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ALO

DED

SCRITTI SCELTI
Saggi di
Cecilia Bolognesi e altri

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MyL

Milano
MyLand,
SCRITTI SCELTI da Dedalo
a cura di Cecilia Bolognesi

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SCRITTI SCELTI
Saggi di
Cecilia Bolognesi e AAVV

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MyL
Questo libro raccoglie alcuni saggi scritti per la
rivista DEDALO di Assimpredil Ance dagli anni
2007 al 2012 riguardanti principalmente la cit-
tà di Milano
Cecilia Bolognesi come direttore di Dedalo ne
ha redatto gli editoriali.
Claudio De Albertis come presidente dell’As-
sociazione, ha sempre curato l’articolo di aper-
tura sul tema dato.

In copertina foto di
Stefano Topuntoli

Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere


effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo
di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso
previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile
1941 n. 633.
Le fotocopie effettuate per finalità di carattere profes-
sionale, economico o commerciale o comunque per uso
diverso da quello personale possono essere effettuate
solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dagli
aventi diritto/dall’editore.

ISBN: 978-88-97748-18-2

ALO
copyright © 2013 LIBRACCIO editore® DED
infoctr@libraccio.it
www.libraccio.it
Si ringraziano tutti gli autori che con le loro idee e
contributi hanno popolato le pagine di Dedalo, rivista di
Assimpredil Ance a partire dal numero 00 al n 32 su temi
riguardanti la città di Milano e del progetto.
Uno speciale ringraziamento al Presidente
dell’Associazione delle imprese di Milano, Monza e Lodi
Claudio De Albertis e al Direttore Gloria Domenighini per la
loro tenace volontà nel sostenere l’attività della rivista.
INDICE 2007-2012
g
Milano si trasforma 6 07 Ed. Speciale / MidLand
di Cecilia Bolognesi Milano ragiona, ma sa immaginare? 76
00 Stili di vita, modi di abitare Tra risorse e prospettive 78
Un confronto sincero 14 08 Pieni e vuoti, rossi e verdi
Un progetto strategico 16 Pieni e vuoti 84
01 Destini urbani, sogni possibili Città Verde città bella? 88
Tre obiettivi 20 Conversazione sui parchi a Milano 92
Nuove regole, piani nuovi 22 Costruire la qualità della vita 100
02 Il mestiere di vivere, l’abitare 11 Your land, renew, your life
sociale Renew your land 108
32
Un grande tema 12 MyLand, MiLano
Soluzioni per abitare a basso costo 34 My Land 112
L’housing sociale ed il senso della città 40 Le parole, i fatti 114
Coniugare flessibilità e serialità 48 Un ruolo non negoziabile: l’università 118
04 Due tempi: movimento e sosta Ospedali e centri di ricerca 128
Una città a due velocità 54 Nuove polarità urbane? 136
Pianificazione e priorità delle infrastrutture 56 14 Malpensa, Linate, Orio al Serio
Per una politica della sosta 60 Volare alto 146
06 Governare le scelte, sciogliere i Malpensa e Linate: il gioco della torre? 150
conflitti 15 On the road
Milano partecipata 70
Realizzare il meglio 154
2014: Raddoppio Tangenziale Est 156
16 Milano nei cantieri dell’arte 24 Città pubblica?
Un patrimonio di elegante imprenditorialitá 162 Qualità pubblica 230
“...condurre acque da un loco a un altro” 166 Servizi per la città contemporanea 234
18 Welcome! 27 Basso costo + buona qualità
Welcome everybody! 174 = alta politica
Il costo di una residenza universitaria 178 Un potenziale dinamico 240
20 Rado, denso, intenso L’abitare normale 244
Geografia umana = geografia Urbana 182 28 Retail
Scendere in gara 186 Ricentrare il commercio/organizzare il 250
PGT di Milano: tra densità e sostenibilità 190 sociale
Riflessioni a margine: perequazione/PGT/Mi 196 Per un commercio strategico 252
Denso e sostenibile 202 Centri storici e nuovi format commerciali 256
23 REvolution urbani
Elogio del mestiere 208 31 Partnership pubblico privato
Rivoluzione o evoluzione nel RE a Milano? 210 Un cambio di passo 264
Tessere relazioni, costruire case 214 32 Competere, come?
Sostituzione edilizia e galateo urbano 220 Un nuovo approcio progettuale 270
Il mercato immobiliare milanese 226 Di padre in figlio 274
MyLand, Milano
In queste pagine sono raccolti alcuni scritti di
progettisti, costruttori, sviluppatori, ricercatori
che dal 2007 ad oggi hanno contribuito con le
loro riflessioni alle pagine della rivista Dedalo,
bimestrale di Assimpredil Ance che ho avuto il
piacere e l’onore di dirigere da allora.
Lo sfondo in cui si è svolto tutto questo lavoro è
Cecilia Bolognesi la città di Milano, una delle capitali del territorio
Assistant Professor Politecnico di Milano Italia, la sua costruzione effettivamente realiz-
Direttore Dedalo Assimpredil Ance zata, la sua architettura, specchio irriducibile
dell’economia e della cultura che la pervadono.
Lo scenario da allora ad oggi
Nel 2007, anno del numero zero, il primo dopo
venti anni di pubblicazione sotto la preceden-
te direzione dell’avv. Rotondi, Milano viveva il
fervore per l’ imminente piano di Governo del
Territorio, il nuovo strumento ordinativo della
crescita della città, il nuovo PGT. Era l’occasione
sperata di sostituzione del desueto e malcon-
cio PRG del 1953 con uno strumento che ci si
aspettava essere dotato di una visione sulla di-
rezione di crescita della città.
Dalla variante generale del 1980 del PRG in-
fatti l’affastellarsi di documenti di varia natura,
circa 130 varianti, documenti di settore, cir-
colari, aveva cercato di porre rimedio ad uno
strumento che neanche nei presupposti aveva
l’ambizione di restituire una visione strategica
Milano si trasforma per Milano. Negli anni della sua esistenza lo
strumento aveva accolto una miriade di inter- di altrettante aree in dismissione.
venti anche contraddittori, rendendo impossi- I nove parchi rappresentano però la nuova
bile la percezione di una direzione, figuriamoci chance di concretizzare una prospettiva che
se quella di un progetto identitario. Agli occhi riconduca Milano ad un assetto urbanisti-
dei più, che non ne avevano neanche vista la co chiaro e rappresentativo; una città con un
nascita, il PRG rappresentava un insieme di re- governo delle parti affidato ad occasioni pro-
gole, perimetri, quantità, modalità di interven- gettuali di media dimensione, un processo di
to: nulla di visionario. riorganizzazione urbana a partire dal progetto
Con la dismissione della maggioranza delle di media scala, una prospettiva di respiro alla
aree industriali, la pubblicazione del Docu- ricerca di una qualificata identità. Milano non è
mento Direttore delle aree Dismesse del 1988 mai riuscita ad intraprendere progetti di rinno-
e relativa adozione del 1990, ci si fa carico di vamento che comportino il coinvolgeimento
un tema generale, quello della dismissione ap- di larghe parti urbane faticando da sempre nel
punto, come possibile occasione per lavorare progetto dimensionalmente ampio.
ad un quadro di insieme della città. La ricerca La proposta per i nove parchi riconosce un
di un proprio volto unitario e riconoscibile è archetipo nel Parco Sempione che diventa la
un tema che ricorre nella storia delle città ma matrice di riferimento; si tratta della scelta di
a Milano diventa nei momenti di acceso dibat- utilizzare la capacità di un vuoto di organizza-
tito la linea di demarcazione mediante la quale re ai suoi bordi volumetrie con principi espliciti
si mettono in campo criteri di giudizio sul pro- di unitarietà e riconoscibilità di organizzare un
getto. vuoto come principio insediativo. Il limite dello
Il Documento Direttore delle Aree Dismesse spazio aperto gli conferisce autorevolezza e la
sarà quello che permetterà, cinque anni più formula viene riproposta, coniugandola, nelle
tardi, la visione dei nove parchi per Milano con nove aree prescelte. Il principio del vuoto ordi-
il progetto Cecchi-Lima, Nicolin, Traversi nativo in linea generale verrà ripreso più avanti
I nove parchi, apparentemente sono solo un in termini simili, quando avanzeranno le pro-
progetto presentato in Triennale, che si pro- poste per la dismissione di alcuni scali ferroviari
pone di avviare una forma di rinnovamento in città.
urbano mediante interventi tra loro coordinati, La Milano dei nove parchi ragiona sul suo as-
organizzati attorno a vuoti verdi a sostituzione setto possibile e ne immagina uno dove la ri-
7
petizione del vuoto organizzato dalla corona cessioni ritirate nei tempi limite dei progetti,
del pieno diventa icona del moderno promuo- alcuni interventi, come il P.R.U. Rubattino an-
vendo la rivalutazione dei brownfields in gre- cora con interi comparti incompleti. La crescita
enfiels. E’ il riscatto di fronte alla decadenza di della città, i tempi di attuazione dei suoi stru-
un tessuto produttivo che più avanti, negli anni menti urbanistici, sono l’icona della complessi-
più vicini a noi, diventerà al contrario raro, ricer- tà dei nostri processi concessori. Si progettano
cato, portatore di valori. interventi che vedono l’apertura del cantiere
Mentre i nove parchi pervadono la cultura ar- già vecchi, che tramandano modelli abitativi
chitettonica cittadina nei medesimi anni nel desueti e lontani per chi progetta come per chi
1995 e nel 1996 alcune delibere di Consiglio investe.
anticipano gli accordi di programma del 1997 Dedalo raccoglie gli esiti di queste grandi tra-
tutti indirizzati verso un differente processo di sformazioni, di quando Milano aveva una cre-
edificazione che sfocerà nei successivi P.R.U. scita demografica poi andata scemando sem-
Venivano re immesse sul mercato come aree pre più. L’atto urbanistico finale a chiusura del
pronte per lo sviluppo Rubattino ( ex Innocen- periodo delle grandi trasformazioni di crescita
ti), via Pompeo Leoni ( ex OHM), l’area ex Tibb è rappresentato appunto dal documento di
di Piazz.le Lodi, Bisceglie, Via Palizzi, l’area ex inquadramento delle politiche urbanistiche_
Fina. Dei nove parchi rimane un’idea localizza- Ricostruire la grande Milano_ del 2000.
tiva; i P.R.U. inanellano un’ ipotetica corona edi- Il documento è l’ennesimo invito, di formulare
lizia nel contorno urbano, dove però densità, un discorso generale sulla città, attuando un
morfologia e qualità generale degli interventi serio tentativo . Lo sprone è dato da strumenti
percepite riportano l’immaginario ad una re- che, evocando soluzioni urbanistiche non pre-
altà più modesta ben lontana dai presupposti scrittive, conducano a modalità di intervento
del piano dei nove. semplificate di nuovo svincolate dalle previsio-
Se la lontananza cronologica di questi fatti da- ni di PRG. Su questo documento, con delle li-
gli anni di pubblicazione di Dedalo è un fatto nee di indirizzo di fatto precise, si apre la stagio-
reale, altrettanto veritiera è la considerazione ne dei PII. In realtà i PII, alla data del documento
dei tempi urbanistici di queste realizzazioni _Ricostruire la grande Milano_, sono già stati
che si allargano su spazi temporali non inferiori introdotti da una legge regionale di un anno
al decennio: attuazioni che durano anni, con- precedente, un documento di inquadramento
che organizza un quadro di riferimento da una gettuale di questi anni avrebbe potuto essere
parte per i privati, e dall’altra per l’amministra- pervasa da un’attitudine condivisa di attenzio-
zione offrendo criteri per valutare le proposte. ne al sito, ai suoi vincoli, alle sue risorse, con la
Purtroppo anche i PII si configurano come en- capacità, inserendosi, di trasformarlo in meglio,
nesima occasione persa dal punto di vista del in un nuovo paesaggio. E invece no. I PII resti-
piano generale e dell’architettura e nel lungo tuiscono interventi lontani da un auspicato
periodo raccoglieranno anch’essi le accuse di effetto città, luoghi dove i tessuti si rifanno ad
un tradimento nei confronti di un’identità ur- archetipi razionisti ormai desueti, la poetica dei
bana che di fatto non si riesce mai a dichiara- blocchi svincolati dall’asse stradale liberi in ta-
re quale sia. I PII a Milano sono quasi 160 con bula rasa dove, demolite le vecchie fabbriche,
degli iter di approvazione lunghissimi dove sono cresciuti come porzioni di territorio ibrido
l’urbanistica contrattata non trova interlocuto- a cavallo tra l’urbanizzato ed la periferia. Nei
ri attenti alla morfologia dei luoghi o alla con- grossi interventi il tema delle urbanizzazioni di-
temporaneità figurativa degli interventi. Alcuni venta un capitolo importante e vengono intro-
di questi programmi hanno potuto trovare esi- dotti i primi concetti di concorsualità proposti
ti positivi in casi di pianificazione contenuti o per il disegno delle parti pubbliche.
quando impedimenti di varia natura ne hanno Il PII per antonomasia che nasce con la rego-
differito le progettazioni, successivamente affi- lamentazione urbanistica in atto in questo pe-
date generazioni di professionisti più site- spe- riodo è sicuramente CityLife. La sua esistenza
cific. Il vero tema dei PII è il riferimento ad una attraversa gli anni a partire dall’aggiudicazione
città vagliata da modelli pseudo razionalisti in oggetto di una gara internazionale nel 2004,
un contesto dove l’effetto città della cortina su fino alla sua approvazione amministrativa nel
strada ed il piede commericiale risulta ancora 2007. Oggi le premesse di una conclusione nel
vincente. 2015 per Expo sono state vanificate e sostitu-
Le condizioni della forma urbana e la prepa- ite dalla richiesta del differimento dei tempi
razione culturale degli operatori e dei profes- per il suo completamento nel 2023. CityLife
sionisti, a fronte di un’amministrazione assente è il progetto di riqualificazione del quartiere
dal punto di vista dell’orientamento qualitativo storico della Fiera Campionaria, su un terreno
degli interventi, non hanno potuto confluire in privato appunto di 255.000 mq, liberato in se-
un modello esemplare. La migliore cultura pro- guito all’operazione di spostamento della fiera
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pesante a Rho_Pero e lasciato allo sviluppo. In per decenni attrezzature posticce quali il luna
questo scacchiere è il momento delle archistar: park che prende il posto di una ex stazione
da Fuksas per il polo esterno a Rho fino a Ara- demolita. Per anni il volto peggiore di Milano,
ta Isozaki, Daniel Libeskind e Zaha Hadid per il lenta e burocratizzata, appare agli occhi di tutti
nuovo quartiere interno. Il liberamento dell’a- in questo incompleto progettuale fino al 2004
rea dal vecchio polo permette la costruzione anno in cui l’amministrazione comunale ap-
di quello che diventerà il terzo parco urbano prova il progetto ex Garibaldi Repubblica, ora
in città, la cui progettazione è normata da un pta Nuova.
bando di gara internazionale ad opera del co- Le attitudini tipiche della nostra città e forse
mune con vincitore Gustafson Porter. del nostro paese si sono concretizzate in tutti i
Praticamente nei medesimi anni inizia, paral- risvolti urbanistici dai primi anni 90 ad oggi ed
lelamente a Fiera, l’edificazione del complesso hanno pervaso osmoticamente anche gli anni
degli edifici di Porta Nuova. Iniziato nel 2005 della rivista che si rinnova a ridosso della pre-
non ha nulla da invidiare a Fiera in termini di sentazione alla cittadinanza del primo PGT.
archistar: Cesar Pelli, Stefano Boeri, KpF… Con il primo PGT dell’amministrazione Moratti,
Le torri di Pta Nuova che hanno modificato per alcuni portavoce di predominanti interes-
lo Skyline di Milano sono in definitiva l’esito si immobiliari, fanno capolino sani principi di
dell’antico centro direzionale del PRG del 1953, ascolto delle aspettative della città. Le audi-
quello che si pensava sarebbe stato un nuovo zioni sono molte e vengono a seguito di un
centro della regione intera. Era stato quel pro- periodo dove la produzione architettonica è
getto a mettere in campo sventramenti e de- stata abbondante fino appunto al 2007. City
molizioni rimaste tali per anni sotto gli occhi di Life e Porta Nuova sanciscono il trionfo tardivo
tutti. L’attuazione del piano particolareggiato di un’architettura che si nutre di globalismo e
del 1962 si era arrestata definitivamente alla le peculiarità di rinnovamento della memo-
fine degli anni sessanta, essendo i costi degli ria sono un’ambizione veramente di pochi. La
espropri sostanzialmente insostenibili. possibilità di riscoprire un genius loci diventa
Il disastro urbanistico del tessuto era rimasto remota nel grattacielo milanese lontani mille
per gli anni sotto gli occhi di tutti; strade dal miglia dalle sintesi strepitose quale quelle di
calibro minimo che sostengono edificazioni Ponti, Nervi, Pirelli. Nel salto verso il moderno si
ampie, aree vuote e degradate che ospitarono perde qualcosa anche se non mancano le rea-
lizzazioni virtuose alle quali vale la pena riferir- mai approvato sotto questa veste. Poco prima
si: il Portello con l’abile mano di Gino Valle nel del 2007 sono in campo Portello, Bicocca, Porta
master plan e la cura nella scelta dei progettisti Nuova, Isola, Palazzo della Regione, Rubattino,
da bacini tipicamente italiani, milanesi nel caso Santa Giulia, Porta Vittoria, Citylife, Bovisa. La
di Zucchi, lasciano una marca felice. città inizia un vigoroso e rapido risveglio come
Con questo background, proveniendo da un l’esito di una pianificazione che parte da molto
suo abbondante sviluppo anche se un po’ a lontano.
macchia di leopardo Milano va incontro quindi La Commissione del Paesaggio insediata nel
prima alla legge L.R. 12/2005 premessa ai lavori 2009, deputata a monitorare e promuovere i
per la realizzazione del piano di Governo. L’ipo- progetti presentati dai vari operatori come dai
tesi prospettata del primo PGT, quasi inaspetta- privati in città si fa carico di tutta l’ esperienza
tamente, è quella di un’ulteriore liberalizzazio- degli ultimi anni e stabilisce di darsi delle re-
ne che potrebbe precludere come fu all’inizio, gole d’indirizzo a prescindere dallo strumento
ad una nuova fase di vivacità costruttiva. urbanistico, condivisibili sul lungo periodo. Ne-
L’amministrazione concepisce una borsa dei di- gli assunti generali la ricostruzione della città
ritti edificatori a seguito dei principi di perequa- viene considerata favorendo le articolazioni
zione urbanistici e degli incentivi previsti dalle dell’urbanistica propria di Milano: strade, isola-
nuove leggi in materia. Si parla di una sorta di ti e giardini, in maniera da inserire la frammen-
“città liquida” che presuppone una dinamicità tazione delle operazioni in una significativa
palese nel riempimento di vuoti urbani pronti morfologia urbana, sedimentata. L’attenzione
ad accogliere nuove volumetrie. Ma la perce- ai singoli luoghi è esplicitata più volte nelle li-
zione che sale individua ancora in un’assenza nee di indirizzo. Il progetto di qualità è indivi-
di obiettivi specifici la pecca maggiore del nuo- duato come lo strumento cardine per ottenere
vo strumento. Per alcuni si tratta dell’ennesima un miglioramento dell’immagine della città e
crescita quantitativa offerta ad una manciata di la commissione indica la possibilità per Milano
operatori. di migliorare la qualità del paesaggio urbano
Effettivamente i cantieri si aprono ma sono per nel favorire la libera espressione dei talenti
lo più frutto della programmazione molto pre- progettuali che contiene, premiando i progetti
cedente e nulla hanno a che spartire con la pro- che mostrano di cogliere aspetti di coesistenza
grammazione del nuovo piano che non verrà attenta al contesto di un’architettura urbana.
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L’invito esplicito a chi opera è quello di fare più Feltrinelli con progetto di Herzog & de Meuron
effetto città, cercando di fare leva su spazi stra- a Porta Volta ed il museo di Prada ad opera di
dali pubblici, isolati, giardini caratterizzati da Rem Koolhaas, vicino allo scalo di Porta Roma-
permeabilità ed interconnessioni con i quartie- na. Due possibili forti polarità dove i principi,
ri circostanti. Si scoraggia l’introduzione di en- imprenditori milanesi, si assumono la respon-
claves chiuse ed esclusive e si ritiene opportu- sabilità della scelta dell’autore alla ricerca di
no porre attenzione ai grandi progetti fino alla opere di qualità. Ed in effetti questo, della ri-
fase di loro attuazione. cerca e del giudizio sul progetto di qualità, ri-
Il serio programma della commissione si mane il tema caldo anche degli anni a seguire
svolge in una fase di passaggio epocale, la che si scontreranno con le sollecitazioni forti
conclusione dei grandi progetti urbani e PII provenienti dal cantiere ormai imminente di
ormai avviati al compimento, accompagnati Expo.
da qualche proposta eccezionale ad opera di All’elezione del nuovo sindaco di centrosini-
chi è ancora in grado di investire nel territorio stra Pisapia che sostituisce Letizia Moratti nel
che abitano, e l’inizio dell’allentamento della 2011, si assiste ad un cambio di rotta eviden-
domanda edificatoria, forse saturata dai pre- te nelle politiche di indirizzo della città. Il PGT
cedenti investimenti. mai approvato viene profondamente rivisita-
L’attuazione delle ultime fasi della residenza to, non nei principi generali ma sicuramente
del progetto di City Life si accompagna all’av- nel dimensionamento del carico insediativo
viso di un rallentamento nella realizzazione di base. Ormai siamo in piena crisi e lo stesso
delle tre torri terziarie; il tentativo di Santa Giu- concetto di sviluppo è messo in discussione. Il
lia di riprendersi da crolli finanziari e difficoltà suolo diventa un bene da salvaguardare ed il
di bonifica stenta a trovare una via d’uscita; suo consumo oggetto di nuove norme.
Porta Nuova va a compimento con l’apporto L’attenzione alla partecipazione al progetto
di capitali stranieri e raccoglie il favore della diventa una necessità imprescindibile con le
cittadinanza infervorita dal crescere di una conseguenze di allargamento del dibattito
parte di città che li fa sentire cittadini di una a volte privo di indirizzo ed ancora una volta
capitale europea. lontano da un compimento di un’immagine
L’urbanistica in questi anni getta i semi di al- condivisa della città. Gli imprenditori, si trova-
meno due interventi qualitativi : la fondazione no ad affrontare nello stesso periodo crisi im-
mobiliare, PGT come strumento di gestione di un tema nazionale, spesso è chi si esprime con
un arresto dello sviluppo, comitati di quartiere, maggiore enfasi che trascina l’opinione; man-
credit crunch. ca l’apporto di una parte elitaria che avrebbe
Lo spiraglio offerto da Expo rappresenta l’obbligo di stimolare le scelte indirizzandole,
un’effettiva occasione di rilancio ma ancora assumendosi con coraggio la volontà di anda-
male interpretata e sofferente nella fretta di re a volte avanti contro il parere di tanti e de-
aggiornamento delle normative nazionali su- cidere aspettando il giudizio del tempo a con-
gli appalti. valida delle scelte. Milano è la dimostrazione
Così gli ultimi numeri della rivista a ridosso del palese di tutto ciò, l’assenza di una parte cultu-
numero quaranta registrano l’affaticamento ralmente preparata che si assume l’obbligo di
complessivo e la ricerca di una via d’uscita dal- stimolare le scelte e portarle a termine.
la crisi che stenta a concretizzarsi. D’altra parte non rimangono molti procedi-
A questo si accompagna in tutti questi anni menti ai quali appellarsi per un risveglio dei
la percezione della carenza del nostro esta- nostri territori se non la responsabilità della
blishment sul tema della scelta qualitativa scelta. Il paesaggio animato di questa città, la
del progetto. A Milano, come in tutta Europa, fatica del suo risveglio quotidiano negli ultimi
una volta principi e cardinali si assumevano di anni mostra molti aspetti differenti e contrad-
fronte al popolo la responsabilità della scelta dittori del rapporto tra lo spazio collettivo e la
nella quale si impegnavano per lasciare se non vita che lo percorre, lo trasforma, lo abbando-
altro alta testimonianza di sé. na o rivitalizza.
Su questo assunto è cresciuta l’estetica della Proprio da qui bisognerebbe partire, consa-
città italiana fino ai tempi recenti dove la scarsa pevoli che non è la supremazia di un sistema
preparazione culturale di chi è messo in condi- sull’altro da affermare, il vuoto sul pieno, il con-
zioni di determinare le scelte ha spesso prodot- sumo sul non consumo, il verde sul costruito,
to ha spesso prodotto più trash che altro. quanto la qualità generale dello spazio, or-
Il cambio che Milano non è ancora riuscita ad chestra serena di tutti gli strumenti che colla-
attuare in questi anni è proprio qui: non riusci- borano alla costruzione del paesaggio, senza
re a coagulare voci più autorevoli di altre che prevaricazioni ma con convivenze disciplinate
possano indirizzare le scelte sulla città in ter- e ricche di immaginazione.
mini di estetica del bello e della forma. Forse è
13
00 S
ull’onda delle trasformazioni che attra-
versano il territorio di quest’associazio-
ne e del rinnovamento della società che
la abita tutta, la rivista Dedalo cambia
marzo_aprile 2007 ed inizia una nuova corsa: su queste pagine
Stili di vita, modi di abitare discuteremo di temi di costruzione, economia,
sociologia, architettura città e chissà cos’altro.
È anche per merito del mio colto e raffina-
Cecilia Bolognesi to predecessore, l’avvocato Rotondi, che
per molti anni ha diretto con serietà que-
sta piccola rivista, se oggi abbiamo potuto
radunarci ancora attorno ad un tavolo e di-
scuterne, pensando al suo futuro possibile,
e valutandone la trasformazione ed il grado
di necessità.
Oltre al passato direttore anche i vertici dell’as-
sociazione hanno con coraggio ribadito la
necessità di proseguire con la rivista. Così su
questo tavolo si è parlato dell’ attualità dei
temi da affrontare, della loro generalità ma
anche della loro utilità per tutti coloro i quali
partecipano al processo della costruzione.
È nato così il numero 00, con il contributo di
tanti; cuore di queste prime pagine una ri-
cerca sull’evoluzione dell’abitare, alla quale si
aggiungono le riflessioni sul tema di un eco-
nomista, le opinioni di intellettuali, progettisti,
esempi che vengono da altri paesi.. Guardan-
do bene la posizione di Dedalo all’interno del
Un confronto sincero panorama editoriale legato alla filiera delle
costruzioni è molto interessante poichè si
tratta di una rivista voluta da chi opera mate-
rialmente sul territorio. Questo è un punto di
vista estremamente privilegito da cui animare
il dibattito.
Vogliamo assumere questa posizione in ter-
mini positivi, per il grado di libertà che può
dare relativamente ai temi di rinnovamento
della città, dell’architettura e del sociale privi
di preconcetti o ideologie, attenti alle tensio-
ni più innovative del dibattito. Affronteremo
temi scottanti su cui si muovono interessi con
molti zeri ma liberamente. Cercheremo di farlo
in maniera il più possibile scientifica, riportan-
do in ogni numero dati incontrovertibili che ci
diano indicazioni di cosa succede intorno a noi
e di che direzione prendano le cose.
Ci sono molti precedenti editoriali legati ad
associazioni o aziende che hanno cercato di ri-
costruire un ragionamento sul territorio di loro
competenza con le proprie attività, alcuni dei
quali hanno lasciato insegnamenti di grande
valore.
È con il loro esempio che vorremmo poterci
confrontare, certi della validità che un buon
dialogo con chi opera su temi condivisi, ed un
confronto sincero a carte scoperte tra le parti,
porti sempre alla cosruzione di una società mi-
gliore ed una città più bella.

15
00 L
e dinamiche demografiche nella nostra
realtà urbana milanese degli ultimi 20
anni sono state così rilevanti da richie-
dere oggi una politica urbana funzione
marzo_aprile 2007 di una strategia ben definita. Il lievitare dei
Stili di vita, modi di abitare prezzi delle case ha determinato una redistri-
buzione della popolazione delle aree urbane,
con uno spostamento dalle zone centrali a
Claudio De Albertis zone sempre più esterne, alla ricerca di abita-
Presidente Assimpredil Ance zioni a prezzi e canoni più contenuti; si tratta
di un fenomeno che vede rimanere nelle zone
centrali le famiglie più anziane, le più ricche, i
single, estromettendo, molto spesso, le fami-
glie a più basso reddito.
A questo fenomeno se ne associa un altro qua-
le la crescente presenza di immigrati che porta
con sé importanti cambiamenti demografici,
economici e sociali. Milano città nel decennio
1991-2001 ha perduto 8,3% della popolazione
e solo nel 2002 questo calo si è fermato tanto
che nei cinque anni dal 2001 al 2005 vi è stato
un incremento del 4,4%. Al confronto gli altri
comuni della Provincia nello stesso decennio
1991-2001 hanno segnato un incremento dei
residenti del 7,1% e nei successivi 4 anni del
4,4%. A questo fenomeno ha concorso senz’al-
tro un saldo migratorio positivo, basti pensare
Un progetto che nel 2005 in Milano il saldo naturale è sta-
to negativo per 1.299 persone mentre quello
strategico migratorio positivo per 10.595 unità. Nel 2004,
anche per effetto della sanatoria, il saldo mi- ed una specifica per i giovani. Manca anche un
gratorio era stato positivo per 28.370 persone; prodotto abitativo capace di attirare o tratte-
secondo dati recenti della CARITAS gli immi- nere quella classe creativa che, come abbiamo
grati regolarmente soggiornanti superano più volte ricordato nei nostri convegni, è quel-
nella nostra area il 10% della popolazione. Un la che riesce a trasformare la città, quella classe
altro dato da sottolineare è che a Milano ogni che è capace di definire regole nuove, di con-
giorno si sposta il 50,2% della popolazione re- dividerle senza paura del rinnovamento, alla
sidente, per motivi di studio o di lavoro. Ogni continua ricerca di una città più aperta. In que-
giorno in città entrano 436.000 persone e ne sto processo di trasformazione generalizzato,
escono 88.000. È come se tutta la popolazione le imprese promotrici e costruttrici insieme a
di Bologna ogni giorno arrivasse a Milano. tutti gli attori del processo di sviluppo delle
La città è sempre più utilizzata e in essa viene città devono convincersi che la vita reale è più
prodotta una parte sempre più consistente del avanti delle convenzioni edilizie.
reddito nazionale. Occorre scardinare un sistema di norme che
La sfida principale per una politica urbana è in Italia arrivano a stabilire per le abitazioni
la mobilità e diventa strategica la coerenza tra fino all’altezza di un antibagno, nel tentativo
pianificazione e politica dei trasporti. Come lodevole e soffocante di concedere un mini-
non sottolineare che Milano ha oggi 3 linee mo standardizzato a ciascuno. Una tendenza
metropolitane per 69 km di estensione mentre che nella realtà è equivalsa alla fine di qual-
Parigi ne ha 211 km, Madrid 227 Km, Londra siasi possibilità di innovazione tipologica. Al
408 Km. contrario sono infinite le contaminazioni che
La dilatazione della città pone l’urgenza di av- ondate di immigrati, giovani coppie, studen-
viare un processo di rinnovamento restituen- ti, nuovi single, schiere di creativi connessi in
do identità ai luoghi urbani e senso di appar- rete, ragazzini che gareggiano nel web con
tenenza a chi li abita e li frequenta. Occorre omologhi di Bejing o Dubaj, anziani soli e city
una chiara strategia dello sviluppo urbano di users, possono passare alle nostre abitazioni.
Milano in cui si inquadra a buon diritto anche Il rinnovamento del mercato delle residenze
la questione della “casa”. Il problema dell’abita- deve puntare a soluzioni che offrano a tutti
zione sociale c’è, così come una domanda le- una vivibilità rinnovata, libera, generosa. In
gata alla crescita della presenza degli anziani questa filiera che parte dal sogno di un’abita-
17
zione consona al proprio stile di vita ed am- di programmi: si parla di riportare in dieci anni
bisce a renderlo realizzabile, il lavoro di tutti la popolazione milanese a 1.700.000 unità e di
noi costruttori diventa fondamentale; e non un fabbisogno di 140.000 abitazioni nella pro-
si tratta di un lavoro che fa piazza pulita del vincia. Si parla di concorsi, pubblici, privati, di
passato ma che al contrario se ne avvantaggia voglia di fare. Bisognerà rispondere con viva-
per guardare più avanti con il tono di quell’im- cità ed intelligenza a queste richieste avendo
prenditoria fiera, anche lei creativa, capace di come sfondo scenari sempre mutevoli. Senza
superare le regole precostituite per crearne di avere timore del nuovo dovremmo rimboc-
nuove. carci le maniche tutti: chi alla ricerca della
Nello sviluppo delle nostre città i piccoli come vocazione del vivere contemporaneo, chi alla
i grandi progetti devono partire da tavoli con- formulazione di progetti, chi alla loro rapida
divisi, da amministrazioni pubbliche e da pri- approvazione, chi alla costruzione.
vati, compresi tra strategie di grande scala e Non c’è più spazio nella nostra filiera per co-
capacità di forgiare nuove proposte per il vi- loro che sono pervasi da un atteggiamento di
vere quotidiano. Va organizzato un serio pro- pigro ed anacronistico snobbismo e non è più
getto di governance del territorio che discuta neanche l’era dell’apatia relazionale tra chi de-
la creazione di nuove centralità che possano sidera, chi decide e chi fa. Siamo certi che Mila-
attivare la condensazione della popolazione in no ed il suo territorio sapranno esprimere, con
alcuni nuclei piuttosto che altri, diffondendo il contributo attivo anche di quest’Associazio-
centralità con una ricucitura non banale del ne e delle sue 8.000 imprese, il proprio ruolo di
paesaggio urbano. scintilla creativa in Italia ed oltre.
Discutere di un progetto strategico di crescita
urbana con gli attori coinvolti significa stabilir-
ne il fine ma anche una sequenza realizzabile
secondo tempi e modi stabiliti, possibilmente
rapidi, passibili sia di aggiustamenti quanto di
grande determinazione per evitare lungaggini
o ripensamenti.
La stagione alle porte sembra essere molto Milano: vista aerea da piazza cordusio sull’asse di via
promettente per il nostro territorio in termini Dante al Castello Sforzesco
19
01 L’
Italia ed in particolare Milano, dove
si crea una parte rilevante del Pro-
dotto Interno Lordo, soffrono di una
grave carenza di informazione sull’e-
maggio_giugno 2007 conomia urbana. In Europa sono all’ordine
Destini urbani, sogni possibili del giorno le discussioni sui prezzi delle aree
urbanizzate e sulla questione dell’edificabilità
dei suoli: qui a casa nostra, pur in presenza di
Claudio De Albertis moderne e innovative leggi di governo del ter-
Presidente Assimpredil Ance ritorio come la legge della Regione Lombardia
n. 12 del 2005, persino gli addetti ai lavori sem-
brano del tutto assenti dal dibattito.
Tali leggi impongono un nuovo sistema di fare
politica per la città, chiedendo a chi governa
di definire identità e strategie nel medio-lungo
periodo e a chi opera di prospettare program-
mi complessi completi anche sotto il profilo
economico ed ambientale coniugando il risul-
tato economico con le utilità pubbliche.
Ed ancora al Sindaco, a fronte di un intelligente
e puntuale monitoraggio dei bisogni della cit-
tà e dell’offerta di servizi esistenti, si chiede di
programmare le proprie azioni relazionando
risorse pubbliche e private, nonché di stabilire
le “invarianti” del territorio così come le regole
per intervenire sul tessuto edilizio consolidato
anche alla luce dei nuovi paradigmi tecnologi-
Un progetto ci quali l’efficienza energetica, la minor emis-
sione di CO/2 e il contenimento dell’inquina-
strategico mento acustico.
A fronte di tali ambiziosi obiettivi tre rivoluzio- 1.700.000 abitanti o rimanere ancorata agli
nari strumenti: perequazione, compensazio- attuali 1.200.000; se vuole diventare una città
ne, premialità. aperta 24 ore su 24 considerando i manufatti
Tre strumenti capaci, se ben gestiti (e troppo come veri e propri incubatori di funzioni; se
spesso si dimentica l’importanza della fase di vuole dare una risposta in termini di mobili-
gestione delle leggi di governo del territorio) tà ai residenti, ma anche ai city users; se vuo-
di alimentare un mercato immobiliare traspa- le affrontare i temi di politica urbana ad una
rente e di offrire le condizioni per realizzare un scala territoriale più vasta; se la cultura della
miglioramento della qualità dei luoghi urbani, conservazione dell’esistente (troppo spesso
poiché programmi e progetti verrebbero sot- indipendente dal valore storico e ambienta-
tratti alla logica perversa della rendita parassi- le) prevalga sulla concezione di una città che
taria o al contrario alla stolta demonizzazione non dovrebbe aver paura di lasciare segni del-
del profitto dell’attività industriale di tipo im- la propria contemporaneità, visto che le città
mobiliare. da sempre si sono costruite su loro stesse; se
Si apre un orizzonte fatto di competitività fra il tabù del non consumo del suolo impedirà
progetti che porterà sicuramente i progettisti di offrire case a prezzi contenuti ed ancora se
ad una elevazione dello standard qualitativo questa città intende assumere un vero ruolo
dei manufatti; l’industria delle costruzioni ad imprenditoriale considerato che la maggior
innovare processi e prodotti, ponendo l’atten- parte dei beni o delle aree di trasformazione
zione a tutta la filiera delle attività (compresi sono oggi in mano pubblica.
i servizi come la manutenzione e la gestione); Mi auguro però che l’Amministrazione Comu-
le amministrazioni pubbliche a rivedere le re- nale voglia limitare il proprio ruolo per queste
gole edilizie che oggi sono obsolete e troppo aree a poche linee di indirizzo e a una puntua-
spesso limitano una progettualità adeguata ai le definizione delle proprie utilità, lasciando ai
nuovi modelli di vivere e abitare. privati -in regime concorrenziale- il compito
A fronte di queste stimolanti novità solo in di prospettare progetti e offerte economiche,
poche realtà urbane (e noi ne diamo testimo- impegnandosi essa stessa a dare certezza nei
nianza in queste pagine) si è aperto un serio tempi di approvazione delle proposte per evi-
dibattito. Ancor oggi, per esempio, Milano tare che, come troppo spesso oggi accade, i
non ha chiarito se vuole essere una città di progetti nascano già vecchi.
21
01 L
e novità introdotte dalla legge 12/2005
sono certamente numerose. Alcune si
muovono nel solco di un processo di
innovazione della cultura e della pras-
maggio_giugno 2007 si urbanistica in atto da tempo. Si pensi, tra
Destini urbani, sogni possibili queste, alle norme che garantiscono la soste-
nibilità ambientale e la compatibilità econo-
mica dei piani e che sono volte alla tutela del
Gaetano Lisciandra paesaggio, dell’agricoltura e del suolo. Si pensi
Architetto, Urbanista anche alle norme che strutturano la partecipa-
zione dei cittadini e delle loro associazioni nel
processo di formazione del piano e a quelle
che tentano di sostituire gli standard con una
più articolata individuazione e pianificazione
dei servizi.
Altre innovazioni introducono, invece, ele-
menti di più forte discontinuità rispetto alla
pianificazione tradizionale e potrebbero, se
opportunamente utilizzate, rivoluzionare non
solo il modo di fare i piani urbanistici, ma an-
che la gestione stessa del territorio. Di queste
più incisive innovazioni, vorrei qui parlare.

Il documento di piano
Il documento di piano fissa gli obiettivi, an-
che quantitativi, di sviluppo complessivo della
pianificazione comunale, assicurandone la so-
Nuove regole, stenibilità ambientale, e conseguentemente
determina le politiche di intervento in partico-
piani nuovi lare nei settori della mobilità, della residenza
e delle attività produttive, dimostrandone la lità ad un terreno precisamente individuato - e
compatibilità con le risorse economiche e fi- quindi ad una determinata proprietà - né sta-
nanziarie effettivamente disponibili. bilisce, una volta per tutte, il “quantum” dell’e-
In relazione a tutto questo, sulla base delle dificazione (volume o slp edificabile) e nem-
caratteristiche del territorio comunale, il docu- meno le destinazioni d’uso, a meno di quelle
mento di piano individua - senza tuttavia pro- non consentite.
durre effetti sul regime giuridico dei suoli - gli Il cambiamento non è da poco. Il PRG - me-
ambiti di trasformazione da attuare mediante diante l’azzonamento classico - assegna il di-
successivi piani attuativi e definisce gli even- ritto di edificare una certa quantità di volume
tuali criteri di compensazione, perequazione e ad alcuni suoli ben individuati e consente ai
incentivazione. proprietari - così beneficiati - di goderne in via
Il documento di piano ha validità quinquenna- esclusiva alla sola condizione del rispetto delle
le. Scaduti i cinque anni il comune provvede norme urbanistiche. In tal modo l’edificabilità
all’approvazione di un nuovo documento di è “incorporata” in alcune aree che acquistano
piano. un valore strettamente dipendente dalla desti-
nazione urbanistica ad esse attribuita dal PRG.
Non conformazione dei suoli Queste aree possono essere liberamente tra-
La legge 12/2005 opera, quanto meno per gli sferite ad altri.
ambiti di trasformazione, una netta disgiun- Il documento di piano assegna invece diritti
zione tra previsione urbanistica e edificabilità volumetrici, reali o virtuali, senza che ciò deb-
diretta del suolo. ba produrre effetti diretti sul regime giuridico
Il documento di piano infatti “individua, anche dei suoli.
con rappresentazioni grafiche in scala ade- Il documento di piano cioè determina, per
guata, gli ambiti di trasformazione, definendo ciascun ambito di trasformazione o per il loro
i relativi criteri di intervento, preordinati alla insieme, quantità massime e/o minime di
tutela ambientale, paesaggistica… ”. edificabilità, suddivise o no per destinazione
“Il documento di piano non contiene previ- d’uso, da ripartire tra i suoli mediante indici di
sioni che producano effetti diretti sul regime edificabilità massimi e/o minimi in una succes-
giuridico dei suoli. siva fase attuativa. Il documento di piano fissa
Il documento di piano non concede l’edificabi- naturalmente norme tipologiche, morfologi-
23
che, prestazionali, sociali, compensative che prescrivendo, dall’altro, le norme urbanistiche
la futura edificazione dovrà rispettare, ma non che gli interventi di trasformazione dovranno
conforma direttamente i suoli. rispettare al momento della loro attuazione.
Il diritto ad edificare è concretamente attribu- Il documento di piano deve, insomma - a mio
ito, all’interno degli ambiti di trasformazione, avviso - fare in modo che non tutte le aree de-
in una fase successiva mediante piani attuati- gli ambiti di trasformazione abbiano la garan-
vi la cui attivazione può anche essere decisa zia di essere effettivamente edificate nel corso
nel tempo mediante meccanismi concorsuali, della sua validità quinquennale.
che portino alla selezione delle proposte più Ecco una prima grande novità: l’edificabilità
rispondenti ai criteri normativi prestabiliti per non è più incorporata in aree specificatamen-
gli interventi. te individuate, mediante l’azzonamento, dallo
Per dare qualche indicazione in merito ai mec- strumento urbanistico generale. L’edificabilità
canismi attuativi, il documento di piano può può essere prevista dal documento di piano in
contingentare le quantità massime da edifi- termini quantitativi globali e, solo successiva-
care nel corso della sua validità quinquennale mente, attribuita a quegli interventi di trasfor-
rispetto alla potenzialità edificatoria globale mazione che, nel rispetto dei criteri stabiliti dal
determinata per periodi più lunghi; può gra- documento, abbiano superato la selezione e
duare nel tempo, stabilendo delle priorità, gli siano dunque tali da concorrere agli obiettivi
interventi da realizzare nel quinquennio; può di sviluppo e di riqualificazione del PGT.
individuare gli ambiti di trasformazione in Con questo passaggio - da una pianificazione
modo tale che le loro superfici siano maggiori fondata sul diritto di edificazione attribuito alle
di quelle effettivamente necessarie per realiz- aree ad una pianificazione fondata sul diritto
zare, sulla base degli indici edificatori prestabi- volumetrico attribuito agli interventi - si spez-
liti, l’edificazione programmata. za il rapporto biunivoco tra area e edificabilità.
Il documento di piano - per non eludere il di- La maggiore “mobilità territoriale” delle previ-
vieto di produrre effetti diretti sul regime dei sioni edificatorie dovrebbe anche spezzare, o
suoli - può individuare aree solo potenzial- quanto meno attenuare, il rapporto di causa
mente edificabili, fissando, da un lato, i criteri ed effetto tra l’attribuzione del diritto di edifi-
mediante i quali alcune di esse saranno sele- cazione ad un’area e l’incremento del suo va-
zionate per essere effettivamente attuate e lore fondiario (a solo vantaggio, peraltro, della
proprietà). ripartire tra tutti i proprietari degli immobili
Il “valore aggiunto” agli immobili per opera interessati agli interventi i diritti edificatori e
dello strumento urbanistico è infatti, parados- gli oneri derivanti dalla dotazione di aree per
salmente, il più serio ostacolo al raggiungi- opere di urbanizzazione mediante l’attribu-
mento degli obiettivi che lo stesso strumento zione di un identico indice di edificabilità ter-
urbanistico persegue, a causa dell’eccessiva ritoriale, confermate le volumetrie degli edifici
incidenza del costo delle aree edificabili sul esistenti, se mantenuti.”
costo complessivo degli interventi. “Sulla base dei criteri di cui al comma 1, nel
Il nuovo modo di pianificare, spostando dal piano delle regole i comuni, ai fini della pere-
piano urbanistico generale al piano attuativo quazione urbanistica, possono attribuire a tut-
l’attribuzione dell’edificabilità e inserendola, te le aree del territorio comunale, ad eccezione
temporalmente e proceduralmente, nella ne- delle aree destinate all’agricoltura e di quelle
goziazione sull’intervento da realizzare, può non soggette a trasformazione urbanistica, un
sottrarre quote di rendita alla proprietà fondia- identico indice di edificabilità territoriale, infe-
ria per destinarle al miglioramento della qua- riore a quello minimo fondiario, differenziato
lità e delle prestazioni delle costruzioni, alla per parti del territorio comunale, disciplinan-
realizzazione di opere di interesse generale o done altresì il rapporto con la volumetria degli
di interventi di compensazione ambientale, edifici esistenti, in relazione ai vari tipi di inter-
oppure ancora per ridurre il prezzo di acquisto venti previsti.”
o il canone di affitto degli edifici. La legge 12 conferma ulteriormente il princi-
pio della separazione tra il suolo e la sua diret-
Compensazione, perequazione urbana, in- ta edificabilità attraverso la facoltà attribuita
centivazione, trasferibilità e commerciabilità al PGT di utilizzare i meccanismi di compen-
dei diritti edificatori sazione e perequazione al fine di eliminare o,
“Il documento di piano definisce gli eventuali almeno ridurre, le disparità di trattamento tra i
criteri di compensazione, di perequazione e di proprietari beneficiati dell’edificabilità attribu-
incentivazione”. ita dallo strumento urbanistico ai loro terreni e
“Sulla base dei criteri definiti dal documento di quelli che, invece, devono cederli alla comuni-
piano, i piani attuativi e gli atti di pianificazio- tà per la realizzazione di opere e servizi di inte-
ne negoziata con valenza territoriale possono resse comune.
25
I meccanismi di compensazione e di perequa- stico, consiste nella maggiore indifferenza dei
zione possono essere diversificati in relazione suoli rispetto alle scelte di piano, presupposto
alle diverse situazioni e alle diverse scelte di necessario per assicurare una maggiore auto-
piano, ma si fondano tutti, in sostanza, sull’at- nomia dell’urbanistica nel disegnare gli assetti
tribuzione alle aree destinate a servizi (e quin- territoriali e urbani.
di non direttamente edificabili da parte dei L’applicazione dei meccanismi compensativi/
relativi proprietari) di un’edificabilità virtuale perequativi - nel quadro delle nuove opportu-
che può essere effettivamente realizzata solo nità, offerte dalla legge 12/2005 - apre scenari
se trasferita su altre aree, classificate dallo stru- di grande interesse.
mento urbanistico come direttamente edi- L’attribuzione dei diritti edificatori, non più
ficabili, ad integrazione dell’edificabilità loro alle aree in sede di strumento generale, ma
propria. I diritti edificatori possono essere li- agli interventi urbanistici, mediante piani
beramente commercializzati, analogamente a attuativi “negoziali”, la trasferibilità dei diritti
quanto da sempre avviene per le aree edifica- edificatori e la concentrazione dei volumi in
bili. Si registra così un triplo effetto. alcune determinate aree consentono di met-
Il primo - di tipo equitativo - consiste nel com- tere in atto modalità di gestione del PGT mol-
pensare, in modo, appunto, più perequato to innovative.
che nel passato, i proprietari fondiari “meno Alcune di esse, come la compensazione di-
fortunati”, ripartendo tra più aree i diritti edi- retta, con la quale si risolve contestualmente
ficatori che prima erano posti in capo soltanto il passaggio dei diritti edificatori da un lotto
alle aree direttamente edificabili. Strettamente all’altro e la cessione del lotto svuotato di di-
connesso è il secondo effetto, di tipo, diciamo, ritti volumetrici al comune, sono già praticate
gestionale/attuativo, consistente nel fatto che in attuazione di piani regolatori innovativi già
il costo di acquisizione delle aree per attrez- predisposti per questi meccanismi.
zature pubbliche viene sostanzialmente tra-
sferito ai proprietari che godono dei benefici, Il caso di Biella
diretti e indiretti, del piano urbanistico, solle- Il PRG di Biella, pur nell’ambito della vecchia
vando così i comuni da un onere sempre più legge urbanistica piemontese, simile per im-
insostenibile. Un terzo effetto, molto interes- postazione alla precedente legge lombarda
sante sotto l’aspetto più propriamente urbani- 51/75, ha previsto un meccanismo di perequa-
zione esteso a tutte le aree di trasformazione quanto trasferita alle aree di concentrazione
urbanistica con esclusione del centro storico fondiaria - sono cedute all’Amministrazione
e dei nuclei di antica formazione, delle zone Comunale e destinate ad usi pubblici (infra-
agricole e di quelle di rilevanza ambientale. strutture, servizi collettivi, ecc.).
Sono inoltre escluse alcune zone speciali, de- All’interno delle aree di concentrazione fon-
stinate a importanti interventi di trasformazio- diaria, destinate all’edificazione diretta, l’e-
ne, assoggettate a piano urbanistico esecutivo dificazione è disciplinata - nel P.R.G. di Biella
con quantità edificatorie, tipologie edilizie, - da due indici: l’indice base, che esprime l’e-
destinazioni d’uso e dotazione di servizi pre- dificabilità propria dell’area - uguale, come si
determinate. è detto, per tutte le aree di trasformazione ap-
I meccanismi perequativi del P.R.G. di Biella si partenenti alla stessa zona; e l’indice massimo
fondano sull’attribuzione di un indice edifica- - differenziato in relazione alle caratteristiche
torio di base, uguale per tutte le aree appar- della sub-zona cui tali aree appartengono, che
tenenti ad una stessa tipologia di zona urba- può essere raggiunto mediante il trasferimen-
nistica, indipendentemente dal fatto che siano to di diritti edificatori dalle aree a standard.
destinate all’edificabilità privata o riservate per Naturalmente, gli edifici esistenti conservano
usi collettivi. la loro consistenza e possono essere non solo
L’indice unico di base, analogamente all’indi- ristrutturati ma anche demoliti e ricostruiti a
ce territoriale tradizionalmente utilizzato nei parità di volumetria, senza necessità di cessio-
piani attuativi, si applica a tutte le aree com- ni di aree a standard.
prese all’interno della zona urbanistica, anche È inoltre consentito, in caso di demolizione to-
a quelle che devono essere destinate ad uso tale o parziale, di trasferire in altri lotti insaturi
pubblico, ed esprime una potenzialità edifi- rispetto agli indici della loro zona, la superficie
catoria, non del singolo lotto, ma dell’insieme edificabile eccedente quella derivante dall’ap-
delle aree soggette a trasformazione. Come plicazione dell’indice massimo della zona in
all’interno di un piano attuativo, la potenzialità cui l’edificio appartiene. L’obiettivo è di abbas-
edificatoria viene poi concentrata soltanto in sare l’eccessiva concentrazione edilizia di alcu-
alcune aree, dette di concentrazione fondiaria, ne zone incentivando, la riduzione degli edifici
destinate all’edificazione diretta, mentre le al- anomali per eccesso di volume.
tre, svuotate della loro edificabilità propria - in Un esempio significativo è quello di una zona
27
di antica industrializzazione lungo la Valle del raltro, già di per sé non da poco - ma anche,
Cervo, contigua al centro storico, dove il Piano e soprattutto, alla liberazione di risorse econo-
Regolatore persegue l’obiettivo di favorire una miche e territoriali a vantaggio di tutti i cittadi-
riconversione già spontaneamente in atto ver- ni, anche non proprietari, per la migliore e più
so usi culturali e ricreativi, ma dove le densità efficace attuazione del piano.
edilizie esistenti sono molto elevate e manca-
no tanto il verde che, soprattutto, i parcheggi. Scenari innovativi nella pianificazione urba-
In questa zona si è fissato un indice edificato- nistica
rio massimo inferiore a quello esistente nella Il quadro di maggior certezza offerto dalla
maggioranza dei lotti e si è data, al contempo, legge 12/2005, e le esperienze già maturate
la facoltà di esportare in altre zone sia il volu- consentono di procedere ulteriormente nella
me in eccesso rispetto all’indice di zona, sia direzione di una più equa ripartizione e di un
quello riconvertito in attrezzature di interesse più efficace utilizzo dei valori e delle risorse ge-
pubblico o in parcheggi. nerati dai piani urbanistici, anche a favore del-
Sicuramente, per il raggiungimento di questi le aree non urbanizzate che devono essere sal-
obiettivi, si sarebbero potute prevedere nor- vaguardate, protette e, a loro volta, valorizzate.
me maggiormente innovative, attribuendo, Il PGT, e in particolare il documento di piano,
per esempio, volumetrie anche alle aree già possono consentire - come già si è accennato
comunali o prevedendo sofisticate procedu- - modalità di pianificazione diverse da quelle
re per lo scambio e la valorizzazione dei dirit- tradizionali, fondate non più solamente sull’at-
ti edificatori. Non si è però ritenuto di andare tribuzione diretta ed esclusiva di diritti edifi-
oltre per la mancanza di un più certo quadro catori alle aree classificate edificabili dall’az-
normativo regionale e, anche, per consentire zonamento, ma anche - in particolare per il
agli uffici comunali di gestire direttamente i perseguimento di obiettivi strategici negli
meccanismi perequativi e di trasferimento dei ambiti di trasformazione - sull’attribuzione del
volumi nella prima fase sperimentale. diritto di costruire in funzione di graduatorie
La perequazione e il trasferimento dei diritti stilate in base alla rispondenza degli interven-
edificatori sono dunque finalizzati, nel caso di ti proposti ai requisiti (tipologici, morfologici,
Biella, non soltanto al più equo trattamento di prestazionali, sociali, compensativi, ecc.) pre-
tutti i proprietari delle aree urbane - cosa, pe- definiti dalle norme di piano.
Il PGT potrebbe inoltre prevedere una certa Compensazione e perequazione territoriale
quantità di “diritti volumetrici mobili” da asse- Il Piano Territoriale di Coordinamento Pro-
gnare con procedure (concorsi, gare, aste, ecc.) vinciale “indica modalità per favorire il coor-
che presuppongano forme di concorrenzialità dinamento tra le pianificazioni dei comuni,
tra le diverse proposte. Il fondo dei “diritti vo- prevedendo anche forme compensative o fi-
lumetrici mobili” può essere realizzato in vari nanziarie, eventualmente finalizzate all’incen-
modi. Potrebbero essere, ad esempio, utilizzati tivazione dell’associazionismo tra i comuni”.
i diritti volumetrici virtuali attribuiti - a titolo Il Piano Territoriale Regionale individua “forme
perequativo - alle aree destinate a servizi che di compensazione economico-finanziaria a fa-
siano direttamente conferite al comune dai vore degli enti locali ricadenti in ambiti ogget-
proprietari. Potrebbero essere destinati al fon- to di limitazione delle possibilità di sviluppo,
do i diritti volumetrici derivanti da interventi nonché modalità di compensazione ambien-
di demolizione e ricostruzione che - come nel tale per interventi che determinino impatti
caso prima illustrato di Biella - non possano ri- rilevanti sul territorio anche in comuni non di-
utilizzare tutto il volume preesistente e anche i rettamente interessati dagli interventi stessi”.
diritti provenienti da interventi che non abbia- Anche in relazione alla possibilità data al Piano
no utilizzato tutta la volumetria disponibile e Territoriale Provinciale e al Piano Territoriale
ceduto la residua. Il comune, inoltre, potrebbe Regionale di prevedere meccanismi compen-
mettere nel fondo i diritti derivanti da aree già sativi tra comuni, si aprono scenari di grande
di sua proprietà. interesse ancora quasi completamente ine-
Dalla cessione dei diritti volumetrici del fon- splorati.
do possono derivare le risorse necessarie per Il principio fondamentale della sostenibilità
sostenere le politiche finalizzate allo sviluppo, ambientale (che comporta il contenimento
che richiedono interventi nei settori della mo- dell’uso urbanizzativo del territorio e la ridu-
bilità, dell’edilizia residenziale e, in particolare zione del consumo delle materie prime e delle
di quella pubblica, delle attività produttive e emissioni inquinanti), coniugato con il dovere
dei servizi, e le politiche finalizzate all’equili- di suddividere solidalmente tra tutte le comu-
brio ambientale, che richiedono interventi di nità locali, in rapporto alle differenti potenzia-
mitigazione e compensazione, ma anche di lità di sviluppo e di apporto alla sostenibilità
innovazione tecnologica. ambientale, i vantaggi e gli oneri conseguenti
29
allo sviluppo insediativo, porta a considerare pongono il PGT.
l’opportunità di collegare, attraverso forme di Con le modalità derivanti dall’utilizzo delle di-
compensazione, gli impatti e i consumi indot- verse opportunità offerte dalla nuova legge
ti dai grandi processi trasformativi delle aree urbanistica (non conformatività del documen-
molto urbanizzate con i contributi dati all’eco- to di piano, trasferibilità e commerciabilità dei
sistema dalle zone di preservazione e salva- diritti volumetrici, meccanismi perequativi e
guardia ambientale e dalle zone agricole della compensativi sia in ambito comunale che so-
pianura e della montagna. vraccomunale, concorsualità e negoziabilità
I meccanismi compensativi possono essere degli interventi) riteniamo si possa aprire una
del tipo dei “certificati verdi” o anche assu- stagione nuova per la pianificazione urbanisti-
mere la veste di accordi, generali o legati a ca, la gestione delle trasformazioni urbane e la
singoli piani attuativi o di programmazione valorizzazione delle risorse territoriali, a meno
negoziata, tra due o più comuni, che preve- che la controriforma strisciante messa in atto in
dano, negli uni, interventi di mitigazione am- questi ultimi tempi dalla stessa Regione Lom-
bientale a bilanciamento degli impatti indotti bardia non ci porti indietro nel tempo, quando
da interventi di trasformazione urbanistica, tutti giocavamo a Monopoli e tiravamo i dadi
realizzati negli altri. sperando di piazzare le nostre pedine al Parco
della Vittoria o in via dei Giardini.
Conclusioni
I PGT figli della legge 12/2005 potranno - e
alcuni lo stanno già facendo, almeno in parte
- utilizzare la sua grande forza innovativa per
fare in modo che le risorse e i valori generati
dagli interventi di trasformazione urbanistica
siano, nella misura del possibile, utilizzati o
quanto meno indirizzati a favore delle poli-
tiche di sviluppo e di riequilibrio ambientale
e territoriale, sfruttando a fondo e creativa-
mente le potenzialità del documento di pia-
no, il più nuovo dei tre strumenti che com- Milano: notturna ai caselli di piazza XXIV Maggio
31
02 L
a nostra città soprattutto nei decenni
successivi al dopoguerra, è stata grazia-
ta dal fenomeno del design e del pro-
getto in genere, vivendolo anche come
luglio_agosto 2007 fattore di orgoglio e coesione sociale.
Il mestiere di vivere, l’abitare sociale Se ricordiamo alcuni esiti di questo fenome-
no a metà degli anni 50, casi quali il Pirelli (Giò
Ponti e P. Luigi Nervi), nel 1957 la metropoli-
Cecilia Bolognesi tana (Franco Albini, Franca Helg, Bob Noor-
da), agli inizi degli anni 60 il quartiere Feltre
(Ignazio Gardella ed altri), sintesi magiche ed
affermative del progetto del vivere urbano,
restiamo disarmati oggi di fronte al reale scar-
so sfruttamento delle risorse legato alla crea-
tività. Molte altre punte di eccellenza, nate su
delle necessità reali, anche successive a quegli
annui, rivelano una capacità di sintesi propria
di Milano, dove necessità, imprenditoria, cre-
atività, svolgono dinamicamente ciascuna
il proprio ruolo in maniera tale che quando
l’equilibrio tra le parti si coagula stabilmente
ecco nascere il risultato migliore.
Ora in un territorio come questo, dove le
cifre riportate in questo numero di Dedalo
parlano di necessità di abitazioni sociali pari
a 35.000 unità, non ci sono molte domande
da farsi: per chi progetta, per chi costruisce
e investe questo è il grande tema dato dei
prossimi anni.
Un grande tema Qualcosa su cui riflettere e progredire
sull’argomento ce l’abbiamo. Se pensiamo nistrazione su temi notevoli, ma non così fon-
in negativo alcuni progetti passati del vi- dativi, l’aspettativa che ci si fa sulla prossima
vere sociale, anche in città, sono arrivati ad stagione dell’housing sociale in città è altissi-
un livello di non ritorno tale da invocarne ma.
l’abbattimento, come già accaduto in paesi
“storici” dell’housing sociale quali Olanda,
Germania, Inghilterra.
Soluzioni così estreme, ma sempre soluzio-
ni, obbligano chiunque rivesta un ruolo nel
processo di sviluppo residenziale urbano ad
interrogarsi sui perché dei fallimenti ed a pro-
muovere realizzazioni che da subito evitino di
percorrere la strada del ghetto: si progettino le
forme dell’abitare, ma da subito si ragioni sulle
forme del sociale e le funzioni del quotidiano.
Lontani dall’illusione che un buon progetto ar-
chitettonico possa risolvere da solo necessità
e problemi del vivere sociale o, viceversa, che
la governance del sociale garantisca un buon
vivere, se pensiamo in positivo esistono opere
notevoli in tutto il mondo che ci offrono spunti
illuminanti su questi temi.
Non c’è motivo di pensare dunque che per
una città così creativa come Milano sia più
semplice progettare case per chi fa della
vita una questione di stile che non per chi
fa del vivere necessariamente un decoroso
mestiere.
Ed alla luce delle recenti affollate partecipa-
zioni a concorsi di progetto indetti dall’ammi-
33
02 L’
Assimpredil ha avviato da tempo una
riflessione, richiamando l’attenzione
del mondo della politica, della cul-
tura e dell’impresa, sull’affermarsi di
luglio_agosto 2007 una nuova questione urbana, che deve acqui-
Il mestiere di vivere, l’abitare sociale stare centralità pari se non superiore a quella
della modernizzazione infrastrutturale del no-
stro Paese.
Claudio De Albertis Lo spirito è quello di provare a sovrapporre alla
Presidente Assimpredil Ance tendenziale evoluzione della città nuovi prin-
cipi ispiratori delle politiche urbane, per man-
tenere vitale il tessuto metropolitano e per
dare risposte alle diverse esigenze che sono
venute manifestandosi: esigenza di sostenere
le nostre città nella competizione europea, esi-
genze di migliore qualità della vita, di giustizia
sociale, di rispetto per l’ambiente.
In questo contesto la questione abitativa rap-
presenta un problema sociale ed economico
che deve trovare soluzioni coerenti ed efficaci.
Negli ultimi anni il basso costo dei mutui, il
buon rendimento degli investimenti in im-
mobili e la diminuzione degli investimenti
finanziari hanno sostenuto la domanda im-
mobiliare. La ripresa dell’interesse per il bene
casa ha evidenziato una rigidità del mercato
immobiliare nell’incontro tra domanda ed
Soluzioni per abitare a offerta, destando alcune tensioni che si sono
manifestate soprattutto in un aumento dei
basso costo prezzi delle abitazioni, sia per le compraven-
dite sia per gli affitti. abitativo in locazione, un ulteriore restringi-
Ad una domanda di beni immobili crescente, a mento del settore delle locazioni residenziali.
fronte di un’offerta rigida, la risposta del mer- Ciò, evidentemente, aggraverà le tensioni nel
cato è stata un rialzo dei prezzi e dei canoni di mercato delle locazioni provocando, special-
locazione tale da scoraggiare o impedire l’ac- mente nelle aree urbane, fenomeni di aperto
cesso al mercato della prima casa. Il rischio è malcontento sociale.
quello di vedere ampliato il disagio di alcune È, quindi, necessario aumentare l’offerta di
fasce sociali, mancando in Italia un’offerta di case in affitto per dare una risposta alle nuove
residenze in locazione adeguata, per costi e esigenze di una società in trasformazione.
tipologie, alle nuove esigenze di mobilità, fles- Se si guarda all’offerta di abitazioni sociali,
sibilità e protezione sociale. questo dato rafforza le differenze tra i diversi
L’offerta di abitazioni in affitto in Italia si sta sistemi abitativi nazionali, in quanto i paesi
progressivamente riducendo. con un mercato dell’affitto poco sviluppato
Nel 1981 il 35,2% delle famiglie viveva in abi- presentano anche basse quote di offerta so-
tazioni in affitto, nel 1991 la percentuale è ciale. Secondo dati Federcasa in Italia si conta-
scesa al 25,4% e nel 2003 è pari al 18,5% (circa no 5 abitazioni sociali in locazione per 100 nu-
4.120.000 famiglie). clei familiari, contro una media europea di 16,
La quota di patrimonio abitativo in affitto in con punte di 36 nei Paesi Bassi, di 26 in Gran
Italia è nettamente inferiore rispetto a quello Bretagna e di 23 in Austria e Svezia.
degli altri paesi europei (Germania 60%, Olan- Le assegnazioni di alloggi sociali in Italia rap-
da 47%, Francia 42%, Austria 41%). L’Italia si presentano appena l’8% delle domande di
colloca nella fascia più bassa della classifica assegnazione di alloggi. L’offerta di edilizia re-
insieme all’Irlanda (16%) e alla Spagna (10%). sidenziale pubblica riesce, quindi, a soddisfare
Attualmente le abitazioni in affitto in Italia meno di un decimo della domanda.
sono poco più di 4 milioni su un totale di abi- La scarsa quantità di abitazioni in affitto pro-
tazioni occupate pari a 21.654.000; a tale dato, duce effetti negativi anche sul mercato del
già esiguo, vanno correlati gli effetti delle di- lavoro, condizionando negativamente la mo-
smissioni del patrimonio pubblico e assicura- bilità abitativa.
tivo che lasciano prevedere, in assenza di in- Da uno studio della Banca Centrale Europea
terventi specifici, volti all’aumento dello stock si rileva che la mobilità abitativa per motivi di
35
lavoro in Italia, risulta all’incirca un quarto di abitanti delle nostre città, come la crescente
quella rilevata in Europa (0,2% rispetto a 0,8%). presenza di nuclei familiari ridotti, di persone
Occorre poi tenere conto che circa il 25% delle anziane, di giovani che con molte difficoltà rie-
famiglie in affitto possiede redditi inferiori ai scono a lasciare le famiglie di origine, la cresci-
10.000 euro e sopporta un affitto che, se pur ta dell’immigrazione straniera, l’aumento delle
modesto (mediamente 2.192 euro l’anno), as- forme di lavoro flessibile.
sorbe il 33,4% del loro reddito. Per queste categorie l’accesso alla casa rappre-
Il 40% delle famiglie in affitto ha un reddito senta un problema; la lievitazione dei prezzi
annuo compreso tra 10.000 e 20.000 euro. Per e degli affitti delle abitazioni ha determinato
queste famiglie l’incidenza del canone sul red- una spinta all’allontanamento delle famiglie
dito è pari al 24,9%. verso le zone di estrema periferia e verso zone
Il confronto tra la capacità di reddito delle più decentrate, ancora più esterne alle città,
famiglie e l’offerta del mercato immobiliare alla ricerca di abitazioni a costi più accessibili.
(prezzi e canoni medi) mette in evidenza la Occorre fare più attenzione a queste realtà
difficoltà di affrontare il problema del miglio- per fronteggiare un disagio sociale crescente
ramento della condizione abitativa da parte e perché le nostre città, comunque, devono
delle famiglie meno abbienti. continuare ad essere abitate.
Se queste famiglie volessero o dovessero af- In conclusione il problema dell’accesso alla lo-
frontare il problema del cambiamento di al- cazione delle famiglie deve necessariamente
loggio, l’incidenza dell’affitto sul reddito pas- essere visto in relazione al reddito disponibile.
serebbe, per la famiglie con reddito inferiore 1. In particolare il fabbisogno derivante dalle
a 10.000 euro, dall’attuale 33,4% al 148% se- fasce più deboli deve essere affrontato nella
condo il mercato locativo delle grandi aree ur- politica del welfare, ripristinando un sistema di
bane e al 107,8% delle città intermedie. Per le edilizia sociale.
famiglie con reddito compreso tra i 10.000 e i 2. Per le fasce di popolazione con redditi su-
20.000 euro, l’incidenza dell’affitto sul reddito periore a quelli massimi previsti dalle leggi
si porterebbe nei due casi presi in esame dal regionali per la concessione di alloggi di edi-
24,9% al 66,9% e al 48,8%. lizia residenziale pubblica, ma non in grado di
Particolare attenzione deve inoltre porsi ai sostenere affitti ai prezzi del libero mercato, è
mutamenti demografici che riguardano gli necessario il coordinamento tra l’intervento
pubblico e l’iniziativa privata, per mettere a nistrazione. Eppure questo problema riguarda
frutto il più possibile le risorse scarse da inve- una rilevante quota di popolazione, pari a circa
stire e raggiungere al meglio l’obiettivo di au- 800 mila famiglie.
mentare l’offerta di alloggi in affitto a canone Si tratta insomma di una situazione che richie-
sostenibile. de risposte, e alla quale le scarse risorse pub-
3. Occorre, infine, predisporre strumenti che bliche oggi disponibili, da sole, non sono in
stimolino i privati ad aumentare l’offerta di grado di far fronte. Proprio per questo motivo
case in affitto e rendano più trasparente il mer- Assimpredil ANCE Milano ha messo a punto
cato delle locazioni. una proposta che ha l’obiettivo di mettere sul
Da un’analisi effettuata dal nostro sistema as- mercato abitazioni da destinare alla locazio-
sociativo è emerso che una porzione signifi- ne a canone sostenibile. Secondo valutazioni
cativa della domanda insoddisfatta di case in economico-sociali ampiamente condivise,
affitto riguarda le famiglie il cui reddito è com- l’affitto, per essere “sostenibile”, dovrebbe col-
preso tra i 20.000 e i 30.000 euro netti l’anno. locarsi intorno al 20% del reddito familiare. Ad
Per questa fascia sociale - cui appartiene il esempio, per una famiglia con un reddito net-
23,7% delle famiglie italiane e in particolare to di 25.000 euro all’anno, il canone sostenibile
circa il 20% delle famiglie attualmente in affit- dovrebbe aggirarsi intorno a 450 euro al mese.
to - risulta sostanzialmente proibitivo l’accesso La nostra proposta, sotto molti aspetti innova-
al libero mercato delle locazioni. tiva, è proprio mirata a contenere il canone di
Se queste famiglie oggi dovessero, o voles- affitto entro questa percentuale di incidenza
sero, prendere in affitto un appartamento attraverso la realizzazione di programmi im-
pagherebbero un canone pari a più del 40% mobiliari “misti”, programmi cioè che conten-
del proprio reddito. Si tratta di una incidenza gano non solo alloggi da destinare all’affitto a
evidentemente insostenibile per un bilancio canone sostenibile, ma anche abitazioni per la
familiare, che ha l’effetto di impedire la mobi- vendita immediata.
lità abitativa e che sta creando un crescente Dalle nostre analisi emerge, infatti, che un pro-
disagio sociale. Disagio che però, a differenza gramma basato esclusivamente sulla realiz-
di quello, peraltro assai grave, delle famiglie a zazione di case da destinare all’affitto è assai
basso reddito, è destinato a non ricevere rispo- difficilmente sostenibile finanziariamente ed
ste o sostegni da parte della pubblica ammi- economicamente.
37
La soluzione che Assimpredil ANCE ha indivi- anche con destinazione non edificabile a con-
duato, e che è basata sull’esclusivo ricorso a ri- dizione che Comune e Regione sottoscrivano
sorse private, riesce infatti a dare una risposta un apposito accordo di programma in variante
concreta ad una parte rilevante della doman- urbanistica.
da di case in affitto. Il valore di tali aree non verrà conteggiato nella
La soluzione da noi elaborata prevede la realiz- formulazione del valore convenzionale cui ap-
zazione di programmi misti per la costruzione plicare il canone di affitto, ma diventerà parte
di alloggi da destinare per il 60% alla vendita del prezzo di cessione degli alloggi solo al ter-
immediata e per il 40% all’affitto a canoni cal- mine del periodo di locazione e comunque a
mierati per un periodo predefinito di 15 anni, valori convenzionali.
per essere poi venduti.
Il canone mensile degli alloggi destinati all’af-
fitto è pari a circa 450 euro al mese per un ap-
partamento di 75 metri quadrati.
Per quanto riguarda la quota di alloggi desti-
nata alla vendita immediata - fondamentale
per garantire l’equilibrio finanziario delle ope-
razioni - il prezzo di vendita si aggira intorno ai
2200/2400 euro al mq di superficie comples-
siva. Per ottenere tale risultato occorre però
riconsiderare il problema delle aree. In un pro-
gramma edilizio, in zona periferica, l’incidenza
delle aree rispetto al costo globale di interven-
to si attesta su una percentuale media attorno
al 30-40% del costo dell’alloggio. È necessario
pertanto, per contenere i prezzi di vendita
senza pregiudicare la “qualità del costruito”,
prevedere la possibilità di ricorrere ad aree pri-
vate e pubbliche (in questo caso in diritto di
superficie e messe a disposizione dai Comuni)
39
02
Il senso vero della città, proprio quello che
sfuggiva a queste talpe di medievalisti eruditi,
ed a quelle cornacchie di archeologi,
eccolo qui:
luglio_agosto 2007 la città tutta periferia, aperta, aperta ai venti
Il mestiere di vivere, l’abitare sociale ed ai forestieri, fatta di gente di tutti i paesi.

