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VOLUME I
ELEMENTI CONOSCITIVI
INDICE
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La Superficie Agricola Forestale (SAF) della provincia di Siena si estende su 363.806 ettari,
pari al 95,2% dellintero territorio provinciale (381.983 ha). Per superficie agricola forestale si
intende quella parte di territorio soggetta a sfruttamento agricolo (coltivazioni agricole,
allevamenti zootecnici, silvicoltura) e potenzialmente utile per la fauna selvatica, incluse le
zone umide, i corsi dacqua, i laghi e gli incolti produttivi e improduttivi; sono escluse le aree
urbane comprensive del reticolo stradale e della rete ferroviaria
La SAF, indicata nella delibera del Consiglio Regionale n. 41 del 28 marzo 2007, risulta in
diminuzione rispetto a quella precedentemente individuata (365.620 ettari).
La quota di territorio che alla fine del 2011 destinato alla protezione della fauna selvatica
secondo quanto previsto allart. 6 della LR 3/94 di circa 88.160 ettari, pari al 24,2% della
SAF provinciale, e comprende le Zone di Protezione (art. 14 LR 3/94), Zone di Ripopolamento
e Cattura (art. 16 LR 3/94), Zone di Rispetto Venatorio (superiori a 150 ettari, art. 17 bis LR
3/1994), fondi chiusi superiori a 3 ettari e aree sottratte alla caccia programmata (art. 25 LR
3/94) e le aree ove, anche per effetto di altre norme, vietata lattivit venatoria (aree di
propriet demaniale sottratte allesercizio venatorio, Riserve Naturali statali e regionali) (Tab.
1.1).
La superficie complessiva degli istituti faunistico venatori a gestione privata, Centri Privati
di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale (art. 18 LR 3/1994), Aziende Faunistico
Venatorie (art. 20 LR 3/1994), Aziende Agrituristico Venatorie (art. 21 LR 3/1994) e Aree per
laddestramento, lallenamento e le gare dei cani (art. 24 LR 3/1994), di circa 41.890 ettari
(Tab. 1.2).
In ogni comprensorio, la parte del territorio agro-silvo-pastorale che residua dalla
presenza degli istituti faunistici e faunistico-venatori e che non soggetta ad altra destinazione
(p.es. art. 33 LR 3/1994, ZRV con superficie inferiore a 150 ettari), destinata alla caccia
programmata ed gestita dal rispettivo Ambito Territoriale di Caccia (ATC) (Fig. 1.3, Tab. 1.4,
Fig. 1.5).
Tabella 1.1 Superficie Agricola Forestale (SAF) destinata alla protezione della fauna in provincia di Siena nel 2011.
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Tabella 1.2 Superficie Agricola Forestale (SAF) destinata agli istituti a gestione privata in provincia di Siena nel
2011.
24,2%
11,5%
64,3%
Figura 1.3 Destinazione differenziata del territorio agricolo forestale in provincia di Siena nel 2011.
Tabella 1.4 Superficie Agricola Forestale (SAF) dei comprensori, approvata con Delib. GR 41/2007, e del territorio a
caccia programmata (ATC) della provincia di Siena (stimata in eccesso come superficie residuale).
22,8% 19,5%
30,6%
12,6% 16,1%
64,4% 64,1% 63,7% 5,6%
0,3% 0,3%
0,0%
Figura 1.5 Destinazione differenziata del territorio agricolo forestale nei tre comprensori senesi nel 2011.
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SUPERFICIE
RISERVA NATURALE COMUNI
(in ettari)
Alto Merse 1.897 Chiusdino, Monticiano e Sovicille
Basso Merse 1.374 Monticiano e Murlo
Bosco di S. Agnese 261 Castellina in Chianti
Castelvecchio 626 San Gimignano
Cornate e Fosini 392 Radicondoli
Crete dellOrcia 521 Radicofani
Farma 69 Monticiano
Il Bogatto 588 Montalcino e Murlo
La Pietra 71 Chiusdino
Lago di Montepulciano 456 Montepulciano
Lucciola Bella 1.181 Castiglione dOrcia e Pienza
Pietraporciana 336 Chianciano Terme e Sarteano
Pigelleto 833 Piancastagnaio
Ripa dOrcia 565 Castiglione dOrcia
1.3.4. DIVIETI
Allinterno delle Riserve Naturali, ai sensi dellarticolo 15 della L.R. 49/95, vietato
lesercizio della caccia, lapertura di cave, miniere e discariche, la realizzazione di nuove opere
edilizie e lampliamento delle costruzioni esistenti, lesecuzione di opere di trasformazione del
territorio e i cambiamenti di destinazione duso in contrasto con le finalit delle Riserve.
Sono invece ammesse le utilizzazioni produttive tradizionali, quelle ecocompatibili e la
realizzazione di infrastrutture indispensabili al conseguimento delle finalit delle Riserve.
Gli interventi di contenimento della fauna selvatica sono consentiti esclusivamente per la
conservazione degli equilibri faunistici e ambientali.
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1.4.4. DIVIETI
In materia di SIR, i principali riferimenti normativi sono:
a livello comunitario, la Direttiva Uccelli (79/409/CEE sostituita nel 2009 dalla Direttiva
2009/147/EC) relativa alla conservazione degli uccelli selvatici e la Direttiva Habitat
(Direttiva 92/43/CEE) relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della
flora e della fauna selvatiche;
a livello nazionale il DPR 357/1997 Regolamento recante attuazione della Direttiva
92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonch della flora
e della fauna selvatiche e successive modifiche;
a livello regionale, la L.R. 56/2000 Norme per la conservazione e la tutela degli habitat
naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche e successive modifiche.
Queste norme regolamentano e disciplinano le attivit allinterno dei SIR ma dettano
anche le misure di tutela e conservazione delle specie elencate nei loro allegati sia che esse
siano presenti nei SIR o che si trovino nel restante territorio provinciale.
Tra le misure di tutela, di seguito, si riportano i principali divieti:
divieti di cui agli articolo 8 e 9 del DPR 357/97 relativi alla conservazione delle specie di
fauna e di flora elencate nellallegato D del decreto (tutte le specie elencate nellallegato
ricadono nelle categorie particolarmente protetta o protetta di cui alla normativa in materia
venatoria);
divieto di reintroduzione, introduzione e ripopolamento in natura di specie e popolazioni non
autoctone (articolo 12, DPR 357/97);
divieti di cui agli articoli 5 e 6 della L.R. 56/2000 relativi alla conservazione delle specie di
fauna e di flora elencate negli allegati B e C della legge. Per quanto riguarda la fauna, anche
in questo caso, le specie elencate nellallegato B sono tutte specie particolarmente protette o
protette ai sensi della normativa in materia venatoria;
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divieti di cui al DGR 454/2008 D.M. 17.10.2007 del Ministero Ambiente e tutela del
Territorio e del Mare - Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione
relative a zone speciali di conservazione (ZSC) e zone di protezione speciale (ZPS) -
Attuazione.
Figura 1.8 - I SIR della Provincia di Siena. 1. Crete dellOrcia e del Formone; 2. Crete di Camposodo e Crete di
Leonina; 3. Lago di Chiusi; 4. Lago di Montepulciano; 5. Lucciolabella; 6. Monte Oliveto Maggiore e Crete di Asciano;
7. Alta Val di Merse; 8. Basso Merse; 9. Castelvecchio; 10. Cono Vulcanico del Monte Amiata; 11. Cornate e Fosini; 12.
Foreste del Siele e Pigelleto di Piancastagnaio; 13. Montagnola Senese; 14. Monte Cetona; 15. Monti del Chianti; 16.
Ripa dOrcia; 17. Val di Farma; 18. Basso corso del Fiume Orcia; 19. Podere Moro Fosso Pagliola.
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Oltre a SIR e aree protette, che insieme coprono circa 1/6 del territorio, la provincia di
Siena, per la sua elevata diversit ambientale, offre anche allesterno un territorio a buona
naturalit diffusa, con locali situazioni ambientali di modesta estensione ma di grande
importanza per alcune specie di interesse conservazionistico, soprattutto uccelli, per le quali
lattuale normativa richiede la protezione e la tutela degli habitat. Grazie alla disponibilit di
dati sulla fauna ornitica provenienti dal database regionale Re.Na.To. e da programmi di
monitoraggio regolari realizzati a scala regionale e riguardanti principalmente gli uccelli
svernanti e le colonie di aironi (garzaie) presenti in Toscana, stato possibile individuare,
nellambito degli approfondimenti conoscitivi di riferimento per il PFVP, le aree pi importanti
del territorio senese non vincolate da SIR e aree protette. Le aree cos individuate sono
raggruppabili in due grandi categorie ambientali:
1. zone umide naturali e artificiali
2. zone agricole
Rispetto ai dati disponibili, stata fatta una selezione sulla base di quelle zone umide e di
quegli ambienti agricoli che ospitano specie di uccelli di interesse conservazionistico,
particolarmente protette dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale e/o inserite in liste
di attenzione regionali o nazionali.
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Figura 1.9 Distribuzione delle zone umide in provincia di Siena, in rapporto ai SIR e alle Riserve Naturali.
Come si vede dalla figura 1.9, molte delle principali zone umide del territorio provinciale, in
termini di estensione ed importanza faunistica, sono incluse in aree protette ai sensi della L.R.
49/1995 e in SIR ai sensi della L.R. 56/2000 e per queste si rimanda allo Studio di Incidenza
allegato per quanto attiene limportanza faunistica. Le zone umide esterne ad aree protette e
SIR, definibili come zone umide minori, sono 34 e, dallanalisi dei dati dei censimenti, risulta
che molte di esse hanno una frequentazione regolare da parte degli uccelli acquatici, talune
anche con numeri ragguardevoli.
Per la valutazione dellimportanza faunistica di queste aree sono stati presi in considerazione i
dati disponibili, che riguardano i seguenti aspetti:
popolamento di uccelli svernanti;
presenza di dormitori (roost);
presenza di garzaie (colonie di aironi nidificanti)
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Per quanto riguarda gli uccelli svernanti sono stati utilizzati i dati provenienti dai censimenti
degli uccelli acquatici svernanti svolti nellambito del programma IWC (International Waterfowl
Census) coordinati dallISPRA e realizzati in Toscana dal COT-Centro Ornitologico Toscano, una
fonte di dati importante per valutare limportanza faunistica delle zone umide. I censimenti
vengono svolti annualmente dal 1984 nelle zone umide di tutta la Toscana ed in provincia di
Siena interessano la maggior parte delle 42 zone umide di cui alla figura 1.9.
Per quanto riguarda le specie inserite nellAllegato I della Direttiva Uccelli, nelle zone umide
della Provincia (escludendo come gi detto quelle inserite in Riserve Naturali e SIR) sono state
segnalate nellambito dei censimenti invernali le seguenti specie:
Airone bianco maggiore
Garzetta
Tarabuso
Spatola
Moretta tabaccata
Piviere dorato
Piovanello pancianera
Albanella reale
Falco di palude
Alle specie di interesse comunitario se ne aggiungono altre che rientrando in liste di attenzione
nazionali ed internazionali hanno uno stato di conservazione sfavorevole (es. Moriglione,
Moretta, Mestolone, Alzavola).
Una particolare attenzione va posta alle zone umide nelle quali documentata la presenza,
anche occasionale, della Moretta tabaccata. Questa specie infatti distribuita in modo
puntiforme in Toscana e i censimenti hanno mostrato presenze esigue (in media meno di 40
individui svernanti in tuta la regione), con una percentuale consistente nel territorio senese e
precisamente nei SIR Laghi di Montepulciano, Lago di Chiusi, Crete di Camposodo e Crete
di Leonina e Crete dellOrcia e del Formone. Per quanto riguarda le zone umide minori la
Moretta tabaccata segnalata come svernante per 2 aree negli anni di censimento considerati
(Laghetto di Lilliano, con una sola segnalazione recente, e Lago delle Volpaie). Il Lago delle
Volpaie in particolare una zona umida che per estensione e consistenza delle presenze
riconosciuto come molto importante per gli uccelli acquatici.
Per quanto riguarda le specie nidificanti nelle zone umide minori della Provincia di Siena, sono
disponibili i dati delle colonie di ardeidi (garzaie), provenienti dalla recente pubblicazione della
Regione Toscana (Puglisi et al., 2012). In provincia di Siena le garzaie pi importanti sono
collocate in Val di Chiana, nei laghi di Chiusi e Montepulciano, per le quali si rimanda allo
Studio di Incidenza. Al di fuori di questi siti, documentata unaltra garzaia con frequentazione
regolare negli ultimi 15 anni, localizzata in Val di Paglia presso il Lago della Maddalena, con
una media di circa 50 nidi di Airone guardabuoi, Garzetta e Nitticora (Tab. 1.10). La fase di
espansione che ha caratterizzato gran parte delle specie di ardeidi in questi ultimi anni non
esclude che vengano colonizzate in futuro altre zone umide senesi.
Nella tabella 1.11 stata fatta una selezione delle zone umide minori della provincia nelle
quali, nel corso dei censimenti IWC 2008-2012, sono state segnalate specie in allegato I della
Direttiva Uccelli e altre specie di interesse conservazionistico inserite in allegato A della L.R.
56/2000 e/o nelle liste di attenzione del database regionale Re.Na.To. e che hanno mostrato
numeri significativi di presenze di uccelli acquatici svernanti.
Tabella 1.10 - Presenza di garzaie nelle zone umide minori della Provincia di Siena, esternamente ad aree protette e
SIR (dati 1998-2010).
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Alzavola
Laghetti presso Airone bianco maggiore
SI0709 321 Pavoncella
Buonconvento Piviere dorato
Beccaccino
Piovanello pancianera
Alzavola
Airone bianco maggiore
Il Granocchiaio Moriglione
SI1403 83 Garzetta
(Dolciano) Mestolone
Spatola
Pavoncella
Falco di palude
Alzavola
Mestolone
SI1502 Lago della Maddalena 286 Airone bianco maggiore Moriglione
Moretta
Pavoncella
Tabella 1.11 - Zone umide minori della Provincia di Siena, esterne a SIR e aree protette, con presenza significativa di
specie di uccelli acquatici svernanti di interesse conservazionistico (dati 2008-2012).
Note: (1) Nel calcolo sono stati considerati tutti i gruppi di uccelli acquatici esclusi i gabbiani.
Nel complesso tutta la rete di zone umide minori della provincia svolge un ruolo importante per
gli uccelli, sia come luogo di svernamento che come riposo (roost), nidificazione e
alimentazione, talvolta in stretta connessione con le zone umide principali inserite in Riserve
Naturali e SIR. Dallanalisi delle tabelle 1 e 2 risulta tuttavia che alcune di queste aree si
distinguono per importanza faunistica, in termini di dimensione e idoneit dellhabitat, di
presenza di specie di particolare interesse conservazionistico (Allegato I della Direttiva
Uccelli) e di numeri ospitati:
1. Lago delle Volpaie, per la presenza di specie di interesse comunitario e di un numeroso
contingente di uccelli acquatici;
2. Laghetti presso Buonconvento, per la presenza di specie di interesse comunitario, di
numeri elevati di uccelli acquatici svernanti e di un dormitorio (roost) di airone
guardabuoi e cormorano;
3. Laghetti de Il Granocchiaio (Dolciano), per la presenza di specie di interesse
comunitario e di numeri consistenti di svernanti;
4. Lago della Maddalena, per la presenza della garzaia e, secondariamente, per la
presenza di numeri elevati di uccelli acquatici svernanti;
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Specie in Allegato I
Zona agricola
Direttiva Uccelli
Pianure del torrente Arbia presso Monteroni dArbia Occhione
Pianure del torrente Arbia presso Ponte dArbia Piviere dorato
Rilievi di Castiglioncello del Trinoro Albanella minore
Rilievi della Valdorcia Lanario
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20.000
19.074
N. tesserini venatori
17.992
16.882
16.220
15.000
15.755
15.529
14.394
14.082
13.807
13.524
13.330
13.046
13.070
12.890
12.310
12.178
11.836
11.481
11.324
10.998
10.000
10.582
5.000
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Figura 2.1 - Tesserini venatori rilasciati in provincia di Siena tra il 1990 ed il 2010.
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
0,0
-0,2
-1,0
-1,2 -1,1
-1,4 -1,4 -1,4
-2,0
-2,0 -2,0 -2,0
-2,2
variazione %
-3,0
-2,9 -2,8 -2,9
-3,0
-4,0
-3,9 -3,8
-4,2
-5,0 -4,5
-6,0 -5,7
-6,2
-7,0
-7,3
-8,0
Figura 2.2 - Variazioni percentuali annue nel numero di tesserini venatori rilasciati in provincia di Siena tra il 1990 e
il 2010.
Diminuzione
ATC 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2000-2010
N. % media
17 4.978 4.890 4.844 4.780 4.661 4.591 4.474 4.460 4.262 4.083 -895 -1,9
18 4.282 4.340 4.269 4.171 4.010 3.857 3.735 3.670 3.623 3.495 -787 -2,0
19 3.810 3.816 3.777 3.359 3.507 3.388 3.272 3.194 3.113 3.004 -806 -2,4
TOT. 13.070 13.046 12.890 12.310 12.178 11.836 11.481 11.324 10.998 10.582 -2.488 -2,1
Tabella 2.3 - Tesserini venatori rilasciati in Provincia di Siena tra il 2001 e il 2010 suddivisi per ATC.
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Variazione %
-1,5%
-2,0%
-2,5% -2,2%
-3,0%
-3,5%
-4,0%
-4,5% -4,1%
Figura 2.4 - Variazioni percentuali medie del numero dei tesserini venatori rilasciati in provincia di Siena.
160
140
145
120 132 132 130 131 110
125 122 126
n. abilitati
120
100
102 100
80
60
40
20
0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 2.5 - Nuovi cacciatori abilitati in provincia di Siena tra il 2000 e il 2011.
Nella stagione venatoria 2010-2011, le iscrizioni complessive agli ATC senesi (come 1 e
ulteriore ATC, compresi i fuori regione) sono state 23.428 (Tab. 2.6).
Nel corso delle ultime sei stagioni venatorie (2005-
N. iscritti % 2006; 2010-2011) il numero dei cacciatori iscritti agli
ATC SI17 8.972 38,3 ATC senesi tendenzialmente stabile anche se con dati
ATC SI18 8.385 35,8 diversi tra ATC e ATC (Tab. 2.7).
ATC SI19 6.071 25,9 NellATC 17 la media dei cacciatori iscritti nel periodo
23.428 100,0
sopra evidenziato pi o meno quello del quinquennio
Tabella 2.6 Numero di iscritti agli precedente: nel periodo 2000-2005 erano 8.941 rispetto
ATC senesi (1 e ulteriore ATC, agli 8.918 del 2006-2010. Pur restando inalterato il
compresi fuori regione) nella stagione numero complessivo degli iscritti, i cacciatori che hanno
venatoria 2010-2011. scelto lATC 17 come residenza venatoria (66,2% medio)
mostrano una flessione del 4,3% a favore di quelli che
lhanno scelta come ulteriore ATC (33,8% medio).
NellATC 18 si registra invece un leggero incremento sul numero medio degli iscritti,
passando dai 7.453 della gestione 2000-2005 agli 8.086 della gestione 2006-2010. In
controtendenza invece il numero dei cacciatori che lhanno scelta come residenza venatoria:
erano 5.119 pari al 68,2% come media nel periodo 2000-2005, sono 5.006 pari al 61,9% degli
iscritti nella gestione 2006-2010. La differenza tutta a favore dei cacciatori che hanno scelto
lATC 18 come ulteriore ATC. Infatti questi passano dal 31,8% della passata gestione agli
attuali 38,1%.
NellATC 19 si registra invece un netto calo sul numero totale dei cacciatori iscritti rispetto
al precedente periodo di programmazione. Nel 2000-2005 la media dei cacciatori iscritti era di
6.924 contro i 6.143 della gestione 2006-2010. Sale invece come percentuale il numero degli
iscritti come residenza venatoria: dal 63,4% medio nel 2000-2005 al 69,9% (2006-2010).
In aumento il numero dei cacciatori fuori regione che hanno scelto gli ATC senesi sia come
residenza venatoria che come ulteriore ATC (Tab. 2.8). NellATC 19 si registra il numero pi
alto dei cacciatori fuori regione, con una media annua dal 2006 al 2010 di 1.359 rispetto ai 941
iscritti allATC 18 e agli 845 dellATC 17.
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N. iscritti % iscritti
Stagione N iscritti N. iscritti % iscritti
A.T.C. ulteriore ulteriore
venatoria A.T.C. 1 A.T.C. 1 A.T.C.
A.T.C. A.T.C.
2005-2006 17 8.887 6.240 70,2 2.647 29,8
2006-2007 17 8.872 6.105 68,8 2.767 31,2
2007-2008 17 8.943 5.999 67,1 2.944 32,9
2008-2009 17 8.965 5.900 65,8 3.065 34,2
2009-2010 17 8.867 5.709 64,4 3.158 35,6
2010-2011 17 8.972 5.471 61,0 3.501 39,0
A.T.C. 17 (medie) 8.918 5.904 66,2 3.014 33,8
2005-2006 18 8.053 5.131 63,7 2.922 36,3
2006-2007 18 7.905 4.961 62,8 2.944 37,2
2007-2008 18 8.129 5.007 61,6 3.122 38,4
2008-2009 18 8.055 4.926 61,2 3.129 38,8
2009-2010 18 7.988 4.866 60,9 3.122 39,1
2010-2011 18 8.385 5.142 61,3 3.243 38,7
A.T.C. 18 (medie) 8.086 5.006 61,9 3.080 38,1
2005-2006 19 6.547 4.598 70,2 1.949 29,8
2006-2007 19 6.253 4.444 71,1 1.809 28,9
2007-2008 19 6.140 4.390 71,5 1.750 28,5
2008-2009 19 5.966 4.278 71,7 1.688 28,3
2009-2010 19 5.883 4.105 69,8 1.778 30,2
2010-2011 19 6.071 3.956 65,2 2.115 34,8
A.T.C. 19 (medie) 6.143 4.295 69,9 1.848 30,1
Tabella 2.7 - Cacciatori iscritti agli ATC di Siena (compreso fuori Regione Toscana) suddivisi per tipologia.
Tabella 2.8 - Cacciatori non residenti in regione Toscana iscritti agli ATC e suddiviso per tipologia.
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La ricettivit (numero di iscrizioni disponibili) per ogni ATC calcolata in base alla Superficie
Agricola Forestale (SAF) del comprensorio, secondo un parametro di disponibilit 1:13 (1
cacciatore ogni 13 ettari di SAF) (indice di densit venatoria, art. 8 DPGR 33R/2011).
Nella tabella 2.9 si riportano i dati relativi alla ricettivit e disponibilit delle iscrizioni negli
ATC senesi nelle ultime due stagioni venatorie (2009-2010 e 2010-2011).
Per quanto riguarda il tipo di attivit venatoria, importante evidenziare che i cacciatori del
cinghiale iscritti alle squadre di caccia senesi continua progressivamente a diminuire nel corso
degli anni, toccando nel 2011-2012 il minimo storico di 5.476, con un ritmo di decremento
medio annuale nel periodo 2006-2011 di 127 persone. Questi rappresentano il 51,7% dei
cacciatori senesi. I cacciatori iscritti al Registro provinciale che esercitano la caccia di selezione
a cervidi e bovidi sono al contrario in continua crescita. Nella stagione venatoria 2011-2012 i
selecontrollori sono 2.297, pari al 21,1% dei cacciatori residenti, con un incremento di 453
cacciatori dal 2006 al 2011.
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N. SOGGETTI ABILITATI
ANNO
ALLESERCIZIO VENATORIO
2005 130
2006 102
2007 126
2008 120
2009 131
2010 100
2011 110
Tabella 2.10 Numero di soggetti abilitati allesercizio venatorio in provincia di Siena dal 2005 al 2011.
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Lorganizzazione del corso affidata di norma alle Associazioni Venatorie provinciali che si
attengono a quanto disposto dalla Provincia, la quale nomina le commissioni giudicatrici in
sede di esame che prevede una prova di tiro con arma rigata, un test scritto e una prova orale.
Labilitazione consente liscrizione al Registro Provinciale senza la quale non possibile
esercitare la caccia di selezione nei Distretti di gestione.
Nellultimo periodo di programmazione i cacciatori abilitati sono stati in totale 513 (vedi
Tab. 2.12); negli anni 2006 e 2008 il corso e lesame non hanno avuto luogo a causa della
scarsit delle richieste da parte dei cacciatori.
SPECIE DI ABILITAZIONE
4 SPECIE
TOTALE CAPRIOLO + CERVO +
ANNO (capriolo, daino, CERVO
ABILITATI DAINO MUFLONE
cervo, muflone)
2006 0
2007 141 67 56 18
2008 0
2009 220 95 106 13 6
2010 71 29 36 6
2011 81 33 36 10 2
Totali 513 224 234 47 8
Tabella 2.12 Abilitazioni per lesercizio della caccia di selezione rilasciate nel periodo 2006 2011.
- LABILITAZIONE AL RECUPERO DEGLI UNGULATI FERITI TRAMITE LUSO DI CANI DA TRACCIA prevista dal
Regolamento Regionale 33/R del 26 luglio 2011 e dettagliata nel Disciplinare Provinciale
relativo alla gestione faunistica e venatoria di cervidi e bovidi e consente di iscriversi al
Registro Provinciale specifico.
Il conduttore abilitato pu essere autorizzato al recupero solo se in possesso di ausiliare a sua
volta abilitato tramite prova di lavoro.
Nel periodo 2006 2011 la Provincia ha attivato un corso con relativo esame di abilitazione
per conduttori di cani da traccia. Gli abilitati iscritti a Registro nel 2011 risultavano essere 33 di
cui solo 24 effettivamente autorizzati al recupero.
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In questo primo anno di analisi, per lATC SI 18 e SI 19 stata stimata la preferenza dei
cacciatori residenti per la scelta del primo e dellulteriore ATC, il numero medio e totale delle
giornate di caccia e del carniere per specie.
Nel complesso risulta che gli ATC di competenza territoriale risultano molto apprezzati. Dai
tesserini venatori letti dallATC SI 18 (Tab. 2.14) scaturisce che l88,5% dei cacciatori con
residenza anagrafica in uno dei dieci comuni del comprensorio Siena 2 (ATC SI 18) ha scelto
come residenza venatoria lATC di competenza territoriale, mentre il 10,5% (N=271) ha
individuato come primo ATC un altro ATC senese, con netta prevalenza dellATC SI17 (N=257);
il rimanente 0,9% dei residenti ha stabilito la propria residenza venatoria in un altro ATC
toscano, tra cui spicca lATC GR6 (N=24). Ancora maggiore risulta la preferenza dei residenti
nei comuni del comprensorio Siena 3 verso lATC SI 19 di competenza territoriale, che stato
scelto dal 96,7% come primo ATC e dall8,9% come ulteriore ATC (Tab. 2.15).
