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La mententutva un donosacro e [a menterazonafeun feleesewo. uni socet Nol a66tamo crea.to cheonora[ seno e ha lmentcato [ lono. Ar,nnnr ErNrsrErN
Fo"r" il giorno in cui sono nato era molto freddo, anche se nelle localit di mare l'inverno mite. Questo pensiero stato sempre in me, sar per il motivo che non sono mai riuscito a togliermi di dosso questo gelo; questo mio cuore che pulsa a fatica freddo; non tanto perch insensibile ma per latristezza e la disperazione che vorrebbero farmi tornare indietro alla mia adolescertzaper non commettere gli sbagli che hanno segnato la mia vita. Il mio nome Francesco Fonti. Sono nato in un paesino della Calabria, Bovalino, dove ho trascorso la mia adolescenzae giovent; dove ho conseguito la maturit scientifica con la successivafrequenza universitaria. La mia stata una famiglia borghese in una zona dove 1'aria impregnata totalmente dall'odore dei gelsomini e delle arance ma... c' un altro "odore" che supera gli altri: quello della'ndrangheta. Cos'la'ndrangheta? Fino a qualche anno fa'non esisteva, almeno cos dicevano i vari politici locali e nazionali e anche i reportage giornalistici; non esisteva perch cos faceva comodo, perch cos doveva essere. Il male da tenere presente e da combattere era la mafia siciliana che con prepotenza era sempre alla ribalta delle cronache. La hdrangheta non esisteva, cos dicevano. Io sono entrato a far parte di questa organizzazone
"irrt'sist,cnte" o pi propriamente "invisibile", verso la sccorr(lir met degli anni Sessantaquando in Italia c'er:r il boom economicoe i capi della 'ndrangheta erano personaggicomeAntonio Macr, Giuseppe Nirta, Girolamo Piromalli, Domenico Tbipodo, Giuseppe Pesce, FrancescoMancuso ed altri. Quando al Liceo si faceva lo sciopero in favore di Tbento e Tfieste, al mercato di Locri morivano tre persone per uno sgarro di'ndrangheta; quando nel 1969, innocenti cittadini morivano nella strage di piazza Fontana a Milano, io ero gi stato awicinato da Guido (liannettini, uomo dei servizi segreti italiani, e blandito rrflnchgli fornissi informazioni sugli uomini di'ndranglrcl.ir. Avcvo meno di vent'anni, ma nel sud questa et rlrrcllrr lluonuper essere affiliato. St,rrrkrntc liceale, iscritto all'universit, buona famiglirr: I'irlenleper i progetti mafrosi degli uomini invisibiti. ( lotrrcprirnrr<:opiata ebbi addirittura il capo dei capi, Arrt,orrio Mrrcr. (luesta investitura non mi cambi la vita, anzi ni v()nnodetto: "Continua a studiare e sapremo noi quzrndo sarai pronto, sarai un dormiente frno a quandoti chiameremo>. "La'ndrangheta anche se non c', come se ci fosse, come se ci potesseessere>, ripeteva spessodon Antonio Macr, uno dei boss pi potenti della vecchia guardia, ucciso in un agguato a Siderno il 20 gennaio del 1975. Ai suoi tempi, quattro-cinqne rna.nxmasantissima controllavano tutti gli affari illeciti della provincia di Reggio Calabria. Quando sono entrato a far parte della 'ndrangheta fi'cquentavo il quinto anno del liceo scientifrco e aspet-
tavo di conseguire la maturit per poi iscrivermi all'universit, come avevano fatto tutti i miei parenti. Frequentavo il liceo "Zalevco" a Locri e nelle mie amicizie si annoveravano ragazzi pi o meno della mia et, ma anche altre personepi grandi di me, comeGiuseppe Cataldo, Antonio Cord, Pietro Bartolo, Bruno Nirta, Antonio Nirta, Giovanni Bruzzaniti, Rocco Madafferi, RoccoSergi, Giuseppe DAgostino e altri ancora; tutte avevano la nomea di appartenere alla'ndrangheta. Avevo tutta l'esuberartza tipica dell'et, un certo carisma che mi aveva portato ad essere il rappresentante dell'assembleastudentesca all'interno del liceo, ed ero anche rappresentante della "Giovane Italia" diramazione del partito Movimento sociale Italiano. Al compimento della maggiore et, mio padre mi aveva regalato la macchina, una 595 habart, e con quella macchina seorazzavoper il paeseper farmi vedere dalle mie amiche alle quali facevo la corte. Trascorrevo diverso tempo con queste persone ad ascoltare le storie di alcune loro awenture e dei vantaggi che si avevano a far parte di quella organzzazane; con me c'era sempre un allro ragazzo del mio paese che era figlio di un maresciallo dei carabinieri in pensione, anche lui affascinato dall'alone di mistero che circondava le awenture che ci venivano raccontate; lui per in seguito riusc a sottrarsi a questa falsa magia e si iscrisse all'accademiadei carabinieri. Queste frequentazioni mi influenzavano molto e mi spingevano ad ammirare questo tipo di organizzazorte, infatti mi comportavo in modo rispettoso, immaginando che cos facendo un giorno qualcuno di questi personag$ mi awebbe finalmente introdotto nelle loro frla. Mi attirava la segretezza di questa "associazione",
dal modo di parlare tra il dire e non dire a come i suoi affrliati erano rispettati nel loro paese e anche al di fuori di esso: quando entravano nei bar erano riveriti da tutti i presenti, dall'operaio all'assessore comunale, senza distinzione. Ero ammaliato dai racconti, certamente romanzati, di come i vecchi capobastoneaiutavano chi avessebisogno e tenevano alla parola data come il primo punto d'onore; prendevano ai ricchi per dare ai poveri. Mi chiedevo come anche senza tanta cultura riuscissero ad attirare il consensopopolare e mi meravigliavo di come fossero tenuti in considerazione dal politico di turno che faceva campagna elettorale ed a loro si rivolgeva per i voti. Certo, queste erano le leggende che circolavano e forse qualcosa di vero pure c'era, ma gi dagli anni settanta, con l'awento sul mercato della droga, gli uomini di 'ndrangheta cambiarono in peg$o per I'avidit di guadagno, infatti se negli anni precedenti l'onore era mes.soin primo piano accaddeche questo cedette il posto ai soldi.
Fui cos attratto dal mistero della 'ndrangheta che quando Giuseppe Giorgi di San Luca mi domand se volessi entrare in questa organzzaziorte,risposi subito di si. Giuseppe Giorgi, detto "'u dui" perch quando giocava a morra tirava sempre due dita, era organico alla 'drina di Nirta. Si spostava al nord per seguire il traffico di sigarette e si diceva che facesseanche sequestri di persona. Non conoscoa fondo la famiglia di provenienza, s diceva che erano tutti affiliati; verso la frne degli anni settanta ebbi notizia che era stato ucciso a Torino. Non avevo idea di come si veniva iniziati e quindi Giuseppe incominci a prepararmi a fauellare, eio ad' imparare come comportarmi e cosa dire quando sarei stato portato alla riunione durante la quale awei dovuto prestare giuramento. Questa preparazione dur molti mesi perch per loro era importante che tutto andasse secondole regole e anche chi mi preparava doveva svolgere il proprio compito con diligenza senza tralasciare niente. Le "regole" che appresi riguardavano I'afliliazione dellaprma dote, cio I'ingressonella'ndrangheta come picciotto. Inoltre mi venne narrata I'allegoria antica di come essaveniva rappresentata. Ai piedi dellAspromonte c' il santuario della Madonna di Polsi dove ogni anno, i primi tre giorni del me-
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(li Hr.l H(, una festa in onoredell,r,rrrlrlr., vicrrcctrlcbrata lrr Srrrrln,nrl rlucst,rr l'cstaserviva,gi dalla fine dell'otI,ocr,nl,o, rrrrclur lxlr una grande riunione di tutti gli uorrrirrirli 'rrrlrrrrrghcta. Questi personaggiarrivavano da ogrri lrrrrl,c rlulla Calabria, da tutta l'Italia e anche dalI'r'sl,r,rrr, nrir erano tutti calabresi doc emigrati. C' da grrr,t:isrrrc che un uomo di'ndrangheta pu esseresolo rrrr crrIrrbrese.Certamente l'occasione della celebrazione <lclla Santa camuffava I'arrivo di tante persone "forestiere" e questo andazzo continu fino agli anni novanta, allorquando le forze di polizia compreseroquesta situazione e incominciarono a monitorarne iI flusso. Questa grande riunione annuale serviva a molteplici scopi:all'incontro tra vari boss emigrati, alla presentazione dei nuovi adepti, a determinare strategie criminali, a discutere problematiche inerenti dissidi nei locali, a decidere degli aiuti economici per chi era in carcere, compreso il pagamento degli awocati della difesa; questa pratica di aiuti veniva chiamata bacinella dove ognuno dei capi-bastone versava una cifra di sua volont. Vicino a questo santuario c' una grande quercia che viene chiamata "l'albero della scienza";questa la rappresentazione di come venne fondata questa otganizzazione criminale con riti esoterici e regole quasi irreali. Osso, Mastrosso e Carcagnosso, sono i tre cavalieri spagnoli che partirono dalla Spagna dopo 29 anni, 11mesi e 29 giorni di catene, e su tre cavalli bianchi grunsero in ltalia: il primo si ferm alla Favignana e fond la mafia, il secondosi ferm a Napoli e fond la camorra, infine 1I terzo and a San Luca e cre Ia 'ndrangheta, piantando "l'albero della scienza"; lL fusto rappresenLa il mammasantissmo, il rifusto i contabili e gli sgarristi, t rami rappresentano camorcisi,i ramoscelli i e i puntaioli, fror sonoi glouani rtonore, le fo1ti,t:t:i,otti
glie rappresentano gli infami che sorrodestinati a cadere e a marcire per terra ai piedi dell'albero. Per poter fondare un nuovo locale di 'ndrangheta ci devono essere almeno 49 affiliati e si deve sempre chiedere il permesso aI locale principale di San Luca, che prowede ad inviare sul posto un incaricato che pu rilasciare "l'apertura a formare", altrimenti quel locale non potr essereattivato; viene diretto dalcapobastone e subito dopo dal contabile e dal crimine.Il contabile responsabile delle finanze della locale mentre 1l capocrimine si interessa della pianificazione di azioni criminali. il mastro di giornata controlla il territorio e mette in comunicazione gli affiliati. Durante le riunioni, defrnite anche societ,chi presiedela riunione il cd.po-societt.mentre i partecipanti sono il corpo di societ..Questa la formula di battezzo:"Io battezzo questo locale sacro santo e inviolabile come I'hanno battezzato i tre vecchi cavalieri spagnoli Osso, Mastrosso e Carcagnosso, se prima lo conoscevo come un locale di transito e passaggioda ora in poi lo riconoscoper un localebattesimale dove sibattezzano picciotti, giovani d'onore e camorristi". Riguardo alla struttura della 'ndrangheta bisogna conoscere due parole importanti. La prima dote, che sta a indicare il valore di merito conferito a un affrliato nel corso della sua carriera e che aumenta nel tempo per gradi di "pesantezza". La secondaparola contrasto, con cui s'intende un soggetto senza alcuna dote.In questo senso fondamentale, per i francheggiatori, potersi fregiare del titoIo di contrasto onorato, perch ci significa che pur non essendointerni all'organizzazione sono considerati personaggi di frducia. Awiene anche il periodico rinnovo delle cariche,
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chiamato buono nu.ouoi una procedura,richiesta da tutti gli affrliati al cosiddetto maestro di buon ordine, responsabiledel comportamentodegli affiliati stessi.Inoltre, un locale considerato"aperto" quando iIprincipaIeha dato il suo assenso, "attivo" quando si tengonoriunioni di'ndrangheta almeno una volta al mese. La triade capo locale, contabile e crimine nella 'ndrangheta si chiama copiata, e deve esserenominata ogni volta che un affiliato si presenta in un locale diverso da quello di apparterLenza, oppure davanti alla richiesta di un affiliato con dote maggiore. In questo modo nessuno pu infrltrarsi dichiarandosi affrliato, anche se conosce ilocali, in quanto non pu sapereda chi costituita Ia copiata. [.iaffrliazione viene chiamata battezzo, oppure rimpiazzo, per indicare che il soggettosostituisce tn picciotto nell'onorata societ,,oppure taglio della coda, per specificareil passaggiod,acontrasto, soggetto che secondo tradizione cammina sollevandopolvere, apicciotto,il quale cammina su un tappeto di erba e fiori. Le 'ndrine non sono i locali bens le famiglie 'ndranghetiste che, per opportunit e tornaconto, decidonodi chiedere il loro "distacco" dal locale per poter fare degli affari senza dividere con gli altri. Solo le pi importanti famiglie possonochiedere ed ottenere la 'ndrina, la quale pu operare sia all'interno del locale versando una quota oppure pu trasferire dei suoi uomini in altre citt e fare i propri traffrci. Tirtte le pi importanti famiglie hanno diverse 'ndrine distaccate un po'dappertutto. Le doti di 'ndrangheta vanno dal picciotto aI quintino e culminano con L'associazione e iI medaglione. La minore e Ia maggiore servono a limitare le ingeyenze,mentre la santa una dote particolare.
La minore parte da picciotto frno alla definitiua, cort in mezzo Ia dote di camorrisae di sgarcista; ci sono le soura-doti che sono:picciotto, picciotto d giornata, picciotto di fibbia, puntaiolo; camonista, camomista formato, camorrista di sangue;sgarcista, sganista di sangue. La definitiua chiude ii cerchio deIIa minare ed la 'ndrangheta delle origini. La "maggiore" comptende la santa, iI uangelo, I trequartino, il quartino e il quintino, l'associazione e ll medaglione. La rnaggiore incomincia dalla santa perch se non si dal uangeloin su, entra nella santa non si pu accedere ma la santa la porta d'ingressoalla massoneria,anche se quelli della minore la chiamano la dote infame. La santa nacque verso la met degli anni sessantaper volere di Piromalli; Macr e Tl"ipodoerano d'accordoma dissentivano sul fatto che il santista potessetradire gli uomini delIa minore, nfatti le parole del santisto dicono: "Rinnego l'onorata societ, rinnego Ia famiglia, il mio solo credo per i miei saggr compagni della sacra santa corona che mi cinge la testa". Chi fa parte di questa dote viene chiamato santista. I santisti potevano esseremassimo 33, ma col tempo ne furono accettati anche di pi. Chi appartiene alla sano pu avere contatti con persone non affrliate e che hanno prestato giuramento ad altri corpi come:carabinieri, politici, magistratura e soprattutto con la massoneria. La santa inoltre possiederegole diverse da quelle consuete alla'ndrangheta. Per formare un'organizzazione di santa o societ.maggiore all'interno di un locale servonoalmeno 7 persone con la dote di santista.I santisti delle varie locali si riuniscono annualmente ad Africo. Pensavo,in quei mesi che precedetteroil giuramen-
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to, al luogo dove questo sarebbe a.!'venuto. Forse San Luca? Locri? Pensavo che essendoGiuseppe di San Luca, probabilmente sarei stato affliato in quel paese. Invece no. Un giorno Giuseppe mi present un sigore che ilisse di chiamarsi Ciccio Commisso da Siderno. il quale mi comunic che mi stavano osservando e che Giuseppe Nirta mi aveva raccomzrndato adAttonio Macr. Ciccio Commissoera il braccio destro del bossMacr che si fidava tanto di lui da fargli fare anche l,autista personale.Aveva altri fratelli tra cui CosimoedAntonio che facevano parte della 'ndrina che portava il nome di famiglia Commisso e rappresentavano il braccio armato del locale di Siderrro assierne con i Costa. La famiglia Comrnissovantava una vasta parentela. alcuni erano emi$ati in Canada,a Tbronto,dove dirigevano il traffico di cocaina ed altre attivit illecite sempre in collegarnento con Attonio Mcr finch fu in \,1ta. Questa laccomarrdazionesi basava sul fatto che la fmiglia di mia madre aveva una parentela con i Nirta e Nirta non voleva che qualcuno potessedire che mi faMi disse che io e la mia famiglia non avevamo macchie di disonore e quindi potevo essere affiliato. La mia famiglia. Non credevo che anche la mia famiglia sarebbestata coinvolta nella mia scelta, ma in fondo mi diesi che niente di male sarebbesuccesso. Mio padre aveva una piccola fabbrica di mobili con circa trenta operai che stravedevano per lui. Viveva una vita borghese, era molto stimato in paese e ol.unque aveva avuto modo di consegnare i mobili che produceva. Lui non aveva studiato, aveva conseguito la terza elementare ed il suo sogno era che noi figli, io e mia sorella, potessimo avere un diploma superiore e poi la laurea. Mia madre era casalinga attaccata alla famiglia e sempre preoccupata per il futuro di noi frgli; unica figlia femmina di Francesco Nicita e Maria Campolo che avevano avuto altri sette figli maschi che gestivano i latifondi rli famiglia nel paese di Casignana. Mio padre con la sua fabbrica faceva anche fomiture ministeriali di mobili d'ufficio, pefianto aveva molte conoscenzepolitiche nel partito leader di allora che era la Democrazia Cristiana: inoltre, aveva diversi punti vendita in tutta la Calabria tra cui uno a Locr che era gestito da un certo sig. Neri, che era il padre del procuratore Neri. Pertarto la mia infanzia trascorse lineare e tranquilla tra la scuola, le feste tra studenti che allora si facevano in casa e dei piccoli flirt con le coetanee tra le quali avevo molto successo. Accadeva che facessi con gli amici del paese interminabili partite di calcio nela piazzetta di fronte alla chiesa e poi quando arrivava a stagione balneare eravamo lutti a dmorchiare le tudste che a Bovalino arrivavno nel mese di agosto..Passavamo le serate a ballare fino all'alba, sule piste dei lidi sparse tra Ardore, Locri, Siderno, Gioiosa, Roccella. Quante volte mio padre mi urlava dietro dicendo che la sua casanon era un albergoe che dovevoandare a lavorare nella sua fabbrica. Quante volte ha smessodi darmi la "paghetta" perch non voleva che frequentassi quei perditempo con i quali ero solito incontrarmi. Poi si stanc anche lui di starmi dietlo. Lo rispettavo e gli volevo bene ma volevo vivere la vita a modo mio: sli avessidalo retta: Insomma un'infanzia normale la mia, con una famiglia normale e tutto mi poltava verso un futuro profes-
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sionale normale. Dopo la maturit avevo decisodi iscde commcrvermi alla facoltauniversitariadi economia co. Ma queste mie ftequentazioni e I'essereaffascinato dal loro potere hanno fatto s che distruggessi il mio futuro pma di concretizzarlo. Finch arriv il giorno per cui ero stato preparato Giuseppe mi chiese di non prendere impegni per quella sera perch dovevo andare con lui. Era il mesedi marzodel 966 e ci dirigemmoin macchina con destinazioneSiderno, precisamentenela fra_ zione di Mirto. Entrammo in una casa di campagna dove c'era Ciccio Commiseo che ci disse di aBpettare perch dopo qualche minuto saremmo stati chiamali nell'altra stanza. Ero eccitato,ma nello stessotempo ero coscienteche, dopo,la mia vita saebbecambiata in meglio, mi ripeteLa stanza era quasi spoglia a parte una credenzaed un tavolo addossato al muro. Al centro c'erano cique personeedutea mo'di fello di cavallo, due personedal mio lato destro, due persone dal lato sinistro e una persona che faceva da collettore tra le due parti; quella personera CiccioCommisso:cosmi apparve la scenavarcando la porta. Come da istruzioni non mi guardai intorno n1atenni o sguardo fermo verso il centro, Giuseppeera un passo dietro me. Tutti avevano le braccia consertetranne Commisso, chiunquesa jn pocheinizi a parlare: Buonvespero. sessodi armi bianche o nere e non li ha depositate con essestessesaranno prai icate_,Tutli aDnuirono e risposero: uBuon vespero".
Commisso:nSieteconforrni?o T\rtti: nSu che cosa?" Commisso:"Su regole di societ,. T\rtti: "Siamo conformi". Commisso: .Nel nome dell'Arcangelo Gabriele, di Santa Elisabetta. dei nostd antenati Conti di Russia che vissero 29 anli 11 mesi e 29 giorni di ferri e catene e dei tre cavalieri spagnoli, Osso, Mastrosso e Carcagnosso, con parole di ome circolo di societ formato. Ci che si dice in questo circolo a forrna di fer:ro di cavallo, qua si dice e qua rimane, chi pala al di fuori di questo luogo dichiarato tragediatore ed infame a suo caco e a discarico di tutta la societ.Siamo riuniti per questo contrasto onorato con la garalrzia del nostro compare Peppe Giorgi, siamo riuniti per affiliare Ciccio Fonti che ei distinto per virt ed umilt, siete d'accordo?, T\rtti: .Siamo d'accordo". Commisso:"Rivolto a me. cosacercate?" Io: "Sangue e onore", Conmisso: "Perch non ne avete?" Io: "Ho onore per la societe sangue per gli infami". Commisso:oTenetepresente che da questo momento la vosra famiglia siamo noi, prima di vostro padre, prima di vostra madre, pdma di vostra sorella, c' l'onorata societ,giuratelo col sangue,. Peppe Giorgi si ar.vicin a me, mi diede un santino raffiglrante I'Arcangelo Gabriele, mi prese la mano e dopo avermi punto il dito indice con un ago fece 6gorgare alcune goccedi sangue sopra il srtino; dopo prese una candela accesa che si trovava sul tavolo e diede fuoco alla frgura che tenevo nel palmo della mao sinistra. Io: "Giuro su questo santino che brucia nelle mie mani di essereper sempre fedeleall'oDoratasociet,di rinnegare padre, madre e sorella, di dare il mio sangue se
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necessita ed ogni tragedia ed infamit sa a mio carico e a discaco di tutta la societ". Commisso si az dalla sedia, si avvicin a me prendendo i mio dito indice che sanguinava e tenendolo sul fuoco del santino che bmciva. Disse ncome il fuoco bnria questa sacra immagine, cos brucet'ete voi qualc ra vi macchiate di infamit". Continu dicendo: uSe prima vi conoscevocome un contrasto onorato da oggi in poi vi riconosco come un picciott d onore, se commetterete infanit sarete punito con la morte. come voi sarete fedele alla societ cos essa sar fedele con vo e vi aiutera e vi assister, questo giuramento potr essere sciolto solo con la morte,. Queste parole furono ripetute tre vote dagli altri partecipanti. Commisso:"Questa societ ha formato e con parole di umilt questocircolo e Ia societsonosciolti, buon veapero,. I\rfti: "Buon vespro". Mi a!'vicinai ad ognuno dei partecipanti dandogli un bacio sula guancia, mentre a Cornmissone diedi due e una stretta di nano. Dopo uscimmo da quella stanza per entrare in un'altra arredata dove Cerano dei pasticcini e dei liquori per festeggiare l'evento. Peppe Giorgi mi disse quasi bisbigliando che nella rr'l copiatd c'erano Antonio Macr, Ciccio Cornmisso e Peppe Nirta e che ero stato affiliato con la socief non cor. ll locale. Significava che non ero organico del /ocale di Sidero, bens di tutta Ia socett e che successivamente dovevo presentarmi aI locttle di San Luca e a Peppe Nirta per ottenere i succesEivi passagg\ di d.ote. La copiao di Antonio Macd mi era stata data perch lui ed era ul onore che mi era tato ace'a i7 capo societ|, cordato.
In quegli anni sessanta-settata, in Calabria erano caw societ Antaio Macr, Giuseppe Nfta, Domenico Tfipodo, Girolamo Piromalli, FranceecoMancuso GiuseppePescee Joe Martino. A Siderno c'erano le ldrine della famielia Curciaello. Commisso, Costa, Mui. Diana e Scirlo, ma erano tutte unite ad Antonio Macd. Ciccio Commisso era l,erde designato di Macd, Dopo la sua morte, invece, il cohando pass al nipote Vincenzo Mac detto ,'u baruni" e successivamente a Cosimo Commisso detto fu quagghia". Ho a\,.uto occasione di incontrare diverse volte "zi 'Ntoni", cos veniva chiamato da tutti e devo dre che il suo carisma e la calma con cui affrontava ogni awelimento mi aflascinava moltissimo. Quando Io incontravo, la prima cosache mi chiedevaera dei miei studi. se mi comportavo bene a ecuola, esortandomi a fare progressi in quel campo perch le persone come lui avevano bisogno di buoni professionisti in quanto quelli che sparavanoerano gi tanti. Mi dicevat domani sar di per8one come te, i ternpi d cannavuci"Il i lignu sono frniti, usa sempre la testa non la forza,. Era ul uomo che non alzava mai il tono della voce, era sempre pacato ma irperioso, non ammetteva con_ testazioni. Generosocon Ia povera gente, non lesinava mai un aiuto economicoa chi sapeva ne avesSebiso_ glo. La sua era una figura che incuteva rispetto e para anche agli eventuali awersari. Ebbe il pregio di jensare di espanderela sua potenza all,egtero,specialmente in Canada. negli StaLiUniti e in Ausrralia,jove credei locali mettendo a capo alcuni suoi fedelissimi. Ma oroprio a Toronto e ad Hamilton in Canada aveva creal,ole sue pi impoftanti roccaforti con Michele Racco e altri
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sidernesi come i Commisso,i Triumba, i Vendemini, i Gelsomino e i Figliomeni che l erano emig"ati. Aveva creato delle alleanze con Tbny Papalia e suo figlio John, con Albert Anaslasia e Fran( Costeo,con esponenti di cosanostra americana tra cui la famiglia Magaddino di Buffalo. Era alla pari dell'alora capo dei corleonesiMichele Navarra e amico di Luciano Liggio, Salvatore La Barbera, dei Greco di Ciaculli e di Stefano Bontade. Secondoil mio umile parere, cos come Bontade fu l'ultimo padrino di cosa nostra, Antonio Macr stato l'ultimo padrino della 'ndrangheta. Incarnava tutte le antiche regoe dellbzorato, societ,ll suo r:.ome era una garanzia in tutta la Calabria tra 'ndranghetisti e non. La mafia e la camorra lo rispettavano perch non era mai venuto meno ala sua parola. Oltre oceano era garanzia di seriet. Era contrario ai sequestri di persona,ma sapevache non poteva imporre questo veto, perci lasciava fare. Otliava la droga e si oppose in ogni modo aa dilrrlgazione in Calabria, ma le nuove leve incalzavano per enhae in quel lucroso businessgestilo dai sicilialri. Si racconta tra gli adepti della 'ndrangheta che in occasionedi un ricevimento nuziale, in un paesedella piana rli Gioia Tauro, tra i paftecipanti c'erano Artonio Macr, Dornenico Tlipodo e Paolo De Stefano; quest ultimo ambiva a scalzare Domenico tipodo per inlraprendere il traffrco di droga e gli si rivolse in maniera arrogante, ricevendo uno schiaffo da Tlipodo. Altonio Macr in quell'occasione apostro De Slefano dicendogli: "T\r parla sulu quando piscia a gaglina". Da questo episodio, sommalo alla tracotanza dei De Stefano, scatud nel 1974 la prima guena di 'ndrangheta. Antonio Macr, fiaterno amico di tipodo, caddeuccisoin questa guerra, si dice a causa del tradimento di suo nipote che,
infatti, assunseil potere e s dedical traffico di droga. Ttipodo fu ucciso a distanza di un anno, nel 19?6, nel carcere di Poggioreale a Napoli da acuni kiler agli ordini di Cutolo con i quale De Stefano era in affari. La mattina che fu ucciso Antonio Macr mi trovavo a Cosenzae appresi la notizia ascoltandoil giornale radio. Ebbi degli attimi di sgomentoperch mai awei immaginatoche un uomo comelur potesse essereucciso, Mi ero abituato alle nobili azioni che i capi della 'ndrangheta erano soliti fare e sentire che un capo del livello di Macr potessecadere sotto il fuoco di altri uomini di 'nilrangheta mi sconvolse. Dov'era la fratellanza che mi raccontavano?Dov'era il dspetto per i capi? Dov'era I'unit di questa societ segreta? Queste domande si scontravano nella mia mente senza riuscire a trovare una risposta. Nei giorni seguenti incontrai Giusppe Ciorgi e mi venne sponl,aneo chiedergli: Perche?". Mi rispose dicendomi che erano fatti che non mi dguardavano e di non fare pi questo tipo di dornandea nessuno. Quando qualcuno viene ucciso c' sempre un motivo, ma che a me non era dato sapefe, Questo era il vero volto della 'ndrangheta. Spietata. Fatta di uomini crudeli che uccidonoper un loro tornaconto. Uccidono per aprsi un vatco verso nuovi lucrosi traffici. Per dimostrare alla loro stessa consorteda che nessuno pu ostacolarli, fosse anche don Artonio Macr. Da questo awenimento incominciai ad avere dei pensie critici verso questa organizzazione che cos tanto mi aveva affascinato. Fino all'uccisione di Antonio Macr avevo sempre nutrito dei pensieri positivi nei confionti di questi "uomini d'onore", ma adessoli
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yedevo sotto una luce diversa. Non li ammiravo e non li giustificavo, ma ero coscienteche il giuramento fatto si poteva sciogliere solo con la morte. Non volevo morire, quindi dovevo continuale ad essete uno di loro, un "uomo invisibile" come mi aveva ingegato lo stesso Macr. Erano gli anni del dilagare ilei sequestri di persona a scopo di estorsione ed io che ritenevo giustificabile anche questo reato, cambiai idea. Cos, quel giono che Giuseppe Giorgi mi chiese se me la sentivo di portare dei viveri in lla cavema dellAspromonte, dove c'era un sequestratocon alcuni carcerieri, risposi immediatament-e di no, non me la senti_ vo perch stavo preparando un esame all'universit e dovevorecarmi a Messina per seguire delle lezioni. Aggiunsi anche che Macr mi aveva tanto raccomandato di non trasc[are lo studio e anche se ormai era defunto non volevo venire meno a una sua raccomandazione, Questo awenimento 1o colloconel 1976: erano tra_ scorsi dieci anni dalla mia affiliazione Provo a raccontare le vicenale vissute, senza orgoglio, ma con molta tr1tezza ed araezza, perch la ma non mai stata una mentalit criminale, perch ho vissuto una vita che non mi apparteneva, una vita che non ho mai accettato anche se a stavo 'xvendo propdo io. Propo per questa mia tristezza visibile mi venne dato il soprannome di "due novembre" come il giorno dei mofti; non rrdevo mai. La mia natura allegra ma quella scelta aveva mutato il mio modo di essere. Dopo un paio d'annj dalla mia iniziazione mi venne dato I'incarico di controllare gli incassi del pizzo, notai, svolgendo questa funzione che tutti i commercianti che
pagavano, ed erano tati, erano quasi contenti di pagare, come se ci fosse una tassa dovuta e non se ne lamentavano. Era un compito facile senza nessuna problematica, e lo assolsi con diligenza e puntuaht. Devo precisare che, grazie a mio padre, avevo conosciuto dversi uomini politici di quei tmpi perch faceva le forniture per mobili d'ufrcio ai diversi ministeri di Roma. Inoltre, ero anche iscritto al F.U.A,N., movimento universitario di destra che operava nelle universit. Feci anche ul corso di soprawivenza nella Maremrna Tbscana con altii iscritti. Era il 1969,quando incontrai Guido Giannettini. Conobbi questo personaggio caismatico nelle mie frequentazioni romane. In realt fu lui che ml venne a cercare in un albergo dove soggiornavo. Sapeva tutto di me e delle mie conoscenze con fambiente della 'ndrangheta, mi disse che era un agente segTeto e che il suo nome in codice era "Zeta". \loleva delle informazioni che aqebbero portato dei benefici alla 'ndrangheta. Lui aveva amiczie potenti in ltalia e all'estero e per queste piccole informazioni mi awebbe dato dei soldi, quinili non solo benefici per i miei "compari", ma anche una gratificazione personale duratura nel tempo, petch mi "arruolava" nei servizi segreti. Mi disse che ci sarebbero stati dei svolti politici pma della frne dell'anno, buona parte degli alti ufficiali dell'esercito erano pronti alla svolta ma seFiva anche l'appoggio della 'ndrangheta per portare a termine questa missione (cos Ia chiamava, mentre non era altro che un colpo di sta-
to). Per questo notivo, per rnio tramit, doveva parlare conqualcuno dei capi. Gli feci incontrareGiuseppe Nirta dell'omonima coscadi San Luca. Seppi che all'incontro Cera ancheGior-
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gio De Stefano di Reggio Calabria, e conclusero che ameno milecinquecento'ndranghetisti awebbero appoggiato questa "missione".