Luciano Bianciardi
Francesco Infussi

S
Docente di Progettazione Urbanistica, opralluogo 1. Una serie di vecchi edifici
Politecnico di Milano stretti e lunghi delimitano una grande
corte urbana. Ad un osservatore che
volesse guardare oltre quella cortina
edilizia, si presenterebbe, esteso fino all’oriz-
zonte, un cantiere dove residenze, uffici, servi-
zi pubblici, parchi e infrastrutture stanno de-
finendo una nuova parte della città. Quando
quegli edifici sono stati costruiti, alla fine degli
anni Cinquanta, affacciavano invece su enormi
recinti industriali, che causavano inquinamen-
to, traffico e disagi.

Sopralluogo 2. Timide, modeste e grigie case a


schiera, addossate in serie l’una all’altra, sono
accostate ad un parco fluviale all’interno della
città. È una condizione rara che qui si somma
alla possibilità di godere di un piccolo giardino
L’housing sociale ed il privato. Sono state costruite in quel sito, negli
anni Cinquanta, per il basso valore del terreno,
senso della città data la posizione di margine, là, in fondo alla
strada radiale, dove il borgo si dissipava, atte- radigma delle situazioni problematiche nei
standosi sullo zoccolo del fiume, inquinato e quartieri di edilizia pubblica milanese, eppur,
circondato dalla boscaglia e dagli orti abusivi. tutto intorno, la città è dinamica, cangiante,
nuova: negli ultimi venti anni la strada-mer-
Sopralluogo 3. Grandi spazi aperti separano cato più importante della regione milanese
fra loro edifici alti e stretti, al loro centro stanno (alcuni dicono d’Europa) si è sviluppata sotto
scuole e altri servizi pubblici. Il grande quartie- gli intonaci cadenti dei suoi edifici e lo sguar-
re, a fianco della storica radiale, è attraversato do dei suoi abitanti, prevalentemente anziani
dalla linea metropolitana con quattro fermate. e poveri.
Uno dei più grandi e importanti parchi urba-
ni della città ne lambisce il lato sud, mentre Due frontiere
sul confine nord un grande parcheggio ogni La “città pubblica” non gode di buona stampa,
giorno raccoglie i flussi di migliaia di persone, e non solo perché a Parigi le banlieue esplo-
provenienti dalle autostrade a cinque minu- dono. Fra tutti gli spazi del welfare, i quartieri
ti di macchina. Il quartiere era stato costruito costruiti dall’attore pubblico sono certamen-
per parti, oltre il limite della città, una sorta di te stati quelli più ambiziosi e significativi, ma,
enorme molo urbano dentro la campagna, e in Italia, sono stati anche quelli investiti per
così era rimasto per molti anni, isolato nello primi dalla crisi.
spazio agricolo. Così, nel senso comune, la storia della “città
pubblica”, almeno nel nostro paese, sembra
Sopralluogo 4. Dalla nuova torre (abitazioni coincidere esclusivamente con la storia del-
di lusso, con palestra condominiale e piscina la sua cattiva fama e questo anche a Milano,
all’ultimo piano) si gode la vista, proprio lì sot- nonostante la qualità elevata di alcuni inter-
to, del grande quadrilatero urbano di residen- venti delle passate stagioni. Chi volesse fare
ze pubbliche degli anni Trenta: denso, omoge- un bilancio equilibrato dell’esperienza della
neo e degradato. Il quartiere è rimasto isolato “città pubblica” si troverebbe fra le mani, per-
nella campagna per quasi venti anni prima di tanto, un oggetto contraddittorio, cangiante,
essere raggiunto e oltrepassato dalla città, ne- articolato in un’infinità di vicende locali, cia-
gli anni Cinquanta. scuna delle quali si connoterebbe per la sua
Il grande quadrilatero è diventato poi un pa- specificità, costringendo ad una declinazione
41
plurale del tema. A mio parere, in entrambi i casi, occorrerà adot-
Non basta, però, denunciare gli errori fatti in tare alcuni punti di vista comuni che possano
passato, né serve gloriarsi dei successi ottenu- consentire sia di allontanarsi da un’interpreta-
ti; stiamo attraversando un periodo di ricon- zione dell’housing sociale come un’esclusiva
cettualizzazione della questione che merita politica di settore, sia di evitare criteri di peri-
attenzione che non sia distratta da polemiche metrazione degli interventi che riproponga-
e valutazioni ideologiche. no (anche nel progetto del nuovo oltre che in
L’articolazione e la frammentazione segnano quello di riqualificazione) i perimetri dello stig-
in modo ineludibile la domanda di edilizia ma che segna i quartieri di edilizia pubblica.
sociale contemporanea, mutando radical- Per fare ciò occorre guardare a questi materiali
mente un quadro problematico che sfugge urbani come una risorsa e non più solo come
ad un trattamento esclusivamente quantitati- un problema. Si tratta di una difficile rieduca-
vo. Profili familiari da differenziare, soggetti di zione del nostro sguardo che deve liberarsi dai
provenienza eterogenea da integrare, profili molti pregiudizi e convinzioni che oramai da
delle residenze e delle attrezzature da ideare tempo segnano questo tema e che non alber-
parallelamente, mobilità sul medio periodo da gano solo nel senso comune, ma sono anche
incoraggiare e sviluppare, apertura delle risor- di natura tecnica.
se abitative a quei settori della popolazione
soggetti alle forme più gravi di emarginazione: Mutamenti del contesto
tali sono le questioni che sembrano essere più I quartieri della “città pubblica” sono immer-
rilevanti per una politica della casa che abbia si in un insieme variegato di opportunità e di
oggi rilevanza sociale. materiali urbani dinamici e potenzialmente in-
I progetti destinati ad ospitare questo pro- novativi perché spesso in via di trasformazio-
gramma dovranno misurarsi contemporanea- ne. A Milano, molti quartieri di edilizia pubbli-
mente su due differenti frontiere dello spazio ca sono collocati oggi in posizioni significative,
urbano: la riqualificazione di ciò che è rimasto relativamente all’accessibilità, alle risorse am-
dei quartieri di edilizia pubblica, dopo la sta- bientali, alla prossimità con importanti attrez-
gione delle alienazioni, e la costruzione di nuo- zature urbane e nuovi luoghi centrali e attrat-
vi alloggi attraverso una pluralità di percorsi, tori. Come emerge dai “sopralluoghi” proposti
non esclusivamente legati all’attore pubblico. all’inizio di questo testo, sembra si sia verifica-
ta una sorta di rivincita sulle logiche localiz- so comune le politiche di riqualificazione, se
zative che hanno sovrinteso all’insediamento oltrepassiamo i confini comunali e conside-
dei quartieri. Tanto più la situazione d’origine riamo un territorio più ampio, non possiamo
era critica, al momento della loro costruzio- fare a meno di constatare un fatto emergente,
ne (periferica, in alcuni casi isolata dalla città, anche se non ancora definito nelle sue conse-
adiacente a funzioni produttive, scarsamente guenze.
accessibile, in condizioni ambientali critiche), In un territorio in cui le relazioni sono più este-
tanto più oggi le condizioni contestuali sono se, popolato dai nuovi attrattori territoriali, la
cambiate, definendo per queste parti di città posizione dei quartieri di edilizia pubblica è
un profilo non scontato, potenzialmente rile- centrale, snodo fra il cuore della città consoli-
vante, se solo si è sufficientemente attenti per data e l’arcipelago dei nuovi luoghi di interes-
coglierlo: aree industriali dimesse diventate se che affollano i territori attorno al perimetro
poli di eccellenza e sedi di funzioni attrattive comunale. Guardare al progetto dell’housing
metropolitane, cave riqualificate e immerse sociale considerando questo campo di rela-
all’interno di grandi parchi urbani, situazio- zioni comporta forse un differente comporta-
ni poco accessibili, diventate oggetto di im- mento progettuale.
portanti progetti di infrastrutturazione, spazi Non più stabilire, o ristabilire, relazioni con il
agricoli trasformati in parchi e destinati ad as- centro cittadino, a partire da uno sguardo Mi-
sumere in futuro un ruolo ancor più rilevante lano-centrico, per assegnare qualità. Se ci si av-
nella definizione delle pratiche del loisir me- vicina al progetto di riqualificazione o a quello
tropolitano. Con differente intensità e varietà di nuova edificazione mobilitando sguardi più
di effetti, ciò succede lungo l’asse di viale Zara, allargati, non si potrà fare a meno, invece, di
così come a Taliedo, al Lorenteggio e a Grato- mettere in campo risorse di genere diverso, ol-
soglio, così come al Gallaratese e lungo il Lam- tre che situate in territori differenti. I quartieri,
bro … e non è un fenomeno solo milanese. anche se non potranno sostituire i ruoli sim-
bolici e rappresentativi di un centro cittadino,
Quartieri al centro potranno certamente essere competitivi rela-
Se proviamo ad osservare i quartieri di edilizia tivamente alle pratiche del consumo, del loisir,
pubblica entro un campo territoriale meno ludico-culturali e sportive, considerando i cen-
scontato di quanto ci costringano a fare il sen- tri di attrazione che si trovano nei loro pressi.
43
Ancor di più, sfruttando i flussi di attraversa- gli stessi che hanno causato la malattia.
mento che, per diversi motivi, li riguardano, Mettere in gioco altre definizioni del campo
potrebbero essere proposti come un sistema di osservazione e di trattamento dei problemi
di ulteriori centralità diffuse lungo il perimetro significa assumere una prospettiva secondo la
urbano, dove trovare speciali dotazioni che quale il progetto di riqualificazione o di nuo-
hanno necessità di spazio e di particolari inte- va costruzione possa fare leva su risorse che
razioni con le infrastrutture, giovandosi della sono al di fuori dei confini dell’intervento e, al
prossimità ad aree residenziali. contempo, immaginare che dentro il quartiere
stesso possano essere presenti risorse e op-
Una strategia di riqualificazione urbana portunità da impiegare per la riqualificazione
Le conseguenze delle modificazioni conte- di un contesto più ampio.
stuali appena richiamate non sono conside- L’edilizia sociale, in questa prospettiva diven-
rate nelle politiche e nei progetti per gli inter- ta il soggetto del processo di riqualificazione
venti che hanno per oggetto l’edilizia sociale. urbana: lo strumento per affrontare situazio-
Le politiche di riqualificazione continuano ad ni problematiche, l’opportunità attraverso la
osservare campi ristretti, pensando che i pro- quale le dotazioni di servizi di un settore ur-
blemi debbano necessariamente essere risol- bano sono oggetto di una correzione o di una
ti laddove sono stati riconosciuti, ribadendo specifica tematizzazione, l’occasione per dare
nella logica degli interventi il perimetro entro una coerenza a sistemi dello spazio aperto ur-
il quale lo stigma dei quartieri si manifesta. La bano non definiti, il luogo dove, programma-
costruzione del nuovo si riduce troppo spesso ticamente, i tessuti sfrangiati e le parti irrisolte
alla sola definizione qualitativa dell’alloggio, le della città possono essere investite da una ri-
dimensioni degli interventi essendo limitate e flessione progettuale non riduttiva.
difficilmente trattabili alla scala urbana, se non Allargare il campo di riflessione implica pen-
si ha il mandato di guardare oltre il loro confi- sare che i progetti di housing sociale possano
ne. Così, ribadire negli interventi il perimetro giocare un ruolo strategico nella riqualificazio-
che porta allo stigma conduce ad una sorta ne complessiva della città. Uscire da una logica
di “accanimento terapeutico” su un corpo che circoscritta implica un ripensamento del loro
non riesce più a sostenere le cure e a reagire ruolo, sovvertendone l’immagine negativa e
agli stimoli, perché i materiali della cura sono stereotipata e consentendo l’individuazione
di modalità di trattamento di problemi locali nei quali la realizzazione di residenza e servizi
entro strategie più generali. Allargare il campo sembra non potere riferirsi che agli immediati
di riflessione significa anche ampliare la rete di contesti, alle loro criticità e alle loro risorse.
attori da mobilitare, costruendo intese anche
con attori non predeterminati ma emergenti Responsabilità
durante il processo di progettazione. Negli scenari futuri dell’housing sociale sem-
Questo approccio favorisce l’introduzione di bra scontato riconoscere un insieme plurale di
nuovi materiali, energie e relazioni che attra- soggetti (promotori, attuatori e gestori) esteso
versino i quartieri e che li propongano come ai privati e a quelle risorse che possono pro-
luoghi “attrattori” e non più solo come sedi venire dal privato sociale. Si tratta di una pro-
della formulazione di domande sociali. spettiva di integrazione che, però, non può
Ad esempio, gli spazi aperti di rilevanti dimen- legittimare una dissipazione del ruolo che l’o-
sioni che spesso connotano i quartieri potreb- peratore pubblico deve ricoprire nei processi
bero essere trattati come risorse urbane, se di trasformazione urbana connessi alla produ-
adeguatamente riconosciuti e promossi come zione di edilizia sociale. Le sue responsabilità
tali. Analogamente, il valore storico e architet- sono ribadite e rafforzate, proprio nel momen-
tonico di alcuni di essi potrebbe essere valoriz- to in cui si allarga l’insieme dei soggetti coin-
zato e promosso entro una rete di risorse della volti e si decentrano i processi di progettazio-
stessa natura alla scala urbana. Orientarsi ver- ne e di realizzazione.
so una specializzazione eccellente dei servizi Oltre alle dimensioni che già attualmente l’o-
(evidentemente, senza far mancare la dotazio- peratore pubblico presidia, sembra opportu-
ne di base) consentirebbe, infine, di collocare i no che i contributi che lo riguardano si occupi-
quartieri in una posizione di rilievo urbano. no almeno di tre principali questioni.
Questa prospettiva appare rilevante e utile La prima concerne il linguaggio urbano degli
soprattutto oggi, essendo i nuovi progetti di interventi e la definizione del tema che essi
housing sociale di dimensioni contenute, non dovranno trattare nella città, definendo prin-
paragonabili a quelle che hanno connotato cipi di progettazione per l’inserimento dei pro-
la “politica del quartiere” degli anni passati. Si getti nei differenti contesti.
tratta prevalentemente, invece, di inserimenti La seconda riguarda il comfort e la qualità del-
e infiltrazioni all’interno di contesti eterogenei, le realizzazioni, relativamente all’organizzazio-
45
ne urbana, alle prestazioni dello spazio abita- prodotto nuovi tipi di spazio abitabile, nuovi
bile, alla dotazione di attrezzature e di servizi criteri di valutazione della qualità, ma anche
per la popolazione. Tali questioni dovrebbero nuove forme nelle relazioni sociali e rilevan-
essere sempre trattate mediante la predispo- ti processi di identificazione collettiva, pur
sizione di esplorazioni progettuali preventive all’interno di difficoltà e vicende non sempre
e la redazione di manuali locali da parte delle virtuose. Questa è una lezione che, seppur
Amministrazioni, in modo da orientare sia la prodotta in un particolare periodo storico, la
redazione, sia la valutazione dei progetti. “città pubblica” ha impartito. Seguire questo
La terza questione comporta sia la “presa in insegnamento non significa optare per una
carico” da parte delle Amministrazioni dell’ac- nostalgica riproposizione di vecchi modelli,
compagnamento dei progetti nei contesti ma cogliere il senso che per tutta la città esso
sociali che dovranno ospitarli, sia la proget- può suggerire.
tazione del “profilo della comunità” che li ri-
guarda. Sono pratiche dalle quali non si può
sfuggire e che non sembra si possano dele-
gare ad altri soggetti che non siano quelli
pubblici, se si vuole che i mix sociali previsti
abbiano successo.
È un’immagine ospitale e inclusiva quella che
Luciano Bianciardi ci propone nel 1957 (Il la-
voro culturale) di fronte alla città che cresce
velocemente, lungo le sue periferie. Una città
che aggredisce la campagna e che lo scrittore
ed i suoi amici osservavano con ammirazione,
quasi sbigottiti. Una città dove i modelli inse-
diativi mutano, dilatando lo spazio che separa
gli edifici, aprendo gli isolati al vento e nella
quale la società si amplia, articolandosi, acco-
gliendo nuove popolazioni, nuovi cittadini. Cinisello Balsamo: traffico nelle ore di punta tra l’uscita da
Si è trattato di un fenomeno epocale che ha Milano verso la Brianza e le tangenziali
47
02
Progettare la contemporaneità del sociale
Olanda. Torre di monolocali a basso costo. Pe-
riferia di Delft.
Composizione abitanti: immigrati coreani,
luglio_agosto 2007 giapponesi, africani, arabi, giovani ricercatori,
Il mestiere di vivere, l’abitare sociale studenti Erasmus in permanenza temporanea,
manovali con famiglie numerose e mogli a
casa….
Raffaello Cecchi 14° piano: Ali Said, come altri, vive in un mono-
Docente di Progettazione Architettonica, locale di 35 mq con moglie e tre figli: il corrido-
Politecnico di Milano io d’accesso agli alloggi diventa la “pista cicla-
bile” dei bimbi, che evidentemente non hanno
spazio per giocare a casa
7° piano: solo studenti Erasmus: questo stesso
spazio diventa disimpegno lounge con divani,
tappeti, abajour e manifesti alle pareti, in cui
incontrarsi a chiacchierare o ascoltar musica…

Q
uesto frammento di vita quotidiana
in un quartiere olandese di edilizia
a basso costo, comune peraltro a
molte realtà urbane europee apre a
un ventaglio di considerazioni.
Alcune appartengono alle “discipline” del so-
ciale (antropologia, psicologia, ecc.), altre al
nostro lavoro di architetti impegnati nella con-
Coniugare flessibilità figurazione morfologica dell’assetto spaziale.
Le ricerche sul sociale proiettano sul corpo fisi-
e serialità co della città e del territorio ipotesi di gestione
attraverso la “governance” dei fenomeni alle te al social housing per la Municipalità di Bar-
diverse scale, sino a proporre idee di trasfor- cellona.
mazione degli scenari urbani. Spesso si ha an- Ciò dimostra che la qualità formale può essere
che la convinzione che il progetto possa esse- compatibile con il sistema di vincoli normativi
re direttamente plasmato da questi apparati. e che una buona architettura ridefinisce le nor-
Le altre ricerche, tradizionalmente legate alla me assieme al progetto e non redige progetti
pratica architettonica, spesso vivono della solo come risposta univoca all’interpretazione
convinzione che un’opportuna progettazione delle norme.
spaziale possa da sola correggere problema- Tale pratica, che ci piace pensare analoga alla
tiche di ordine sociale, attribuendo all’archi- migliore tradizione del moderno, esige da un
tettura una forte responsabilità nei processi di lato la conoscenza dei fenomeni urbani lega-
trasformazione. ti alle trasformazioni sociali e alle più attuali
Entrambe sono visioni fuorvianti: oggi la ricer- condizioni di vita dei gruppi emergenti e dei
ca architettonica più interessante è quella che, singoli, dall’altro la necessaria trasformazione
consapevole dei cambiamenti in atto nell’abi- di quei “modelli” che proprio la migliore cultu-
tare riferito a tutte le classi di reddito, riesce a ra architettonica ci ha consegnato come ma-
sedimentare nelle determinazioni morfolo- teriale operabile anche nella discontinuità dei
giche i nuovi significati cercando di spostare, fenomeni attuali.
seppur di poco, alcuni postulati che spesso si Mentre in passato i temi dalla ricerca sull’hou-
danno per acquisiti. sing sociale (definizione per tipologie, do-
La qualità formale dell’architettura, conside- tazione di servizi essenziali legati all’abitare,
rata spesso incompatibile con i vincoli e le controllo per la riduzione dei costi, ecc.) si con-
norme poste dall’housing sociale, in molti frontavano con modi di vita codificati secondo
casi è patrimonio di opere eccellenti, pensia- appartenenze a gruppi sociali omogenei, oggi
mo all’ edificio per appartamenti Gifu Kitagata il forte cambiamento proprio nei modi di vita
di K. Sejima (Motosu, Giappone, 1994/1998), apre a ipotesi diversificate di progetto.
alla Goldstein Siedlung a Francoforte di Frank La contemporaneità si esprime con un forte in-
O. Gehry, ma anche a progetti non siglati da teresse per la mobilità, non identifica più esclu-
grandi firme, come testimoniano ad esempio sivamente la nostra dimora con la casa, né la
alcuni ottimi progetti destinati espressamen- stanzialità con l’abitare, rinasce l’interesse per
49
lo spazio aperto affermatosi come elemento alle sempre più rapide variazioni nel tempo
indispensabile nel progetto di architettura del della domanda abitativa e flessibile nello spa-
paesaggio urbano; lo spazio pubblico, spesso zio interno alle singole unità per soddisfare
considerato “di nessuno”, ha (ri)cominciato a esigenze in continuo mutamento.
rendersi più personale, più peculiare, divenen- Più che differenziare l’offerta tipologica se-
do scena della convivenza sociale. condo sistemi codificati o nuovi codici, l’o-
Questi paradigmi del vivere nel presente han- rientamento è quello di predisporre unità di
no prodotto la modificazione e la moltiplica- superficie minime, dotate di pareti attrezzate
zione dei modi di abitare così, nel contempo per gli impianti, intervallate da spazi calibrati
le nuove tecnologie e l’irrompere delle tema- che possano essere aggregati o sottratti all’u-
tiche ambientali con le conseguenti normati- na o all’altra unità oppure configurarsi auto-
ve relative al controllo energetico degli edifi- nomamente come spazi intermedi. Diventa
ci, hanno innescato numerose ricerche sulla quindi fondamentale studiare l’intervallo fra
struttura stessa degli alloggi, introducendo elementi fissi (muri tecnici), intervallo che
qualità prestazionali e elementi di flessibilità diviene spazio di riconfigurazione possibile
rispetto alla tradizionale ricerca tipologica. delle unità previste. Non pianta libera indif-
È indicativo come la casa contemporanea si ferenziata, quindi, ma alternanza di spazi fissi
orienti verso un unico grande spazio funzio- attrezzati e spazi dinamici a disposizione. Os-
nalmente indifferenziato, facendo a ritroso satura strutturale e layout impiantistico si in-
nel tempo un percorso che vedeva nel ‘700 la trecciano offrendo un supporto a questo tipo
prima partizione per funzioni dell’unico am- di aggregazioni instabili.
biente. In Italia, spesso, le risposte progettuali ai cam-
biamenti, si misurano faticosamente con la
Alcuni dispositivi normativa, ancora calibrata su tipologie di al-
L’alloggio come spazio dinamico: flessibilità loggio corrispondenti a stili di vita sorpassati
nella serialità e su una divisione strettamente funzionale e
La composizione sociale eterogenea e insta- rigida degli spazi interni all’alloggio e tra le sin-
bile degli abitanti che vivono i nuovi edifici di gole unità (normativa regionale e Regolamen-
edilizia sociale stimola la ricerca progettuale ti edilizi comunali). Le superfici minime stabili-
sull’alloggio come spazio “dinamico”, aperto te per ogni locale secondo la sua destinazione
funzionale, si scontrano con l’idea dell’alloggio esperte in taglio e cucito, giovani writers, dan-
come aggregazione di stanze indifferenziate no luogo ad una comunità profondamente
che di volta in volta possono essere utilizzate eterogenea che utilizza questi spazi in modi
in modi diversi o cedute/acquisite in processo diversi.
di osmosi con le unità adiacenti. Inoltre il confine tra condominio e alloggio sfu-
In una giustapposizione di stanze mediamen- ma con una possibilità di maggiore flessibilità
te grandi indifferenziate, con una giusta distri- e una evidente commistione fra sfera collettiva
buzione di pareti attrezzate, c’è spazio per ag- e privata. Terrazzi, logge, spazi intermedi, ele-
gregazione e risuddivisione. menti di distribuzione orizzontale e verticale
in tutto il panorama europeo costituiscono
Spazi intermedi accessori all’alloggio una possibile estensione per gli alloggi di di-
Le ultime esperienze di social housing eviden- mensioni sempre più ridotte.
ziano un rinnovato interesse per gli spazi col- La normativa regionale stabilisce per la super-
lettivi, cioè per lo spazio pubblico esterno agli ficie non residenziale una quantità massima
edifici e per gli spazi di uso comune interni, rispetto alla superficie utile degli alloggi, oltre
intesi come “spazi dinamici”, che si definiscono la quale si esclude il finanziamento associan-
di volta in volta. do il contenimento della spesa a una logica
Rispetto all’orientamento strettamente fun- puramente quantitativa che limita le energie
zionale di questi spazi proposti come servizi progettuali proprio nella ricerca di nuove so-
nei bandi dell’abitare sociale (lavanderie, sale luzioni (diverse dalla riduzione di superficie)
comuni, asili, ecc), gli esempi più recenti dimo- finalizzate al contenimento dei costi di costru-
strano come oggi siano preferiti spazi attrezza- zione e manutenzione.
ti disponibili a una molteplicità di usi. Sono gli
abitanti stessi a coglierne potenzialità sempre Spazio pubblico, spazio aperto, spazio ur-
nuove, riflesso dell’instabile, eterogenea com- bano
posizione dei nuclei familiari o più in genera- Anche nella formazione di un’aggregazione
le degli abitanti all’interno dell’aggregazione urbana significativa e nella relazione più am-
condominiale: popolazioni migranti di diverse pia con la città, sono avvenuti cambiamenti
etnie, nuclei familiari atipici, studenti, pensio- significativi.
nati con la passione del giardinaggio, badanti Abbiamo evidenziato come condizione esi-
51
stenziale della contemporaneità quella della
mobilità e dello spazio aperto assieme all’at-
tenzione ai temi ambientali rispetto alla tradi-
zione di una città fatta di isolati, tracciati, recin-
ti, enclaves.
I due termini mobilità e spazio aperto hanno
assunto oggi un potere euristico nel dibattito
architettonico, ma usati come metafore opera-
tive, permettono di riunire nel discorso archi-
tettonico anche esiti di discipline che partono
da specificità distinte e separate. Le implica-
zioni del termine spazi aperti orienta oggi in
modo diverso uno sguardo sul tema delle rela-
zioni e del contesto nel quadro della progetta-
zione urbana. La scoperta della progettualità
del suolo, di un nuovo tipo di spazio pubblico,
di un rinnovato interesse per gli spazi residuali
e marginali, suggerisce piuttosto l’immagine
di un campo di forze in cui giocare la comples-
sità urbana e ciò libera ipotesi trasformative
più in sintonia con le nuove dinamiche sopra
illustrate.

Cinisello Balsamo: innesti tra la tangenziale nord


e le uscite da Milano
53
04 N
ei primi contenuti strategici del Piano
di Governo del Territorio, così come
presentati in questi giorni ad una se-
lezione di cittadini ed associazioni, fa
novembre_ dicembre 2007 felicemente capolino tra i parametri conside-
Due tempi: movimento e sosta rati come ordinatori del futuro della nostra cit-
tà, la variabile tempo. Gli orientamenti che in
questo piano dirigono l’organizzazione urbana
Cecilia Bolognesi in funzione del miglioramento delle sue condi-
zioni di vivibilità si rivolgono in prima battuta
ad un’impostazione di tipo morfologico, con-
nessa perciò alla struttura dei tessuti urbani in
sé, ma anche diretta al funzionamento vero e
proprio della città, ai suoi tempi e movimenti.
La famosa triade “spazio, tempo, architettura”
sembra trovare un suo posto nelle progettazio-
ni urbane contemporanee. Uno degli slogan
del prossimo PGT infatti, città lenta e città velo-
ce, racconta in realtà due vocazioni territoriali
differenti: l’abitare e lo svagarsi da una parte,
il frenetico lavorare dall’altra. È la prima volta
nella storia degli strumenti urbanistici adotta-
ti per questa città, spesso militareschi nei loro
dictat, che si riconosce a Milano, nelle funzioni
legate al suo organismo, il diritto di vivere la
sua umanità e di poter -rallentare-. Si prefigura
una città più lenta, intessuta da una viabilità ri-
Una città ferita alla scala locale, capillare, ed in relazione
con la sosta; poi c’è una città più veloce fatta
a due velocità di spostamenti rapidi da un affare all’ altro. Le
Corbusier ci parlava di una città fatta di circola- parzialmente presentato in questo numero, è
zioni orizzontali a distribuzione di circolazioni una strada percorribile che vale la pena intra-
verticali, e fa piacere ricordare i suoi concetti prendere anche se, almeno agli inizi, in salita.
sulle reti, tutti tesi ad eliminare la promiscuità
tra velocità naturali (il passo dell’uomo), e le
velocità meccaniche (le automobili, o i mezzi
pubblici…), dove la sosta avviene in zone ap-
posite ai piedi degli edifici serviti. In una città
costruita come la nostra, che non è una mera-
vigliosa e realizzabile utopia del Movimento
Moderno fatta di unité d’abitation distribuite
su verdi parchi ma, almeno per il suo centro,
è costituita da zone monumentali appoggiate
su lastricati e pavè, il sogno rimane comunque
il medesimo: arrivare a destinazione, liberarsi
del veicolo qualsiasi esso sia e camminare, nel
nostro caso tra paesaggi di magnifiche archi-
tetture che rappresentano la nostra storia. Tut-
ti gli obiettivi di infrastrutturazione che si stan-
no compiendo nel territorio urbano spiegano
questo disegno: va riconosciuto che lo sforzo
è immane e la materia complessa come testi-
moniano tutte le vicende dal reperimento dei
fondi alla strutturazione di progetti adeguati,
alla gestione della comunicazione di ciò che si
ritiene ottimale per la città.
Ma ripensare Milano considerandola degna di
essere vissuta con tempi differenti ed ovun-
que, anche nel suo sottosuolo, come già acca-
duto in alcune città straniere quali Lione, caso
55
04 È
ormai luogo comune affermare che la
dotazione infrastrutturale di un Paese
è il “metro” con cui misurare il livello di
sviluppo e quello di competitività di
novembre_ dicembre 2007 un sistema territoriale. Occorre però iniziare a
Due tempi: movimento e sosta valutare tale dotazione anche attraverso la va-
riabile “tempo” e ricalcolare i deficit infrastrut-
turali alla luce di questo parametro. Una scala
Claudio De Albertis interpretativa che modifica le logiche classi-
Presidente Assimpredil Ance che e ripropone nuove emergenze e priorità.
Gli esperti hanno studiato il problema e stila-
to classifiche, i dati sono tantissimi e la com-
plessità delle letture e degli interessi in gioco
non favorisce certo una chiara interpretazione
della portata delle carenze e delle priorità di
intervento.
Un punto che, invece, vede tutti concordi è
la assoluta scarsità di risorse pubbliche desti-
nabili alla soluzione di questo nodo centrale
della competizione. Sulle cause che hanno de-
terminano la riduzione, sotto i limiti fisiologici,
della spesa in opere pubbliche ci si è interroga-
ti a lungo attribuendo principalmente all’accu-
mularsi del debito pubblico l’origine di questa
situazione. Scarse risorse, dunque, ma anche
Pianificazione dispersione delle poche disponibili in investi-
menti non focalizzati. Il nostro paese registra
e priorità delle un recente passato nel quale non raramente
le opere pubbliche sono state scelte per la
infrastrutture loro visibilità politica e solo secondariamente
per la loro primaria utilità. Un vissuto che ci da reperire 47 mila milioni di euro, più del 50
ha abituato ad una condizione di pesante ral- % del loro costo complessivo. Ma lo scenario
lentamento per quanto riguarda la condizione non è completamente negativo. Seppure a fa-
di fattibilità economica delle opere infrastrut- tica sta riprendendo il numero degli interventi
turali necessarie. Spesso i particolarismi locali giunti alla fase della pubblicazione del bando
hanno impedito la definizione di infrastrutture di gara e alcuni progetti che da anni erano
prioritarie su cui concentrare gli investimenti fermi sono ripartiti; penso alla Pedemontana
come nel caso della Legge Obiettivo. Condi- Lombarda che finalmente ha mandato a gara
visibile nei principi ma inattuabile nei risultati l’affidamento al general contractor.
poiché le opere prioritarie sono decuplicate Situazione non sufficiente per dare ottimismo
nel passaggio politico di approvazione dallo al settore dei lavori pubblici che ha raggiunto
Stato alle Regioni, invalidando qualsiasi logica nelle nostre Province livelli inaccettabili di ri-
di priorità e di fabbisogno. È mancata anche, duzione delle gare e degli importi. E sappiamo
da parte del nostro sistema istituzionale, una tutti che la gara è solo l’inizio di un secondo
capacità di coesione decisionale che solo re- lunghissimo percorso prima che l’opera sia
centemente pare avviata a risoluzione grazie cantierizzabile e consegnata al territorio. Non
all’intervento incisivo della Regione Lombar- è solo la fattibilità economica e il perverso
dia. La Finanziaria del 2008 ha destinato ri- meccanismo delle gare, infatti, ad influire sul-
sorse maggiori alle nuove infrastrutture, circa la realizzabilità di un progetto infrastrutturale.
il 22 % in più rispetto al 2007 in termini reali. Una larghissima parte di cantieri aperti è con-
Ma il fabbisogno è molto più elevato e manca testata, talvolta anche dalle stesse amministra-
un trasferimento automatico dei fondi ai cen- zioni come nel caso di opere sovracomunali.
tri di spesa. Ne consegue che difficilmente tali Consideriamo, ad esempio, uno dei casi più
risorse saranno in grado di garantire il rispetto eclatanti in Lombardia: la Bre-Be-Mi. Il proget-
delle esigenze dei piani economico-finanziari to è nato quasi 20 anni fa e ad oggi mancano
dei soggetti beneficiari. ancora molte tappe, eppure questa autostra-
L’attuazione delle opere strategiche, in rela- da, che dovrebbe alleggerire il traffico sulla A4,
zione all’attività del Cipe, porta a pesanti e ne- è vitale per la nostra area. Analoga situazione
gative valutazioni: per completare il finanzia- si è creata per la Pedemontana. Possiamo dire
mento delle opere approvate dal Cipe restano che entrambe sono assi fondamentali per la
57
mobilità di merci e persone in Lombardia nel pendolari giornalieri universitari sono circa
Nord Italia, ma ancora dobbiamo cercare con- 96.000 e, se non si interviene sulla loro resi-
senso e condivisione. L’offerta di infrastrutture denzialità o sulla localizzazione delle Universi-
è rimasta pressoché immutata nell’ultimo de- tà, bisogna almeno ragionare su un servizio di
cennio mentre la popolazione residente nella trasporto adeguato.
nostra regione in quattro anni è aumentata Si dice che la Lombardia disponga di una dota-
quasi del 5%. zione infrastrutturale superiore al 23,9% della
Sia il saldo naturale sia quello migratorio sono media italiana. Ma a livello delle province la
positivi. situazione presenta scenari molto vari ed in
In un tessuto sociale pieno di dinamiche rin- genere la dotazione delle infrastrutture ferro-
novate è inevitabile che le città, nodi della rete viarie è inferiore alla media nazionale.
infrastrutturale, proprio per via di queste nuo- Se misurassimo questa dotazione in termini
ve sollecitazioni, accrescano la loro capacità di di tempi di percorrenza, la Lombardia cambie-
attrarre altre persone. Ne consegue una forte rebbe posizione nella classifica Nazionale e il
domanda di mobilità e scambio fra poli urbani nostro territorio finirebbe all’ultimo posto. E
differenti. questo in un contesto territoriale che potreb-
Una politica dei trasporti strategica deve pre- be attirare capitali privati di molti investitori. I
vedere interventi di potenziamento della rete a bandi pubblicati negli ultimi 12 mesi per gare
servizio della città; a maggior ragione ciò deve di concessione, di costruzione e gestione e per
accadere per Milano e nella sua cintura, dove procedure ad iniziativa privata hanno rappre-
la diffusione degli insediamenti è l’espressione sentato il 20% del totale dei bandi; un ruolo
di un policentrismo tipico di questo territorio. sicuramente non marginale per la realizzazio-
Non mancano, infatti, solo le grandi arterie: ne di infrastrutture sul territorio. Ma i recenti
scarseggiano anche le infrastrutture di secon- provvedimenti in materia di project financing
do livello che costituiscono il sistema venoso. rischiano di annullare anche questa opportu-
La dotazione infrastrutturale ha seguito e con- nità, rendendo di fatto impraticabile questo
tinua a seguire i grandi processi di trasforma- fondamentale strumento di intervento. Il se-
zione territoriale, una strategia non più soste- condo decreto correttivo al Codice dei contrat-
nibile e praticabile se Milano vuole investire ti ha, infatti, eliminato il diritto di prelazione a
sul proprio futuro. A titolo esemplificativo: i favore del promotore, vale a dire la possibilità
a lui riconosciuta di aggiudicarsi comunque la volontà di intervenire su tutti i fronti: quello
concessione, adeguando la propria proposta a della pianificazione e della definizione delle
quella ritenuta più conveniente dall’Ammini- priorità, quello del consenso e della partecipa-
strazione a seguito della procedura di gara. La zione, quello procedurale e realizzativo, quello
posizione di favore era riconosciuta al promo- finanziario.
tore in considerazione del notevole impiego Affrontare in maniera disordinata e casuale i
di risorse intellettuali, progettuali ed economi- vari aspetti non aiuta a sviluppare una strate-
che per la formulazione della proposta. Senza gia vincente in materia di infrastrutture.
il diritto di prelazione, l’investimento del pro-
motore risulta assolutamente privo di qualsia-
si garanzia di ritorno economico.
È di tutta evidenza come questo tolga ogni
attrattiva sotto il profilo imprenditoriale all’i-
stituto del project financing, con evidenti rica-
dute anche per la Pubblica Amministrazione.
Ancora una volta l’intervento legislativo non
tiene conto del know-how dell’impresa, degli
sforzi di fantasia progettuale, della capacità di
affrontare un reale rischio imprenditoriale e
della complessità del montaggio di una pro-
posta di project financing.
La Pubblica Amministrazione deve riappro-
priarsi, con coraggio, dell’opportunità di scel-
te più flessibili e discrezionali, che le consen-
tano di poter selezionare le imprese non solo
in base al mero valore economico offerto, ma
alla luce di altre variabili quale, in primis, la ca-
pacità tecnica, realizzativa ed organizzativa. Se
davvero intendiamo affrontare seriamente il
problema infrastrutturale, dobbiamo avere la
59
04 U
n dibattito emotivo e ideologico
A Milano la congestione del traffico
sembra essere percepita come priva
di soluzione.
novembre_ dicembre 2007 Questa, forse inconscia, convinzione porta al
Due tempi: movimento e sosta rifiuto di affrontare razionalmente il problema
e, ancor peggio, all’incapacità di comprendere
le esigenze dei cittadini che si muovono all’in-
Giorgio Goggi terno della città.
Docente, Dipartimento di Architettura e Il concetto stesso di congestione sfugge, as-
Pianificazione, Politecnico di Milano sorbito in modo fuorviante da quello di in-
quinamento, che è un problema grave, ma
quando ci fossero in circolazione solo auto ad
emissioni zero, la congestione rimarrebbe, ed
andrebbe affrontata.
Il dibattito sulle soluzioni si sposta quindi, ine-
sorabilmente, sul piano emotivo e su quello
ideologico e politico.
Le tecniche consolidate che, da decenni, sono
state efficaci in tutte le città europee, sono -a
Milano più che in altre città italiane- totalmen-
te ignorate. Il risultato di questo clima emoti-
vo-ideologico è una drammatica e insensata
reductio ad unum delle soluzioni proposte per
il traffico.
Da ogni parte si sente proporre un solo inter-
vento risolutivo: sia questo la chiusura al traf-
Per una politica fico del centro storico, sia l’eliminazione dei
parcheggi dal centro storico, sia la chiusura al
della sosta traffico di molte strade per destinarle al solo
trasporto pubblico, sia il road pricing o con- dolo dei singoli problemi cui applicare le solu-
gestion charging, per non dire del pollution zioni tecniche note. È una strada dura e diffi-
charging… cile, ma anche l’unica possibile, che comporta
Alcune di queste proposte sono stravaganti, sempre scelte impopolari (ma non socialmen-
altre sono seri strumenti di tecnica del traffico te inique), e che quasi mai conferisce vantaggi
(come il congestion charging) ma ciascuna di politici a breve termine.
esse viene proposta come salvifica, capace da Quindi occorre anche una grande mobilita-
sola di risolvere il problema. Gran parte di que- zione civile dei cittadini che siano consapevoli
ste, concepita senza considerare le molteplici della posta in gioco e pronti a sopportare gli
esigenze dei singoli, presenta un elevato gra- oneri necessari.
do di ingiustizia sociale. Che si tratti di lasciar È una strada che tutte le città europee hanno
circolare in centro solo quelli che vi risiedano; percorso, e con successo, prima di quelle ita-
oppure di penalizzare chi non può cambiare liane. Non ce ne sono altre. Anche a Milano,
l’auto; o ancora di penalizzare gli spostamen- prima la si imboccherà e meno dolorosa sarà.
ti che provengono dall’esterno della città, in
ogni caso l’equità sociale e l’eguaglianza dei Il problema della sosta
cittadini vengono vulnerate. Uno dei “bandoli” della congestione è rappre-
sentato dallo stazionamento delle auto private
La soluzione possibile e dei mezzi per il trasporto urbano delle merci.
E invece la soluzione esiste. Ma non sta in un Si distinguono due tipi di sosta, quella “opera-
intervento salvifico, sta invece in una comples- tiva” di chi utilizza l’auto per recarsi al luogo di
sa serie di provvedimenti parziali con risultati lavoro, di studio o di svago e quella “residen-
parziali, nessuno risolutivo in sé, ma che, tutti ziale” in prossimità delle residenze.
insieme, consentono di raggiungere un diver- A Milano, cresciuta per lo più prima che fosse
so equilibrio tra domanda di mobilità e capa- obbligatorio dotare di stalli di sosta i fabbrica-
cità della rete di trasporto. E quindi di tenere a ti, l’insoddisfatta domanda di sosta residenzia-
bada, drasticamente ridurre ed anche elimina- le ha effetti gravi. Le auto dei residenti occu-
re la congestione. pano la gran parte dei posti disponibili sulla
Occorre pazienza e studio, una conoscenza pubblica via, sottraendo spazi alla sosta ope-
approfondita della mobilità, per trovare il ban- rativa, che ormai interessa tutti i quartieri, a
61
compimento del processo di terziarizzazione. domanda legittima di strutture per lo stazio-
Ne deriva la sosta in seconda fila, che restringe namento.
la sezione stradale e causa aumento esponen- Il mancato soddisfacimento della domanda di
ziale della congestione. Molte strade hanno sosta residenziale e operativa è la causa pri-
moltiplicato il loro livello di congestione a pa- maria del disastro ambientale e paesaggistico
rità di flussi di traffico rilevati. della città, ricoperta ovunque da un tappeto
Non soccorre nemmeno il maggior uso del tra- di auto: su strade, marciapiedi, verde, passag-
sporto pubblico, anzi, più i residenti lo utilizza- gi pedonali, fermate degli autobus. Nella co-
no, più tengono occupati gli stalli su strada e scienza di molti, questa si è incorporata come
più difficoltà creano alla sosta operativa. la normale forma d’essere, solo così si possono
Trovare un’alternativa per lo stazionamento spiegare le opposizioni alla costruzione di par-
dei residenti che non impegni le sedi stradali cheggi in zone di Milano totalmente devastate
è dunque uno dei pilastri di qualsiasi politica dalla sosta selvaggia.
del traffico. Ma questo disastro ambientale è anche un
Peraltro, non tutta la sosta operativa è ricon- disastro civile: comportamenti che un tempo
ducibile al maggior uso del trasporto pubblico sarebbero stati oggetto di riprovazione socia-
(che pure è lo strumento fondamentale per le (sosta sui marciapiedi) sono oggi conside-
sconfiggere il traffico) sia perché non tutte le rati normali, ed altri ancora peggiori (sosta in
origini degli spostamenti hanno uguale acces- seconda fila, sulle strisce pedonali) vengono
so alla rete (abitare vicino ad una linea metro- percepiti con sempre minore riprovazione. Se
politana è diverso che abitare in un comune altro tempo passerà, comportamenti sempre
dell’hinterland) sia per le caratteristiche intrin- più incivili si radicheranno nella società e sarà
seche degli spostamenti (un rappresentante sempre più difficile eliminarli.
di commercio ha esigenze diverse da quelle di Per questo molte città europee, come Lione,
un impiegato). Barcellona, Madrid e altre, hanno intrapreso
La quota di spostamenti non acquisibile al imponenti programmi per realizzare parcheg-
trasporto pubblico (a Milano ancora per molti gi nel sottosuolo di strade o aree pubbliche.
anni sarà ben superiore al 40%) deve svolgersi Hanno comportato cantieri e disagi, ma sono
in sicurezza e senza creare congestione e disa- stati coronati da successo.
gio ambientale, esprime quindi anch’essa una
Linee e priorità di politica della sosta • impegnare tutte le risorse private mobilita-
Lo stazionamento, se controllato, è anche il bili dalle imprese per realizzare parcheggi
mezzo più semplice ed efficace per limitare il operativi (a rotazione) nei luoghi in cui sia
traffico e contingentare l’accesso con il mezzo necessario garantire parte dell’accessibilità
privato ad alcune aree sensibili della città. tramite il mezzo privato (centri direzionali,
Contingentamento dei posti disponibili e pa- stazioni..) o dove sia utile, al fine della quali-
gamento della sosta sono universalmente im- ficazione dell’ambiente, confinare la sosta in
piegati come strumenti principali per trasferi- sotterraneo (centro storico e aree di pregio
re gli spostamenti sul mezzo pubblico, anche paesaggistico);
a Milano hanno dato ottimi e rapidi risultati • estendere la regolamentazione ed il paga-
(dopo l’estensione alla cerchia dei Bastioni del mento della sosta progressivamente a tutta
controllo della sosta, il traffico in ingresso alla la città (previa verifica dei posti disponibili; vi
città è diminuito del 10%, per la prima volta sono aree di Milano in cui i posti su strada
nella storia). sono meno delle auto dei residenti, in que-
ste regolamentare la sosta prima di costruire
I principi fondamentali di una politica della so- parcheggi vuol dire renderle inaccessibili o
sta si possono così delineare: costringere tutti all’illegalità);
• impegnare tutte le risorse disponibili per • togliere dalla rete di circolazione le aree più
estendere la rete di trasporto pubblico, la sensibili o più congestionate, realizzando, in
cui qualità è presupposto ineliminabile per associazione ai nuovi parcheggi, estese pe-
intraprendere un’efficace politica della sosta donalizzazioni;
(sono strategiche le nuove metropolitane, • nell’ambito della riqualificazione ambienta-
ma ancor di più il secondo passante); le dei quartieri, attrezzare intere strade con
• impegnare le risorse pubbliche prevalente- stalli a lisca di pesce;
mente per i parcheggi d’interscambio posti • assoggettare gradualmente anche i residen-
ai capolinea della rete di trasporto pubblico; ti che posteggiano su strada al pagamento
• impegnare tutte le risorse private mobili- di una somma anche modesta;
tabili dalle famiglie per la realizzazione di • variare la durata consentita della sosta e la
parcheggi residenziali nel sottosuolo di aree tariffa praticata in relazione alle caratteristi-
pubbliche; che urbanistiche dell’area (schematicamen-
63
te: più corta e più cara avvicinandosi al cen- non indurre l’aumento del parco autoveicolare
tro od alle aree più congestionate). delle famiglie. Per il centro storico ci si spinse
molto più avanti.
L’applicazione milanese I parcheggi operativi nel centro hanno fun-
Tutti questi principi furono messi in atto nella zione di qualificazione ambientale e non di
politica dei trasporti attuata dalla giunta Al- aumento dell’offerta, e poiché i posti in par-
bertini a Milano, ad eccezione degli ultimi due. cheggi interrati previsti all’interno della cer-
L’uno -il pagamento da parte dei residenti- per chia dei Bastioni eguagliavano gli stalli a “stri-
l’assoluta indisponibilità delle forze politiche, sce blu” disponibili nella stessa area, si previde
l’altro perché prematuro. (P.P. della Zona 1) l’eliminazione della sosta
Fu fatta un’attenta e completa pianificazione, operativa (“strisce blu”) in superficie ed il suo
con ampia documentazione degli obiettivi spostamento in sotterraneo nella gran parte
e della strategia nei Piani di Traffico, nel Pro- del centro storico. Questo avrebbe liberato in
gramma Urbano dei Parcheggi e nel Piano del- superficie circa ottomila stalli, da utilizzare per
la Mobilità, approvati dal Consiglio Comunale realizzare aree pedonali, qualificare il paesag-
nel 2000. gio, o anche solamente incrementare i posti
Fu verificata l’equità sociale prevedendo un’of- per disabili e per il carico e scarico (ponendo
ferta residenziale segmentata: all’utenza più fine alle seconde file dei furgoni).
solvibile i parcheggi sotterranei, a quella in- Oggi, con la messa in discussione di molti in-
termedia le autorimesse (un tempo numerose terventi non si sa quale fine farà questo piano,
a Milano, poi quasi sparite ed oggi in grande di cui nessuno parla più. Si può paventare che
ripresa dove è attiva la regolamentazione della vengano realizzati nuovi parcheggi lasciando
sosta), ed infine la sosta su strada. gli stalli in superficie, allora l’offerta di sosta au-
Criterio generale, fu quello di destinare a ver- menterà e ci potremmo aspettare più traffico.
de ed area pedonale la superficie soprastante Ogni progetto di parcheggio su area pubblica
i parcheggi interrati, al fine della qualificazio- è stato pensato come progetto di qualifica-
ne paesaggistica e ambientale. Infatti, tranne zione ambientale. Dai piccoli parcheggi resi-
singoli casi, occorre trasferire la sosta in sotto- denziali, che prevedevano l’area pedonale o
suolo e liberare spazi alla sosta operativa, ma l’incremento del verde, ai parcheggi operativi,
non aumentare l’offerta di stazionamento, e ognuno dei quali coinvolgeva un grande pro-
getto di recupero paesaggistico. fontane, sono stati cantieri; un cantiere è stata
Per esempio: il parcheggio di P.zza Meda pre- Place Vandôme negli anni ’60: oggi sono sim-
vede la trasformazione in isola ambientale di bolo dell’eccellenza urbana europea.
tutta l’area che da Via Montenapoleone va fino La stessa enfatizzazione è stata data alle prote-
a P.zza Scala, con estese pedonalizzazioni (pro- ste: ogni parcheggio ha dei contestatori, ma a
getto già approvato); quello di S. Ambrogio la fronte delle centinaia di famiglie prenotatarie
pedonalizzazione ed il restauro della piazza; ed in lista d’attesa, i contestatori sono poche
quello della Darsena la pedonalizzazione dei decine (spesso sempre gli stessi, uniti dalla
Navigli, e così via. rete dei comitati). Ma solo i contestatori hanno
A maggio 2006 erano avviati (cioè realizzati avuto voce sulla stampa, mai le famiglie che
o in cantiere o già autorizzati ed in progetto): volevano un box: i consensi sono stati “pesati”
14.528 posti per parcheggi d’interscambio; e non contati.
48.173 posti residenziali; 12.656 posti in par- In questo modo la contestazione dei singoli in-
cheggi operativi, oltre a poco meno di 7.000 terventi ha annullato o impedito il dibattito sul
posti per residenti entro parcheggi operativi, sistema. Spesso il dibattito sul singolo albero
il che porta a oltre 55.000 i posti per residenti. ha annullato quello sull’intervento e su tutte le
Praticamente tutti i posti per residenti erano salvaguardie adottate.
stati prenotati, in molti casi con notevoli liste
d’attesa. Le cifre della mobilitazione civile
Si diceva della necessità di una grande mo-
Difetto di consensi? bilitazione civile: ebbene a Milano questa c’è
Naturalmente per fare i parcheggi occorrono stata. Decine di migliaia di famiglie hanno
cantieri e -a leggere la stampa milanese- que- prenotato i box investendo complessivamen-
sti sembrano portare uno sconvolgimento te oltre un miliardo di Euro dei loro risparmi.
inaccettabile. Ma è proprio così? A prescindere Impiegati sì per garantirsi un posto auto, ma
dal fatto che la maggior parte è posta su stra- in opere pubbliche direttamente incisive nella
de secondarie, è possibile che una città non riqualificazione ambientale della città. (infatti,
possa sopportare qualche anno di disagi per i parcheggi residenziali su area pubblica, pa-
assicurarsi un futuro più civile? gati dagli utenti privati, realizzati con bandi
Le belle piazze pedonali di Lione, ornate di al massimo ribasso, alla scadenza del periodo
65
previsto in concessione tornano di proprie- ire ad una città più verde e più pedonale, ha
tà del Comune e sono dunque in tutto opere dovuto rinunciare. Praticamente lo stesso per
pubbliche). gli imprenditori che avrebbero dovuto realiz-
Oggi alcuni incauti giornalisti (ignoranti degli zare strategici parcheggi operativi.
atti e della legge) e faziosi politici trattano la È prevalsa la voce dei comitati antiparcheggi
politica di costruzione dei parcheggi come e della stampa che ne ha enfatizzato le ragio-
una “speculazione” che avrebbe violato il con- ni, trattando tali interventi come speculazioni
senso dei cittadini. e “ferite” nella città, drammatizzando l’impat-
Ma in realtà il numero di chi ha aderito è di to dei cantieri ed inventando un inesistente
molti ordini di grandezza superiore a quello “scandalo parcheggi” (la cui inesistenza è te-
dei contestatori, ed i 50.000 padri di famiglia, stimoniata dall’esito delle centinaia di ricorsi
che hanno impegnato i propri risparmi in ope- giurisdizionali intentati contro il Piano e le
re pubbliche per migliorare Milano, hanno al- singole opere).
meno il diritto di non essere offesi. Ma hanno Le istituzioni cittadine, pur sempre protestan-
anche, insieme a tutti noi, il diritto di sapere do di voler realizzare il piano parcheggi, nella
che ne sarà di Milano. sostanza si sono accodate.
Ci sono state sicuramente inadempienze (tal-
Aggiornamento al 2013 volta gravi) della parte imprenditoriale ed
Quanto precede è quello che scrivevo nel anche problemi finanziari. C’è stato un atteg-
2007. L’atteggiamento negativo nei confronti giamento vessatorio da parte del Comune,
dei parcheggi, che allora s’iniziava ad avverti- che ha richiesto adempimenti non necessari,
re, ora ha dispiegato i suoi effetti. Tanto che le revisioni di progetti e materiali con aumento
vicende politiche di questi anni hanno spez- dei costi, rendendo difficile ed accidentata la
zato il clima di fiducia di famiglie e imprese strada di chi si ostinava a voler realizzare le
nel governo della città, che aveva portato alla opere.
grande mobilitazione civile per liberare la cit- Sono stati dichiarati inutili e revocati par-
tà dalle auto. cheggi in luoghi in cui i residenti posteggiano
Di fatto, circa la metà delle famiglie che aveva- addirittura in mezzeria della carreggiata.
no acquistato un posto auto nel civile intento Nella sostanza, a Milano, lo scandalo delle
di togliere i loro mezzi dalla strada e contribu- auto che coprono come un tappeto continuo
strade, piazze, marciapiedi e aiole, è diventa- archeologico, contesto ambientale e storico
to totalmente invisibile. di superficie, incompatibilità della rete viaria,
L’intervento unico e salvifico contro la conge- impatto sociale dei parcheggi, mutate scelte
stione è ora rappresentato dall’Area C, consi- strategiche della mobilità, aumento dei costi
derata ormai la vittoria definitiva di Milano e abnorme durata dei cantieri, difficoltà lega-
sul traffico (con buona pace di tutto quanto te alla crisi economica) molte delle quali sono
sta fuori dalla cerchia dei Bastioni, come se assai pretestuose, ma che forniscono i mezzi
non appartenesse alla città). per revocare praticamente qualsiasi progetto.
La crisi economica, che ha fatto calare macro- La più singolare di queste categorie è l’impat-
scopicamente la mobilità, fornisce una transi- to sociale, ovvero la possibilità di rinunciare
toria conferma a queste illusioni, preparando all’intervento quando un qualche comitato vi
serie delusioni per il momento in cui ci sarà si opponga, certificando così che una decina
la ripresa. di contestatori può avere la meglio su centi-
Nonostante questo, gli interventi realizzati naia di famiglie che hanno prenotato il box
hanno dimostrato la loro efficacia (testimo- (perché tali sono, nella maggioranza dei casi,
niata anche dall’Aggiornamento del PGTU le proporzioni), con buona pace della demo-
del 2012) e la loro capacità di riqualificare gli crazia.
ambienti urbani. Solo il parcheggio di Piazza Quello che nessuno ci spiega è come si farà
Meda è stato ultimato senza che il Comune d’ora in poi a garantire la qualità dell’ambien-
realizzasse la progettata isola ambientale. te urbano e la sostenibilità della circolazione
Il tanto contestato parcheggio di Sant’Am- stradale e della domanda di stazionamento.
brogio (dopo anni d’inutili scavi archeologici) Visto che nessuno pensa, nemmeno lontana-
è in via d’ultimazione e potrà ricostruire un mente, ad adottare il pagamento della sosta
clima di civile e rispettosa pedonalizzazione su strada da parte dei residenti (provvedi-
intorno alla Basilica. mento universalmente sperimentato come il
Tuttavia, al momento, più di cinquanta inter- più efficace nel ridurre il parco autoveicolare),
venti sono di recente revoca o al vaglio del- come potremo evitare che il tappeto di auto
la Giunta per la revoca. La Giunta Pisapia ha che ricopre la città diventi permanente?
individuato sette categorie in base alle quali Per esempio, tutti si mostrano felici dell’av-
gli interventi possono essere revocati (rischio vio dei lavori di riqualificazione della Darse-
67
na senza il tanto vituperato parcheggio (per Studi sostenibile” del Poli ha pensato bene
impedire il quale la Giunta Moratti ha utiliz- di abolire l’unico parcheggio accessibile agli
zato tutte le possibili acrobazie giuridiche), studenti ed agli esterni, invero non bello, ma
ma cosa succederà dell’enorme quantità di non sostituito da alcunché. Sarà più sosteni-
traffico che invade alla sera l’area dei Navigli bile la vita dei residenti del quartiere o diven-
occupando ogni possibile spazio che possa terà più dura l’annosa competizione tra loro e
contenere un’auto? Non era questo che co- gli utenti del Poli?
stituiva il “degrado” dell’area dei Navigli? Si Nonostante quanto sembrino credere i nostri
tratta di una mobilità serale poco acquisibile amministratori, non possiamo certo pensa-
al trasporto pubblico (quando il Comune isti- re che un maggior uso della bicicletta possa
tuì una navetta gratuita per il parcheggio di risolvere il problema: in un’area urbana con
Famagosta, questa restò drammaticamente raggio superiore ai 50 Km in cui si svolgono
vuota) e proveniente da tutta la Lombardia. A oltre sei milioni di spostamenti (per quelli ex-
quanto pare anche questo fenomeno è desti- traurbani si può pensare ad un raggio medio
nato a diventare invisibile. di 15 Km) sperare di essere salvati dalle bici-
Cosa succederà in P.za Leonardo da Vinci sen- clette vuol dire rifiutare il principio di realtà.
za il parcheggio del Politecnico? Nonostante Temo pertanto che il clima, che aveva segna-
la provvidenziale presenza della metropoli- to la prima attuazione del Piano Parcheggi,
tana, l’area è congestionata da una mobilità ovvero la consapevolezza del bene comune
autoveicolare generata anche da tutte le at- ed il comune impegno per la riqualificazione
tività che si svolgono nell’ateneo e che non della città di privati cittadini e imprese, sia
sono rivolte agli studenti (parecchi convegni oggi andato perduto. Non so quanto dovre-
ogni giorno, seminari, laboratori di prove ma- mo aspettare perché si ricostituisca.
teriali, attività di ricerca) senza dimenticare
che anche gli studenti fuori sede (quelli che
non hanno accesso agevole al trasporto pub-
blico, quelli che devono trasportare i plastici
dei progetti, ecc.) avrebbero diritto ad avere
spazi di parcheggio, come succede in tutto Milano: vista aerea dall’arco del Cagnola
il mondo civilizzato. Invece il progetto “Città verso corso Sempione
06 S
ono stati diversi i conflitti riguardanti
l’intera città che ho vissuto dapprima
nel ruolo di consigliere in Zona 3 a Mi-
lano negli anni 90 e successivamente
marzo_aprile 2008 collaborando con gruppi politici, comitati, as-
Governare le scelte, sciogliere i conflitti sociazioni e reti di comitati milanesi, in un’at-
tività sempre focalizzata sulle problematiche
edilizie, territoriali, viabilistiche e ambientali.
Michele Sacerdoti La vita di zona mi ha consentito di essere a
Attivista civico contatto diretto con i cittadini e di fare da tra-
mite tra le loro richieste e l’amministrazione
centrale, mentre la collaborazione con comi-
tati spontanei ed organizzati mi ha fatto co-
noscere le difficoltà della democrazia diretta e
della partecipazione alla vita della città.
Ritengo che per discutere sul ruolo dei comi-
tati e sulla partecipazione sia necessario deli-
neare il quadro legislativo all’interno del quale
si opera. In Italia l’azione dei singoli e dei co-
mitati nell’ambito della partecipazione alle
scelte edilizie e urbanistiche è limitata da un
ordinamento che assegna all’amministrazione
pubblica il ruolo di mediatore tra i vari inte-
ressi in gioco e di decisore ultimo, sulla base
della legittimazione che deriva dal voto senza
vincolo di mandato. Negli ultimi anni il pote-
re decisionale è stato concentrato nei Sindaci
eletti a scrutinio diretto e negli assessori da
essi delegati, limitando il ruolo dei consiglieri
Milano partecipata comunali ad un’attività di indirizzo e controllo.
Nonostante la possibilità di accesso agli atti e A ciò si contrappone l’idea della democrazia
di partecipazione ai procedimenti previsti dal- diretta, con le decisioni rimesse il più possibile
la legge 241/90, alle Valutazioni di Impatto Am- direttamente ai cittadini, che tra una elezione
bientale, alle udienze pubbliche, nonostante e l’altra non si limitano a delegare gli eletti, ma
la possibilità di intervenire alle commissioni ed vogliono intervenire direttamente su determi-
ai consigli di circoscrizione, i cittadini, visti gli nate scelte che li toccano da vicino. Il modello
scarsi risultati dei loro interventi, si sono rivolti è la Svizzera, dove le assemblee degli abitan-
sempre più spesso alla magistratura ammini- ti hanno vasti poteri e i referendum vengono
strativa, con elevati costi legali e lunghi proce- indetti per i più vari argomenti; persino sulle
dimenti. La complessità delle battaglie legali e singole autorizzazioni edilizie vengono rac-
la necessità di aggregare le forze nei confronti colte osservazioni. Posto che è spesso difficile
di controparti potenti hanno favorito la crea- individuare un interesse generale, penso che
zione di comitati, associazioni e reti che potes- questo possa nascere dalla considerazione
sero raccogliere fondi, organizzare assemblee degli interessi particolari e dalla loro sintesi in
e manifestazioni, acquisire contatti, ottenere una soluzione ottimale, che non accontenta
consulenze urbanistiche ed architettoniche, tutti ma un po’ tutti.
dialogare con i politici ai vari livelli; si tratta Pensiamo alla progettazione di un parco: vi
di strutture elastiche e trasversali, in grado di sono le mamme con bambini che vogliono i
parlare con tutti i partiti ed ottenere risultati parchi gioco, i proprietari dei cani che voglio-
da maggioranze ed opposizioni. no aree apposite, i ciclisti che vogliono le pi-
Ci si può domandare se questa sia vera de- ste ciclabili, i proprietari di auto che vogliono
mocrazia e se l’obiettivo coincida con l’inte- parcheggi a raso o sotterranei, anziani che vo-
resse generale o con l’interesse di un piccolo gliono giocare a bocce, i ragazzi che vogliono
gruppo di persone contro l’interesse generale. campi di pallacanestro o giocare a calcio sui
La democrazia rappresentativa ritiene che gli prati, chi vuole le panchine, eccetera eccetera.
eletti siano legittimati a prendere le decisioni Il buon amministratore sa operare questa sin-
per tutta la comunità degli elettori. Tra un’ele- tesi, il cattivo amministratore decide autono-
zione ed un’altra questi dovrebbero limitarsi a mamente senza ascoltare nessuno, pensando
valutare il comportamento degli eletti al fine di risparmiare tempo. Ma il tempo è veramen-
di decidere se rivotarli o no. te risparmiato? Se la decisione crea conflitti
71
forti sul territorio i tempi si allungano per i ri- chitettura ed urbanistica in cui i concorrenti
corsi amministrativi, le pressioni, le manifesta- lavorano nei loro studi internazionali spesso
zioni, la mancanza di consenso. Il consenso va a migliaia di chilometri di distanza possano ot-
costruito nei tempi necessari, la città evolve tenere un risultato di migliore qualità rispetto
lentamente, le accelerazioni non giovano a ad un progettista incaricato dal Comune che
nessuno. comunque dialoghi con la città perché la vive.
Milano è piena di opere incompiute, di sven- I partecipanti ad un concorso non sono tenuti
tramenti parziali, di scelte urbanistiche inter- ad ascoltare i cittadini e i documenti prelimi-
rotte, ma a volte con il senno di poi si può es- nari di concorso non sempre derivano da una
sere contenti che queste decisioni non siano fase di ascolto. Spesso il concorso serve solo
state realizzate. Pensiamo ad alcune case liber- ad individuare un progettista ed il progetto
ty ora monumento nazionale in Porta Venezia viene totalmente rivisto alla luce delle esigen-
e che dovevano invece essere rase al suolo ze concrete del territorio.
per tracciare nuove strade previste dal piano I progetti calati dall’alto e tenuti nascosti fino
regolatore; pensiamo alla Stazione Centrale, all’ultimo momento per evitare opposizioni
ora considerata una delle più belle del mondo, sono sempre i peggiori, quelli che poi stenta-
votata alla demolizione negli anni cinquanta. no ad essere realizzati e comunque i più su-
Ma pensiamo anche alla copertura dei Navigli, scettibili di variazioni.
osteggiata dalla Soprintendenza dell’epoca I comitati a Milano fanno fatica ad operare, è
e da alcuni proprietari di case, spinta da altri difficile sapere cosa succede, avere copia dei
i quali al momento di pagare il contributo al progetti, raccogliere i fondi per le azioni lega-
Comune cambiarono idea: se ci fosse stato un li, pubblicizzare le riunioni, organizzare eventi
comitato che avesse osato opporsi al Podestà culturali e manifestazioni, gestire siti internet,
ed a Mussolini, Milano sarebbe una piccola Ve- raccogliere firme nei mercati: eppure, quando
nezia, avremmo più turisti e non dovremmo i progetti sono disastrosi, i cittadini si orga-
inventarci una nuova via d’acqua per l’Expo nizzano, spendono il loro tempo libero, si au-
2015. totassano, scendono in piazza, propongono
Ecco perché penso che la partecipazione dei progetti alternativi.
cittadini alle grandi e piccole scelte della cit- È stato detto che i comitati sono sempre per
tà sia positiva: non credo che i concorsi di ar- il no, vogliono bloccare tutto, non capiscono
che la città deve trasformarsi. Milano è chia- Le linee guida della Regione per la Vas lasciano
mata città del fare, una città che non conser- perplessi in quanto l’autorità proponente, cioè
va nulla del suo passato, che tutto trasforma. il Comune, coincide in pratica con l’autorità
Eppure credo che proprio per questo si siano procedente, cioè quella che deve fare la Vas: a
sviluppate forze per la conservazione dell’esi- Milano sarà l’Agenzia Mobilità e Ambiente, che
stente, per rallentare lo sviluppo, per il recupe- dipende dal Comune, a stendere la Relazione
ro piuttosto che la demolizione. Ambientale. Il Codice dell’Ambiente lascia alle
Milano è la città che più si è trasformata tra le Regioni il compito di definire chi sia l’autorità
città italiane, quella che insegue di più modelli procedente e fornisce poche indicazioni sulla
stranieri. modalità di ascolto dei cittadini, come pure la
Ad un certo momento i milanesi si sono pre- Direttiva UE.
occupati, hanno temuto che la città cambiasse La Vas a Milano è partita a luglio dell’anno
troppo in fretta davanti ai loro occhi e hanno scorso senza neanche un documento di piano
cominciato a frenare. Si tratta di un freno allo su cui farla. Ora è in corso una fase di ascolto
sviluppo della città? dei consigli di zona, che a loro volta dovreb-
È un freno allo sviluppo non sostenibile, alla bero ascoltare i cittadini, ma non sembra lo
cementificazione sopra e sotto terra, alla den- stiano facendo in modo efficace e con riunio-
sificazione eccessiva in nome di un risparmio ni sufficientemente pubblicizzate a livello di
di territorio intorno alla città che non sta affat- quartiere.
to avvenendo: ogni comune cerca di costruire Non si è aperto ancora un dibattito su cosa fare
il più possibile per risolvere i problemi di bilan- delle aree ferroviarie e demaniali che saranno
cio con l’Ici e gli oneri di urbanizzazione. presto dismesse: solo per la Stazione di Porta
Si offre ora con il PGT di Milano una nuova pos- Genova si è costituito un comitato di residenti
sibilità d’intervento per i comitati milanesi: la e commercianti specifico che ha iniziato a pre-
Valutazione Ambientale Strategica. parare un progetto. C’è il rischio che gli indici
Si vedrà se questo nuovo strumento della Vas, che verranno definiti e le indicazioni plani-
che impone la partecipazione dei cittadini alla volumetriche calino ancora una volta dall’alto,
definizione del documento di piano, ma non al creando futuri contenziosi.
piano delle regole e dei servizi, riuscirà davvero Sul futuro utilizzo del Parco Sud, sul meccani-
a favorire la partecipazione e ridurre i conflitti. smo della perequazione urbanistica che coin-
73
volgendo anche i Comuni limitrofi, potrebbe ed una forma di delega ai comitati di discutere
creare milioni di metri cubi da costruire in con l’amministrazione. Nei ricorsi al Tar potreb-
cambio della cessione delle aree agricole al be bastare anche solo un ricorrente, ma anche
Comune, non si è ancora aperto un dibattito a in questo caso alcuni ricorsi sono sostenuti da
livello cittadino e locale. decine di persone, per avere più peso nei con-
Si inizia a parlare di una progettazione inter- fronti dei giudici.
media, che dovrebbe riguardare aree ampie Dall’altra parte i proponenti dei progetti han-
come la Bovisa o Lambrate, dove finora le pri- no iniziato a fare sondaggi telefonici a cam-
me aree dismesse sono state trasformate in pione per validare il gradimento da parte del
maniera discutibile. In queste aree dovrebbero quartiere; nel caso dei parcheggi sotterranei
essere coinvolti in modo concreto i consigli di durante la procedura di riesame avviata dal
zona, per i quali si intravede la necessità di un Sindaco Moratti sono state presentate anche
aumento dei poteri urbanistici; emerge l’esi- numerose osservazioni a favore da parte di chi
genza di portare la pianificazione del territorio aveva prenotato i box su moduli predisposti
a livello di città metropolitana o addirittura re- da cooperative e imprese, come se si trattas-
gionale, dando alle circoscrizioni poteri muni- se di un referendum tra favorevoli e contrari; i
cipali. In questo quadro la partecipazione do- sondaggi non hanno alcuna validità in assenza
vrebbe incentrarsi a livello dei consigli di zona, di criteri statistici condivisi.
che hanno la dimensione ottimale (150.000 Un referendum locale potrebbe avere una
abitanti) per questa attività. maggiore attendibilità e potrebbe essere as-
Ma alcune attività dovrebbero probabilmente sunto con valore decisionale. Ma è anche vero
essere svolte ad un livello diverso: un progetto che il promotore del progetto, con maggiori
può impattare su un’area a cavallo di diverse fondi a disposizione, ha potere comunicativo
zone e in questo ambito il problema è svolgere più ampio rispetto ad un comitato di cittadini
un referendum per decidere cosa fare. con scarse risorse e lavoro volontario. Si pen-
È qui che si apre il problema delle forme di si alle lettere informative inviate agli abitanti
partecipazione e della rappresentatività dei di alcuni quartieri per pubblicizzare grandi
comitati; finora i comitati hanno basato la loro progetti, alle costose brochure recapitate per
rappresentatività su raccolte di firme in calce a esempio agli abitanti del quartiere Isola, così
petizioni, il numero di firme dava la legittimità come alle feste e iniziative culturali aperte a
tutti nelle Fondazioni dei costruttori.
Il sistema francese dell’inchiesta pubblica,
dove magistrati indipendenti incontrano sin-
goli e comitati per un certo periodo in incontri
pubblici, con resoconti e conclusioni pubblica-
ti su internet può considerarsi migliore. Ma il
problema vero è che la decisione finale spetta
poi all’ente pubblico, e questo può ignorare
tutte le osservazioni, come succede a Milano
con le audizioni sui progetti urbanistici, con le
controdeduzioni delle osservazioni, con i re-
ferendum che sono solo consultivi o possono
essere fissati in date impossibili.
Il raggiungimento del consenso sulle decisioni
pubbliche è in conclusione un processo com-
plesso, in cui i vari attori portano avanti interessi
a volte non mediabili e a volte mediabili con un
progetto che li tenga in considerazione.
Gli stessi comitati hanno spesso proposto
progetti alternativi tentando trattative che li
prendesse in considerazione almeno in parte.
Auspico che in futuro questi progetti, in cui i
comitati si avvalgono spesso di docenti uni-
versitari e professionisti che offrono gratuita-
mente la loro opera, possano essere presi in
considerazione dall’amministrazione comu-
nale, evitando di lasciare le decisioni finali in
mano ai giudici.