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Nel complesso il 2,1% dei cacciatori residenti non ha esercitato lattivit venatoria (2,3%,
N=58 nellATC SI 18; 1,9%, N=41 nellATC SI 19). In tabella 2.16 e in figura 2.17 riportato il
numero medio di giornate di caccia utilizzate per cacciatore nellarco della stagione venatoria
2010-2011.
ATC SI 18 ATC SI 19
USCITE USCITE
N. N. N. N.
MEDIE PER MEDIE PER
USCITE TESSERINI USCITE TESSERINI
CACCIATORE CACCIATORE
SETTEMBRE 10.096 2570 3,9 9.503 2151 4,4
OTTOBRE 16.853 2570 6,6 14.509 2151 6,7
NOVEMBRE 14.111 2570 5,5 12.310 2151 5,7
DICEMBRE 13.923 2570 5,4 13.344 2151 6,2
GENNAIO 14.831 2570 5,8 10.472 2151 4,9
TOTALE 69.814 2570 27,2 60.138 2151 28,0
Tabella 2.16 Numero di giornate di caccia totali e medie per cacciatore, come risulta dalla lettura dei tesserini
venatori dei cacciatori residenti.
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18.000
16.000
14.000
N. USCITE
12.000
10.000 ATC SI 18
8.000 ATC SI 19
6.000
4.000
2.000
0 SETTEMBRE
OTTOBRE
NOVEMBRE
GENNAIO
DICEMBRE
Figura 2.17 Andamento temporale del numero di giornate di caccia, come risulta dalla lettura dei tesserini venatori
dei cacciatori residenti.
Nella stagione venatoria 2010-11 gli 8.799 cacciatori residenti oggetto di questa indagine
hanno abbattuti 63.151 capi di selvaggina, di cui 45.349 di migratoria (71,8%) e 17.802
(28,2%) di stanziale. Il tordo bottaccio stata la specie pi cacciata, seguita dal fagiano e
quindi dal colombaccio (Tab. 2.18).
Per quanto riguarda il carniere medio per cacciatore, a livello provinciale il numero di capi
abbattuti pro capite stato superiore a 1 solamente per le seguenti specie: tordo bottaccio
(1,7 capi/cacciatore), fagiano (1,5 capi/cacciatore) e colombaccio (1,4 capi/cacciatore), con
alcune differenze tra i tre ATC (Fig. 2.19). In media, ogni cacciatore residente ha abbattuto 7,2
capi di selvaggina. E importante sottolineare che la stima del carniere pro capite non tiene
conto del tipo di caccia esercitato dai cacciatori (p.es. solo caccia al cinghiale, caccia di
selezione, da appostamento fisso) e pertanto risulta sottostimato.
Nelle figure 2.20 e 2.21 si riporta landamento mensile degli abbattimenti di fagiano e lepre
durante il periodo consentito dal calendario venatorio.
Valutazioni pi approfondite sulla realt venatoria senese saranno possibili solo con il
proseguo del progetto di lettura dei tesserini venatori nelle prossime stagione venatorie,
attraverso lanalisi temporale e comparata dei dati.
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Fischione 0 1 15 16
Folaga 1 3 6 10
Frullino 13 1 12 26
Gallinella 7 7 8 22
Gazza 27 7 11 45
Germano reale 29 36 178 243
Ghiandaia 171 102 26 299
Marzaiola 1 2 75 78
Merlo 2.829 820 256 3.905
Mestolone 1 1 0 2
Moretta 1 0 4 5
Moriglione 0 5 5
Pavoncella 16 40 6 62
Porciglione 25 25
Quaglia 56 23 87 166
Storno 9 20 1 30
Tortora 1.602 971 418 2.991
Tordo bottaccio 9.286 3.396 2.022 14.704
Tordo sassello 5.588 627 270 6.485
Altra migratoria 0 0 0 0
Totale Migratoria 29.482 10.538 5.329 45.349
Tabella 2.18 Numero di capi abbattuti nella stagione venatoria 2010-2011, come risulta dalla lettura di un
campione di tesserini venatori dei cacciatori residenti.
N. capi selvaggina/cacciatore
2,5
2,0
1,5 ATC SI 17
ATC SI 18
1,0 ATC SI 19
0,5
0,0
fagiani
lepri
colombaccio
merlo
bottaccio
sassello
migratoria
tortora
allodola
beccaccia
stanziale
tordo
tordo
altra
altra
Figura 2.19 Numero di capi abbattuti per cacciatore residente nei tre ATC nella stagione venatoria 2010-2011.
2.500
N. fagiani abbattuti
2.000
1.500
ATC SI 18
ATC SI 19
1.000
500
0
SET OTT NOV DIC GEN
Figura 2.20 Andamento temporale degli abbattimenti di fagiano nella stagione venatoria 2010-2011.
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2.500
N. lepri abbattute
2.000
1.500
ATC SI 18
ATC SI 19
1.000
500
0
SET OTT NOV DIC GEN
Figura 2.21 Andamento temporale degli abbattimenti di lepre nella stagione venatoria 2010-2011.
2.000
1.800
N. appostamenti fissi
1.600
1.400
1.200
1.000
800
600
400
200
0
2008 2009 2010 2011
Figura 2.22 Numero di appostamenti fissi, suddividi per tipologia, dal 2008 al 2011.
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In provincia di Siena gli appostamenti fissi non sono distribuiti in modo omogeneo sul
territorio, ma insistono sulle rotte di migrazione delle varie specie oggetto di caccia (turdidi,
colombacci, anatidi etc.) anche se in alcune aree la tradizione venatoria per questattivit
prevale sulle presenze dellavifauna migratoria. Un apprezzabile numero collocato nelle
immediate vicinanze di divieti di caccia, ormai storici, dove i migratori sono soliti svernare. Il
numero maggiore di appostamenti fissi (N=1.070) collocato nel comprensorio dellATC SI17
con una densit di poco inferiore a 1 appostamento/100 ha di SAF, mentre sul comprensorio
dellATC SI19 sono collocati quasi totalmente (N=10 su 12 autorizzati) gli appostamenti per
palmipedi e trampolieri. (Tab. 2.23).
Sulla presenza degli appostamenti lungo i confini dei divieti di caccia, appare indicativo il
numero di quelli presenti entro un buffer di 2.000 metri dal confine delle Zone di protezione
per lavifauna migratoria. Le ZP denominate Ricavo e Montemaggio, con una densit nel buffer
a confine di oltre 2 appostamenti/100 ha, sembrano collocate correttamente sul territorio
anche se studi recenti sembrano mostrare il contrario. Apprezzabile anche il numero di
appostamenti presenti nellarea limitrofa alla ZP denominata Pescinale (n=36 appostamenti)
mentre sono trascurabili quelli collocati in prossimit delle ZP denominate Capannelle e Monte
Amiata (Tab. 2.24).
Da questa analisi stata esclusa la ZP del Lago di Chiusi in quanto non sono autorizzabili
appostamenti fissi a meno di 1.000 metri dallo specchio dacqua.
Sul territorio della provincia di Siena sono state individuate nel precedente PFVP 2006-2010
4 aree per una superficie complessiva di 20.484 ha nelle quali non possono essere collocati
appostamenti fissi. Occorre comunque tener presente che la maggior parte di queste aree
interessata da divieti di caccia a vario titolo (Riserve Naturali, ZRC, ZP ecc.).
Sono presenti in provincia di Siena, ai sensi della Delib. GR n. 454 del 16.06.2008, 6 Zone
di Protezione Speciale nelle quali la caccia regolamentata in modo differente al territorio a
gestione programmata. In modo particolare nelle ZPS denominate Lago di Chiusi e Lago di
Montepulciano non possono essere autorizzati appostamenti fissi a distanza inferiore di 1.000
metri dallo specchio dacqua.
Un altro dato interessante rappresentato dalla considerevole sovrapposizione tra area
vocata per il cinghiale e localizzazione degli appostamenti fissi. Infatti, su 1.819 autorizzazioni
attive in provincia di Siena ben 1.214 ricadono in area vocata.
APPOST
APPOST. APP. MINUTA APPOST. APPOST.
ATC COMUNE S.A.S.P. PALMIPEDI E
COLOMBACCI SELVAGGINA COMUNE /100Ha
TRAMPOLIERI
17 San Gimignano 13.121 69 111 180 1,37
17 Poggibonsi 6.031 23 7 30 0,50
17 Castellina in C. 9.478 27 105 132 1,39
17 Radda in C. 7.721 14 72 86 1,11
17 Colle V. Elsa 8.274 36 54 90 1,09
17 Casole d'Elsa 14.277 86 76 1 163 1,14
17 Monteriggioni 9.223 51 37 1 89 0,96
17 Radicondoli 12.978 36 33 69 0,53
17 Chiusdino 13.815 15 27 42 0,30
17 Sovicille 13.548 68 16 84 0,62
17 Monticiano 10.614 38 67 105 0,99
TOTALE COMPRENSORIO 17 119.080 463 605 2 1070 0,90
18 Gaiole in C. 12.365 9 67 76 0,61
18 Castelnuovo B.A. 16.758 47 18 65 0,39
18 Siena 10.083 23 15 38 0,38
18 Monteroni d'Arbia 9.980 12 14 26 0,26
18 Asciano 20.671 39 3 42 0,20
18 Murlo 11.134 49 32 81 0,73
18 Buonconvento 6.138 15 3 18 0,29
18 San Giovanni d'Asso 6.355 20 1 21 0,33
18 Rapolano 7.541 25 1 26 0,34
18 Montalcino 23.311 82 84 166 0,71
TOTALE COMPRENSORIO 18 124.336 321 238 0 559 0,45
(segue)
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(segue)
APPOST
APPOST. APP. MINUTA APPOST. APPOST.
ATC COMUNE S.A.S.P. PALMIPEDI E
COLOMBACCI SELVAGGINA COMUNE /100Ha
TRAMPOLIERI
19 Sinalunga 6.898 8 13 21 0,30
19 Trequanda 6.124 17 2 19 0,31
19 Torrita di Siena 5.307 3 2 5 0,09
19 Montepulciano 15.233 7 15 6 28 0,18
19 Pienza 11.765 5 3 8 0,07
19 San Quirico d'Orcia 3.955 1 1 2 0,05
19 Castiglion d'Orcia 13.667 14 11 25 0,18
19 Chianciano 3.250 3 3 0,09
19 Chiusi 5.059 18 5 3 26 0,51
19 Sarteano 8.063 18 5 23 0,29
19 Cetona 4.965 13 1 14 0,28
19 Radicofani 11.510 1 1 0,01
19 San Casciano dei Bagni 8.850 2 10 1 13 0,15
19 Abbadia S.S. 5.588 2 2 0,04
19 Piancastagnaio 6.624 0 0,00
TOTALE COMPRENSORIO 19 116.858 112 68 10 190 0,16
TOTALE PROVINCIA 360.274 896 911 12 1819 0,50
Tabella 2.23 Numero di appostamenti fissi, suddividi per tipologia, e loro densit (numero appostamenti per 100
ettari di SAF) nei comuni della provincia di Siena.
Zone di N DENSITA'/100
Superficie Buffer
Protezione APPOSTAMENTI HA
Ricavo 76 3.239 2,35
Monte Maggio 66 2.781 2,37
Capannelle 6 3.423 0,18
Pescinale 36 3.289 1,09
Amiata 13 7.082 0,18
Tabella 2.24 Numero di appostamenti fissi e loro densit entro un buffer di 2.000 metri dalle Zone di
Protezione.
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Modifiche sostanziali a carico dei confini sono intervenute soprattutto nel 2006, anno di
rinnovo delle strutture conseguente allapprovazione del PFVP 2006 2010.
Successivamente nellanno 2009, a seguito dellaggiornamento di Piano approvato con
Deliberazione di C.P. n. 46 del 22.04.2009, si provveduto a modificare alcune ZRC con un
aumento complessivo di superficie vincolata, dal 2005 al 2009, pari a ha 2.780. La figura 3.2 ci
d unidea dellaumento di superficie destinata a ZRC a livello provinciale negli ultimi anni: si
noti che tale superficie risulta stabile nel periodo 2009-2011.
60.000
Superficie (ha) vincolata a ZRC
50.000
48.509 48.841 48.840 49.012 49.012 49.012
40.000
30.000
20.000
10.000
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 3.2 Variazione della superficie (ettari) delle Zone di Ripopolamento e Cattura in provincia di Siena dal 2006
al 2011.
25.000
vincolata a ZRC
20.000
Superficie (ha)
15.000
24.067
15.360
10.000
9.585
5.000
0
Siena 17 Siena 18 Siena 19
Figura 3.3 Superficie (in ettari) delle ZRC in ogni comprensorio nel 2011.
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Le dimensioni delle singole ZRC variano da un minimo di 577 ha della ZRC I Soli a un
massimo di ha 2.504 della ZRC Citt di Siena, entrambe nel Comprensorio Siena 18. Le
dimensioni medie delle ZRC a livello provinciale superano 1.000 ha: esattamente sono pari a
ha 1.140. A livello di comprensorio ritroviamo una media di ha 1.065 nel Siena 17, ha 1.097
nel Siena 18 e ha 1.203 nel Siena 19. In particolare in questo comprensorio presente una
situazione di contiguit fra tre ZRC, LE PIANINE nel Comune di Radicofani (ha 1.300), VAL DI
PAGLIA nel Comune di Abbadia S. Salvatore (ha 1.194) e CASA DEL CORTO nel Comune di
Piancastagnaio (ha 1.234).
Lambiente allinterno delle ZRC un fattore importante e talvolta limitante per la gestione
e conservazione della piccola fauna stanziale.
La trasformazione dei sistemi agricoli ha portato in generale a un aumento della
monocoltura e una banalizzazione degli ambienti agrari con la scomparsa di siepi e
alberature e della coltura promiscua a favore di colture arboree specializzate e intensive e
utilizzo di mezzi di produzione sempre pi invasivi (meccanizzazione spinta e massiccio utilizzo
di fitofarmaci): oggi sempre pi difficile incontrare paesaggi agrari costituiti da piccoli
appezzamenti di seminativi alternati a filari di vigneti e piccoli oliveti i cui confini sono costituiti
da siepi e alberature di essenze autoctone; per non parlare delle vecchie sistemazioni agrarie
tipiche di un certo paesaggio e a salvaguardia del dissesto idrogeologico, soppiantate da
distese di vigneti a rittochino. Tutto ci ha sicuramente peggiorato la qualit dellhabitat sia
per la lepre che per il fagiano.
Dalla fine degli anni 90 la Politica Agricola Comunitaria ha introdotto misure destinate al
ripristino e mantenimento della qualit ambientale e successivamente, nel 2003, il concetto di
eco-condizionalit, per giungere alla pi recente riforma della PAC, che tramite i Piani di
Sviluppo Rurali (PSR) vede lo spazio rurale non solo destinato alla produzione agricola, ma
come un ambito territoriale da salvaguardare in tutte le sue componenti, fauna compresa.
Le profonde trasformazioni degli habitat hanno riguardato anche i territori relativi alle ZRC.
Abbiamo utilizzato il CORINE LAND COVER livello II come modello di uso del suolo che prevede
le seguenti tipologie duso:
1 Zone urbanizzate
2 Zone commerciali, industriali e reti di comunicazione
3 Zone estrattive, discariche e cantieri
4 Zone verdi artificiali non agricole
5 Seminativi
6 Colture permanenti(frutteti, vigneti e oliveti, rimboschimenti Reg/CE 2080)
7 Zone agricole eterogenee
8 Zone boscate
9 Zone caratterizzate da vegetazioni arbustiva e/o erbacea
10 Zone aperte con vegetazione rada o assente
11 Zone umide interne
12 Acque continentali
Una delle tipologie duso del suolo importante dal punto di vista della gestione della piccola
selvaggina stanziale rappresentata dalle zone boscate. La presenza di superfici estese di
bosco allinterno delle ZRC pu rappresentare un fattore limitante per lepre e fagiano. Nel caso
di questultimo i boschi migliori sono quelli cedui e di limitate dimensioni caratterizzati da
margini particolarmente estesi e radure interne. Per quanto riguarda la lepre alcuni studi
hanno dimostrato che la presenza di aree boscate estese influenza negativamente la specie, al
contrario dellestensione del terreno seminativo.
La percentuale di superficie boscata allinterno delle ZRC progressivamente diminuita nel
corso degli ultimi anni come evidenziato nella tabella 3.4.
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Interessante anche la distribuzione percentuale delle altre classi di uso del suolo (Fig.
3.5)
ZRC del Comprensorio Siena 17 ZRC del Comprensorio Siena 18 ZRC del Comprensorio Siena 19
4,7% 0,3% 3,0%
4,1%
1,8% 2,3% 3,8%
4,6% 5,5% 5,1% 3,3% 3,8% 3,5%
13,5% 12,6% 5,1%
12,0%
1,8%
2,8%
8,7% 2,8%
18,5% 12,2%
48,7% 53,9%
61,7%
1 Zone urbanizzate
2 Zone commerciali, industriali e reti di comunicazione
5 Seminativi
6 C olture permanenti(frutteti, vigneti e oliveti, rimboschimenti Reg/C E 2080)
7 Zone agricole eterogenee
8 Zone boscate
9 Zone caratterizzate da vegetazioni arbustiva e/o erbacea
10 Zone aperte con vegetazione rada o assente
3, 4, 12 ALTRO (Zone estrattive, Acque continentali, zone verdi non agricole)
Figura 3.5 - Uso del suolo nelle ZRC del comprensorio Siena 17, 18 e 19.
La porzione destinata ai seminativi supera in tutti e tre gli ATC il 48% della superficie
vincolata dalle ZRC ed una buona percentuale destinata alle colture permanenti, intese come
vigneti, oliveti e terreni occupati dai rimboschimenti impiantati ai sensi del Regolamento CEE
2080/92 sulla forestazione. Queste piantagioni dopo alcuni anni offrono un buon habitat alle
specie selvatiche, idoneo al rifugio e alla fase riproduttiva anche per lepri e fagiani.
Appare importante segnalare che 15 ZRC sono ubicate in unarea critica in quanto
confinanti per circa il 50% con larea vocata oppure molto vicine ad essa. La maggior parte di
queste, ben 12, appartengono al comprensorio 19. La vicinanza con larea vocata rappresenta
in alcuni periodi un elemento di criticit per la gestione del cinghiale.
I risultati del monitoraggio faunistico sulla lepre, eseguito con la tecnica del censimento
notturno su percorso prestabilito, evidenziano una densit media tendenzialmente in
diminuzione nelle ZRC dei tre i comprensori senesi, pur con differenze sostanziali nei tre ambiti
territoriali (Fig. 3.6).
Pagina 33
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
30
25
Densit media (n.
lepri/100ha) 20
15
10
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
La densit della lepre nelle ZRC del comprensorio 17 ha registrato una forte flessione dal
2006 al 2009 e dopo una breve risalita si assestata su un valore 12,4 capi/100 ha nel 2011,
con una variazione percentuale fortemente negativa pari a -53,9%. Alcune delle strutture che
rappresentavano la punta di diamante della gestione faunistico venatoria hanno subito nel
periodo di riferimento un crollo delle densit della lepre seppur in misura diversa: Il Palazzone
(con una riduzione del 68,1%, con densit inferiore a 5 lepri/100 ha), Mensanello (con un
decremento dell89%), Strozzavolpe (con -86,5%) e Val DElsa-Chianti (con una diminuzione
del 65,6%).
Al contrario alcuni istituti come Basciano e Colle Val dElsa hanno visto un forte incremento
percentuale delle densit, portandosi rispettivamente a 27,4 e 16,8 capi/100 ha (Tab. 3.7).
Densit Lepri
ATC ZRC Sup. ha (n. capi su 100 ha) Variaz. % 2006-2011
2006 2011
17 Barontoli 862 13,9 8,9 -36,2
17 Basciano 1.218 13,7 27,4 99,5
17 Colle Val d'Elsa 1.119 10,7 16,8 56,3
17 Il Palazzone 720 14,0 4,5 -68,1
17 Il Piano 979 18,7 14,3 -23,7
17 Mensanello 1.133 79,2 8,7 -89,0
17 Racciano 1.720 11,8 11,2 -5,2
17 Strozzavolpe 1.046 36,9 5,0 -86,5
17 Val D'Elsa - Chianti 788 42,3 14,5 -65,6
Media ATC 17 9.585 26,8 12,4 -53,9
18 Bibbiano 1.080 11,0 2,0 -82,1
18 Casanovalpino 956 7,3 11,3 54,2
18 Castelverdelli 730 10,0 11,8 18,5
18 Citt di Siena 2.504 15,0 14,5 -3,3
18 I Soli 577 3,5 3,5 0,0
18 Il Deserto 1.080 20,4 23,6 15,6
18 Il Pecorile 1.045 3,7 12,4 233,3
18 Le Palaie 881 2,1 1,4 -33,3
18 Leonina 1.124 43,3 21,3 -50,7
18 Montaperti 1.065 13,7 7,0 -49,1
18 S.Martino-S.Fabiano 1.553 12,9 9,0 -30,0
18 Val di Cava 966 11,5 9,2 -20,0
18 Vescona 775 0,0 0,4
18 Ville di Corsano 1.024 15,2 13,9 -8,3
Media ATC 18 15.360 12,1 10,1 -16,7
(segue)
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Densit Lepri
ATC ZRC Sup. ha (n. capi su 100 ha) Variaz. % 2006-2011
2006 2011
19 Acquaviva 1.089 11,2 14,1 25,8
19 Belsedere 843 12,4 9,0 -27,1
19 Casa del Corto 1.234 7,2 2,1 -70,6
19 Chianciano 963 18,3 11,4 -37,5
19 Colle Mosca 815 12,8 16,8 31,1
19 Contignano 847 26,2 20,1 -23,3
19 Corsignano 1.438 11,6 16,8 44,7
19 I Poggi 1.431 17,8 10,0 -43,9
19 Il Poliziano 1.913 60,4 38,0 -37,1
19 La Foce 834 34,1 7,8 -77,2
19 La Novella 1.053 5,0 4,1 -18,5
19 La Trove 525 13,4 4,1 -69,7
19 Le Pianine 1.300 9,7 14,2 46,4
19 Macciano 951 13,4 7,8 -41,6
19 Maltaiolo - Matero 1.233 17,2 11,0 -36,3
19 Palazzo di Piero 1.103 27,3 17,9 -34,3
19 Poggi Gialli 1.521 42,0 29,0 -31,0
19 Val di Paglia 1.194 11,1 15,9 43,4
19 Val D'Orcia 2.481 11,2 12,9 14,9
19 Vignoni 1.299 37,0 8,8 -76,1
Media ATC 19 24.067 20,0 13,6 -32,1
Tabella 3.7 Densit della lepre nelle ZRC negli anni 2006 e 2011 e variazione (%).
12
Densit (n. capi/100 ha) di lepre
11,0
10
6
4,5
5,4 4,2
4
2
2,0 2,0
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 3.8 Densit lepri allinterno della ZRC Bibbiano nel periodo 2006 2011.
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12
6
4,9
4 3,5 3,5
2,8
3,5
2
1,4
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 3.9 Densit lepri allinterno della ZRC I Soli nel periodo 2006 2011.
12
Densit (n. capi/100 ha) di lepre
10
2,1
2 1,1 1,4
0,7 0,7
1,4
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 3.10 Densit lepri allinterno della ZRC Le Palaie nel periodo 2006 2011.
12
Densit (n. capi/100 ha) di lepre
10
1,8 1,8
2 1,1
0,7 0,4
0
2007 2008 2009 2010 2011
Figura 3.11 Densit lepri all'interno della ZRC Vescona nel periodo 2006 2011.
Anche nelle ZRC del comprensorio 19 la tendenza percentuale delle densit dal 2006 al
2011 stata negativa con una media di variazione del 32,1%. Gli istituti che presentano ad
oggi densit inferiori a 10 capi/100 ha di superficie sono 6 su 20 e 3 di queste hanno una
densit inferiori a 5 capi/100 ha (Casa del Corto con 2,1 capi/100 ha, La Novella e La Trove
entrambe con 4,1 capi/100 ha).
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
I risultati delle catture non sono molto confortanti. Nel periodo 2006-2011 i capi di lepre
catturati in provincia si sono praticamente ridotti alla met, anche se lultimo anno ha visto un
lieve incremento (Fig. 3.12).
1.200
1.000
N. lepri catturate
800
600
400
200
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
In particolare il lieve aumento dei capi catturati dovuto alle catture nei comprensori 18 e
19, mentre nel comprensorio 17 il numero di lepri catturate diminuito (Fig. 3.13).
100%
90% 306 302 189
287 150
80% 226
70%
60% 182
392 341 233
50% 124
163
40%
30%
327
360 379 349 142
20%
132
10%
0%
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 3.13 Numero lepri catturate distribuite nei tre comprensori senesi.
Anche le densit di cattura sono limitate: a livello provinciale siamo passati da una densit
di 2 capi /100 ha a 1,1 capi su 100 ettari dal 2006 al 2011 (Fig. 3.14), rimanendo quella del
comprensorio 17 la densit di cattura pi elevata con 1,4 capi/100 ha nel 2011.
Il minimo storico delle lepri catturate nelle ZRC in ambito provinciale sia come numero
totale che come densit di capi catturati (n. capi/100 ha) si avuto nellanno 2010, con 0,8
capi/100 ha.
Uno dei principali fattori che influisce negativamente sulle catture la scarsa
partecipazione volontaria dei cacciatori alle operazioni ad esse collegate.
Pagina 37
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4,5
4,0
3,5
Densit di cattura 3,0
2,5
2,0 1,8
2,2 2,1 1,4
1,5
0,8 1,1
1,0
0,5
0,0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Tabella 3.15 Lepri prodotte in alcuni recinti allinterno di ZRC del comprensorio Siena 19.
Le stime di densit del fagiano nelle ZRC della provincia di Siena negli anni 2006-2011
hanno messo in evidenza notevoli fluttuazioni nella presenza della specie (Fig. 3.16).
Tuttavia anche in questo caso la situazione diversa nei tre comprensori.
