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CAPITOLO 2

LA PSICOTERAPIA COGNITIVA E
COMPORTAMENTALE IN ITALIA

Nel mondo della psichiatria e della psicoterapia italiana, la strada della terapia
del comportamento è stata tutta in salita a partire dagli anni Settanta ad oggi. È
stato merito di Gian Franco Goldwurm, uno psichiatria pavloviano che ha
avuto un ruolo nella riforma psichiatrica italiana coniugando la
deistituzionalizzazione con i principi del comportamento e con le risorse
tecniche offerte da essa alla riabilitazione ed al reinserimento degli psicotici
cronici.
In Italia nel 1942, Lazzeroni affermò la tesi secondo cui l’oggetto della ricerca
psicologica è un momento dell’esperienze riducibile al comportarsi degli
organismi animali in situazioni date, riconoscendo al comportamento un sistema
regolatore che si sovrappone e interagisce con altri sistemi regolatori,
contribuendo all’omeostasi dell’organismo.
Intorno alle metà degli anni Settanta, appare il primo manifesto programmatico
del Cognitivismo in Italia, con l’affermazione dello schematismo, presentato
come paradigma scientifico emergente.

Le prime presentazioni in ambiente scientifico della terapia del comportamento


hanno avuto luogo sotto l’influenza della neurologia e della dottrina pavloviana
dei riflessi condizionati.
Nel 1965 al Congresso della Società italiana di neurologia, Arian, svolse un
ampia esposizione delle prospettive terapeutiche derivate dalla teoria
pavloviana. Nel 1968, a Milano vi è il congresso del CIANS, un associazione
internazionale, dove si promuove lo studio interdisciplinare di problemi rilievo
delle neuroscienze, della psicologia e delle scienze biomediche, indicando come
queste abbiano un impatto sul comportamento e sulla salute.
Nel tempo si vanno a formare in Italia due poli:
- A Roma cresce l’interesse per la psicoterapia delle nevrosi e della
professione privata
- A Milano si diffonde un interesse teorico per le psicosi e la terapia del
comportamento all’interno delle istituzioni è finalizzata alla riabilitazione
e al reinserimento degli psicotici.
Nel 1975, si tiene a Treviso, per iniziativa di Paolo Meazzini, una settimana di
studio su “Analisi e modificazione del comportamento”: rappresenta il primo
vero e proprio corso di formazione in terapia del comportamento organizzato in
Italia.
Intorno agli anni Settanta-Ottanta, vengono smantellate le classi speciali e
ridimensionati gli istituti per portatori di handicap per garantire loro una
possibili formativa all’interno delle classi normali.
Nel 1983 a Padova, si tiene un Congresso sul tema delle Scienze biomediche e
scienze del comportamento, durante il quale viene presentata la traduzione
italiana del primo testo di medicina comportamentale che appare in Italia.
Nel 1989 si è tenuto a Roma, il primo incontro delle organizzazioni di terapia
cognitiva e comportamentale dei paesi di lingua latina.
In terapia, dal comportamentismo al cognitivismo si è giunti per semplice
inerzia, sulla scia della crescita e degli sviluppi anche in Italia delle terapie
cognitive.
Nel 1983, la teoria dell’Attaccamento di Bowlby, comincia a far riflettere sulla
patogenesi della psicopatologia in rapporto ai pattern di attaccamento che il
bambino sviluppa nella relazione con la madre, con la conseguente costruzione
di schemi mentali o modelli operativi interni. La relazione terapeutica è
concettualizzata a partire dal concetto di base sicura e diventa un fondamentale
strumento di cambiamento.
Nella prospettiva Costruttivista la psicoterapia diventa un’analisi del sistema
conoscitivo del paziente alla ricerca delle aree disfunzionali o di eccessiva
incoerenza interna. La psicoterapia analizza le modalità con le quali il paziente
organizza la propria conoscenza di sé, degli altri e delle proprie esperienze,
modalità che sono sia di carattere conoscitivo sia di carattere emozionale. Il
terapeuta tende ad attivare un processo di autoristrutturazione.

La prima rivista di terapia del comportamento è apparsa nel 1979, ovvero il


Giornale italiano di Analisi e Modificazione del Comportamento, di cui
Meazzini ne era il direttore.
Nel 1989 la legge italiana ha subordinato l’esercizio della psicoterapia ad una
specifica formazione della durata di quattro anni cui possono accedere solo
medici e psicologi.

La supervisione è considerata un fondamentale aiuto sia al processo di crescita


personale sia al processo di apprendimento professionale dell’allievo e può
essere distinta in due componenti: una rivolta alla formazione personale del
trainee ed una rivolta alla gestione del trattamento dei pazienti a lui affidati. Lo
scopo della supervisione clinica è far acquisire la capacità di impostare e
condurre autonomamente una terapia cognitiva e comportamentale con una
gamma eterogenea di casi e con problematiche di varia complessità .

Oggi la psicoterapia cognitiva e comportamentale è fortemente radicata in Italia,


anche se sono comunque presenti numerose problematiche e dibattiti scientifici,
con un attenzione per i problemi epistemologici ed i fondamenti teorici

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