www.msacerdoti.it
75
07 L
a cultura del take away - take it easy
riflette non solo la presenza di una po-
polazione più giovane, internazionale
e sempre in movimento, ma anche
maggio_giugno 2008 una nuova attitudine nei confronti degli spa-
Ed. Speciale / MidLand zi aperti, un loro uso libero e disincantato che
ne trascende la forma. Parimenti potremmo
dire di molti altri spazi in città che ci obbliga-
Cecilia Bolognesi no a constatare come l’attuale uso dello spa-
zio pubblico abbracci più facilmente siti già
densamente occupati dall’edificato in maniera
spontanea ed imprevedibile.
Anche se Milano è considerata “capitale” tra le
città di ambito italiano, il suo sviluppo morfo-
logico non è ancora all’altezza della sua repu-
tazione, in ritardo rispetto alla vita che sembra
pervaderla con sempre maggior forza.
Gli SLOAP, spaces left over after planning, nel
loro crescente utilizzo ci raccontano molto di
questa vocazione futura. Percepire perciò lo
stato delle cose, materiali ed immateriali, che
esistono ed accadono qui ora a Milano, regi-
strarle, commentarle, proiettarle in una visione
che applica con intelligenza l’immaginazione
ad un capitale urbano esistente è stato l’obiet-
tivo del lavoro pubblicato in questo numero
di Dedalo, a partire dal convegno_Risorse e
Milano ragiona, prospettive per Milano organizzato da As-
simpredil Ance con il contributo di Camera di
ma sa immaginare? Commercio, svoltosi il 6 maggio scorso a Pa-
lazzo Mezzanotte. “Milano crapona” ragiona e
ragiona, ma fino ad ora ha fatto fatica ad im-
maginarsi, dimentica dei processi creativi più
semplici in atto in città, a volte spontanei, ma
sempre e comunque fertili.
Dimentica anche della possibilità di deside-
rare di essere altro, qualcosa di meglio e più
grande.
In queste pagine è riportato un lavoro corag-
gioso perché si espone a sbalzo, sullo sfondo
di una serie di dati tangibili, un lavoro di proie-
zione verso un’immagine ed un progetto mo-
derno di questa città, organizzato a partire da
quello che Milano ha sul tavolo adesso.
Le visioni qui proposte si sono strutturate oltre
che con l’esperienza e l’indiscussa competenza
e capacità creativa degli autori, sostenuti e sol-
lecitati nella discussione dai vertici pragmatici
ma immaginativi dell’associazione, con il lavo-
ro del gruppo e-Mapping di Assimpredil Ance.
Comprendere il territorio e farlo comprendere
il territorio e farlo comprendere alla maggior
parte delle persone che lo abitano e lo gover-
nano è la sua principale missione.
Ci auguriamo che queste pagine abbiano rag-
giunto almeno parzialmente questo scopo.

77
07 D
iscorso tenuto in apertura del con-
vegno Risorse e prospettive per Mi-
lano, organizzato da Assimpredil
Ance e svoltosi il 6 maggio 2008 a
maggio_giugno 2008 Palazzo Mezzanotte.
Ed. Speciale / MidLand
Apro i lavori di questa giornata ringraziando
tutti i nostri ospiti e i relatori che nei tre panel
Claudio De Albertis che seguiranno affronteranno i tre aspetti cen-
Presidente Assimpredil Ance trali del convegno:
• Milano economica e sociale;
• Territorio e reti;
• Forma e immagine della città.
Nelle fasi di elaborazione della ricerca che sarà
presentata e nell’organizzazione del Conve-
gno, più volte abbiamo cercato di rispondere a
una domanda: quali risorse e quali prospettive
si aprono per Milano, per questa città, grande
e complessa, che è sempre più la fabbrica della
nuova economia della conoscenza e dell’inno-
vazione, il luogo dove si produce valore?
Nel corso della nostra precedente ricerca sul-
le città creative è emerso con chiarezza il loro
indiscusso ruolo di motore dello sviluppo eco-
nomico: luoghi privilegiati e prevalenti delle
sfide competitive. Nel contesto della globaliz-
zazione cresce la competizione fra le città per
Tra risorse e conservare o conquistare una posizione di lea-
dership e la conoscenza dei propri punti di for-
prospettive za, dei potenziali presenti diviene essenziale
per costruire strategie vincenti. La ricerca che interagire i vari fattori della produzione, della
abbiamo condotto con il supporto culturale e cultura, della formazione, della ricerca, delle
scientifico di Mario Abis, Angela Airoldi, Gior- risorse umane; non parliamo cioè di un’agglo-
gio Goggi e Gaetano Lisciandra e del lavoro merazione “indistinta”, ma di un’agglomerazio-
di elaborazione cartografica georeferenziata ne “sinergica”.
del nostro gruppo di riceca e-Mapping, ci dice I processi urbanizzativi moderni hanno cam-
che, per sostenere tale competitività occorre la biato forma e natura delle grandi città gene-
compresenza di alcuni elementi: rando due tendenze apparentemente op-
Dimensione poste. Da una parte, soprattutto nelle città
• la dimensione spaziale; di maggiori dimensioni, si è assistito ad un
• la densità abitativa; fenomeno di diffusione urbana che ha porta-
• la collocazione geografica. to a cancellare i confini tra città e campagna,
Connessioni producendo città quasi infinite, il cui pericolo
• le infrastrutture fisiche e immateriali; consiste negli elevati costi e nelle esternalità
• le reti tra università ricerca produzione. negative generate dall’eccessiva dispersione e
Sostenibilità dalla difficoltà di pianificare e governare.
• la qualità della vita; Dall’altra parte si è assistito alla nascita di com-
• il verde e il tempo libero; plesse strutture urbane reticolari, reti virtuose
• la forma e l’immagine della città. fra città che si reggono sulla forza e la frequen-
Governance za delle relazioni tra i vari nodi strategici di tali
• la capacità di governare la complessità. reti senza annullarne le peculiarità locali.
L’analisi effettuata testimonia che sono le cit- In entrambi i casi occorre prestare attenzione
tà più grandi in termini di densità abitativa ai fattori collaterali dello sviluppo: al conside-
a offrire il maggior contributo allo sviluppo. revole aumento del pendolarismo che genera
Grandi per dimensioni territoriali e per densi- congestione e diseconomie complessive, alla
tà abitativa tanto da costituire una sufficien- crescente domanda di servizi e sistemi efficien-
te massa critica per capitale umano, imprese ti di infrastrutture di trasporto, all’intensificarsi
servizi e infrastrutture. Non basta però essere dell’utilizzo delle tecnologie di informazione
grandi, occorre possedere una “densità di qua- e comunicazione che ridisegnano i tempi del
lità” ossia un tessuto connettivo in grado di far lavoro e delle relazioni.
79
La Milano a cui pensiamo è quindi una città che garantisca tempi d’accesso adeguati e alla
con dimensioni e densità tali da poter contare capacità di governare la complessità.
su vantaggi in termini di agglomerazione, di Mi soffermo su quest’ultimo punto perché lo
interscambio e di trasferimenti di conoscenze, ritengo centrale. Credo, infatti, che serva un si-
ma al tempo stesso pensiamo a una città con stema di governo flessibile per tutta la regione
una forte polarità, cardine di una rete efficien- urbana che rifugga da operazioni d’ingegneria
te di satelliti sinergici e cooperanti. istituzionale, un sistema diverso da quello ela-
Ma se la massa critica, che gli analisti ritengo- borato e fallito di “città metropolitana”.
no adeguata per competere tra sistemi terri- Auspichiamo che si possa giungere alla defini-
toriali, si raggiunge con dimensioni di circa 7 zione di una sorta di authority che governi ba-
milioni di abitanti, in grado di interconnettersi sandosi, come in molti casi di successo all’este-
in meno di un’ora di percorso, dobbiamo chie- ro, sui reali problemi dei sistemi rappresentati
derci quale sia la dimensione territoriale di Mi- e sui flessibili confini dettati dai problemi stes-
lano per essere competitiva. si, un organismo non elettivo in senso proprio.
La nostra tesi è che questa dimensione sia Per creare realmente una regione urbana mi-
MidLand, la regione urbana milanese collocata lanese e uscire dalla situazione di stallo in cui
al centro di un’area europea strategica percor- ci troviamo, forti dell’eredità che la storia ha
sa dal corridoio “Lisbona-Kiew” e dalle direttrici trasmesso a questa area territoriale, occorre
nord-sud Genova Rotterdam e Berlino Roma. rompere il monocentrismo milanese e mette-
Un’area che coinvolge 11 province e che inte- re in rete i principali comuni lombardi, i nodi
ressa gran parte della Lombardia estendendo- a densità qualificata della rete di MidLand,
si verso Novara e Piacenza. MidLand, città di attuando quel policentrismo urbano che è
mezzo, come porta di scambio con l’economia condizione del nostro recupero di compe-
globale, vero punto strategico di connessione titività. Milano città non può continuare a
fra il Nord Europa ed il Mediterraneo. Lo svilup- essere la piccola città che in effetti è, ma nel
po virtuoso di MidLand è legato al ringiovani- contempo, anche la regione urbana non può
mento della popolazione, al consolidamento mantenere un modello di sviluppo basato sul
della creatività culturale, alla promozione di frantumarsi degli interessi in tante “monadi”
un terziario capace di creare valore oltre che municipalistiche o provincialistiche: questo
reddito, allo sviluppo di una rete di trasporti disegno è perdente e ci destina ad un futuro
di declino economico e sociale. di lettura dei veri punti di forza di Milano. Tra
Non vogliamo per Milano una prospettiva questi punti la capacità di attrarre e trattene-
di città infinita ed indifferenziata, soffocata re la “classe creativa” di cui ha bisogno. Ma per
dall’inquinamento, senza identità e senza stra- svolgere tale funzione bisogna:
tegie. Vogliamo che questa regione urbana si • generare cooperazione fra mondo della for-
strutturi fino a diventare un insieme unitario, mazione, della ricerca,
articolato, policentrico con nodi collegati da della produzione e dei servizi innovativi;
un’ intensa trama infrastrutturale, multimedia- • generare un flusso costante e omogeneo di
le e connessa da un tessuto continuo di spazi informazioni e relazioni fra i diversi contesti
verdi. Un’area territoriale del terzo millennio culturali;
a rete aperta, continua attraversata da flussi • raccordare i flussi produttivi con l’evoluzione
materiali e immateriali. Non più la città stori- degli stili di vita e di consumo.
ca, chiusa, municipale e introversa, ma una Milano ha un grande potenziale attrattivo ma
città capace di essere il terreno di cultura della deve focalizzarsi sulle eccellenze che la carat-
nostra civiltà, del prosperare della nostra eco- terizzano:
nomia fondata sempre di più sull’innovazione • la forza della tradizione storico e artistica
dei prodotti e dei processi, sullo scambio del- (Scala, Brera, ecc);
le merci e delle informazioni, sulla capacità di • la competitività dei suoi centri di ricerca e in-
crescere come sistema. novazione (salute, biotecnologie ecc.);
Un’economia milanese sostenuta e valorizzata, • il suo glamour (stile della città).
non più e non solo dalla lettura verticale dei Per trasformare questi potenziali in prospetti-
fattori di successo settoriali, ma dall’interpre- ve di sviluppo bisogna impegnarsi per ricon-
tazione della ricchezza dei suoi sistemi eco- figurare i luoghi che la identificano, in parti-
nomici intesi come insieme di risorse, attività, colare lo spazio pubblico, nonché i luoghi e le
professioni, competenze di diversa natura che funzioni dell’accoglienza.
ruotano attorno alla produzione di prodotti e Tutto questo senza temere di misurarsi con
servizi costituendo così una vera struttura pro- un’estetica contemporanea, purché consa-
duttiva integrata. pevole, coerente, magari originale e non di
La ricerca che oggi presentiamo ha analizzato importazione. Il tema, a mio avviso, non è la
alcuni di questi “sistemi”, fornendo una chiave ricerca di una nuova forma della città, quanto
81
un disegno puntuale dei singoli luoghi a mor- queste aree dismesse hanno portato riqualifi-
fologia variabile in relazione alla loro stessa cazione urbana e sono, pertanto, incomprensi-
funzione prevalente e alla loro identità. bili le prese di posizione, indipendentemente
Un disegno, quindi, ad una scala microurbana dalla specifica tipologia del manufatto, dei so-
che è quella con la quale si misura chi abita la liti paladini della “conservazione”, che li eleg-
città stabilmente ed ha bisogno di essere rassi- gono ad emblemi dell’archeologia industriale
curato. Una morfologia ad hoc disegnata, spe- solo per la loro collocazione territoriale.
cializzata e condivisa. L’esatto contrario della Questa cultura della conservazione di ogni
follia disurbanizzatrice che sembra pervade- cosa indipendentemente dal suo valore sto-
re alcune recenti esperienze di grandi città. rico è nemica di ogni mutamento, è elitaria e
L’Expo è un’occasione per la politica di riap- spesso figlia di posizioni di privilegio.
propriarsi della capacità di svolgere in modo A tutti costoro suggerisco di leggere con at-
autonomo il proprio ruolo di mediazione e di tenzione uno degli ultimi libri di Alessandro
sintesi degli interessi organizzati. Baricco “I Barbari, saggio sulla mutazione”, una
Occorre, però, rapidamente superare ogni lucida e disincantata riflessione sulla paura e
status mentale di resistenza conservativa che la resistenza al cambiamento ed all’inutile co-
porti a vivere l’evento come una minaccia per struzione delle “Grandi Muraglie”. Le città da
cogliere, invece, e interpretare ogni positività sempre si ricostruiscono su loro stesse: le varie
presente come opportunità di trasformazione. generazioni non devono aver paura di lasciare
Occorre combattere la logica di chi vuole con- i segni della loro contemporaneità. Le persone
trastare il consumo del suolo (e i dati statistici amano confrontarsi con il nuovo, anche criti-
dicono che dal ’94 ad oggi in Milano il consumo camente, perchè in esso trovano stimoli per
di suolo è stato pari all’1%, senza contare che migliorare e possono leggere un progetto per
la città si è riappropriata di molti spazi indu- il futuro.
striali destinandoli a verde all’interno dei Piani Basta pensare al successo ed alla curiosità che
Integrati d’Intervento) e nel contempo grida la mostra sugli edifici in altezza, presso l’Urban
allo scandalo quando si interviene su un’area Center, ha suscitato dopo tante polemiche e
dismessa. Senza voler innescare sterili pole- diffidenze.
miche voglio ricordare che le trasformazioni Abbiamo ora con l’Expo una nuova oppor-
connesse alla demolizione e ricostruzione di tunità per ridefinire la strategia di Milano in
termini:
• territoriali_questa è l’occasione per allarga-
re Milano guardando, come già detto, alla
regione urbana e costruendo una serie di
relazioni che vadano oltre i confini ammini-
strativi;
• temporali_l’Expo impone di “andare” oltre la
durata media di un mandato elettorale;
• di governance_un progetto così trasversale
e di così lunga durata presuppone una regia
forte e flessibile;
• di identità_i milanesi non amano le etichette
ma l’Expo è un’etichetta a priori, non si tratta
di discutere per anni cosa vogliamo essere: il
tema ci è noto.
Milano ha, dunque, molti punti di forza su cui
giocare un suo futuro competitivo, ma deve
definire meglio il proprio ruolo nel sistema
territoriale lombardo, superando la logica
del centro per cogliere i vantaggi competitivi
dell’essere un nodo della rete. Milano è la più
importante porta di scambio del Paese con l’e-
conomia globale, un ruolo favorito dalla storia
e dalla posizione geografica: se saprà investi-
re per il rafforzamento delle connessioni nei
sistemi economici avrà tracciato un futuro di
indiscussa città leader nel mondo.

83
08 A
mministratori, progettisti, costruttori,
semplici cittadini: tutti sono soggetti
ed attori partecipi al progetto del-
la città; oggi nel contesto della città
luglio_agosto 2008 contemporanea tutti sono parimenti sensibili
Pieni e vuoti, rossi e verdi alla ricerca di un sentimento della natura nel
costruito. Eppure ci capita facilmente di essere
succubi di un pensiero facile, che sceglie l’in-
Cecilia Bolognesi differenza piuttosto che ammettere l’inade-
guatezza delle proprie azioni, dei propri stru-
menti.
Chi si trova in difficoltà a pianificare un dise-
gno del verde unitario, difficilmente persegui-
bile con la strumentazione urbanistica attuale
e con la frantumazione delle proprietà; chi è
incapace di proseguire un frammento di di-
segno del verde magari lasciato incompleto
dalle proprietà vicine, se non aprendo un con-
tradditorio; chi ancora non ha chiuso i conti
che attribuiscono alla presenza del vuoto la
capacità di conferire un valore aggiunto al pie-
no, e infine chi è ancora lontano dal concetto
che vede il vuoto come una proprietà comune,
con regole proprie da condividere.
Ma sarà poi così difficile questa governance
condivisa tra verde e costruito così come agri-
coltura e città?
Nei bordi urbani anche della nostra città due
fenomeni attuali vanno tenuti sotto gli occhi
Pieni e vuoti per meglio valutare lo stato delle cose: il primo
ci dice che molte classi medie hanno scelto di scibilità chiara; in principio sappiamo queste
abitare negli spazi verdi periurbani alzando la risorse primarie erano le abbazie, in tempi suc-
domanda di residenze non più centralizzate, cessivi i castelli e poi le ville e le cascine. Solo
ma a ridosso della campagna; il secondo che nel contemporaneo noi non abbiamo ancora
molti agricoltori hanno riconsiderato l’ipotesi dato risposta architettonica, ovvero con delle
di tornare ad abitare le loro terre incolte for- costruzioni adeguate e del verde “governato”,
nendo motivi concreti per la valorizzazione al degrado ed alla apparente anonimità di va-
del patrimonio agricolo attiguo. Su di un piano ste aree limitrofe ai centri abitati; il processo di
concreto, se pensiamo al Sud Milano, entram- definizione formale ed architettonica dell’idea
bi i termini della questione possono significa- di molti “Parchi” o “Greenways” è perciò molto
re presidi costruiti per il vuoto, chiave possibile in là da venire, concluso più sulla carta che nei
controllo e gestione dei parchi agricoli con im- fatti dove la dimensione dei territori agricoli o
pegni reciproci da parte sia di chi lì ci abita sia del verde di cintura come di risulta della nostra
di chi li amministra. città non presenta nessuna forma di riconosci-
Per alcune situazioni critiche di Milano stiamo bilità. Nell’immaginario collettivo Milano non
parlando della messa in opera di una valoriz- è una città verde, è percepita più come forma-
zazione del territorio anche attraverso la mes- ta da aree discontinue e disconnesse alle quali
sa a sistema sia del paesaggio agricolo che il nuovo Piano di Governo del Territorio vuole
di nuove o vecchie architetture. Così, mentre porre rimedio dando identità rinnovata.
i prossimi sette anni in città saranno scanditi Eppure come dice Renzo Piano in una sua in-
dal motto “feed the planet “ potremo anche tervista “Ha mai notato con quale entusiasmo
assistere al diffondersi di esperimenti di agri- cresce il verde a Milano? Ci sono città dove gli
coltura periurbana con tutti gli accorgimenti alberi ti ringraziano ogni mattina. Milano è una
e le necessità che ne conseguono. Lo scopo di queste”.
che una città come Milano potrebbe darsi è Perciò, con rinnovato entusiasmo, le strategie
quello di costruire i suoi spazi naturali con una che passano dalla costituzione dell’anello di
qualità ambientale ricca e variegata, governa- cintura verde attorno alla città agli otto rag-
ti da figure giuridiche capaci di protezione sia gi verdi che collegano la periferia al centro
urbanistica che ambientale, ma soprattutto dovranno fare i conti sia con le architetture
organizzati attorno a degli elementi di ricono- presenti per dare forma ad una nuova natura
85
urbana frutto di vegetazione come di asfalto,
rumore, traffico, ma anche con architetture
da pensare e da farsi. Solo in questa maniera
il progetto degli spazi aperti può essere con-
siderato strategico, laddove esso coinvolge la
dialettica tra il vuoto e l’edificato ed il continuo
coinvolgimento dei fruitori dello spazio aperto
come degli abitanti il costruito.
87
08 U
na città verde è una città bella da vi-
vere? La storia ci ha lasciato molte
testimonianze di come usare questa
risorsa naturale per disegnare e crea-
luglio_agosto 2008 re un contesto di elevata percezione di qualità
Pieni e vuoti, rossi e verdi urbana eppure, nel tempo, abbiamo disperso
questa cultura e lasciato al verde prevalente-
mente un significato decorativo.
Claudio De Albertis Il verde è associato al tempo libero, allo sport
Presidente Assimpredil Ance e al gioco; gli è attribuita sostanzialmente una
funzione che ne impoverisce il potenziale di
risorsa per lo sviluppo, per uno sviluppo soste-
nibile.
Con 48 milioni di mq di verde di cui però solo
16 realmente a disposizione dei cittadini in
giardini, parchi pubblici e campi sportivi, Mila-
no annovera circa 12,7 mq di verde per abitan-
te con un piano di sviluppo comunale che si
propone diversi obiettivi ambiziosi: 19 mq per
cittadino per fine 2008 e la meta altissima di 30
mq all’Expo 2015.
Ma già da ora la dotazione per abitante di ver-
de potrebbe essere sufficiente se molti degli
spazi vuoti trovassero - aiutati, perché no, an-
che dal costruito - una propria dignità formale,
ma soprattutto una propria identità forte, frut-
to di un buon progetto e una buona gestione.
Città verde Un’identità tale da resistere alle trasformazioni
della città che si costruisce al loro fianco o an-
città bella? che da indurle ad un gioco di reciproca valoriz-
zazione, purtroppo una meta che mi pare an- all’organizzazione ed all’evoluzione della città,
cora lontana nella maggior parte dei progetti. è necessario che sia sostenuta a tutti i livel-
Esistono nel nostro territorio diversi ordini di li della politica. Sono da evitare le situazioni
problemi, molto chiari, da prendere in consi- di conflitto, in particolare quelle derivanti da
derazione nella realizzazione e gestione del sovrapposizioni e incoerenze in termini legi-
verde e degli spazi aperti. slativi, che non fanno altro che creare, di fatto,
In primo luogo la complessità delle relazioni il non governo ed il degrado delle aree, senza
che un’entità sovracomunale, come può esse- condivisione né degli interessi né dei risultati.
re un parco, deve instaurare con gli organi am- Le decisioni che riguardano tali ambiti sono
ministrativi che la governano e ne decidono le certamente complesse, ma non ingovernabili,
sorti quali: regione, provincia, comune, enti ed se le sovranità sono stabilite con chiarezza.
associazioni. Invece, in merito all’annosa questione se sia
Di non secondaria importanza, l’irrisolta diatri- l’architettura, il costruito, a determinare il di-
ba tra architetti del costruito e paesaggisti del segno del vuoto e conseguentemente del ver-
verde che si contendono gli uni il diritto di go- de o, al contrario, se sia il vuoto a regolare e
vernare le azioni degli altri. organizzare gli spazi del costruito, non esiste
Per finire, la frammentazione della progetta- una risposta se non quella di buon senso: è
zione degli spazi verdi nelle aree di trasfor- la relazione virtuosa instaurata tra questi due
mazione che spesso, per natura insita alle soggetti a stabilire la bontà del progetto inte-
regolamentazioni edilizie, è impossibile da go- ro. E non c’è scala che possa confutare questa
vernare con un disegno unitario. È più facile, affermazione: il presupposto vale sia che ci si
infatti, allo stato attuale delle normative, pro- riferisca al livello urbano o del singolo quar-
cedere secondo disegni parziali dello spazio tiere. I parchi di Londra, ad esempio, con il
aperto, eludendo l’unitarietà del disegno di un sistema dei crescent e dei piccoli parchi nelle
vuoto a cavallo tra interventi edilizi normati da squares, hanno sostenuto il progetto urbano
strumenti urbanistici differenti. per secoli. La città è cresciuta con i suoi parchi
La prima questione è di ordine prettamen- in un progetto di mutuo sostegno e reciproca
te politico: se un’amministrazione definisce valorizzazione. Se pensiamo alle regge, riper-
un proprio piano del verde, decidendo di correndo nella storia i grandi progetti dell’ar-
metterlo a sistema per farlo crescere insieme chitettura, possiamo vedere nel loro disegno
89
finale, nell’organizzazione dei volumi e dei par- sulla quale possa esercitarsi la guardiania di un
chi annessi, la riprova che solo dalla simbiosi presidio costruito, se si vuole anche solo la te-
del sistema costruito e del sistema dei vuoti sta urbana di un’estensione agricola più ester-
prende forma il progetto migliore e che non na alla città, devono essere accettate per dare
esiste una priorità tra i due. origine ad un progetto di valorizzazione delle
Gli articoli raccolti in questo numero espon- aree verdi della nostra città radicato e condi-
gono, da più punti di vista, le difficoltà nella visibile.
gestione delle vaste aree verdi che circondano Una città verde è, per concludere, una città più
Milano o che si insinuano a cuneo in alcuni set- sostenibile solo se il verde è percepito come
tori urbani che ancora non sono caratterizzati un bene di grandissimo valore da vivere e da
come parchi. Per alcuni di essi siamo di fronte tenere vivo.
ad entità di dimensioni eccessive, che com-
portano pesanti ricadute nell’organizzazione
di spazi troppo grandi per luoghi dove la pro-
prietà di tutti diventa in realtà la proprietà di
nessuno. Forse dobbiamo convenire che nei
progetti di definizione dei parchi a cintura del-
la nostra città la definizione dello spazio deve
prescindere da schemi metodologici proget-
tuali e ideologici: non c’è prima il verde o il
costruito. Il disegno di un confine può essere
un atto che va sia a vantaggio sia a svantaggio
di un’area aperta. E, viceversa, un’area aperta
può esaltare le architetture che la incorniciano
come essere il ricettacolo di brutture di un so-
ciale alla deriva.
È inutile, dunque, bendarsi gli occhi di fronte
alle distese di verde che non si possono attra-
versare se non in certi orari. Queste valutazio- Sesto San Giovanni: viabilità complessa tra le direttrici
ni, come lo stabilire una dimensione minima in uscita da Milano ed i centri commerciali.
91
08 P
arco Nord e Parco Forlanini: due storie
antitetiche
Per comprendere le problematiche di
un parco che ancora deve decollare,
luglio_agosto 2008 quale il Forlanini, conviene forse partire dal
Pieni e vuoti, rossi e verdi Parco Nord, che conosco bene e che si è rea-
lizzato negli ultimi venticinque anni. Quando
nell’83 sono stato chiamato ad occuparmi del
Francesco Borella Parco Nord, che ovviamente allora esisteva
Architetto, progettista ed solo sulla carta, c’era sul tavolo un progetto
ex direttore Parco Nord Milano esecutivo, firmato da quattro noti architetti
milanesi, che di fatto era poco più di un pre-
liminare e che interessava i primi 100 ettari di
parco, i quali però non coincidevano con le
aree acquisite in proprietà. Vi erano aree già di
proprietà pubblica escluse dal progetto, il qua-
le invece era esteso a porzioni dell’area dell’a-
eroporto, che si voleva a tutti i costi espro-
priare ed allontanare. Quando sono arrivato
ho subito osservato l’assurdità di tenere tutto
bloccato per la questione dell’aeroporto (che,
tra parentesi, è ancor oggi irrisolta) ed ho pro-
posto che si iniziasse a fare il parco sulle aree
già disponibili. Oggi si può dire scelta sconta-
ta e di buon senso. In realtà è stata una scelta
di metodo rivelatasi essenziale e vincente: la
scelta del metodo della gradualità, del work
Conversazione sui in progress come unico metodo proponibile e
concretamente praticabile per la realizzazione
parchi a Milano di un grande parco territoriale.
Sono convinto che, nel nostro paese, la logica progetto-disegno, un progetto-metodologia,
del pronto effetto, del parco chiavi in mano, il progetto di un processo, di una strategia di
del progetto rigido predisegnato dato a un’im- attuazione (dalla quale far emergere il proget-
presa per essere costruito, con la speranza di to e il disegno del parco). Non è così che sono
andare dopo tre anni a tagliare il nastro, sia andate poi le cose, ma sono ancora convinto
una logica perdente, non praticabile alla sca- che se il comune di Milano vuole arrivare a fare
la del parco territoriale. Perché? Soprattutto diventare il Forlanini un parco che si completa
per le troppe incertezze, incertezze di fatto nel tempo, deve cambiare metodo, adottando
connaturate al nostro modo di fare urbanisti- lo stesso approccio che hanno usato il Parco
ca (incertezza di vincoli e destinazione d’uso, Nord, il Parco delle cave e il Boscoincittà.
incertezza sulla reale espropriabilità delle aree L’amministrazione deve cominciare innanzi-
e sui tempi necessari, incertezza sul piano dei tutto ad avere qualcuno sul posto, diciamo
finanziamenti per le aree e per le opere ecc.) un direttore e un centro parco, qualcuno che
che non consentono mai di elaborare e di por- se ne occupi, che curi la manutenzione e che
tare ad attuazione un vero progetto esecutivo arrivi ad acquisire una profonda conoscenza
(e che dunque, vedi il caso Forlanini, non con- del territorio, fino a capire dove il parco si può
sentono neanche di bandire un concorso che allargare e con quali funzioni, con quale strate-
possa poi davvero portare ad un progetto can- gia, facendo anche tesoro del dialogo con i fre-
tierizzabile). quentatori, con le associazioni, con i gruppi di
Altro problema rilevante è quello della parte- cittadini organizzati. È la filosofia della gradua-
cipazione: il dialogo con la “zona”, con gli ope- lità guidata: chi è presente e conosce il posto,
ratori, con l’associazione degli Amici del Parco armato di “cultura” del verde, cura il progetto,
è molto più facile, continuativo ed efficace nel l’attuazione del parco e poi l’ampliamento e
work in progress, pressoché impossibile nel successivamente la gestione, accompagnan-
caso del concorso o comunque del progetto do la crescita del parco negli anni.
predefinito. Spesso ho occasione di ricordare che ogni par-
Nel caso del Forlanini, pur con molte resisten- co è un prodotto bio-degradabile che si altera
ze ho partecipato al concorso con l’intento di nel tempo, si modifica e che ogni anno, anche
provare a mutare i presupposti dall’interno, e solo facendo manutenzione, un po’ si riproget-
di presentare per la seconda fase più che un ta, si reinventa: una pianta alta 5 metri non è la
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stessa cosa di una pianta alta 25. Il parco non strategia, un piano, non ha fatto alcuna poli-
è una cosa che uno disegna un giorno, realiz- tica urbanistica complessiva che diversificas-
za il giorno dopo e può pensare di rivisitare tal se un’area dall’altra, per esempio rendendo
quale dopo 20 anni. edificabile tutta un’area per metterne a verde
Questo, che ho cercato di sintetizzare, mi sem- tutta un’altra; l’amministrazione non è stata
bra il problema centrale del Parco Forlanini. in grado nemmeno di fare un’azione di coor-
Un parco comincia ad essere tale quando: dinamento tra più operazioni e si è acconten-
1. c’è qualcuno che se ne cura, sul posto: un tata di trovare un equilibrio ponderale delle
centro parco diverse componenti all’interno della singola
2. quando la gente vi s’identifica; vigila, si sen- operazione, caso per caso.
te responsabile, vuol proteggere il parco da Tra le problematiche per esempio sollevate
possibili intrusioni ed usi distorti. da CityLife si è recentemente dato risalto al
problema dell’ombra gettata sul parco dai
Parchi della trasformazione grattacieli, della quale si lamentano i comi-
Il fattore dimensionale è un elemento fonda- tati. È vero che un parco può anche vivere
mentale da considerare. Per parchi di grandi bene con tanta ombra e che è possibile idea-
dimensioni il metodo della gradualità è im- re un parco per queste condizioni, con piante
prescindibile. adatte, ma mi sembra del tutto insufficiente e
Per piccoli parchi, invece, quali i parchi della riduttivo affrontare la questione in questi ter-
trasformazione, i parchi realizzati negli ambi- mini: la prima cosa da dire, mi sembra, è che
ti delle aree industriali dimesse, si può anche per un urbanista questo è un parco di risulta,
procedere diversamente. Spesso questi par- ovvero non si è pensato prima al parco per la
chi, per dirla con franchezza, sembrano avere città con il risultato di un verde residuale ad
la funzione di creare quel tanto di verde che un’operazione di dislocazione volumetrica.
consente di vendere bene il mattone che gli Questa osservazione vale un po’ per tanti
si è costruito attorno. In questi parchi solita- parchi della trasformazione: non sono parchi
mente quello che è sbagliato è che l’equili- in cui il paesaggista fin dall’inizio è stato in-
brio tra il residenziale, il terziario e il verde si cluso nell’equipe di progettazione, alla pari,
è dovuto trovare all’interno di ciascuna area, per impostare almeno su di un piano di pari
poiché l’amministrazione non si è data una dignità e attenzione, l’architettura del verde
per la città e l’architettura degli edifici nel suo di progettazione, di manutenzione e cura, ma
complesso. Spesso, almeno a giudicare dai ri- anche di ascolto dei cittadini, di canale di par-
sultati, prima è stato deciso il quadro volume- tecipazione, non episodico ma affidabile nel
trico e tutto il resto, e solo successivamente tempo. È un caso tale sintonia di metodo del-
è stato chiamato il paesaggista, io dico mali- le esperienze richiamate? Io non credo.
ziosamente, a “mettere un po’ di verdura” per Ma torniamo a ragionare sulla nostra cintu-
mitigare, per rendere accettabile un progetto ra interna. Abbiamo visto nord e ovest. A est
urbanistico che molto spesso non lo era. abbiamo tanti piccoli anelli della nostra cin-
tura, per ora separati tra loro, che si chiamano
Parchi di cintura urbana Parco Lambro, Rubattino, Forlanini, Idroscalo,
Nel sistema del verde milanese troviamo due Parco di Monluè, tutti anelli che possono es-
realtà di grande scala, strategicamente dispo- sere ricuciti assieme da un potente filo, che si
ste sulla futura possibile cintura verde urba- chiama Fiume Lambro.
na: il Parco Nord a settentrione, il Parco delle Io mi sto occupando di questo fiume nel trat-
Cave, Boscoincittà e Trenno nel nord ovest, to immediatamente a monte, quello del PLIS
parchi questi (i primi due creati e gestiti da (Parco Locale di Interesse Sovracomunale)
Italia Nostra) in qualche modo distinti tra loro, della Media Valle Lambro, (il quale a sua volta
ma destinati a diventare un unico polo verde, trova continuità verso nord nel parco regio-
interconnesso anche col verde urbano degli nale di Monza e della Valle del Lambro) e per-
ippodromi da un lato e col parco dei fontanili ciò vedo come una grande opportunità per
ed altre aree verdi esterne dall’altro, così da Milano, inquadrata finalmente questa volta
consolidare il grande polo ovest del sistema in una strategia territoriale di vasto respiro, di
dei parchi di cintura interna. fare del “sistema Lambro” il grande anello est
Non posso non tornare per un momento al della cintura verde interna, visto come pro-
problema del metodo, solo per osservare getto di ricucitura di tutte le aree verdi pree-
come le due esperienze positive richiamate sistenti, in un disegno forte di potenziamento
(parco Nord da un lato e Boscoincittà e Parco e di valorizzazione urbana del fiume.
Cave dall’altro) siano accomunate e dal me- E a Sud ? Quali sono, e quali possono essere
todo della gradualità e dalla forte presenza in gli anelli sud della nostra cintura verde?
loco di un soggetto con funzioni di direzione, Con ogni evidenza, ad oggi, il sud è ricco di
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verde agricolo ma privo di parchi idonei alla specifici che per la loro collocazione, anche in
fruibilità pubblica, quali dovrebbero invece assenza di valori naturalistici, aree che in tut-
essere quelli della nostra cintura. Per capire ta Europa con la politica delle green belts ci
cosa ci può attendere nel futuro, dobbiamo si premurava da tempo di tutelare. Con que-
dire qualcosa sul Parco Sud. sta legge dunque la politica delle green belts
per la prima volta faceva ufficialmente la sua
Parco Sud e Metrobosco comparsa anche nel nostro paese e con que-
Il parco Sud è un tema importantissimo, col sta legge nel milanese veniva preparata la
quale ho personalmente un conto aperto. Ho strada al Parco Sud (che infatti era nell’elenco
cominciato a pensarci e a lavorarci nel ’72, in dei parchi di cintura da istituire, allegato alla
sede PIM, quando di Parco Sud non s’era mai legge).
sentito né il nome né l’idea. Ed è appunto da È difficile spiegare la prospettiva del Parco
allora che l’idea ha cominciato a maturare. Sud Milano senza richiamare quello che era lo
Conservo gelosamente un numero di Urbani- straordinario paesaggio agricolo della bassa
stica Milano del ’74, in cui spiegavo con gran- milanese e lombarda, fino almeno alla secon-
de semplicità (con l’aiuto di una planimetria da guerra mondiale; al PIM rimanevo incan-
sintetica e di schizzi prospettici molto vivi ed tato davanti alle immagini in bianco e nero
efficaci), in modo già sufficientemente preci- di un primo fotopiano del ’36 e alla trama
so e articolato, cosa avrebbe potuto diventa- straordinariamente fitta della piantata e del-
re il sud Milano riorganizzato a parco. le orditure agricole di quel tempo. C’è tutta
Dopo che la Regione, con la l.r. 86/1983 aveva una letteratura, estremamente ricca, sul me-
istituito la sola categoria dei parchi naturali raviglioso equilibrio di quell’agricoltura, sulla
(per tutelare i “santuari della natura”), con Di sapienza nell’uso integrato delle risorse, nella
Fidio ho lavorato alla l.r. 41/1985 che, inte- turnazione delle culture, nella tutela della fer-
grando la precedente, introduceva la nuova tilità del suolo, nell’uso e nella regimazione
categoria dei parchi di cintura metropolitana, delle acque e poi le piantate, le siepi, le col-
per la tutela delle aree verdi strategiche per il ture di ripa, i boschi e i cedui; e poi lo splen-
riequilibrio ecologico delle aree metropolita- dore dell’architettura rurale della bassa, delle
ne, in particolare delle aree agricole periurba- grandi cascine ma anche dei castelli, dei mo-
ne, aree preziose quindi sia per i loro caratteri nasteri, delle abbazie, delle pievi, dei mulini.
Quel sud, il nostro sud creato dai cistercensi e invece di quelle bianche, tante idee da far
dagli umiliati secoli addietro, ora non c’è qua- maturare e da sviluppare, guardandosi anche
si più. Esistono ancora vaste aree agricole, di- attorno, ad esempio a quello che stanno spe-
ventate enormi spianate, diventate, qualcuno rimentando nel “triangle vert”, a sud di Parigi.
dice, il “deserto agricolo”, l’agricoltura intensi- E poi un po’ di nuovi boschi, anche con le sov-
va della chimica e delle multinazionali; aree e venzioni regionali, e po’ più di produzione di
paesaggi tagliati dalla trama infrastrutturale valori ambientali, puntando sulle sovvenzioni
onnipresente, aree minacciate ogni giorno comunitarie (e quindi, in questa direzione, va
di più dal cemento e dai ritmi forsennati del bene anche il Metrobosco, purchè non sia es-
consumo di suolo in atto. senzialmente lo strumento di compensazio-
Si può ancora fare un parco, in queste condi- ne inventato per spianare la strada a iniziative
zioni? Capovolgiamo il discorso. È necessario, radicalmente in contraddizione con questa
è indispensabile fare il Parco, in queste condi- logica). Una nuova agricoltura non contro
zioni. Fare il Parco sud vuol dire in primo luo- la città, o estranea alla città, ma per la città,
go arrestare il forsennato consumo di suolo. al servizio della città, deve necessariamente
Dire basta alla sottrazione di aree agricole a voler dire anche nuovo paesaggio, con più
scopo edificatorio. La città deve ristrutturarsi verde, più boschi, più ambiente, ritorno alla
su se stessa, senza più espandersi. valorizzazione delle acque, un po’ di aree per
Fare il Parco Sud vuol dire cercare, inventare la fruizione e per il tempo libero, in prossimità
un nuovo equilibrio, sperimentando in vivo delle cascine, dei punti di vendita dei prodot-
una nuova strategia territoriale, che voglia ti agricoli, ma anche dei mulini, dei castelli,
dire anche una nuova agricoltura, un nuovo delle abbazie, dei corsi d’acqua, dei punti di
rapporto con la città, un nuovo paesaggio, maggiore interesse paesaggistico.
che la gente possa riconoscere come paesag- Ma fare il Parco sud significa anche dar vita
gio del parco e in cui si possa identificare. ad una trama di percorsi verdi, alberati e om-
Una nuova agricoltura per la città, prodotti breggiati, ciclabili e pedonali (ma in qualche
freschi, filiera corta, vendita diretta, più biolo- punto bisognerebbe pensare anche a percor-
gico, un po’ di agriturismo (e quindi recupero si equestri) idonei a garantire una vera e sicu-
degli edifici storici rurali), un po’ di educa- ra fruibilità dell’intero parco.
zione ambientale, un po’ di settimane verdi Infine (e qui finalmente il cerchio si chiude,
97
tornando a saldarsi col discorso della cintura strumento metodologico, che si chiama Par-
verde interna là dove l’avevamo interrotto) co Agricolo Sud Milano?
fare il Parco Sud significa anche progettare,
dimensionare ed organizzare le “teste di pon-
te urbane” del Parco, piccoli parchi pubblici,
aree di libera fruizione più vaste ed estese di
quelle disseminate all’interno del parco agri-
colo, destinate ad essere in sé luogo per lo
svago e il tempo libero dei cittadini, e quin-
di come tali facenti parte della cintura verde,
ma anche punti di partenza e di raccolta dei
percorsi verdi ciclopedonali di penetrazione
al Parco agricolo, ai navigli, all’Adda, al Ticino,
al sistema verde regionale.
Questi poli verdi urbani potrebbero in real-
tà occupare una frazione del Parco Sud assai
modesta, che tuttavia potrebbe diventare
molto significativa, perché darebbe modo
alla gente di identificarsi, di riconoscere come
propria una porzione del Parco, di percepire
l’esistenza del parco, cosa assai difficile con
un’eccessiva dispersione della fruizione.
Con l’Expo 2015 alle porte, tutta centrata sui
temi della nutrizione e dell’energia, cosa ci
può essere di più affascinante, e di meno effi-
mero e più duraturo, meno superficiale e più
strutturale, che questo della propria grande
storica straordinaria area agricola sud, per af- Milano: lavori in corso presso la Stazione
frontare la quale è già pronto (confessiamo- di P.ta Garibaldi prima del compimento
lo, quasi pronto) un altrettanto straordinario dell’intervento di P.ta Nuova
99
08 I
l patchwork (tradotto indica “lavoro con
le pezze”) è un manufatto che consiste
nell’unione, tramite cucitura, di diverse
parti di tessuto.
luglio_agosto 2008 Potrebbe essere questa una delle immagini
Pieni e vuoti, rossi e verdi capaci di spiegare cosa è il Parco Nord Milano
e quale sia stato il processo attuatosi in questi
anni. Due parole infatti caratterizzano la defi-
Riccardo Gini nizione: cucitura e tessuto.
Direttore Parco Nord Il Parco dal 1983, anno in cui sono stati pian-
tati i primi alberi, ha cominciato una lenta, ma
inesorabile opera di creazione di frammenti
di parco, ognuno con una propria coerenza
interna, ma in un’ottica di collegamento, di
cucitura tra loro e di questi con la grande città
metropolitana. Il tessuto urbano ricucito con il
filo dei boschi e dei filari, delle acque e delle at-
trezzature leggere, delle piste ciclabili e pedo-
nali, dei ponti e delle passerelle, della qualità
della manutenzione e della vita.
Non so come lo immaginassero e quali ambi-
zioni nutrissero i lungimiranti esperti del PIM
(Piano Intercomunale Milanese) quando negli
anni ’60, studiando l’assetto urbanistico della
“grande Milano” evidenziarono quanto fosse
fondato il rischio della compromissione ge-
neralizzata del territorio, quanto l’edificabilità
Costruire la qualità residenziale e industriale fossero follemente
sovradimensionate ed avulse da qualsiasi logi-
della vita ca di organizzazione territoriale e quanto, per
rimediare a questa situazione, fosse necessario Parco fino al 2000, capace di grande efficacia
pianificare l’esistenza di un’area verde di oltre alla scala territoriale, quando lo si vede sulla
600 ettari. carta o dall’aereo, e di piacevolezza e serenità
Oggi, alle soglie del primo decennio del due- quando ci si è immersi.
mila, vinte tutte le battaglie a difesa di quel Un’altra componente vincente, strettamente
territorio, possiamo osservare quale fonda- legata alla precedente, è la metodologia adot-
mentale importanza abbia assunto il Parco tata per l’attuazione; una sorta di progetto-
nello sviluppo e nella qualità della vita di que- processo (dallo stesso Borella definita “wor-
sta parte di città metropolitana e quanto, in king-progress) capace di portare, attraverso
oltre due decenni di lavoro, il parco sia riuscito il continuo dialogo tra progetto attuativo del
a conquistarsi credibilità e fiducia diventando, frammento di parco e il contesto urbanistico
se non l’elemento ordinatore dello sviluppo dell’intorno, una complementarietà tra in-
urbanistico, sicuramente un caposaldo territo- terno ed esterno parco arrivando, a volte, ad
riale di questa zona. Questo processo credo sia esportare fuori dai confini territoriali l’ordine,
dovuto a diversi fattori. la geometria e la qualità del paesaggio, i fon-
Prima fra tutti metterei la scelta di acquisizione damenti della progettazione Parco Nord. Que-
delle aree. Agire su aree di proprietà ha per- sta stessa metodologia consente ancora oggi
messo l’attuarsi di un disegno forte, riconosci- una continua rivisitazione delle scelte proget-
bile, il suo realizzarsi in tempi certi con caden- tuali alla luce della mutazione delle condizioni
ze che, assecondando i ritmi naturali hanno al contorno, di nuove esigenze di fruizione e,
reso prima possibile, poi credibile ed infine come sempre, della sostenibilità gestionale.
ineludibile la trasformazione di una periferia, Il varo di una nuova passerella che apre un
così emblematica da essere scelta da Antonio- accesso in sicurezza al parco (si pensi a quella
ni come ambientazione per il film “La Notte”, posata su via E. Fermi che ha collegato il Par-
in un nuovo centro, in una “piazza metropoli- co con l’abitato di Affori, o a quella che sarà
tana” frequentata da oltre 2 milioni di fruitori posata in questi giorni sull’autostrada Torino-
all’anno. Venezia che aprirà, finalmente, agli abitanti
Altro fattore determinante è la qualità del pro- di Cusano Milanino) o la costruzione di una
getto e del paesaggio creato dall’architetto nuova strada interquartiere, aprono dinami-
Francesco Borella, progettista e direttore del che sociali e territoriali che vanno governate
101
con diversi strumenti (scelte gestionali, rego- rella nelle opere da realizzarsi, a cura e spese
lamenti, animazioni, comunicazioni ecc..), ma dell’operatore, contestualmente alla costru-
che, tuttavia, richiedono di appoggiarsi ad un zione della grande struttura di vendita nelle
disegno progettuale bello ed efficace. immediate vicinanze del Parco.
Un altro fattore che rende il Parco Nord uno In questa prima parte abbiamo esplorato
snodo fondamentale è più intrinseco alla sua qual è il ruolo del parco sotto il profilo urba-
stessa natura di parco. Infatti la rete di oltre nistico-territoriale, mi sembra però impor-
30 km di piste ciclabili che innervano il suo tante anche approfondire almeno altri due
territorio è stata progettata per lo svago, ma temi che caratterizzano questa grande area a
anche per costituire una direttrice di mobilità verde: il patrimonio naturale e la ricchezza di
dolce che non può non trovare sbocco fuo- biodiversità; le attrezzature e i servizi erogati.
ri dei confini. Così, pur con intensità diverse, La vegetazione è l’elemento che ha maggior-
tutti i comuni soci (Milano. Cinisello, Sesto mente contribuito alla definizione della tra-
San Giovanni, Bresso, Cormano e Cusano ma del parco e che ne costituisce il principale
Milanino, oltre alla Provincia di Milano) sono contenuto. Procedendo per lotti dal 1983,
impegnati nel costruire una maglia locale di oggi, con la conclusione del 25° lotto, sono
piste ciclabili che, attraverso il Parco, prende stati messi a dimora oltre 250.000 alberi a co-
il carattere sovracomunale e diventa elemen- stituire quasi 850.000 mq di bosco.
to di competizione anche per gli spostamenti I boschi, seppure artificiali e sempre bisogno-
casa-lavoro. In questo senso, opera simbolo si di cure colturali, hanno acquisito con il tem-
di questa potenzialità è la passerella sopra po una propria naturale vitalità e presentano
le vie Ornato-Regno Italico, che, assicurerà il un crescente livello di biodiversità.
collegamento tra i comuni del Nord Milano La farnia, il cerro, l’olmo campestre, il pioppo
(Cusano, Cinisello, Bresso, Cormano ecc..) e bianco, il pioppo nero e l’acero campestre, il
i quartieri milanesi di Affori e Niguarda sen- ciliegio selvatico, ma anche specie esotiche
za alcuna interferenza con il traffico veicola- come la quercia rossa, l’ontano napoletano,
re; una direttissima ciclabile davvero oggi in il frassino maggiore, l’acero riccio sono ormai
grado di battere sul tempo qualunque auto- cresciuti, intrecciandosi in nuove relazioni
mobile. Dopo anni di gestazione, è in firma l’un l’altro, trasformandosi da giovani pian-
la convenzione che individua questa passe- tine coltivate in fila in vero e proprio bosco
dinamico, competitivo, complesso. Nel sot- come il gheppio o lo sparviero, sia notturni,
tobosco tra gli inserimenti di arbusti selva- come, per esempio, il gufo comune, l’allocco
tici sono stati favoriti e proliferano il pado, e la civetta.
il prugnolo, il biancospino, lo spincervino, il Anche per quanto riguarda l’erpetofauna,:
nocciòlo e la frangola, piante sempre più rare grazie alla varietà di anfibi e rettili presenti
negli ambienti di pianura ma essenziali per i sul territorio, nel 2002 il Parco è stato ricono-
piccoli animali, per gli uccelli di passo e per sciuto come “Area di rilevanza erpetologica
l’uomo che non vuole perdere il gusto di an- nazionale”.
nusare i profumi della natura. Questo patrimonio può convivere e prolife-
Questa presenza massiccia di vegetazione ha rare coniugandosi con gli oltre due milioni
creato condizioni favorevoli all’insediamento di fruitori anno grazie alla progettazione che
e allo sviluppo di tanti piccoli inquilini. Oggi ha abbinato sapientemente i boschi a grandi
il Parco Nord Milano vede la presenza, stabile praterie in cui possono trovare sfogo le esi-
o stagionale, di numerosi mammiferi, uccel- genze di libertà dei cittadini e ad un’offerta di
li, anfibi e rettili. Grandi abitatori delle zone attrezzature e servizi in grado di far apprezzare
cespugliose sono i conigli selvatici, inseriti la quiete della natura senza mai far prevalere
abusivamente a scopo venatorio molti anni le esigenze delle singole categorie di fruitori.
fa e progressivamente aumentati di numero Una passeggiata per il Parco è sufficiente per
fino a divenire un po’ i padroni del Parco. Si notare che, accanto all’aspetto più spiccata-
devono inoltre segnalare alcuni casi di ritro- mente naturalistico, l’obiettivo imprescindibile
vamento di tracce della volpe e della donno- del Parco Nord Milano è stato quello di creare
la, le cui presenze non occasionali contribui- spazi fruibili e godibili da cittadini, per soddi-
rebbero non poco a tenere sotto controllo la sfare i gusti e le aspettative del maggior nume-
colonia di conigli, altrimenti priva di predato- ro di utenti. Il Parco si connota sempre più qua-
ri naturali. Anche l’avifauna è ben rappresen- le luogo di aggregazione sociale in cui attività,
tata nel Parco. Possiamo vedere specie come servizi e attrezzature non solo sono compatibi-
il picchio rosso maggiore e il picchio verde, il li con l’ambiente naturale ricreato, ma mirano
pettirosso, il lucherino, il codirosso, il merlo, ad aumentare la relazione parco-frequentatori
l’averla piccola e molti altri ancora. Abbiamo e, al contempo, a sensibilizzazione tutte le
anche la rappresentanza di rapaci, sia diurni, categorie di utenti al rispetto degli equilibri
103
ambientali. Vi è, in altre parole, una “strategia sistici trasformandolo in un’attrezzatura spor-
dell’educazione diffusa”, quale strumento di tiva.
comunicazione con i cittadini, per facilitare la Per l’abbinamento di un manufatto tecnologi-
partecipazione degli utenti alla vita del Parco. co con un utilizzo ludico-sportivo necessitava
La gestione com-partecipata di attrezzature, la l’apertura controllata dell’impianto per garan-
progettazione di attività ricreative e l’erogazio- tire le condizioni di sicurezza. Fin dall’apertura
ne di servizi educativi diventano quindi le tre avvenuta nel 2004 è stato presto chiaro che
direttive di guida dell’azione del Parco da un nessuna società o associazione sportiva era in
punto di vista sociale. grado di garantire la fruibilità anche agli ama-
Una delle maggiori forme di partecipazione tori non iscritti. Così in un primo tempo il Par-
è l’esperienza oramai consolidata degli orti co, pur con una certa difficoltà, si è fatto carico
urbani. Gli attuali 341 orti, dislocati in nove della custodia e gestione dell’impianto poi, dal
zone del Parco e affidati a 620 anziani, hanno 2005 un gruppo di volontari, appositamente
permesso che si creasse una relazione forte tra costituitosi, è subentrato dedicandosi all’a-
Parco e conduttori. pertura controllata dell’impianto, svolgendo
I momenti di maggiore dialogo tra Parco e orti- quell’opera di sorveglianza nel rispetto di re-
sti sono le riunioni annuali e la Festa degli Orti, gole condivise, di selezione agli ingressi degli
tradizionale momento primaverile dedicato a utenti (solo bici con diametro superiore ai 14”,
far conoscere ed apprezzare i nove raggrup- solo ciclisti con il casco, e così via), di attivazio-
pamenti di orti urbani. L’obiettivo della Festa ne delle procedure di emergenza in caso di in-
è, infatti, quello di sensibilizzare i cittadini sul cidente, di apertura e di chiusura dei cancelli e,
lavoro notevole realizzato in questi giardini da ultimo ma non meno importante, di sensi-
fioriti che abbelliscono e migliorano qualitati- bilizzazione all’uso della bicicletta e di promo-
vamente il Parco. Il Velodromo rappresenta un zione sportiva.
ulteriore elemento della strategia di valorizza- L’esempio della gestione del Velodromo ha
zione del Parco, combinando aspetti idraulici, mostrato come il Parco può riuscire a canaliz-
naturali, paesaggistici e di fruizione sociale; zare una buona parte di energie e di volonta-
Concepito come vasca volano per consentire riato, facendo fronte alle difficoltà logistiche e
il contenimento delle piene del fiume Seveso organizzative incontrate agli inizi.
è stato valorizzato in termini funzionali e pae- Chiunque frequenti il Parco Nord Milano sa
che i campi da bocce sono uno dei luoghi più programmi didattici gratuiti alle scuole mater-
assiduamente frequentati: si tratta di 14 campi ne, elementari e medie inferiori, che compren-
suddivisi in 7 siti affollati da circa 50-100 per- dono due uscite da realizzarsi durante l’anno
sone al giorno, con interminabili attese, dispu- scolastico, completate da lavori da svolgere in
te, contese, gare, mini-tornei. Di tanti luoghi, i classe. Gli alunni scoprono il contatto diretto
campi da bocce rappresentano forse quello in con la natura e vengono a conoscere sul cam-
cui è più evidente la connotazione sociale del po nozioni circa la biodiversità, il rilevamento
parco: anziani e meno anziani si ritrovano, si ambientale, o abilità pratiche di giardinaggio
avvicendano al gioco, si siedono e giocano alle e selvicoltura.
carte nei tavolini contigui, “fanno comunità” in Infine non possiamo non ricordare il ruolo
mezzo al parco. fondamentale nel Parco svolto dal Servizio
I campi da bocce, proprio come gli orti, rispon- Volontario di Vigilanza Ecologica. Le Guardie
dono ad una precisa strategia di progettazio- Ecologiche Volontarie (GEV) offrono la loro
ne, volta a realizzare attrezzature “di scala ur- opera gratuitamente (oltre 25000 ore di ser-
bana” in quelle frange di parco al confine con vizio all’anno) all’interno del parco, al fine di
la città, dove la presenza costante e continua- tutelare l’ambiente incarnando le norme con-
tiva di un’utenza che ha a disposizione molto tenute nel regolamento, spiegando quotidia-
tempo libero, come quella della terza età, im- namente e instancabilmente che il parco è un
pedisce il dilagare di fenomeni di degrado tipi- bene comune che appartiene a tutti e che va
ci delle periferie urbane e favorisce processi di difeso e protetto. Le GEV operano sul territorio
socializzazione. del Parco tutti i giorni, feriali e festivi, a partire
In definitiva il Parco Nord Milano è riuscito, nel dalle 9 del mattino, con turni anche notturni.
tempo, ad attrarre utenze affezionate e positi- Presenti ad ogni iniziativa organizzata dal Par-
ve, e tra queste, indubbiamente, i frequentato- co le GEV, in virtù della costanze presenza sul
ri dei campi da bocce rappresentano l’agglo- territorio svolgono una funzione fondamen-
merato più vistoso. tale nel mettere in comunicazione l’utenza
Un altro importante canale di sensibilizzazio- con la parte istituzionale del Parco.
ne, educazione e invito alla partecipazione alla Concludendo questa riflessione sul Parco mi
vita del Parco Nord Milano è quello dell’edu- sembra opportuno uno sguardo al futuro.
cazione ambientale che propone ogni anno Oggi a 25 anni dalla prima piantumazione
105
possiamo pronunciare con ragionevole cer- (un PLIS di nuova istituzione tre Cormano e
tezza la parola completamento. I 600 ettari di Novate) potrebbero aprire nuove necessità di
verde (divenuti nel frattempo quasi 630 con superamento di altre barriere stradali.
la modifica dei confini attualmente in corso) Vorrei concludere riportando uno stralcio
immaginati negli anni ‘60 stanno per divenire dell’introduzione al libro fotografico di pros-
realtà. sima uscita che, con un diverso registro narra-
È vero che alcuni nodi non sono ancora de- tivo, riporta riflessioni e sensazioni da cui mi
finiti e che, ad esempio, per l’aeroporto si sembra non si possa prescindere.
aspetta la conclusione dello studio che ne “…Il parco offre un’alternativa al vivere la cit-
valuterà la possibilità di ricollocazione, ma in tà, ne ridà fiato, ne apporta la linfa vitale: rap-
ogni caso, anche per questa infrastruttura si presenta lo spazio urbano più “diverso” dalla
è aperta la possibilità di recuperare immedia- città stessa, perché non antropocentrico, ma
tamente alcune aree inutilizzate così da resti- al tempo stesso “complementare”, innervato
tuire ai cittadini almeno 13 ettari di territorio nel tessuto urbanistico della città. Nel parco
con una pista ciclabile che lo circondi. Le altre l’uomo è visibilmente solo una parte di un
zone ancora da trasformare a parco verso l’a- sistema più grande che lo racchiude, princi-
bitato di Bruzzano, interessato da diversi pia- palmente costituito da componenti di non-
ni di recupero, saranno oggetto di prossima uomo.”
acquisizione e andranno a essere trasformate
in aree parco in cui l’acqua sarà grande prota-
gonista, sia con il ripristino della rete dei ca-
nali agricoli sia, soprattutto, con la creazione
di grandi superfici d’acqua per incrementare
ulteriormente la biodiversità legata all’am-
biente acquatico.
La già ricordata passerella sulla via Ornato
concluderà le opere di scavalco previste per
collegare i diversi settori del parco, anche se
le prospettive di collegamento con il Parco
delle Groane attraverso il Parco della Balossa Milano: traffico serale presso il cavalcavia Bussa
107
11 M
ilano nel dopoguerra: una città che,
in mezzo ai detriti, poteva pensare
di rinascere solo formandone altri,
bonificando strade e siti ingombri
marzo_aprile 2009 di macerie. Una città coraggiosa, che aveva la
Your land, renew, your life forza di ambire al meglio pur partendo da una
situazione grave, e che metteva in campo un
gran desiderio rispetto alla ricostruzione con
Cecilia Bolognesi idee vivaci spesso proposte da spiriti brillanti.
Piero Bottoni, per esempio, da un cumulo di
un milione di tonnellate di macerie e detriti
forma il Monte Stella, e con un gesto unico fa
nascere dalla fatiscenza uno dei landmark più
vivaci della città.
Anche oggi abbiamo le nostre montagnette,
ben diverse da quella di Bottoni, sia chiaro, for-
mate da terreni spesso ben più puliti.
È la piccola montagna del parco al Portello di
Charles Jenks; ma sono anche altre, imperdo-
nabili montagnette formatesi abusivamente
qua e là, disseminate sotto viadotti delle tan-
genziali o nei pressi di qualche cantiere, in col-
locazioni provvisorie, in attesa di più definitive.
Sono le terre e rocce da scavo provenienti dai
cantieri che non hanno ancora trovato possibi-
lità di riutilizzo, rimaste imbrigliate in qualche
complicazione burocratica, a dimostrazione
che dei problemi relativamente al reimpiego
di questi materiali non contaminati c’è; o al-
Renew your land meno c’era fino all’emanazione sulla G.U. n 22
del 28/01/2009 della Direttiva Europea, che giudizio sullo stato dell’inquinamento e sulle
consente il libero riutilizzo di terre e rocce da procedure di bonifica.
scavo non contaminate nel luogo in cui sono Ciò che è considerato a termini di legge grave
state prodotte. danno ambientale a Milano magari è più tolle-
Considerare i materiali inerti di risulta come rato a Buenos Aires o a Shangai. Anche solo a
risorse è uno dei passi decisivi che le imprese livello europeo vi è una frammentazione delle
potranno compiere ottemperando ad un mi- informazioni sulle tecnologie di bonifica ap-
glior utilizzo delle medesime ed in sostanza ad plicate con successo e nessuna condivisione
un minor consumo del territorio. dei risultati raccolti. Se le industrie che furo-
Bottoni era dotato di una forza inspiegabile no maggiormente responsabili della conta-
che spesso orienta le menti brillanti al rinnova- minazione dei suoli sono rappresentate dalle
mento; mai come in momenti quale l’attuale metallurgiche, dai poli chimici, dalle centrali
ne sentiamo il bisogno. Oggi è vero che non termoelettriche e dalle raffinerie, oggi il nostro
abbiamo macerie, non abbiamo crolli. Abbia- patrimonio abbonda di stazioni di servizio, la-
mo terre e rocce da scavo da - sistemare-. vanderie a secco, attività di cromatura o altre
Ma abbiamo anche situazioni complesse di in- attività minute più o meno insalubri, con il ri-
tere porzioni di terreno compromesso. L’idea sultato di una forte complessità e frantumazio-
vincente di fronte ai terreni resi liberi dalle di- ne delle informazioni sulle tecnologie di boni-
smissioni delle grandi fabbriche, o di fronte a fica applicate totale.
terreni inquinati, è una sola: considerare la crisi In Italia i siti contaminati di interesse nazionale
un’opportunità per avviare nuovi modelli di occupano uno spazio pari a quello di 600.000
sviluppo in grado di valorizzare la città, i pro- campi da calcio, per alcuni dei quali il livello
cessi di innovazione, la sostenibilità ambienta- di contaminazione è tale che non sono ipotiz-
le e sociale. zabili meno di 25 anni per un recupero totale.
Sappiamo che l’inquinamento dei suoli è frut- Alcuni di questi, spesso inglobati nel territorio
to di una produzione di beni e servizi che ha urbano, soprattutto al nord dove lo sviluppo
origine nella prima metà del 900, che ci ha industriale è stato più marcato, hanno poten-
dato moltissimo ma purtroppo è andata ad in- zialità di ritorno economico maggiori di altre.
ficiare pesantemente l’ambiente. Esistono an- Dunque, mentre il mercato edilizio sembra più
cora enormi diversità alla scala planetaria nel pigro del solito,occorrerebbe pensare bene
109
a procedimenti virtuosi, che permettano co-
struendo, di trasformare il peggio nel meglio.
Se il suolo italiano presenta un pesante stato
di contaminazione per passati usi, confusione
normativa, mancanza di direttive tecniche che
hanno favorito lo smaltimento illegale come
denunciato dai rapporti Ecomafia di Legam-
biente, è tempo di invertire la rotta secondo
un processo di rinnovamento del pensiero ge-
nerale.
La bonifica e trasformazione di grandi aree
significa sempre conferire loro un destino mi-
gliore, riconsegnarle a nuove attività di uso
pubblico come parchi, spazi verdi, percorsi
ciclopedonali, strade, parcheggi,servizi ed abi-
tazioni per tutti.
Tutti questi interventi generano importanti
ricadute dal punto di vista sociale ed econo-
mico, possono creare nuovi posti di lavoro e
mobilitare investimenti pubblici e privati. Vale
la pena iniziare a vedere queste criticità come
opportunità e riconoscere con chiarezza, a chi
le promuove, il sostegno adeguato.