Nel comprensorio Siena 17, la densit media del fagiano passata da 37 capi/100 ha nel
2006 a 24,6 fagiani/100 ha nel 2011, con una variazione di -33,6%. Lintervallo di variazione
percentuale nelle diverse ZRC tuttavia ampio, con +202,5% nella ZRC Racciano e -93,8 nella
ZRC Il Palazzone, dove la densit raggiunge livelli veramente critici con valori di 2,6 capi/100
ha (Tab. 3.17).
Importanti diminuzioni di densit del fagiano sono registrate anche nelle ZRC Il Piano e
Mensanello, che in passato hanno dato risultati soddisfacenti.
Pagina 38
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45
40
fagiani/100 ha)
30
25
20
15
10
5
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
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Tabella 3.17 Densit di fagiano nelle ZRC nel 2006 e 2011: variazione percentuale.
Diversa stata la tendenza negli altri due comprensori 18 e 19 che in media esprime dati
sicuramente positivi o comunque stabili, almeno nella forma aggregata, presentando un
incremento percentuale rispettivamente del 7,5 e del 9,4%.
Nel comprensorio 18 le situazioni pi critiche sono rappresentate dalle ZRC Bibbiano, I
Soli, Le Palaie, Vescona, Ville di Corsano.
Il comprensorio 19 quello che ha riportato dati migliori relativamente alle densit di
fagiano e allincremento negli anni: a fronte di 7 ZRC dove la variazione percentuale stata
negli ultimi 6 anni fortemente negativa, ben 9 ZRC hanno avuto invece un incremento
percentuale estremamente positivo e 13 ZRC hanno una densit che supera 22 capi/100 ha.
Le catture dei fagiani hanno subito una flessione nel periodo di riferimento: 5.812 capi
catturati a livello provinciale nel 2007 contro i 3.064 catturati nel 2011 (Fig. 3.18), con
situazioni diverse nei tre comprensori (Fig. 3.19).
7.000
5.812 5.757 5.711
6.000
5.000
N. fagiani
4.958 3.662
4.000
3.064
3.000
2.000
1.000
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 3.18 Fagiani catturati nelle ZRC nel periodo 2006 2011.
Le ZRC del comprensorio 18 risultano quelle con il maggior numero di fagiani catturati e
con la maggiore densit di cattura (8,2 capi catturati/100 ha), rispetto al comprensorio 17 (5,8
capi/100 ha) e 19 (5,2 capi catturati/100 ha).
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100%
1.983
1.765
2.061
2.136
1.247
1.580
N. fagiani per ATC
80%
60%
2.338
2.514
2.438
2.257
1.260
1.429
40%
1.390
20%
1.238
1.182
936
653
557
0%
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Le Zone di Rispetto Venatorio in provincia di Siena sono 45, distribuite nei tre comprensori
in maniera differente: 20 ZRV, pari al 44% sul totale, sono nel comprensorio Siena 1 (SI17),
18 ZRV (40%) sono nel comprensorio Siena 2 (SI18), mentre solo 7 ZRV (16% sul totale)
ricadono nel comprensorio Siena 3 (SI19) (Tab. 3.21).
Pagina 41
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Nel tempo il numero di questi istituti ha subito variazioni sostanziali mantenendosi costante
nel triennio 2009-2011 occupando complessivamente una superficie di ha 13.511 (Tab. 3.22 e
Fig. 3.23).
Numero ZRV
Compr. SI17 Compr. SI18 Compr. SI 19 Totale
1996 12 6 3 21
1997 17 12 8 37
1998 18 15 12 45
1999 19 16 12 47
2000 19 16 12 47
2001 18 16 12 46
2002 19 17 12 48
2003 19 17 12 48
2004 21 16 12 49
2005 19 18 12 49
2006 20 18 8 46
2007 20 18 8 46
2008 20 18 8 46
2009 20 18 7 45
2010 20 18 7 45
2011 20 18 7 45
Tabella 3.22- Numero di Zone di Rispetto Venatorio presenti in provincia di Siena dal 1996 al 2011.
7.000
6.000
Superficie totale (ha)
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
0
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Figura 3.23 Superficie totale delle ZRV suddivise per comprensorio dal 1996 al 2011.
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Suddividendo il territorio occupato dalle ZRV a livello provinciale, nelle varie classi di uso
del suolo (CORINE LAND COVER II) si evidenzia una presenza di bosco in percentuale piuttosto
elevata che supera il 26% della SAF delle ZRV (Fig. 3.24). Disaggregando i dati risulta che
nelle ZRV del comprensorio Siena 17 tale percentuale pari al 31,3%, in Siena 18 raggiunge il
25,8% mentre nel comprensorio Siena 19 la percentuale di bosco nel totale delle ZRV
notevolmente inferiore raggiungendo la percentuale, sicuramente pi accettabile del 14,5%.
3,9%
0,3% 0,4%
3,8% 2,0%
2,3%
31,3%
34,3%
4,2%
17,4%
Lesame dei dati aggregati mette in evidenza una buona percentuale di terreni destinati a
seminativi (36,6% dato provinciale) che nelle ZRV gestite dallATC 19 raggiunge il
44,7%;anche i terreni destinati a colture permanenti quali vigneti, oliveti, frutteti e
rimboschimenti ex Reg CE 2080, rappresentano a livello provinciale il 21%. Si tratta di
superfici che, se coltivate con tecniche non intensive possono rappresentare un buon habitat
per la piccola selvaggina nobile.
La presenza di area vocata al cinghiale nelle ZRV o la loro estrema vicinanza a questo tipo
di territorio quasi totalmente boscato, pu risultare problematico, in primo luogo perch rifugio
di ungulati e poi perch come gi esposto, non rappresenta un habitat idoneo alla piccola
selvaggina e quindi alle finalit per cui sono nati questi istituti.
Dai dati in nostro possesso risulta che 4 ZRV ricadono interamente nellarea vocata al
cinghiale per una superficie totale di ha 745; si tratta di Monte cucco (comprensorio Siena 18),
Iesa, San Lorenzo a Merse e Poggio Mallecchi (comprensorio Siena 17).
Fra le 13 ZRV che sono confinanti per oltre il 50% con larea vocata al cinghiale(per un
totale di ha 4.920), 7 appartengono al comprensorio Siena 17, 4 sono nel comprensorio SI18 e
2 nel 19; infine altre 8 ZRV sono confinanti per una percentuale inferiore al 50% o sono
prossime allarea vocata al cinghiale, 2 appartengono al comprensorio Siena 17, 4 al
comprensorio Siena 18 e 2 al 19 (superficie totale ha 2.720). La ZRV Collalto, pur non
appartenendo a nessuna di queste categorie presenta comunque una percentuale di area
boscata piuttosto critica (Tab. 3.25).
Lesperienza gestionale delle ZRV in provincia di Siena inizi a partire dal 1996 con le
finalit di creare istituti faunistici pubblici pi snelli dal punto di vista dimensionale e pi
dinamici per gli obiettivi che si prefiggevano, cio il riequilibrio faunistico e venatorio delle
popolazioni di lepre e fagiano, per le quali si stava assistendo ad una sensibile rarefazione.
Dopo una fase iniziale di immissioni massicce di fagiani allinterno di recinti di
ambientamento ed un calo agli inizi del nuovo millennio, negli ultimi anni queste sono
aumentate in modo rilevante, come riportato in figura 3.26; questo dato (15.300 capi
ambientati nel 2011), frutto delle immissioni operate dallATC 17 e 18: lATC 19 infatti non
immette fagiani dal 2002.
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Le densit di immissione nel 2011 risultano pari a 2.2 capi a ha di superficie vincolata nelle
ZRV del comprensorio Siena 18 e 0,7 capi/ha in quelle del comprensorio Siena 17 (Figura
3.27).
Tabella 3.25 Percentuale di bosco sulla superficie totale in alcune ZRV della Provincia poste in prossimit dellarea
vocata al cinghiale.
25000
21.015
20.070
N. fagiani immessi
20000
19.700
15.300
14.200
15000 13.500 12.800
13.700
11.800 12.000
9.950 10.400 10.500
11.300
9.100
10000
8.000
5000
0
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
ZRV (C omprensorio Si 17) ZRV (C omprensorio Si 18)
ZRV (C omprensorio Si 19) TOTALE PROVINC IA
Figura 3.26 Serie storica dei fagiani ambientati in provincia di Siena nelle ZRV dal 1996 al 2011.
2,5
Fagianiambientati/hadisuperficieZRV
2,2
2,0 2,0
1,9 1,6 1,9 2,0
1,7 1,6
1,5
1,2 1,4 1,6
1,2
1,0 1,0
0,7 0,5 0,5 0,5 0,6
0,7
0,6
0,5
0,5 0,5 0,6
0,3 0,5
0,0
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
ZRV(Comprens ori oSi 17) ZRV(Comprens ori oSi 18) ZRV(Comprens ori oSi 19)
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Nella tabella 3.28 sono riportate le densit stimate in alcune ZRV nel periodo 2006/2011.
Ove compare la lettera n significa che il censimento non stato effettuato.
In alcune ZV del comprensorio Siena 17, ad anni alterni, viene ricatturata una certa
quantit di fagiani a fine periodo di ambientamento nei recinti e reimmessi allinterno di ZRV
prive di recinti. La lettura di questi dati mostra valori estremamente fluttuanti nel tempo.
Si fa presente che le densit nelle ZRV del comprensorio Siena 18 si riferiscono a 100 ha di
superficie perlustrata durante le operazioni di censimento.
La gestione della lepre in questi istituti si basa su una produzione essenzialmente naturale ,
tuttavia alcuni dei recinti costruiti per i fasianidi sono stati utilizzati come quelli delle ZRC, per
la produzione di lepri allo stato semi naturale.
Negli ultimi anni i recinti utilizzati allinterno delle strutture per questa finalit sono
diminuiti e con essi anche le lepri immesse.(Tab. 3.29).
Tabella 3.29 . Lepri immesse nei recinti di alcune ZRV della provincia di Siena.
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Da una analisi del bilancio sulla lepre allinterno di 3 recinti posti in altrettante ZRV di cui
2 del comprensorio Siena 19, e 1 in Siena 17 si pu valutare il rendimento di tali recinti in
termini di produttivit della specie: anche se il numero dei recinti non appare rappresentativo i
risultati possono essere considerati soddisfacenti (Fig. 3.30).
300
253,3
Differenza fra lepri catturate
250
206,7
200 185
153,3
e immesse
150 115,1
100 86
60,0 99
53 46 38
50 24 13 30,0
15 38 15 9 15 15 16 11 10
31 23
0 -5 3
- 31,3
-50
2006 2007 2008 2009 2010 2011 Totale
Dai dati in nostro possesso ottenuti da stime di densit in 13 ZRV della provincia di Siena
(3 del comprensorio 19 e 10 del comprensorio 17) si pu osservare che la densit media della
lepre (n. capi/100 ha) ha valori piuttosto elevati (Fig. 3.31) superando nel 2009 27 capi/100
ha di superficie vincolata.
Le densit nelle ZRV ricadenti nel comprensorio Siena 18 e fornite dallATC competente,
sono state calcolate come n. di capi/100 ha di superficie illuminata durante le operazioni di
conteggio (censimento) (Tab. 3.32).
30
Densit media (n. lepri/100 ha)
27,2 25,9
25
21,3 21,4
24,5
20
20,7
15
10
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 3.31 Densit media della lepre in 13 ZRV della provincia di Siena.
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Infine i dati relativi alle catture delle lepri in alcune ZRV fuori dai recinti sono espressi in
tabella 3.33; la diminuzione del valore, nonostante siano maggiori le ZRV esaminate pu
essere attribuita al problema di scarsa partecipazione del volontariato.
In provincia di Siena sono presenti 6 Zone di Protezione per una superficie totale di 5.426
ha pari al1,5% della SAF provinciale (Tab. 3.34).
Superficie
Zona di Anno Sup. attuale
Comprensorio Comune istituzione
protezione istituzione (in ha)
(in ha)
Siena 17 Montemaggio Monteriggioni 362 1998 362
Siena 17 Pescinale Sovicille 277 1998 463
Siena 17 Ricavo Castellina in Chianti 500 1998 500
Siena 18 Capannelle Gaiole in Chianti 474 1998 474
Siena 19 Lago di Chiusi Chiusi 175 1996 175
Abbadia S.S., Castiglion d'Orcia,
Siena 19 Amiata 2.798 2001 3.452
Piancastagnaio
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Escluso la ZP Lago di Chiusi che ricade per la maggior parte sullomonimo lago ed
istituita per la protezione dellavifauna acquatica, le altre 5 sono caratterizzate da un paesaggio
quasi esclusivamente boscoso e ricadono interamente nellarea vocata al cinghiale.
In provincia di Siena le Zone di protezione, per problemi diversi, non hanno avuto una
vera e propria gestione e pertanto hanno occupato un ruolo marginale rispetto agli altri istituti.
Pertanto, nel PFVP 2006-2010 era stata evidenziata la necessit di monitorare queste aree al
fine di valutare scientificamente il loro ruolo di protezione dellavifauna migratoria.
Il progetto si concretizzato nel 2007 con lincarico a un tecnico esterno dello studio
Monitoraggio dellavifauna migratoria nelle Zone di Protezione (ZP) della Provincia di Siena. I
risultati, anche se con valori diversi, consentono le seguenti valutazioni:
le ZP Montemaggio e Ricavo presentano una vocazionalit alla protezione dellavifauna molto
bassa presentando dimensioni modeste e un ambiente eccessivamente boscato. Scarsa la
presenza di specie migratrici;
le ZP Pescinale e Capannelle, bench costituite per la quasi totalit da bosco, hanno fatto
registrare delle presenze maggiori di uccelli migratori anche se appartenenti esclusivamente
a specie di interesse venatorio;
la ZP Monte Amiata, grazie alla sua notevole superficie, ha una concreta possibilit di
contenere ambienti pi favorevoli ai migratori che per occupano solo la parte bassa
evitando la vetta.
Viceversa la ZP Lago di Chiusi, ospitando anche alcune specie di particolare interesse
conservazionistico, riveste una particolare importanza ai fini della protezione dellavifauna
migratoria e pertanto dovrebbe essere estesa a tutto lo specchio dacqua.
Considerata la particolare importanza che riveste lavifauna migratoria, il progetto
comprendeva il monitoraggio di due nuove aree, una in loc. Bosco di Lecceto nel Comune di
Siena e laltra in loc. Cotorniano nel Comune di Casole dElsa. Lo studio, anche se con
motivazioni diverse, ha evidenziato una bassa vocazione per le specie migratrici.
Si registra, invece, unelevata concentrazione di ungulati, in modo particolare del cinghiale,
in tutte le Zone di Protezione che ricadono in area vocata determinando il cosiddetto effetto
spugna durante la stagione venatoria.
Inoltre alcune modifiche intervenute, come lo spostamento dei confini della Zona di
Protezione denominata Amiata, a ridosso del centro abitato di Abbadia S.S., hanno
determinato forti conflitti sociali a causa dei cinghiali che, pi di una volta, sono entrati
allinterno del paese.
La notevole presenza del cinghiale allinterno delle Zone di Protezione ha spesso richiesto
interventi di controllo numerico ai sensi dellart. 37 della L.R. 3/94. Dal 2010, la riduzione
numerica di questo ungulato ha richiesto lapprovazione di specifici piani di prelievo ai sensi
dellart. 28 bis della L.R. 3/94 al fine di conseguire sul territorio una DAF sostenibile.
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Nel 2011 nel territorio provinciale sono presenti 63 Aziende Venatorie, di cui 50 Aziende
Faunistico Venatorie (AFV) e 13 Aziende Agrituristico Venatorie (AAV), oltre a un Centro
Privato per la Riproduzione Naturale della Fauna Selvatica (CPRFS). La superficie complessiva
di questi istituti di 40.398 ettari pari al 11,1% della SAF provinciale ossia compresa nel
valore percentuale previsto dal PFVP 2006-2010 che stabilisce un tetto massimo per gli istituti
privati del 12,5%.
Nellultimo periodo di programmazione la situazione degli istituti a gestione privata
rimasta nel complesso sostanzialmente stabile, salvo alcune modifiche eseguite in
ottemperanza a quanto stabilito dal PFVP 2006-2010 che hanno portato a una lieve
diminuzione della superficie vincolata con concessioni private nel corso degli anni (-1,4%
rispetto al 2006) (Tab. 3.35).
20.000 N=4
Superficie (ettari)
15.000
N=8
C PRFS
10.000 N=26
N=1 AAV
N=15 AFV
5.000
N=9
0
Siena 17 Siena 18 Siena 19
Comprensorio
Figura 3.37 Superficie (in ettari), suddivisa in AFV, AAV e CPRFS, in ogni comprensorio. (N= numero dei diversi tipi
di istituti che ricadono prevalentemente in ciascun comprensorio).
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
La dimensione media provinciale delle AFV di 667 ettari, senza differenze sostanziali tra i
tre comprensori (SI17: 677 ha; SI18: 671 ha; SI19: 639 ha). Tra questi istituti prevalgono le
dimensioni medie-piccole: infatti 31 AFV presentano una superficie catastale inferiore a 700
ettari, 17 sono comprese tra 700 e 1.000 ettari, mentre soltanto due superano i 1.000 ettari
(Fig. 3.39).
4%
34%
<700 ettari
701-1.000 ettari
>1.000 ettari
62%
Figura 3.39 Aziende Faunistiche Venatorie (%) suddivise in classi di estensione territoriale nel 2011.
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Tutte le AFV hanno la lepre quale specie in indirizzo. Lunica eccezione lAFV Olli nel
comune di Radicondoli definita sperimentale sia in ordine alla specie in indirizzo (capriolo) e
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alle specie presenti (cervo, daino, muflone, cinghiale), sia in ordine alle caratteristiche
peculiare del territorio e delle strutture esistenti che hanno consentito nel corso degli anni
indagini eco-faunistiche e attivit sperimentali coordinate e valutate positivamente da un
apposito Comitato Tecnico Scientifico.
La densit media della lepre nelle AFV, stimata con il metodo del conteggio notturno su
percorso prestabilito con lausilio di faro nel periodo febbraio marzo, risultata nel 2011 di
14,8 (7,4) capi per 100 ha, in lieve diminuzione rispetto agli anni precedenti (Tab. 3.40).
Questa flessione numerica si evidenzia anche nella densit media della lepre elaborata per
comprensorio. Bisogna tuttavia tener conto nel periodo 2009-2010 si manifestata una
evidente e generalizzata contrazione numerica della specie: le avverse condizioni atmosferiche
che hanno caratterizzato lannata condizionarono fortemente la stabilit di alcune specie
selvatiche, in modo particolare della lepre, sia allinterno degli istituti faunistici pubblici e
privati che sul restante territorio.
Le AFV ubicate nel comprensorio Siena 18 risultano meno produttive (13,4 lepri/100 ha)
rispetto a quelle della parte settentrionale del territorio provinciale (15,1 capi/100 ha) e
soprattutto di quelle del comprensorio Siena 19 (19,0 lepri/100 ha).
La situazione faunistica appare tuttavia molto diversificata tra le diverse Aziende (Tab.
3.41). Alcune AFV (N=8) vantano un patrimonio di lepri decisamente rilevante, con densit
medie dal 2007 a oggi prossime o superiori a 20 capi per 100 ettari. In particolare la presenza
della lepre nellAFV Querceto risultata nel periodo 2006-2010 sempre al di sopra di 32 capi
per 100 ettari, nellAFV Rencine Trasqua, sebbene si sia verificata una flessione numerica dal
2008, la densit media di 34 capi/100 ha. Buone anche le popolazioni stimate nelle AFV
Pentolina (27,4 capi/ 100 ha, sebbene in evidente contrazione numerica), Spineto (25,3
capi/100 ha), Arceno (24,6 capi/100 ha), Chiatina Malandrine Altesi (24,1 capi/ 100 ha),
Cinciano Le Fonti e Curiano Suvignano (23,1 capi/100 ha) e La Fratta (20,9 capi/100 ha). Su
tutte spicca poi lAFV Abbadia di Montepulciano con una consistenza stimata di 343 lepri, pari a
una densit di 52,5 nel 2007, lievemente in diminuzione negli anni successivi fino ad assestarsi
nel 2010/2011 su 300 capi (44,9 lepri/100 ha).
Mediamente meno produttive sono le AFV Anqua, Casabianca, Bagnaia e La Campana, con
densit che oscillano intorno al valore minimo stabilito (da 11,2 a 5,4 capi/100 ha) e
soprattutto le AFV Abbadia a Sicille e S.Galgano, che nonostante le importanti ristrutturazioni
ambientali non sono riuscite negli ultimi anni a raggiungere lobiettivo minimo di densit.
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Nellambito dei miglioramenti ambientali a fini faunistici, dal 2006-2007 a oggi (Fig. 3.42)
gli interventi sono aumentati da una percentuale media annua del 2,5% al 3,7%. E importante
evidenziare che i dati riportati indicano in percentuale gli ettari equivalenti interessati da
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opere ambientali rispetto alla superficie aziendale in concessione e non si limitano quindi a
esprimere la semplice estensione degli appezzamenti, ma valutano attraverso unanalisi di tipo
comparato la bont di questi (p.es. essenze utilizzate, frazionamento degli interventi, tipo di
gestione agraria) (Tab. 3.43). In figura 3.44 si riporta la frequenza percentuale con cui sono
realizzate le diverse tipologie di miglioramenti ambientali nelle AFV nel periodo 2010-2011.
A titolo di esempio si riportano i dati cartografici rilevati negli ultimi cinque anni attraverso
specifici sopralluoghi in una AFV, da cui possibile apprezzare lincremento dellarea
interessata dalla gestione ambientale a fini faunistici e la sua uniforme distribuzione sul
territorio aziendale (Fig. 3.45).
25
N=19
20
NUMERO AFV
15 N=11 N=11
10 N=6
N=4
5
0
<2% 2-3% 3-4% 4-5% >5%
M IG LIO R A M E N T I A M B IE N T A LI A F IN I F A UN IS T IC I ( %)
Figura 3.42 Distribuzione delle AFV in classi di estensione dei miglioramenti ambientali a fini faunistici nel 2010-
2011.
2%
2% 2%
9% 7%
11%
2%
31%
27%
2% 5%
Figura 3.44 Frequenza (%) dei diversi interventi di miglioramento ambientale a fini faunistici eseguiti nelle AFV nel
2010-2011.
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2006
2008
2010
Figura 3.45 Incremento degli interventi di miglioramento ambientale a fini faunistici in una AFV della provincia di
Siena, evidenziato attraverso la mappatura delle opere.
La gestione faunistica e venatoria del fagiano appare molto diversificata nelle diverse AFV.
A fronte di AFV che attuano una gestione sostanzialmente naturale delle popolazioni di questo
galliforme, escludendo le immissioni e limitando il prelievo, ci sono AFV in cui il fagiano
rappresenta il perno della gestione venatoria.
I conteggi del fagiano eseguiti in periodo tardo invernale al termine della stagione
venatoria, da percorso prestabilito o da punti fissi di vantaggio, mostrano una densit media a
livello provinciale che oscilla tra i 18 e i 25 capi per 100 ha (2006: 18,2 capi/100 ettari; 2009:
25,2 capi/100 ettari; 2011: 21,2 capi/100 ettari), con una lieve tendenza alla diminuzione
negli ultimi anni (Fig. 3.46).
Lintervallo di variazione delle densit del fagiano tra le diverse realt aziendale molto
ampio. Nel 2011 le popolazioni di fagiano allinterno degli istituti privati variano da una densit
minima di 0,6 capi/100 ettari nelle AFV Anqua e S.Giusto a Rentennano a un massimo di oltre
1 fagiano per 1 ettaro nellAFV Abbadia di Montepulciano.
Da segnalare lelevata produttivit faunistica delle AFV Abbadia di Montepulciano
caratterizzata da una rilevante popolazione di fagiani con densit che nel periodo considerato
non scendono mai al di sotto dei 100 capi/100 ettari, con un picco di consistenza nel 2008-
2009 di circa 170 fagiani per unit di superficie; molto produttiva per il fagiano anche lAFV La
Fratta, che in crescendo ha raggiunto densit stabili di circa 98 fagiani/100 ettari. Sono
sostanzialmente queste due AFV della Val di Chiana che spiegano la maggiore produttivit delle
AFV ubicate nel comprensorio Siena 19 rispetto a quelle del Siena 18 e soprattutto a quelle del
comprensorio Siena 17. LAFV Abbadia di Montepulciano e La Fratta sono inoltre le aziende che
annualmente procedono alle catture dei fagiani, anche se con ordine di grandezza diversi
rispettivamente di circa 230 e 36; saltuariamente eseguono catture di fagiano anche le AFV
Querceto e Castellin Villa.
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50
40
A FV Co mprenso rio Siena 17
A FV Co mprenso rio Siena 18
30 A FV Co mprenso rio Siena 19
P ro vincia
20
10
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 3.46 Densit media (n. capi/100 ettari) dei fagiani stimata nelle AFV, suddivisa per comprensori territoriali.
Lanalisi dei dati relativi alle immissioni di fagiani allevati in cattivit nel periodo 2006-
2011 evidenzia una sostanziale stabilit nel tempo di questa pratica di ripopolamento.
Il numero delle Aziende che non attuano questa pratica e che hanno optato per una
gestione pi naturale di questa entit faunistica lievemente aumentato, variando da 11
(21,2%) nel 2006 a 16 AFV (31,4%) nel 2011, ma rimane comunque ridotto.
Le immissioni di fagiano si mantengono su valori relativamente contenuti, sia in termini di
numero di capi rilasciati ogni anno (con un valore medio di 14.390 capi), sia come numero
medio di fagiani immessi per AFV (circa 270-290 capi), sia come densit di immissione (pari a
circa 0,5 capi per ettaro). Soltanto alcune AFV presentano piani di immissioni pi sostenuti con
densit di immissioni maggiore di 1 capo per ettaro (AFV Felsina, Pentolina, Radi Campriano,
S.Giusto a Rentennano).
100%
80%
60%
40%
20%
0%
2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010 2010/2011
Figura 3.47 Dati cinegetici (numero di capi abbattuti in percentuale) nelle AFV.
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0,4%
28,9%
33,3%
0,4%
0,7%
22,5%
6,5%
2,0% 0,3%
4,9%
C olombacci Turdidi Beccacce Tortore
cinghiale capriolo daino lepre
fagiano volpe
Figura 3.48 Dati cinegetici (numero di capi abbattuti in percentuale) nelle AFV nella stagione venatoria 2010-2011.