Nei primi anni settanta fui mandato a Torino per farmi le ossa. Ero in affari con Giuseppe Cataldo, Raffaele La Scala, Natale Bruzzaniti, gmppi di San Luca e gl.uppi di Pat, cio i massimi esponenti della 'ndrangheta. Mi spostavotra Tbrino, Milano, Corsico, Buccinasco e Bettola (PC), dove siedeva Cataldo che in quel periodo era in faida con la famigia Cord. Conobbi tanti altri 'ndranghetisti che agivano in questi luoghi svolgendo varie attivit illecite che andavano dal'usura, all'estorsione, alle truffe, ai sequestd di persona, al tlalfico di stupefacenti, a ciclaggio, al controllo di qualche casin, alla corruzione, al traffico di sol<lifalsi. Era un sistema che impegnava centinaia ili persone e portava un enorrne flusso di soldi. Ho visto delle falsit inaudite. Ho partecipato,ignaro, a delle cenedoveun invitato doveva poi morire e che venivano chiamate "l'ultima cena". Una volta venni fer:rnato da una pattuglia della questura di Torino, assiemea RoccoSergi, Domenico Barbaro e Giuseppe DAgostino. Avevo due pistole, una sotto il sedile della macchina, un'altra legata alla caviglia. Sono entrato in questura con un'arma addossosenza che mi venisse trovata nella perquisizione, era il 1971, pocodopo I'uccisionedel commissario Calabresi a Milano. ln quegli anni era molto attivo il trafnco di sigarette e noi ne gestivamo l'arrivo e la distribuzione a Torino. C'erano industie molto note che ci com-
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missionavano fino a due-trecento tcche al mese, si vendeva all'iDgmsso e poi c'era anche la distribuzione nelle straale che era realditizia. Nel torinese c'ela anche Domeico lYipodo che risiedeva ad Orbassao (10). Ho avuto le macchine pi betle dell'epoca, una Fulvia IIF, una Lancia 2000, una Maserati Mexim, una Montreal AIfa Romeo, una Ferrari. Ricordo il modo in cu acquistai la Montreal. Avevo conosciuto una ragazza di nome Barbara, figlia di uno dei pi farnosi notai rli ToasBieme ma lei continuava a riperino, uscivamo spesso termi che ero un "poveto terrone' anche se viaggiavo con ula Maserati ed avevo studiato. Mi dava alquanto fastidio questo suo alleggiamento. Un giorno passando casualmente davanti un conceggionario Alfa, vedemmo in esposizione D macchinone di color verde che faceva bella mostra in vetrina. Barbara disse: "Compra quell'auto ed io far coppi frssa con te". Lei creileva che non avessi la ilisponibilit economica per farlo. tr giorno ilopo mi recai in mncessionaa e chiesi di acquistare quelI'auto. Non fui prcso sul serio neaDche quando faeemo iI contratto e staccai un assegno di seimilioniquattrocentocinquanta mila lire. Forse erano convinti che l'assego era scoperto. Dopo due giorni ricevetti la telefonata del titolarc della concEsionaria che mi diceva che da l a due giorni potevo ritirare I'auto. Cos fu. Entrai in eoncessionara e vidi tutto la staff schierao che mi applaudiva e vidi alcune bottiglie di spumante corne per festeggiarmi e per inaugurare il "varo" della macchina Andai a cercare Barbara che rest sbalordita vedendomi con quella macchiaa e 8ubito mi propose di fare una gita a Parigi. Bene, al ritorno le dissi che non volevo pi uscire con lei. Mi facevo confezionare su misura non solo gli abiti ma anche le camicie; le donne che rni giravano intorno
erano sempre bellissime e disponibili tartto che fui richiamato per essere un donnaiolo, cosa non consona con le regole della socre.Ho avuto itcont politici a R.ma per alcule campagne elettorali a favore della Denocrazia Cristiana. Paecipai a riunioni per stabilbe accorili su di ulro o I'altm candidato. Sono stato a Campione dTtalia per controllare i prostasoldi del casin che erano legati a noi. Sono stato a Londra per perfezionare un ingente quantitativo di armi.
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Quando la 'ndrangheta si dedical trafEco di sigarette, inizi a rifor"rirsi dai palermitani e precisamenteda Masino Spadaro,detto il 'Re della Kalza", quariere di Palermo. Era lui assiemeai camorristi Lorenzo NuvoIetta, Aatonio Bardellino e Michele Zaza ad avereil monopolio del contrabbando.Spataro era un crrpomandamezo,uomo di Michele Grecoe curava gli affari con la "nuova famiglia" napoletana.Era molto amico di Domenico llipodo, Afionio Mac e GiuseppeNirta e frequentava il prete di Africo don Stilo. Per molti anni i calabresi subirono queste sudalitsza fino a quaadoMasino Spada$ 8i dedical haffico ali eroina, alora le famiglie di 'ndrangheta incominciarono ad ayere contatti diretti con i contrabbandieri maltesi e ciprioti per il dfomiment delle sigarette. Qualchefamiglia invecefecesocietacon i camorristi. Quando c'era da fare il rifornimento le farniglie interessate mettevano una quota uguale di capitale e allo scaricopartecipavanoconi propri uomini per poi fare la distribuzione o$runo tramite i propri canali. I pdmi contatti per il traffico di Bigaretteincorninci ad averli Mario Ursini, nativo di GioiogaJonica, il quale essendosi traeferito a Tbrno conobb tra la fine degli anni sessantae l'inizio degli anli settaDta Albert Bergamelli, fondatore <lella"banda dei Malsigliesi" attivi a Torino e in Francia nelle rapile, nl trafrco di sigarcL te, nelle bische clandestine, nei sequestri e maggior-
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mente nello sfruttamento della prostituzione. Con questa conoscenza Mario Ursini entr nell'enorme traffico di sigarette, ma subito dopo si rivolse ai catanesi che avevano scalzatoi marsigliesi nel monopolio torinese. In Calabria i vari copi bastone a parbire da Antonio Macr, Giuseppe Nirta, Naiale lamonte, Salvatore Aquino, Mommo Piromalli, Domenico Tlipodo, Nicola Scali, Giuseppe Morabito e altri ancora erano legali ai palermitani di Masino Spadaro e successivamenteai camorrsti Bardellino e Nuvoletta; si pu affermare che il traffico di sigarette stato il primo grande business r"hemise in contano le tre grandi organizzazioni criminali, 'ndrangheta, camorra e maf1a. La 'ndrangheta reggina si sempre considerata flite degli uomini dbnore e non dconosceva come tali gli afliliati del catanzaresein quanto "zingari" e del cosentino in quanto pi napoletaui che calabresi, ache se li ha usati in tante azioni delittuose. San Luca rilasciava il consenso per I'apertura di nuovi locoli in queste provincie, molto raramente e solo se erano famiglie reggine a richiederlo. Inoltre nel treno cosentino e catanzarese era la famigta Piromalli che comandava.Mentre nello Jonio c'era una forte influenza dei Di Stefano e dei Romeo di San Luca. Alcuni esempi sono Marcedusa e Sibari. Entrambi sono stati attivati per volere di Paolo De Stefano o del suo braccio destro Giovami Tegano. Marcedusa fu attivato poich Carmine De Stefano sposla fglia di Franco CocolYovato che di Marcedusa era nativo e che in seguilo si era trasferito a Lecco. Coco era u camorrista che voleva emergere e giunto in Lombardia si alle con un clan di Salerno capeggiato da Salvatore Batti e coD un altro personaggo calabrese di nome Pep Flachi- Per questa parentela gli venne data la dole della sorrra da Giovanni Teeano. Sibari fu attivato per richiesta dj Frarcesco'Canale, sociocon i De Stefano,per collocareGiuseppeCirillo come cdpo bastone . Giuseppe Cirillo era un camorrista della Drovincia di Salemo legatoa Raf"aele Cutolo,si considerava un imprenditore e quando verso la fine degli anni sessanta transit da Sibari fu talmente affascinato da quella costa che pens subito di trasferirsi per creare degli stabi_ limeuti balneari- Aveva l'appoggio di Cutolo nonch una glande amicizia con FrancescoCanale e con Francesco Spina, detto "l'awocato", uomo d'onore cosen[lno. Pertanto questo sodalizio port all'attivazione del lo, cole di Sibari. Cirillo poft con 6 anche il coEnato Mario Mirabile e arriv ad avere sol,o il suo contiollo il territorio che si estedde da Cir a Rocca Imperiale. Malgrado le opposizioniche incontr riusc con abilit e con forza a dettare legge per circa venti anni. A Ciro si appoggi con Nick Aloe c}l'eea giL capo loccrle,con Vincenzo Pidlo e con la famiglia di Farao Giuseppe;a Cassano si appoggi con Alfredo Elia e Leonardo Fotastefano: a Vllapianacon Aldo Marirato; a Codglianocon Sanlo Careili: a Rossanocon Pasquateflipodom; a Castrovillari con GiuseppeImpier; a Cariati conAntonio Cicci; a Cosenzacon Gildo Peryi. Si sentiva rm padretemo tanto che volle eliminare i suoi Bociche l'avevano garaltito con la ,ndrangheta reggina. Cosi fece uccidere Ciccio Spina e suo fratello Giuseppe e successivamenteanche Ciccio Canale. Aveva creato un impero economico dal niente; il suo a.rresto pose fne alla sua egemonia verso la fine degli ani novanta, dopo una cruenla guema che sj era sc;tenata con i vecchi alleati dei tenitori di sua i luenza.
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Ho conosciuto Peppino Cirillo perch ho sogglornato per affari a Rossano crca due anni tra il 1983 e il 1985. Io mi sono sposalo nel 19?4 e dopo il matrimonio avvenuto a Torino mi sono nuovamente trasfeito a Bovalino dove ho preso a fare il rappresentante di commercio nel settore anedamento. Anedavo in proprio anche residence e villaggi turistici nelle zlne di mare in tutta la Calabria. Ho arredato a Scalea, Cetraro, Tlopea, Nicotera. Falema. Rossano e Schiavonea, Nel 1982 ottenni di alredare un complesso di trenta ini appartamenti a mare tra Rossano e Corigiano, pertanto quando I'anno successivo la costruzione fu ultimata soggiomai a Corigliarro per sovraintendere a avori. Devo precisare che tutti questi lavori di arredaento avevano il beneplacito, che valeva comelasciapassare,della famiglia di 'ndrangheta cui appartenevo, cio i Rorneo. Per questo motivo di solito non iDcontravo ostacoli. Quando noD conoscevodi persona il referente mi capitato di dovermi confiontare con 1a malavita del luogo, tuttavia l'intervento di San Luca pianificava ogai cosa. Anche a Corigliano sono stato affrontato da uomini di Peppino Cirillo e di Pasquale Tlipodoro. Per prina cosa Ei fecero trovare una corona mortuaria davanti al portone della villetta che avevo preso in afntto a Rossano Scalo, con la dicitura "alla memoria rli Francesco Fonti", Andai a San Luca dove feci presente l'accaduto e al ritorno poltai con me tre persone che dovevano protggermi e inoltre mi era stato gaantito che avrebbero preso contatto cn e persone responsabili di quelle zone. La notte dopo il mio ritorno stata data alle fiamme la mia auto, una Mercedes220. Nella ste8sa giornata ardvarono sul posto due macchine con otto persoe comandate da Giuseppe Barbaro
e tutti assieme ci recammo negli uffici di Sibari in cui sapevamo di trovare Cirilo, di lipodoro nemmeno ci occupanno in quanlo non lo tenevamo in coneiderazione. Fu un incontro molto brusco, i guardaspalle di Cirilo furono chiusi in una stanza sotto la mila dele pistole e io personalmente obbligai Cirillo al risarcimento della macchina bruciata e ad assumersi l'impegno che non mi awebbero pir rotto le scatole. Ciillo awis Paolo De Stefano. Gli rispose che non doveva lamentarsi perche gli era andata bene se era ancora vivo, stato lo stessoCirillo che successivamente mi fece arredare ul altro compesso di quaranta appaftamenti a Villapiala Scalo, dove avevo conosciuto anni prima Aldo Maitato proprietario del ristorarte "La Pineta". Dopo questi lavori mi fermai per qualch tempo a Rossano dove nel frattempo avevo acquistato una villetta, cinque mini appatamenti e un magazzino di cinquecento mtri quadrati con l'intenzione di fame uno showoom di arredamenti. Avevo pure una relazione con una ragazza dell'alta borghesia rossaneseed ero bene inserito pressotutti notabili del posto,ma fui arrestato per una Btoria di 500 milioni di c.c.t.falsificai che avevogestito un paio di anni prirna. Fui condotto al carcere mandamentale di Corigliano in attesa di essere trasferito al carcere di Vibo Valentia. In quei giorni ricevetti sempre il pranzo da un ristorante incaricato da Cirillo. Dopo quattro giorni fui trasferito a Vibo dove inconhai Fraaco Pino. Era il mese di aprie del 1985. In quel periodo nel carcer di Vbo si trovava il Gotha della 'ndrargheta del vibonese, da Francesco Mancuso al fratello Giuseppe,da FrancescoPescea Carmelo Lo Bianco, inoltre c'eralo Franco Pino, Domenico Bruzzaniti e tanti altri.
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Mi accolserotutti con rispetto ed amicizia in quanto ero gi conosciutoda alcuni di loro e fu allora che mi presentarono,tra gli altri, Franco Pino. Ci che mi colp di Pino fu il suo sguardo e la compostezza nel parlare, era alto, magro e molto elegante. C trovammo a parlare di abbigliamento e di moda in quanto io usavo delle camicie di seta fatte su misura e vestiti a doppio petto. Ci un la passioneper il bel vestire. Mi ricordo che ebbi a itica o per tutti gli oggetti d'oro che portava indosso,dicendogli che non era consona per un uomod onoequella ostenrazionc, mi rrspose che era un'abitudine trasmessagli dal suo compare Franco Muto da Cetraro con il quale si hequentava spesso.Facevamo delle lulghe passeggiatenel cortile promettendoci di incontrarci quando al/Temmoriacquistato la libed. Questa nostra frequentazione diede fastidio a Ciccio Pesceche un giorno mi disse tra il serio e il faceto che era opportuno che frequentassi di pir i reggini che i cosentini in quanto a mia "famiglia" era alleata con loro e non con Franco Pino. Risposi molto freddamente che awei fiequentato sempre chi ritenevo degno ed onesto senza distinzione tra reggini e cosenti ni. Cos comefitenevo degnoCiccioPesce,altrettnto lo era Franco Pino, senza togliere o agglungere niente alI'uno o al'altro. Franco Pino era diventato il boss di Cosenza dopo che nel dicembre del 1977 fece uccidere Luigi Palermo soprannominato"u Zorru". Questo omicidio scissela cosca in due gruppi, uno faceva capo a Perna-Pranno-\ttelli, l'altio gluppo facevacapo a Pino-Sena. Il sodalizio Sena-Pinosi legava ale coschedi Franco Muto di Cetraro (CS), Basile-Calvano di San Lucido e Cirillo operante nella sibadte, spalleggiati anche da famiglie della piana di Gioia Tauro (RC) e dalla nuova ca-
morra organizzata di Raffaele Cutolo. Con la compagine dei Perna-Pranno-Vitelli si invecei so. "chieravano dalizi Africano di Amantea e Serpa di Paola (CS). Da questo momento storico la malavita cosentina ha accesso alle regole della 'ndrangheta. Questi gruppi possonoavere le dori e fare affiliati. Ma da subito questi gluppi si misero in contrapposizione tra loro scatenandola guerra di 'ndrangheta ne cosentino.Dopo tanti morti in entrambi i guppi si arriv ad una tregua verso la fine degli anni ottanta dove si concluserodegli accordi di spartizione del tenitorio per fe ognuno le proprie attivit. Pu.troppo non bast questa pnma grerra a mettere a posto le cose,in quanto il gruppo Bartolomeo-Notatgiacomo,nel fiattempo volle distaccarci dal comando di Franchino Pema per creare un guppo autonomo. Ci port alla seconda guerra cosentina,proprio allnterno della coscaPerna. ln questa secondafase si deve collocare l'omicidio del direttore del carcee di CosezaSergio Cosmai, awenuto nel marzo 1985,ad opera appunto dei ftatelti Dario e Nicola Notargiacomo,collaboratori rei confessi.affiliati e agli ordini di Franchno Perna l quale ne suo disegDo di mettere le mani sul carceretrov l'ostacolodel direttore che riusc ad impedirlo pagando con la vita la sua onest allo Stato. Rimasi in quel carcere fino al trenta ottobrc del 1985, poi fui trasferito in quello di Cosenza,a via Popitia. In quei mesi coltivai anche buoni rapporti di amicizia con FrncescoMancso, bossiconosciuto da tutti e che godeva del dspetto indiscusso degli uomni di 'ndrangheta. Quando il venticinque ottobre di quell'anno fu uccisoPaolo De Stefano facemmouna veslia funebre nel carcere.
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Quindi, arrivando nel carceredi Cosenzapochi mesi dopo I'uccisione del direttore, trovai una situazione di tensione molto forte. Incontrai per primo Filippo Romeoche era Btato avvertito del mio ardvo tramite colloqui, lui mi pesent a Giuseppe De Rose e Mario Musacco affiIiati a Mario parte del sodalizio Pranno, facente di FrancoPema.Noparl,ando queste persone, tai, con che malgrado la recente uccisionedel direttore del carcere,si comportavano comese effettivamente fosseroloro a comandare.In efretti mi disseroche di qualque cosaavessi aqrto bisogno,speciein ambito carcerario, loro erano in conaliqualunquerichiesta.ln poche parozionedi soddisfare le mi disserochei carceredipendevada loro, malgrado la stretta dopoi noti fatti. Nello stessoistituto si trovava ancheDomenicoMaesano, capo dell'omonima fmiglia in faida con la famiglia Arena di Isola CapoRizzuto,Domenico Martino di Sarnbatello,Carmelo Pescedi Rosarno,Antonio Dragone di Cutro e altri. dei rimpiazzi,cionuove Quasitutti i giorni c'erano aff iazioni effettuate sia dai cosentini sia dai catanzalesie e ogni volta passavanopaola a noi del reggito cos avevanoun punto in pi a favore, nel sensoche avevano I'avallo degli 'ndtanghetisti eggini presenti. Io sapevogi, per vari discorsi fatti in passato con Giuseppe Cataldo,TbtScali,'Ntoni Macr ed altri che loro usavanoi gruppi malavitosi cosentini e catanzaresi per investimenti nell'edilizia oppure per maoovalanza per etti cdminosi,ma senzaconsiderarli dei veri appartenenti alla 'ndrangheta. In effetti, quandovenne rilasciata la dore risult esserediversa da quella originale in yigore nel reggino. Possoallermare che Eros6iinvestimenti fumno fatti
a Camigliatello Silano per la costruzione di viliaggi ed alberghi ad opera della famiglia Musitano. Per quanto riguarda Luigi Vrenna, non era considerato un uomod'onoreilr quanto I'onorel'aveva persocon le donne.Avevacirca ventiquattro figli con madri diverse.Con il traffico della droga per anchequestemacchie vennero lavate dai soldi che le famiglie guadagDavrnoIn quegl anni ottanta Cera gi un notevoleflusso di dmga e i nuovi boss,rna anchei nomi storici, ce(avano nuovi affi.liati per la distribuzione di questoveleno. Pertanto, a part le faide e le guerre in atto, nelle carceri si af ava chiuDque.Giovani arrestati per furto e per piccole rapine venivano battezzati appena entravano in cafcete.
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l\el 1974decieidi spoaar-rni conua ragazzaconoeciula a lbrino. Quando comunicai questa decisioueai "capi" non ne furono molto contenti perch qualcuno di loro avevaprospettato cheio portassi all'altare una giovane pareDtedel capo-coeco ili Plat che a quei tempi era PasqualeAgresta. La famiglia d questa ragazza era ernig"ata in Francia ma tutti gli anni tornava a Plat, paesedorigine, per ritrovare i parenti, cos mi stata presentata con I'intento di fidanzarmie guccessivamente sposarla. Era una belligsima r agazzama r$r\ eta utia intenzione legarEi; tuttavia stetti al gioco,stando blle attento che foggesolo una flequentazione platonica onde non mancare di rigpetto alla famiglia. Dopo qualche mese decisi di troncare questa stoa adilucendo scur sui miei continui spostamenti per conlo dela "societA", Anche secontradati accettaronoquesta scusasenzaconsegrreDze per rne, Ma quando comunicai che mi sarei sposatoa Tbrino subii diversi atti intirnidaori, quale l'incendio dell'autovettura, telefonate anonime ai genitori della mia futura noglie che rni descrivevanocomeno che viveva sfruttando le donne. Ho avuto il mio da fare per dimostrare che erano calunnie, ho dor-utofarmi fare un certificato di buona condotta dal presidente ilella Regionee un altro dal prete e una lettera che attestava la mia moralit dal sindaco.
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Allora mi rivolsi ai "capi" facendo finta di ignorare che questi atti intimidatori provenivano proprio per il loro volere e dimostrandomi indignato chiesi di aiutarmi a scoprire chi mi aveva preso di mira, rinnovando la mia fedet alla societi aache se mi fossi sposato con ]Aa ragazza che non aveva mai Sentito parlare della 'ndrangheta. Questa mia mossa ebbe il suo elTetto in quanto tornai ad eosere considerato affidabile e pertanto ebbi la "loro benedizione"alle nozze. Dopo il matrimono ritornai in Calabria dove rimaBi fisoo per qualche anno. Per poter dimostrare che avevo un lavoro ricominciai a fale il rappresentante di arredanenti, lavoro che avevo gi fatto seppure ir altro campo con la ditta Gillette dove mi elo meritato i premio "gillette d'oro" come miglior venditore della Calabria. Girando in Calabria come rappresentante riuscivo sia a produrre nel lavoro che a fare nuove conoecenze con altri capi e afnliati. Nello sts6o tempo curavo gli incassi del pizzo e i buoni rapporti con i capi dei paesi inlluenti come Africo, San Luca, Locri, Plat, Siderno, Gioiosa ecc. Ho aiutato tante bmve persone che vivevano del Iavoro nei campi, quando la banca rifrutava loro un prestito glielo davo io a fondo perduto, chiedendo loro solo l'amiciziaAvevo anche ricevuto la dote dello s8.oro sebbene non avessi mar ucciso nessuno: mi venne riconosciuta per meriti politici e orgar\izzatii, Un giorno, mentre entravo nella locale banca per un versamento sul mio conto, valcala la soglia mi trovai in piena rapina. C'eano trequattro persoDei-ocappucciate che rapinavano la banca e vedendomi entane mi intirnarono di non muovermi e di tenere alzate le mani, con cui tenevo delle mazzette di soldi da versare.
Non le toccamno, anzi mi chiesero ae avevo visto i carabinieri. Mentre stavo per rispondere vedemrno delle divise che si appostavanodietro delle macchine.Proposi ai rapinatori di uscire facendosi scudo di me e di prendere la mia hacchina che era proprio davanti all'ingresso con le chiavi attaccat. Cos fecero e pairono sgommando.Intanto i caabinieri si organizzavano per inseguirli. Dopo pochi minuti mi incamminai a piedi verso casama, percorsi circa sette-ottocento metri, in una strada laterale, vidi la mia macchina ferma. Mi av. vicinai e notai che c'erano le chiavi e sul sedile davanti una pistola abbandonata. Con normalit salii in macchina e mi dbessi a casa occultando I'arma. Quindi mi misi in contatto con gli "amici" e la sera stessa qualcuno venne a casa mia sia per recuperarela pistola sia per ringraziarmi per la collaborazione. Ero stato riconosciuto e per questo non preEero i soldi che tenevo in rano. Sembrava un vivere la Dormalit. Invece, cosi non era. Mia moglie rimase incinta, ma quella bambina non nacque mai. Purtroppo mor nel grembo della madre e quegto awenimento ci sconvolse. Avrebbe dovuto chiamarsi Federica ma mai potemmo pronunciare questo nome. Questa disgrazia ci mand in crisi e rnia moglie traecorse molti mesi da sa madre in Piemonte, mentre io continua\.o a vivere in Calabria, ten a stupenda ma che aveva tradito le mie aspettative di vita. Al.lei voluto nascere in qualsiasi altra localit ma non in Calabria, avrei fatto volentied a meno di respirare il profumo dei gelsomini cos non aei neanche respirato la puzza della 'nangheta. Gente generosa ed ospitale quella di Calabria ma con questo cancro che la divora e nessun governo ha mai yoluto andare alle radici di questa halattia. In questa mia solitudine matrimoniale eb-
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bi molte awentute e a volt ho fatto del ale a oualche dona che si era veramente ionaaoral,a di me.-Dicevo che tutto aDdava bene, ma mentivo agli altri ealarche a me stesso. Nel lg77 mia moglie, della quale ero molto innamorato malgtado le awentlre che avevo, era nuo_ vamente incinta. Grande trepidazione e paura, visto il precedente.Cos tragcorsequasi tutta la gravidanza da sua madre per esserepi tranquilla. Ed io? A me chi la dava la tranquillit? Nacque il mio primogenito, Antonio il suo nome. Quando sono 6tato awertito che mia moglie aveva le doglie era una fredda serata dj gennio, il riereo del colonnello Bernacca diceval oNeve e gelo al nqrd,. La mattina all'alba ero in ospedaledove di l a poco al'rei visto mio frglio. Avevo paura ancbe di prenderlo tra le braccia tanto era piccolo e agile, cos stetti a guardarlo come stupito di quel momento ma con dentro tanta gioia. Dopo ulr paio di mesi ci sarebbe stato il sequestro Moro. Ilascorsi giornate frastornato dalta nascita di mio fi_ glio, I'awenimento pi importante del mio vissuto e che anbbe dovuto rimettere ordine in me. eueste riflessioni ebbero una brusca frenata. Nel mese di febbraio ritornai in Calabria con l,idea di voler uscire da questa organizzazione per dedicarmi alla mia famiglia trovando un impegto lavorativo onesto. Chiesi ula riunione dove esposiqueste mie idee, ma trovai un muro invalicabile e temetti seriamente oer la rria vita. Seguirono tanti seghali inequivocabili per farmi capire che non polevo comportarmj da ingralo e che non mi a\,Tebbero lasciato andare: un caricatote di pistola asciato sul davanzale di una fineslra di casa rni. telel'onatemute. gomme della macchina taglia[e ed altro.