Milano: traffico nelle vie del centro


111
12 Q
uando Filarete fu invitato dai Medici
nel ducato di Milano nel tentativo
di contaminare la cultura locale con
quella toscana, ebbe modo di dedi-
maggio_giugno 2009 carsi all’elaborazione di un trattato di architet-
MyLand, MiLano tura relativo ai modi ed alle misure del costru-
ire. Principalmente l’argomento riguardava lo
studio della città di Sforzinda, pianificata rigi-
Cecilia Bolognesi damente secondo un impianto stellare ad otto
punte nel quale porte e strade radiocentriche
conducevano alla piazza centrale porticata; in
essa trovavano posto gli edifici civili più impor-
tanti. Ma le uniche ricadute che questo proget-
to ebbe su Milano furono in realtà legate alle
vicende dell’Ospedale Maggiore, progettato
dal Filarete stesso, o alla “leggenda” della torre
del castello. Siamo nel pieno del rinascimento
e da allora Milano ha spostato le sue intenzioni
ed il suo disegno in diverse direzioni nel tenta-
tivo di restituire una propria immagine di con-
temporaneità: via via attraverso la città dell’ot-
tocento, quella delle infrastrutture, e dei primi
piani imponenti come il piano Beruto, mediati
dalla città del novecento arriviamo fino ai gior-
ni nostri. Nel novecento principalmente sta-
zioni, mercati, ospedali, luoghi di produzione
della cultura, riescono a restituire un’idea di
città estremamente condivisa e chiara.
Le università diventano dei luoghi fondativi
My Land per la città costruita, nuovi poli di riferimento
per la crescita dei tessuti attigui; nella società devono condurre attraverso le pagine di que-
sono i motori capaci di drenare capitali dall’in- sto Dedalo. Il primo: da una parte mai come
dustria da reinvestire nella ricerca. Ma la storia in questo momento la presenza delle imprese
urbana di Milano ci aiuta solo parzialmente a diffuse sul territorio e della loro capacità di fare
capire il punto in cui ci troviamo e soprattutto leva con la forza dei fenomeni che veicolano
dove possiamo andare. Dal punto di vista del- può dare degli spunti. Le imprese sono pronte
la struttura della città, in termini formali così ad affiancarsi ad un mondo reale in cui il va-
come sociali, siamo ad un anno zero, un nuovo lore economico dell’immagine e perciò della
punto di partenza sul quale reimpostare tutto. costruzione è ormai indiscusso. Il secondo: la
La situazione ci presenta un PGT in arrivo, una gestione dei processi di costruzione della città
struttura urbana ancora parzialmente riferita non può essere affrontata caso per caso e su
ai sistemi rappresentativi costruiti nel secolo questo bisogna discutere insieme, tutti.
scorso. Poi ci sono le occasioni; quelle costru- Se shopping malls ed ipermusei si stanno pro-
ite, la grande fiera di Rho, e quelle auspicate ponendo nella realtà come nuovi spazi pub-
come l’Expo o le prossime dismissioni degli blici e le enclave private residenziali si stanno
scali ferroviari. Appare chiaro come la struttura moltiplicando, questo non può essere un mo-
della città nel suo stato di fatto, se parliamo di dello “subìto”.
servizi in senso largo del termine, sia rappre- L’affiancamento tra la cultura del fare propria
sentata da una tipologia sufficientemente ibri- delle imprese diffusa da sempre nella società
da: accanto a sistemi rappresentativi consoli- milanese e la generazione dei processi può
dati e magari da migliorare (università, sanità, dare origine ancora una volta a dei veri percorsi
ed anche la struttura del commercio) edifici virtuosi. Chi non è stufo di chiuse elaborazioni
singoli in via di realizzazione (il museo di Pra- architettoniche autoreferenziali che ignorano
da ad esempio, ma anche Milanofiori Nord ed i luoghi se non nel senso di uno strumento di
alcuni prossimi centri di ricerca). I sistemi validi autopropaganda? In tutti noi deve crescere un
per la complessità di relazioni che intessono senso di coesione ed appartenenza a questo
tra loro ed in tutta la città, gli edifici come og- territorio, un sentimento che ci faccia ambire
getti fortemente simbolici validi per le relazio- alla sua trasformazione come qualcosa di pro-
ni che instaurano con il loro intorno. Un discor- prio, che ci faccia pensare a questa terra come
so estremamente complesso. Due soli rimandi la nostra terra.
113
12 F
iducia e sfiducia, ottimismo e pessimi-
smo, parole e fatti: c’è sempre un diver-
so modo per leggere e analizzare l’oggi,
per interpretare il futuro. Le note criti-
maggio_giugno 2009 che sono: crisi di sistema, crisi della domanda,
MyLand, MiLano credit crunch, crisi dei mutui, procedure auto-
rizzative laboriose e lunghe, previsione di una
drastica riduzione della produzione e dell’oc-
Claudio De Albertis cupazione.
Presidente Assimpredil Ance I fatti, le opportunità per Milano e il nostro
territorio sono: il PGT al via, le eccellenze pre-
senti come il mondo della ricerca e delle uni-
versità, il potenziale legato alla cultura con
sedi di musei e Triennale che si sdoppiano e
moltiplicano, un sistema della sanità unico in
Italia, la presenza di attività produttive, ter-
ziarie, commerciali connesse e dinamiche, la
grande scommessa dell’EXPO. Che cosa riesce
difficile a questa città? Parafrasando una frase
di Voltaire potremmo dire: vedere quello che è
sotto il suo naso. Perché, dunque, viviamo una
diffusa e crescente paura del domani? Se non
è difficile riconoscere le forze in campo, capir-
ne a pieno il valore ed il potenziale inespresso,
avere in pratica una visione, è difficilissimo co-
struire una strategia che permetta di sommare
le energie, a beneficio di tutti. Eppure i sistemi
in gioco con tutte le loro opportunità e le ar-
chitetture raccontate in questo numero sono
Le parole, i fatti embrioni di un’occasione imponente. Da qui si
può ripartire a definire una strategia di crescita le famiglie pure, ma la quantità di credito non
per questa città, basata soprattutto sul ricono- aumenta.
scimento di un suo carattere imprescindibi- Sappiamo che a noi tocca il compito di rinno-
le. Guardiamo, quindi, con ammirazione alle vare radicalmente la logica del prodotto e del
grandi capitali europee e tentiamo emulazioni sistema delle costruzioni, ma lo stesso vale per
più o meno pertinenti, rischiando di perdere chi progetta o amministra la città. Abbiamo l’a-
di vista chi siamo e cosa potremmo diventare bitudine in questa città di legarci alla speranza
agendo sui nostri punti di forza. È già stato ri- di occasioni straordinarie, quasi queste ultime
cordato da altri, che agli inizi di questo secolo dovessero risolvere situazioni e problemi en-
Milano è stata la culla del Futurismo, un movi- demici. Non serve aspettare l’Expo quale even-
mento artistico, quasi un imprinting culturale, to risolutivo per metterci in gioco. È vero che
che ha rivoluzionato tutti i settori della società arriveranno risorse e infrastrutture che ci per-
improntandoli al cambiamento veloce, alla vo- metteranno di raggiungere gli standard euro-
lontà di azione. E non è un caso che sia nato a pei; la struttura ferroviaria cambierà, avremo le
Milano. È vero che all’epoca non c’era una sva- linee 4 e 5 del metro e tutta la rete globalmen-
lutazione della cultura del fare, quella che oggi te trasporterà più di 500 milioni di passeggeri
chiamiamo economia reale e che era allora un l’anno. Ma l’opportunità di rilancio è già in es-
valore indiscutibile e riconosciuto da tutti. Una sere nella nostra città: sono 65 i Piani Integra-
svalutazione che al contrario abbiamo pesan- ti di Intervento in corso e molti altri in via di
temente subito e che ha dimostrato quanto ef- approvazione; 10.859.089 mq le superfici oc-
fimera potesse essere un’economia slegata dal cupate dalle zone B2 che pervadono il tessuto
fare. La nostra città, la mia città, vive conflitti storico e che qualora trasformate genereranno
che dimostrano tutta la paura e tutte le ten- un impatto enorme, al pari di quello dell’Expo;
sioni del suo spirito attivo e creativo. 700mila molti gli spazi pubblici da riqualificare; nume-
persone fanno i pendolari quotidianamente rosi i parchi da organizzare. Milano ha bisogno
dall’hinterland a Milano e la città non riesce di guardare con ottimismo al futuro, ha biso-
a fermarli, ci si interroga sulla dimensione fu- gno di sperimentare forme di governance che
tura della popolazione mentre mancano oggi portino a sistema le eccellenze.
abitazioni adeguate alle loro esigenze. Le im- Penso, ad esempio, ad una governance che as-
prese scommettono sui progetti di sviluppo, suma la struttura universitaria, i suoi edifici, i
115
suoi atenei come momento di rilancio e riqua-
lificazione generale della città, che veda nel
modello di alcuni campus e nelle architetture
che lo definiscono un esempio virtuoso da ri-
proporre. La città deve assumere l’educazione
dei suoi giovani come un compito primario,
perché dalla capacità di riconoscere e attrarre
i talenti dipende il futuro. Per questo bisogna
trasformare o sostituire demolendole le brut-
ture, anche quelle che rendono a volte depri-
menti i luoghi di studio e ricerca. Ma questa è
solo una delle occasioni che facciamo fatica a
cogliere. Cammino nella nostra città, tra gru e
scavi e penso alla fatica di uomini impegnati
nello sforzo di costruire. Tante gru, tante im-
prese, tante persone, tante famiglie, tanti sfor-
zi congiunti; gli imprenditori, le banche ed alla
fine questa città che cresce nonostante tutte
le avversità. I veri eroi sono quelli che colgono
e coltivano l’attitudine al meglio ogni giorno,
con fiducia ciascuno nel lavoro altrui e proprio.

Milano: lavori in corso presso il nuovo parcheggio


interrato nei pressi di Piazza Scala
117
12 I
ruoli urbani e il rango della città
Le città si specificano, e quindi si fanno ri-
conoscere, per il ruolo che giocano nelle
realtà di cui fanno parte: un intorno terri-
maggio_giugno 2009 toriale, una regione geografica, una nazione,
MyLand, MiLano un continente. Il ruolo influisce sul rango: un
ruolo non comune e pervadente -capitale del-
la moda e dello stile- aumenta il rango di Mi-
Cesare Macchi Cassia lano anche al di là dell’importanza strutturale
Professore Ordinario di Urbanistica della specificità conquistata. A Parigi, questo
Dipartimento di Progettazione dell’Architettura medesimo ruolo interseca altre caratteristiche:
Politecnico di Milano l’essere innanzitutto capitale politica naziona-
le, ma anche capitale culturale del continente.
Berlino permettendo.
Vi è dunque anche una questione di esclusivi-
tà del ruolo giocato. Nel secondo dopoguerra,
a seguito della rivoluzione industriale degli
anni ‘70- ‘80, all’interno dell’affermazione degli
ideali e delle pratiche europee, dopo la cadu-
ta del muro di Berlino, le città del continente
hanno combattuto le loro battaglie per scala-
re posizioni nel rango europeo. L’hanno fatto
con politiche nazionali, con strategie regionali
o con scelte locali. Alcune politiche nazionali
alleate tra loro sono diventate politiche euro-
Un ruolo pee: fu il caso della scelta delle due sedi del-
le istituzioni comunitarie. In Italia, nessuna
non negoziabile: politica urbana è mai stata affrontata a livello
nazionale, se non in situazioni di emergenza.
l’università Milano per prima, altre città in seguito, Torino
per ultima, hanno quindi condotto battaglie un certo rango urbano: tra questi l’istruzione
private per sopravvivere come città dell’Euro- universitaria.
pa specificando un proprio ruolo: il che signi- Una città non può aspirare a giocare un ruolo
fica anche la propria immagine, economia, mi- di livello superiore in Europa, se non è sede uni-
sura urbana. Le trasformazioni avvenute negli versitaria. I motivi sono complessi: il rapporto
spazi, nelle funzioni e sui manufatti della città tra ricchezza e cultura, tra capacità tecnica e
consolidata hanno avuto riflessi alla scala del- tecnologica e modernità; la presenza di classi
la regione-città, sommatoria della prima e dei di età nel momento di maggiore produttività
territori della diffusione urbana. creativa e innovativa dei modi di vita e degli
Di ambedue questi livelli della modificazione, atteggiamenti verso una contemporaneità
gli strumenti della pianificazione fisica non si mutevole; la strutturazione del tessuto urbano
sono occupati. da parte di una funzione di qualità elevata, in-
Ciò significa che per un lungo periodo in nes- sieme concentrata e dispersa, dura e porosa,
sun luogo di governo e di dibattito si sono di massa e personale. Alcuni di questi motivi,
analizzati i motivi, i riflessi e gli esiti di queste a dimostrazione della loro cogenza, possono
trasformazioni, cercando di coglierne il signifi- essere visti dalla comunità e dal potere come
cato globale. Ciò spiega lo stupore e le difficol- un pericolo: fu per anni il caso del Canton Tici-
tà attuali nel comprendere ciò che è accadu- no nei riguardi dell’Accademia di Architettura,
to. Per Milano, ciò è alla base della perdita del la cui presenza a lungo richiesta da una cultu-
ruolo storico di città la cui modernità è traino ra progettuale dotata di rilevante specificità
per l’intero paese, di comunità aperta all’inno- venne osteggiata e negata fino a metà degli
vazione e creatrice del proprio futuro sul con- anni ‘90. All’opposto, e ugualmente criticabili,
tinente. sono i motivi alla base della dispersione uni-
La posizione declinante nel rango delle città versitaria in città italiane di media dimensione:
europee convalida questo giudizio, dimo- un’artificiale affermazione urbana da parte
strando lo stretto legame tra ruolo e rango di amministrazioni locali alleate con poteri
delle città. universitari interessati alla moltiplicazione di
occasioni accademiche. Il rapporto tra città e
L’Università e la città Università può dunque essere molto diverso a
Alcuni ruoli non sono negoziabili al di sopra di seconda delle caratteristiche dei due partner:
119
valori civili e culturali, storia, modernità, di- cificità produttiva e conquistando un rango
mensioni, ricchezza, permanenza di condizio- significativo in Europa. Allora, come spesso in
ni. La presenza universitaria può pervadere un precedenza, l’Università veniva offrendo alla
tessuto e una comunità urbani, come a Padova città amministratori pubblici e tecnici comu-
e a Pavia; può convivere importante in essi in- nali, gestori della cosa pubblica e definitori
sieme a altre presenze, come a Bologna; può dell’immagine architettonica e culturale. Un
caratterizzarli sottilmente e con qualità come forte mix funzionale e sociale permeava Mila-
nel caso di Milano. no. I rapporti tra territorio e Università ne era-
Pavia è stata la sede universitaria di Milano no pervasi.
come Padova lo era di Venezia. Perchè Milano
è oggi sede universitaria incommensurabil- Milano territorio
mente più importante di Pavia, mentre Padova Milano è sempre stata un territorio, non solo
è rimasta la sede universitaria del Veneto? una città: caratterizzato dalla produttiva inter-
La risposta sta nel rapporto tra crescita urbana dipendenza tra diverse componenti e da una
e Università e dimostra, al contrario del mo- immediata riconoscibilità dovuta alla presen-
dello anglosassone, che in quello italiano l’U- za di margini in grado di identificare quelle
niversità è indissolubilmente legata alle sorti, componenti e la forma del tutto. Oltre ai tre
alla storia, ai successi civili di una città. Oxford fiumi -Ticino, Adda, Po-, le Alpi: così tangibili
e Cambridge sono Università inglesi, la Statale, a causa della prossimità e del forte scarto di
la Bocconi e il Politecnico sono Università mi- quota che caratterizza il loro versante meridio-
lanesi. Nel bene e nel male a seconda dei mo- nale rispetto alla pianura, così intrinsecamente
menti. Sempre nel bene, se crediamo che la legate a una economia agricola basata sulle
cultura e la preparazione dei giovani -la ricerca acque risorgenti, così determinanti per quella
e la didattica- non siano cose separabili dalla differenziazione dello sviluppo sui due versan-
vita di un luogo e di una comunità: non siano ti che il territorio milanese seppe utilizzare tre-
quindi distinguibili dalle attività che pervado- cento anni dopo aver perso l’occasione della
no la vita urbana. Riforma.
Natta e il Politecnico hanno avuto il Premio È nell’800 che l’Università inizia infatti a strut-
Nobel negli stessi anni -il decennio ‘55-’65- in turare il tessuto sociale, economico e fisico di
cui Milano stava affermando una propria spe- Milano concentrando i suoi interessi sugli ar-
gomenti della crescita civile consentita dallo singoli elementi del sistema pesano in eguale
sviluppo economico. maniera. Inoltre, l’offerta locale di istruzione
Il significato territoriale di Milano la rende in universitaria ha contribuito a separare la di-
questo caso una vera capitale, geografica e cul- dattica dalla ricerca e ha fatto perdere a Mila-
turale. Inizia in epoca moderna il ruolo guida no il ruolo informatore di una politica cultura-
della città nei confronti del suo territorio di vita. le: l’unico ruolo che ancora essa può giocare
Il passaggio avvenuto dalla modernità alla utilmente a vantaggio del suo territorio, ossia
contemporaneità ci offre la consapevolezza di se stessa. Non è casuale che uno dei pochi
della scomparsa del territorio inteso come successi in questo processo di diffusione sia
contenitore di cose tra loro differenti e separa- attribuibile a un’Università nata dall’interno
te: la città e la campagna, la cultura e la natura, delle nuove centralità diffuse nel territorio ur-
la via e la strada, il cittadino e il provinciale. Il bano: la Libera Università di Castellanza volu-
territorio urbano è caratterizzato dall’infinita ta, nei vecchi stabilimenti Cantoni, dalle forze
presenza di centralità potenziali -cioè di ‘po- imprenditoriali locali.
tenziale città - che necessita di un contributo
progettuale per divenire qualità urbana, cioè Un caso milanese: il Politecnico e la Bocconi
sociale e fisica insieme. Per questa estesa città Due tra le Università milanesi, la Bocconi e
Milano non è più in grado di offrire un ruolo il Politecnico, rappresentano la specificità di
guida, ma continua a produrre una classe pro- questa città. Sono nate qui per rispondere a
fessionale e dirigente attraverso il suo sistema necessità emerse dopo quelle primarie: della
universitario. salute, della legge, della teologia. Danno rispo-
È stato un errore il credere che l’affermazione sta ai temi dell’economia e della scienza appli-
di un ‘territorio urbano’ rendesse utile l’espor- cate alla crescita produttiva e civile della città,
tazione dell’Università al suo interno. Per due rompendo il distacco del mondo accademico
motivi. La scelta di individuare i poli urbani tra- dalla realtà sociale e produttiva.
dizionali -Como e Varese, Mantova e Cremo- È stato compito del Politecnico disegnare l’im-
na, Lecco e molti altri- come sedi universitarie magine della modernità milanese. Nell’otto-
distaccate non ha compreso il superamento cento la città degli ingegneri: le urbanizzazio-
del policentrismo a favore di una nuova orga- ni e le infrastrutture che ne hanno indirizzato
nizzazione funzionale e spaziale nella quale i nell’ordine la crescita fino ai nostri giorni. Nel
121
novecento la città degli architetti: l’immagi- all’espressione architettonica dell’epoca, sono
ne creata dagli edifici collettivi -dalle scuole scelte che indicano la coscienza del proprio
alle Università, dai cinema-teatri agli impianti compito nella società in cui operano, l’atten-
sportivi, dai mercati alle stazioni, dagli ospe- zione alle altre culture d’Europa, oltre alla ca-
dali ai depositi dei mezzi pubblici di trasporto- pacità/possibilità di estrarre ingenti capitali
la cui presenza può essere colta a sistema nel dal tessuto produttivo per i compiti di ricerca e
tessuto urbano attraverso la quantità, la tipo- didattica. Come nel caso della Bocconi è inte-
logia e lo stile. In entrambi i casi l’importanza ressante il ruolo conquistato nel campo dell’e-
del risultato conquistato sta nell’aver saputo conomia applicata, quasi che nella particolare
interpretare il significato civile e culturale di cultura milanese questa disciplina si affermi
quegli investimenti, sfruttando appieno un’i- con forza se intesa come fondamento della
dea di città pervasiva e largamente condivisa. vita produttiva e di scambio, nel caso del Poli-
Questo spiega i risvolti tecnologici, estetici e tecnico è interessante l’importanza che la fisi-
anche diffusamente monumentali che carat- cità -dei prodotti così come della città- assume
terizzano opere di periodi tra loro distanti: da dopo la confluenza in esso dell’insegnamento
quelli della celebrazione del progresso a quelli dell’architettura negli anni ‘30: la saldatura tra
delle consapevolezze razionaliste. E tra queste contenuto e forma. Tra i nostri ricordi, l’inven-
opere, le architetture universitarie sono in pri- zione del Moplen tra i polimeri di Giulio Natta
ma linea nella costruzione della città, a partire è immediatamente legata alla diffusa qualità
dalle due più specificamente legate al caratte- estetica dei prodotti per l’uso domestico che
re di Milano: il Politecnico e la Bocconi. La loro ne colsero la flessibilità d’uso. A proseguire l’af-
stessa configurazione fisica testimonia di una fiancamento con la realtà è la successiva fase,
riflessione sul ruolo e sull’immagine che le due in cui alla fisicità si sovrappose l’interesse per
Università volevano trasmettere alla città. La l’immaterialità: la gestione dei processi, l’infor-
creazione di campus universitari riconoscibili, matica, l’immagine. Ciò che ne viene emergen-
la localizzazione alla periferia urbana dell’epo- do, in totale sintonia con la contemporaneità,
ca -gli anni ‘20 per il Politecnico, gli anni ‘30 per è l’avvicinamento tra gli interessi della Bocconi
la Bocconi- ma in contatto diretto con il tessu- e del Politecnico, e di queste Università con
to della città nella consapevolezza di essere quelli di altre: il valore economico dell’imma-
nel breve tempo da esso raggiunti, il ricorso gine, l’importanza della flessibilità nei processi
realizzativi, i risultati della bio-ingegneria, l’ar- volontà di interpretare la società e i suoi spazi
chitettura territoriale. di vita. Si rappresentò come antimoderna ne-
gando il ruolo del progetto nel comprendere
L’insegnamento, la ricerca, le professioni i problemi attraverso il tentativo di risolverli.
Il ruolo dell’Università nel tessuto civile di Mi- E le sue posizioni furono strumentalizzate, in
lano è stato di una importanza che non ha assenza di sufficienti elaborazioni. Nel campo
eguali nel paese, a causa della prossimità con dell’architettura, cioè in un settore della cultu-
lo sviluppo della società. Il rapporto tra ricerca, ra milanese che tanto aveva dato alla qualità
insegnamento e professione è sempre stato della città, il risultato fu da un lato il rifugiarsi
strettissimo, nella positività così come nella nella supplenza disciplinare e civile, dall’al-
negatività. Le opportunità che nascono dalla tro nell’autoespressività, negando così valore
sovrapposizione delle tre azioni discende da alla dimensione etica dell’architettura. Una
un atteggiamento che ha per lungo tempo posizione, questa, ancora oggi vissuta da chi
permeato la vita e i comportamenti della cul- presenta le pratiche del progettare come una
tura milanese, attraverso l’annullamento delle limitazione dei traguardi cui l’architettura può
differenze e l’impegno a non vedere una azio- aspirare, e dei mezzi attraverso i quali può con-
ne meno impegnativa e civilmente importan- quistarli. In assenza di progetto, cioè di chia-
te di altre. rezza, di riproducibilità, in definitiva di valore
Nella Milano di oggi questo impegno paritario civile.
è andato perduto, e le ragioni, lontane e ine- Ne è derivata la perdita del valore culturale
spresse, stanno anch’esse all’interno dell’Uni- della professione, e di seguito il decadimento
versità. del rapporto tra committente e progettista.
Negli anni ‘70 -un periodo di rapido adatta- Ciò ha contribuito fortemente al degrado civi-
mento al mutamento ma anche matrice di le, prima ancora che fisico, di Milano.
una confusione che rende oggi difficile la
modernizzazione italiana- ha perso forza la Il ruolo dell’Università nella affermazione
capacità di comprendere la realtà attraverso il della qualità urbana
progetto. La contestazione all’intellighenzia e L’immagine di un’istituzione è strumento del-
alla politica per l’insufficienza di fronte ai mu- la sua modernità, in quanto è simbolo della
tamenti non riflettè, nè criticò la capacità e la competizione alla quale essa partecipa: la pre-
123
gnanza culturale che pervade quell’immagine stria -il progetto Bicocca-. Questa realtà e que-
ne definisce il valore, e ciò tanto più nel caso di sto atteggiamento sono oggi confermati dalla
una istituzione universitaria. Si può dire che il Bocconi con il progetto di Grafton Architects
primo ruolo didattico e di ricerca l’Università lo per la nuova sede su viale Bligny: la migliore
svolga offrendo ai suoi studenti, ai suoi profes- architettura del dopoguerra a Milano insie-
sori, ai cittadini, quella parte della sua imma- me alla Torre Velasca e alle sedi di Pirelli e di
gine che è rappresentata dalla visibilità fisica. Mondadori a Segrate. L’ultima occasione rap-
Ieri come oggi, nel mondo come in Italia, le presenta in modo esemplare il ruolo dell’Uni-
grandi sedi universitarie rappresentano più di versità nell’affermazione della qualità urbana
ogni altra occasione edificatoria un momento nei due termini inseparabili di struttura e stile.
preciso dello sviluppo delle culture che le han- L’ampliamento tra via Sarfatti e viale Bligny ha
no prodotte. A Milano, la Statale, la Cattolica, lanciato, attraverso un unico atto costruttivo
la Bocconi, il Politecnico, l’Università della Bi- il ponte finora mancante tra la città e il Parco
cocca nel loro essere architettura significano agricolo sud Milano, la più importante scelta
molto, e in direzioni diverse, per la qualità e la urbanistica del dopoguerra.
storia della città. La parte di città incapace di realizzare un lega-
Rispettivamente, i cinque atenei hanno visto me indispensabile per trasformare un vincolo
il mutamento d’uso di un contenitore storico ambientale in un progetto urbano si è affaccia-
che vede in tal modo confermata la sua essen- ta su uno degli anelli vitali della forma concen-
za di monumento- l’ospedale del Filarete per la trica milanese. A cavallo degli anni ‘80 e ‘90 il
Statale-, la crescita al fianco di preesistenze di Politecnico intravide la medesima occasione a
valore assoluto per la città -Sant’Ambrogio e la Bovisa. Il progetto iniziale sviluppato all’inter-
Cattolica-, l’insediamento innovativo che qua- no dell’università esprimeva ambedue i valori
lifica un settore urbano esprimendosi attraver- di struttura e stile derivandoli dalla ricchezza
so un capolavoro dell’architettura moderna -il culturale e dal significato disciplinare del suo
progetto di Pagano-, il quadrato campus cir- percorso.
condato da mura e l’immagine unitaria del Po- Riconoscendosi compiutamente in una cul-
litecnico e dell’antistante piazza Leonardo da tura politecnica, esso proponeva uno scena-
Vinci-, la mixité funzionale di un forte quartiere rio capace di rispondere insieme ai problemi
urbano sorto sui tracciati di una storica indu- dell’istituzione universitaria e della città. Le
tracce ordinative del progetto estratte dalla del progetto e la configurazione urbana che
giacitura fondamentale del nord-ovest; il prin- deriva l’influenza della presenza universitaria
cipio insediativo ad esse appoggiato, suggeri- sulla vita della città.
tore della forma strutturale basata sulla croce La sede del Politecnico ospitata nell’ex fabbri-
del parco e dell’asse pedonale così come della ca Ceretti e Tanfani alla Bovisa ha mutato pro-
forma tipologica degli edifici a crociera. fondamente i modi di funzionamento di un
L’immagine progettata ben dentro questo settore urbano, riportandolo a una condizione
progetto urbano. Ecco i livelli ai quali si espri- di centralità, aprendolo a un mix funzionale
meva la ricchezza culturale del percorso pro- prima inesistente. Ciò è largamente dipeso
gettuale. dalle caratteristiche di flessibilità delle tipolo-
L’atteggiamento successivamente tenuto gie edilizie preesistenti e dalla porosità del tes-
dall’ateneo dimostra che non si è stati in gra- suto: edifici a tre piani con botteghe e luoghi
do di cogliere il valore metodologico di quel di lavoro a contatto con la strada, alternanza
percorso all’interno del corretto e creativo rap- di pieni e vuoti, dimensione limitata dei singoli
porto tra ricerca e professione. Nei più recenti lotti edificati. Ma anche dalla frammentazio-
sviluppi si è infine assistito alla perdita totale ne storica dell’uso di quel tessuto da parte di
del valore di una scelta fisica: l’indeterminatez- piccoli operatori, media industria, logistica.
za formale del progetto di Koolhaas non espri- L’Università degli Studi a Bicocca non ha mo-
me significati diversi da quelli contenuti in un dificato il contesto per una serie di motivi:
semplice azzonamento. l’unitarietà e la dimensione della ex fabbrica
Il valore di immagine che ne deriva per il Po- Pirelli, la sua completa autosufficienza dovuta
litecnico è nullo, la modernità dell’Università all’importanza dell’azienda, la totale differen-
sconfitta: non esistono ragioni pratiche, né ziazione tra il tessuto circostante e quello della
motivazioni di ordine gestionale per un risul- fabbrica. Da parte sua il progetto poco offre al
tato incapace di rappresentare una cultura dialogo a causa della compattezza e della in-
progettuale, quindi, trattandosi della sede del flessibilità con la quale l’edificazione è legata
Politecnico, una cultura tout court. al suolo. La nuova sede della Bocconi ha, da
parte sua, perso una importante occasione
L’influenza dell’Università sulla vita urbana di legame e di vitalità urbana allorché non ha
È dall’incontro tra le caratteristiche e la qualità localizzato l’ingresso dell’Università sull’intel-
125
ligente arretramento realizzato all’incrocio tra
viale Bligny e via Rontgen. Non diversamen-
te, la storica localizzazione del Politecnico su
piazza Leonardo da Vinci non è mai uscita dal
suo murato isolamento favorito dal progetto
urbano di Città Studi, basato sulle scelte della
città borghese del piano Beruto. Ben diversi i
riflessi sulla vita della città delle due Universi-
tà localizzate nel contesto storico milanese. La
Cattolica all’interno delle architetture di Muzio
e la Statale nell’ex ospedale di Filarete costitui-
scono il perno dei rispettivi settori urbani.
Non è quindi solo la scelta della localizzazio-
ne dell’Università entro il tessuto urbano, nè
le sole caratteristiche del progetto, capaci di
assicurare il legame e l’influenza sulla vita della
città in termini ambientali e sociali.

Milano: vista aerea del proseguimento dell’asse


del Sempione a Piazza Firenze
127
12 L’
analisi della localizzazione delle at-
tività di cura e di ricerca mostra una
grande offerta, seppur con una di-
stribuzione disomogenea
maggio_giugno 2009 Illustrare sinteticamente una realtà complessa
MyLand, MiLano come quella delle relazioni fra territorio mila-
nese e strutture nel campo della salute non
è impresa semplice. Nondimeno tenterò di
Lidia Diappi delinearne in maniera sommaria le specificità
Professore Associato di Tecnica e Pianificazione adottando tre diversi punti di vista: il primo
Urbanistica volto a individuare la rete interconnessa del-
Dipartimento di Architettura e Pianificazione
le attività cliniche, di ricerca e di didattica; il
Politecnico di Milano
secondo nell’ottica dell’utente cittadino che
valuta la qualità e l’accessibilità delle strutture
sanitarie; il terzo, dell’urbanista che considera
quali sono le criticità del sistema urbano ri-
spetto alla salute dei cittadini.

Il primato milanese
Per quanto riguarda il settore della sanità l’a-
rea metropolitana milanese ricopre un ruolo
di primo piano a livello nazionale e una posi-
zione rilevante a livello europeo. Qui si con-
centrano un centinaio di imprese del farma-
co, il 35 per cento delle industrie italiane del
settore red biotech (area biomedica), più di
60 stabilimenti, 32 centri di ricerca, 13 degli
Ospedali e attuali 22 IRCCS lombardi e due università di
scienze mediche e farmacologiche. Una breve
centri di ricerca ricognizione storica dà ragione di questo pri-
mato. Le ragioni sono sostanzialmente tre: la istituisce una fondazione per il progresso della
leadership nel processo di industrializzazione farmacia e della chimica medica. Nel 1913 la
del paese assunto da Milano nel settore chimi- Montecatini entra nel campo dei prodotti chi-
co, farmaceutico e poi biotecnologico; il ruolo mici e nel 1935 nel settore farmaceutico, fon-
innovatore di alcuni personaggi di grande ca- dando con la società francese Rhone-Poulenc
libro scientifico e manageriale nel creare, dai la Farmitalia, che nel 1937 crea il proprio cen-
primi decenni del Novecento, strutture fisiche tro di ricerca in via dei Gracchi. Nel contempo
dedicate ad attività clinica, ricerca medica e la Carlo Erba estende la propria attività. Prima
didattica; infine, oggi, l’ambiente scientifico e della seconda guerra mondiale viene fondata
culturale locale favorevole all’innovazione, allo la Bracco. La Recordati si trasferisce a Milano
spin-off di imprese, alle sinergie tra enti pub- da Reggio Emilia nel 1953, la Zambon da Vi-
blici e privati. cenza nei primi anni sessanta.
Progressivamente nell’area si collocano sedi
L’industria ottocentesca si insedia a Nord nazionali e poli produttivi delle più importanti
Nell’ambito della produzione e ricerca farma- aziende farmaceutiche internazionali: Bayer a
ceutica la posizione di leadership di Milano ri- Garbagnate Milanese, Roche a Monza, Sche-
spetto ad altri sistemi urbani italiani si delinea ring a Segrate, Sigma-Tau a Settimo Milane-
a partire dall’unificazione del paese, quando si se, Pfizer a Nerviano e Gerenzano. La crisi del
sviluppano nell’area i primi processi di indu- settore farmaceutico negli anni settanta porta
strializzazione. alla cessione a gruppi esteri di alcune società
Negli ultimi anni dell’Ottocento si cominciano italiane; ma altre hanno saputo reagire diver-
a formare dei comparti produttivi specializzati. sificando le aree di produzione e le strategie
In particolare nelle zone settentrionali della cit- d’impresa riuscendo ad assumere dimensioni
tà si crea un comparto chimico-farmaceutico di gruppi internazionali. Il clima imprenditoria-
che dalla Bovisa si estende fino a Dergano; gli le milanese di volta in volta ha saputo evolve-
stabilimenti maggiori producono acidi, conci- re, creare e ricreare distretti e specializzazioni
mi, vernici e saponi. A Est di Dergano, lungo la in grado di supportare la leadership naziona-
Comasina, opera dal 1892 la Carlo Erba, con le e la sua posizione tuttora ai primi posti nel
un migliaio di addetti. Inizia a consolidarsi il panorama europeo. Due dati consentono di
polo chimico di Rho. Nel 1890 Achille Zanetti posizionare oggi il settore farmaceutico e bio-
129
tecnologico presente nell’area metropolitana cenni del secolo in un clima culturale e scien-
milanese rispetto all’Italia: qui si concentra il tifico d’avanguardia animato da personaggi
40 per cento degli addetti nel settore e si pro- come Camillo Golgi, Luigi Devoto, Paolo Pini
ducono il 42 per cento degli studi clinici speri- e Luigi Mangiagalli. Quest’ultimo in partico-
mentali. lare assommava in sé non solo grandi qualità
di scienziato, ma anche di politico e manager.
Gli ospedali in centro A lui si deve il salto di qualità nelle strutture
La comprensione dell’attuale assetto spaziale medico-scientifiche e la fondazione dell’Uni-
delle strutture per la cura e l’assistenza dei cit- versità degli Studi. Dalla sua modernissima
tadini richiede invece un deciso passo indietro concezione di un’attività clinica strettamente
nella storia milanese. Infatti uno sguardo alla integrata alla ricerca ha origine quell’agglome-
mappa degli ospedali, IRCCS e case di cura evi- rato spazialmente concentrato, vero e proprio
denzia, a Milano, una concentrazione di strut- milieu di cultura e cura medica, che si è venuto
ture attorno all’Ospedale Maggiore Cà Granda. consolidando attorno all’Ospedale Maggiore e
Il grande ospedale quattrocentesco non solo al Policlinico.
occupa una posizione centrale nello spazio Risalgono ai primi del Novecento anche altre
urbano, ma è stato il cuore dello sviluppo di strutture mediche e assistenziali in zone più
un insieme di strutture che connotano anco- periferiche della città. Nel 1906 viene fonda-
ra oggi la ragguardevole dotazione sanitaria to l’Ospedale dei Bambini in via Castelvetro. Il
milanese. Dall’Ospedale Maggiore derivano Pio Albergo Trivulzio, ricovero per anziani già
infatti, all’inizio del Novecento, la sede del Po- attivo a Milano nella seconda metà del Sette-
liclinico, al di là del Naviglio, e successivamen- cento, prima struttura di assistenza per anzia-
te gli Istituti Clinici di Perfezionamento in via ni in Europa, viene trasferito nel 1910 da via
Commenda, l’attuale Istituto Dermatologico della Signora nella nuova sede di via Baggina.
in via Pace, la Clinica del Lavoro, l’Asilo Regi- L’Ospedale di Dergano, sempre per volontà di
na Elena, la Scuola di Ostetricia e la Divisione Mangiagalli, si specializza nell’area delle ma-
Ostetrica nell’odierna Clinica Mangiagalli, la lattie infettive.
Clinica Odontoiatrica, la Clinica Pediatrica De
Marchi, l’Istituto Ortopedico Gaetano Pini. Il rinnovamento dell’Università
Tutte queste strutture nascono nei primi de- È del 1924 la fondazione dell’Università degli
Studi, grazie soprattutto a Mangiagalli, allora rispondere alle crescenti esigenze di cura di
sindaco di Milano, che per il polo universitario un’area sottoposta a massicce immigrazioni.
milanese ottiene dal governo il riconoscimen- Dopo la seconda guerra mondiale, col cresce-
to di un livello pari all’Università di Pavia, allora re della dimensione urbana, l’offerta di attrez-
unica sede universitaria della Lombardia. Ne zature di cura si moltiplica con la creazione di
segue un riordinamento di alcune divisioni nuovi ospedali, case di cura e centri di day-ho-
ospedaliere che diventano sedi di attività cli- spital. Ma si tratta di una crescita quantitativa e
nica e didattica. Vengono rinnovate vecchie non necessariamente qualitativa. La vera svol-
strutture, come l’Ospedale Fatebenefratelli, ta avviene negli anni novanta con l’istituzione
l’Istituto dei Rachitici, l’Istituto Sieroterapico; degli IRCCS, la fondazione dell’Università Mila-
più tardi sorgerà l’attuale Istituto Neurologi- no-Bicocca e di una nuova Facoltà di Medicina,
co Carlo Besta. Come ultimo suo lascito alla il sorgere di importanti strutture private che
città, Mangiagalli fonda nel 1928 l’Istituto del integrano ricerca, attività clinica e didattica
Cancro, oggi Istituto Nazionale dei Tumori, che quali il DIBIT e l’Università Vita-Salute del San
verrà inaugurato pochi mesi prima della sua Raffaele, l’Istituto Clinico Humanitas, l’Istituto
scomparsa. Rimarrà inattesa la sua volontà Europeo di Oncologia. Il primo decennio del
di trasferire tutte le strutture della Facoltà di nuovo secolo si connota invece maggiormen-
Medicina e Chirurgia a Città Studi, proposito te per la nascita di importanti strutture per
che verrà attuato solo parzialmente dai suoi la ricerca biomedica e farmaceutica: esempi
successori. Questo è il motivo per cui i dipar- sono il raddoppio del DIBIT al San Raffaele, il
timenti della facoltà rimangono tuttora artico- polo Dulbecco, il Campus IFOM-IEO, le nuove
lati in due sedi principali: una ancora centrale sedi ampliate dell’Istituto Mario Negri nel polo
e strettamente integrata all’attività clinica del scientifico della Bovisa e del Centro Ricerche
Policlinico e degli istituti correlati e l’altra a Cit- Sanofi-Aventis a Lambrate.
tà Studi, entrambe con ramificate e complesse
relazioni con gli IRRCS e altri centri di ricerca Ricerca, clinica e didattica
posizionati a Milano e nell’area metropolitana. La concentrazione di strutture per la ricerca
Alla fine degli anni trenta, in uno spazio allo- nei settori farmacologico, biomedico e biotec-
ra in aperta campagna tra e Niguarda, viene nologico che si riscontra nell’area metropolita-
inaugurato il nuovo Ospedale Maggiore per na milanese sicuramente non è casuale e non
131
dipende da ragioni puramente geografiche o rea milanese merita un commento critico: in
quantitative. Si tratta di un ambiente culturale- generale gli ospedali non sono stati considera-
scientifico favorevole all’innovazione, in grado ti attrattori di flussi tanto importanti da richie-
di offrire dei vantaggi sulla base delle relazioni dere linee di trasporto a elevata accessibilità.
che si possono instaurare localmente e che ri- Non solo non è ancora servito da metropoli-
sulta attrattivo per nuovi progetti. Il fenomeno tana il raggruppamento del Policlinico, ma
è noto in economia urbana e geografia eco- non lo sono neppure grandi e nuovi ospedali
nomica come milieu innovateur: un ambiente collocati, rispetto alle linee metropolitane, a
dove la prossimità fisica e culturale tra sogget- distanze inferiori al chilometro. Distanze bre-
ti che operano in ambiti affini diviene fonte di vi, ma non abbastanza per essere considerate
informazione, cooperazione e apprendimento pedonali, soprattutto pensando alla tipologia
collettivo (Camagni, 1991, 2002), generando più frequente dei pazienti per cure di day-ho-
maggiori opportunità di conoscere, interagire spital, molto spesso anziani e disabili. È il caso
e confrontarsi. dell’Ospedale San Paolo, a circa 700 metri dalla
La mappatura delle strutture mostra raggrup- linea verde, e dell’Ospedale San Carlo, a circa
pamenti che a volte corrispondono a semplici un chilometro dalla linea rossa; l’Ospedale Sac-
vicinanze territoriali, ma che in alcuni casi co- co è servito da linee tranviarie notoriamente a
stituiscono una vera e propria integrazione e bassa frequenza, mentre l’Ospedale Bassini,
complementarietà di funzioni che si rifletto- l’Istituto Clinico Humanitas e lo IEO non sono
no nell’architettura istituzionale. È comunque raggiungibili con mezzi pubblici. Tra i nuovi
una configurazione spaziale dinamica che si- poli costituisce un’eccezione quello del San
curamente si modificherà per effetto dei nuovi Raffaele, collegato alla metropolitana da una
grandi interventi previsti, come la cittadella navetta; gli unici poli ospedalieri che trarranno
della salute di Vialba, il CERBA, l’ampliamento vantaggio dalle estensioni delle linee metro-
e la ristrutturazione dell’Ospedale di Niguarda, politane saranno invece l’Ospedale di Vimer-
del Policlinico e del Gruppo Ospedaliero San cate (linea verde) e l’Ospedale di San Donato
Donato. Milanese (linea gialla).
Se si considerano le prestazioni fornite in day-
Collegamenti dei grandi ospedali hospital per struttura ospedaliera in rapporto
L’accessibilità alle strutture ospedaliere dell’a- ai mezzi di trasporto, il problema accessibilità
diventa ancora più eclatante. L’Ospedale di Ni- di una ridistribuzione della popolazione nella
guarda è di gran lunga l’erogatore maggiore città più vasta, motivata dai crescenti vantag-
di cure ma non ha una buona accessibilità alla gi localizzativi della corona metropolitana in
rete metropolitana, l’unica infrastruttura che termini di accessibilità a servizi sociali e centri
può supportare un servizio rapido e conforte- commerciali, alle attività lavorative soprattut-
vole a scala urbana. Seguono come importan- to industriali, con minori costi di congestio-
za di prestazioni in day-hospital il Policlinico e ne e migliore qualità ambientale. Ma Milano
gli istituti satelliti, che sono connessi alla linea potrebbe anche tornare a quelle dimensioni
gialla a distanza non proprio pedonale, e quin- traendone benefici reali: indubbiamente una
di altri ospedali periferici quali San Paolo, San grande dimensione urbana genera economie
Carlo e Sacco: tutti, come già visto, non facil- di agglomerazione che consentono servizi più
mente raggiungibili con mezzi pubblici. specializzati ed efficienti, diversificazione del
Il settore meridionale di Milano risulta anche mercato del lavoro, maggiori scelte sociali e
da questo punto di vista il più penalizzato, ma per il tempo libero.
tutta la città è caratterizzata da una scarsa ac-
cessibilità ai grandi ospedali. In sintesi, l’area Vincente sarà la capacità di rinnovarsi
metropolitana milanese gode sicuramente di Per riassumere, da questa breve analisi emer-
un patrimonio di funzioni per la salute deci- ge come Milano, nota come la capitale del-
samente superiore a tutte le regioni italiane e la moda e del design, affermi in realtà la sua
anche a molte regioni europee; tuttavia, in ter- leadership in ben altri settori, meno evidenti
mini di organizzazione del territorio, la colloca- per il grande pubblico ma fondamentali per
zione delle strutture ospedaliere non è ottima- la società. L’eccellenza della città nel campo
le né rispetto ai carichi insediativi né rispetto della salute è costruita sulle relazioni tra tanti
all’accessibilità. La questione ancora oggi di at- fattori: le istituzioni e le strutture accumulate
tualità per Milano è se debba ancora crescere nella storia, la cultura scientifica, l’iniziativa im-
in popolazione. Molti rimpiangono la Milano prenditoriale, le collaborazioni tra pubblico e
degli anni settanta di quasi 1.800.000 abitanti privato. Appare anche chiaro il funzionamento
e vedono con preoccupazione la città di oggi “a sistema” dello spazio metropolitano, forte-
con 500.000 abitanti in meno, che interpreta- mente integrato per i tre aspetti delle attività
no come segno di un declino. Si è trattato però cliniche, didattiche e di ricerca.
133
Se l’esame dal versante della produzione, ricer-
ca e offerta di strutture ospedaliere è del tutto
positivo, più critico è il giudizio sulla risposta
alla domanda di cure, cioè sulla fruizione dei
servizi sanitari da parte dei cittadini, dal punto
di vista territoriale dell’accessibilità. La nume-
rosità e qualità delle strutture ospedaliere è in-
fatti elevata e più che soddisfacente in termini
aggregati, ma non lo è altrettanto quando se
ne valuta la distribuzione spaziale in rapporto
alla densità di popolazione e al sistema di tra-
sporto pubblico. In generale i grandi ospedali
non si trovano nel tessuto urbano compatto
ma si collocano ai margini della città, e spesso
non sono serviti da mezzi pubblici efficienti.
Infine la città compatta presenta indubbia-
mente delle criticità ambientali rispetto alla
salute dei suoi cittadini, criticità che derivano
in buona parte dalla miopia delle politiche ur-
banistiche dei piani del Novecento.
Le potenzialità urbanistiche di Milano tuttavia
sono ancora molte. È una città al centro di area
metropolitana dinamica, plurale, capace di
rinnovarsi. Questa è la sua carta vincente per
il futuro.

