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ALLUNGARE LA VITA DEL PNEUMATICO
È successo praticamente a tutti di installare un nuovo treno di gom- Regolare
me contemporaneamente e trovarsi con uno o due pneumatici con- l’assetto
sumati prima degli altri. Negli autoveicoli di oggi, questo succede allunga la vita
indifferentemente sui pneumatici anteriori che posteriori. La prin- al pneumatico.
cipale ragione di questo consumo del pneumatico è proprio una
cattiva regolazione dell’Assetto Ruote.
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DETERMINARE I PROBLEMI IN TEMPO
Controllare
L’ispezione delle sospensioni è una parte fondamentale dell’o- l’assetto:
perazione di Assetto Ruote. Questo fornisce al meccanico una
ottima occasione per individuare parti consumate che potrebbero risparmiare
alterare l’assetto ma anche una occasione per individuare, anche prima che
con una semplice occhiata, piccoli problemi prima che questi sia troppo tardi.
diventino “grandi” e soprattutto “costosi”.
3
Un controllo periodico dell’assetto garantisce una vettura in per-
fetto stato di marcia, con una tenuta di strada ottimale, dando inol- Controllo fatto:
tre l’opportunità di identificare in tempo parti difettose o consu- guida sicura.
mate che potrebbero alterare la sicurezza della guida.
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MIGLIORARE CONSUMI E EFFICIENZA DEL VEICOLO
Maggiore
Il consumo di benzina diminuisce col diminuire della resistenza all’a- potenza
vanzamento. Un corretto assetto assicura il parallelismo delle ruote e
minimizza la resistenza all’avanzamento. Questo, assieme ad un cor-
scaricata
retto gonfiaggio del pneumatico, assicura la massima efficienza a terra e minori
(potenza trasmessa a terra) e il minor consumo di carburante. consumi.
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MIGLIORARE IL COMFORT DI GUIDA
La vostra vettura “tira” da una parte, lo sterzo vibra, dovete costan- Assetto
temente agire sullo sterzo per mantenere la direzione di marcia regolato:
correttamente dritta? Questi ed altri problemi sono general- guida comoda,
mente risolti da una corretta regolazione dell’assetto. minore stress.
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VIAGGIARE MEGLIO
Un assetto corretto consente alle sospensioni di fare il proprio lavo- Regolare
ro nella maniera prevista dai progettisti. Quando tutti i componenti l’assetto:
del sistema sospensivo sono nella giusta posizione, le asperità del-
la strada sono assorbite efficientemente, così la vettura è più sta- viaggiare bene!
bile, la tenuta di strada ottimale e il viaggio più confortevole.
SOMMARIO
1. Generalità
1.1 Condizioni base per la geometria del veicolo pag. 4
2. Definizioni
2.1 Sospensioni pag. 5
2.2 Angoli caratteristici pag. 6
3. Inclinazione ruota
3.1 Definizione pag. 7
3.2 Evoluzione pag. 7
3.3 Cause pag. 8
3.4 Effetti pag. 10
3.5 Esempi pag. 13
4. Inclinazione trasversale montante
4.1 Definizione ed evoluzione pag. 13
4.2 Angolo incluso pag. 14
4.3 Effetti pag. 15
5. Incidenza montante o inclinazione longitudinale montante
5.1 Definizione pag. 15
5.2 Fenomeni di stabilità pag. 16
5.3 Fenomeni di coricamento in curva delle ruote pag. 18
5.4 Altri fattori influenti l’incidenza pag. 19
6. Convergenza ruote
6.1 Definizione pag. 20
6.2 Misurazione pag. 20
6.3 Effetto del carico sulla convergenza pag. 21
6.4 Sistemi Jeantaud and Panhard pag. 22
6.5 Effetti dinamici sulla convergenza pag. 22
6.6 Deriva della ruota pag. 22
6.7 Usura irregolare dei pneumatici pag. 24
7. Geometria sterzo
7.1 Definizioni ed evoluzioni pag. 25
7.2 Divergenza in curva pag. 26
7.3 Parallelogrammi di sterzata pag. 28
7.4 Centro istantaneo di rotazione pag. 28
7.5 Centraggio della direzione pag. 29
7.6 Scostamento degli assi pag. 30
8. Effetti dinamici particolari
8.1 Effetto di deriva sul pneumatico pag. 32
8.2 Effetto di deriva avanzando diritto pag. 32
8.3 Influenza della deriva durante la sterzata pag. 33
8.4 Deriva primaria e secondaria pag. 34
9. Con il set-back o senza?
9.1 Cosa è il SetBack? pag. 35
9.2 Comportamento in linea retta in presenza di Setback pag. 35
9.3 Comportamento in curva, in presenza di Setback pag. 36
9.4 Un argomento di vendita? pag. 36
9.5 Da cosa può essere causato il SetBack? pag. 36
9.6 SetBack “progettato” dal costruttore pag. 36
9.7 SetBack spia di una collisione? pag. 37
9.8 SetBack o Incidenza? pag. 37
9.9 Set Back causato dal Sistema di Misura. Il Test dello Smontagomme. pag. 38
9.10 IL SISTEMA FASEP, SENZA SETBACK pag. 38
9.11 Senza SetBack. Solo il sistema FASEP? pag. 39
Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
1. Per ASSETTO DELL’AUTOVEICOLO s’intende la condizione geometrica di tutti gli organi che con-
corrono a determinare la posizione delle ruote in movimento sul terreno sia in rettilineo che in
Generalità curva.
