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IMPIANTI TECNICI

ACUSTICA: MATERIALI “ACUSTICI”


FONOASSORBIMENTO E
FONOISOLAMENTO

Prof. Livio de Santoli – Prof. M. Mariotti – Prof. F. Mancini


Introduzione 2

Si affronta ora il problema il problema della scelta dei materiali da utilizzare per
migliorare la situazione acustica di un determinato ambiente.

Quando un onda sonora incide su una parete, in parte viene rimandata


nell’ambiente, in parte viene assorbita e in parte viene trasmessa.

La somma dei coefficienti di riflessione (r), di assorbimento (a) e di


trasmissione (t) è pari ad 1.

Questi coefficienti dipendono, oltre che dalla frequenza, anche e principalmente


dal materiale utilizzato. Si devono scegliere tipologie di materiali diversi in
funzione del tipo di intervento necessario.

Per diminuire il tempo di riverberazione, si utilizzeranno materiali fonoassorbenti

Per diminuire il rumore trasmesso, si utilizzeranno materiali fonoisolanti

Da un punto di vista fisico il comportamento di queste due classi di materiali è


completamente diverso, per cui in genere non sono intercambiabili.

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Materiali FONOASSORBENTI 3

I materiali fonoassorbenti sono impiegati nei trattamenti acustici degli


ambienti per controllare le riflessioni indesiderate, la riverberazione e il
rumore. Vengono inoltre utilizzati all’interno delle strutture divisorie per fornire
smorzamento ed evitare risonanze, negative per l’isolamento acustico.
A seconda del loro principio di funzionamento si possono suddividere in tre
categorie:
a) materiali porosi (sfruttano la dissipazione viscosa)
b) risuonatori acustici o di Helmholtz (sfruttano la risonanza delle cavità)
c) pannelli o membrane vibranti (sfruttano la risonanza del pannello)

Come si può osservare dalla figura


ciascuno di questi meccanismi di
assorbimento acustico è
maggiormente efficiente in un
determinato campo di frequenza.

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Materiali fonoassorbenti 4
Materiali porosi

L’assorbimento acustico dei materiali porosi è determinato dalla conversione in


calore dell’energia meccanica trasportata dall’onda incidente attraverso
fenomeni di attrito che si sviluppano all’interno delle micro-cavità aperte all’aria.

L’onda acustica incidente fa oscillare l’aria interna ai pori che dissipa energia per
attrito viscoso determinando un lieve aumento di temperatura (non percettibile).

Esempi di materiali fonoassorbenti porosi sono le fibre minerali, i poliuretani


espansi a cellule aperte, le fibre vegetali, le schiume melamminiche, le fibre di
poliestere, etc.

Le caratteristiche di assorbimento acustico di questi materiali sono


legate alla frequenza del suono incidente e allo spessore del materiale
stesso e aumentano al crescere di entrambe.

Si può notare che valori elevati di a si raggiungono alle alte frequenze, mentre alle
medie e basse frequenze l’assorbimento acustico aumenta con lo spessore dei
pannelli. Per avere valori elevati di assorbimento in un campo di frequenze
sufficientemente esteso verso le basse frequenze occorre, pertanto, impiegare
spessori adeguati di materiali fonoassorbenti porosi.
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Materiali fonoassorbenti 5
Materiali porosi

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Materiali fonoassorbenti 6
Materiali porosi
Un assorbimento selettivo a frequenze specifiche, anche nel campo delle
medie e basse, si può ottenere utilizzando spessori ridotti di materiale collocato ad
una certa distanza dalla parete rigida da trattare.
Questo effetto può essere spiegato ricordando che l’assorbimento acustico dei
materiali fonoassorbenti porosi è dovuto alla dissipazione dell’energia
vibrazionale posseduta dalle molecole d’aria per attrito con le superfici della
cavità, fenomeno che è massimo laddove si verificano le velocità delle
particelle d’aria più elevate.

Supponendo che la parete da


trattare possa essere considerata
perfettamente rigida, in
corrispondenza di questa la velocità
delle particelle d’aria sarà nulla e
quindi l’efficienza del materiale
fonoassorbente poroso minima.
Allontanandosi dalla parete la
velocità delle particelle d’aria
aumenta e con essa l’efficienza del
materiale fonoassorbente poroso.