1978, giomo del sequestro dell'onorevoe 16 Moro.-*ro Nei giorni a seguire vengo convocato a San Luca e mi viene detto fi andare a Roma per il sequestro Mo_ ro. Dalla Democrazia Cristiana calabrese, infatti, erano giunte pressanti richieste affinch ci attivassimo per la Iiberazione dell alto esponentepolitico Pressioni erano venute anche dalla segletria nazionale e dal segretario Beoigllo Zaccagnini. Sembrava. intanto, che il dissidio sorto con me si fosse placato. Mi venne defio che dovevo capire: il girramento fatto non poteva essere scrollo e che era nel mio interesse continuare a servirc la socier. Andai a Roma dove alloggiai aU'hotel Palace di via Nazionale- Incontrai vari agenti dei servizi segeti tra i quali uno di nome "Pino", che avevo conoaciutoin prece_ denza trarnite Giannettini. Incontrai anche un non meglio identificato "cinese" che risultava es8ere un uomo della banda della Magliana, divr8i calabresi che abitavano a Roma e il segretario Zaccagnini al "Caf de Paris" di via Veneto. Fu un incontro da cospiratori anche se il dialogo era soltanto imperniato sulla possibilit di scopdre in tempo dove le B.R tenevano imprigionato l'onorevole Moro. Venne da me l'agente "Pino" e mi disCaf de Paris" se di andare in via Veneto presso quel conosciuto da tutti, di sedermi ad un tavolo tenendo bene in vista il giornale che lui stessomi aveva portaLo,l8 Gazzetta d.el Sud. Dopo poco aiv il 8egetario, si se-
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dette di ftonte a me e disse: " urr brutto momento per la coscienzadi tutto il mondo politico. Non avrei mai pensato di potermi trovare seduto davanti a lei in qualit di petulante, ma cos! Non sono ma sceso a compromessi, ma se sono venuto ad incontlarla signifrca che il sistema sta cambiando. Faccia in modo che quella di oggi non sia stata una perdita di tempo, ma piuttosto una svolta decisiva, ci dia urra mano e la D.C. di cui mi faccio garante sapr sdebitarsi,. Be\rye ul1 sotEo d'acqua dal bicchiere che il cameriere aveva portato, si alz per andarsene, non pdma di aver detto: nNon ci siarno mai incontrati. se ci saranno notizie che vorr darmi di persona 1o dica all'agente "Pino"o. Da parte mia dissi: nDottore,ci siamo gi attivati per reperire infor'rnazioni che possano servire a porre fine a questa brutta storia, sicuramente le nostre ricerche saranno da me in pefsona-. frul,luose e Ie sarannocomunicate Fu funica volta che lo vidi. Incontrai il deputato democristiano Benito Cazora, incontrai il malavitoso romano Domenico Balducci, incontrai l'ufficiale Giuseppe Santovito capo del Sismi dal 1978 al 1981, iscritto alla loggia P2. Aveva ulr ruolo di primo piano nelle indagini sul sequestro Moro. Fu inquisito dal giudice Carlo Palemo per tralfico di armi e anestato ne1 1983 per violazione di segreti di Stato. Inconlrai anche Natale Rirni, mafroso palermitaao. Incontrai anche l'appmtato dei carabinieri Darniano Balestra, gi addetto al'A.rnbasciata italiana di Beirut, il quale mi <lisseche il colonnello del Sismi Stefano Giovannone, sigla in co<liceG216, gli aveva raccomandato vivamente di salvare Moro a tutti i costi. Il colonnello Stefano Giovannone, iscritto ai Cavalieri di Malta, aveva ricoperto l'incarico di capocentro del Sismi a Beirut dal 1972 al 1981.Aldo Moro, in ben due
lettere scritte durante la sua prigionia, aveva auspicato l'inlervento del colonnello Giovannone per risolvere la "delicata faccenda"del suo rapimento. Nel 1985 il giudice istruttore veneziano Caro Mastelloni emise un mandato di cattura a carico del colonnello Stefano Giovannone con l'accusa di aver favorito il traffico d'armi fra l'Olp e le Brigate rosse. Il colonnello Giovannone mor poco dopo agli arresti domiciliari. I documenti ufficiali parlano ali morte naturale ma non dato sapere quale sarebbe stata questa morte naturale. In altre parole: nell'arco di un anno muoiono sia Santovito che Giovannone entrambi improwisamente e per "morte naturale". Una bella coincidenza, no? Linchiesta del giudice Mastelloni viene fermata dal Govemo che sulla vicenda pone il segreto di Stato. Ferraro era stato subalterno di Giovannone. ed era stato in Somalia; l'avevo conosciuto nel 1986, tramit lagente "Pino", come avevo conosciuto anche il colonnello Giuseppe Belmonte. Cinque processi,dal 1987 al 1995, e relative sentenze hanno identificato esecutori e depistaiori della strage di Bologna de1 2 agosto 1980. Nella definitiva sentenza del 23 novembre 1995, la Corte Supreara di Cassazioneha condannato all'ergastolo come esecutori della strage Valerio Giuseppe Fioravanti e Francesca Mambro; per il delitto di calulnia, Licio Gelli, Pietro Musumeci e GiueppeBelmonte; per banda armata, Valerio Giuseppe Fioravanti, Francesca Mambro, Gilberto Cavallini, Egidio Giuliani. Ed i mandanti? Chi ha voluto e commissionato la strage alla stazione di Bologna? Le stragi sono awenute in ltalia con terrificante continuit. Una strage pu essere l'opera di un folle o di un fanatico, una strategia basata sulle stragi, no. Altra considerazione fondamentale che ulla strage non ha senso se non c' chi pu raccogierne i
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fiirtti awelenati: in campo politico, istituzionale o di sempliceriassetto degli equilibri di potere, probabile che chi uccide 85 persone,ne ferisce 200 e godedi protezioni da parte di apparati i8tituzionali comuaque (consapevollente o meno)inserito in un disegnodi arnpio rcspo. Non si pu escluderecheil complottismodel potere dispone di eervizi che, con il pretesto della efficienza, vengonochiamati e 6onosegreti; i quali proprio per easere segreti, cioeimpurriti, cadonoa loro volta nella perennetentaziode di ricattare i mandanti, in un intrecciochetutti possono pu sospettare ma chenegsuno scoprire perch le complicit con il potere Bonotamificatee quasisempreal riparo da ogni indagine. La mia impressione stata che, a part le scontate dichiarazioni di tristezza e di indignazione per il grave fatto accaduto, l'unico che agiva veramenteper la salvezzadi Moro era il deputatoBenito Cazora.
Negh aani settanta pr.oliferava il trafico di stupefacenti, i siciliani avevanopresoil postodei marsigliesi in questa attivit e impiantato raffinerie in varie localit dell'isola, avendo in pi il canale pvilegiato con gli Stati Uniti dove si erano trasfedti tanti boBs. Ricordoche tra il 1976 e il 1977mi era 6tato affidato un sacco,tipo quello in cui si mettevano le patate, da portare dalla Calabria a Milano: era pieno di eroina.Accaddeche in un'area di servizio, mentre facevodfornimento,fui controllatoda una pattuglia della stradale, Mi feceroaprire il baule della macchinae vedendoquel saccolni chieserocosaci fossedentro, risposi: <Delconcime calabreseper le piante,. Uno della pattuglia rispose che a lui tutte Ie piante di casamorivano 6empre.Mi resi disponibile a dargliene urr po'e nel dire questoaprii il saccoper fargli vederc il contenuto. Uinvito fu declidato e potei continuare il viaggio per la consegna, cheanda buon frne. Nel 1979, alle elezioni politiche ci fu un forte impegno della 'ndrangheta a favore della Democrazia Cristiana e, anchese minoritario, per il PSI. Personalmente feci la mia parte e mi occupaidi far distbuire buoni di benzina e derrate alimentari che arrivavano da Roma per finanziare la campagna elettorale; arrivarono anchetanti soldi, ma queli non si distribuivano. Nel 1980 trascorsi un periodo di diversi mesi in Basilicata, assieme a mia moglie e mio figlio. Il cornpito
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era quello di sondare la possibilit di aprire dei locali irt quella regione. P"rtroppo il 23 novembre ilello stsso anno ci fu un tremendo tenemoto che fece distrzioni e mortr. Avevo organizzato un deposito di mobili come copertura e allorquando ci fu il sisma offrii al comune tutti i materassi che avevo in deposito, circa duecento. Nel fratterDpo feci partire mia moglie, che era nuovamente incinta, vrso il Piemont per stare con sua madre. Io dmasi sul posto frno al 10 dicembre. In quella data fui awertito che slava per nascere la bambina, prematutamente per lo spavento alrrto dalla madre durante il terremoto. Sono partito e ho assistito alla nascita di Laura, che per stette pir di un mese in incubatrice per le precarie condizioni di salute. Quando fu dimessa,io tornai in Calabria e loro rimasero in Piemonte. Non c'era g:rande armonia nella mia famigia e si continuava a stare divisi per dei lunghi periodi; questa siluazione non sfirgg ai "capi". che una aera mi convocarono per gapereda me cosastava succedendo. Fu una riunione molto burrascosa durante la quale qualcuno insinu che probabilmente mia moglie ra distratta da qualcun altro e che quindi avrei dovuto prendere delle drastiche decisioni. Non fu escluso neanche lestremo gesto di sopprimerla. C' da dire che non godevo della stima e della simpatia di tutti. C'era chi era invidioso della mia "carriera" in seno all'organizzazione e per la frducia che godevo tra i mammasantissima. Per questo volevano delegittimarmi con una storia ali clrna, La mia reazione stata forte cos come lo era stata I'accusa. Dissi: "Se risulter vero che ma moglie mi tradisce. la uccider come mi avete detto, ma successivamente uccider anche le vostre rnogli,, rivolto a quei
due o tre che propugnavanoi1 tradihento. I "capi' cercalono di mettere pace visto che gli armi erano tanto accesi che polevafnire in una sparatoria. Si decise che io stesso a\,.rei controllatomia moglie, ar,'valendomi di persone a me fidate,cosse ci fosBe stata una qualulque mancanza di questo genere sarebbe venuta fuori. Furono attuati pedinamenti, appostmenti e quant'altro ma tutto era chiarc e pulito, c'era solo una crisi coniugale o nessunatelazione extra da parte di mia moglie. Mi vennero fatte delle scuse,ma I'attdto rimase anche se in apparenzasembravache tutto fosse finito. A quel punto mi venne propostodi entrarc nella santQ,.
Conl'ingresso nellasazta si abbandona la societ. mir?orp e si accede alla socieldmaggiore. ,:uso comune dire che la soaro una dore infame sia perch nl giuramento si dice che nell'interesse dei "saggi compagni" lecito anche il tradimento verso la socie&inot"ef sia perchsi pu averelibera frequentazioneconperonaggi che indossanouna divisa oppute una toga; sia perch i referenti Btorici collegati a questa dote sonodue generali e un politico, Garibakli, La Marmora e Mazzini. Questi referenti sonogli iniziatici della massoneria,aIla quale si pu accedere dalla scnro. Nondimeno questa doe ambita da utti gli affiliati e quando si in condizioni di poterla avere un grande onorecheviene comunicatoa tutta l'assembleadel locale. Co6 ero un sazrisra. Per questa dore sono stato avversato da molti e sonostato ancheoggettodi ul! attntato dal qualesonouscitoilleso. Una gera trovai una coronadi fiori (quele che si fanno per i funerali) davanti la porta di casa,mentre rientravo conmia moglie,la qualesi impression molto non
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avendo cogizione di quanto stava accadendo. La tranquillizzai dicendo che Bi trattava di ulo scherzo di cattivo gusto, na solo uno scherzo. Dentro di me, invece. si faceva strada un senso di paura; paura per lei, non per me. Barbara era una ragazza semplice che non sapeva n immaginava il fango in cui mi stavo rotolando. lnoltre dovevo proteggere anche i miei frgli. Ho pensato che la soluzione migliote fosse la separazione, ma dovevo fare in modo che fosse Barbara a fare il primo passo. Un gior"no, di ritorno da uno dei miei solii giri nelle funzioni di rappresentante, misi nel boNone una ricel'uta di albergo con il nome mio e quelo di una donna: sapevo che mia moglie aveva I'abitudine di disfarmi il borsone.Cos vide.quella dcet"uta e prese la decisionedi separarsi da me. E seguita la trafila legale e dopo qualche settimana il tribunale civile sanc la separazione del nostro matrimonio. Ripeto sinceramente che ero tanto imamorato di Barbara, ma non potevo fre pagare a ei ed ai miei figli le scelte sbagliate della mia vita, non avrei do\.'uto sposarrni sapendo di aver accettato, in precedenza, di entrare in una spirae malefica che mi a\.'rebbe consumato. Nei confronti della mia famiglia quella stata una scelta d'amore, anche se ml sono maledetto tutti i giorni a seguire. Rimasi solo. veramente solo. con una ltistezza che rendeva il mio cuore gelido e questo freddo si espandeva in tutto il corpo. Finch tutto dentr nella norma gtazie ai buoni uf6ci di altri sanflsfi che rni volevano con loro a tutti i costr.
Avevo visto altri affrliati che quanrlo ricevevano la son ta sembrava che fossero aruivati al traguardo pi importante della loro vita, per me non stato cos,l'ho accettata come il minore dei mali che potessecolpirmi. Dopo aver fallo il giuramentoalla massoneria. capii Limportanza della s@|rtar ma non ne fui attratto e continuai ad esserealquanto distaccato,avendocapito che 1a massoneria era pifr potente delle istituzrom. Un giorno venni chiamato perch vollero danni l'incarico di organizzare la rete della distribuzione di stupefacenti in Emilia Romagna. Come ho gi detto erano molte le famiglie che trafflcavano in droga anche se io non volevo farni coivolgere, ma l'offerta di organizzare una rete di distribuzione tra la Lombardia e I'Emilia la ritenni rnreressarue. Sapevo che entrando in quel trafhco prima o poi sarei frnito in manette e che l'eventuale condanna sarebbe stata pesante,tuttavia accettai questo compito. Lincontro a\,.venne a San Luca, la famiglia RomeoPelle-Giorgi mi fece le raccomandazioni del caso e mi preparai per questo compito. Devo precisare che ero molto legato da rappoi di rispetto e amicizia anche con la farniglia Musitano che in quel pedodo aveva subito dalla magistratura ua serie di prowedimenti giudiziad, tra i quali il sequestro dei beni posseduti e la misura dell'allontanamento dalla Calabria del capo-famiglia Domenico, che si stabil in
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Basilicata; inoltre i Musitano erano in fida con la faniglia Marando. Per gestire ed organizzare il traffrco degli stupefacenti ho creato una base operativa a Reggio Emilia. Come prima cosa ho cercato di conoscere il tenitorio dove mi sarei mosso, pedanto ho trascorso ul mese ospite di na donna del posto per farmi podare in giro e imparare le strade secondarie che si intrsecavano nel reggiano, dopo rli che acquistai una villa e rilevai un ristonante per avere una copertura logica al mio insediamento sul posto. Feci venire quattro giovani da San Luca, che assunsi nel ristoratte, ma nel frattempo avevo fatto conoscenza con la delinquenza locale che altro non faceva che spacciare per chi gli dava il materiale. Sul posto esisteva gi una dishibwione gestita da calabresi e napoletani ma avevano sempre problemi di rifomimento. Peraonalmente non dovevo dare conto a nessuno della mia attivit anche se c'erano altre famiglie di'ndrangheta che si erano trasferite prima, in quanto rappresentavo l'lite della 'ndrangheta e quindi i pir foi. C'era un napoletaoo che si faceva chianrare 'il padrino" che a detta degli spacciatori del posto era il numero uno. Terrorizzava tutti con minacce e si approfittava a piacimento. Mi feci indicare dove abitava e una mattina verso le cinque andai a fargli visita. Per lui flr un bmtto risveglio: non si accorse neanche di cosa gLi stesse succedendo. Prese un saccodi botte. ma non eta ulr "dum" era soltanto un presuntuoso che si atteggiava. Da quel mohento non diede pi faetidio a nessuno,anzi divenne un mio cliente. Portai in Emilia una grande quantit di stupefacenti, dall'eroina alla cocaina e di qualit ottima, cosache nessuno aveva lnai visto. Il primo rifornmento di diverse decine di chilogram-
mi stato distribito in due seiimane, ma io prima ne avevo regalato pi di un chilo per far vedere la qualit, cosicch dopo la richiesta aveva superato le aspettative. Venivano anche da Parma e Boogna per fifbrnirsi, a parte tutto il reggiano e il odenese. Ad o8rro davo da cinquecento gammi ad un chilogrammo in conto vendita, cio enho quindici giorni dovevano tornare a pagare e a prendere a nuova fornitura. Una sera al mio ristorante c'era una tavolata di circa venti giovani che dopo aver cenato si erato measr a dare fastidio sia ai cameeri che agli altri clienti. Aruivai che avevano appena iniziato e capii dal parlarc che erano calabresi, Mi al'vicrai e con cortesia li invitai a venire coD me nel giardido del ristorante. Dovevo parlare con loro. Spavaldamente sccettarono forti anche del fatto di essere in tanti. Appena fuori impugai Ia pistola e cominciai a sparare per terra verso di loro, facendo attenzione a non colpirli. Volevo solo spaventa i per fargli capire che erano a casa mia. Nel frattempo erano accorsi i miei uomini. Dissi: nPagate il conto, andatevene e fate venire da me chi vi ha mandatoo. Il giorno dopo si presentarono due calabresi sui cinquant'anni per parlare con me. Fui di poche parole, gli dissi chi ero e che da quel rioento aEei faito affari iA que ter"ritorio. Se avevano qualcosa in contraio era meglio per loro scedere ad accordi. Mi dissero che non sapevano chi fossi in quanto non mi ero presentato al momento del mio arrivo, ma che non volevano storie e si offrirono di diventare anche loro miei clienti. Pertanto anche con questi 'ndranghetisti fuoriusciti si fece sentire la voce del padrone. E risaputo che quando in un ter"dtorio ci sono cose nuove anche i carabinied e la posia per il loro investigare sia per I conlizia lo capiscono. girano frdenti che intomo. Cos i carabinieri e Ia polizia
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incominciarono ad occuparsi di me. Venlre da me il comandaate della stazione dei carabinieri del paesedove avevo il ristorante e mi preg, qualnque cosa io facessi, di farla fuori dal territorio comunale di sua perlinenza in quanto non voleva trovarsi nei casini. Tlovai anche una gola profonda in questua che dietro compenso mi awertiva se c'eranocontrolli sulla mia persona. Avevo dato delle regoe precise a coloro che erano ai miei ordini. La prima era quella di non fare mai uso di droga, quello era solo u:n lavoro, la seconda che in qualunque difflcolt dovevano parlare con me ed io altei decigo cosa fare, la terza di non far uo delle armi in caso di arresto, meglio perdere un po' di merce che fare un conflitto a fuoco: nel priho caso un buon awocato si sarebbe potuto muovere senza prcbemi ma nel secondo casogarebbestata dura. Avevo anche delle storie sentimentali, alcune passeggere, altre pii o meno durature. Ero molto richiesto per il mio alone misterioso e per la mia disponibilit economica. Avevo rilvato altri due ristoranti in zona, avevo acquistato un cottage sol'Apperino modenese, possedevo cinque macchine di grossa cilindrata e mi spostavo tra i modenese, Milano, Bologna e Roma. Edy era la figlia maggiore della ex proprietaria del primo ristoraute che avevo rilevato, na donna bellissima e senBlrale che faceval'indossatrice di intimo per varie aziende del settore: siamo stati assieme fino al luglio del 1987. Aldegonda era la figlia sofsticata di un noto costruttore, aveva guBti raffrnati eal era alla ricerca di nuove espetenze, Cristina era la figlia ali un awocato reggiano. Sandra era di Reggioma si era trasferita a Roma dove aveva un negozio di intimo.
Mabe era la sorella di Edy. Di tant attre ho solo un vagoricordo. I carabiraierini Btavanoaddosso, la polizia pute, ma io facevoi miei traffici con relativa facihtA. La macchina civetta pi veloce che avevano era un'Alfa sud; quandomi spostavoper andare a fare rifornimento a Milano i orgaaizzavocon quattro macchine che mi aspettavanodutante il percorsoe da ruta passavo all'altra seminando semprechi mi seguiva. Un giorno fecetoun posto di bloccosull'autostrada, ma ero stato a\.vertito e 6onopassato senza niente in compagnia della Aldegonda. Un'all,ravolta feceroirmzione io una cagaali campaga che avevoin uso e che mi serviva per delle riurrioni: aachequesta volta non tlovamno nienteAvevocapito che c'ora del movimento e feci arrivare Aldegondaa piedi su per la stradina sterrta che poava dalla strada alla casa.C'eramolta nevee lei era conla pelliccia di visone e i tacchi a spilo. Appena i carabinieli Ia videro la frmarono, comeavevanofatto con gli altri occupanti della casa.Il tenente che cornandavadisse subito: "E la donna del capo, adessoarriva anche luir. Certo aryivai ma non mi fermai, continuai a salire su per la stmda con la Volvo 760 e rni portai fuori dalla loro vista. PortaroEo tutti in caaeEnama dovettero lasciarli in quantoniente li collegava a fatti illeciti. Aldegondaera eccitata da queste cosee mi chieileva perch le forzedi poliziami seguivano, rna non nceveva mai spiegazioni in merito alle sue domande. Uu'altra volta la polizia irruppe nel ristorante, mentre ero a Milaao. Fecero una perquisizione dall'esito negativo, ma urr poliziotto diede uno spintone alla mia ragazza Edy, che si trovava l per caso.Fui ar,'visato prima di rientrare e mi dissero che mi cercavano.Rimasi fuori sede e
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handai il mio awocato a chiedere che accuse ci fossero contro di me. Sospelti di traffico di droga lna senza nessulla prova. Ma io decisi di individuae il potiziotto che aveva spintonato la mia ragazza. lYovai l'indirizzo e durante la notte entrai in casa sua e gli misi la pistola in bocca: "Se cerchi di incastrare me fai il tuo avoro, ma questo non ti d il permesso di spintonare una donna che non c'entra niente mn le mie cose". Il poveretto non sapevacosadire se non scusarsi e dpetere di non fargli del male che non sarebbe successomai pir. La rnia vita prosegurva cosl. Quando andavo a Roma per ttascorrere qualche frne settimana con Sandra, incontravo anche qualcuno dei capi di San Luca e sempre mi ritrovavo con quel "Pino" dei servizi segreti il quale rni chiedeva sempre notizie sulla 'ndrangheta per iiaggiornamento dei suoi archivi. Conobbi anche un grosso personaggio siciliano, di Tbrrasini, un certo Roberto Mto Palazzolo che priha era legato a Stefano Bontade e a Gaetano Badalamenli, ma si u ai Corleonesi di Salvatore Riina quando presero il comando. Lo conobbi a Milano e successivament ci incoDttammo a Lugano per definir.e un affarc legato al riciclaggio di una forte somma di denaro (circa cinque miliardi di lire) proveniente dal traffrco di droga, che ui riput nelle banche svizzere e poi mi fece accreditare in Liechtenstein sotlo il nome d Michele Sit..Palazzolostessomi fece delle confidenze e mi parl dei suoi contatti con Marcello Dell'Utri. Sono stato io a procutargli il passaporto intestato a Stelio DomenicoFrapolli. tramite le mie conoscenze milanesi. Attraverso lui ho conosciuto il direttore generale dela Baca UBS, dove sono poi transitati miliardi
Drovenienti dai l,ralfici di droga e armi. Allora la cocaina la pagavo ventiquattro milioni al chilogramlo. pu-ra al novantotlo per cento. e la riven_ devo a centottanta milioni al chiloglammo. Ueroina la pagavo ventitr milioni al chilogaammo, anch'essapura- e la rivendevo a centosessalrtailioni al chilogrammo, in una settimana smistavo circa trenta chilogrmmi con u utile di tre iliardi di ire che venivano divisi con la /omiglid, ma una buona fetta maneva nelle mie tasche Al nord gli incontri co la /dmiglia awenivano a Milano dove avevamo un appartamento in cui soggiornava sempre qualcuno a turno per ogrri eventuale bisoglo In alternativa c'erao anche dei ristoranti dove ci si inconuava per parlare degli affari. wa que"Li ricordo ii risrorante:Al uocodi bordo" in via Glu e la locanda "Resentin" in via Melcato nel cuore di Breda; c'era anche il dstorante "Al piccolo padre" vicino pizza Cinque giornale, dove ci si inconirava voleoeri. come anche all'"Ibiza" di via Garibaldi Dalla frequentazione con uomini dei servizi segteti, deviati o meno, ho appreso che ci sono mote tecniche atte a depistare le indagini. A seconda della situazione si utilizza quella che si ritiene pir idonea' Una tcnica consistenel "bruciare" in anticipo ottima, usata spesso, urra pista inve;tigativa che, se seguita, pobebbe risultare pericolosa. Questa tecnica consiste nel rivolgersi ad u; soggetto "amico", owero un depistatore, e chiedergli (o ordinargli se fa parte di urra organizzazoue ge' rar;hica) di affermare come vere cose assolutamnte false. Tta le varie co'e che il soggettoallerma una sola vera, proprio quella che si vuole non sia oggetto di indagine. Poich il soggetto ha affermato, per la maggior oarte. delle cosefalse, anche la notizia vera cos aaso-
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lutarnente screditaa e, nella sostanza, "bruciata". Prima, quando parlavo delle mie donne in Emilia, ho tralasciato Giovanna e Virna che erano le donne che endevano" per lne oltre ad avere un interesse sentimentale. La Giovanna lavorava in una bisca e per questo aveva una vasta rete di conoscenzee quindi un buon giro di vendite. \lrna non le era da meno e tra iutte e due davano via chca quattro chiogrammi di stupefacenti ogni mese. Per la fine dell'anno 1986 organizzai un gande cenone al mio ristorante "La perla" ed ebbi il tutto esaurito: circa duecentottanta personea ottantamila lire a tsta. Llncasso stato di circa ventidue milioni. C'etano vari industriali del tessite e del'abbigliamento, perch la cocaina la vendevo maggiomente a questo ceto gociale e quindi ero conosciutoe rispettato anche da questi personaggi delllndustda locale. Poco prima della mezzanotte passai tra i tavoli assieme alla Edy e regalai a ciascuna donna rrll foulard di seta; ad ogni tavolo offrii una bottiglia di spumante e altri vari doni ai bambini. Dopo la mezzanotte chiamai quelli che erano miei clienti singolament nel mio fhcio e regalai a ognuno una bustina con cinque gaammi di cocaina. Ad un certo punto della notte, mentre ero quasi pronto per andare a casa dove mi apettavaEdy, che era gi andata via, a.rriv l'Aldegonda, abbastanza alticcia che voleva venire a casa mia. Ero lusingao ma c'era gi Edy, cos cercai di convincerla che ero stanco e che ci saremmo visti la sera dopo; lei non voleva sentire ragioni e insistette in modo anche plaleale. Per non fare scenaLele dissi c}e I'awei accompagtataa casasua ma io ero stahchissimo e sarei andato a dormire. Mentre viaggiavamo verao Modeua con Ia Range Rover, ci ferm una pattuglia dei carabinieri per un controllo. Aveva nevica-
to tutto il pomedggio e la notte quindi c'era neve alta. l,ei scese dalla macchina mentre io cercavo i documenti e awcinandosi ai carabinieri apr la pelliccia e si vide che non indossava niente altro. Ci fu imbaazzo da pa te mia e anche dei carabinieri che frettolosamente controllarono i documenti e mi dissero di portare a casa la signora. Ritourai al dstorante e l'accompagnai all'ultino piano dove c'erano delle camere ed una em usata da me. La mi8i a letto e quando dopo un po' si addorrnent, fipartii per andare a casa. I primi giomi del 1987 portarono un boom di richieste. In venti giorni furono venduti circa cinquanta chilogrammi di droga. ed io andai in crisi. Andai in crisi perch incominciai a rifleltere sui danni che a droga procr.ava a coloro che I'asgumevano. A volle vedevo le pereonedrogate e lni facevano pena. mi dicevo:n Se non ci fossi io, ci sarebbe qualcun altro>, ma questo pensiero non mi dava la tranqullit che cercavo ed avevo sempre pir freddo. Dissi a tutti che mi prendevo qualche giorno di dposo e me ne andai nello chalet che avevo acquistato per starmene da solo. Andai anche a tr:ovare i miei figli, ma la mia ex moglie non volle vedermi, era acora rr\cazzata con me per. il tr.adimeDto che lei pensava di aver scoperto; quindi stetti un giorno coi bambini e poi ritornai allo chalet. Volevo smettere, ma sapevo che era impossibile. Andai a Roma con la scusa di vedere Sandra ma in realt per incontrare rn mio amico d'infanzia che si era sposato ed abitava nella capitale. Lui mi ascolt con preoccupazione e dopo, senza dirmi niente, mi accompagr al 'Divino amore" e lI present un frate con il quale parlai per pir di un'ora: mi sentivo sereno e con la rale prospettiva di cambiare vi-
