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La Città del Sole fu scritta in carcere nel 1602. Si inserisce nella tradizione
della letteratura utopistica che risale a La Repubblica di Platone, ma che
aveva avuto il suo più grande esponente nell’ Utopia di Tommaso Moro. Si
tratta, infatti, di uno scritto che presenta alcuni caratteri in comune con
entrambe le opere: da un lato, riprende il comunismo trattato anche da
Platone, dall’altro, come Moro, fa ricorso alla nzione letteraria di un
navigatore che riporta la descrizione di una remota nazione. Nella Città del
Sole, infatti, vi si immagina un dialogo tra un Ospitalario, cioè un cavaliere
dell’ordine degli Ospitalieri di San Giovanni a Gerusalemme, e un genovese
de nito “nochiero” che aveva accompagnato nel suo viaggio Cristofaro
Colombo. Il primo fa domande al secondo che aveva scoperto la Città del
Sole in un’isola orientale chiamata Taprobana.
Gli abitanti lavorano per sole quattro ore al giorno e a tal proposito,
Campanella, per spiegare che quattro ore al giorno di lavoro per tutti sono più
che suf cienti riporta la situazione della Napoli del seicento in cui, in regime
di proprietà privata, su trecentomila abitanti lavoravano solo uno su sei e
l'ozio e la povertà devastavano tutti gli uomini. Il tempo restante viene
impiegato in attività ricreative che devono sempre avere un ne riconducibile
al sapere. La stessa educazione dei bambini si basa sull'”imparare giocando”.
I maestri portano i bambini ad ammirare le mura della città poiché colme di
tutto il sapere che un cittadino deve possedere e valutano in quale attività i
bambini siano più interessati e portati. Attraverso le immagini raf gurate nelle
mura e i libri che vi sono scolpiti, i bambini acquisiscono ben presto un
sapere enciclopedico. La scuola non si svolge al chiuso perché ai ragazzi non
deve essere imposta l'istruzione.