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DISTURBI CORRELATI AD EVENTI TRAUMATICI O STRESSANTI

Il capitolo del DSM-5 si chiama adesso “Disturbi correlati ad eventi traumatici e stressanti”; fino al DSM-4 i
disturbi del trauma erano inseriti all’interno del capitolo sui disturbi d’ansia, mentre ora viene considerato un
disturbo a parte, ma sempre successivo al capitolo sull’ansia e sul DOC disturbo ossessivo compulsivo (per
via delle numerose comorbidità).

Il capitolo “Disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti” comprende i seguenti disturbi:


- Disturbo reattivo dell’attaccamento (N.B: non lo chiedono all’esame)
- Disturbo da impegno sociale disinibito (Non lo chiedono all’esame)
- Disturbo da stress post-traumatico
- Disturbo da stress acuto
- Disturbo dell’adattamento
- Disturbo correlato ad eventi traumatici e stressanti con altra specificazione
- Disturbo correlato ad eventi traumatici e stressanti senza altra specificazione

QUINDI: quadri depressivi rientrano nei disturbi depressivi, quadri ansiosi rientrano nei disturbi d’ansia, MA
un trauma lì può essere un fattore di rischio per esempio per un nuovo episodio depressivo, in chi ha già
avuto una depressione, ma la depressione non è una patologia strettamente correlata al trauma.

Quando noi parliamo di disturbi correlata a eventi traumatici e stressanti ci riferiamo ad una categoria di
patologie che hanno come elemento in comune un trauma, ovvero se non c’è il trauma che ha potuto
determinare quella sintomatologia allora non possiamo parlare di un disturbo correlato ad un evento
traumatico.
DISTURBO REATTIVO DELL’ATTACCAMENTO:
(in linee generali per un sapere personale, non necessario ai fini dell’esame). È un disturbo dei bambini
CRITERI:

A. Un pattern costante di comportamento inibito emotivamente ritirato nei confronti dei caregiver adulti
che si manifesta con la presenza di entrambi i seguenti criteri :
1. il bambino cerca raramente o minimamente conforto quando prova disagio
2. il bambino risponde raramente o minimamente al conforto quando prova disagio,

B. Persistenti difficoltà sociali ed emotivi caratterizzate da almeno 2 dei seguenti criteri:


1. minima responsività sociale ed emotiva agli altri
2. Emozioni positive ridotte
3. episodi di irritabilità ingiustificata, tristezza o timore, che si mostrano evidenti anche durante
interazioni non pericolose con caregiver adulti.

C. Il bambino ha vissuto un pattern estremo di cure insufficienti come evidenziato da almeno 2 dei
seguenti criteri:
1. Trascuratezza o deprivazione sociale nella forma di una persistente mancanza di soddisfazione
dei fondamentali bisogni emotivi di comporto stimolazione ed affetto da parte dei caregiver adulti
2. Ripetuti cambiamenti dei caregiver primari che limitano la possibilità di sviluppare attaccamenti
stabili ( esempio  frequenti cambiamenti di affidatari )
3. Allevamento in contesti insoliti che limitano gravemente la possibilità di sviluppare attaccamenti
selettivi ( esempio istituti con elevato numero di bambini per caregiver )

D. Si presume che l’accudimento descritto nel criterio C sia responsabile del comportamento disturbato
descritto nel criterio A ( esempio le difficoltà descritte nel criterio A sono iniziata in seguito alla
mancanza di cure adeguate descritte nel criterio C)

E. Non sono soddisfatti i criteri per il disturbo dello spettro dell'autismo


F. Le difficoltà si manifestano prima dei 5 anni
G. il bambino ha un’età evoluta di almeno 9 mesi

specificare se:
PERSISTENTE: il disturbo è stato persistente per più di 12 mesi
specificare se:
il disturbo reattivo dell’attaccamento è specificato come grave quando il bambino presenta tutti i
sintomi del disturbo, e ogni sintomo è manifestato a un livello relativamente alto.
DISTURBO DA IMPEGNO SOCIALE DISINIBITO

(come il precedente non necessario ai fini dell’esame). È un disturbo dei bambini:


CRITERI:
A. un pattern di comportamento in cui il bambino approccia attivamente e interagisce con gli adulti
sconosciuti e presenta almeno 2 dei seguenti criteri:
1. ridotta o assente reticenza nell’approcciare e nell’interagire con adulti sconosciuti
2. comportamento verbale o fisico eccessivamente familiare ( che non è in accordo con i confini
sociali stabiliti dalla cultura di riferimento e appropriati all’età)
3. diminuito o assente controllo a distanza del caregiver dopo che si è avventurato lontano, anche
in contesti non familiari.
4. Disponibilità ad allontanarsi con un adulto sconosciuto con minima o nessuna esitazione.

