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DED
SCRITTI SCELTI
Saggi di
Cecilia Bolognesi e altri
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MyL
Milano
MyLand,
SCRITTI SCELTI da Dedalo
a cura di Cecilia Bolognesi
, ila n o
a n d M
MyL
Questo libro raccoglie alcuni saggi scritti per la
rivista DEDALO di Assimpredil Ance dagli anni
2007 al 2012 riguardanti principalmente la cit-
tà di Milano
Cecilia Bolognesi come direttore di Dedalo ne
ha redatto gli editoriali.
Claudio De Albertis come presidente dell’As-
sociazione, ha sempre curato l’articolo di aper-
tura sul tema dato.
In copertina foto di
Stefano Topuntoli
ISBN: 978-88-97748-18-2
ALO
copyright © 2013 LIBRACCIO editore® DED
infoctr@libraccio.it
www.libraccio.it
Si ringraziano tutti gli autori che con le loro idee e
contributi hanno popolato le pagine di Dedalo, rivista di
Assimpredil Ance a partire dal numero 00 al n 32 su temi
riguardanti la città di Milano e del progetto.
Uno speciale ringraziamento al Presidente
dell’Associazione delle imprese di Milano, Monza e Lodi
Claudio De Albertis e al Direttore Gloria Domenighini per la
loro tenace volontà nel sostenere l’attività della rivista.
INDICE 2007-2012
g
Milano si trasforma 6 07 Ed. Speciale / MidLand
di Cecilia Bolognesi Milano ragiona, ma sa immaginare? 76
00 Stili di vita, modi di abitare Tra risorse e prospettive 78
Un confronto sincero 14 08 Pieni e vuoti, rossi e verdi
Un progetto strategico 16 Pieni e vuoti 84
01 Destini urbani, sogni possibili Città Verde città bella? 88
Tre obiettivi 20 Conversazione sui parchi a Milano 92
Nuove regole, piani nuovi 22 Costruire la qualità della vita 100
02 Il mestiere di vivere, l’abitare 11 Your land, renew, your life
sociale Renew your land 108
32
Un grande tema 12 MyLand, MiLano
Soluzioni per abitare a basso costo 34 My Land 112
L’housing sociale ed il senso della città 40 Le parole, i fatti 114
Coniugare flessibilità e serialità 48 Un ruolo non negoziabile: l’università 118
04 Due tempi: movimento e sosta Ospedali e centri di ricerca 128
Una città a due velocità 54 Nuove polarità urbane? 136
Pianificazione e priorità delle infrastrutture 56 14 Malpensa, Linate, Orio al Serio
Per una politica della sosta 60 Volare alto 146
06 Governare le scelte, sciogliere i Malpensa e Linate: il gioco della torre? 150
conflitti 15 On the road
Milano partecipata 70
Realizzare il meglio 154
2014: Raddoppio Tangenziale Est 156
16 Milano nei cantieri dell’arte 24 Città pubblica?
Un patrimonio di elegante imprenditorialitá 162 Qualità pubblica 230
“...condurre acque da un loco a un altro” 166 Servizi per la città contemporanea 234
18 Welcome! 27 Basso costo + buona qualità
Welcome everybody! 174 = alta politica
Il costo di una residenza universitaria 178 Un potenziale dinamico 240
20 Rado, denso, intenso L’abitare normale 244
Geografia umana = geografia Urbana 182 28 Retail
Scendere in gara 186 Ricentrare il commercio/organizzare il 250
PGT di Milano: tra densità e sostenibilità 190 sociale
Riflessioni a margine: perequazione/PGT/Mi 196 Per un commercio strategico 252
Denso e sostenibile 202 Centri storici e nuovi format commerciali 256
23 REvolution urbani
Elogio del mestiere 208 31 Partnership pubblico privato
Rivoluzione o evoluzione nel RE a Milano? 210 Un cambio di passo 264
Tessere relazioni, costruire case 214 32 Competere, come?
Sostituzione edilizia e galateo urbano 220 Un nuovo approcio progettuale 270
Il mercato immobiliare milanese 226 Di padre in figlio 274
MyLand, Milano
In queste pagine sono raccolti alcuni scritti di
progettisti, costruttori, sviluppatori, ricercatori
che dal 2007 ad oggi hanno contribuito con le
loro riflessioni alle pagine della rivista Dedalo,
bimestrale di Assimpredil Ance che ho avuto il
piacere e l’onore di dirigere da allora.
Lo sfondo in cui si è svolto tutto questo lavoro è
Cecilia Bolognesi la città di Milano, una delle capitali del territorio
Assistant Professor Politecnico di Milano Italia, la sua costruzione effettivamente realiz-
Direttore Dedalo Assimpredil Ance zata, la sua architettura, specchio irriducibile
dell’economia e della cultura che la pervadono.
Lo scenario da allora ad oggi
Nel 2007, anno del numero zero, il primo dopo
venti anni di pubblicazione sotto la preceden-
te direzione dell’avv. Rotondi, Milano viveva il
fervore per l’ imminente piano di Governo del
Territorio, il nuovo strumento ordinativo della
crescita della città, il nuovo PGT. Era l’occasione
sperata di sostituzione del desueto e malcon-
cio PRG del 1953 con uno strumento che ci si
aspettava essere dotato di una visione sulla di-
rezione di crescita della città.
Dalla variante generale del 1980 del PRG in-
fatti l’affastellarsi di documenti di varia natura,
circa 130 varianti, documenti di settore, cir-
colari, aveva cercato di porre rimedio ad uno
strumento che neanche nei presupposti aveva
l’ambizione di restituire una visione strategica
Milano si trasforma per Milano. Negli anni della sua esistenza lo
strumento aveva accolto una miriade di inter- di altrettante aree in dismissione.
venti anche contraddittori, rendendo impossi- I nove parchi rappresentano però la nuova
bile la percezione di una direzione, figuriamoci chance di concretizzare una prospettiva che
se quella di un progetto identitario. Agli occhi riconduca Milano ad un assetto urbanisti-
dei più, che non ne avevano neanche vista la co chiaro e rappresentativo; una città con un
nascita, il PRG rappresentava un insieme di re- governo delle parti affidato ad occasioni pro-
gole, perimetri, quantità, modalità di interven- gettuali di media dimensione, un processo di
to: nulla di visionario. riorganizzazione urbana a partire dal progetto
Con la dismissione della maggioranza delle di media scala, una prospettiva di respiro alla
aree industriali, la pubblicazione del Docu- ricerca di una qualificata identità. Milano non è
mento Direttore delle aree Dismesse del 1988 mai riuscita ad intraprendere progetti di rinno-
e relativa adozione del 1990, ci si fa carico di vamento che comportino il coinvolgeimento
un tema generale, quello della dismissione ap- di larghe parti urbane faticando da sempre nel
punto, come possibile occasione per lavorare progetto dimensionalmente ampio.
ad un quadro di insieme della città. La ricerca La proposta per i nove parchi riconosce un
di un proprio volto unitario e riconoscibile è archetipo nel Parco Sempione che diventa la
un tema che ricorre nella storia delle città ma matrice di riferimento; si tratta della scelta di
a Milano diventa nei momenti di acceso dibat- utilizzare la capacità di un vuoto di organizza-
tito la linea di demarcazione mediante la quale re ai suoi bordi volumetrie con principi espliciti
si mettono in campo criteri di giudizio sul pro- di unitarietà e riconoscibilità di organizzare un
getto. vuoto come principio insediativo. Il limite dello
Il Documento Direttore delle Aree Dismesse spazio aperto gli conferisce autorevolezza e la
sarà quello che permetterà, cinque anni più formula viene riproposta, coniugandola, nelle
tardi, la visione dei nove parchi per Milano con nove aree prescelte. Il principio del vuoto ordi-
il progetto Cecchi-Lima, Nicolin, Traversi nativo in linea generale verrà ripreso più avanti
I nove parchi, apparentemente sono solo un in termini simili, quando avanzeranno le pro-
progetto presentato in Triennale, che si pro- poste per la dismissione di alcuni scali ferroviari
pone di avviare una forma di rinnovamento in città.
urbano mediante interventi tra loro coordinati, La Milano dei nove parchi ragiona sul suo as-
organizzati attorno a vuoti verdi a sostituzione setto possibile e ne immagina uno dove la ri-
7
petizione del vuoto organizzato dalla corona cessioni ritirate nei tempi limite dei progetti,
del pieno diventa icona del moderno promuo- alcuni interventi, come il P.R.U. Rubattino an-
vendo la rivalutazione dei brownfields in gre- cora con interi comparti incompleti. La crescita
enfiels. E’ il riscatto di fronte alla decadenza di della città, i tempi di attuazione dei suoi stru-
un tessuto produttivo che più avanti, negli anni menti urbanistici, sono l’icona della complessi-
più vicini a noi, diventerà al contrario raro, ricer- tà dei nostri processi concessori. Si progettano
cato, portatore di valori. interventi che vedono l’apertura del cantiere
Mentre i nove parchi pervadono la cultura ar- già vecchi, che tramandano modelli abitativi
chitettonica cittadina nei medesimi anni nel desueti e lontani per chi progetta come per chi
1995 e nel 1996 alcune delibere di Consiglio investe.
anticipano gli accordi di programma del 1997 Dedalo raccoglie gli esiti di queste grandi tra-
tutti indirizzati verso un differente processo di sformazioni, di quando Milano aveva una cre-
edificazione che sfocerà nei successivi P.R.U. scita demografica poi andata scemando sem-
Venivano re immesse sul mercato come aree pre più. L’atto urbanistico finale a chiusura del
pronte per lo sviluppo Rubattino ( ex Innocen- periodo delle grandi trasformazioni di crescita
ti), via Pompeo Leoni ( ex OHM), l’area ex Tibb è rappresentato appunto dal documento di
di Piazz.le Lodi, Bisceglie, Via Palizzi, l’area ex inquadramento delle politiche urbanistiche_
Fina. Dei nove parchi rimane un’idea localizza- Ricostruire la grande Milano_ del 2000.
tiva; i P.R.U. inanellano un’ ipotetica corona edi- Il documento è l’ennesimo invito, di formulare
lizia nel contorno urbano, dove però densità, un discorso generale sulla città, attuando un
morfologia e qualità generale degli interventi serio tentativo . Lo sprone è dato da strumenti
percepite riportano l’immaginario ad una re- che, evocando soluzioni urbanistiche non pre-
altà più modesta ben lontana dai presupposti scrittive, conducano a modalità di intervento
del piano dei nove. semplificate di nuovo svincolate dalle previsio-
Se la lontananza cronologica di questi fatti da- ni di PRG. Su questo documento, con delle li-
gli anni di pubblicazione di Dedalo è un fatto nee di indirizzo di fatto precise, si apre la stagio-
reale, altrettanto veritiera è la considerazione ne dei PII. In realtà i PII, alla data del documento
dei tempi urbanistici di queste realizzazioni _Ricostruire la grande Milano_, sono già stati
che si allargano su spazi temporali non inferiori introdotti da una legge regionale di un anno
al decennio: attuazioni che durano anni, con- precedente, un documento di inquadramento
che organizza un quadro di riferimento da una gettuale di questi anni avrebbe potuto essere
parte per i privati, e dall’altra per l’amministra- pervasa da un’attitudine condivisa di attenzio-
zione offrendo criteri per valutare le proposte. ne al sito, ai suoi vincoli, alle sue risorse, con la
Purtroppo anche i PII si configurano come en- capacità, inserendosi, di trasformarlo in meglio,
nesima occasione persa dal punto di vista del in un nuovo paesaggio. E invece no. I PII resti-
piano generale e dell’architettura e nel lungo tuiscono interventi lontani da un auspicato
periodo raccoglieranno anch’essi le accuse di effetto città, luoghi dove i tessuti si rifanno ad
un tradimento nei confronti di un’identità ur- archetipi razionisti ormai desueti, la poetica dei
bana che di fatto non si riesce mai a dichiara- blocchi svincolati dall’asse stradale liberi in ta-
re quale sia. I PII a Milano sono quasi 160 con bula rasa dove, demolite le vecchie fabbriche,
degli iter di approvazione lunghissimi dove sono cresciuti come porzioni di territorio ibrido
l’urbanistica contrattata non trova interlocuto- a cavallo tra l’urbanizzato ed la periferia. Nei
ri attenti alla morfologia dei luoghi o alla con- grossi interventi il tema delle urbanizzazioni di-
temporaneità figurativa degli interventi. Alcuni venta un capitolo importante e vengono intro-
di questi programmi hanno potuto trovare esi- dotti i primi concetti di concorsualità proposti
ti positivi in casi di pianificazione contenuti o per il disegno delle parti pubbliche.
quando impedimenti di varia natura ne hanno Il PII per antonomasia che nasce con la rego-
differito le progettazioni, successivamente affi- lamentazione urbanistica in atto in questo pe-
date generazioni di professionisti più site- spe- riodo è sicuramente CityLife. La sua esistenza
cific. Il vero tema dei PII è il riferimento ad una attraversa gli anni a partire dall’aggiudicazione
città vagliata da modelli pseudo razionalisti in oggetto di una gara internazionale nel 2004,
un contesto dove l’effetto città della cortina su fino alla sua approvazione amministrativa nel
strada ed il piede commericiale risulta ancora 2007. Oggi le premesse di una conclusione nel
vincente. 2015 per Expo sono state vanificate e sostitu-
Le condizioni della forma urbana e la prepa- ite dalla richiesta del differimento dei tempi
razione culturale degli operatori e dei profes- per il suo completamento nel 2023. CityLife
sionisti, a fronte di un’amministrazione assente è il progetto di riqualificazione del quartiere
dal punto di vista dell’orientamento qualitativo storico della Fiera Campionaria, su un terreno
degli interventi, non hanno potuto confluire in privato appunto di 255.000 mq, liberato in se-
un modello esemplare. La migliore cultura pro- guito all’operazione di spostamento della fiera
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pesante a Rho_Pero e lasciato allo sviluppo. In per decenni attrezzature posticce quali il luna
questo scacchiere è il momento delle archistar: park che prende il posto di una ex stazione
da Fuksas per il polo esterno a Rho fino a Ara- demolita. Per anni il volto peggiore di Milano,
ta Isozaki, Daniel Libeskind e Zaha Hadid per il lenta e burocratizzata, appare agli occhi di tutti
nuovo quartiere interno. Il liberamento dell’a- in questo incompleto progettuale fino al 2004
rea dal vecchio polo permette la costruzione anno in cui l’amministrazione comunale ap-
di quello che diventerà il terzo parco urbano prova il progetto ex Garibaldi Repubblica, ora
in città, la cui progettazione è normata da un pta Nuova.
bando di gara internazionale ad opera del co- Le attitudini tipiche della nostra città e forse
mune con vincitore Gustafson Porter. del nostro paese si sono concretizzate in tutti i
Praticamente nei medesimi anni inizia, paral- risvolti urbanistici dai primi anni 90 ad oggi ed
lelamente a Fiera, l’edificazione del complesso hanno pervaso osmoticamente anche gli anni
degli edifici di Porta Nuova. Iniziato nel 2005 della rivista che si rinnova a ridosso della pre-
non ha nulla da invidiare a Fiera in termini di sentazione alla cittadinanza del primo PGT.
archistar: Cesar Pelli, Stefano Boeri, KpF… Con il primo PGT dell’amministrazione Moratti,
Le torri di Pta Nuova che hanno modificato per alcuni portavoce di predominanti interes-
lo Skyline di Milano sono in definitiva l’esito si immobiliari, fanno capolino sani principi di
dell’antico centro direzionale del PRG del 1953, ascolto delle aspettative della città. Le audi-
quello che si pensava sarebbe stato un nuovo zioni sono molte e vengono a seguito di un
centro della regione intera. Era stato quel pro- periodo dove la produzione architettonica è
getto a mettere in campo sventramenti e de- stata abbondante fino appunto al 2007. City
molizioni rimaste tali per anni sotto gli occhi di Life e Porta Nuova sanciscono il trionfo tardivo
tutti. L’attuazione del piano particolareggiato di un’architettura che si nutre di globalismo e
del 1962 si era arrestata definitivamente alla le peculiarità di rinnovamento della memo-
fine degli anni sessanta, essendo i costi degli ria sono un’ambizione veramente di pochi. La
espropri sostanzialmente insostenibili. possibilità di riscoprire un genius loci diventa
Il disastro urbanistico del tessuto era rimasto remota nel grattacielo milanese lontani mille
per gli anni sotto gli occhi di tutti; strade dal miglia dalle sintesi strepitose quale quelle di
calibro minimo che sostengono edificazioni Ponti, Nervi, Pirelli. Nel salto verso il moderno si
ampie, aree vuote e degradate che ospitarono perde qualcosa anche se non mancano le rea-
lizzazioni virtuose alle quali vale la pena riferir- mai approvato sotto questa veste. Poco prima
si: il Portello con l’abile mano di Gino Valle nel del 2007 sono in campo Portello, Bicocca, Porta
master plan e la cura nella scelta dei progettisti Nuova, Isola, Palazzo della Regione, Rubattino,
da bacini tipicamente italiani, milanesi nel caso Santa Giulia, Porta Vittoria, Citylife, Bovisa. La
di Zucchi, lasciano una marca felice. città inizia un vigoroso e rapido risveglio come
Con questo background, proveniendo da un l’esito di una pianificazione che parte da molto
suo abbondante sviluppo anche se un po’ a lontano.
macchia di leopardo Milano va incontro quindi La Commissione del Paesaggio insediata nel
prima alla legge L.R. 12/2005 premessa ai lavori 2009, deputata a monitorare e promuovere i
per la realizzazione del piano di Governo. L’ipo- progetti presentati dai vari operatori come dai
tesi prospettata del primo PGT, quasi inaspetta- privati in città si fa carico di tutta l’ esperienza
tamente, è quella di un’ulteriore liberalizzazio- degli ultimi anni e stabilisce di darsi delle re-
ne che potrebbe precludere come fu all’inizio, gole d’indirizzo a prescindere dallo strumento
ad una nuova fase di vivacità costruttiva. urbanistico, condivisibili sul lungo periodo. Ne-
L’amministrazione concepisce una borsa dei di- gli assunti generali la ricostruzione della città
ritti edificatori a seguito dei principi di perequa- viene considerata favorendo le articolazioni
zione urbanistici e degli incentivi previsti dalle dell’urbanistica propria di Milano: strade, isola-
nuove leggi in materia. Si parla di una sorta di ti e giardini, in maniera da inserire la frammen-
“città liquida” che presuppone una dinamicità tazione delle operazioni in una significativa
palese nel riempimento di vuoti urbani pronti morfologia urbana, sedimentata. L’attenzione
ad accogliere nuove volumetrie. Ma la perce- ai singoli luoghi è esplicitata più volte nelle li-
zione che sale individua ancora in un’assenza nee di indirizzo. Il progetto di qualità è indivi-
di obiettivi specifici la pecca maggiore del nuo- duato come lo strumento cardine per ottenere
vo strumento. Per alcuni si tratta dell’ennesima un miglioramento dell’immagine della città e
crescita quantitativa offerta ad una manciata di la commissione indica la possibilità per Milano
operatori. di migliorare la qualità del paesaggio urbano
Effettivamente i cantieri si aprono ma sono per nel favorire la libera espressione dei talenti
lo più frutto della programmazione molto pre- progettuali che contiene, premiando i progetti
cedente e nulla hanno a che spartire con la pro- che mostrano di cogliere aspetti di coesistenza
grammazione del nuovo piano che non verrà attenta al contesto di un’architettura urbana.
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L’invito esplicito a chi opera è quello di fare più Feltrinelli con progetto di Herzog & de Meuron
effetto città, cercando di fare leva su spazi stra- a Porta Volta ed il museo di Prada ad opera di
dali pubblici, isolati, giardini caratterizzati da Rem Koolhaas, vicino allo scalo di Porta Roma-
permeabilità ed interconnessioni con i quartie- na. Due possibili forti polarità dove i principi,
ri circostanti. Si scoraggia l’introduzione di en- imprenditori milanesi, si assumono la respon-
claves chiuse ed esclusive e si ritiene opportu- sabilità della scelta dell’autore alla ricerca di
no porre attenzione ai grandi progetti fino alla opere di qualità. Ed in effetti questo, della ri-
fase di loro attuazione. cerca e del giudizio sul progetto di qualità, ri-
Il serio programma della commissione si mane il tema caldo anche degli anni a seguire
svolge in una fase di passaggio epocale, la che si scontreranno con le sollecitazioni forti
conclusione dei grandi progetti urbani e PII provenienti dal cantiere ormai imminente di
ormai avviati al compimento, accompagnati Expo.
da qualche proposta eccezionale ad opera di All’elezione del nuovo sindaco di centrosini-
chi è ancora in grado di investire nel territorio stra Pisapia che sostituisce Letizia Moratti nel
che abitano, e l’inizio dell’allentamento della 2011, si assiste ad un cambio di rotta eviden-
domanda edificatoria, forse saturata dai pre- te nelle politiche di indirizzo della città. Il PGT
cedenti investimenti. mai approvato viene profondamente rivisita-
L’attuazione delle ultime fasi della residenza to, non nei principi generali ma sicuramente
del progetto di City Life si accompagna all’av- nel dimensionamento del carico insediativo
viso di un rallentamento nella realizzazione di base. Ormai siamo in piena crisi e lo stesso
delle tre torri terziarie; il tentativo di Santa Giu- concetto di sviluppo è messo in discussione. Il
lia di riprendersi da crolli finanziari e difficoltà suolo diventa un bene da salvaguardare ed il
di bonifica stenta a trovare una via d’uscita; suo consumo oggetto di nuove norme.
Porta Nuova va a compimento con l’apporto L’attenzione alla partecipazione al progetto
di capitali stranieri e raccoglie il favore della diventa una necessità imprescindibile con le
cittadinanza infervorita dal crescere di una conseguenze di allargamento del dibattito
parte di città che li fa sentire cittadini di una a volte privo di indirizzo ed ancora una volta
capitale europea. lontano da un compimento di un’immagine
L’urbanistica in questi anni getta i semi di al- condivisa della città. Gli imprenditori, si trova-
meno due interventi qualitativi : la fondazione no ad affrontare nello stesso periodo crisi im-
mobiliare, PGT come strumento di gestione di un tema nazionale, spesso è chi si esprime con
un arresto dello sviluppo, comitati di quartiere, maggiore enfasi che trascina l’opinione; man-
credit crunch. ca l’apporto di una parte elitaria che avrebbe
Lo spiraglio offerto da Expo rappresenta l’obbligo di stimolare le scelte indirizzandole,
un’effettiva occasione di rilancio ma ancora assumendosi con coraggio la volontà di anda-
male interpretata e sofferente nella fretta di re a volte avanti contro il parere di tanti e de-
aggiornamento delle normative nazionali su- cidere aspettando il giudizio del tempo a con-
gli appalti. valida delle scelte. Milano è la dimostrazione
Così gli ultimi numeri della rivista a ridosso del palese di tutto ciò, l’assenza di una parte cultu-
numero quaranta registrano l’affaticamento ralmente preparata che si assume l’obbligo di
complessivo e la ricerca di una via d’uscita dal- stimolare le scelte e portarle a termine.
la crisi che stenta a concretizzarsi. D’altra parte non rimangono molti procedi-
A questo si accompagna in tutti questi anni menti ai quali appellarsi per un risveglio dei
la percezione della carenza del nostro esta- nostri territori se non la responsabilità della
blishment sul tema della scelta qualitativa scelta. Il paesaggio animato di questa città, la
del progetto. A Milano, come in tutta Europa, fatica del suo risveglio quotidiano negli ultimi
una volta principi e cardinali si assumevano di anni mostra molti aspetti differenti e contrad-
fronte al popolo la responsabilità della scelta dittori del rapporto tra lo spazio collettivo e la
nella quale si impegnavano per lasciare se non vita che lo percorre, lo trasforma, lo abbando-
altro alta testimonianza di sé. na o rivitalizza.
Su questo assunto è cresciuta l’estetica della Proprio da qui bisognerebbe partire, consa-
città italiana fino ai tempi recenti dove la scarsa pevoli che non è la supremazia di un sistema
preparazione culturale di chi è messo in condi- sull’altro da affermare, il vuoto sul pieno, il con-
zioni di determinare le scelte ha spesso prodot- sumo sul non consumo, il verde sul costruito,
to ha spesso prodotto più trash che altro. quanto la qualità generale dello spazio, or-
Il cambio che Milano non è ancora riuscita ad chestra serena di tutti gli strumenti che colla-
attuare in questi anni è proprio qui: non riusci- borano alla costruzione del paesaggio, senza
re a coagulare voci più autorevoli di altre che prevaricazioni ma con convivenze disciplinate
possano indirizzare le scelte sulla città in ter- e ricche di immaginazione.
mini di estetica del bello e della forma. Forse è
13
00 S
ull’onda delle trasformazioni che attra-
versano il territorio di quest’associazio-
ne e del rinnovamento della società che
la abita tutta, la rivista Dedalo cambia
marzo_aprile 2007 ed inizia una nuova corsa: su queste pagine
Stili di vita, modi di abitare discuteremo di temi di costruzione, economia,
sociologia, architettura città e chissà cos’altro.
È anche per merito del mio colto e raffina-
Cecilia Bolognesi to predecessore, l’avvocato Rotondi, che
per molti anni ha diretto con serietà que-
sta piccola rivista, se oggi abbiamo potuto
radunarci ancora attorno ad un tavolo e di-
scuterne, pensando al suo futuro possibile,
e valutandone la trasformazione ed il grado
di necessità.
Oltre al passato direttore anche i vertici dell’as-
sociazione hanno con coraggio ribadito la
necessità di proseguire con la rivista. Così su
questo tavolo si è parlato dell’ attualità dei
temi da affrontare, della loro generalità ma
anche della loro utilità per tutti coloro i quali
partecipano al processo della costruzione.
È nato così il numero 00, con il contributo di
tanti; cuore di queste prime pagine una ri-
cerca sull’evoluzione dell’abitare, alla quale si
aggiungono le riflessioni sul tema di un eco-
nomista, le opinioni di intellettuali, progettisti,
esempi che vengono da altri paesi.. Guardan-
do bene la posizione di Dedalo all’interno del
Un confronto sincero panorama editoriale legato alla filiera delle
costruzioni è molto interessante poichè si
tratta di una rivista voluta da chi opera mate-
rialmente sul territorio. Questo è un punto di
vista estremamente privilegito da cui animare
il dibattito.
Vogliamo assumere questa posizione in ter-
mini positivi, per il grado di libertà che può
dare relativamente ai temi di rinnovamento
della città, dell’architettura e del sociale privi
di preconcetti o ideologie, attenti alle tensio-
ni più innovative del dibattito. Affronteremo
temi scottanti su cui si muovono interessi con
molti zeri ma liberamente. Cercheremo di farlo
in maniera il più possibile scientifica, riportan-
do in ogni numero dati incontrovertibili che ci
diano indicazioni di cosa succede intorno a noi
e di che direzione prendano le cose.
Ci sono molti precedenti editoriali legati ad
associazioni o aziende che hanno cercato di ri-
costruire un ragionamento sul territorio di loro
competenza con le proprie attività, alcuni dei
quali hanno lasciato insegnamenti di grande
valore.
È con il loro esempio che vorremmo poterci
confrontare, certi della validità che un buon
dialogo con chi opera su temi condivisi, ed un
confronto sincero a carte scoperte tra le parti,
porti sempre alla cosruzione di una società mi-
gliore ed una città più bella.
15
00 L
e dinamiche demografiche nella nostra
realtà urbana milanese degli ultimi 20
anni sono state così rilevanti da richie-
dere oggi una politica urbana funzione
marzo_aprile 2007 di una strategia ben definita. Il lievitare dei
Stili di vita, modi di abitare prezzi delle case ha determinato una redistri-
buzione della popolazione delle aree urbane,
con uno spostamento dalle zone centrali a
Claudio De Albertis zone sempre più esterne, alla ricerca di abita-
Presidente Assimpredil Ance zioni a prezzi e canoni più contenuti; si tratta
di un fenomeno che vede rimanere nelle zone
centrali le famiglie più anziane, le più ricche, i
single, estromettendo, molto spesso, le fami-
glie a più basso reddito.
A questo fenomeno se ne associa un altro qua-
le la crescente presenza di immigrati che porta
con sé importanti cambiamenti demografici,
economici e sociali. Milano città nel decennio
1991-2001 ha perduto 8,3% della popolazione
e solo nel 2002 questo calo si è fermato tanto
che nei cinque anni dal 2001 al 2005 vi è stato
un incremento del 4,4%. Al confronto gli altri
comuni della Provincia nello stesso decennio
1991-2001 hanno segnato un incremento dei
residenti del 7,1% e nei successivi 4 anni del
4,4%. A questo fenomeno ha concorso senz’al-
tro un saldo migratorio positivo, basti pensare
Un progetto che nel 2005 in Milano il saldo naturale è sta-
to negativo per 1.299 persone mentre quello
strategico migratorio positivo per 10.595 unità. Nel 2004,
anche per effetto della sanatoria, il saldo mi- ed una specifica per i giovani. Manca anche un
gratorio era stato positivo per 28.370 persone; prodotto abitativo capace di attirare o tratte-
secondo dati recenti della CARITAS gli immi- nere quella classe creativa che, come abbiamo
grati regolarmente soggiornanti superano più volte ricordato nei nostri convegni, è quel-
nella nostra area il 10% della popolazione. Un la che riesce a trasformare la città, quella classe
altro dato da sottolineare è che a Milano ogni che è capace di definire regole nuove, di con-
giorno si sposta il 50,2% della popolazione re- dividerle senza paura del rinnovamento, alla
sidente, per motivi di studio o di lavoro. Ogni continua ricerca di una città più aperta. In que-
giorno in città entrano 436.000 persone e ne sto processo di trasformazione generalizzato,
escono 88.000. È come se tutta la popolazione le imprese promotrici e costruttrici insieme a
di Bologna ogni giorno arrivasse a Milano. tutti gli attori del processo di sviluppo delle
La città è sempre più utilizzata e in essa viene città devono convincersi che la vita reale è più
prodotta una parte sempre più consistente del avanti delle convenzioni edilizie.
reddito nazionale. Occorre scardinare un sistema di norme che
La sfida principale per una politica urbana è in Italia arrivano a stabilire per le abitazioni
la mobilità e diventa strategica la coerenza tra fino all’altezza di un antibagno, nel tentativo
pianificazione e politica dei trasporti. Come lodevole e soffocante di concedere un mini-
non sottolineare che Milano ha oggi 3 linee mo standardizzato a ciascuno. Una tendenza
metropolitane per 69 km di estensione mentre che nella realtà è equivalsa alla fine di qual-
Parigi ne ha 211 km, Madrid 227 Km, Londra siasi possibilità di innovazione tipologica. Al
408 Km. contrario sono infinite le contaminazioni che
La dilatazione della città pone l’urgenza di av- ondate di immigrati, giovani coppie, studen-
viare un processo di rinnovamento restituen- ti, nuovi single, schiere di creativi connessi in
do identità ai luoghi urbani e senso di appar- rete, ragazzini che gareggiano nel web con
tenenza a chi li abita e li frequenta. Occorre omologhi di Bejing o Dubaj, anziani soli e city
una chiara strategia dello sviluppo urbano di users, possono passare alle nostre abitazioni.