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ta andandoall'estero. Ma quandoil frate mi chiesedella mia vita sentimentale e gli dissi che ero separato e conyivevocon un'altra donna, cambi atteggiamento e arriv a dirmi che non poteva parlare con me perchvivevo nel peccato. Cosle attivit illecite non erano peccato,lo era benChe tristezza e cherabbia dens convivereda separ.ato. tro di me. Era assurdoche un uomodi chiesasentisse la mia dire da me tanti peccatima che non accettasse condizioneili separato.Andai via. Al mio ritorno mi regli incai in villa dove, di solito,i miei uomini portavano cassidelle forniture e trovai tutti i miei doposcipieni di solali; avevo circa dieci paia di doposci ed erano tutti stracolmidi carteda centomilalire. La realt era quella,i soldi. Preparai le divisioni e p.esicontatti per un incontro. La mia parte la portai a Vaduz e la depositai in banca Bottoil mio nome di copertura che era Michele Sit. Proprio i primi giorni ili febbraio del 1987, mi stato rifedto cheagentidella questuradi Reggio Emilia fafisso nei pressi della mia villa cevanoun appoBtamento iD attesa del mio arai piedi dellppennino modenese, rivo. Prciso che alle spalledi questavilla c'erai boscomolto estsoed io avevofatto scavaredelle buche e nelle brrche avevo sistemato delle giare. Ir oguna di quete giare avevo nagcosto afmi e stupefacenti che prendevo all'occorrenza.A questa notizia il prino pensiero stato quello di andarmeneall'estero, poichnon accugarmi e quindi un mio alc'eraniente che potesge lontaamento da luogo poteva portare nell'oblio le mie presunte attivit. lnoltre potevo contare sulla rete di protezioniintesgutein precedenza. Chiesialla mia ragazzaEdy se avevavoglia di una vacanzae lei mi disse che avrcbbe voluto andare in Kenia. Drecisamentea
Maindi. l,e dissi di aldare i! agenzia e prenotare una vacanzaper due, ma che lei sarebbepartita da sola perch io, dovendo sbrigare alcune cose,I'avrei raggiunta dopo tre-quattro giorni. Ijaccompagnai all'aeroporto di Milano e ritonai in Emilia. Sistemai tutto per la mia assenza,feci ritornare in Calabria i miei uomini lasciandone sul posto uno eoloper curare gli utimi incassi. Ero pronto per partire anch'io, ma non volevo scappale e mi dicevo che se fossi rimasto sarei duscito a cavarmela senza frnirc in manette. Con questi pensieri e con un borsone mi misi in viaggio velso Milano per andare ad imbarcarmi sulI'aereo dove ero plenotato. Giunto a Milano lasciai la macchina presso un nio amico che aveva un garage dicendogli che quell'auto doveva sempre stare nascosta e con un taxi andai a Linate. Alrivai al check-in ma non consegnai il bagaglio, anzi iornai indietro: avevo deciso di non scappare. Strappai il biglietto, ripresi la macchina e tornai al mio storante. Grande fu la sorpresadella madre di Edy vedendohi quando e mi chiese perch uon fossi partito, Ie risposi che era sorto un problema improwiso per cui avevo dol'ulo rinunciare al viaggo. Volevo andare a casa, cos chiamai una delle mie tante amiche per chiedere se rni facesse compagnia. l-:andai a prendere a caae mi alessi verso la villa. A.nriva. re, aprire il cancello e trovaimi cinondato dalla polizia stato un tutt'uno. Perquisizione in casa, nel parco, nella macchina. Sembrava che non ci fosseniente di illecito, fino a quando ur poliziotto noD mise la mano nella canna fumaria del barbecue e la ritir con un pacchetto. Mi chieserocos'era.Boh! La mia risposta. Erano trequattro etti di cocaina pura in pietra, ma quei poliziotti non erao a!'vezzi a vedere la cocaina in pietra e
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addirittura qualcuno disse: .Sembra del formagg.io', ma per scrupoo deciseto di portarla da un farmacista per fare un controllo sommario. Nel frattempo ni dissero di andare in questuta co loro. Guidai io stesso la mia macchina con uD isllettore al fianco, ma non elo in stato di arresto. Era sceaa uDa fitta nebbia e le strailine che perconevamo si vedevano a malapena. Dissi allspettore: "AdesBo faccio finta di non vedere Ia strada e finisco in un buone e ci anmazztamo entrambio. l-iispettore: "Perch? Lei non stato arrestato e inoltre io ho rnoglie e figli. Non faccia cazzafe che stasera stessa dormir nel suo letto,. Risposi: olspettore, quella cocaina pura". Lui prese la pistola e mi disse: nSevai fuori strada prima ti sparo, ed io: nPuoi farlo ma tu morirai con me". Non succBseniente e arrivati in questura suggerii all'ispettore di dire che io avevo confessato che in quel pachetto c'era della cocaina. Cos feIl digente dell.a questura mi interrog, voleva sapele la provenienza ed io dissi che l'avevo acquistata a Milano da una persona che non conoscevo e che mi serviva per uso peonale. Fui portato in carcere. Anche quella sfortunata dela mia amica fu portata in cacere malgrado avessi detto che lei non sapeva assolutamente niente di quello stupefacente. Vengo portato nel carcere di Modena. Isolamento fino al momento dell'interrogatorio del Giudice Istruttote. Dentro la struttuta carceraria c'erano tanti calabresi che, saputo della mia presenza, harrno fatto a gara per mandami generi di conforto, sigarette, roba da mangiarc. Dopo due tre giomi veDgo inteirogato dal magislrato e badisco quanto gi dichianto malgmdo na voluminosa iDformativa della poizia che mi defini-
va un boss della 'ndrangheta. Mi viene revocato l'isolamenlo cos posso vedere il mio awocato e stare anche in cella mn altri detenuti. Sono andato a stare con dei ragazzi calabrcsi che avevano sentito gi il mio nome e sapevano che ero oquacuno". L'awocato mi ilisse che le mie dichiarazioni andavano bene e che avrebbe fatto di tutto per farmi uscire al pi presto anche perch ero incensurato, nel frattempo mi alTebbe fatto autorizzare i coloqui con Edy che era subito rientrata appena la madre le aveva detto del mio affesto. Dissi all'av"vocato di darsi da fare e di farmi uscire prima possibie. Le giornate in carcere sono intermnabili per tutti coloro che hanno la sventura di finirci, ma quei primi giorni per me trascorsero in fretta perch ero al centro dell'attenzione, tutti volevano parare con me, ognuno voleva raccontarmi come era Stato arrestato: volevano ilei consigli e dei suggerimenti, avevano bisogno anche ili aiuti economici. Ariv anche i giorno del mio incontm con Edy. Em ntt IrD'ervoso perch non sapevo come lei aveva reagito alla notizia <el mio arresto, ma appena la vi<li capii subito che non le importava granch della motivazione. Era solo preoccupata per il tempo che avrei dovuto tlascorrere in carcere. La rassicurai su questo punto dicendole anche che non si doveva sentire obbligata ad aspettarmi e pertanto la lasciavo libera di decidere in merito. Mi rispose che voleva aspettarmi, azi quando uscivo voleva che ci mettessimo a convivere. Venne ad interrogarmi anche il pubblico ministro, il quale era molto seccato per il fatto che tante dole erano andale da lui per poter ottenere il permeaso di venire a trovarmi, il aletenuto poteva, infatti, avere inconti solo con la donna che risultava essere frciamente la convivente e con neseun'altra. Dertanto che lo dicessi a
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queste donne di non andare da lui a fargli perdere tempo. Disse, inoltre, che non potevo sentirmi il principe Carlo d'Inghilterra. Questo procuratore era stato eletto in Modena come 'uomo pi elegante della citt. Llawocato nelle settimane seguenti il mio arresto fece in modo che la competenzapassasseal tdbunale di Milano, in modo che, essendouna grande citt, non fa. cesse tanto scalpore il ritrovamento di quella cocaina pura. Devo anche dire che nel breve tempo che soggiornai nel carcere di Modena ebbi modo di corrompere qualche appa*enente alla polizia penitnziaria per avere dei favori o qualmsa che era vietato ayere; ero ri8pettato da tutti, addirittura c'era un siciiano della famiglia oafrosa dei Vitqle di Paftirrico che ricevette una cartolina in cui si diceva "Stai sempre vicino alla fonte". la "ontp" ero io, la cartolina l'aveva mandata Tot Riina. Altri messaggi arrivamno da varie localia calabresi elle quali ero sempre raccomandato. Per stare bene in qualu[que carcere basta ilispone di danaro e di un buoo nome: i soldi pr comprare tutto ci che vuoi, senza limiti, il buon nome per avere rispetto. Ed io ci 6ono stato abbastanza bene, nel senso che la libert mi mancava. La mia sfortunata amica era stata scarerata e per quel arresto inopportuo Ia ricompensai con dieci milioni di lire. Dopo circa tre mesi beneficiai della libert prowisoria ed andai a convivere con Edy in un paesino tra Reggio e Parma. Ma durante quella detenzione, un glolao venne a trovarmi un rnaggiore dei carabinieri di Bologna (della squadra dei ROS) il quale mi disse che la polizia con il mio auesto aveva rotto le uova nel paniere a loro che stavano facendo un'indagine accurata per poter arrivare a catturare tutti i miei referenti, mi dis-
se che avevano un voluminoo fascicolo su di me e sui miei contatti e se anche ero duscito ad abbindolare la polizia, loro avevano delle carte in mano per farmi stare parecchi anni diero le sbarre nonostantepotessiavere delle coperture con Via Lanza a Roma, (sede del Sisde) a meno che... non avessi collaborato con loro. Que6te parole non mi fecero una grande impressione ma calcolai che se stavo al loro gioco forse avrei potuto siEtemaredele coseche mi facevanocomodo.Risposi che volevo avere del tempo per pensari e che sicuramente al Eromento dela mia uscita dal carcere ci sarenrmo incontrati per definirc meglio la msa. La prima cosa che ho fatto appena scarcerat stata quella di andarc a Roma per incontrare "Pino". Ci iucontrammo a 1Yastevele al ristorante "Dar Poeta": gli spiegai gli avvenimenti che si erano succeduti e del mio arresto. Mi chiese del trafrco di stupefaceti che facevo e quando gli dissi che quantit gestivo, si fece buio in viso e mi disse aempicemente: "Stronzo". "Hai raBione, ma se non l'avessi fatto io, I'avrebbe fatto ur altro" dsposi. "Certo, ma almeno non tu'. Con oPinoo eravano entmti in confdenza, c'era un reciproco rispetto; ia precedenza gli avevo fatto dei favori per coprire dei politici che lui doveva proteggere e che senza il mio intervento sarebbero stati bruciati a vita, anche se alopo ci pens "man pulite" a farlo, almeno in parte. Mi consigli di collaborare, ma di stare attento a quello che awei detto in quato le "storie" politiche non intresEavano a nesauno. Dovevo attenermi esclusivamente alla mia attivit di 'ndranghetista e chiedere delle adeguate garanzie. Comunque in ogni rnodo lui mi avrebbe aiutato a vnime fuori. Non ero convinto, anzi al contrario. Il io ritomo in Emilia fu con pi pensie di prima, nra trovai i miei uomini (nel frattempo erano
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rrtornati) che mi dissero che c,era molta richiesta di stu_ q"f1Tofi | che cera bisogno che facessi rifornimento. Andat.a Milano con il contante per pagarieta fornil,ura pecedente e prendere altro "mal,eriale". Usai nrolta prudenza. Partii con Aldegonda dicenilole che andavamo_a Milano per fare dello shopping. Giunti a Milato andammo in via Torino, dove ci sono tanti negozi di ab_ bigliamento e facemmo spese,ma al momento di rjtornare Ie dissi di andareda eolacon la mia macchina che avevo degli affari da sbrigare e mi sarei fatto accompa_ gnare dopo da un mio amico. presi un taxl e mi recai in piazza Cinque giomate, entrai nela Coin, feci un giro nei piani, poi presi un altro taxi e mi feci portu". partameto dove avevamo la base. Consegnai ^ff:'.p_ il danaio e mi feci dare cinquanta chili di stupel"ac;nti. Lrenra di erorna e venlt di cocaina.ma dissj che avevo bisogno di ulla, macchina pulita per ritornare a ReggioE_i. Mi oreoenouna Kange llover berlina e con que a e il mio carico ripartii. llelefonai al iistorante per chieilere mme andava il lavoro: quello era il segnaleper I miei uomini che dovevano-attvarsiper [armi l,rovareLbero il casel_ ro.aurcstradateda dove dovevo usclre. In caso pattu_ di gliamento dovevano procurare un incialent" p"" tirmi di transitae. T\rtto and liscio. "rr""rrDopo . _qualche giorno mi misi in contatto con il mag_ gore-di Bologna e ci incontrammo in un rrstorante sul_ le colline-bologneei, Gli dissi chiaramente che non sapevo cosa_ fa!e, che mi allettava il fatto che sarei pot;to uscire da quella spilale criminae in cui mi ero cacciato da_solo,ma igroravo cosa a\,?ebbecomportato la mia collabotazione in pena carceraria da espiar:e.Mi rispose che aveva gi parlato coll il procu.ral ore Mancuso eche questr gtl avTebbedetto che se avesai collaborato toral_ mente la condama non sarebbe stata pesa[te e alopo tre
ar4i sarei stato libero, e che non li avrei trascorsi in caricere bens agli anesti domiciliari. <Cetto cos sa_ pranno dove venire ad anmazzarmi,, risposi. "No, ilisse il maggiore, sarei stato sistemato in uniabitazionc -co_ perta" con dei documenti con altre generalit. Nel ftat_ tempo ar,tebbe detto al maresciallo Mariano Ferrante. responsabiledel nucleo antidroga di Reggio Emilia, di contattarmi per qualunque eventuait e che sarebbe staLooppor-tuno che gli faceseioperare qualche arreslo dr.personedt pococonto per dimostrate la mia disponi, bilit. Dovevo pensarci ancora e maturare questa scel_ ta. G dissiche qucstaera una svoltadccisiva e non volevo avere dubbi al momento di attuarla. Conobbi il maresciallo Ferrante. Una bravissima persona con molla umanit ed un attento conoscitore della selva delinquenziale della zona. Ebbi con lui desli incoutri costruttivi improntati sul rispetto personalJa prescindere dal rapporto ha "guardie e lailri.. Conobbe aache la mia ragazza Edy e insieme la portanmo a co_ noscenzadi quahto i si prospettava difare. l,ei rispose che non mi awebbe lasciato. ma che nel futro a\,,rei do!'uto essere pi sincero con lei e mi a!,rebbe seguito o\,unque sarei ardato. Tn segujto. al marerciallo feci operare cinque_seiar_ resti di piccoli spacciatori della zona con de[ modeste quantit di droga nell,ordine di circa dieci Erammi ognulo. cosi essendoanche congumalo se la s-arebbe_ ro cavata con al massimo un anno tra comunit e carce_ reJ e nello stesso tempo awebbero a\,,uto la possibilit di disintossicarsi da quella porcheria. Ma la questura di Reggio Emilia continuava ad inda_ gare su di me. In quelle settinane andai varie volte in piemonte per vedere i miei figli e cercare di incontrat la mia ex
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moglie,la quale si rifiutava sempred.incontrarhi, fnchun grornoriuscii a parlareconler. Le dissi che mi sarei trasferito all,esteroe che volevo trasferire a suo nome le mie attivit e gli immobili che avevo.in modocheavrebbe potutogestiretutto lei. Ri_ sposecne Donavevanessunaintenzionedi trasferirsi, che non volevaallontanarsidai suoi genitori e che non volevalasciareil suo lavoro.In ultima analisi onai i nostri figli avevanoIa scuolae loro amicizie e non voleva che risentissero psicologicamente di questoeventualespo6tamento. Era deciaa e a nientevalserole mie parole per convincerla. A questopunto decisi di venderetutto. con molta cautela.perchenon volevoche i miei uomini pensasse_ ro a qualcosa dt stranoe lo comunicassero in alabriaStavo cercando di organizzare quegtecose.quando un pomenggro ricevetti la visita di due calabresi. origina di Crotone, Vincenzo Guhari e Domenicolyusiiglio che vivevano uno a RggioEmilia e I'altro a Bologna, i quali mi portaronoi saluti del loro bossdi Cutro, Antonio Dragone che era in carcere e mi chiesero una certa quantihdi eroinain quantoeranorimasti senza e dovevanosoddisfare i loro clienti. Dissi loro che non potevoprocurargli quanto richie8to ma soloqualchechilo. In ogni modoil pagamento doveva essertalla consegna. Per loro andava bene,cos prendernmoun appuntamentoa distanzadi due giorni per concludere la irat_ tativa. .Fin qua nient di strano, faceva parte del lnio 'lavoro", ma t'indornani veturi a sapere che TlusciElio era stato trovato cadavere in un bosco del reggianoe Gumari nel bolognese. Era un awenihento allarmante, in quantonon conoscevo queste prsone senon perla loro appartenenza alla 'ndrangheta del crotonese. Dissi ai miei uomini di andare a Bologna per informarsi di
quantosuccesso tramite nostri amici che opemvano in citt. \rtto precipit. La mattina successivaalle quattro un folto gruppodi poliztottifeceirruzionenell'a;paamento che condividevocon Edy. Sfondaronola porta e mi sventolarono un doppiomandato, uno di perquisizione e l'altro di arresto,Le imputazionieranodi associazione di stampo mafioso,capo promotore di un traffico internazionale di stupefacenti e mandante dellbmicidio di Cumari e lYusciglio. Smontrono tutto I'appaamento, persino asportaronola moquette della camerada letto, divelsero i sanitari e le piastrelle del bagno,buttarono tutto per aria, senzaper trovare niente, infine mi fecerosalire in u.na loro macchina e a sirene spiegate mi portarono in questum; in un'altra macchila portarono via anche Edy. Non sono 6tato Deanche interrogato. Dopo diverse ore mi hanno portato nel carcere di Reggio Emilia, in isolahento assoluto fino all'interogatorio da part del magrstrato. Dopo lre giorni il giudice istruttore assiehe con il pubblico ministero mi contestarono,davanti al mio avvocato,i reati e seppi pure che avevanoarrestato altre quindici per6oDe, delle quali ne conoscevo soltantosei, ma pr questi hagistrati erano tutte personeche agivano per mio conto. Questa sicurezzaveniva dal fatto che due miei uomini stavano ra@ontandotutti sli aweni. mentrdi cui eranoa conoscenza, quindi per rie era inu, tile negareperchle loro dichiarazioni mi avrebberoinchiodato e non mi sarebbeservita la protezione dei carabinieri. Per fortuna Edy non era stata arrestata. Ualtra fortuna era chei due dichiarantinon eranomiei uomini, uno lo conoscevo di vista, I'altro aveva fatto il cameriere in uno dei miei ristoranti solo per qualche me-
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se, quindi non potevano in alcun modo essere a cono_ scenzadei hiei affari. Pertanto non rispos alle loro do_ mande e chiesi di porer avere un colloq;io con il mio avvocato e guccessivamente con la mia ragazza Edy. Mi stato concessoquanto mi spettava per legge. All'awocato spiegai che una decina delle oersone arresLatenon le conoscevo Dermeno, che dell morte dei due calabresi non sapevo niente, che s, erato venuti a trovarmi, ma che poi se ne erano andati tranquillamen_ le dopo avermi dato i salutj di un mio amico ihe si rrovava in carcere ed infine che i due dichiaranti non era_ no assolutamentea conoscenza delle mie cose.L,a\.,voca_ to prese nota dicendomi che, anche se con molto affanno, alla fine potevo essere assolto, Ma ci garebbe voluto del tempo, Ero incazzato con me stesso e vi agsicuro che quando una peraonA reclusa ha questo stato d,animo se la oren_ de con tutti. Nel carcere di Reggio Emilia c,erao solo govani c9l problemi di tossicodipendenza e gli agenti addetti alla sorveglianza si scocciavanofacilmeule dei loro lanenti. Spessoli piechiavano pensando che in quel modo avrebberorisolto i lori problemi. Ma poveri ragaz_ zi! La tossicodipendenza una brutta malaftia che va curata, le botte non servono. Finch ulta notte decisi che era ora di fnla con quelle violenze. Un raEazzosi la_ mentava e chiedeva delle gocce per dormiie, l agenLe entr in cella e lo picchi brulalmente ed io fui sveeliato dalle urla di dolore. Mi alwicinai alle sbarre della cella e chianai l,asenl,e dice[dogli di aprirmi che sarei aDdato a parla]-con quel ragazzoper calmarlo. Lui risposeche se continuava gli avrebbe dato ancora delle botte. Insistetti e siccome tutte le guatdie in generale non volevano avere sto_ rie con me perch temevano dtorsioni, acconsent ad
aprirmi il cancollo.Appena il cancelloera ancorasemiaperto lo afferrai e lo spinsi dentro e con uno sSabellolo colpii sulla testa, Era semi-intontito ma riusc lo stesso a sentire quanto gli dicevo:"Questi ragazzi non devono essere pir picchiati, la prossima volta che succeder uDa cosadel generemander qualcuno casatua a 8istemarti, hai capito?o.Era il modoviolento di spondepi, anzi ricevetre alla violenza gratuita. Non successe ti lante scuseda lui e dai suoi colleghi e ringraziamenti da parte dei ragazzi. Arriv anche il giorno del primo colloquio con Edy. Fu un incontrc triBte e dolorosoma dovevodi e che se fossi stato condannato non potevamo pi stare insieme;io non volevo avere in calcere il pengierodella donna che mi aspettava,preferivo perderla subito piuttosto che logorarmi la mente pensandoa lei. Lei piangendo mi rispoee che per adesso,prima del processo, non dovevamoparlale ili questecose,dopone aitelno palato: .Voglio continrale a stale con te)Sonolu.nghe,inffnite le giornate in cacere. Non senti altro che parlare di processi,senti i tliscorsi che sono sempregli stessi,gli stessiprogetti:cone far soldi.Ho aiutato molti di quei disgraziati sia pagandogliI'awocato sia elargendoconsigli per induri a cambiar vita, ma sapevoche era tempo perso, infatti appenauno di questi usciva, dopo pochissimo tempo ritornava di nuovo dentro con un altro reato: la storia infinita Intanto le indagini contro ili me continuavalo. Le Dersoneche non c'entravao niente con me vennefo scarcerate ed io fui chiamato a fare n confronto mn una parenle di uJra delle persone uccise. In quei due mesi mi rc fatto crescerela barba perchnon avevovoglia di radermi cosmi presentardavanti al pubblico rninistero con la barba che mi ricopriva il volto. Appena il
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magiEtrato mi vide si mise a urlare con me e con il mio awocato dicendo che I'avevo fatto apposta per non esse_ re riconosciuto, quindi ordin di far venire un barbiere per rasarrni. Fatto questo mi trovai davanti una Eiova ne donna vestita di nero che alla domanda del pubblico ministero se mi conoecesse, rispose: (NoD.Chiesi al mio awocato chi foggequella donna e seppi che era la vedova Tfusciglio. Per educazionemi alzai e diedi e oppor_ tue condoglianze alla signora- Non I'avessi mai fatto, il p-m. ud: "Ecco, queste @ndogiarze sono patole intimidatorie, nel gergo mafioso. Intervenne. allora. I'avvocatoper protestare con il p.m. ma la sigora chiad di_ cendo:nSignor Giudice non possodire di conoscere una persona che non hO mai visto,. Un punto a mio favore. ma con la verit dei fatti. Quel carcere di Reggio Enilia era piccolo e devo am_ mettere che non stavo male, nel sengo che avendo la possibilit di spendere potevo avere quasi tutto quello che era voluttuario, potevo anche farmi portare di pasti dal ristorante. Ma immaginavo che il ministero non mi awebbe lasciato in quel posto per molto, infatti una nattina fui traBferito, destinazione Volterra. IJn carce_ re che aveva una fama sinistra; si diceva che le zuardie masacravanodi botte i derenuti che er&no ritenuri mafiosi. Purtroppo, per, quando ar-riva un trasferimento non c' modo cli gottratsi. Sono partito sorvegliato da ot_ to guadie e con doppie matette. Il carcere di Voltena n'antica fortezza medicea co_ struita intorno al 1400 nel punto pi alto dela citt e quanto sono giunto davanti al portone d,ingresso, ve_ dendo quella tetra ihponenza, ho ar,rrto un brivido di paura, poi quando attraversavo i lunghi corridoi sotterranei e vedevo sui muri antiche e nuove chiazze di san_
gue, pensai che forse quel posto sarebbe stato la mia tomba. 1,porte delle celle erano con doppia blindatura' cos pesanti che si faceva fatica ad apfirle; le guardie erano con Ie tute mimetiche e smbrava fossero in guerra. ln altesa di essereponato in sezionesono sl,atocollocato in una cella spoglia e tamente maleodotante che vomitai a pi riprese. Mentre ero in queste condizioni sentii una voce: "Compare Ciccio", chi poteva ehiamar_ mi? Era un detenuto ali Plat che mi conoscva e che essendo in quel posto ila iliversi armi, si era creato le ami_ cizie giuste per potersi muovere liberahente alllnterno del carcere, Ebbi da queeta persona la prima r:accomandazione per non subire dei malhattamenti e pel accedere subito alla gezione carceraria dove c'erano gli atri detenuti. Sono stato accolto con cordialit prima e con rispelto successivamente in quanto CeraDo altri calabresi che mi presentarono a tutti. C'era anche Gerlando Alberti' il boss di Palermo, che avevo conosciuto ai tempi di Slefano Bontade. Ci abbracciammo e questo fu il segnale che anch'io ro un "uomo d'onore". Erano gli anni in cui il mafioso eSercitava il suo poiere anche dentro il cace_ re e Volterra bench fosse rinomato per essere un carcre duro Don eta immune: anche in quel pdsto il mafioso poteva contare eul privilegi che il proprio nome comportava. Parlo di connivez tra il potte direttivo e i pi noti boss mafiosi. Atrivava nelle nostre cele dello champagne, dee ostriche, dolci e torte, pranzi dai pir) noti ristoranti della zona, di tutto e di pi. Essendo entrata in vigore da poco la legge Gozzini (che dava dei benefrci al detenuto che teneva un buon comportamnto carcerado), si ri
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usciva ad ottenere dei permessi ad ore, oppre giornalie, con una buona relazione rlel dircttore e con l,appoggio ilel parroco del carcere. Tlrtto queato aveva un costo,ma si sa che il mafoso che riesce a gestire i propri traffici anche dal carcere,non ha problemi di soldi. Da dentro si davano or<lini per lo smistamento di g"oss quantit di stupefacenti,si facevanoaffari milionari. Ai colloqui venivano persone che non avevalo nessun diritto giuridico per poter entrare. L aweniva anche questo. Si stringevano nuove alleanze, si allargava il cerchio delle amicizie, si prenalevaroaccordi con corrieri e trafrcanti turchi e colombiani per nuove forniture, Il carcereera il veicolodi affari importanti che in libert si srenlavaa fare. Per l"arcapiregli affari chesi lacevano spiegoun episodio in cui sono stato coinvolto. GerlandoAlberti aveva fatto dare ad un calabrese,cheabitava a Milano, cinquanta chili di eroina e questi ritardava nel pagament!. U giono mi chiama e mi mcconta questo fatto, chiedendmi di mandare rm messaggioa questo calabrese in modo che effettuasse il pagamento altdmenti avrebbe dato ordinedi ucciderlo. Gli rispositnconpare mio. quandoavetefatto quest'alfate non mi avetelenuto al corrente, perch adessodovr.eiintercedere per il pagamento?Riguardo a.lfatto che potete dare otdine di ucciderlo,potr anche darsi che sia lui ad ucciderei vostri uomini, in ogni modo ula cosache non Di rigrarda". Vennea trovarDi anche il maggioredi Bologna.Non era solo.Con lui c'eranoaltre tre persone, due uomini politici e un industrialedel parmense, cosho saputoal homento delle presentazioni. Il maggiore mi disse che era molto rammaricato del rnio arresto ad opera della polizia che, comeal Bolito,aveva rovinato il loro lavoro.