Tale assetto geometrico è controllabile solamente in condizioni statiche, cioè a veicolo fermo,
con le ruote in posizione diritta al senso di marcia e in posizione di sterzata.
Quando il veicolo è in marcia, nelle condizioni più diverse di carico che si possono avere, in-
tervengono molteplici forze, create dalla resistenza all’avanzamento, dal peso, dalla spinta in
accelerazione o decelerazione generata dal motore, dalla forza centrifuga, dai freni, ecc. che
tendono a modificare l’assetto geometrico.
Regolando l’assetto geometrico seguendo i dati prescritti dal costruttore, si tiene conto di queste
variazioni per cui si viene ad avere un corretto equilibrio delle forze e dei punti di applicazione di
esse a veicolo in moto e cioe’ si effettua una vera e propria “bilanciatura delle forze in movimen-
to”, nello stesso modo di quando la vettura si trova su strada.
Figura 1 Figura 2
Le condizioni di simmetria proprie del telaio della vettura, sono verificabili in diversi modi: un sistema
semplice di verifica si ottiene proiettando a terra con l’ausilio di un filo a piombo i punti dai quali si
vuole effettuare la misura, e rilevare direttamente le misure in proiezione. Questo deve avvenire su
un pavimento ben livellato e con i pneumatici alla pressione prescritta.
Altra condizione molto importante o da considerare, è la ripartizione del carico agente sul veicolo ed
il conseguente livellamento, longitudinale e trasversale, rispetto al suolo, come dalle fig. 3 e 4.
L’autovettura può essere usata a vuoto (con il solo conducente a bordo) o con più passeggeri, con o
senza i massimi rifornimenti e i bagagli: l’influenza di queste condizioni molto variabili di carico sulla
compressione degli organi elastici della sospensione, a cui va aggiunto l’effetto delle varie forze agen-
ti durante la marcia, determinano assetti geometrici della ruota variabili, che non saranno perfetti in
tutte le occasioni. Da ciò si comprende come una profonda conoscenza della geometria delle ruote e
degli effetti generati dalle condizioni di uso del veicolo serve ad interpretare intelligentemente i dati
del costruttore e le tolleranze da esso applicate. La tendenza pratica attuale è di valutare l’assetto ge-
ometrico del veicolo senza carico, salvo diversa prescrizione della casa costruttrice: questo sia per la
rapidità di esecuzione nell’operazione di controllo e sia per avvicinarsi di piu’ alla condizione normale
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Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
Figura 3 Figura 4
Piano livellato. Piano livellato; pressione dei pneumatici specificata.
dell’autoveicolo che percorre la maggior parte del chilometraggio con il solo peso del conducente a
bordo; salvo poi verificare a pieno carico dalle variazioni prodotte per effetto dello schiacciamento
sugli organi elastici delle sospensioni, se queste mantengono inalterate le caratteristiche costruttive
elastiche e di posizionamento geometrico. Premessa indispensabile per iniziare il controllo dell’asset-
to geometrico del veicolo occorre osservare le seguenti condizioni base:
1) Rilevare ed eliminare eventuali giochi sulla sospensione e sulla tiranteria dello sterzo;
2) Disporre il veicolo su una base ben livellata;
3) Regolare accuratamente la pressione dei pneumatici;
4) Rispettare e considerare le condizioni di carico prescritto;
5) Rispettare e considerare la ripartizione del carico;
6) Rilevare eventuali irregolari cedimenti degli organi elastici delle sospensioni o l’esistenza di indu-
rimento sulle articolazioni.
2.1 Sospensioni
Con il nome di sospensione si indica il complesso degli organi elastici che collegano le ruote al telaio 2.
od alla carrozzeria portante (o scocca portante).
Definizioni
Figura 5
Sospensione a quadrilateri
deformabili trasversali.
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Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
Figura 6
6
Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
Gli angoli interessanti l’asse anteriore del veicolo o asse di direzione sono:
Angoli delle ruote:
a) inclinazione ruota o campanatura;
b) convergenza ruote;
c) divergenza ruote in curva o geometria della sterzata.
Angoli del montante:
d) inclinazione trasversale montante o più brevemente inclinazione montante;
e) inclinazione longitudinale montante o più brevemente incidenza montante.
Angoli delle ruote:
f ) inclinazione ruota o campanatura;
g) convergenza ruote.
Poiché questi angoli vengono fissati dal costruttore, è bene conoscere la terminologia tecnica nelle
varie lingue.
3.1 Definizione
L’angolo di inclinazione ruota è l’angolo misurato in gradi, che forma il piano passante per la mozze- 3.
ria della ruota e la verticale al terreno, osservando il veicolo di fronte (fig. 7).
Se la ruota nella parte superiore tende verso l’esterno della vettura l’inclinazione si dirà Inclinazione
POSITIVA (fig. 8). Se la ruota nella parte superiore tende verso l’interno della vettura l’incli-
nazione si dirà NEGATIVA (fig. 9). ruota
Figura 7 Figura 8
Angolo inclinazione ruota; Inclinazione ruota positiva.
piano mezzeria ruota; verticale.
3.2 Evoluzione
Esaminiamo ora per quali motivi le ruote pos-
siedono un angolo di inclinazione. Per avere
un appoggio a terra perfetto del pneumatico,
e quindi una usura simmetrica del battistrada,
la ruota dovrebbe avere una inclinazione zero
(cioè essere perfettamente perpendicolare al
terreno) in tutte le condizioni che si vengo-
no a creare durante la marcia, poiché vi è una
grande mutevolezza delle condizioni, si deve
ammettere, in determinati casi, l’esistenza di un
angolo positivo o negativo opportunamente
dimensionato.