B. I comportamenti descritti dal criterio A non si limitano all’impulsività ( come nel disturbo da deficit di
attenzione/iperattività) ma includono comportamento sociale disinibito

C. Il bambino ha vissuto un pattern estremo di cure insufficienti come evidenziato da almeno 1 dei
seguenti criteri:
1. Trascuratezza o deprivazione sociale nella forma di una persistente mancanza di soddisfazione
dei fondamentali bisogni emotivi di conforto, stimolazione e affetto da parte del caregiver adulti
2. Ripetuti cambiamenti del caregiver primari che limitano la possibilità di sviluppare attaccamenti
stabili ( esempio frequenti cambiamenti affidatari)
3. Allevamento in contesti insoliti, che limitano gravemente la possibilità di sviluppare attaccamenti
selettivi ( esempio istituti con elevato numero di bambini per caregiver)

D. Si presume che l’accudimento descritto nel criterio C sia responsabile del comportamento disturbato
descritto nel criterio A ( esempio le difficoltà descritte nel criterio A sono iniziata in seguito alla
mancanza di cure adeguate descritte nel criterio C)

E. il bambino ha un’età evoluta di almeno 9 mesi

specificare se:
PERSISTENTE: il disturbo è stato persistente per più di 12 mesi
specificare se:
il disturbo reattivo dell’attaccamento è specificato come grave quando il bambino presenta tutti i
sintomi del disturbo, e ogni sintomo è manifestato a un livello relativamente alto.
DISTURBO DA STRESS POST- TRAUMATICO (PTSD)
Cosa si intende per trauma psicologico?

Negli anni sono state date molte definizioni di trauma psicologico, ma con questo termine si indica qualcosa
di ben preciso. Ciò che ci può aiutare a comprendere il significato vero e proprio di cos’è il trauma
piscologico è etimologia della parola, che derivante dal greco e significa “ferita”. Il trauma psicologico,
dunque, può essere definito come una “ferita dell’anima”, come qualcosa che rompe il consueto modo di
vivere e vedere il mondo e che ha un impatto negativo sulla persona che lo vive.

Esistono diverse forme di esperienze potenzialmente traumatiche a cui una persona può andare incontro nel
corso della vita. A livello di conoscenza è importante dividere i cosiddetti TRAUMI “t” (con la t minuscola) e i
cosiddetti TRAUMI “T” (con la T maiuscola):
➣ I TRAUMI “t” (con la t minuscola) sono le esperienze soggettivamente disturbanti che sono caratterizzate
da una percezione di pericolo non particolarmente intensa. Si possono includere in questa categoria eventi
come un’umiliazione subita, delle interazioni brusche con delle persone significative durante l’infanzia, la
rottura di una relazione sentimentale. Questi sono traumi di lieve e di piccola entità, che molto spesso molti
di noi fanno fatica a comprendere.
➣ TRAUMI “T” (con la T maiuscola) (quelli che di fatto troviamo nel DSM-5 e nell’ICD-11), ovvero tutti quegli
eventi che potrebbero portare alla morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care. A
questa categoria appartengono eventi di grande portata, come ad esempio disastri naturali come terremoti,
incidenti stradali, alcuni tipi di interventi chirurgici, abusi.

N.B: nonostante questi due tipi di trauma siano molto differenti ( in quanto in uno troviamo chiaramente la
minaccia dell’integrità fisica e l’altro no) , da un punto di vista emotivo e neurobiologico la ricerca scientifica
ha dimostrato che le persone reagiscono, mostrando gli stessi sintomi. Quindi, in realtà, non si può dire che
un dolore è “più grande” di un altro. Paradossalmente, i sintomi che si possono manifestare sono quindi gli
stessi.

LE FASI DELLA RISOLUZIONE DEL TRAUMA INDIVIDUALI


ES: ieri ho fatto un incidente con la macchina. Cosa succede a me (e a tutti gli individui) dal punto di vista
psicologico? Abbiamo delle fasi

Fase 1) La situazione esplode (ho fatto l’incidente).


⟶ il corpo si attiva e si mobilizza
⟶la mente si attiva per elaborare informazioni (ci si chiede “che sta succedendo?”)
Fase 2): SHOCK, è considerata la risposta iniziale.
≫ nelle prime 24-72h (ma in alcuni individui può durare anche di più) abbiamo una prima fase di
disorganizzazione mentale, confusione, perdita di concentrazione
≫ reazione da stress (tremori, freddo, pianto, nausea)
≫ negazione o dissociazione (incredulità, non si ricorda, non si capisce il significato) (“non ricordo cosa sia
successo”, “ma è successo veramente?” “probabile che non sia successo niente?”)
≫ arousal emotivo (rabbia, tristezza, paura, eccitazione per essere sopravvissuto) — sono incazzata perché
ho rotto la macchina, sono triste perchè non so come ripararla, mi sento impaurita perché ho paura che
possa risuccedermi-

sono tutte emozioni contrastanti che posso provare, non i contemporanea ma quasi; si alternano in
continuazione.