ma che a breve sarebbe staio nominato da govemo un alto comissario per la lotta alla crininalit e qindi si poteva riaprire i discolsointerrotto con coDcretePoasr' la libert. Continu dicendofr)iche gli LiLiu dl "iu,r""" cbe erano con lui potevano garantlnn uomini Dolitici eftro Ia f1n dell'anno in corso, 1988. la liberta a patto che dessi loro subito una mano per nuscire a liberare una signora ch ela stata sequegtrata a Parma Se io mi per interes-savo a questo l1on ci sarebbelo stati ploblemi fami ottenere la libert' Inoltre il marito della signora, la quata persona ptesente, era disponibile a verssmi la somma seicento '[i che gli milioni di lire su una qualunque banca est'era quel avessi indicato. Non sapevo veramente niente di che dire sentilo sequeslro di persona. arche 8e avevo erano stati tlei sardi. Risposi in tal senso aggjungendo che se anche fossi liuscito a creale un contatto con I sequestratori, questi avrebbero voluto dei soldi per iI rilascio. Insistettero perch alneno provassi e ci lasciammo in ouesto modoDopo una settimana ricevetti la visita di '?ino"' Alche lui si moetr dispiaciuto per il mio arresto, mi disse che saDevadella mia innocenza riguardo gli omicidi, ma sapevi anche che per droga a Reggio Emilia avrei potuto prenalere una batosta. Lui avrebbe cercato di fare oo"o"". a"tt"u impegno, ma se io lo avessi messo in mntatto con un persoDa di mia fiilucia per svogere uu lavoretto, ci vrbbe facilitato il suo impegno poich poteva fa intervenire un uorio politico a mio favore' Mi diseeche un uomo politico del pentapartito al governo stava per essere coinvolto, ingustamente' in un traffico di armi con un paese africano' ma purtroppo c'era alella documentazione compromettente nelle mani di Robeno Palazzolo,cbe in quel periodo era detenuto in
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Svizzera, ma che tra pocoa\.'rebbe riacquistato la liber" t. "Pino" mi chiedevadi fargli avere un conlawo, saDeva che eravamoamici.per fare una trattativa. Gli dissi di andare al rnio ristorante in Emilia, chiedere di Marisa, era la madre <li Edy, e lei gli avrebbe preso un apprrtamento con una persona di mia fiducia che Eli a!.rebbe [atto incontrarePalazzolo. Cli dissi di asoertare una settimana prima d andare aJ ristorante, in modo da darmi il tempo di a.!'vertire le persone. Gli raccomandai di darmi una mano e lui promise di farlo. Edy veniva a trovarmi ogni quindici giorni ed enl,rambi aspettavamo questa scadenzacon ansia per poter parlare di noi nelle due ore che erano cousntite. Mi diceva che l'al.vocato stava preparando il processo e lei non vedeva l'ora che io uscissi. ltascorse un anno ed arriv la data dela prima udieDza, pertanto veDni riportato al cacere di Reggio. Girmto in quella destinazione, aono stato portaio nell'uffcio del comandante delle guardie i quale mi disse: "Ascolti, qui ci sono Mariggio e Colucci, i quali hanno paura di lei, mi deve garantire che non saranno toccati, altrimenti la metto in isolamento fiino alla frre del processo". Questi due erano i miei accusatori ed erano anche loro detenuti, malgrado mi avessero fatto arrestale. Divers volte erano atati picchiati da altd detenuti che mi conoscevaro e pertanto, sapendo che ero arrivato nello atessocarcere,erano tenorizzati. Promisi al comandante che nessuno li awebbe toccati frno alla frne del processo,perch anche 6e loro mi accusavanoro ero tnnocente.Il giorno dopo c'era la prima udienza. euesto processo per la procura di Reggio Emilia era un awenimento molto importante e anche la stampa era mobilitata. Sapevo questo e mi preparai con cura sia nell'abbigliamento che nel comportamento.Indossai un gessa-
to doppio petto blu, con camicia di seta bianca, foulard blu, calze bianche e scarpe "Pollini" nere. Nel rasferimento dal carcere al palazzo di giustizia ero circondato dalle guardie e con le manette ai polsi, nei corridoi del tribunae c'erano nugoli di fotogaafr e giorlisti mentre io andavo ad affiontare il mio destino. Il mio awocato Roberto De Simone sembrava "il principe" del foro, indubbiamente questo processo gli dava notoriet; diedi un'occhiata nell'aula stipata di persone pel incontrare eli occhi di Edy e quando la vidi mi sedetti sulla panca nella gabbia degli imputati e aspettai sereno che la corte incominciasseil dibattimento. C'erano presenti il maggiore di Bologna, i vertici della questura, il malesciallo Ferrante, mio padle, amici ano;imi mandati dalla "famiglia", tutte le donne con le quali mi ero fiequentato nel soggiono reggiano: Sandra, Aldegonda, Virna, Marisa e anche tante altre ragazze che non conos@vo, ma che mi saltavano' Una di queste si awicin, per quel che poteva, alla gabbia e mi diede un mazzo di dicia tove rose rosse' che non poter Drendere ma che amdai all'awocato. Lei disse che era una awocatessa prticante e che faceva palte del clrb "fan di Francesco". Il presidente lz la voce ilicendo: faccio sgoberare I'aula". Edy mi osserva"Thtti zitti o va con uno sguardo mislo di irritazjone e compiaclmento, pensai che volesse fallni capire che ela lei la dona impotante non le altre. La deposizione di Alfredo Mariggio, rmo degli accusatori, inizi cos:"Vostro onore, intendo...", ma fu subito inte otto dal presidente: .Mariggio, ha visto troppi film americani, io sono semplicemente i1 sig presidente, continuio. "Signor presidente, voglio dire che ho accusato il signor Fonti, perch Ia polizia mi ha picchiato e mi ha minacciato che se non avessi fatto quelle accu-
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se mi avrebbero fatto condannare a vent'ami per delle presunte rapine, ho a.v-utopaura e ho confermato le accuse che mi hanno suggerito di dire". Vocio nell'aula tra il pubblico presente e nuovo richiamo all'ordine del presidente- Imbarazzo del pubblico ministero Tarquini e soddisfazione del mio awocato. c'era stata una svolta positiva. Edy aveva gli occhi che brillavano ed io brillavo nei suoi occhi. Il processodur un mese, nelle udienze successive avevo cura di carnbiarp abito oglrrigiorno. e ognj giorno aumentavano le mie fan- Iialtro accusatore segu la Ii" nea del precedente:-Sono st,atopjcchialo Ln qLstura e minacciato, non vero niente di quello che rni hanno fatto direo. Sfilata di testimoni, persino un ahmiraglio in pensione,era la personache mi aveva venduto lo chalet, venne chiamato a testimoniare, ma parl solo bene di me. Qualcuno disse che aveva sentito dire irl giro che vendevo della droga all'ingtosso, ma che non sapeva altro e non mi aveva visto farlo, Gli altri imputati erao stati anestati solo petch la questra diceva che erano i miei uomini. I giornali, dal Resro del Carlrc (Regero) alla Gazzetta di Mod,end. frno aTlaGazzetta di Reggio titolavano "Processo alla 'ndrangheta"; "La 'ndrangheta tra Modena e Rggio"; "Il boss alla sbarra',. Foo in prima pagina, foto degli awocati, degi accusatori e dei presunti miei uomini. In quei giorrri il procuratore capo fece una conferenza gtampa afTermando che in quel processoaleggiavanole anime delle due personeuccise,che si augurava che la giustizia potesse dihostrare la mia colpevolezza in quel dibattimento dalfesito incerto. Una mossa che si rivel un boomerangper la procura, in quanto era inarnmissibile fare quel genere di conferenza durante lo svolgimento del processo. Per il mio awocato e gli altri difensori stata una manna venuta
dal cielo, attaccarono con codice alla mano la procura che dovette intascare la sconfitta. Arriv il giomo della sentenza, la tensione era palpabils incrociando ancora una volta gli occhi di Edy, mi accorsi che rano lucidi e il viso pallido malgrado il fard cercasse di ricoprire questo pallore. Pensai'?overa Edy, spero che i tuoi desideri possanorealizzarsi". .In nome del popoloitaliano, questa corte visti gli articoli... assolve Fonti Francesco per il reato previsto dallarticolo 575 del codice penale (reato di omicidio), Assolve Fonti Francesco per il reato previsto dall'articolo 75 legge stlrpefacenti e dal reato dj associazione mafiosa previsto dal'articolo 416bis e lo condanna alla pena di aruri otto per il reato previsto dall'articolo 71, legge stupefacenti,,. T\rtti gli altri furono assolti con la condanaa degli accusatori a due aDni per calunnia. Otto anni. Incassai il colpo, rimasi impederrito ma guardando le lacrime di Edy, quasi mi scoppiava il cuore. Si avvicin l'awocato dicendomi che in appello le cose si salebbero sistemate in quanto noll poteva reggere una condanna del genere. Il mio fan club? Erano tutti in lacrime. Dissi all'awocato di fare istanza per la libe prowisoria e di dire a Edy di venire a hovarmi llndomani. Ci trovammo alle nove di mattina nella sala colloqui del cacere, stranamente la vidi sorridente. L abbracciai e stavo incominciando a dirle che dovevamo lasciarci, ma lei precedete il mio palare dicendomi che il rnaggiore e il maresciallo Ferralte le avevano promesso che mi avrebbero fatto ottenere la libert. pro\,.visoria in attesa delfappello e che in quella seduta che si sarebbe tenuta a Bologa, la sedtenza sarebbe stata ribaltata. Era felice per questa notizia e si strinse forte a me per t'asmettermi la sua speranza di avermi a casa. La sua
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gioia mi contagi e siamo stati due ore a parlare del dopo e lei faceva delle baitute pungenti sul mio fan club. Notavo, per, che ogni tanto c'era come un'ombra che transitava s suo viso e non riuscivo a spiegarmi quel, Ia trisezza latente. Le chiesi se c'erano dei problemi e lei nri rispose: nAspettosolo che tornr a casa". Dopo circa una settimana venni chiarnato per il rasferimento al carcere <li Volterra. Appena giunto, l'ufficio matricola mi comunic che mi era stata concessa la libert pro,v.visoria e che quindi ero libero di andarmene. Unico vincolo non potevo soggiornare nella provincia di Reggio Emilia e di Modena. Non mi importava niente, tanto a\,Tei preso casa a Bologna assieme alla mia donna. Non entrai nemmeno in sezionee corsi fuori per organizzare il mio entro. Tlovai ad atlendermi il rnaresciallo Ferrante con uno dei suoi rlomini che gi conoscevo.Mi disse che era venuto a prendermi a Reggio, ma quando dal catcere gli avevano detto che ero in viaggio per Vorerra aveva deciso di proseguire per riportarmi indietro. "Hai visto che sei fuori? Dai ti accom'paglo da Edy". Gi, comemai non era venuta anche lei? Ferrante disse: "Adessoti spiego: Edy in ospedale a Bologa, non sta bene". Mi turbai: "Come non sta bene? ci siamo visti a Reggio stava bene, cosa sucQuando cesso?' e lui: "Dai ti spiego tutto strada facendoo. La spiegazione era che Edy stava morendo, ormai non le restavano che poche settimane di vir,a, rvevaun rumore. che le cra staro diagnosticato circa sei mesi p ma, ma aveva voluto che io non sapessi niente per non totmentarmi mentre ero in carcete, ma purtroppo adesso ea allo stremo. Lui 1osapevama era stato pressato da Edy affinch non mi diceseniente, questa era stata la sua volont. nAdesso che andrai a trovarla cerca di essere sereno, lei sa che sta morendo e lo \.-uolefare tra le
tue braccla, devi essereforte comelo lei'. "Noooooooo" il mio urlo scatur dal profondo del petto, d pi di cinque minuti e si spense.cosi come si spense in me la di 1'lvere. voslia -Giunti all'ospedale Malpighi di Bologna, chiesi di parlare con il primado di oncologia. Mi disse che non Cera niente da fare, le metastasi si elano diffuse in tutto il corpo e non c'era nessun tipo di chemioterapia o di medicine che potessero salvarla. Dissi che volevo dei consulLicon aLtri professori e volevoanche saperese ne monalo c'era un centro oncologlco che poteva fare qualcosa, che qualunque somma c'era da spendere 'a\-rei spesa. nFa.remodei consulti e veilremo se esiste un centio che abbia qualche terapia d'avang:uardia, non lasceremo niente di intentato, ma le dico filr da adesso di non farsi illusioni, sono state le palole del primario Andai nel reDarto dove era ricoverata Edy. Come mi vide Marisa, l nadre, mi abbraccl con il corpo scoesodalle lacrime. Io non riuscivo a parlare Entrai nel1a stanza,lei fece per alzarsi dal letto con il viso illuminato, la lermai e l'abbracciai con urra disperazione infrnita. Rimanemmo cosi per tanto lempo. non so quanto. ma non riusci_ vo a staccarmi, poi le dissi: uAmoremio, cosami combini? Non credere che ti lascer andare. Facciamo un patto, tu mani con me e facciamo il giro del mondo, va be_ ne?', nS, va bene, facciarno cos, non voglio stare in ospedsle'. Aveva solo trentadue anni
O natura, o natrua, perch non rendi Poi quel che prometti alor? perch di tanto inganni i figli tuoi? TU pda che ferbe inanalisseil verno,
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da chiuso morbo combattuta e vinta, perivij o tenerella. E non vdevi il fior degli anni tuoi, non ti molceva il core la dolce lode or delle negre chiome, or degli sguardi innamorati e schivi; n teco le compagrre ai d festivi rag:ionavan d'amore. Anche peria fra poco la speranza mia dolce: agli anni miei
qn.h ndqr^ i fqfi
la giovanezza. Ahi come, come passata sei, cara compagnadell'et mia nova, mia lacrimata spemer Questo quel mondo? questi i diletti, l'amor, lbpre, gli eventi onde cotanto ragionarmo insieme? questa la sorte dell'unane genti? All'apparir del vero lu, misera, cadesti: e con la mano Ia edda morte ed una mmba iFnDdt mostravi di lontano. Giacomo Leopardi: "a Sivia". Questa parte finale della poesia si fonde ai sentimenti che si accavallavano in me, in quei momenti dispenti. Perch? Perch lei doveva morile? Il primario ci diede l'autorizzazione per portarla a casa,prescrivendodelle medicine per quando aveva dei dolo. Avevo preso una villetta in collina a Bologna con l'aiuto. del maggiore e 1 portai Edy negli ultimi giomi di vita. E doloroso e straziante ricordare quei giorni. ma
falo parte del mio tragico vissuto. Lei visse acora trentadue giorni. Volle viaggiare, volle anilare a Venezia, Roma, Parigi. lYamite l'ospedale assunsi unnfermiera professionale per stare sempre con noi fino al tragico evento, era con noi anche nei viaggi che abbiamo fatto. Edy non pensava alla morte) si divertiva in quel ghovagare, solo una sera mentre eravamo a Parigi volle parlare di quando non ci sarebbe pir stata. "Voglio che non rilnani solo,dopo dr me, devi ancora amare e ricevere amore, non pensare di vivere i tuoi giomi nel rimrdo di me; certo non devi dimenticarmi ma ti augum di incontrare una donna che sappia amalti come ti amo io". Parole che mi fanno riempire gli occhi di brucianti lacrime anche adesso a pir di vent'anni da quato Edy le ha pronunciate. "Adessoportami a casa". Rientrammo a Boogna e dopo tre giomi mor. La eera prima si era addormentata, come al solito, con il capo su mio petto, quando intorno ale quattro del mattino io mi svegliai e cercai ali spostarla per fada posare meglio, era gi morta. Andai nel soggiomo, presi la pistola per pole fine anche alla mia vita, ma non lo feci, Tblefonai alla madre e le dissi: nEdy morta". Facemmo ulra cerimonia funebre riservata, i parenti. le amiche di lei e qualcuno dei mie uornini; venne anche qualcuno dalla Calabria assieme a mio padre, Dopo stetti due seltimane chiuso in casa senza vedere nessuno, non feci etrar eanche la donna delle pulizie. Venne a trovarmi il maggiore e mi disse che la libert prowigoria mi era stata concessaperch era intervenuto il prefetto Sica, nominato commissario alla lotta alle rnafie, sia per la situazione in cui si trovava Edy, sia per indurmi a collaborare dopo quei segnali che c'erano stati. Se adesso non prendevo una decisione in merito
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a\,Teido\,r.rto tomare in carcere.La mia riflessione dur quindici secondi,dis6i: nRiportalemi in carcere". Arrivai per la terza volta a Voltena, dove fui accolto con molto affetto da tutti quelli che mi conoscevano, avendo saputoda "radio carcere" della morte dela mia compagna.Ma non rimasi a lungo, dissi al mio awocato di creare un contatto chegli indicai pressoil ministero, all'ufficio 'V trasferienti', per farmi trasfedre all'isola della Gorgona (Li), dove sapevoche avrei potuto trascorrere meglio il tempo in quanto c'era da lavorare e in quel periodo avevaobisognodi un ragioniere nelIufficio ragioneria. Nel breve tempo di ulra ventina di giorni approdai sull'isola. Questocarcereesula dai tradizionali penitenziari che ci sonoin giro in quanto tutti i presenti hanno lbbbligo di lavorare. Certo ci eonol celle, ma si lasciano alle sette e trenta del mattino e vi si ritoma alle venti e henta. C' una speciedi pullman che raccogliei detenuti nei vari tronconi e li porta a lavoro. Molti fanno i muratori, altri i contadini,altri ancorai pastod, poi vi sonoidraulici, panettieri, addeti alla mensae altri mestieri ancora,tipo quello che andavo a farc io. Consistevanell'elaborare le buste paga di tutti, compreseanche le guardie. Eravamo in cinque detenuti e il ragioniere responsab! le che era un civile; si lavorava dalle sette e trenta fino alle dodici,poi pausapranzoin mensae presaalle trepoi cenae ficreazione dici e t renta fino alle diciaseette. fino alle venti e trenta- Era urta giornata vivibile per essrein aarcere, il tehpo passava senzala noia tipica di quei posti doveil lavoro solo quello delle puizie, e anche per pochi. Arivai con un traghetto da Livorno e quando mi sbarcalono al molo non c'era nessulla guardia a prendermi in consegna,mi guardai intorno e vedendodelle
persone in abiti civili che sistemavano delle reti da pesca chieEi loro se sapevano dove dovevo andare, tra I'altro avevo n bagaglio abbastanza pesante. Queste personenon erano altro che dei detenuti addetti alla pesca e mi indicarono una strada sterrala da percorrere fino a quando avrei trovato una palazzina. Dovevo entral e awei trovato l'uflieio del comandante e del direttore. Mi awiai con tutti i borsoni, ma fatti pochi passi incrceiai un trattore con ala guida un tipo tanto abbronzato che sembrava un aficano. Si ferm e i domand con accento calabrese: (Da quale calcere venite". Rispogi: uDa Volterra", e dopo gi di6si il mio nome Mi conosceva, pertanto calic le borse sul trattore, mi iDvit a prendere posto al suo fianco. mi accompagno in direzione e mi disse: "Per qualunque cosa avete brsogno, sono a vostra disposizione). Entrai, c'erano delle guardie e chiesi cosa dovevo fare. Mi indicarono una porta dicendomi di entrare per essere rcgistrato in matricola e di andarc dopo dal direttore e dal comandante. In seguito alla registrazione entrai nell'uffrcio dove avrei dowto incontrae il direttore, ma pensai di aver sbagliato vedendo una pe$tona con abiti consunti e sporchi che Btavacon le scarpepiene di fango appoggiat sopra uIIa specie di scrivania. (Mi scusi, dove posso trovar.e il direttore Bonucci" chiesi. *E tu chi sei?" -Sono il detenulo Fon!i". -Bonucci sonoio, siediti,'. Continu: nT\r sei iI mafroso laureato che mi hanno mandato per la ragionea, Ea stai attento che se vuoi fare il boss ti spediscoa calci da dove sei venuto>. .Direttore, io non sonon malioso n boss,ma le a calci non mi prende", si mise a dere e mi disse: "Prima di incominciare in ufficio, domani vieni al porto che c' un lavoro da fareo. Il colloquio con il comadante dur pochi secondi,
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dis6e solo dove ero assegnato. Fuori dalla palazzina trovai quattro giovani che si presentamno e mi dissero che erano venuti a prendere i rniei bagagli per portarmeli in cella, in quanto sapevano chi ero anche loro si misero a disposizione.Non conoscevo neggunoma loro sapevano la mia posizione. Arrivato nell'edificio dove c,era la cella che mi era stata aseegnata, trovai decine di perone ad aspettami e tutti mi abbracciarono con deferenza. C'eranocalabresi, siciliani e campani, che in qualche modo avevano sentito il mio nome e mi consideravano un personaggio da rispettare. Ltndomani mi preeentai al porto con addoggo uno dei ve8titi che mi ero pottato dietro. Bonucci appena mj vide sbott: -Fonti no; sei un invitato devi aiutare a scaricare gli animali che ci sono nel traghettoo. Guardai, c'erano buoi, maiali e pecore. "Se li scarichi lei direttore, io sono venuto qui per fare il ragioniere", detto questo mi incamhin'i verso l,rtfficio, Bonucci rni url dietro di andare in cela che dopo awebbe parlato con me. Restai in cella chiuso. quasi isolato per quindici giorni, poi si presenb Bonuccii mi disseche potevoincominciare a lavorarein ragioneria. l mia prizione era finita. La pafticolarit di quellsola penale consisteva anche nel fatto che il detenuto che rimaneva l Der Di di quattro-cinque anni, otteneva dal direttore di coetruirsi una casetta e di abtarci invece che state in cella. Si chiamavano "sconsegnati" il che voleva dire che erano diventati affdabili pet i giudizio dell,a direzione, Ric.evevo inviti a tumo per cenate e quando invece si rimaneva in mensa avevamo ul tavolo dove prendevamo Dosto in dieci. noi che eravamoi pi affirati.Seppi cos che c'erano dei dissidi tra alcuni di loro, ma cercai di mediare e cercai di tener unili. Venni messo a cono-
scenza delle armi clandestine che c'erano nascoste, persino due pistole di piccolo calibro e decine di colteli di varie misure. C'era molta ibert perch dall'isola era quasi impossibile evadere ed inoltre il dhettore aveva una rete di spie che gli riferivano ci che avveniva giornalmente. Si faceveno partite di calcio in notturna assiene con le guardie. Bonucc girava lsola con uaa jeep scassata, ma non era cattrvo al contrado sembrava pi un capo repatro che un alirettore. Devo anche dire che le guardie sposate avevano la famiglia nell'isola e a volte succedeva che qualche detenuto "sconsegnato" potesse avere una storia di sesso ou qualche moglie insoddisfatta. Succedeva anche $resto. Io ero enbato Delle grazie della donna che era addetta allo spaccio delle glrardie, procurava sempre quacosadi buono per me. ma io non volevo badare alle sue attenzioni, era troppo cocente ancora il dolore per la morte di Edy I mesi passavano,De erano gi trasorsi sei, in questo periodo rnio padre venne a trovaruri tre volte potandomi notizie dei miei figli, e mi diceva ogni volta di riprendere a vivere che presto sarei uscito. Non c'era questo nei miei pensie. non mi interessava vivere e non pensavo alla libert. I nuovi amici del carcere preparavano dei pranzetti speciali quando dicevo che aarebbe venuto mio padre e lo aspettavano per salutarlo e anche perch lui portava sempre tanti dolci per tutti. Marisa mi scriveva che voleva vedermi, io le rispondevo sempre di aspettare; anche le mie amiche mi scrivevano ma io rispondevo mn una cartolina, "Sto bene, grazie di tutto". Finch una mattina verso le cinque sentii apiire la ma cella e sei, sette guardie mi dissero che ro trasferito, di vestirmi che c'era il motoscafo pronto per Livorno, non dovevo prendere niente con me perch mi
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avrebboro fatto recapitate lutto loro nel calcere dove sarei andato.Mi portarono al carceredi Livorno doverinasi dieci giorni, senzapotermi cambiare, dopomi portarono a San Gir:rigaoo, un carcereduro conrna strutta fatiscente.A.rrivato sonostato allocato in uno stanzone dovec'erano altre cinque personeche aspettavano di esseresmistate nelle sezioni. C'ra una pwza di utina spaventogae quelle persone che a occhiosembravanoavere un'et superiore alla lnia, subito mi disserodi non parlare altrimenti le guardie ci awebbero picchiati. Uno di loro era calabrese. Man mano che ognuno veniva portato in matricola si sentiva del trambusto e delle grida. Quandotocca me mi chiesero: ncertochnoorisposisubi"Sei mafioso?" to ed evitai un pugno in pieno viso, ma non uno spintone che mi sbatt al muro. Non ci fu altro e mi assegnaroo in una cella con atri due detenuti. ln precedenza ero semprestato da soloin cella. Ache in questocarcere c eranodei calabresi cheri conoscevano. ma ci si vedevapocoin quanto eravamosempne chiusi, a parte due ore di aria giornaliera. A San Gimignano Ia detenzionesi sentiva molto, le provocazioni Suardieerano sehpre agitate e facevano per poter picchiare chi gli capitava a tiro. Io non gli davo nessunaimportanza, facevoil detnuto e avevo detto a diverse guardie: "Non toccatemi perchio mi faccio i fatti ei, ma se volete fare la guerra mi trovate sempr pronto". Loro non mi diedero fastidi e neancheio a loro. Rimasi in quellstituto quatho mesi, dopomi portaroAo al carcer.e di Bologna perch c'era lJudienzadel processo d'appello. Ma in quei mesi avevosaputoil motivo del mio impro\,-yiso basferimento dalla Gorgona. Uno dei calabresi che avevoconosciutoin quel posto, si era hssato che io volessi farlo uccidere,cos aveva ri-
ferito di questa sua paura al comandante che aYeva di_ sposto irnediatament il mio trasferimento- Non c'eta niente di verc, ma ache queste sono le tragedie che succedono nelle carceri, uno 8i flssa Bu qualcosa e provoca dei danni ad un allro genza alcun motivo. Anche Bologa era un carcere duo ma in quel periodo c'era un po'di libert in pi. nuovo direttore voleva fare fesperimeuto di dare qualcosa in pi per tenere i detenuti pi1 tranquilli, quindi durante il giorno per sei ore le clle erano aperte e si poteva stare tutti assieme Anche a Bologna ctrano caabresi che dicevao di cotroscermi e che mi haro accolto con spetto e disponibilit giorno delfappello incontrai I'av'vocato, Mari6a, padre e vidi tra i presenti in aula anche qualcuno mio dei miei uotnini. Non mi avevano dimentrcato. Ludienza si consm i- poche ore. Visto il precedente anegto, vista la sentenza di Reggio Emilia, venni condannalo ad una pena unica di cinque annj. Due anni e mezzoerano trascolBi, ayrei domto scontarne altrettanti, ma si voci_ ferava di un indlto. Chiesi di patare con il direttore e di poter essle tlaBferito al carcere di Opera (Milalo), la mia richiesta stata esaudita, A-rrivai ad Opera, dove sapevo che c'eralo dei miei amici detenuti e dove, avevo notizie, c'era una certa \,1_ vibilit. Mi fu assegnata una cella da solo e mi incontrai con gli amici che trovai in quel posto Frequenta un corso di infomatica, uno di fotogafia e nello stesso tempo lavoravo come "spesino", cio colui che orgarzza la spesa che i detenuti possono fare in carcere (sigalette, carta da soivre, francobolli, buste da lettera e altre cose da mangiare). A corso di computer conobbi Mario Moretti, che era stato condannato per l'uccisione dell'onorevole Moro.
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Notai subito che aveva un trattamento speciale e che era libero nei movimenti, lui stesso mi disse che ogni mese riceveva un assegno dal ministero e che gli era stata garaltita a brcve la semilibeta. Alla mia ilomanda del perch di queslo trattamento, in fonalo era stato condannalo a parecchi ergastoli. lui rispose somiooe: nSe non mi fanno uscire svelo tutti gli altadni, conviene a tutti i politici che io resti muto". Non chiesi pi nulla, perch in carcere ci sono delle regole non scritte tra i detenuti, la pir importante quella di non chiedere degli affari altrui, esulare da queste regole significava prendersi delle coltellate. In questo istituto di magsima icurezzac'erano boss di mafia, camona e 'ndrangheta, noti alle cronache grudiziarie ed io ero un loro pari, ci trattavamo con dspet_ to reciproco e stavamo attenti che non ci fossero tragedie che avrebbero potuto inficiare la libert che ci era con@ssa. Devo ilire che sono etati fatti tanti affari ali smistamento di dmga tra le diverse famigie, che si sono fatte delle alleanze con turchi e con qualche colombiano ct.e abbiamo conosciuto nel carcere. Parlo di traffici per centinaia di chili che transitavano nel milaese. Anche a Opera c'erano delle guardie che si lasciavano comprare e noi li usavamo come postini. Nell'ottobre del 1990 ricvetti la notizia che era morta mia madre. Feci istanza per essereaccompagnatoal firrerale ed essere presente alla sepoltura, ma mi staun eleto risposto che per la mia pericolosited essendo mento di spicco della 'ndrangheta, I'istanza era da respingere. Non avevo ancora aB8orbito la scompalsa di Edy, che il destino m affrontava nuovamente con la morte di mia madre. Ma questa inseDsibilit <Iirifiutarmi l'ultiro saluto a mia hadre, mi scaten una fi.iosa ira dentro. Mentre un bgadiere mi iliceva che faceva
bene la magistratura ad essere dura coi mafiosi, afferrai uno sgabello e colpii con violenza la testa di quel'uomo, che cadde a terra in una pozza ali sangue. Per questo atto fui conilaDnato ancora a tre aDti per il teato di lesioni. Gli altri detenuti volevao fate una ribellione, ma io imposi la calma addossandomi la responsabilit del fatto. Mi convoc il direttore con il comandante che seppur deploraldo la lnia reazione ammisero la provocazione del brigadiere e mi lodarono per aver tenuto fermi i detenuti che volevano fare una sommossa.A dicembre dello stesso anno, fu applicato Lindulto e mi vennero condonati tre and: se non avessi avuto quella reazione sarei potuto uscire libero, invece dovevo aspettare acora due anni. Iascorsero lenti questi due ami con tanti a.!'venimenti che Bi succedettero nel bene e nel mae, con nuove conoscenze. nuovi intrecci. con notti trascorse ad ascoltare i nmori amplificati che il carcete ti trasmef te, per far prentlere pi coscienza, se mai fosse possibile, alel posta in cui i hovi. Si yivono delle realt personai che ti coinvolgoo anche se cerchi in ogni modo di tenerle a ilistanza. Ti rendi codto del tempo che passa, ma non 1opercepisciconsapvolmente Ci sono stati e ci sono tuttora degli illustri sociologi ed eminenti politici che nelle loro interviste affermao, senza cognizione,che le carceri italiane sono degli hotel a cinque stelle; mi viene da pensare che questi personaggi non abbiano mai soggiomato in tali hotel, per paragonarli alle carceri. S, urr paradosso usato per dire che il circuito carcerario confortevole, ma questo paradosso dilfrcilmente applicabile quando si vive in sei etri quadrti di cella, compreso il bagno. Il personale addetto alle carceri, che oggi si chiana polizia penitenziaria, non pu sopperire alle carenze
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strutturali innate nel sistema; la maggior parte sono brave persone che agiscono con uanit, ma trovi anche na buona percentuale di esaltati, di provocatori, di carrieristi che irsano il detenuto come sfogo alle loro repressloru. Non a caso gli uomini della penitenziaa che sono stati scelti preril G7 di C'enova erano i pi violenti. Il detenuto una persona che ha commesso un reato penal ed stato privato della libert per conseguenza, ma ci non vuol dire che deve anche spoglia$i della dignit personale e divetare uno straccio nelle mani di certe personeche 8ooperch indossanouna divisa si anogano il didtto di usare questo straccio a loro piacimento. Quando il nuovo arrestato atriva nell'ufficio matricola gi dal incominciano a sbeffeggialo e in caso anche a menano. Certo ci sonodelle regole dentro un carcere,ma il pi delle volte queste regole sono calpestate da chi deve farle riepettare. Io ho visto agenti della polizia penitenziaria offrirsi a noi boss,in cambio di pochi soldi. Trttavia possoafferhare che pef questi pochi elementi non si deve sminuire il lavoro coetto di tutti gli altri, come non si deve fare di tutta l'erba un fascio anche rispetto alla nassa dei detenuti. La persona comune oppure il giovane ch finisce in carcere per i casi della vita, deve avere la possibilit di matrfare il proprio errore, ma in un canaio tale, quando dopoaver sconlato la sua penaesce dal carcere. gi diventato un delinquente perch i compagni di detenzi,o\e, gi\awezzi atale espedenza, lllanno iryetito sulla via del non ritorno. Se si stati dentro per furto, si escecon la convinzione di fare o epacciatore; Eesi entra per spaccio,si escecon nuovi contatti per proseguire in meglio su qulla strada.