L’inclinazione della ruota è stata creata per sod-
Figura 9 disfare esigenze ben precise di antica origine
Inclinazione ruota negativa. fin dalla carrozza a cavalli. A quell’epoca le ruo-
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Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
te erano a grande diametro per superare agevolmente le asperità della strada e, contemporanea-
mente, per ragioni di peso, erano munite di raggi che univano il mezzo al cerchio esterno (fig. 10).
Per compensare la fragilita’ del raggio ruota, che sotto effetto della spinta laterale di un ostacolo si
poteva facilmente rompere, i raggi furono inclinati verso l’interno assumendo un aforma concava.
Però, sotto l’effetto peso, il raggio poteva facilmente rompersi presso l’attacco al mozzo o presso
l’attacco al cerchio (punti "A" and "B") ( fig. 11).
Per rimediare a quest’ultimo inconveniente, si piegò in basso il mozzo facendo così poggiare il peso
del veicolo sul raggio che assumeva una posizione verticale (fig.12); nello stesso tempo si manteneva
inalterata la forma concava della ruota molto resistente alle spinte laterali, dovute ad urti contro gli
ostacoli, inoltre per la reazione (R3), generata dal peso del veicolo, alla ruota diveniva impossibile
sfilarsi dal mozzo in quanto essa aderiva allo spallamento interno.
La ruota dell’autoveicolo seguì quasi subito il metodo delle ruote per carri (fig. 13). Sfruttando il fatto
che la reazione R3 generata dal peso del veicolo sollecita il cuscinetto interno della ruota portandosi
quindi vicino all’asse di sterzata della stessa; ma nello stesso tempo nacquero altre esigenze.
Figura 10 Figura 11
Peso del veicolo: urto contro un ostacolo. Peso del veicolo.
Figura 12 Figura 13
Peso del veicolo. Peso.
3.3 Cause
In primo luogo la ruota dell’autoveicolo ebbe subito la necessità, in funzione alla velocità, di avere
una massa in rotazione molto piccola al fine di eliminare l’effetto giroscopico (fig. 14); tale effetto, in
funzione di una precisa legge fisica, crea una forte resistenza se si vuole variare la direzione ad una
massa in rotazione tanto più grande essa è o tanto più grande è la sua velocità.
In secondo luogo si ebbe la necessità di far sterzare solo le ruote e non tutto l’assale, come avveniva
nei carri;questo al fine di conservare la stabilità del veicolo venendo a variare poco il passo fra gli
assi (evitando il ribaltamento alle alte velocità, in quanto la risultante della forza peso e della forza
centrifuga cade facilmente fuori dal perimetro di appoggio delle 4 ruote) e nel contempo ridurre
l’ingombro sotto scocca dell’assale anteriore, che diveniva così fisso (fig. 15).
Tali inconvenienti si eliminarono montando le ruote direttrici su due fusi che assumevano così la
funzione di perni di sterzata (fig. 16).
Il montante fuso a snodo consente la sterzata ma, la resistenza che si incontra nel manovrare la ruo-
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Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
Figura 15
Perno di sterzata; sterzata di un carro; perni
Figura 14 di sterzata; sterzata di un autoveicolo.
Figura 16
Punto di facile rottura
Fp: forza perturbatrice della direzione;
Mp: momento resistente;
B: braccio a terra trasversale;
Ms=momento esercitato per sterzare
la ruota attorno all’asse del montante
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Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
Figura 18
Ri: Raggio della circonferenza interna; Re: raggio della circonferenza esterna
3.4 Effetti
Ciò permise di ridurre notevolmente l’inclinazione della ruota, salvo restare in piccola parte a com-
pensare, nelle vetture ad assale rigido, le deformazioni dell’assale sotto il carico (fig. 20). Si ottiene
pure, nel medesimo tempo, la riduzione del braccio a terra trasversale (B nella fig. 19) ed i suoi effetti
negativi sulla guida.
Dalla fig. 20 si nota infatti che sotto l’effetto del carico che deforma l’assale, le ruote tendono a por-
tarsi verso una inclinazione nulla.
Con il raffinarsi della tecnica costruttiva e con l’introduzione della sospensione a bracci indipendenti,
l’inclinazione ruota assume un valore molto prossimo allo zero nelle condizioni di uso e carico più
correnti; si deve però tenere debito conto che con lo scuotimento della vettura le ruote tendono a
variare la loro inclinazione. Infatti durante lo scuotimento della vettura i bracci oscillanti percorrono
degli archi di circonferenza secondo i raggi “r e R” (fig. 21).
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ASSETTO RUOTE
Figura 20
P: carico; 1: deformazione dell'asse.
Figura 22
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ASSETTO RUOTE
Figura 25
Compressione; rilascio. A pieno carico (1); a vuoto (2).
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ASSETTO RUOTE
3.5 Esempi
Valore dell’angolo di inclinazione prescritto dal costruttore: +0°20' ÷ +1°, a veicolo vuoto.
1° caso
Il conducente viaggia prevalentemente solo (peso a sinistra) e le ruote hanno la tendenza a diminu-
ire l’angolo (in senso negativo) sotto la compressione. In fase di registrazione dell’angolo di inclina-
zione converrà tenere: a +1 la ruota su cui grava il peso del conducente (in tal caso la ruota sinistra) e
a +0° 20' la ruota opposta la cui sospensione è normalmente alleggerita.