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c = velocità del suono 340 m/s in aria

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Materiali fonoassorbenti 8
Risuonatori acustici
Un risuonatore di Helmholtz, è costituito da una
cavità di volume V definita da pareti rigide e
collegata all’esterno da una apertura detta
“collo” di lunghezza I e di sezione S.
Il suono incidente fa vibrare l’aria contenuta nel
collo del risuonatore, che si comporta come una
massa vibrante collegata a una molla costituita
dall’aria contenuta nella cavità.
Tale risuonatore è in grado di dissipare energia
acustica in calore per effetto dell’attrito viscoso
che si verifica a causa delle oscillazioni dell’aria
contenuta nel collo. La dissipazione si verifica in
particolare in corrispondenza della frequenza
fondamentale di risonanza del sistema
massa-molla generato per effetto dell’onda
sonora incidente sulla bocca del risuonatore.
La frequenza di risonanza dipende dal
volume della cavità, dalla lunghezza e dal
raggio del “collo”.

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Materiali fonoassorbenti 9
Pannelli forati
Il pannello forato risonante-assorbente
costituisce un’estensione del singolo risuonatore
acustico: infatti, montato a una certa distanza dalla
superficie da trattare, si comporta come un insieme di
risuonatori di Helmholtz ciascuno costituito da un collo,
corrispondente al foro del pannello, e da una cavità,
costituita da una parte del volume compreso tra
pannello e parete.
Il volume associato ad ogni foro si ottiene dividendo il
volume totale della cavità per il numero totale di fori.
Non è necessario separare fisicamente i volumi associati
ad ogni foro. Il comportamento di un pannello forato si
discosta di molto rispetto al comportamento di un
risuonatore singolo.
Per questo motivo i pannelli forati hanno uno spettro di
assorbimento più ampio rispetto a quello che si ottiene
con risuonatori singoli.
Utilizzando fori di dimensioni diverse si può contribuire
all’allargamento dello spettro di assorbimento anche se
l’efficienza alle singole frequenze diminuisce. Questi
fenomeni, unitamente all’effetto del materiale poroso
all’interno della cavità, permettono di realizzare pannelli
fonoassorbenti ad ampio spettro.

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Materiali fonoassorbenti 10
Pannelli vibranti
I pannelli vibranti sono costituiti da lastre di materiale non poroso, quale
ad esempio il legno compensato, montate su apposito telaio che le mantiene
distanziate dalla superficie da trattare fornendo una intercapedine d’aria.
Colpiti dall’onda sonora questi materiali fonoassorbenti vibrano come un diaframma
su di un cuscino d’aria e assorbono l’energia acustica alle basse frequenze per
effetto della dissipazione viscosa determinata dalle vibrazioni flessionali del
pannello, in particolare lungo i bordi vincolati.
Anche per questi pannelli è possibile definire la frequenza fondamentale di
risonanza che dipende dalla sua massa per unità di superficie, dalla sua rigidezza
in relazione anche al suo supporto e dalla rigidezza dell’intercapedine d’aria.
All’aumentare della massa del pannello vibrante, e dello spessore dell’intercapedine
d’aria diminuisce il valore della frequenza di risonanza, come mostrato dalla
seguente relazione:

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Materiali FONOISOLANTI 11

I materiali fonoisolanti sono molto utilizzati nella tecnica, in quanto il


problema dell’isolamento acustico riveste un importanza notevole nella
progettazione attuale, anche grazie alle numerose norme e raccomandazioni
uscite negli ultimi anni sia in campo internazionale che nazionale. Quando una
sorgente sonora è attiva, trasmette il rumore agli ambienti circostanti o per
via aerea o per via strutturale.
Nel primo caso le onde sonore generate dalla sorgente incideranno sulle
pareti che delimitano l’ambiente, le metteranno in vibrazione e queste a loro
volta reirradieranno il rumore all’esterno. All’interno della parete vi sarà un
assorbimento di energia acustica che seguirà una legge di tipo esponenziale.
Nel secondo caso la vibrazione acustica si trasmetterà direttamente dalla
sorgente alla struttura dell’edificio, arrivando con livelli sonori alti anche in
ambienti non adiacenti a quello contenente la sorgente. Questo tipo di
propagazione è quello più difficile da abbattere. Di solito si interviene
sulla sorgente cercando di isolarla dalla struttura dell’edificio tramite dei
materiali smorzanti. Un caso particolare e molto fastidioso di propagazione per
via strutturale è il rumore da calpestio. Per poterlo ridurre è necessario
intervenire sui solai, ponendo materiali smorzanti tra il solaio e il pavimento
dell’abitazione.
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Il potere fonoisolante di una parete 12

La trasmissione acustica viene espressa tramite coefficiente di trasmissione acustica


(τ), pari alla frazione dell’energia sonora trasmessa rispetto a quella incidente. Di solito
in acustica si preferisce utilizzare il potere fonoisolante R definito come:
Winc 1
R = 10 log10 = 10 log10
Wtrasm τ
Se si considera il campo sonoro nei due ambienti perfettamente diffuso e si trascurano
i fenomeni di trasmissione indiretta (si suppone, cioè, che tutto il rumore si trasmetta
attraverso la parete che divide i due ambienti) si giunge all’equazione:
⎛ AD ⎞
R = L1 − L2 + 10 log10 ⎜⎜ ⎟⎟
⎝ S2 ⎠
dove:
L1 è il livello sonoro nel primo ambiente
L2 è il livello sonoro nel secondo ambiente
AD è la superficie del divisorio
S2 è il numero d’unità assorbenti del secondo ambiente,
definito come αA2, dove A2 è l’area dell’ ambiente ricevente.