Fase 3): IMPATTO EMOTIVO. In questa fase si ha:


- incubi,
- isolamento,
- depressione,
- senso di colpa,
- rabbia,
- flashback,
- pensieri intrusivi,
- marchio di Caino (tutti se ne sono accorti, sanno che ho fatto l’incidente, si vede che sto male..),
- aumento della sensazione di pericolo
- una più alta probabilità di fare abuso di alcool e droghe.
Ma perché?
Nel momento in cui realizzo e dico che veramente ho fatto un incidente, il mio cervello cerca di elaborare
quell’incidente. Lo fa non solo in veglia (con flashback e pensieri intrusivi) ma anche di notte (con gli incubi).
Al tempo stesso vorrò isolarmi e stare lontano dagli altri perchè sono agitato. Mi sentirò in colpa perchè
rimugino al fatto che avrei potuto evitare qualcosa. Mi sentirò in pericolo con la paura che possa accadere di
nuovo. L’abuso di sostanze serve a “stordire” le emozioni.

Fase 4): COPING


Affrontare, capire, rielaborare. (Cosa sarebbe successo se io avessi frenato prima? Cosa sarebbe successo
se mi fossi fermata al semaforo precedente? Perché è successo a me? Cosa ho fatto di male? Se mi
succede di nuovo?) È come se fosse un Problem solving mentale.

Fase 5): ACCETTAZIONE e RISOLUZIONE del trauma: è quando una persona si dice è passato, è la
realtà, sono vulnerabile ma non sono impotente, non posso controllare tutto, ma posso controllare la mia
risposta emotiva.

Fase 6): IMPARARE A CONVIVERCI: una volta che il trauma è stato risolto, quando vi è l’anniversario,
possono manifestarsi sintomi come ansia, agitazione o simili. Spesso le persone che non hanno elaborato
bene, vivono ancora male questa fase. È comunque una risoluzione fisiologica che rimane confinato al
giorno specifico.

Queste 6 fasi sono le fasi fisiologiche della risoluzione del trauma

LE REAZIONI DI SOPRAVVIVENZA
Le reazioni di sopravvivenza sono anche dette regola delle 4F:
Quando noi ci troviamo davanti ad un trauma molto forte, che mette a repentaglio la nostra vita, mettiamo in
atto queste reazioni, presenti anche negli animali.
1) FIGHT (combattimento, attaccare)
2) FLIGHT (fuga, fuggire )
3) FREEZE ( immobilità ipertonica con conservata padronanza sulla motilità, blocco completo come se
fossimo ghiacciati )
4) FAINT (immobilità ipotonica con perdita della padronanza sulla motilità, svenimento)

Tutto ci ha un’origine neuroanatomica. Il neurofisiologo Porges ha infatti dimostrato che esistono varie
riposte nervose, modulate dal sistema nervoso simpatico, e dalle due diramazioni del nervo vago, la ventrale
e la dorsale.
TEORIA POLIVAGALE DI PORGES:

Come mostrato nella figura, abbiamo 3


tipi di risposte al trauma:
-La riposta ventro vagale
-La risposta simpatica
-La risposta dorsale vagale
Lo schema è una semplificazione della
teoria Polivagale di Porges, che ha
indagato scientificamente tutte le razioni
de nostro sistema davanti ad un pericolo.

Dal basso verso l’alto, quindi andando dal


sistema ventrovagale a quello
dorsovagale, passando per quello
simpatico, si provano sensazioni sempre
meno fisiologiche e funzionali.

Nella risposta ventrovagale vediamo che vi è un engagement sociale, sensazione di sicurezza, siamo
orientati nel presente e il nostro sistema parasimpatico funziona perfettamente.
Quando noi ci muoviamo nel sistema simpatico, è il momento in cui abbiamo rabbia, irritazione,
frustrazione e le reazioni di FIGHT/FLIGHT (attacco/fuga).
Se saliamo ancora nella risposta dorsovagale, è lì che troviamo lo svenire e il freezing; Sono quelle
risposte dissociative, di distacco dalla realtà che permettono di sopravvivere. In questa fase abbiamo delle
alterazioni anche da un punto di vista ematochimico, vi è un cambiamento a livello della frequenza cardiaca,
della pressione arteriosa, proprio perchè il corpo si finge morto. Davanti al pericolo siamo come gli animali
che si trovano davanti un leone e si fingono morti. Sono le risposte più DISSOCIATIVE.

Questo è anche il meccanismo dei trattamenti che noi facciamo: fare in modo di andare a lavorare sulle
risposte dorsovagali partendo da quelle ventrovagali e simpatiche.
POST-TRAUMATICO DA STRESS

EPIDEMIOLOGIA: per quanto riguarda il PTSD la prevalenza annuale:


- negli adulti è stimata essere tra il 6% il 9%.
La prevalenza del PTSD a 1, 3, 6, 12 mesi dopo un trauma violento negli studi varia tra l’11 e il 60% (primo
mese), 5,8%-30,4% (3 mesi), 1,9-23% (6 mesi), 16,3-27% (12 mesi).
Equivale dunque al fatto che in seguito ad un trauma violento è più probabile che si sviluppi una risposta
NON fisiologica nei primi mesi successivi all’evento. È difficile che un PTSD si verifichi 12 mesi dopo
l’evento traumatico.