2° caso
Il conducente viaggia prevalentemente solo (peso a sinistra) e le ruote hanno la tendenza ad aumen-
tare l’angolo (in senso positivo) sotto la compressione. In fase di registrazione dell’angolo di inclina-
zione converrà tenere: a +0° 20' la ruota su cui grava il peso del conducente (ruota sinistra) e a +1° la
ruota opposta la cui sospensione è normalmente alleggerita.
Figura 27a
Figura 26 Inclinazione ruota; inclinazione montante;
Verticale; angolo inclinazione trasversale. quasi nullo.
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ASSETTO RUOTE
Sulle sospensione ad assale rigido l’inclinazione del montante non varia sotto l’effetto del carico e
dello scuotimento verticale dell’autovetture se non esiste una deformazione; nelle sospensioni a
bracci indipendenti, invece, il carico e lo scuotimento verticale dell’autoveicolo fa variare di pari va-
lore sia l’inclinazione montante in quanto questo forma un unico blocco con il mozzo ruote (fig. 28).
L’angolo di inclinazione montante viene considerato di segno positivo quando il prolungamento
dell’asse montante si avvicina alla ruota nel punto di contatto col terreno (andamento contrario
all’inclinazioneruota); è difficile, se non impossibile, avere dei casi in cui l’angolo di inclinazione mon-
tante sia negativo.
Figura 29 Figura 30
Inclinazione ruota; angolo ruota; inclinazione Inclinazione del perno fuso (asse di sterzata);
montante. asse di sicurezza
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ASSETTO RUOTE
4.3 Effetti
L’angolo di inclinazione montante, fra le altre cose, crea il fenomeno del ritorno delle ruote in posi-
zione rettilinea dopo aver effettuato una sterzata; inoltre esso tende a mantenerle in tale posizione
se incontrando un ostacolo, cercano di deviare la loro traiettoria. Questo effetto naturale, dovuto
all’inclinazione montante, nasce dal fatto che la ruota sterzando attorno a questo asse obliquo viene
a formare un cono rovesciato, come rappresentato in fig. 30.
Si può notare dalla fig. 30, che il mozzo in posizione 1 si trova nel punto più alto rispetto al terreno
e la ruota è disposta in posizione di marcia rettilinea. Sterzando sia a destra sia a sinistra, posizioni
2 e 3, il mozzo si abbasserà avvicinandosi al terreno, di conseguenza la ruota tenderebbe ad andare
sotto il piano terra; non potendovi, costringerà la scocca a sollevarsi ponendo il sistema in condizio-
ne di equilibrio instabile. Azionando quindi il volante, il conducente non genera soltanto la sterzata
delle ruote ma, vincendo l’azione del peso del veicolo, provoca il sollevamento della scocca, con il
suo peso, si porta, per tendenza naturale, nel punto più basso e provoca durante tale movimento
una sterzata e cioè fa ritornare le ruote nella posizione rettilinea. Naturalmente tanto più grande è il
peso del veicolo e l’angolo di inclinazione montante, tanto maggiore sarà, sia lo sforzo esercitato dal
conducente per sterzare, sia la rapidità con la quale lo sterzo ritorna in posizione intermedia.
Figura 31
Ostacolo; peso del veicolo.
Risulta così evidente che il peso stesso del veicolo tende a riportare le ruote nella posizione rettilinea.
Pertanto ogni forza perturbatrice (Fp) della direzione rettilinea della ruota incontrerà, parimenti, una
forza antagonista, dovuta al peso del veicolo, agente lungo l’asse del montante obliquo trasversal-
mente; ciò contribuisce enormemente alla conservazione della stabilità di marcia del veicolo (fig. 31).
5.1 Definizione
L’angolo di incidenza del montante è l’angolo
5.
misurato in gradi, formato dall’asse del mon-
tante con la verticale al terreno osservando il Incidenza
veicolo lateralmente (fig. 32). Poiché esso si ma-
nifesta in senso longitudinale al veicolo, l’ango- montante o
inclinazione
lo viene definito più esattamente come: incli-
nazione longitudinale del montante. Nell’uso
pratico è chiamato più semplicemente “inci-
denza”. È stato stabilito, convenzionalmente,
che se il prolungamento dell’asse del montante
longitudinale
cade avanti il punto di appoggio a terra della
ruota, nel senso di marcia del veicolo, l’inciden- montante
za si dice POSITIVA; se cade dietro l’incidenza
Figura 32 montante si dice NEGATIVA. L’incidenza mon-
Punto ove incide il prolungamento asse montante;
tante è zero quando il montante è perfetta-
verticale; asse montante; angolo coincidenza
montante; punto di contatto ruota sul terreno. mente verticale (fig. 33).
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Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
L’angolo di incidenza dato al montante crea due fenomeni molto importanti ai fini della marcia
dell’autoveicolo: il primo è la stabilità al perseverare nella marcia rettilinea con il relativo ritorno del
volante dopo aver effettuato una curva, il secondo è il coricamento della ruota che avviene sterzan-
do e che si manifesta come una variazione della ruota sotto sterzata.
marcia. Ogni tentativo di deviazione delle ruote dalla marcia rettilinea viene favorita ed esaltata dalla
coppia generata dalla spinta S e dalla resistenza R della ruota all’avanzamento (fig. 36). La condizione
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Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
Figura 40
Deviazione
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Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
Figura 42
Figura 41 Inclinazione ruota positiva;
Asse di rotazione del perno fuso. inclinazione ruota negativa; asse montante
posizionamento e della lunghezza dei bracci oscillanti ad opera della compressione e del rilascio
della sospensione fig. 21. Questo fenomeno risulta molto utile in curva quando la forza centrifuga
deformando i parallelogrammi formati dalle sospensioni fa assumere una inclinazione negativa alla
ruota esterna alla curva e positiva a quella interna (fig. 22).