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Il termine L1-L2 prende il nome di isolamento acustico, D, ed è quello che
viene effettivamente misurato sul campo.
Poiché l’isolamento acustico dipende dalle caratteristiche degli ambienti in cui
si effettua la misura (per esempio l’isolamento cambia a seconda che sia
presente o meno l’arredamento) si utilizza un isolamento acustico
normalizzato Dn definito come:

⎛ A0 ⎞
Dn = D + 10 log10 ⎜⎜ ⎟⎟
dove: ⎝ S2 ⎠
D è l’isolamento acustico
A0 è la superficie di riferimento. Secondo la norma ISO 140 vale 10 m2
S2 è il numero di unità assorbenti dell’ambiente ricevente
Oppure si usa il coefficiente di isolamento standardizzato definito come:

⎛ T60 ⎞
DnT = D + 10 log10 ⎜⎜ ⎟⎟
⎝ T0 ⎠
dove:
T60 è il tempo di riverberazione dell’ambiente ricevente espresso in [s]
T0 è il tempo di riverberazione di riferimento pari a 0.5 s
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La legge della massa 14

Se si suppone una parete elastica, omogenea, isotropa e che l’onda incidente


sia normale alla parete, si può ricavare teoricamente la seguente legge, detta
legge della massa:

R = 20 log10 (M f ⋅ f ) − 42.3
dove:
Mf è la massa frontale espressa in kg/m2
f è la frequenza del suono incidente espressa in [Hz]
Di solito una parete è colpita da un rumore con incidenza casuale. Sono state
ricavate in laboratorio diverse formule, delle quali una molto utilizzata nella
pratica è la seguente:

R = 18 log10 (M f ⋅ f ) − 44
Come si può notare dalla formule precedenti, ad ogni raddoppio di massa
superficiale, o di frequenza, il potere fonoisolante dovrebbe aumentare di un
valore compreso tra i 5 e i 6 dB.

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In laboratorio si è visto che il potere fonoisolante segue un andamento in funzione
della frequenza come quello descritto nella figura.

Da questa figura si può notare che il grafico è divisibile in 3 regioni, delle quali
una sola, quella centrale, segue la legge di massa.

Nella prima zona, caratterizzata da basse frequenze, la parete entra in


risonanza, aumentando, così, la sua oscillazione e quindi la trasmissione sonora.
Per i divisori normalmente utilizzati in edilizia la frequenza di risonanza si aggira sull’ordine
delle decine di Hz; pertanto, il peggioramento del valore del potere fonoisolante non è
particolarmente significativo in quanto ci troviamo al limite del campo d’udibilità.

Nella terza zona avviene un fenomeno


detto di coincidenza: in una qualunque
piastra sollecitata si generano delle onde
flessionali.
La perdita di potere fonoisolante rispetto alla
legge di massa può essere di 15-20 dB.

Per le pareti usualmente utilizzate in edilizia la


frequenza di coincidenza è dell’ordine del centinaio di
Hz, perciò la legge di massa normalmente non è
rispettata.
Per i vetri la questione è differente in quanto la
frequenza di coincidenza ha, di solito, valori elevati;
per questo motivo la legge di massa è rispettata fino
alle alte frequenze.

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La riverberazione

A
S
A

Suono diretto Riflessioni multiple

Un fenomeno molto importante che caratterizza l’acustica degli


ambienti interni è quello della riverberazione.

Esso consiste nella permanenza del suono all’interno degli ambienti


anche dopo che la sorgente origine del fenomeno sonoro ha cessato
di emettere.

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La riverberazione
Andamento della pressione sonora Andamento della pressione sonora
in funzione della distanza in funzione del tempo
Campo sonoro

Livello di pressione

Livello di pressione
sonora, L [dB]

sonora, L [dB]
suono diretto

p
Campo libero o anecoico

Distanza, d [m] Tempo, τ [s]

Livello di pressione

Livello di pressione
suono diretto

sonora, L [dB]

sonora, L [dB]
suono riflesso

p
Campo semianecoico

Distanza, d [m] Tempo, τ [s]

campo sonoro diretto

Livello di pressione

Livello di pressione
sorgente stazionaria

sonora, L [dB]

sonora, L [dB]
( in
te
Campo riflesso o riverberante rru de

p
campo sonoro riflesso zio ca
ne dim
de en
lla to
so
rg
en
te
)

Distanza, d [m] Tempo, τ [s]

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Il tempo di riverberazione

livello di
pressione
[dB]

livello di
regime spegnimento
sorgente

ΔLp
60 dB

accensione sorgente

tempo
T60 [s]

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Il tempo di riverberazione 19

Come si è detto, l’assorbimento acustico parziale dell’energia sonora alle


pareti determina il fenomeno della riverberazione, cioè il permanere del
suono all’interno degli ambienti anche dopo la fine dell’emissione sonora.