Mai che ci siano delle figure positive nel'esperienza del carcere.I-o scopodel malavitoso in carcere quello di fare nuovi proseliti, di star bene corrompendoil corruttibile, di apparire personaligia alle regole e prodigo di buoni consigli. Nel nostro ambiente questa si chiama "falsa politica" in quanto il vero intnto un altro. Quando il malavitoeo nota dei giovani, che a Buoparere, sonopromettenti, li attira dandoloro in concreto un promessa guadagni aiuto economico la ali lauti e con dopo, Ii prepara ad esseredei nuovi venditori di mort. Nel 1992 awenne ache I'uccsionedel giudice Falquella del guilice Borselconeprima e successivarnente lino. Due delitti perpetratidalla mafra sicilianacheha voluto colp e i simboli della magistratura antimafiaNel carcere di Otrcra queste notizie non furono accolte questi delitti in quanto congioia anzi si condannavano si prospettava una reazione dello Stato molto fofie che awebbe disturbato immancabilnente i trafici illegali di tutt le o4anizzazioni criminali; iDfatti si aspettava da r momentoall'altro qualcheleggespeciale.Immancabilmente aniv il 41bis,cioil carcere duro per i mapenlil"i. losi e traflcantie la leggesui Anch io mi tmvai in una sezionedi massima sicureztutto in una notte, verso le ventitr ariv za. Successe una squadracomposta da diversi agenti con il comandarte e si diresserodavanti alle celle dove c'eranodetenuti condannati per mafia. Vennero anche da me in quanto nella mia cartella c'era segnalatala mia appartenenzaalla'ndrangheta. La sezioneili massima sicurezzaconsistevanell'iaolamento serzacoDtatti con altri aletnuti, unbra d'aria al giorno da soli, un solocolloquioal mese,la cenau.ra gulla poBta in arrivo e in uscita,non poter partecipare alle attivit comuni e sorveglianzacontinua. TYascorsi
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circa due mesi in queBta conalizione prima del'anivo del fine pena. Il quattro ottobre del 1992, ho finito di scontae la condenne. Pioveva a dirotto, avevo con me solo lla piccola borsa con pochi effetti personai; tutte le altre cose le avevo regalate in carcere. Venne il comandante e il suo vice a prendermi nel padiglione per accompagarmi all'uscita, con ul ombrello- Fui soddisfatto del loro ringTaziamento per aver tenuto la sezione traaquilla e il comrdante disse: "Dove lo trovia$o un alho Fonti cos giudizioso", risi dentro di me e li salutai dicendo: nAddio,. Fuori dai cancelli c'erano tre macchine di grossa cilindrata con tre uomini a vettura che mi attendevano. Erano una parte dei miei uomini con Giovanni, il mio braccio destro, e altri nuovi amici conogciuti in cacere con i quali ero masto in contatto. Mi accompagarono in un locale di propriet di uno di questi e, per dimostrami la loro gioia per la mia libert, stappar,.onodiverse bottiglie di champagne Crystal. Devo dire che mentre ero detenuto avevo mandato a dire ai miei uomini di prepararmi un appartamento a Milano. Dopo aver brindato espressi il desidedo di andare a casa perch dopo tato tempo volevo farmi un bel bagao non la solita docfia, ma prim dissi di accompagtrallni a mmprare degli abiti per cambiarmi. Feci i giro per i negozi che i interessavano, comprando di iutto e di pi1 e mi portarono nella mia nuova casa.Era accoglente e arredata con gusto e ne fui soddisfatto. Ci lasciammo con Laccordo che la sera ci saremmo trovati al riBtorante "Ibiza" per cenare. Ero in un appartamento, non pi in a cella. Non Cera pi Edy; nearche mia madre awei visto; erano hascrsi cinque anni e tante cose erano cambia-
te, ma il freddo non mi aveva mai lasciato. Chiamai MariBa e dopo ache mio padre per dirgli che a giorni saei sceso in Calabria, e rnia cugina che abitava a Milano. Informai, inoltre, la EIia ex moglie che sarei anilato a trovare i ragazzi. Dopo mi sdraiai nella vasca da bagno con l'idea di levarmi di dossola puzza del carcere.La sera venne una macchina a prendermi. Gli altri mi aspettavano al dstorante. Conoscevo il posto, c'ero gi stato tante volte in passato. Enlrai e hovai la sala gremita di persone: saranno state una tretina. I1 mio sguardo ecorse volti conosciuti e anche sconosciuti, Cerano deUe donne bellissine ed eleganti, cone eleganti erano tutti; Gioyanni, il mio braccio destro, fece le presentazioni e ci sedemmotutti a tavola. Mi accorsi che alla mia gingtra era seduta una ragazza llr'olto bela che nelle presentazioni aveva detto di chiamarsi Margheret: bionda, alta quasi come me, con u]l abito da sera che le faeciava il m4ro nelle eue splendide forme e con un sorriso sfacciato mi osserava mentre veivo riverito da tutti, *1\r sei il capo?' mi chiese. oll capo di cosa?"risposi. Il suo soniso si fece ancora pi sfacciato e awicinandosi mi sussurr all'orecchio: "Sei mio, ti voglio,. .Non 8onodi nessuno,neanche tu mi a\ai" e ci siamo mesEi a ridere. E stata una serata allegra, allietata anche da un gruppo canoro chiamato apposta per quellia cena, che si pmlung fino alle tre del mattino. Dopo dissi a Giovanni di portarmi a casa perch l'indomani volevo andare a trovare i miei figli e di lasciarmi una macchina per viaggiare. Margheret mi disse che voleva rimanere a dormire da me, dopo avermi stuzzicato tutta la aera. Le fisposi che mi sarci alzato pregto per andarc a trovare i miei figli, ma lei poteva domire fino a quaoto
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aveva voglia e se voeva aspettare il mio ritorno bene, altrimenti poteva prendereun taxi e tomare a casasua. per,se mi avesse Mi avrebbefatto piacere, lasciatoil suonurnerodi telefono. Acconsent conun cennodel capo e ci awiammo verso casain zona citt studi, con una Mercedes300 che mi aveva dato Giovanni. Varcato I'uscio di caeaMargheret si awinghi a me e dopola morte di Edy quella era la prima volta che baciavole labbra ili a donna: d'altronde ero stato in carcere per tutto quel tempo. Giovanni mi aveva anchedato un cellulare, una cosa questatecnologia nuovaper me, ma apprezzai cheperrnetteva di essere in qualuDque momento in contatto con altri utenti. Non ho dormito per niente quella prima notte da uomo ibero, Alle sette mi vestii, diedi un'oechiataa Ma.rgheret che dormiva nel letto in tutta la sua bellezzae rivi<Ii la mia Edy, fu un attimo e subito dopoeto gi alla guida verso i miei figli checredevanofosei alLesteroper lavom. Andai a casa e trovai la mia ex cognata in loro compagnia,Me li affid per andae in go, volevoprendergi dei regali. Passammo a giomata aSSieme: erano per perch felici sia i tanti regali, sia con la mia visita non erano andati a scuola. Mi feceroun saccodi domande su cosafacevo,dove vivevo: cercai di essereevasivoper evitare di raccontare ftottole e per loro andava bene cosl, Li riportai a casa dovetrovai semprela mia ex cognata,alla quae consegi dei soldi aladarc a sua sorella, quindi un ultimo abbraccioai ragazzi con la promessache ci saremmorivisti presto e mi rirnisi in macchina trrr ritornare a Milano. Per strada ricevetti la telefonata di Giovanni che mi chiesese avevo bisognodi quacosae se al lnio ritorno
ci saremmo visti. Risposi che non avevo dormito e che quindi era meglio vederci l'indomani a pranzo al ristorante "Il cuoco di bordo". Restarnmo d'accordo cos. Giunto a casa ritrovai Margheret, a contrario di quanto pensassi; aveva addossoil mio accappatoioe stava guardando la televisione, mi abbracci con veemenza ilicendomi che aveva una gran fame, che aveva dormito tutto il giorno e aspettava il mio rientrc- Si inform anche dei miei figli e mi chiese dove saremmo andati a cena. Lasciai a lei la scelta e mi port sulla via Gallaratese alla "Pobbia", un bellissimo posto, molto elegante. Dopo cena decidemmodi ritornare a casa anche per la mia stanchezza, Le dissi che l'indomani avevo un pranzo di lavoro e che il giorno successivo sarei andato in Calab a; lei rispose che lndomani sarebbeandata a casa sua e che ci saremmo rivisti al mio ritorno. Se volevo lasciarle le chiavi di casa raia auebbe sistemato il rlisordine che c'era. Accettai e limanemmo d'accordo cosiI gio.no dopo a pranzo Giovanni mi spieg che Cerano de1le farniglie emergenti, mi parl della pace fatta a Reggio Calabria tra i Condello-Imerti e Tbgano-De Stefano, della nuova faida di San Luca e delle nuove strade di rifornimento per gli stupefacenti; rni diese che il contatto colombiano che gli avevo fatto avere io era ottimo ma per l'eroina i turchi erano molto diffidenti perch qualche famiglia calabrese non si era comportata bene. Presi atto di queste notizie e gli dissi che l'indonani sarei sceso in Calabria. Lui el fratthpo doveva partire per Istanbul, prenotare una camera all?rotel "Divan" dove sarebbe stato contattato da amici conosciuti in carcere con la frase di riconoscimento "Ciccio sta bene", la cui riepogta dovev essere"Si Bistemato a Milano". Avrebbe dovuto trattare il DrezzoDer delle
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forniture mensili di cento chili, pagandomet subito e il saldo a trenta giorni. Prendemrnole nostre 6trade. Presi l'aereo da Linate per Rggio Calabria la sera Btessa e al'arrivo c'eranodue miei amici ad attendermi. Mi feci accompagaare a caga dicendo di portarc i miei saluti agli altri e di venire a prendermi l,indomaoi mattina presto perch prima di incontrare i "capi" volevo ndate al cimitero per portare dei fio sulla tomba d.i mia madre. A mio padre non sehbrava vero di vedermi, era felice;trascoremmo palte della notte a parare e l,indomani ci rccanmo al cimitero. Mi disse che al fi.ureralec'e_ ra tutto il paesee che l,ultimo pensiero l,ra ar,rrtoper me. Ero commosso e stetti pi di mezz,orainginocchiato nella cappella di farniglia dove feci portarc tanti fiori e dellepianre,Poi dissi a mio padrecheavevoda fare e che sarei ritorhato la 6era a casaper oera. Ero luovamente_ davanti ai ,,capi". Mi accolsero con , gr oenevorenza. ma lamenfavano chei canalidi aoDrov_ vigiorraDteoto eranolenti e chebisognava svelUrli,lr rimenti i "nuovi arrivati" ci avrebberofatto le scarpe.Ri_ sposi che Giovadd aveva far,tol,impossibile per iar an_ dae avanti il "lavoro'e chepi rli qantogi era slato Iatto non poteva. Adessoio stavo attivando altre conoacenze che sarebberostate pi proficue. Spiegailoro che non dovevanolamentarsi perch i loro guadagni erano sempre arrivati puntuali, ma probabilmente avrei atuto bisognodi altri uomini poichla piazza di Milano era hoto importante. Quello che chiedevomi sarebbestato dato, risposero. Mi disseroche avevanoinvestito forti capitali. Dii, di duecento mi.liardi per enrrare nel businessDulito delI'industria alibnentare. trahite un finanzieredi Roma che aveva interes6i in tutta ltalia, in Brasie e altrove
con na aua banca dlnvestimenti. Siccome si doveva acquisire il controllo di un,azienda milanese ed io operavo a Milano ri anebbero dato I'incarico di seguire anche questa situazjone per loro moito importaDte e che poteva{lventa,re.tmporlante anche per llle. AvevaDo ottenu_ Lor avalo pohtrco.aDzi eraho stati proprio dei politici a are rt nome di quesfo finanziere. Mi portarono a cono_ scenza dell'acquisto di quattro otonavi che a loro ilire avevano pagato molto poco e che rendevano molto. Mi suggerbono di stare attento a non frequentare persone coi[volte nelle faidq dovevo essere anico con tutti, ma di passaggio. Evitai di entrare nel discorsosulla percen_ tuale che mi speltava per alcuai lavori che gli a.,evo fatto fare nl mio periodo di detenzione.Andaia bene cos, non volevo entmre in attrito. Ilascorsi buona parte della giornata insiame a loro e dopo mi congedai per ritornarc da mio padre. A casa c,erano altri patenti che erano venuti a salutami e ocnuno mi parl dei propri problemi economici.lo cerci di dare na mano a tua seoza sLrafafe, ma ebbem un aiu_ to.l4io p-adre mi disse: .Sei troppo buono e l"esso, ee eri tu in difficolt i Eostri parenti. stai certo che ti au.ebbero voltato le spaeo. Sagge parole che si rivelarono vere a momento del bisogo. Crano i vicini di casa che mi avevarli \,'rsto crescere, contenti di vedermi sistmato, che lni auguratono ogni bene: patole sincere dette da p_ersone semplici. Risasi tre giorni, per iDcontreaoche i vecchi ahici d'bfanzia con i quali avevo latto Ie prime 'cazzate' infa[tili. Ciorni ormai lontani che la memona stenta a ricordare. Rientrei a Milano e siccohe era gi sera andai diret_ tamene a ca.sa.Con sorpresa trovai Margheret in vest di donna delle pulizie che stava finend di riordinare l'appaamento, "Sei gi di ritomo, che bellol" esclam
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e mi lanci le braccia al collo. Si inform se tutto fosse andato secondo le previsioni e Eli chiesese per cena ave_ vo voglia di una pizza pojche non le andava di uscire.Ad nn isolato di distanza c'era tlla pizzeria, cos usc a compfafle. Mentre era fuori io cercai di mettermi desli abiti co_ modi e mi accorsiche in giro e nell armadio.erano di_ versi indumenti femminili. Compresi che si era trasfe_ rita da me; da una pae ero contento, dal,altra contra_ riato perch non volevo avere un rapporto impegnativo con nessuna donna e Margheret si era imposta con pre_ potenza. Mangiammo la pizza chiacchierandodel oir e del meno e ad uD certo puAto af&onlai il discorsodella nostra convivenza;le disei che lei era una donna bellis_ sima, elegant e colta, che rni piaceva moltissimo ma non ero pronto per una convivenza,anche perch dopo essere stato in carcere per qualche anno, dovevo imoe_ gnarmi molto nei miei aflari e non avrei pouto dedic;r_ le il tempo che meritava. Lei rispose seria dicendo che sicuramerue avevo fiainteso poich aveva traslocato una parte del suo ab_ bigliamento da me solo temporaneaD;nle. Le stavano facendo dei lavori di tinteggiatur.a eil altro nel suo ap_ partamenl,o:lei desideravaoenamente continuare il n_ stro rapporto ma voleva prima di tutto che mettessi ordine nella l|ria vita perch non aveva intenzione di vive_ re con 'a.nsia che qualche giomo mi avrebbero Dotuto arrestare di nuovo. Lei si era in\,ghita di me dal primo momento ma sapevache gestivo affari illeciti, senza conoscere quali, ma per una eventuale convivenza a\,ei do\,.uto cambiare assolutamente vitaLe risposi che eto in un meccanismotroppo granile e che non potevo uscirne. "Capisco, allora viviamo alla giornata, dsse laconicamente.Margheret di professio_
ne faceva l'interprete, aveva lavorato per qualche anno com hostess nell linee internazionaii, aveva lasciato quel lavoro che la costringeva ad esseresempre in giro, poich aveva ricevuto delle offert allettanti dalla Fiera di Milano e adessolavorava stabilmente per quell,Ente. Era nata a Milano, da madre ita.liana e padre tedesco, adesso i suoi si erano trasferiti a Dsseldorf, ma lei aveva voluto continuare a vivere a Milano. Aveva trenta_ quattro anni, ma sembtava ne avesseventicinoue. Le promisi che piir avanri a\,.ei fatto in moo di ve_ nire fuori dalle mie storie, ma qualora ci foase a!.venu_ to sarebbe stato necessarioespatdare. Mi rispose che un poslo da interpreLe lo awebbe trovato in qualunque parte del mondo e cos ci abbracciamrlo. LndomaDi incontrai Ciovanni che era nentrato da I-stanbul, mi disse che aveva trattato e concluso l,affare dell'eroina e tra due settimane ci sarebbe stato il primo carico, coD una variante sulla consegia: non Mjlano bensrin un vivaio nei pressidi Brihdtsr. perscelta dei turchi poich l si sentivano piir , Queslo aI sicuro che in Lolnbardja. per noi era invece piu rj_ schioso.percbe si doveva fal.e il trasportn fino a MiJano con r nscht connessi; quindi dovevo organjzzare le cose affinch non succedesseniente. Feci salire quattro per_ sone dalla Calabria: due Ii feci venire da Relgio E-iliu, gli atri, me comprcso, partirono da Milano. dgoorro una$acchina div_ersa,alcure delle quali pre a noleg_ "o gro da personepulite. Eravamo dodici personecon dodi_ ci macchine diverse e ci trovammo scaglionati groppi di quattro al vivaio di Francavilla Fotana. " A1r"h,io avrei fatto da corriere. Ogruno a\,'rebbetrasportato dieci chilograuni e due rnacchine awebbero fatto da staffetta. Condividevo i ri_ schi dei miei uomini e per questo ero benvoluto e risDet_
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tato. Non li mandavo allo sbaraglio, ponderavo ogri cosa elllnteresse comune. In meDo di un'ora emvamo gi in autostrada verso Milano. Avevo pagato come pattuito e ci tenevamo in contatto con dei wolki tolki. Il trasporto non ebbe intoppi e nei tre giorni seguenti avevo gi fatto le consegne ai elienti. Dopo aver fatto un po'di mnti, constatai che il prezzo che ero riuscito ad ottnere iLai turchi era ili venti milioDi al chilo: io la riyendevo senza toccarla a sessanta milioni, con un utile di quaranta milioni a chilo, un buon guadagfo al meee. Inoltre c'era anche la vendita di qualche decina di chilogramrni di cocaina, e qualche lavoro extra. A Milano cercavo di vivere senza apparscelze. Certo avevo un paio di macchine di grossa cilindrata, andavo a cena nei pir bei dstoranti, ma evitavo nei limiti del possibile di frequentare altri personaggi che come me erano appaenenti alla 'ndrangheta. Ci incontravaho, ma usavo tanti accorgimenti, immaginando che loro potessero esaere pedinati e controllati dalla polizia. Sono aiveto a camuffarmi con parrrrcche e baffi finti e andavo agli appuntarnenti con dei taxi. Non sono mai andato in un night, luoghi ftequentati da malavitosi; sono stato in qualche discoteca ad alto li vello, solo per accontentare Margheret; di solito dopo cena si andava in qualche piano bar e si ascoltava della musica. I cootatti con i miei uomini Ii avevo nei giorni in cui c'era la consegna mensile dello stupefacente. Poi oro euravano gli incaegi e 1i portavano in un appartameato in via Popoli Uniti: quando si era raccolta una grande quantit di mntanti li facevo trasportare dagli "spaloni" di frducia in Svizzera e poi in banca. Giovanni aveva un autosalone ed era un tranquillo commercDnte. Io i appoggiavo preseo una fabbrica di mobili della
Brianza, dove c'era sempre un ufncio per me e risultavo come procacciatore d'aflad. A.lt mntatti per eventuali circostanze giornaliere li avevamo tramite il proprietao di ]n Bar in via Fabio Filzi, vicino alla regione Lombardia, dove chi aveva bisogno lasciava un biglietto e poi ci si incontrava. Avevo escogitato questo metodo di prudenza per salvaguardae me e gli altri dalla massa di caabresi presenti a Milano e pi corposamente nell?interland. Ricordo un awenimento in cui alcuni affiliati vennero a cercarmi, perch una persona del mio paese aveva fregato loro la somma di cinquanta rnilioni di et mi dissero che avevano I'autorizzazione per ucciderlo da pa:rte dei "capi" ma prima di farlo avevano voluto passarmi parola dato che em un mio paesano.Risposi dicndoche volevo andare con loro all'appuntamento, ma nel momento in cui stavano pet sparare, mi intromisi e dissi loro che per i soldi non c'era problema perch li a!.r.ei risarciti io. A\rrei pensato io stesso ad una pnizione che testasse in mente al poveretto. Dopo un vivase conciliabolo li convinsi a prendere i soldi e di riferire che s aveasefatto ancora qualche cattiva azione allota avrebbero potuto prowedere senza awisarmi. Mi aveva fatto una pena enorme vederlo piangere e disperarsi con una pistola puntata alla testa. Ho agito d'impulso perch non gono un criminale anche se ho vissuto come tale. Gli diedi quattro echiaffi e gli dissi di badare a dove metteva i piedi perch se stavolta aveva tmvato me la prossima rrolta non awebbe trovato nessuno. Quando non dovevo 'lavorare,, il fine settimana si andava fuori citt oppure a Roha, come una normale coppia. Con Margheret non si parlava mai di traffici o di al-
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tre cose legatr alla mia attivil, si ragionava di attuait, di storia, facevamo lunghe disse*azioni frlosofiche e di politica. Proprio in quei mesi si parlava dell'ingresso in politica de1 patron di alcrne televisioni private che trasmettevano in tutta la nazione nonch presidente del Milan calcio. Un giorno incontrai casualmente un ragazzo libalese che avevo conosciutonel carcere di Opera. Mi disse che era in difficolt economiche e che non aveva neanche un posto dove dormire; gli diedi dei soldi e gli ilissi che lo ar'rei messo in contatto con amici miei di Reggio Emilia per fargli fare qualcosa, in quanto io non trattavo pi stupefacenti e mi ero trovalo un lavoro. Lui mi ringrazi e mi sollecit a metterlo subito in contatto con i miei amici, perch voleva guadagnate dei soldi e poi andarsene dall'Italia; gli diedi un appuntamento a tre giorni di distanza dicendo che lo avrei accompagnato in macchina e raccomandato a queste persone. Il giomo seguente telefonai a Reggio prearlciando il mio anivo. Presi una macchina a noleggio e il giorno frssatopassai a prenderlo e ci mettemmo in viag910.
Pioveva, cos penBai che ci fossero meno controlli. Uscii al caselo di Reggio Emilia e notai qualcosa di insolito, come se fossi seguito. Era una sensazione,nlla pi. Sulla siatae questa sensazione si fece pir) forte; girai con la macchina in una strada di campagna per controllare le macchine dieiro di me. Improwisamente furono esplosi dei colpi di pistola in direzione della mia macchina e almeno altre tre auto imboccarono quella strailina per bloccarmi. Sparavano ipetutahenle urlando: "Fermi, Polizia, buttate le armi,. Pensai: nMa cosa vogliono, non ho niente,. Scesi dalla macchina con 1e pallottole che fi-
schiavano vrcino a me, eil alzai le mani, diceudo: "Cosa fate, non sono n armato, n ho niente altro". Sceseanche il libanese e nella sommaria perquisizione vidi che veniva lecuperato un pacchetto sul sedile dove era seduto. Immaginai che dentro c'era della droga e lo fissai con ira. Non ne sapevoniente, ma lui si era portato dietro della droga. Eravamo insiene e quindi io ero corresponsabile. Maledett. Ma come era potuto succedere? In questura seppi che avevano anestato anche quei due anici che mi stavano aspettando. L operazione si era wiluppata perchil lelefono delle personedi ReggioEmilia era sotto controllo ed avevano intercettato la mia telefonata. I poliziotti sono xiusciti a collegare la mia persona alla telefonata e quindi hanno ar,rrto la convinzione che stavo facendo una consegta. Convinzioe errata, ma avevano rinvenuto lo stegso quasi cinquecento gramrni di eroina nella mia macchina. Fottuto senza rendermene conto. Era il venticinque aprile, giorno della Liberazione, ma io fui arrestato. Em furioso con me gtessoe con il libanese. Per questa cazzata avevo bnrciato tutto. TYascorsi i giorni prima delf interrogatorio in firiosa attesa, volevo far capire al pubblico ministero che ero alLoscuro della presenza rli quella droga. Stavo accompagnando quel ragazzo pet: lasciarlo a Reggio e dopo norl l'awei pir rivisto; I'avevo conosciuto in caricere tna non sapevo niente di lui. Gli stavo facendo solo un favore di spostamento da Miano fino a Reggio. L'avrei ucciso; mi venne questo impulso omicida. Co cavolo che il magistrato ha creduto alle mie parole, disse che in base alla mia personalit, in base ai precedenti e al rapporto di polizia che affermava la mia appartenenza alla crimina.lit otganizzate. era verosi-
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mile chestessifacendo una consegna e il libanese mi faceva da spalla, quindi convalidava il mio arresto. Il libanese non disseniente pr addosgarsi la colpae scagionare me. Mi trovai cli nuovo in una cella. Ebbi un incontro con il mio awocato e mi disse che, purtrcppo la situa"ione in cui mi ero trovato mi avrebbe portato ancora an]li di catcere. Continuavo aalessre furioso, dissi all'awocato di fare i documenti per poter avere un colloquio con Mar.gheret. Ci incontrammo una settimana dopo il mio aresto. Lei mi atlacc subito dicendomi che avevo asito come un coglione, che era inconcepibile e8sere ar;stato in quel modo. Non avevopensato a lei e adesso cosasarebbe successo? Le risposi chesicuramente sarei masto in carcereper anni e che non sapevocogadirle se non di dimenticarmi. (Ceo che devo dimenticarti, come se fossefacile", "Devi fado, ron ti permetter di seguirmi,. Usc piangendo e non la rividi mai pi. Seppi da mio awocato che si era tmsfets in Germania. che aveva consegnato .lui cilca cento milioni e ayeva detto di liferirmi di perdollarla. Non dissi niente, sapevoche il giorno che mi avevano arrestato, in casa dove abitavamo insieme avevolasciato un filiardo e seicentomilioni, quindi lei era andata via portandocon s i miei soldi.Bene,era anche giusto cos,ero stato un gran coglione;mentalmente le augurai buona fortuna. Ebbi anche m messaggio dai'capi" i quali erano molto adirati dal modoin cui i ero fatt arrestare e mi dicevanoche me Lero cercata.Ricominciavail tlan traro carcerario. Dal carcerc di Reggiofui trasferito a quello di Bologna;vi rimasi pochi nesi e mi trasferir.onoa Padova, nella sezionespeciale.Dopo fui portato a Milano nel carceredi San \tittore ed inflne a Piacenza.In oue-
sto carcere ricevetti la viBita del sostituto procuratole \tncenzo Macr, consigliere nazionale antimafia a Roma, ma applicato pro!'visoriamente alla procura distrettuale tli Reggio Calabria. Era il mese di gennaio 1994. Ero impacciato, non sapvo cosa dirc' Il consigUere sood la mia intenzione di colaborare e si rese conto ilella mia idecisione, cosi cominci a prospettarmi quali erano i benefici di legge che mi sarebbero stati appli' cati. Non lo ascoltavo, il mo pensiero era rivolto altrove. In ]n attimo mi paBs davanti la vita che avevo vi8suto, certo non la vita che era nei sogli di quando ero ]l diciotterure che sperava in grandi cose; avevo a!'uto l,an!o, e vero, ma a che prezzo? Un prezzo enorme che mi opprirneva. lnoltre in quei grorni avevo avuto notizia che mia cugina si drogava' e questo aveva aumentato il fumre contro me atesao. nDottore se in Yentiquattlo ore lei riesce a tirarmi fuori da carcere, collaboro, altrimenti on ci vedlemo mai pi" dissi. In fodo speravo che on accettasse la mia proposta. Volevo espiare i miei sbagli rimanendo in carcere; ma alcora di pi spe_ ravo e volevo uscire dal carcere. Pensai ai miei figli, alla mia ex moglie, a Edy, a Marghere: pensai aache al giuramento assuldo che avevo iatto pei essere un affiliato, alle regole che avevo giura' to di rispettare. Mille pensied, mille dubbi. Pensai a come avevo fatto scempio della mia vita e che non avevo nessun diritto di chiedere niente, neanche perdono potevo chiedere a quelle migliaia di vittie che hanno consumato la mia dloga' Liavevo fatto pel soldi e per po' tere, on potevo portare avaati niete a ia diEcolpa' Mi pentivo? Chi 8i pente 8i rifirgia in utt convento per mo&t".e. Arr..'o schifo di me stsso. Aei voluto dire al consigere di scu8armi, non volevo collaborare Ma non
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dissi queste parole. Passivamentelasciai che il destino disegnasse il corsoche voleva. La Btessanotte verso le ventitr, fui chiamato dalla mia cella per prepararmi ad un trasferimento. La Daro_ la trasferimento scatenle urla degli alrri delenuti che in quelle settimane mi avevano conosciuto e si erano af_ fezionati a me, Mi misi dlmpego per calmarli, spiegan_ do che Ia vita di un detenuto era quella di u""""u "po"tuto da un carcereall'altro, a piacere del ministero. Salu_ tai tutti e augurai buona fortuna. presi i miei vestiti e le altre cose,sistemai tutto nei borsoni e andai con Eli agenti in matricola per la partenza. J}ovai serte-otto persone in abiti civili che mi salutarono cordialmente dicendomi che li mandava i consgliereper porrarml a Roma. Se ero d'accordo si partiva subito. Erano tutti de_ gli ispettori dlla cminalpol diretti da un commrssano. Ero fragtornato e riuscii a rispondere soltato: "Sono pronto". Mi lasciai alle spalle la ttra struttula carcera_ ria e salii in una delle macchine che aspettavano. Nessunochieseo disse niente. Solo durante il percorso autostradale ci si ferm due-tre volte per consumare un caff. Il buio cominciava lentamente a schiarirsi quando arrivammo a Roma. per tutto il viaggio avevo pensato a questa situazione, malgtado tutti i raeiona_ menti che provavo a fare non riuscivo a lrovurD" r-oo "o_ efente. Arrivammo a destinazione. Era la sede del servizio centrale operativo. Fui accompagnato jn un apparla_ menlo decorosoe rni djssero che potcvo riposare tran_ quillamente, di fare un elenco di ci di cui avevo biso_ gno, di comunicare quando volevo mangiare e che mi avrebbero awisalo loro all'arrivo del coniigliere. Decisi che dovevodorhire per poter meglio ponde-rare cosafa_ re.
