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STORIA

Analizziamo il contesto storico. Ci troviamo tra il 1096 e il 1099. L’Europa del XI secolo era
attraversata da un vero e proprio esercito di monaci predicatori, che aizzavano le masse di contadini
e di poveri contro un clero ormai più attento alle casse e alle ricchezze piuttosto che alla cura delle
anime. La vittoria della fazione riformatrice della Chiesa in Europa aveva reso scomoda al clero
questa moltitudine di preti e monaci erranti, inoltre questi ultimi erano rimasti profondamente delusi
dalla riforma della Chiesa cattolica. Pietro l’eremita, un predicatore itinerante nato intorno il 1050
ad Aimens, e tanti altri come lui si aspettavano una rinascita della chiesa, sul modello di quella di
Cristo, quindi umile e soprattutto attenta alle istanze dei poveri e degli emarginati. Ma
soffermiamoci un attimo a pensare, secondo voi perché questa crociata viene definita dei pezzenti?
È molto probabile che Urbano II, nel suo celebre discorso di Clermont, pensasse ad una spedizione
fatta di signori feudali e cavalieri, insomma un esercito di professionisti. Ma la predicazione dei
monaci itineranti entusiasmò talmente tanto le masse degli sventurati e dei contadini che furono
questi i primi ad armarsi e a dirigersi verso la Terrasanta. Questa armata, entusiasta e disordinata,
composta prevalentemente da poveri, donne e fanciulli, attraversò l’Europa spinta da una fede
semplice, ma non mancò di provocare sconvolgimenti. 
SVOLGIMENTO
Le truppe guidate da Pietro l’Eremita sotto il grido di Dues lo volt,una volta giunti a Colonia, si
unirono a Gualtiero Senza Averi, che era al comando di un esiguo gruppo di cavalieri
senza un soldo, che partì verso Costantinopoli subito dopo la Pasqua 1096. In seguito a
delle razzie e stragi di popolazioni ebree a anche alcune cristiane, le truppe di Pietro
l’eremita entrarono in contrasto con gli ungari e successivamente con i bizantini, i quali
trucidarono buona parte dei crociati “popolari” che si ridussero a 7 500 elementi; Pietro
nonostante tutto riuscì a fuggire sulle alture. Riparò quindi con le sue truppe nei territori
bizantini e l’armata di pellegrini raggiunse Costantinopoli alla fine di luglio, dove furono
accolti da Alessio I Comneno, il quale consigliò di aspettare le truppe dei baroni, che
avrebbero composta la prima vera e propria crociata.
fine
Le forze di Gualtiero e di Pietro furono trasportate il 6 agosto, su ordine di Alessio I
Comneno, in Asia Minore. Essi si stabilirono nel campo di Civetot, ma subito
cominciarono a nascere violente divergenze sulla strategia da seguire. Alla fine i crociati
si divisero in due gruppi, uno composto da francesi, l’altro di germanici: invece di
avanzare si diedero ai saccheggi. I soldati francesi attaccarono Nicea e tornarono con un
grande bottino, suscitando le invidie dei germanici. Tuttavia questa volta i turchi non si
fecero prendere di sorpresa e catturarono l’esercito crociato. Coloro che rinunciavano a
Cristo convertendosi all’Islam vennero deportati, gli altri trucidati sul posto.Alla notizia
dell’accaduto si mossero da Civetot i restanti crociati, malgrado il consiglio di Gualtiero
che consigliava di attendere il ritorno da Costantinopoli di Pietro. I turchi attaccarono i
crociati a tre sole miglia dal campo di Civetot .La strage fu immensa – lo stesso
Gualtiero cadde sul campo – e i pochi sopravvissuti furono salvati dalle truppe di
Alessio I, che indussero i Selgiuchidi a ritirarsi. Pietro l’eremita scampò al massacro e
decise quindi con i pochi sopravvissuti di attendere l’arrivo del grosso della crociata e si
accordò nel 1096 con i crociati nobili.

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