Milano: lavori in corso per il parcheggio interrato


presso piazza San Fedele
135
12 L’
idea che le attività commerciali possa-
no generare degli effetti di polarizza-
zione in alcuni punti discreti del terri-
torio - che vanno al di là delle storiche
maggio_giugno 2009 formazioni centrali o mercatali - con capacità di
MyLand, MiLano attrazione di ampi bacini gravitazionali, è lega-
ta alla evoluzione dei “nuovi formati” dove più
tipologie di attività si presentano in modo ag-
Corinna Morandi gregato e dove i confini tra distribuzione, con-
Professore Associato di Urbanistica sumo di merci, di tempo libero e di altri beni
Direttore Urb&Com-Dipartimento di Architettura e immateriali diviene labile. Si tratta non solo
Pianificazione Politecnico di Milano
dei centri commerciali ma, ad esempio, delle
attività riconducibili al consumo-tempo libero
(shoppertainment) come quelle che connota-
no i multiplex, strutture che rispondono non
solo all’obiettivo di moltiplicare il numero delle
sale di proiezione, ma ad una concezione com-
plessa della “modernizzazione” del luogo per il
cinema, in cui lo spettacolo, caratterizzato da
alti standard tecnologici, è integrato dal consu-
mo commerciale e da altre attività di carattere
ludico. Ma anche degli autodromi, palasport e
soprattutto stadi del calcio che ampliano il loro
ruolo da luoghi dedicati allo sport ad occasioni
per lo sviluppo di iniziative e attività commer-
ciali connesse all’attività sportiva. O ancora dei
factory outlet centres, pensati come “villaggi
Nuove commerciali”, o dei parchi tematici sempre più
tecnologicamente sofisticati, realizzati in am-
polarità urbane? bienti accoglienti e attrattivi, spesso con spe-
ricolati e discutibili riferimenti all’architettura si di processi di indebolimento del commercio
vernacolare o pseudo tematica, corredati di tradizionale di prossimità.
enormi parcheggi, spazi verdi, strade pedonali, Come è noto, una prima fase di formazione di
iniziative di animazione, collocati in aree ad alta queste nuove tipologie di spazi legati da un lato
accessibilità dalla rete primaria della viabilità su al commercio e ad alcune attività integrate e,
gomma, spesso con vocazione turistica. Possi- dall’altro, alla maggiore mobilità delle persone
bili polarizzazioni commerciali si associano an- nel territorio, ha dato origine ad una nuova te-
che agli aeroporti, in particolare dove agiscono orizzazione e terminologia, con la fortunata de-
le compagnie low cost e dove si configura un finizione di non-luoghi da parte di Marc Augé.
formato totalmente nuovo con punti di vendi- La riflessione più attuale prende atto del ruolo
ta, alberghi e altre attività specificamente indi- inedito che questi spazi hanno nella riconfigu-
rizzate ai consumatori internazionali utilizzatori razione delle gerarchie spaziali, che ha portato
dell’aeroporto. alla loro concettualizzazione come superluo-
Queste strutture commerciali complesse sono ghi. In un testo recente si propone la definizio-
un oggetto ancora in parte sconosciuto, non ne di superluogo come “spazio polifunzionale
solo nella sua fenomenologia mutevole, ma so- vivo nelle 24 ore della giornata, che si sviluppa
prattutto nei suoi effetti socioeconomici e ter- legandosi a condizioni peculiari di contesto,
ritoriali, la cui valutazione diventa molto com- che crea e sfrutta flussi locali e sovralocali e si
plicata, sia per l’estensione dei bacini di utenza pone come nodo delle attività quotidiane delle
potenziale, sia per le tipologie degli effetti stes- persone e del territorio in cui è localizzato, mo-
si. Infatti la realizzazione di superfici commer- tore di un equilibrato sviluppo a livello spaziale,
ciali integrate, soprattutto di grandi o grandis- economico e sociale”. Superluoghi quindi non
sime dimensioni, non è indifferente rispetto al come edifici con un carattere univoco, in cui ci
territorio in cui si colloca ma è, appunto, gene- si reca appositamente per acquistare (oggetti,
ratrice di effetti di tipo fisico - sulle reti di viabi- servizi, esperienze), ma polarità localizzate nei
lità e sul paesaggio - e di tipo socioeconomico, nodi infrastrutturali dove si concentrano i flus-
con esternalità positive (acquisizione di oneri di si di persone che interpretano nei diversi mo-
urbanizzazione, realizzazione di opere di com- menti della giornata il ruolo di pendolari, utenti
pensazione, entrate fiscali, creazione di posti di e consumatori. La doppia natura dei flussi pre-
lavoro) e negative, legate al frequente innescar- sente nei superluoghi li rende elementi nodali
137
di scambio fra il sistema locale e quello globale. molti anni lo sviluppo della media e soprattutto
della grande distribuzione è stato relativamen-
Milano e Grande Milano te contenuto sia per ragioni di carattere urba-
Le attività commerciali sono una realtà storica- nistico (limitata disponibilità di aree libere e
mente molto importante per la città di Milano. sottodotazione di aree per standard urbanistici)
Dal punto di vista quantitativo, anche dopo i che per scelte di politica commerciale dell’am-
processi di modernizzazione del settore che ministrazione comunale, con le rigide barriere
hanno modificato i caratteri dell’offerta degli amministrative all’entrata che hanno limitato la
esercizi, il numero complessivo di punti di ven- realizzazione di medie e grandi superfici e vieta-
dita è di oltre 23.000, a cui si aggiungono quasi to l’apertura di centri commerciali fino agli anni
8000 pubblici esercizi. Gli esercizi di vicinato, più recenti: prima di Piazza Lodi (2002) e dell’ag-
cioè quelli che hanno una superficie di vendi- gregato commerciale del Portello (2005), l’uni-
ta che arriva fino a 250 mq, rappresentano il co centro commerciale era la struttura di Bono-
96,15 % del totale dei punti di vendita, pari al la nel quartiere Gallaratese, risalente agli anni
64,56% della superficie; le medie superfici (fino ottanta, interessante caso di “polarità di prima
a 2500 mq) sono quasi 900, mentre le grandi generazione”, che ha assunto, per le funzioni lo-
superfici sono poco più di 30. Una caratteristi- calizzate e per le pratiche d’uso sviluppate dagli
ca del sistema milanese dal punto di vista della utenti, un ruolo di spazio sociale in senso lato.
distribuzione spaziale delle attività è stata la re- Questo tipo di gestione amministrativa della
lativa stabilità del modello di offerta, con gli assi programmazione commerciale ha determinato
commerciali sviluppatisi lungo alcune radiali una dinamica concorrenziale-localizzativa tutta
storiche, l’ipercentro con le attività di altissima esterna al perimetro comunale, spesso a ridos-
qualificazione e specializzazione merceologica so del confine per intuibili motivi di contiguità
(come il “quadrilatero della moda”), le centralità spaziale con il potenziale bacino d’utenza mi-
di secondo livello nella periferia storica, la forte lanese: l’effetto più evidente dal punto di vista
diffusione e la buona qualità del commercio su territoriale è stata la concentrazione di grandi
aree pubbliche, la sostituzione, l’indebolimen- superfici e di nuovi formati - come i centri com-
to e talvolta il declino nei settori più deboli, in merciali - nella prima corona metropolitana.
particolare nelle frange periferiche e nei grandi Questa situazione è cambiata per la decisa
quartieri di edilizia residenziale pubblica. Per spinta impressa dalla fine degli anni Ottanta
alla politica di riutilizzo delle aree dismesse e stiche medie dei nuovi interventi non hanno
sottoutilizzate che a Milano ammontavano consentito di produrre un significativo segna-
a circa 5 milioni di mq, spesso in posizioni se- le di qualità dei nuovi luoghi del commercio,
micentrali e ben accessibili anche dal sistema spesso ripetitivi nell’aspetto edilizio, nelle mo-
di trasporto pubblico. Il ricorso agli strumenti dalità di inserimento urbanistico, nella incapa-
della programmazione complessa e negoziata cità di creare caratteri di urbanità nei contesti
per i grandi interventi di trasformazione e ri- in cui sono collocati. Una parziale eccezione è
qualificazione urbana ha permesso la realizza- rappresentata dall’intervento di trasformazio-
zione in tempi relativamente contenuti di nuo- ne delle aree ex Alfa Romeo al Portello dove la
vi complessi residenziali integrati da funzioni piastra commerciale, caratterizzata da un effica-
miste, nei quali la costruzione di nuove grandi ce mix merceologico e di formati, rappresenta
superfici commerciali, in prevalenza alimentari anche un interessante episodio architettonico
e promosse da pochi operatori in regime quasi e microurbanistico, inserita in un master plan
monopolistico, ha avuto un ruolo molto rile- elaborato da Gino Valle, progettista anche della
vante dal punto di vista dimensionale e come struttura commerciale. Anche in questo caso, è
significativo elemento di efficacia della fattibili- evidente - nell’alta e quasi continua frequenta-
tà economica dei programmi. La presenza ricor- zione - l’effetto di attrazione da parte della strut-
rente di un’insegna come Esselunga è eviden- tura spaziale di una gamma di utenti che va al di
te negli interventi degli anni recenti realizzati là dei soli acquirenti, come è interessante il pro-
attraverso i programmi complessi, accanto ad cesso di selezione e consolidamento dell’offerta
altre insegne come Coop per quanto riguarda commerciale di vicinato nell’intorno dell’aggre-
il formato dell’ipermercato e Mediaworld per le gato del Portello.
superfici specializzate non alimentari (si vedano Anche i più recenti programmi di trasformazio-
i casi dei Programmi di riqualificazione urbana ne urbana come Santa Giulia a Rogoredo-Mon-
delle aree ex Maserati a est, delle aree ex Offi- tecity, Garibaldi-Repubblica col progetto Porta
cine Meccaniche a sud, dell’area dei depositi Nuova e il progetto City-Life in sostituzione del
di combustibili nel settore nord a Certosa). Se polo interno della Fiera di Milano, sono caratte-
questo processo ha contribuito al riequilibrio rizzati dalla presenza di quote molto rilevanti di
della presenza di format della distribuzione, le grandi superfici della distribuzione organizzata.
caratteristiche architettoniche e microurbani- La strada del rilancio del commercio urbano
139
attraverso l’innnesto anche negli insediamenti ambito urbano dovrebbero essere sempre più
più consolidati di nuovi formati commerciali, integrati con la rete di accessibilità con il tra-
sia di medio-piccola che di grande dimensione, sporto pubblico, plurifunzionali, esito di una
sembra ormai imboccata anche a Milano, come attenta progettazione architettonica e microu-
è stato fatto nella maggior parte delle grandi rbanistica per evitare la creazione di strutture
città europee e più di recente anche negli Stati a-contestuali e autoreferenziali. Non va dimen-
Uniti. Questo processo si accompagna anche ticato che il sistema commerciale milanese è
alla riorganizzazione su base internazionale già caratterizzato da una sequenza di polarità
delle principali catene della distribuzione orga- urbane, rappresentate dagli addensamenti o
nizzata. Operazioni di grande consistenza volu- aggregati, come è stato recentemente messo in
metrica sono state realizzate o sono in progetto evidenza da uno studio sulla geografia dell’of-
in aree molto centrali, come il punto vendita ferta commerciale, alcune delle quali saranno
Decathlon che ha sostituito un supermercato sostenute nella propria dinamica di consoli-
alimentare a poche centinaia di metri da piazza damento o di sviluppo dagli interventi previsti
Duomo o la previsione della trasformazione di dalla Regione Lombardia attraverso la politica
un autosilo di nove piani nel “quadrilatero della del Distretti urbani del commercio.
moda” in mall coperto. Queste operazioni rice- Nell’area metropolitana, il processo di localizza-
veranno un ulteriore impulso dal Piano di Go- zione di nuove grandi superfici commerciali è
verno del Territorio, che prevede consistenti tra- stato dapprima influenzato dalla disponibilità
sformazioni negli ambiti centrali e semicentrali, di suolo “libero” (anche se destinato nei piani
ad esempio con il riutilizzo degli scali ferroviari regolatori a funzioni diverse da quella commer-
dismessi o sottoutilizzati: una opportunità per ciale), dall’accessibilità viabilistica, dal “presidio
realizzare una nuova fase di adeguamento del d’insegna” dei bacini di gravitazione commer-
sistema di luoghi del commercio urbano, che ciale, dalla competizione tra municipalità. Oggi
va giocata con grande cautela ed attenzione la prima cintura è caratterizzata da una pre-
per non sprecare con progetti banali e privi di senza diffusa di media e grande distribuzione,
contestualizzazione la possibilità di articola- posizionata, in particolare, sulle principali infra-
re un sistema di offerta, che ha storicamente strutture di viabilità, mentre nei comuni della
avuto nella qualità dei suoi spazi il carattere più seconda corona, spesso della dimensione de-
evidente. I luoghi di attrazione commerciale in mografica di poche migliaia di abitanti, si sono
localizzate grandi superfici talvolta aggregate sivamente interessata è di circa 350.000 mq.
in complessi che presentano diversi formati Nella polarità sono presenti diverse importanti
del commercio e del tempo libero. Si tratta di insegne, come Carrefour e Castorama, a cui si è
interventi importanti, almeno dal punto di vista aggiunto un aggregato di superfici, tra le quali
dimensionale, che rappresentano recentemen- Decathlon, in un’area direttamente accessibile
te anche nel territorio metropolitano uno degli dalla tangenziale est di Milano e quindi con-
“ingredienti” rilevanti nei processi di riutilizzo nessa alla rete autostradale che gravita sul ca-
delle aree dismesse, in particolare lungo lo sto- poluogo lombardo. Ma ciò che rende questo
rico asse industriale a nord, dove erano localiz- parco commerciale una polarità di carattere in-
zate le grandi imprese siderurgiche e meccani- terregionale è la presenza, dal 1998, di IKEA che
che (Falk, Breda). È opportuno sottolineare che ha sostituito il punto vendita “storico” di Cinisel-
anche nell’hinterland il passaggio dal consumo lo Balsamo, prima struttura IKEA in provincia di
di suolo non urbanizzato al riutilizzo di aree di- Milano. Un altro punto vendita IKEA nell’area
smesse - o comunque di aree già infrastruttu- milanese, anch’esso recentemente ampliato, è
rate - per la localizzazione di strutture commer- rappresentato dalla struttura di Corsico, nel set-
ciali dovrebbe in prospettiva farsi sempre più tore ovest della prima cintura metropolitana,
consistente, sulla spinta di uno dei criteri strate- direttamente accessibile dalla tangenziale.
gici della nuova programmazione commerciale Nel settore nord-ovest, la recente realizzazione
della Regione Lombardia, che pone al primo del polo fieristico nei comuni di Rho e Pero ha
posto l’opzione per la “crescita ad impatto zero” già attivato un insieme di attese e di processi
delle grandi superfici commerciali. di trasformazione, rafforzati dalla prospettiva
Alcune di queste strutture assumono un carat- del progetto Expo 2015. Questo comprensorio,
tere di polarità territoriale, per la capacità attrat- come altre zone della prima corona milanese,
tiva legata alla localizzazione e alla complessità ha già registrato negli anni recenti un forte svi-
dell’offerta funzionale. Ad esempio a Carugate, luppo di grandi superfici commerciali, motivato
comune di circa 14.000 abitanti nel settore est principalmente dalle barriere all’ingresso poste
dell’area milanese si è costituita un’aggregazio- dal comune di Milano, come nei casi del centro
ne di superfici commerciali di oltre 54.000 mq commerciale Metropoli nel comune di Nova-
di superficie di vendita complessiva, per circa te Milanese e dell’aggregato commerciale di
96000 mq di superficie coperta: l’area comples- Baranzate (Esselunga-Decathlon-Castorama),
141
entrambi ai margini del confine comunale mi- superstore Esselunga nel PRU Bisceglie, gli sto-
lanese. rici insediamenti Metro e Ikea, l’aggregazione
A nord, nella conurbazione della Brianza mila- commerciale Decathlon-Castorama, la sequen-
nese è riconoscibile una polarità commerciale za degli outlets della moda, i mercati tematici
lineare - unica per sviluppo e densità di pre- della domenica mattina di Cesano Boscone e
senze nell’intero ambito regionale - attestata Corsico.
lungo l’asse della Nuova Valassina, caratteriz- Si tratta come si vede di una varietà di situazioni
zata dall’integrazione dell’offerta strettamen- e di figure della riorganizzazione dei luoghi del
te commerciale con altre attività di scambio, commercio, il cui studio andrebbe approfondi-
ristorazione e tempo libero. Questa direttrice è to per riuscire a delinearne il ruolo, che ormai
attualmente teatro di una nuova fase di conso- sappiamo essere non solo economico e territo-
lidamento, con le numerose operazioni di tra- riale, ma anche per vari aspetti sociale.
sformazione di aree industriali dismesse, sia in
comune di Milano (Bicocca, ex Marelli), sia nei Postfazione
comuni metropolitani, che hanno consentito la Il testo che precede questa postfazione è stato
realizzazione di nuove grandi superfici e spazi pubblicato nel giugno 2009. Mi è sembrato utile
per il tempo libero, anche in forte concorrenza riproporlo nella sua versione originale in quan-
diretta, come nel caso dei due multiplex di Bi- to molte considerazioni sul ruolo del commer-
cocca e di Sesto. cio nella definizione delle polarità territoriali e
Anche un altro forte sistema lineare - Lorenteg- sulla geografia di tale attività nell’area milanese
gio-Vigevanese - è caratterizzato dalla continu- sono ancora valide. Altri elementi dello scenario
ità spaziale tra una delle principali direttrici sto- sono invece cambiati, a partire dagli effetti del-
riche del commercio urbano milanese e il suo la crisi economica e dal mutato atteggiamento
sviluppo nell’area metropolitana. Qui si sono nei confronti delle pratiche di consumo: se all’o-
concentrati, nel corso dell’ultimo decennio, in- rigine del ridimensionamento degli acquisti c’è
vestimenti e progetti della grande distribuzione un indubbio riferimento alla minore disponi-
commerciale che hanno costruito un interes- bilità economica, non vanno trascurati anche
sante “catalogo” di formati tradizionali e moder- fattori diversi che tendono a mettere in crisi un
ni: il commercio urbano di vicinato integrato modello di consumo che ha visto nello sviluppo
da medie e grandi superfici del Lorenteggio, il dei centri commerciali suburbani il suo motore
principale. In questo cambiamento di scena- che consente un’alta intensità e sovrapposizio-
rio agiscono fattori diversi, da una maggiore ne di flussi (di persone, di merci, di informazio-
sensibilità nei confronti del consumo “ecologi- ni). Il concetto di “centro” rimanda in più ad un
camente orientato” - che coglie diversi aspetti, carattere di urbanità legato ad una forte domi-
dalla ricerca dei prodotti delle filiere produttive nante dello spazio pubblico, inteso non tanto
corte al contenimento degli spostamenti su in riferimento al suo statuto proprietario ma
gomma, che hanno un riscontro nelle pratiche alle pratiche d’uso che lo contraddistinguono,
d’uso del territorio - alle politiche di conteni- una urbanità non più associabile solo alla città
mento della trasformazione del suolo che indi- tradizionale ma declinabile in forme diverse,
rizzano le nuove realizzazioni verso le aree già come diverso è lo spazio post-metropolitano in
urbanizzate. In questa direzione, già mettevo in cui ci troviamo a sviluppare nuove pratiche di
luce come, soprattutto nel caso di Milano e del- vita e di consumo. Il concetto di “polo” associa i
la prima corona di antica industrializzazione, le caratteri dominanti appena richiamati, ricono-
opportunità urbanistiche di riutilizzo delle aree scendo anche una capacità di riorganizzazione
dismesse avevano determinato un significativo delle relazioni spaziali e funzionali - gerarchi-
cambiamento nella geografia della localizzazio- che ma anche legate alle specializzazioni e alla
ne della grande distribuzione, con la creazione multifunzionalità - dei sistemi insediativi a scala
di alcune importanti aggregazioni di commer- territoriale. Per quanto riguarda la ricerca empi-
cio e altre attività nei programmi di riqualifica- rica, è stato condotto uno studio approfondito
zione urbana. sul sistema di offerta della grande distribuzione
Nel frattempo, è stata anche sviluppata una ri- nei suoi diversi formati e delle grandi strutture
flessione più approfondita sul significato terri- per il tempo libero, con l’obiettivo di definire i ca-
toriale delle polarità, sia attraverso il tentativo di ratteri ed il ruolo territoriale delle grandi polarità
concettualizzare analogie e differenze tra “nodo”, interregionali: uno degli obiettivi di tale studio
“polo” e “centro”, sia attraverso lo studio di casi di è stato infatti il disvelamento delle strategie lo-
polarità commerciali il cui ruolo emerge come calizzative e l’esplorazione delle modalità di go-
rilevante nelle dinamiche di riorganizzazione verno urbanistico di attività che hanno bacini di
spaziale e funzionale. Nel concetto di “nodo” è gravitazione degli utenti che sono ampiamente
determinante la dotazione infrastrutturale che sovraregionali.
ne determina una accessibilità multimodale Nello scenario di mutamento sinteticamente
143
richiamato, ritengo che si andrà delineando un rigine di andare ad intaccare i fertili terreni del
processo di declino o di ridimensionamento per sud Milano, si sono susseguiti la realizzazione
alcune grandi strutture o aggregazioni commer- del centro commerciale ad insegna Euomercato
ciali, penalizzate da scarsa accessibilità multimo- e, all’inizio degli anni novanta, del Forum di As-
dale o da non chiara qualità dei caratteri spaziali sago, grande spazio multifunzionale per eventi
o merceologici. Il fenomeno del demalling che e tempo libero. Dalla seconda metà degli anni
ha già caratterizzato situazioni dove il ciclo del 2000, dopo il raddoppio del centro commercia-
grande sviluppo del commercio extraurbano è le, prende avvio lo studio del masterplan e poi la
stato molto anticipato rispetto al nostro paese, graduale realizzazione di Milanofiori nord. Alcu-
potrebbe rappresentare da un lato un segnale ni elementi caratterizzano in modo innovativo
di attenzione rispetto alle tendenze in atto e, questa polarità multifunzionale: il disegno uni-
dall’altro, un’indicazione di prospettiva sul riuti- tario conseguente all’esistenza di un unico ma-
lizzo di contenitori commerciali in dismissione. sterplan, la varietà dei progetti architettonici in
Nello stesso scenario, è probabile un processo generale di alta qualità, la presenza di interventi
di selezione e di consolidamento delle aggre- e attività con scala e funzioni eterogenee, tra le
gazioni commerciali che manifestano in modo quali anche la residenza, una certa attenzione
più chiaro i caratteri di polarità nel senso sopra al disegno degli spazi pubblici e del verde di
richiamato, che associa qualità del nodo e della connettivo. Un fattore di particolare rilievo nel -
centralità. Nell’area milanese un caso interessan- probabile - consolidamento della polarità è l’ac-
te di tale processo è rappresentato da Milanofio- cessibilità tramite il trasporto pubblico, realizza-
ri nord, ultimo esito di una grande operazione ta con il prolungamento della linea verde della
di trasformazione di un ampio ambito agricolo metropolitana di Milano. Sarà possibile valutare
nella parte sud dell’area milanese, che appare solo tra qualche tempo e con il consolidamen-
come il completamento, ad oggi, di un insieme to delle pratiche di consumo e soprattutto del-
di interventi con varia destinazione che si sono le pratiche d’uso dello spazio se anche qualche
susseguiti dalla metà degli anni ’70 nei comuni forma di nuova urbanità riuscirà a caratterizzare
di Assago e di Rozzano. Dopo la creazione del Milanofiori nord e a farne un nuovo nodo nel si-
grande complesso terziario di Milanofiori, al stema delle centralità metropolitane.
tempo innovativo per la ricerca tipologica e tec-
nologica, che tuttavia scontava il peccato d’o- Milano: C.so Matteotti
14 C
he ruolo può giocare e cosa deve es-
sere oggi un aeroporto per affermar-
si come infrastruttura strategica nei
processi di sviluppo competitivo di
luglio_agosto 2009 un territorio?
Malpensa, Linate, Orio al Serio E per il nostro territorio i tre scali di Malpensa,
Linate e Orio che sistema generano per con-
sentirci di connetterci alle grandi reti di co-
Claudio De Albertis municazione internazionali ed Europee e per
Presidente Assimpredil Ance collegare Milano al resto del mondo? Come
devono aprirsi queste tre porte ai visitatori
dell’Expo 2015, quali biglietti da visita della
nostra città e regione?
Domande a cui abbiamo cercato di dare una
risposta in questo numero di Dedalo attraver-
so il contributo di numerose testimonianze e
di diversi punti di vista. I problemi sono noti e
chi viaggia conosce bene le ricadute in termini
di disagio e di tempo perso per la congestione
del traffico aereo, per i nodi della sicurezza: gli
aeroporti possono diventare alcuni tra i luoghi
più critici e difficili in cui stare.
L’aeroporto è una delle infrastrutture centrali
per sostenere la competitività dei sistemi ter-
ritoriali ed un rapido sguardo ad altre realtà
è sufficiente per comprendere l’esigenza di
scelte chiare e coerenti. Il londinese Heathrow
è il terzo aeroporto al mondo per traffico di
passeggeri grazie alla capacità che ha avuto la
Volare alto città di risollevarne le sorti. Francoforte era un
caposaldo militare, il successo della sua ricon- raggiungibile da chiunque ma è privilegiato il
versione è visibile e confermato dai numerosi passaggio radiocentrico dalla città di Milano,
premi ottenuti per il suo buon funzionamen- ed i collegamenti orizzontali con il resto del
to. L’aeroporto Barajas a Madrid, di Richard territorio sono assolutamente insufficienti, la
Rogers, terminato da pochi anni, ha saputo Pedemontana potrà certamente contribuire a
caratterizzarsi anche come capolavoro di ar- modificare questo limite di accessibilità.
chitettura in sé. Anche sul fronte ferroviario i limiti sono cono-
Un aeroporto: una “macchina “ complessa che sciuti: il Malpensa Express arriva alla stazione
offre servizi, che raccoglie aerei, persone, auto- delle ferrovie Nord di Piazza Cadorna, con al-
mobili, merci e bagagli, tutti destinati a mete cune difficoltà di raccordo con il sistema fer-
diverse; una grande infrastruttura logistica che roviario Lombardo e Nazionale e non esiste
va governata con professionalità ed efficienza. attualmente collegamento con Linate. I tre ae-
Non è un motivo sufficiente perchè i luoghi roporti sono serviti da autobus navetta ma la
debbano essere privi di valore estetico come congestione autostradale rende problematico
troppo spesso accade. il servizio.
Spesso le priorità progettuali sono rivolte al E mentre da anni si elencano i problemi e le
funzionamento della macchina, alla maggio- possibili soluzioni, il mercato della domanda
re efficienza dei collegamenti interni, il resto cambia e cambia l’offerta, i pesi e gli usi delle
rischia di essere penalizzato dalle priorità di varie infrastrutture si modificano richiedendo
esercizio dell’infrastruttura. Ma la nostra realtà nuove strategie aggressive o conservative, con
ci porta a riflettere sul fatto che la logistica de- il rischio, in assenza di una politica comune, di
gli spostamenti non è un fenomeno affronta- dirottare la domanda nazionale verso infra-
bile e risolvibile solo entro i perimetri aeropor- strutture non Italiane, con un danno irrecupe-
tuali. Sappiamo bene che sulla qualità di uno rabile per la nostra economia.
scalo aeroportuale incidono pesantemente Dalle pagine di questo numero di Dedalo,
tutti i nodi infrastrutturali viari e ferroviari che emergono fortunatamente visioni e prospetti-
lo connettono al resto del territorio. Nel trian- ve che paiono più che speranze. Ma l’obiettivo,
golo Linate, Malpensa, Orio, la strategia di col- quale deve essere?
legamento dei tre scali è fondamentale. È sufficiente uno sguardo alle classifiche di
Malpensa è, infatti, più o meno facilmente Milano rispetto agli hub europei, contenute
147
negli articoli successivi, e una riflessione sugli per prepararci e una governance che deve
scenari da oggi al 2015, per essere certi di una fungere da acceleratore. La sfida che dobbia-
cosa: non dobbiamo porre nessuna limitazio- mo vincere è quella di far diventare il nostro
ne all’immaginazione per il rinnovamento dei sistema aeroportuale una eccellenza del made
nostri scali. Una considerazione, questa, che in Italy, chi attraverserà i nostri aeroporti dovrà
deve venire prima di qualsiasi discorso relati- avere l’idea di passare da una galassia ad un’al-
vo ai piani industriali, alla revisione degli slot, tra, dal resto del mondo a Milano.
ai ben noti temi sul futuro di Malpensa. Già Dovrà, sceso dall’aereo, accorgersi della capa-
nel 1906 Milano colse l’occasione della prima cità della nostra ingegneria nella creazione di
esposizione universale per tuffarsi nel nuovo nuovi modelli di strutture. Dovrà apprezzare
secolo con dignità valorizzando diversi luoghi le qualità costruttive e imparare a conoscere
della città. il valore e il talento delle imprese italiane, la
Oggi, o nel 2015, il valore che sapremo dare creatività degli architetti e designer nell’espri-
agli eventi, sarà anche determinato dalla ca- mere le forme più adeguate e più contempo-
pacità di trasformare in sistemi intelligenti e ranee.
vivaci le nostre porte di accesso al mondo e Intorno ad un progetto vero Milano non ha
dal mondo. Milano è e sarà un gateway delle mai fatto mancare la sua capacità al fare.
eccellenze di questa nazione, una fucina di Ora abbiamo una grande opportunità nella ri-
progetti, di imprenditorialità, una porta per valutazione dei nostri hub, pronta per essere
le nostre capacità di sviluppare innovazione. raccolta pur nella sua complessità. Il futuro è
I visitatori che verranno a Milano nei sei mesi di chi lo sa possedere.
dell’Expo, e quelli che vi transiteranno negli
anni successivi, sono un incentivo per interve-
nire realmente sul sistema aeroportuale.
La storia è ricca di esperienze simili: Papa Sisto
V per accogliere i pellegrini in visita alle sette
chiese del suo giubileo in cinque anni demoli-
sce strade, forma piazze e posiziona obelischi a
segnare i percorsi. Siamo nel millecinquecen-
to. Anche noi abbiamo poco più di cinque anni Milano: traffico delle ore di punta in uscita da Milano
149
14 M
alpensa è una risorsa indispensabi-
le e sottovalutarla significa ridurre
soprattutto il potenziale di crescita
competitiva del Made in Italy, che
luglio_agosto 2009 nella sfida della globalizzazione si gioca a par-
Malpensa, Linate, Orio al Serio tire dalle infrastrutture.
Non c’è in Europa un’area economicamente
forte comparabile alla macroregione del nord
Carlo Sangalli Italia, che sia sprovvista di un hub. Un hub per
Presidente della Camera di Commercio il nord del Paese non è una recriminazione lo-
di Milano calistica. Rappresenta invece un “atto dovuto”
per questa area che in tante occasioni si è fatta
carico - da sola - del proprio destino di aper-
tura e modernizzazione e di quello dell’intero
Paese. E lo ha fatto partendo da quella popo-
lazione dinamica e globale delle imprese, che
nel Nord Italia sono la metà del totale naziona-
le, 2 milioni e mezzo su poco più di 5 milioni.
Questa è un’area tra le più avanzate in Europa,
che trova in Milano un nodo importante della
rete globale.
La Lombardia è crocevia di flussi di capitale in
entrata e in uscita: sono oltre 7 mila le multi-
nazionali lombarde che investono all’estero,
e rappresentano il 41% del totale nazionale.
Mentre le multinazionali straniere in Lombar-
dia sono quasi 4 mila, il 52% del dato naziona-
Malpensa e Linate: le. L’interscambio della Lombardia con l’estero
crea affari per oltre 235 miliardi di euro, pari ad
il gioco della torre? un terzo del totale nazionale. Attraverso gli ae-
roporti lombardi passa il 42% del totale delle ridimensionamento delle rotte aeroportuali;
merci importate per via aerea in Italia e il 30% tenuto conto del maggior numero di ore im-
del totale esportato. piegate per raggiungere le stesse destinazioni
Questo è, quindi, il mercato che va valorizza- di prima e per la riduzione della frequenza dei
to ma che, allo stesso tempo, rappresenta una voli, abbiamo visto come ogni manager perda
grande opportunità di sviluppo. E proprio il circa due settimane di lavoro all’anno.
mercato di qualità del trasporto aereo sta al Di fatto, il ridimensionamento delle rotte dan-
Nord. Senza un grande aeroporto interna- neggia anche l’accessibilità di Milano: stiamo
zionale si rischia di mettere in crisi il sistema perdendo posizioni rispetto alle altre grandi
lombardo con pesanti riflessi anche a livello città internazionali, superati ormai da Istanbul,
nazionale. Helsinki e Vienna. Milano oggi è ottava tra le
E su questo tema il mondo produttivo vive città metropolitane globali, e questa posizione
una forte preoccupazione. L’attuale depoten- non deve arretrare, ma deve essere consolida-
ziamento dello scalo, secondo una nostra in- ta. È questo un obiettivo irrinunciabile che ci
dagine, ha conseguenze negative per quasi 3 spinge, come Camera di commercio, a chie-
imprese su 4. Secondo il 35% dei nostri inter- dere la liberalizzazione del trasporto aereo, at-
vistati, a rimetterci è soprattutto l’attrattività traverso l’apertura degli accordi bilaterali per
di Milano. Ridimensionare Malpensa costa alle le rotte intercontinentali, l’ampliamento dei
imprese 4 miliardi di euro. Si rischia inoltre di diritti di traffico e la liberalizzazione degli slot.
perdere 100 imprese estere che operano nel Oggi Malpensa richiede dunque un impegno
nostro territorio, che significa 10mila posti di più forte e preciso: un supplemento di respon-
lavoro in meno solo in questo settore. Un dato sabilità da parte di tutti.
che, a livello generale nella Lombardia può ar- La Camera di commercio di Milano si è spesa in
rivare a 56mila unità nei prossimi sei anni. È un questo senso in varie occasioni.
problema non solo occupazionale, ma anche In particolare il 7 febbraio dell’anno scorso ha
relativo alla produttività delle imprese del ter- organizzato un importante convegno che ha
ritorio. prodotto il manifesto per Malpensa sottoscrit-
La Camera di commercio di Milano ha infatti to da 47 rappresentanze economiche e istitu-
stimato i disagi che i manager della moda e zionali. Una riflessione, tuttavia, va fatta anche
della finanza devono affrontare a causa del su Linate. Tra i due aeroporti milanesi non va
151
fatto il gioco della torre: esiste lo spazio per zare i treni ad alta velocità per raggiungere la
entrambi. capitale.
Del resto tutte le grandi aree metropolitane Su Malpensa il medio periodo darà sicuramen-
mondiali paragonabili a Milano hanno almeno te delle risposte ai timori e alle speranze. Ma
due aeroporti; la questione è definire i ruoli e esistono già oggi delle priorità che dettano l’a-
le relative funzioni. Se da un lato è chiaro che genda delle istituzioni: prima fra tutte l’Expo.
Malpensa può avere un ruolo di raccordo per Il 74% delle imprese ha da tempo indicato
i voli internazionali e intercontinentali, Linate, come priorità di intervento proprio i trasporti.
riveste importanza per i collegamenti veloci, Con il completamento di infrastrutture impor-
vitali per gli affari con le principali città euro- tanti come la Pedemontana, Malpensa sarà
pee ed italiane. È il caso degli appuntamenti raggiungibile entro un’ora dalla maggioranza
lavorativi “in giornata”, i cosiddetti “point”. del territorio del nord Ovest e avrà un bacino
Riguardo alla proposta di limitare il ruolo di Li- di 10 milioni di utenti. L’opportunità di servizio
nate alla navetta Milano-Roma vorrei fare una e di sviluppo anche per Alitalia - CAI è enorme.
considerazione. Ma è necessario muoversi in fretta, perché in
Dal prossimo dicembre le due città saranno questo caso il tempo non è un buon alleato.
collegate dall’Alta velocità ferroviaria. La tratta
aerea Milano Roma è tra quelle a maggior traf-
fico nella stessa classifica europea che vedeva
la Madrid-Barcellona al primo posto; da quan-
do, però, tra le due città spagnole, sono stati
introdotti i treni ad alta velocità, questa rotta
aerea è passata dal primo all’ottavo posto della
classifica.
Bisogna quindi attentamente valutare il desti-
no e le potenzialità della proposta di ridimen-
sionare Linate in questi termini. Già in un son-
daggio realizzato dalla Camera di commercio
ad inizio del 2009 il 70% degli imprenditori di Milano: vista aerea del cimitero maggior,
Milano e provincia ha dichiarato di voler utiliz- verso i terreni di Expo
153
15 P
er lo più si tratta di attraversamenti di
quella che viene definita la città diffusa,
la metropoli, la Brianza operosa o l’est
“ormai compromesso” e perciò, a ben
settembre_ottobre 2009 vedere, si tratta di situazioni che poco hanno da
On the road sperare in una radicale conversione. Parliamo di
strade che percorrono uno dei territori più viva-
ci del paese, le nostre province, con una storia di
Cecilia Bolognesi borghi e frazioni che nel tempo si sono lasciate
attraversare da spinte economiche e di interes-
se vistose, a volte prepotenti e arroganti negli
esiti che hanno prodotto sul territorio. Molti pa-
esaggi sono stati violati senza alcuna esitazione.
Altri sono rimasti congelati dentro a iniziative di
tutela, ma spesso privi di vere azioni di riqualifi-
cazione o investimenti ambientali.
Un vero e chiaro disegno unitario degli spazi
aperti, qualcosa che sappia dialogare con il
segno forte delle infrastrutture in procinto di
essere realizzate, è ancora lontano da venire.
Chiaramente abbiamo fatto passi da gigante
rispetto a quando il passaggio di una strada
si risolveva con il suo mero tracciato e la co-
struzione; oggi prima di costruire affrontiamo
temi quali l’ottenimento del consenso, lo stu-
dio finanziario, lo studio delle valorizzazioni
al contorno, l’impatto paesistico, le compen-
sazioni ambientali. Siamo perciò oltre il “male
necessario” che spesso connotava il passaggio
Realizzare il meglio di un’infrastruttura e siamo finalmente appro-
dati all’era dell’infrastruttura considerata come Parkway, greenbelt, paesaggi pubblici, resi-
una straordinaria opportunità per ricostruire denze per tutti, proviamo a sostituire le nostre
l’ambiente e il paesaggio. Le opere di com- percezioni da tardo neorealismo quali tangen-
pensazione di Pedemontana valorizzeranno ziale, parco agricolo, bordo urbano ecc. ecc.
gli spazi verdi a est e a ovest dell’autostrada con delle visioni più ottimistiche. A New York il
secondo l’ampio progetto di una greenway. Si pianificatore Moses a metà del secolo scorso si
tratterà di connettere tra loro più paesaggi in- spende nel progetto e realizzazione di meravi-
teressati dal nuovo tracciato, in un disegno ri- gliose parkways, dove l’infrastruttura si snoda e
conoscibile. Ma le infrastrutture in gioco sono pavoneggia in splendidi scenari trattati a parco.
anche altre: la Brebemi iniziata nel luglio 2009, Ecco allora Bronx River Parkway, Henry Hudson
la tangenziale est est e, anche se ancora come Parkway, i sistemi di parchi della Contea di We-
ipotesi, la tangenziale ovest. In sostanza mai stchester, i parchi di Long Island quali Jones
come ora il territorio della provincia di Milano Beach Statepark Parkway, Southern Parkway.
è oggetto di interventi temporalmente vicini o Il binomio strade e parchi, ovvero il tracciato
poco lontani che riguardano le infrastrutture. stradale che attraversa la natura, si porta dietro
Se fossimo ad esempio in grado di quantificare altri obiettivi: l’istituzione lungo queste strade
globalmente le terre smosse dalla realizzazio- nel verde di attività ricreative, l’apertura e boni-
ne di questo prossimo scenario tra tangenziali fica di zone prima inutilizzate, la felice diminu-
e autostrade, ci renderemmo conto che anche zione della pressione veicolare, la collocazione
Milano potrebbe avere come Roma sette colli, della popolazione anche in fasce decentrate
frutto della raccolta delle terre da scavo in più ma ambientalmente privilegiate.
punti. Invece uno sguardo generale ci manca Possiamo spegnere questa visione pensando
ancora. Avremo quasi un anello di completa- alle migliaia di capannoncini, cave, industrie
mento di infrastrutture attorno alla città. Delle dismesse, quartieri dormitorio, esperimenti
leggi che iniziano a proporre modelli econo- edilizi che le nostre infrastrutture incontreran-
mici di valorizzazione dei terreni circostanti no. Possiamo rianimarla con un mestiere pa-
alle stesse. Dobbiamo ricercare delle visioni. ziente ma coraggioso e felicemente visionario,
Intrecciare amabilmente una politica infra- disegnando il contorno di queste infrastrut-
strutturale con un paesaggio per alcuni versi ture, inseguendo l’idea migliore che abbiamo
da esaltare, per altri da addomesticare. per il nostro vivere.
155
15 D
a anni ci si è accorti che il sistema delle
relazioni (e quindi degli spostamenti)
nella regione milanese è molto cam-
biato, almeno a partire dalla fine degli
settembre_ottobre 2009 anni’70. Sia negli orari che nella matrice “origi-
On the road ne/destinazione”. Il grosso dei movimenti non
è più quello tipico della struttura fordista della
produzione, centrata sulle grandi fabbriche,
Fabio Terragni con orari di entrata e di uscita sempre uguali,
Amministratore delegato Tem con flussi sempre dalla periferia verso il centro
Tangenziale esterna milanese industriale (o dei servizi) e viceversa. Oggi le
fasce orarie dette “di punta” si sono molto dila-
tate. Capita di frequente a tutti noi di muoverci
più volte nell’arco di una sola giornata e in di-
verse direzioni, sempre più spesso verso desti-
nazioni che una volta sarebbero state conside-
rate “non centrali”. E così capita alle merci, che
si spostano di fabbrica in fabbrica, di centro
logistico in centro di distribuzione, senza ne-
cessariamente dover finire nel ”centro”.
Il passaggio da un sistema delle relazioni do-
tato di un forte centro attrattore a un sistema
reticolare e diffuso sul territorio, particolar-
mente evidente nell’urbanizzazione milane-
se, implica una conseguente ristrutturazione
2014: dei sistemi di trasporto e delle infrastrutture
viarie e autostradali. Un riassetto che permet-
Raddoppio ta di evitare di dover comunque passare per
quell’ex-grande centro, rappresentato dalla
Tangenziale Est città di Milano e dalle sue immediate propag-
gini, che spesso si trasforma in una strozzatura di “saltare” l’imbuto dell’A4.
dannosa in termini di congestione del traffico: A maggior ragione questo schema si applica
tempo sprecato e inquinamento (per non par- alla Tangenziale Esterna di Milano, una bretella
lare dello stress accumulato). autostradale di 34 chilometri destinata a colle-
Risolta dalla quarta corsia la principale “trap- gare l’A1 all’altezza del casello di Melegnano,
pola” autostradale, ossia la Milano-Bergamo, all’A4 all’altezza di Caponago/Cambiago, met-
l’esperienza quotidiana di questi anni per- tendo in relazione tra loro importantissime
mette di individuare due elementi principali arterie di collegamento tra Milano e l’est mila-
del collo di bottiglia milanese: il tratto urbano nese come la Padana Superiore, la Cassanese,
dell’A4 (dalla barriera Agrate all’uscita per Via la Rivoltana, la Paullese e la Via Emilia. Inoltre la
Certosa) e la Tangenziale Est. In questi due casi, Tangenzale Esterna metterà in diretta connes-
l’unica speranza è di potere percorrere i tratti sione tra loro con 7 svincoli centri importanti
incriminati in orari “di morbida”, tipo in tarda dell’est milanese come Gorgonzola, Melzo,
mattinata-primo pomeriggio o dopo le 8 di Paullo e Melegnano (permettendo lo scambio
sera. Ma se capita di dovere passare in uno di intermodale con le metropolitane 2 a Gorgon-
questi tratti in altre fasce orari, ci si deve rasse- zola e 3 nella futura stazione di Paullo oltre
gnare, qualsiasi sia la direzione di percorrenza, all’interconnessione con le linee ferroviarie Mi-
a incontrare code e rallentamenti. lano-Venezia e Milano-Bologna) e soprattutto
L’obiettivo di realizzare dei by pass che per- rappresenterà la gronda di distribuzione del
mettano di fluidificare il traffico nella regio- traffico in ingresso e in uscita dalla Brebemi, la
ne urbana milanese è alla base di molti dei nuova autostrada di collegamento tra Milano
progetti in corso di realizzazione: assolverà a Bergamo e Brescia i cui lavori sono partiti nel
questa esigenza - almeno in parte - l’Autostra- luglio scorso. Alla Tangenziale Esterna vera e
da Pedemontana Lombarda, che una volta in propria si affiancheranno interventi di riqua-
funzione consentirà a chi proviene da Varese e lificazione della viabilità ordinaria per altri 30
Como e si sposta verso Bergamo (e viceversa) km di strade; nel complesso il sistema TE at-
di non passare per Milano, e soprattutto darà traverserà 34 Comuni in tre ambiti provinciali
all’affollatissima Brianza una strada rapida di (Monza e Brianza, Milano e Lodi) e interesserà
collegamento “interno” che permetterà a cen- 3 parchi: il Parco del torrente Molgora, il Par-
tinaia di migliaia di auto e veicoli di trasporto co Agricolo Sud di Milano, il Parco della Valle
157
dell’Adda Sud. scrizioni della Regione Lombardia, della Com-
Con la Tangenziale Esterna, chi proverrà da Bo- missione Via del Ministero dell’Ambiente, e di
logna e sarà diretto verso Venezia non dovrà Anas, giungendo nel dicembre del 2004 a un
più imboccare la strozzatura rappresentata progetto preliminare approvato dal Cipe nel
dall’attuale Tangenziale Est, che, data la sua luglio 2005 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficia-
prossimità alla città, servirà - come già oggi ac- le nel Marzo 2006. Nonostante le revisioni, il
cade - principalmente come circonvallazione progetto comunque è osteggiato dai Comuni;
per gli spostamenti locali interni alla città o alla vista la perdurante opposizione, Regione Lom-
prima fascia metropolitana. L’effetto atteso è bardia ha proposto di promuovere un “Accor-
quello di un significativo decongestionamen- do di programma” per definire non solo le con-
to della Tangenziale Est e una ottimizzazione dizioni di condivisione dell’opera autostradale
del traffico in tutto il quadrante est di Milano. ma anche gli interventi generali di migliora-
Della Tangenziale Esterna si parla da molti mento della mobilità nel territorio interessato.
anni, ma l’iter progettuale è - a differenza di al- L’Accordo di programma è stato siglato il 5
tri casi, come Pedemontana - relativamente re- novembre 2007, ed ha avuto come primi esi-
cente. Il primo progetto è stato promosso dalla ti l’inserimento a carico del futuro concessio-
Tangenziali Esterne di Milano SpA (Autostrade nario degli oneri relativi alla progettazione e
per l’Italia S.p.A. 32%, Milano Serravalle Milano realizzaione del sistema di mobilità comple-
Tangenziali S.p.A. 32%, ASAM S.p.A. 14,99%, mentare (circa 30 Km, quasi quanti i 34 Km del
Società Autostrada Torino-Alessandria Piacen- tracciato dell’Autostrada), il rafforzamento del-
za S.p.A. 8%, Autostrade Lombarde S.p.A. 8%, le connessioni e dei nodi di scambio con l’at-
Intesa Sanpaolo S.p.A. 5%, Provincia di Milano tuale linea 2 della Metropolitana; l’accordo per
0.01%) nel 2003. Ma il primo tracciato ha visto promuovere (non a carico del concessionario)
l’iniziale opposizione della maggior parte dei il prolungamento della MM2 da Cologno a Vi-
Comuni interessati, situazione che ha indotto mercate e il prolungamento della MM3 da San
Regione Lombardia e Provincia di Milano ad Donato a Paullo.
un lungo lavoro di concertazione con gli enti Grazie ai risultati raggiunti nell’ambito dell’Ac-
locali per modificare il progetto. cordo di Programma, dopo anni di trattative
Il primo elaborato progettuale del giugno relative alla localizzazione della nuova Tangen-
2003 è stato modificato integrando le pre- ziale Esterna - opera peraltro inserita nella Leg-
ge Obiettivo e passata nelle competenze del nell’insieme ammontano al 15,6% delle quo-
nuovo soggetto concedente regionale CAL te complessive) e Pizzarotti (con il 7,9% delle
(Concessioni Autostradali Lombarde, costi- quote complessive), cui si sommano Itinera e
tuito pariteticamente da Regione Lombardia Pavimental con l’1% delle quote ciascuna. Tra
tramite Infrastrutture Lombarde e ANAS) fi- i progettisti si è costituito un Consorzio det-
nalmente tutti i soggetti istituzionali coinvolti to Consorzio Tangenziale Engineering, che
concordavano sul progetto. partecipa al raggruppamento temporaneo
Nel maggio del 2008, CAL ha quindi bandito di imprese con l’1% delle quote complessive
la gara pubblica di “project financing per la (al consorzio a loro volta partecipano SPEA,
progettazione, realizzazione e gestione della Milano Serravalle Engineering, Sina, Proiter,
Tangenziale Est Esterna di Milano” (il bando è Technital e Girpa). Come partner gestori sono
tuttora reperibile sul sito di CAL Spa). Valore a stati inseriti nel raggruppamento temporaneo
base di gara 1.578.000.000 Euro, desunto dai d’imprese gli stessi soggetti presenti nella so-
costi previsti per la realizzazione del progetto cietà promotrice TEM spa, e quindi Autostrade
preliminare. Termine per la presentazione del- per l’Italia, Milano Serravalle, Satap (ciascuna
le domande era luglio 2008. con uno 0,25%) e infine come socio finanzia-
Al fine di ottemperare ai requisiti economici e rio è stata inserita Banca Intesa Infrastrutture
tecnici attestanti le richieste capacità di pro- e Sviluppo (BIIS), già socia di TEM spa, con un
gettazione, costruzione e gestione, TEM spa ulteriore 0,25%.
(soggetto promotore del progetto e quindi Nonostante l’interesse informalmente manife-
di diritto ammesso alla fase di confronto del- stato da società italiane e estere, al momento
le offerte) ha promosso la costituzione di un della presentazione delle qualifiche richieste
un raggruppamento temporaneo di imprese l’unica offerta formalizzata è risultata essere
comprendente importanti società (tutte italia- quella promossa da TEM spa e dal suo rag-
ne) di progettazione, costruzione e gestione gruppamento temporaneo di imprese. Nel
autostradale. mese di marzo 2009 la gara è stata formal-
Tra i costruttori sono quindi stati inseriti Impre- mente aggiudicata da CAL al raggruppamen-
gilo (con il 15,5 delle quote complessive), 4 cen- to temporaneo d’imprese, che nel frattempo
trali cooperative (Coopsette al 4,185%, Unieco si era costituito in società di progetto denomi-
al 4,09%, CMB al 4,09%e CMC al 3,235%, che nata Tangenziale Esterna (TE) Spa. La Conven-
159
zione, atto di regolazione della Concessione affidati ai soci costruttori, che nel frattempo
autostradale, è stata firmata da CAL e TE una hanno già costituito un consorzio.
prima volta nel marzo del 2009, quindi in se- La Società di progetto Tangenziale Esterna è
guito a modifiche richieste dal Ministero delle quindi caratterizzata da una compagine socia-
Infrastrutture nuovamente nel luglio 2009, ed le fortemente articolata comprendente diver-
è ora in attesa di essere approvata dal CIPE. se tipologie di soci.
Nel frattempo hanno proceduto i lavori di pro- Socio promotore (Tem SpA),che ha sviluppato
gettazione definitiva, il cui termine è previsto la proposta di Tangenziale Est Esterna, otte-
per il prossimo mese di gennaio del 2010. Ed nendone l’approvazione da parte del CIPE in
è proseguito su due canali. Il primo, di natura data 29-07-05 e che ha promosso la costitu-
istituzionale, ha visto attivi i tavoli territoriali e zione del raggruppamento di imprese prima
ambientali istituiti nell’Ambito dell’Accordo di e della società di progetto successivamente;
Programma, al fine di completare la concerta- Soci progettisti (riuniti nel consorzio Tangen-
zione con gli enti locali: è stato quindi trovato ziale Engineering); Soci costruttori (Impregilo,
il consenso su importanti modifiche proget- Pavimental, Itinera, Coopsette, Unieco, Cmb,
tuali da apportare al progetto preliminare, per Cmc, Pizzarotti); Soci gestori (ASPI, Milano
esempio relativamente al tratto, detto “arco Serravalle,SATAP ); Soci finanziari (Banca Intesa
TEM”, compreso tra Cassanese e Rivoltana, su Infrastrutture Innovazione e Sviluppo)
cui è previsto l’innesto della Brebemi. Il se- La presenza di tale articolazione, oltre ad es-
condo canale, che ha alimentato il primo, è di sere richiesta dalle procedure di gara, è giu-
natura prettamente tecnica. In base alle nor- stificata dal fatto che la Società di Progetto è
me sul project financing, il raggruppamento abilitata ad affidare ai soci la totalità dei servizi
temporaneo d’impresa si era dato delle regole e delle opere necessarie per poter ottempera-
interne, formalizzate in un “Accordo Quadro e re a quanto previsto dalla Concessione o Con-
Patto Parasociale”, che prevedevano la riparti- venzione. Resta ovviamente salvaguardata
zione dei servizi e dei lavori ai soci. l’autonomia e l’indipendenza di ciascuna delle
Sulla base di quanto previsto dal Patto Paraso- parti. Tale principio vale, a maggior ragione,
ciale, TE ha già affidato la progettazione defi- per la stessa società di Progetto, che al fine di
nitiva al Consorzio Tangenziale Engineering. gestire in modo efficace ed efficiente il rap-
Analogamente i lavori di costruzione verranno porto con i Soci che saranno affidatari di ser-
vizi e opere, si è dotata di una organizzazione
snella ma solida, che consenta di assumere le
responsabilità che le competono nei confronti
del Concedente e più in generale nei confronti
dei diversi portatori di interesse (stakeholder)
come le Istituzioni Nazionali e locali (Regione
Lombardia, Province di Milano e Lodi, Comuni
interessati) gli enti finanziatori, le comunità lo-
cali, i cittadini.

161
16
2.09.09_Conferenza stampa presso Camera
di Commercio di Milano

R
ingrazio moltissimo la Camera di Com-
mercio, ma ringrazio soprattutto la So-
novembre_dicembre 2009 printendenza per aver creduto in que-
Milano nei cantieri dell’arte sto progetto. Quando con l’architetto
Corrieri (Soprintendenza Beni Architettonici
ndr.) ne abbiamo cominciato a parlare, ci è su-
Claudio De Albertis bito sembrata un’idea importante per questa
Presidente Assimpredil Ance città. “Milano nei cantieri dell’arte” è un pro-
getto nato da una positiva sinergia tra mondo
del lavoro e della cultura: tra il saper fare e la
consapevolezza di cosa Milano può esprimere
attraverso il suo patrimonio storico.
Le grandi fabbriche del ‘400 erano i cantieri
dell’arte che oggi rivisitiamo e proponiamo
come percorsi di conoscenza. Un’immagine
di Milano che Carlo Cattaneo ben delineava
a metà ottocento nel volumetto Presagi della
futura grandezza di Milano: “…la laboriosità
schiva dei suoi abitanti, le numerose scuole di
arti e mestieri, la classe dirigente operosa che
viveva in palazzi più eleganti e belli che non
sfarzosi”. Sono gli aspetti che ci hanno indiriz-
zati nel progetto che oggi presentiamo e che
Un patrimonio di abbiamo tenuto presente nell’articolazione
delle sessioni di lavoro: l’imprenditorialità del
elegante saper costruire e del saper mantenere, la com-
petenza tecnica e la ricerca scientifica, il rispet-
imprenditorialitá to del bello e la sua fruizione. L’Expo 2015 è
una tappa di un percorso che crediamo possa va, è un impegno che Assimpredil Ance si è già
costituire una chiave di sviluppo economico, preso, nella certezza del suo ritorno positivo,
è l’occasione per ritornare a parlare di Milano per la nostra città e per quanti vi lavorano. È
non solo come città “mordi e fuggi”, ma anche con questo spirito dunque che nasce “Milano
come sistema in grado di organizzare un’offer- nei cantieri dell’arte”: si tratta di una manifesta-
ta per il tempo libero delle presenze d’affari e zione complessa, ideata da Assimpredil Ance,
per il turismo artistico e culturale. Camera di Commercio e Soprintendenza ai
Milano e il suo territorio dispongono di un pa- Beni Culturali con la collaborazione dell’Ufficio
trimonio storico non conosciuto, un potenzia- Beni Culturali della Diocesi di Milano e artico-
le che merita un’attenzione particolare come lata in 4 eventi, che da oggi sino al 2015 pun-
rete attrattiva per l’Expo 2015. Non so se ver- terà a valorizzare le qualità e le potenzialità di
ranno 23 milioni di persone a visitare l’Expo, Milano come città d’arte e lo farà in un modo
so che ogni anno giungono in Milano per i più inconsueto e innovativo, ossia attraverso la
svariati motivi (dallo studio alle cure mediche, presentazione e l’analisi di importanti opere
dal lavoro allo svago) milioni di persone, di cui di restauro eseguite negli ultimi 10 anni, spes-
solo una su tre si ferma almeno una notte in so in presenza di apparati decorativi unici. In
albergo. questa prima fase del lavoro, quella del ‘400 e
So anche che pochi pensano alla filiera delle ‘500, abbiamo raccolto in un sito dedicato le
costruzioni Milanese come a una filiera quali- immagini di alcuni dei cantieri censiti. Si tratta
ficata e di eccellenza nelle opere di restauro e di circa 100 interventi con una filiera produt-
conservazione. Noi vogliamo aprire i cantieri tiva estremamente articolata e specializzata.
dell’arte per far vedere come siamo intervenu- Proseguiremo il censimento nei prossimi anni
ti attraverso un’importante azione congiunta per creare un archivio unico dei più significati-
tra tutti gli attori: committenti pubblici e pri- vi cantieri dell’arte, aperti e chiusi, o in via di re-
vati, imprese, istituzioni. Far conoscere un po’ alizzazione, nella nostra città e nel nostro terri-
di più ai milanesi, a partire da quest’anno, gio- torio. La manifestazione sarà anche l’occasione
ielli come San Maurizio o la Cappella Portinari per promuovere le competenze, il know-how
o San Celso e organizzarci, assieme a quanti e le tradizioni delle numerose imprese milane-
sono già presenti oggi e ad altri domani, per si attive nel settore del restauro conservativo
rendere permanente questa capacità espositi- e del consolidamento statico di edifici storici,
163
sia sul fronte dei materiali che delle tecniche gando il Naviglio. Nel settembre 2011 si terrà il
di intervento. secondo evento, dedicato alle architetture del
I cantieri dell’arte sono infatti i luoghi in cui ‘600 e ‘700, e nel 2013 il terzo, focalizzato al pe-
innovazione, sperimentazione, ricerca e tec- riodo dell’800 e ‘900; nel 2015, durante i 6 mesi
nologia generano una rete d’avanguardia nel dell’Esposizione Universale, vorremmo offrire
nostro sistema, che merita di essere sostenu- ai visitatori un percorso turistico-culturale dei
to e valorizzato a livello locale e promosso cantieri dell’arte per periodi storico-artistici. La
all’estero. Si tratta di un progetto ambizioso, recente nuova impostazione del piano dell’Ex-
che affronterà il tema del restauro, filo rosso po suggerisce un’ipotesi di manifestazione dif-
dell’iniziativa, con un’ottica multidisciplinare, fusa sul territorio, dove la parte espositiva gio-
andando ad analizzarne i diversi aspetti legati cherà solo uno dei ruoli attrattivi e in cui sarà
alle tecniche e modalità esecutive, alle risorse la città con il suo territorio ad avere un ruolo
economiche e finanziarie, alle esigenze forma- predominante.
tive, alle dinamiche occupazionali, alle ricadu- È questa, dunque, una straordinaria occasio-
te turistiche, solo per citarne alcuni. ne di visibilità e promozione per Milano che
La manifestazione avrà inizio venerdì 25 set- la nostra città potrà cogliere per aumentare le
tembre e proseguirà sino a lunedì 28 settem- opportunità di marketing territoriale.
bre, in contemporanea con le Giornate Euro- “Milano nei cantieri dell’arte” vuol essere un
pee del Patrimonio, vedrà svolgersi 5 convegni contributo in questo senso. La chiave di let-
e 7 visite guidate ad opere architettoniche del tura della manifestazione è che arte, cultura,
‘400 e ‘500, alcune note come Santa Maria del- attrattività urbana, lavoro e occupazione sono
le Grazie o le Mura Spagnole, altre meno, come fattori strettamente correlati l’un l’altro e che
la chiesa di Santa Maria dei Miracoli presso San attraverso il contributo e la collaborazione dei
Celso, con il coinvolgimento di oltre 70 relato- vari attori, ognuno secondo il proprio ruolo e
ri, molti dei quali direttamente coinvolti nelle le proprie competenze, possono essere attuati
opere di restauro dei siti visitati. Proseguire- gli interventi e i progetti in grado di far rag-
mo l’anno prossimo il censimento dei cantieri giungere alla nostra città quella grandezza di
dell’arte del nostro territorio, come il bellissi- cui parlava Cattaneo.
mo convento dell’Annunziata di Abbiategras-
so che abbiamo recentemente visitato navi-
165
16
5.09.09 1° Convegno_Le scoperte nelle ope-
re di restauro: rilettura della storia dell’archi-
tettura del ‘400 e ‘500