Lo stesso risultato sulle ruote lo si ottiene per merito dell’incidenza montante, ma questo si genera in
funzione dell’ampiezza della sterzata anziché in funzione dell’escursione delle sospensioni.
Nella fig. 41 si può notare che la ruota, la quale supponiamo nella posizione OA con l’inclinazione
pari a 0°, ruotando attorno al suo asse montante, orientando con una incidenza “i” positiva, dopo
aver percorso un angolo pari a 90°, si troverà nel punto OB con un angolo di inclinazione uguale allo
stesso angolo di incidenza “i” e di segno negativo. Ruotando di 90° dalla posizione OA in OC essa
assume un’inclinazione sempre uguale all’incidenza “i” ma di segno positivo. Nel movimento da OA
verso OB la ruota nello stesso tempo tenderà a sollevarsi dal suolo; mentre da OA verso OC tenderà
a scendere sotto il livello del suolo; poiché questo su strada non è possibile sarà la scocca, nel primo
caso ad abbassarsi rispetto la ruota e nel secondo caso ad alzarsi rispetto la stessa.
Si può concludere: quando la ruota sterza attorno a un montante orientato con un angolo a inci-
denza positiva: se viene a trovarsi in posizione esterna alla curva assume un’inclinazione negativa
sempre più accentuata quanto più forte è la sterzata opponendosi così al ribaltamento della vettura;
se viene a trovarsi in posizione interna alla curva assume invece un angolo di inclinazione positivo
seguendo e favorendo la curva (fig. 42).
Cosicché quando la vettura abborda una cur-
va a largo raggio (poca sterzata) ma molto ve-
locemente sarà la stessa forza centrifuga che,
agendo sulla deformabilità dei parallelogrammi
delle sospensioni, creerà la posizione delle ruote
favorevole; invece quando la curva abbordata è
molto stretta (forte sterzata) e la velocità, sarà
l’incidenza del montante a creare l’inclinazione
ruota favorevole.
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Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
6. 6.1 Definizione
La convergenza ruota è l’angolo formato dal piano passante per la mezzeria della ruota e l’asse lon-
ruote
ruote tendono ad incontrarsi avanti al senso di marcia del veicolo la convergenza si dice positiva; se
invece tendono a incontrarsi dietro il seno di marcia del veicolo la convergenza si dice negativa o più
brevemente divergenza (fig. 46).
Quando i prolungamenti dei piani passanti per la mezzeria delle ruote sono paralleli fra loro la con-
vergenza è zero. Il valore della convergenza viene fornito in gradi dal costruttore ma è invalso l’uso
di dare un valore espresso in MM che nasce dalla differenza delle distanze in MM dei cerchi ruota fra
loro; le due misure vengono rilevate una avanti
al mozzo ruota ed una dietro, ad una altezza da
terra pari a metà ruota (fig. 47).
La convergenza è positiva se B > A.
La convergenza è negativa se B < A.
La convergenza è 0 se B = A.
6.2 Misurazione
Quando la divergenza è misurata in gradi (e
cioè come valore angolare), per risalire al valo-
re in MM occorre tener conto del diametro del
cerchio ruota interpolando di volta in volta il
valore.
Dalla fig. 48 si nota che, a parità di valore ango-
lare (α + β) la convergenza data dalla differenza
(B - A), è senz’altro maggiore nel cerchio da 16"
che su quello da 10". Figura 45
La convergenza delle ruote viene stabilita dal Piano mezzeria ruota; asse longitudinale.
costruttore ad un valore tale che viaggiando,
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Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
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Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
Figura 50
Compressione; rilascio; tirante sterzo. 6.5 Effetti dinamici sulla convergenza
Quando il veicolo procede nella marcia retti-
linea, le ruote direttrici non motrici, che non
sono influenzate direttamente dalla spinta at-
tiva del motore, incontrando la resistenza all’avanzamento creata dalla strada, tendono ad aprirsi sul
davanti e cioè ad assumere una posizione divergente rispetto al senso di marcia. Tale divaricamento
naturalmente è permesso dalla somma dei giochi esistenti su tutto il sistema di sospensione e dire-
zione e dalla flessibilità delle boccole elastiche.
Figura 51 Figura 52
Parallelogramma sterzo articolato di Jeantaud Parallelogramma sterzo articolato di Panhard;
tiranti regolabili; barra di accoppiamento; rinvio sterzo; snodi; leva di sterzo; tiranti regolabili; barra di accoppiamento;
leva di sterzo; scatola di guida scatola guida; rinvio sterzo; snodi
Dalla fig. 53 si nota come la resistenza della strada, manifestandosi di sbalzo rispetto alla spinta attiva
(questa agisce all’interno rispetto alla ruota), genera con quest’ultima una coppia che tende a diva-
ricare le ruote sul davanti; nella maggior parte dei casi, per compensare tale effetto, occorre avere a
vettura ferma una convergenza positiva. Quando le ruote direttrici invece sono influenzate diretta-
mente dalla spinta attiva del motore, cioè sono ruote motrici, tendono a chiudersi verso la mezzeria
della vettura in direzione al senso di marcia della stessa.