Mi svegliai quando era di nuovo buio, andai nel soggiorno e viili tre persone in abiti civili che guardavano la televisione. Vedendomi si alzarono e si presentarono come degli agenti incaricati alla mia tutela, mi dissero che facevano dei turni di servizio con altri loro colleghi per coprire l'arco delle ventiquattro ore, ch potevo contare su di loro per le mie necessit.Ringraziai per la disponibilit e ordinai la cena. Nei giorni a seguire continuai a pensare, ma come prima non avevo rispos! soddisfacenti. Passaronore giorni. poi un pomeriggio mi cohunicarono l'arrivo del consigliere.Assieme a lui c'era il dirigente della criminalpol di Reggio Calabda, il dirigente della criminalpol di Bologna e quello di Milano. L'incontro fu molto coraliale, mi chiesero se avevo delle domande, dei dubbi, delle necessit. Il consigliere mi parl con molta umai|, mi disse che capiva quello che era il mio stato rlanimo, ma anche che quella era la cosa giusta rla fare. Non si trattava di far arreslare questo oppure quello, si trattava in realt di un risarcihento che dovevo aa sociel.a e ala giusl,izia. Certo e mie dichiarazioni non mi arebbero scagionato, ma sicuramente sarebbero servite a pulire in qualche modo la mia coscienzadando la possibilit di togliere dalla circolazione personaggi dediti al malaffare e all assassinio.Profer questeparole con una convinzione tanto profonda che entlarono nella mia testa come una fi"ustata. Lo osservai con ammirazione e dissi: oci fosseroaltri come lei',, nce ne sono pi di quant ne immagina" dspose. Continu dicendomi che lui non aveva nessuna fretta, mi concedeva di pensarci con calma e di chiamarlo solo nel momento in cui foss stato con!.lnto. In quei giorrri ci fu un avvenimento glave che riguar-
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d la salut di hia cugina. And in coma perch cotpita dallo stafrlococco della meningite. Si trovava da alcuni parenti ad Ancona quando incomftrci a star male. I lnedici le davano poche speraDze di vita a meno che non si fosse ve.ificato un miracolo. Chiesi al consigliere di poter esaere accompagnato in ospedale per rendermi conto delle condizioni di mia cugina e poter parlare con i edici. Mi accompagrxarooco due macchine blindate e sei poliziotti, Pioveva e durante il tragitto una delle macchine for una gomma; sceaero per l cambio della ruota ed io rmasi in racchia. Accanto a me era drnasta una mitraglietta con il caricatore innescato, guatdai l'arma, guardai i poliziotti intenti a sostituire la ruota e altri a deviare e macchine in arrivo. Pensai di scappare, valutai la cosa e dopo qualche minuto chiamai un agente e dissi che ullo di loro aveva alimenticato quell'atma accanto a me. Ci fu u1 attimo di panico tra loo, ma cercai di stemperare il momento dicendo che non era successoniente, .il capo scorta rni diede la mano per ringraziarmi ed il viaggio continu. Giunti in ospedale ta scorta si predispose tenendo me al ceDho e loro con giubbotti antiproiettile ai lati. mitraglierre in mano. Ci a\'.viammo verso lingtesso del reparto sotto gli sguardi curiosi e impadti delle persone, I1 primario appena ci vide al le mani in segno di resa, ma I'ispet tore quaificandosi e dicendo che ero ulr "personaggio" con necessit di scorta, lo preg di accompagnatci al reparto dove c'era mia cugina. Parlaado mi diede poche speranze e disse di alfidarci al Signore. Era distesa sopra un letto in una stanza asettica,sembrava molta. La madre seduta su r]na sedia piangeva. Mi suggerirono di parlare a mia cugina, anche se lei era in coma, poteva sentirmi. Mi fecero registrare una cassetta per fargliela
riascotare di talto in tanto, Dopo, provato e triste mi rimisi in macchina per ritomare a Roma. Tfe giorni dopo feci awieare il consigliere che ero pronto a fare le deposizioni. Mi acciagevoa saltare il fosso,con tante incogite e nessunacertezza. Incominciai a descriverela 'ndrangheta con i suoi riti e con i Buoicomponenti, padai dei traffici che avevo fatto, descrissi circostaoze e situazioni. Era la prima volta che venivano svelate le gerarchie 'ndraaghetiste. Scrissero pi di trecentocinquanta pagine di verbali, condite a pi riprese dalle mie lacrime. Lacrime di disperazioneper aver buttato via e sbeffeggiatola vita che mi era stata data. Quelle pagine erano sofferte perch rispecchiavanouna parte mportante del mio vissuin to. n consigtierefu conme di n'umanit eccezionae, quei momenti quando ti Senti solo e 'r'uoto cerchi una personaa cui aggTapparti,per avere un punto di riferimento: lui 10fu per e. Fortunatamente mia cugina si svegli dal coma,Ce' ra stalo quel miracolo che i medici e noi parenti auspicavamo;nel fiattempo favevo fatta trasferire da Anco_ na in un ospedaledi Milano ed stata l che apd gli oce le cure sarebbero state chi. Certo la convalescenza salva. lunghe,ma era La mia collaborazione era tenuta molto riservata, ma c semprequalcosache in qualche modopu trape_ lare; quindi era nece8sarioa!'visale i miei genitori, parenti, la mia ex moglie e i miei figli. 11consiglieresi prese questo onere e awrs della rnia decisionedi colaborare le personeche dovevanoesseremesseal corrente, con awertenza di non fame assolutamenteparola con nessuno. A Romasoggiomaicirca quattro mesi, poi per contraeli intemi al luogo dove allogiavo, fui hasfeto a Mila-
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no rn r appartamento della polizia. Mi trovai meglio a Milano per tanti motivi. potevo vedere mia cugina, tutti i giorni veilevo i dirigente della crimilalpol, che conduceva le indagini sulle mie dichiarazioni; siccome questo appartamento si trovava dentro la scuola di polizia, potevo muovermi dentro Ia struttura facendo lunghe passeggiate. Ma tutte le giornate erano affollate dai fantasmi del mio passato. Mio padre sapeva che mi trovavo ancom in calcere a piacenza e un giorno si present per fare un colloquio con me. Il direttore awis subito la criminalpol di Milano e part una macchina per prenderlo, cos gli awei dato le spiegazioni necessaie. Ci incontrammo in url uffrcio e cominciai a spiegargli quanto avevo Boffeto nel prendere questa decisione. Mi rispose con la Baggezza della sua et: "Hai fatto la scel" ta giusta". Lui era venuto a trovarmi anche perch spinro dai -capi" che volevano farmi avere un mesiaggio di prima mano. Questo messaggio coDsisteva nel farmi sapere che poich avevo scelto di tradire che almeno non facessii loro nomi. Potevo accusarechi volevo ma loro no, in quanto potevano sempre aiutarmi. lnfatti il mesgaggio contemplava anche la possibilit che un cornmando lni Dotesse liberare da dove mj l,enevano, e farmi esparriare in un posto di mia scelta dove neasunopoteva trovarmi. Mi offrirono ancho tanti soldi per accettare la loro proposta. Dissi a mio padre di riferire che ormai la frittata era fatta, na che lui come padre mi alr.ebbe dovuto disconoscere, cos non avrebbe subito ritorsioni e ar,.rebbeootuto condufie la sua vita senza problemi. C e una vecchia regola della 'ndrangheta che vieta di colpire i consanguinei per un torto fatto, ma questa regola dice che chi stato colpito da "infamit" ha tempo venuno annt
per lavare questo disonore. Cio in questo lasso di tempo deve uccidere"l'infame". A momento di salutarci mio padre con gli occhi pieni di lacrime disse: "Figlio mio, avevi tutte le qualit per primeggiare nella vita, lhai fatto ne modo pi1 sbagliato, che il Signore ti assista assiemealla mia benedizioneo.Mi inginocchiai davanti a lui e gli baciai la mano, chiedendo perdono. Nei giorni seguenti incontrar ancora il consigliere al quale dissi che la mia collaborazioneera ormai palese in quanto mi er& gtato inviato, tramite mio padre, un messaggio e che quindi non avevano saPuto tenere la coga riselvata cos come mi em stato garantito. I consigliere prese atto, ci rammaric ali questo e aftett i tempi per eseguire gli ordini di cattura, anche se ormai gli uomini pi importanti si erano dati latitanti per non farsi arrestare. Da parte mia non avevo ancora detto tutto il mio vissuto e vedendo le falle che c'erano stat mi dissi che era meglio aspettare e riflettere prima di svelare altre cose, Nel frattempo venni a sapere che l'applicazione alla d.d.a. di Reggio Calabria del consigliere non era stata prorogata e che io sarei stato gestito per Ie successive alichiarazioni da un altro magistrat,o, il sostituto procutatore Nicola Gratteri. Il consigliere spese parole di apprezzamento per il suo collega, lodandolo per a tenacia delle indagini e aggiunse che avrei potuto chiamarlo per le varie problematiche che si fosseropresentate nella mia vita; era disponibile a rimanere il mio punto di riferimento. Venni invitato a scegliere ura regione dove avrei potuto dfami una vita ed ebbi anche la promessache non al?ei subito una condanna pesante in quanto la legge sulla collaborazionegarantisce un consistentescontodi pena; la stessa legge garantiva ache un aiuto economlco mer-
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sile, un cambiamentodi identit e un congruoaruto per un'attivit commerciaeoppure un posto di lavoro. Lo salebbeandato ancheai fanilia_ stessoaiuto economico proposto. Ricordo che a quel tempo, ilei colri cheavessi laboratori della Campania,feceromettere sotLotutela quasi ottanta personecon gradi di parentela alquanto elaborati. Sfruttavano la situazione. Io proposi la mia ex moglie, i miei figli, rnia cugina e sua madre; nio padre, mia sorella e i miei parenti che abitavano in Calabria rimasero nelle loro case perch avevanopresoIe distanze dalla mia personae quindi si erano tutelati da soli. Mi veniva corrispogtoun assegDo mensile di un rnilione di lire, certo non era una glossa cifra, ma avevo recuperato qualche somma che teaevo per le emergenzee cos potevo permetterhi qualche spesain pi. Non potevouscire dall'ltalia quindi i soldi messi alfestero eralo quasr persiScelsiali abitare in un paesedel Trentino, fuori dalle tradizionali frequentazioni di personaggiche avrebbero potuto conoscermi.Mi era stata data la possibilit di scegliereiI tipo di abitazione e scelsi una villetta con le stanze necessarieper poter ospitare i miei figli, quando volevalo venire a trovarmi; mia cugina andava e veni_ va fiequentemente, accompagnatadalla madre, anche se doveva continuare le lelapie di riabilitazione post' meningite. Le collaborazioni si moltiplicarono specamentelra in le famiglie maffose siciliane, e quelle camor:ristrche pen_ non aveva ldrangheta calabrese Carrpania, ma la titi. Per questole rrriedichiarazioni erano tenute in condalla magislratura. ma mi cteala un muro siderazione di ostilit la claBsepolitica, che aveva la possibilit di ostacolarmi con armi istituzionali. esserete uLa mia destinazionein Tlentino aloveva
ta segleta dalle strutture dello Stato che ne erarro a conogcenza e alche io non dovevo confidare a nessuno dove abitavo. Io per ovyi motivi mantnni questo segrcto, ma qualcuno delle stnrtturc statali lo pase ad altre strutture, che non dovevano e8serne a conoacenza, cog ricevetti visite inaspettate di funzionari di polizia e non. Gli agenti che mi scortavano egli spostamenti non rivelavano i mio nome neanche ai loro colleghi di grado superiore, erano molto professiodali e attenti; quado si doveva sostare per lrascorrer la notte. non comunicavano a nessuno l'albergo dove eravarllro; io usavo dei documenti di copertura e passavo ancllio per poliziotto. Era neg imponenti palazzi romaoi e nei loro oscuri u{fici che le notizie circolavano. Era stato creato per la tutela e assistenza dei collaboratori un ufficio a Roma dal nome altisonante quanto inutile di Servizio Centrale di Protezione- Era un ufficio con personale interforz, cio personale dei corpi rli polizia, carabinieri e frnanza. Presto quest'indirizzo divenne meta di collaboratori e loro familiari petulanli, che chiedevano soldi in continuazione. Certo qualcuno sten. tava a yivere con quella miseria mensile, ma la maggior parte aveva fatto della collaborazione ul business per vivere ale spalle dello Stato. I pi ciarlie venivaro accontentati con elargizioni extta; altri, quelli che si credevano i pi furbi, si facevano pagae ogrli volta che dovevano testimoniare, altrimehti minacciavano la ritrattazione; altri ancora venivano usati per inquinare alcuni processi e per questo lo Stato pagava, anche cifre superiori ai cento milioni di lire per volta; gli "onesti" che avevano collaborato con coscienza rimanevano con il solito milione mensile. Devo dire che gli arrni dal 1992 fino al 1998, firrono
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carattedzzati da centinaia di collaborazioniinutili e faziose. C'era la corsa alla collaborazione, cos si viveva con lo stipendio dello Stato. Piccoli delinquenti che non erano niente e nessuno, si spacciavano "bosa", per ptendete il contributo mensile. C'era anche qualche magistrato in cerca di collaboratori condannati per reati che con la vera criminalit organizzata non avevano nulla a che fare, soo per riempire il curriculum professionale. C' stata una forzatuta e na stortura della collaborazione che ha stravolto quello che era l'intento dela legge. Sicuramente si sono raggiunti tanti successi investigativi grazie a deteminate ilichiarazioni. Di tutti quei collaboratori solo il venti-venticinque per cenroera realmente serio nelle deposizioni, ma tutto il resto stata spazzatura, a volte stata raccontata una realt che non esisteva, facendosi beffa della storia. Come Dotevo mischiannia quel mondodi ladrj, io che non ho mai rubato? Arrivamno gi scandali; interpellanze parlamentari, titoli sui giornali 'Pentit pagat a peso d'oro", "Perch lo Stato paga petiti?" "Mille e cinquecena m inni al pentito Alfa" . Un sottosegtetatio all'nteroo con delega sui pentiti, rihutava ali ascoltare i rnagistrati in prima linea, quando volevano parlare di pentiti. Quando uno di questi stato ucciso ebbe a alire con fare distaccato: .Manderemo un teleglamma di condoglianze alla famiglia". T[tte queste cose le ho sentite da indiscrezioni d.i alcuni magistrati, da alcuni uomini de "seryzi" e anche perch nel 1996, per un motivo banale (l'aver insultato un giovane vice commissario di polzia) mi portarono in carcere per trenta giomi. Brescia, reparto collaboratori. Ho incontrato decine di collaboratori tutti "mafiosf', tutti "grandi trafficanti", tutti "boss" di primo livello.
ma dei quali io non avevo mai sentito neanche il nome. Tascortevano le giornate riuaendosi per inventare nuovi reati e nuove accuse per qesto o quello; scrivevano leitre interminabili e incomprensibili ai magistrati e al servizio centrale di proteziore. Restai esterefatto da quella feccia che girava nel ccuito couaboratori. Ebbi vergogna di rne. Cercai di trascorrere quei giorni tra l'infermeria e la mia cella: a tutti coloro che venivano per presentari inventavo la scusa che stavo male, cos evitavo di parlare. C'era qualcuno pi insistente, alora gli dicevo tli andar via in modo brusm. Dovevo difendere la mia privacy. tascorsi i trenta giomi ritornai a casa. Dalla mia abitazione "segleta" in lYentino passarono tanti uomini delle istitrzioni. Un generale dei carabilieri che voleva icastrare un suo omologo, perch indego di portare a divisa. Un primo dirigente di polizia che voleva sapere se dovvo ancora fare dichiarazioni, ammonendomi che non mi conveniva andare oltre, di restale nell'ambito del traffico di stupefacenti e non fare nomi scomodi (per me) di servitori dello Stato, perch ci avrei rimesso parecchio. Qualche politico accompagnato dal proprio awocato che con moto garbo mi spiegava perch dovevo smetterla. A questo punto mi rivolgo con tutta umilt a coneigliere Macr che pit volte mi ha chiesto di chiarirc il perch nei verbali fatti con lui non ho mai parlato di dfiuti nocivi, eccola risposta. Aggiungo che fintervista al settimanale l?opresso nel 2005 I'ho fatta, perch ormai le mie glavi condizioni di salute on mi lasciavano taDto tempo di vita, tanto valeva rompere il vaso di Pandora, Non aono morto nel frattempo, ma ci manca poco. Nel 1996, ebbi un primo infarto. Conseguenza dello stress e della rabbia contro me stesso.Volevo ricoverar-
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mi a Milano in una clinica che conoscevo, ma le istituzioni poseroil veto dicendoche a Milano ero troppo conosciuto, Quindi dovetti dcoverarmi in un ospedaledel TYentinodove feci una coronorogtafia. Fui infettato in sala operatoria da uno stafilococco aureo. Priha di arrivale a queata diagnosr passarono dei mesi in cui rischiai di morite. Tle mesi fi ricovero e dieci mesi di antibiotici per via venosa,un calvario che mi ha portato un grave handicap frsico; ma lo Stato dov'era?Le promessee l'aiuto, specialmentesanitario, che mi era stato garantito che frne avevanofatto? Solo parole ed ipocnsle. Incohinciarono i processi.La mia teetmonianzaport le condanne di tutti quelli che erano stati chiamati in coneil e port condanne anche a me. Le miti pene che mi erano Etate garantite si quartificarono in circa trent anIi, ma non sarei andato in carcere. Lhwocato che mi era stato aBsegnato, persava solo ai prop intcressi economici, infatti allora il servizio centrale, pagava lautamente i legali dei pentiti, che facevano aolo atto ili presenza nelle varie udienze. Io mi sono frdato incautamente sia delle prornesse fattemi, sia dell'a!.vocato. politica Ttrtta la classe tuonava contro questi pentiti e i media uscivano con scoop sulle testate pirl importanti. Si rendeva necessaria ula riforma della legge, varata nel '92 sull'onda dell'emergenza,dopo I'uccisionedei magistrati Falcone e Borsellino. Era giusto hettere ordine. Ma chi corne he sperava in questo ordine, rimase deluso. La politica va$ solo una legge opportunistica. Ne frattempo molti di questi pentiti a convenienza, ricominciarono la loro attivit delinquenziale con l'idea che tanto se li avessero arestati avrebbero collaborato nuovamente. Venllero catalogati i pentiti di serie A e
pentiti di serie B. Vennero qeati circuiti carcerati per pentiti assistiti e pentiti non assistiti. Si perch alla fine il famigerato uprog"ammadi protezione" si riduceva solonel beneficiareoppure del contributo mensile. Questa era la solaprotezione chedava lo Stato:l'iscrizione nell'elenco dei poveri con susseguenteassegnosociale. Ero disgustato, ma d'altronde anchequesta una "questione all'italiana". Le giorDate,le seitimane, i mesi erano interminabili senzaul inr,eresse lavorativo.Mi annoiavo e cominciai ad avere molte awenture con ragazze del luogo; erano amori passeggeriche mi lasciavano molta delusione, ma era un modo per distraruri. Pensai di trasferirmi dal Tlentino per poter rilevare un ristorante ed avere una mia attivit da gestire, ancheperchla mia ex moglie pressavaaffinch i noBtri figli venisseroa vivere con me. Mi misi in contatto con i consigliereper chiederecome aEei dovuto fare per avereil hasferimento e acquisire rm'attivit commetciale,ilato che mi era stato detto che avrei potuto avere un contributo per tale acquisto. Mi risposech dovevo presentare una richiestacon un preventivo e dopo avrei usufruito del contributo. Passarono altri mesi e il consigliere dissochei tempi erano cambiati e non avaeial.uto nessunaiuto econoico, ma potevouscire dal programma di protezioneottenendo una tantum per una eventuale sistemazione. Accettai, ma chieei almeno il cambio d'identit per me e i miei figli. La sposta fu che se i ragazzi avessero cambiatoident non avrebberopi potuto incontrare la loro madre. Li mandai al diavolo e non ottenni nearche per me i nuovi documenti.
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Mi aepettavo ua cifia concreta che potesse essere sufflciente a fare qualcosa,invece mi diedero la stratosfrica Eommadi venti milioni di lire, nessunogrddal_ lo scandalo. Misi assieme i soldi che mi erano rihasti e mi trasfedi nelle Marche. Vennero anche i miei figli. Rilevai una pizzeria a Ri_ mini e un ristorante a Riccione,dando fono a tutto ci Quirrdi mi ero staccatoanche da questo scrvizio cen_ trale. Sonocoscienteed i fatti l,hanno dimoslrato che ho dato un contributo notevole alla lotta alla criminalit e mi aspettavo un po' di riconoscenzae almeno quella parvenza di protezioneche lo Stato ha il dovere dj dare. Ma il risultato stato che da me hanno preso a larghe mani e non ho a\,.uto nulla, anzi sono gtato anche avrier_ sato da qualche frangia della magistratura e dallo stes_ so seryizio di pmtezione. Non avevo mai fatto il padre con i miei figli e mi tro_ vai in enorhe difficolt. Decisi di comporarmi da amico senza proibire o permettere niente; cercatralodi pa_ lare e di consigliari. Non ebbi molto successo.Loro ;ve_ \,ano le loro vedute e io Don potevo cahbiare niente. Affidai ai ragazzi la pizzeria di Rimini ed io mi dedi_ cai al ristorante di Riccione.euesto ri[oranle aveva ull potenziale.di lavoro straordinario. sia per Ia posizione. s trovava,ln \,1.ale Ceccarini, sia per la struttura. aveva a orspogtzlone I unjca l,enazza del giale. clieltela era rnedio alta, molti nomi dello spetta_ .l,a colo e dirigenti d azienda che venivano da Bologo, Mi_ lano, Pesaro, Roma ecc. Io ero D attnto padroue di ca_ sa, lacevoamicizia coDtutti, ricevevoconiidenzee maldicenzeA-trnotavo le conosceDze importanti e mi propo_ nevo atla loro attenzrone
Spessoveniva a trovarmi uno staff di dirigenti di polizia da Milano pr trascorrere una giornata con me e gustare la buona cucina a base di pesceche il mio chef preparava magiflcamente, e si facevafesta. Entrai in confdenza con il direltore generale di una banca di Salr Marino; tramite lui conobbi tutti i ministri del governo di questo piccolo Steto e divenrero miei clienti ed amici. Diventai molto arnico di un altro persoraggio, anche questo direttore generale di una banca, ItJBS Svizzera. Entrai nelle g?aziedi una principessa russa, discendente dei Romanov. Vivevo una vita brilante e lavoravo moto. Seguivo con attenzione le esigenze del ristorante e apportavo delle nnovazioni giuste ed apprezzate dalla clientela. Organizzavo varie sfilate di moda e mncorsi di bellezza, coadiuvato da due stilisti del luogo. Le awenture si sprecavano, a avevo artche ua ragazza fissa dalla quale ero molto attratto. Nel dstorante c'erao diversi dipendenti: lo chef, un cuoco, un griglista, un aiuto cuoco e un lavapiatti. Nella sala c era una direttrice. una barista e sei camerieri. Inoltre, io mi occupavo dela cassa e dei rifornimenti giornalieri necessari, a volte 1a mia ragazza mi dava una mano. La capienza,compresala terrazza et di citca trecento posti, proprio un bellissimo ristorante. Al cenone per il nuovo millennio avevo in cantina mille bottiglie di champagae tra Crystal, Don Perignon e Krug e trecentottanta prenotazioni a seicentomila lire a testa. Le ragazze immagine delle pi famose discoteche di Riccione,Byblos, Peter Pan, Pasci, Pdnce, Cocofc, e Villa delle Rose, venivauo a cera nel mio ristorante "Terrazza Ceccarini".
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Con le conoscenze dei direttori generali ho visto sacchi d soldi transitare da SarrMarino verso gli altri paradisi fiscali senzalasciar:e nessuaatraccia. Mi sembravadi rivedermi quandotrafficavo in stupefacenti, ma que8ta era "solo" un'evasione fiscale. 1lansitava u fiul1le di danaro da quelle banche. Una gra, mentre ero a cena uella villa di quel ilircttorc di banca di San Marino, arriv un furgone. Lui si allontan per un po', al ritorno lo vidi moto soddisfatto, Seguendole mie regole non domandai niente, ma fu lui a portarmi in rma stanza blindata facendoni vedere che quel firrgone aveva portato taotissimi soldi da mandare all'estero per farli sparire. Chiesi se poteva farmi recuperare i soldi che avevo all'estero, se ci si foSsepotuto rcalizzare avrei acquiBtatoun albergoa quattro stelle a Eiccionee gli awei riSelvatouna quota. Infatti, a circa cento metri dal mio ristorante c'era questofantastico albergo ili creazionesocialista, lTlotel de la Vlle, che in quel perioilo si era indebitato con alcune banche ed era stato mesBoin vendita al costo di circa trenta miliardi di lire. Mi rispose chea mia propostaera molto interessante e che si sarebbeadoperatoper capire comerecupera" re questisoldi.Mi disse, inoltre, checonoscendo i direttori delle banchecreditrici nei confronti dell'albetgo,nel
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fiattempo Ie awebbe contattate per sondare le possibilit di trattare sul prezzo. Il risultato <li quest'ultimo sondaggio chiar che con meno di quindici miliardi di lire ei poteva avere la propret dell'albergo: rn ottimo affare. Riguardo i miei soldi, iavece, la situazioe era ingarbugliata e si doveva agire con diplomazia, con calna. Il mio ahico ilirettore generale della banca a San Marino parl di queste cose con l'altro suo omologo della UBS, e mi dissero che erano disposti a farmi il prestito di quella cifra in cambio del vent per cento della proprieta. Accettai. Quindi incaricammo un commercialista di preparare i documenti per il prestto e per la ormazi.one della societ che avrebbe rilevato I'albergo. Questa societ sarebbestata creata a Londra per godere di alcune agevoazioDi fi scali. Il commercialista e rln awocato si recarono a I-ondra per cercare un fficio ali rappresentanza, forrnare la mciet e avere i iferimerti barrcari che erano gi stati contattati. Insomma, si mise in moto tutto il mecca]nismo per grungere ala conclusione del progetto. Ero vicino alla eoglia dei cinquant'anni e queBta era l'ullima occasione per creare qualcosa di duratuo e pulito per i miei figli. Con le conoscenzeche mi ero fatto chiesi ed ottenni dei fr<Ii bancari con la garanzia della ristorazione, in modo da poter affrontare, anche con queo che avevo, le forti spese inizia.li che comportava tutta Ia preparazione cartacea e logistica. Ci furono varie riulioni con le banche crditrici, con gli istituti previdenziali, con il sindaco e con la propriet dell'albergo, A.ltre riunioni tra me e i due direttori generali. Alla fine di queste tappe tutto era pronto per fissare l'appuitamento con il notaio.
I utl,oera pronto per il decollo.Ma la sera del ventuno settembre vennero da me otto carabinieri in botghese per dirmi che dovevano portarmi in carcere poich, avendo lasciato il programma di protezione non potevo pi godere delle agevolazionipreviste dallo stessoprogramma. Pensavo fogge uno scherzo organizzato dai miei amici della criminalpol di Milao, invece era la realt del momento. Caddi a terra svenuto colpito da un infarto. Mi svegliai dopo tre giotni, mi dissero che mi trovavo nel reparto ospedaliero detenuti di Ascoli Piceno, htubato e in trapia intensiva. Non iuscivo a dire e pensare niente tanto era la disperazione che avevo dentro. Dopo um settimara venneto a trovarmi i miei figli e la mia ragazza, Mi dissero che sul giornale era stata dportata Ia notizia del mio arresto e tutti avevano saputo del mio passato ed erano rimasti sbalorditi per questo,cos avevanodecisodi ptendere le dovute distanze dalla mia persona. I ristoranti erano chiusi perch loro, i miei figli, avevano pauta e avevano pensato di tornare dalla madre, sia per evitare brutti incontri sia per evitare di dovr dare spiegazioni a tutti i miei nuovi amici, specialmeote quelli che erano quasi i miei soci. Gli dissi di prendere le loro alecisioni in liberl assolute. I medici volevano operanni, ma io rrfiutai e anzi digsi di farmi portare in carcere. L'istituto di Ascoli Piceto era noto Der esaereun car-
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cere di massima sicurezza,alquanto duro. Mi portarono in isolamento togliendomi anche le scarpe, perch il modello che calzavo non era consentito. lYascorsero ancora tre giorni e vennero a trovarmi il consigliere, il mio avvocato e il dirigente dela criminalpol di Reggio Calabria. Erano tutti meravigliati di quanto mi era Successo. npancheloro avevaro una spiegazione se non quella che forse dalfalto avevano voluto cos.Avevo addosso un'ira tale che, malgrado fossi ancora convalescente per l'infarto, mi misi ad uLlare tutta la disperazione che provavo prendendomela con tutti i pre6ent e anche gli assenti. II consigliere ascot il mio sfogo e disse all'avvocato di vedere il da farsi per farmi usce e di tenerlo informato. Intanto mi avrebbe fatto hasferhe nel carcete di Milano. I giorni a venite non li contai nemrneno; ero caduto in una abulia profonda che non mi faceva oeanche capire cosa mi accadeva intorDo. Nel carcere tli Opera (Milalo) mi allocarono in ula sezioEe con poco spazio ed una puzza spaventosa, dove c'erano altre quattro persone, anche queste collaborato_ ri. Dentro di me soprannominai quel posto "gallinaio". Gli agenti che prestavano servizio in quella sezione eano tutti contro i collaboraori e ci insultavano spesso. Un giorno, quando uno rli questi si rivolse a me con disprezzo, afferrai uno sgabello e lo colpii in faccia vioIentemente. Fui denuciato per quella reazione ma almono l'atteggiahento dei 'custodl' cambi. Venne a trovalmi anche il dottor Nicola Gratteri, ma non per solidariet, bens per chiedermi di testimoniare in un processo che lui stava conducendo come pubblico mnistero. Sinceramentelo mandai al diavolo.
Le mie condizioni di salut peggioravano,i medici che mi visitavano erano tutti concordi sul fatto che dovevo operarmi altdmenti sarei morto da un giorno alLaltro. Rifiutai perchnon mi fidavo a farmi operare da detenuto. Quando ua persona detenuta necessita di un intewento chirugico, viene ricoverato pressol'ospedale pi vicino e sistemato in un reparto adibito appostaper ospitare i detnuti e in sala operatoria deveentrare con "l'angeo cuslode",un agenteche devecontxollaretutto, per la sicurezzadei chirurghi e degli infermeri; nessun familiare ammesso. Dopo llntervento, trasporto in reparto con ufagsistenza pi che precaria, e quandopassail medicodevono esserepresenti gli agenti e non esiste nessuntipo di privacy personale;anchequandol'infermiera devecambiarc le fasciaturc devono essere presnti loro. Se per casostsi male, plima che anrivi qualche dottore o un'infermiera, si fa in tempo a morire prima di poter ceverc assistenza;s, perch pr:ima viene l'agent a chiedere: "Cosa si sente?",poi se dliene necessariochiama i soccorsi,ma devonoarrivare da atri reparti, se sonodisponibili. Altra pecisazione:il detenutocollaboratorechegode del programma di protezione,dipendedal magietrato di sorveglianzadi Roma, che conosce le varie problematiche del soggettoed sensibileverso queste,semprenelIapplicazione della legge; quando invece Bi collaboratore non sottopostoa quel programma di protezione,si dipende dal magistrato di sorveglianzadella corte d'appello dela provincia dov' situato il carcere. In questi casi si d poca importanza alla collaborazionee applicanola leggesenzadare priorit allo status di colaboralore.
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La sorveglialza di Milano in quel periodo non concedeva niente, quindi cercai di farmi trasferire altrove. Proprio mentre facevo questi pensiei venne a trovarmi un sostituto procuratore della direzione distretluale di Torino, il dottor Tampone. Mi chiese di testimoniare in un suo procedimento e la richiesta mi venne fatta con modi garbati, senza arroganza,Risposi che l'ar,'rei fatto purch rni facesse trasferire nel carcere di Tbrino. Era dispiaciuto sia per le mie condizioDidi salute, sia per la mia situazione e promise che a!'rebbe studiato attenlamente il mio caso. Ne giro di una settimana fui a Torino. La sezione collaboratori era vivibile e gli genti moto propositivi. Il comandante della sezioneera I'ispettore Piras, un uomo con molta umanit che si prendeva cadco, forse troppo, dei probemi di ognuno dei venti detenuti collaboratori presenti: io ero i veniunesimo. Grande uomo I'ispettore Piras, ma purtroppo aveva a che fare con persone grette, egoiste, false, opportuniste _e spioni. Lui si prodigava per dare una mano a tutti, ma questa mano tesa a dare un qualcosa di costnrttivo, quasi sempre veniva divorata con ingordigia senza un minimo di riconoscenza anzi, al contrario, cercavano di metterlo nei guai. Personalmente con lui ho a'!'uto un rapporto ili stima e rispetto reciproco anche se a volte la nia ir-menza era eccesiva, ma lui aveva una gtande forza di sopportazione. Quando guardavo quei collaboratori, mi vergognavo di appartenere alla loro categoria: una massa infor-rne senza un briciolo di dignit. Che io avessi il loro rispetto era una cosa secondaria, tanto sapevo che se si fosse presentata l'occasioDedi farmi del male I'avrebbero fatto senza alcun ritegro. La mia salute peggiorava, anche perch il carcere non il luogo rnigiore per un cardiopalico come me.