CRITERI DIAGNOSTICI:
I seguenti criteri si riferiscono ad adulti, adolescenti e bambini di età superiore ai 6 anni. Per bambini al di
sotto dei 6 anni si considerano i criteri corrispondenti

A. Esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale in 1 o più dei
seguenti modi:
1. Fare esperienza diretta dell’evento traumatico
2. Assistere direttamente ad un evento traumatico accaduto ad altri ( esempio ho visto un incidente
mortale davanti a me )
3. Venire a conoscenza di un evento traumatico accaduto a un membro della famiglia oppure ad un amico
stretto. In caso di morte reale o minaccia di morte di un membro della famiglia o di un amico, l’evento
deve essere stato violento o accidentale.
( esempio il mio migliore amico è stato investito sotto casa mia)
4. Fare esperienza di una ripetuta o estrema esposizione a dettagli crudi dell’evento traumatico
(esempio i primi soccorritori che raccolgono resti umani, agenti di polizia ripetutamente esposti a
dettagli di abusi su minori). È il sentire continuamente parlare di quell’evento.
NOTA: il criterio A4 non si applica all’esposizione attraverso i media elettronici, televisione, film o immagini a
meno che l’esposizione non sia legata al lavoro svolto.

B. Presenza di 1 o più dei seguenti sintomi intrusivi associati all’evento traumatico, che hanno inizio
successivamente all’evento traumatico:
1. Ricorrenti, involontari e intrusivi ricordi spiacevoli dell’evento traumatico
NOTA: I bambini di età superiore ai sei anni può verificarsi un gioco l'aperitivo in cui vengono espressi
premio aspetti riguardanti l'evento traumatico
2. Ricorrenti sogni spiacevoli in cui il contenuto e/o le emozioni del sogno sono collegati all’evento
traumatico
NOTA: I bambini possono essere presenti sogni spiacevoli senza un contenuto riconoscibile
3. Reazioni dissociative ( esempio flashback) in cui il soggetto sente o agisce come se l’evento
traumatico si stesse ripresentando.
(Tali reazioni possono verificarsi lungo un continuum in cui l'espressione estrema e la completa perdita di
consapevolezza dell'ambiente circostante )
NOTA: I miei bambini la riattualizzazione specifica del trauma può verificarsi nel gioco
4. Intensa o prolungata sofferenza psicologica all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che
simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico
5. Marcate reazioni fisiologiche a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano a
qualche aspetto dell’evento traumatico.

TUTTO QUESTO FA PARTE DEI SINTOMI INTRUSIVI.

C. Evitamento persistente degli stimoli associati all’evento traumatico, iniziato dopo l’evento traumatico,
come evidenziato da 1 o entrambi i seguenti criteri:
1. Evitamento o tentativi di evitare ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente
associati all’evento traumatico
2. Evitamento o tentativi di evitare fattori esterni (persone, luoghi, conversazioni, attività, oggetti,
situazioni) che suscitano ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati
all’evento traumatico.
D. Alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento traumatico, iniziate o peggiorate dopo
l’evento traumatico come evidenziato da 2 o più dei seguenti criteri:
1. Incapacità di ricordare qualche aspetto importante dell’evento traumatico (dovuta tipicamente ad
amnesia dissociativa e non ad altri fattori come un trauma cranico, alcool o droghe).
2. Persistenti o esagerate convinzioni o aspettative negative relative a se stessi, ad altri o al mondo.
(es. “io sono cattivo”, “non ci si può fidare di nessuno”)
3. Persistenti, distorti pensieri relativi alla causa o alle conseguenze dell’evento traumatico che portano
l’individuo a dare la colpa a se stesso oppure agli altri.
4. Persistente stato emotivo negativo ( esempiopaura, orrore, rabbia, colpa, vergogna)
5. Marcata riduzione di interesse o partecipazione ad attività significative
6. Sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri
7. Persistente incapacità di provare emozioni positive ( esempio mancata capacità di provare felicità,
soddisfazione o sentimenti di amore)

E. Marcate alterazioni dell’arousal e della reattività associati all’evento traumatico, iniziate o peggiorate dopo
l’evento traumatico, come evidenziato da 2 o più dei seguenti criteri:
1. Comportamento irritabile ed esplosione di rabbia (con minima o nessuna provocazione) tipicamente
espressi nella forma di aggressione verbale o fisica nei confronti di persone o oggetti
2. Comportamento spericolato o autodistruttivo
3. Ipervigilanza
4. Esagerate risposte di allarme
5. Problemi di concentrazione
6. Difficoltà relative di sonno (esempiodifficoltà ad addormentarsi o nel rimanere addormentati, sonno
non ristoratore)

F. La durata delle alterazioni (criteri B, C, D, E) è superiore ad 1 mese.

G. L’alterazione provoca disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito


sociale, lavorativo o in altre aree importanti.