Dalla fig. 54 si nota come la spinta generata dal motore, Sp si manifesta attraverso il semialbero e i
giunti, direttamente sul mozzo nella parte interna della ruota; quindi questa spinta agisce all’esterno
del montante creando una coppia con la resistenza Rm, dovuta all’inerzia del veicolo che tende a
chiudere la ruota sul davanti. Nella maggior parte dei casi per compensare tale effetto, occorre avere,
a vettura ferma, una convergenza negativa.
A grandi linee si può concludere, per le vetture a sospensione indipendente, che
a) le ruote anteriori o posteriori non motrici hanno una convergenza positiva a veicolo fermo;
b) le ruote anteriori e posteriori motrici hanno una convergenza negativa a veicolo fermo.
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ASSETTO RUOTE
Figura 53
divaricamento ruote; St: spinta totale generata dal veicolo
Sp: spinta parziale che si trasmette alle ruote e che si manifesta sul montante
Rs: resistenza opposta dalla strada all’avanzamento del veicolo
Esempio
Data la deriva di una ruota di 6 m/km e un diametro cerchio di 12" la convergenza sarà:
cerchio da 12" = 0.30 m
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ASSETTO RUOTE
Figura 55
Posizione ruota dopo 1 km; A’B = deriva
della ruota; posizione dove si troverebbe la ruota
libera da vincoli dopo 1 km Figura 56
Esempio
dati il cerchio di 12" = 0.30 m e la convergenza di una ruota = 2 mm, la deriva sarà:
deriva = (2:0.30) = 6.6 m/km
In caso di ruote divergenti la deriva sarà negativa.
Figura 58
Seghettamento verso l’esterno; slittamento ruota verso l’interno;
ruota eccessivamente divergente
Figura 59
Centro di rotazione traiettoria Figura 60
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ASSETTO RUOTE
Quando a sterzare è tutto il veicolo, quindi due assi contemporaneamente, occorre rispettare le stes-
se condizioni per cui l’asse posteriore deve curvare attorno al medesimo centro di rotazione (fig. 61).
Questa condizione può essere facilmente rispettata se per effettuare la sterzata si fa ruotare tutto un
asse, come in fig. 61, imperniandolo al centro.
Però tale soluzione per motivi evidenti di stabilità e di ingombro sotto scocca, non può essere attua-
ta sugli autoveicoli; infatti su di essi la sterzata avviene tramite l’articolazione creata dai montanti; i
mozzi ruota, in tal caso, si comportano come fossero due assi separati (fig. 62).
Però le due ruote sterzassero in modo uguale, come in fig. 62, di un angolo α, percorrendo traiettorie
parallele, i raggi di sterzata pure essi paralleli fra loro non potrebbero convergere sul medesimo cen-
tro; in tal caso non si avrà un centro comune di sterzata ed una ruota striscerà fortemente in curva.
Figura 61
Perno di sterzata; centro curva o centro rotazione veicolo
Figura 62
Perni di sterzata; centri di sterzata non coincidenti
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ASSETTO RUOTE
Figura 63
Traiettoria esatta; traiettoria errata; zona di strisciamento.
AB - traiettoria esatta della ruota esterna che sterza con il raggio Ri passante per il centro comune e re-
ale della curva C; questa condizione può realizzarsi se le ruote sterzano con gli angoli disuguali α e
ß quindi con Ri e ri non paralleli fra loro; non sono pure parallele le traiettorie AB e FG, anzi si nota
che per non avere lo strisciamento dei pneumatici in curva le ruote devono essere divergenti.
Si definisce quindi geometria dello sterzo la divergenza che vengono ad assumere le ruote in curva;
essa è espressa dai due valori, in gradi, di cui sterzano le ruote (considerandone una fissa sulla ster-
zata di 20° questo per convenzione).
Figura 64
Esempio
Fig. 64: la ruota esterna alla curva sterza di 20°, la ruota interna di 23° o viceversa la ruota interna
sterza di 20° e quella esterna di 17°.
Nell’esempio si rileva che la divergenza in curva sulla base di 20° è di 3° ricavati dalla differenza (20° -
17°) oppure dalla differenza (23° - 20°).
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ASSETTO RUOTE
La condizione ideale è quindi la seguente: le ruote di marcia rettilinea devono avere la convergenza
ad un valore prossimo allo zero, appena si intraprende la sterzata, progressivamente, le ruote assu-
mono una posizione divergente sempre più accentuata con l’aumentare dell’angolo di sterzata.
Figura 65a
Leve di sterzo simmetriche
Figura 65b
Leve di sterzo simmetriche
Se però, le due leve di sterzo, formano con gli altri tiranti un parallelogramma di sterzo articolato
simmetrico esse non soddisfano tale esigenza (fig. 65).
Infatti si nota in fig. 65 che le leve di sterzo sono parallele all’asse longitudinale della vettura, ster-
zando restano parallele fra loro; lo stesso accade alle ruote che non potranno assumere la posizione
divergente necessaria.
Fig. 66: solamente se le due leve sterzo formano con gli altri tiranti un parallelogramma di sterzo
articolato dissimmetrico, e cioè le leve convergono verso la parte posteriore del veicolo, si avrà sod-
disfatta l’esigenza della divergenza in curva (vd. sistema Jeantaud e Panhard).
si ottiene una differenza di sterzata tra la ruota interna e quella esterna alla curva, quindi si ha una
divergenza progressiva e rapportata all’ampiezza della curva che si sta percorrendo.
