, da metalli pesanti (As, Cd,
relative vie di Pb) ,benzene, fenoli e DDT.
esposizione Sedimenti:. Zona centrale della baia di Pallanza (2.700 mg/kg di DDT) e tratto terminale del
fiume Toce.
Acque superficiali: Lago Maggiore - concentrazioni di DDT di 1-2 ng/l, tali da entrare nella
catena alimentare, ma non da pregiudicarne l’uso potabile. Torrente Marmazza - nel tratto in
corrispondenza e a valle dell’impianto contaminazione diffusa da DDT e di metalli pesanti
(As, Fe, Hg), cloroformio, fenoli ed idrocarburi. Presenza di DDT anche nel Ticino e nel Po.
Fauna acquatica: Invertebrati - effetti del DDT sulla maturazione degli organi riproduttivi del
bivalve Dreissena polymorpha nella Baia di Pallanza. I crostacei, in quanto affini agli insetti,
sono molto sensibili al DDT. Pesci - effetti del DDT sull’accrescimento e sulla fecondità.
Molte delle specie del Lago Maggiore con concentrazioni di DDT nelle parti edibili superiori
ai limiti. Uccelli - rischi per gli ittiofagi. Il DDT provoca assottigliamento del guscio delle
uova. Trovati valori di 40mg/Kg di peso secco nelle uova di Svasso maggiore del fiume Toce.
Atmosfera: contaminazione di DDT anche oltre il bacino del Lago Maggiore.
Vegetazione DDT negli aghi di Abete bianco in Val D’Ossola, con massima concentrazione a
Pieve Vergonte. Tutti gli organismi vegetali della zona vicino all’impianto sono a rischio di
contaminazione.
Biodiversità: L’I.B.E. del fiume Toce mostra riduzione della biodiversità negli anni di
maggior produzione di DDT (IBE 0-1). Dal 1996 si è verificato un incremento della
biodiversità (IBE 4-8).
Uomo: I rischi associati al consumo di acqua potabile ed alle attività di balneazione nel Lago
Maggiore sembrano trascurabili. La principale via di assunzione sono i pesci (divieto di pesca
dal 1996). Nell’area dove il suolo è ancora contaminato il DDT può essere trasferito nei
prodotti alimentari locali. Durante gli anni di produzione può essere stato assunto per via
aerea.
Modalità di Suolo: il DDT si lega strettamente alle particelle organiche del suolo con tendenza a
esposizione persistervi.
Sedimenti: comparto di accumulo del DDT, che precipitando dalla colonna d’acqua va a
legarsi alle loro componenti organiche.
Acque superficiali: il DDT è poco solubile in acqua e precipita nei sedimenti.
Fauna acquatica: il DDT è altamente tossico per gli organismi acquatici, si accumula nei
tessuti grassi e si trasferisce lungo la catena alimentare con meccanismi di biomagnificazione.
Atmosfera: il DDT ha una volatilità non trascurabile e può essere evaporato dall’impianto o
dall’area circostante contaminando in modo diffuso e costante l’aria della Val D’Ossola.
Vegetazione: Il DDT si accumula nelle strutture lipofile della foglia (cere e cutine)
Uomo:Il DDT è tossico per ingestione e può provocare gravi danni alla salute in caso di
esposizione prolungata. Ha possibili effetti cancerogeni.
Infine si segnala il ruolo sicuramente propulsivo che il principio della responsabilità civile ha avuto nei
confronti degli operatori economici che eserciscono attività potenzialmente inquinanti. Ad esempio,
sono state promosse convergenze tra proprietari/responsabili degli stabilimenti (chimici, industriali, ecc.)
e istituzioni (Comune, Provincia, Regione e Ministero) intorno a un accordo di programma, al fine di
impegnare l’impresa al raggiungimento di una serie di obiettivi relativi alla qualità/risanamento/bonifica
ambientale per migliorare la qualità ambientale mediante l’adozione delle migliori tecnologie disponibili
nonché per la riduzione degli impatti ambientali. Tra questi ricordiamo il caso dello stabilimento Solvay
di Rosignano Marittimo (Livorno).

CASE STUDY N. 1: SOLVAY (gruppo chimico – farmaceutico) – Rosignano Marittimo (Livorno)


Breve descrizione del reato Alterazione dell' area di mare prospiciente allo scarico e del relativo
(sorgente di contaminazione) ecosistema, dal 1994 ad oggi, causata da migliaia di mq di residui di
lavorazione contenenti carbonato di calcio.Scarico di reflui industriali
(mercurio) fino a metà anni 70.
Matrice/componente ambientale Il maggior impatto è dato dagli SST (materiale inerte composto per il 90% da
compromessa e relative vie di CaCO3) sul:
esposizione paesaggio: dal 1918 provocano la formazione delle “spiagge bianche” per
circa 2 Km2 e di schiume. Scomparsa della vegetazione marina .
mare: riduzione della trasparenza (35 campioni fuori norma su 36). Riduzione
della colorazione
fauna: riduzione del numero delle specie faunistiche
flora acquatica: completa assenza
salubrità: divieto di balneazione per motivi igienico – sanitari
sedimento: concentrazione superficiale dei SST pari a 85 % del peso. Invece la
concentrazione di mercurio è via via cresciuta dal 1940 per poi scendere ad
oggi (negli anni 70 sono entrati in servizio i sistemi di abbattimento del
mercurio nei reflui)
Modalità di esposizione mare – SST: deposito sul fondo a una distanza dallo scarico in funzione della
granulometria. Mercurio: passaggio in atmosfera o soggetto ad ossidazione
sedimento – SST e mercurio: deposizione superficiale e stratificazione nel
sedimento
fauna, salubrità– mercurio: bioconcentrazione e bioaccumulo nella catena
alimentare

REFERENCES

ANPA (Manuali e linee guida 12/2002) – Il danno ambientale ex art. 18 L. 349/86. Aspetti teorici e
operativi della valutazione economica del risarcimento dei danni (Allegati I –II).

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