H. L’alterazione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (farmaci, alcool, droghe) o ad un’altra
condizione medica.

Troviamo diverse aree del funzionamento ( sintomi intrusivi” ricordi spiacevoli, sogni”, reazione dissociative”
flashback, iperreattività, evitamento, pensieri negativi, emozioni associate all’evento, reattività ( arousal)

I criteri G e H sono gli stessi criteri che troviamo in ogni patologia.

Specificare quale: (il DSM-5 specifica se il PTSD si presenta con sintomi dissociativi o meno)
Con sintomi dissociativi: i sintomi dell’individuo soddisfano i criteri per un disturbo da stress post-
traumatico e, inoltre, in risposta all’evento stressante, l’individuo fa esperienza di sintomi persistenti
o ricorrenti di uno dei seguenti criteri:
1. Depersonalizzazione: persistenti o ricorrenti esperienze di sentirsi distaccato dai propri processi
mentali e come se si fosse un osservatore esterno dei propri processi mentali o del proprio corpo
( esempio sensazione di essere in un sogno, sensazione di irrealtà di se stessi o del proprio corpo o del
lento scorrere del tempo)
2. Derealizzazione: persistenti o ricorrenti esperienze di irrealtà dell’ambiente circostante (esempio il
mondo intorno all’individuo viene da lui vissuto come irreale onirico, distante o distorto).

I sintomi dissociativi ricordiamo essere presenti nella risposta dorsovagale.


NOTA: Per utilizzare questo sottotipo i sintomi dissociativi non devono essere attribuibili agli effetti
fisiologici di una sostanza ( esempioblackout, comportamento durante un intossicazione da alcool) o ad
un'altra condizione medica ( esempio crisi epilettiche parziali complesse)
Nel DSM-V il PTSD può presentare sintomi dissociativi o no.
Trattamento del PTSD
A oggi, gli interventi psicologici più efficaci per il trattamento del PTSD sono:
 la Terapia Cognitivo Comportamentale focalizzata sul trauma  (TF-CBT);

 l’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR).

Questi due approcci evidence-based sono attualmente raccomandati nelle linee guida internazionali sul
trattamento delle condizioni correlate allo stress (WHO, 2013).

Il problema per quanto riguarda il PTSD è essenzialmente uno: oltre al fatto che i traumi “t” non sono stati
classificati, esiste un altro manuale per i disturbi psichiatrici che è l’ICD-11.
l’ICD-11 quando parla di PTSD, individua sempre le stesse caratteristiche evidenziate dal DSM ovvero:

- ci deve essere presente un evento traumatico


- Ri-esperienza dell’evento traumatico
- Sintomi di evitamento
- Sintomi di iper-reattività ( ipervigilanza)
- I sintomi devono essere presenti per varie settimane
- I sintomi devono causare un deficit di funzionamento sociale, familiare, educazionale

MA dice anche che il PTSD deve essere escluso dal DISTURBO POST TRAUMATICO COMPLESSO
(cPTSD) questo perché:

L’ICD-11 non distingue, quindi, il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) dal disturbo post traumatico
dissociativo (PTSD dissociativo) come il DSM, ma lo distingue dal disturbo post-traumatico con il disturbo
post-traumatico complesso (cPTSD).
Nel disturbo post-traumatico complesso oltre tutti i sintomi presenti all’interno del disturbo post traumatico da
stress è caratterizzato da:
- Severe e persistenti problemi nella regolazione dell’affettività
- Alterazione della concezione di sé stesso diminuita ( esempio diminuito il senso di colpa,
fallimento)
- Difficoltà nelle relazioni sociali
Il concetto di cPTSD fu inizialmente introdotto da Hermann e indicava una condizione che faceva seguiti ad
eventi traumatici prolungati e ripetuti da cui la separazione non è possibile (es. prigionia, guerra, genocidio e
abuso sessuale infantile).
Nell’ICD-11 la diagnosi di cPTSD richiede, oltre ai sintomi del PTSD, la presenza di almeno uno dei seguenti
domini:
- Disregolazione affettiva
- Concezione di sé negativa
- Problematiche interpersonali

In aggiunta (e a differenza del PTSD “semplice”), il PTSD complesso è caratterizzato da compromissioni


gravi e durature in una serie di aree di funzionamento, quali:
 Regolazione delle emozioni e controllo degli impulsi: i sopravvissuti non riescono a gestire
emozioni intense e improvvise (come la rabbia) e mettono in atto condotte auto-distruttive
(autolesionismo, abuso di sostanze, ecc.) quando iniziano a percepire come intollerabili e opprimenti
anche minimi fattori di stress. Si riscontra inoltre una tendenza a entrare in stati dissociativi;

 Percezione di sé: le vittime di esperienze traumatiche sviluppano una visione di se stesse come
indesiderate, deboli, impotenti, “danneggiate” e provano senso di colpa e vergogna cronici perché, in
molti casi, si ritengono responsabili dell’abuso che hanno subìto;
 Rapporti interpersonali: incapacità di fidarsi o di entrare in intimità con gli altri, elevata sospettosità
e isolamento sociale.