250
200
N. LEPRI
150 184
200 188 164 144
100
50 64 69 62 49 59
0
2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010 2010/2011
Figura 3.50 Consistenza del prelievo venatorio della lepre nelle AFV.
Tuttavia, per stimare la consistenza del prelievo annuale della lepre nelle AFV, bisogna
tenere in considerazione le catture autorizzate e effettuate in alcune AFV, che nel complesso
risultano decisamente non trascurabili rispetto al prelievo venatorio, con un contingente medio
annuale di cattura autorizzato di 205 capi. Le lepri catturate sono circa l86% del piano di
cattura autorizzato. E importante sottolineare che le catture della specie in indirizzo sono
richieste e autorizzate solo in poche AFV (da 3 a 5) in cui i censimenti invernali accertano un
patrimonio rilevante di lepri.
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Con esclusione degli ungulati, il fagiano rappresenta al contrario il perno della gestione
venatoria nella maggior parte delle AFV. La consistenza dei carnieri del fagiano passa da 6.882
nel 2006-2007 a 4.564 nel 2010-2011, confermando la tendenza alla diminuzione della
pressione venatoria su questa specie evidenziata a partire dallinizio del 2000 (Fig. 3.51). La
densit di abbattimento oscilla intorno allo 0,17 fagiani prelevati per ettaro.
10.000
N. FAGIANI ABBATTUTI
8.000
6.882
6.005
6.000 5.472
4.972
4.000
4.564
2.000
0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Figura 3.51 Consistenza del prelievo venatorio del fagiano nelle AFV.
Nella tabella 3.52 sono riportati i carnieri di fauna selvatica migratoria realizzati
annualmente nelle AFV.
Nel 2011, allinterno di 43 AFV sono stati autorizzati 12 appostamenti fissi a minuta
selvaggina, 77 a colombacci e 3 a palmipedi e trampolieri, per un totale di 92 (oltre a 17
appostamenti complementari), con una densit di 1 ogni 326 ettari di superficie vincolata dalle
AFV interessate.
Lattivit venatoria sul cinghiale realizzata (dal 1997) esclusivamente dalle AFV che
ricadono nel territorio classificato come vocato alla specie: AFV Anqua, Arceno, Felsina,
Pentolina, Poggio alle Mura, Olli, Settefonti. In queste, nelle stagioni venatorie comprese tra
2006-2007 e 2010-2011 sono stati abbattuti in media 307,4 cinghiali, con una variabilit
relativa tra gli anni (minimo: 268 capi abbattuti nel 2006-2007; massimo: 363 capi prelevati
nel 2007-2008).
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Le AFV che ricadono in area non vocata al cinghiale sono invece chiamate a perseguire
leradicazione della specie attraverso interventi di controllo (art. 37 della LR 3/94).
Particolarmente interessante risulta il confronto tra lentit dei prelievi eseguiti in regime
autorizzativo nelle AFV ricadenti in are non vocata e i risultati delle azioni di caccia nelle AFV
dellarea vocata (Fig. 3.53).
8
7
ABBATTIMENTO DEI
6
DENSITA' DI
CINGHIALI
5
4
3
2
1
0
2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010 2010/2011
Figura 3.53 Densit di abbattimento del cinghiale nelle AFV ricadenti in area vocata e in area non vocata.
La caccia alla volpe appare marginale; a fronte di piani di abbattimento che nel periodo
2006-2011 sono stati in media di 332 capi, solo il 28,6% delle AFV autorizzate (intervallo di
variazione: 12-20 AFV su 51) hanno esercitato la caccia alla volpe, con abbattimenti comunque
ridotti (media 2006-2011: 58,2 capi) (Fig. 3.54).
16,7%
2010/2011
17,2%
2009/2010
17,2%
2008/2009
12,5%
2007/2008
25,1%
2006/2007
Figura 3.54 Consistenza del piano di abbattimento autorizzato e realizzato per la volpe nelle AFV.
In conclusione, lanalisi delle AFV autorizzate nel territorio provinciale nel precedente
periodo di programmazione (2006-2011) evidenzia nel complesso il raggiungimento di risultati
gestionali soddisfacenti.
La normativa affida alle Azienda Faunistico Venatoria, seppur gestite da privati, delle
finalit di interesse collettivo. La pubblica utilit delle AFV il mantenimento, organizzazione e
miglioramento degli ambienti naturali, ai fini dellincremento della fauna selvatica e
dellirradiamento nel territorio circostante.
In generale le finalit istitutive sono state raggiunte attraverso un percorso gestionale
individuato nel rispetto della L. 157/1992 e LRT 3/1994 e definito nel precedente PFVP 2006-
2010. Inoltre la Provincia di Siena per arrivare a una ulteriore valorizzazione delle AFV ha
adottato nel 2006 (Delib. G.P. 91/2006) il Disciplinare di autorizzazione che oltre a essere il
supporto normativo e regolamentare dellautorizzazione, ha rappresentato un protocollo
operativo idoneo per indirizzare le AFV verso una correttezza gestionale e una adeguata
rivalutazione della specie in indirizzo anche attraverso una gestione ambientale di buon livello
sia in termini qualitativi che quantitativi. La procedura sanzionatoria, introdotta per la
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mancanza dei requisiti minimi di gestione, e quella premiante, relativa ai requisiti di qualit
e alle fasce di eccellenza, sembrano aver incentivato molte AFV a impegnarsi nella gestione
per migliorare lidoneit ambientale e incrementare le presenze faunistiche.
Tuttavia la realt delle Aziende Faunistico Venatorie variegata, con indici di presenza
faunistica molto diversificati, in funzione della vocazionalit ambientale e delle modalit di
gestione.
La maggior parte delle AFV presentano caratteristiche ambientali potenzialmente
favorevoli alla piccola fauna selvatica stanziale e alla migratoria, con sufficiente diversificazione
ambientale e elevata frammentazione, sostenuta anche da interventi di miglioramento
ambientale decisamente pi estesi rispetto al passato. In alcune Aziende lelevata presenza di
bosco favorisce la presenza degli ungulati e in particolare del cinghiale anche a discapito delle
altre specie stanziali, in particolare per quella in indirizzo.
La gestione faunistica e venatoria della lepre nelle AFV risulta condotta in modo
decisamente pi razionale rispetto a quella del fagiano e avviene nel rispetto dei principi di
conservazione della specie. Il prelievo (abbattimenti e/o catture) infatti si limita a conservare
le consistenze delle popolazioni selvatiche, con un tasso di abbattimento spesso del tutto
simbolico rispetto a quello potenzialmente applicabile. La presenza della lepre risultata nel
complesso soddisfacente, su livelli di densit che superano mediamente gli istituti pubblici,
sebbene su valori lievemente pi bassi rispetto al passato. Anche in questo aspetto il
rendimento aziendale appare molto diversificato, con alcune AFV che presentano popolazioni
rilevanti e stabili nel tempo, altre con densit che oscillano intorno al requisito minimo di 10
capi/100 ettari e altre che faticano a mantenere la specie su valori di presenza plausibili.
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La dimensione media di questi ambiti di gestione di 496 ettari. Oltre la met delle attuali
AAV (N=7) hanno unestensione inferiore a 500 ettari, e in particolare 2 AAV occupano una
superficie ridotta, inferiore a 250 ettari, e 3 sono comprese tra i 300 e i 400 ettari (Fig. 3.57).
Lanalisi territoriale delle AAV evidenzia come questi istituti siano prevalentemente ubicati, sia
in termini numerici (N=8), sia di superficie vincolata (4.002 ha), sia di S.A.F. comprensoriale
occupata (3,3%) nel Siena 17.
31%
39% < 400 ha
400 - 500 ha
500 - 600 ha
> 600 ha
15%
15%
Figura 3.57 Aziende Agrituristico Venatorie (%) suddivise in classi di estensione territoriale nel 2011.
30.000
N. capi immessi
25.000
20.000
15.000
10.000
5.000
0
2005-2006 2006-2007 2007-2008 2008-2009 2009-2010 2010-2011
Figura 3.58 Numero di capi immessi annualmente nelle AAV in provincia di Siena.
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3,9% 0,6%
13,5%
6,5%
75,5%
Figura 3.59 Percentuale media di utilizzo delle diverse specie di ungulati nelle AAV in provincia di Siena.
2.500 600
N. MEDIO PERMESSI
N. ORE DI LAVORO
2.000 500
400
1.500
300
1.000
200
500 100
0 0
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Figura 3.61 Numero medio di ore lavorative retribuite per lo svolgimento dellattivit e numero medio dei permessi
rilasciati nelle AAV della provincia di Siena nel periodo 2000-2010.
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A oggi sono 22 le Aree per laddestramento, lallenamento e le gare dei cani (AAC)
autorizzate allinterno di 10 Aziende; sole le AAV Cerrecchia, Cusona e Pian dAlbola non
possiedono allinterno dei confini aziendali strutture per la cinofilia.
Le AAC su avifauna sono le pi numerose (N=14) e occupano complessivamente circa 712
ha; lattivit cinofila svolta prevalentemente sul fagiano e quindi sulla starna e pernice rossa.
Nelle AAC su cinghiale (N=6; circa 180 ha) e su lepre (N=2; circa 30 ha) stata sfruttata la
possibilit di abbattere la fauna selvatica di allevamento immesso, introdotta di recente con la
modifica della normativa regionale.
Dal 2009, 5 AAV su 13 sono autorizzate a gestire allevamenti di fauna selvatica ai fini di
ripopolamento per il cinghiale (N=3), il fagiano (N=1) e il fagiano, la pernice rossa e il
germano (N=1).
Quasi tutte le AAV sono dotate di strutture ricettive di ristorazione (N=9) e/o alloggi
(N=10), per complessivi 530 coperti e 198 posti letto disponibile. Tuttavia il loro utilizzo
durante la stagione venatoria non particolarmente intenso, con un numero medio (dal 2005-
2006 al 2010-2011) di pasti serviti di circa 2.760 e di circa 1.400 presenze notte, e appare in
lieve diminuzione nel corso del periodo considerato.
Lanalisi dei singoli istituti privati evidenzia tuttavia una realt aziendale variegata,
riassunta in sintesi dalla tabella 3.62 che, basandosi sulla presenza/assenza dei requisiti
minimi di gestione e su quelli di qualit, evidenzia saltuarie carenze gestionali in alcune AAV,
situazioni di buona gestione (AAV Armaiolo, AAV Luriano, AAV Palazzo Venturi) e, nel caso
dellAAV La Querce e soprattutto dellAAV Boscaglia, di unottima gestione nellorganizzazione
agri-turistico venatoria.
Legenda:
senza requisiti minimi: mancante di almeno uno dei 4 requisiti minimi di gestione:
Numero di specie su cui viene esercitata lattivit venatoria non inferiore a 2 (due);
Densit minima di capi immessi non inferiore a 0,5 capi / ettaro di recinto per gli ungulati e le lepri, e non inferiore a 2
capi / ha di superficie vincolata per le altre specie utilizzabili;
Numero minimo di permessi di caccia rilasciati non inferiore a 150 per quelle AAV con superficie vincolata inferiore a
500 ha e non inferiore a 250 permessi per quelle con superficie maggiore o uguale a 500 ha;
Numero effettivo di ore lavorative retribuite per lo svolgimento dellattivit faunistico-venatoria non inferiore a 500
(cinquecento), con esclusione del guardiacaccia.
Vuota: con tutti i requisiti minimi di gestione, ma senza almeno 3 requisiti di qualit tra quelli sotto elencati:
presenza di impianti di allevamento fauna selvatica da ripopolamento;
presenza di Aree Addestramento Cani;
numero minimo di 50 presenze/notte nelle proprie strutture ricettive durante la stagione venatoria;
numero minimo di 200 pasti serviti nelle proprie strutture di ristorazione durante la stagione venatoria.
eccellenza: con tutti i requisiti minimi di gestione e con almeno 3 requisiti di qualit;
eccellenza superiore: con tutti i requisiti minimi di gestione e con tutti i requisiti di qualit.
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60
50
Densit stimata
40
30
20
10
0
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Lepre Fagiano
Figura 3.63 Densit (n. capi/100 ha) di lepri e fagiani stimata nel CPRFS Presciano.
Tabella 3.64 Densit (n. capi/100 ha) di lepri e fagiani stimata nel CPRFS Presciano negli ultimi tre peridoi di
programmazione.
Nel 2011 le aree per laddestramento, lallenamento e le gare per cani (AAC) di cui allart.
24 della L.R. 3/1994, costituite per gli scopi della cinofilia venatoria, per laddestramento,
lallenamento, le prove e le gare dei cani da caccia, sono 55 (51 autorizzazioni rilasciate).
Le AAC occupano una superficie complessiva di 1.493 ha (pari al 0,41% della SAF
provinciale), di cui 366 ha con possibilit di abbattimento (N. AAC=15; 0,10% della SAF) e
1.127 ha senza sparo (N. AAC=40; 0,31% della SAF) (Tab. 3.65). A queste si aggiungono 22
AAC ricomprese nei confini di 10 Aziende Agrituristico Venatorie.
Superf.
N. ATC Denominazione Comune Specie di selvaggina tipo
(ha)
1 17 Aiano S.Gimignano Quaglia con sparo 25
2 17 Boschi di Capraia Sovicille cinghiale senza sparo 33
3 18 Bosco al Capannone Asciano cinghiale senza sparo 28
4 17 Bosco dell'Amalberti Castellina C. cinghiale senza sparo 23
5 17 Calbello Sovicille Lepre senza sparo 39
6 19 Campotorno S.Casciano Bagni cinghiale senza sparo 25
Lepre senza sparo 18
Quaglia con sparo 4
7 19 Campotorno n. 2 S.Casciano Bagni cinghiale senza sparo 42
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Superf.
N. ATC Denominazione Comune Specie di selvaggina tipo
(ha)
8 17 Capraia Sovicille cinghiale senza sparo 89
9 18 Casa al vento Castelnuovo B.ga cinghiale senza sparo 18
10 19 Colmata Torrita di Siena Quaglia con sparo 3
11 17 Fabbiano di Sotto Casole d'Elsa cinghiale senza sparo 11
(segue)
12 18 Fontanelle Asciano Fagiano Starna con sparo 73
13 17 Fornace Casole d'Elsa Lepre senza sparo 11
Sgambatoio senza sparo 7
14 19 Gineprone S.Quirico d'Orcia
Quaglia con sparo 6
15 18 Ginestreto Siena Quaglia con sparo 6
16 18 I Pianelli Murlo cinghiale senza sparo 84
17 18 Il Ginepro Gaiole in Chianti cinghiale senza sparo 15
18 17 Il Poggiolo 2 Monteriggioni Lepre senza sparo 30
19 19 La Guardia Sinalunga Quaglia con sparo 10
20 17 Le Capanne Radicondoli Lepre senza sparo 26
21 17 Le Cataste Monticiano cinghiale senza sparo 69
22 17 Le cerreta Gaiole in Chianti cinghiale senza sparo 47
23 17 Le Gabbra Casole d'Elsa cinghiale senza sparo 33
24 17 Le Lame Radicondoli cinghiale senza sparo 41
25 18 le Querciole Monticiano cinghiale senza sparo 58
26 18 Leccetella Murlo Lepre senza sparo 12
27 18 Lecceto Siena cinghiale senza sparo 28
28 19 Malavere Pienza quaglia con sparo 28
29 17 Malpensata Colle Val d'Elsa cinghiale (Cuccioli) senza sparo 3
30 18 Mocali Montalcino Lepre senza sparo 11
31 18 Monastero Basso Siena Sgambatoio senza sparo 7
32 18 Monte Sante Marie Asciano Lepre senza sparo 47
33 19 Monteloro Pienza cinghiale senza sparo 23
34 19 Moro Abbadia S.S. Lepre senza sparo 12
35 19 Paicci Piancastagnaio fagiano, starna, pernice, quaglia con sparo 34
36 18 Pietrafocaia Montalcino Lepre senza sparo 17
37 17 Poggio a Issi S.Gimignano cinghiale senza sparo 13
38 17 Poggio alle Forche Casole d'Elsa cinghiale senza sparo 11
39 19 Poggiole Montepulciano Quaglia con sparo 2
40 17 Poggiolo Monteriggioni Lepre senza sparo 30
41 18 Pulcianese murlo cinghiale senza sparo 19
42 17 S.Marco Radicondoli cinghiale senza sparo 11
43 18 Rencinone Asciano Quaglia Starna con sparo 50
44 18 Romanella Villa Petroni Monteroni, Asciano Quaglia con sparo 12
45 19 Selvoli Pienza Fagiano Starna con sparo 100
46 18 Tamara Siena, Monterig. Quaglia con sparo 3
47 17 Tramonti Castellina in Ch. cinghiale senza sparo 34
48 17 Vignoni Monticiano Lepre senza sparo 16
49 18 Villa a Sesta Castelnuovo B.ga Lepre senza sparo 10
50 17 Vico di Boscona Colle Val d'Elsa Quaglia con sparo 10
cinghiale senza sparo 59
51 17 La Pineta "A" e B Monticiano
cinghiale senza sparo 17
Tabella 3.65 Elenco delle AAC autorizzate nel 2011 in provincia di Siena (con esclusione di quelle ricadenti
allinterno delle AAV).
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Superficie (%) dei diversi tipi di AAC Numero (%) dei diversi tipi di AAC
4%
1% 7% 20%
19%
24%
17%
7%
56% 45%
QUAGLIA
QUAGLIA
VARIE SPECIE (FAGIANO, STARNA, PERNICE ROSSA, QUAGLIA)
VARIE SPECIE (FAGIANO, STARNA, PERNICE ROSSA, QUAGLIA)
CINGHIALE
CINGHIALE
LEPRE
LEPRE
FAUNA SELVATICA (SGAM BATOIO)
FAUNA SELVATICA (SGAM BATOIO)
Figure 3.66 Le AAC in provincia di Siena nel 2011, suddivise in numero e superficie percentuali.
25
20
Numero AAC
15
10
0
C omprensorio C omprensorio C omprensorio
Siena 17 Siena 18 Siena 19
FONDI CHIUSI
I fondi chiusi sono divieti disciplinati dallart. 25 della LR 3/94.
In provincia di Siena i Fondi Chiusi sono 217 per una superficie complessiva di ha 7.732 e
costituiscono il 2,1% della SAF. La loro distribuzione non omogenea nei tre comprensori
senesi, infatti nel comprensorio Siena 17 presente il minor numero di fondi chiusi (N=64) ma
occupano una superficie maggiore (2.998 ha). Nei comprensori SI 18 e SI 19 aumenta il
numero dei fondi chiusi, ma occupano una superficie inferiore (Tab. 3.68).
Si ritiene comunque che il dato sui Fondi chiusi sia suscettibile di aggiornamento in quanto
molti di questi risalgono a date antecedenti lentrata in vigore della LR 3/94 e la relativa
documentazione non presente negli archivi della Provincia.
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Alcuni Fondi Chiusi, anche di notevoli dimensioni (Tab. 3.69), sono confinanti o ricadono
allinterno dellarea vocata al cinghiale. Questo determina, in alcuni periodi dellanno, elevate
concentrazioni di questo ungulato che successivamente si disperde sul territorio limitrofo
causando danni alle colture agricole. Ci ha comportato il frequente ricorso ad interventi di
controllo numerico ai sensi dellart. 37 della L.R. 3/94.
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3.8 ANALISI DEL TERRITORIO A GESTIONE PROGRAMMATA DELLA CACCIA NEI 3 ATC
Nei tre comprensori della provincia di Siena la ripartizione del territorio a gestione
programmata della caccia appare sostanzialmente equilibrata. Infatti occupa il 64,4% nellATC
Si 17, il 64,1 nellATC SI 18 e il 63,7% nellATC SI 19.
Il territorio a gestione programmata rappresenta larea sulla quale viene svolta lattivit
venatoria sulle specie cacciabili previste dal calendario venatorio e dove, quindi, si ha la
maggiore pressione venatoria. Nella passata programmazione la media annua dei cacciatori
iscritti ai tre ATC della provincia di Siena stata assai elevata, 23.147 cacciatori dei quali
15.205, pari al 65,7%, iscritti come residenza venatoria.
NellATC SI 17 si registra la maggiore pressione con un rapporto di 1 cacciatore/8,7 ettari,
nellATC SI 18 stata di 1 cacciatore/10 ettari mentre nellATC SI 19 ogni cacciatore ha a
disposizione 12,3 ettari di superficie.
Da alcuni anni la Regione Toscana effettua la lettura dei tesserini venatori e i dati sui
prelievi delle varie specie cacciabili effettuati nei tre ATC senesi risultano interessanti (Tab.
3.74), anche se per avere maggiori e pi precise informazioni andrebbe valutato lo sforzo di
caccia ovvero il numero delle giornate effettuate e il tipo di caccia realizzata maggiormente. Se
escludiamo il numero di ungulati, che trattato a parte nei capitoli specifici, lATC SI 17
sembra quella pi sofferente. Nella stagione venatoria 2009-2010 stato abbattuto circa il
50% dei fagiani e delle lepri abbattute nella stagione 2005-2006 e anche per il prelievo delle
specie migratrici (columbidi e turdidi), se escludiamo lautunno eccezionale del 2007, il trend
sicuramente negativo.
Il prelievo sulle specie stanziali si mantiene su buoni livelli nellATC SI 18 e risulta in
crescita nellATC SI 19 fino alla stagione venatoria 2007-2008, dopodich inizia un graduale
declino. Appare importante ricordare che sia lATC SI 18 e lATC SI 17 immettono allinterno
degli istituti una importante quantit di fagiani di allevamento, mentre lATC SI 19 lunico
ATC senese che immette solo selvaggina di cattura.
Interessante il prelievo sulle specie migratrici nellATC SI 18 e SI 19 che mostrano un
trend in aumento negli ultimi 5 anni (Figg. 3.75-3.77).
ALTRA
ATC FAGIANO LEPRE COLUMBIDI TURDIDI
MIGRATORIA
2005/2006 9397 2970 13717 27901 7522
2006/2007 8481 3223 15142 23692 4466
2007/2008 7469 2557 15102 34293 3618
17
2008/2009 5837 1896 12035 25086 3318
2009/2010 4461 1276 9599 19890 5949
Media 7.129 2.384 13.119 26.172 4.975 53.779
2005/2006 7485 1666 10712 11100 8307
2006/2007 9061 2125 13576 13045 3947
2007/2008 8992 1744 17946 24062 4626
18
2008/2009 7339 1523 15373 16602 3550
2009/2010 7898 1545 15438 18867 6438
Media 8.155 1.721 14.609 16.735 5.374 46.593
2005/2006 4083 1177 2091 2327 4234
2006/2007 6410 1944 3772 4713 4493
2007/2008 6756 1746 4164 5970 3705
19
2008/2009 6037 1488 3491 5471 4753
2009/2010 4705 1666 3507 3646 4290
Media 5.598 1.604 3.405 4.425 4.295 19.328
Tabella 3.74 Numero di capi prelevati nei tre ATC senesi.
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40.000
35.000
30.000
25.000 FAGIANO
LEPRE
20.000
C OLUMBIDI
15.000 TURDIDI
10.000
5.000
0
2005/2006 2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010
40.000
35.000
30.000
25.000 FAGIANO
LEPRE
20.000
C OLUMBIDI
15.000 TURDIDI
10.000
5.000
0
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40.000
35.000
30.000
25.000 FAGIANO
LEPRE
20.000
C OLUMBIDI
15.000 TURDIDI
10.000
5.000
0
2005/2006 2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010
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Ai tre ATC affidata la gestione del territorio a caccia programmata, oltre alla
responsabilit operativa negli istituti faunistici pubblici (ZRC e ZRV). Questo anche per quanto
riguarda lindennizzo dei danni da fauna selvatica.
La Provincia invece chiamata a rispondere direttamente per i territori compresi nelle ZP e
nelle Riserve naturali, oltre che eventualmente nella fascia di 200 metri da questi istituti
secondo quanto previsto dalla normativa.
La Provincia di Siena ha messo in atto da molto tempo una forte spinta alla omogeneit
normativa e tecnica su tutto il suo territorio per unificare i procedimenti di richiesta,
accertamento, stima del danno ecc.
Questa omogeneit si espressa con ladozione di un unico regolamento per lindennizzo
dei danni da fauna selvatica (Delibera G.P. n. 11 del 4.02.2003) e con la stesura annuale di un
prezzario provinciale di riferimento, che pur non essendo vincolante, determina i valori di base
da applicare ai prodotti pi comunemente danneggiati.
La dettagliata regolamentazione inserita nel PRAF 2012/2015 favorisce lomogeneit delle
procedure e della modulistica adottata.
Per quanto riguarda le modalit operative esistono alcune differenze tra gli ATC e tra
questi e la Provincia, di cui la principale la possibilit di autocertificazione dei danni entro i
300 , attuata in sostanza solo dallATC 18.
Per quanto riguarda i tempi di verifica, questi sono fissati in 10 giorni, ma mediamente i
sopralluoghi sono espletati entro una settimana.
Dal 2011 disponibile la georeferenziazione di tutti i danni, tranne quelli autocertificati, su
tutto il territorio provinciale; va per notato che, a causa di alcuni accordi tra ATC ed
agricoltori, che intervengono in modo scalare nel tempo, il dato complessivo della banca dati
territoriale non coincide esattamente con il dato contabile.
CINGHIALE
I danni da cinghiale, in base alla consistenza numerica ed economica degli eventi, sono
descritti in tabella 4.1 nella loro distribuzione rispetto alla differenziazione del territorio in area
vocata e non vocata.
Il territorio stato anche suddiviso in tre fasce a distanza progressivamente maggiore
dallarea vocata, per verificare linfluenza delle popolazioni di cinghiale presenti sulle
coltivazioni circostanti, constatando che la maggiore intensit di danno (/100 ha si verifica
nelle prime due fasce, fino a 500 metri dallarea vocata.
Dalla tabella seguente si evince anche che la zona vocata, essendo costituita quasi
soltanto da bosco e da coltivi marginali ha una intensit di danno molto pi bassa delle altre
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aree considerate; ci significa che anche in presenza di numerosi eventi, questi sono
generalmente a carico di colture di scarso valore o di piccole dimensioni.
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare sono solo sporadici anche i danni ai
vigneti in area vocata, probabilmente per una intensa opera di prevenzione tramite recinzioni
elettrificate attuate dalle squadre oltre che direttamente dai viticoltori.