Milano in cui si inquadra a buon diritto anche Il rinnovamento del mercato delle residenze
la questione della “casa”. Il problema dell’abita- deve puntare a soluzioni che offrano a tutti
zione sociale c’è, così come una domanda le- una vivibilità rinnovata, libera, generosa. In
gata alla crescita della presenza degli anziani questa filiera che parte dal sogno di un’abita-
17
zione consona al proprio stile di vita ed am- di programmi: si parla di riportare in dieci anni
bisce a renderlo realizzabile, il lavoro di tutti la popolazione milanese a 1.700.000 unità e di
noi costruttori diventa fondamentale; e non un fabbisogno di 140.000 abitazioni nella pro-
si tratta di un lavoro che fa piazza pulita del vincia. Si parla di concorsi, pubblici, privati, di
passato ma che al contrario se ne avvantaggia voglia di fare. Bisognerà rispondere con viva-
per guardare più avanti con il tono di quell’im- cità ed intelligenza a queste richieste avendo
prenditoria fiera, anche lei creativa, capace di come sfondo scenari sempre mutevoli. Senza
superare le regole precostituite per crearne di avere timore del nuovo dovremmo rimboc-
nuove. carci le maniche tutti: chi alla ricerca della
Nello sviluppo delle nostre città i piccoli come vocazione del vivere contemporaneo, chi alla
i grandi progetti devono partire da tavoli con- formulazione di progetti, chi alla loro rapida
divisi, da amministrazioni pubbliche e da pri- approvazione, chi alla costruzione.
vati, compresi tra strategie di grande scala e Non c’è più spazio nella nostra filiera per co-
capacità di forgiare nuove proposte per il vi- loro che sono pervasi da un atteggiamento di
vere quotidiano. Va organizzato un serio pro- pigro ed anacronistico snobbismo e non è più
getto di governance del territorio che discuta neanche l’era dell’apatia relazionale tra chi de-
la creazione di nuove centralità che possano sidera, chi decide e chi fa. Siamo certi che Mila-
attivare la condensazione della popolazione in no ed il suo territorio sapranno esprimere, con
alcuni nuclei piuttosto che altri, diffondendo il contributo attivo anche di quest’Associazio-
centralità con una ricucitura non banale del ne e delle sue 8.000 imprese, il proprio ruolo di
paesaggio urbano. scintilla creativa in Italia ed oltre.
Discutere di un progetto strategico di crescita
urbana con gli attori coinvolti significa stabilir-
ne il fine ma anche una sequenza realizzabile
secondo tempi e modi stabiliti, possibilmente
rapidi, passibili sia di aggiustamenti quanto di
grande determinazione per evitare lungaggini
o ripensamenti.
La stagione alle porte sembra essere molto Milano: vista aerea da piazza cordusio sull’asse di via
promettente per il nostro territorio in termini Dante al Castello Sforzesco
19
01 L’
Italia ed in particolare Milano, dove
si crea una parte rilevante del Pro-
dotto Interno Lordo, soffrono di una
grave carenza di informazione sull’e-
maggio_giugno 2007 conomia urbana. In Europa sono all’ordine
Destini urbani, sogni possibili del giorno le discussioni sui prezzi delle aree
urbanizzate e sulla questione dell’edificabilità
dei suoli: qui a casa nostra, pur in presenza di
Claudio De Albertis moderne e innovative leggi di governo del ter-
Presidente Assimpredil Ance ritorio come la legge della Regione Lombardia
n. 12 del 2005, persino gli addetti ai lavori sem-
brano del tutto assenti dal dibattito.
Tali leggi impongono un nuovo sistema di fare
politica per la città, chiedendo a chi governa
di definire identità e strategie nel medio-lungo
periodo e a chi opera di prospettare program-
mi complessi completi anche sotto il profilo
economico ed ambientale coniugando il risul-
tato economico con le utilità pubbliche.
Ed ancora al Sindaco, a fronte di un intelligente
e puntuale monitoraggio dei bisogni della cit-
tà e dell’offerta di servizi esistenti, si chiede di
programmare le proprie azioni relazionando
risorse pubbliche e private, nonché di stabilire
le “invarianti” del territorio così come le regole
per intervenire sul tessuto edilizio consolidato
anche alla luce dei nuovi paradigmi tecnologi-
Un progetto ci quali l’efficienza energetica, la minor emis-
sione di CO/2 e il contenimento dell’inquina-
strategico mento acustico.
A fronte di tali ambiziosi obiettivi tre rivoluzio- 1.700.000 abitanti o rimanere ancorata agli
nari strumenti: perequazione, compensazio- attuali 1.200.000; se vuole diventare una città
ne, premialità. aperta 24 ore su 24 considerando i manufatti
Tre strumenti capaci, se ben gestiti (e troppo come veri e propri incubatori di funzioni; se
spesso si dimentica l’importanza della fase di vuole dare una risposta in termini di mobili-
gestione delle leggi di governo del territorio) tà ai residenti, ma anche ai city users; se vuo-
di alimentare un mercato immobiliare traspa- le affrontare i temi di politica urbana ad una
rente e di offrire le condizioni per realizzare un scala territoriale più vasta; se la cultura della
miglioramento della qualità dei luoghi urbani, conservazione dell’esistente (troppo spesso
poiché programmi e progetti verrebbero sot- indipendente dal valore storico e ambienta-
tratti alla logica perversa della rendita parassi- le) prevalga sulla concezione di una città che
taria o al contrario alla stolta demonizzazione non dovrebbe aver paura di lasciare segni del-
del profitto dell’attività industriale di tipo im- la propria contemporaneità, visto che le città
mobiliare. da sempre si sono costruite su loro stesse; se
Si apre un orizzonte fatto di competitività fra il tabù del non consumo del suolo impedirà
progetti che porterà sicuramente i progettisti di offrire case a prezzi contenuti ed ancora se
ad una elevazione dello standard qualitativo questa città intende assumere un vero ruolo
dei manufatti; l’industria delle costruzioni ad imprenditoriale considerato che la maggior
innovare processi e prodotti, ponendo l’atten- parte dei beni o delle aree di trasformazione
zione a tutta la filiera delle attività (compresi sono oggi in mano pubblica.
i servizi come la manutenzione e la gestione); Mi auguro però che l’Amministrazione Comu-
le amministrazioni pubbliche a rivedere le re- nale voglia limitare il proprio ruolo per queste
gole edilizie che oggi sono obsolete e troppo aree a poche linee di indirizzo e a una puntua-
spesso limitano una progettualità adeguata ai le definizione delle proprie utilità, lasciando ai
nuovi modelli di vivere e abitare. privati -in regime concorrenziale- il compito
A fronte di queste stimolanti novità solo in di prospettare progetti e offerte economiche,
poche realtà urbane (e noi ne diamo testimo- impegnandosi essa stessa a dare certezza nei
nianza in queste pagine) si è aperto un serio tempi di approvazione delle proposte per evi-
dibattito. Ancor oggi, per esempio, Milano tare che, come troppo spesso oggi accade, i
non ha chiarito se vuole essere una città di progetti nascano già vecchi.
21
01 L
e novità introdotte dalla legge 12/2005
sono certamente numerose. Alcune si
muovono nel solco di un processo di
innovazione della cultura e della pras-
maggio_giugno 2007 si urbanistica in atto da tempo. Si pensi, tra
Destini urbani, sogni possibili queste, alle norme che garantiscono la soste-
nibilità ambientale e la compatibilità econo-
mica dei piani e che sono volte alla tutela del
Gaetano Lisciandra paesaggio, dell’agricoltura e del suolo. Si pensi
Architetto, Urbanista anche alle norme che strutturano la partecipa-
zione dei cittadini e delle loro associazioni nel
processo di formazione del piano e a quelle
che tentano di sostituire gli standard con una
più articolata individuazione e pianificazione
dei servizi.
Altre innovazioni introducono, invece, ele-
menti di più forte discontinuità rispetto alla
pianificazione tradizionale e potrebbero, se
opportunamente utilizzate, rivoluzionare non
solo il modo di fare i piani urbanistici, ma an-
che la gestione stessa del territorio. Di queste
più incisive innovazioni, vorrei qui parlare.
Il documento di piano
Il documento di piano fissa gli obiettivi, an-
che quantitativi, di sviluppo complessivo della
pianificazione comunale, assicurandone la so-
Nuove regole, stenibilità ambientale, e conseguentemente
determina le politiche di intervento in partico-
piani nuovi lare nei settori della mobilità, della residenza
e delle attività produttive, dimostrandone la lità ad un terreno precisamente individuato - e
compatibilità con le risorse economiche e fi- quindi ad una determinata proprietà - né sta-
nanziarie effettivamente disponibili. bilisce, una volta per tutte, il “quantum” dell’e-
In relazione a tutto questo, sulla base delle dificazione (volume o slp edificabile) e nem-
caratteristiche del territorio comunale, il docu- meno le destinazioni d’uso, a meno di quelle
mento di piano individua - senza tuttavia pro- non consentite.
durre effetti sul regime giuridico dei suoli - gli Il cambiamento non è da poco. Il PRG - me-
ambiti di trasformazione da attuare mediante diante l’azzonamento classico - assegna il di-
successivi piani attuativi e definisce gli even- ritto di edificare una certa quantità di volume
tuali criteri di compensazione, perequazione e ad alcuni suoli ben individuati e consente ai
incentivazione. proprietari - così beneficiati - di goderne in via
Il documento di piano ha validità quinquenna- esclusiva alla sola condizione del rispetto delle
le. Scaduti i cinque anni il comune provvede norme urbanistiche. In tal modo l’edificabilità
all’approvazione di un nuovo documento di è “incorporata” in alcune aree che acquistano
piano. un valore strettamente dipendente dalla desti-
nazione urbanistica ad esse attribuita dal PRG.
Non conformazione dei suoli Queste aree possono essere liberamente tra-
La legge 12/2005 opera, quanto meno per gli sferite ad altri.
ambiti di trasformazione, una netta disgiun- Il documento di piano assegna invece diritti
zione tra previsione urbanistica e edificabilità volumetrici, reali o virtuali, senza che ciò deb-
diretta del suolo. ba produrre effetti diretti sul regime giuridico
Il documento di piano infatti “individua, anche dei suoli.
con rappresentazioni grafiche in scala ade- Il documento di piano cioè determina, per
guata, gli ambiti di trasformazione, definendo ciascun ambito di trasformazione o per il loro
i relativi criteri di intervento, preordinati alla insieme, quantità massime e/o minime di
tutela ambientale, paesaggistica… ”. edificabilità, suddivise o no per destinazione
“Il documento di piano non contiene previ- d’uso, da ripartire tra i suoli mediante indici di
sioni che producano effetti diretti sul regime edificabilità massimi e/o minimi in una succes-
giuridico dei suoli. siva fase attuativa. Il documento di piano fissa
Il documento di piano non concede l’edificabi- naturalmente norme tipologiche, morfologi-
23
che, prestazionali, sociali, compensative che prescrivendo, dall’altro, le norme urbanistiche
la futura edificazione dovrà rispettare, ma non che gli interventi di trasformazione dovranno
conforma direttamente i suoli. rispettare al momento della loro attuazione.
Il diritto ad edificare è concretamente attribu- Il documento di piano deve, insomma - a mio
ito, all’interno degli ambiti di trasformazione, avviso - fare in modo che non tutte le aree de-
in una fase successiva mediante piani attuati- gli ambiti di trasformazione abbiano la garan-
vi la cui attivazione può anche essere decisa zia di essere effettivamente edificate nel corso
nel tempo mediante meccanismi concorsuali, della sua validità quinquennale.
che portino alla selezione delle proposte più Ecco una prima grande novità: l’edificabilità
rispondenti ai criteri normativi prestabiliti per non è più incorporata in aree specificatamen-
gli interventi. te individuate, mediante l’azzonamento, dallo
Per dare qualche indicazione in merito ai mec- strumento urbanistico generale. L’edificabilità
canismi attuativi, il documento di piano può può essere prevista dal documento di piano in
contingentare le quantità massime da edifi- termini quantitativi globali e, solo successiva-
care nel corso della sua validità quinquennale mente, attribuita a quegli interventi di trasfor-
rispetto alla potenzialità edificatoria globale mazione che, nel rispetto dei criteri stabiliti dal
determinata per periodi più lunghi; può gra- documento, abbiano superato la selezione e
duare nel tempo, stabilendo delle priorità, gli siano dunque tali da concorrere agli obiettivi
interventi da realizzare nel quinquennio; può di sviluppo e di riqualificazione del PGT.
individuare gli ambiti di trasformazione in Con questo passaggio - da una pianificazione
modo tale che le loro superfici siano maggiori fondata sul diritto di edificazione attribuito alle
di quelle effettivamente necessarie per realiz- aree ad una pianificazione fondata sul diritto
zare, sulla base degli indici edificatori prestabi- volumetrico attribuito agli interventi - si spez-
liti, l’edificazione programmata. za il rapporto biunivoco tra area e edificabilità.
Il documento di piano - per non eludere il di- La maggiore “mobilità territoriale” delle previ-
vieto di produrre effetti diretti sul regime dei sioni edificatorie dovrebbe anche spezzare, o
suoli - può individuare aree solo potenzial- quanto meno attenuare, il rapporto di causa
mente edificabili, fissando, da un lato, i criteri ed effetto tra l’attribuzione del diritto di edifi-
mediante i quali alcune di esse saranno sele- cazione ad un’area e l’incremento del suo va-
zionate per essere effettivamente attuate e lore fondiario (a solo vantaggio, peraltro, della
proprietà). ripartire tra tutti i proprietari degli immobili
Il “valore aggiunto” agli immobili per opera interessati agli interventi i diritti edificatori e
dello strumento urbanistico è infatti, parados- gli oneri derivanti dalla dotazione di aree per
salmente, il più serio ostacolo al raggiungi- opere di urbanizzazione mediante l’attribu-
mento degli obiettivi che lo stesso strumento zione di un identico indice di edificabilità ter-
urbanistico persegue, a causa dell’eccessiva ritoriale, confermate le volumetrie degli edifici
incidenza del costo delle aree edificabili sul esistenti, se mantenuti.”
costo complessivo degli interventi. “Sulla base dei criteri di cui al comma 1, nel
Il nuovo modo di pianificare, spostando dal piano delle regole i comuni, ai fini della pere-
piano urbanistico generale al piano attuativo quazione urbanistica, possono attribuire a tut-
l’attribuzione dell’edificabilità e inserendola, te le aree del territorio comunale, ad eccezione
temporalmente e proceduralmente, nella ne- delle aree destinate all’agricoltura e di quelle
goziazione sull’intervento da realizzare, può non soggette a trasformazione urbanistica, un
sottrarre quote di rendita alla proprietà fondia- identico indice di edificabilità territoriale, infe-
ria per destinarle al miglioramento della qua- riore a quello minimo fondiario, differenziato
lità e delle prestazioni delle costruzioni, alla per parti del territorio comunale, disciplinan-
realizzazione di opere di interesse generale o done altresì il rapporto con la volumetria degli
di interventi di compensazione ambientale, edifici esistenti, in relazione ai vari tipi di inter-
oppure ancora per ridurre il prezzo di acquisto venti previsti.”
o il canone di affitto degli edifici. La legge 12 conferma ulteriormente il princi-
pio della separazione tra il suolo e la sua diret-
Compensazione, perequazione urbana, in- ta edificabilità attraverso la facoltà attribuita
centivazione, trasferibilità e commerciabilità al PGT di utilizzare i meccanismi di compen-
dei diritti edificatori sazione e perequazione al fine di eliminare o,
“Il documento di piano definisce gli eventuali almeno ridurre, le disparità di trattamento tra i
criteri di compensazione, di perequazione e di proprietari beneficiati dell’edificabilità attribu-
incentivazione”. ita dallo strumento urbanistico ai loro terreni e
“Sulla base dei criteri definiti dal documento di quelli che, invece, devono cederli alla comuni-
piano, i piani attuativi e gli atti di pianificazio- tà per la realizzazione di opere e servizi di inte-
ne negoziata con valenza territoriale possono resse comune.
25
I meccanismi di compensazione e di perequa- stico, consiste nella maggiore indifferenza dei
zione possono essere diversificati in relazione suoli rispetto alle scelte di piano, presupposto
alle diverse situazioni e alle diverse scelte di necessario per assicurare una maggiore auto-
piano, ma si fondano tutti, in sostanza, sull’at- nomia dell’urbanistica nel disegnare gli assetti
tribuzione alle aree destinate a servizi (e quin- territoriali e urbani.
di non direttamente edificabili da parte dei L’applicazione dei meccanismi compensativi/
relativi proprietari) di un’edificabilità virtuale perequativi - nel quadro delle nuove opportu-
che può essere effettivamente realizzata solo nità, offerte dalla legge 12/2005 - apre scenari
se trasferita su altre aree, classificate dallo stru- di grande interesse.
mento urbanistico come direttamente edi- L’attribuzione dei diritti edificatori, non più
ficabili, ad integrazione dell’edificabilità loro alle aree in sede di strumento generale, ma
propria. I diritti edificatori possono essere li- agli interventi urbanistici, mediante piani
beramente commercializzati, analogamente a attuativi “negoziali”, la trasferibilità dei diritti
quanto da sempre avviene per le aree edifica- edificatori e la concentrazione dei volumi in
bili. Si registra così un triplo effetto. alcune determinate aree consentono di met-
Il primo - di tipo equitativo - consiste nel com- tere in atto modalità di gestione del PGT mol-
pensare, in modo, appunto, più perequato to innovative.
che nel passato, i proprietari fondiari “meno Alcune di esse, come la compensazione di-
fortunati”, ripartendo tra più aree i diritti edi- retta, con la quale si risolve contestualmente
ficatori che prima erano posti in capo soltanto il passaggio dei diritti edificatori da un lotto
alle aree direttamente edificabili. Strettamente all’altro e la cessione del lotto svuotato di di-
connesso è il secondo effetto, di tipo, diciamo, ritti volumetrici al comune, sono già praticate
gestionale/attuativo, consistente nel fatto che in attuazione di piani regolatori innovativi già
il costo di acquisizione delle aree per attrez- predisposti per questi meccanismi.
zature pubbliche viene sostanzialmente tra-
sferito ai proprietari che godono dei benefici, Il caso di Biella
diretti e indiretti, del piano urbanistico, solle- Il PRG di Biella, pur nell’ambito della vecchia
vando così i comuni da un onere sempre più legge urbanistica piemontese, simile per im-
insostenibile. Un terzo effetto, molto interes- postazione alla precedente legge lombarda
sante sotto l’aspetto più propriamente urbani- 51/75, ha previsto un meccanismo di perequa-
zione esteso a tutte le aree di trasformazione quanto trasferita alle aree di concentrazione
urbanistica con esclusione del centro storico fondiaria - sono cedute all’Amministrazione
e dei nuclei di antica formazione, delle zone Comunale e destinate ad usi pubblici (infra-
agricole e di quelle di rilevanza ambientale. strutture, servizi collettivi, ecc.).
Sono inoltre escluse alcune zone speciali, de- All’interno delle aree di concentrazione fon-
stinate a importanti interventi di trasformazio- diaria, destinate all’edificazione diretta, l’e-
ne, assoggettate a piano urbanistico esecutivo dificazione è disciplinata - nel P.R.G. di Biella
con quantità edificatorie, tipologie edilizie, - da due indici: l’indice base, che esprime l’e-
destinazioni d’uso e dotazione di servizi pre- dificabilità propria dell’area - uguale, come si
determinate. è detto, per tutte le aree di trasformazione ap-
I meccanismi perequativi del P.R.G. di Biella si partenenti alla stessa zona; e l’indice massimo
fondano sull’attribuzione di un indice edifica- - differenziato in relazione alle caratteristiche
torio di base, uguale per tutte le aree appar- della sub-zona cui tali aree appartengono, che
tenenti ad una stessa tipologia di zona urba- può essere raggiunto mediante il trasferimen-
nistica, indipendentemente dal fatto che siano to di diritti edificatori dalle aree a standard.
destinate all’edificabilità privata o riservate per Naturalmente, gli edifici esistenti conservano
usi collettivi. la loro consistenza e possono essere non solo
L’indice unico di base, analogamente all’indi- ristrutturati ma anche demoliti e ricostruiti a
ce territoriale tradizionalmente utilizzato nei parità di volumetria, senza necessità di cessio-
piani attuativi, si applica a tutte le aree com- ni di aree a standard.
prese all’interno della zona urbanistica, anche È inoltre consentito, in caso di demolizione to-
a quelle che devono essere destinate ad uso tale o parziale, di trasferire in altri lotti insaturi
pubblico, ed esprime una potenzialità edifi- rispetto agli indici della loro zona, la superficie
catoria, non del singolo lotto, ma dell’insieme edificabile eccedente quella derivante dall’ap-
delle aree soggette a trasformazione. Come plicazione dell’indice massimo della zona in
all’interno di un piano attuativo, la potenzialità cui l’edificio appartiene. L’obiettivo è di abbas-
edificatoria viene poi concentrata soltanto in sare l’eccessiva concentrazione edilizia di alcu-
alcune aree, dette di concentrazione fondiaria, ne zone incentivando, la riduzione degli edifici
destinate all’edificazione diretta, mentre le al- anomali per eccesso di volume.
tre, svuotate della loro edificabilità propria - in Un esempio significativo è quello di una zona
27
di antica industrializzazione lungo la Valle del raltro, già di per sé non da poco - ma anche,
Cervo, contigua al centro storico, dove il Piano e soprattutto, alla liberazione di risorse econo-
Regolatore persegue l’obiettivo di favorire una miche e territoriali a vantaggio di tutti i cittadi-
riconversione già spontaneamente in atto ver- ni, anche non proprietari, per la migliore e più
so usi culturali e ricreativi, ma dove le densità efficace attuazione del piano.
edilizie esistenti sono molto elevate e manca-
no tanto il verde che, soprattutto, i parcheggi. Scenari innovativi nella pianificazione urba-
In questa zona si è fissato un indice edificato- nistica
rio massimo inferiore a quello esistente nella Il quadro di maggior certezza offerto dalla
maggioranza dei lotti e si è data, al contempo, legge 12/2005, e le esperienze già maturate
la facoltà di esportare in altre zone sia il volu- consentono di procedere ulteriormente nella
me in eccesso rispetto all’indice di zona, sia direzione di una più equa ripartizione e di un
quello riconvertito in attrezzature di interesse più efficace utilizzo dei valori e delle risorse ge-
pubblico o in parcheggi. nerati dai piani urbanistici, anche a favore del-
Sicuramente, per il raggiungimento di questi le aree non urbanizzate che devono essere sal-
obiettivi, si sarebbero potute prevedere nor- vaguardate, protette e, a loro volta, valorizzate.
me maggiormente innovative, attribuendo, Il PGT, e in particolare il documento di piano,
per esempio, volumetrie anche alle aree già possono consentire - come già si è accennato
comunali o prevedendo sofisticate procedu- - modalità di pianificazione diverse da quelle
re per lo scambio e la valorizzazione dei dirit- tradizionali, fondate non più solamente sull’at-
ti edificatori. Non si è però ritenuto di andare tribuzione diretta ed esclusiva di diritti edifi-
oltre per la mancanza di un più certo quadro catori alle aree classificate edificabili dall’az-
normativo regionale e, anche, per consentire zonamento, ma anche - in particolare per il
agli uffici comunali di gestire direttamente i perseguimento di obiettivi strategici negli
meccanismi perequativi e di trasferimento dei ambiti di trasformazione - sull’attribuzione del
volumi nella prima fase sperimentale. diritto di costruire in funzione di graduatorie
La perequazione e il trasferimento dei diritti stilate in base alla rispondenza degli interven-
edificatori sono dunque finalizzati, nel caso di ti proposti ai requisiti (tipologici, morfologici,
Biella, non soltanto al più equo trattamento di prestazionali, sociali, compensativi, ecc.) pre-
tutti i proprietari delle aree urbane - cosa, pe- definiti dalle norme di piano.
Il PGT potrebbe inoltre prevedere una certa Compensazione e perequazione territoriale
quantità di “diritti volumetrici mobili” da asse- Il Piano Territoriale di Coordinamento Pro-
gnare con procedure (concorsi, gare, aste, ecc.) vinciale “indica modalità per favorire il coor-
che presuppongano forme di concorrenzialità dinamento tra le pianificazioni dei comuni,
tra le diverse proposte. Il fondo dei “diritti vo- prevedendo anche forme compensative o fi-
lumetrici mobili” può essere realizzato in vari nanziarie, eventualmente finalizzate all’incen-
modi. Potrebbero essere, ad esempio, utilizzati tivazione dell’associazionismo tra i comuni”.
i diritti volumetrici virtuali attribuiti - a titolo Il Piano Territoriale Regionale individua “forme
perequativo - alle aree destinate a servizi che di compensazione economico-finanziaria a fa-
siano direttamente conferite al comune dai vore degli enti locali ricadenti in ambiti ogget-
proprietari. Potrebbero essere destinati al fon- to di limitazione delle possibilità di sviluppo,
do i diritti volumetrici derivanti da interventi nonché modalità di compensazione ambien-
di demolizione e ricostruzione che - come nel tale per interventi che determinino impatti
caso prima illustrato di Biella - non possano ri- rilevanti sul territorio anche in comuni non di-
utilizzare tutto il volume preesistente e anche i rettamente interessati dagli interventi stessi”.
diritti provenienti da interventi che non abbia- Anche in relazione alla possibilità data al Piano
no utilizzato tutta la volumetria disponibile e Territoriale Provinciale e al Piano Territoriale
ceduto la residua. Il comune, inoltre, potrebbe Regionale di prevedere meccanismi compen-
mettere nel fondo i diritti derivanti da aree già sativi tra comuni, si aprono scenari di grande
di sua proprietà. interesse ancora quasi completamente ine-
Dalla cessione dei diritti volumetrici del fon- splorati.
do possono derivare le risorse necessarie per Il principio fondamentale della sostenibilità
sostenere le politiche finalizzate allo sviluppo, ambientale (che comporta il contenimento
che richiedono interventi nei settori della mo- dell’uso urbanizzativo del territorio e la ridu-
bilità, dell’edilizia residenziale e, in particolare zione del consumo delle materie prime e delle
di quella pubblica, delle attività produttive e emissioni inquinanti), coniugato con il dovere
dei servizi, e le politiche finalizzate all’equili- di suddividere solidalmente tra tutte le comu-
brio ambientale, che richiedono interventi di nità locali, in rapporto alle differenti potenzia-
mitigazione e compensazione, ma anche di lità di sviluppo e di apporto alla sostenibilità
innovazione tecnologica. ambientale, i vantaggi e gli oneri conseguenti
29
allo sviluppo insediativo, porta a considerare pongono il PGT.
l’opportunità di collegare, attraverso forme di Con le modalità derivanti dall’utilizzo delle di-
compensazione, gli impatti e i consumi indot- verse opportunità offerte dalla nuova legge
ti dai grandi processi trasformativi delle aree urbanistica (non conformatività del documen-
molto urbanizzate con i contributi dati all’eco- to di piano, trasferibilità e commerciabilità dei
sistema dalle zone di preservazione e salva- diritti volumetrici, meccanismi perequativi e
guardia ambientale e dalle zone agricole della compensativi sia in ambito comunale che so-
pianura e della montagna. vraccomunale, concorsualità e negoziabilità
I meccanismi compensativi possono essere degli interventi) riteniamo si possa aprire una
del tipo dei “certificati verdi” o anche assu- stagione nuova per la pianificazione urbanisti-
mere la veste di accordi, generali o legati a ca, la gestione delle trasformazioni urbane e la
singoli piani attuativi o di programmazione valorizzazione delle risorse territoriali, a meno
negoziata, tra due o più comuni, che preve- che la controriforma strisciante messa in atto in
dano, negli uni, interventi di mitigazione am- questi ultimi tempi dalla stessa Regione Lom-
bientale a bilanciamento degli impatti indotti bardia non ci porti indietro nel tempo, quando
da interventi di trasformazione urbanistica, tutti giocavamo a Monopoli e tiravamo i dadi
realizzati negli altri. sperando di piazzare le nostre pedine al Parco
della Vittoria o in via dei Giardini.
Conclusioni
I PGT figli della legge 12/2005 potranno - e
alcuni lo stanno già facendo, almeno in parte
- utilizzare la sua grande forza innovativa per
fare in modo che le risorse e i valori generati
dagli interventi di trasformazione urbanistica
siano, nella misura del possibile, utilizzati o
quanto meno indirizzati a favore delle poli-
tiche di sviluppo e di riequilibrio ambientale
e territoriale, sfruttando a fondo e creativa-
mente le potenzialità del documento di pia-
no, il più nuovo dei tre strumenti che com- Milano: notturna ai caselli di piazza XXIV Maggio
31
02 L
a nostra città soprattutto nei decenni
successivi al dopoguerra, è stata grazia-
ta dal fenomeno del design e del pro-
getto in genere, vivendolo anche come
luglio_agosto 2007 fattore di orgoglio e coesione sociale.
Il mestiere di vivere, l’abitare sociale Se ricordiamo alcuni esiti di questo fenome-
no a metà degli anni 50, casi quali il Pirelli (Giò
Ponti e P. Luigi Nervi), nel 1957 la metropoli-
Cecilia Bolognesi tana (Franco Albini, Franca Helg, Bob Noor-
da), agli inizi degli anni 60 il quartiere Feltre
(Ignazio Gardella ed altri), sintesi magiche ed
affermative del progetto del vivere urbano,
restiamo disarmati oggi di fronte al reale scar-
so sfruttamento delle risorse legato alla crea-
tività. Molte altre punte di eccellenza, nate su
delle necessità reali, anche successive a quegli
annui, rivelano una capacità di sintesi propria
di Milano, dove necessità, imprenditoria, cre-
atività, svolgono dinamicamente ciascuna
il proprio ruolo in maniera tale che quando
l’equilibrio tra le parti si coagula stabilmente
ecco nascere il risultato migliore.
Ora in un territorio come questo, dove le
cifre riportate in questo numero di Dedalo
parlano di necessità di abitazioni sociali pari
a 35.000 unità, non ci sono molte domande
da farsi: per chi progetta, per chi costruisce
e investe questo è il grande tema dato dei
prossimi anni.
Un grande tema Qualcosa su cui riflettere e progredire
sull’argomento ce l’abbiamo. Se pensiamo nistrazione su temi notevoli, ma non così fon-
in negativo alcuni progetti passati del vi- dativi, l’aspettativa che ci si fa sulla prossima
vere sociale, anche in città, sono arrivati ad stagione dell’housing sociale in città è altissi-
un livello di non ritorno tale da invocarne ma.
l’abbattimento, come già accaduto in paesi
“storici” dell’housing sociale quali Olanda,
Germania, Inghilterra.
Soluzioni così estreme, ma sempre soluzio-
ni, obbligano chiunque rivesta un ruolo nel
processo di sviluppo residenziale urbano ad
interrogarsi sui perché dei fallimenti ed a pro-
muovere realizzazioni che da subito evitino di
percorrere la strada del ghetto: si progettino le
forme dell’abitare, ma da subito si ragioni sulle
forme del sociale e le funzioni del quotidiano.
Lontani dall’illusione che un buon progetto ar-
chitettonico possa risolvere da solo necessità
e problemi del vivere sociale o, viceversa, che
la governance del sociale garantisca un buon
vivere, se pensiamo in positivo esistono opere
notevoli in tutto il mondo che ci offrono spunti
illuminanti su questi temi.
Non c’è motivo di pensare dunque che per
una città così creativa come Milano sia più
semplice progettare case per chi fa della
vita una questione di stile che non per chi
fa del vivere necessariamente un decoroso
mestiere.
Ed alla luce delle recenti affollate partecipa-
zioni a concorsi di progetto indetti dall’ammi-
33
02 L’
Assimpredil ha avviato da tempo una
riflessione, richiamando l’attenzione
del mondo della politica, della cul-
tura e dell’impresa, sull’affermarsi di
luglio_agosto 2007 una nuova questione urbana, che deve acqui-
Il mestiere di vivere, l’abitare sociale stare centralità pari se non superiore a quella
della modernizzazione infrastrutturale del no-
stro Paese.
Claudio De Albertis Lo spirito è quello di provare a sovrapporre alla
Presidente Assimpredil Ance tendenziale evoluzione della città nuovi prin-
cipi ispiratori delle politiche urbane, per man-
tenere vitale il tessuto metropolitano e per
dare risposte alle diverse esigenze che sono
venute manifestandosi: esigenza di sostenere
le nostre città nella competizione europea, esi-
genze di migliore qualità della vita, di giustizia
sociale, di rispetto per l’ambiente.
In questo contesto la questione abitativa rap-
presenta un problema sociale ed economico
che deve trovare soluzioni coerenti ed efficaci.