Collettivamente questi sono stati descritti come disturbi nella auto-organizzazione (“disturbance in self-
Organisation”, DSO)
Fino al 2019, per disturbo post-traumatico complesso (cPTSD) si intendeva il trauma complesso, ossia
quegli individui che nel corso della vita avessero avuto più eventi traumatici.
 il trauma è avvenuto precocemente, cioè durante l’infanzia o l’adolescenza;

 il trauma è stato cronico, non un evento isolato;

 la fuga dalla situazione traumatica era difficile o impossibile;

 i traumi subiti sono stati molteplici e di tipo diverso;

 il perpetratore della violenza era una persona cara, come un genitore, un familiare o un partner.

EsempioSe io sono stata abusata da piccola, poi ho avuto un incidente, poi è morto mio fratello, poi ho
avuto un altro incidente, poi ho perso il lavoro, ho avuto una serie di traumi “T” che mi vanno a portare una
sintomatologia da post-traumatico (PTSD) che si somma l’un l’altra, peggiorandola.
Ad oggi non si parla di “somma di traumi” ma proprio di disturbi dell’autoregolazione.
Si è notato che molti dei pazienti che sviluppano cPTSD hanno anche traumi infantili che rientrano nei
disturbi dell’attaccamento. Ciò non significa che chi ha un disturbo dell’attaccamento svilupperà
automaticamente un cPTSD, ma che questo può facilitarne l’insorgenza.

ARTICOLO DI GDL E LL: si è notato che nei pazienti con cPTSD non solo tutta la sintomatologia ovvero la
sintomatologia del post-traumatico, depressione, la gravità della sintomatologia post-traumatica erano
superiori nei disturbi post-traumatici complessi rispetto ai disturbi post-traumatici da stress normali, ma i
sintomi dissociativi andavano a distinguere i due gruppi: nel campione con cPTSD i sintomi dissociativi
erano nettamente superiori, in tutte le loro dimensioni.

Il DSM5 distingue PTSD da PTSD dissociativo, l’ICD-11 distingue tra PTSD e cPTSD. Ad oggi, quello che si
può ipotizzare, è che ci sia un continuum, quindi che si passi da un PTSD semplice a un PTSD dissociativo
a un cPTSD, è come se fossero un continuum della stessa struttura.
Il post-traumatico da stress può essere diagnosticato quando l’alterazione è presente da almeno 1 mese; prima di 1
mese quando io ho avuto un trauma la prima cosa che possiamo diagnosticare non è un post-traumatico, ma fino ad 1
mese quello che possiamo diagnosticare è il disturbo da stress-acuto

DISTURBO DA STRESS ACUTO- criteri diagnostici


A. Esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione oppure violenza sessuale in 1 o più dei
seguenti modi :

1. Fare esperienza diretta dell’evento traumatico


2. Assistere direttamente ad un evento traumatico accaduto ad altri ( esempio ho visto un
incidente mortale davanti a me )
3. Venire a conoscenza di un evento traumatico accaduto a un membro della famiglia oppure ad un
amico stretto. In caso di morte reale o minaccia di morte di un membro della famiglia o di un
amico, l’evento deve essere stato violento o accidentale.
( esempio il mio migliore amico è stato investito sotto casa mia)
4. Fare esperienza di una ripetuta o estrema esposizione a dettagli avversivi dell’evento traumatico
(esempio i primi soccorritori che raccolgono resti umani, agenti di polizia ripetutamente esposti a
dettagli di abusi su minori).
NOTA: il criterio nono si applica all’esposizione attraverso media elettronici televisioni film o immagini
almeno che l'esposizione non sia legata al lavoro svolto

B. Presenza di 9 o più dei seguenti sintomi di ciascuna delle 5 CATEGORIE relative a intrusione,
umore negativo, dissociazione, evitamento e arousal, che sono iniziati o peggiorati dopo l’evento
traumatico.

SINTOMI DI INTRUSIONE:
1. Ricorrenti, involontari e intrusivi ricordi spiacevoli dell’evento traumatico
NOTA: Nei bambini può verificarsi il gioco rispettivo in cui vengono espressi termini o aspetti riguardanti
l'evento traumatico
2. Ricorrenti sogni spiacevoli in cui il contenuto e le emozioni del sogno cono collegati all’evento
traumatico, sono intrusivi e sogni spiacevoli
NOTA: Nei bambini possono esser presenti sogni spaventosi senza un contenuto riconoscibile
3. Reazioni dissociative ( esempio flashback) In cui il soggetto senti o agisce come se l'evento traumatico
si stesse ripresentando ( tali reazioni possono verificarsi lungo un continuum in cui le espressioni
estrema è la completa perdita di consapevolezza dell’ambiente circostante)
NOTA: Nei bambini la riattualizzazione specifica del trauma può verificarsi nel gioco
4. Intensa e prolungata sofferenza psicologica oppure marcate reazioni fisiologiche in risposta a fattori
scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico

UMORE NEGATIVO:
5. Persistente incapacità di provare emozioni positive ( esempio Incapacità di provare felicità
soddisfazione o sentimenti d'amore)

SINTOMI DISSOCIATIVI:
6. Alterato senso di realtà del proprio ambiente o di se stessi ( esempio Vedere se stesso da un'altra
prospettiva, essere in stato confusionale, rallentamento del tempo)
7. Incapacità di ricordare qualche aspetto importante dell’evento traumatico ( dovuta tipicamente ad
amnesia dissociativa e non ad altri fattori come trauma cranico, alcol, droghe)

SINTOMI DI EVITANENTO:
8. Tentativi di evitare ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati all’evento
traumatico
9. Tentativi di evitare fattori esterni ( persone, luoghi, conversazioni, attività, oggetti, situazioni) che
suscitano ricordi spiacevoli pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati all’evento traumatico
SINTOMI DI AROUSAL:
10. Difficoltà relative al sonno ( esempio difficoltà nell’addormentarsi o nel rimanere addormentato oppure
sonno non riposante)
11. Comportamento irritabile ed esplosioni di rabbia ( con minima o nessuna provocazione) tipicamente
espressi nella forma di aggressione verbale o fisica nei confronti di persone o oggetti
12. Ipervigilanza
13. Problemi di concentrazione
14. Esagerate risposte di allarme

C. La durata delle alterazioni (sintomi del criterio B) va da 3 giorni a 1 mese dall’esposizione


traumatica.

NOTA: tipicamente i sintomi iniziano immediatamente dopo il trauma, ma è necessario una persistenza
di almeno 3 giorni o fino ad 1 mese per soddisfare i criteri del disturbo

D. L'alterazione provoca disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in


ambito sociale e lavorativo o in altre aree importanti
E. l'alterazione non è attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza (esempio farmaci, alcol )o
un'altra condizione medica (esempiolieve danno celebrale da trauma )e non è meglio spiegato da
un disturbo psicotico breve.

CARATTERISTICHE DIAGNOSTICHE:

La caratteristica essenziale del disturbo da stress acuto e allo sviluppo di sintomi caratteristici che durano da
3 giorni a 1 mese dall' esposizione a 1 o più eventi traumatici. gli eventi traumatici che vengono vissuti
direttamente includono anche se non sono limitati a esposizione alla guerra come soldato o civile,
aggressione fisica reale o minacciata ( esempio violenza sessuale, attacco fisico, combattimento attivo,
rapina, violenza fisica o sessuale infantile, esse a rapito, esser preso in ostaggio, attacco terroristico, tortura)

DISTURBI DELL’ADATTAMENTO:
A. Lo sviluppo di insieme emotivi o comportamenti in risposta a uno o più eventi stressanti identificabili, che
si manifesta entro 3 mesi dall’evento stressante.
B. Questi sintomi o comportamenti sono clinicamente significativi, come evidenziato da 1 o da entrambi i
seguenti criteri:
1. marcata sofferenza che sia sproporzionata rispetto alla gravità o intensità dell’evento stressante,
tenendo conto del contesto esterno e dei fattori culturali che possono influenzare la gravità e la
manifestazione dei sintomi;
2. Compromissione significativa del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre importanti
aree.

C. Il disturbo correlato con lo stress non soddisfa i criteri per un altro disturbo mentale e non rappresenta
solo un aggravamento di un disturbo mentale preesistente.

D. I sintomi non corrispondono ad un lutto normale

E. Una volta che l’evento stressante o le sue conseguenze sono superate, i sintomi non persistono per più di
6 mesi.

Specificare se con:
- con umore depresso: Umore basso, facilità al pianto o disperazione sono predominanti
- Con ansia: nervosismo, inquietudine, agitazione o ansia di separazione sono predominanti
- Con ansia e umore depresso misti: una combinazione di depressione e di ansia è predominante
- Con alterazione della condotta: un' alterazione della condotta è predominante
- Con alterazione mista dell’emotività e della condotta: Sia sintomi emotivi ( esempio depressione
ansia ) si ha un alterazione della condotta sono predominanti
- Non specificati: per le reazioni disadattive che non sono classificabili come uno dei sottotipi specifici di un
disturbo dell'adattamento

Specificare se:
- ACUTO: se il disturbo dura meno di 6 mesi
- CRONICO/ PERSISTENTE: se il disturbo dura 6 mesi o più

In ambulatorio la prevalenza varia dal 5 al 20% della popolazione ambulatoriale, nelle strutture ospedaliere
raggiunge il 50%. È quindi un disturbo che si presenta molto spesso; troviamo una marcata sofferenza
sproporzionata rispetto alla gravità o all’intensità dell’evento stressate, molto spesso alla base di un disturbo
dell’adattamento troviamo una struttura rigida della personalità con scarse capacità di coping e adattive. I
disturbi dell’adattamento si presentano quando una persona che è stata recentemente esposta a una o più
fonti di stress non riesce ad “adattarsi” all’esperienza, ma sviluppa una risposta emotiva e
comportamentale anomala.