Territorio non
Buffer 200 Buffer 201 - Buffer 501 -
SUDDIVISIONE Zona vocato oltre i
metri dalla 500 metri 1.000 metri N. TOTALE
TERRITORIALE vocata 1.000 metri dalla
ZVC dalla ZVC dalla ZVC
ZVC
HA 139.814 20.455 24.108 29.551 149.878 363.806
N eventi 87 40 43 62 146 378
Percentuale N eventi 23,0% 10,6% 11,4% 16,4% 38,6% 100,0%
N eventi / 1.000 ha 0,622 1,956 1,784 2,098 0,974 1,039
Importi 47.023 20.883 30.150 27.762 65.563 191.381
percentuale importi sul 24,6% 10,9% 15,8% 14,5% 34,3% 100,0%
Importo / 100 ha 33,63 102,09 125,06 93,95 43,74 52,61
Tabella 7.1 - Suddivisione territoriale degli eventi di danno da cinghiale in rapporto alla zona vocata al cinghiale
(ZVC).
Si anche operata una analisi in funzione dei divieti di caccia pubblici, in cui vengono
indennizzati i danni da fauna selvatica, e cio Zone di Ripopolamento e Cattura, Zone di
rispetto Venatorio, Riserve Naturali e Zone di protezione (Tab. 7.2). Dallanalisi presentata
nella tabella precedente si ricavano due dati significativi: le Zone di rispetto venatorio ed in
misura molto maggiore le Riserve Naturali, presentano densit ed intensit dei danni da
cinghiale maggiori del restante territorio, cosa che non accade per le ZRC.
Tabella 7.2 - Suddivisione territoriale degli eventi di danno da cinghiale in rapporto ai divieti di cacci pubblici.
Premesso ancora una volta che questi dati si riferiscono al solo 2011, e che pertanto non
rispondono ad un trend statisticamente significativo, risulta per evidente che la localizzazione
delle ZRC (generalmente pi lontane dalla area vocata rispetto alle ZRV) ha un effetto positivo.
Nel 2011 nelle ZP non si sono registrati danni da cinghiale, e solo 627 di danno da daino.
Le Riserve Naturali invece presentano una densit dei danni non particolarmente elevata, a
fronte di una intensit quattro volte maggiore della media provinciale.
La distribuzione territoriale dei danni da cinghiale, in rapporto alle suddivisioni gestionali
ritenute influenti, si evidenzia piuttosto bene in maniera sintetica nelle due cartografie
seguenti.
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CERVIDI
I danni da cervidi, accertati nel 2011, sono descritti in base alla consistenza numerica ed
economica degli eventi in tabella 7.3 ed analizzati nella loro distribuzione rispetto alla
differenziazione del territorio in area vocata e a bassa vocazione per il capriolo.
Il dato cumulativo per tutti i cervidi, ma nel territorio gestito dagli ATC il danno da
capriolo 36.539 su 44.513, e non ci sono indennizzi causati da cervo, per cui la differenza
tutta a carico del daino.
Anche in questo caso il dato contabile degli ATC differisce molto dal dato georeferenziato,
(oltre 10.000) per i motivi suddetti.
La nuova metodologia, anche se da affinare, si rivela senzaltro pi attendibile rispetto al
dato contabile fornito dagli AATTC, che d indicazioni sugli importi liquidati, ma non
sulleffettiva perdita di prodotto periziato n tanto meno sulla localizzazione dellevento
dannoso, fondamentale anche ai fini della stesura del piano di prevenzione.
Per le Riserve Naturali invece lattribuzione dei danni alle varie specie suddivisa in
11.219 su 18.192, con una consistente quota a carico del daino (5.613 ) e 1360 attribuiti
al cervo. La somma dei dati citati di 62.705 che rappresenta lesborso complessivo per
danni da cervidi in provincia di Siena.
SUDDIVISIONE Comuni
Zona a bassa vocazione Territorio vocato
TERRITORIALE DEL viticoli - TOTALE
per i capriolo per il capriolo
NUMERO DEGLI EVENTI olivicoli
HA 110.453 110.754 253052 363.806
N eventi 88 133 78 211
Percentuale N eventi sul totale 41,7% 63,0% 37,0%
N eventi / 1.000 ha 0,797 1,201 0,308 0,580
42.904 42.053 20.652 62.705
percentuale importi sul totale 67,1% 67,1% 32,9%
Importo / 100 ha 38,844 37,970 8,161 17,236
*La somma delle percentuali maggiore di 100 perch i distretti viticoli e la zona a bassa vocazione in pratica si
sovrappongono.
Tabella 7.3 - Suddivisione territoriale dei danni da cervidi in rapporto alla zona a bassa vocazione per il capriolo ed ai
distretti di selezione ad alto investimento viticolo.
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SUDDIVISIONE TERRITORIO A
TERRITORIALE DEGLI ZRC ZRV RN E ZP CACCIA N. TOTALE
EVENTI PROGRAMMATA
HA 48.976 13.510 13.676 287.644 363.806
N eventi 36 30 11 123 200
Percentuale N eventi sul totale 18,0% 15,0% 5,5% 61,5% 100,0%
N eventi / 1.000 ha 0,735 2,221 0,804 0,428 0,550
5.082 4.424 18.192 35.007 62.705
percentuale importi sul totale 8,1% 7,1% 29,0% 55,8% 100,0%
Importo / 100 ha 10,4 32,7 133,0 12,2 17,2
Tabella 7.4 - Suddivisione territoriale dei danni da cervidi in rapporto ai divieti di caccia della Provincia di Siena in cui
sono indennizzabili i danni alle colture.
I dati sopra esposti non sono di immediata comprensione, soprattutto nel caso delle ZRV,
anche se 27 di queste su 45 sono interne alla A.M.V.C. Per le RN invece il dato si pu
giustificare con lassenza di qualsiasi forma di prelievo e disturbo delle popolazioni di cervidi
allinterno di questi istituti.
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4.3 ANALISI DEI DANNI DA FAUNA SELVATICA: SERIE STORICHE E CONFRONTO TRA
ATC
Il dato complessivo dei danni da fauna selvatica indennizzati in provincia di Siena nel
quadriennio 2008 - 2011 (Tab. 7.5) mostra una certa tendenza alla diminuzione a livello
provinciale, al di l di sia pur consistenti oscillazioni dovute alla complessit dei fattori che ne
determinano il valore.
Tabella 7.5 Danni da fauna selvatica in provincia di Siena nel periodo 2008-2011.
Il dato sintetizzato nella tabella precedente che vede una riduzione dei danni da fauna
selvatica del 38%, segue una serie storica di 10 anni di tendenza alla riduzione degli indennizzi
sul territorio provinciale ed ha quindi un valore perfino superiore al semplice dato numerico.
Il grafico 7.6 fornisce una immagine sintetica delle considerazioni esposte, aggiungendo un
motivo di interesse ulteriore: la riduzione indicata si verificata nellATC 17 (circa 110.000 )
e nellATC 18 (circa 90.000 ), mentre non ha interessato lATC 19, che per proveniva gi dal
dato pi basso tra i tre comprensori.
600.000
500.000
400.000
ATC 17
300.000 ATC 18
ATC 19
200.000 PROVINC IA
100.000
0
2008 2009 2010 2011
Figura 7.6 Danni da fauna selvatica in provincia di Siena dal 2008 al 2011 suddivisa per ATC.
Partendo da questi dati forse si pu ipotizzare che in presenza di una certa stabilit dei
principali fattori coinvolti, come le densit faunistiche, i prezzi dei prodotti agricoli e gli sforzi
attuati nei contenimenti e nella prevenzione, sia comunque difficile scendere al di sotto di una
certa soglia di danno.
Gli andamenti sopra esposti possono essere analizzati per ognuna delle specie principali
responsabili di danni alle colture agricole, ottenendo i risultati riportati nelle figure 7.7-7.11.
Come si vede la riduzione del dato complessivo dei danni totalmente determinata dalla
riduzione degli indennizzi provocati da cinghiale e capriolo, e quasi esclusivamente negli ATC
17 e 18.
In evidente controtendenza il dato dello storno, che ha subito una forte impennata tra il
2010 ed il 2011.
I danni da fagiano invece, come sempre, presentano un andamento del tutto irregolare, in
gran parte dovuto al limitato numero degli eventi di danno ed alla loro concentrazione; a causa
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di ci, anche una semplice variazione delle colture prevalenti in alcune ZRC o nei pressi di
alcune AFV, pu portare a variazioni importanti del dato complessivo.
400.000
350.000
300.000
250.000
200.000
150.000
100.000
50.000
-
2008 2009 2010 2011
120.000
100.000
80.000
60.000
40.000
20.000
-
2008 2009 2010 2011
25.000
20.000
15.000
10.000
5.000
-
2008 2009 2010 2011
Figura 7.9 Andamento dei danni da avifauna (escluso storno) negli anni 2008-2011.
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18.000
16.000
14.000
12.000
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
-
2008 2009 2010 2011
25.000
20.000
15.000
10.000
5.000
-
2008 2009 2010 2011
Per quanto riguarda la suddivisione per specie degli indennizzi erogati nel quadriennio
analizzato, interessante notare, mediante un confronto con i dati del Piano Faunistico
precedente, che le percentuali rimangono abbastanza stabili, con la variazione pi importante
che riguarda la percentuale attribuibile al capriolo, la quale passa dal 13 al 22% (Figg. 7.12-
7.13). Questo aumento percentuale per si realizza a fronte di una riduzione del valore
assoluto, che nel 2007 era di oltre 85.000 mentre nel 2011 tornava a scendere a 54.000.
Cervo
1%
Cinghiale
60%
Figura 7.12 Suddivisione per specie degli indennizzi in provincia di Siena nel periodo 2008-2011.
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CINGHIALE
64%
Figura 7.13 Suddivisione per specie degli indennizzi in provincia di Siena nel periodo 2004-2007.
Sul territorio della provincia di Siena stato avviato fin dal 1997 un vasto programma di
interventi per la riduzione dei danni da fauna selvatica alle colture agricole.
Questa scelta stata resa obbligata dalle peculiarit dellagricoltura senese, caratterizzata
da una grande estensione di colture ad alto reddito come i vigneti DOCG, che hanno reso
economicamente molto vantaggioso il ricorso alla prevenzione dei danni.
A parte alcune tipologie di intervento piuttosto marginali, come repellenti o palloni
Predator, linvestimento in sistemi di prevenzione totalmente orientato sulle recinzioni
elettrificate per la salvaguardia delle colture da cinghiale e cervidi.
La Provincia per le aree protette e le ZP ha attuato un primo programma di installazione di
pastori elettrici, su circa 100 ha di colture, ottenendo ottimi risultati. Nel 2012 la Provincia ha
reso operativo un progetto complessivo sulle aree protette, accedendo ad un finanziamento del
PSR, che ha consentito di programmare n 6 impianti ad alta efficienza.
I tre ATC senesi hanno destinato sempre maggiori risorse alla prevenzione dei danni, come
si pu vedere nella tabella 7.15.
Investimento in opere di prevenzione dei danni negli ATC della Provincia di Siena
2007 2008 2009 2010 2011 2012
ATC 17 29.827 40.171 40.685 26.762 49.462 38.588
ATC 18 48.054 38.529 60.114 59.997 66.583 52.479
ATC 19 22.000 28.570 19.973 22.154 20.688 32.977
TOTALE 99.881 107.269 120.772 108.913 136.733 124.044
Tabella 7.15 Andamento degli investimenti in opere di prevenzione dal 2007 al 2011.
La Provincia e i tre ATC hanno operato scelte tecniche diverse, derivanti da valutazioni in
merito ai costi/benefici, alle superfici interessate dalle opere di prevenzione, al numero di
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interventi necessari. Gli impianti presenti o previsti nelle Riserve Naturali e nelle Zone di
Protezione sono tutti di grandi o medie dimensioni (superiori ai 10 ha) e sono a difesa di
sistemi colturali che hanno subito in passato danni ingenti (fino a 50 milioni di lire). Questo
giustifica un investimento molto alto sul singolo impianto di prevenzione: tutti gli interventi
delle RN e ZP sono alimentati dalla rete elettrica, con pulsatori ad alta efficienza, e hanno
sistemi di palificazione e isolamento avanzati.
Gli ATC invece, sulla base delle richieste degli agricoltori o di proposte allagricoltore stesso
in seguito a eventi dannosi, forniscono decine di impianti ogni anno, anche su tipologie colturali
o estensioni marginali; dove rischiano di avere un rapporto costi benefici negativo.
ovvio quindi che la scelta tecnica sia orientata esclusivamente su impianti standard con
alimentazione a batteria che hanno un costo iniziale minore. Ci consente di evadere il
maggior numero possibile di richieste, anche perch la manutenzione successiva non varia con
la tipologia di impianto (elettrificato).
Dal grafico 7.16 appare evidente un legame diretto tra gli investimenti in prevenzione e la
riduzione dei danni da ungulati; va per tenuto conto del fatto che nel periodo considerato
stata intensificata la prevenzione attiva dovuta ad una maggiore azione di controllo numerico e
incrementi dei piani di prelievo degli ungulati.
500.000
450.000 457.539
400.000
350.000 305.272 321.450
300.000 263.767
250.000
200.000
138.583
150.000 110.114 121.997
72.529
100.000
50.000
0
2008 2009 2010 2011
Figura 7.16 Confronto tra andamento dei danni da ungulati e prevenzione in provincia di Siena.
Confronto dei dati (in Euro) relativi ai miglioramenti ambientali nelle ZRC per gli ATC senesi
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Oltre a questi interventi realizzati dagli ATC negli istituti pubblici, nel 2003 la Provincia ha
avviato un programma sperimentale di miglioramenti ambientali a fini faunistici da realizzare in
12 ZRC della provincia di Siena, grazie a un finanziamento elargito dalla Fondazione del Monte
dei Paschi di Siena ( 500.000 per gli anni 2003 2004; 450.000 per il biennio 2005-2006;
80.000 lanno circa per gli anni successivi) (Tab. 7.18).
Le tecniche sperimentate in questo progetto hanno avuto lo scopo non solo di aumentare la
disponibilit alimentare della fauna selvatica stanziale, ma anche di valutare i fattori limitanti
delle popolazioni e di intervenire per aumentare la biodiversit degli ambienti agrari (p.es.
conservazione biennale dei margini dei cereali, miscugli specifici per la nidificazione dei fagiani,
miscugli a due vie cereale-leguminosa specifici per la lepre). Nella figura 7.19 si riportano i dati
degli investimenti realizzati nelle 12 ZRC durante tutto larco del progetto; come si vede le
colture sperimentali e la conservazione dei margini, essenzialmente di cereali, rappresentano
insieme una percentuale superiore al 25 % del totale. In questo contesto risalta negativamente
il dato delle siepi, praticamente nullo, per gli ingenti costi necessari allimpianto di nuove siepi
di dimensioni sufficienti per una efficacia faunistico ambientale. Diverso invece il caso dei
punti dacqua, che dopo i primi anni di interventi molto consistenti, dal 1998 al 2000, sono
rientrati in un ciclo di mantenimento ordinario.
Questo finanziamento proseguito, pur con una progressiva riduzione delle cifre erogate,
fino al 2011 e ha consentito di applicare e diffondere le nuove tipologie di intervento su ampia
scala, fino alla creazione di un modello di gestione faunistica e ambientale finalizzato non solo
alla produzione di selvaggina di qualit, ma anche allincremento generale della biodiversit
degli ecosistemi della provincia di Siena.
Ancora oggi, nonostante la riduzione delle risorse, sono coinvolti nel progetto 90 agricoltori
e la superficie occupata da interventi a vario titolo di 600 ha pari a circa il 6% della superficie
degli istituti interessati.
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Figura 7.19 Investimenti per interventi di miglioramento ambientale in 12 ZRC sperimentali, nellambito del
programma finanziato dalla Fondazione Monte dei Paschi, suddivisi per tipologia.
Il confronto tra la figura 7.19 e il grafico 7.20 evidenzia la maggiore complessit degli
interventi di miglioramento ambientale attuati con il programma sperimentale finanziato dalla
Fondazione Monte dei Paschi rispetto a quelli realizzati dagli ATC, che comunque comprendono
anche numerosi interventi di conservazione dei margini di cereali.
Gli investimenti per
miglioramenti ambientali nelle ZRV
Apprestamenti per il periodo considerato sono
24% Pabulari
stati sensibilmente inferiori a quelli
Salvaguardia dei
1% relativi alle ZRC, viste le diverse
siti riproduttivi
superfici complessive coinvolte e
6% Risorse idriche
soprattutto le diverse finalit degli
69%
Foraggiamento
istituti, e mostrano un andamento
negativo paragonabile a quello
delle ZRC (Tab. 7.21).
Figura 7.20 Tipologia di interventi di miglioramento ambientale a In questo tipo di istituto si nota
fini faunistici nelle ZRC della provincia di Siena negli anni 2007-2011. anche una sostanziale
semplificazione delle tipologie di
intervento, coerentemente con le
diverse necessit relative alla finalit di irradiare fauna immessa dalle ZRV diversamente
dallinvestimento in miglioramenti ambientali finalizzato al potenziamento della riproduzione
naturale effettuato nelle ZRC (Fig. 7.22).
Apprestamenti
18%
0% Pabulari
5% Salvaguardia dei
siti riproduttivi
Risorse idriche
77% Foraggiamento
Figura 7.21 Tipologia di interventi di miglioramento ambientale a fini faunistici nelle ZRV della provincia di Siena
negli anni 2007-2011.
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Nel panorama nazionale, la Toscana sicuramente una delle regioni che vede una
ricchezza e variet di fauna selvatica fra le maggiori in Italia.
Lincremento numerico che ha caratterizzato tutte le popolazioni di animali selvatici negli
ultimi decenni da ricollegare oltre che alla diffusione capillare di Istituti faunistici pubblici e
privati, alla buona copertura forestale ed anche allabbandono o riduzione di attivit agro-silvo-
pastorali in aree estese della regione, spesso sostituite da monocolture che hanno permesso di
trovare abbondanza di siti di alimentazione e rifugio ad un gran numero di specie, soprattutto
ungulate come Caprioli e Cinghiali.
Il fenomeno non ha risparmiato la nostra provincia, che per orografia del terreno e per
copertura forestale ha facilitato la riproduzione delle specie ungulate che negli ultimi 10 anni si
sono capillarmente diffuse in quasi tutti i tipi di habitat a loro idonei ed anche in zone limitrofe
ai grandi centri urbani, dove la limitazione dellattivit venatoria gli ha permesso di trovare
rifugi sicuri. A tale proposito, si notato che nonostante lindole selvatica, questi animali
vivono e prosperano anche in ambienti ampiamente occupati da infrastrutture e insediamenti
umani che hanno creato in diversi casi vere e proprie nicchie ecologiche.
Questa abbondanza di fauna selvatica ungulata, se da un lato rappresenta una importante
risorsa e ricchezza per lambiente naturale, dallaltro ha fatto sorgere una serie di problemi in
relazione alla conflittualit che si creata fra il traffico veicolare sulla rete stradale provinciale
e gli spostamenti sul territorio dei selvatici stessi. Infatti spesso importanti strade di
collegamento attraversano ampie parti di territorio cosiddetto integro o dove sono presenti
Istituti di Protezione della fauna selvatica, con il risultato di frequenti collisioni fra gli stessi ed i
veicoli in transito .
A questo proposito, la Provincia di Siena ha iniziato a monitorare questi accadimenti dagli
anni 2000, ma in modo particolare dallanno 2005, quando il Corpo di Polizia Provinciale,
sempre pi spesso chiamato ad intervenire su specifici sinistri stradali, ha acquisito
consapevolezza sulla portata del fenomeno stesso e gli interventi effettuati, che nel passato in
molti casi sarebbero passati inosservati, sono stati registrati, contribuendo cos allistituzione di
una banca dati , anche se in sottostima rispetto alla realt delle collisioni avvenute. Infatti, in
molti casi gli utenti, verificata la mancanza di danni al veicolo, spesso in caso di collisioni con
selvaggina minore come lepri, fagiani, istrici ecc. non procedono alla successiva denuncia o
richiesta di risarcimento , per cui, nonostante lavvenuto sinistro, questo non sar parte della
statistica annuale. Diversamente avviene nel caso di collisioni con ungulati dove, i
danneggiamenti anche importanti dei veicoli coinvolti, spingono i conducenti proprietari a
richiedere il risarcimento dei danni subiti, anche con ricorso a successivi interventi decisionali
dellAutorit Giudiziaria.
Questo fenomeno interessa lEuropa intera, dove si stimano perdite di animali fra i 10 ed i
100 milioni di esemplari fra mammiferi ed uccelli oltre che spiacevoli conseguenze per la
societ civile con morti e feriti fra gli utenti della strada e danni per migliaia di euro ai beni
posseduti.
Uno studio condotto per la Regione Toscana ha fatto rilevare che i sinistri stradali con
selvatici ungulati denunciati alle Amministrazioni Provinciali Toscane nel periodo 2001-2009
sono stati 3.290. Tale fenomeno, ad oggi ha fatto registrare un progressivo aumento .
Per dare qualche dato in merito riferito agli ultimi due anni, il corpo di Polizia Provinciale di
Siena ha rilevato sul territorio di competenza nellanno 2010 n. 167 sinistri e nellanno 2011 n.
248, quasi tutti con selvatici ungulati delle specie capriolo, cinghiale e daino.
Sulle strade extraurbane di competenza della Provincia di Siena, sono stati apposti
numerosissimi segnali specifici indicanti pericolo animali selvatici vaganti ma purtroppo, ad
oggi, lesperienza maturata in merito da questo Ufficio ha portato a verificare che la
maggioranza dei sinistri avviene con collisione diretta fra la parte anteriore frontale dei veicoli
ed il corpo dei selvatici in attraversamento della carreggiata ,in tratti dove quasi sempre vige
la suddetta segnaletica. Ci testimonia chiaramente che lutenza, proprio per la presenza
diffusa di detta segnaletica verticale e luso di installare abbondanza di segnali stradali, ignora
gli stessi non percependo il preavviso di pericolo anche in tratti stradali o circostanze di tempo
dove sarebbe opportuno fare pi attenzione e soprattutto regolare particolarmente la velocit
dei mezzi condotti.
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Nellambito della gestione faunistica venatoria del territorio della Provincia di Siena un ruolo
di primo piano viene svolto dal personale di vigilanza che nellambito e nel rispetto delle
proprie funzioni e attribuzioni collabora in forma diretta ed indiretta a perseguire gli obiettivi di
programmazione faunistico venatoria pianificati dallEnte Provincia.
La vigilanza nel settore faunistico venatorio nellambito del territorio sottoposto a caccia
programmata o soggetto a divieto di caccia svolta dal personale appartenente al Corpo di
Polizia Provinciale e da Agenti di vigilanza volontaria appartenenti ad Associazioni venatorie e
ambientaliste coordinate dalla stessa.
La Polizia Provinciale di Siena effettua la sua attivit di vigilanza nellambito di tutto il
territorio provinciale a mezzo di personale professionalmente preparato ed impegnato
quotidianamente a combattere abusi e comportamenti irregolari a danno della fauna selvatica
e dellambiente. Il Settore di Polizia Provinciale per svolgere le competenze derivate dalle
norme vigenti organizzato nel suo interno con personale amministrativo e personale addetto
alla vigilanza. LUnit operativa amministrativa composta da due soggetti a cui demandata
oltre a parte della gestione dei molteplici procedimenti sanzionatori derivanti dalla repressione
esercitata durante lattivit di vigilanza (propria e di altre Forze dellOrdine e Associazioni)
impegnata anche nella gestione amministrativa del personale di vigilanza volontaria e
nellorganizzazione di corsi di abilitazione al controllo di fauna selvatica per la tutela della
produzione agricola e zootecnica di cui allart. 37 LRT 3/94. LUnit operativa vigilanza
composta da 25 addetti con funzioni di agenti e ufficiali di P.G. (compreso un
Comandante/Dirigente ed un Vice-Comandante) che svolgono oltre alle funzioni di vigilanza
sulle materie delegate alla Provincia anche quella venatoria come stabilito dallart. 19 e 27
della L. 157/92 e poi recepito dalla LRT 3/94.
Per rispondere alle esigenze e alle richieste pervenute da parte di utenti privati e
rappresentanti di diverse realt produttive provinciali, la struttura di Polizia Provinciale, grazie
alla collaborazione di Associazioni di volontariato, ha organizzato dal 1994 ad oggi decine di
corsi sulla base dellart. 37 c. 4 LRT 3/94 che hanno portato allabilitazione di almeno 10.000
soggetti che possono intervenire partecipando ai contenimenti di fauna selvatica. Questo
personale ha ricevuto idonea preparazione circa lecologia e la gestione delle specie selvatiche
oggetto di controllo nonch sulle modalit e tecniche con cui effettuare il controllo.
Non per ultimo per ovviare ad una modifica della normativa regionale del 2010 che limitava
lattivit di vigilanza in materia venatoria alle guardie private riconosciute dal TULPS esercenti
la loro attivit professionale allinterno delle Aziende Faunistico Venatorie e Agrituristico
Venatorie sono stati organizzati 3 corsi di preparazione aggiornando 136 addetti alla vigilanza
privata.
Quanto messo in atto dalla Polizia Provinciale fa parte di una pianificazione dove
protagoniste principali risultano le Associazioni di Volontariato attraverso le quali, grazie
allimpegno ed alla preparazione dimostrata dal loro personale, sono stati raggiunti risultati
soddisfacenti sia nel settore della vigilanza che in quello dei contenimenti della fauna selvatica.
Infatti in ordine ad un razionale impiego del personale di vigilanza volontaria, la Provincia
di Siena attraverso atto consiliare n. 44 del 24/06/2011 Regolamento provinciale per il
coordinamento e il riconoscimento delle Guardie Ambientali Volontarie (GAV) e Guardie Giurate
Venatorie Volontarie (GGVV) ha individuato nel Settore di Polizia Provinciale lorganismo
incaricato a valorizzare e favorire lo sviluppo e la promozione della funzione del volontariato
per la salvaguardia dellambiente e per questo, e sulla base dellart. 53 della LRT 3/94, ha
stipulato convenzioni con le Associazioni individuate dalla normativa vigente.
Il coordinamento della vigilanza volontaria della Provincia di Siena composto da: n. 134
Guardie Giurate Venatorie Volontarie, n. 12 Guardie Ambientali Volontarie, n. 61 Guardie
Giurate Venatorie Volontarie e Guardie Ambientali Volontarie (doppia qualifica).