Negli ultimi anni il basso costo dei mutui, il
buon rendimento degli investimenti in im-
mobili e la diminuzione degli investimenti
finanziari hanno sostenuto la domanda im-
mobiliare. La ripresa dell’interesse per il bene
casa ha evidenziato una rigidità del mercato
immobiliare nell’incontro tra domanda ed
Soluzioni per abitare a offerta, destando alcune tensioni che si sono
manifestate soprattutto in un aumento dei
basso costo prezzi delle abitazioni, sia per le compraven-
dite sia per gli affitti. abitativo in locazione, un ulteriore restringi-
Ad una domanda di beni immobili crescente, a mento del settore delle locazioni residenziali.
fronte di un’offerta rigida, la risposta del mer- Ciò, evidentemente, aggraverà le tensioni nel
cato è stata un rialzo dei prezzi e dei canoni di mercato delle locazioni provocando, special-
locazione tale da scoraggiare o impedire l’ac- mente nelle aree urbane, fenomeni di aperto
cesso al mercato della prima casa. Il rischio è malcontento sociale.
quello di vedere ampliato il disagio di alcune È, quindi, necessario aumentare l’offerta di
fasce sociali, mancando in Italia un’offerta di case in affitto per dare una risposta alle nuove
residenze in locazione adeguata, per costi e esigenze di una società in trasformazione.
tipologie, alle nuove esigenze di mobilità, fles- Se si guarda all’offerta di abitazioni sociali,
sibilità e protezione sociale. questo dato rafforza le differenze tra i diversi
L’offerta di abitazioni in affitto in Italia si sta sistemi abitativi nazionali, in quanto i paesi
progressivamente riducendo. con un mercato dell’affitto poco sviluppato
Nel 1981 il 35,2% delle famiglie viveva in abi- presentano anche basse quote di offerta so-
tazioni in affitto, nel 1991 la percentuale è ciale. Secondo dati Federcasa in Italia si conta-
scesa al 25,4% e nel 2003 è pari al 18,5% (circa no 5 abitazioni sociali in locazione per 100 nu-
4.120.000 famiglie). clei familiari, contro una media europea di 16,
La quota di patrimonio abitativo in affitto in con punte di 36 nei Paesi Bassi, di 26 in Gran
Italia è nettamente inferiore rispetto a quello Bretagna e di 23 in Austria e Svezia.
degli altri paesi europei (Germania 60%, Olan- Le assegnazioni di alloggi sociali in Italia rap-
da 47%, Francia 42%, Austria 41%). L’Italia si presentano appena l’8% delle domande di
colloca nella fascia più bassa della classifica assegnazione di alloggi. L’offerta di edilizia re-
insieme all’Irlanda (16%) e alla Spagna (10%). sidenziale pubblica riesce, quindi, a soddisfare
Attualmente le abitazioni in affitto in Italia meno di un decimo della domanda.
sono poco più di 4 milioni su un totale di abi- La scarsa quantità di abitazioni in affitto pro-
tazioni occupate pari a 21.654.000; a tale dato, duce effetti negativi anche sul mercato del
già esiguo, vanno correlati gli effetti delle di- lavoro, condizionando negativamente la mo-
smissioni del patrimonio pubblico e assicura- bilità abitativa.
tivo che lasciano prevedere, in assenza di in- Da uno studio della Banca Centrale Europea
terventi specifici, volti all’aumento dello stock si rileva che la mobilità abitativa per motivi di
35
lavoro in Italia, risulta all’incirca un quarto di abitanti delle nostre città, come la crescente
quella rilevata in Europa (0,2% rispetto a 0,8%). presenza di nuclei familiari ridotti, di persone
Occorre poi tenere conto che circa il 25% delle anziane, di giovani che con molte difficoltà rie-
famiglie in affitto possiede redditi inferiori ai scono a lasciare le famiglie di origine, la cresci-
10.000 euro e sopporta un affitto che, se pur ta dell’immigrazione straniera, l’aumento delle
modesto (mediamente 2.192 euro l’anno), as- forme di lavoro flessibile.
sorbe il 33,4% del loro reddito. Per queste categorie l’accesso alla casa rappre-
Il 40% delle famiglie in affitto ha un reddito senta un problema; la lievitazione dei prezzi
annuo compreso tra 10.000 e 20.000 euro. Per e degli affitti delle abitazioni ha determinato
queste famiglie l’incidenza del canone sul red- una spinta all’allontanamento delle famiglie
dito è pari al 24,9%. verso le zone di estrema periferia e verso zone
Il confronto tra la capacità di reddito delle più decentrate, ancora più esterne alle città,
famiglie e l’offerta del mercato immobiliare alla ricerca di abitazioni a costi più accessibili.
(prezzi e canoni medi) mette in evidenza la Occorre fare più attenzione a queste realtà
difficoltà di affrontare il problema del miglio- per fronteggiare un disagio sociale crescente
ramento della condizione abitativa da parte e perché le nostre città, comunque, devono
delle famiglie meno abbienti. continuare ad essere abitate.
Se queste famiglie volessero o dovessero af- In conclusione il problema dell’accesso alla lo-
frontare il problema del cambiamento di al- cazione delle famiglie deve necessariamente
loggio, l’incidenza dell’affitto sul reddito pas- essere visto in relazione al reddito disponibile.
serebbe, per la famiglie con reddito inferiore 1. In particolare il fabbisogno derivante dalle
a 10.000 euro, dall’attuale 33,4% al 148% se- fasce più deboli deve essere affrontato nella
condo il mercato locativo delle grandi aree ur- politica del welfare, ripristinando un sistema di
bane e al 107,8% delle città intermedie. Per le edilizia sociale.
famiglie con reddito compreso tra i 10.000 e i 2. Per le fasce di popolazione con redditi su-
20.000 euro, l’incidenza dell’affitto sul reddito periore a quelli massimi previsti dalle leggi
si porterebbe nei due casi presi in esame dal regionali per la concessione di alloggi di edi-
24,9% al 66,9% e al 48,8%. lizia residenziale pubblica, ma non in grado di
Particolare attenzione deve inoltre porsi ai sostenere affitti ai prezzi del libero mercato, è
mutamenti demografici che riguardano gli necessario il coordinamento tra l’intervento
pubblico e l’iniziativa privata, per mettere a nistrazione. Eppure questo problema riguarda
frutto il più possibile le risorse scarse da inve- una rilevante quota di popolazione, pari a circa
stire e raggiungere al meglio l’obiettivo di au- 800 mila famiglie.
mentare l’offerta di alloggi in affitto a canone Si tratta insomma di una situazione che richie-
sostenibile. de risposte, e alla quale le scarse risorse pub-
3. Occorre, infine, predisporre strumenti che bliche oggi disponibili, da sole, non sono in
stimolino i privati ad aumentare l’offerta di grado di far fronte. Proprio per questo motivo
case in affitto e rendano più trasparente il mer- Assimpredil ANCE Milano ha messo a punto
cato delle locazioni. una proposta che ha l’obiettivo di mettere sul
Da un’analisi effettuata dal nostro sistema as- mercato abitazioni da destinare alla locazio-
sociativo è emerso che una porzione signifi- ne a canone sostenibile. Secondo valutazioni
cativa della domanda insoddisfatta di case in economico-sociali ampiamente condivise,
affitto riguarda le famiglie il cui reddito è com- l’affitto, per essere “sostenibile”, dovrebbe col-
preso tra i 20.000 e i 30.000 euro netti l’anno. locarsi intorno al 20% del reddito familiare. Ad
Per questa fascia sociale - cui appartiene il esempio, per una famiglia con un reddito net-
23,7% delle famiglie italiane e in particolare to di 25.000 euro all’anno, il canone sostenibile
circa il 20% delle famiglie attualmente in affit- dovrebbe aggirarsi intorno a 450 euro al mese.
to - risulta sostanzialmente proibitivo l’accesso La nostra proposta, sotto molti aspetti innova-
al libero mercato delle locazioni. tiva, è proprio mirata a contenere il canone di
Se queste famiglie oggi dovessero, o voles- affitto entro questa percentuale di incidenza
sero, prendere in affitto un appartamento attraverso la realizzazione di programmi im-
pagherebbero un canone pari a più del 40% mobiliari “misti”, programmi cioè che conten-
del proprio reddito. Si tratta di una incidenza gano non solo alloggi da destinare all’affitto a
evidentemente insostenibile per un bilancio canone sostenibile, ma anche abitazioni per la
familiare, che ha l’effetto di impedire la mobi- vendita immediata.
lità abitativa e che sta creando un crescente Dalle nostre analisi emerge, infatti, che un pro-
disagio sociale. Disagio che però, a differenza gramma basato esclusivamente sulla realiz-
di quello, peraltro assai grave, delle famiglie a zazione di case da destinare all’affitto è assai
basso reddito, è destinato a non ricevere rispo- difficilmente sostenibile finanziariamente ed
ste o sostegni da parte della pubblica ammi- economicamente.
37
La soluzione che Assimpredil ANCE ha indivi- anche con destinazione non edificabile a con-
duato, e che è basata sull’esclusivo ricorso a ri- dizione che Comune e Regione sottoscrivano
sorse private, riesce infatti a dare una risposta un apposito accordo di programma in variante
concreta ad una parte rilevante della doman- urbanistica.
da di case in affitto. Il valore di tali aree non verrà conteggiato nella
La soluzione da noi elaborata prevede la realiz- formulazione del valore convenzionale cui ap-
zazione di programmi misti per la costruzione plicare il canone di affitto, ma diventerà parte
di alloggi da destinare per il 60% alla vendita del prezzo di cessione degli alloggi solo al ter-
immediata e per il 40% all’affitto a canoni cal- mine del periodo di locazione e comunque a
mierati per un periodo predefinito di 15 anni, valori convenzionali.
per essere poi venduti.
Il canone mensile degli alloggi destinati all’af-
fitto è pari a circa 450 euro al mese per un ap-
partamento di 75 metri quadrati.
Per quanto riguarda la quota di alloggi desti-
nata alla vendita immediata - fondamentale
per garantire l’equilibrio finanziario delle ope-
razioni - il prezzo di vendita si aggira intorno ai
2200/2400 euro al mq di superficie comples-
siva. Per ottenere tale risultato occorre però
riconsiderare il problema delle aree. In un pro-
gramma edilizio, in zona periferica, l’incidenza
delle aree rispetto al costo globale di interven-
to si attesta su una percentuale media attorno
al 30-40% del costo dell’alloggio. È necessario
pertanto, per contenere i prezzi di vendita
senza pregiudicare la “qualità del costruito”,
prevedere la possibilità di ricorrere ad aree pri-
vate e pubbliche (in questo caso in diritto di
superficie e messe a disposizione dai Comuni)
39
02
Il senso vero della città, proprio quello che
sfuggiva a queste talpe di medievalisti eruditi,
ed a quelle cornacchie di archeologi,
eccolo qui:
luglio_agosto 2007 la città tutta periferia, aperta, aperta ai venti
Il mestiere di vivere, l’abitare sociale ed ai forestieri, fatta di gente di tutti i paesi.
Luciano Bianciardi
Francesco Infussi
S
Docente di Progettazione Urbanistica, opralluogo 1. Una serie di vecchi edifici
Politecnico di Milano stretti e lunghi delimitano una grande
corte urbana. Ad un osservatore che
volesse guardare oltre quella cortina
edilizia, si presenterebbe, esteso fino all’oriz-
zonte, un cantiere dove residenze, uffici, servi-
zi pubblici, parchi e infrastrutture stanno de-
finendo una nuova parte della città. Quando
quegli edifici sono stati costruiti, alla fine degli
anni Cinquanta, affacciavano invece su enormi
recinti industriali, che causavano inquinamen-
to, traffico e disagi.
Q
uesto frammento di vita quotidiana
in un quartiere olandese di edilizia
a basso costo, comune peraltro a
molte realtà urbane europee apre a
un ventaglio di considerazioni.
Alcune appartengono alle “discipline” del so-
ciale (antropologia, psicologia, ecc.), altre al
nostro lavoro di architetti impegnati nella con-
Coniugare flessibilità figurazione morfologica dell’assetto spaziale.
Le ricerche sul sociale proiettano sul corpo fisi-
e serialità co della città e del territorio ipotesi di gestione
attraverso la “governance” dei fenomeni alle te al social housing per la Municipalità di Bar-
diverse scale, sino a proporre idee di trasfor- cellona.
mazione degli scenari urbani. Spesso si ha an- Ciò dimostra che la qualità formale può essere
che la convinzione che il progetto possa esse- compatibile con il sistema di vincoli normativi
re direttamente plasmato da questi apparati. e che una buona architettura ridefinisce le nor-
Le altre ricerche, tradizionalmente legate alla me assieme al progetto e non redige progetti
pratica architettonica, spesso vivono della solo come risposta univoca all’interpretazione
convinzione che un’opportuna progettazione delle norme.
spaziale possa da sola correggere problema- Tale pratica, che ci piace pensare analoga alla
tiche di ordine sociale, attribuendo all’archi- migliore tradizione del moderno, esige da un
tettura una forte responsabilità nei processi di lato la conoscenza dei fenomeni urbani lega-
trasformazione. ti alle trasformazioni sociali e alle più attuali
Entrambe sono visioni fuorvianti: oggi la ricer- condizioni di vita dei gruppi emergenti e dei
ca architettonica più interessante è quella che, singoli, dall’altro la necessaria trasformazione
consapevole dei cambiamenti in atto nell’abi- di quei “modelli” che proprio la migliore cultu-
tare riferito a tutte le classi di reddito, riesce a ra architettonica ci ha consegnato come ma-
sedimentare nelle determinazioni morfolo- teriale operabile anche nella discontinuità dei
giche i nuovi significati cercando di spostare, fenomeni attuali.
seppur di poco, alcuni postulati che spesso si Mentre in passato i temi dalla ricerca sull’hou-
danno per acquisiti. sing sociale (definizione per tipologie, do-
La qualità formale dell’architettura, conside- tazione di servizi essenziali legati all’abitare,
rata spesso incompatibile con i vincoli e le controllo per la riduzione dei costi, ecc.) si con-
norme poste dall’housing sociale, in molti frontavano con modi di vita codificati secondo
casi è patrimonio di opere eccellenti, pensia- appartenenze a gruppi sociali omogenei, oggi
mo all’ edificio per appartamenti Gifu Kitagata il forte cambiamento proprio nei modi di vita
di K. Sejima (Motosu, Giappone, 1994/1998), apre a ipotesi diversificate di progetto.
alla Goldstein Siedlung a Francoforte di Frank La contemporaneità si esprime con un forte in-
O. Gehry, ma anche a progetti non siglati da teresse per la mobilità, non identifica più esclu-
grandi firme, come testimoniano ad esempio sivamente la nostra dimora con la casa, né la
alcuni ottimi progetti destinati espressamen- stanzialità con l’abitare, rinasce l’interesse per
49
lo spazio aperto affermatosi come elemento alle sempre più rapide variazioni nel tempo
indispensabile nel progetto di architettura del della domanda abitativa e flessibile nello spa-
paesaggio urbano; lo spazio pubblico, spesso zio interno alle singole unità per soddisfare
considerato “di nessuno”, ha (ri)cominciato a esigenze in continuo mutamento.
rendersi più personale, più peculiare, divenen- Più che differenziare l’offerta tipologica se-
do scena della convivenza sociale. condo sistemi codificati o nuovi codici, l’o-
Questi paradigmi del vivere nel presente han- rientamento è quello di predisporre unità di
no prodotto la modificazione e la moltiplica- superficie minime, dotate di pareti attrezzate
zione dei modi di abitare così, nel contempo per gli impianti, intervallate da spazi calibrati
le nuove tecnologie e l’irrompere delle tema- che possano essere aggregati o sottratti all’u-
tiche ambientali con le conseguenti normati- na o all’altra unità oppure configurarsi auto-
ve relative al controllo energetico degli edifi- nomamente come spazi intermedi. Diventa
ci, hanno innescato numerose ricerche sulla quindi fondamentale studiare l’intervallo fra
struttura stessa degli alloggi, introducendo elementi fissi (muri tecnici), intervallo che
qualità prestazionali e elementi di flessibilità diviene spazio di riconfigurazione possibile
rispetto alla tradizionale ricerca tipologica. delle unità previste. Non pianta libera indif-
È indicativo come la casa contemporanea si ferenziata, quindi, ma alternanza di spazi fissi
orienti verso un unico grande spazio funzio- attrezzati e spazi dinamici a disposizione. Os-
nalmente indifferenziato, facendo a ritroso satura strutturale e layout impiantistico si in-
nel tempo un percorso che vedeva nel ‘700 la trecciano offrendo un supporto a questo tipo
prima partizione per funzioni dell’unico am- di aggregazioni instabili.
biente. In Italia, spesso, le risposte progettuali ai cam-
biamenti, si misurano faticosamente con la
Alcuni dispositivi normativa, ancora calibrata su tipologie di al-
L’alloggio come spazio dinamico: flessibilità loggio corrispondenti a stili di vita sorpassati
nella serialità e su una divisione strettamente funzionale e
La composizione sociale eterogenea e insta- rigida degli spazi interni all’alloggio e tra le sin-
bile degli abitanti che vivono i nuovi edifici di gole unità (normativa regionale e Regolamen-
edilizia sociale stimola la ricerca progettuale ti edilizi comunali). Le superfici minime stabili-
sull’alloggio come spazio “dinamico”, aperto te per ogni locale secondo la sua destinazione
funzionale, si scontrano con l’idea dell’alloggio esperte in taglio e cucito, giovani writers, dan-
come aggregazione di stanze indifferenziate no luogo ad una comunità profondamente
che di volta in volta possono essere utilizzate eterogenea che utilizza questi spazi in modi
in modi diversi o cedute/acquisite in processo diversi.
di osmosi con le unità adiacenti. Inoltre il confine tra condominio e alloggio sfu-
In una giustapposizione di stanze mediamen- ma con una possibilità di maggiore flessibilità
te grandi indifferenziate, con una giusta distri- e una evidente commistione fra sfera collettiva
buzione di pareti attrezzate, c’è spazio per ag- e privata. Terrazzi, logge, spazi intermedi, ele-
gregazione e risuddivisione. menti di distribuzione orizzontale e verticale
in tutto il panorama europeo costituiscono
Spazi intermedi accessori all’alloggio una possibile estensione per gli alloggi di di-
Le ultime esperienze di social housing eviden- mensioni sempre più ridotte.
ziano un rinnovato interesse per gli spazi col- La normativa regionale stabilisce per la super-
lettivi, cioè per lo spazio pubblico esterno agli ficie non residenziale una quantità massima
edifici e per gli spazi di uso comune interni, rispetto alla superficie utile degli alloggi, oltre
intesi come “spazi dinamici”, che si definiscono la quale si esclude il finanziamento associan-
di volta in volta. do il contenimento della spesa a una logica
Rispetto all’orientamento strettamente fun- puramente quantitativa che limita le energie
zionale di questi spazi proposti come servizi progettuali proprio nella ricerca di nuove so-
nei bandi dell’abitare sociale (lavanderie, sale luzioni (diverse dalla riduzione di superficie)
comuni, asili, ecc), gli esempi più recenti dimo- finalizzate al contenimento dei costi di costru-
strano come oggi siano preferiti spazi attrezza- zione e manutenzione.
ti disponibili a una molteplicità di usi. Sono gli
abitanti stessi a coglierne potenzialità sempre Spazio pubblico, spazio aperto, spazio ur-
nuove, riflesso dell’instabile, eterogenea com- bano
posizione dei nuclei familiari o più in genera- Anche nella formazione di un’aggregazione
le degli abitanti all’interno dell’aggregazione urbana significativa e nella relazione più am-
condominiale: popolazioni migranti di diverse pia con la città, sono avvenuti cambiamenti
etnie, nuclei familiari atipici, studenti, pensio- significativi.
nati con la passione del giardinaggio, badanti Abbiamo evidenziato come condizione esi-
51
stenziale della contemporaneità quella della
mobilità e dello spazio aperto assieme all’at-
tenzione ai temi ambientali rispetto alla tradi-
zione di una città fatta di isolati, tracciati, recin-
ti, enclaves.
I due termini mobilità e spazio aperto hanno
assunto oggi un potere euristico nel dibattito
architettonico, ma usati come metafore opera-
tive, permettono di riunire nel discorso archi-
tettonico anche esiti di discipline che partono
da specificità distinte e separate. Le implica-
zioni del termine spazi aperti orienta oggi in
modo diverso uno sguardo sul tema delle rela-
zioni e del contesto nel quadro della progetta-
zione urbana. La scoperta della progettualità
del suolo, di un nuovo tipo di spazio pubblico,
di un rinnovato interesse per gli spazi residuali
e marginali, suggerisce piuttosto l’immagine
di un campo di forze in cui giocare la comples-
sità urbana e ciò libera ipotesi trasformative
più in sintonia con le nuove dinamiche sopra
illustrate.
www.msacerdoti.it
75
07 L
a cultura del take away - take it easy
riflette non solo la presenza di una po-
polazione più giovane, internazionale
e sempre in movimento, ma anche
maggio_giugno 2008 una nuova attitudine nei confronti degli spa-
Ed. Speciale / MidLand zi aperti, un loro uso libero e disincantato che
ne trascende la forma. Parimenti potremmo
dire di molti altri spazi in città che ci obbliga-
Cecilia Bolognesi no a constatare come l’attuale uso dello spa-
zio pubblico abbracci più facilmente siti già
densamente occupati dall’edificato in maniera
spontanea ed imprevedibile.
Anche se Milano è considerata “capitale” tra le
città di ambito italiano, il suo sviluppo morfo-
logico non è ancora all’altezza della sua repu-
tazione, in ritardo rispetto alla vita che sembra
pervaderla con sempre maggior forza.
Gli SLOAP, spaces left over after planning, nel
loro crescente utilizzo ci raccontano molto di
questa vocazione futura. Percepire perciò lo
stato delle cose, materiali ed immateriali, che
esistono ed accadono qui ora a Milano, regi-
strarle, commentarle, proiettarle in una visione
che applica con intelligenza l’immaginazione
ad un capitale urbano esistente è stato l’obiet-
tivo del lavoro pubblicato in questo numero
di Dedalo, a partire dal convegno_Risorse e
Milano ragiona, prospettive per Milano organizzato da As-
simpredil Ance con il contributo di Camera di
ma sa immaginare? Commercio, svoltosi il 6 maggio scorso a Pa-
lazzo Mezzanotte. “Milano crapona” ragiona e
ragiona, ma fino ad ora ha fatto fatica ad im-
maginarsi, dimentica dei processi creativi più
semplici in atto in città, a volte spontanei, ma
sempre e comunque fertili.
Dimentica anche della possibilità di deside-
rare di essere altro, qualcosa di meglio e più
grande.
In queste pagine è riportato un lavoro corag-
gioso perché si espone a sbalzo, sullo sfondo
di una serie di dati tangibili, un lavoro di proie-
zione verso un’immagine ed un progetto mo-
derno di questa città, organizzato a partire da
quello che Milano ha sul tavolo adesso.
Le visioni qui proposte si sono strutturate oltre
che con l’esperienza e l’indiscussa competenza
e capacità creativa degli autori, sostenuti e sol-
lecitati nella discussione dai vertici pragmatici
ma immaginativi dell’associazione, con il lavo-
ro del gruppo e-Mapping di Assimpredil Ance.
Comprendere il territorio e farlo comprendere
il territorio e farlo comprendere alla maggior
parte delle persone che lo abitano e lo gover-
nano è la sua principale missione.
Ci auguriamo che queste pagine abbiano rag-
giunto almeno parzialmente questo scopo.
77
07 D
iscorso tenuto in apertura del con-
vegno Risorse e prospettive per Mi-
lano, organizzato da Assimpredil
Ance e svoltosi il 6 maggio 2008 a
maggio_giugno 2008 Palazzo Mezzanotte.
Ed. Speciale / MidLand
Apro i lavori di questa giornata ringraziando
tutti i nostri ospiti e i relatori che nei tre panel
Claudio De Albertis che seguiranno affronteranno i tre aspetti cen-
Presidente Assimpredil Ance trali del convegno:
• Milano economica e sociale;
• Territorio e reti;
• Forma e immagine della città.
Nelle fasi di elaborazione della ricerca che sarà
presentata e nell’organizzazione del Conve-
gno, più volte abbiamo cercato di rispondere a
una domanda: quali risorse e quali prospettive
si aprono per Milano, per questa città, grande
e complessa, che è sempre più la fabbrica della
nuova economia della conoscenza e dell’inno-
vazione, il luogo dove si produce valore?
Nel corso della nostra precedente ricerca sul-
le città creative è emerso con chiarezza il loro
indiscusso ruolo di motore dello sviluppo eco-
nomico: luoghi privilegiati e prevalenti delle
sfide competitive. Nel contesto della globaliz-
zazione cresce la competizione fra le città per
Tra risorse e conservare o conquistare una posizione di lea-
dership e la conoscenza dei propri punti di for-
prospettive za, dei potenziali presenti diviene essenziale
per costruire strategie vincenti. La ricerca che interagire i vari fattori della produzione, della
abbiamo condotto con il supporto culturale e cultura, della formazione, della ricerca, delle
scientifico di Mario Abis, Angela Airoldi, Gior- risorse umane; non parliamo cioè di un’agglo-
gio Goggi e Gaetano Lisciandra e del lavoro merazione “indistinta”, ma di un’agglomerazio-
di elaborazione cartografica georeferenziata ne “sinergica”.
del nostro gruppo di riceca e-Mapping, ci dice I processi urbanizzativi moderni hanno cam-
che, per sostenere tale competitività occorre la biato forma e natura delle grandi città gene-
compresenza di alcuni elementi: rando due tendenze apparentemente op-
Dimensione poste. Da una parte, soprattutto nelle città
• la dimensione spaziale; di maggiori dimensioni, si è assistito ad un
• la densità abitativa; fenomeno di diffusione urbana che ha porta-
• la collocazione geografica. to a cancellare i confini tra città e campagna,
Connessioni producendo città quasi infinite, il cui pericolo
• le infrastrutture fisiche e immateriali; consiste negli elevati costi e nelle esternalità
• le reti tra università ricerca produzione. negative generate dall’eccessiva dispersione e
Sostenibilità dalla difficoltà di pianificare e governare.
• la qualità della vita; Dall’altra parte si è assistito alla nascita di com-
• il verde e il tempo libero; plesse strutture urbane reticolari, reti virtuose
• la forma e l’immagine della città. fra città che si reggono sulla forza e la frequen-
Governance za delle relazioni tra i vari nodi strategici di tali
• la capacità di governare la complessità. reti senza annullarne le peculiarità locali.
L’analisi effettuata testimonia che sono le cit- In entrambi i casi occorre prestare attenzione
tà più grandi in termini di densità abitativa ai fattori collaterali dello sviluppo: al conside-
a offrire il maggior contributo allo sviluppo. revole aumento del pendolarismo che genera
Grandi per dimensioni territoriali e per densi- congestione e diseconomie complessive, alla
tà abitativa tanto da costituire una sufficien- crescente domanda di servizi e sistemi efficien-
te massa critica per capitale umano, imprese ti di infrastrutture di trasporto, all’intensificarsi
servizi e infrastrutture. Non basta però essere dell’utilizzo delle tecnologie di informazione
grandi, occorre possedere una “densità di qua- e comunicazione che ridisegnano i tempi del
lità” ossia un tessuto connettivo in grado di far lavoro e delle relazioni.
79
La Milano a cui pensiamo è quindi una città che garantisca tempi d’accesso adeguati e alla
con dimensioni e densità tali da poter contare capacità di governare la complessità.
su vantaggi in termini di agglomerazione, di Mi soffermo su quest’ultimo punto perché lo
interscambio e di trasferimenti di conoscenze, ritengo centrale. Credo, infatti, che serva un si-
ma al tempo stesso pensiamo a una città con stema di governo flessibile per tutta la regione
una forte polarità, cardine di una rete efficien- urbana che rifugga da operazioni d’ingegneria
te di satelliti sinergici e cooperanti. istituzionale, un sistema diverso da quello ela-
Ma se la massa critica, che gli analisti ritengo- borato e fallito di “città metropolitana”.
no adeguata per competere tra sistemi terri- Auspichiamo che si possa giungere alla defini-
toriali, si raggiunge con dimensioni di circa 7 zione di una sorta di authority che governi ba-
milioni di abitanti, in grado di interconnettersi sandosi, come in molti casi di successo all’este-
in meno di un’ora di percorso, dobbiamo chie- ro, sui reali problemi dei sistemi rappresentati
derci quale sia la dimensione territoriale di Mi- e sui flessibili confini dettati dai problemi stes-
lano per essere competitiva. si, un organismo non elettivo in senso proprio.