N
el ‘400 e nel ‘500 Milano ha svolto in
novembre_dicembre 2009 Europa un ruolo centrale nella costru-
Milano nei cantieri dell’arte zione dei canali e nella distribuzione
delle acque per l’irrigazione e per la
produzione di energia.
Empio Malara Fernand Braudel, autore dell’opera Civiltà e
Presidente Istituto per i Navigli imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II,
Associazione Amici dei Navigli cita la Lombardia come il migliore esempio di
progressivo addomesticamento delle acque,
di lenta trasformazione dei terreni paludosi
in terreni fertili. Un’opera grandiosa avvenuta
grazie al lavoro di moltissimi uomini; essi han-
no intelligentemente utilizzato le acque del
Ticino e dell’Adda, due lunghi fiumi alimentati
dai ghiacciai alpini, equidistanti dalla città, ab-
bondanti di acque durante l’estate.
Oggi ricorderò le date più significative dell’e-
voluzione pratica nella costruzione dei canali,
della straordinaria opera di diffusione dell’ac-
qua nelle pianure, per irrigare i prati naturali
e artificiali. Rileggeremo insieme le tappe più
importanti della costruzione del sistema dei
“...condurre Navigli, veri e propri fiumi artificiali, che hanno
fatto di Milano un importante porto fluviale.
acque da un loco La prima conquista avviene tra il 1420 e il 1440
quando Filippo Maria Visconti completa l’u-
a un altro” nione e il collegamento via acqua dei castel-
li ducali a corona della città e promuove, nel ghetto di Sant’Eustorgio, fuori Porta Ticinese.
fossato del castello di Milano, insieme agli Con il Naviglio di Bereguardo Bertola realizza
ingegneri della Fabbrica del Duomo, il primo il collegamento via acqua da Milano al Mare
tentativo di costruzione di una doppia chiusa. Adriatico, via Naviglio Grande-Bereguardo-
Nel 1438 gli ingegneri Aristotele Fioravanti da Ticino-Po.
Bologna e Filippo degli Organi da Modena, Nel 1456 Francesco Sforza e Bertola da Novate
entrambi al servizio della Fabbrica del Duomo, replicano sul fronte est di Milano la grande im-
costruiscono la prima conca di navigazione presa, compiuta in epoca medioevale (1179-
d’Europa. 1257) sul fronte ovest, di portare le acque
Vi è testimonianza di questa conca nell’assito del Ticino in città. Per portare in città l’acqua
ritrovato grazie agli scavi archeologici eseguiti dell’Adda, Bertola taglia la parete rocciosa pa-
in darsena dove vi era la conca affiancata al La- rallela all’Adda e svolta il Naviglio della Marte-
ghetto di Sant’Eustorgio. sana per giungere fino al Seveso alle porte di
La Conca di Santa Maria o della Fabbrica con- Milano tra il 1457 e il 1463.
sentiva il passaggio delle navi dal laghetto al Il canale della Martesana, o Naviglio Piccolo,
fossato difensivo, la cosiddetta Cerchia dei deve superare il fiume Lambro e Bertola co-
Navigli, che da canale infraurbano stava per struisce un ponte-canale a tre archi, il primo
diventare, con l’ampliamento dei borghi fino ponte-canale realizzato in Europa.
al Redefossi, un canale periurbano. Leonardo da Vinci osserverà questo ponte-
A metà del ’400 Francesco Sforza, insieme a canale qualche decennio più tardi registran-
uno dei più grandi ingegneri idraulici operanti do, sul suo taccuino, la seguente osservazio-
in Milano, Bertola da Novate, deriva dal Navi- ne: “il gran peso della barca che passa per il
glio Grande un nuovo Naviglio che prenderà il fiume sostenuto dall’arco del ponte, non cre-
nome dal castello di Bereguardo. sce peso ad esso ponte perché - come sottoli-
Con il Naviglio di Bereguardo Bertola da No- neava il tecnologo toscano che ben conosce-
vate completa il corso d’acqua artificiale sus- va il principio di Archimede - la barca pesa di
sidiario del Ticino, dal Lago Maggiore a Pavia. punto quanto il peso che tale barca caccia dal
Un canale parallelo al fiume collegato a Mila- suo sito”.
no tramite il ramo del Naviglio Grande, che dal L’annotazione è tratta dal foglio 361 r-b del Co-
Castello di Abbiategrasso raggiungeva il La- dice Atlantico, foglio nel quale l’ingegnere du-
167
cale aveva schizzato diversi ponti-canali dotati do il ruolo funzionale e prevalente del Naviglio
di conche, immaginati per superare il Ticino o Piccolo precisa: ”facendo il canal di Martigiana
altro fiume grosso per alimentare la “sua” città si diminuisce l’acqua all’Adda, la quale è distri-
ideale. buita in molti paesi al servizio de prati”.
Quando arriva a Milano, precisamente nel Leonardo registra le misure delle maggiori
1482, Leonardo da Vinci, l’ingegnere che si era barche, il valore economico del Naviglio Gran-
proposto a Ludovico il Moro anche per “con- de e il rendimento annuo del trasporto delle
durre acque da un loco ad un altro”, l’ingegne- merci e delle persone: “Le maggiori barche che
re inteso ai compiti pratici, parte alla volta di si facciano, sono larghe 7 braccia e ½ e lunghe
Milano portando con sé “cierti strumenti per 42 braccia e alte di sponde un braccio e ½. Vale
(navigli) e cierti strumenti per d’acqua”. 50 ducati d’oro, rende 125 mila ducati l’anno il
Giunto a Milano Leonardo scrive un prome- Naviglio (Grande) ed è lungo 40 miglia e largo
moria delle cose da fare, da vedere, da verifica- braccia 20”.
re in città e annota più che altro: Credo non vi sia descrizione così breve e si-
“Misura di navilio, conche e sostegni e barche gnificativa del Naviglio Grande, il maggiore
maggiori, e spesa, Truova un maestro d’acqua alimentatore di Milano. Giovan Battista Setta-
e fatti dire i ripari d’essa e quello che cos(ta), la, il primo storico dei Navigli alla fine del ‘500
Un riparo e una conca e un navilio e uno mo- preciserà: ”fu fatto questo canale per dare ab-
lino alla lombarda, Un nipote di Gian Angelo bondanza di legna da fuoco e da opera, di car-
dipintore ha uno libro d’acque, che fu del pa- bone, di vino, di calcine, di pietre vive e cotte,
dre, Pagolino Scodellino, detto Assiolo, è bono di grassine, di pesci che dal Lago Maggiore dà
maestro d’acque”. Svizzeri e dà luoghi circonvicini in abbondanza
e con poca spesa si conducano a Milano”.
L’interesse di Leonardo per i Navigli di Milano è Vedere le imbarcazioni cariche di blocchi di
subito evidente: “Nessun canale che esca fuo- Candoglia entrare e uscire dalla Conca della
ri dai fiumi sarà durevole - osserva Leonardo Fabbrica fu, anche per Leonardo, una dimo-
ammirato dalla struttura delle sponde dei na- strazione tangibile delle acquisite capacità
vigli - “se l’acqua del fiume donde nasce non è pratiche degli ingegneri idraulici padani, un
integralmente rinchiusa, come il canal di Mar- avanzamento registrato nel foglio 148 del Co-
tigiana, e quel ch’esce di Tisino” e, sottolinean- dice Atlantico, dove è disegnata la Conca.
Come si conviene ad un ingegnere chiamato In Via San Marco si trova, senza più acqua,
presso una corte, come quella di Ludovico il la conca dell’Incoronata o delle Gabelle
Moro, dalla potenza e ricchezza della quale si che conserva i gradoni per attutire l’impe-
attendono grandi cose, Leonardo traccia sulla to dell’acqua in caduta dal portello inferiore
mappa “a volo di uccello” della città, il prolun- del portone di monte. Leonardo suggeriva di
gamento della Martesana. “legare” le imbarcazioni nella conca “che non
L’immissione della Martesana nella Cerchia In- abbiano cagione di correre innanzi verso il
terna sarebbe servita ad alimentarla ed esten- loco basso, dove cade l’acqua del portello,
dere la navigazione oltre il laghetto di Santo che congiungendo là l’acqua, che cade d’esso
Stefano. Leonardo suggeriva anche la realizza- portello infra l’altra acqua, poi cadrebbe nella
zione dell’opera, con il ricorso al finanziamen- barca e subito la empirebbe e sommergereb-
to privato e la successiva cessione dell’opera al be” (f. 46 v-b C.A.).
Ducato di Milano: una specie di project-finan- Milano deve valorizzare questo prototipo di
cing dell’epoca, un bando aperto a tutti, per conca e per questa finalità l’Istituto per i Na-
l’uso plurifunzionale del Naviglio: “Ecci, signor, vigli, con il contributo della Fondazione Banca
molti gentiluomini che faranno infra loro go- del Monte di Lombardia, ha donato al Comune
dere l’intervento delle acque, mulini a passag- di Milano un progetto di restauro della Conca
gio di navili, e quando sarà renduto loro il prez- delle Gabelle e dei portoni e l’inserimento di
zo, lor renderanno il Naviglio di Martigiana”. una fontana-canale.
La connessione diretta del Naviglio della Mar- Con l’inserimento della Martesana nella Cer-
tesana con la Cerchia dei Navigli, nel tratto tra chia dei Navigli, la navigazione lungo il fossato
il Seveso, Porta Nuova e Piazza San Marco, ven- si sviluppa di molto, cresce anche l’acqua per il
ne realizzata effettivamente nel 1496-97, con movimento dei mulini e degli opifici e soprat-
la partecipazione di Leonardo da Vinci. tutto aumenta la portata d’acqua per l’irriga-
Le conche di navigazione in corrispondenza zione dei prati, delle marcite e della dilagante
della Cassina de Pomm, della chiesa dell’Inco- risicoltura.
ronata e di San Marco, necessarie per equipa- Con la dominazione francese, ai primi del ‘500,
rare il dislivello del terreno in pendenza verso l’interesse politico-economico di Milano si ri-
Milano, avevano tutte i perfezionamenti ideati volge verso nord-est alla ricerca di vie di pene-
(o osservati?) da Leonardo. trazione dal Ducato di Milano verso la Francia,
169
nell’area tra Brescia, Bergamo, i fiumi Oglio, una versione “lunga” diversa rispetto a quella
Mincio e Adda. “corta” immaginata da Leonardo.
Leonardo studia come raggiungere agevol- Ma per realizzare il programma di sistemazio-
mente il Lago di Como e indica due tracciati: ne di tutto il corso dell’Adda e la costruzione
il primo attraverso i laghi brianzoli lungo il del Naviglio di Paderno, l’unico tra i navigli mi-
Lambro Settentrionale, il secondo via Adda, lanesi ideato solo per la navigazione, sarebbe
superando il tratto ripido del fiume in Paderno stata necessaria una stabilità politica di lunga
mediante “una concavità ai Tre Corni”. durata. Viceversa alla dominazione francese
Leonardo immagina di far diventare Milano seguì quella spagnola e occorrerà aspettare un
il principale porto collegato via acqua oltre periodo di pace perché il tema della navigazio-
che con il Lago Maggiore anche con il Lago di ne da Milano al Lago di Como, torni di attualità.
Como. Gli Spagnoli costruendo i Bastioni demolivano
Dopo la morte di Francesco I, il re di Francia la conca “vecia” della Fabbrica e incaricavano la
nominerà una commissione diretta da Carlo Fabbrica del Duomo di ricostruirla. Cristoforo
Pagnani per rendere navigabile l’Adda e con- Lombardo coadiuvato da Vincenzo Seregni e
giungere, mediante il Naviglio della Martesa- con l’ausilio di Domenico Giunti nel 1558 ri-
na, Milano al Lago di Como. costruivano la nuova conca di Santa Maria o
La commissione Pagnani, una commissione della Fabbrica nella via degli Olocati, ora in via
tecnico-amministrativa alla quale partecipava- Conca del Naviglio, un monumento idraulico
no gli ingegneri idraulici Benedetto Missaglia da valorizzare.
e Bartolomeo della Valle ricercava anch’essa L’Istituto per i Navigli ha proposto un progetto
un Naviglio utile alla città di Milano. Dopo una di riconnessione della conca alla Darsena e di
serie di ipotesi, la commissione conferma, sen- riapertura del Laghetto di via degli Olocati, un
za menzionarlo, l’intuizione di Leonardo per porticciolo a servizio del Parco delle Basiliche,
congiungere, tramite il Naviglio, i due tratti del Parco dell’Arena romana e del Museo Dio-
dell’Adda separati dalle rapide di Paderno. cesano.
Il Pagnani, nel 1520 descrive in un libretto dal Nella seconda metà del ‘500 risultò ancora più
titolo “Decretum super fluminae Aduae red- evidente l’importanza del Naviglio di Paderno
dendo navigabili”, le ricerche effettuate e pro- e la necessità di evitare la doppia rottura di ca-
pone il progetto del Naviglio di Paderno, con rico del trasporto via acqua da Milano al Lago
di Como. Molti ingegneri idraulici formularono Sarà lui a realizzare, anche se non completa-
proposte e avanzarono progetti per realizzare mente, il Naviglio di Paderno, sarà lui insieme
l’opera che avrebbe consentito di ottenere la a Martino Bassi, a progettare compiutamente
continuata e libera navigazione da Milano al il Naviglio di Pavia, sostitutivo del Naviglio di
Lago di Como. Bereguardo, per consentire di connettere Mi-
È importante sottolineare i conflitti tra i diversi lano all’Adriatico in corrente e senza rottura
usi delle acque, per l’irrigazione, per il movi- di carico. Il Meda aveva ripreso il concetto del
mento delle ruote idrauliche per la navigazio- naviglio “corto” di Leonardo per l’Adda ipotiz-
ne presenti in città lungo la Cerchia Interna ai zando due salti, il primo alto 6 metri, il dop-
Bastioni. Un conflitto risolto brillantemente pio dell’altezza delle conche presenti allora in
da Danese Filiodone, con l’ampliamento e l’al- Milano; il secondo dell’altezza di 18 metri, un
largamento del Naviglio Martesana nel 1573, vero e proprio “Castello d’acqua”, come lui stes-
operazione che fece risaltare ancora di più la so lo aveva definito.
necessità di ampliare la via d’acqua da Milano Per costruire il Naviglio di Paderno e le sue mi-
lungo l’Adda fino al Lago di Como. rabili conche il Meda non solo ci ha rimesso i
Al completamento della rete dei Navigli, così suoi denari, è finito più volte in prigione, si è
come sarà realizzata compiutamente nei primi ammalato, è morto senza poter vedere la sua
decenni dell’Ottocento, mancavano da risolve- opera completata e per di più con l’accusa di
re due rotture di carico doppie: la prima quella aver defraudato la città di Milano.
tra il terminale di Bereguardo, per raggiungere La sua maggiore invenzione, il canale di soc-
il terzo porto di Pavia sul Ticino, per garantire corso, si è poi diffusa in tutta Europa, ed è te-
cioè l’accesso al Po e quindi al mare da Milano; stimoniata in Milano dalla presenza dei canali
la seconda il Naviglio di Paderno per connette- di soccorso in tutte le conche del Naviglio da
re Milano via acqua con continuità al Lago di Milano a Pavia realizzate nell’Ottocento.
Como, tramite l’Adda. Poco sappiamo della formazione tecnica e
Ampliamenti e perfezionamenti di cui si occu- culturale degli ingegneri idraulici del ‘400 e
perà con tenacia e perseveranza un altro gran- ‘500: Aristotele Fioravanti, Filippo da Modena,
de ingegnere idraulico che operò a Milano dal Bertola da Novate, Benedetto Missaglia, Bar-
1551 al 1599: si tratta del pittore, architetto e tolomeo della Valle, Martino Bassi e Giuseppe
ingegnere Giuseppe Meda. Meda.
171
Nessuno di loro ha scritto codici o ha scritto
trattati e poco note sono le loro grandi opere
idrauliche. Se qualche documentazione c’è,
essa è di contenuto tecnico-pratico ed è scrit-
ta nelle memorie, nei capitoli o capitolati delle
loro opere.
Grazie alle invenzioni degli idraulici pratici e
degli innumerevoli campari d’acqua, Milano
divenne ben presto una città-porto, una del-
le più popolate città d’Europa dove, tramite il
Naviglio Grande e la Martesana, “i due grandi
laghi lombardi, quello di Como e il Maggiore,
erano allora in comunicazione nel cuore stes-
so dello Stato” e come notava Braudel “Milano
riceveva con poca spesa di trasporto, il gra-
no, il ferro e soprattutto il legname, e spediva
verso il Po e Ferrara i grossi pezzi di artiglieria
delle sue fonderie: insomma aveva rimediato
al difetto capitale di essere una città in mezzo
a terre”.
173
18 T
ra i vari segni che ci si auspica l’opera-
zione Expo possa lasciare sul territorio
oltre a strade, ferrovie, nuove residen-
ze e spazi per la cultura c’è quello di
marzo_aprile 2010 un’ospitalità decisamente rinnovata. Ma la
Welcome! domanda che diventa sempre più ricorrente
è se la necessità di costruire nuove strutture
alberghiere sia reale o meno: nessuno ha de-
Cecilia Bolognesi siderio di affrontare situazioni di eccesso di
offerta né di ritardo nelle realizzazioni, occorre
perciò una buone dose di chiarezza. Il dossier
di candidatura per Expo dovrebbe contenere
le linee guida delle azioni da intraprendere sul
campo e lo scenario che prospetta è l’obiettivo
di 600 mila posti letto entro il 2015, preveden-
do il soggiorno di 13 / 14 milioni di visitatori
per almeno due notti che si aggiungeranno
agli ospiti tradizionali. Una serie di proposte
raccoglie poi progetti che riguardano gli ostel-
li, agriturismo e le strutture già presenti nei no-
stri parchi, l’incentivazione di bed & breakfast,
la costruzione di villaggi per giornalisti ecc ecc.
Per alcuni ci sono diverse considerazioni da
effettuare ad esempio: molti dei visitatori ar-
riveranno da territori limitrofi a Milano, ad
esempio, i mesi in cui si svolge Expo sono mesi
in cui gli alberghi in città sono notoriamente
poco affollati; le infrastrutture in arrivo per-
metteranno spostamenti rapidi fino a città
Welcome everybody! che possiedono già loro strutture ricettive.
Ne consegue che forse la carenza di strutture e fuggi. A questo capitale dovremmo potere
alberghiere non è una lacuna di così grosso rivolgerci poiché sarà quello che a festa finita
impegno da colmare e che le carenze vere nel rimarrà qui a produrre, ad arricchire questa no-
tessuto ricettivo sono e saranno anche altre: stra città. Abbiamo corredato questo numero
tradizionalmente gli ostelli e i campus per i di Dedalo di cifre, statistiche, numeri. Gli alber-
giovani e, come nuovo tema emergente, le re- ghi da una parte, le residenze dall’altra. Vicino
sidenze per i padri neoseparati. a saturazione i primi, anche se va detto, non
Sarebbe utile che tutte le strutture ricettive esiste una fonte condivisa da tutti sulle cifre
temporanee potessero perciò essere oggetto delle reali presenze alberghiere in città, scarse
di un unico ragionamento, nel quale le cifre e fino ad oggi trascurate, le seconde. Due vasi
della domanda entrano in un conto economi- comunicanti che possono creare un virtuoso
co insieme alla ricaduta produttiva che allog- equilibrio tra mondo della finanza privata e
giare il capitale umano in via di sviluppo, come pubblica, dove la finanza immobiliare ha da
quello già esistente, può produrre. Se non fos- insegnare qualcosa.
se inflazionato il termine sostenibile potrem- Due vasi che possono allargare la riflessione
mo utilizzarlo anche qui, dove la sostenibilità a sviluppatori, progettisti, creativi, operativi
della ricettività si gioca nel trasformare una nei progetti di sostenibilità sociale verso con-
progettualità focalizzata su due notti del 2015 siderazioni risolutive rispetto ad altre doman-
in qualcosa che permanga per sempre come de ricettive ancora inevase e che il mercato
servizio. richiede fortemente: le residenze per i padri
L’obiettivo di comprendere i fenomeni di separati. Nel 2007 i divorzi tra Milano e provin-
possibile trasformazione del nostro territorio cia sono stati 115.796, nel 2008 119.453 e nel
è comune a tutti coloro che si occupano di 2009 83.015. In termini immobiliari ce n’è ab-
sviluppo, progetto e costruzioni. Il binomio bastanza per poter ragionare su un segmen-
turismo-costruzioni è una coppia consolidata to di popolazione reale che nella letteratura
in tutta la storia del nostro paese. Più sottile frivola finisce in garage per lasciare la prima
invece il legame che può instaurarsi con il ge- abitazione a ex-moglie e figli, nelle cronache
nere di strutture ricettive per un settore del- dei telegiornali sulle panchine dei parchi o in-
la popolazione in transito sì, ma con tempi e dietro a casa con la mamma, nelle situazioni di
modalità differenti da quella del turista mordi minimo decoro in bilocali soggiorno, angolo
175
cottura frigo in vista, camera da letto vista su
televisione, locazione trentennale.
Orizzonti spenti, a cui va data una nuova di-
gnità. Bisogna rinnovarsi, non c’è scampo di
fronte ad una realtà così complessa. Queste
sono le nuove sfide e chi non le coglie perde
un’occasione.
177
18 R
ispetto ad altri paesi europei, dove
mediamente il 10-15% degli studenti
universitari desidera alloggiare in uno
studentato, l’Italia si caratterizza per
marzo_aprile 2010 un’offerta di edilizia residenziale universitaria
Welcome! limitata e per un’alta percentuale di studenti
residenti in famiglia. Solo il 2% degli studenti
universitari italiani vive in residenze universita-
Sergio Urbani rie, mentre il 76% vive con genitori o parenti.
Consigliere Delegato di FHS Dai dati relativi al mercato milanese risulta
Fondazione Housing Sociale che, rispetto a una popolazione universitaria
di circa 130.000 studenti, il 21,5% degli iscritti
complessivi proviene da altre regioni e il 28,5%
risiede in altre province della Lombardia. Ri-
spetto alla presenza di studenti fuori sede,
sempre nel territorio milanese la domanda
abitativa potenziale è di circa 15.000 posti letti,
contro l’offerta attuale, pari a circa 9.000.
Negli ultimi anni, grazie anche alle iniziative
della Regione Lombardia, del Comune di Mi-
lano e degli atenei universitari finalizzate alla
promozione di nuovi progetti, molti operatori
pubblici e privati si sono impegnati nella rea-
lizzazione di strutture residenziali universita-
rie. Se tale impegno permarrà anche nei pros-
Il costo di una simi anni, a fronte di una domanda di edilizia
universitaria che si mantiene costante, si può
residenza prevedere che a Milano il tasso di crescita nella
disponibilità di posti letto possa attestarsi me-
universitaria diamente al 5% per i prossimi 5 anni, raggiun-
gendo potenzialmente livelli di saturazione zione è stato assunto pari al costo di acquisto
della domanda nel periodo immediatamen- della struttura “chiavi in mano”. Il costo di pro-
te successivo all’Expo del 2015. Nei prossimi duzione di un posto letto include in particola-
anni, quindi, in corrispondenza della crescita re il costo delle camere, quello degli spazi di
dell’offerta, la domanda potrebbe diventare distribuzione, dei servizi e della sistemazione
più selettiva e per le residenze che presentano degli spazi aperti (verde, aree pavimentate e
un rapporto tra costo e servizio inadeguato o parcheggi a raso), mentre non include il costo
che offrono in generale un servizio di qualità delle aree sulle quali viene realizzata la strut-
inferiore, si potrebbero iniziare a registrare dei tura (che può variare moltissimo in funzione
livelli anche significativi di sfitto. A fronte delle dell’origine e delle sue caratteristiche urba-
prospettive di sviluppo del settore, nel 2007 Il nistiche). Il meta progetto è stato articolato
Comitato Tecnico “Territorio e Infrastrutture” di ipotizzando tre standard costruttivi che diffe-
Assolombarda ha promosso un’iniziativa dedi- riscono con riferimento alla dotazione di spa-
cata alla residenza universitaria con l’obiettivo zi a servizi (A), (B) e (C), stimando tre possibili
non di definire un progetto completo in tutte livelli del costo di produzione per posto letto:
le sue parti, quanto piuttosto un meta progetto 44.000 euro per la soluzione A, 40.000 euro per
che potesse fissare dei riferimenti per valutare la B e 38.000 euro per la C. A tale importo si
la fattibilità economica, gestionale e proget- aggiunge il costo degli arredi, stimato pari a
tuale delle iniziative. L’analisi alla quale hanno 4.000 Euro a posto letto. Il costo di gestione,
partecipato anche Fondazione Housing Socia- che include la pulizia giornaliera delle parti
le e Pirelli Real Estate, ha evidenziato la neces- comuni e quella settimanale delle camere, il
sità di mettere a fuoco diversi elementi per sti- servizio di portierato 24 ore su 24, la riscossio-
mare la sostenibilità delle iniziative e la tenuta ne dei canoni, la gestione delle manutenzioni
dei rispettivi modelli gestionali, analizzando e i costi relativi alle utenze e al riscaldamento,
separatamente i parametri che influenzano il sulla base di interviste condotte con operatori
canone mensile di un posto letto universitario del settore è stato stimato in circa 200 Euro al
ovvero il costo di acquisto o produzione della mese per posto letto.
struttura e il suo costo di gestione. Il canone di locazione mensile può quindi va-
Nell’analisi condotta sulla base delle stime pre- riare in modo anche rilevante in funzione della
disposte da Pirelli Real Estate, il costo di produ- tipologia di struttura realizzata, nel meta pro-
179
getto ne sono stati come detto analizzate tre mi ecc.), redditi integrativi ottenibili dall’eroga-
opzioni (A, B e C) ma le possibilità sono molte zione di servizi aggiuntivi e compatibili (es. bar
di più, del rendimento atteso dal proprieta- o palestra aperta al pubblico sempre ove ve ne
rio dell’immobile, che può essere ad esempio sia domanda ecc.), affitto estivo dei posti letti
compreso tra il 5% e il 7% massimo all’anno (a e quote di affitto a uso foresteria, riduzioni del
cui vanno sottratti i costi immobiliari fra quali livello di servizio (es. servizio di portierato su
l’ICI, le assicurazioni e il costo delle manuten- due turni anziché su tre) o incrementi di effi-
zioni) e del livello di servizio offerto allo stu- cienza (es. possibilità di addebitare le utenze
dente. in modo diretto, con contabilizzazione per po-
Con riferimento alla soluzione C, a titolo di sto letto), una minore remunerazione del capi-
esempio, il costo al posto letto risulterebbe tale investito, una minore aliquota IVA.
pari a 38.000 Euro e, ipotizzando un rendimen- Possono invece influire in aumento sul livello
to immobiliare pari al 6%, il canone mensile del canone: un maggior costo di produzione
praticabile allo studente, calcolato su 11 mesi, (es. costo dell’area da edificare, più spazi, fini-
risulterebbe essere di 430 euro (a cui aggiun- ture di pregio, indetraibilità dell’IVA dovuta a
gere IVA al 10%). condizioni soggettive dell’attuatore ecc.), un
La validità delle stime del canone mensile, e maggiore livello di servizio (es. pulizie quoti-
quindi la valutazione sulla sostenibilità dell’in- diane delle stanze, rifacimento letti, mensa, tv
tervento, sono strettamente legate ad alcune via cavo ecc.), una maggiore remunerazione
importanti assunzioni, fra le quali una dimen- del capitale investito, la durata dei contratti di
sione della residenza di almeno 200 posti letto, 10 mesi, dimensioni della residenza inferiori ai
la dotazione degli spazi a servizio, la disponi- 200 posti letto, una durata limitata del diritto di
bilità dell’area a titolo gratuito, la detraibilità proprietà sull’area (es. concessione a 30 anni).
dell’IVA assolta con riferimento all’investimen- In linea con gli altri paesi europei, l’Italia, per
to iniziale. avvalersi di un sistema universitario che risulti
In conclusione, gli elementi che possono in- competitivo a livello territoriale e che valorizzi
cidere sulla riduzione del canone evidenziati lo sviluppo della città, deve promuovere dei
dallo studio sono: un minor costo di produzio- modelli sostenibili di studentato, in grado di
ne (es. contributi pubblici, ricavi ottenibili da soddisfare i fabbisogni abitativi di una cate-
vendita di box ove ve ne sia domanda, rispar- goria di utenza che si caratterizza per l’elevata
mobilità quotidiana e per la scarsa capacità
economica.
Per affermare degli studentati di alto livello, è
necessario curare alcuni aspetti fondamentali,
quali la qualità architettonica, la localizzazione
e l’offerta dei canoni di locazione calmierati.
Le nuove residenze universitarie dovrebbero
pertanto essere localizzate in aree accessibili e
strategiche, realizzate coniugando l’attenzio-
ne allo studio degli spazi e dei servizi all’uso di
tecnologie avanzate nel campo del risparmio
energetico, con l’obiettivo di creare dei luoghi
sicuri e protetti, ma allo stesso tempo aperti e
in grado di soddisfare il comfort abitativo e la
coesione sociale. Se poi si prende in conside-
razione l’ipotesi di intervenire su aree ottenute
a costo calmierato o nullo e il livello di sussidio
mediamente offerto dai bandi regionali per
l’edilizia universitaria, sembra possibile svilup-
pare una consistente offerta di posti letto agli
per studenti a canoni calmierati.

181
20 L
a convinzione dei geografi oltre oceano
fa perno da tempo sul concetto chiave
per cui _è la concentrazione territoriale
di persone con differenti abilità, capa-
luglio_agosto 2009 cità e conoscenza che incoraggia il cambia-
Rado, denso, intenso mento ed i fenomeni consueti che precedono
l’innovazione_.
Un buon motivo per analizzare un po’ più or-
Cecilia Bolognesi gogliosamente la maniera in cui per secoli ab-
biamo abitato i nostri tessuti antropizzati, le
nostre città, che hanno saputo produrre così
tanto tra creatività ed ingegno; un motivo in
più per comprendere come la densità di molti
dei nostri nuclei urbani, in termini di costruito
come di abitato secondo un mix di talenti, sia
un valore da replicare per progredire; un moti-
vo in più per scegliere che direzione prendere.
Nella nostra città il momento attuale in cui
operiamo a diverso titolo per la sua trasforma-
zione e costruzione sembrerebbe il classico
periodo di transito e lo testimoniano anche
fatti banali: da una parte tra i possibili acqui-
renti della torre Velasca (in vendita) spuntano
degli stranieri, dall’altra noi rinunciamo a co-
struire il nuovo palazzo del Comune, mesi ad-
dietro preannunciato come il grattacielo più
alto di Milano.
Geografia umana = In questo quadro di smarrimento identitario
finalmente il PGT, obbligato a portarci fuori
geografia Urbana dal guado, finalmente avviato nel suo proce-
dimento di accoglimento delle osservazioni Infatti noi non sappiamo ancora esattamente
fino all’adozione. Tra gli attori sia gli operato- cosa possa significare cambiare per la causa
ri che intendono utilizzare al meglio le regole di un principio di equità economica un siste-
declinate dal nuovo strumento sia chi proget- ma che per secoli ha determinato la ricchezza
ta le forme, consapevole e fiducioso testimo- tipica dei nostri tessuti urbani. Né sappiamo
ne dall’italiana capacità di potere fare città. cosa significherà esattamente assicurare a tut-
In mezzo al triangolo un oceano di concetti ti i proprietari di terreni una capacità edifica-
ognuno afferente alla propria matrice: la pere- toria spendibile, permutabile, una volumetria
quazione, la densità edilizia, l’effetto città. liquida, che potrà prendere qualsiasi forma in
Il PGT, sulla scia delle più avanzate teorie ur- qualsiasi luogo, qualcosa che sarà governa-
banistiche sceglie la perequazione. “Perequare to da altri indirizzi, più autarchici, dell’assetto
ovvero distribuire in base ad un criterio di equi- morfologico.
tà” ovvero scegliere di stabilire un principio di Comunque siamo qui e non ci tiriamo indietro.
indifferenza per il quale a tutti i suoli chiamati La versatilità e le potenzialità applicative del
all’uso urbano viene riconosciuta un’ edificabi- principio perequativo a Milano sostengono
lità derivata dallo stato di fatto e di diritto, go- anche altre due cause; da una parte gli indici
vernata da differenti indirizzi morfologici, più premiali finalizzati alla densificazione qualita-
nostri, derivati dalla tradizione di questa città. tiva della città esistente attraverso il ricorso a
Si sceglie di considerare alla pari, ovvero se- Piani Urbanistici Attuativi piuttosto che con
condo mercato, i valori volumetrici generati la demolizione e ricostruzione del patrimonio
dall’edificabilità dei suoli; qualcosa che, volen- edilizio mediante l’impiego di sistemi tecno-
do ben vedere, è l’esatto contrario della molla logici sostenibili e dall’altra la realizzazione di
che ha spronato e cesellato la forma delle no- mix abitativi e sociali di abitazioni destinate
stre città, che ne ha determinato a volte la tipi- alla fasce sociali del ceto medio e delle fasce
ca densità, costrette ad inventarsi in un centro meno abbienti.
racchiuso da antiche mura ed oltre in un fuori Queste due premialità offrono un’ulteriore
mura, più docile ed aperto. In questa scelta possibilità alle forze sociali e produttive, a
c’è l’interrogativo di una città tutta da scoprire soggetti come chi costruisce per intenderci,
nel rispetto dei valori identificativi della nostra lasciandogli il grosso compito di individuare le
morfologia. opportunità di sviluppo della città nel rispetto
183
di alcune regole base. urbane e non anti_urbane, non nostre, come è
Da punti come questo può partire la nostra avvenuto per molti anni.
pratica, una tensione quotidiana ad uno svi- Siamo chiamati a prepararci culturalmente, a
luppo riformatore dall’interno del fare, che tra- dare risposte con forme di cui abbiamo con-
sforma e si trasforma in meglio apprendendo sapevolezza.
giorno per giorno. La scommessa dell’attrattività della nostra cit-
Un sistema come questo sceglie almeno nella tà, della sua capacità di accogliere le fasce più
forme di porre fine alla lunga stagione dell’ur- deboli e disagiate di cui abbiamo necessità,
banistica contrattata poichè il conflitto pub- ammettiamolo, la scommessa di una densità
blico_privato è risolto a monte della fase at- che produce cortocircuiti nell’elaborazione
tuativa ed il modello perequativo in sé è una del pensiero e dei prodotti innovativi, di cui
risposta politicamente ineccepibile pur non non possiamo fare a meno, passa attraverso la
riducendo affatto la portata autoritativa delle nostra pratica chiamata ora più che mai ad un
determinazioni dell’amministrazione. momento di profondo riformismo.
In sostanza, gli indirizzi sono dati. Gli impren-
ditori sono chiamati a trasformare con un gra-
do di libertà ancora maggiore di quello che
hanno avuto in passato. I progettisti sono chia-
mati a rispondere con una presa di posizione
franca rispetto all’assetto urbano generale che
ha necessità di una cultura urbana solida, tipi-
camente nostra, non d’importazione.
La fase di conquista dei terreni vergini da colo-
nizzare con quartieri di condomini disseminati
secondo una moderna casualità, dove il verde
ha lo scopo unico di favorire la digestione di
volumetrie consistenti è finita. Siamo chiamati
nell’era della sostituzione edilizia, dell’accre-
scimento per isolati che devono poter indivi-
duare chiari assetti viari, giaciture tipicamente Milano: vista aerea sui terreni di Cascina Merlata
185
20 C
on l’adozione da parte del Consiglio
Comunale di Milano del Piano di Go-
verno del Territorio si apre una stagio-
ne di cambiamenti per “la Milano del
luglio_agosto 2009 2030“.
Rado, denso, intenso Non mi stanco di ripetere che oggi la nostra
città è ricca di potenzialità, basti pensare ai
centri di formazione e ricerca, alla sua collo-
Claudio De Albertis cazione geografica, all’eccellenza del distretto
Presidente Assimpredil Ance della moda, del design e della sanità. Ma è an-
che una città da più di 20 anni ripiegata su sé
stessa, troppo tesa all’autocritica, molto con-
servatrice, perplessa di fronte ai cambiamenti,
a quei cambiamenti che, buoni o cattivi che
siano, generano dibattiti, sollecitano le intelli-
genze, stimolano gli animi.
Una città che ragiona, purtroppo, su confini
territoriali limitati che sono freno ad una go-
vernance audace in una visione di sviluppo di
largo respiro.
Credo che il tema degli egoismi municipali sia
il problema di Milano. Un nodo che lega e ri-
duce gli effetti positivi di qualsiasi strategia: le
politiche della mobilità, quelle sociali, quelle
della integrazione dei sistemi della produzio-
ne e della ricerca.
Ma Milano non può stare ferma e non sta fer-
ma: il processo di cambiamento è più forte e
dirompente di ogni politica e pretesa di piani-
Scendere in gara ficazione dirigistica.
Bisogna prendere atto della vitalità della no- rono, attività sempre più gestite dai privati
stra città e aiutarla a scendere in gara e a com- nell’ambito di convenzioni stipulate con il Co-
petere con le altre grandi realtà territoriali. Bi- mune di Milano; una città più attenta alla sua
sogna riconoscere e valorizzare le sue capacità storia architettonica, ma nello stesso tempo
attrattive, bisogna farlo per tutte quelle perso- tesa al nuovo senza scimmiottature ed este-
ne capaci di trasformare la città dal di dentro, rofilia, grazie alle nuove norme morfologiche;
di superare consuetudini obsolete per creare una città più verde, ma con verde realmente
regole nuove condivise. Quelle persone che fruibile e mantenuto.
vogliono una città aperta 24 ore su 24 e tolle- Il sogno di una città ecopositiva in grado di
rante, tecnologicamente avanzata: una città divenire un modello di riferimento per il resto
“plug and play” piena di talenti creativi. del mondo. Questi gli obiettivi, ma le risorse e
Un tempo si creavano le fabbriche per attrarre gli strumenti per realizzarli?
le persone, oggi occorre attrarre persone per Il PGT è una scommessa per il nostro futuro.
creare lavoro e ricchezza. Lo è prima di tutto per gli operatori immobi-
Il nuovo PGT ha l’ambizione di definire la stra- liari che devono cambiare la propria mentali-
tegia della crescita della città per i prossimi 20 tà. Oggi occorre affrontare progetti complessi
anni. che richiedono competenze diffuse e logiche
E se il PGT troverà la sua compiuta attuazione, meno speculative. Ma lo è anche per la mac-
nel 2030 possiamo immaginare: china amministrativa comunale che quei pro-
una città differente sul piano della mobilità getti deve giudicare, spesso anche in termini
dove ogni cittadino non disterà più di 500 me- competitivi con altre proposte alternative.
tri da una linea metropolitana; una città inte- Servirà, dunque, un’amministrazione messa
ramente cablata dove, grazie anche alla indif- in grado di operare con più discrezionalità e in
ferenza delle destinazioni d’uso, gli immobili un regime di elevata qualità delle prestazioni,
saranno dei veri e propri incubatori di funzioni; con sistemi operativi moderni e competenze
una città più tollerante e ospitale anche verso diversificate, capaci di coniugare valutazioni
i ceti più deboli a cui sarà garantito il bisogno territoriali, ambientali economiche, sociali.
primario della casa grazie alle norme sull’hou- Vorrei spendere due parole su un altro punto
sing sociale; una città con i servizi pubblici e critico: quello degli strumenti utilizzati dal PGT
privati che servono e nei luoghi dove occor- per la sua attuabilità, ovvero i concetti di pe-
187
requazione e compensazione su cui vertono composte da uno o due soggetti, anziani, stu-
molti dei testi contenuti in questo numero di denti, single, ha cambiato radicalmente le ca-
Dedalo. E di strumenti si deve parlare perché ratteristiche della domanda.
già molti individuano erroneamente la pere- È indiscutibile che oggi, nei contesti metro-
quazione come l’obiettivo strategico del PGT. politani, siano venute meno le motivazioni di
Nel tentativo di perequare, cioè di distribuire attrattività per fattori economici e di qualità
equamente i diritti derivanti dalla proprietà della vita a delocalizzare la residenza nell’hin-
fondiaria a tutto il territorio Comunale, Milano terland. Vivere, o ritornare a vivere oltre che a
ha ripercorso un modello attuato in Francia al- lavorare, in città è per molti un obiettivo per-
cuni decenni fa. ché l’offerta di servizi, culturale e di svago è
Ma in Francia tale strumento è stato utilizzato ben maggiore, perché i differenziali dei valori
in una fase di sviluppo edilizio e con una poli- degli alloggi (escluso il centro storico) tra hin-
tica fiscale che penalizzava la rendita fondiaria terland e città sono ormai marginali, perché la
parassitaria. Durante il lungo e articolato con- mobilità in Provincia è assai carente, perché le
fronto sul nuovo PGT, alcuni interventi critici relazioni interpersonali che maturano in città
hanno paventato che attraverso lo strumento facilitano il rapporto casa lavoro, perché la ri-
della perequazione si potrà creare una eccessi- congiunzione dei nuclei familiari, figli - geni-
va nuova edificabilità a scapito dell’ambiente. tori - parenti, diviene centrale per la gestione
Un rischio, dal loro punto di vista, molto eleva- della vita privata, perché la grande fabbrica è
to in un momento in cui il mercato immobilia- esplosa ed è la città stessa nuova fabbrica con
re presenta una debole domanda. Un rischio nuovi modelli e stili di vita e lavoro.
che oggettivamente non condivido perché la È un processo, quello che ho cercato di rap-
strategia del PGT è pensata per lo sviluppo di presentare, che comunque andrà avanti ed è
lungo periodo: il 2030. ora di decidere se lasciare che continui ad au-
Milano ospitava negli anni 80 il 20% di popo- toformarsi o se si vuole riconoscerlo e accom-
lazione in più di quella odierna, un fenome- pagnarlo. Rimangono in vero perplessità sulla
no, quello della delocalizzazione residenziale, disponibilità delle risorse materiali necessarie
comune a tutte le metropoli. I cambiamenti per attuare il PGT: si parla di 9 nuove linee me-
strutturali demografici della popolazione nei tropolitane, ma sappiamo tutti che mancano i
20 anni successivi, con l’aumento di famiglie soldi per completare anche quelle esistenti; si
introduce una vera e propria rivoluzione cul-
turale che richiede competenze professionali
e gestionali innovative, riassetti organizzativi,
formazione e riqualificazione del personale a
tutti i livelli ma nulla si dice di come e con quali
tempi si innoveranno le strutture. Sulla gestio-
ne sono caduti tutti i piani da 60 anni a questa
parte. Il PGT si attuerà attraverso “accordi di
progetto” tra partner responsabili e consape-
voli.
Credo che la vera domanda che tutti dovrem-
mo porci, prima di ogni riflessione tecnica o
filosofica sul piano, sia: saprà la macchina co-
munale nei prossimi anni essere all’altezza del
compito? Saprà efficacemente ed efficiente-
mente essere talvolta un vero committente,
talvolta un interlocutore forte e capace di defi-
nire contratti solidi e duraturi nell’interesse del
Pubblico, nel rispetto dei diritti dei cittadini,
specialmente in ordine alla variabile “tempo”?
Sarà messa in grado di agire?

189
20 L
a perequazione urbanistica rappresen-
ta uno degli elementi di innovazione
introdotti nel PGT di Milano che con-
sente di tradurre l’Idea di città che sta
luglio_agosto 2009 alla base del Piano nella direzione della coe-
Rado, denso, intenso voluzione tra sostenibilità ambientale - deriva-
ta dal sistema del verde urbano e dei grandi
parchi - e densificazione della forma urbana
Ezio Micelli esistente - anche attraverso il potenziamento
Professore di Estimo del sistema dell’accessibilità mediante la rea-
Federica Di Piazza lizzazione di una nuova rete infrastrutturale e
Ricercatrice universitaria dei servizi collettivi.
La perequazione urbanistica, e le regole di sua
hanno collaborato al PGT di Milano,
sotto la giunta di L.Moratti, applicazione, divengono quindi strumento
nell’ambito delle Dinamiche Perequative concreto e trasversale agli atti che compongo-
e del Piano delle Regole no il PGT attraverso il quale il progetto di città
prende forma.
Al fine di illustrare come la perequazione ur-
banistica concorre all’attuazione del piano ap-
pare utile esaminare lo strumento, dapprima
nelle sue caratteristiche generali in relazione
alle strategie del piano e, successivamente, sul
fronte del sua specifica applicazione.
La perequazione urbanistica a Milano rispon-
de prioritariamente all’esigenza di trasformare
PGT di Milano: la città mediante l’incremento delle dotazioni
territoriali rappresentate dal nuovo sistema
tra densità e di infrastrutture per la mobilità e ambientali
(parchi e aree verdi) insieme a interventi per la
sostenibilità residenza sociale ed i servizi collettivi. Median-
te lo strumento perequativo, quindi, l’ammini- • la densificazione qualitativa della città esi-
strazione potrà ottenere l’acquisizione a titolo stente attraverso il ricorso a Piani Urbanistici
gratuito delle aree da impiegare nella realizza- Attuativi piuttosto che con la demolizione e
zione delle dotazioni territoriali. ricostruzione del patrimonio edilizio esisten-
Il principio perequativo salvaguardia l’equità te mediante l’impiego di sistemi tecnologici
di trattamento dei soggetti privati nella mi- sostenibili (edilizia bioclimatica e risparmio
sura in cui prevede che tutti i proprietari inte- energetico);
ressati, indipendentemente dalle destinazioni • la realizzazione di un mix abitativo e sociale
d’uso assegnate alle singole aree, partecipino abitazioni destinate alla fasce sociali del ceto
in misura proporzionale alle proprietà posse- medio e delle fasce meno abbienti ovvero di
dute, alla capacità edificatoria riconosciuta dal opere di interesse collettivo.
Piano e agli oneri per la realizzazione delle do- Il sistema di incentivi previsti dal PGT si incardi-
tazioni territoriali. na pertanto in un disegno che affida alle forze
Per promuovere il contestuale sviluppo delle sociali e produttive il compito di individuare le
parti pubbliche e private della città in un pro- opportunità di sviluppo della città, nel rispet-
cesso coordinato, il reperimento delle risorse to di poche e semplici regole che verranno
fondiarie destinate alle dotazioni territoriali av- più precisamente esaminate nel paragrafo se-
viene a fronte del riconoscimento di un ugual guente.
indice edificatorio (indice di utilizzazione ter- Lo strumento perequativo: ambiti di applica-
ritoriale perquato) per ciascuna classe di aree zione, indici perequati, indici premiali ed esiti
individuate dal piano; il proprietario una volta attesi.
sfruttata, o trasferita su altra area, la capacità Il passaggio dai principi alle regole di governo
edificatoria nelle aree individuate dal Piano - le della trasformazione prevede, coerentemente
cd. Aree di pertinenza diretta - cede all’ammi- con quanto effettuato nelle principali espe-
nistrazione le aree destinate alle dotazioni ter- rienze nel paese, la classificazione delle aree
ritoriali (cd. Aree di pertinenza indiretta). oggetto di perequazione urbanistica, in ragio-
A Milano la perequazione urbanistica si arric- ne dello stato di fatto e di diritto delle aree. È
chisce della componente di incentivazione sulla base di tale classificazione che avviene
introducendo indici premiali finalizzati a due l’attribuzione dell’indice di utilizzazione terri-
ordini di obiettivi: toriale perequato. A Milano si distinguono due
191
macro classi di aree: le aree interne al Tessuto sione territoriale collocati nel Parco Regionale
Urbano Consolidato a cui è attribuito un indice Agricolo Sud di Milano e regolati dal DdP. Gli
di 0,5 mq/mq da quelle esterne alla città il cui ATP sono rappresentati da 5 aree e coinvolgo-
indice è di 0,2 mq/mq. no una superficie territoriale complessiva di
Entro queste due classi di macro aree, a pe- circa 33 milioni di mq di Superficie territoriale
requazione urbanistica nel piano di Milano si a cui è attribuito un indice di utilizzazione terri-
applica alle quattro classi di aree e risponde ad toriale perequato di 0,15 mq/mq. Questi ambi-
obiettivi diversi a seconda delle classi di suo- ti configurano un mercato dei diritti edificatori
li coinvolti. In linea generale, la perequazione “impermeabile” nella misura in cui i proprietari
urbanistica risponde a due obiettivi diversi e possono trasferire l’edificabilità riconosciuta
sinergici tra loro: dal piano in specifiche aree interne all’ambito
• il primo obiettivo consiste nell’acquisizione stesso senza ricevere/inviare i diritti edificatori
di suoli per infrastrutture ambientali e della provenienti da altre aree.
mobilità e pertanto concorre alla “rarefazio- 2) Le aree strumentali alla realizzazione delle
ne” della città; previsioni del verde e della rete infrastrutturale
• il secondo afferisce alla realizzazione di opere nel Piano dei Servizi (cd. Pertinenze indirette)
collettive e residenza grazie al sistema di in- beneficiano di un indice di utilizzazione terri-
centivi associato e la contemporanea cessio- toriale perequato di 0,5 mq/mq destinato ad
ne di aree oltre il minimo di legge. essere interamente trasferito nelle aree del
Nello specifico, vale la pena soffermarsi sulle Piano delle Regole e negli ambiti di trasforma-
classi di aree individuate dal Piano in relazione zione del DdP.
agli obiettivi e agli indici perequativi ricono- Questa classe di aree coinvolge circa 4,1 mi-
sciuti. lioni di superficie territoriale destinati in gran
La perequazione intesa come strumento per parte alla realizzazione del sistema del verde
acquisizione di aree destinate al sistema del urbano e per 0,5 milioni di mq di St per infra-
verde e della mobilità si riconosce in due classi strutture per la mobilità.
di aree: La perequazione urbanistica persegue obietti-
1) gli Ambiti di Trasformazione Periurbani vi più complessi in quanto concorre alla densi-
(ATP) compresi nei Piani di Cintura Urbani ficazione qualitativa della città e all’incremen-
sono rappresentati da aree di rilevante esten- to del capitale fisso sociale in termini di servizi
ed edilizia sociale nelle seguenti due classi di le aree EXPO e Porto di Mare) per complessivi
aree. 2,7 milioni di mq di Superficie territoriale.
3) Gli ambiti la cui trasformazione assume ri- In questi casi la perequazione urbanistica ri-
levanza a livello urbano per la loro estensione sponde alle istanze di uno sviluppo coordinato
territoriale, la loro collocazione nel tessuto ur- tra città privata e la città pubblica rappresenta-
bano ovvero per la presenza di importanti assi ta dalle aree per la realizzazione di dotazioni
viari sono denominati Ambiti di Trasformazio- territoriali ivi compresi interventi di edilizia re-
ne (ATU) e Ambiti di Trasformazione d’Interes- sidenziale sociale e opere pubbliche di valore
se Pubblico Generale (ATIPG). strategico che determinano l’applicazione di
Questa tipologia di aree è regolata dal Docu- un ulteriore indice di 0,35 mq/mq di St.
mento di Piano beneficia di un Indice di uti- 4) Le Aree del tessuto urbano di recente for-
lizzazione territoriale perequato di 0,65 mq di mazione che rientrano nel Tessuto Urbano
Slp/mq di St e può essere sviluppata solo me- Consolidato del Piano delle Regole e costitui-
diante il ricorso ad un Piano Attuativo. scono l’insieme più rilevante per dimensione
In ragione della valenza strategica di questa territoriale. A tali ambiti, che escludono i Nu-
tipologia di aree nella prospettiva della den- clei di Antica Formazione e le aree a verde e
sificazione urbana, questi ambiti possono infrastrutture già attuate, è attribuito un indice
raggiungere indici di edificabilità superiori di utilizzazione territoriale perequato di 0,5
mediante l’acquisizione e l’utilizzo di diritti mq/mq.
edificatori provenienti da altre aree. In queste aree, il principio perequativo è stru-
Nello specifico, gli ATU coinvolgono 20 aree mentale all’acquisizione di aree per il sistema
riconducibili al sistema aree ferroviarie (com- del verde e della mobilità ed, ancora una volta,
parti Scali Nord e Scali Sud, Lambrate, San concorre a processi di densificazione e sostitu-
Cristoforo, Cadorna FNM etc.), alle aree del zione del tessuto urbano grazie alla possibilità
Demanio militare ed aree industriali dismesse per queste aree di trasferire/acquisire diritti
per complessivi 5,3 milioni di mq di Superficie edificatori.
territoriale. Gli esiti quantitativi ed economici dell’impiego
Gli ATIPG sono finalizzati a opere ed interventi della perequazione urbanistica e del trasferi-
di particolare rilevanza sotto il profilo pubblico mento dei diritti edificatori sono quantitativa-
e generale, coinvolgono quattro ambiti (tra cui mente rilevanti sia per l’amministrazione che
193
per la sfera privata. nere simultaneamente obiettivi di visione pro-
Nella prospettiva dell’amministrazione, il mec- gettuale della Nuova Grande Milano orientata
canismo proposto consente di ottenere a co- alla coesistenza di spazi densi e radi ed econo-
sto nullo la totalità delle aree interne al DdP mica connessa alla coevoluzione di interessi
destinate alle dotazioni territoriali e quelle pubblici riferiti alla realizzazione una dorsale di
strumentali all’attuazione del Piano dei Servizi. dotazioni territoriali e privati riferiti alla valoriz-
Inoltre, poiché l’indice di utilizzazione pere- zazione diretta delle aree secondo un sistema
quativo è applicato anche alle aree di proprie- di semplici e flessibili regole di uso dei suoli.
tà pubblica, l’amministrazione si configura
come un soggetto che può commercializzare
a sua volta circa 2,2 milioni di diritti edificabili
che sono suscettibili di una valorizzazione de-
rivata dall’alienazione dei diritti volumetrici.
Nella prospettiva dei privati, prime simulazioni
effettuate nell’ambito della sostenibilità finan-
ziaria degli Ambiti di Trasformazione Urbana,
evidenziano la valorizzazione indotta dalla
perequazione urbanistica: lo sviluppo priva-
to garantisce all’operatore quote di profitto
ordinario (pari al 25% dei ricavi derivati dalla
commercializzazione delle superfici destinate
al mercato) e consente la realizzazione diretta
di importanti dotazioni territoriali. Inoltre, una
quota di extraprofitto rappresenta il margine
di negoziazione tra amministrazione e privato
da reimpiegare nella realizzazione di attrezza-
ture collettive eccedenti quanto dovuto per
legge.
L’insieme di meccanismi connessi al principio
perequativo a Milano consente quindi di otte- Milano: gli scavi del parcheggio di Sant’Ambrogio
195
20
Considerazioni generali sulla perequazione
nella legislazione lombarda

A
livello nazionale manca una discipli-
na generale della perequazione: solo
luglio_agosto 2009 di recente sono stati regolati gli effetti
Rado, denso, intenso della circolazione dei diritti edificato-
ri (art. 5 D.L. 70/2011, conv. in L. 106/2011). La
norma in questione ha in qualche misura co-
Maria Alessandra Bazzani dificato lo schema contrattuale della cessione
Avvocato amministrativista di diritti edificatori, riconoscendone la trascri-
vibilità, mediante inserimento nell’art. 2643
del cod. civ. del n. 2 bis. La struttura della pere-
quazione è invece da cercare nella legislazione
regionale. Il nostro punto di partenza è dun-
que la L.R. 12/2005 e s.m.i., che ha introdotto
la perequazione in Lombardia. L’art. 11 della
L.R. 12/2005 ripartisce tra Documento di Piano
(quanto ai criteri generali) e Piano delle Regole
(quanto alla disciplina concreta) la previsione
della perequazione urbanistica. Questa può
essere riferita ad ambiti definiti (art. 11, com-
ma 1), oppure estesa a tutte le aree del terri-
torio comunale, ad eccezione delle aree desti-
nate all’agricoltura e di quelle non soggette a
trasformazione urbanistica (art. 11, comma 2).
Riflessioni Nel primo caso saranno i piani attuativi e gli
atti di programmazione negoziata con valen-
a margine: za territoriale a ripartire tra tutti i proprietari i
diritti edificatori e gli oneri derivanti dalla do-
perequazione/PGT/Mi tazione di aree per opere di urbanizzazione
mediante l’attribuzione di un identico indice quelle destinate alla cessione per la realizzazio-
di edificabilità territoriale. ne dei servizi. Si verifica così una scissione tra
Nel secondo caso il Piano delle Regole fissa l’attività conformativa (attribuzione di indice
un identico indice di edificabilità territoriale, edificatorio concretamente edificabile) e l’edi-
inferiore a quello minimo fondiario, che può ficabilità potenziale (rilevante essenzialmente
essere differenziato per parti del territorio co- sul piano economico).
munale, disciplinandone altresì il rapporto con Corollario del meccanismo perequativo è la re-
la volumetria degli edifici esistenti, in relazione golamentazione della cessione delle aree de-
ai vari tipi di intervento previsti. stinate alla realizzazione di opere di urbanizza-
L’attribuzione di un indice edificatorio unifor- zione, di servizi ed attrezzature pubbliche o di
me prescinde dall’effettiva localizzazione della interesse pubblico o generale; l’art. 11, comma
capacità edificatoria sulla singola proprietà. L’e- 2, L.R. 12/2005 prescrive infatti che questa ces-
dificabilità, infatti, è concentrata in ambiti più sione avvenga gratuitamente a favore del co-
ristretti, nei quali sono trasferibili i diritti edifica- mune e si effettui all’atto dell’utilizzazione dei
tori di tutte le aree che concorrono ad integrare diritti edificatori. Per facilitare il mercato dei di-
la previsione urbanistica oggetto di attuazione. ritti edificatori attribuiti a titolo di perequazio-
Nel modello perequativo vocazione edificato- ne, la legge (art. 11, comma 4) ne prevede, in-
ria, carico urbanistico e quantificazione di ser- fine, la commerciabilità. A tale scopo i comuni
vizi appaiono strettamente correlati. Pertanto, istituiscono il Registro delle cessioni dei diritti
nell’elaborazione del piano, l’identificazione edificatori, che va aggiornato e reso pubblico
delle aree come edificabili o inedificabili rap- secondo modalità stabilite dagli stessi comuni.
presenta la base sulla quale determinare lo La disciplina regionale non dice altro, lascian-
sviluppo complessivo del territorio comunale do sullo sfondo i complessi temi della defini-
e, quale momento finale, allocare le volumetrie zione del contenuto del diritto di proprietà (di
ammesse. Alla determinazione dello sviluppo competenza statale), ma anche le modalità
complessivo del territorio corrisponde la de- di circolazione dei diritti edificatori, che vuol
terminazione dell’entità della fabbricabilità. In dire affrontare gli aspetti della contestualità,
un’ottica perequativa, il dimensionamento del della tracciabilità, della certezza e della tute-
piano non riguarda solo le aree su cui si con- la dell’affidamento dei terzi nella circolazione
denserà l’edificazione, ma tutte le aree, anche dei diritti. A tali esigenze, come si è detto, ha in
197
parte dato risposta l’art. 5 D.L. 70/2011, che ha a pertinenza indiretta (art. 4 n. 12, NTA), che
previsto la trascrizione dei contratti che “tra- sono quelle oggetto di cessione gratuita al
sferiscono, costituiscono o modificano i diritti comune in relazione al trasferimento di diritti
edificatori comunque denominati”. volumetrici i quali verranno utilizzati sulle aree
a pertinenza diretta.
Il criterio perequativo attuato dal PGT di Mi- L’indice unico è pari a 0,35 mq\mq (art. 6, com-
lano ma 1, NTA), fatte salve le S.l.p. esistenti (che
La perequazione è un metodo di attuazione non si aggiungono tuttavia all’UT, come av-
della pianificazione, che si lega ai criteri scelti verte l’art. 6, comma 2, NTA), con la significa-
dallo strumento urbanistico. tiva eccezione della aree destinate a funzioni
Il vigente PGT di Milano, nel testo approva- urbane produttive in caso di mutamento di
to dal Consiglio Comunale con delibera n. destinaizone (art. 5, comma 4.a.1, NTA). L’indi-
16/2012, segue il modello generalizzato di pe- ce perequativo è attribuito anche alle aree in-
requazione urbanistica: i proprietari possono dividuate dal Piano dei Servizi a verde urbano,
partecipare - in misura proporzionale ai loro mobilità stradale, depositi dei trasporti metro-
immobili - alla distribuzione sia dei benefici e politani e edilizia residenziale sociale (art. 5,
delle opportunità (la capacità edificatoria), sia comma 2, NTA Piano dei Servizi).
degli oneri (la dotazione di servizi), derivanti
dalle trasformazioni urbanistiche (art. 2, com- I meccanismi di cessione delle aree e di circo-
ma 1, Norme di attuazione del Documento di lazione dei diritti edificatori
Piano). Sulla base di questo principio il Piano Il Piano delle Regole affronta le complesse te-
delle Regole attribuisce a tutte le aree del ter- matiche dell’utilizzazione dei diritti edificatori
ritorio consolidato i medesimi diritti edificato- perequati all’art. 7 NTA, stabilendo che l’utiliz-
ri, mediante un indice territoriale unico (UT) zazione dei diritti edificatori perequati può av-
perequativo (art. 7, comma 2, NTA Piano delle venire anche in forma frazionata (commi 4-5)
Regole). rispetto alle aree (pertinenze indirette) che li
Secondo il linguaggio del PGT, il meccanismo generano. Vi è una duplice finalità che la norma
perequativo opera mediante l’individuazione tecnica appare volta a garantire: viene tutela-
di aree a pertinenza diretta (art. 4 n. 11, NTA), ta la corrispondenza quantitativa tra vantaggi
ove i diritti edificatori vengono utilizzati e aree (uso dei diritti) e oneri (cessione della pertinen-
za indiretta); viene incentivata la circolazione ni si integrano con il certificato urbanistico ed
dei diritti nelle quantità necessarie alle singole attengono, oltre alle cessioni delle aree a perti-
trasformazioni su tutto il territorio comunale, nenza indiretta e ai relativi atterraggi sulle aree
senza i vincoli legati alle dimensioni delle aree a pertinenza diretta, con le quantità di diritti
generatrici. L’equità distributiva insita nella pe- generati, le quantità di diritti edificatori deri-
requazione dovrebbe quindi portare all’indiffe- vanti da incentivi, i successivi trasferimenti dei
renza delle proprietà rispetto al PGT. diritti edificatori a terzi, anche alla disciplina
Esigenze di certezza e di tutela dell’affidamen- delle aree in cui sono realizzati i servizi .
to nelle modalità di circolazione traspaiono La traslazione dei diritti edificatori potrà as-
dalla previsione dell’art. 7, comma 6, NTA: la sumere diverse forme. Tra queste si possono
disposizione è stata aggiornata all’entrata in ipotizzare: l’unificazione in un unico soggetto
vigore dell’art. 5 D.L. 70/2011, ma già in sede di più proprietà; il trasferimento di diritti edi-
di adozione il PGT aveva previsto che i trasfe- ficatori generati da aree di proprietari diversi
rimenti dei diritti edificatori e delle aree che li che partecipano alla contestuale cessione
generano dovessero avvenire per atto pubbli- della pertinenza indiretta al comune e al tra-
co o scrittura privata con sottoscrizioni auten- sferimento dei diritti generati sulla pertinenza
ticate. diretta; la circolazione in forma frazionata dei
Non è questa la sede per affrontare il tema diritti edificatori qualora le aree che li hanno
dell’oggetto giuridico dell’acquisto, basta rile- generati siano state cedute.
vare come la pubblicità legale, ai fini dell’op- Va sottolineato che nel Piano delle Regole il
ponibilità dell’acquisto, si ottenga con la Registro ha l’obiettivo di facilitare un mercato
trascrizione nei registri immobiliari (ai sensi che garantisca la possibilità di utilizzare i diritti
dell’art. 2643, comma 2 bis, cod. civ.), cui si af- edificatori con trasparenza delle operazioni, a
fianca l’annotazione nel Registro delle cessioni tutela degli operatori e dell’amministrazione;
dei diritti edificatori, prevista dall’art. 11, com- viene perciò in rilievo la recente delibera di
ma 4, L.R. 12\2005. Giunta Comunale n. 890/2013 che ha concre-
La funzione del Registro, che emerge dall’art. 7, tamente istituito il Registro, valorizzando l’im-
commi 7, 8 e 9, NTA è urbanistica: esso è tenu- portanza del certificato dei diritti edificatori, di
to, aggiornato e reso consultabile da chiunque cui all’art. 7, comma 9, NTA.
a cura degli Uffici comunali; le sue informazio- La struttura del Registro riporta i dati catastali
199
e superficiari delle aree a pertinenza diretta e
dindiretta, l’entità della s.l.p. generata, matura-
ta e utilizzata; le indicazioni degli atti notarili di
trasferimento e gli estremi della trascrizione, i
dati del soggetto a cui viene rilasciato il certi-
ficato e l’annotazione delle successive voltura-
zioni, gli estremi dei titoli abilitativi degli inter-
venti che utilizzano i diritti.
Tutte queste informazioni dovranno essere in-
serite nell’atto notarile di trasferimento dei di-
ritti edificatori, al quale si prescrive sia allegato
il predetto certificato dei diritti edificatori.
Il certificato dovrà quindi essere adeguato in
caso di successivi passaggi di proprietà, previa
annotazione nel Registro del passaggio di pro-
prietà. Solo con il rispetto di queste formalità,
avverte la delibera n. 890/2013, sarà possibile
utilizzare i diritti edificatori.
Le annotazioni ed il conseguente rilascio del
certificato sono affidati al Responsabile del
Servizio Gestione Pianificazione Generale.
Concretamente si vuol dire che la circolazio-
ne dei diritti edificatori va disciplinata avendo
cura di garantire un mercato efficiente e la cer-
tezza degli acquisiti.