Per gestire, organizzare e coordinare il personale volontario, come specificamente delegato
dalla Regione Toscana, la Polizia Provinciale ha creato un sistema di prenotazione telematica
che permette in tempo reale lindividuazione dei luoghi e dei tempi degli interventi di
contenimento o di vigilanza, del numero dei capi abbattuti e di tutta una serie di dati che
rendono percettibile quanto sia limpegno profuso.
La figura dellagente di vigilanza volontaria sia essa Guardia Ambientale Volontaria o
Guardia Venatoria volontaria non si limita alla sola vigilanza venatoria, ma esercita
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attivamente e volontariamente una serie di azioni, valorizzate anche dalle proprie conoscenze
del territorio e del contesto generale volte alla salvaguardia dellambiente e della fauna
selvatica. Lattivit posta in essere da questi soggetti caratterizzata non solo alla
partecipazione diretta alla gestione faunistico venatoria (catture di fauna selvatica,
prevenzione danni, controllo del territorio, vigilanza venatoria, etc), ma concorrono a
perseguire gli obiettivi di programmazione faunistico venatoria.
Nelle tabelle 6.1 e 6.2 sono riportate le statistica degli illeciti penali e amministrativi dal
2006 al 2011 accertati dalla Polizia Provinciale e dal personale coordinato delle associazioni
venatorie, ambientali e agricole (Guardie Giurate Venatorie Volontarie e Guardie Ambientali
Volontarie).
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7.1 GENERALITA
Lanalisi descrittiva che segue prende in considerazione le specie di interesse venatorio che
maggiormente hanno richiesto un investimento provinciale in termini di energie e risorse
finanziarie impiegate nella gestione: fagiano (Phasianus colchicus), lepre (Lepus europaeus),
cinghiale (Sus scrofa), capriolo (Capreolus capreolus), cervo (Cervus elaphus), daino (Dama
dama), muflone (Ovis aries) e specie oggetto di piani di controllo numerico.
Tuttavia, accanto a queste specie, nellelenco delle entit faunistiche presenti, stabilmente
o di passo, nel territorio senese, ve ne sono molte altre, alcune di importanza anche venatoria,
ma la maggior parte di interesse conservazionistico.
Come gi accennato in precedenza (si veda par. 1.1), infatti, la provincia di Siena occupa
un territorio vasto e diversificato da un punto di vista geologico, geomorfologico e
vegetazionale, passando da rilievi a carattere montuoso al paesaggio collinare che occupa la
maggior parte del territorio alle zone pianeggianti che si sviluppano lungo i fondovalle dei
principali corsi dacqua e in corrispondenza dei bacini lacustri, creando una complessit di
paesaggi ed ambienti per cui la provincia famosa in tutto il mondo.
Questa ricchezza in paesaggi ed ambienti rende il territorio senese una tra le aree pi
ricche in biodiversit; sono infatti presenti ben 236 specie di importanza conservazionistica di
cui 77 emergenze floristiche e 159 emergenze faunistiche. Di queste ultime 31 sono
invertebrati, 11 pesci, 10 anfibi, 5 rettili, 78 uccelli e 24 mammiferi. Se si prendono in
considerazione solo i carnivori, in provincia di Siena sono presenti tutte le specie dellItalia
centrale ad eccezione dellorso.
La Legge 11 febbraio 1992, n. 157 Norme per la protezione della fauna selvatica
omeoterma e per il prelievo venatorio stabilisce per prima, in Italia, che la fauna selvatica
patrimonio indisponibile dello Stato ed tutelata nell'interesse della comunit nazionale e
internazionale, dove per fauna selvatica, ai sensi della suddetta legge, si intende le specie di
mammiferi e di uccelli delle quali esistono popolazioni viventi stabilmente o temporaneamente
in stato di naturale libert nel territorio nazionale (con esclusione delle talpe, ratti, topi
propriamente detti, arvicole).
La legge regionale 12 gennaio 1994, n. 3 di recepimento della normativa nazionale
ribadisce che la disciplina della gestione del territorio regionale ai fini faunistici realizzata nel
rispetto dei principi dettati dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157 nonch della Convenzione di
Parigi del 18 ottobre 1950 (resa esecutiva con legge 24 novembre 1978, n. 812) e della
Convenzione di Berna del 19 settembre 1979 (resa esecutiva con legge 5 agosto 1981, n.
503), attuando la tutela di tutte le specie appartenenti alla fauna selvatica e realizzando altres
lattuazione delle direttive comunitarie concernenti la conservazione degli uccelli selvatici n.
79/409 del 2 aprile 1979, n. 85/411 del 5 luglio 1985 e n. 91/244 del 6 marzo 1991. La
Regione Toscana evidenzia allart. 1 LR 3/1994 che il patrimonio faunistico ha carattere di
risorsa limitata e pertanto le funzioni connesse alla sua tutela e alla regolamentazione del
prelievo venatorio devono seguire il metodo della programmazione e sono attivate tramite
appositi piani. Anche lesercizio dellattivit venatoria deve svolgersi entro i limiti e nel rispetto
degli obblighi posti dalla LR 3/1994 (e quindi dalle direttive comunitarie e dalle leggi nazionali)
ai fini della conservazione della fauna selvatica.
Inoltre, negli ultimi anni, si sviluppata una complessa normativa, nazionale e regionale,
derivante anchessa dal recepimento di Convenzioni internazionali e Direttive comunitarie,
finalizzate alla conservazione e alla tutela della fauna e della flora e degli habitat naturali e
seminaturali. Le Province si trovano a dover svolgere in questambito un ruolo molto
importante diventando, in alcuni casi, responsabili dellattuazione delle misure di tutela e della
definizione ed attuazione delle misure di conservazione.
Per tutti questi motivi, il presente Piano, sebbene sia finalizzato alla disciplina del prelievo
venatorio cos come previsto dalla legge regionale 3/94, stato redatto in maniera tale da
rendere le attivit programmate conformi e coerenti non solo alla conservazione delle specie
faunistiche di interesse venatorio ma anche alla tutela e conservazione della biodiversit in
generale.
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FAGIANO
Le scelte operate dalla Provincia e dagli ATC nellambito della gestione e conservazione del
fagiano hanno favorito nei precedenti periodi di programmazione laffermarsi di popolazioni
sostanzialmente stabili su tutto il territorio provinciale. Nellultimo biennio (2009 e 2010),
tuttavia, i monitoraggi condotti nelle strutture faunistiche hanno evidenziato, soprattutto in
certe aree, una flessione nella densit del fagiano o comunque una instabilit nella loro
consistenza (Figg. 7.1, 7.2), legata prevalentemente alla trasformazione del paesaggio agrario
che ha visto una riduzione di seminativi investiti con colture cerealicole.
40
36,5 34,5
35
Densit (n. fagiani/100 ha)
30 27,5 27,6
29,6 28,3
25 27,6
25,8 23,2
21,7
20 22,3
20,1
15
10
5
0
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Figura 7.1 Densit media del fagiano nelle ZRC della provincia di Siena.
35
Densit (n. capi/100
30
25
ha) Fagiani
20
15
10
5
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 7.2 Densit media del fagiano nelle ZRC e nelle AFV della provincia di Siena.
Tuttavia, anche il modello gestionale applicato alla specie ne determina lo status a livello
locale. In gran parte del territorio soggetto a caccia programmata, con esclusione di quello
dellATC SI 19, e nella maggior parte delle AFV (variabile dal 22 al 32%), lattivit venatoria sul
fagiano dipende in larga misura dai ripopolamenti. Nellultimo periodo di programmazione
(20062011) allinterno delle AFV limmissione di fagiani era consentita nella seguente misura:
1 capo/ha di superficie totale dellAFV per aziende con recinto di ambientamento e 0,25
capi/ha per immissioni senza recinto. Secondo la normativa regionale nelle AFV poi il piano di
prelievo su questa specie consentito sul 50% massimo delle consistenze stimate a fine
stagione venatoria, oppure su massimo il 50% dei capi immessi. Nel territorio a caccia
programmata, invece, il prelievo venatorio non calibrato sulla consistenza della popolazione
di fagiani.
Pagina 98
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
La gestione del fagiano nelle ZRC si basa sulla riproduzione allo stato naturale della specie
che per irradiamento dai confini e/o attraverso operazioni di cattura e traslocazione dei capi
deve arricchire il territorio limitrofo a gestione programmata della caccia. Due punti di criticit
risultano, da una parte le dimensioni di questi istituti talvolta troppo elevate da rendere
irradiamento trascurabile, dallaltra le operazioni di cattura messe in crisi dalla scarsa
partecipazione del volontariato venatorio locale.
Le ZRV sono state gestite in maniera differenziata dai tre ATC senesi. Dal 2002 lATC SI19
ha portato avanti una gestione pi naturale del fagiano, sospendendo limmissione con capi
allevati in cattivit. LATC SI 17 e SI18, invece, hanno proseguito nellutilizzo dei recinti di
ambientamento ubicati allinterno delle ZRV per immettere un numero crescenti di fagiani di
allevamento (Tab. 7.3).
ANNO 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
ATC SI 17 2.000 2.700 2.200 2.900 3.300 3.300 3.300 3.500 4.000 4.300
ATC SI 18 6.000 7.700 6.900 7.600 8.700 9.500 8.000 10.200 10.200 11.000
ATC SI 19 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
TOTALE 8.000 10.400 9.100 10.500 12.000 12.800 11.300 13.700 14.200 15.300
Tabella 7.3 Immissioni di fagiani nelle ZRV della provincia di Siena a partire dallanno 2002.
Negli ultimi anni lATC 18 acquista i fagiani da un allevamento che garantisce la loro origine
da ceppo selvatico, in quanto i soggetti sono prodotti da animali di cattura provenienti dalle
ZRC di sua competenza.
E interessante notare inoltre la consistenza dei carnieri dei cacciatori nellarco di tempo che
va dalla stagione venatoria 2004-2005 fino al 2009-2010 (Fig. 7.4), fornita dalla Regione
Toscana. Nella stagione venatoria 2009-2010, si evidenzia una densit di prelievo di 5,7 capi
per 100 ha di SAF del territorio a gestione programmata, con una valore massimo nellATC 18,
e pari a 7,8 fagiani abbattuti per 100 ettari (Tab. 7.5).
30000
N. FAGIANI ABBATTUTI
23.952 23.217
25000
20.965
20.005 19.213
20000
13.269
15000
10000
5000
0
2004- 2005 2005- 2006 2006- 2007 2007- 2008 2008- 2009 2009- 2010
Figura 7.4 Numero di fagiani prelevati nei tre ATC senesi (dati Regione Toscana).
Tabella 7.5 Densit di abbattimento dei fagiani nella stagione venatoria 2009-2010 negli ATC senesi (dati Regione
Toscana).
Pagina 99
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
LEPRE
La lepre ha una notevole importanza nella tradizione venatoria del nostro territorio
provinciale. Le stime di consistenza e densit indicano che la sua presenza nel tempo ha avuto
fluttuazioni varie e la gestione di questo lagomorfo, finalizzata al suo incremento numerico, ha
avuto la sua massima espressione con la creazione delle Zone di Ripopolamento e cattura, ad
oggi gestiti dagli Ambiti Territoriali di Caccia, destinati alla produzione allo stato naturale della
specie. Da ricordare che nel PFVP 2006-2010 nelle ZRC la lepre rappresentava la specie in
indirizzo produttivo.
La densit stimata allinterno delle ZRC mette in evidenza un calo sostanziale della specie
in questi istituti con qualche difformit nella densit media nei tre comprensori senesi ed un
dato medio provinciale che nel 2011 non scende comunque al di sotto di 12 lepri/100 ha di
superficie vincolata (Fig. 7.6).
Densit media (N. capi/100ha)
30
25
20
15
10
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 7.6 Densit media delle lepri nelle ZRC di ciascun comprensorio in provincia di Siena nel periodo 20062011.
30
25
20
15
10
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 7.7 - Confronto fra densit stimata delle lepri e densit di cattura nelle ZRC della provincia di Siena.
Pagina 100
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
30
25
20
15
10
5
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 7.8 - Densit stimata e densit di cattura della lepre nelle ZRC del Comprensorio Siena 1 (SI 17).
30
25
20
15
10
5
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 7.9 - Densit stimata delle lepri e densit di cattura nelle ZRC del Comprensorio Siena 2 (ATC SI 18).
30
25
20
15
10
5
0
2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 7.10 - Densit stimata delle lepri e densit di cattura nelle ZRC del Comprensorio Siena 3 (ATC SI 19).
Un fattore importante sono le indicazioni del PRAF che elenca tra gli elementi da
considerare nellistituzione di ZRC dimensioni, conformazione, boscosit e confini tali da
privilegiare il fenomeno dellirradiamento piuttosto che le catture, nella consapevolezza che il
numero sempre inferiore di cacciatori in genere (cfr. par. 2.1) diminuito sostanzialmente
negli anni e cos pure la loro disponibilit.
Le ZRV sono istituti che, come gi esposto al paragrafo 3.2, hanno fra le loro finalit quella
di garantire, visto le limitate dimensioni, lirradiamento della piccola fauna stanziale. La lepre in
queste strutture stata oggetto, soprattutto nei due periodi di programmazione precedenti, di
un progetto di produzione allo stato seminaturale utilizzando i recinti dei fasianidi gi presenti
ed immettendovi poche coppie di lepri di cattura per poi ricatturarle a fine stagione
riproduttiva. I risultati di questa esperienza, ove le operazioni sono state condotte con le
dovute accortezze (apprestamenti pabulari intensivi allinterno del recinto e cattura delle lepri
prima che iniziasse la stagione piovosa) sono stati pi che soddisfacenti. Tuttavia queste
Pagina 101
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
esperienze ad oggi sono numericamente trascurabili rispetto alle potenzialit delle strutture
esistenti e sarebbe interessante una loro implementazione.
Infine da evidenziare i dati in nostro possesso (peraltro molto positivi) sulle stime di
densit della lepre allinterno di alcune ZRV (13, infatti i censimenti notturni con lausilio di
fonte luminosa non vengono effettuati tutti gli anni in tutte le ZRV). La tabella riguarda solo le
ZRV di cui si hanno serie sufficientemente utilizzabili (Tab. 7.11).
Allinterno della AFV, come per le ZRC, la lepre ha fino ad oggi rappresentato la sola specie
di indirizzo produttivo e la sua stima di abbondanza un parametro fondamentale per
determinare landamento gestionale. La vecchia normativa regionale stabiliva un limite minimo
di 10 capi su 100 ha di superficie vincolata al di sotto del quale scattavano una serie di misure
sanzionatorie. I dati in nostro possesso (Fig. 7.12) ottenuti tramite censimenti notturni con
perlustrazione di superfici prestabilite tramite fonte luminosa, mettono in evidenza una densit
media della lepre nelle AFV suddivise nei tre comprensori senesi che, pur presentando una
lieve flessione, rimane comunque sempre al di sopra di 14 lepri/100 ha (14,8 capi/100 ha nella
media provinciale).
Densit media (N. capi/100ha)
30
25
20
15
10
0
2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010 2010/2011
Figura 7.12 Densit media delle lepri nelle AFV dei tre comprensori provinciali.
Pagina 102
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
queste due specie nel territorio a caccia programmata circostante, finalizzato in ultima analisi
ad una maggiore soddisfazione venatoria.
Oltre ad effettuare censimenti allinterno delle ZRC per monitorare lincremento della
densit delle lepri in funzione del programma di miglioramento ambientale attuato, si cercato
di valutare anche gli effetti del presunto aumento di dispersione della specie tramite
censimenti e stime di densit in alcune aree limitrofe alle ZRC (2 aree per ogni zona) oggetto
di interventi di miglioramento ambientale e confrontando le stime di abbondanza con quelle di
alcune aree del territorio a gestione programmata sufficientemente lontano dalle ZRC, prive
ovviamente di qualsiasi tipo di intervento di miglioramento ambientale.
In queste due tipologie di aree i censimenti sono stati effettuati in due diversi periodi,
prima dellapertura della stagione venatoria e quindi prima della terza domenica di settembre,
il secondo periodo a fine stagione venatoria, nel mese di gennaio.
Larco di tempo considerato gennaio 2003 settembre 2006. I dati in nostro possesso
sono piuttosto discordanti, tanto vero che successivamente al 2006 non si ritenuto
opportuno effettuare ulteriori monitoraggi. (Figg. 7.13 - 7.16).
35
30
25
20
15
10
5
0
Sett. 2003 Genn. 2004 Genn. 2005 Sett. 2005 Genn. 2006
Leonina_1 Leonina_2
Figura 7.13 Densit lepri in 2 zone limitrofe alla ZRC Leonina (Comprensorio Siena 18).
35
30
25
20
15
10
5
0
Sett. 2003 Genn. 2004 Genn. 2005 Sett. 2005 Genn. 2006
maltaiolo_1 maltaiolo_2
Figura 7.14- Densit lepri in 2 zone limitrofe alla ZRC Maltaiolo Matero (Comprensorio Siena 19).
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
35
30
25
20
15
10
5
0
Sett. 2003 Genn. 2004 Genn. 2005 Sett. 2005 Genn. 2006
strozza_1 strozza_2
Figura 7.15 Densit lepri in 2 zone limitrofe alla ZRC Strozzavolpe (Comprensorio Siena 17).
35
30
25
20
15
10
5
0
Sett. 2003 Genn. 2004 Genn. 2005 Sett. 2005 Genn. 2006
mensanello_1 mensanello_2
Figura 7.16 Densit lepri in 2 zone limitrofe alla ZRC Mensanello (Comprensorio Siena 17).
Come si vede difficile attribuire una qualche correlazione fra le stime di densit della
lepre nelle aree limitrofe alle ZRC e leventuale irradiamento conseguente allaumento di
densit per effetto dellintensificazione degli interventi di miglioramento ambientale; dallesame
di alcune aree limitrofe si pu vedere come in effetti le stime di densit siano tendenzialmente
molto fluttuanti, qualche volta landamento della densit nelle due aree limitrofe di una stessa
ZRC simile, altre volte non assolutamente paragonabile.
35
30
25
20
15
10
5
0
Sett. 2003 Genn. 2004 Genn. 2005 Sett. 2005 Genn. 2006
montaperti_1 montaperti_2
Figura 7.17 Densit lepri in 2 zone limitrofe alla ZRC Montaperti (Comprensorio Siena 18).
Oltretutto interessante vedere come anche nelle ZRC oggetto del Progetto di qualit
ambientale e faunistica la densit della lepre abbia subito comunque una flessione a partire dal
2006 (Fig. 7.18). Pertanto sembra che gli interventi di miglioramento ambientale intensivi
Pagina 104
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
abbiano avuto, nel caso di cui trattasi, un effetto positivo solo nei primi anni dellesperienza
mentre successivamente le densit sono andate diminuendo seppur in misura differente e, dal
2008 in poi con qualche situazione in controtendenza; una situazione che avvalora
maggiormente lipotesi di quanto sia difficile stabilire direttamente gli effetti dei miglioramenti
ambientali sullabbondanza di questa specie, ma soprattutto di come i fattori che vi
intervengono siano numerosi e difficilmente misurabili.
90
80
70
N. lepri/100 ha
60
50
40
30
20
10
0
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 7.18 Densit lepri nelle ZRC oggetto del progetto Qualit ambientale e faunistica in provincia di Siena.
Nelle aree campione scelte nel territorio a caccia programmata non si sono avuti grossi
risultati in intermini di avvistamento tranne che in un paio di aree dove il numero di lepri
censite nei vari monitoraggi risulta quello in tabella 7.19.
TGPC Sett. 2003 Genn. 2004 Genn. 2005 Sett. 2005 Genn. 2006 Sett. 2006 TOTALE
Montarrenti 2 6 7 2 1 11 29
Ombroncino 4 1 6 3 1 3 18
Pian d'Asso 3 1 1 1 4 n.e. 10
Piani di Torrita 0 0 0 0 0 n.e. 0
Poggio S.Cecilia 15 6 14 12 9 28 84
Tabella 7.19 Conteggio lepri nelle aree campione a gestione programmata lontane dalle ZRC oggetto del progetto
Qualit ambientale e faunistica in provincia di Siena.
Per terminare sembra interessante dare uno sguardo ai carnieri dei cacciatori nellarco di
tempo che va dalla stagione venatoria 2004-2005 fino al 2009-2010 (Fig. 7.20).
8.000
Numero di lepri abbattute
7.292
7.000
5.531 5 . 8 13 6.047
6.000
4.907
5.000 4.487
4.000
3.000
2.000
1.000
0
2004/2005 2005/2006 2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010
Figura 7.20 Carnieri lepre nei tre comprensori provinciali senesi e nel totale della provincia.
Pagina 105
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Questi dati, forniti dalla Regione Toscana, vanno sicuramente considerati in difetto: infatti
dalla lettura elettronica effettuata risulta che un certo numero di tesserini non riportavano
lindicazione dellATC oppure la stessa non era leggibile.
Un dato che ci pu dare qualche indicazione sulla soddisfazione venatoria a livello
provinciale quello che nella stagione venatoria 2009/2010 indica un prelievo di 1,9 capi/100
ha di territorio a gestione programmata. Entrando nel dettaglio nei tre comprensori abbiamo
1,6 lepri/100 ha nel comprensorio Siena 17, 1,7 lepri/100 ha in Siena 18 e 2,2lepri/100 ha di
territorio a gestione programmata nel comprensorio Siena 19.
CINGHIALE
La gestione del cinghiale nellarea vocata
Nel rispetto delle indicazioni del PFVP 2006-2010 il territorio della provincia di Siena, per
quanto attiene la gestione del cinghiale, suddiviso in due aree classificate vocate e non
vocate a seconda delle caratteristiche ambientali. Preme ricordare che larea attualmente
vocata al cinghiale stata individuata sulla base delle indicazioni dellart. 74 della deliberazione
di C.R. 292/94 per una estensione di ha 131.359 pari al 76,2% della superficie massima
vocabile (172.374 ettari). Negli anni di vigenza del PFVP 2006-2010 le poche modifiche
intervenute non hanno determinato cambiamenti sostanziali sulla gestione di questa specie.
Larea vocata distribuita nei tre comprensori (Siena 17, 18 e 19) in modo differenziato a
seconda delle caratteristiche ambientali di ciascun ambito e tenuto conto della superficie
boscata di ogni Comune (Tab. 7.21). Il territorio vocato a gestione programmata della caccia
ripartito dal Comitato di gestione di ciascun ATC, che ne lente gestore, in aree di varie
dimensioni denominate Distretti di gestione alle quali sono assegnate due o pi squadre a
seconda della loro superficie (Tab. 7.22).
Tabella 7.21 Estensione dellarea vocata al cinghiale nel 2011 in provincia di Siena.
Pagina 106
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Tabella 7.23 Variazione del numero di cacciatori iscritti alle squadre di caccia al cinghiale.
Dalla stagione venatoria 2005-2006 fino al 2010 il prelievo del cinghiale nel territorio
vocato realizzato dalle squadre di caccia sulla base di un piano di gestione redatto
annualmente dal Comitato di Gestione dellATC e approvato dalla Provincia nel quale sono
definiti i capi da abbattere in funzione della densit stimata (Tab. 7.23a, Fig. 7.23b) e della
DAF che si intende conseguire. Dal 2010, a seguito delle modifiche apportate alla LR 3/94 e al
testo unico dei regolamenti attuativi, la Provincia approva annualmente il Piano di gestione
degli ungulati ai sensi dellart. 28 bis della LR 3/94, nel quale definita la densit sostenibile
(DAF) del cinghiale.
Pagina 107
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
16,0 14,9
13,9 14,3
13,2
14,0 12,1
Densit cinghiale
11,2 11,8 13,9 12,4
11,8 11,7
12,0 11,3
11,9
10,0 9,5 8,5 10,5 10,5 11,4
10,5
8,0 8,7 8,6
6,0 7,8 7,6
7,0 7,0
4,0 5,4 5,5 5,8
2,0
0,0
05/06 06/07 07/08 08/09 09/10 10/11 11/12
Figura 7.23b Densit primaverile stimata nei Distretti di gestione di ciascun ATC.
Pagina 108
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
10.000 8.635
ABBATTUTI
6.565
8.000
6.000
4.000
2.000
0
2005- 2006 2006- 2007 2007- 2008 2008- 2009 2009- 2010 2010- 2011 2011- 2012
Figura 7.25 Numero di cinghiali abbattuti dalle squadre di caccia in provincia di Siena, articolati per ATC.
Dalla stagione venatoria 2005-2006 a quella 2008-2009 i capi prelevati con la caccia sono
in costante aumento, con densit di prelievo che vanno dai 9,7 capi su 100 ha nellATC SI17,
ai 10,8 capi/100 ettari nei distretti dellATC SI18, ai 5,5 capi/100 ha nellATC SI19 (Tab. 7.26).
La densit di abbattimento media provinciale passa da 4,1 capi/100 ettari nel periodo 1995-
2000, a 5,0 capi per 100 ha nel 2000-2005, ai 7,3 capi/100 ettari di superficie nel 2005-2012
(Fig. 7.27).
Nelle stagioni venatorie 2009-2010 e 2010-2011 si registra, forse a causa di massici
interventi di abbattimento ai sensi dellart. 37 LR 3/1994 (5.929 capi nel 2008 e 5.333 nel
2009), una netta flessione del contingente abbattuto nei Distretti di gestione (quasi 3.000 capi
in due anni), per arrivare nella stagione venatoria 2011-2012 a un prelievo massimo mai
registrato in provincia di Siena di 11.860 cinghiali abbattuti dalle squadre nei soli Distretti di
gestione.
Tabella 7.26 Variazione nel tempo della densit di abbattimento (numero capi abbattuti per 100 ettari di superficie
cacciabile) del cinghiale.
10
9
8
7
6 ATC SI 17
5 ATC SI 18
4 ATC SI 19
3
2
1
0
1995/2000 2000/2005 2005/2012
Pagina 109
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Gli interventi effettuati ai sensi dellart. 37 LR 3/1994 sono stati molto numerosi e anche il
numero dei cinghiali abbattuti. Il maggiore sforzo di abbattimento stato profuso nel 2008,
quando sono stati prelevati 5.929 cinghiali in 3.899 interventi (Tabb. 7.28-7.29).
ANNO
ATC
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
17 881 1047 1.557 2.029 1.845 1.380 1.638
18 1.131 1.614 2.006 2.623 2.232 1.899 2.353
19 290 735 1.011 1.277 1.256 1.030 1.191
PROVINCIA 2.302 3.396 4.574 5.929 5.333 4.309 5.182
Tabella 7.28 Numero di cinghiali abbattuti negli interventi di controllo (art. 37 LR 3/94).