La nostra tesi è che questa dimensione sia Per creare realmente una regione urbana mi-
MidLand, la regione urbana milanese collocata lanese e uscire dalla situazione di stallo in cui
al centro di un’area europea strategica percor- ci troviamo, forti dell’eredità che la storia ha
sa dal corridoio “Lisbona-Kiew” e dalle direttrici trasmesso a questa area territoriale, occorre
nord-sud Genova Rotterdam e Berlino Roma. rompere il monocentrismo milanese e mette-
Un’area che coinvolge 11 province e che inte- re in rete i principali comuni lombardi, i nodi
ressa gran parte della Lombardia estendendo- a densità qualificata della rete di MidLand,
si verso Novara e Piacenza. MidLand, città di attuando quel policentrismo urbano che è
mezzo, come porta di scambio con l’economia condizione del nostro recupero di compe-
globale, vero punto strategico di connessione titività. Milano città non può continuare a
fra il Nord Europa ed il Mediterraneo. Lo svilup- essere la piccola città che in effetti è, ma nel
po virtuoso di MidLand è legato al ringiovani- contempo, anche la regione urbana non può
mento della popolazione, al consolidamento mantenere un modello di sviluppo basato sul
della creatività culturale, alla promozione di frantumarsi degli interessi in tante “monadi”
un terziario capace di creare valore oltre che municipalistiche o provincialistiche: questo
reddito, allo sviluppo di una rete di trasporti disegno è perdente e ci destina ad un futuro
di declino economico e sociale. di lettura dei veri punti di forza di Milano. Tra
Non vogliamo per Milano una prospettiva questi punti la capacità di attrarre e trattene-
di città infinita ed indifferenziata, soffocata re la “classe creativa” di cui ha bisogno. Ma per
dall’inquinamento, senza identità e senza stra- svolgere tale funzione bisogna:
tegie. Vogliamo che questa regione urbana si • generare cooperazione fra mondo della for-
strutturi fino a diventare un insieme unitario, mazione, della ricerca,
articolato, policentrico con nodi collegati da della produzione e dei servizi innovativi;
un’ intensa trama infrastrutturale, multimedia- • generare un flusso costante e omogeneo di
le e connessa da un tessuto continuo di spazi informazioni e relazioni fra i diversi contesti
verdi. Un’area territoriale del terzo millennio culturali;
a rete aperta, continua attraversata da flussi • raccordare i flussi produttivi con l’evoluzione
materiali e immateriali. Non più la città stori- degli stili di vita e di consumo.
ca, chiusa, municipale e introversa, ma una Milano ha un grande potenziale attrattivo ma
città capace di essere il terreno di cultura della deve focalizzarsi sulle eccellenze che la carat-
nostra civiltà, del prosperare della nostra eco- terizzano:
nomia fondata sempre di più sull’innovazione • la forza della tradizione storico e artistica
dei prodotti e dei processi, sullo scambio del- (Scala, Brera, ecc);
le merci e delle informazioni, sulla capacità di • la competitività dei suoi centri di ricerca e in-
crescere come sistema. novazione (salute, biotecnologie ecc.);
Un’economia milanese sostenuta e valorizzata, • il suo glamour (stile della città).
non più e non solo dalla lettura verticale dei Per trasformare questi potenziali in prospetti-
fattori di successo settoriali, ma dall’interpre- ve di sviluppo bisogna impegnarsi per ricon-
tazione della ricchezza dei suoi sistemi eco- figurare i luoghi che la identificano, in parti-
nomici intesi come insieme di risorse, attività, colare lo spazio pubblico, nonché i luoghi e le
professioni, competenze di diversa natura che funzioni dell’accoglienza.
ruotano attorno alla produzione di prodotti e Tutto questo senza temere di misurarsi con
servizi costituendo così una vera struttura pro- un’estetica contemporanea, purché consa-
duttiva integrata. pevole, coerente, magari originale e non di
La ricerca che oggi presentiamo ha analizzato importazione. Il tema, a mio avviso, non è la
alcuni di questi “sistemi”, fornendo una chiave ricerca di una nuova forma della città, quanto
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un disegno puntuale dei singoli luoghi a mor- queste aree dismesse hanno portato riqualifi-
fologia variabile in relazione alla loro stessa cazione urbana e sono, pertanto, incomprensi-
funzione prevalente e alla loro identità. bili le prese di posizione, indipendentemente
Un disegno, quindi, ad una scala microurbana dalla specifica tipologia del manufatto, dei so-
che è quella con la quale si misura chi abita la liti paladini della “conservazione”, che li eleg-
città stabilmente ed ha bisogno di essere rassi- gono ad emblemi dell’archeologia industriale
curato. Una morfologia ad hoc disegnata, spe- solo per la loro collocazione territoriale.
cializzata e condivisa. L’esatto contrario della Questa cultura della conservazione di ogni
follia disurbanizzatrice che sembra pervade- cosa indipendentemente dal suo valore sto-
re alcune recenti esperienze di grandi città. rico è nemica di ogni mutamento, è elitaria e
L’Expo è un’occasione per la politica di riap- spesso figlia di posizioni di privilegio.
propriarsi della capacità di svolgere in modo A tutti costoro suggerisco di leggere con at-
autonomo il proprio ruolo di mediazione e di tenzione uno degli ultimi libri di Alessandro
sintesi degli interessi organizzati. Baricco “I Barbari, saggio sulla mutazione”, una
Occorre, però, rapidamente superare ogni lucida e disincantata riflessione sulla paura e
status mentale di resistenza conservativa che la resistenza al cambiamento ed all’inutile co-
porti a vivere l’evento come una minaccia per struzione delle “Grandi Muraglie”. Le città da
cogliere, invece, e interpretare ogni positività sempre si ricostruiscono su loro stesse: le varie
presente come opportunità di trasformazione. generazioni non devono aver paura di lasciare
Occorre combattere la logica di chi vuole con- i segni della loro contemporaneità. Le persone
trastare il consumo del suolo (e i dati statistici amano confrontarsi con il nuovo, anche criti-
dicono che dal ’94 ad oggi in Milano il consumo camente, perchè in esso trovano stimoli per
di suolo è stato pari all’1%, senza contare che migliorare e possono leggere un progetto per
la città si è riappropriata di molti spazi indu- il futuro.
striali destinandoli a verde all’interno dei Piani Basta pensare al successo ed alla curiosità che
Integrati d’Intervento) e nel contempo grida la mostra sugli edifici in altezza, presso l’Urban
allo scandalo quando si interviene su un’area Center, ha suscitato dopo tante polemiche e
dismessa. Senza voler innescare sterili pole- diffidenze.
miche voglio ricordare che le trasformazioni Abbiamo ora con l’Expo una nuova oppor-
connesse alla demolizione e ricostruzione di tunità per ridefinire la strategia di Milano in
termini:
• territoriali_questa è l’occasione per allarga-
re Milano guardando, come già detto, alla
regione urbana e costruendo una serie di
relazioni che vadano oltre i confini ammini-
strativi;
• temporali_l’Expo impone di “andare” oltre la
durata media di un mandato elettorale;
• di governance_un progetto così trasversale
e di così lunga durata presuppone una regia
forte e flessibile;
• di identità_i milanesi non amano le etichette
ma l’Expo è un’etichetta a priori, non si tratta
di discutere per anni cosa vogliamo essere: il
tema ci è noto.
Milano ha, dunque, molti punti di forza su cui
giocare un suo futuro competitivo, ma deve
definire meglio il proprio ruolo nel sistema
territoriale lombardo, superando la logica
del centro per cogliere i vantaggi competitivi
dell’essere un nodo della rete. Milano è la più
importante porta di scambio del Paese con l’e-
conomia globale, un ruolo favorito dalla storia
e dalla posizione geografica: se saprà investi-
re per il rafforzamento delle connessioni nei
sistemi economici avrà tracciato un futuro di
indiscussa città leader nel mondo.
83
08 A
mministratori, progettisti, costruttori,
semplici cittadini: tutti sono soggetti
ed attori partecipi al progetto del-
la città; oggi nel contesto della città
luglio_agosto 2008 contemporanea tutti sono parimenti sensibili
Pieni e vuoti, rossi e verdi alla ricerca di un sentimento della natura nel
costruito. Eppure ci capita facilmente di essere
succubi di un pensiero facile, che sceglie l’in-
Cecilia Bolognesi differenza piuttosto che ammettere l’inade-
guatezza delle proprie azioni, dei propri stru-
menti.
Chi si trova in difficoltà a pianificare un dise-
gno del verde unitario, difficilmente persegui-
bile con la strumentazione urbanistica attuale
e con la frantumazione delle proprietà; chi è
incapace di proseguire un frammento di di-
segno del verde magari lasciato incompleto
dalle proprietà vicine, se non aprendo un con-
tradditorio; chi ancora non ha chiuso i conti
che attribuiscono alla presenza del vuoto la
capacità di conferire un valore aggiunto al pie-
no, e infine chi è ancora lontano dal concetto
che vede il vuoto come una proprietà comune,
con regole proprie da condividere.
Ma sarà poi così difficile questa governance
condivisa tra verde e costruito così come agri-
coltura e città?
Nei bordi urbani anche della nostra città due
fenomeni attuali vanno tenuti sotto gli occhi
Pieni e vuoti per meglio valutare lo stato delle cose: il primo
ci dice che molte classi medie hanno scelto di scibilità chiara; in principio sappiamo queste
abitare negli spazi verdi periurbani alzando la risorse primarie erano le abbazie, in tempi suc-
domanda di residenze non più centralizzate, cessivi i castelli e poi le ville e le cascine. Solo
ma a ridosso della campagna; il secondo che nel contemporaneo noi non abbiamo ancora
molti agricoltori hanno riconsiderato l’ipotesi dato risposta architettonica, ovvero con delle
di tornare ad abitare le loro terre incolte for- costruzioni adeguate e del verde “governato”,
nendo motivi concreti per la valorizzazione al degrado ed alla apparente anonimità di va-
del patrimonio agricolo attiguo. Su di un piano ste aree limitrofe ai centri abitati; il processo di
concreto, se pensiamo al Sud Milano, entram- definizione formale ed architettonica dell’idea
bi i termini della questione possono significa- di molti “Parchi” o “Greenways” è perciò molto
re presidi costruiti per il vuoto, chiave possibile in là da venire, concluso più sulla carta che nei
controllo e gestione dei parchi agricoli con im- fatti dove la dimensione dei territori agricoli o
pegni reciproci da parte sia di chi lì ci abita sia del verde di cintura come di risulta della nostra
di chi li amministra. città non presenta nessuna forma di riconosci-
Per alcune situazioni critiche di Milano stiamo bilità. Nell’immaginario collettivo Milano non
parlando della messa in opera di una valoriz- è una città verde, è percepita più come forma-
zazione del territorio anche attraverso la mes- ta da aree discontinue e disconnesse alle quali
sa a sistema sia del paesaggio agricolo che il nuovo Piano di Governo del Territorio vuole
di nuove o vecchie architetture. Così, mentre porre rimedio dando identità rinnovata.
i prossimi sette anni in città saranno scanditi Eppure come dice Renzo Piano in una sua in-
dal motto “feed the planet “ potremo anche tervista “Ha mai notato con quale entusiasmo
assistere al diffondersi di esperimenti di agri- cresce il verde a Milano? Ci sono città dove gli
coltura periurbana con tutti gli accorgimenti alberi ti ringraziano ogni mattina. Milano è una
e le necessità che ne conseguono. Lo scopo di queste”.
che una città come Milano potrebbe darsi è Perciò, con rinnovato entusiasmo, le strategie
quello di costruire i suoi spazi naturali con una che passano dalla costituzione dell’anello di
qualità ambientale ricca e variegata, governa- cintura verde attorno alla città agli otto rag-
ti da figure giuridiche capaci di protezione sia gi verdi che collegano la periferia al centro
urbanistica che ambientale, ma soprattutto dovranno fare i conti sia con le architetture
organizzati attorno a degli elementi di ricono- presenti per dare forma ad una nuova natura
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urbana frutto di vegetazione come di asfalto,
rumore, traffico, ma anche con architetture
da pensare e da farsi. Solo in questa maniera
il progetto degli spazi aperti può essere con-
siderato strategico, laddove esso coinvolge la
dialettica tra il vuoto e l’edificato ed il continuo
coinvolgimento dei fruitori dello spazio aperto
come degli abitanti il costruito.
87
08 U
na città verde è una città bella da vi-
vere? La storia ci ha lasciato molte
testimonianze di come usare questa
risorsa naturale per disegnare e crea-
luglio_agosto 2008 re un contesto di elevata percezione di qualità
Pieni e vuoti, rossi e verdi urbana eppure, nel tempo, abbiamo disperso
questa cultura e lasciato al verde prevalente-
mente un significato decorativo.
Claudio De Albertis Il verde è associato al tempo libero, allo sport
Presidente Assimpredil Ance e al gioco; gli è attribuita sostanzialmente una
funzione che ne impoverisce il potenziale di
risorsa per lo sviluppo, per uno sviluppo soste-
nibile.
Con 48 milioni di mq di verde di cui però solo
16 realmente a disposizione dei cittadini in
giardini, parchi pubblici e campi sportivi, Mila-
no annovera circa 12,7 mq di verde per abitan-
te con un piano di sviluppo comunale che si
propone diversi obiettivi ambiziosi: 19 mq per
cittadino per fine 2008 e la meta altissima di 30
mq all’Expo 2015.
Ma già da ora la dotazione per abitante di ver-
de potrebbe essere sufficiente se molti degli
spazi vuoti trovassero - aiutati, perché no, an-
che dal costruito - una propria dignità formale,
ma soprattutto una propria identità forte, frut-
to di un buon progetto e una buona gestione.
Città verde Un’identità tale da resistere alle trasformazioni
della città che si costruisce al loro fianco o an-
città bella? che da indurle ad un gioco di reciproca valoriz-
zazione, purtroppo una meta che mi pare an- all’organizzazione ed all’evoluzione della città,
cora lontana nella maggior parte dei progetti. è necessario che sia sostenuta a tutti i livel-
Esistono nel nostro territorio diversi ordini di li della politica. Sono da evitare le situazioni
problemi, molto chiari, da prendere in consi- di conflitto, in particolare quelle derivanti da
derazione nella realizzazione e gestione del sovrapposizioni e incoerenze in termini legi-
verde e degli spazi aperti. slativi, che non fanno altro che creare, di fatto,
In primo luogo la complessità delle relazioni il non governo ed il degrado delle aree, senza
che un’entità sovracomunale, come può esse- condivisione né degli interessi né dei risultati.
re un parco, deve instaurare con gli organi am- Le decisioni che riguardano tali ambiti sono
ministrativi che la governano e ne decidono le certamente complesse, ma non ingovernabili,
sorti quali: regione, provincia, comune, enti ed se le sovranità sono stabilite con chiarezza.
associazioni. Invece, in merito all’annosa questione se sia
Di non secondaria importanza, l’irrisolta diatri- l’architettura, il costruito, a determinare il di-
ba tra architetti del costruito e paesaggisti del segno del vuoto e conseguentemente del ver-
verde che si contendono gli uni il diritto di go- de o, al contrario, se sia il vuoto a regolare e
vernare le azioni degli altri. organizzare gli spazi del costruito, non esiste
Per finire, la frammentazione della progetta- una risposta se non quella di buon senso: è
zione degli spazi verdi nelle aree di trasfor- la relazione virtuosa instaurata tra questi due
mazione che spesso, per natura insita alle soggetti a stabilire la bontà del progetto inte-
regolamentazioni edilizie, è impossibile da go- ro. E non c’è scala che possa confutare questa
vernare con un disegno unitario. È più facile, affermazione: il presupposto vale sia che ci si
infatti, allo stato attuale delle normative, pro- riferisca al livello urbano o del singolo quar-
cedere secondo disegni parziali dello spazio tiere. I parchi di Londra, ad esempio, con il
aperto, eludendo l’unitarietà del disegno di un sistema dei crescent e dei piccoli parchi nelle
vuoto a cavallo tra interventi edilizi normati da squares, hanno sostenuto il progetto urbano
strumenti urbanistici differenti. per secoli. La città è cresciuta con i suoi parchi
La prima questione è di ordine prettamen- in un progetto di mutuo sostegno e reciproca
te politico: se un’amministrazione definisce valorizzazione. Se pensiamo alle regge, riper-
un proprio piano del verde, decidendo di correndo nella storia i grandi progetti dell’ar-
metterlo a sistema per farlo crescere insieme chitettura, possiamo vedere nel loro disegno
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finale, nell’organizzazione dei volumi e dei par- sulla quale possa esercitarsi la guardiania di un
chi annessi, la riprova che solo dalla simbiosi presidio costruito, se si vuole anche solo la te-
del sistema costruito e del sistema dei vuoti sta urbana di un’estensione agricola più ester-
prende forma il progetto migliore e che non na alla città, devono essere accettate per dare
esiste una priorità tra i due. origine ad un progetto di valorizzazione delle
Gli articoli raccolti in questo numero espon- aree verdi della nostra città radicato e condi-
gono, da più punti di vista, le difficoltà nella visibile.
gestione delle vaste aree verdi che circondano Una città verde è, per concludere, una città più
Milano o che si insinuano a cuneo in alcuni set- sostenibile solo se il verde è percepito come
tori urbani che ancora non sono caratterizzati un bene di grandissimo valore da vivere e da
come parchi. Per alcuni di essi siamo di fronte tenere vivo.
ad entità di dimensioni eccessive, che com-
portano pesanti ricadute nell’organizzazione
di spazi troppo grandi per luoghi dove la pro-
prietà di tutti diventa in realtà la proprietà di
nessuno. Forse dobbiamo convenire che nei
progetti di definizione dei parchi a cintura del-
la nostra città la definizione dello spazio deve
prescindere da schemi metodologici proget-
tuali e ideologici: non c’è prima il verde o il
costruito. Il disegno di un confine può essere
un atto che va sia a vantaggio sia a svantaggio
di un’area aperta. E, viceversa, un’area aperta
può esaltare le architetture che la incorniciano
come essere il ricettacolo di brutture di un so-
ciale alla deriva.
È inutile, dunque, bendarsi gli occhi di fronte
alle distese di verde che non si possono attra-
versare se non in certi orari. Queste valutazio- Sesto San Giovanni: viabilità complessa tra le direttrici
ni, come lo stabilire una dimensione minima in uscita da Milano ed i centri commerciali.
91
08 P
arco Nord e Parco Forlanini: due storie
antitetiche
Per comprendere le problematiche di
un parco che ancora deve decollare,
luglio_agosto 2008 quale il Forlanini, conviene forse partire dal
Pieni e vuoti, rossi e verdi Parco Nord, che conosco bene e che si è rea-
lizzato negli ultimi venticinque anni. Quando
nell’83 sono stato chiamato ad occuparmi del
Francesco Borella Parco Nord, che ovviamente allora esisteva
Architetto, progettista ed solo sulla carta, c’era sul tavolo un progetto
ex direttore Parco Nord Milano esecutivo, firmato da quattro noti architetti
milanesi, che di fatto era poco più di un pre-
liminare e che interessava i primi 100 ettari di
parco, i quali però non coincidevano con le
aree acquisite in proprietà. Vi erano aree già di
proprietà pubblica escluse dal progetto, il qua-
le invece era esteso a porzioni dell’area dell’a-
eroporto, che si voleva a tutti i costi espro-
priare ed allontanare. Quando sono arrivato
ho subito osservato l’assurdità di tenere tutto
bloccato per la questione dell’aeroporto (che,
tra parentesi, è ancor oggi irrisolta) ed ho pro-
posto che si iniziasse a fare il parco sulle aree
già disponibili. Oggi si può dire scelta sconta-
ta e di buon senso. In realtà è stata una scelta
di metodo rivelatasi essenziale e vincente: la
scelta del metodo della gradualità, del work
Conversazione sui in progress come unico metodo proponibile e
concretamente praticabile per la realizzazione
parchi a Milano di un grande parco territoriale.
Sono convinto che, nel nostro paese, la logica progetto-disegno, un progetto-metodologia,
del pronto effetto, del parco chiavi in mano, il progetto di un processo, di una strategia di
del progetto rigido predisegnato dato a un’im- attuazione (dalla quale far emergere il proget-
presa per essere costruito, con la speranza di to e il disegno del parco). Non è così che sono
andare dopo tre anni a tagliare il nastro, sia andate poi le cose, ma sono ancora convinto
una logica perdente, non praticabile alla sca- che se il comune di Milano vuole arrivare a fare
la del parco territoriale. Perché? Soprattutto diventare il Forlanini un parco che si completa
per le troppe incertezze, incertezze di fatto nel tempo, deve cambiare metodo, adottando
connaturate al nostro modo di fare urbanisti- lo stesso approccio che hanno usato il Parco
ca (incertezza di vincoli e destinazione d’uso, Nord, il Parco delle cave e il Boscoincittà.
incertezza sulla reale espropriabilità delle aree L’amministrazione deve cominciare innanzi-
e sui tempi necessari, incertezza sul piano dei tutto ad avere qualcuno sul posto, diciamo
finanziamenti per le aree e per le opere ecc.) un direttore e un centro parco, qualcuno che
che non consentono mai di elaborare e di por- se ne occupi, che curi la manutenzione e che
tare ad attuazione un vero progetto esecutivo arrivi ad acquisire una profonda conoscenza
(e che dunque, vedi il caso Forlanini, non con- del territorio, fino a capire dove il parco si può
sentono neanche di bandire un concorso che allargare e con quali funzioni, con quale strate-
possa poi davvero portare ad un progetto can- gia, facendo anche tesoro del dialogo con i fre-
tierizzabile). quentatori, con le associazioni, con i gruppi di
Altro problema rilevante è quello della parte- cittadini organizzati. È la filosofia della gradua-
cipazione: il dialogo con la “zona”, con gli ope- lità guidata: chi è presente e conosce il posto,
ratori, con l’associazione degli Amici del Parco armato di “cultura” del verde, cura il progetto,
è molto più facile, continuativo ed efficace nel l’attuazione del parco e poi l’ampliamento e
work in progress, pressoché impossibile nel successivamente la gestione, accompagnan-
caso del concorso o comunque del progetto do la crescita del parco negli anni.
predefinito. Spesso ho occasione di ricordare che ogni par-
Nel caso del Forlanini, pur con molte resisten- co è un prodotto bio-degradabile che si altera
ze ho partecipato al concorso con l’intento di nel tempo, si modifica e che ogni anno, anche
provare a mutare i presupposti dall’interno, e solo facendo manutenzione, un po’ si riproget-
di presentare per la seconda fase più che un ta, si reinventa: una pianta alta 5 metri non è la
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stessa cosa di una pianta alta 25. Il parco non strategia, un piano, non ha fatto alcuna poli-
è una cosa che uno disegna un giorno, realiz- tica urbanistica complessiva che diversificas-
za il giorno dopo e può pensare di rivisitare tal se un’area dall’altra, per esempio rendendo
quale dopo 20 anni. edificabile tutta un’area per metterne a verde
Questo, che ho cercato di sintetizzare, mi sem- tutta un’altra; l’amministrazione non è stata
bra il problema centrale del Parco Forlanini. in grado nemmeno di fare un’azione di coor-
Un parco comincia ad essere tale quando: dinamento tra più operazioni e si è acconten-
1. c’è qualcuno che se ne cura, sul posto: un tata di trovare un equilibrio ponderale delle
centro parco diverse componenti all’interno della singola
2. quando la gente vi s’identifica; vigila, si sen- operazione, caso per caso.
te responsabile, vuol proteggere il parco da Tra le problematiche per esempio sollevate
possibili intrusioni ed usi distorti. da CityLife si è recentemente dato risalto al
problema dell’ombra gettata sul parco dai
Parchi della trasformazione grattacieli, della quale si lamentano i comi-
Il fattore dimensionale è un elemento fonda- tati. È vero che un parco può anche vivere
mentale da considerare. Per parchi di grandi bene con tanta ombra e che è possibile idea-
dimensioni il metodo della gradualità è im- re un parco per queste condizioni, con piante
prescindibile. adatte, ma mi sembra del tutto insufficiente e
Per piccoli parchi, invece, quali i parchi della riduttivo affrontare la questione in questi ter-
trasformazione, i parchi realizzati negli ambi- mini: la prima cosa da dire, mi sembra, è che
ti delle aree industriali dimesse, si può anche per un urbanista questo è un parco di risulta,
procedere diversamente. Spesso questi par- ovvero non si è pensato prima al parco per la
chi, per dirla con franchezza, sembrano avere città con il risultato di un verde residuale ad
la funzione di creare quel tanto di verde che un’operazione di dislocazione volumetrica.
consente di vendere bene il mattone che gli Questa osservazione vale un po’ per tanti
si è costruito attorno. In questi parchi solita- parchi della trasformazione: non sono parchi
mente quello che è sbagliato è che l’equili- in cui il paesaggista fin dall’inizio è stato in-
brio tra il residenziale, il terziario e il verde si cluso nell’equipe di progettazione, alla pari,
è dovuto trovare all’interno di ciascuna area, per impostare almeno su di un piano di pari
poiché l’amministrazione non si è data una dignità e attenzione, l’architettura del verde
per la città e l’architettura degli edifici nel suo di progettazione, di manutenzione e cura, ma
complesso. Spesso, almeno a giudicare dai ri- anche di ascolto dei cittadini, di canale di par-
sultati, prima è stato deciso il quadro volume- tecipazione, non episodico ma affidabile nel
trico e tutto il resto, e solo successivamente tempo. È un caso tale sintonia di metodo del-
è stato chiamato il paesaggista, io dico mali- le esperienze richiamate? Io non credo.
ziosamente, a “mettere un po’ di verdura” per Ma torniamo a ragionare sulla nostra cintu-
mitigare, per rendere accettabile un progetto ra interna. Abbiamo visto nord e ovest. A est
urbanistico che molto spesso non lo era. abbiamo tanti piccoli anelli della nostra cin-
tura, per ora separati tra loro, che si chiamano
Parchi di cintura urbana Parco Lambro, Rubattino, Forlanini, Idroscalo,
Nel sistema del verde milanese troviamo due Parco di Monluè, tutti anelli che possono es-
realtà di grande scala, strategicamente dispo- sere ricuciti assieme da un potente filo, che si
ste sulla futura possibile cintura verde urba- chiama Fiume Lambro.
na: il Parco Nord a settentrione, il Parco delle Io mi sto occupando di questo fiume nel trat-
Cave, Boscoincittà e Trenno nel nord ovest, to immediatamente a monte, quello del PLIS
parchi questi (i primi due creati e gestiti da (Parco Locale di Interesse Sovracomunale)
Italia Nostra) in qualche modo distinti tra loro, della Media Valle Lambro, (il quale a sua volta
ma destinati a diventare un unico polo verde, trova continuità verso nord nel parco regio-
interconnesso anche col verde urbano degli nale di Monza e della Valle del Lambro) e per-
ippodromi da un lato e col parco dei fontanili ciò vedo come una grande opportunità per
ed altre aree verdi esterne dall’altro, così da Milano, inquadrata finalmente questa volta
consolidare il grande polo ovest del sistema in una strategia territoriale di vasto respiro, di
dei parchi di cintura interna. fare del “sistema Lambro” il grande anello est
Non posso non tornare per un momento al della cintura verde interna, visto come pro-
problema del metodo, solo per osservare getto di ricucitura di tutte le aree verdi pree-
come le due esperienze positive richiamate sistenti, in un disegno forte di potenziamento
(parco Nord da un lato e Boscoincittà e Parco e di valorizzazione urbana del fiume.
Cave dall’altro) siano accomunate e dal me- E a Sud ? Quali sono, e quali possono essere
todo della gradualità e dalla forte presenza in gli anelli sud della nostra cintura verde?
loco di un soggetto con funzioni di direzione, Con ogni evidenza, ad oggi, il sud è ricco di
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verde agricolo ma privo di parchi idonei alla specifici che per la loro collocazione, anche in
fruibilità pubblica, quali dovrebbero invece assenza di valori naturalistici, aree che in tut-
essere quelli della nostra cintura. Per capire ta Europa con la politica delle green belts ci
cosa ci può attendere nel futuro, dobbiamo si premurava da tempo di tutelare. Con que-
dire qualcosa sul Parco Sud. sta legge dunque la politica delle green belts
per la prima volta faceva ufficialmente la sua
Parco Sud e Metrobosco comparsa anche nel nostro paese e con que-
Il parco Sud è un tema importantissimo, col sta legge nel milanese veniva preparata la
quale ho personalmente un conto aperto. Ho strada al Parco Sud (che infatti era nell’elenco
cominciato a pensarci e a lavorarci nel ’72, in dei parchi di cintura da istituire, allegato alla
sede PIM, quando di Parco Sud non s’era mai legge).
sentito né il nome né l’idea. Ed è appunto da È difficile spiegare la prospettiva del Parco
allora che l’idea ha cominciato a maturare. Sud Milano senza richiamare quello che era lo
Conservo gelosamente un numero di Urbani- straordinario paesaggio agricolo della bassa
stica Milano del ’74, in cui spiegavo con gran- milanese e lombarda, fino almeno alla secon-
de semplicità (con l’aiuto di una planimetria da guerra mondiale; al PIM rimanevo incan-
sintetica e di schizzi prospettici molto vivi ed tato davanti alle immagini in bianco e nero
efficaci), in modo già sufficientemente preci- di un primo fotopiano del ’36 e alla trama
so e articolato, cosa avrebbe potuto diventa- straordinariamente fitta della piantata e del-
re il sud Milano riorganizzato a parco. le orditure agricole di quel tempo. C’è tutta
Dopo che la Regione, con la l.r. 86/1983 aveva una letteratura, estremamente ricca, sul me-
istituito la sola categoria dei parchi naturali raviglioso equilibrio di quell’agricoltura, sulla
(per tutelare i “santuari della natura”), con Di sapienza nell’uso integrato delle risorse, nella
Fidio ho lavorato alla l.r. 41/1985 che, inte- turnazione delle culture, nella tutela della fer-
grando la precedente, introduceva la nuova tilità del suolo, nell’uso e nella regimazione
categoria dei parchi di cintura metropolitana, delle acque e poi le piantate, le siepi, le col-
per la tutela delle aree verdi strategiche per il ture di ripa, i boschi e i cedui; e poi lo splen-
riequilibrio ecologico delle aree metropolita- dore dell’architettura rurale della bassa, delle
ne, in particolare delle aree agricole periurba- grandi cascine ma anche dei castelli, dei mo-
ne, aree preziose quindi sia per i loro caratteri nasteri, delle abbazie, delle pievi, dei mulini.
Quel sud, il nostro sud creato dai cistercensi e invece di quelle bianche, tante idee da far
dagli umiliati secoli addietro, ora non c’è qua- maturare e da sviluppare, guardandosi anche
si più. Esistono ancora vaste aree agricole, di- attorno, ad esempio a quello che stanno spe-
ventate enormi spianate, diventate, qualcuno rimentando nel “triangle vert”, a sud di Parigi.
dice, il “deserto agricolo”, l’agricoltura intensi- E poi un po’ di nuovi boschi, anche con le sov-
va della chimica e delle multinazionali; aree e venzioni regionali, e po’ più di produzione di
paesaggi tagliati dalla trama infrastrutturale valori ambientali, puntando sulle sovvenzioni
onnipresente, aree minacciate ogni giorno comunitarie (e quindi, in questa direzione, va
di più dal cemento e dai ritmi forsennati del bene anche il Metrobosco, purchè non sia es-
consumo di suolo in atto. senzialmente lo strumento di compensazio-
Si può ancora fare un parco, in queste condi- ne inventato per spianare la strada a iniziative
zioni? Capovolgiamo il discorso. È necessario, radicalmente in contraddizione con questa
è indispensabile fare il Parco, in queste condi- logica). Una nuova agricoltura non contro
zioni. Fare il Parco sud vuol dire in primo luo- la città, o estranea alla città, ma per la città,
go arrestare il forsennato consumo di suolo. al servizio della città, deve necessariamente
Dire basta alla sottrazione di aree agricole a voler dire anche nuovo paesaggio, con più
scopo edificatorio. La città deve ristrutturarsi verde, più boschi, più ambiente, ritorno alla
su se stessa, senza più espandersi. valorizzazione delle acque, un po’ di aree per
Fare il Parco Sud vuol dire cercare, inventare la fruizione e per il tempo libero, in prossimità
un nuovo equilibrio, sperimentando in vivo delle cascine, dei punti di vendita dei prodot-
una nuova strategia territoriale, che voglia ti agricoli, ma anche dei mulini, dei castelli,
dire anche una nuova agricoltura, un nuovo delle abbazie, dei corsi d’acqua, dei punti di
rapporto con la città, un nuovo paesaggio, maggiore interesse paesaggistico.
che la gente possa riconoscere come paesag- Ma fare il Parco sud significa anche dar vita
gio del parco e in cui si possa identificare. ad una trama di percorsi verdi, alberati e om-
Una nuova agricoltura per la città, prodotti breggiati, ciclabili e pedonali (ma in qualche
freschi, filiera corta, vendita diretta, più biolo- punto bisognerebbe pensare anche a percor-
gico, un po’ di agriturismo (e quindi recupero si equestri) idonei a garantire una vera e sicu-
degli edifici storici rurali), un po’ di educa- ra fruibilità dell’intero parco.
zione ambientale, un po’ di settimane verdi Infine (e qui finalmente il cerchio si chiude,
97
tornando a saldarsi col discorso della cintura strumento metodologico, che si chiama Par-
verde interna là dove l’avevamo interrotto) co Agricolo Sud Milano?
fare il Parco Sud significa anche progettare,
dimensionare ed organizzare le “teste di pon-
te urbane” del Parco, piccoli parchi pubblici,
aree di libera fruizione più vaste ed estese di
quelle disseminate all’interno del parco agri-
colo, destinate ad essere in sé luogo per lo
svago e il tempo libero dei cittadini, e quin-
di come tali facenti parte della cintura verde,
ma anche punti di partenza e di raccolta dei
percorsi verdi ciclopedonali di penetrazione
al Parco agricolo, ai navigli, all’Adda, al Ticino,
al sistema verde regionale.
Questi poli verdi urbani potrebbero in real-
tà occupare una frazione del Parco Sud assai
modesta, che tuttavia potrebbe diventare
molto significativa, perché darebbe modo
alla gente di identificarsi, di riconoscere come
propria una porzione del Parco, di percepire
l’esistenza del parco, cosa assai difficile con
un’eccessiva dispersione della fruizione.
Con l’Expo 2015 alle porte, tutta centrata sui
temi della nutrizione e dell’energia, cosa ci
può essere di più affascinante, e di meno effi-
mero e più duraturo, meno superficiale e più
strutturale, che questo della propria grande
storica straordinaria area agricola sud, per af- Milano: lavori in corso presso la Stazione
frontare la quale è già pronto (confessiamo- di P.ta Garibaldi prima del compimento
lo, quasi pronto) un altrettanto straordinario dell’intervento di P.ta Nuova
99
08 I
l patchwork (tradotto indica “lavoro con
le pezze”) è un manufatto che consiste
nell’unione, tramite cucitura, di diverse
parti di tessuto.
luglio_agosto 2008 Potrebbe essere questa una delle immagini
Pieni e vuoti, rossi e verdi capaci di spiegare cosa è il Parco Nord Milano
e quale sia stato il processo attuatosi in questi
anni. Due parole infatti caratterizzano la defi-
Riccardo Gini nizione: cucitura e tessuto.