Milano: piazzale Accursio


201
20 I
l compito principale dell’urbanistica con-
temporanea è lo studio della città e del
suo funzionamento entro un contesto di
perenne trasformazione. Nonostante la
luglio_agosto 2009 difficoltà a dare risposte flessibili, l’urbanistica
Rado, denso, intenso continuerà comunque a comunicare attraver-
so la produzione di piani.
Il Piano di Governo del Territorio del capoluo-
Andrea Boschetti / Metrogramma B&F go lombardo, così per come è stato concepito
Responsabile strategia generale di strutturalmente, è un piano a tutti gli effetti, in
progetto nuovo PGT di Milano netta controtendenza però rispetto ai piani re-
golatori classici.
La richiesta principale e persistente di tutte le
realtà urbane importanti, al di là dei contesti
specifici, inclusa Milano naturalmente, è quella
di maggiore flessibilità, dinamismo e capacità
d’adattamento e in questo quadro il nuovo
PGT milanese è anzitutto espressione di un’im-
portante idea unitaria di progetto, cosa che
non accadeva da oltre cinquant’anni; questo
accade nonostante molti, per interessi e punti
di vista differenti, facciano di tutto per nascon-
dere la forma progettuale del nuovo piano per
Milano.
Negli ultimi anni, a Milano, la domanda di suoli
per il fabbisogno edificatorio, nonostante una
dinamica demografica pressoché stabile dopo
anni di decrescita, è aumentato in modo consi-
stente. L’apparente paradosso si spiega, tutta-
Denso e sostenibile via, con una sostanziale necessità di ammoder-
namento in grado di rendere più competitiva, respiro. Il progetto di città e la strategia indivi-
efficiente ed attrattiva Milano; è palpabile in- duata per la sua attuazione sono di nuovo al
fatti, soprattutto nelle nuove generazioni, l’esi- centro della questione.
genza e l’orgoglio di vedere Milano, così come Le regole, poche, ma chiare e semplici, as-
sta accadendo già da qualche anno nella mag- sumono in questo quadro meno rigido ed
gior parte delle grandi metropoli europee, al inflessibile il ruolo che compete loro, cioè di
passo dei tempi della contemporaneità. monitoraggio e verifica in corso d’opera del
I cittadini chiedono case, servizi, nuove infra- progetto stesso.
strutture di mobilità, attrezzature collettive L’idea di città a fondamento degli scenari e
e verde pubblico. Gli operatori economici delle simulazioni progettuali attinenti il nuo-
chiedono aree per le loro attività e processi di vo piano per Milano è molto comprensibile e
sviluppo più rapidi ed efficienti. I fabbisogni chiara, e la si può riassumere con due rapide
sono reali, le domande sono legittime, in par- pennellate: 1. zero consumo di nuovo suolo
ticolare, la domanda di residenza sociale non e moltiplicazione della dotazione di servizi; 2.
ammette rinvii. rottamazione di parti di città e rinnovamento
Il nuovo piano per Milano determinerà, una del tessuto urbano.
volta diventato legge e strumento operati- Vale a dire: stop all’espansione della città, ri-
vo (non prima dell’approvazione definitiva costruzione su demolizione quale processo di
naturalmente), le modalità di sviluppo e mo- rigenerazione del tessuto esistente, valorizza-
dificazione della città nei prossimi trenta/ zione del Parco Sud come grande servizio del-
cinquant’anni, ma soprattutto, un nuovo oriz- la città, piani di quartiere per una dotazione
zonte per la visione di riferimento. Se il PRG di sempre più coprente dei servizi generali al cit-
Milano, cioè lo strumento in vigore sino a ieri, tadino e crescita in altezza a favore di una vera
era caratterizzato da un sistema di garanzie e propria cultura dello spazio collettivo.
nei confronti della città e dei suoi cittadini ap- Il nuovo PGT di Milano si potrebbe anche rac-
plicato attraverso un palinsesto complicato e contare, quindi, come un piano capace di de-
inflessibile di regole e vincoli di riferimento (di- clinare alle diverse scale di senso il tema della
mostrato dalle innumerevoli varianti apporta- densità entro uno scenario innovativo per ciò
te nel corso degli anni), il PGT punta su idee in che concerne il concetto di qualità urbana.
grado di suggerire visioni e progetti di grande
203
1. Zero consumo di suolo e densificazione l’assunto di fondo rimane che il suolo in quan-
estensiva dei servizi to risorsa limitata è per questo preziosissima.
La scarsità di suolo è una condizione struttura- I servizi sono i grandi parchi e le piazze, le stra-
le della città-regione milanese. de e le metropolitane, le scuole e gli ospedali,
La diffusione degli insediamenti sul territorio i luoghi di culto e le istituzioni culturali, ma an-
della Provincia e della Regione ha negli anni che piccoli negozi di vicinato e laboratori cre-
consumato progressivamente suolo. Al tempo ativi, oltre ad un catalogo nuovo e molto largo
stesso il ‘vuoto’ rimasto tra il costruito è sempre di servizi previsti anche in sussidiarietà.
stato considerato poco più che spazio di risul- Il nuovo piano prevede contestualmente a ciò
ta oppure inderogabile vincolo amministrati- di non ‘contarÈ tale volumetria negli indici ur-
vo. In questo ultimo caso ad esempio -si pensi banistici, in modo da favorirne la densificazio-
al Parco Sud- si è impedita sì la sua edificazio- ne estensiva, soprattutto laddove, attualmen-
ne, ma ciò non è bastato a trasformare questo te, la dotazione è scarsa o insufficiente.
preziosissimo luogo anche in un importante Il PGT auspica, proprio anche grazie ad un pro-
spazio collettivo di servizio alla città. cesso incrementale della dotazione di servizi
Oggi, per come è stato immaginato il nuovo nel tempo, il riequilibrio e la riqualificazione
PGT, il vuoto, inteso come calco rovescio del sul territorio dei servizi esistenti spostando an-
pieno, cioè del tessuto urbano costruito, può che l’attenzione dalla quantità alla prestazione
essere letto finalmente come risorsa pregiata reale degli stessi in termini qualitativi per il fu-
del paesaggio all’interno del territorio metro- turo.
politano e come opportunità progettuale in La sfida principale è stata dunque quella di in-
termini di qualità urbana e servizi. serire un universo di valori ‘qualitativi’ in un si-
Milano, con questo PGT, intende avviare una stema che ha richiesto sino ad aggi solamente
seria politica culturale di valorizzazione degli garanzie quantitative.
spazi aperti; una politica che ci si auspica tra- Per quello che riguarda il riequilibrio della qua-
valichi naturalmente i confini comunali. Ciò lità dei servizi, il nuovo piano ha abbandonato
significa, fondamentalmente, ridisegnare una pertanto la logica dello standard localizzato
città più attrattiva a partire da una vera e pro- e dei servizi pianificati a partire dai vincoli se-
pria strategia di densificazione dei servizi en- condo la logica del “prodotto finito” (meccani-
tro una logica di consumo zero di suolo poiché smo rigido, ulteriormente indebolito dal fatto
che si ragiona su lunghi archi temporali e con rispondere alla politica dei vuoti urbani e per
scarsissime risorse) ed ha attivato così un ra- attivare i differenti percorsi di riqualificazione
gionamento differente da quello tradizionale e trasformazione coordinati su tutte le parti di
dei Piani Regolatori, proponendo sostanzial- città; dall’implementazione e rivalorizzazione
mente un sistema che ruota attorno a una di brani di città fatiscenti, alla riqualificazione
forte regia del Comune, soggetto portatore di di aree oggi invalicabili e sottoutilizzate (aree
obiettivi specifici e chiari, base di riferimento ferroviarie, zone militari, aree industriali di-
per il dialogo con l’operatore privato. smesse ecc…), a trasformazioni incrementali
È proprio entro questo quadro d’insieme corre- connesse a processi di sostituzione edilizia, a
lato alla moltiplicazione dei servizi in una pro- piccole espansioni legate ad obiettivi di riordi-
spettiva di zero consumo di suolo in termini di no (margini di città).
crescita orizzontale e densificazione dei servi- Per il PGT densificare significa da una parte
zi a volume urbanistico zero che il PGT, oltre consentire una progressiva rottamazione dei
all’impegno non più procrastinabile di tornare brani di città più fatiscenti, dall’altra parte con-
ad occuparsi dei grandi temi ambientali (Parco solidare ed irrobustire (anche elevando consi-
Sud, Lambro ed Olona su tutti), lancia la sfida derevolmente in altezza quando occorre) alcu-
dello sviluppo sostenibile della città futura. ne parti di città nei confronti di altre laddove il
progetto del piano prevede comoda accessibi-
2. Rottamazione di parti di città e densifica- lità, un’intensa dotazione di servizi o una spe-
zione puntuale del tessuto urbano cifica e particolare vocazione funzionale.
Un piano che poggia le sue ambizioni sulla so- E la perequazione, di cui tanto si parla, è lo stru-
stenibilità ambientale, sulla dotazione estensi- mento di garanzia di un piano che è dichiara-
va dei servizi e sulla qualità dei ‘vuoti urbani’ tamente performativo e prestazionale e che, a
come prospettiva di certezza e garanzia futura fronte di chiare scelte progettuali, consente di
per i suoi cittadini, implica a sua volta una ‘po- trasferire diritti nell’interesse pubblico, senza
litica dei pieni’. che questi vengano lesi.
Dopotutto, è proprio la relazione vuoto-pieno, In questo nuovo strumento di governo del-
che meglio descrive il senso ed il significato la città vengono introdotti anche degli indici
di una città. Il nuovo piano adotta la strategia definiti di densificazione (ciò per gli ambiti di
della densificazione puntuale esattamente per trasformazione AT), che determinano la quan-
205
tità massima di volumetria che alcuni contesti da quello dei servizi.
di larga trasformazione - come scali ferroviari, Tramite gli indici di densificazione la città non
aree militari o grandi luoghi produttivi dismes- si trasforma in modo uniforme, ma in relazione
si - possono accogliere. Ad esempio, visto che è al contesto nel quale avviene la trasformazio-
previsto un indice di partenza identico per tut- ne, senza che questo comporti una sperequa-
ta la città (0.5), quando l’indice di densificazio- zione tra i proprietari delle aree.
ne è maggiore di uno la quantità di volumetria Pertanto, densificare significa saper valorizzare
accoglibile in quel luogo specifico è maggiore le aree “porose” della città costruita, promuo-
della volumetria generata; in questo caso, ad vendo la crescita della città nella città, ed incen-
esempio, è permesso trasferire nell’ambito di tivando nuovi modi di vivere e di abitare entro
trasformazione in oggetto, quantità aggiunti- uno sfondo urbano in costante mutamento ed
ve provenienti da altri luoghi in quanto que- adattamento alle opportunità offerte dal mon-
sto presenta particolari condizioni favorevoli do contemporaneo. Ma significa anche per Mi-
come una buona accessibilità e caratteristiche lano, favorire la costruzione della città multicen-
morfologiche che bene si coniugano con una trica, in alternativa allo sviluppo esclusivamente
città particolarmente densa. Se l’indice di den- ‘radialÈ che ha segnato in modo devastante la
sificazione è invece inferiore ad uno l’ambito relazione centro-periferia nella dotazione di
deve cedere parte della volumetria generata, servizi di Milano sino ad oggi.
in quanto le condizioni di accessibilità, am- La densificazione, in questo senso, deve espri-
bientali e/o paesaggistiche non suggeriscono mere una prospettiva utile e necessaria per
un’idea di città densa. Si tratta soprattutto di salvaguardare e rigenerare l’idea di città col-
ambiti con scarsa accessibilità o contesti dove lettiva.
è preferibile ridurre le densità per salvaguar- La densificazione quindi, per come è stata pro-
dare il pregio paesaggistico. posta dal nuovo piano di Milano, si propone
Gli indici di densificazione perseguono l’obiet- non solo come alternativa alla dissipazione
tivo più generale di coerenza tra sviluppo inse- territoriale, ma anche e soprattutto come sfi-
diativo e sistema infrastrutturale senza modifi- da culturale verso la sperimentazione di mo-
care i diritti edificatori delle aree, e rendendo la delli insediativi capaci di proporre nuova e più
capacità insediativa degli ambiti dipendente alta qualità nella forma della città, nella sua
dall’evoluzione del sistema infrastrutturale e organizzazione interna, nel suo rapporto eco-
sistemico, nelle sue modalità d’uso. Scoprire- nuti, bensì spesso un banale e dogmatico di-
mo allora che la qualità della vita urbana, oltre battito ideologico.
che dalla densità, deriva da quella complessità Il tema della densificazione è stato spesso
di fattori che fanno di un gruppo di edifici una evocato come sinonimo di cementificazione
città e di un gruppo di persone una comunità. selvaggia aprendo, di fatto, a improduttive
Impareremo a cogliere il valore aggiunto della querelle sul ricongiungimento dell’uomo con
‘mixitè’ funzionale e della fruibilità, dell’indivi- la natura, negando la corruzione irreversibile
dualità e della socialità, della specificità e della cui l’uomo ha storicamente prestato il fianco.
contestualità, dei pieni e dei vuoti. A tal proposito sarebbe opportuno ricordarci
Tutto ciò richiede tuttavia innovazione e pro- che la condizione umana, se rielaborata stori-
gettualità, non solo parole. camente, si fa coscienza, mentre la sua nega-
Fermo restando che non si pianifica per pro- zione conduce a sinistri domini.
durre crescita (principio di responsabilità), va Non è nemmeno un caso, forse, che gli inter-
ribadita con altrettanta forza la convinzione venti più preconcetti provenissero proprio da
che non si può pianificare a prescindere dai quel mondo intellettuale di vecchia genera-
fabbisogni reali, siano anche essi ispirati da zione probabilmente incapace di comprende-
una necessaria modernizzazione (principio di re a fondo le esigenze della contemporaneità.
necessità). Tale dialettica d’impronta manichea, sempre
Ciò a dire che il nuovo modello di Milano 2030 più esacerbata dal frullatore politico-elettora-
deve ricostituirsi entro uno scenario di nuovo le, ha riservato così un ruolo marginale ai temi
governo del territorio da parte dell’Amministra- concreti del nuovo Piano per Milano.
zione pubblica di Milano, ed attorno a concetti Ora però che il PGT è stato adottato, occorre
quali la sostituzione, la rigenerazione e la den- superare tali posizioni e concretamente forni-
sificazione, mirando ad inibire sino ad arrestare re un serio contributo, in una logica di colla-
completamente il consumo di nuovo suolo. borazione propositiva, rafforzando la riflessio-
Negli ultimi mesi spesso la discussione emersa ne sui contenuti e indebolendo le resistenze
in relazione al nuovo piano di Milano, è appar- aprioristiche. È opportuno, soprattutto da ora
sa arroccata su posizioni decisamente pregiu- in avanti, e sino ad approvazione, che il con-
diziali. Sui giornali non si è sviluppato sempre fronto sia vero ed ancorato il più saldamente
un sano dibattito critico in relazione ai conte- possibile finalmente alla realtà.
207
23 I
n queste pagine di Dedalo esperti di eco-
nomia, finanza e statistica illustrano gli
scenari del mercato immobiliare degli
ultimi anni ed azzardano qualche pre-
gennaio_febbraio 2011 visione per i prossimi. Si tratta di un discorso
REvolution quantitativo che dovrebbe, chi più, chi meno,
rassicurarci sui segnali di ripresa del mercato,
sul rialzo della domanda, sulla necessità di
Cecilia Bolognesi costruire ancora. Ma costruire cosa? In que-
sto numero si parla di realizzare la città della
residenza, non la città pubblica, ovvero quella
relativa al tessuto più comune.
È un momento importante: siamo di fronte
ad una delle migliori occasioni di rappresen-
tazione della nostra cultura civile. Ottenere la
riconoscibilità della qualità della residenza si-
gnifica la possibilità di delegare all’architettura
la funzione di icona di un gruppo, in questo
caso i cittadini milanesi. Dunque è un momen-
to epocale e c’è un ruolo cardine svolto da tut-
te le residenze che andremo prossimamente
a costruire qui; inoltre questo è il momento in
cui, mediante il riscatto dell’abitazione potre-
mo, dovremo, confermare il piano urbano e il
suo prossimo sviluppo tratteggiato nel PGT.
Quest’ultima apparentemente è la cosa più
semplice: si tratta di scegliere di confermare
alcuni principi morfologici esistenti quali il
tracciato di una via, la giacitura di un isolato, di
Elogio del mestiere scegliere insomma di difendere la struttura di
un corpo urbano esistente e piuttosto marcato milanese. Obbligati dalle occasioni di un piano
ed eventualmente di completarlo, estenderlo casa, un sottotetto, una demolizione o sostitu-
… Ma la milanesità delle nostre residenze evi- zione dovuta ad un rinnovamento energetico
dentemente non passa solo da qui ed inoltre, o ad una convenienza normativa, dobbiamo
pur avendo dei precedenti vicini a noi eccezio- tornare alla nostra esperienza urbana. Tornia-
nali, si tratta sempre di reinventare un’identità, mo a dare un valore chiaro e specifico al nostro
di rinnovarla dato il suo evidente depaupera- abitare con un lessico appropriato, dimentico
mento. Questa è una chiamata alle armi, dun- di infausti esempi quali anonime addizioni,
que, per tutti coloro che si troveranno a pro- quartieracci tutelati dai miti dell’internaziona-
gettare le prossime quantità, perché ritrovino lità. Riscattiamo il valore delle nostre nuove re-
la dignità del loro mestiere, perché superino sidenze con decoro, perché collocate qui, ora,
il dato tecnico verso composizioni di sobria esse dureranno nel tempo quali testimoni del
eleganza, misura, understatement; un appel- nostro grado di civiltà.
lo a chi punteggerà le nostre vie con facciate
di edifici che riscattano la regola morfologica
dall’interno, facciate che sapranno includere in
una logica compositiva apprezzabile anche la
casualità e l’arbitrarietà oltre che l’orgoglio ci-
vile e la complessità. Questa è la medesima at-
titudine che troviamo in Ponti con le sue “case
tipiche” milanesi, dove sperimenta dietro a
facciate discrete tutta l’innovazione tipologica;
ma sono anche le proposte di Asnago e Ven-
der con la loro idea di elegante semplificazio-
ne formale che lascia percepire un’abbondan-
te complessità, senza abbandonare il rapporto
tra i tipi edilizi e l’isolato o la cortina; è quello
che apprezziamo in Cacciadominioni per l’in-
tenzionalità che pone nel rielaborare per il mo-
derno elementi provenienti dalla tradizione
209
23 A
Milano si è aperto il più grande labo-
ratorio del RE Italiano e qui avremo la
possibilità di sperimentare un nuovo
modello di sviluppo che, sono certo,
gennaio_febbraio 2011 segnerà profondamente il settore nei prossi-
REvolution mi anni. Quali sono gli ingredienti di questo
nuovo modello e come potranno pesare sul
risultato?
Claudio De Albertis Il PGT di Milano è stato approvato ed è uno
Presidente Assimpredil Ance strumento destinato a cambiare radicalmente
la cultura urbanistica che negli ultimi 20 anni
ha determinato le scelte strategiche per la cit-
tà. Finalmente il quadro delle regole e degli
indirizzi è stato definito ed ora tocca a tutti gli
operatori, pubblici e privati, lavorare affinché
si imbocchi un percorso di reale innovazione.
E sappiamo bene quanto sia vitale, in questo
periodo di congiuntura negativa, dare fiducia
al mercato, agli investitori e ai compratori.
Bisogna cavalcare il debole segnale di ripresa
del mercato immobiliare, come descritto da
più punti di vista in queste pagine, per inver-
tire il ciclo negativo che ci ha portato ad una
delle peggiori crisi del dopoguerra.
Dopo mesi di contrazione del mercato si par-
Rivoluzione o la, con cautela, di aumenti delle transazioni: le
compravendite residenziali al nord hanno re-
evoluzione nel gistrato un aumento del 2,8% in media, ma a
Milano i dati segnano un più 19,7%.
RE a Milano? Per il prossimo triennio le previsioni sono di
una lenta ma progressiva ripresa. Sarebbe comune: housing sociale, case a basso costo e
troppo superficiale fermarsi al dato aggregato, ad elevate prestazioni, sostituzione, sostenibi-
come dicevo in premessa è necessario analiz- lità e città eco positiva.
zare e comprendere i singoli “ingredienti“ del Proprio da qui deve partire la sperimentazione
mercato riflettendo sulla natura della ripresa. e la ricerca di soluzioni efficaci. Bisogna avere
In genere i prodotti di seconda fascia, per loca- il coraggio di innovare anche sul fronte degli
lizzazione o per qualità intrinseca, sono fermi e strumenti economico finanziari a sostegno di
il mercato stenta a ricollocarli. questi mercati, perché la nostra esperienza
Le dinamiche positive, infatti, si registrano in di lavoro e approfondimento ci ha consolida-
quelli che possiamo definire di primo livello, ti nella convinzione che ogni mercato deve
ovvero, con caratteristiche di maggior qualità avere strumenti specifici che sappiano far
per l’innovazione energetica e architettonica incontrare domanda e offerta in condizione
dell’edificio, ma anche per location ovvero per di comune interesse. Su una questione non
qualità del contesto localizzativo. abbiamo mai avuto dubbi: rimane una consi-
Non credo che questa riflessione sia limitata stente domanda abitativa inevasa che pur in
alla situazione congiunturale, credo invece presenza di una elevata proprietà (72%) mo-
che questa diversa domanda inciderà nel fu- stra costanti margini di crescita. È altrettanto
turo sulla struttura del Real Estate e per man- evidente che la forbice tra struttura dell’offerta
tenere competitività dovremo, come imprese, e caratteri della domanda continua a divaricar-
intervenire radicalmente sui nostri prodotti e si con la sofferenza del mercato che tutti cono-
processi produttivi. Per chi opera a Milano si sciamo: rigidità che esplodono se si analizzano
apre un periodo di grandi sfide. Lavoriamo, in- alcuni target di domanda, ad esempio quella
fatti, in un contesto privilegiato dove i processi delle giovani coppie, degli studenti, degli im-
di crescita, come il loro regresso, hanno una migrati, dei single. Categorie che potrebbero
dinamica più concitata che in altre città italia- più facilmente accedere all’acquisto di una
ne. Su quali fronti, dunque, dobbiamo concen- casa se incentivate da nuove formule finanzia-
trare i nostri sforzi e dove possiamo mettere rie come quelle del patto di futura vendita o da
in gioco le competenze e il know-how tecnico vere politiche di sgravi fiscali.
in cui siamo eccellenza? Ci sono alcune parole Non possiamo ignorare che alcuni importanti
chiave che sono ormai entrate nel linguaggio passi sono stati fatti, ad esempio quelli della
211
messa a disposizione di aree pubbliche per regole; se i progettisti non si dedicano con suf-
l’housing sociale che hanno calmierato i mec- ficiente
canismi di rendita fondiaria. La valutazione entusiasmo a quello che è il loro main busi-
sugli effetti di tali misure non è, però, comple- ness, il progetto, cerchiamone di migliori; se la
tamente soddisfacente, come non lo è quella burocrazia affatica gli operatori ed il mercato
degli incentivi assegnati alla domanda: ritenia- usiamo il buon senso, semplifichiamo e ripar-
mo che vada ripensata una politica industriale tiamo con nuovo passo. REvolution vuol dire
del settore riconoscendo all’impresa un ruolo anche questo.
primario nella capacità
di creare mercato e di innescare positivi effetti
moltiplicatori alle risorse pubbliche assegnate.
La vera rivoluzione del mercato immobiliare
si giocherà nella sfida alla costruzione di una
città eco positiva, una città che sappia gene-
rare risorse invertendo il ciclo dei consumi che
ha retto l’attuale modello di sviluppo urbano.
Solo in questa logica si possono guardare con
fiducia i dati che indicano che dei 190 miliar-
di di investimenti nel settore delle costruzioni
quasi 6 miliardi sono legati ai processi di ade-
guamento energetico e altrettanti agli inter-
venti di manutenzione del patrimonio edilizio
esistente. La verità è che abbiamo bisogno di
liberare il mercato, di investire su nuovi pro-
dotti e processi.
Abbiamo bisogno di cambiare rapidamen-
te: se le norme tecniche ci strangolano e ci
costringono a slalom imbarazzanti, mentre il
resto d’Europa veleggia su standard abitativi
di gran lunga superiori ai nostri, cambiamo le Milano: gli scavi del parcheggio di S. Ambrogio
213
23 L
a città, agli occhi di osservatori disat-
tenti, appare costruita dai grandi svi-
luppatori immobiliari, dal soggetto
pubblico o dalle imprese di costruzio-
gennaio_febbraio 2011 ne. Spesso non è stato riconosciuto tra questi
REvolution soggetti l’attore cooperativo, nello specifico
nella forma delle cooperative di abitazione o
- meglio - di abitanti.
Alessandro Maggioni Questa realtà storica, solida e poco avvezza al
Presidente Federazione marketing ha costruito, costruisce e si candida
Lombardia - Confcooperative a costruire ancora molte case nella nostra cit-
tà, tenendo sempre presente le proprie radici, i
propri principi ispiratori e i propri valori.
Due sono le principali tipologie di cooperative
di abitanti: quelle a proprietà indivisa e quelle
a proprietà divisa.
Le prime, patrimonio soprattutto dell’espe-
rienza mutualistica di origine socialista e ope-
raista di Legacoop, forniscono ai propri soci
alloggi concessi nella forma del godimento
- una forma simile all’affitto - a canoni estre-
mamente vantaggiosi, raccogliendo risparmio
tra i soci stessi e godendo quindi di importanti
riserve economiche da investire con grande
oculatezza.
Le seconde, esperienza maggioritaria della re-
altà cooperativa di matrice cattolica di Confco-
Tessere relazioni, operative, organizzano i soci, attivano tutte le
competenze e le iniziative per gestire processi
costruire case urbanistici ed edilizi anche molto lunghi, as-
segnando ai soci stessi gli alloggi in proprietà, comprarsi la casa, avviando una forte espe-
generalmente a prezzi sensibilmente inferiori rienza partecipativa.
a quelli di mercato. I soci spesso entrano in cooperativa anni pri-
In questo breve scritto tratterò di questa se- ma di vedere realizzato il proprio alloggio, as-
conda modalità di fare cooperazione. sumendosi l’onere - e qualche volta il rischio
Occorre specificare che le cooperative di abi- - di essere imprenditori di loro stessi. Nelle
tanti, a differenza di quanto si tenda a immagi- esperienze cooperative più autentiche e radi-
nare, non fruiscono di particolari agevolazioni calmente mutualistiche - penso qui alle espe-
fiscali o economiche che le pongono in posi- rienze che meglio conosco (cooperative CCL)
zioni di forte vantaggio rispetto ad altri sog- - i soci prenotatari sono parte maggioritaria
getti; se mai tali corposi vantaggi vi sono stati, anche dei consigli di amministrazione delle
oggi non v’è più traccia. cooperative.
Le cooperative, dunque, sono imprese, non Ecco svelato il primo elemento sostanziale
di capitale, bensì di persone. Non tese a fare della competitività delle cooperative vere: i
profitto, bensì tese a rispondere ai bisogni dei costi della partecipazione, elemento ontolo-
propri soci costruendo la migliore casa al mi- gico dell’autentica cooperazione, non vengo-
nor costo, facendo attenzione - come in ogni no contabilizzati e capitalizzati. Sono la radice
impresa - a far quadrare i conti. stessa di questo modello di impresa, determi-
Quali sono i caratteri peculiari e le conseguenti nandone la connotazione sociale.
modalità operative caratteristiche di una vera Questo fattore, fattore di solidità, consente
cooperativa? poi alle vere cooperative di frazionare i rischi,
Il punto di partenza ineludibile è un’afferma- emancipando l’impresa cooperativa dalla di-
zione chiara: non si dà una vera cooperativa se pendenza dalle banche.
non ci sono i soci: società di persone, appunto. È chiaro però che organizzare i soci, motivarli
E, nelle realtà più autentiche, le iniziative im- quando le iniziative hanno tempi di realizza-
mobiliari cooperative vengono intraprese solo zione lunghi, ascoltarne le ragioni, le richieste
se i soci prenotatari sono presenti in maniera e le pretese, è mestiere sì stimolante, ma an-
cospicua - se non totalitaria - nella cooperati- che molto faticoso e dispendioso, richiedente
va. Ciò corrisponde al principio dello scambio energia, passione e motivazioni autentica-
mutualistico in cui i soci versano risorse per mente “sociali”.
215
Se a tali sforzi si attribuisse un costo, si annulle- con l’assegnazione dell’alloggio al socio, asse-
rebbe il differenziale economico di vantaggio gnazione che in un’iniziativa immobiliare clas-
rispetto ad altri soggetti; se tali sforzi non si fa- sica non è altro che la vendita.
cessero - come talvolta accade - scimmiottan- La presenza della cooperativa o, meglio, del
do altri tipi di impresa, si sarebbe nell’ambito Consorzio, non si esaurisce però con il rogito
delle false cooperative, dette spurie, realtà da dell’alloggio, ma continua anche dopo. I servi-
contrastare con vigore. zi erogati dalle nostre realtà, infatti, non sono
Una volta raccolta e organizzata la cosiddetta solo servizi tecnici ma si possono caratterizzare
“compagine sociale”, l’iniziativa si avvia, nel di- anche come servizi alla persona e alla socialità.
panarsi di tutto l’iter urbanistico ed edilizio: la Ciò si esplica, coma ad esempio nell’esperien-
cooperativa, che spesso aderisce a un consor- za della cooperativa Solidarnosc Servizi all’Abi-
zio, segue tutti i complessi passaggi che devo- tare, in una serie di servizi post-assegnazione
no portare alla concessione dei titoli necessari - di carattere condominiale e relazionale - che
per realizzare l’alloggio. tengono viva la tensione mutualistica e parte-
Contemporaneamente si definisce il progetto cipativa, fornendo prestazioni di qualità e tes-
edilizio, procedendo poi ad appaltare i lavori a sendo positive relazioni tra le persone.
imprese di costruzione o a cooperative di pro- Da quanto sommariamente descritto appare
duzione e lavoro (che sono cosa altra rispetto chiaro che l’ottenimento di un risultato ottima-
alle cooperative di abitanti), facendo attenzio- le in un’iniziativa cooperativa non è ascrivibile
ne sempre al mantenimento di alti standard a fantomatici vantaggi, bensì a un insieme di
qualitativi per i propri soci. condizioni connaturate al modello di impresa
Qui si annida un altro fattore competitivo per che vede al centro il coinvolgimento attivo dei
una vera cooperativa: non avendo mai commi- soci e la non corresponsione di profitti ma - al
stione d’interesse tra cooperativa e impresa di massimo - della realizzazione di un utile d’im-
costruzione, il socio ha la certezza che l’allog- presa che viene reinvestito in iniziative di ca-
gio che si realizzerà avrà i requisiti qualitativi e rattere sociale.
prestazionali contenuti nella descrizione lavori Quando si sviluppa un’iniziativa cooperativa -
condivisa e che il costo dell’appalto sarà - pro e in alcuni casi queste avventure possono du-
quota - frazionato tra tutti i soci. rare anche sei, sette anni - si crea quindi una
Ecco dunque l’arrivo alla fine dell’iniziativa, comunità o, meglio, un “consorzio civile” tra i
soci che diviene - spesso con fatica - processo ottengono.
formativo. Ci si educa al confronto reciproco, È chiaro che per chi scrive il modello dell’im-
alla ordinata esposizione di ragioni, bisogni presa cooperativa è il modello di impresa idea-
e pretese, alla civile rivendicazione di diritti e le, capace di coniugare l’espletamento di inte-
al responsabile esercizio di doveri; si impara a ressi privati dei singoli soci con un più ampio
capire, dall’interno, la complessità dei processi interesse generale.
urbanistici e dell’armamentario tecnico/nor- Ma è altresì chiaro che una democrazia vera si
mativo connesso alla costruzione di una casa. fonda sulla compresenza e coesistenza di di-
Insomma, si imparano le regole della demo- verse forme di impresa privata (perché, è bene
crazia civile, facendo impresa. ricordarlo, le cooperative sono imprese piena-
Per questo è chiaro che per fare vera coope- mente private). Dalla competizione trasparen-
razione è necessaria, oltre alla professionalità, te - che può anche divenire cooperazione tra
una viva motivazione sociale. Senza questi diversi - nasce l’innovazione e cresce la qualità
ingredienti si fa poca strada; anzi, si fanno di- di quanto si produce e si offre ai soci.
sastri. Spesso, infatti, si assiste alla creazio- Quindi se è un bene che vi siano cooperative
ne di cooperative spurie, senza soci, magari not for profit e imprese profit, è un male - sem-
strumento di una singola persona, sfruttando pre a opinabile avviso di chi scrive - che coope-
l’appeal che l’aura di socialità può portarsi ap- ratori si mettano a fare gli imprenditori e che
presso. imprenditori si mettano a fare i cooperatori; la
La cooperativa, come l’impresa, è cosa seria. chiarezza dei ruoli e delle differenti missioni è
Non si addice a usi speculativi o a distorsioni fondamentale.
della sua missione originaria. L’impegno dei È auspicabile dunque che anche a Milano, cit-
gruppi dirigenti del movimento cooperativo tà che dell’intraprendenza individuale ha fatto
- oggi unificatosi nella “Alleanza delle Coope- una sorta di religione laica, si strutturino - nella
rative italiane” - è quello di qualificare sempre chiara e forte distinzione di ruoli - interferenze
più le imprese aderenti alle proprie associazio- virtuose, scambi culturali, confronti serrati e,
ni come imprese autenticamente sociali, nel laddove vi siano le condizioni, collaborazioni
senso pieno e non assistenziale del termine, imprenditoriali tra le forze vive di questa città.
rigorose e mutualistiche. Se si riuscirà a fare un poco più di sistema è im-
Quando questi fattori coesistono, i risultati si maginabile che tutti ne possano godere: dagli
217
imprenditori ai cooperatori, sino ai cittadini e
alla città.
Perché il territorio, lo spazio e le case non siano
più solo oggetto di sfruttamento economico,
ma contenitori di senso, relazioni, attività e
tendenti a una qualità etica ed estetica sem-
pre più alta.

Milano: vista aerea verso i terreni di Expo


219
23
“Mentre il funzionalista cerca il massimo
possibile adeguamento a un fine il più
possibile specifico, il razionalista cerca
l’adattamento al più grande
gennaio_febbraio 2011 numero di possibilità. (…)
REvolution Niente di più comprensibile
che il razionalista metta particolare
enfasi sulla forma.
Cino Zucchi La forma nasce con lo stabilirsi delle
Architetto relazioni tra gli uomini.
L’uomo solitario, isolato nel mezzo della
natura, non ha alcun problema formale. (…)
La questione della forma nasce con
l’unione di più individui, e la forma
è ciò che rende possibile
la convivenza tra gli uomini.”

Adolf Behne, Der Moderne Zweckbau, 1923

“Può un insieme casuale di edifici,


ognuno concepito singolarmente, ed espres-
sivo nient’altro che la sua funzione imme-
diata, veramente essere descritto come una
città?
Qual è l’attributo che rende
un edificio “urbano”? (…)
Perché un edificio sia urbano deve avere
Sostituzione edilizia e urbanità (il termine inglese “urbanity” può
essere tradotto in italiano come “buona edu-
galateo urbano cazione” o “cortesia” n.d.a.).
S
Ora l’urbanità, come tutti sanno, significa né ia nel sentire comune che all’interno
più né meno che buone maniere, e la sua delle teorie artistiche, l’architettura è
mancanza attesta piuttosto cattive maniere. sempre stata concepita come “arte civi-
Ci sono molte maniere in cui un edificio può le” per eccellenza. La nostra esperienza
mostrare cortesia o maleducazione della città storica è simile a quella di una se-
nei confronti di un altro. (….) conda natura, un ambiente perfettamente
Il vero problema è che l’elemento anarchico plasmato per la nostra vita comune. Le strade,
sta trionfando in tutte le arti. Ci viene detto le piazze, lo spazio collettivo della città antica
che l’arte è l’espressione di emozioni. ci commuovono; essi danno forma al nostro
La maggior parte degli edifici o dei quadri stare insieme, e sono in questo senso “edifican-
più esecrabili sono perdonati sulla base ti”, costituendo una rappresentazione fisica dei
dell’argomento che essi rappresentino con rapporti sociali e della comunità.
sincerità Questa visione rassicurante della città come
ciò che l’artista sentiva. (…) “casa collettiva” risorge ripetutamente nel
La dottrina che un edificio debba proclamare tempo, assumendo spesso i caratteri della fa-
la personalità del suo progettista è stata la vola, del luogo comune.
causa di molta volgarità in architettura.” Ma già lo scenario cangiante e conflittuale
della Parigi di fine secolo, punto di passaggio
A.Trystan Edwards, Good and Bad Manners tra città e metropoli, evocava in Charles Bau-
in Architecture, 1924 delaire sensazioni ben diverse dalla serena
chiarezza delle prospettive ideali del Rinasci-
“Tutto è lecito. Ma non tutto edifica.” mento: “La vertigine sentita nelle grandi città
San Paolo, Prima lettera ai Corinzi è analoga alla vertigine che si prova in mezzo
alla natura. - Delizie del caos e dell’immensità.”
Il tentativo di comprendere la nuova dimen-
sione della metropoli porta la prima genera-
zione del moderno a vedere spesso il centro
antico come un male da estirpare, tutt’al più
lasciandone alcune testimonianze monu-
mentali come frammenti sparsi nella nuova
221
“foresta” che sarebbe sorta ai piedi dei sublimi mo oggi una sorta di versione caricaturale del
edifici-landmark resi possibili dalle nuove tec- sentire romantico, dove ognuno è stimolato
nologie. Ma la forte carica etica del Movimento a esprimersi come vuole, in un ormai consoli-
Moderno, il suo tentativo di costruire un nuovo dato relativismo delle forme e del loro apprez-
Esperanto a partire dall’analisi dei bisogni ele- zamento. Nelle altre arti la soluzione a questa
mentari dell’uomo piuttosto che dai repertori mancanza di fondamenti unitari è piuttosto
stilistici dell’eclettismo fin de siècle, concorda- semplice: pubblici diversi, con diversi valori, di-
va per paradosso con la cultura precedente su verse aspettative, diversi “gusti”, fruiscono ope-
una condizione ineliminabile: il concetto di re diverse senza disturbarsi reciprocamente.
“condivisibilità”, l’idea che l’architettura possa L’avida lettrice della serie Harmony non è ob-
incarnare e dare forma a valori universali, sen- bligata a leggere James Joyce, né lo spettato-
titi in vario grado da tutti gli strati sociali. La re di Vacanze sul Nilo dei Vanzina reggerebbe
coscienza moderna credeva fermamente che, forse Il Settimo Sigillo di Ingmar Bergman; chi
una volta modificato con argomenti logici il ascolta in cuffia le Spice Girls non deve neces-
sentire comune che vedeva gli stili del passa- sariamente presenziare a un festival in memo-
to come unici depositari della forma collettiva, ria di Alban Berg.
si sarebbe potuto costruire una nuova città su Ma l’architettura è piantata per terra, e la città
un programma (il diritto alla casa, al lavoro, “consta” delle sue architetture. Se nelle altre arti
allo svago, alla natura, al sole) che ogni perso- l’autore è relativamente libero di produrre l’o-
na dotata di buon senso avrebbe condiviso, e pera, salvo poi sottoporsi alla spietata ordalia
quindi desiderato perseguire. dell’audience, l’architetto ha qualche difficoltà
Lo shock della condizione post-moderna in cui in più. Nel caso di conflitto tra diverse scale di
l’architetto contemporaneo si trova a operare valori, a chi deve rispondere, a chi deve “piace-
è forse questo: l’architettura, arte civile capace re”? alla propria coscienza? al committente? al
di dare forma compiuta alla dimensione collet- politico? alla giungla di tecnici che interpreta-
tiva, si trova oggi a confrontarsi con la “insinda- no le leggi? a un’ideale quanto inesistente “co-
cabile” pluralità degli odierni lifestyles. munità”? alle riviste e ai critici di settore?
Se l’estetica classica si appella in maniera forse Molti dei dilemmi teorici, estetici, operativi che
illusoria al canone, concepito come tentativo confusamente agitano il dibattito sopra le sor-
di fissazione di criteri formali condivisi, vivia- ti delle città italiane nei prossimi anni vanno
collocati sullo sfondo di una più generale diffi- menti “suburbani” importati in città. Del subur-
coltà di trovare uno statuto condiviso sul valo- bio hanno varie caratteristiche: innanzitutto il
re del fatto urbano. Se ancora negli anni trenta darsi come oggetti isolati, incapaci di costitui-
e quaranta le pagine dei giornali riportavano re uno sfondo visuale adeguato alla definizio-
appassionati dibattiti sull’aspetto fisico dei ne dello spazio pubblico; poi la difficoltà di ar-
nuovi interventi, non è forse un caso che nella ticolare il rapporto con il suolo, spesso risolto
città contemporanea si percepisca sempre più con cancellate o recinti che diventano le icone
il disagio nelle forme di un’inadeguatezza di di una privacy senza alcuna velleità di dialogo;
natura “ambientale”. Un esame per campioni infine una sorta di analfabetismo architettoni-
statistici all’interno della trasformazione quo- co che mischia senza alcun senso una pretesa
tidiana alla quale ogni città è sottomessa non originalità lessicale o tecnologica ad ammicca-
può che rivelare quello che in ogni epoca co- menti storicisti di varia provenienza.
stituisce il “punto medio” di una cultura edili- Arthur Trystan Edwards, un urbanista inglese
zia. Ma proprio questo punto medio è quello del secolo scorso di tendenze piuttosto con-
che in ogni epoca dà forma al tessuto della cit- servatrici, aveva paragonato l’urbanità degli
tà e in ultima analisi ne determina il “carattere”. edifici alle “buone maniere” che regolano in
Da una parte possiamo constatare un diffuso una società il rapporto tra i diversi individui. Se
quanto estemporaneo adeguamento “stilisti- la migliore architettura milanese del secondo
co” alle immagini correnti delle architetture “di dopoguerra sembrava aver additato la via di
successo”, applicato senza alcun tipo di rein- un moderno capace di reinterpretare in ma-
terpretazione critica o rapporto con il contesto niera critica i vincoli insediativi e volumetrici e
specifico nel quale gli edifici vengono colloca- il lessico della città consolidata, dagli anni set-
ti; dall’altra, le stanche figure architettoniche tanta in poi abbiamo assistito a una rilevante
di una mal compresa continuità vorrebbero “caduta di tono” complessiva dei progetti di
strappare consensi facili in nome di una “tradi- riforma del tessuto storico.
zione” evocata in forma del tutto superficiale. Il dilemma tra l’accettazione di una “nuova
A Milano, i progetti di edifici di sostituzione barbarie” edilizia data dalla perdita di qualsi-
all’interno del tessuto consolidato sembrano voglia criterio di condivisibilità e l’imposizione
aver perso la capacità di articolare un lessico di regole di natura “estetica” che spesso ge-
comprensibile. Essi appaiono spesso fram- nerano opportunismi formali di scarso valore
223
non è di facile risoluzione. In campo formale, za progettisti, che ne abbruttisce sconciamen-
le leggi servono poco se non sono interioriz- te i quartieri nuovi. Milano si sviluppa esclusi-
zate in “costumi”; ma a loro volta questi han- vamente come città moderna (né può essere
no bisogno della ricostruzione di una sintassi altrimenti) e l’esistenza di una classe valorosa e
urbana condivisa, di una cultura formale che coltissima di architetti moderni che operano in
sappia mantenere il carattere pubblico dello essa è la nostra più alta garanzia.”
spazio urbano pur evolvendosi continuamen- Più che imboccare le vie opportuniste del
te in rapporto a nuovi valori e modi di vivere. consenso a tutti i costi o delegare alla star del
Alla condizione di libertà contemporanea giorno i problemi che l’incapacità di una classe
dobbiamo forse rispondere con la ricostruzio- dirigente non ha saputo risolvere, il compito
ne della sensibilità collettiva nei confronti del- del dibattito contemporaneo sulla nostra città
la qualità, pur sapendo che questa parola as- è forse quello di ricostruire nelle generazioni
sume oggi inevitabilmente sensi contrastanti più giovani la coscienza e l’orgoglio civile di
se proferita in consessi diversi. questa “classe valorosa e coltissima”, capace di
Per nostra fortuna, la città sopravvive alle oscil- rischiare ma anche di comprendere il delicato
lazioni del gusto, che non sono ancora riusci- organismo del territorio europeo, l’irreversibi-
te a cambiarne in toto la fisionomia, in quella lità della nostra azione, la grande responsabili-
dimensione di “lunga durata” che contraddi- tà che ne deriva.
stingue la lenta modifica della crosta terrestre
da parte dell’uomo. La storia ci insegna che le
grandi città hanno saputo digerire e integrare
le diversità, e la città è spesso più potente e
forte delle sue architetture.
Ma nelle sue architetture essa si specchia e
si rappresenta. Diceva Gio Ponti nel 1954 in
un’accorata lettera ai colleghi della Commis-
sione Edilizia di Milano in difesa della Torre Ve-
lasca: “Milano non è minacciata dagli architetti
moderni, essa è minacciata invece da quella Milano: la basilica di S. Ambrogio assediata dalle
massa edilizia senza padre né madre, cioè sen- macchine prima della realizzazione del parcheggio
225
23 L
a relazione canone/prezzo è stata mol-
to studiata dai ricercatori di estimo,
ed in taluni casi sono sorte teorie che
affermano addirittura la mancata esi-
gennaio_febbraio 2011 stenza di relazione tra le due entità.
REvolution In realtà, è noto da tempo come ad un rialzo
dei canoni (ordinariamente) corrisponda, sep-
pur con qualche lag temporale di distanza, un
Stefano Stanzani apprezzamento anche dei prezzi di vendita e
Responsabile Scientifico FIMAA Milano come ad una diminuzione del costo degli af-
fitti, segua un tendenziale ridursi dei valori di
scambio. Le motivazioni, molto banalmente,
vanno ricondotte ad una capacità di spesa, o
meglio, al reddito disponibile delle famiglie (e
delle imprese).
Quando l’economia “gira” esiste una situazio-
ne in cui le famiglie e le imprese hanno più fi
ducia nel futuro: ciò trova espressione in una
aspettativa virtuosa di redditi che si traduce
in mancati timori di perdita di lavoro. La di-
sponibilità di spesa è maggiore sia dal punto
di vista della vendita, sia da quella dell’affi tto.
In questi periodi, normalmente, il credito sup-
porta le famiglie e gli altri operatori economici,
ed i due mercati - quello della vendita e quello
dell’affi tto - tendono a muoversi all’unisono.
Quando invece le cose non vanno nel verso
Il mercato giusto, per esempio a causa di una restrizio-
ne di credito o di una crisi economica, i mo-
immobiliare milanese vimenti dei canoni e dei prezzi non sono più
contestuali, ed il rischio diviene quello di uno prezzi di tale entità. Il confronto dell’indicatore
“shock” sul mercato. in alcuni mercati europei designa una situazio-
Sul mercato del capoluogo lombardo, nel cor- ne italiana nettamente più favorevole rispet-
so degli ultimi 10 anni si sono attraversate tre to per esempio al Regno Unito o alla Francia,
fasi: la prima, dal 1999 (ma potremmo afferma- dove i rischi di sopravvalutazione possono an-
re dal 1997) fi no al 2004, in cui i livelli dei ca- che sfiorare il 50-60% (fig. 2).
noni sono cresciuti, una seconda, in cui l’anda- La crisi “globale” tuttavia, non ci mette al ri-
mento dei canoni è rimasta tendenzialmente paro da eventuali rischi di una doppia “v” nel
stabile (fi no al 2008) e l’ultima che li vede in ciclo economico congiunturale immobilia-
tendenziale diminuzione (fi g. 1). re, considerati, simultaneamente, l’indice di
L’analisi dei movimenti della relazione di prez- sopravvalutazione dei prezzi e gli ultimi dati
zi e canoni designa una “nuova curva”, emble- diffusi dall’Agenzia del Territorio sul numero
matica della situazione congiunturale attuale di scambi residenziali che testimoniano una
e prospettica: il rapporto dei prezzi medi di decisa inversione di tendenza rispetto al 2008
compravendita ai canoni di locazione (tradot- e al 2009, generata soprattutto da una crescita
to in numero indice considerato il dato medio dell’attività transattiva nelle grandi città (nel
di periodo 1999-2010 pari a 100) individua terzo trimestre dell’anno 2010, si annoverano
i potenziali rischi di “sopravvalutazione” dei variazioni percentuali tendenziali del 19,7% a
prezzi in relazione alla capacità di spesa delle Milano, del 13,9% a Roma e del 7% a Bologna;
famiglie (misurata dai canoni di locazione). tav. 1).
Mentre il dato “medio” italiano individua un ri- Sul mercato milanese, in base alle nostre rile-
schio medio del 14,4%, quello milanese sale fi vazioni, nel corso dell’ultimo anno sono stati
no al 23,2%: questo non significa, con eviden- maggiormente compravenduti bi-trilocali
za, che i prezzi dovranno lasciare sul tappeto (46% delle vendite) ed è stato maggiormen-
tale percentuale per essere considerati “nor- te trattato il prodotto “recente” (45% dei casi;
mali”, quanto che se la capacità di spesa, in defi fig. 3). Ci aspettiamo, tuttavia, una imminente
nitiva, il canone di locazione corrisposto dalle modificazione strutturale delle distribuzioni
famiglie non potrà aumentare (per via della del numero di vendite, sia per vetustà che per
crisi economica e di altre misure), si potreb- tipologia, in relazione alle reali innovazioni che
bero verifi care rischi di sopravvalutazione dei il PGT, in corso di “adozione”, potrebbe gene-
227
rare. Molto probabilmente, vi sarà un’ampia Est” dove l’elevato numero di nuove abitazioni
domanda orientata verso le nuove costruzioni (cresciuto del 14% in cinque anni) non sembra
che si localizzeranno nei nuovi quartieri poli- aver trovato risposta in una domanda in gra-
centrici nella città, a discapito di una rendita do di assorbire tutto il prodotto, a differenza
urbana “classica”; quest’ultima molto probabil- di quanto rilevabile nella zona Sud (+10,6% di
mente, sarà contrassegnata dalla contempora- abitazioni in cinque anni, ma domanda più to-
nea esistenza di una molteplicità di nuovi “cen- nica, espressa anche da rialzi nei prezzi medi di
tri” che si sposteranno dalla sola localizzazione vendita di quasi 16 punti percentuali in 5 anni;
originaria ai piedi della “Madonnina”. L’appar- tavv. 5 e 6).
tamento usato, nelle localizzazioni “compati-
bili” con il nuovo Piano, tuttavia e soprattutto
adesso, rappresenta un “vero affare”: si può
contare, infatti, su una crescita di prezzi rela-
tivamente contenuta (inferiore in cinque anni
di due punti percentuali a quella del nuovo)
ed in grado di garantire interessanti redditività
potenziali lorde annue (espresse dal rapporto
tra canone corrente e prezzo di acquisto) che
si aggirano in media tra i 3 ed i 4 punti percen-
tuali; un valore del tutto confrontabile con il
4,9% di rendimento lordo offerto dal BTP tren-
tennale nell’ultima asta di gennaio (tavv. 2 e 3).
Spostando l’interesse dell’analisi sulla “città
metropolitana” le risultanze non appaiono
dissimili rispetto a quelle evidenziate per la
città, anche se, inevitabilmente, si riscontra-
no alcune differenze nelle macroaree territo-
riali (tav. 4). Nella prima parte dell’anno 2010,
emergono maggiori difficoltà di vendita nella
“Cintura Nord” e, soprattutto, nella “Direttrice Milano: traffico delle ore di punta in uscita dalla città
229
24 C
i occupiamo della città pubblica e,
più in generale, della cosa pubblica,
quasi sempre per lamentarcene, rite-
nendola di fatto una faccenda che ci
marzo_aprile 2011 vede come soggetti passivi.
Città pubblica? Ma se parliamo della città in cui viviamo, da
semplici cittadini o da costruttori, sappiamo
bene che anche i nostri comportamenti ne
Claudio De Albertis determinano la qualità e, pertanto, non pos-
Presidente Assimpredil Ance siamo che condividere con gli altri attori della
forma e della funzione urbana, attuale e futu-
ra, la responsabilità e la scontentezza in merito
al risultato delle scelte.
Di cosa stiamo parlando e che cosa costituisce
la base del disegno pubblico della città?
Nei prossimi anni sarà l’attuazione del PGT a
favorire la formazione del nuovo volto a que-
sta parte urbana e lo strumento cardine sarà il
Piano dei Servizi, che stabilisce il metodo con
cui la città si trasforma dotandosi e localizzan-
do servizi.
In pratica, formando e strutturando la città di
pubblico interesse: si parla, infatti, di servizi
con volumi e dimensioni geometriche concre-
te, come anche di vuoti che diventano poi ver-
de urbano, parchi, piazze…
In un quadro di risorse pubbliche insufficienti
a soddisfare i fabbisogni della città e dei citta-
dini, con il Piano dei Servizi si fa leva sulla capa-
Qualità pubblica cità dell’operatore privato di intervenire sulla
struttura pubblica. sulle quali interviene nel merito, nella forma e
Sarebbe riduttiva una visione conservativa che nella realizzazione.
assimili questa modalità ai vecchi “standard“: ci Alle richieste dei settori comunali si aggiungo-
viene chiesto, infatti, di corrispondere una do- no le esigenze dei molteplici enti esterni com-
tazione di servizi in relazione alla superficie di petenti: una matassa inestricabile in cui l’ope-
nuova realizzazione, rispetto a quella esisten- ratore si muove con grande difficoltà.
te o a quella dell’indice di base. Le modalità di A fronte di quantità a volte eccellenti e di occa-
realizzazione vanno poi dalla fornitura diretta sioni imperdibili, la qualità rischia di rimanere
del servizio alla cessione di una parte di area, un problema secondario e, comunque, non il
alla monetizzazione per mancata cessione. problema di chi autorizza l’intervento e di chi
La città di Milano, per la verità, ha già collau- lo sviluppa.
dato questo modello di intervento: basti ricor- Un buon progetto della parte pubblica miglio-
dare che il convenzionamento dei PII del 2010, ra la qualità della parte privata e offre standard
nel perimetro della nostra città, ha generato di vita più elevati.
una importante cessione di aree per verde e Una pratica semplificata per la realizzazione
parcheggi. del progetto della parte pubblica non toglie
Servirà, tuttavia, ancora del tempo per la mes- potere all’amministrazione e non toglie profit-
sa a regime del nuovo meccanismo e dei pro- to, sicuramente aumenta il welfare.
cessi per la realizzazione dello spazio pubblico. Sono stati realizzati circa 600.000 mq di spazi a
L’auspicio è che si colga l’occasione per pro- verde pubblico negli ultimi 5 anni, ma invito i
gettare un sistema procedurale semplificato, milanesi a dirmi dove sono e anche io, lo con-
efficace e moderno. Oggi, lo sappiamo tutti, fesso, ho memoria solo di pochi.
per la realizzazione di nuove opere pubbliche Ricordo invece una bella coda domenicale per
di urbanizzazione l’iter è insostenibile: dalla entrare finalmente nel Museo del 900, dopo
fase di previsione di piano all’esecuzione sono anni, sì, troppi, ma adesso è lì e ce lo godiamo
coinvolti fino a dieci settori dell’amministrazio- con entusiasmo. La qualità della città pubblica
ne. Una squadra di persone preposte alla gui- è possibile, dobbiamo riconoscerla e superare
da nonché al controllo di opere che il Comu- ottusità e avarizia intellettuale recuperando la
ne, giustamente, non progetta direttamente vanità o l’orgoglio del bene collettivo, la volon-
poiché i costi sono a carico dell’operatore, ma tà di volerla realizzare coralmente.
231
Prossimamente, il fatto pubblico per eccellen-
za sarà l’EXPO 2015: dobbiamo chiederci come
garantire la qualità dei processi e delle realiz-
zazioni.
Non possiamo, a mio avviso, che iniziare dal
binomio progetto/costruzione, perché questa
realizzazione dovrà rappresentare l’eccellenza
della nostra città pubblica. Il tempo stringe e
temo che i numeri, “i conti“, prevarranno su
qualsiasi altra circostanza.

Milano: quartiere di piazza Selinunte


233
24 A
monte di tutto sta il riconoscimento
del bisogno che viene verificato all’in-
terno del processo messo a punto dal
Settore Statistica del Comune di Mi-
marzo_aprile 2011 lano. Successivamente si lavora sulla tavola
Città pubblica? dei Servisi (generata dall’incrocio tra l’offerta
dei servizi attuale e la domanda dei servizi
espressa dai cittadini nel contesto territoriale).
Stefano Mirti La tavola ci consente di individuare i cluster di
Giorgia Lupi bisogni divisi per famiglie e per rilevanza com-
Simone Quadri plessiva. La sintesi di questo lavoro di incroci
Id-Lab multipli determina le priorità che vengono poi
trasferite in sede di applicazione del Piano, sia
nei casi delle aree di trasformazione (epicentri)
che nel caso dei progetti che interessano il tes-
suto diffuso dei nuclei di identità locale (NIL).
È importante sottolineare che il processo so-
pra descritto (ovvero la definizione dei con-
tenuti della matrice) è ciclico, va ripetuto in
maniera costatnte nel tempo. La matrice non
è mai “finita” o “definitiva”. È un costante work-
in-progress che muta al mutare della vita della
città.
Realizzare un progetto che indichi come far
funzionare i servizi di una metropoli contem-
poranea non è un esercizio facile. La principale
difficoltà sta oggi nel comprendere come ra-
Servizi per la città gionare (e di conseguenza come agire) in ter-
mini di servizi rispetto ad una società in conti-
contemporanea nuo mutamento.
La pianificazione tradizionale ben si sposava informazioni di qualsiasi genere.
con il paradigma della modernità. Si stabiliva- Per dare una forma a questa circolazione ma-
no delle regole per il territorio urbano e le sue teriale e immateriale potremmo semplifica-
funzioni di servizio, attraverso una serie di scel- re ulteriormente e immaginare la città come
te vincolistiche pensate per durare nel tempo. persone che utilizzano una serie di mezzi (me-
Queste regole si trasferivano poi nello spazio dium) per ottenere soddisfazione dei loro bi-
attraverso dei disegni su tavole, realizzati da sogni e desideri.
urbanisti e architetti. La contemporaneità ci In quest’ottica è chiaro come l’autobus o la
spinge verso logiche diverse. metropolitana siano medium, ma allo stesso
Com’è possibile pianificare quando risulta già modo una scuola, un parco, un cinema sono
incredibilmente difficile comprendere quello anch’essi medium.
che sta accadendo ora? È allora utile iniziare a concepire il paesaggio
Non si tratta più solo di saper maneggiare ed della città come mediascape, attivo, fatto di un
argomentare questioni relative ad edifici, in- incrocio di dinamiche a-spaziali strettamente
frastrutture, spazio pubblico e paesaggio. La collocate sul territorio locale: lo spazio fisico
questione è più complessa. sul quale ci muoviamo ogni giorno.
Tematiche come accessibilità, sostenibilità, ge- Partendo da queste considerazioni, l’universo
stione del conflitto sociale, connettività e tec- di riferimenti e scenari che da sempre ci ac-
nologia entrano prepotentemente all’interno compagna nel pianificare il territorio, sembra
del discorso contemporaneo sui servizi della oggi essere diventato inadatto, superato. Le
città. Disegnare aree vincolate a servizi non cause di questo scostamento sono molteplici.
basta più. Per prima cosa c’è da considerare la questione
Usando un termine coniato dal sociologo economica. Non ci sono più soldi per realizza-
Zigmunt Bauman, possiamo dire che la città re nuovi servizi né, se si pensa al peso dei costi
contemporanea è un’entità liquida. Una città di gestione, per far funzionare quelli esistenti.
imprevedibile e difficilmente interpretabile Si passa inoltre, da un mondo in cui si ragio-
secondo schemi rigidi. Un sistema composto nava di servizi in termini puramente quantita-
da grandi quantità di flussi in costante movi- tivi, (metri quadri di verde per abitante) ad un
mento. Flussi di tipo diverso: persone e mezzi mondo che richiede parametri principalmente
di trasporto, ma anche attività, beni, dati, reti, qualitativi (verde attrezzato e fruibile, verde il-
235
luminato di notte). tratta di pianificare e progettare delle soluzio-
A ciò aggiungiamo che il tradizionale legame ni finite. Si tratta piuttosto di organizzare un
tra funzioni di servizio e suolo disponibile è sistema di regia, un meccanismo in grado di
oggi allentato da una buona parte di servizi accogliere contributi diversi al fine di ascolta-
erogabili con modalità a-spaziali. Altro aspet- re, accompagnare e direzionare i mutamenti
to importante da sottolineare è come la pia- in corso.
nificazione urbana abbia sempre tentato di Il Piano dei Servizi nasce da tre concetti chia-
rispondere a bisogni (dalla scuola al trasporto ve: l’ascolto della città, l’idea di sussidiarietà, e
pubblico); ora molto spesso si tratta di ragio- il concetto per cui il Piano non è un prodotto,
nare sulla sfera dei desideri (dagli orari dei quanto piuttosto un processo continuo.
mezzi pubblici al wi-fi nelle piazze). Per prima cosa è indispensabile capire quali
Un ulteriore elemento di complessità è costi- sono i servizi richiesti o desiderati dai cittadini.
tuito dall’attuale composizione della città. Ai In una realtà in cui i cittadini sono attivi e at-
residenti si aggiungono importanti flussi di tenti (comitati di quartiere, una forte propen-
city users, che necessitano di servizi specifici. sione al raccontarsi sui quotidiani e sulla rete)
C’è poi un ultimo aspetto da non sottovalutare. l’ascolto della città è l’elemento fondante di
In passato, qualsiasi servizio era indubbiamen- qualsiasi politica riferita ai servizi. Immaginate
te percepito come positivo dalla collettività una mappatura dinamica e ciclicamente ag-
intera. Oggi molti servizi sono, per loro natu- giornata delle esigenze espresse e inespresse
ra, portatori di conflitto sociale (le moschee, i dei cittadini: incontri aperti alla cittadinanza,
campi nomadi, i luoghi della movida, i concerti monitoraggio e registrazione costante di in-
allo stadio). formazioni provenienti dai mass-media: carta
stampata e web, che vengono poi organizzate
Il Piano dei Servizi: logica e punti chiave per essere lette, interpretate ed aggiornate.
Il Piano di Governo del Territorio è composto La sussidiarietà (o se si preferisce, il coinvolgi-
di tre parti: il Documento di Piano, il Piano del- mento delle realtà private) è il principio grazie
le Regole ed il Piano dei Servizi. al quale il soggetto pubblico supporta i privati
L’obiettivo principale del Piano dei Servizi è che si auto-organizzano per produrre poten-
quello di pensare, sviluppare e implementa- ziali risposte ad un fabbisogno. In questo sen-
re un nuovo modello di rete di servizi. Non si so, è di fondamentale importanza intercettare
tutto quello che succede autonomamente ed catori esistenti o di facile raccolta. Quali sono
offrire un supporto istituzionale a queste pra- queste piattaforme?
tiche. La Matrice dei Servizi è lo strumento che ci
Tradizionalmente un Piano dei Servizi è inteso consente di definire un metodo d’azione gra-
come prodotto, come una mappa rigida che zie all’incrocio tra domanda di servizi e offerta
fissa dei vincoli riferiti ad aree precise. Nel no- di spazi disponibili. È una matrice, con righe e
stro caso è stato progettato un processo. Un colonne, in cui si incrociano i servizi richiesti o
processo che non è mai finito e definitivo, un desiderati con la tipologia di spazi disponibili
processo che va ripetuto, affinato e migliorato all’interno della città. Si individuano punti di
costantemente, un work in progress che muta incrocio e campiture, che evidenziano poten-
al mutare della vita della città. ziali risposte territoriali allo specifico bisogno
emerso. Si tratta di un strumento dinamico,
Il funzionamento del Piano che aggiorna ciclicamente temi e obiettivi e
Ci immaginiamo che la città sia composta da consente di definire le linee strategiche dell’in-
due tipologie di servizi. tero piano. Le Schede NIL, che per Milano
Elementi che necessitano di spazi fisici prede- sono 88 (uno per ogni quartiere della città),
finiti come le infrastrutture e il verde. Per que- sono lo strumento progettuale che permette
sti servizi localizzati si procede con la modalità al soggetto pubblico di decidere quali servizi
tradizionale di pianificazione. richiedere all’operatore privato in caso di tra-
Ci sono poi elementi per i quali non è indi- sformazioni in corso e/o previste all’interno
spensabile una localizzazione predefinita. Li del quartiere di riferimento. Ciascuna scheda
chiamiamo servizi da localizzare (scuole, asili, raccoglie valori demografici e indicatori sullo
biblioteche, servizi sociali, centri sportivi, ecc..). stato dei servizi, indicizza e localizza i servizi
Questi servizi, verranno definiti e localizzati di esistenti, visualizza problemi e potenzialità
volta in volta in funzione dei fabbisogni rilevati emerse nel corso dell’ascolto della città, inclu-
o prospettati. Su questi servizi, soggetto pub- de i reclami ufficiali dei cittadini, specifica le
blico e privati agiranno in maniera sinergica. aree dove sono previste sviluppi edilizi. Il tutto
Per far questo sono state ideate e realizzate può essere visto come un vero e proprio cru-
piattaforme di tipo inclusivo in grado di racco- scotto di navigazione che, accendendo spie
gliere e visualizzare informazioni, dati ed indi- differenti a seconda delle necessità del quar-
237
tiere, accompagna il soggetto pubblico nella
decisione.
Una delle caratteristiche più affascinanti e dif-
ficili del mondo dei servizi contemporanei è il
loro essere fluidi e in costante metamorfosi.
Tutto il processo sopra descritto è ciclico. È un
perenne work-in-progress che si modifica, af-
fina e migliora seguendo il perpetuo mutare
della vita della città. Un Piano in cui alla logica
del prodotto finito si sostituisce la logica del
processo.
In generale, il progettista oggi (che si tratti di
città, servizi o prodotti) dovrebbe facilitare
l’avvento delle giuste condizioni per un reale
cambiamento, piuttosto che concentrarsi sul-
la pianificazione del cambiamento stesso. Da
pianificatore a facilitatore.

Milano: traffico in uscita dalla città in


direttrice Comasina
239
27 C
asa a basso costo: un prodotto che
manca, qualcosa di cui abbiamo bi-
sogno. Una richiesta che non riguar-
da solo la produzione dell’oggetto in
settembre_ottobre 2011 sé, il manufatto fisico, ma che implica, con la
Basso costo + buona qualità = sua buona realizzazione, la risoluzione di tutti
alta politica i problemi che una fetta di mercato non anco-
ra appagata potrebbe innescare all’interno di
Cecilia Bolognesi una società. Una fetta di mercato nuova, all’og-
gi inascoltata, ma cresciuta nel tempo a dismi-
sura ed ancora in aumento.
Un classico potenziale dinamico offerto dalla
trasformazione sociale, una possibile leva di
sviluppo per Milano come per altre metropo-
li o, al contrario, per alcuni, di faticoso traino
verso il basso. Sarebbe meglio quindi occupar-
si di questo potenziale con intelligente disin-
canto. Il meccanismo di crescita esponenziale
di questa domanda è alla luce del giorno: da
una parte l’incremento dei prezzi del mercato,
dall’altra la riduzione del potere di acquisto dei
nuclei familiari, nel mezzo il bisogno di com-
prare a prezzi contenuti da parte di soggetti
che non ce la fanno. La domanda di edilizia a
basso costo cresce, ma cambia anche la con-
notazione sociale del gruppo richiedente: ceti
medio bassi, non i più svantaggiati come colo-
Un potenziale ro che fruivano di Edilizia Residenziale Pubbli-
ca, ma un gruppo allargato che include anche
dinamico forze nuove, consistenti, verso il quale si deve
orientare la risposta. In genere, almeno nei casi to per valorizzare ed incrementare l’offerta
stranieri riportati in questo numero di Dedalo abitativa sul territorio. Fondi che possono es-
l’obiettivo rimanda consapevolmente alla cre- sere costituiti mediante la partecipazione di
azione di contesti sociali misti, ricchi di relazio- soggetti pubblici-privati ed articolarsi in un si-
ni umane significative. stema a rilevanza locale, favorendo la parteci-
Quando oggi si dice casa a basso costo dunque, pazione di soggetti misti per la valorizzazione
si sa che ci si riferisce ad interventi che devono e l’incremento dell’offerta abitativa.
affrontare anche l’aspetto immateriale dell’im- I primi passi per la risoluzione della questio-
mobile, legato al sociale, alla scelta dell’abitare ne. A Milano il potenziale dell’edilizia a basso
urbano, che implica necessariamente un’offer- costo è enorme e certamente va sostenuto
ta abitativa sostenibile. La necessità di questo da contenuti ideativi e progettuali non co-
nuovo prodotto, perché di innovazione di pro- muni, ma che solo in una città storicamente
dotto qui è proprio necessario parlare, viene di accogliente come questa nei confronti delle
solito percepita nei contesti urbani di grande fasce di popolazione in movimento può tro-
scala o comunque laddove l’evoluzione delle vare soluzioni esemplari scardinando qualsia-
dinamiche sociali ha dato risultati più variega- si tipo di pianificazione dalla più dirigista alla
ti nei termini di crescita delle coppie a basso più liberista.
reddito, ma anche anziani, studenti fuori sede, Amsterdam, Berlino, Amburgo, Barcellona: i
nuclei familiari monoparentali, monoreddito, temi sul tavolo in queste città nell’affrontare
a basso reddito, immigrati… Un potenziale di- questo tema sono una regia pubblico privata,
namico dunque che già il Piano casa dell’ago- il rapporto negoziale sempre, la costituzione
sto 2008 aveva cercato di favorire introducen- di agenzie per la formazione di tavoli parte-
do contenuti di novità: il rispetto di criteri di cipati come strumenti snelli di concertazione
efficienza energetica, di riduzione di emissioni delle politiche, la costituzione di società miste.
inquinanti, di coinvolgimento di capitali pub- Intere parti di città sono state costruite con ri-
bliciprivati per la costruzione di prodotti edilizi sultati che noi sogniamo in termini di qualità,
per le categorie sociali svantaggiate. Poi con il qualità di vita, servizi e sostenibilità.
Dpcm attuativo del Piano nazionale si è andati Non enclave depauperanti, ma parti di città
avanti introducendo finalmente la possibilità dove la casa a basso costo ha innescato dina-
di utilizzo di fondi immobiliari come strumen- miche di sviluppo concrete, che hanno reso le
241
città nuovamente attrattive richiamando gio-
vani ed energie nuove in nuclei
che ormai faticavano sulla loro propria esi-
stenza. Parti di città cresciute in un liberismo
consapevolmente condiviso che non mortifica
nessuna delle parti.
Non esiste un linguaggio ed un tema depau-
perante per la casa a basso costo, non si tratta
più di social housing inteso come categoria
squalificante nei confronti di una presunta cit-
tà _da vetrina_. Si tratta di un tema di nuova
impostazione, qualcosa che si costruisce insie-
me, sia nel nome di un’attrattività degli investi-
menti che degli abitanti con forze nuove.

Milano: opere stradali per la costruzione


della linea 5 del metrò
243
27 D
a un po’ di anni a questa parte non
c’è convegno, seminario, articolo di
quotidiano o proposta di legge che
non piazzi le due parole magiche
settembre_ottobre 2011 che pare possano risolvere il dilemma abita-
Basso costo + buona qualità = tivo contemporaneo: housing sociale o social
alta politica housing, che dir si voglia.
In aggiunta si sente spiegare che si tratta di
Alessandro Maggioni case destinate a tutti quei soggetti non così
Presidente Federazione poveri - fortuna loro - per poter accedere alle
Lombardia - Confcooperative case popolari vere e proprie e, di converso,
non così ricchi - sfortuna loro - per potersi per-
mettere un alloggio in affitto reperito dal libe-
ro mercato. E via con i soliti elenchi di catego-
rie che dovrebbero essere interessate a questa
tipologia di alloggi: giovani coppie, famiglie
monoreddito, lavoratori stranieri, eccetera, ec-
cetera, eccetera.
Ma, a opinione di chi scrive - opinione, come
già detto su questa rivista in altra occasione,
parziale - è giunto il tempo di provare a inqua-
drare con pragmatica chiarezza cosa è “social
housing”, perché serve, cosa serve perché si
possa fare e fare bene. Potremmo dire che il
concetto di social housing come oggi è inteso
si afferma in concomitanza della contrazione
di stanziamenti pubblici in favore di interventi
di edilizia economica e popolare, ossia con la
fine delle risorse “Gescal”. Questa contrazione,
L’abitare normale unita a una riforma poco efficace degli ex IACP
(oggi ALER), ha favorito l’affermarsi dell’elabo- Allo stesso tempo riteniamo che possa essere
razione politico-culturale di una proposta più definita sociale l’offerta di alloggi in proprietà
articolata di offerta abitativa, con la diffusione o in diritto di superficie che non superino il
dell’idea - per l’appunto - di social housing. costo di 2.000 €/mq commerciale, più un co-
In questo contesto si è anche avuta la defini- sto parametrico del box che si aggira attorno
zione di “alloggio sociale” da parte della Com- ai 20.000 euro, ossia l’edilizia convenzionata
missione Europea, recepito dal DM del 22 apri- agevolata.
le 2008, il quale afferma, tra le altre cose, che Questo è il dato verso cui intendiamo orien-
“[…] Rientrano nella definizione di alloggio tare le nostre azioni e il riferimento concreto
sociale, quegli alloggi realizzati o recuperati da rispetto al quale sollecitiamo politiche efficaci,
operatori pubblici e privati con il ricorso a con- dato che trova riscontro oggettivo e fortemen-
tributi o agevolazioni pubbliche - quali esen- te condiviso nell’importante delibera 42 del
zioni fiscali, assegnazione di aree o immobili, 2010 del Comune di Milano.
fondi di garanzia, agevolazioni di tipo urbani- Ma, qualcuno potrà dire, è proprio necessaria
stico - destinati alla locazione temporanea per questa tipologia di offerta?
almeno otto anni e anche alla proprietà.” La risposta non può che essere convintamente
Al di là di ciò si ritiene opportuno declinare affermativa; oggi più che mai. Dopo un perio-
una definizione di social housing che trovi ri- do in cui l’offerta ha orientato la domanda ver-
scontro da un lato in un contenitore (le case e so valori poco aderenti alle condizioni reali sia
gli spazi) che non sia solo una “rimessa per la dei redditi disponibili, sia della qualità urbana
forza lavoro”, ma sia anche luogo della costru- dei contesti, è tempo di cambiare prospettiva.
zione di relazioni sociali positive e, dall’altro, in Il vantaggio è duplice nel favorire tale merca-
un costo di accesso a questo bene che sia, per to “solidale” (anche nell’accezione di “solido” e
l’appunto, equo. In sintesi, a partire da espe- solvibile) della casa: vantaggio sociale in ter-
rienze concrete, riteniamo che si possa defini- mini inclusivi e vantaggio sociale in termini
re sociale un bilocale (65 mq commerciali), di competitivi.
ottima qualità progettuale e di alta efficienza Con il primo vantaggio si intende la funzione
energetica, che costi alla gente 450 euro al più propria e probabilmente scontata del so-
mese (ossia 70 €/mq anno), comprensivi del cial housing, ossia la funzione preventiva ri-
posto auto/box. spetto al disagio di chi povero non è ma rischia
245
di diventarlo; e qui l’elenco dei soggetti è tal- i decenni, restano i protagonisti. È indubbio,
mente noto e lungo che lo si dà per scontato. infatti, che l’onere del costo di provvista dei
Il secondo vantaggio è invece, per l’appunto, terreni sia il più forte elemento di freno a inno-
competitivo o - sia permesso un altro abuso vative e inclusive politiche abitative.
terminologico - strategico. È nostra convin- Ciò che serve, dunque, è un approccio al go-
zione, infatti, che per rendere attrattiva e vi- verno del territorio che sappia prendere il me-
tale una città come Milano che ogni giorno è glio dalle due tradizioni urbanistiche che in
invasa da centinaia di migliaia di “cavallette” questi anni sono parse fronteggiarsi: quella di
city users, sia fondamentale far sì che i cittadini stampo dirigista-predittivo e quella di stampo
più attivi e vitali (studenti, giovani lavoratori, liberista-induttivo. In sostanza, se la rendita la
professionisti, giovani famiglie e altri) possano si affronta ideologicamente attraverso la ripro-
abitare in città, vivere la città, prima che lavo- posizione di vetuste logiche espropriative, si
rarci, in quella stessa città. favorisce una reazione durissima che blocca
E, per fare ciò, le case devono essere belle e tutto; di converso se la si lascia libera confi-
accessibili economicamente, poiché sennò è dando nelle “evangeliche” virtù del mercato,
sempre vista con favore la fuga nella cerchia si ottiene il medesimo risultato. Ciò che ser-
periurbana - in cui la rendita fondiaria e immo- ve è una logica di vero e proprio governo del
biliare (oggi grazie alla crisi in maniera ancora processo di formazione della rendita in cui - in
più evidente) pesa meno - con l’annesso corol- taluni ambiti - si riduca la sua incidenza, obbli-
lario di pendolarismo, congestione di traffico, gando la proprietà fondiaria o gli attuatori di
schizofrenia esistenziale e distruzione di terri- programmi a reinvestirla “in situ” con le finalità
torio. di cui sopra.
Quindi, non solo ragioni di equità sociale ma, Allo stesso tempo è necessario chiedere agli
soprattutto, ragioni di competitività economi- sviluppatori/attuatori dei programmi maggio-
ca e di prospettiva realmente sostenibile. re coraggio nel percorrere le strade della qua-
Cosa serve per fare ciò? lità e dell’innovazione, prima del progetto edi-
È indubbio che il primo freno a efficaci politi- lizio o - meglio - urbano e poi del prodotto. Se
che per l’alloggio sociale di cui sopra si è trat- è vero che la qualità costa più del basso livello,
teggiato il profilo è, inutile girarci attorno, la è invece totalmente falso l’assunto per il qua-
rendita fondiaria; il costo delle aree. Passano le una progettazione innovativa, l’attenzione
agli spazi comuni pubblici o semipubblici, un cato milanese, spesso in maniera totalmente
alto standard dei manufatti siano l’elemento irrazionale, riconosce buono un prezzo, per
che chiude la possibilità di fare buone cose. un’area simile, di 7/800 €/mq di slp), potendo
Anzi, questi elementi sono dei veri e propri così contare su un introito complessivo per la
investimenti sulla buona riuscita, sul lungo cessione del diritto di superficie pari a quasi €
periodo, di programmi edilizi che abbiano 1.200.000, oltre a € 550.000 in opere di urba-
l’ambizione di fare città, attraverso i capisaldi nizzazione da anni attese dal quartiere. Dall’al-
dell’urbanità di qualità e della socialità vera. tro lato, chiedendo 1 euro per la parte in affitto
In tal senso un piccolo esempio che potremmo ha azzerato il peso della rendita, consentendo
definire “germinativo” è rappresentato dal pro- alle cooperative di investire € 2.900.000 di ri-
getto di via Zoia (www.zoiablog.com), il primo sorse proprie (oltre a € 950.000 di mutuo) per
intervento avviato tra quelli del bando “8 aree”, realizzare 30 alloggi in affitto convenzionato
promosso dalla precedente amministrazione alla cifra che si riportava in premessa, ossia 450
comunaleSi tratta di un piccolo intervento (91 €/mese per un bilocale. Oltre a ciò, essendovi
alloggi in totale) che ha però in sé - a nostro un finanziamento regionale a fondo perso di
avviso - i semi di quello che potrebbe essere circa € 900.000 per realizzare alloggi in affitto
un intervento complementare tra pubblico sociale puro, le due cooperative hanno scelto
e privato per realizzare buoni quartieri social di fare questi 16 alloggi nella stessa palazzina
housing. di quelli in affitto, con la stessa altissima qua-
Qui tutto è stato reso possibile dal fatto che il lità, senza distinzione di censo e provando a
Comune, su aree di sua proprietà, abbia per scommettere sulla gestione diretta anche di
l’appunto deciso di governare la rendita, fa- questa tipologia di affitto, spesso più proble-
cendo dimostrare al soggetto privato - nel no- matica.
stro caso cooperativo - cosa si possa fare quan- Il tutto facendo un progetto di alta qualità,
do si liberano queste risorse. affidato a un giovane architetto e ad altri due
In sintesi il Comune, mettendo a disposizione architetti più esperti, e realizzando anche 300
l’area per costruire gli alloggi da assegnare in mq di servizi innovativi al piede dell’alloggio in
diritto di superficie al costo di circa 350 €/mq affitto con un incubatore di impresa coopera-
di slp, ha consentito un notevole abbattimen- tiva per giovani. Il tutto remunerando il giusto
to del costo di provvista dell’area (oggi il mer- la costruzione del bene, dato che l’appalto è
247
stato assegnato a circa 1.000 €/mq di superfi-
cie complessiva.
Insomma, un piccolo segno per dimostrare
come le cose si possano non solo dire, ma an-
che fare. Basterebbe che tutti facessero bene,
con linearità e competenza la propria parte.