ANNO
ATC
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
17 634 677 872 1.199 1.130 956 884
18 1.156 1.108 1.431 2.036 1.916 1.754 1.975
19 146 508 560 664 643 482 486
PROVINCIA 1.936 2.293 2.863 3.899 3.689 3.192 3.345
Pagina 110
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Anche negli istituti faunistici privati (AFV), il controllo del cinghiale ha fornito buoni risultati,
sia in numero di interventi effettuati che in numero di capi abbattuti (Tab. 7.30). Nellultimo
anno la percentuale dei capi abbattuti nelle AFV ha rappresentato il 36% del totale dei capi
abbattuti in tutta la provincia e gli interventi effettuati sono oltre il 50% del totale provinciale.
STRUTTURA n. n. n. n.
n. n. n. n.
cinghiali cinghiali cinghiali cinghiali
interventi interventi interventi interventi
abbattuti abbattuti abbattuti abbattuti
AREE ADDESTRAMENTO CANI 0 1 18 1 18
AZIENDE AGRITURISTICO VENATORIE 20 76 32 55 7 6 59 137
AZIENDE FAUNISTICHE VENATORIE 238 356 1303 1251 146 257 1687 1.864
DEMANIO REGIONALE 12 162 12 162
FONDI CHIUSI 35 170 21 188 5 132 61 490
RISERVE NATURALI 0 0
TGP NON VOCATO 316 220 324 320 154 169 794 709
TGP VOCATO 8 4 6 6 23 6 37 16
ZONE DI PROTEZIONE 8 122 2 35 10 143 20 300
ZRC 130 252 154 256 116 378 400 886
ZRV 117 276 133 242 24 82 274 600
TOTALE PROVINCIA 884 1.638 1.975 2.353 486 1191 3.345 5.182
Tabella 7.30 Numero di cinghiali abbattuti negli interventi di controllo (art. 37 LR 3/94) nel 2011.
Il maggior numero di interventi di controllo si registra sul comprensorio Siena 18, come
pure il maggior numero di cinghiali uccisi (Tabb. 7.31-7.33).
ATC 17
ANNO ASPETTO CERCA LIMIERE GIRATA BRACCATA TOTALE
2005 422 27 118 68 635
2006 451 48 120 58 677
2007 609 56 7 177 24 873
2008 730 76 16 304 73 1199
2009 719 96 16 254 45 1130
2010 610 81 11 187 67 956
2011 573 70 22 153 66 884
Tabella 7.31 Numero di interventi di abbattimento dl cinghiale suddiviso per tipologia nellATC SI 17.
ATC 18
ANNO ASPETTO CERCA LIMIERE GIRATA BRACCATA TOTALE
2005 834 107 150 65 1156
2006 746 149 153 60 1108
2007 951 248 31 182 18 1430
2008 1329 346 89 254 17 2035
2009 1287 321 50 230 28 1916
2010 1238 243 49 183 41 1754
2011 1304 423 33 177 38 1975
Tabella 7.32 Numero di interventi di abbattimento dl cinghiale suddiviso per tipologia nellATC SI 18.
ATC 19
ANNO ASPETTO CERCA LIMIERE GIRATA BRACCATA TOTALE
2005 60 24 38 24 146
2006 433 5 57 13 508
2007 371 33 28 115 13 560
2008 405 38 71 135 14 663
2009 416 17 66 133 11 643
2010 289 12 65 105 11 482
2011 260 23 44 141 18 486
Tabella 7.33 Numero di interventi di abbattimento dl cinghiale suddiviso per tipologia nellATC SI 19.
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
La tecnica di controllo pi usata quella dellaspetto che come media provinciale dal 2005
ad oggi rappresenta il 65% degli interventi effettuati, con una punta massima del 67,6%
rilevata nellATC 18. La cerca notturna rappresenta nellATC 18, con il 16,2% medio, la
seconda tecnica pi utilizzata; nellATC 17 questa tecnica appare in crescita (7,2%), mentre
stenta ancora a decollare nellATC 19. Infatti nellATC 19 prevalgono le metodologie di
abbattimento in forma collettiva con uno o pi cani: dal 2005 ad oggi, il 31,8% degli interventi
effettuato con luso del cane a fronte del 28,1% realizzato nellATC 17 e del 16,2% nellATC
18 (Figg. 7.34-7.35).
In termini di efficacia delle tecniche di controllo del cinghiale, espressa come numero di
capi abbattuti per intervento, a prima vista sembra essere la tecnica della braccata con la
quale si abbatte il maggior numero di selvatici (Tabb. 7.36-7.39).
4.000
3.500
3.000
Braccata
2.500
girata
2.000
limiere
1.500 cerca
1.000 aspetto
500
0
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 7.34 Numero complessivo di interventi di controllo del cinghiale (art. 37 LR 3/94) suddivisi per tipologia dal
2005 al 2011.
100%
80%
N. INTERVENTI
Braccata
girata
60%
limiere
40% cerca
aspetto
20%
0%
ATC 17 ATC 18 ATC 19
Figura 7.35 Uso (%) delle diverse tecniche di controllo del cinghiale nei tre ATC nel 2011.
Tabella 7.36 - Uso delle diverse tecniche di controllo dl cinghiale nei tre ATC senesi.
Legenda: A= aspetto; C=cerca; L=limiere; G=girata (con 30 persone e 5 cani); B=braccata.
Pagina 112
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
ATC SI 17
ANNO ASPETTO CERCA LIMIERE GIRATA BRACCATA
2005 0,5 1,3 2,6 4,8
2006 0,5 1,0 3,5 5,8
2007 0,5 1,2 2,6 4,5 14,8
2008 0,5 0,7 2,4 3,3 7,9
2009 0,5 0,5 3,0 3,5 11,4
2010 0,4 0,4 2,2 2,9 7,8
2011 0,5 0,5 2,2 4,5 9,2
Tabella 7.37 Efficacia delle tecniche di controllo delle popolazioni di cinghiale (art. 37 LR 3/94), espressa come
numero di cinghiali abbattuti per intervento nellATC SI 17.
ATC SI 18
ANNO ASPETTO CERCA LIMIERE GIRATA BRACCATA
2005 0,4 0,5 2,5 6,3
2006 0,5 0,4 4,2 8,4
2007 0,5 0,5 3,2 5,7 13,8
2008 0,5 0,5 1,5 5,9 12,9
2009 0,4 0,4 2,6 5,0 9,3
2010 0,4 0,4 2,9 4,4 8,8
2011 0,4 0,5 5,0 5,6 10,8
Tabella 7.38 Efficacia delle tecniche di controllo delle popolazioni di cinghiale (art. 37 LR 3/94), espressa come
numero di cinghiali abbattuti per intervento nellATC SI 18.
ATC SI 19
ANNO ASPETTO CERCA LIMIERE GIRATA BRACCATA
2005 0,4 0,5 2,1 7,4
2006 0,3 0,0 6,1 20,5
2007 0,2 1,9 3,9 3,9 23,1
2008 0,3 1,1 4,6 3,4 22,1
2009 0,3 1,3 4,3 4,3 23,6
2010 0,2 0,9 3,9 3,3 32,5
2011 0,3 1,0 5,8 3,5 19,6
Tabella 7.39 Efficacia delle tecniche di controllo delle popolazioni di cinghiale (art. 37 LR 3/94), espressa come
numero di cinghiali abbattuti per intervento nellATC SI 19.
Se invece analizziamo il numero di capi abbattuti per partecipante (Tab. 7.40), la cerca il
metodo pi efficiente. Addirittura nellATC 19 dove, rispetto agli altri ATC la cerca meno
impiegata, questa fornisce il risultato sorprendente di 0,44 capi per cacciatore.
Tabella 7.40 Efficienza media delle tecniche di controllo delle popolazioni di cinghiale ( art. 37 LR 3/94), espressa
come numero di cinghiali abbattuti per ogni partecipante allintervento nel periodo 2005-2011.
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
I CERVIDI
Nel periodo di vigenza del PFVP 2006-2010 la gestione dei cervidi e bovidi in provincia di
Siena stata realizzata secondo le indicazioni riportate nel Protocollo tecnico dintesa stipulato
dalla Provincia di Siena con lINFS (ora ISPRA) nel 1998. La gestione strettamente
conservativa del capriolo alla base del protocollo medesimo, gestione che di fatto era
ampiamente giustificata negli anni 90 quando il capriolo era presente a basse o medie densit
sul 50% dei Comuni della provincia. Negli ultimi 5 anni tuttavia il numero degli ungulati
(cervidi e cinghiale) notevolmente aumentato su tutto il territorio regionale in misura tale da
determinare una radicale modificazione della normativa regionale vigente e da indurre la
Giunta Provinciale a abrogare il Protocollo tecnico con lISPRA, per avviare un nuovo piano
programmatico di gestione delle specie ungulate basato sulle densit sostenibili.
La caccia di selezione al daino nel tempo ha subito considerevoli mutamenti. Per molti anni,
in attuazione del Protocollo tecnico con lISPRA, questa specie alloctona stata oggetto pi di
controllo numerico mirato a limitarne lespansione numerica e di areale, che di caccia di
selezione impostata sulla reale consistenza della specie. Ad oggi, il daino, specie alloctona ma
naturalizzata, soggetta ha una gestione venatoria basata sul prelievo calibrato sulla densit
sostenibile, al pari del capriolo.
CAPRIOLO
Tra tutti i cervidi e bovidi, il capriolo lunica specie autoctona in provincia di Siena e per
lunghi anni stata soggetta ad un tipo di gestione conservativa, basata su un prelievo
venatorio notevolmente inferiore allincremento utile annuo (IUA) della popolazione.
Il tratto che ha caratterizzato questi 20 anni di gestione stato il progressivo interesse per
questa nuova forma di attivit venatoria impostata sulla selezione del capo da abbattere.
Il numero dei Selecontrollori andato via via aumentando fino ad arrivare nel 2011 a 2.297
iscritti al registro provinciale rappresentando cos il 21,1% dei cacciatori locali (Figg. 7.41-
7.43).
2.500 2297
2174
1949 2234
2.000 1810
n. selecontrollori
1955
1548 1844
1.500 1341 1670
1135 1458
883 1273
1.000
722 1035
629
498
500 310
248
104 153
0
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Pagina 114
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2.500
N. selecontrollori 2.000
1.500
1.000
500
0
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Selecontr. esercitanti Selecontr. iscritti al Registro
Figura 7.42 - Cacciatori che hanno praticato la caccia di selezione in provincia di Siena e iscritti al Registro Provinciale
dal 1990 al 2010.
N. selecontrollori / N. cacciatori (%)
25
20
15
10
0
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Figura 7.43 - Percentuale dei selecontrollori sul totale dei cacciatori.
35
30 30 30 30 30
29
30
24 24
22 23
25 21 22 22
N. Distretti
19
20
16
15
15 11
10
10 8
7
5
5 3
0
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Figura 7.44 Numero dei Distretti di gestione del capriolo in provincia di Siena dal 1990 al 2011.
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Dal 2005 al 2010, la gestione del capriolo esercitata sulla base delle indicazioni del
regolamento provinciale e del protocollo tecnico con lINFS del 1998. I censimenti sono eseguiti
in battuta su aree campione e integrati con avvistamenti da punti fissi e percorsi IKA. I dati dei
censimenti evidenziano un costante incremento della densit di popolazione di questo cervide
(Fig. 7.45); si passa da una densit media provinciale di 8,2 capi/100 ha nella stagione
venatoria 2004/2005 ai 10,2 capi/100 ha in quella 2010-2011, con una punta massima di 11,2
capi/100 ha nellATC 17.
12,0
10,0
Densit media (n.
caprioli/100 ha)
8,0
11,4
8,0
10,0
10,1
10,5
8,4
8,3
8,2
6,0
4,0
2,0
0,0
ATC SI 17 ATC SI 18 ATC SI 19 Provincia
2004-2005 2010-2011
Figura 7.45 Confronto della densit media del capriolo nei distretti di gestione in provincia di Siena nel periodo
2004-2005 e 2010-2011.
8.000
7.035
7.000
5.709
6.000 6.883
abbattimento
4.322 4.573
5.000 4.213
piano
5.167
4.000
4.419
2.530 4.076
3.000 3.445
1.784
2.000 1.215
784 2.126
1.000 231 299 534
99 1.397
995
0
90
91
92
93
94
95
96
97
98
99
00
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
19
19
19
19
19
19
19
19
19
19
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
20
Figura 7.46 Consistenza del piano di abbattimento del capriolo assegnato ai Distretti di gestione.
Pagina 116
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
25 22,9
15
10,9
10
0
2000 2005 2010
Figura 7.47 - Percentuale media di prelievo applicata sulla consistenza di popolazione dal 2000 al 2010.
Nellultimo quinquennio si registra, invece, una buona percentuale di realizzazione dei piani
di abbattimento (Fig. 7.48) che passa come media provinciale dal 74% del periodo 2000-2005
all81,1% del 2005-2010. La densit media provinciale di abbattimento arriva nella stagione
venatoria 2010-2011 a toccare i 2 capi/100 ha di superficie (Tab. 7.49).
8.000
7.000
6.000
N. caprioli
5.000
4.000
82,8%
79,2%
85,3%
3.000
73,9%
67,7%
82,1%
73,8%
78,5%
73,1%
78,6%
81,5%
2.000
1.000
0
2000/2001 2002/2003 2004/2005 2006/2007 2008/2009 2010/2011
Figura 7.48 - Realizzazione del piano di prelievo (%) del capriolo nei distretti di gestione dalla stagione 2000-2001
alla stagione 2010-2011.
Pagina 117
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
comunque da tenere presente che laumento del capriolo, come quello di tutti gli altri
ungulati, un elemento che interessa lintero territorio regionale e negli ultimi anni ha
raggiunto una intensit tale da indurre la Regione Toscana a rivedere la propria legge regionale
e i regolamenti attuativi. I consistenti danni alle produzioni agricole e il numero di incidenti
stradali sempre pi elevato rappresentano le maggiori criticit del settore.
Nel 2010, la Provincia di Siena, a seguito delle modifiche apportate alla legge regionale ha
modificato il proprio Regolamento di gestione dei cervidi e bovidi individuando, con il Piano
di gestione annuale degli ungulati, i territori vocati e mediamente vocati anche per i cervidi e
la densit sostenibile provinciale. Inoltre, con il nuovo regolamento stato abolito il protocollo
tecnico con lINFS (ora ISPRA) in vigore dal 1998. Al fine di poter acquisire maggiori
informazioni sulla reale consistenza delle popolazioni dei cervidi, il nuovo disciplinare
provinciale prevede lintensificazione del monitoraggio faunistico, con possibilit di
sperimentare nuove tecniche di censimento.
Le modificazioni apportate hanno inciso notevolmente sui piani di prelievo, in modo
particolare sul capriolo. Il piano di prelievo, approvato Nella stagione venatoria 2010-2011
sono stati abbattuti in provincia di Siena 8.086 caprioli e questo numero sembra destinato a
crescere ancora. Infatti, il piano di prelievo provinciale autorizzato per la stagione venatoria
2011-2012 si attesta intorno ai 12.000 capi, dei quali 10.460 sono caprioli.
Con lespansione territoriale del capriolo su tutta la provincia, si inizia nella primavera 1997
la gestione anche nelle Zone di ripopolamento e Cattura e nelle Zone di rispetto Venatorio. Il
prelievo avviene sotto forma di controllo numerico effettuato ai sensi dellart. 37 della L.R.
3/94. I piani di abbattimento, allinizio di pochi capi, sono redatti sulla base di censimenti
notturni effettuati con faro alogeno su percorsi campione. Nonostante il progressivo
incremento dei capi abbattuti, la densit media allinterno delle ZRC nella primavera 2010 di
10,5 caprioli/100 ha (Figg. 7.50-7.51), che coincide perfettamente con la densit media
provinciale rilevata nei Distretti di gestione.
14
12
Densit media
10
8
6
4
2
0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Figura 7.50 - Densit media del capriolo nelle ZRC dellATC 17, 18 e 19 dal 2000 al 2010.
14
Densit Media provinciale
12
10,5
10 8,7
8,2 8,5
8
8
6,3
6 4,7 4,9 5,1
4,5 4,5
4
2
0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Figura 7.51 - Densit media del capriolo registrata nelle ZRC della Provincia di Siena dal 2000 al 2010.
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
La flessione degli abbattimenti (Fig. 7.52) registrata nellanno 2008 dovuta alla
sospensione degli abbattimenti a seguito del ricorso presentato dallassociazione animalista
LAV (Lega Anti Vivisezione). Nel 2009 il piano di controllo stato effettuato solo nelle ZRC
dove erano presenti danni alle produzioni agricole e a seguito di parere favorevole dellISPRA.
Nel 2010, con le nuove impostazioni di gestione, i piani di prelievo nelle ZRC non sono pi
concepiti come attivit di controllo (art. 37 LR 3/1994) a tutela dei danni allagricoltura, ma
sono realizzati con la finalit di conseguire e mantenere sul territorio la densit sostenibile,
secondo i tempi della caccia di selezione come da calendario venatorio (art. 28bis comma 5).
Ne consegue che un incremento dei piani di prelievo e dei caprioli abbattuti, che nella stagione
venatoria 2010-2011 risultano 839.
900
839
800
700
caprioli abbattuti
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Figura 7.52 - Caprioli abbattuti nelle Zone di Ripopolamento e Cattura dal 1996 al 2010.
La stessa strategia di gestione applicata anche nelle Zone di Rispetto Venatorio fino
allanno 2010, dopodich vengono considerate come territorio gestito dai Distretti ed il prelievo
effettuato come attivit venatoria ai sensi dellart. 17bis, comma 2.
350
319
300
caprioli abbattuti
250
200
158
150 127
74 105
100 77
46 56
50 33 70
10 55
0
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Figura 7.53 - Numero di caprioli abbattuti nelle ZRV dal 1996 al 2010.
Allinterno delle Aziende Faunistico Venatorie la gestione del capriolo segue le stesse
strategie di gestione dei Distretti di gestione. La densit di questa specie, rilevata tramite
conteggi notturni con faro, negli ultimi 5 anni ha avuto un leggero incremento passando da
10,2 capi/100 ha registrata nel 2005, a 14,7 capi/100 ha nel 2010, con una punta massima di
15,2 capi nel 2008 (Fig. 7.54).
Si registra (Tab. 7.55) un progressivo aumento della percentuale e della consistenza del
prelievo, a cui segue un incremento dei capi abbattuti che da 511 della stagione venatoria
2000-2001 passano a 1.291 della stagione 2010-2011. Laumento delle quote di prelievo
sembra incidere sulla densit di questo cervide che negli ultimi tre anni mostra una costante
Pagina 119
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
flessione rimanendo, comunque, sopra la densit obiettivo, che per le aree vocate stabilita in
79 capi /100 ha.
18
Densit Media provinciale 16 15,2 14,7
13,8 13,7
14 12,3
11,8 11,6 14,8
12 11
10 11,6
10,7 10,2
8
6
4
2
0
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Figura 7.54 - Densit media della popolazione di capriolo presente nelle AFV della Provincia di Siena registrata
durante i censimenti notturni primaverili dal 2000 al 2011.
Nonostante che i capi abbattuti allinterno degli istituti privati siano in costante aumento si
continua a registrare, a differenza che nei Distretti di gestione, una bassa percentuale di
realizzazione dei piani (Tab. 7.56).
Stagione % abbattimento
Consistenza piano abbattimento
venatoria sulla consistenza
2000/2001 4.103 511 12,5
2001/2002 3.958 487 12,3
2002/2003 4.366 660 15,1
2003/2004 4.090 598 14,6
2004/2005 4.056 720 17,8
2005/2006 3.620 665 17,8
2006/2007 4.651 795 18,4
2007/2008 5.072 971 17,1
2008/2009 4.921 1.082 19,1
2009/2010 4.917 1.194 22,0
2010/2011 4.574 1.291 24,3
Tabella 7.55 - Consistenza dei caprioli nelle AFV e % di prelievo dalla stagione venatoria 2000-2001 a quella del
2010-2011.
Stagione Piano di
Capi abbattuti % di realizzazione
venatoria abbattimento
2000/2001 511 397 77,7
2001/2002 487 316 64,9
2002/2003 660 492 74,5
2003/2004 598 479 80,1
2004/2005 720 592 82,2
2005/2006 665 600 90,2
2006/2007 795 544 68,4
2007/2008 971 623 64,2
2008/2009 1082 755 69,8
2009/2010 1194 800 67,0
2010/2011 1291 894 69,2
Tabella 7.56 - Piano di abbattimento del capriolo assegnato e realizzato dalle AFV dal 2000 al 2011.
Pagina 120
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Tabella 7.57 - Piano di abbattimento del capriolo assegnato e realizzato dalle AAV dal 2001 al 2011.
Nella tabella 7.58 sono riportati i caprioli abbattuti in provincia di Siena dal 1990 al 2010
suddivisi nei vari ambiti territoriali di gestione.
Tabella 7.58 - Serie storica degli abbattimenti di capriolo effettuati in provincia di Siena dal 1990 al 2010.
Pagina 121
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
DAINO
Il daino il secondo cervide per consistenza numerica e distribuzione geografica sul
territorio provinciale, sebbene il suo areale distributivo sia stabile e limitato a pochi Distretti.
Laumento dei distretti di gestione della specie, da 9 nel 1995 a 22 nel 2011, dovuto al loro
frazionamento per una pi corretta gestione della specie (Fig. 7.59). La densit della specie a
livello provinciale ridotta (Fig. 7.60).
Il daino assente nelle Zone di Ripopolamento e Cattura della provincia di Siena tranne
che nella ZRC denominata la Foce dove presente con pochissimi capi fin dal 1990.
Nel territorio dellATC 19 lunica presenza importante si registra nellAFV Castelvecchio; nel
rimanente territorio la densit si mantenuta sempre su valori ridotti, che oscillano tra 0,3 e
0,1 capi/100 ha, e il prelievo annuo si basa su due, tre animali complessivamente. Nelle Zone
di Rispetto Venatorio viene rilevata una costante diminuzione della specie e di conseguenza i
capi abbattuti sono poche unit.
Il prelievo maggiore del daino avviene nei Distretti di gestione dove, dal 2005 ad oggi viene
prelevato il 78% dei capi abbattuti nella provincia (304 capi abbattuti nella stagione venatoria
2004-2005 e 598 nella s.v. 2010-2011), con una percentuale di realizzazione che non supera
mai il 35% del piano di abbattimento. Il 22% dei daini abbattuto negli istituti privati (Tab.
7.61).
Dalla stagione venatoria 2010-2011 in poi viene del tutto abbandonato il controllo numerico
ai sensi dellart. 37 allinterno degli istituti privati (AAV) e pubblici (ZRC, ZRV, ZP) in quanto,
sfruttando le opportunit offerte dalla legge regionale, il prelievo si porta a termine nel corso
della stagione venatoria secondo piani di abbattimento redatti ai sensi dellart. 28 bis della gi
citata legge regionale ed approvati dalla Giunta provinciale (Tab. 7.62).
25
22 22 22 22 22
20
20 19 19
18 18
17 17 17
16
15 14
13
distretti daino
10 8 9
6
5 4 4
2
0
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
Figura 7.59 Numero dei Distretti di gestione del daino in provincia di Siena dal 1990 al 2011.
2,5
2,2
2,0 1,8
1,6
densit media
1,4
1,5 1,2
1,6
1,4
1,0 1,2
1,1 1,0
1,0
0,5
0,0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Figura 7.60 - Densit medie (n. capi/100 ha) del daino registrate nei Distretti di gestione della provincia di Siena dal
2000 al 2010.
Pagina 122
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
pa % di pa % di
Stagione p.a. p.a.
assegnato realizzazione assegnato realizzazione
venatoria realizzato realizzato
al distretto del piano alle AFV del piano
2000-01 612 280 45,8 146 59 40,4
2001-02 619 245 39,6 129 58 45,0
2002-03 701 132 18,8 180 42 23,3
2003-04 717 245 34,2 178 76 42,7
2004-05 777 235 30,2 178 59 33,1
2005-06 878 285 32,5 191 66 34,6
2006-07 804 314 39,1 164 83 50,6
2007-08 963 335 34,8 180 100 55,6
2008-09 1.086 419 38,6 244 121 49,6
2009-10 1.296 178 13,7 270 103 38,1
2010-11 1.360 466 34,3 230 92 40,0
Tabella 7.61 - Piani di prelievo provinciale del daino assegnato ai distretti di gestione ed alle AFV e relative
percentuali di realizzazione dal 2000 al 2010.
Tabella 7.62 - Serie storica degli abbattimenti di daino effettuati nella provincia di Siena.
CERVO
La presenza del cervo in provincia di Siena principalmente concentrata in due aree, una
collocata nellalto Chianti tra i Comuni di Castellina in Chianti e Radda in Chianti e laltra in Val
di Merse nel Comune di Chiusdino dove la maggior parte della popolazione presente
allinterno della Riserva Naturale Alto Merse. Dal 2005 alcune presenza sono state accertate
anche nei Comuni di Gaiole in Chianti e Castelnuovo Berardenga, dove tuttavia, dato lesiguit
della consistenza, non stata attivata la gestione faunistica e venatoria della specie.
La popolazione presente nella Riserva Naturale Alto Merse ha colonizzato parte del
territorio limitrofo, espandendosi nellAFV Pentolina e nel Distretto di gestione Val di Feccia,
dove sono prelevati annualmente pochi capi. Comunque, come evidenziato nella tabella 7.63,
nel complesso il prelievo a carico di questo cervide rimane assai limitato.
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Il maggior numero di capi abbattuti in provincia di Siena si registra dal 2005 al 2008 a
seguito di un prelievo effettuato ai sensi dellart. 37 della L.R. 3/94 allinterno della Riserva
Naturale Alto Merse da parte della Polizia Provinciale.
Negli ultimi anni si registra anche una forte diminuzione degli abbattimenti anche allinterno
dellAFV sperimentale Olli; si passa infatti da 20 cervi abbattuti nella stagione venatoria 2005-
2006 a un solo capo abbattuto nelle ultime due stagioni venatorie.
Allinterno dellAAV Pian dAlbola il prelievo stato autorizzato fino al 2010 in regime di
controllo numerico ai sensi dellart. 37 della LR 3/94 e quindi come caccia di selezione.