ALTRI DISTURBI CORRELATI A EVENTI TRAUMATICI E STRESSANTI

Disturbo correlato ad eventi traumatici e stressanti con altra specificazione sono disturbi che mostrano
sintomatologie simili o quasi uguali ai criteri dei disturbi precedenti ma che non li soddisfano pienamente.

Disturbo correlato ad eventi traumatici e stressanti senza altra specificazione sono ad esempio il primo
giorno dopo un incidente stradale molto grave, oppure un evento di pronto soccorso. Sono eventi che non
possono essere ascritti in una categoria ben strutturata.

EMERGENZA CORONAVIRUS
Il termine EMERGENZA = si intende il venire alla superficie
Ovvero Circostanza in cui un evento devastante di origine naturale o provocato dall’uomo, in modo
inaspettato ed improvviso crea un clima di attivazione, di allerta, di urgente bisogno accompagnato da
tentativi immediati di soccorso
Crisi = significa scelta, decisione

Psichiatria/Psicologia dell’emergenza
• La Psichiatria/Psicologia dell’emergenza è il settore che si occupa degli interventi clinici e sociali in
situazioni di calamità, disastri ed emergenza/urgenza.
• E’ la disciplina che studia il comportamento individuale, gruppale e comunitario in situazioni di crisi.

Concetto di EPIDEMIA VS PANDEMIA


- Il termine “epidemia” (Dal punto di vista etimologico “epidemia” deriva dal greco ἐπί (sopra) e
δήμος (popolo), cioè “sopra le persone”) indica il diffondersi di una malattia, in genere
infettiva, che colpisce in modo spesso rapidissimo quasi simultaneamente una collettività di
individui, ovvero una data popolazione umana, con una ben delimitata diffusione nello
spazio e nel tempo, avente la stessa origine. Poiché in una data popolazione, ogni anno, è
atteso il verificarsi di un certo numero di eventi morbosi, un’epidemia comporta un numero
di casi in eccesso rispetto ai valori attesi per quella determinata comunità, e sulla base
delle esperienze e del numero di casi storici di morbosità

- Il termine “pandemia” (Dal punto di vista etimologico “pandemia” deriva dal greco παν (sopra)
e δήμος (popolo), cioè “tutto il popolo”) indica un tipo particolare di epidemia la cui
diffusione è talmente ampia da interessare più aree geografiche diverse del mondo, con un
alto numero di casi gravi ed una mortalità elevata.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le condizioni affinché si possa verificare una
vera e propria pandemia sono 3:
• la comparsa di un nuovo agente patogeno (ad esempio un virus o un batterio sconosciuti);
• la capacità di tale agente di colpire gli uomini, creando gravi patologie;
• la capacità di tale agente di diffondersi rapidamente per contagio, ad esempio per via aerea
od orofecale, oppure tramite fomite, cioè un oggetto capace di trasportare patogeni
traferendoli da un individuo ad un altro per contatto (ad esempio cellule cutanee, capelli,
abbigliamento, lenzuola).

QUALI DISTURBI SI POSSONO VERIFICARE IN SEGUITO AD UNA PANDEMIA?


- Adattamento in quanto c’è stato un cambiamento delle abitudini di vita nell’immediato e in seguito
- Evitamento
- Post- traumatico ( morte di un familiare)
- Attacco all’incolumità fisica e psichica dell’individuo
- Imprevedibilità
- Paura della paura
- Possibilità di sviluppare patologie trauma-correlate

IN TERMINI DI PREVENZIONE NOI OPERATORI PROFESSIONALI COSA POSSIAMO FARE?


- Informarci circa due volte al giorno e da fonti sicure (OMS), circa all’ora di cena e non oltre.
- Evitare di esporci ad informazioni non adeguate, ma solamente ad informazioni ufficiali
- Non interrompere per quanto possibile la routine in quanto la continuità ci infonde un senso di
sicurezza
- Dobbiamo sentirci dinamicamente coinvolti come parte attiva e volitiva nel processo di contenimento
e non di diffusione della pandemia
- Condivisione delle nostre emozioni senza vergognarci, in quanto la condivisione aiuta a liberarci da
un peso e ci fa sentire meno soli
- Mantenimento di un regolare stile di vita, rispettando pasti e il riposo notturno
Com’è possibile gestire e affrontare dinamiche familiari difficili che in questo periodo sono messe a dura
prova a causa della quarantena?
Una possibile tecnica è focalizzare la propria attenzione su degli oggetti, o cose che ci danno senso di
piacere e si cerca di trovare un posto, spazi al sicuro dentro la propria casa per sentirsi bene, dove poter
ascoltare il proprio corpo le proprie emozioni.

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