Direttore Parco Nord Il Parco dal 1983, anno in cui sono stati pian-
tati i primi alberi, ha cominciato una lenta, ma
inesorabile opera di creazione di frammenti
di parco, ognuno con una propria coerenza
interna, ma in un’ottica di collegamento, di
cucitura tra loro e di questi con la grande città
metropolitana. Il tessuto urbano ricucito con il
filo dei boschi e dei filari, delle acque e delle at-
trezzature leggere, delle piste ciclabili e pedo-
nali, dei ponti e delle passerelle, della qualità
della manutenzione e della vita.
Non so come lo immaginassero e quali ambi-
zioni nutrissero i lungimiranti esperti del PIM
(Piano Intercomunale Milanese) quando negli
anni ’60, studiando l’assetto urbanistico della
“grande Milano” evidenziarono quanto fosse
fondato il rischio della compromissione ge-
neralizzata del territorio, quanto l’edificabilità
Costruire la qualità residenziale e industriale fossero follemente
sovradimensionate ed avulse da qualsiasi logi-
della vita ca di organizzazione territoriale e quanto, per
rimediare a questa situazione, fosse necessario Parco fino al 2000, capace di grande efficacia
pianificare l’esistenza di un’area verde di oltre alla scala territoriale, quando lo si vede sulla
600 ettari. carta o dall’aereo, e di piacevolezza e serenità
Oggi, alle soglie del primo decennio del due- quando ci si è immersi.
mila, vinte tutte le battaglie a difesa di quel Un’altra componente vincente, strettamente
territorio, possiamo osservare quale fonda- legata alla precedente, è la metodologia adot-
mentale importanza abbia assunto il Parco tata per l’attuazione; una sorta di progetto-
nello sviluppo e nella qualità della vita di que- processo (dallo stesso Borella definita “wor-
sta parte di città metropolitana e quanto, in king-progress) capace di portare, attraverso
oltre due decenni di lavoro, il parco sia riuscito il continuo dialogo tra progetto attuativo del
a conquistarsi credibilità e fiducia diventando, frammento di parco e il contesto urbanistico
se non l’elemento ordinatore dello sviluppo dell’intorno, una complementarietà tra in-
urbanistico, sicuramente un caposaldo territo- terno ed esterno parco arrivando, a volte, ad
riale di questa zona. Questo processo credo sia esportare fuori dai confini territoriali l’ordine,
dovuto a diversi fattori. la geometria e la qualità del paesaggio, i fon-
Prima fra tutti metterei la scelta di acquisizione damenti della progettazione Parco Nord. Que-
delle aree. Agire su aree di proprietà ha per- sta stessa metodologia consente ancora oggi
messo l’attuarsi di un disegno forte, riconosci- una continua rivisitazione delle scelte proget-
bile, il suo realizzarsi in tempi certi con caden- tuali alla luce della mutazione delle condizioni
ze che, assecondando i ritmi naturali hanno al contorno, di nuove esigenze di fruizione e,
reso prima possibile, poi credibile ed infine come sempre, della sostenibilità gestionale.
ineludibile la trasformazione di una periferia, Il varo di una nuova passerella che apre un
così emblematica da essere scelta da Antonio- accesso in sicurezza al parco (si pensi a quella
ni come ambientazione per il film “La Notte”, posata su via E. Fermi che ha collegato il Par-
in un nuovo centro, in una “piazza metropoli- co con l’abitato di Affori, o a quella che sarà
tana” frequentata da oltre 2 milioni di fruitori posata in questi giorni sull’autostrada Torino-
all’anno. Venezia che aprirà, finalmente, agli abitanti
Altro fattore determinante è la qualità del pro- di Cusano Milanino) o la costruzione di una
getto e del paesaggio creato dall’architetto nuova strada interquartiere, aprono dinami-
Francesco Borella, progettista e direttore del che sociali e territoriali che vanno governate
101
con diversi strumenti (scelte gestionali, rego- rella nelle opere da realizzarsi, a cura e spese
lamenti, animazioni, comunicazioni ecc..), ma dell’operatore, contestualmente alla costru-
che, tuttavia, richiedono di appoggiarsi ad un zione della grande struttura di vendita nelle
disegno progettuale bello ed efficace. immediate vicinanze del Parco.
Un altro fattore che rende il Parco Nord uno In questa prima parte abbiamo esplorato
snodo fondamentale è più intrinseco alla sua qual è il ruolo del parco sotto il profilo urba-
stessa natura di parco. Infatti la rete di oltre nistico-territoriale, mi sembra però impor-
30 km di piste ciclabili che innervano il suo tante anche approfondire almeno altri due
territorio è stata progettata per lo svago, ma temi che caratterizzano questa grande area a
anche per costituire una direttrice di mobilità verde: il patrimonio naturale e la ricchezza di
dolce che non può non trovare sbocco fuo- biodiversità; le attrezzature e i servizi erogati.
ri dei confini. Così, pur con intensità diverse, La vegetazione è l’elemento che ha maggior-
tutti i comuni soci (Milano. Cinisello, Sesto mente contribuito alla definizione della tra-
San Giovanni, Bresso, Cormano e Cusano ma del parco e che ne costituisce il principale
Milanino, oltre alla Provincia di Milano) sono contenuto. Procedendo per lotti dal 1983,
impegnati nel costruire una maglia locale di oggi, con la conclusione del 25° lotto, sono
piste ciclabili che, attraverso il Parco, prende stati messi a dimora oltre 250.000 alberi a co-
il carattere sovracomunale e diventa elemen- stituire quasi 850.000 mq di bosco.
to di competizione anche per gli spostamenti I boschi, seppure artificiali e sempre bisogno-
casa-lavoro. In questo senso, opera simbolo si di cure colturali, hanno acquisito con il tem-
di questa potenzialità è la passerella sopra po una propria naturale vitalità e presentano
le vie Ornato-Regno Italico, che, assicurerà il un crescente livello di biodiversità.
collegamento tra i comuni del Nord Milano La farnia, il cerro, l’olmo campestre, il pioppo
(Cusano, Cinisello, Bresso, Cormano ecc..) e bianco, il pioppo nero e l’acero campestre, il
i quartieri milanesi di Affori e Niguarda sen- ciliegio selvatico, ma anche specie esotiche
za alcuna interferenza con il traffico veicola- come la quercia rossa, l’ontano napoletano,
re; una direttissima ciclabile davvero oggi in il frassino maggiore, l’acero riccio sono ormai
grado di battere sul tempo qualunque auto- cresciuti, intrecciandosi in nuove relazioni
mobile. Dopo anni di gestazione, è in firma l’un l’altro, trasformandosi da giovani pian-
la convenzione che individua questa passe- tine coltivate in fila in vero e proprio bosco
dinamico, competitivo, complesso. Nel sot- come il gheppio o lo sparviero, sia notturni,
tobosco tra gli inserimenti di arbusti selva- come, per esempio, il gufo comune, l’allocco
tici sono stati favoriti e proliferano il pado, e la civetta.
il prugnolo, il biancospino, lo spincervino, il Anche per quanto riguarda l’erpetofauna,:
nocciòlo e la frangola, piante sempre più rare grazie alla varietà di anfibi e rettili presenti
negli ambienti di pianura ma essenziali per i sul territorio, nel 2002 il Parco è stato ricono-
piccoli animali, per gli uccelli di passo e per sciuto come “Area di rilevanza erpetologica
l’uomo che non vuole perdere il gusto di an- nazionale”.
nusare i profumi della natura. Questo patrimonio può convivere e prolife-
Questa presenza massiccia di vegetazione ha rare coniugandosi con gli oltre due milioni
creato condizioni favorevoli all’insediamento di fruitori anno grazie alla progettazione che
e allo sviluppo di tanti piccoli inquilini. Oggi ha abbinato sapientemente i boschi a grandi
il Parco Nord Milano vede la presenza, stabile praterie in cui possono trovare sfogo le esi-
o stagionale, di numerosi mammiferi, uccel- genze di libertà dei cittadini e ad un’offerta di
li, anfibi e rettili. Grandi abitatori delle zone attrezzature e servizi in grado di far apprezzare
cespugliose sono i conigli selvatici, inseriti la quiete della natura senza mai far prevalere
abusivamente a scopo venatorio molti anni le esigenze delle singole categorie di fruitori.
fa e progressivamente aumentati di numero Una passeggiata per il Parco è sufficiente per
fino a divenire un po’ i padroni del Parco. Si notare che, accanto all’aspetto più spiccata-
devono inoltre segnalare alcuni casi di ritro- mente naturalistico, l’obiettivo imprescindibile
vamento di tracce della volpe e della donno- del Parco Nord Milano è stato quello di creare
la, le cui presenze non occasionali contribui- spazi fruibili e godibili da cittadini, per soddi-
rebbero non poco a tenere sotto controllo la sfare i gusti e le aspettative del maggior nume-
colonia di conigli, altrimenti priva di predato- ro di utenti. Il Parco si connota sempre più qua-
ri naturali. Anche l’avifauna è ben rappresen- le luogo di aggregazione sociale in cui attività,
tata nel Parco. Possiamo vedere specie come servizi e attrezzature non solo sono compatibi-
il picchio rosso maggiore e il picchio verde, il li con l’ambiente naturale ricreato, ma mirano
pettirosso, il lucherino, il codirosso, il merlo, ad aumentare la relazione parco-frequentatori
l’averla piccola e molti altri ancora. Abbiamo e, al contempo, a sensibilizzazione tutte le
anche la rappresentanza di rapaci, sia diurni, categorie di utenti al rispetto degli equilibri
103
ambientali. Vi è, in altre parole, una “strategia sistici trasformandolo in un’attrezzatura spor-
dell’educazione diffusa”, quale strumento di tiva.
comunicazione con i cittadini, per facilitare la Per l’abbinamento di un manufatto tecnologi-
partecipazione degli utenti alla vita del Parco. co con un utilizzo ludico-sportivo necessitava
La gestione com-partecipata di attrezzature, la l’apertura controllata dell’impianto per garan-
progettazione di attività ricreative e l’erogazio- tire le condizioni di sicurezza. Fin dall’apertura
ne di servizi educativi diventano quindi le tre avvenuta nel 2004 è stato presto chiaro che
direttive di guida dell’azione del Parco da un nessuna società o associazione sportiva era in
punto di vista sociale. grado di garantire la fruibilità anche agli ama-
Una delle maggiori forme di partecipazione tori non iscritti. Così in un primo tempo il Par-
è l’esperienza oramai consolidata degli orti co, pur con una certa difficoltà, si è fatto carico
urbani. Gli attuali 341 orti, dislocati in nove della custodia e gestione dell’impianto poi, dal
zone del Parco e affidati a 620 anziani, hanno 2005 un gruppo di volontari, appositamente
permesso che si creasse una relazione forte tra costituitosi, è subentrato dedicandosi all’a-
Parco e conduttori. pertura controllata dell’impianto, svolgendo
I momenti di maggiore dialogo tra Parco e orti- quell’opera di sorveglianza nel rispetto di re-
sti sono le riunioni annuali e la Festa degli Orti, gole condivise, di selezione agli ingressi degli
tradizionale momento primaverile dedicato a utenti (solo bici con diametro superiore ai 14”,
far conoscere ed apprezzare i nove raggrup- solo ciclisti con il casco, e così via), di attivazio-
pamenti di orti urbani. L’obiettivo della Festa ne delle procedure di emergenza in caso di in-
è, infatti, quello di sensibilizzare i cittadini sul cidente, di apertura e di chiusura dei cancelli e,
lavoro notevole realizzato in questi giardini da ultimo ma non meno importante, di sensi-
fioriti che abbelliscono e migliorano qualitati- bilizzazione all’uso della bicicletta e di promo-
vamente il Parco. Il Velodromo rappresenta un zione sportiva.
ulteriore elemento della strategia di valorizza- L’esempio della gestione del Velodromo ha
zione del Parco, combinando aspetti idraulici, mostrato come il Parco può riuscire a canaliz-
naturali, paesaggistici e di fruizione sociale; zare una buona parte di energie e di volonta-
Concepito come vasca volano per consentire riato, facendo fronte alle difficoltà logistiche e
il contenimento delle piene del fiume Seveso organizzative incontrate agli inizi.
è stato valorizzato in termini funzionali e pae- Chiunque frequenti il Parco Nord Milano sa
che i campi da bocce sono uno dei luoghi più programmi didattici gratuiti alle scuole mater-
assiduamente frequentati: si tratta di 14 campi ne, elementari e medie inferiori, che compren-
suddivisi in 7 siti affollati da circa 50-100 per- dono due uscite da realizzarsi durante l’anno
sone al giorno, con interminabili attese, dispu- scolastico, completate da lavori da svolgere in
te, contese, gare, mini-tornei. Di tanti luoghi, i classe. Gli alunni scoprono il contatto diretto
campi da bocce rappresentano forse quello in con la natura e vengono a conoscere sul cam-
cui è più evidente la connotazione sociale del po nozioni circa la biodiversità, il rilevamento
parco: anziani e meno anziani si ritrovano, si ambientale, o abilità pratiche di giardinaggio
avvicendano al gioco, si siedono e giocano alle e selvicoltura.
carte nei tavolini contigui, “fanno comunità” in Infine non possiamo non ricordare il ruolo
mezzo al parco. fondamentale nel Parco svolto dal Servizio
I campi da bocce, proprio come gli orti, rispon- Volontario di Vigilanza Ecologica. Le Guardie
dono ad una precisa strategia di progettazio- Ecologiche Volontarie (GEV) offrono la loro
ne, volta a realizzare attrezzature “di scala ur- opera gratuitamente (oltre 25000 ore di ser-
bana” in quelle frange di parco al confine con vizio all’anno) all’interno del parco, al fine di
la città, dove la presenza costante e continua- tutelare l’ambiente incarnando le norme con-
tiva di un’utenza che ha a disposizione molto tenute nel regolamento, spiegando quotidia-
tempo libero, come quella della terza età, im- namente e instancabilmente che il parco è un
pedisce il dilagare di fenomeni di degrado tipi- bene comune che appartiene a tutti e che va
ci delle periferie urbane e favorisce processi di difeso e protetto. Le GEV operano sul territorio
socializzazione. del Parco tutti i giorni, feriali e festivi, a partire
In definitiva il Parco Nord Milano è riuscito, nel dalle 9 del mattino, con turni anche notturni.
tempo, ad attrarre utenze affezionate e positi- Presenti ad ogni iniziativa organizzata dal Par-
ve, e tra queste, indubbiamente, i frequentato- co le GEV, in virtù della costanze presenza sul
ri dei campi da bocce rappresentano l’agglo- territorio svolgono una funzione fondamen-
merato più vistoso. tale nel mettere in comunicazione l’utenza
Un altro importante canale di sensibilizzazio- con la parte istituzionale del Parco.
ne, educazione e invito alla partecipazione alla Concludendo questa riflessione sul Parco mi
vita del Parco Nord Milano è quello dell’edu- sembra opportuno uno sguardo al futuro.
cazione ambientale che propone ogni anno Oggi a 25 anni dalla prima piantumazione
105
possiamo pronunciare con ragionevole cer- (un PLIS di nuova istituzione tre Cormano e
tezza la parola completamento. I 600 ettari di Novate) potrebbero aprire nuove necessità di
verde (divenuti nel frattempo quasi 630 con superamento di altre barriere stradali.
la modifica dei confini attualmente in corso) Vorrei concludere riportando uno stralcio
immaginati negli anni ‘60 stanno per divenire dell’introduzione al libro fotografico di pros-
realtà. sima uscita che, con un diverso registro narra-
È vero che alcuni nodi non sono ancora de- tivo, riporta riflessioni e sensazioni da cui mi
finiti e che, ad esempio, per l’aeroporto si sembra non si possa prescindere.
aspetta la conclusione dello studio che ne “…Il parco offre un’alternativa al vivere la cit-
valuterà la possibilità di ricollocazione, ma in tà, ne ridà fiato, ne apporta la linfa vitale: rap-
ogni caso, anche per questa infrastruttura si presenta lo spazio urbano più “diverso” dalla
è aperta la possibilità di recuperare immedia- città stessa, perché non antropocentrico, ma
tamente alcune aree inutilizzate così da resti- al tempo stesso “complementare”, innervato
tuire ai cittadini almeno 13 ettari di territorio nel tessuto urbanistico della città. Nel parco
con una pista ciclabile che lo circondi. Le altre l’uomo è visibilmente solo una parte di un
zone ancora da trasformare a parco verso l’a- sistema più grande che lo racchiude, princi-
bitato di Bruzzano, interessato da diversi pia- palmente costituito da componenti di non-
ni di recupero, saranno oggetto di prossima uomo.”
acquisizione e andranno a essere trasformate
in aree parco in cui l’acqua sarà grande prota-
gonista, sia con il ripristino della rete dei ca-
nali agricoli sia, soprattutto, con la creazione
di grandi superfici d’acqua per incrementare
ulteriormente la biodiversità legata all’am-
biente acquatico.
La già ricordata passerella sulla via Ornato
concluderà le opere di scavalco previste per
collegare i diversi settori del parco, anche se
le prospettive di collegamento con il Parco
delle Groane attraverso il Parco della Balossa Milano: traffico serale presso il cavalcavia Bussa
107
11 M
ilano nel dopoguerra: una città che,
in mezzo ai detriti, poteva pensare
di rinascere solo formandone altri,
bonificando strade e siti ingombri
marzo_aprile 2009 di macerie. Una città coraggiosa, che aveva la
Your land, renew, your life forza di ambire al meglio pur partendo da una
situazione grave, e che metteva in campo un
gran desiderio rispetto alla ricostruzione con
Cecilia Bolognesi idee vivaci spesso proposte da spiriti brillanti.
Piero Bottoni, per esempio, da un cumulo di
un milione di tonnellate di macerie e detriti
forma il Monte Stella, e con un gesto unico fa
nascere dalla fatiscenza uno dei landmark più
vivaci della città.
Anche oggi abbiamo le nostre montagnette,
ben diverse da quella di Bottoni, sia chiaro, for-
mate da terreni spesso ben più puliti.
È la piccola montagna del parco al Portello di
Charles Jenks; ma sono anche altre, imperdo-
nabili montagnette formatesi abusivamente
qua e là, disseminate sotto viadotti delle tan-
genziali o nei pressi di qualche cantiere, in col-
locazioni provvisorie, in attesa di più definitive.
Sono le terre e rocce da scavo provenienti dai
cantieri che non hanno ancora trovato possibi-
lità di riutilizzo, rimaste imbrigliate in qualche
complicazione burocratica, a dimostrazione
che dei problemi relativamente al reimpiego
di questi materiali non contaminati c’è; o al-
Renew your land meno c’era fino all’emanazione sulla G.U. n 22
del 28/01/2009 della Direttiva Europea, che giudizio sullo stato dell’inquinamento e sulle
consente il libero riutilizzo di terre e rocce da procedure di bonifica.
scavo non contaminate nel luogo in cui sono Ciò che è considerato a termini di legge grave
state prodotte. danno ambientale a Milano magari è più tolle-
Considerare i materiali inerti di risulta come rato a Buenos Aires o a Shangai. Anche solo a
risorse è uno dei passi decisivi che le imprese livello europeo vi è una frammentazione delle
potranno compiere ottemperando ad un mi- informazioni sulle tecnologie di bonifica ap-
glior utilizzo delle medesime ed in sostanza ad plicate con successo e nessuna condivisione
un minor consumo del territorio. dei risultati raccolti. Se le industrie che furo-
Bottoni era dotato di una forza inspiegabile no maggiormente responsabili della conta-
che spesso orienta le menti brillanti al rinnova- minazione dei suoli sono rappresentate dalle
mento; mai come in momenti quale l’attuale metallurgiche, dai poli chimici, dalle centrali
ne sentiamo il bisogno. Oggi è vero che non termoelettriche e dalle raffinerie, oggi il nostro
abbiamo macerie, non abbiamo crolli. Abbia- patrimonio abbonda di stazioni di servizio, la-
mo terre e rocce da scavo da - sistemare-. vanderie a secco, attività di cromatura o altre
Ma abbiamo anche situazioni complesse di in- attività minute più o meno insalubri, con il ri-
tere porzioni di terreno compromesso. L’idea sultato di una forte complessità e frantumazio-
vincente di fronte ai terreni resi liberi dalle di- ne delle informazioni sulle tecnologie di boni-
smissioni delle grandi fabbriche, o di fronte a fica applicate totale.
terreni inquinati, è una sola: considerare la crisi In Italia i siti contaminati di interesse nazionale
un’opportunità per avviare nuovi modelli di occupano uno spazio pari a quello di 600.000
sviluppo in grado di valorizzare la città, i pro- campi da calcio, per alcuni dei quali il livello
cessi di innovazione, la sostenibilità ambienta- di contaminazione è tale che non sono ipotiz-
le e sociale. zabili meno di 25 anni per un recupero totale.
Sappiamo che l’inquinamento dei suoli è frut- Alcuni di questi, spesso inglobati nel territorio
to di una produzione di beni e servizi che ha urbano, soprattutto al nord dove lo sviluppo
origine nella prima metà del 900, che ci ha industriale è stato più marcato, hanno poten-
dato moltissimo ma purtroppo è andata ad in- zialità di ritorno economico maggiori di altre.
ficiare pesantemente l’ambiente. Esistono an- Dunque, mentre il mercato edilizio sembra più
cora enormi diversità alla scala planetaria nel pigro del solito,occorrerebbe pensare bene
109
a procedimenti virtuosi, che permettano co-
struendo, di trasformare il peggio nel meglio.
Se il suolo italiano presenta un pesante stato
di contaminazione per passati usi, confusione
normativa, mancanza di direttive tecniche che
hanno favorito lo smaltimento illegale come
denunciato dai rapporti Ecomafia di Legam-
biente, è tempo di invertire la rotta secondo
un processo di rinnovamento del pensiero ge-
nerale.
La bonifica e trasformazione di grandi aree
significa sempre conferire loro un destino mi-
gliore, riconsegnarle a nuove attività di uso
pubblico come parchi, spazi verdi, percorsi
ciclopedonali, strade, parcheggi,servizi ed abi-
tazioni per tutti.
Tutti questi interventi generano importanti
ricadute dal punto di vista sociale ed econo-
mico, possono creare nuovi posti di lavoro e
mobilitare investimenti pubblici e privati. Vale
la pena iniziare a vedere queste criticità come
opportunità e riconoscere con chiarezza, a chi
le promuove, il sostegno adeguato.
Il primato milanese
Per quanto riguarda il settore della sanità l’a-
rea metropolitana milanese ricopre un ruolo
di primo piano a livello nazionale e una posi-
zione rilevante a livello europeo. Qui si con-
centrano un centinaio di imprese del farma-
co, il 35 per cento delle industrie italiane del
settore red biotech (area biomedica), più di
60 stabilimenti, 32 centri di ricerca, 13 degli
Ospedali e attuali 22 IRCCS lombardi e due università di
scienze mediche e farmacologiche. Una breve
centri di ricerca ricognizione storica dà ragione di questo pri-
mato. Le ragioni sono sostanzialmente tre: la istituisce una fondazione per il progresso della
leadership nel processo di industrializzazione farmacia e della chimica medica. Nel 1913 la
del paese assunto da Milano nel settore chimi- Montecatini entra nel campo dei prodotti chi-
co, farmaceutico e poi biotecnologico; il ruolo mici e nel 1935 nel settore farmaceutico, fon-
innovatore di alcuni personaggi di grande ca- dando con la società francese Rhone-Poulenc
libro scientifico e manageriale nel creare, dai la Farmitalia, che nel 1937 crea il proprio cen-
primi decenni del Novecento, strutture fisiche tro di ricerca in via dei Gracchi. Nel contempo
dedicate ad attività clinica, ricerca medica e la Carlo Erba estende la propria attività. Prima
didattica; infine, oggi, l’ambiente scientifico e della seconda guerra mondiale viene fondata
culturale locale favorevole all’innovazione, allo la Bracco. La Recordati si trasferisce a Milano
spin-off di imprese, alle sinergie tra enti pub- da Reggio Emilia nel 1953, la Zambon da Vi-
blici e privati. cenza nei primi anni sessanta.
Progressivamente nell’area si collocano sedi
L’industria ottocentesca si insedia a Nord nazionali e poli produttivi delle più importanti
Nell’ambito della produzione e ricerca farma- aziende farmaceutiche internazionali: Bayer a
ceutica la posizione di leadership di Milano ri- Garbagnate Milanese, Roche a Monza, Sche-
spetto ad altri sistemi urbani italiani si delinea ring a Segrate, Sigma-Tau a Settimo Milane-
a partire dall’unificazione del paese, quando si se, Pfizer a Nerviano e Gerenzano. La crisi del
sviluppano nell’area i primi processi di indu- settore farmaceutico negli anni settanta porta
strializzazione. alla cessione a gruppi esteri di alcune società
Negli ultimi anni dell’Ottocento si cominciano italiane; ma altre hanno saputo reagire diver-
a formare dei comparti produttivi specializzati. sificando le aree di produzione e le strategie
In particolare nelle zone settentrionali della cit- d’impresa riuscendo ad assumere dimensioni
tà si crea un comparto chimico-farmaceutico di gruppi internazionali. Il clima imprenditoria-
che dalla Bovisa si estende fino a Dergano; gli le milanese di volta in volta ha saputo evolve-
stabilimenti maggiori producono acidi, conci- re, creare e ricreare distretti e specializzazioni
mi, vernici e saponi. A Est di Dergano, lungo la in grado di supportare la leadership naziona-
Comasina, opera dal 1892 la Carlo Erba, con le e la sua posizione tuttora ai primi posti nel
un migliaio di addetti. Inizia a consolidarsi il panorama europeo. Due dati consentono di
polo chimico di Rho. Nel 1890 Achille Zanetti posizionare oggi il settore farmaceutico e bio-
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tecnologico presente nell’area metropolitana cenni del secolo in un clima culturale e scien-
milanese rispetto all’Italia: qui si concentra il tifico d’avanguardia animato da personaggi
40 per cento degli addetti nel settore e si pro- come Camillo Golgi, Luigi Devoto, Paolo Pini
ducono il 42 per cento degli studi clinici speri- e Luigi Mangiagalli. Quest’ultimo in partico-
mentali. lare assommava in sé non solo grandi qualità
di scienziato, ma anche di politico e manager.
Gli ospedali in centro A lui si deve il salto di qualità nelle strutture
La comprensione dell’attuale assetto spaziale medico-scientifiche e la fondazione dell’Uni-
delle strutture per la cura e l’assistenza dei cit- versità degli Studi. Dalla sua modernissima
tadini richiede invece un deciso passo indietro concezione di un’attività clinica strettamente
nella storia milanese. Infatti uno sguardo alla integrata alla ricerca ha origine quell’agglome-
mappa degli ospedali, IRCCS e case di cura evi- rato spazialmente concentrato, vero e proprio
denzia, a Milano, una concentrazione di strut- milieu di cultura e cura medica, che si è venuto
ture attorno all’Ospedale Maggiore Cà Granda. consolidando attorno all’Ospedale Maggiore e
Il grande ospedale quattrocentesco non solo al Policlinico.
occupa una posizione centrale nello spazio Risalgono ai primi del Novecento anche altre
urbano, ma è stato il cuore dello sviluppo di strutture mediche e assistenziali in zone più
un insieme di strutture che connotano anco- periferiche della città. Nel 1906 viene fonda-
ra oggi la ragguardevole dotazione sanitaria to l’Ospedale dei Bambini in via Castelvetro. Il
milanese. Dall’Ospedale Maggiore derivano Pio Albergo Trivulzio, ricovero per anziani già
infatti, all’inizio del Novecento, la sede del Po- attivo a Milano nella seconda metà del Sette-
liclinico, al di là del Naviglio, e successivamen- cento, prima struttura di assistenza per anzia-
te gli Istituti Clinici di Perfezionamento in via ni in Europa, viene trasferito nel 1910 da via
Commenda, l’attuale Istituto Dermatologico della Signora nella nuova sede di via Baggina.
in via Pace, la Clinica del Lavoro, l’Asilo Regi- L’Ospedale di Dergano, sempre per volontà di
na Elena, la Scuola di Ostetricia e la Divisione Mangiagalli, si specializza nell’area delle ma-
Ostetrica nell’odierna Clinica Mangiagalli, la lattie infettive.
Clinica Odontoiatrica, la Clinica Pediatrica De
Marchi, l’Istituto Ortopedico Gaetano Pini. Il rinnovamento dell’Università
Tutte queste strutture nascono nei primi de- È del 1924 la fondazione dell’Università degli
Studi, grazie soprattutto a Mangiagalli, allora rispondere alle crescenti esigenze di cura di
sindaco di Milano, che per il polo universitario un’area sottoposta a massicce immigrazioni.
milanese ottiene dal governo il riconoscimen- Dopo la seconda guerra mondiale, col cresce-
to di un livello pari all’Università di Pavia, allora re della dimensione urbana, l’offerta di attrez-
unica sede universitaria della Lombardia. Ne zature di cura si moltiplica con la creazione di
segue un riordinamento di alcune divisioni nuovi ospedali, case di cura e centri di day-ho-
ospedaliere che diventano sedi di attività cli- spital. Ma si tratta di una crescita quantitativa e
nica e didattica. Vengono rinnovate vecchie non necessariamente qualitativa. La vera svol-
strutture, come l’Ospedale Fatebenefratelli, ta avviene negli anni novanta con l’istituzione
l’Istituto dei Rachitici, l’Istituto Sieroterapico; degli IRCCS, la fondazione dell’Università Mila-
più tardi sorgerà l’attuale Istituto Neurologi- no-Bicocca e di una nuova Facoltà di Medicina,
co Carlo Besta. Come ultimo suo lascito alla il sorgere di importanti strutture private che
città, Mangiagalli fonda nel 1928 l’Istituto del integrano ricerca, attività clinica e didattica
Cancro, oggi Istituto Nazionale dei Tumori, che quali il DIBIT e l’Università Vita-Salute del San
verrà inaugurato pochi mesi prima della sua Raffaele, l’Istituto Clinico Humanitas, l’Istituto
scomparsa. Rimarrà inattesa la sua volontà Europeo di Oncologia. Il primo decennio del
di trasferire tutte le strutture della Facoltà di nuovo secolo si connota invece maggiormen-
Medicina e Chirurgia a Città Studi, proposito te per la nascita di importanti strutture per
che verrà attuato solo parzialmente dai suoi la ricerca biomedica e farmaceutica: esempi
successori. Questo è il motivo per cui i dipar- sono il raddoppio del DIBIT al San Raffaele, il
timenti della facoltà rimangono tuttora artico- polo Dulbecco, il Campus IFOM-IEO, le nuove
lati in due sedi principali: una ancora centrale sedi ampliate dell’Istituto Mario Negri nel polo
e strettamente integrata all’attività clinica del scientifico della Bovisa e del Centro Ricerche
Policlinico e degli istituti correlati e l’altra a Cit- Sanofi-Aventis a Lambrate.
tà Studi, entrambe con ramificate e complesse
relazioni con gli IRRCS e altri centri di ricerca Ricerca, clinica e didattica
posizionati a Milano e nell’area metropolitana. La concentrazione di strutture per la ricerca
Alla fine degli anni trenta, in uno spazio allo- nei settori farmacologico, biomedico e biotec-
ra in aperta campagna tra e Niguarda, viene nologico che si riscontra nell’area metropolita-
inaugurato il nuovo Ospedale Maggiore per na milanese sicuramente non è casuale e non
131
dipende da ragioni puramente geografiche o rea milanese merita un commento critico: in
quantitative. Si tratta di un ambiente culturale- generale gli ospedali non sono stati considera-
scientifico favorevole all’innovazione, in grado ti attrattori di flussi tanto importanti da richie-
di offrire dei vantaggi sulla base delle relazioni dere linee di trasporto a elevata accessibilità.
che si possono instaurare localmente e che ri- Non solo non è ancora servito da metropoli-
sulta attrattivo per nuovi progetti. Il fenomeno tana il raggruppamento del Policlinico, ma
è noto in economia urbana e geografia eco- non lo sono neppure grandi e nuovi ospedali
nomica come milieu innovateur: un ambiente collocati, rispetto alle linee metropolitane, a
dove la prossimità fisica e culturale tra sogget- distanze inferiori al chilometro. Distanze bre-
ti che operano in ambiti affini diviene fonte di vi, ma non abbastanza per essere considerate
informazione, cooperazione e apprendimento pedonali, soprattutto pensando alla tipologia
collettivo (Camagni, 1991, 2002), generando più frequente dei pazienti per cure di day-ho-
maggiori opportunità di conoscere, interagire spital, molto spesso anziani e disabili. È il caso
e confrontarsi. dell’Ospedale San Paolo, a circa 700 metri dalla
La mappatura delle strutture mostra raggrup- linea verde, e dell’Ospedale San Carlo, a circa
pamenti che a volte corrispondono a semplici un chilometro dalla linea rossa; l’Ospedale Sac-
vicinanze territoriali, ma che in alcuni casi co- co è servito da linee tranviarie notoriamente a
stituiscono una vera e propria integrazione e bassa frequenza, mentre l’Ospedale Bassini,
complementarietà di funzioni che si rifletto- l’Istituto Clinico Humanitas e lo IEO non sono
no nell’architettura istituzionale. È comunque raggiungibili con mezzi pubblici. Tra i nuovi
una configurazione spaziale dinamica che si- poli costituisce un’eccezione quello del San
curamente si modificherà per effetto dei nuovi Raffaele, collegato alla metropolitana da una
grandi interventi previsti, come la cittadella navetta; gli unici poli ospedalieri che trarranno
della salute di Vialba, il CERBA, l’ampliamento vantaggio dalle estensioni delle linee metro-
e la ristrutturazione dell’Ospedale di Niguarda, politane saranno invece l’Ospedale di Vimer-
del Policlinico e del Gruppo Ospedaliero San cate (linea verde) e l’Ospedale di San Donato
Donato. Milanese (linea gialla).
