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Smart Working: cos'è e quali i vantaggi e gli svantaggi per il

lavoratore e per il datore di lavoro

Nel 1911, Friedrich Taylor scrisse “L’organizzazione scientifica del lavoro” (“The principles
of scientific menagement”) in cui definiva un sistema di organizzazione industriale e poneva
le basi dell'ingegneria industriale. L'intenzione era quello di criticare l’idea diffusa che i
lavoratori sapessero come gestire il proprio lavoro da soli e, a questo scopo, l'autore sintetizzò
i quattro principi dell'approccio scientifico come segue:

• Sostituzione dell'empirico con uno studio scientifico dei compiti;


• Selezionare e quindi formare e sviluppare il lavoratore, mentre prima il lavoratore
sceglieva la propria mansione e la imparava come meglio poteva;
• Fornire istruzioni dettagliate e una supervisione del rendimento dello specifico compito
del lavoratore;
• Dividere il lavoro quasi equamente tra dirigenti e lavoratori, cosicché i dirigenti
applichino i principi dell'organizzazione scientifica nella pianificazione del lavoro e i
lavoratori svolgano di fatto il compito.

Secondo Taylor, tale combinazione di iniziativa del lavoratore, in combinazione con il nuovo
tipo di lavoro svolto dalla gestione, fa sì che la gestione scientifica sia molto più efficiente
rispetto ai piani. Mentre con il sistema basato sull'iniziativa e gli incentivi dei lavoratori i primi
tre punti sono presenti in misura minore, con l'organizzazione scientifica essi diventano la vera
essenza dell'intero sistema; mentre con il quarto punto, il problema passa dall'essere tutto sulle
spalle dei lavoratori all'essere le Metà sulle spalle dei dirigenti.

Nel 2001, questo libro è stato nominato dall'Academy of Management come il più influente
del secolo in materia di gestione, in quanto le osservazioni di Taylor erano così forti e ben
strutturate che hanno rinnovato le organizzazioni di lavoro e sono diventati il paradigma del
lavoro nell'era industriale. Oggi viviamo in quella che la letteratura accademica definisce l'era
dell'informazione, dove la tecnologia dell'informazione sta cambiando radicalmente il modo in
cui lavoriamo.

Lo scopo di questa monografia era di dare risposta a tre domande critiche: il modo in cui la
gestione scientifica del lavoro differisce da quella ordinaria, perché da questo approccio
scientifico ci si aspettino risultati migliori e se la scelta di che tipo di gestione applicare al
lavoro spetti ai “superiori” delle aziende o meno.
In anni recenti, la parola Smart Working ha iniziato ad apparire all'interno del dibattito
scientifico con riferimento a un modello di organizzazione che consiste nella combinazione
sistematica di piùsistemi esistenti come lavoro assimilato alla tecnologia e altre soluzioni
flessibili.Cento anni dopo la pubblicazione del libro di Taylor, possiamo vedere come le sue
considerazioni siano ancora attuali, in particolare per l'analisi dello Smart Working.

Prima di dare una definizione di Smart Working, e andare a delineare le sue caratteristiche
principali, è necessario capire il contesto in cui esso va ad inserirsi e che ha portato al suo
sviluppo e alla sua diffusione, in particolare il contesto socioeconomico e del mercato di lavoro.
In particolare possiamo evidenziare tre macrotematiche: l’innovazione tecnologica, l’esigenza
di Work-life balance e l’attenzione per la sostenibilità. Il tutto è stato naturalmente favorito,
negli ultimi anni, dall’emergenza Covid-19 che ci ha consentito di famigliarizzare con questa
modalità e comprenderne esponenzialmente vantaggi e svantaggi.

Innanzitutto dobbiamo considerare il principale elemento che caratterizza il contesto


economico e sociale attuale, che è senza dubbio lo sviluppo e la diffusione della tecnologia
dell’informazione e della comunicazione. Le nuove tecnologie, in particolare le tecnologie
collaborative e i social media, hanno dato la possibilità di mettersi in contatto con chiunque e
in qualsiasi momento, e ciò ha completamente stravolto la cultura del lavoro. Per tecnologie
collaborative si intendono infatti quegli strumenti tecnologici, o digital devices, che permettono
a due o più operatori di lavorare e interagire fra loro. La Digital collaboration può avere infatti
diverse applicazioni tra cui la formazione, la ricerca, ma senza dubbio anche il contesto
aziendale, in quanto facilità la comunicazione e la collaborazione, anche a distanza. A questo
tipo di tecnologie possiamo aggiungere altre tipologie di strumenti tecnologici, come ad
esempio le instant collaboration, di cui Skype è senza dubbio l’esempio più noto, che danno la
possibilità a due o più persone che si trovano in posti distanti tra loro, di mettersi in contatto
rapidamente e tutte nello stesso momento, permettendogli quindi di interagire, lavorare
insieme, scambiarsi informazioni e conoscenze. Di recente, noi studenti, abbiamo avuto modo
di sperimentare anche noi questo tipo di “instant collaboration” attraverso l’utilizzo della
piattaforma “Google Meet” al fine di proseguire il nostro percorso scolastico con le
videolezioni, interagendo con insegnanti e compagni online.