La condizione teorica che lega la geometria dello sterzo delle ruote anteriori (direttrici), con la po-
sizione di quelle posteriori, al fine di non avere uno slittamento trasversale di queste ultime, è che il
prolungamento degli assi passanti per le leve di sterzo si incontrino esattamente al centro dell’asse
posteriore (fig. 68). L’angolo α assunto dalle leve sterzo diventa così funzione della carreggiata e del
passo del veicolo e cioè del rapporto P/C considerando C circa uguale alla carreggiata.
Figura 66
Asymmetric steering track rods
Figura 67
Figura 69
Centro comune di rotazione
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ASSETTO RUOTE
Figura 79
Effetto sottosterzante; effetto neutro; effetto sovrasterzante
Nel secondo caso, invece, spostando il punto d’incontro delle leve sterzo prima dell’asse posteriore,
punto D1, si viene a variare la posizione del centro di curvatura C; in tal caso si è creato, in effetti,
una correzione dinamica provocando deformazioni elastiche differenti sui pneumatici sia delle ruote
anteriori che posteriori (fig. 81).
Figura 80
Primo caso
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Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
hanno un andamento obliquo; la deriva sarà destra o sinistra a seconda dell’orientamento delle
corde che compongono la cintura più esterna vicina al battistrada e si inverte la tendenza se la
ruota inverte il senso di rotazione.
2. DERIVA SECONDARIA: Quando la deformazione elastica trasversale sul pneumatico è generata
da una eventuale asimmetria di rigidezza dei fianchi dovuta ad una imperfezione costruttiva del
pneumatico.
Figura 81
Secondo caso
Questi due possibili fenomeni di deriva, se accentuati, influiscono sulla marcia rettilinea del veicolo
creando il fastidioso TIRAGGIO da un lato che il conducente è costretto a contrastare con continue
correzioni sul volante. Un fenomeno analogo di tiraggio lo si era visto nel capitolo trattante l’angolo
di incidenza del montante; quindi se ciò accadesse durante un rilevamento e correzione degli angoli
delle ruote è necessario considerare entrambe le possibili cause del fenomeno.
In tal caso, per rimediare, si devono rendere il più uguali possibili gli angoli di incidenza delle due
ruote direttrici, accertarsi inoltre che non vi siano resistenze diverse gravanti su di esse, come ad
esempio ruote frenate, differenze di gonfiaggio dei pneumatici e differenze notevoli di usura; in se-
condo luogo scambiando la posizione delle ruote fra loro, per tentativi, si cercherà di equilibrare tra
loro i fenomeni di deriva primari e secondari.
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Teoria dell’Assetto Ruote. Per veri esperti.
ASSETTO RUOTE
Figura 1 Figura 2
Comportamento in linea retta in presenza di Setback Comportamento in linea retta in presenza di Setback
caso più noto è quello della “molla a barra di torsione” (da non confondersi con la barra antirollio) che
troviamo sull’assale anteriore di Alfa75, Renault 5, Pajero, Feroza o sul posteriore di auto storiche come
Renault 4, ma anche sulle moderne Twingo e Clio. In generale possiamo dire che il SetBack può essere
causato da scelte costruttive che riguardano la tipologia della sospensione
(caso della molla a barra di torsione) o la tipologia della trasmissione (tipico
della trazione anteriore con motore trasversale) e in tal caso non è pensabile Figura 3
al SetBack come un problema o una cattiva regolazione della sospensione. In SetBack progettato dal costruttore
questi casi, va detto, si possono verificare effettivamente le diversità di com-
portamento dinamico in curva, causate però da una differenza costruttiva so-
stanziale tra PS e PD che è dell’ordine dei centimetri (e quindi paragonabili alla
differenza di avanzamento della ruota interna rispetto alla esterna, vedi sopra).
Ora che abbiamo “svelato” una verità forse semplicemente dimenticata (cioè
che PS e PD non sono necessariamente uguali, e se differiscono costruttiva-
mente, allora lo fanno anche di alcuni centimetri), conviene cominciare a chie-
derci:
1. perché, se il costruttore prevede che esista un SetBack tra ruote di uno stes-
so asse, non viene fornita alcuna specifica che dia la possibilità, durante la mi-
sura dell’Assetto, di sapere se il SetBack è corretto o meno?
2. perché non esiste una regolazione della sospensione che agisca direttamen-
te sul SetBack (almeno sulle vetture di maggior prestigio), visto che questo è
introdotto dal costruttore stesso?
Continuiamo a cercare di mettervi una pulce nell’orecchio: ma siamo certi che
sia il SetBack a dover essere regolato o meglio “tenuto sotto controllo”, ovvero
siamo certi che il Costruttore tralascerebbe impunemente qualcosa che po-
trebbe essere importante?
malattia vera (una Incidenza diversa) ecco che scompaiono gli effetti collaterali. Infatti, a seconda del
Figura 5 tipo di sospensione, una differenza di Incidenza potrebbe influenzare un SetBack diverso da zero. In
SetBack o incidenza? riferimento alla sospensione schematizzata in figura, dove la regolazione della Incidenza avviene sullo
snodo inferiore, direttamente collegato alla ruota, mentre resta fisso il vincolo superiore, si può ben
capire che la regolazione della Incidenza provoca una variazione, seppur millimetrica, del passo del
veicolo, e potrebbe causare un SetBack diverso da zero.