Se si considerano le prestazioni fornite in day-
Collegamenti dei grandi ospedali hospital per struttura ospedaliera in rapporto
L’accessibilità alle strutture ospedaliere dell’a- ai mezzi di trasporto, il problema accessibilità
diventa ancora più eclatante. L’Ospedale di Ni- di una ridistribuzione della popolazione nella
guarda è di gran lunga l’erogatore maggiore città più vasta, motivata dai crescenti vantag-
di cure ma non ha una buona accessibilità alla gi localizzativi della corona metropolitana in
rete metropolitana, l’unica infrastruttura che termini di accessibilità a servizi sociali e centri
può supportare un servizio rapido e conforte- commerciali, alle attività lavorative soprattut-
vole a scala urbana. Seguono come importan- to industriali, con minori costi di congestio-
za di prestazioni in day-hospital il Policlinico e ne e migliore qualità ambientale. Ma Milano
gli istituti satelliti, che sono connessi alla linea potrebbe anche tornare a quelle dimensioni
gialla a distanza non proprio pedonale, e quin- traendone benefici reali: indubbiamente una
di altri ospedali periferici quali San Paolo, San grande dimensione urbana genera economie
Carlo e Sacco: tutti, come già visto, non facil- di agglomerazione che consentono servizi più
mente raggiungibili con mezzi pubblici. specializzati ed efficienti, diversificazione del
Il settore meridionale di Milano risulta anche mercato del lavoro, maggiori scelte sociali e
da questo punto di vista il più penalizzato, ma per il tempo libero.
tutta la città è caratterizzata da una scarsa ac-
cessibilità ai grandi ospedali. In sintesi, l’area Vincente sarà la capacità di rinnovarsi
metropolitana milanese gode sicuramente di Per riassumere, da questa breve analisi emer-
un patrimonio di funzioni per la salute deci- ge come Milano, nota come la capitale del-
samente superiore a tutte le regioni italiane e la moda e del design, affermi in realtà la sua
anche a molte regioni europee; tuttavia, in ter- leadership in ben altri settori, meno evidenti
mini di organizzazione del territorio, la colloca- per il grande pubblico ma fondamentali per
zione delle strutture ospedaliere non è ottima- la società. L’eccellenza della città nel campo
le né rispetto ai carichi insediativi né rispetto della salute è costruita sulle relazioni tra tanti
all’accessibilità. La questione ancora oggi di at- fattori: le istituzioni e le strutture accumulate
tualità per Milano è se debba ancora crescere nella storia, la cultura scientifica, l’iniziativa im-
in popolazione. Molti rimpiangono la Milano prenditoriale, le collaborazioni tra pubblico e
degli anni settanta di quasi 1.800.000 abitanti privato. Appare anche chiaro il funzionamento
e vedono con preoccupazione la città di oggi “a sistema” dello spazio metropolitano, forte-
con 500.000 abitanti in meno, che interpreta- mente integrato per i tre aspetti delle attività
no come segno di un declino. Si è trattato però cliniche, didattiche e di ricerca.
133
Se l’esame dal versante della produzione, ricer-
ca e offerta di strutture ospedaliere è del tutto
positivo, più critico è il giudizio sulla risposta
alla domanda di cure, cioè sulla fruizione dei
servizi sanitari da parte dei cittadini, dal punto
di vista territoriale dell’accessibilità. La nume-
rosità e qualità delle strutture ospedaliere è in-
fatti elevata e più che soddisfacente in termini
aggregati, ma non lo è altrettanto quando se
ne valuta la distribuzione spaziale in rapporto
alla densità di popolazione e al sistema di tra-
sporto pubblico. In generale i grandi ospedali
non si trovano nel tessuto urbano compatto
ma si collocano ai margini della città, e spesso
non sono serviti da mezzi pubblici efficienti.
Infine la città compatta presenta indubbia-
mente delle criticità ambientali rispetto alla
salute dei suoi cittadini, criticità che derivano
in buona parte dalla miopia delle politiche ur-
banistiche dei piani del Novecento.
Le potenzialità urbanistiche di Milano tuttavia
sono ancora molte. È una città al centro di area
metropolitana dinamica, plurale, capace di
rinnovarsi. Questa è la sua carta vincente per
il futuro.
161
16
2.09.09_Conferenza stampa presso Camera
di Commercio di Milano
R
ingrazio moltissimo la Camera di Com-
mercio, ma ringrazio soprattutto la So-
novembre_dicembre 2009 printendenza per aver creduto in que-
Milano nei cantieri dell’arte sto progetto. Quando con l’architetto
Corrieri (Soprintendenza Beni Architettonici
ndr.) ne abbiamo cominciato a parlare, ci è su-
Claudio De Albertis bito sembrata un’idea importante per questa
Presidente Assimpredil Ance città. “Milano nei cantieri dell’arte” è un pro-
getto nato da una positiva sinergia tra mondo
del lavoro e della cultura: tra il saper fare e la
consapevolezza di cosa Milano può esprimere
attraverso il suo patrimonio storico.
Le grandi fabbriche del ‘400 erano i cantieri
dell’arte che oggi rivisitiamo e proponiamo
come percorsi di conoscenza. Un’immagine
di Milano che Carlo Cattaneo ben delineava
a metà ottocento nel volumetto Presagi della
futura grandezza di Milano: “…la laboriosità
schiva dei suoi abitanti, le numerose scuole di
arti e mestieri, la classe dirigente operosa che
viveva in palazzi più eleganti e belli che non
sfarzosi”. Sono gli aspetti che ci hanno indiriz-
zati nel progetto che oggi presentiamo e che
Un patrimonio di abbiamo tenuto presente nell’articolazione
delle sessioni di lavoro: l’imprenditorialità del
elegante saper costruire e del saper mantenere, la com-
petenza tecnica e la ricerca scientifica, il rispet-
imprenditorialitá to del bello e la sua fruizione. L’Expo 2015 è
una tappa di un percorso che crediamo possa va, è un impegno che Assimpredil Ance si è già
costituire una chiave di sviluppo economico, preso, nella certezza del suo ritorno positivo,
è l’occasione per ritornare a parlare di Milano per la nostra città e per quanti vi lavorano. È
non solo come città “mordi e fuggi”, ma anche con questo spirito dunque che nasce “Milano
come sistema in grado di organizzare un’offer- nei cantieri dell’arte”: si tratta di una manifesta-
ta per il tempo libero delle presenze d’affari e zione complessa, ideata da Assimpredil Ance,
per il turismo artistico e culturale. Camera di Commercio e Soprintendenza ai
Milano e il suo territorio dispongono di un pa- Beni Culturali con la collaborazione dell’Ufficio
trimonio storico non conosciuto, un potenzia- Beni Culturali della Diocesi di Milano e artico-
le che merita un’attenzione particolare come lata in 4 eventi, che da oggi sino al 2015 pun-
rete attrattiva per l’Expo 2015. Non so se ver- terà a valorizzare le qualità e le potenzialità di
ranno 23 milioni di persone a visitare l’Expo, Milano come città d’arte e lo farà in un modo
so che ogni anno giungono in Milano per i più inconsueto e innovativo, ossia attraverso la
svariati motivi (dallo studio alle cure mediche, presentazione e l’analisi di importanti opere
dal lavoro allo svago) milioni di persone, di cui di restauro eseguite negli ultimi 10 anni, spes-
solo una su tre si ferma almeno una notte in so in presenza di apparati decorativi unici. In
albergo. questa prima fase del lavoro, quella del ‘400 e
So anche che pochi pensano alla filiera delle ‘500, abbiamo raccolto in un sito dedicato le
costruzioni Milanese come a una filiera quali- immagini di alcuni dei cantieri censiti. Si tratta
ficata e di eccellenza nelle opere di restauro e di circa 100 interventi con una filiera produt-
conservazione. Noi vogliamo aprire i cantieri tiva estremamente articolata e specializzata.
dell’arte per far vedere come siamo intervenu- Proseguiremo il censimento nei prossimi anni
ti attraverso un’importante azione congiunta per creare un archivio unico dei più significati-
tra tutti gli attori: committenti pubblici e pri- vi cantieri dell’arte, aperti e chiusi, o in via di re-
vati, imprese, istituzioni. Far conoscere un po’ alizzazione, nella nostra città e nel nostro terri-
di più ai milanesi, a partire da quest’anno, gio- torio. La manifestazione sarà anche l’occasione
ielli come San Maurizio o la Cappella Portinari per promuovere le competenze, il know-how
o San Celso e organizzarci, assieme a quanti e le tradizioni delle numerose imprese milane-
sono già presenti oggi e ad altri domani, per si attive nel settore del restauro conservativo
rendere permanente questa capacità espositi- e del consolidamento statico di edifici storici,
163
sia sul fronte dei materiali che delle tecniche gando il Naviglio. Nel settembre 2011 si terrà il
di intervento. secondo evento, dedicato alle architetture del
I cantieri dell’arte sono infatti i luoghi in cui ‘600 e ‘700, e nel 2013 il terzo, focalizzato al pe-
innovazione, sperimentazione, ricerca e tec- riodo dell’800 e ‘900; nel 2015, durante i 6 mesi
nologia generano una rete d’avanguardia nel dell’Esposizione Universale, vorremmo offrire
nostro sistema, che merita di essere sostenu- ai visitatori un percorso turistico-culturale dei
to e valorizzato a livello locale e promosso cantieri dell’arte per periodi storico-artistici. La
all’estero. Si tratta di un progetto ambizioso, recente nuova impostazione del piano dell’Ex-
che affronterà il tema del restauro, filo rosso po suggerisce un’ipotesi di manifestazione dif-
dell’iniziativa, con un’ottica multidisciplinare, fusa sul territorio, dove la parte espositiva gio-
andando ad analizzarne i diversi aspetti legati cherà solo uno dei ruoli attrattivi e in cui sarà
alle tecniche e modalità esecutive, alle risorse la città con il suo territorio ad avere un ruolo
economiche e finanziarie, alle esigenze forma- predominante.
tive, alle dinamiche occupazionali, alle ricadu- È questa, dunque, una straordinaria occasio-
te turistiche, solo per citarne alcuni. ne di visibilità e promozione per Milano che
La manifestazione avrà inizio venerdì 25 set- la nostra città potrà cogliere per aumentare le
tembre e proseguirà sino a lunedì 28 settem- opportunità di marketing territoriale.
bre, in contemporanea con le Giornate Euro- “Milano nei cantieri dell’arte” vuol essere un
pee del Patrimonio, vedrà svolgersi 5 convegni contributo in questo senso. La chiave di let-
e 7 visite guidate ad opere architettoniche del tura della manifestazione è che arte, cultura,
‘400 e ‘500, alcune note come Santa Maria del- attrattività urbana, lavoro e occupazione sono
le Grazie o le Mura Spagnole, altre meno, come fattori strettamente correlati l’un l’altro e che
la chiesa di Santa Maria dei Miracoli presso San attraverso il contributo e la collaborazione dei
Celso, con il coinvolgimento di oltre 70 relato- vari attori, ognuno secondo il proprio ruolo e
ri, molti dei quali direttamente coinvolti nelle le proprie competenze, possono essere attuati
opere di restauro dei siti visitati. Proseguire- gli interventi e i progetti in grado di far rag-
mo l’anno prossimo il censimento dei cantieri giungere alla nostra città quella grandezza di
dell’arte del nostro territorio, come il bellissi- cui parlava Cattaneo.
mo convento dell’Annunziata di Abbiategras-
so che abbiamo recentemente visitato navi-
165
16
5.09.09 1° Convegno_Le scoperte nelle ope-
re di restauro: rilettura della storia dell’archi-
tettura del ‘400 e ‘500
N
el ‘400 e nel ‘500 Milano ha svolto in
novembre_dicembre 2009 Europa un ruolo centrale nella costru-
Milano nei cantieri dell’arte zione dei canali e nella distribuzione
delle acque per l’irrigazione e per la
produzione di energia.
Empio Malara Fernand Braudel, autore dell’opera Civiltà e
Presidente Istituto per i Navigli imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II,
Associazione Amici dei Navigli cita la Lombardia come il migliore esempio di
progressivo addomesticamento delle acque,
di lenta trasformazione dei terreni paludosi
in terreni fertili. Un’opera grandiosa avvenuta
grazie al lavoro di moltissimi uomini; essi han-
no intelligentemente utilizzato le acque del
Ticino e dell’Adda, due lunghi fiumi alimentati
dai ghiacciai alpini, equidistanti dalla città, ab-
bondanti di acque durante l’estate.
Oggi ricorderò le date più significative dell’e-
voluzione pratica nella costruzione dei canali,
della straordinaria opera di diffusione dell’ac-
qua nelle pianure, per irrigare i prati naturali
e artificiali. Rileggeremo insieme le tappe più
importanti della costruzione del sistema dei
“...condurre Navigli, veri e propri fiumi artificiali, che hanno
fatto di Milano un importante porto fluviale.
acque da un loco La prima conquista avviene tra il 1420 e il 1440
quando Filippo Maria Visconti completa l’u-
a un altro” nione e il collegamento via acqua dei castel-
li ducali a corona della città e promuove, nel ghetto di Sant’Eustorgio, fuori Porta Ticinese.
fossato del castello di Milano, insieme agli Con il Naviglio di Bereguardo Bertola realizza
ingegneri della Fabbrica del Duomo, il primo il collegamento via acqua da Milano al Mare
tentativo di costruzione di una doppia chiusa. Adriatico, via Naviglio Grande-Bereguardo-
Nel 1438 gli ingegneri Aristotele Fioravanti da Ticino-Po.
Bologna e Filippo degli Organi da Modena, Nel 1456 Francesco Sforza e Bertola da Novate
entrambi al servizio della Fabbrica del Duomo, replicano sul fronte est di Milano la grande im-
costruiscono la prima conca di navigazione presa, compiuta in epoca medioevale (1179-
d’Europa. 1257) sul fronte ovest, di portare le acque
Vi è testimonianza di questa conca nell’assito del Ticino in città. Per portare in città l’acqua
ritrovato grazie agli scavi archeologici eseguiti dell’Adda, Bertola taglia la parete rocciosa pa-
in darsena dove vi era la conca affiancata al La- rallela all’Adda e svolta il Naviglio della Marte-
ghetto di Sant’Eustorgio. sana per giungere fino al Seveso alle porte di
La Conca di Santa Maria o della Fabbrica con- Milano tra il 1457 e il 1463.
sentiva il passaggio delle navi dal laghetto al Il canale della Martesana, o Naviglio Piccolo,
fossato difensivo, la cosiddetta Cerchia dei deve superare il fiume Lambro e Bertola co-
Navigli, che da canale infraurbano stava per struisce un ponte-canale a tre archi, il primo
diventare, con l’ampliamento dei borghi fino ponte-canale realizzato in Europa.
al Redefossi, un canale periurbano. Leonardo da Vinci osserverà questo ponte-
A metà del ’400 Francesco Sforza, insieme a canale qualche decennio più tardi registran-
uno dei più grandi ingegneri idraulici operanti do, sul suo taccuino, la seguente osservazio-
in Milano, Bertola da Novate, deriva dal Navi- ne: “il gran peso della barca che passa per il
glio Grande un nuovo Naviglio che prenderà il fiume sostenuto dall’arco del ponte, non cre-
nome dal castello di Bereguardo. sce peso ad esso ponte perché - come sottoli-
Con il Naviglio di Bereguardo Bertola da No- neava il tecnologo toscano che ben conosce-
vate completa il corso d’acqua artificiale sus- va il principio di Archimede - la barca pesa di
sidiario del Ticino, dal Lago Maggiore a Pavia. punto quanto il peso che tale barca caccia dal
Un canale parallelo al fiume collegato a Mila- suo sito”.
no tramite il ramo del Naviglio Grande, che dal L’annotazione è tratta dal foglio 361 r-b del Co-
Castello di Abbiategrasso raggiungeva il La- dice Atlantico, foglio nel quale l’ingegnere du-
167
cale aveva schizzato diversi ponti-canali dotati do il ruolo funzionale e prevalente del Naviglio
di conche, immaginati per superare il Ticino o Piccolo precisa: ”facendo il canal di Martigiana
altro fiume grosso per alimentare la “sua” città si diminuisce l’acqua all’Adda, la quale è distri-
ideale. buita in molti paesi al servizio de prati”.
Quando arriva a Milano, precisamente nel Leonardo registra le misure delle maggiori
1482, Leonardo da Vinci, l’ingegnere che si era barche, il valore economico del Naviglio Gran-
proposto a Ludovico il Moro anche per “con- de e il rendimento annuo del trasporto delle
durre acque da un loco ad un altro”, l’ingegne- merci e delle persone: “Le maggiori barche che
re inteso ai compiti pratici, parte alla volta di si facciano, sono larghe 7 braccia e ½ e lunghe
Milano portando con sé “cierti strumenti per 42 braccia e alte di sponde un braccio e ½. Vale
(navigli) e cierti strumenti per d’acqua”. 50 ducati d’oro, rende 125 mila ducati l’anno il
Giunto a Milano Leonardo scrive un prome- Naviglio (Grande) ed è lungo 40 miglia e largo
moria delle cose da fare, da vedere, da verifica- braccia 20”.
re in città e annota più che altro: Credo non vi sia descrizione così breve e si-
“Misura di navilio, conche e sostegni e barche gnificativa del Naviglio Grande, il maggiore
maggiori, e spesa, Truova un maestro d’acqua alimentatore di Milano. Giovan Battista Setta-
e fatti dire i ripari d’essa e quello che cos(ta), la, il primo storico dei Navigli alla fine del ‘500
Un riparo e una conca e un navilio e uno mo- preciserà: ”fu fatto questo canale per dare ab-
lino alla lombarda, Un nipote di Gian Angelo bondanza di legna da fuoco e da opera, di car-
dipintore ha uno libro d’acque, che fu del pa- bone, di vino, di calcine, di pietre vive e cotte,
dre, Pagolino Scodellino, detto Assiolo, è bono di grassine, di pesci che dal Lago Maggiore dà
maestro d’acque”. Svizzeri e dà luoghi circonvicini in abbondanza
e con poca spesa si conducano a Milano”.
L’interesse di Leonardo per i Navigli di Milano è Vedere le imbarcazioni cariche di blocchi di
subito evidente: “Nessun canale che esca fuo- Candoglia entrare e uscire dalla Conca della
ri dai fiumi sarà durevole - osserva Leonardo Fabbrica fu, anche per Leonardo, una dimo-
ammirato dalla struttura delle sponde dei na- strazione tangibile delle acquisite capacità
vigli - “se l’acqua del fiume donde nasce non è pratiche degli ingegneri idraulici padani, un
integralmente rinchiusa, come il canal di Mar- avanzamento registrato nel foglio 148 del Co-
tigiana, e quel ch’esce di Tisino” e, sottolinean- dice Atlantico, dove è disegnata la Conca.
Come si conviene ad un ingegnere chiamato In Via San Marco si trova, senza più acqua,
presso una corte, come quella di Ludovico il la conca dell’Incoronata o delle Gabelle
Moro, dalla potenza e ricchezza della quale si che conserva i gradoni per attutire l’impe-
attendono grandi cose, Leonardo traccia sulla to dell’acqua in caduta dal portello inferiore
mappa “a volo di uccello” della città, il prolun- del portone di monte. Leonardo suggeriva di
gamento della Martesana. “legare” le imbarcazioni nella conca “che non
L’immissione della Martesana nella Cerchia In- abbiano cagione di correre innanzi verso il
terna sarebbe servita ad alimentarla ed esten- loco basso, dove cade l’acqua del portello,
dere la navigazione oltre il laghetto di Santo che congiungendo là l’acqua, che cade d’esso
Stefano. Leonardo suggeriva anche la realizza- portello infra l’altra acqua, poi cadrebbe nella
zione dell’opera, con il ricorso al finanziamen- barca e subito la empirebbe e sommergereb-
to privato e la successiva cessione dell’opera al be” (f. 46 v-b C.A.).
Ducato di Milano: una specie di project-finan- Milano deve valorizzare questo prototipo di
cing dell’epoca, un bando aperto a tutti, per conca e per questa finalità l’Istituto per i Na-
l’uso plurifunzionale del Naviglio: “Ecci, signor, vigli, con il contributo della Fondazione Banca
molti gentiluomini che faranno infra loro go- del Monte di Lombardia, ha donato al Comune
dere l’intervento delle acque, mulini a passag- di Milano un progetto di restauro della Conca
gio di navili, e quando sarà renduto loro il prez- delle Gabelle e dei portoni e l’inserimento di
zo, lor renderanno il Naviglio di Martigiana”. una fontana-canale.
La connessione diretta del Naviglio della Mar- Con l’inserimento della Martesana nella Cer-
tesana con la Cerchia dei Navigli, nel tratto tra chia dei Navigli, la navigazione lungo il fossato
il Seveso, Porta Nuova e Piazza San Marco, ven- si sviluppa di molto, cresce anche l’acqua per il
ne realizzata effettivamente nel 1496-97, con movimento dei mulini e degli opifici e soprat-
la partecipazione di Leonardo da Vinci. tutto aumenta la portata d’acqua per l’irriga-
Le conche di navigazione in corrispondenza zione dei prati, delle marcite e della dilagante
della Cassina de Pomm, della chiesa dell’Inco- risicoltura.
ronata e di San Marco, necessarie per equipa- Con la dominazione francese, ai primi del ‘500,
rare il dislivello del terreno in pendenza verso l’interesse politico-economico di Milano si ri-
Milano, avevano tutte i perfezionamenti ideati volge verso nord-est alla ricerca di vie di pene-
(o osservati?) da Leonardo. trazione dal Ducato di Milano verso la Francia,
169
nell’area tra Brescia, Bergamo, i fiumi Oglio, una versione “lunga” diversa rispetto a quella
Mincio e Adda. “corta” immaginata da Leonardo.
Leonardo studia come raggiungere agevol- Ma per realizzare il programma di sistemazio-
mente il Lago di Como e indica due tracciati: ne di tutto il corso dell’Adda e la costruzione
il primo attraverso i laghi brianzoli lungo il del Naviglio di Paderno, l’unico tra i navigli mi-
Lambro Settentrionale, il secondo via Adda, lanesi ideato solo per la navigazione, sarebbe
superando il tratto ripido del fiume in Paderno stata necessaria una stabilità politica di lunga
mediante “una concavità ai Tre Corni”. durata. Viceversa alla dominazione francese
Leonardo immagina di far diventare Milano seguì quella spagnola e occorrerà aspettare un
il principale porto collegato via acqua oltre periodo di pace perché il tema della navigazio-
che con il Lago Maggiore anche con il Lago di ne da Milano al Lago di Como, torni di attualità.
Como. Gli Spagnoli costruendo i Bastioni demolivano
Dopo la morte di Francesco I, il re di Francia la conca “vecia” della Fabbrica e incaricavano la
nominerà una commissione diretta da Carlo Fabbrica del Duomo di ricostruirla. Cristoforo
Pagnani per rendere navigabile l’Adda e con- Lombardo coadiuvato da Vincenzo Seregni e
giungere, mediante il Naviglio della Martesa- con l’ausilio di Domenico Giunti nel 1558 ri-
na, Milano al Lago di Como. costruivano la nuova conca di Santa Maria o
La commissione Pagnani, una commissione della Fabbrica nella via degli Olocati, ora in via
tecnico-amministrativa alla quale partecipava- Conca del Naviglio, un monumento idraulico
no gli ingegneri idraulici Benedetto Missaglia da valorizzare.
e Bartolomeo della Valle ricercava anch’essa L’Istituto per i Navigli ha proposto un progetto
un Naviglio utile alla città di Milano. Dopo una di riconnessione della conca alla Darsena e di
serie di ipotesi, la commissione conferma, sen- riapertura del Laghetto di via degli Olocati, un
za menzionarlo, l’intuizione di Leonardo per porticciolo a servizio del Parco delle Basiliche,
congiungere, tramite il Naviglio, i due tratti del Parco dell’Arena romana e del Museo Dio-
dell’Adda separati dalle rapide di Paderno. cesano.
Il Pagnani, nel 1520 descrive in un libretto dal Nella seconda metà del ‘500 risultò ancora più
titolo “Decretum super fluminae Aduae red- evidente l’importanza del Naviglio di Paderno
dendo navigabili”, le ricerche effettuate e pro- e la necessità di evitare la doppia rottura di ca-
pone il progetto del Naviglio di Paderno, con rico del trasporto via acqua da Milano al Lago
di Como. Molti ingegneri idraulici formularono Sarà lui a realizzare, anche se non completa-
proposte e avanzarono progetti per realizzare mente, il Naviglio di Paderno, sarà lui insieme
l’opera che avrebbe consentito di ottenere la a Martino Bassi, a progettare compiutamente
continuata e libera navigazione da Milano al il Naviglio di Pavia, sostitutivo del Naviglio di
Lago di Como. Bereguardo, per consentire di connettere Mi-
È importante sottolineare i conflitti tra i diversi lano all’Adriatico in corrente e senza rottura
usi delle acque, per l’irrigazione, per il movi- di carico. Il Meda aveva ripreso il concetto del
mento delle ruote idrauliche per la navigazio- naviglio “corto” di Leonardo per l’Adda ipotiz-
ne presenti in città lungo la Cerchia Interna ai zando due salti, il primo alto 6 metri, il dop-
Bastioni. Un conflitto risolto brillantemente pio dell’altezza delle conche presenti allora in
da Danese Filiodone, con l’ampliamento e l’al- Milano; il secondo dell’altezza di 18 metri, un
largamento del Naviglio Martesana nel 1573, vero e proprio “Castello d’acqua”, come lui stes-
operazione che fece risaltare ancora di più la so lo aveva definito.
necessità di ampliare la via d’acqua da Milano Per costruire il Naviglio di Paderno e le sue mi-
lungo l’Adda fino al Lago di Como. rabili conche il Meda non solo ci ha rimesso i
Al completamento della rete dei Navigli, così suoi denari, è finito più volte in prigione, si è
come sarà realizzata compiutamente nei primi ammalato, è morto senza poter vedere la sua
decenni dell’Ottocento, mancavano da risolve- opera completata e per di più con l’accusa di
re due rotture di carico doppie: la prima quella aver defraudato la città di Milano.
tra il terminale di Bereguardo, per raggiungere La sua maggiore invenzione, il canale di soc-
il terzo porto di Pavia sul Ticino, per garantire corso, si è poi diffusa in tutta Europa, ed è te-
cioè l’accesso al Po e quindi al mare da Milano; stimoniata in Milano dalla presenza dei canali
la seconda il Naviglio di Paderno per connette- di soccorso in tutte le conche del Naviglio da
re Milano via acqua con continuità al Lago di Milano a Pavia realizzate nell’Ottocento.
Como, tramite l’Adda. Poco sappiamo della formazione tecnica e
Ampliamenti e perfezionamenti di cui si occu- culturale degli ingegneri idraulici del ‘400 e
perà con tenacia e perseveranza un altro gran- ‘500: Aristotele Fioravanti, Filippo da Modena,
de ingegnere idraulico che operò a Milano dal Bertola da Novate, Benedetto Missaglia, Bar-
1551 al 1599: si tratta del pittore, architetto e tolomeo della Valle, Martino Bassi e Giuseppe
ingegnere Giuseppe Meda. Meda.
171
Nessuno di loro ha scritto codici o ha scritto
trattati e poco note sono le loro grandi opere
idrauliche. Se qualche documentazione c’è,
essa è di contenuto tecnico-pratico ed è scrit-
ta nelle memorie, nei capitoli o capitolati delle
loro opere.
Grazie alle invenzioni degli idraulici pratici e
degli innumerevoli campari d’acqua, Milano
divenne ben presto una città-porto, una del-
le più popolate città d’Europa dove, tramite il
Naviglio Grande e la Martesana, “i due grandi
laghi lombardi, quello di Como e il Maggiore,
erano allora in comunicazione nel cuore stes-
so dello Stato” e come notava Braudel “Milano
riceveva con poca spesa di trasporto, il gra-
no, il ferro e soprattutto il legname, e spediva
verso il Po e Ferrara i grossi pezzi di artiglieria
delle sue fonderie: insomma aveva rimediato
al difetto capitale di essere una città in mezzo
a terre”.
173
18 T
ra i vari segni che ci si auspica l’opera-
zione Expo possa lasciare sul territorio
oltre a strade, ferrovie, nuove residen-
ze e spazi per la cultura c’è quello di
marzo_aprile 2010 un’ospitalità decisamente rinnovata. Ma la
Welcome! domanda che diventa sempre più ricorrente
è se la necessità di costruire nuove strutture
alberghiere sia reale o meno: nessuno ha de-
Cecilia Bolognesi siderio di affrontare situazioni di eccesso di
offerta né di ritardo nelle realizzazioni, occorre
perciò una buone dose di chiarezza. Il dossier
di candidatura per Expo dovrebbe contenere
le linee guida delle azioni da intraprendere sul
campo e lo scenario che prospetta è l’obiettivo
di 600 mila posti letto entro il 2015, preveden-
do il soggiorno di 13 / 14 milioni di visitatori
per almeno due notti che si aggiungeranno
agli ospiti tradizionali. Una serie di proposte
raccoglie poi progetti che riguardano gli ostel-
li, agriturismo e le strutture già presenti nei no-
stri parchi, l’incentivazione di bed & breakfast,
la costruzione di villaggi per giornalisti ecc ecc.
Per alcuni ci sono diverse considerazioni da
effettuare ad esempio: molti dei visitatori ar-
riveranno da territori limitrofi a Milano, ad
esempio, i mesi in cui si svolge Expo sono mesi
in cui gli alberghi in città sono notoriamente
poco affollati; le infrastrutture in arrivo per-
metteranno spostamenti rapidi fino a città
Welcome everybody! che possiedono già loro strutture ricettive.