Le onde acustiche subiscono, ad ogni riflessione, una riduzione di


ampiezza (1-α), quindi il livello di pressione del campo riverberato
decresce tanto più rapidamente quanto α è maggiore.

Per caratterizzare quantitativamente la rapidità d’estinzione del campo


sonoro riverberato, Sabine ha introdotto il parametro tempo di
riverberazione che rappresenta la durata convenzionale della coda
sonora.

Esso è definito come il tempo necessario affinchè il livello di


pressione sonora nell’ambiente si riduca di 60 dB dopo il termine
dell’emissione sonora.

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Sabine ha trovato sperimentalmente che il valore del tempo di riverberazione20
T60
così definito è calcolabile in base alla formula:

V V
T60 ≈ 0.161 ⋅ = 0.161 ⋅
S ∑ α i ⋅ Ai + ∑ Si
ƒ ambiente di forma abbastanza regolare (no partizioni);
ƒ tre dimensioni principali della sala non molto diverse tra loro;
ƒ sorgente in posizione baricentrica;
ƒ coefficienti di assorbimento delle diverse superfici non molto diversi tra loro e non molto elevati;
ƒ basso assorbimento di energia da parte dell’aria.

La riverberazione aumenta la pienezza del tono, amplifica il volume del


suono ed, in una sala da concerto, contribuisce ad amalgamare i diversi strumenti
musicali.

D’altra parte, tempi di riverberazione eccessivi sono di ostacolo per


l’intelligibilità del parlato in quanto comportano sovrapposizione di suoni
emessi in istanti diversi.

Di conseguenza, si è ben presto trovato che esistono dei tempi di


riverberazione ottimali che dipendono dal tipo di utilizzazione della sala
e dal volume della stessa.

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In base alle definizioni poste l’assorbimento complessivo dell’ambiente,


espresso in unità d’assorbimento sabin aventi le dimensioni di metri quadrati,
è dato dalla relazione:

S = ∑ α i ⋅ Ai + ∑ Si
dove αi è il coefficiente d’assorbimento (adimensionale) della parete i−esima
di area Ai, ed Si è l’assorbimento dell’i−esima persona, od oggetto, presente.
Nei limiti di validità della teoria statistica talvolta si definisce anche un
coefficiente d’assorbimento medio

dove A la superficie totale A =ΣA α =SA

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La relazione di Sabine è stata modificata da Norris e Eyring in modo che per
ambienti con pareti completamente assorbenti (α=1) il tempo di
riverberazione risulti pari a zero.

T60 =
0,161V
[s]
− S ln(1 − α )

In ambienti di notevoli dimensioni dove è necessario tenere conto


dell’assorbimento dell’aria. Indicando con, a, il coefficiente di assorbimento
dell’aria [m-1] si può utilizzare la relazione:

T60 =
0,161V
[s]
− S ln(1 − α ) + 4aV

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Tempo di riverberazione ottimale

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Coefficienti di assorbimento 24

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Nel trattamento acustico di un locale, al fine di ottenere tempi di
riverberazione ottimali, occorre quasi sempre rivestire in tutto od in parte
le superfici di confine con materiali fonoassorbenti, cioè con materiali
caratterizzati da valori elevati del coefficiente d’assorbimento. Infatti pareti
e soffitti intonacati e pavimenti non rivestiti si comportano come superfici
pressoché riflettenti.
Nella pratica progettuale si effettua un calcolo di primo tentativo in cui si
inseriscono, come dati d’ingresso, il volume V del locale, le aree Ai delle
superfici geometriche disponibili nonché, per le varie frequenze, i valori dei
coefficienti d’assorbimento αi dei materiali scelti per il rivestimento, ed i
valori degli assorbimenti Si di persone od oggetti presenti.

Si calcolano quindi i tempi di riverberazione alle varie frequenze utilizzando


la formula di Sabine.

Se i risultati sono troppo lontani dai valori ottimali si procede per tentativi,
variando i materiali di rivestimento per aumentare o diminuire gli
assorbimenti e, se necessario, si prevede anche l’utilizzo di superfici
assorbenti aggiuntive sotto forma, ad esempio, di pannelli appesi al soffitto
o di elementi d’arredo.

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