Chiaramente è l’Incidenza a provocare il SetBack e non viceversa. E in presenza di SetBack diverso da
zero, sarà dunque bene procedere a verificare se non sia la Incidenza la misura da sistemare invece
che andare a cercare cause del SetBack su collisioni, urti, etc. Sarebbe come, dicevamo, curare il mal
di testa invece della causa vera. Ovviamente l’Incidenza è una delle misure fondamentali dell’Assetto,
che possiamo fare con tutti gli Assetti FASEP, e naturalmente anche con gli altri.
9.9 Set Back causato dal Sistema di Misura. Il Test dello Smontagomme. (Figura 6)
Ci eravamo chiesti: può una vettura con SetBack reale nullo, risultare con un SetBack misurato diverso
da zero? Avevamo anticipato che la risposta è Sì. Il problema è che il sensore che rileva il SetBack non
si trova sulla ruota ma è attaccato alla ruota tramite un aggrappo (o graffa, o griffa). Notoriamente
l’aggrappo è soggetto a Fuoricentro il quale viene compensato elettronicamente. In tal caso tutto ok.
Quanto visualizzato dal computer, salvo trucchi, sarà in tal caso un valore di SetBack. Ed in questa situa-
zione rimandiamo la discussione ai tre casi elencati sopra. Recentemente, tuttavia, ci siamo imbattuti in
alcuni aggrappi cosiddetti “senza fuori centro” che consentono di evitare la faticosa, lunga e complicata
(e secondo noi errata, in quanto altera la condizione di
equilibrio della sospensione) procedura del fuoricentro.
Secondo i costruttori questi nuovi aggrappi risolverebbe-
ro il problema fuoricentro. Per vedere se l’aggrappo (o il
venditore) dice la verità è possibile effettuare un test mol-
to semplice che chiamiamo il “TEST dello SMONTAGOM-
ME”. Prendete una ruota con un cerchione buono (magari
nuovo) e piazzate la ruota sul piatto di uno smontagom-
me bloccandola come al solito. Prendiamo ora l’aggrap-
po in questione e piazziamolo sulla ruota secondo la pro-
cedura del costruttore. Adesso facciamo girare il piatto
dello smontagomme e con l’aiuto di un riferimento fisso
(l’occhio potrebbe non essere sufficiente) verifichiamo
la oscillazione dell’aggrappo nel punto dove si monta il
sensore. Ovviamente ci aspettiamo che l’albero dell’ag-
grappo giri perfettamente in centro, ma potremmo ave-
re una sorpresa! La spiegazione, purtroppo, è semplice:
alcuni aggrappi sono progettati per evitare il fuoricentro
da disassamento angolare (aggrappo e ruota sono pa-
ralleli) ma non mantengono il centro effettivo di rotazio-
ne (asse dell’aggrappo e della ruota non coincidenti). Il
risultato è che, senza la compensazione del fuoricentro,
alcune misure vanno bene (convergenza, Inclinazione,
Incidenza) ovvero l’assetto riesce corretto, mentre misu-
Figura 6
re quali, appunto, il SetBack ne escono del tutto falsate.
SetBack causato Osservando la figura: le linee blu indicano come ruota e
dal sistema aggrappo siano effettivamente paralleli, le linee rosse in-
di misura. dicano che l’asse dell’aggrappo non è al centro dell’asse
della ruota. Senza effettuare la procedura di fuoricentro,
il computer indicherà un SetBack che non c’è. Il motivo
evidentemente sta nella natura del sistema, ovvero con
il “braccio lungo” serve fare il fuoricentro, a meno di disinteressarsi del SetBack, che potrebbe venire
dall’aggrappo e non dalla vettura.
SetBack è una misura fasulla. Abbiamo dunque cercato di progettare un sistema di misura che abbia
una serie di considerevoli vantaggi evitando la misura del SetBack.
I vantaggi che abbiamo ottenuto sono:
- fuoricentro non necessario nella maggioranza dei casi, grazie al disegno degli aggrappi ed all'assen-
za del braccio anteriore del sensore.
- sensori compatti e maneggevoli.
- necessità di livellare i sensori molto meno critica che nei sensori a “braccio lungo” (nei sensori a
“braccio lungo”, se livellati diversamente, la Convergenza ed il Set Back assumono valori errati).
- facilità di utilizzo dei sensori anche in presenza di spoiler, ruote troppo grandi e troppo piccole,
assetti ribassati, etc.
Figura 7 Figura 8
Il Sistema FASEP, senza SetBack Il Sistema FASEP, senza SetBack
Conclusioni: Siamo certi che, durante le trattative per l’acquisto di una attrezzatura per il controllo
dell’Assetto Ruote, magari piuttosto costosa, qualcuno si sia sentito dire che scegliere una macchina
senza la misura del SetBack significava scegliere una tecnologia superata, che il SetBack era una mi-
sura fondamentale, irrinunciabile. Siamo anche certi che una piccola parte di quei clienti avrà detto
che effettivamente il discorso era convincente, e avrà effettuato una scelta in buonissima fede, cre-
dendo quel venditore molto ferrato tecnicamente. Presto, quando avrà voglia di cambiare l’Assetto,
sentirà parlare di nuove e futuristiche tecnologie, magari 3D, dove però il SetBack non c’è più. Ma
allora, serviva davvero o no? E aggiungeremmo volentieri una nostra domanda ai possessori di un
Assetto con “bracci lunghi”: Volendo fare un “assetto come si deve”, nella vostra esperienza, è mai
stato il SetBack un fattore utile? Saremo lieti di discutere il caso da un punto di vista tecnico.
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Cod. V243