Ne consegue che forse la carenza di strutture e fuggi. A questo capitale dovremmo potere
alberghiere non è una lacuna di così grosso rivolgerci poiché sarà quello che a festa finita
impegno da colmare e che le carenze vere nel rimarrà qui a produrre, ad arricchire questa no-
tessuto ricettivo sono e saranno anche altre: stra città. Abbiamo corredato questo numero
tradizionalmente gli ostelli e i campus per i di Dedalo di cifre, statistiche, numeri. Gli alber-
giovani e, come nuovo tema emergente, le re- ghi da una parte, le residenze dall’altra. Vicino
sidenze per i padri neoseparati. a saturazione i primi, anche se va detto, non
Sarebbe utile che tutte le strutture ricettive esiste una fonte condivisa da tutti sulle cifre
temporanee potessero perciò essere oggetto delle reali presenze alberghiere in città, scarse
di un unico ragionamento, nel quale le cifre e fino ad oggi trascurate, le seconde. Due vasi
della domanda entrano in un conto economi- comunicanti che possono creare un virtuoso
co insieme alla ricaduta produttiva che allog- equilibrio tra mondo della finanza privata e
giare il capitale umano in via di sviluppo, come pubblica, dove la finanza immobiliare ha da
quello già esistente, può produrre. Se non fos- insegnare qualcosa.
se inflazionato il termine sostenibile potrem- Due vasi che possono allargare la riflessione
mo utilizzarlo anche qui, dove la sostenibilità a sviluppatori, progettisti, creativi, operativi
della ricettività si gioca nel trasformare una nei progetti di sostenibilità sociale verso con-
progettualità focalizzata su due notti del 2015 siderazioni risolutive rispetto ad altre doman-
in qualcosa che permanga per sempre come de ricettive ancora inevase e che il mercato
servizio. richiede fortemente: le residenze per i padri
L’obiettivo di comprendere i fenomeni di separati. Nel 2007 i divorzi tra Milano e provin-
possibile trasformazione del nostro territorio cia sono stati 115.796, nel 2008 119.453 e nel
è comune a tutti coloro che si occupano di 2009 83.015. In termini immobiliari ce n’è ab-
sviluppo, progetto e costruzioni. Il binomio bastanza per poter ragionare su un segmen-
turismo-costruzioni è una coppia consolidata to di popolazione reale che nella letteratura
in tutta la storia del nostro paese. Più sottile frivola finisce in garage per lasciare la prima
invece il legame che può instaurarsi con il ge- abitazione a ex-moglie e figli, nelle cronache
nere di strutture ricettive per un settore del- dei telegiornali sulle panchine dei parchi o in-
la popolazione in transito sì, ma con tempi e dietro a casa con la mamma, nelle situazioni di
modalità differenti da quella del turista mordi minimo decoro in bilocali soggiorno, angolo
175
cottura frigo in vista, camera da letto vista su
televisione, locazione trentennale.
Orizzonti spenti, a cui va data una nuova di-
gnità. Bisogna rinnovarsi, non c’è scampo di
fronte ad una realtà così complessa. Queste
sono le nuove sfide e chi non le coglie perde
un’occasione.
177
18 R
ispetto ad altri paesi europei, dove
mediamente il 10-15% degli studenti
universitari desidera alloggiare in uno
studentato, l’Italia si caratterizza per
marzo_aprile 2010 un’offerta di edilizia residenziale universitaria
Welcome! limitata e per un’alta percentuale di studenti
residenti in famiglia. Solo il 2% degli studenti
universitari italiani vive in residenze universita-
Sergio Urbani rie, mentre il 76% vive con genitori o parenti.
Consigliere Delegato di FHS Dai dati relativi al mercato milanese risulta
Fondazione Housing Sociale che, rispetto a una popolazione universitaria
di circa 130.000 studenti, il 21,5% degli iscritti
complessivi proviene da altre regioni e il 28,5%
risiede in altre province della Lombardia. Ri-
spetto alla presenza di studenti fuori sede,
sempre nel territorio milanese la domanda
abitativa potenziale è di circa 15.000 posti letti,
contro l’offerta attuale, pari a circa 9.000.
Negli ultimi anni, grazie anche alle iniziative
della Regione Lombardia, del Comune di Mi-
lano e degli atenei universitari finalizzate alla
promozione di nuovi progetti, molti operatori
pubblici e privati si sono impegnati nella rea-
lizzazione di strutture residenziali universita-
rie. Se tale impegno permarrà anche nei pros-
Il costo di una simi anni, a fronte di una domanda di edilizia
universitaria che si mantiene costante, si può
residenza prevedere che a Milano il tasso di crescita nella
disponibilità di posti letto possa attestarsi me-
universitaria diamente al 5% per i prossimi 5 anni, raggiun-
gendo potenzialmente livelli di saturazione zione è stato assunto pari al costo di acquisto
della domanda nel periodo immediatamen- della struttura “chiavi in mano”. Il costo di pro-
te successivo all’Expo del 2015. Nei prossimi duzione di un posto letto include in particola-
anni, quindi, in corrispondenza della crescita re il costo delle camere, quello degli spazi di
dell’offerta, la domanda potrebbe diventare distribuzione, dei servizi e della sistemazione
più selettiva e per le residenze che presentano degli spazi aperti (verde, aree pavimentate e
un rapporto tra costo e servizio inadeguato o parcheggi a raso), mentre non include il costo
che offrono in generale un servizio di qualità delle aree sulle quali viene realizzata la strut-
inferiore, si potrebbero iniziare a registrare dei tura (che può variare moltissimo in funzione
livelli anche significativi di sfitto. A fronte delle dell’origine e delle sue caratteristiche urba-
prospettive di sviluppo del settore, nel 2007 Il nistiche). Il meta progetto è stato articolato
Comitato Tecnico “Territorio e Infrastrutture” di ipotizzando tre standard costruttivi che diffe-
Assolombarda ha promosso un’iniziativa dedi- riscono con riferimento alla dotazione di spa-
cata alla residenza universitaria con l’obiettivo zi a servizi (A), (B) e (C), stimando tre possibili
non di definire un progetto completo in tutte livelli del costo di produzione per posto letto:
le sue parti, quanto piuttosto un meta progetto 44.000 euro per la soluzione A, 40.000 euro per
che potesse fissare dei riferimenti per valutare la B e 38.000 euro per la C. A tale importo si
la fattibilità economica, gestionale e proget- aggiunge il costo degli arredi, stimato pari a
tuale delle iniziative. L’analisi alla quale hanno 4.000 Euro a posto letto. Il costo di gestione,
partecipato anche Fondazione Housing Socia- che include la pulizia giornaliera delle parti
le e Pirelli Real Estate, ha evidenziato la neces- comuni e quella settimanale delle camere, il
sità di mettere a fuoco diversi elementi per sti- servizio di portierato 24 ore su 24, la riscossio-
mare la sostenibilità delle iniziative e la tenuta ne dei canoni, la gestione delle manutenzioni
dei rispettivi modelli gestionali, analizzando e i costi relativi alle utenze e al riscaldamento,
separatamente i parametri che influenzano il sulla base di interviste condotte con operatori
canone mensile di un posto letto universitario del settore è stato stimato in circa 200 Euro al
ovvero il costo di acquisto o produzione della mese per posto letto.
struttura e il suo costo di gestione. Il canone di locazione mensile può quindi va-
Nell’analisi condotta sulla base delle stime pre- riare in modo anche rilevante in funzione della
disposte da Pirelli Real Estate, il costo di produ- tipologia di struttura realizzata, nel meta pro-
179
getto ne sono stati come detto analizzate tre mi ecc.), redditi integrativi ottenibili dall’eroga-
opzioni (A, B e C) ma le possibilità sono molte zione di servizi aggiuntivi e compatibili (es. bar
di più, del rendimento atteso dal proprieta- o palestra aperta al pubblico sempre ove ve ne
rio dell’immobile, che può essere ad esempio sia domanda ecc.), affitto estivo dei posti letti
compreso tra il 5% e il 7% massimo all’anno (a e quote di affitto a uso foresteria, riduzioni del
cui vanno sottratti i costi immobiliari fra quali livello di servizio (es. servizio di portierato su
l’ICI, le assicurazioni e il costo delle manuten- due turni anziché su tre) o incrementi di effi-
zioni) e del livello di servizio offerto allo stu- cienza (es. possibilità di addebitare le utenze
dente. in modo diretto, con contabilizzazione per po-
Con riferimento alla soluzione C, a titolo di sto letto), una minore remunerazione del capi-
esempio, il costo al posto letto risulterebbe tale investito, una minore aliquota IVA.
pari a 38.000 Euro e, ipotizzando un rendimen- Possono invece influire in aumento sul livello
to immobiliare pari al 6%, il canone mensile del canone: un maggior costo di produzione
praticabile allo studente, calcolato su 11 mesi, (es. costo dell’area da edificare, più spazi, fini-
risulterebbe essere di 430 euro (a cui aggiun- ture di pregio, indetraibilità dell’IVA dovuta a
gere IVA al 10%). condizioni soggettive dell’attuatore ecc.), un
La validità delle stime del canone mensile, e maggiore livello di servizio (es. pulizie quoti-
quindi la valutazione sulla sostenibilità dell’in- diane delle stanze, rifacimento letti, mensa, tv
tervento, sono strettamente legate ad alcune via cavo ecc.), una maggiore remunerazione
importanti assunzioni, fra le quali una dimen- del capitale investito, la durata dei contratti di
sione della residenza di almeno 200 posti letto, 10 mesi, dimensioni della residenza inferiori ai
la dotazione degli spazi a servizio, la disponi- 200 posti letto, una durata limitata del diritto di
bilità dell’area a titolo gratuito, la detraibilità proprietà sull’area (es. concessione a 30 anni).
dell’IVA assolta con riferimento all’investimen- In linea con gli altri paesi europei, l’Italia, per
to iniziale. avvalersi di un sistema universitario che risulti
In conclusione, gli elementi che possono in- competitivo a livello territoriale e che valorizzi
cidere sulla riduzione del canone evidenziati lo sviluppo della città, deve promuovere dei
dallo studio sono: un minor costo di produzio- modelli sostenibili di studentato, in grado di
ne (es. contributi pubblici, ricavi ottenibili da soddisfare i fabbisogni abitativi di una cate-
vendita di box ove ve ne sia domanda, rispar- goria di utenza che si caratterizza per l’elevata
mobilità quotidiana e per la scarsa capacità
economica.
Per affermare degli studentati di alto livello, è
necessario curare alcuni aspetti fondamentali,
quali la qualità architettonica, la localizzazione
e l’offerta dei canoni di locazione calmierati.
Le nuove residenze universitarie dovrebbero
pertanto essere localizzate in aree accessibili e
strategiche, realizzate coniugando l’attenzio-
ne allo studio degli spazi e dei servizi all’uso di
tecnologie avanzate nel campo del risparmio
energetico, con l’obiettivo di creare dei luoghi
sicuri e protetti, ma allo stesso tempo aperti e
in grado di soddisfare il comfort abitativo e la
coesione sociale. Se poi si prende in conside-
razione l’ipotesi di intervenire su aree ottenute
a costo calmierato o nullo e il livello di sussidio
mediamente offerto dai bandi regionali per
l’edilizia universitaria, sembra possibile svilup-
pare una consistente offerta di posti letto agli
per studenti a canoni calmierati.
181
20 L
a convinzione dei geografi oltre oceano
fa perno da tempo sul concetto chiave
per cui _è la concentrazione territoriale
di persone con differenti abilità, capa-
luglio_agosto 2009 cità e conoscenza che incoraggia il cambia-
Rado, denso, intenso mento ed i fenomeni consueti che precedono
l’innovazione_.
Un buon motivo per analizzare un po’ più or-
Cecilia Bolognesi gogliosamente la maniera in cui per secoli ab-
biamo abitato i nostri tessuti antropizzati, le
nostre città, che hanno saputo produrre così
tanto tra creatività ed ingegno; un motivo in
più per comprendere come la densità di molti
dei nostri nuclei urbani, in termini di costruito
come di abitato secondo un mix di talenti, sia
un valore da replicare per progredire; un moti-
vo in più per scegliere che direzione prendere.
Nella nostra città il momento attuale in cui
operiamo a diverso titolo per la sua trasforma-
zione e costruzione sembrerebbe il classico
periodo di transito e lo testimoniano anche
fatti banali: da una parte tra i possibili acqui-
renti della torre Velasca (in vendita) spuntano
degli stranieri, dall’altra noi rinunciamo a co-
struire il nuovo palazzo del Comune, mesi ad-
dietro preannunciato come il grattacielo più
alto di Milano.
Geografia umana = In questo quadro di smarrimento identitario
finalmente il PGT, obbligato a portarci fuori
geografia Urbana dal guado, finalmente avviato nel suo proce-
dimento di accoglimento delle osservazioni Infatti noi non sappiamo ancora esattamente
fino all’adozione. Tra gli attori sia gli operato- cosa possa significare cambiare per la causa
ri che intendono utilizzare al meglio le regole di un principio di equità economica un siste-
declinate dal nuovo strumento sia chi proget- ma che per secoli ha determinato la ricchezza
ta le forme, consapevole e fiducioso testimo- tipica dei nostri tessuti urbani. Né sappiamo
ne dall’italiana capacità di potere fare città. cosa significherà esattamente assicurare a tut-
In mezzo al triangolo un oceano di concetti ti i proprietari di terreni una capacità edifica-
ognuno afferente alla propria matrice: la pere- toria spendibile, permutabile, una volumetria
quazione, la densità edilizia, l’effetto città. liquida, che potrà prendere qualsiasi forma in
Il PGT, sulla scia delle più avanzate teorie ur- qualsiasi luogo, qualcosa che sarà governa-
banistiche sceglie la perequazione. “Perequare to da altri indirizzi, più autarchici, dell’assetto
ovvero distribuire in base ad un criterio di equi- morfologico.
tà” ovvero scegliere di stabilire un principio di Comunque siamo qui e non ci tiriamo indietro.
indifferenza per il quale a tutti i suoli chiamati La versatilità e le potenzialità applicative del
all’uso urbano viene riconosciuta un’ edificabi- principio perequativo a Milano sostengono
lità derivata dallo stato di fatto e di diritto, go- anche altre due cause; da una parte gli indici
vernata da differenti indirizzi morfologici, più premiali finalizzati alla densificazione qualita-
nostri, derivati dalla tradizione di questa città. tiva della città esistente attraverso il ricorso a
Si sceglie di considerare alla pari, ovvero se- Piani Urbanistici Attuativi piuttosto che con
condo mercato, i valori volumetrici generati la demolizione e ricostruzione del patrimonio
dall’edificabilità dei suoli; qualcosa che, volen- edilizio mediante l’impiego di sistemi tecno-
do ben vedere, è l’esatto contrario della molla logici sostenibili e dall’altra la realizzazione di
che ha spronato e cesellato la forma delle no- mix abitativi e sociali di abitazioni destinate
stre città, che ne ha determinato a volte la tipi- alla fasce sociali del ceto medio e delle fasce
ca densità, costrette ad inventarsi in un centro meno abbienti.
racchiuso da antiche mura ed oltre in un fuori Queste due premialità offrono un’ulteriore
mura, più docile ed aperto. In questa scelta possibilità alle forze sociali e produttive, a
c’è l’interrogativo di una città tutta da scoprire soggetti come chi costruisce per intenderci,
nel rispetto dei valori identificativi della nostra lasciandogli il grosso compito di individuare le
morfologia. opportunità di sviluppo della città nel rispetto
183
di alcune regole base. urbane e non anti_urbane, non nostre, come è
Da punti come questo può partire la nostra avvenuto per molti anni.
pratica, una tensione quotidiana ad uno svi- Siamo chiamati a prepararci culturalmente, a
luppo riformatore dall’interno del fare, che tra- dare risposte con forme di cui abbiamo con-
sforma e si trasforma in meglio apprendendo sapevolezza.
giorno per giorno. La scommessa dell’attrattività della nostra cit-
Un sistema come questo sceglie almeno nella tà, della sua capacità di accogliere le fasce più
forme di porre fine alla lunga stagione dell’ur- deboli e disagiate di cui abbiamo necessità,
banistica contrattata poichè il conflitto pub- ammettiamolo, la scommessa di una densità
blico_privato è risolto a monte della fase at- che produce cortocircuiti nell’elaborazione
tuativa ed il modello perequativo in sé è una del pensiero e dei prodotti innovativi, di cui
risposta politicamente ineccepibile pur non non possiamo fare a meno, passa attraverso la
riducendo affatto la portata autoritativa delle nostra pratica chiamata ora più che mai ad un
determinazioni dell’amministrazione. momento di profondo riformismo.
In sostanza, gli indirizzi sono dati. Gli impren-
ditori sono chiamati a trasformare con un gra-
do di libertà ancora maggiore di quello che
hanno avuto in passato. I progettisti sono chia-
mati a rispondere con una presa di posizione
franca rispetto all’assetto urbano generale che
ha necessità di una cultura urbana solida, tipi-
camente nostra, non d’importazione.
La fase di conquista dei terreni vergini da colo-
nizzare con quartieri di condomini disseminati
secondo una moderna casualità, dove il verde
ha lo scopo unico di favorire la digestione di
volumetrie consistenti è finita. Siamo chiamati
nell’era della sostituzione edilizia, dell’accre-
scimento per isolati che devono poter indivi-
duare chiari assetti viari, giaciture tipicamente Milano: vista aerea sui terreni di Cascina Merlata
185
20 C
on l’adozione da parte del Consiglio
Comunale di Milano del Piano di Go-
verno del Territorio si apre una stagio-
ne di cambiamenti per “la Milano del
luglio_agosto 2009 2030“.
Rado, denso, intenso Non mi stanco di ripetere che oggi la nostra
città è ricca di potenzialità, basti pensare ai
centri di formazione e ricerca, alla sua collo-
Claudio De Albertis cazione geografica, all’eccellenza del distretto
Presidente Assimpredil Ance della moda, del design e della sanità. Ma è an-
che una città da più di 20 anni ripiegata su sé
stessa, troppo tesa all’autocritica, molto con-
servatrice, perplessa di fronte ai cambiamenti,
a quei cambiamenti che, buoni o cattivi che
siano, generano dibattiti, sollecitano le intelli-
genze, stimolano gli animi.
Una città che ragiona, purtroppo, su confini
territoriali limitati che sono freno ad una go-
vernance audace in una visione di sviluppo di
largo respiro.
Credo che il tema degli egoismi municipali sia
il problema di Milano. Un nodo che lega e ri-
duce gli effetti positivi di qualsiasi strategia: le
politiche della mobilità, quelle sociali, quelle
della integrazione dei sistemi della produzio-
ne e della ricerca.
Ma Milano non può stare ferma e non sta fer-
ma: il processo di cambiamento è più forte e
dirompente di ogni politica e pretesa di piani-
Scendere in gara ficazione dirigistica.
Bisogna prendere atto della vitalità della no- rono, attività sempre più gestite dai privati
stra città e aiutarla a scendere in gara e a com- nell’ambito di convenzioni stipulate con il Co-
petere con le altre grandi realtà territoriali. Bi- mune di Milano; una città più attenta alla sua
sogna riconoscere e valorizzare le sue capacità storia architettonica, ma nello stesso tempo
attrattive, bisogna farlo per tutte quelle perso- tesa al nuovo senza scimmiottature ed este-
ne capaci di trasformare la città dal di dentro, rofilia, grazie alle nuove norme morfologiche;
di superare consuetudini obsolete per creare una città più verde, ma con verde realmente
regole nuove condivise. Quelle persone che fruibile e mantenuto.
vogliono una città aperta 24 ore su 24 e tolle- Il sogno di una città ecopositiva in grado di
rante, tecnologicamente avanzata: una città divenire un modello di riferimento per il resto
“plug and play” piena di talenti creativi. del mondo. Questi gli obiettivi, ma le risorse e
Un tempo si creavano le fabbriche per attrarre gli strumenti per realizzarli?
le persone, oggi occorre attrarre persone per Il PGT è una scommessa per il nostro futuro.
creare lavoro e ricchezza. Lo è prima di tutto per gli operatori immobi-
Il nuovo PGT ha l’ambizione di definire la stra- liari che devono cambiare la propria mentali-
tegia della crescita della città per i prossimi 20 tà. Oggi occorre affrontare progetti complessi
anni. che richiedono competenze diffuse e logiche
E se il PGT troverà la sua compiuta attuazione, meno speculative. Ma lo è anche per la mac-
nel 2030 possiamo immaginare: china amministrativa comunale che quei pro-
una città differente sul piano della mobilità getti deve giudicare, spesso anche in termini
dove ogni cittadino non disterà più di 500 me- competitivi con altre proposte alternative.
tri da una linea metropolitana; una città inte- Servirà, dunque, un’amministrazione messa
ramente cablata dove, grazie anche alla indif- in grado di operare con più discrezionalità e in
ferenza delle destinazioni d’uso, gli immobili un regime di elevata qualità delle prestazioni,
saranno dei veri e propri incubatori di funzioni; con sistemi operativi moderni e competenze
una città più tollerante e ospitale anche verso diversificate, capaci di coniugare valutazioni
i ceti più deboli a cui sarà garantito il bisogno territoriali, ambientali economiche, sociali.
primario della casa grazie alle norme sull’hou- Vorrei spendere due parole su un altro punto
sing sociale; una città con i servizi pubblici e critico: quello degli strumenti utilizzati dal PGT
privati che servono e nei luoghi dove occor- per la sua attuabilità, ovvero i concetti di pe-
187
requazione e compensazione su cui vertono composte da uno o due soggetti, anziani, stu-
molti dei testi contenuti in questo numero di denti, single, ha cambiato radicalmente le ca-
Dedalo. E di strumenti si deve parlare perché ratteristiche della domanda.
già molti individuano erroneamente la pere- È indiscutibile che oggi, nei contesti metro-
quazione come l’obiettivo strategico del PGT. politani, siano venute meno le motivazioni di
Nel tentativo di perequare, cioè di distribuire attrattività per fattori economici e di qualità
equamente i diritti derivanti dalla proprietà della vita a delocalizzare la residenza nell’hin-
fondiaria a tutto il territorio Comunale, Milano terland. Vivere, o ritornare a vivere oltre che a
ha ripercorso un modello attuato in Francia al- lavorare, in città è per molti un obiettivo per-
cuni decenni fa. ché l’offerta di servizi, culturale e di svago è
Ma in Francia tale strumento è stato utilizzato ben maggiore, perché i differenziali dei valori
in una fase di sviluppo edilizio e con una poli- degli alloggi (escluso il centro storico) tra hin-
tica fiscale che penalizzava la rendita fondiaria terland e città sono ormai marginali, perché la
parassitaria. Durante il lungo e articolato con- mobilità in Provincia è assai carente, perché le
fronto sul nuovo PGT, alcuni interventi critici relazioni interpersonali che maturano in città
hanno paventato che attraverso lo strumento facilitano il rapporto casa lavoro, perché la ri-
della perequazione si potrà creare una eccessi- congiunzione dei nuclei familiari, figli - geni-
va nuova edificabilità a scapito dell’ambiente. tori - parenti, diviene centrale per la gestione
Un rischio, dal loro punto di vista, molto eleva- della vita privata, perché la grande fabbrica è
to in un momento in cui il mercato immobilia- esplosa ed è la città stessa nuova fabbrica con
re presenta una debole domanda. Un rischio nuovi modelli e stili di vita e lavoro.
che oggettivamente non condivido perché la È un processo, quello che ho cercato di rap-
strategia del PGT è pensata per lo sviluppo di presentare, che comunque andrà avanti ed è
lungo periodo: il 2030. ora di decidere se lasciare che continui ad au-
Milano ospitava negli anni 80 il 20% di popo- toformarsi o se si vuole riconoscerlo e accom-
lazione in più di quella odierna, un fenome- pagnarlo. Rimangono in vero perplessità sulla
no, quello della delocalizzazione residenziale, disponibilità delle risorse materiali necessarie
comune a tutte le metropoli. I cambiamenti per attuare il PGT: si parla di 9 nuove linee me-
strutturali demografici della popolazione nei tropolitane, ma sappiamo tutti che mancano i
20 anni successivi, con l’aumento di famiglie soldi per completare anche quelle esistenti; si
introduce una vera e propria rivoluzione cul-
turale che richiede competenze professionali
e gestionali innovative, riassetti organizzativi,
formazione e riqualificazione del personale a
tutti i livelli ma nulla si dice di come e con quali
tempi si innoveranno le strutture. Sulla gestio-
ne sono caduti tutti i piani da 60 anni a questa
parte. Il PGT si attuerà attraverso “accordi di
progetto” tra partner responsabili e consape-
voli.
Credo che la vera domanda che tutti dovrem-
mo porci, prima di ogni riflessione tecnica o
filosofica sul piano, sia: saprà la macchina co-
munale nei prossimi anni essere all’altezza del
compito? Saprà efficacemente ed efficiente-
mente essere talvolta un vero committente,
talvolta un interlocutore forte e capace di defi-
nire contratti solidi e duraturi nell’interesse del
Pubblico, nel rispetto dei diritti dei cittadini,
specialmente in ordine alla variabile “tempo”?
Sarà messa in grado di agire?
189
20 L
a perequazione urbanistica rappresen-
ta uno degli elementi di innovazione
introdotti nel PGT di Milano che con-
sente di tradurre l’Idea di città che sta
luglio_agosto 2009 alla base del Piano nella direzione della coe-
Rado, denso, intenso voluzione tra sostenibilità ambientale - deriva-
ta dal sistema del verde urbano e dei grandi
parchi - e densificazione della forma urbana
Ezio Micelli esistente - anche attraverso il potenziamento
Professore di Estimo del sistema dell’accessibilità mediante la rea-
Federica Di Piazza lizzazione di una nuova rete infrastrutturale e
Ricercatrice universitaria dei servizi collettivi.
La perequazione urbanistica, e le regole di sua
hanno collaborato al PGT di Milano,
sotto la giunta di L.Moratti, applicazione, divengono quindi strumento
nell’ambito delle Dinamiche Perequative concreto e trasversale agli atti che compongo-
e del Piano delle Regole no il PGT attraverso il quale il progetto di città
prende forma.
Al fine di illustrare come la perequazione ur-
banistica concorre all’attuazione del piano ap-
pare utile esaminare lo strumento, dapprima
nelle sue caratteristiche generali in relazione
alle strategie del piano e, successivamente, sul
fronte del sua specifica applicazione.
La perequazione urbanistica a Milano rispon-
de prioritariamente all’esigenza di trasformare
PGT di Milano: la città mediante l’incremento delle dotazioni
territoriali rappresentate dal nuovo sistema
tra densità e di infrastrutture per la mobilità e ambientali
(parchi e aree verdi) insieme a interventi per la
sostenibilità residenza sociale ed i servizi collettivi. Median-
te lo strumento perequativo, quindi, l’ammini- • la densificazione qualitativa della città esi-
strazione potrà ottenere l’acquisizione a titolo stente attraverso il ricorso a Piani Urbanistici
gratuito delle aree da impiegare nella realizza- Attuativi piuttosto che con la demolizione e
zione delle dotazioni territoriali. ricostruzione del patrimonio edilizio esisten-
Il principio perequativo salvaguardia l’equità te mediante l’impiego di sistemi tecnologici
di trattamento dei soggetti privati nella mi- sostenibili (edilizia bioclimatica e risparmio
sura in cui prevede che tutti i proprietari inte- energetico);
ressati, indipendentemente dalle destinazioni • la realizzazione di un mix abitativo e sociale
d’uso assegnate alle singole aree, partecipino abitazioni destinate alla fasce sociali del ceto
in misura proporzionale alle proprietà posse- medio e delle fasce meno abbienti ovvero di
dute, alla capacità edificatoria riconosciuta dal opere di interesse collettivo.
Piano e agli oneri per la realizzazione delle do- Il sistema di incentivi previsti dal PGT si incardi-
tazioni territoriali. na pertanto in un disegno che affida alle forze
Per promuovere il contestuale sviluppo delle sociali e produttive il compito di individuare le
parti pubbliche e private della città in un pro- opportunità di sviluppo della città, nel rispet-
cesso coordinato, il reperimento delle risorse to di poche e semplici regole che verranno
fondiarie destinate alle dotazioni territoriali av- più precisamente esaminate nel paragrafo se-
viene a fronte del riconoscimento di un ugual guente.
indice edificatorio (indice di utilizzazione ter- Lo strumento perequativo: ambiti di applica-
ritoriale perquato) per ciascuna classe di aree zione, indici perequati, indici premiali ed esiti
individuate dal piano; il proprietario una volta attesi.
sfruttata, o trasferita su altra area, la capacità Il passaggio dai principi alle regole di governo
edificatoria nelle aree individuate dal Piano - le della trasformazione prevede, coerentemente
cd. Aree di pertinenza diretta - cede all’ammi- con quanto effettuato nelle principali espe-
nistrazione le aree destinate alle dotazioni ter- rienze nel paese, la classificazione delle aree
ritoriali (cd. Aree di pertinenza indiretta). oggetto di perequazione urbanistica, in ragio-
A Milano la perequazione urbanistica si arric- ne dello stato di fatto e di diritto delle aree. È
chisce della componente di incentivazione sulla base di tale classificazione che avviene
introducendo indici premiali finalizzati a due l’attribuzione dell’indice di utilizzazione terri-
ordini di obiettivi: toriale perequato. A Milano si distinguono due
191
macro classi di aree: le aree interne al Tessuto sione territoriale collocati nel Parco Regionale
Urbano Consolidato a cui è attribuito un indice Agricolo Sud di Milano e regolati dal DdP. Gli
di 0,5 mq/mq da quelle esterne alla città il cui ATP sono rappresentati da 5 aree e coinvolgo-
indice è di 0,2 mq/mq. no una superficie territoriale complessiva di
Entro queste due classi di macro aree, a pe- circa 33 milioni di mq di Superficie territoriale
requazione urbanistica nel piano di Milano si a cui è attribuito un indice di utilizzazione terri-
applica alle quattro classi di aree e risponde ad toriale perequato di 0,15 mq/mq. Questi ambi-
obiettivi diversi a seconda delle classi di suo- ti configurano un mercato dei diritti edificatori
li coinvolti. In linea generale, la perequazione “impermeabile” nella misura in cui i proprietari
urbanistica risponde a due obiettivi diversi e possono trasferire l’edificabilità riconosciuta
sinergici tra loro: dal piano in specifiche aree interne all’ambito
• il primo obiettivo consiste nell’acquisizione stesso senza ricevere/inviare i diritti edificatori
di suoli per infrastrutture ambientali e della provenienti da altre aree.
mobilità e pertanto concorre alla “rarefazio- 2) Le aree strumentali alla realizzazione delle
ne” della città; previsioni del verde e della rete infrastrutturale
• il secondo afferisce alla realizzazione di opere nel Piano dei Servizi (cd. Pertinenze indirette)
collettive e residenza grazie al sistema di in- beneficiano di un indice di utilizzazione terri-
centivi associato e la contemporanea cessio- toriale perequato di 0,5 mq/mq destinato ad
ne di aree oltre il minimo di legge. essere interamente trasferito nelle aree del
Nello specifico, vale la pena soffermarsi sulle Piano delle Regole e negli ambiti di trasforma-
classi di aree individuate dal Piano in relazione zione del DdP.
agli obiettivi e agli indici perequativi ricono- Questa classe di aree coinvolge circa 4,1 mi-
sciuti. lioni di superficie territoriale destinati in gran
La perequazione intesa come strumento per parte alla realizzazione del sistema del verde
acquisizione di aree destinate al sistema del urbano e per 0,5 milioni di mq di St per infra-
verde e della mobilità si riconosce in due classi strutture per la mobilità.
di aree: La perequazione urbanistica persegue obietti-
1) gli Ambiti di Trasformazione Periurbani vi più complessi in quanto concorre alla densi-
(ATP) compresi nei Piani di Cintura Urbani ficazione qualitativa della città e all’incremen-
sono rappresentati da aree di rilevante esten- to del capitale fisso sociale in termini di servizi
ed edilizia sociale nelle seguenti due classi di le aree EXPO e Porto di Mare) per complessivi
aree. 2,7 milioni di mq di Superficie territoriale.