A questo tipo di strumenti, semplici e facili da utilizzare per chiunque, si aggiungono ambienti
di collaborazione digitale più evoluti che permettono di poter svolgere attività collaborative
più articolate e più complesse, non solo estemporanee ma di più lungo termine. Questo tipo di
iniziative richiedono però non solo l’utilizzo di tecnologie specifiche e strutturate, ma anche di
particolari abilità di coloro che andranno ad utilizzarle. Tutti queste tipologie di strumenti
tecnologici hanno senza dubbio favorito la diffusione del modello dello Smart Working.

Un’altra esigenza del mondo lavorativo è la richiesta di flessibilità da parte delle persone e di
soluzioni che rispondano al loro bisogno di conciliazione tra vita privata e vita lavorativa. In
questo contesto si inserisce quindi un concetto significativo che è quello del bilanciamento tra
il tempo dedicato al lavoro quello dedicato alla gestione del tempo nella propria vita privata;
tale concetto prende nome di Work-Life Balance e rappresenta un’esigenza reale per gran parte
dei lavoratori, in particolare per le donne lavoratrici. Il tema purtroppo è tutt’ora molto attuale,
in quanto molte donne si trovano a doversi dividere tra il proprio lavoro, la cura dei figli, la
gestione della casa e ciò può incidere sulla loro carriera.

Un altro megatrend che influenza le realtà aziendali e più in generale il contesto


socioeconomico attuale, è il concetto di sostenibilità, parola che negli ultimi anni sembra essere
sulla bocca di tutti. Il concetto di sostenibilità può essere articolato su tre aspetti: la sostenibilità
economica, la sostenibilità sociale e la sostenibilità ambientale. Il concetto di sostenibilità
economica ci riporta all’ idea di economicità, secondo cui le operazioni economiche devono
essere svolte secondo efficacia efficienza, riduzione dei costi e produzione dei redditi. Per
sostenibilità ambientale si intende la riduzione o l’annullamento dell’impatto ambientale, la
salvaguardia delle risorse naturali, il rispetto degli equilibri eco-biologici. Il significato invece
di sostenibilità sociale è invece molto più ampio; può comprendere il miglioramento delle
condizioni di vita di una popolazione, ma anche la valorizzazione e il rispetto delle tradizioni
locali e della pluralità culturale. Questi tre elementi sono dei valori che si influenzano
reciprocamente attraverso relazioni dinamiche in quanto cambiano nel tempo e non sempre il
loro cambiamento è prevedibile.

Tra ciò che è in potere di un’azienda ai fine della sostenibilità, c’è la capacità di migliorare il
benessere e la qualità della vita dei propri dipendenti. È qui che il concetto di sostenibilità si
collega alle soluzioni proposte dal modello dello Smart Working, in quanto esso può
rappresentare un mezzo per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, riequilibrando il
rapporto tra i loro tempi di vita e i tempi di lavoro.

Abbiamo quindi visto come lo Smart Working può dare la possibilità alle persone di scegliere
il luogo in cui lavorare e stabilire, entro determinati limiti concordati con l’azienda, il proprio
orario di lavoro, portando sicuramente ad una migliore gestione dei tempi dedicati alle proprie
esigenze personali.

Inoltre, dal punto di vista della sostenibilità, la modalità dello Smart Working consente anche
di ridurre l’inquinamento, in quanto potendo lavorare da casa c’è una riduzione dell’utilizzo di
mezzi di spostamento da parte dei lavoratori.

Tuttavia, nonostante tutti questi aspetti positivi, abbiamo finora visto solo una faccia della
medaglia, ignorando l’altro. Naturalmente, gli aspetti negativi di tale modalità sono stati
amplificati dall’emergenza Covid-19; la pandemia ha fatto sì che da un giorno all’altro ci si
ritrovasse improvvisamente a dover modificare molti aspetti della propria vita in maniera
imposta dall’alto e in modo non pianificato. Molti hanno lamentato l’impossibilità di
separazione tra lavoro e vita privata oltre che l’isolamento e mancata possibilità di condivisione
formale e informale di informazioni che si svolge in un luogo di lavoro; sono cambiate anche
le modalità di relazioni tra colleghi e sì è fatta sentire la mancanza di un tempo fisso entro il
quale l’attività lavorativa inizia e finisce. E se da un lato lo smart working consente più
flessibilità e miglior gestione della propria vita personale, c’è da considerare che lavorando dal
“comfort” della propria casa, non sempre questo risulta confortevole in quanto presenta una
vasta gamma di distrazioni (specie se non si vive da soli e se si hanno delle famiglie di cui
prendersi cura).

Quindi anche per quanto riguarda lo Smart Working, come per la maggior parte delle cose,
l’esagerazione o una casuale o sbagliata applicazione, conduce inevitabilmente (anche) a
risvolti negativi che, negli ultimi anni in particolare, sono accentuati proprio dall’emergenza
che stiamo vivendo.

In tempi “normali” (in cui lo smart working non è una necessità imprescindibile), un giusto
equilibrio tra la diverse modalità di lavoro potrebbe far sì che gli aspetti negativi siano
significativamente meno accentuati, lasciando spazio per lo più agli aspetti positivi.

Qarraj Romena, VD.

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