MUFLONE
Nella precedente programmazione era stato preso in considerazione la possibilit di
sospendere la caccia a questo bovide in quanto la popolazione presente nei Distretti di gestione
si notevolmente ridotta. Infatti negli ultimi anni i dati dei censimenti rilevano la presenza del
muflone solo nei Distretti di gestione Chianti Nord e Val dElsa Nord, mentre sembra
definitivamente scomparso dal Distretto Val di Cecina. Nella stagione venatoria 2010-2011
allinterno dei Distretti di gestione stato abbattuto un solo capo. Il prelievo a carico di questa
specie si notevolmente ridotto anche nellAFV Sperimentale Olli, per mantenere la densit
della specie a valori compatibili con il piano programmatico dellAzienda.
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
In ottemperanza a quanto previsto nel PFVP 2006-2010, nel 2007 stato concordato con
lIstituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ISPRA (ex INFS) un protocollo
dintesa che ha consentito di pianificare per tutto il periodo di validit del PFVP stesso le azioni
di controllo sulla fauna selvatica, in tempi diversi da quelli previsti dal calendario venatorio e/o
in aree soggette a vario titolo a divieto di caccia, ai sensi dellart. 19 L. 157/1992 e dellart. 37
LRT 3/1994. Per intervenute esigenze di gestione, successivi pareri e accordi con lISPRA sono
stati acquisiti a integrazione del protocollo.
Le attivit di controllo sulla fauna selvatica, anche nelle zone vietate alla caccia, possono
essere impostate per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per
motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela di particolari specie selvatiche, per la
tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali e ittiche
(art. 37 L.R. 3/94). In particolare, le esigenze gestionali che hanno portato allelaborazione
del piano di controllo sono riconducibili alla prevenzione e riduzione dei danni alle attivit
produttive, alla riconduzione ad una zoocenosi il pi naturale possibile per il contesto
geografico con interventi di eradicazione o comunque drastica riduzione delle specie alloctone
ed alla limitazione delle specie ritenute capaci di esercitare un rilevante impatto predatorio su
componenti faunistiche di importanza conservazionistica o venatoria.
COLUMBIDI
Tortora dal collare
Lelevata concentrazione di tortore dal collare Streptopelia decaocto decaocto pu causare
danni alle attivit agricole e produttive in genere (p.es. attivit zootecniche).
E attraverso lintegrazione di azioni di disturbo e interventi di abbattimento che nel
precedente periodo di programmazione si perseguito una locale riduzione della consistenza
delle popolazioni, ma soprattutto un allontanamento della specie dalle aree a rischio di
danneggiamento.
Lattivit di controllo di questa specie nel periodo 2009-2011 risultata localizzata e
limitata a pochi interventi (Fig. 7.65). Il controllo numerico della tortora stato autorizzato, in
stretta relazione ai luoghi e ai tempi dei danneggiamenti, allinterno delle ZRC e ZRV, dove gli
abbattimenti sono risultati concentrati nei mesi di agosto-ottobre (79,3%); negli istituti
faunistici privati (AFV Curiano Suvignano, AFV Felsina, AFV La Fratta, AFV Radi Campriano) le
operazioni di controllo della tortora sono state autorizzate solo per danni ad allevamenti
zootecnici.
Tabella 7.65 Interventi di controllo della tortora dal collare eseguiti negli istituti pubblici e privati della provincia di
Siena dal 2009 al 2011.
Colombo di citt
Nel 2009 stato impostato a integrazione del protocollo e con il parere favorevole
dellISPRA il Piano di controllo numerico del Colombo di citt (Columba livia forma domestica)
allo scopo di contenere i danni su scala provinciale alle produzioni agricole e fronteggiare il
problema degli asporti di cariossidi nei depositi di stoccaggio e quello della veicolazione di
patologie negli allevamenti zootecnici. Il piano prevede lattuazione prioritaria di metodi
ecologici e in subordine il ricorso ad azioni di controllo numerico, da realizzare sulle colture
danneggiate in corrispondenza delle fasi fenologiche in cui si manifestano i danni (mese di
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
aprile e maggio per le semine primaverili, da luglio a febbraio compresi per le colture a
maturazione e le semine autunnali).
Il numero degli interventi aumentato nel corso degli anni (Tab. 7.66), a differenza del
numero dei capi abbattuti. Gli abbattimenti sono variati da un minimo di 28,7 capi abbattuti
per interventi nel 2009, a un massimo di 40,4 nel 2010 a 32,2 nel 2011.
La maggior parte delle operazioni di controllo effettuata nel territorio a gestione
programmata e nelle ZRC dellATC SI 19 e soprattutto dellATC SI 18.
Tabella 7.66 Interventi di controllo di citt (numero di capi prelevati e numero di interventi) in provincia di Siena.
CORVIDI
Lattivit di controllo delle popolazioni di cornacchia grigia e gazza stata impostata
principalmente per limitare la predazione che queste specie, generaliste e opportuniste,
possono esercitare sulla piccola selvaggina e in particolare su uova e nidiacei di diverse specie
di uccelli che nidificano e allevano la prole a terra.
Le trappole selettive per i corvidi (del tipo Larsen o a nassa) furono impiegate per la prima
volta in provincia di Siena nel 1995 e da allora sono state impiegate allinterno degli istituti
faunistici in cui prioritaria lesigenza della conservazione e riproduzione della fauna stanziale
(ZRC, ZRV, CPRFS, AFV), per ottimizzare la produttivit della piccola selvaggina, previa
attuazione dei metodi ecologici di cui allart. 19 della legge n. 157/92 (p.es. esclusione delle
immissioni di selvaggina allevata in cattivit o dimportazione, incremento della disponibilit di
siti di rifugio e di nidificazione per la piccola fauna stanziale).
Nel complesso lentit delle catture appare sostanzialmente stabile nellultimo decennio per
la cornacchia grigia e tendenzialmente in aumento per la gazza (Fig. 7.67).
6.000
N. corvidi catturati
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
0
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Figura 7.67 Numero di corvidi prelevati negli istituti pubblici e privati della provincia di Siena.
Nel periodo 2005-2011 sono state catturate mediamente in un anno 3.989 gazze e 1.906
cornacchie grigie, con variazioni annuali relativamente marcate ma comunque entro il
quantitativo massimo di esemplari prelevabili annualmente in tutto il territorio provinciale
(stimato in 5.500 per la gazza e in 3.500 per la cornacchia grigia). Lefficacia delle trappole
risultata relativamente pi elevata nel caso della gazza: il numero di gazze catturate
rappresentano il 67,7% del totale dei corvidi prelevati.
Pagina 126
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
E importante sottolineare che, data la ridotta superficie totale degli istituti in cui si applica
la limitazione numerica di questi corvidi, anche abbattimenti sostenuti non possono provocare
problemi di conservazione alle specie.
Le attivit di controllo dei corvidi sono realizzate sia negli istituti privati, sia soprattutto in
quelli pubblici, in cui laccoglienza di questa tecnica di cattura appare un po pi generalizzata
(Figg. 7.68-7.69). Il numero di AFV che controllano i corvidi piuttosto ridotto anche se
sostanzialmente stabile nel tempo; a titolo di esempio, le AFV che nel 2011 hanno attivato le
trappole selettive per corvidi sono state 18 (36% delle AFV), in numero uguale al 2004; tutte
hanno utilizzato le trappole larsen (N=54; 3,1 trappole per istituto) e due di queste anche una
trappola a cattura multipla. Nelle AFV si cattura in media il 12,9% delle gazze totale (in media
37,8 gazze per istituto nel 2011) e il 19,7% delle cornacchie grigie (in media 26,1 cornacchie
per istituto nel 2011). Le ZRC che hanno impiegato le trappole nel 2011 sono state 38 (88,4%
delle ZRC), in aumento rispetto al 2004 (N=29) e utilizzano mediamente 4,6 trappole per ZRC.
Anche il numero delle ZRV che hanno realizzato il piano di controllo sui corvidi in aumento:
nel 2011 sono il 40% (N=18) rispetto alle 13 ZRV del 2004. In questi istituti sono state
attivate 57 trappole Larsen e 2 a nassa, con una media di 3,3 trappole per ZRV.
Lo sforzo di cattura profuso nelle ZRC premiato da una numero pi elevato di catture:
nel periodo 2007-2011 nelle ZRC stato catturato il 63,2% delle gazze (media annua: 2.362
individui; 83,4 gazze per istituto nel 2011) e il 56,2% delle cornacchie (media annua: 958;
33,5 cornacchie prelevate per istituto nel 2011).
Nel 2011 le trappole utilizzate negli istituti pubblici e privati (N=74) sono state 265, pari al
66,3% di quelle omologate da questo Servizio (N=400).
Questo tipo di controllo risulta utile perch efficace soprattutto nei confronti degli individui
adulti (maschi e femmine) (nel 2011 il 64,7% delle gazze catturate), vale a dire nei confronti
dei soggetti territoriali destinati a riprodursi e quindi particolarmente motivati ad arricchire la
propria alimentazione di componente proteica attraverso la predazione di uova e nidiacei.
5000
N. GAZZE PRELEVATI
4000
3000
2000
1000
0
2007 2008 2009 2010 2011
Figura 7.68 Numero di gazze prelevate negli istituti pubblici e privati della provincia di Siena dal 2007 al 2011.
5000
4000
N. CORNACCHIE
PRELEVATI
3000
2000
1000
0
2007 2008 2009 2010 2011
Figura 7.69 Numero di cornacchie grigie prelevati negli istituti pubblici e privati della provincia di Siena dal 2005
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STORNO
Le operazioni di controllo dello storno (Sturnus vulgaris) sono tendenzialmente in crescita,
soprattutto se comparate a quelle degli inizi del 2000 in cui erano ridotte e saltuarie.
Il piano di controllo impostato con lISPRA finalizzato a limitare i danni alle colture su
tutto il territorio provinciale attraverso lintegrazione e il coordinamento di metodi che mirano
alla riduzione della consistenza delle popolazioni, ma soprattutto allallontanamento degli
uccelli dalle aree dove la loro presenza indesiderata. Gli interventi prevedono misure
dissuasive incruente finalizzate ad allontanare gli animali dalle colture a rischio, integrate con
abbattimenti di un numero modesto di capi (massimo 20 capi per intervento). Le operazioni di
controllo sono realizzate esclusivamente allinterno di aziende agricole, in stretta relazione ai
luoghi in cui i danni possono verificarsi e in particolare in presenza di colture pregiate e nelle
loro immediate vicinanze (orientativamente entro una distanza di 100 metri dagli
appezzamenti) e ai periodi di sensibilit delle diverse colture: ciliegi ed altri frutti (dal 15
maggio al 15 luglio), viti (dal 1 agosto al 10 ottobre), ulivi (dal 20 ottobre al 20 dicembre).
Nella tabella 7.70 sono riportati i risultati delle operazioni di abbattimento dal 2007 al
2011, da cui risulta una media di 15,9 2,4 storni abbattuti per intervento.
E nel comprensorio Siena 18 che sono realizzati la maggior parte degli interventi. Solo le
AFV (N=5) ricadenti in questo comprensorio hanno eseguito interventi di controllo (N=39, pari
al 23,8% del totale), con labbattimento di 1.015 storni (38,3%) (Fig. 7.71).
1000
N. storni abbattuti
800
600
400
200
0
2007 2008 2009 2010 2011
Figura 7.71 Numero di storni abbattuti durante le operazioni di controllo nel territorio a gestione programmata e
negli istituti pubblici (ZRC, ZRV) e privati di ciascun comprensorio.
NUTRIA
Lobiettivo del piano di controllo della nutria Myocastor coypus quello di contrastare
attivamente la presenza di questo roditore su tutto il territorio provinciale, perseguendo ove
possibile leradicazione. La nutria , infatti, una specie alloctona, totalmente estranea al
panorama faunistico, in grado inoltre di arrecare ingenti danni di varia natura:
- danni a colture agricole;
Pagina 128
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
- danni idraulici, con compromissione dellintegrit degli argini dei corsi dacqua naturali,
degli invasi di bonifica e delle scarpate ferroviarie per lattivit di scavo tipica di questo
roditore;
- danni ambientali, legati ai danneggiamenti a specie vegetali acquatiche con
compromissione delle biocenosi palustri e disturbo alle zone di nidificazione ed alimentazione di
numerose specie ornitiche, anche rare o minacciate, presenti nelle zone umide della provincia;
- rischi sanitari, in quanto potenziale vettore/serbatoio di agenti patogeni.
Per quanto attiene la nutria, il protocollo con lISPRA del 2007 non ha introdotto modifiche
sostanziali alle linee operative gi individuate dalla Provincia per i periodi precedenti per
quanto attiene gli ambiti territoriali in cui realizzare gli interventi (territorio sottoposto a
gestione programmata della caccia, AFV, AAV, CPRFS, ZRC, ZRV e RN). In merito alle modalit
di intervento invece stata data priorit di attuazione alle trappole selettive a passaggio e/o a
esca alimentare, perch giudicate lo strumento di controllo maggiormente selettivo, efficace e
di limitato impatto sulle altre componenti faunistiche, e solo in casi eccezionali e in particolare
al fine di sfruttare le condizioni favorevoli offerte dalla stagione fredda (p.es. scarsa
vegetazione, presenza ghiaccio), vengono autorizzati per periodi definiti anche interventi di
controllo con luso dei mezzi di caccia di cui allart. 31 della L.R. 3/94. Per le finalit delle azioni
di controllo, le catture sono attuate durante tutto lanno, senza limitazione numerica.
Gli interventi di controllo di questa specie attuati nel periodo 2005-2011 hanno consentito
il prelievo medio di 344 nutrie lanno, notevolmente superiore rispetto alla media del periodo
2001-2004 (N=134). Le variazioni annuali del prelievo sono tuttavia molto ampie (Tab. 7.72).
Nel complesso oltre il 55% del totale delle nutrie sono state prelevate nelle ZRC, dove i
controlli sono stati anche pi costanti nel tempo, seguite dal territorio a gestione programmata
della caccia (28,7%) e dalle AFV (15,1%).
Con leccezione del 2010, il numero delle nutrie catturate annualmente con le trappole
marcatamente inferiore rispetto a quello dei soggetti abbattuti con arma da fuoco, un risultato
presumibilmente legato alla maggiore complessit di utilizzo delle trappole di cattura rispetto
allabbattimento (Fig. 7.73). Solo nelle AFV, le trappole di cattura sono state utilizzate in
maniera costaste e quasi esclusiva.
100%
N. nutrie prelevate
80% 82
162 190
60% 159
448
40%
115
20% 99 110
11
0%
2007 2008 2009 2010 2011
Tabella 7.73 Uso (%) delle tecniche di controllo della nutria in provincia di Siena.
Pagina 129
PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
VOLPE
La finalit delle attivit di controllo sulla volpe (Vulpes vulpes) quella di ridurre limpatto
predatorio che questo carnivoro generalista e opportunista pu esercitare sulla piccola
selvaggina, soprattutto quando presente in elevate densit, in condizioni ambientali
particolarmente sfavorevoli per le prede (p.es. scarsi siti di rifugio) e in contesti ambientali con
elevata disponibilit e accessibilit di prede.
Questo obiettivo, in coerenza con la normativa e in accordo con lISPRA (2007), stato
perseguito mediante il ricorso a interventi di miglioramento ambientale per la piccola fauna
stanziale (p.es. incremento dei siti di rifugio), a metodi ecologici che riducano le risorse
trofiche per la volpe (p.es. chiusura di discariche, limitazione di immissioni di fagiani) e la
riduzione locale del potenziale predatore. Gli interventi di controllo sono stati autorizzati negli
istituti in cui prioritaria lesigenza della produttivit faunistica o comunque finalizzati alla
riproduzione naturale di popolazioni di uccelli e mammiferi di interesse venatorio e in
particolare nelle ZRC e nelle ZRV e, qualora necessario (p.es. accertata presenza di tane
utilizzate dalla specie) nel territorio posto nel raggio di 500 metri dai confini di detti istituti. Le
operazioni di controllo sono state autorizzate anche nel CPRFS e nelle AFV che non immettono
selvaggina.
I metodi di controllo adottati sono stati:
abbattimenti notturni alla cerca o da appostamento in ogni periodo dellanno;
interventi alla tana dal 1 aprile al 31 luglio;
trappole selettive ad esca alimentare in ogni periodo dellanno.
Fino allattuazione del protocollo con lISPRA (agosto 2008), il controllo numerico della
volpe era effettuato anche in battuta dal 1 dicembre al 31 marzo e dal 1 agosto allapertura
generale della caccia; successivamente stato escluso lutilizzo del cane da seguita.
Nel periodo 2005-2011 sono state abbattute mediamente 400,7 volpi lanno, ma la
variazione annuale ampia, con un contingente abbattuto massimo di 870 nel 2005 e minimo
(N= 110) nel 2010. (Tab. 7.74).
ANNO N. VOLPI ABBATTUTE In effetti, lattivit di controllo della volpe ha subito
2005 870 un forte rallentamento dal 2008 con leliminazione della
2006 717 battuta: la media annuale degli abbattimenti 2005-2007
2007 428 di 671,7 capi, contro i 197,5 del periodo 2008-2011.
2008 145 La tecnica di controllo pi utilizzata fino al 2008
2009 238 stata la tradizionale battuta con limpiego di cani da
2010 110 seguita specializzati (braccata), applicata nel 48,7% degli
2011 297
interventi realizzati nel periodo 2005-2007, seguita dalla
Tabella 7.74 Numero di volpi
abbattute in provincia di Siena ai cerca (22,9%). La cerca notturna stato il metodo pi
sensi dellart. 37 della LR 3/1994. utilizzato nel periodo successivo (53%) (Fig. 7.75).
USO (%) DELLE TEC NIC HE DI USO (%) DELLE TEC NIC HE DI
C ONTROLLO - 2005/2007 C ONTROLLO - 2008/2011
53,0%
48,7%
Figura 7.75 Confronto tra luso (%) delle diverse tecniche di controllo della volpe nel periodo 2005-2007 e 2008-
2011.
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Limitando le analisi al periodo 2009-2011, si evidenzia che nel complesso il numero medio
di volpi abbattute per uscita di controllo di 0,66 capi, ma la cerca notturna risulta la tecnica
pi efficace con 0,83 volpi prelevate per intervento, seguita dalla tana (0,72) e dallaspetto
(0,52).
E allinterno delle ZRC che si concentrano la maggior parte degli interventi di controllo
(Fig. 7.76) e il maggior numero di volpi prelevate (Fig. 7.77), sebbene in tutti i tipi di istituti,
sia privati, sia pubblici, la realizzazione del piano di controllo assegnato piuttosto ridotta
(Tab. 7.78).
5,3% 300
N. VOLPI PRELEVATE
21,4%
250
3,2% 200
150
100
70,1% 50
0
2009 2010 2011
AFV C PRFS ZRC ZRV
Tabella 7.78 Confronto tra il piano di controllo assegnato (P.A.) e quello realizzato (P.R.) nei diversi istituti.
CONIGLIO SELVATICO
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PianoFaunisticoVenatoriodellaProvinciadiSiena20122015
Sulla base delle valutazioni analitiche sui singoli argomenti riportate in questo volume,
appare importante evidenziare alcune considerazioni sintetiche sulle strategie gestionali
previste dal precedente Piano Faunistico Venatorio 2006-2010.
Il PFVP 2006-2010 stato uno strumento di pianificazione redatto in continuit con le linee
programmatiche delle gestioni precedenti, impostato per proseguire su una strada considerata
vincente e che ha consentito di raggiungere livelli di eccellenza nel campo della gestione
faunistica e venatoria per oltre un decennio.
I criteri e i principi gestionali su cui era incardinato il PFVP 2006-2010 sono quelli che da
sempre guidano la pianificazione faunistica e venatoria in provincia di Siena e che sono alla
base anche del prossimo PFVP 2012-2015:
interventi di miglioramento ambientale a fini faunistici;
conservazione della fauna selvatica a densit sostenibili, nell'ottica di un equilibrio faunistico
che consente la presenza delle diverse specie alla massima densit in funzione e nel rispetto
delle attivit antropiche;
mantenimento di un alto livello di attenzione e di intervento nel settore della gestione della
piccola selvaggina, attraverso i miglioramenti ambientali, la gestione degli istituti faunistici
pubblici e privati e il controllo delle specie predatrici e opportuniste;
la concertazione come base per la programmazione e la gestione e il coinvolgimento dei
cacciatori come strumento fondamentale per raggiungere livelli di eccellenza.
Le scelte operative sono state rimandate nel dettaglio a successivi disciplinari, che in alcuni
settori specifici sono risultati adeguati a concretizzare obiettivi individuati nel PFVP 2006-2010
(p.es. Disciplinare di autorizzazione delle AFV e AAV, Disciplinare per la gestione faunistica e
venatoria dei cervidi e bovidi, Protocollo dintesa con lISPRA per gli interventi di controllo art.
37 LR 3/1994).
Nel periodo di vigenza del PFVP 2006-2010 si sono verificate tuttavia rapide e sostanziali
modifiche del quadro sociale, economico e faunistico. Si verificato un mutamento nel
paesaggio agrario, per effetto dei regolamenti comunitari sulle pratiche colturali adottate dagli
agricoltori, che ha in parte accelerato il processo di rarefazione della piccola fauna stanziale. Si
verificato a livello nazionale e in particolare locale l'incremento degli ungulati, soprattutto del
cinghiale e del capriolo, con conseguente aumento dei relativi danni; gli incidenti stradali
causata dalla fauna selvatica sono oggi un problema pressante. Inoltre occorre considerare la
riduzione delle risorse umane (per la diminuzione dei cacciatori e il loro invecchiamento) e
delle risorse finanziarie da impegnare nella gestione della fauna selvatica.
Il mutamento del quadro socio-economico e faunistico ha richiesto interventi incisivi e ha
spostato l'attenzione di chi opera nel settore della gestione faunistica venatoria (prima fra tutti
la Regione Toscana) su problematiche non previste o comunque valutate come collaterali nel
PVFP.
Del resto, basta fare due conti sommari e puramente indicativi per comprendere il contesto
in cui il vecchio PFVP lascia il posto al nuovo PFVP, che pertanto in quest'ottica non pu che
rappresentare un elemento di discontinuit rispetto al passato.
INTERVENTI ART. 37 DELLA LR 3/1994. Gli interventi di controllo ai sensi dell'art. 37 della LR
3/1994 hanno rappresentato da sempre un'attivit di complemento, funzionale al riequilibrio di
particolari situazioni: per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del
suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela di particolari specie
selvatiche, per la tutela del patrimonio storico artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-
forestali ed ittiche. (art. 37 LR 3/1994). Nel corso degli anni questi interventi sono diventati
attivit gestionali prioritarie e per alcune specie decisamente significative. Per comprendere la
frequenza di uso degli interventi di contenimento, sono stati elaborati i dati relativi allanno
2011 dallarchivio della Polizia Provinciale della tele prenotazione, con la quale i responsabili
segnalano attraverso un numero verde gli interventi programmati e quindi il loro esito (Tab.
8.1). Nel complesso, in tutto il territorio provinciale sono eseguiti 6.193 interventi allanno, pari
a 17 interventi al giorno, con abbattimento medio quotidiano di 42,6 capi di fauna selvatica.
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E' evidente come la risoluzione di alcune situazioni conflittuali o di danno debba trovare nel
prossimo PFVP soluzioni alternative, pi strutturali e maggiormente compatibili con l'uso
multiplo del territorio, soprattutto in termini di sicurezza pubblica.
UNGULATI. L'incremento dei danni alle produzioni agricole, il problema emergente degli
incidenti stradali e in generale della sicurezza pubblica, sommato a una crisi economica che ha
notevolmente abbassato la soglia di tollerabilit non solo del danno alle colture, ma anche del
disturbo causato dalla presenza di fauna selvatica in aree idonee per caratteristiche ambientali
ma non vocate da un punto vista sociale (agriturismi, zone periurbane) ha generato una
notevole difficolt nella gestione degli ungulati. E' chiaro che un'analisi sommaria delle densit
interspecifiche degli ungulati in alcune aree del territorio senese, giustificano in parte questa
minore sostenibilit sociale. Nel Chianti, dove sono presenti popolazioni simpatriche di capriolo,
cervo, daino e cinghiale si stimato un carico di ungulati nel periodo antecedente alla stagione
venatoria di quasi 25-30 capi per 100 ettari! Da quanto detto risulta evidente che gli strumenti
gestionali previsti nel PFVP 2006-2010 e i successivi atti di indirizzo e autorizzativi (p.es. Piano
di gestione degli ungulati, Piano di prelievo degli ungulati) devono essere integrati da piani
operativi pi strutturali, in grado di incidere non soltanto sulla fauna selvatica obiettivo, ma
anche sull'ospitalit dell'ambiente (p.es. riduzione delle rimesse nelle aree suburbane per il
cinghiale), sul comportamento umano (p.es. maggiore attenzione nel percorrere con
automezzo le strade a maggiore rischio di incidenti stradali, foraggiamento non autorizzato del
cinghiale).
Appare inoltre importante procedere a una valutazione dei fattori che nel corso degli anni
possono aver contribuito a far s che capriolo e cinghiale colonizzassero aree fortemente
antropizzate. Insieme allaumento della densit delle popolazioni e alla plasticit ecologica delle
specie, in prima analisi appare plausibile che altri due elementi di criticit possano aver
contribuito a modificare il comportamento spaziale delle specie e la selezione dellhabitat,
spingendoli verso nuove aree poco disturbate: - la presenza sul territorio provinciale di
numerose recinzioni (p.es. fondi chiusi, recinzioni per la prevenzione di danni alle colture), e
quindi la conseguenze frammentazione dellhabitat; - il continuo disturbo umano, legato in
prevalenza all'attivit venatoria ma anche alle azioni di controllo ai sensi dell'art. 37 LR 3/1994
che si estendono per tutto l'anno su un'area vasta del territorio provinciale.
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- PICCOLA SELVAGGINA STANZIALE. La gestione attuata sulla lepre in provincia di Siena ha permesso
di mantenere la popolazione di questo lagomorfo su densit buone e sostanzialmente stabili.
La gestione basata sul ruolo chiave degli istituti pubblici e privati, con scelte di tipo
prevalentemente conservativo (valorizzazione delle popolazioni selvatiche, con divieto di
immissioni, miglioramenti ambientali, prelievo venatorio conservativo nelle AFV, obbligo del
raggiungimento di un valore minimo di densit). Per il fagiano la situazione appare meno
entusiasmante, e le misure previste nel PFVP 2006-2010 non sono risultate sufficienti a
limitare il diffondersi di una certa insoddisfazione tra quei cacciatori che fanno del fagiano il
perno dellinteresse venatorio.
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