3) Gli ambiti la cui trasformazione assume ri- In questi casi la perequazione urbanistica ri-
levanza a livello urbano per la loro estensione sponde alle istanze di uno sviluppo coordinato
territoriale, la loro collocazione nel tessuto ur- tra città privata e la città pubblica rappresenta-
bano ovvero per la presenza di importanti assi ta dalle aree per la realizzazione di dotazioni
viari sono denominati Ambiti di Trasformazio- territoriali ivi compresi interventi di edilizia re-
ne (ATU) e Ambiti di Trasformazione d’Interes- sidenziale sociale e opere pubbliche di valore
se Pubblico Generale (ATIPG). strategico che determinano l’applicazione di
Questa tipologia di aree è regolata dal Docu- un ulteriore indice di 0,35 mq/mq di St.
mento di Piano beneficia di un Indice di uti- 4) Le Aree del tessuto urbano di recente for-
lizzazione territoriale perequato di 0,65 mq di mazione che rientrano nel Tessuto Urbano
Slp/mq di St e può essere sviluppata solo me- Consolidato del Piano delle Regole e costitui-
diante il ricorso ad un Piano Attuativo. scono l’insieme più rilevante per dimensione
In ragione della valenza strategica di questa territoriale. A tali ambiti, che escludono i Nu-
tipologia di aree nella prospettiva della den- clei di Antica Formazione e le aree a verde e
sificazione urbana, questi ambiti possono infrastrutture già attuate, è attribuito un indice
raggiungere indici di edificabilità superiori di utilizzazione territoriale perequato di 0,5
mediante l’acquisizione e l’utilizzo di diritti mq/mq.
edificatori provenienti da altre aree. In queste aree, il principio perequativo è stru-
Nello specifico, gli ATU coinvolgono 20 aree mentale all’acquisizione di aree per il sistema
riconducibili al sistema aree ferroviarie (com- del verde e della mobilità ed, ancora una volta,
parti Scali Nord e Scali Sud, Lambrate, San concorre a processi di densificazione e sostitu-
Cristoforo, Cadorna FNM etc.), alle aree del zione del tessuto urbano grazie alla possibilità
Demanio militare ed aree industriali dismesse per queste aree di trasferire/acquisire diritti
per complessivi 5,3 milioni di mq di Superficie edificatori.
territoriale. Gli esiti quantitativi ed economici dell’impiego
Gli ATIPG sono finalizzati a opere ed interventi della perequazione urbanistica e del trasferi-
di particolare rilevanza sotto il profilo pubblico mento dei diritti edificatori sono quantitativa-
e generale, coinvolgono quattro ambiti (tra cui mente rilevanti sia per l’amministrazione che
193
per la sfera privata. nere simultaneamente obiettivi di visione pro-
Nella prospettiva dell’amministrazione, il mec- gettuale della Nuova Grande Milano orientata
canismo proposto consente di ottenere a co- alla coesistenza di spazi densi e radi ed econo-
sto nullo la totalità delle aree interne al DdP mica connessa alla coevoluzione di interessi
destinate alle dotazioni territoriali e quelle pubblici riferiti alla realizzazione una dorsale di
strumentali all’attuazione del Piano dei Servizi. dotazioni territoriali e privati riferiti alla valoriz-
Inoltre, poiché l’indice di utilizzazione pere- zazione diretta delle aree secondo un sistema
quativo è applicato anche alle aree di proprie- di semplici e flessibili regole di uso dei suoli.
tà pubblica, l’amministrazione si configura
come un soggetto che può commercializzare
a sua volta circa 2,2 milioni di diritti edificabili
che sono suscettibili di una valorizzazione de-
rivata dall’alienazione dei diritti volumetrici.
Nella prospettiva dei privati, prime simulazioni
effettuate nell’ambito della sostenibilità finan-
ziaria degli Ambiti di Trasformazione Urbana,
evidenziano la valorizzazione indotta dalla
perequazione urbanistica: lo sviluppo priva-
to garantisce all’operatore quote di profitto
ordinario (pari al 25% dei ricavi derivati dalla
commercializzazione delle superfici destinate
al mercato) e consente la realizzazione diretta
di importanti dotazioni territoriali. Inoltre, una
quota di extraprofitto rappresenta il margine
di negoziazione tra amministrazione e privato
da reimpiegare nella realizzazione di attrezza-
ture collettive eccedenti quanto dovuto per
legge.
L’insieme di meccanismi connessi al principio
perequativo a Milano consente quindi di otte- Milano: gli scavi del parcheggio di Sant’Ambrogio
195
20
Considerazioni generali sulla perequazione
nella legislazione lombarda
A
livello nazionale manca una discipli-
na generale della perequazione: solo
luglio_agosto 2009 di recente sono stati regolati gli effetti
Rado, denso, intenso della circolazione dei diritti edificato-
ri (art. 5 D.L. 70/2011, conv. in L. 106/2011). La
norma in questione ha in qualche misura co-
Maria Alessandra Bazzani dificato lo schema contrattuale della cessione
Avvocato amministrativista di diritti edificatori, riconoscendone la trascri-
vibilità, mediante inserimento nell’art. 2643
del cod. civ. del n. 2 bis. La struttura della pere-
quazione è invece da cercare nella legislazione
regionale. Il nostro punto di partenza è dun-
que la L.R. 12/2005 e s.m.i., che ha introdotto
la perequazione in Lombardia. L’art. 11 della
L.R. 12/2005 ripartisce tra Documento di Piano
(quanto ai criteri generali) e Piano delle Regole
(quanto alla disciplina concreta) la previsione
della perequazione urbanistica. Questa può
essere riferita ad ambiti definiti (art. 11, com-
ma 1), oppure estesa a tutte le aree del terri-
torio comunale, ad eccezione delle aree desti-
nate all’agricoltura e di quelle non soggette a
trasformazione urbanistica (art. 11, comma 2).
Riflessioni Nel primo caso saranno i piani attuativi e gli
atti di programmazione negoziata con valen-
a margine: za territoriale a ripartire tra tutti i proprietari i
diritti edificatori e gli oneri derivanti dalla do-
perequazione/PGT/Mi tazione di aree per opere di urbanizzazione
mediante l’attribuzione di un identico indice quelle destinate alla cessione per la realizzazio-
di edificabilità territoriale. ne dei servizi. Si verifica così una scissione tra
Nel secondo caso il Piano delle Regole fissa l’attività conformativa (attribuzione di indice
un identico indice di edificabilità territoriale, edificatorio concretamente edificabile) e l’edi-
inferiore a quello minimo fondiario, che può ficabilità potenziale (rilevante essenzialmente
essere differenziato per parti del territorio co- sul piano economico).
munale, disciplinandone altresì il rapporto con Corollario del meccanismo perequativo è la re-
la volumetria degli edifici esistenti, in relazione golamentazione della cessione delle aree de-
ai vari tipi di intervento previsti. stinate alla realizzazione di opere di urbanizza-
L’attribuzione di un indice edificatorio unifor- zione, di servizi ed attrezzature pubbliche o di
me prescinde dall’effettiva localizzazione della interesse pubblico o generale; l’art. 11, comma
capacità edificatoria sulla singola proprietà. L’e- 2, L.R. 12/2005 prescrive infatti che questa ces-
dificabilità, infatti, è concentrata in ambiti più sione avvenga gratuitamente a favore del co-
ristretti, nei quali sono trasferibili i diritti edifica- mune e si effettui all’atto dell’utilizzazione dei
tori di tutte le aree che concorrono ad integrare diritti edificatori. Per facilitare il mercato dei di-
la previsione urbanistica oggetto di attuazione. ritti edificatori attribuiti a titolo di perequazio-
Nel modello perequativo vocazione edificato- ne, la legge (art. 11, comma 4) ne prevede, in-
ria, carico urbanistico e quantificazione di ser- fine, la commerciabilità. A tale scopo i comuni
vizi appaiono strettamente correlati. Pertanto, istituiscono il Registro delle cessioni dei diritti
nell’elaborazione del piano, l’identificazione edificatori, che va aggiornato e reso pubblico
delle aree come edificabili o inedificabili rap- secondo modalità stabilite dagli stessi comuni.
presenta la base sulla quale determinare lo La disciplina regionale non dice altro, lascian-
sviluppo complessivo del territorio comunale do sullo sfondo i complessi temi della defini-
e, quale momento finale, allocare le volumetrie zione del contenuto del diritto di proprietà (di
ammesse. Alla determinazione dello sviluppo competenza statale), ma anche le modalità
complessivo del territorio corrisponde la de- di circolazione dei diritti edificatori, che vuol
terminazione dell’entità della fabbricabilità. In dire affrontare gli aspetti della contestualità,
un’ottica perequativa, il dimensionamento del della tracciabilità, della certezza e della tute-
piano non riguarda solo le aree su cui si con- la dell’affidamento dei terzi nella circolazione
denserà l’edificazione, ma tutte le aree, anche dei diritti. A tali esigenze, come si è detto, ha in
197
parte dato risposta l’art. 5 D.L. 70/2011, che ha a pertinenza indiretta (art. 4 n. 12, NTA), che
previsto la trascrizione dei contratti che “tra- sono quelle oggetto di cessione gratuita al
sferiscono, costituiscono o modificano i diritti comune in relazione al trasferimento di diritti
edificatori comunque denominati”. volumetrici i quali verranno utilizzati sulle aree
a pertinenza diretta.
Il criterio perequativo attuato dal PGT di Mi- L’indice unico è pari a 0,35 mq\mq (art. 6, com-
lano ma 1, NTA), fatte salve le S.l.p. esistenti (che
La perequazione è un metodo di attuazione non si aggiungono tuttavia all’UT, come av-
della pianificazione, che si lega ai criteri scelti verte l’art. 6, comma 2, NTA), con la significa-
dallo strumento urbanistico. tiva eccezione della aree destinate a funzioni
Il vigente PGT di Milano, nel testo approva- urbane produttive in caso di mutamento di
to dal Consiglio Comunale con delibera n. destinaizone (art. 5, comma 4.a.1, NTA). L’indi-
16/2012, segue il modello generalizzato di pe- ce perequativo è attribuito anche alle aree in-
requazione urbanistica: i proprietari possono dividuate dal Piano dei Servizi a verde urbano,
partecipare - in misura proporzionale ai loro mobilità stradale, depositi dei trasporti metro-
immobili - alla distribuzione sia dei benefici e politani e edilizia residenziale sociale (art. 5,
delle opportunità (la capacità edificatoria), sia comma 2, NTA Piano dei Servizi).
degli oneri (la dotazione di servizi), derivanti
dalle trasformazioni urbanistiche (art. 2, com- I meccanismi di cessione delle aree e di circo-
ma 1, Norme di attuazione del Documento di lazione dei diritti edificatori
Piano). Sulla base di questo principio il Piano Il Piano delle Regole affronta le complesse te-
delle Regole attribuisce a tutte le aree del ter- matiche dell’utilizzazione dei diritti edificatori
ritorio consolidato i medesimi diritti edificato- perequati all’art. 7 NTA, stabilendo che l’utiliz-
ri, mediante un indice territoriale unico (UT) zazione dei diritti edificatori perequati può av-
perequativo (art. 7, comma 2, NTA Piano delle venire anche in forma frazionata (commi 4-5)
Regole). rispetto alle aree (pertinenze indirette) che li
Secondo il linguaggio del PGT, il meccanismo generano. Vi è una duplice finalità che la norma
perequativo opera mediante l’individuazione tecnica appare volta a garantire: viene tutela-
di aree a pertinenza diretta (art. 4 n. 11, NTA), ta la corrispondenza quantitativa tra vantaggi
ove i diritti edificatori vengono utilizzati e aree (uso dei diritti) e oneri (cessione della pertinen-
za indiretta); viene incentivata la circolazione ni si integrano con il certificato urbanistico ed
dei diritti nelle quantità necessarie alle singole attengono, oltre alle cessioni delle aree a perti-
trasformazioni su tutto il territorio comunale, nenza indiretta e ai relativi atterraggi sulle aree
senza i vincoli legati alle dimensioni delle aree a pertinenza diretta, con le quantità di diritti
generatrici. L’equità distributiva insita nella pe- generati, le quantità di diritti edificatori deri-
requazione dovrebbe quindi portare all’indiffe- vanti da incentivi, i successivi trasferimenti dei
renza delle proprietà rispetto al PGT. diritti edificatori a terzi, anche alla disciplina
Esigenze di certezza e di tutela dell’affidamen- delle aree in cui sono realizzati i servizi .
to nelle modalità di circolazione traspaiono La traslazione dei diritti edificatori potrà as-
dalla previsione dell’art. 7, comma 6, NTA: la sumere diverse forme. Tra queste si possono
disposizione è stata aggiornata all’entrata in ipotizzare: l’unificazione in un unico soggetto
vigore dell’art. 5 D.L. 70/2011, ma già in sede di più proprietà; il trasferimento di diritti edi-
di adozione il PGT aveva previsto che i trasfe- ficatori generati da aree di proprietari diversi
rimenti dei diritti edificatori e delle aree che li che partecipano alla contestuale cessione
generano dovessero avvenire per atto pubbli- della pertinenza indiretta al comune e al tra-
co o scrittura privata con sottoscrizioni auten- sferimento dei diritti generati sulla pertinenza
ticate. diretta; la circolazione in forma frazionata dei
Non è questa la sede per affrontare il tema diritti edificatori qualora le aree che li hanno
dell’oggetto giuridico dell’acquisto, basta rile- generati siano state cedute.
vare come la pubblicità legale, ai fini dell’op- Va sottolineato che nel Piano delle Regole il
ponibilità dell’acquisto, si ottenga con la Registro ha l’obiettivo di facilitare un mercato
trascrizione nei registri immobiliari (ai sensi che garantisca la possibilità di utilizzare i diritti
dell’art. 2643, comma 2 bis, cod. civ.), cui si af- edificatori con trasparenza delle operazioni, a
fianca l’annotazione nel Registro delle cessioni tutela degli operatori e dell’amministrazione;
dei diritti edificatori, prevista dall’art. 11, com- viene perciò in rilievo la recente delibera di
ma 4, L.R. 12\2005. Giunta Comunale n. 890/2013 che ha concre-
La funzione del Registro, che emerge dall’art. 7, tamente istituito il Registro, valorizzando l’im-
commi 7, 8 e 9, NTA è urbanistica: esso è tenu- portanza del certificato dei diritti edificatori, di
to, aggiornato e reso consultabile da chiunque cui all’art. 7, comma 9, NTA.
a cura degli Uffici comunali; le sue informazio- La struttura del Registro riporta i dati catastali
199
e superficiari delle aree a pertinenza diretta e
dindiretta, l’entità della s.l.p. generata, matura-
ta e utilizzata; le indicazioni degli atti notarili di
trasferimento e gli estremi della trascrizione, i
dati del soggetto a cui viene rilasciato il certi-
ficato e l’annotazione delle successive voltura-
zioni, gli estremi dei titoli abilitativi degli inter-
venti che utilizzano i diritti.
Tutte queste informazioni dovranno essere in-
serite nell’atto notarile di trasferimento dei di-
ritti edificatori, al quale si prescrive sia allegato
il predetto certificato dei diritti edificatori.
Il certificato dovrà quindi essere adeguato in
caso di successivi passaggi di proprietà, previa
annotazione nel Registro del passaggio di pro-
prietà. Solo con il rispetto di queste formalità,
avverte la delibera n. 890/2013, sarà possibile
utilizzare i diritti edificatori.
Le annotazioni ed il conseguente rilascio del
certificato sono affidati al Responsabile del
Servizio Gestione Pianificazione Generale.
Concretamente si vuol dire che la circolazio-
ne dei diritti edificatori va disciplinata avendo
cura di garantire un mercato efficiente e la cer-
tezza degli acquisiti.
255
28
Il contesto normativo
I
l tema dei centri storici e dello sviluppo
di nuovi formati commerciali di medie e
grandi dimensioni nei tessuti urbani con-
novembre_dicembre 2011 solidati delle nostre città riveste grande
Retail attualità, sia per l’orientamento del mercato
immobiliare retail, sia per un rinnovato inte-
resse delle amministrazioni pubbliche.
Saviano Natalicchio - MRICS Il quadro legislativo nazionale appare inoltre in
Head of Retail Division - R.E.A.G. S.p.A. Gruppo rapida evoluzione con il nuovo decreto “Salva
American Appraisal Italia” che contiene rilevanti novità in termini
di liberalizzazione del settore del commercio.
Si tratta in particolare di liberalizzazione degli
orari e di libertà di apertura di nuovi esercizi
commerciali senza contingenti, limiti territo-
riali o altri vincoli di qualsiasi natura (esclusi
quelli connessi alla tutela della salute, dei la-
voratori, dell’ambiente e dei beni culturali) che
diviene principio generale dell’ordinamento
nazionale e richiede pertanto alle regioni, in
virtù delle loro competenze, di adeguare la
propria legislazione a tale principio.
In concomitanza con il varo del Decreto Monti,
il 5 dicembre, si è tenuto a Verona un impor-
tante Convegno della Regione Veneto sulle
Centri storici linee guida programmatiche della nuova leg-
ge regionale sul commercio, che ha incrociato
e nuovi format in chiave originale, sia le innovazioni nazio-
nali in termini di orari, sia soprattutto il tema
commerciali urbani dei centri storici, affermando alcune novità in
controtendenza rispetto al recente passato (il mento di grandi strutture nei centri storici - se
Veneto ha infatti ancora una legge basata sui si considera che in molti comuni ancora oggi
contingenti quantitativi - tra l’altro già esauriti si pongono limiti dimensionali alle strutture
dal 2007 - superati dalla direttiva 2006/123/ CE commerciali, in assenza di quei “motivi impe-
Bolkestein). rativi di interesse generale” (quali ad esempio
Si sta delineando - come illustrato dall’Avv. la tutela dell’ambiente e dei beni culturali) che
Giorgia Vidotti a capo della Direzione Com- soli possono limitare il “diritto di stabilimento”
mercio della Regione Veneto - una nuova nor- secondo la disciplina comunitaria.
mativa orientata a: Ma è anche una rilevante innovazione di na-
_ limitare il consumo di territorio, tutelando tura urbanisticasociologica in quanto si pren-
l’ambiente e le condizioni di vivibilità dei cit- de finalmente atto che il commercio di medie
tadini, favorendo la riconversione delle strut- e grandi dimensioni, meglio se integrato in
ture e delle aree dismesse; contenitori allargati alla fruizione culturale e
_ evitare il fenomeno della desertificazione al tempo libero, è spesso necessario al “fun-
dei centri urbani che ha effetti anche sull’or- zionamento” di sistemi commerciali naturali
dine pubblico, consentendo ed incentivan- preesistenti (tipicamente nelle high-street),
do l’inserimento delle grandi strutture di spesso in sofferenza soprattutto se formati
vendita all’interno dei centri urbani per fare unicamente da esercizi di vicinato, non in gra-
in modo che costituiscano poli di attrazione do - da soli - di attivare quelle dinamiche di
e rivitalizzazione dell’intero contesto; attrattività capaci di renderli competitivi con
_ assicurare la parità di accesso al mercato i sistemi commerciali di altre città o strutture
delle varie tipologie di vendita in modo da commerciali pianificate. Si sta comprenden-
favorire uno sviluppo equilibrato della rete do che è profondamente cambiata la natura
distributiva in funzione della tutela del con- di centro storico che per millenni è stato il
sumatore. luogo naturale delle istituzioni civili e religio-
se, dei centri di comando militari, della bor-
La mutazione dei centri storici e i nuovi for- ghesia e delle élite intellettuali. Le nuove atti-
mati urbani del commercio vità direzionali migrano verso le periferie o in
Si tratta di innovazioni non di poco conto - si prossimità dei nodi infrastrutturali, anche per
pensi ad esempio all’incentivazione all’insedia- necessità di cost containment e per miglio-
257
rare l’accessibilità, la domanda residenziale di vendita a garantire di fatto la tenuta dei si-
si è orientata verso quartieri di nuova forma- stemi commerciali di vicinato.
zione, con residenze di standard moderno e
meglio abitabili dei palazzi storici, a costi più Commercio urbano ed urbanistica: limiti ed
contenuti e più facilmente dotate di parcheg- opportunità
gi. I centri storici rischiano la desertificazione, Questo tipo di visione ha frequentemente in-
al di fuori degli orari delle attività terziarie e formato le regole di alcuni piani urbanistici che
dei servizi pubblici, anche per le politiche di hanno limitato, spesso per trasversale volontà
contenimento del traffico viabilistico, messe politica e in assenza di razionali motivazioni
in atto sempre più frequentemente dai co- di natura economica ed urbanistica, l’insedia-
muni. bilità del commercio nelle città, con barriere
C’è quindi una duplice esigenza di ripopolare i all’ingresso insormontabili per gli operatori
nuclei centrali delle città potenziando i servizi (standard, dotazione di parcheggi, limiti alla
commerciali. La leva può essere rappresenta- superficie di vendita insediabile, modalità at-
ta dal favorire i nuovi formati urbani del com- tuative, procedure autorizzative, ecc…).
mercio e l’integrazione tra grande distribu- La prassi della pianificazione urbanistica di
zione, cultura, servizi pubblici e tempo libero, nuova generazione, sempre meno regolativa/
secondo modelli che in Europa sono affermati vincolistica ed orientata alle politiche attive o
da tempo e che in Italia hanno spesso trovato alle azioni positive (come le chiamano in Vene-
inspiegabili resistenze, prima di tutto di natura to), ha consolidato e sperimentato alcuni as-
culturale. sunti di fondo fondamentali per dare concreta
Gli studi del prof. Luca Tamini al Politecnico attuazione ai principi
di Milano hanno mostrato da tempo queste sopra enunciati:
dinamiche evidenziando le contraddizioni di _ superamento dello zoning funzionale a fa-
una prassi romantica ed antistorica di rappre- vore del mix urbano libero,
sentazione del commercio urbano, limitato _ libera insediabilità di grandi strutture di ven-
esclusivamente ai negozi di vicinato a condu- dita anche nei centri storici, favorendo l’inte-
zione indipendente quali presidio della pros- grazione con eventi culturali, edutainment,
simità (beni alimentari), quando è esperienza leisure, turismo, somministrazione, servizi,
comune che sono oramai le medie strutture ecc…,
_ zero parcheggi in prossimità dei nodi del tra- lificano come aree con caratteristiche omo-
sporto pubblico e nelle zone a traffico limitato, genee per le quali soggetti pubblici e privati,
_ modalità attuative semplificate, quale pre- riuniti in partnership, propongono interventi
mialità per il recupero di contenitori dismes- di gestione integrata nell’interesse comune
si (ex cinema, edifici pubblici, aree industria- dello sviluppo economico, sociale, culturale e
li) che portano degrado ed interruzione dei di valorizzazione ambientale del contesto ur-
fronti commerciali e della continuità dei flus- bano e territoriale di riferimento.
si nei centri storici, Superando le tradizionali logiche di settore e
_ premialità, anche in termini di crediti edilizi, di categoria, il modello dei distretti persegue
in caso di realizzazioni secondo logiche di lo sviluppo del commercio in chiave innovati-
sostenibilità ed “impatto zero”, va da diversi punti di vista:
_ convenzionamento con i comuni di alcuni _ sul piano urbanistico-territoriale viene ricer-
servizi offerti, qualità delle realizzazioni ed cata la relazione del commercio di vicinato
eventuali procedure concorsuali adottate, con il proprio contesto insediativo, eviden-
ecc… ziando le criticità (congestione viabilistica,
inquinamento, aree dismesse e degrado, fra-
Governance sussidiaria gilità sociale) e le opportunità (attrattori tu-
e politiche attive: i distretti ristici, qualità ambientale, progetti di svilup-
L’obiettivo di sviluppo integrato di commercio po, comunità attive,…) con cui confrontarsi;
e città si realizza non solo mediante i tradizio- _ sul piano organizzativo, forti dell’esperien-
nali strumenti di pianificazione urbanistica ma za di cooperazione già sperimentata con i
anche tramite politiche attive ed azioni positi- Distretti industriali, si promuovono forme
ve, tipicamente promosse dalle regioni. Tra le di cooperazione tra le singole imprese com-
numerose pratiche nazionali, merita di essere merciali (i Distretti commerciali appunto)
citato il caso di successo dei distretti commer- per la gestione centralizzata di servizi quali
ciali in Lombardia, quale modello di gestione sicurezza, arredo urbano, marketing e pro-
unitaria e integrata del commercio, orientato mozione, beneficiando così delle economie
ad attivare dinamiche virtuose e sinergie in di scala proprie della grande distribuzione
campo economico, sociale e culturale. I distret- organizzata;
ti nell’esperienza di Regione Lombardia si qua- _ sul piano dell’equilibrato sviluppo dei canali
259
distributivi si ricercano, anche in chiave spe- Nuovi progetti
rimentale di ibridazione di formati di vendi- 1.Milano - Fondazione Feltrinelli Porta Nuova
ta, nuove forme di cooperazione tra grande, 2.Trieste - Silos shopping center
media e piccola distribuzione, anche in rela- 3.Genova - Ponte Parodi
zione alle recenti tendenze di consumo che
indicano un ritorno all’offerta di prossimità e Casi realizzati
al commercio urbano (dopo la stagione del- I casi proposti si differenziano per dimensione,
le grandi superfici extraurbane). tipologia e target.
In questo quadro di governance sussidiaria, 1. L’Excelsior di Milano, progettato da Jean
Regione Lombardia ha riconosciuto giuridica- Nouvel e inaugurato a settembre 2011, è il
mente i Distretti urbani del commercio come recupero di una struttura cinematografica sto-
espressioni auto-organizzate della comunità rica (1931) non più in uso, in un contesto di
di imprese, cittadini ed istituzioni, attraverso high street ad alta frequentazione. Il target è
diversi bandi tramite i quali sono state erogate quello del commercio di alta gamma con in-
ingenti risorse economiche in cofinanziamen- tegrazione del food e della somministrazione.
to con le risorse attivate dai partenariati locali, Il concept store include infatti l’Eat’s Store, il
per finanziare le azioni dei distretti. food market ideato per un pubblico piuttosto
esigente che introduce a un’area ristorazione
Le buone pratiche divisa in tre parti: dal “take-away” raffinato, al
A conclusione della riflessione proposta, si “fast” del bistrot e infine lo “slow”, ovvero il vero
citano alcuni esempi di format commerciali e proprio ristorante dove periodicamente ver-
urbani recentemente realizzati e in corso di re- rà ospitato un guest chef di fama.
alizzazione. A piano terra, con affaccio sulla Galleria del
corso, un Design Bar, lo spazio Beauty e lo
Casi realizzati shop-in-shop di firme di alto livello.
1.Milano - Coin Excelsior I piani restanti sono dedicati a designer con-
2.Torino - Eataly ex Carpano temporanei stranieri e boutique multibrand.
3.Bologna - ex Cinema Ambasciatori (Eataly + 2. Il 26 gennaio 2007 è stato inaugurato a To-
libreria Coop) rino lo spazio Eataly nell’ex opificio di produ-
4.Brescia - Centro Commerciale Freccia Rossa zione del vermouth Carpano attivo dal 1908. Si
tratta di un grande centro multifunzionale de- posto a ridosso del centro di Brescia.
dicato all’enogastronomia dove la vendita di Si tratta di un centro commerciale a doppia
cibi di alta qualità a prezzi sostenibili si affian- ancora, ipermercato alimentare e multiplex,
cherà alla ristorazione e alla didattica. Eataly si sviluppato su due livelli e dotato di una gran-
struttura in aree di vendita specifiche (salumi e de food-court, che conserva le memorie indu-
formaggi, carne, ortofrutta, pescheria, pasta e striali del comparto urbano in cui è inserito,
pizza, panetteria, generico, analcolici, cantina, attraverso il mantenimento di 8 delle 13 cam-
caffetteria, pasticceria), abbinate a ristoranti pate originarie dei capannoni in cui il centro è
tematici informali. Inoltre sono presenti spazi stato ricavato.
didattici ed espositivi.
La superficie complessiva è di circa 11.000 mq, Nuovi progetti
di cui in particolare, 3.200 mq sono destinati Il progetto Feltrinelli a Porta Volta, promosso
ad aree didattiche, Museo Carpano e sala con- dal Comune di Milano insieme al Gruppo edi-
ferenze, 2.450 mq alla vendita e somministra- toriale Feltrinelli, porta la firma di Herzog &
zione mentre 820 mq ai percorsi coperti aperti de Meuron, interessa una superficie totale di
al pubblico. Il fatturato del centro nel 2010 è 17.268 mq e ospiterà tra
stato di 43 milioni di euro. viale Pasubio e viale Crispi la nuova sede della
3. A Bologna il 5 dicembre 2008, l’antico mer- Fondazione Giangiacomo Feltrinelli ma anche
cato coperto “Ambasciatori”, un edificio storico spazi polifunzionali, uffici e servizi aperti a tutti
e molto radicato nella città, è risorto a nuova (dalla biblioteca alla caffetteria) che si affacce-
vita ospitando lo spazio Eataly. Assieme ad ranno su un’ampia area verde attrezzata.
Eataly l’Ambasciatori ospita una libreria, in un Di grande rilievo è poi l’intervento di riquali-
originalissimo format ficazione urbana degli “Ex Silos” di Trieste, re-
culturale ed enogastronomico molto apprez- centemente presentato al MAPIC di Cannes.
zato dalla città. Si tratta del complesso edilizio asburgico che
4. Da ultimo il centro commerciale “Freccia ospitava i magazzini per le granaglie, luogo di
Rossa” promosso da Sonae Sierra, rappresenta notevole importanza storica e per la memoria
un interessante caso di recupero di un ampio della città. Il progetto rappresenta un’opera-
compendio industriale dismesso, zione di riqualificazione urbana molto impor-
l’area delle Acciaierie e Tubifici Bresciani (Atb), tante in quanto l’insediamento è ubicato tra il
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Porto Vecchio e Piazza Unità d’Italia, a fianco “Musica e Conoscenze”: un auditorium, una
della stazione ferroviaria, nel cuore della città. discoteca e altri spazi interattivi, espositivi e di
Nel sito sorgerà il “Silos Shopping Center”, un realtà virtuale;
centro polifunzionale di nuova generazione “Tempo libero e Sport”: campi da squash, una
che ospiterà, su una superficie di 45.000 mq, palestra di free climbing, una piscina, un cen-
un supermercato, un hotel quattro stelle di tro fitness e spazi per altre attività sportive;
140 camere, centri benessere, ristoranti, caffè, “Viaggi e Scoperte”: un nuovo Terminal Crocie-
uffici, negozi, servizi, fitness e uno spazio da re e spazi dedicati ai servizi per la nautica.
1.300 posti per congressi, concerti e manife- Ciascun polo funzionale sarà integrato con
stazioni teatrali. spazi commerciali e pubblici esercizi.
I visitatori avranno inoltre a disposizione un
parcheggio di quasi 2.000 posti auto. Di asso-
luto interesse è infine il progetto Ponte Parodi
nel porto vecchio di Genova, sia per location
che per mix funzionale. Ponte Parodi, la ban-
china portuale interessata dall’opera di riqua-
lificazione, è un’area di 23.000 metri quadri, da
tempo in disuso. Demolito nella primavera del
2002, dopo anni di abbandono, il grande silos
granario, Ponte Parodi si trasformerà in un’am-
pia piazza sull’acqua, ideata dagli Architetti di
UN Studio Van Berkel & Bos, vincitori del Con-
corso Internazionale.
Il Promotore del Progetto, il gruppo immobi-
liare Altarea, noto in Francia ed all’estero per
gli importanti interventi commerciali integrati
in ambito urbano (Bercy Village a Parigi), ha
presentato alla Società Porto Antico un pro-
gramma di mix funzionale molto innovativo,
articolato nei seguenti tre poli tematici: Milano: viale Fulvio Testi
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31 I
contratti di partenariato pubblico priva-
to: è giunta l’ora di un cambio di passo.
Finito di stampare
nel mese di giugno 2014
a cura di
280
ALO
DED
SCRITTI SCELTI
Saggi di
Cecilia Bolognesi e altri
, ila n o
a n d M
MyL
Milano
MyLand,
SCRITTI SCELTI da Dedalo
a cura di Cecilia Bolognesi