Milano: vista aerea su Vittor Pisani, il Pirellone,


la stazione Centrale
249
28 N
ella nostra città diverse vie dei brand
di lusso hanno resistito con successo
alle difficoltà economiche generali:
dal quadrilatero della moda ai trac-
novembre_dicembre 2011 ciati più allargati di Via Manzoni, Via Vittorio
Retail Emanuele, Corso Vercelli ed altri ancora, il
mercato del retail non ha subito flessione,
anzi si rafforza l’attrattività di questri distret-
Cecilia Bolognesi ti in un gioco di convenienze derivanti dalla
compresenza di più marche, legate da un ef-
fetto di reciproco rilancio. Il permanere dei
brand all’interno di alcune aree specializzate
per tipologia di acquirenti ha alimentato la
loro competitività, fomentando un crescente
interesse dei loghi esclusi da questo gioco al
ritorno nelle vie del lusso di alto livello.
Per Milano si tratta di brand nazionali che
cercano un riposizionamento, brand inter-
nazionali che cercano il primo ingresso nel
mercato italiano, o altri che cercano un raffor-
zamento della posizione competitiva, espan-
dendo o riallestendo i propri spazi esistenti.
Cresce quindi l’interesse nel localizzare gli
showrooms per i nuovi arrivati in prossimità
dei top brand. Gli spazi dedicati al commer-
Ricentrare il cio, soprattutto dove la presenza è già den-
sa, si pongono quale opzione interessante
commercio/ anche per investitori stranieri. Il sensibile in-
cremento delle transazioni negli ultimi due
organizzare il sociale anni, ha accresciuto il valore degli immobili
residenziali e terziari al contorno e all’inter- sona che spostano la nozione del commercio
no delle high street. Dunque, laddove un mix verso quella di una nuova vivibilità urbana. È
funzionale crea il cosiddetto effetto città, l’in- per questo che alcune dinamiche vanno lette
teresse degli investitori cresce, la domanda con attenzione; poiché a fronte di Monte Na-
di locazioni aumenta, la spinta allo sviluppo poleone, Via Manzoni, Corso Venezia, Corso
si fa più sensibile. A Milano, inoltre, il turismo Vercelli, ci sono Porta Genova, Vittor Pisani,
per shopping è una voce marcata del bilan- Corso Garibaldi e perché no anche Paolo Sar-
cio, che potrebbe anche crescere in vista di pi. Ognuna con la propria peculiarità che le
Expo; nell’asse di via Vittorio Emanuele, come lega a questo territorio.
dice un ultimo report di Jones Lang LaSalle, Ognuna possibile attore di nuovi processi
nonostante la presenza di numerose loca- di recentrage degli abitanti nello spazio che
zioni sopra i 500 mq lordi, la domanda non è occupano. Le opportunità che le specializza-
totalmente coperta. Inoltre il mercato immo- zioni degli insediamenti commerciali _spon-
biliare del retail si specializza; tra via Vittorio tanei_ offrono nei confronti di un processo
Emanuele e Montenapoleone le differenze di di caratterizzazione del nostro territorio non
prezzo sono enormi e palese è anche la diffe- vanno trascurate. In un processo di autogo-
renza di target. La crescita di attività commer- verno, in un momento in cui le agende dei
ciali, in alcuni spazi della città, attiva processi grandi progetti faticano o falliscono addirit-
di precipitazione dei fenomeni insediativi, tura, le risorse culturali locali, nella fattispecie
non in termini economici di collasso, ma qua- le caratteristiche commerciali, possono esse-
si chimici, di addensamento delle esperienze re riorientate a nuovi trend economici e dive-
con una rinnovata morfologia. Dalla concen- nire un riferimento di identità in un quadro di
trazione di una soluzione zuccherina la pre- smarrimento generalizzato. Ricentrare l’orga-
cipitazione di un primo frammento è il passo nizzazione commerciale della città e quindi
verso la formazione del cristallo: dalla con- quella sociale che gravita attorno, in alcune
centrazione dei brand nella via commerciale sue porzioni già caratterizzate, significa rilan-
si coagulano nuove forme come lo store mul- ciarne un sano sviluppo.
tifunzione, l’edificio commerciale che ingloba
lo spazio lettura come il ristorante per single
o il barber shop ed una serie di servizi alla per-
251
28 P
arlare di commercio vuol dire affron-
tare un tema vastissimo e che ha rica-
dute su almeno tre questioni centrali
per il settore delle costruzioni: la di-
novembre_dicembre 2011 mensione economica, il peso urbanistico, la
Retail progettualità edilizia. Non mi soffermo sulla
dimensione economica, ma vi lascio solo un
dato: la Camera di Commercio di Milano rileva
Claudio De Albertis 102 mila unità locali del commercio e 254 mila
Presidente Assimpredil Ance addetti nella sola Provincia di Milano con un
valore aggiunto di quasi 13 milioni di euro sui
90 milioni dell’intera economia provinciale.
Una dimensione importante che, ovviamen-
te, determina l’assetto urbanistico delle no-
stre città ed è in grado di poter incidere sulla
forma e sulla qualità dei contesti urbani. Un
sistema economico che genera un indotto di
proporzioni superiori a quello del settore delle
costruzioni. Non è pensabile, quindi, poter af-
frontare questo tema in maniera esaustiva, ma
abbiamo comunque deciso di approfondirne
uno spaccato per iniziare a parlarne fuori dai
soliti luoghi comuni. Quasi sempre i “conteni-
tori del commercio” sono stati progettati come
involucri edilizi che, nel rispetto di determina-
te caratteristiche estetiche e funzionali, dove-
vano servire a contenere le varie tipologie di
Per un commercio prodotti e a permettere l’accesso ai consuma-
tori. Oggi il vecchio contenitore ha cambiato
strategico ruolo ed ha assunto una valenza strategica, ar-
rivando a rappresentare l’anello di congiunzio- dell’urbanità, termometro della socialità spe-
ne tra il prodotto da vendere e il brand che lo cifica di quel luogo in quel dato tempo. Per
realizza nell’ottica di personalizzare il rapporto questo motivo solo l’attenta comprensione
con specifici e selezionati target di clientela. dei trend di cambiamento del tessuto sociale
Al mondo della progettazione edilizia e della ed in particolare del consumatore può facilita-
costruzione si affiancano competenze sem- re la convergenza tra le aspettative sull’edificio
pre più specializzate in discipline nuove, ci si e le esigenze delle domanda. Un mercato im-
interroga sulla sua appropriatezza, sulla sua mobiliare, quello del commercio, che richiede
collocazione, sui suoi contenuti. Le funziona- sempre più operatori specializzati e in grado
lità del vecchio scatolone vanno, quindi, ben di integrare competenze diverse: secondo l’in-
oltre quelle di semplice involucro e il processo dagine rapida Ance del mese di dicembre del
costruttivo si affina sempre di più dovendo: 2011, però, le imprese di costruzione esprimo-
assolvere a funzioni di efficacia comunicativa; no un giudizio pessimistico sulle opportunità
rispondere a logiche di efficienza dimensio- presenti ritenendo per il 63% degli intervistati
nale e di collocazione nel territorio; esprime- che la domanda sia stata nel 2011 in diminu-
re chiaramente le componenti di sostenibilità zione. Le imprese gli riconoscono un potenzia-
ambientale e di salubrità; essere flessibile per le e, infatti, il 50% degli intervistati ritiene che
un eventuale rapido riuso o una radicale tra- nel 2012 il mercato sarà in crescita o almeno
sformazione nel caso in cui le esigenze del stazionario. Tutti, comunque, convergono
mercato lo rendessero necessario. sull’importanza strategica del commercio per
La sfida per le aziende di questa filiera è quel- la qualificazione del tessuto urbano e il rilancio
la di sviluppare un edificio non solo conforme del settore delle costruzioni, ben consapevoli
alle esigenze del proprio mercato di riferi- che i meccanismi di trasferimento dell’inno-
mento, ma in grado di attrarre più numerosi vazione nel prodotto edilizio soffrono, come
segmenti di consumatori generando in essi altre tipologie, di un’inerzia alla trasformazio-
nuovi e crescenti bisogni. I luoghi delle città e ne e di una resistenza alla sperimentazione di
delle periferie diventano teatro delle strategia prodotti concettualmente nuovi.
di vendita e i punti commerciali palcoscenico E qui i problemi sono ancor più complessi che
e custode comunicativo del prodotto e del nel residenziale perché i fattori condizionanti
brand. L’offerta commerciale diviene status sono di varia natura e fortemente influenzati
253
dalle mode e dalle vision, dagli standard inter- vo di fenomeni insediativi e di opportunità
nazionali dettati dalle catene di vendita o dal- trasformative. L’integrazione funzionale dei
la globalizzazione dei mercati. L’attivazione di formati di offerta commerciale con altri lega-
meccanismi di collaborazione tra chi opera nel ti allo svago, o anche al terziario, ovviamente
settore a tutti i livelli è l’unico percorso possibi- collocati attorno alle principali direttrici e nodi
le per valorizzare la connessione tra involucro di interscambio di viabilità, può essere, quan-
e prodotto. Ma non solo, è anche l’occasione do ben condotta nel rispetto della qualità, uno
per agire su più scale di influenza delle no- spunto per nuove azioni insediative anche re-
stre trasformazioni territoriali. Penso, in primo sidenziali. Portare densità urbana all’interno
luogo, alla grande scala, che ruota intorno ai dei luoghi tradizionali del commercio periur-
centri commerciali periurbani e ai luoghi di bano è possibile ma è anche significativo di
stoccaggio dei prodotti. Una riprogettazio- come il commercio stia perdendo la centralità
ne del sistema distributivo potrebbe agire da della funzione di mera vendita delle merci per
elemento di ridisegno sostanziale del territo- puntare a divenire innesto di nuove realtà ur-
rio: oggi l’offerta commerciale si è localizzata bane. Parallelamente all’“urbanità in vitro” non
in prossimità della domanda generando i ben possiamo dimenticare la scala della città con-
noti fenomeni di congestione. Le grandi strut- solidata che deve essere sostenuta e valorizza-
ture del commercio dislocate in zone perife- ta nel suo diverso ruolo commerciale. Servono
riche o esterne alla città densa sono sempre azioni politiche ed economiche che vadano
più luoghi che inglobano ampi mix funzionali, nella direzione di uno sviluppo teso a riportare
proponendosi come moderne agorà. Perché il commercio in città, una esigenza invocata da
non usarli, allora, come punti intorno a cui fa- più parti come elemento coagulante e neces-
vorire la nascita di nuovi tessuti urbani in cui sario al sostegno della vitalità dei tessuti urba-
si possano ricercare dimensioni del vivere e ni. Stiamo parlando di “funzioni” indispensabili
dell’abitare moderne. per lo sviluppo di un quartiere e per la sua vi-
Il processo è già in atto: accanto al grande su- vibilità. Il negozio al piede dell’edificio, come
permercato, crescono negozi, multisala, pale- anche il piccolo supermercato di quartiere, de-
stre, piccoli centri di servizio, parchi tematici vono assumere un ruolo aggregante e carat-
legati allo sport. L’offerta di funzioni diversifi- terizzante il tessuto urbano. Ma devono poter
cate può, dunque, innestare un circolo nuo- contare su un buon funzionamento dell’ap-
provvigionamento e su condizioni di sosteni-
bilità anche economica con la scelta del giusto
mix tra i prodotti.
Perché, dunque, da costruttori dovremmo oc-
cuparci di questi temi?
Perché siamo consapevoli che è tramontata
l’epoca del quartiere monofunzionale e sap-
piamo che i nuovi stili di vita impongono mix
funzionali più vicini ai tempi “corti” del vivere:
prossimità, vicinanza, relazione, casa lavoro,
pubblico e privato sono gli orizzonti a cui dob-
biamo guardare. Sono un valore da ricono-
scere nelle politiche di gestione del territorio
e una direzione da prendere nella produzione
edilizia; l’industria della sostenibilità e del gre-
en dettano nuovi standard e su questi siamo
chiamati ad esprimerci e a misurarci in futuro.

255
28
Il contesto normativo

I
l tema dei centri storici e dello sviluppo
di nuovi formati commerciali di medie e
grandi dimensioni nei tessuti urbani con-
novembre_dicembre 2011 solidati delle nostre città riveste grande
Retail attualità, sia per l’orientamento del mercato
immobiliare retail, sia per un rinnovato inte-
resse delle amministrazioni pubbliche.
Saviano Natalicchio - MRICS Il quadro legislativo nazionale appare inoltre in
Head of Retail Division - R.E.A.G. S.p.A. Gruppo rapida evoluzione con il nuovo decreto “Salva
American Appraisal Italia” che contiene rilevanti novità in termini
di liberalizzazione del settore del commercio.
Si tratta in particolare di liberalizzazione degli
orari e di libertà di apertura di nuovi esercizi
commerciali senza contingenti, limiti territo-
riali o altri vincoli di qualsiasi natura (esclusi
quelli connessi alla tutela della salute, dei la-
voratori, dell’ambiente e dei beni culturali) che
diviene principio generale dell’ordinamento
nazionale e richiede pertanto alle regioni, in
virtù delle loro competenze, di adeguare la
propria legislazione a tale principio.
In concomitanza con il varo del Decreto Monti,
il 5 dicembre, si è tenuto a Verona un impor-
tante Convegno della Regione Veneto sulle
Centri storici linee guida programmatiche della nuova leg-
ge regionale sul commercio, che ha incrociato
e nuovi format in chiave originale, sia le innovazioni nazio-
nali in termini di orari, sia soprattutto il tema
commerciali urbani dei centri storici, affermando alcune novità in
controtendenza rispetto al recente passato (il mento di grandi strutture nei centri storici - se
Veneto ha infatti ancora una legge basata sui si considera che in molti comuni ancora oggi
contingenti quantitativi - tra l’altro già esauriti si pongono limiti dimensionali alle strutture
dal 2007 - superati dalla direttiva 2006/123/ CE commerciali, in assenza di quei “motivi impe-
Bolkestein). rativi di interesse generale” (quali ad esempio
Si sta delineando - come illustrato dall’Avv. la tutela dell’ambiente e dei beni culturali) che
Giorgia Vidotti a capo della Direzione Com- soli possono limitare il “diritto di stabilimento”
mercio della Regione Veneto - una nuova nor- secondo la disciplina comunitaria.
mativa orientata a: Ma è anche una rilevante innovazione di na-
_ limitare il consumo di territorio, tutelando tura urbanisticasociologica in quanto si pren-
l’ambiente e le condizioni di vivibilità dei cit- de finalmente atto che il commercio di medie
tadini, favorendo la riconversione delle strut- e grandi dimensioni, meglio se integrato in
ture e delle aree dismesse; contenitori allargati alla fruizione culturale e
_ evitare il fenomeno della desertificazione al tempo libero, è spesso necessario al “fun-
dei centri urbani che ha effetti anche sull’or- zionamento” di sistemi commerciali naturali
dine pubblico, consentendo ed incentivan- preesistenti (tipicamente nelle high-street),
do l’inserimento delle grandi strutture di spesso in sofferenza soprattutto se formati
vendita all’interno dei centri urbani per fare unicamente da esercizi di vicinato, non in gra-
in modo che costituiscano poli di attrazione do - da soli - di attivare quelle dinamiche di
e rivitalizzazione dell’intero contesto; attrattività capaci di renderli competitivi con
_ assicurare la parità di accesso al mercato i sistemi commerciali di altre città o strutture
delle varie tipologie di vendita in modo da commerciali pianificate. Si sta comprenden-
favorire uno sviluppo equilibrato della rete do che è profondamente cambiata la natura
distributiva in funzione della tutela del con- di centro storico che per millenni è stato il
sumatore. luogo naturale delle istituzioni civili e religio-
se, dei centri di comando militari, della bor-
La mutazione dei centri storici e i nuovi for- ghesia e delle élite intellettuali. Le nuove atti-
mati urbani del commercio vità direzionali migrano verso le periferie o in
Si tratta di innovazioni non di poco conto - si prossimità dei nodi infrastrutturali, anche per
pensi ad esempio all’incentivazione all’insedia- necessità di cost containment e per miglio-
257
rare l’accessibilità, la domanda residenziale di vendita a garantire di fatto la tenuta dei si-
si è orientata verso quartieri di nuova forma- stemi commerciali di vicinato.
zione, con residenze di standard moderno e
meglio abitabili dei palazzi storici, a costi più Commercio urbano ed urbanistica: limiti ed
contenuti e più facilmente dotate di parcheg- opportunità
gi. I centri storici rischiano la desertificazione, Questo tipo di visione ha frequentemente in-
al di fuori degli orari delle attività terziarie e formato le regole di alcuni piani urbanistici che
dei servizi pubblici, anche per le politiche di hanno limitato, spesso per trasversale volontà
contenimento del traffico viabilistico, messe politica e in assenza di razionali motivazioni
in atto sempre più frequentemente dai co- di natura economica ed urbanistica, l’insedia-
muni. bilità del commercio nelle città, con barriere
C’è quindi una duplice esigenza di ripopolare i all’ingresso insormontabili per gli operatori
nuclei centrali delle città potenziando i servizi (standard, dotazione di parcheggi, limiti alla
commerciali. La leva può essere rappresenta- superficie di vendita insediabile, modalità at-
ta dal favorire i nuovi formati urbani del com- tuative, procedure autorizzative, ecc…).
mercio e l’integrazione tra grande distribu- La prassi della pianificazione urbanistica di
zione, cultura, servizi pubblici e tempo libero, nuova generazione, sempre meno regolativa/
secondo modelli che in Europa sono affermati vincolistica ed orientata alle politiche attive o
da tempo e che in Italia hanno spesso trovato alle azioni positive (come le chiamano in Vene-
inspiegabili resistenze, prima di tutto di natura to), ha consolidato e sperimentato alcuni as-
culturale. sunti di fondo fondamentali per dare concreta
Gli studi del prof. Luca Tamini al Politecnico attuazione ai principi
di Milano hanno mostrato da tempo queste sopra enunciati:
dinamiche evidenziando le contraddizioni di _ superamento dello zoning funzionale a fa-
una prassi romantica ed antistorica di rappre- vore del mix urbano libero,
sentazione del commercio urbano, limitato _ libera insediabilità di grandi strutture di ven-
esclusivamente ai negozi di vicinato a condu- dita anche nei centri storici, favorendo l’inte-
zione indipendente quali presidio della pros- grazione con eventi culturali, edutainment,
simità (beni alimentari), quando è esperienza leisure, turismo, somministrazione, servizi,
comune che sono oramai le medie strutture ecc…,
_ zero parcheggi in prossimità dei nodi del tra- lificano come aree con caratteristiche omo-
sporto pubblico e nelle zone a traffico limitato, genee per le quali soggetti pubblici e privati,
_ modalità attuative semplificate, quale pre- riuniti in partnership, propongono interventi
mialità per il recupero di contenitori dismes- di gestione integrata nell’interesse comune
si (ex cinema, edifici pubblici, aree industria- dello sviluppo economico, sociale, culturale e
li) che portano degrado ed interruzione dei di valorizzazione ambientale del contesto ur-
fronti commerciali e della continuità dei flus- bano e territoriale di riferimento.
si nei centri storici, Superando le tradizionali logiche di settore e
_ premialità, anche in termini di crediti edilizi, di categoria, il modello dei distretti persegue
in caso di realizzazioni secondo logiche di lo sviluppo del commercio in chiave innovati-
sostenibilità ed “impatto zero”, va da diversi punti di vista:
_ convenzionamento con i comuni di alcuni _ sul piano urbanistico-territoriale viene ricer-
servizi offerti, qualità delle realizzazioni ed cata la relazione del commercio di vicinato
eventuali procedure concorsuali adottate, con il proprio contesto insediativo, eviden-
ecc… ziando le criticità (congestione viabilistica,
inquinamento, aree dismesse e degrado, fra-
Governance sussidiaria gilità sociale) e le opportunità (attrattori tu-
e politiche attive: i distretti ristici, qualità ambientale, progetti di svilup-
L’obiettivo di sviluppo integrato di commercio po, comunità attive,…) con cui confrontarsi;
e città si realizza non solo mediante i tradizio- _ sul piano organizzativo, forti dell’esperien-
nali strumenti di pianificazione urbanistica ma za di cooperazione già sperimentata con i
anche tramite politiche attive ed azioni positi- Distretti industriali, si promuovono forme
ve, tipicamente promosse dalle regioni. Tra le di cooperazione tra le singole imprese com-
numerose pratiche nazionali, merita di essere merciali (i Distretti commerciali appunto)
citato il caso di successo dei distretti commer- per la gestione centralizzata di servizi quali
ciali in Lombardia, quale modello di gestione sicurezza, arredo urbano, marketing e pro-
unitaria e integrata del commercio, orientato mozione, beneficiando così delle economie
ad attivare dinamiche virtuose e sinergie in di scala proprie della grande distribuzione
campo economico, sociale e culturale. I distret- organizzata;
ti nell’esperienza di Regione Lombardia si qua- _ sul piano dell’equilibrato sviluppo dei canali
259
distributivi si ricercano, anche in chiave spe- Nuovi progetti
rimentale di ibridazione di formati di vendi- 1.Milano - Fondazione Feltrinelli Porta Nuova
ta, nuove forme di cooperazione tra grande, 2.Trieste - Silos shopping center
media e piccola distribuzione, anche in rela- 3.Genova - Ponte Parodi
zione alle recenti tendenze di consumo che
indicano un ritorno all’offerta di prossimità e Casi realizzati
al commercio urbano (dopo la stagione del- I casi proposti si differenziano per dimensione,
le grandi superfici extraurbane). tipologia e target.
In questo quadro di governance sussidiaria, 1. L’Excelsior di Milano, progettato da Jean
Regione Lombardia ha riconosciuto giuridica- Nouvel e inaugurato a settembre 2011, è il
mente i Distretti urbani del commercio come recupero di una struttura cinematografica sto-
espressioni auto-organizzate della comunità rica (1931) non più in uso, in un contesto di
di imprese, cittadini ed istituzioni, attraverso high street ad alta frequentazione. Il target è
diversi bandi tramite i quali sono state erogate quello del commercio di alta gamma con in-
ingenti risorse economiche in cofinanziamen- tegrazione del food e della somministrazione.
to con le risorse attivate dai partenariati locali, Il concept store include infatti l’Eat’s Store, il
per finanziare le azioni dei distretti. food market ideato per un pubblico piuttosto
esigente che introduce a un’area ristorazione
Le buone pratiche divisa in tre parti: dal “take-away” raffinato, al
A conclusione della riflessione proposta, si “fast” del bistrot e infine lo “slow”, ovvero il vero
citano alcuni esempi di format commerciali e proprio ristorante dove periodicamente ver-
urbani recentemente realizzati e in corso di re- rà ospitato un guest chef di fama.
alizzazione. A piano terra, con affaccio sulla Galleria del
corso, un Design Bar, lo spazio Beauty e lo
Casi realizzati shop-in-shop di firme di alto livello.
1.Milano - Coin Excelsior I piani restanti sono dedicati a designer con-
2.Torino - Eataly ex Carpano temporanei stranieri e boutique multibrand.
3.Bologna - ex Cinema Ambasciatori (Eataly + 2. Il 26 gennaio 2007 è stato inaugurato a To-
libreria Coop) rino lo spazio Eataly nell’ex opificio di produ-
4.Brescia - Centro Commerciale Freccia Rossa zione del vermouth Carpano attivo dal 1908. Si
tratta di un grande centro multifunzionale de- posto a ridosso del centro di Brescia.
dicato all’enogastronomia dove la vendita di Si tratta di un centro commerciale a doppia
cibi di alta qualità a prezzi sostenibili si affian- ancora, ipermercato alimentare e multiplex,
cherà alla ristorazione e alla didattica. Eataly si sviluppato su due livelli e dotato di una gran-
struttura in aree di vendita specifiche (salumi e de food-court, che conserva le memorie indu-
formaggi, carne, ortofrutta, pescheria, pasta e striali del comparto urbano in cui è inserito,
pizza, panetteria, generico, analcolici, cantina, attraverso il mantenimento di 8 delle 13 cam-
caffetteria, pasticceria), abbinate a ristoranti pate originarie dei capannoni in cui il centro è
tematici informali. Inoltre sono presenti spazi stato ricavato.
didattici ed espositivi.
La superficie complessiva è di circa 11.000 mq, Nuovi progetti
di cui in particolare, 3.200 mq sono destinati Il progetto Feltrinelli a Porta Volta, promosso
ad aree didattiche, Museo Carpano e sala con- dal Comune di Milano insieme al Gruppo edi-
ferenze, 2.450 mq alla vendita e somministra- toriale Feltrinelli, porta la firma di Herzog &
zione mentre 820 mq ai percorsi coperti aperti de Meuron, interessa una superficie totale di
al pubblico. Il fatturato del centro nel 2010 è 17.268 mq e ospiterà tra
stato di 43 milioni di euro. viale Pasubio e viale Crispi la nuova sede della
3. A Bologna il 5 dicembre 2008, l’antico mer- Fondazione Giangiacomo Feltrinelli ma anche
cato coperto “Ambasciatori”, un edificio storico spazi polifunzionali, uffici e servizi aperti a tutti
e molto radicato nella città, è risorto a nuova (dalla biblioteca alla caffetteria) che si affacce-
vita ospitando lo spazio Eataly. Assieme ad ranno su un’ampia area verde attrezzata.
Eataly l’Ambasciatori ospita una libreria, in un Di grande rilievo è poi l’intervento di riquali-
originalissimo format ficazione urbana degli “Ex Silos” di Trieste, re-
culturale ed enogastronomico molto apprez- centemente presentato al MAPIC di Cannes.
zato dalla città. Si tratta del complesso edilizio asburgico che
4. Da ultimo il centro commerciale “Freccia ospitava i magazzini per le granaglie, luogo di
Rossa” promosso da Sonae Sierra, rappresenta notevole importanza storica e per la memoria
un interessante caso di recupero di un ampio della città. Il progetto rappresenta un’opera-
compendio industriale dismesso, zione di riqualificazione urbana molto impor-
l’area delle Acciaierie e Tubifici Bresciani (Atb), tante in quanto l’insediamento è ubicato tra il
261
Porto Vecchio e Piazza Unità d’Italia, a fianco “Musica e Conoscenze”: un auditorium, una
della stazione ferroviaria, nel cuore della città. discoteca e altri spazi interattivi, espositivi e di
Nel sito sorgerà il “Silos Shopping Center”, un realtà virtuale;
centro polifunzionale di nuova generazione “Tempo libero e Sport”: campi da squash, una
che ospiterà, su una superficie di 45.000 mq, palestra di free climbing, una piscina, un cen-
un supermercato, un hotel quattro stelle di tro fitness e spazi per altre attività sportive;
140 camere, centri benessere, ristoranti, caffè, “Viaggi e Scoperte”: un nuovo Terminal Crocie-
uffici, negozi, servizi, fitness e uno spazio da re e spazi dedicati ai servizi per la nautica.
1.300 posti per congressi, concerti e manife- Ciascun polo funzionale sarà integrato con
stazioni teatrali. spazi commerciali e pubblici esercizi.
I visitatori avranno inoltre a disposizione un
parcheggio di quasi 2.000 posti auto. Di asso-
luto interesse è infine il progetto Ponte Parodi
nel porto vecchio di Genova, sia per location
che per mix funzionale. Ponte Parodi, la ban-
china portuale interessata dall’opera di riqua-
lificazione, è un’area di 23.000 metri quadri, da
tempo in disuso. Demolito nella primavera del
2002, dopo anni di abbandono, il grande silos
granario, Ponte Parodi si trasformerà in un’am-
pia piazza sull’acqua, ideata dagli Architetti di
UN Studio Van Berkel & Bos, vincitori del Con-
corso Internazionale.
Il Promotore del Progetto, il gruppo immobi-
liare Altarea, noto in Francia ed all’estero per
gli importanti interventi commerciali integrati
in ambito urbano (Bercy Village a Parigi), ha
presentato alla Società Porto Antico un pro-
gramma di mix funzionale molto innovativo,
articolato nei seguenti tre poli tematici: Milano: viale Fulvio Testi
263
31 I
contratti di partenariato pubblico priva-
to: è giunta l’ora di un cambio di passo.

Il riferimento ai contratti di partenariato


maggio_giugno 2012 pubblico privato (“PPP”) ormai, in Italia, non
Partnership pubblico privato è più una novità. Il settore delle opere pubbli-
che - e di pubblica utilità - ha fruito, già da lun-
go tempo, del modello della concessione di
Velia Maria Leone costruzione e gestione che, sicuramente, rap-
presenta la pietra miliare della realizzazione
delle infrastrutture a tariffazione sull’utenza
finale, tipologia che spazia dalle autostrade,
ai parcheggi, passando per cimiteri e piscine.
Questa classe di operazioni è decisamente
virtuosa ove la tariffa sia correttamente iden-
tificata ex ante ed il concessionario si “assuma
l’alea commerciale” relativa alla corretta ge-
stione - funzionale ed economica - dell’opera.
Ma con l’accrescersi della scarsità delle risorse
pubbliche, il modello virtuoso in cui il “prez-
zo” versato dalla pubblica amministrazione -
ossia il contributo previsto dall’art. 143, com-
ma 4, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n.
163 e ss.mm.ii. (il “Codice Appalti”) solo “qua-
lora al concessionario venga imposto di prati-
care nei confronti degli utenti prezzi inferiori
a quelli corrispondenti alla remunerazione
degli investimenti e alla somma del costo del
servizio e dell’ordinario utile di impresa, ovve-
Un cambio di passo ro qualora sia necessario assicurare al conces-
sionario il perseguimento dell’equilibrio eco- in funzione dell’articolo 143, comma 8 del
nomico-finanziario degli investimenti e della Codice, è chiamato a riequilibrare quei piani
connessa gestione in relazione alla qualità economici-finanziari che non stanno più in
del servizio da prestare” - è solo un’eventuali- piedi a causa dei mutati presupposti di par-
tà - ossia, solo ove il progetto non sia in grado tenza.
di ripagarsi attraverso i propri flussi di cassa (il In diritto italiano, i contratti di PPP sono defi-
pedaggio autostradale, per esempio) -, è sta- niti dall’art. 3, comma 15-ter (l’“Articolo”) del
to sostituito dalla irrealistica aspettativa che Codice Appalti. L’Articolo è caratterizzato da
il settore privato fosse in grado di supplire a una forte connotazione descrittiva, che po-
tutte le carenze di quello pubblico, con parti- tremmo definire frutto di ricostruzione empi-
colare enfasi sulle risorse finanziarie e con la rica. Infatti, è suddiviso in due parti: la prima
conseguenza di un sempre maggiore ricorso si occupa di definire - nel modo più ampio
al “prezzo” in corso d’opera, volto a rimediare possibile - l’oggetto dei contratti di PPP, che
a tale illusoria strutturazione, o del fallimento può comprendere progettazione, costru-
delle operazioni. In tal senso, è emblematica zione, gestione o manutenzione di un’opera
la previsione dell’articolo 128, comma 2 del pubblica - o di pubblica utilità - oppure la pre-
Codice Appalti, che, in tema di programma- stazione di un servizio, comprensivo “in ogni
zione, attribuisce priorità ai bisogni che pos- caso” del finanziamento - “totale o parziale” -
sono essere “soddisfatti tramite la realizzazio- a carico di operatori privati e dell’allocazione
ne di lavori finanziabili con capitali privati, in dei rischi ai sensi della disciplina UE, ossia le
quanto suscettibili di gestione economica”. norme Eurostat ed i principi elaborati in ma-
Nonostante la nozione di “gestione economi- teria dalla giurisprudenza della Corte dell’U-
ca” - non specificata da nessuna delle norme nione Europea. La seconda parte dell’Articolo
vigenti - null’altro voglia dire che il fatto che elenca - “a titolo esemplificativo ” e, quindi,
l’opera produca propri ritorni economici, ca- con un’accezione dinamica delle fattispecie
paci di ripagare gli investimenti inizialmente ivi menzionate - le ipotesi di contratti di PPP
incorsi dell’aggiudicatario, la prassi continua più comuni, secondo il diritto italiano, ossia
a proporre progetti incapaci di ottenere que- “la concessione di lavori, la concessione di
sto risultato. Questo vizio di fondo continua servizi, la locazione finanziaria, il contratto di
ad aggravare l’indebitamento pubblico che, disponibilità, l’affidamento di lavori median-
265
te finanza di progetto, le società miste.”, non- e, più in generale, la qualità dei servizi pub-
ché l’affidamento al contraente generale “ove blici del Paese, e, dall’altro, contenere l’inde-
il corrispettivo per la realizzazione dell’opera bitamento pubblico, attraverso una calibrata
sia in tutto o in parte posticipato e collegato ed attenta allocazione dei rischi tra il settore
alla disponibilità dell’opera per il committen- pubblico e quello privato. Al fine di garantire
te o per utenti terzi“. la natura off balance sheet dell’operazione,
La ricostruzione dei contenuti dell’Articolo la decisione Eurostat, 11 febbraio 2004 (la
evidenzia che i contratti di PPP si differen- “Decisione”), raccomanda che un’operazione
ziano dal resto dei modelli contrattuali che possa considerarsi off balance-sheet solo ove
ricadono nell’alveo applicativo del Codice si verifichino contemporaneamente due con-
Appalti non tanto per quanto concerne il dizioni:
perimetro dell’oggetto contrattuale - che, di a. il privato assume su di sé il rischio di costru-
converso, è comune, con modalità diverse, a zione;
tutti i contratti ivi regolati, come, d’altra par- b. il privato assume su di sé almeno uno dei
te, è logico, trattandosi di contratti di natura due rischi seguenti: quello di disponibilità,
pubblica e volti a ottenere specifiche utilità o quello di domanda.
pubbliche quanto, piuttosto, perché devono Il rischio di costruzione copre eventi relativi
essere coerenti con le indicazioni UE in tema alla costruzione dell’opera quali:
di operazioni così dette off balance-sheet, os- a. ritardo nei tempi di consegna;
sia che non gravano sull’indebitamento pub- b. non rispetto degli standard di progetto;
blico. Tali indicazioni, prime fra tutte quelle c. aumento dei costi;
dell’Eurostat, finalizzate ad allineare l’inter- d. inconvenienti di tipo tecnico;
pretazione delle poste di bilancio dei vari Sta- e. mancato completamento dell’opera.
ti membri, anche per evitare disparità nella Il rischio costruzione è più facile da definire,
valutazione sul rispetto dei parametri imposti perché anche in opere di grande rilevanza
dalle norme di stabilità, mediante una clas- e/o dimensione, tutto sommato il periodo
sificazione comune delle stesse, prescrivono di costruzione è ragionevolmente limitato ri-
una precisa allocazione dei rischi al fine di spetto al periodo di gestione, durante il quale
perseguire un duplice importante risultato: la possibilità che si verifichino eventi straordi-
da un lato, arricchire lo stock infrastrutturale nari è molto più frequente.
Il rischio di disponibilità è legato alla capacità tizione dei rischi deve essere basata sull’es-
di erogare le prestazioni contrattuali pattuite, senziale considerazione che questi rappre-
in termini sia di volumi, sia di standard di qua- sentano un costo e, dunque, deve avvenire
lità. Ad esempio: difficilmente le operazioni in base ad una logica non di estremizzazione
di PPP, in Italia, comprendono una disciplina dei rischi a carico del privato perché ciò com-
esauriente di ciò che in diritto anglo-ameri- porterebbe solo dei costi aggiuntivi per le
cano è il “level of service agreement”, ossia il amministrazioni, quanto, piuttosto, di massi-
livello rectius, la qualità e quantità di servizi mizzazione dell’efficienza, ossia il rischio deve
richiesto, che dovrebbe essere cristallizzato essere assunto dal soggetto che è meglio in
nel gestionale di servizi. Molto spesso si trat- grado di eseguire quella prestazione.
ta di un’elencazione di servizi, ma con poca Ciò detto, nonostante l’innegabile evoluzione
attenzione alla qualità ed alle conseguenze in sperimentata in questo campo, sotto il profilo
caso di variazione dei livelli di qualità e quan- tassonometrico di cui è epifenomeno il rife-
tità nel tempo. rimento specifico alle indicazioni di Eurostat
Il rischio di domanda, infine, deriva dalla va- nell’Articolo, che, peraltro, correttamente for-
riabilità della stessa, in termini di utenza fi- nisce un’elencazione non esaustiva e, in ogni
nale, indipendentemente dalla qualità del caso, riferita a tipologie contrattuali, non alle
servizio. Il rischio di domanda è legato ad al- modalità procedurali per l’aggiudicazione
tri fattori, quali la presenza di alternative più degli stessi, le norme del Codice Appalti an-
convenienti per gli utenti, il ciclo di business, cora non colgono fino in fondo le peculiarità
la presenza di nuove tendenze del mercato, e potenzialità di questo tipo di operazioni.
ecc… In termini contabili, lo Stato assume In particolare, la rigidità delle disposizioni
questo rischio quando garantisce un deter- procedurali che potrebbero, anzi, dovrebbe-
minato livello di pagamenti al partner priva- ro, essere diverse e più innovative, ossia pro-
to, indipendentemente dal livello effettivo di prio in linea con la natura degli strumenti, che
domanda. Di converso, se il privato ha i mez- hanno natura innovativa, come dimostrato
zi, contrattualmente, per adattarsi alle nuove dalla loro evoluzione nel tempo, e necessa-
situazioni di mercato, ciò è indicativo dell’as- riamente dinamica insieme alla scarsa incli-
sunzione del rischio a suo carico. nazione delle amministrazioni ad adeguarsi a
Da queste indicazioni emerge che la ripar- un nuovo rapporto con il partner privato, co-
267
stituiscono un vincolo pesante allo sviluppo sull’osservanza dei principi base della con-
di questi strumenti. trattualistica pubblica e non, ossia la buona
Infatti, la necessità di selezionare i partner fede.
solo mediante procedure aperte e ristrette, In tale ottica, la scelta procedurale dovrebbe
ma non negoziate salvo casi specifici ed ec- diventare solo una conseguenza del modello
cezion fatta per le concessioni di servizi e, si contrattuale ritenuto più adeguato per la rea-
ritiene, il contratto di disponibilità, contrasta lizzazione del progetto, da parte della ammi-
con l’esigenza di una reale collaborazione nistrazione, anche ove ciò sia stato sollecitato
anche nella strutturazione del contratto, così dal soggetto privato, come nel caso dell’art.
come, tra l’altro, preconizzato a livello comu- 153, comma 19 del Codice Appalti, o equiva-
nitario dalla nuova Proposta di Direttiva sulle lenti previsioni per le concessioni di servizi.
concessioni COM(2011) 897, che prevede l’u- La necessità di focalizzare l’attenzione sul
so, in via ordinaria, della procedura negoziata. contratto, sia per strutturarlo nel modo più
Da ciò, un altro dei vulnus fondamentali del efficiente e scegliere le modalità procedurali
diritto italiano in materia, ossia quello di con- più consone, sia per valutare se veramente sia
cepire i contratti di PPP come una questione conveniente, per l’amministrazione, ricorrere
preminentemente, se non esclusivamente, al PPP in determinati casi, è ben rappresen-
procedurale. Di converso, la strutturazione tata dalle recenti riflessioni del Governo bri-
di un’operazione di PPP è un’attività molto tannico, che è stato tra i primi e più avanzati
complessa, poiché entrambe le parti devono fautore del PPP in Europa, lì declinato come
raggiungere un equilibrio, trattandosi di con- PFI (Private Finance Initiative). Il rapporto
tratti di lunga durata, in cui si deve tener con- dell’House of Commons Treasury Committee
to non solo della fase endo-contrattuale, ma sul PFI del luglio 2011 (il “Rapporto”), eviden-
anche delle condizioni esogene che possono zia che:
influire su tale delicato bilanciamento. a. l’indebitamento privato è più caro di quel-
Il dettato giuridico in tutte le sue sfaccettatu- lo pubblico, soprattutto dopo il “credit
re (diritto sostanziale e contabilità pubblica), crunch”,
così come la prassi più attenta, richiedono b. il PFI ha un impatto minore, ma più duratu-
una nuova impostazione dei ruoli tra am- ro sul debito,
ministrazioni e operatori economici, basata c. il trasferimento dei rischi è utile solo se il
privato li gestisce in modo più efficiente se pubbliche, ma, soprattutto, in termini di
rispetto al pubblico e trasferisce i risparmi inventiva più aulicamente, know-how o an-
conseguenti sull’utenza, che solo un modo di vedere le cose da una
d. tale trasferimento, a volte, è illusorio poiché prospettiva diversa e auspicabilmente più
l’amministrazione non può permettersi l’in- efficiente. Detto altrimenti, la gestione della
terruzione dei servizi ed è, alla fine, respon- res pubblica, sia essa intesa come realizzazio-
sabile. ne di infrastrutture o prestazione dei servizi,
Pertanto, conclude il Rapporto, il PPP non può trovare nel soggetto privato un partner
può essere usato solo per ottenere vantaggi adeguato nella misura in cui entrambe le par-
contabili, ossia sul bilancio. Il criterio guida ti si attengano al rispetto dei propri rispettivi
deve essere, comunque, la ricerca del miglio- ruoli: l’amministrazione deve identificare gli
re “value for money”, ossia: vale la pena utiliz- obiettivi d’interesse pubblico da soddisfare
zare il PPP solo se, quando si fa un buon tra- e il privato deve individuare o collaborare
sferimento dei rischi, il privato li gestisce nel nell’individuazione, contribuendo con la pro-
modo più efficiente rispetto all’amministra- pria esperienza in merito, gli strumenti ade-
zione. In altre parole, il PPP e i criteri Eurostat guati per perseguirli. La cartina tornasole del
per l’allocazione dei rischi non devono servire corretto bilanciamento dei rispettivi interessi
solo come artificio contabile: il rischio deve che, chiaramente, non possono essere coinci-
essere allocato nella maniera più efficiente denti: il privato ricerca il profitto e non deve
affinché il costo complessivo dell’operazione sostituirsi al pubblico che, di converso, deve
sia inferiore. tutelare il bene pubblico, è rappresentata dal-
Ciò rappresenta una chiara inversione nel la corretta allocazione dei rischi.
modus operandi tipico dell’amministrazio-
ne: in altre parole, l’enfasi si deve necessaria-
mente spostare sui bisogni e come gli stessi
possano essere soddisfatti, attraverso la co-
operazione pubblico-privata, che dovrebbe
essere intesa nel senso più ampio possibile,
ossia, certo, in termini di risorse economiche
anche a compensazione delle minori risor-
269
32 T
e nuove consapevolezze che deriva-
no non già dalla crisi economico fi-
nanziaria del settore delle costruzioni
quanto dalla inadeguatezza di tecni-
luglio_agosto 2012 che e pratiche progettuali e costruttive spin-
Competere, come? gono oggi ad una riflessione globale su nuove
possibilità ed occasioni di rilancio. A fronte di
nuove sfide planetarie sul piano della sosteni-
Emilio Pizzi bilità, della efficienza energetica, della mag-
Preside della Scuola di Ingegneria Edile giore affidabilità in relazione ai cambiamenti
Architettura del Politecnico di Milano climatici e soprattutto di un più attento rispet-
to degli equilibri ambientali, sono venuti meno
i presupposti per un uso di quelle tecniche co-
struttive che avevano accompagnato nel bene
o nel male la fase di espansione edilizia del
dopoguerra. Tutto il processo edilizio appare
oggi messo in crisi dalla difficoltà di conciliare
differenti obbiettivi prestazionali, (che in parte
un complesso e per molti versi frammentario
Un nuovo approccio quadro normativo vorrebbe irreggimentare)
con una realtà assai più mutevole fatta di nuo-
progettuale ve aspettative dal mondo sociale ma soprat-
tutto con una necessaria attitudine al continuo
può rilanciare adattamento ad obbiettivi che la realtà con-
temporanea nei suoi aspetti di complessità
la sfida per inevitabilmente pone ormai quotidianamen-
te. È un dato obbiettivo il disorientamento che
l’innovazione caratterizza le possibili scelte tecnologico co-
struttive quando si affronta ogni nuova sfida
e la competitività progettuale: ciò che sino a ieri sembrava ap-
partenere ad una regola dell’arte consolidata, attraverso un universo di alternative possibili,
oggi risulta non più adeguato a nuovi stan- quanto a luogo di assemblaggio di parti finite
dard e a nuove istanze di affidabilità. Una si- prodotte industrialmente. La maggiore effi-
tuazione di inadeguatezza che evidenzia an- cienza data dalla eliminazione di sfridi, dalla
cora una volta l’arretratezza del settore, la sua riduzione di tempi operativi, da un impiego
frammentarietà e i limiti di una filiera priva di efficiente delle risorse di mano d’opera e so-
regole comuni nonostante la presenza di ele- prattutto dal raggiungimento di risultati certi
menti di eccellenza. Non si tratta più di indivi- sotto il profilo prestazionale senza scostamen-
duare diverse e più appropriate soluzioni co- ti dalle previsioni progettuali può essere rag-
struttive quanto ripensare, in questa fase di giunta grazie ad un profondo cambiamento
apparente stagnazione e arretratezza, alla op- culturale che sconti una diversa e più avanzata
portunità di intraprendere nuove e più effi- formazione di tutti gli operatori del processo. Il
cienti alternative di sviluppo. La diffusione del- passaggio da un settore a forte componente
le tecnologie informatiche all’interno del artigianale ad un settore industriale maturo
processo ideativo progettuale prefigura la non può essere solo dato da investimenti e
condizione ideale per l’impiego di strumenti dalla creazione di strutture produttive forte-
non più unicamente indirizzati alla rappresen- mente integrate e competitive ma può essere
tazione grafica e di calcolo quanto orientati a reso possibile dal riconoscimento di un territo-
governare l’intero processo fabbricativo dei rio comune di condivisione dei saperi capace
componenti e di assemblaggio degli stessi. La di indirizzare ogni scelta progettuale verso i
premessa indispensabile è data dal riconosci- suoi esiti fabbricativi nel rispetto di tempi e co-
mento di un approccio progettuale integrale sti di produzione. È questa la vera rivoluzione
che valuti sin dall’avvio il processo il ruolo dei che ci attende e che coinvolge la formazione
differenti apporti disciplinari e sappia coordi- di tecnici siano essi progettisti o quadri siano
narli efficacemente in relazione agli obiettivi essi operatori della filiera. Un processo forma-
dati modulandolo sulle risorse effettivamente tivo che già oggi coinvolge l’università chia-
disponibili. Attraverso di esso è possibile ap- mata a dare risposte immediate attraverso la
prodare ad una nuova visione del cantiere non creazione di percorsi di studi maggiormente
già come luogo di improvvisazione e continua adeguati alla nuova realtà (come ad esempio
verifica e ridefinizione delle scelte progettuali sta già avvenendo al Politecnico di Milano at-
271
traverso il riconoscimento del ruolo decisivo unitamente ai fattori di comfort anche il com-
del settore delle costruzioni per lo sviluppo portamento energetico del sistema edilizio in
della economia del paese, con la creazione di relazione alle variazioni delle condizioni am-
un Dipartimento dedicato alle costruzioni nel- bientali e microclima esterno, e con esso an-
la consapevolezza che i tecnici del futuro non che altri meccanismi prestazionali fino alla du-
siano solo professionisti ma quadri aventi rin- rata e al controllo dell’invecchiamento delle
novate capacità decisionali ed una spiccata parti in vista di interventi manutentivi o sosti-
attitudine orientata a favorire processi di ri- tutivi, sono solo alcuni degli scenari oggi sem-
composizione unitari delle diverse compo- pre più facilmente perseguibili che la ricerca
nenti costruttive in vista di questa trasforma- mette a disposizione. L’ approccio progettuale
zione epocale del settore. La progressiva globale fondandosi anche sulla diffusione dei
diffusione del BIM (Buiding Information Mo- dati conoscitivi degli esiti di ogni nuova realiz-
delling) avvenuta in questi anni ma soprattut- zazione consente una maggiore condivisione
to una propensione alla interoperabilità dei degli aspetti di retrofit negativo e quindi tende
software possono costituire assieme alla inter- a favorire il continuo superamento delle solu-
connessione con tecniche di produzione robo- zioni meno adeguate selezionando quelle più
tizzata le premesse per un diverso dominio del affidabili e contribuendo alla formazione di
progetto sulla definizione dei componenti, sul maggiori consapevolezze costruttive in tutti
loro assemblaggio, sul ciclo di vita e sul loro gli operatori. Parimenti la condizione di più fa-
possibile recupero e riciclaggio dopo la di- cile riarticolazione dell’oggetto edilizio sem-
smissione. Questo è sicuramente possibile pre più costituito da componenti intercambia-
nell’ottica di una ridefinizione dell’organismo bili porterà a migliorare le condizioni di
edilizio sempre più caratterizzato da parti in- flessibilità e adattabilità a condizioni d’uso dif-
tercambiabili e da processi di assemblaggio ferenziate degli spazi che saranno sicuramen-
prevalentemente a secco dei componenti. La te più suscettibili nell’assecondare le dinami-
messa a punto di materiali e stratificazioni ca- che di modifica comportamenti come oggi
ratterizzate da specifici livelli prestazionali in- sempre più soventemente accade in tutte le
tegrabili in pacchetti differenti unitamente alla tipologie edilizie. Risulta dunque evidente
introduzione di sensori e nuovi nano-materiali come ci si trovi oggi di fronte ad opportunità e
aventi una maggiore propensione a governare prospettive concrete di cambiamento che non
possono essere ignorate. Gli scenari delineati zazione dei progettisti chiamati ad operare in
dalla Commissione Europea per il settore con- questa condizione ma anche l’attivazione di
cordano inoltre sulla necessità/opportunità di meccanismi premiali per la qualità (attraverso
attivare un processo di riqualificazione del par- blind referee e possibili sensibili riduzioni degli
co edilizio esistente anche in questo caso at- oneri per gli interventi più meritevoli) potreb-
traverso nuove e più efficienti tecnologie di bero costituire la leva indispensabile per la re-
miglioramento delle prestazioni non solo sul alizzazione di una qualità architettonica diffu-
versante energetico ma anche sulla qualità sa connotata anche da una maggiore e più
globale degli organismi edilizi. Ne sono un efficiente qualità costruttiva sul piano della
esempio la ricerca EASEE finanziata dalla Com- sostenibilità degli investimenti. Si tratta in sin-
missione Europea per la messa a punto di nuo- tesi di ricomporre i legami tra ricerca formazio-
ve soluzioni di recupero e ridefinizione degli ne e le diverse componenti del sistema pro-
involucri esistenti e le ricerche svolte in ambito duttivo del settore delle costruzioni attraverso
nazionale che coinvolgono differenti realtà del una più stretta interazione di obbiettivi e una
paese nella definizione di geocluster in cui ri- continua verifica degli esiti del processo di co-
comporre strategie di intervento appropriate stituzione di un’unica solida filiera che potrà
in relazione alle differenti tecnologie costrutti- essere competitiva a livello internazionale pro-
ve presenti nei vari contesti. Prevale in ogni prio a partire dalla sua condivisione ma soprat-
caso l’aspettativa per un cambiamento anche tutto dalla sua reale innovatività.
nella qualità architettonica sia nei nuovi inter-
venti sia in quelli di recupero. Le condizioni
che hanno portato alla crisi attuale del settore
delle costruzioni, che si intersecano anche con
l’insieme dei processi di alterazione dei territo-
ri che si è perpetrato in questi anni attraverso
la realizzazione di un parco edilizio che mostra
evidenti segni di inadeguatezza, deve essere
anche l’occasione per una riflessione sulla im-
portanza della qualità della architettura per il
rilancio del settore. Una diversa responsabiliz-
273
32 I
Il passaggio generazionale è una delle
sfide più importanti e rilevanti che le im-
prese familiari italiane stanno affrontan-
do o dovranno affrontare nei prossimi
luglio_agosto 2012 anni. Esso può essere descritto come il pas-
Competere, come? saggio da una situazione esistente in termini
di sistema di governance e di assetto strate-
gico-organizzativo a una desiderata in cui al-
Andrea Mezzadri cune o tutte le componenti variano anche in
Alta Scuola Impresa e Società modo notevole.
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Il ricambio di successo è pertanto quello che
riesce a compiere questa transizione in modo
che le performance aziendali non ne abbiano
a risentire o, meglio ancora, ne traggano gio-
vamento.
La successione è un evento molto critico del
ciclo di vita di un’impresa familiare. Negli ulti-
mi anni sono state condotte numerose ricer-
che sul tema, da cui emerge per esempio che:
• circa il 30% di coloro che possiedono cariche
amministrative e/o quote in imprese attive
in Lombardia hanno più di 54 anni, l’età sale
oltre i 60 anni per il 12% dei titolari di azien-
de artigiane;
• nell’impresa artigiana il problema di succes-
sione più frequentemente determina la ces-
sazione rispetto alla generalità delle azien-
de, ivi comprese le PMI ;
• la successione è un problema più sentito nel-
Di padre in figlio le imprese più vecchie, più piccole e meno
strutturate: tre caratteristiche delle imprese Per contro è opportuno che , accantonando
artigiane; qualsiasi superstizione sul tema, ad essa si ini-
• il 41% di un campione di 1.700 imprese ces- zi a pensare per tempo, a bocce ferme, prima
sate ha dichiarato che la decisione di chiu- che gli eventuali problemi si possano manife-
dere l’attività è riconducibile alla mancanza stare nella loro interezza.
di successori. Oltre il 90% di queste sono Ancora, la successione necessita di un approc-
microimprese, per lo più nella fascia da 1 a 5 cio multidisciplinare: le questioni da affronta-
dipendenti. re riguardano aspetti legali, fiscali, organizza-
La criticità del passaggio del testimone assu- tivi ma anche di comunicazione tra i membri
me un particolare rilievo nelle aziende di pic- della famiglia e tra questi e gli stakeholder
cola dimensione che sono spesso imperniate principali dell’azienda, collaboratori in pri-
su unica persona (l’imprenditore per l’appun- mis. Da qui l’importanza di coinvolgere non
to) che è il solo depositario delle competenze solo il commercialista (come invece sovente
produttive e gestionali dell’azienda e poco accade) ma anche altri specialisti (esperto di
incline alla condivisione/delega. organizzazione, avvocato, ecc.), ciascuno per
A complicare ulteriormente il quadro va il proprio ambito di competenza.
considerato come, sempre più la successio- Infine è cruciale che i junior siano coinvolti
ne implica il passaggio da un leader unico a sin da subito nella pianificazione del pro-
un team di leader e come, con l’andare del cesso in modo che esso diventi una sorta di
tempo, l’allentamento dei legami familiari e co-progettazione dell’impresa futura. Essi
la diversità di interessi tra i membri coinvolti devono infatti, pur valorizzando l’esperienza
(cosidetta deriva generazionale) rendano più pregressa e quanto fatto dai “padri”, cercare
difficile la convergenza di vedute tra gli stessi. di realizzare la propria azienda, apportando
L’approccio degli imprenditori, specie picco- le innovazioni ritenute necessarie assumen-
li e medi, in merito alla successione è molto done il relativo rischio imprenditoriale.
spesso contingente (“ci penserò quando sarà Le imprese familiari possono avvalersi in que-
il momento”), focalizzato sui soli aspetti fiscali sta delicata fase di passaggio, di alcuni stru-
legati al passaggio delle quote e caratterizza- menti operativi di indubbia utilità.
to da uno scarso coinvolgimento della gene-
razione subentrante.
275
Gli strumenti di supporto condivisa dell’intero processo. L’assenza (o
la non condivisione) di ipotesi a tutto tondo
Il check up alla successione sul processo di ricambio generazionale por-
Pur al cospetto di tratti comuni ciascuna ta spesso alla nascita di aspettative da parte
azienda presenta caratteristiche proprie la cui dei diversi membri familiari che, se disattese,
dinamica è fondamentale per l’evoluzione del conducono a situazioni di forte disagio le cui
processo successorio. Un corretto approccio conseguenze possono essere molto dure (so-
non può quindi prescindere dalla contestua- prattutto in realtà complesse dal lato familia-
lizzazione e dall’identificazione delle variabili re o aziendale).
chiave in gioco in ciascun caso. Possiamo chiamare questo strumento utile
È pertanto opportuno realizzare inizialmen- per evitare o limitare le tensioni tra i familiari
te un check up volto a comprendere più in nella successione piano strategico di succes-
dettaglio le peculiarità tipiche dell’impresa sione, ossia un piano articolato di attività, de-
e della famiglia in essa coinvolta (in termini finite temporalmente, riguardanti le diverse
di struttura proprietaria, assetto strategico, aree aziendali con l’obiettivo di guidare effi-
assetto competitivo, organigramma, punti cacemente la successione in azienda e assicu-
di forza, debolezza, opportunità e minacce, rare pertanto la continuità ma anche l’evolu-
familiari coinvolti e non coinvolti di tutte le zione imprenditoriale.
generazioni, spinte al cambiamento , ecc.) al
fine di individuare i punti di criticità del pas- Il patto di famiglia
saggio generazionale e degli strumenti even- Il patto di famiglia è qui da intendersi non
tualmente adottabili per gestirli. nell’accezione dell’art 768 bis e seguenti cc
ma come un documento, sottoscritto da tutti i
Il piano strategico di successione membri della famiglia, che regolamenti il fun-
Affinché la transizione generazionale pos- zionamento dell’azienda di famiglia e la sua
sa compiersi positivamente sia in termini di trasmissione nel tempo. Gli argomenti discipli-
performance dell’azienda sia di soddisfazio- nati all’interno del patto possono essere diver-
ne dei soggetti coinvolti, è necessario che si. Un documento onnicomprensivo potrebbe
tutti i fattori in gioco vengano il più possibi- in linea di massima toccare i seguenti punti:
le considerati mediante una pianificazione • principi di fondo e valori guida dell’impresa;
• assetto proprietario; Vi è da osservare come un tale organo sia
• assetto di governo; utile nel caso in cui ci siano membri coinvolti
• criteri di ingresso dei familiari in azienda; nella gestione e altri che non lo sono (perché
• sistemi di carriera e valutazione dei familiari; ancora studenti, per scelta personale o per-
• criteri per l’uso delle risorse aziendali; ché esclusi). Se invece tutta la famiglia è im-
• funzionamento del patto; plicata a livello operativo esso si sovrappone
• varie ed eventuali. di fatto ad altri organi più o meno formali (as-
I patti di famiglia hanno di solito una duplice semblea, cda, organo decisionale, ecc.).
valenza. Da un lato sono giuridicamente vin-
colanti, alla stregua dei patti parasociali, par- Comitato di direzione
ticolarmente per ciò che afferisce trasferibilità Il Comitato di Direzione è composto da tut-
delle quote e assetto di governo. D’altro can- ti i responsabili della prima linea aziendale e
to, hanno una natura più ampia dal momento ha di norma lo scopo di favorire una maggior
che disciplinano temi non sempre toccati da- collegialità nella gestione, volendo essere
gli accordi parasociali (per esempio l’ingresso luogo privilegiato di definizione delle stra-
in azienda dei figli) e sono sottoscritti non dai tegie attuali e future e di condivisione delle
soli soci ma da tutti i membri della famiglia. informazioni all’interno dell’azienda. In un’ot-
In quest’ottica il vincolo non è tanto giuridico tica di passaggio generazionale, la compar-
quanto morale, dettato dall’appartenenza a tecipazione di senior e junior favorisce quel
un’unica famiglia e dalla condivisione di un passaggio di competenze e conoscenze che
set di valori guida. spesso nelle microimprese, rappresenta la
difficoltà prevalente. Per evitare che il comi-
Consiglio di famiglia tato di direzione perda efficacia è importante
Il consiglio di famiglia è un organo, composto che si tenga regolarmente (opportuna nelle
da tutti i familiari, indipendentemente dal loro fasi iniziali una cadenza almeno settimanale)
coinvolgimento in azienda, che ha il compito e che si definiscano regole di funzionamento
- con cadenza annuale o semestrale - di infor- flessibili e chiare, identificando una persona
mare la famiglia sulle vicende dell’impresa, di che si occupi di garantirne l’operatività (te-
comunicare i valori e la cultura della famiglia e nendo copia dei verbali, convocando le riu-
rafforzare il senso di appartenenza. nioni e redigendo l’ordine del giorno, ecc.).
277
Succession manager Le contingenze
Un ulteriore elemento di complessità del pas- Sicuramente la crisi che stiamo vivendo rende
saggio generazionale nelle PMI è la tendenza ancora più difficile il ricambio generazionale
a “lavare i panni sporchi in casa”, cioè a gestire e il compito che attende i junior delle aziende
il processo in modo totalmente interno alla familiari coinvolte. La necessità di affrontare
famiglia senza ricorrere a esperti esterni. la congiuntura sfavorevole, inoltre, distoglie
In situazioni complesse, sarebbe invece ne- tempo ed energie dalla pianificazione del
cessario l’intervento di manager esterni che passaggio e dall’utilizzo degli strumenti testè
si affianchino all’imprenditore nel periodo descritti. Tuttavia, parafrasando una famosa
cruciale della trasmissione, che ne agevoli- frase di Papa Giovanni Paolo II, è importante
no il governo (per es. facilitando l’adozione non avere paura: la successione in molti casi
di uno o più degli strumenti sopra descritti, libera energie che neanche, a volte, si pensa-
agevolando il dialogo tra i membri familiari, va di avere in azienda e apre nuovi percorsi di
garantendo il rispetto della tabella di marcia successo, crescita e prosperità tanto per l’im-
fissata, ecc.) presa quanto per la famiglia.
È del tutto evidente che questi “manager del-
la successione”, pur specializzati, a loro volta
non possono detenere tutte le competenze
legali, fiscali, strategiche, psicologiche neces-
sarie per governare il processo ma possono
attivare alla bisogna i vari esperti del ramo,
assicurandone la collaborazione secondo una
logica di network per il bene dell’impresa.
La domanda per questa figura professionale
è oggi latente tra le aziende minori ed è au-
spicabile a breve un superamento delle bar-
riere psicologiche che frenano i piccoli im-
prenditori.
279
Tutte le foto di questo libro riguardano la città di Milano
e sono state gentilmente offerte dai fotografi
Donato Di Bello (immagini a terra) - www.donatodibello.com
Stefano Topuntoli (immagini aeree) - users.libero.it/topuntoli

Progetto e realizzazione grafica


© cecibieditors

Finito di stampare
nel mese di giugno 2014
a cura di

280
ALO
DED

SCRITTI SCELTI
Saggi di
Cecilia Bolognesi e altri

, ila n o
a n d M
MyL

Milano
MyLand,
SCRITTI SCELTI da Dedalo
a cura di Cecilia Bolognesi

Cover MyLand.indd 1 15/01/15 17.12

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