Ebbi un altro infrto: il cumulo di stress e I'ira profonda che era repressa dentro di me avevano quasi distrutto le mie coronarie. Questa volta i medici ilissero che mi era andata bene per miracolo, ma che i miracoli sono tali perch non si rrpetono. Rifrutavo sempre di subie f inteNento chirurgico da detenuto, Devo ringraziare la ahrezione del carcere, l'ispetore Piras e aache i miei awocati Guglielmo Busatto del Foro di Tbrino e Maria Claudia Conidi del Foro di Catanzaro, che in concerto tra loro e con le relative relazioni sanitarie, fecero capire al magistrato di sorveglianza che ero incompatibile con il regime detenlivo ii1 carcere. Era trascorso un altro anno e ritor-nai libero. Dovelti prendere casa a Torino, perch lutto ci che avevo a Riccione era andalo perso, grazie alle istituzioni. Oltretutto non potevo ritomare l, essendo stato sputtaato nella mia veste di collaboratore. Grattai il fondo del badle per prendere caaa e poter andare avanli. Con i miei figli non c'era un gran rapporto ed inutile tentare di fare lo psicologo per capir-ne i motivi: era cos. Vivevo dignitosamente perch riuscivo a fare delle consu.lenze e quindi ad avere un certo reddito. Continuavo ad avere un forte ralrcore verso le istituzioni che si erano prese gioco di me, che avevano scello di colpirmi proprio quando si stava realizzando la svolta definitiva dell'ultima parte di vita che mi rimaneva. Avevo deciso di non curarmi e di lasciarmi morire. Mi trasferii in u paese delltrinterland torinese, perch mal sopportavo a citt ed inoltre a Tbrino Ceano tanti caabresi che conoscevo e non sarebbe stato oppottuno incontradi. Avevo iniziato una relazione con la figlia di rm notaio,
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ancliessa notaio, che lavorava nelo stualiopaterno. Mi trovavobenecon lei anchese non c,eral,amore, ma mi consentivadi fare delle lunghe dissertazioni culturali e politiche con una personacoka. Cercai di mettermi in contatto con le conoacenze ali Riccione,ma mi dissero chiaramente che on volevano avere rapporti con me, dopoaver saputo che ero ul collaboratore; i due direttori generali non ono schivi, anzi Bi dimostratono molto comprenBivi,ma alla rnia richiesta di poter avere indietro pae dei soldi che erano stati depositati per la societ che dovevamofare mi risposero che quei soldi eranostati tutti spesiper sistemare la hancata acquisizione. Quandogli chiesi sei soldi che erano all'estero si Dotevano prendere.lni dissero che non potevanofarci nrente. La mia situazione clinica si era ulteriormente complicata;mi era stato dscontratoancheun tumore.per i forti dolori che mi prendevanodovetti sottoporuri a diversi interventi chirurgici che, anche se non hanno potuto eliminare del tutto il tumore, almeno sonoriusciti ad alleviare i forti dolori. RicevettiIa visita di '?ino". M dissechec,erano tuttora dei politici che mi auguravano ili morire; che non sarebberoBtati tanquilli fino a quando fossi rimasto in vita. Continu dicendomi che avevofatto male a fare il nome di alcuni magistrati, avrei dovuto iDmasinare cheil tutlo si sarebbe vollatocontrodi me poich;nche 6esu qualflrl1o l"ossero pesatiforti indizi, questosarebbe stato comunquecopetto ed io, invece, ne avfei subito le conseguenze, coe in effetti stato. Mi consiEli di fae un'inlervista per portare allo gcopert4il traffico dei rifiuti, non perchmi sarebbeservito per uso personalistico,piuttostoper diradareun po'la nebbiachetutti gli
restasse fitta volevano Stati, Italia compresa, ,?il con settimanale Cos mafiata l'intervista In ogni motlo cercai di fare le mse con correttezspresso. prima che il il "memoriale" al consigliere za, spedendo ma io pubblicasse. il detto contrario, Si settimanale 1o ho la ricevuta conla data esatta della spedizione. Questa intervista sulla questione dei rifiuti e sulle navi afrondatescatenur'attenzione mediatica che non mi aspettavo;internet mise nel web centinaia di pagine La commis con stode sulla mia vita, anchefalsandole. morte di llaria Alparlamentare sulla sione d'inchiesta perch avevo pi mi convocper u'audizio4o solo un mio pensierc su quella vicenda. espresso
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Ll primo capodela 'ndranghetaa capire I'i,poanza del business dei rifiuti tossici e radioattivi tatoGiuseppeNirta. Nel 1982 era il responsabiledel territorio os8iail vertice supredi,SanL].JcE e mammdsolrissima, mo dell'organizzazioae.Per questo aveva contatti a Roma con porsonaggidei servizi segeti, della assoneria e della politica. Allora non avevo rapporti diretli con i massimi vertici della famiglia di San Luca a cui ero affiliato e gestivo solo estorsioni. Nida per era un lontano cugino di mia madre e per quesl,oa',revo u-oacoraia preferenziale con lui, il quale pir volt mi assicur che il businesedei rifiuti pericolosi ci al'r'ebbeportato tanti soldinelle casse, In particolarc Nilta mi spiegchegli era stato proposto dal ministro della difesa l,elio Lagorio, col quale ave va rapporii tramite l'ex sottosegretarioai lbaspoi NelIo Vincelli e l'onorevole\tto Napoli, di stoccarebidoni di rifiuti tossici e occultarli in zone della Calabria da individuare. IJipotesi ventilata a Roma era quella di sotterrarli in alcuni punti dell'Aspromontee nelle fossenaturali marine che c'erano davanti alle costeioniche della Calabria. Nirta per mi disse che non voleva prendersi da solo questa responsabilit e avebbe quinali convocato i principali capi della 'ndrangheta nella prcvincia di ReggioCalabria per deciderecosafare. Mi inform anche che sia la camona napoletanache la mafia siciliana erano gi stat interpelate sullo smaltimento dei rifiuti e cheavevano dato i loro benestare. La cosacomu.nque non si svilupp subito. C furono ura Beriedi riunioni nei mesi successiviche si svolsero all'aperto presso il santuario di Polsi, sui monti alle spalle di Son Luca.
Agli incontri parieciparono le famigie di Melito Porto Salvo nella persona di Natale lamonte, di Aico nella persona di GiuseppeMorabito "'u tiraddttu", di Plat nella persona di Giuseppino Barbaro, di Sinopoli nella persona di DomenicoAlvaro, di Gioiosa Marina nella personadi SalvatoreAquino e naturalmente di Sa Luca nella persona di Giuseppe Nirta. Fu lo stessoNirta, assiemo a SebastianoRomeo, a dferirni i particolad, perch avevano decieoche avrei dovuto occuparmi delI'aspetto organizzativo della famiglia di San Luca, e dunque dovevo conoscerne la struttura e gli affari pir importanti. Da queste riunioni non usc per un fionte comure. C'eranodivergenzedi opinione,perch non si voleva che sostanzepericolosefosserosepolteinAspromonte, territorio amato dai capi e allo stesso tempo area dove abitualment venivano nascosti i sequestrati. AlIa fine fu deciso di entrare nel granile affare dei rifiuti pericolosi, con l'accordo che ogni famiglia avrebbe gestito le attivit nel rispetto reciproco, ma ognua per i fatti propri. Si cerc cos di trovare 6iti che fossem fuori dalla Calabria, oppure all'estero, e alla fine la scelta cadile per quanto riguarda 'Italia sulla Basilicata, perch terra di nessuno dal punto di vista della malavita. Quato alLestero, si prcsero contatti con la mafra turca, referente della 'ndrangheta per l'acquisto dell'eroina, e la persona a cui facemmo riferimento era Mehmet Serdar Alpan, il quale slato anche finanziatore dei Lupi Grigi. Da questo momento i miei capi iniziarono a tenermi costantemente inforhato sull'evolversi della situazione, e il mio primo impegno nel campo dei rifiuti pericolosi stato alla fine del 1986,anche se l'operazioneebbeun prologonella primavera del 1983. Fu allora che venni inviato a Roma da Sebastiano
Roneo, il quale nei mesi precedenti era Bucceduto a Nirta come capo della famiglia di San Luca. Voleva che incontrassi l'awocato Giorgio De Stefano, cugno del bos. Paolo Dp Stefano della famigla reggina e uomo con potenti agganci politici. Romeo mi di6se che dovevo far" mi indicare da lui in quali nazioni estere ci foseero entrature per smalt e i rifluti tossici e radioattivi. De Stefano mi ihsse che il posto ideale era la Somalia, precisando che per questo sarebbestato utile prendere contatti con i vertici del partito socialista. Dopodich, sempre tramite 'awocato De Stefano, ebbi un appuntamento a Roma con Pietro Bearzi, allora sgletario generale della camera di commercio per la Somalia. Ci vedemmo in un albergo dietro via Cristoforo Colombo,dove gli dissi esplicitamente che avevamo individuato la Somalia per smaltirc i rifiuti tosBici e radioattivi, e quintli gli chiesi se fosse in grado di aiutarci. Un disturbo, gli dissi genericamente, che gli sarebbe stato retribuito con genemsit. Lui mi dieile la sua disponibilita, chiedendomia che livello ci muovessimo,e io rispo6i vago che avevamo i necessari referenti politici. Ci lasciammo ilicendoci che ci saremmo rivisti con un piano dettagiato. Quindi riferii tutti i paicolari a Sebastiano Romeo, il quale mi disse soltanto: "Va tutto bene, ma non facciamo le cose di ftetta", aggiungendo, come amava fare lui, un ptoverbio: "La gatta che ha fretta partorisce figli ciechi". In effetti di quelle questioni non ci occupammo fmo alfottobre del 1986, quando vivevo a Reggio Emilia per gestire il haffrco d droga della famiglia di San Luca in Emilia Romagna e Lombardia ln questo contesto facevo affal{ con la famiglia Musitano di Plat, il cui capo era Dornenico, detto "'u fasciEta" per il suo piglio da dittatore, il quale era libero in attesa di processo ma che per un'orilinanza non poteva risiedere
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in Calabria, ragione per cui si era trasferito a Nova Siri, in provincia di Matera. Mi chiese un incontro. Mi disse che c'erano da far sparire 600 bidoni contenenti rifiuti tossici e radioattivi, chiedendo se io e la mia famiglia potessimo interessarci per le varie fasi di trasporto e collocazione. Prima di tutto gli domandai quanto ci ar,'remmo guadagnato, e chi gli aveva prospettato questo lavoro. Mi spieg che era stato awicinato dal dottor Tommaso Candelieri dell'Enea di Rotondella, il quale stoccava in quel periodo rifruti provenienti da Italia, Svizzera, Francia, Grmania e Stati Uniti, e che in quel preciso momento aveva l'esigenza di far sparire questi fusti che erano stati depositati in due capannoni dell'Enea stessa. Quanto ai soldi, a\rei intascato 660 milioni per tutte le fasi dell'operazione. Per questo incontrai a Milano, n piazzale Loretn, Giuseppe Romeo, atello di Sebastiano, il quale scesepoi in Calabria per dferhe. Dopo una settimana, ritorn a Milano e mi diede il via libera. Come appoggio Musitano mi diede la disponibilit - del geoero, Giuseppe Arcadi, il quale mi aiut a trovare i camion e gli autisti per il trasporto dei rifuti. Calcolammo che per 600 fusti ci sarebbero voluti circa 40 mezzi, i quali dovevano prelevare i bidoni dai capannoni a Rotondella, trasportarli ne porto di Livorno e caricarli su una nave che sarebbe partita per la Sornalia. Sembrava tutto pronto ma Musitano fu ucciso dala 'ndrangheta davanti al tribullale di Reggio Calabria, dove era stato convocato per un'udienza. Questo ferm momentaneamente il nostro lavoro, che per riplese a gennaio del 1987, perch lo stesso Musitano poco prima di morire mi aveva presentato Candelieri, col quale avevo stretto i primi accordi nel corso di un incontro a casa del Musitano stesso.
A gennaio del 1987 elo pronto per il trasporto dei rifruti dell'Enea. La nave che uaammo per l'operazione si chiamava L)-nx, di propriet della societ Fyord Tanker Shipping di Malta e il broker era ta Fin-Chafi, la quale aveva setle a Roma ed era legata alla societ svizzera Achair & Partners. Entrambe facevano capo alla societ Zuana Achire, che aveva sede a Singapore e il cui amministratore era il cittadino indonesiano Gurda Ceso. La nave Ll'nx era stata noleggiata dala societ, con sede a Opera, Jelly Wai, di Renato Pent, a quale avevo chiesto una copertura dopo che mi era tato segnalalo dal segretado generale della camera di commercio italo-somaa Pietro Bearzi. Il fatto che, secondo i miei calcoli, nella siiva ci sarebbero stati solo 500 bidoni, e dunque si poneva il problema di dove smaltire gli altri 100 Fu cos che decisi di procederecon un doppio piano: 500 firsti sarebbero partiti per la Somalia, mentre i rimanenti 100 sarebbero stati sotterrati in Basilicata. Per I'esatlgzza, diedl otdine che fosselo trasportati e seppelliti nel comune di Pisticci, in localil Coste della Cretagna lungo largine del frume Vella. Fartecipai direttamente alloperazione, che si svolse tra i giorni 10 e 11 gennaio 1987 Partimmo con i 40 camion caricati a Rotondella verso le due di notte e un'ora ilopo allivamlno con sette o otto di essi al fiume Vella, dove era stata predisposta la buca che fu dempita con i bidoni e poi ricoperta. A preparare la fossa elano stati i macchinari messi a disposizione da Agostino Ferraa, uomo ahMusitano che abitava a Nova Siri, il quale procu anche i fari per illuminare l'area Nelle stessere, gli altri camion proseguivano per il porto di Livorno, dove Ii aspettava la Lynx e dove, fiito il lavolo in Basilicata, sopraggiunsi ancho a bordo della mia
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Lancia Thema con Giuseppe Arcadi. Le fatture con descrizioni false per imbarcare le scorietossichee radioattive erano state preparate da un commercialista di Milano, che mi era stato preentato da tale Vito Roberto Palazzolodi Tbrrasini (oggi latitante), ed erano intestate alla lnternational consulting office di Gibuti. La nave infatti part da Livorno diretta a Gibuti, ma invece di attraccare raggiunse Mogadiscio. A quel punto, entr in azione lappoggio che avevo chiesto al segretario generale della camera di commercio italo-somala, il quale aveva organizzato camion e manodopera per lo scarico dalla nave e il carico su camion. I rifiuti sono stati portati alla foce morta del frume Uebi Scebeli, dove sono stati seppelliti alla bene e meglio con gli escavatori reperibili sul posto, in accordocon il capo trib della zona Musasadi Yalaitow. Thtto il lavoro cost 260 milioni, che furono aggiunti al compenso di 660 milioni di lire. La pma settimana di febbraio incassai la somma, previo appuntamento, a Lugaro e in contanti. I rapporti tra i sewizi segreti e la mia famiglia di 'odrangheta sono continuati, come d'altronde Eonosempre stati costanti quelli con la politica. Cito per esempio l'incontro che ebb nel dicembre 1992 al ristorante Villa Luppis a Pasiano di Pordenone con l'on. De Michelis, che come ho spiegato alla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria gi conoscevo trene. Io partii in auto ala Milano con Consolato Ferraro, rappresentante della 'ndnngheta reggina per la Lombardia, e quaado arrivammo ci sedemmo a tavola coD De Michelis e con un imprenditore del luogo che avevo gi conoBciuto in precedenza, molto amico del ministro. De Michelis faceva lo spiritoso, diceva che senza i politici noi della nalavita non saremmo esistiti, e che se la politica avesse
volulo spazzarci via lo avrebbe faito senza pmblemi- Diceva cos perch quell'amo c'erano stati gli omicidi di Falcone e Borsellino, ed era stata modifrcata la cosiddetta egge sui pentiti. Lui diceva che se anche questi pentiti avessero Bvelato fatti legati alla politica, sarebbe stato un boomerang, in quanto i politici si sarebbero comunque tirati fuori e si sarebbero vendicati. Inoltre narlai con lui della Somalia. delle arrni e dei rifiuti. Lui sosteneva che i politici awebbero potuto trasportare qualunque cosa anche senza la collaborazione dela 'ndrangheta, e che ci usavano per comodit. Io gli risposi che era vero quello che diceva, ma era vero anche che i politici si potevado sedere in parlamento gazie ai nostri voti. In quelf incontro si poi parato di investimenti che la famiglia di San Luca voleva fare a l\4ilano. Il minisiro mi disse che se avevamo bisogno ili coprare locali, potevalllo rivolgerci a Paolo Pilitteri, e cos facemmo- Fu deciso nel corso di ula riuione tra va boss che awenne subito dopo a Milano nel ristorante Pienot in zona Ripamonli, alla quale partecipai anch'io. In quellbccasione Altonio Papalia, rappresentante della 'ndrargheta aspromontana in Lombardia, si offr di presentarci Pilitted, con cui aveva gi concluso affari La presentazione awenne nel suo uflcio di piazza Duomo e oltre a Papalia c'eravaho io, Stefano Romeo e Giuseppe Giorgi. Grazie ai buoni uffici di Pilitteri, Ia famiglia di San Luca ha perfezionato acquisto di un bar in Galleria Vttorio Emanuele, che poi stato sequestrato propno perch mmprato con soldi sporchi, quello di un altro bar in via Fabio Filzi e di altri locali dei quai ho sentito parare ma che non ho seguito dtuettamente. Verso la fne di ottobre 1992 mi era arrivato un mes_ saggio dalla famiglia in Caabria in cui mi dicevano di
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recarmi alla Tfisaia d Rotondella perchc'era un lavoro. Andai sul postonel novembre 1992e chiesialla personaincaicataco6a c'erada fare. Specific chec'eraDo fanghi e rifiuti ospedalieri e che si trattava di ossidodi uranio, cesioe stronzio, il iutto contenuto in fusti che a loro volta erano stati sistemati in 20 container lunghi 25 metri e alti 6 rli propriet della societMerzario Marittima, che tra l'altro controllava per conto delle autorit somaleI'ingresso delle navi nel porto nuovo di Mogadiscio.Per organizzareil tuto contattai un faccendiere, Mirko Martini, che avevoconosciuto da poco. l suo nome i era stato fatto da uno dei capi della famiglia che lo aveva conosciutopersonalmentee mi aveva garantito esserela peraonagiusta per i nostri affari. Durante una cena all'l, otel Hilton di Milano ho spiegato che dovevo trasportare rifiuti pericolosi in Somalia e avevobisognodi appoggiuel porto di Livorno. Lui rni ha risposto dicendomi letteralmente di essere intimo del presidente ail interim della Somalia,AIi Mahdi, nonch uomo dei servizi sgteti italiani e collegatoa buon livello con la Cia amedcana. Aggiunseche per quanto riguardava la Sornalianon c'era alcun problema per fare entrare qualsiasi cosa.Inolhe mi spiegche aveva gi in ballo ull trafrco di arni che doveva fare arrivare a Mogadiscioper conto di Ali Mahdi, e mi chiesedi procurargli quelle armi per realizzare un'unica spedizione condue navi cheavrebbe recuperato lui stesso, I pescherecci in questioneerano il Mohamuud Harbi e fosman Raghe, entrambi di propriet della Shifco, che a sua volta faceva capo alla Al Mahdi Group Company.Le armi erano75 casse <likalashnikon25 casse di munizioni e 30 di mitragliette Uzi, che furono caricate in Ucraina dalla fabbrica Ukrespets Export a bordo della nave Jadran Expreescon bandiera maltese, afttsta
per mio conto da un &wocato di Ostuni e da un suoamico,i quali avevanosocieta Gibilterra, Cipro e in Croazia. La Jadra fece scaloa rieste, dove le armi furono cancate su due camion e trasferite nel porto di La Spezia, luogo i[ cui fulono trasbordate dentro ul capurnone portuale in attesa di esserereimbarcate sulla Mohamuud Harbi. Nel frattempo, si versavano alla Ukrcspets Export 3?5 milioni di lire facendouna traIsazione tramite la Kleditna Banka di lieste. Mi sono in l[ trafficodei rihupreoccupato di organizzare paraLlelo ha fomiMarittima lerzario ti tossicie radioardvi.La hanno carito, oltre ai container, anche 20 camion, che cato i rifiuti pressola centrale Enea del Gardgliano.DoDodichi rifiuti sonoarrivati al porto di Livorno e sono ;tati caricati sulla Osrnan Raghe. Le navi Mohamuud Harbi e OsmanRaghepartirono dall'Italia in contemporanea e arrivarono nei primi giomi del febbraio 1993 uomini e nel porto nuovodi MogadiscioL aspettavano per il ttasporto e vennero mezzi messi a alisposizioe in un depositoal quarto chitenuti utilizzati autocarri lometro dela strada dell'aeroporto. Le almi furono a quel punto portate al quartier generale di AIi Mahdi, menlie i rifmti vennero hasfedti in diversi punti. Un quarto stato seppellito al chiometro 150 della strada tra Berbera e Sillil, nella zona costiera alelBosaso'Un altro quarto stato portato alla foce del fiume Webi Jubba, vicino al confine col Kenia. Un altro quado ancora etato seppellito nel bleve tratto di strada tra Dhurbo e Ceel Gaal, nel Bosaso,e l'ultimo quao staal chilometro to seppellito sotto la strada Garce-Bosaso, 37,700. si Evotaancorauna volta senzaproLoperazione blemi e ha previsto vari pagamenti. Il contato Abdoullalri Yussuf per la di sponibilit del territorio ha voluto
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t miliardo 200 mitioni di lire. che gli l"uronopagati in svizzera presso il Credit Ssse di Lugano. [o ho preso I miliardi 800 milioni in cotanti, che ho ritirato aa Hellenic Bank di Sarajevo.Di questi, 350 milioni andarono al faccendiere. 300 li ho spesi in orga nizzazjoni\a_ rie, 200 servirono per pagare il trasporto delle navi, mentre al contatto in Somalia ne feci avere 400. Ala fine, festeggiai il buon esito con divrsi membri della famiglia affittando lntero ristorante .piccolo padre', a Milano. In quel periodo il tralfico dei rifiuti tossici e radioattivi era molto praticato. Diversi erano i faccendieri che con copelture varie svolgevano questo genere di attivit per conto dei governi internazionali, i quali gi negli anni Ottanta non sapevano dove piazzae queate enor_ mi quantit di materiali pericolosi. Uno dei personaggi pi ihpoanti che mi capitato di conoscere stato I'ingegner Ciorgio Comerio. il quale gesliva il progeto Odfn {Oceanic disposal managementt, messo a punto dalla Orga-nizzazione per la cooperazionpe lo evijuppo rOcserc poi da lui gcstito in autonomiapet economico sparare pattumiera radioattiva dentro missili sotto i fondali madni. Comerio si muoveva a livelli governativi intehazionali. e Ie persone che contattav; nei vai stati, europei e non, sapevanoche aveva gli appoggi per mettere ill pratica il suo studio sottomarino. Lui stesso mi raccont che i fondali della Sierra Leone erano i mi_ gliori per la sua altivit in quanto, non so perch, acco_ glievano al meglio i suoi siluri con i rifiuti radioattivi. Ho conosciutoComedo i primi d,aprie 1998 a Cetin_ je, ex capitale del MoDtenegro, una cittadina tra le mon_ tage jugoslave, M ero andato per incoftrarrnl con un latitante che faceva parte della famiglia di San Luca. Nell'occasione andammo a cena in un ristorante del Do-
sto, dove per combinazioetrovammo Coherio, il quale era a tavola mD una ragazza. Io no l'avevo mai visto, fu llaltro a indicarmelo e a dire che in zona Comerio aveva vari moviment di armi, e che era in glado di re_ perire qualunque arma, sia leggera che pesante. Poi mi present a lui e ci sedemmo al suo tavolo, mentre la ragazza veva allontanata da Comerio. Fu un incontro prudente e positivo allo stesso tempo nel senso che facemmotanti discorsi iuteressanti ma generici. Ci siamo poi rivisti alla met di aprile in un ristorante di San Bovio di Garlasco, in provincia di Pavia, dove Comedo abitava in una villa che mi mostr dall'esterno. Nel frattempo mi era giunta richiesta da pate di un membro della milizia ustascia di rn certo qualtitativo di armi, per cui chiesi a Comerio se avesse entrature in qualche fabbrica. Lui rni rispose che aveva ottimi rapporti con la tedescaThyssen, e che mi dava volentieri quel contatto in quanto aveva una percentuale sulle vendite procu.ra_ te. Ma la stessa sera Comerio mi fece a sua volta unbffefta, proponendomiI'acquisto di 50 aerei Antonov modello 12 e 22 e altri lljusin 76. Una proposta che non raccolsi plch non sapevo in quel momento dove piazzarli. liceversa ho saputo che 6tata accettata da Victor Butt, un ucraino laureato pressol'accademiamilitare russa, il quale nel '95 avrebbe fondato una compagnia aerea a Ostnda e succegsivamente l'awebbe registrata a Moorlovra, capitale della Liberia, Poi trasfer gli aerei negli scli di Sharjah e Ajman, Emirati Arabi, e li vendette al governo della Liberia. In questo periodo che ho prima dscritto ho avuto contatti con Giancarlo Marocchino e coD Mirko Martini; il pdmo un piemontesetrasferitosi a Mogadisciointorno al 1984 che le cronachediconoin contatto con i "servizi" Italiani e non, additiura in u]r procedimento p-
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nal a Buocarico fu postoil "segeto di Stato", ma che di fatto ha avuto un r-uoo nello smaltimento dei rifiuti tossico-nocivi in Somalia, assieme al console onorariodella Somalia EnzoScaglione. Il secondo, Martini, legatoa vari uaenizi" e eonentrature sia nel traffico di rifruti sia in quello delle armi; entmbi mi hanno fatto querela per calunnia, quando nel duemilacinque sono stato chiamat4 a deporre dalla mmissione parlamentare dlnchiesta sula morte di Ilaria A.lpi. La missione Unosor:rlbis inizia il 13 dicembre 1992 e trmna il 2I marzo 1994, l'Italia per la prima volta guerra si trov coinvolta in pridalla fine della seconda di peace ma fila in una operazione keping,hola conil nome enfaticodi "RestoreHope" creata per riportare appunto speranzaalla popolazione somala, letteralmente strangolata da un conflitto sanguinoso.Questa opelazione suscit speranze in iutto il mondo, grandi almeno quanto lo sdegnoche segril suo clamorosofallimento, Comesi pu aiuta.e un pae6edopoche per ani lo si empito tli armi e rifiuti tossic eotto la bandiera santa degli aiuti alo sviluppo?Chiedendoin alrticipo scusaper a retorica, giurerei che la storia sa dare ragione ma anche torto. Al nostro paegeha dato torto. A.nchela nosha intelligenza Btata sconfita. Io stssomi sono occupatodi affondare navi cariche di rifuti toesici e radioattivi. Nel settore avevo streto rapporti nei primi anni Ottanta conla grande societdi navigazione privata Ignazio Messina, di cui avevo incontrato un emissario con il boss Paolo De Stefano di Reggio Calabria. Ci siamo visti in una pasticceia del viale San Martino a Messina, doveabbiamoparlato ilella disponibilit di fonire alla famiglia di San Luca navi per eventuali traffici illeciti. Per la precisione nel 1992,quandonell'arco rli un paio di settimane abbiamo
affondato tle navi indicate dalla societ Messina: nelI'oriline la Yvonne A, la Culski e la Voriais Sporadaie. La lgnazio Messina contalt la famigia di San Luca e si accord con Giuseppe Giorgi a.lla met di ottobre. Giorgi yenne a trovarmi a Milao, dove abitavo in quel periodo, e ci vedemmo al bar New Mexim tli corso Bueper tutt le navi. nos Aires per organizzore 7'operaziorlre La Yvonne A, ci disse la lgnazio Messina, trasportava 150 bidoni di fanghi, la Culrski 120 bidoni di scoe radioattive e la Vodais Sporadais 75 bidoni di varie Bosanze tossico-nocive. Ci inform anche che le imbarcazioni erano tutte al largo dela costa calabresein corrispondenzadi Cetraro, provincia di Cosenza.Io e Giorg andammo a Cetraro e prendemmo accordi con un noto esponente di una famiglia di 'ndrangheta del posto, al quale chiedemmomanodopera.Ci ettemmo in contatto con i capitani delle navi tramite baracchino e denmo disposizione a ciaBcuno di essi di muoversi nell'arco di una quindicina di giorni. La Yvone A anil per prima al largo di Maratea, la Cunski si spost poi in acque internazionai in corrispondenza di Cetraro e la Voriais Sporadais la inviammo per ultima al largo di Genzano. Ma subito dopo alnulai questa destinazioneper la pi comoda destinazione di Melito Porto Salvo, in provincia di ReggioCalabria. Poi facemmo partire tre pescherecci forniti gempre dalla stessa famiglia di 'ndranghela de posto e ognuno di questi raggiunse le tre navi per piazzare candelotti di dinanite e farle affondare, caricando gli equipaggl per poadi a va. Gli uomini recuperati mno stati messi su treni in dirczione nord ltalia. Finito ttto, io tornai a Milano, mentre Giuseppe Giorgi alrd a prendere dalla Ignazio Messina i 160 miloni di lire per nave che erano stati concordati.
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So per certo che molti at affondamenti awennero in quel periodo, almeno una trentina, organizzati d,a altre famiglie, ma non me ne occupai in p ma persona. Posso affermare che tre navi sono state affondate al largo delle coste liguri tra La Spezia e Genova. Altre due al confine delle acque territoriali tra Viareggio e Livorno. Inoltre al largo di Cir (Crotone) al confine del Metapontino, nella zona di Saline e Pellaro nonch al largo di Spar"tivento dove era gi stata rihovata la Righel. So anche che nel 1994 la famiglia di San Luca ha acquistato tre navi. Una in Norvegia che si chiamava Aoxum, presa tramite Valentino Foti, italiano residente a Bruxelles e inserito nel consiglio di amministrazione della banca svizzera Fimo 4.G., un'altra che si chiamava Marylijoan acquistata in Francia a Marsiglia dal faccendiere siciliano Cipriano Miccich e ua terza che si chiamava Monika acquistata in Germania a Baden Baden trarnite il faccendiere di Lubiana Dusan Luin. T\rtti e tle gli acquenti erano vicini alla 'ndrangheta e membri della loggia massonica Montecarlo, con i numero cli inserimento 33. Detto questo non mi ha stupito sapere che tali traffci al.venissero con simile frequenza, perch le coperture necessarie per non avere fastiali erano in atto da tempo. In particolare, io e la famiglia di San Luca avevamo rapporti diretti con alcuni esponenti in vista dei servizi segreti. Avevo rapporti personai con lbno Hartomo, alto funzionario dei servizi seg"eti indonesiani, il quale contattava me e la 'ndralgheta per smaltire tonnellate di rihuti tossici prodotti dall'industriale dell'a.lluminio, il rrrsso Oleg Kovalyov. Si caricavano le navi nel porto di Kiev con rolta verso la Somalia dove veniva riversato il carico.
A Mogadiscio e Bosaso era facile non avere controlli in quanto i militari della missione Unosom Ibis sapevano quando girarsi dall'altra parte per obbedire agli ordini ricevuti. Inoltre, anche quando dovevo recuperare i contanti dei pagamenti che venivano effettuati nelle banche straniere della Svizzera, Banca UBS di Lugano, a Cipro, Cyprus Popular Bank, Malta, Vaduz, Limaco .A..G., Singapore,The Bank ofEatAsia HK, ecc.,usavo macchine dei servizi italiani prestatemi dall'agente "Pino". Ricordo una fiat croma blindata con matricola \aL 7214A. CD-11-011unaMercedescon matricola BG 454602; urra Audi BG 146-791. Ebbi dei contatti visivi con l'on. De Mita e con I'on. Misasi, i quai erano a corrente di questo smaltimento illecito. In pi occasioni trattai il prezzo dello srnatimento che andava da un minimo di quattro miliardi di lire ad un massimo ili lrenta. Conobbi anche Alexander Kuzin colonnello de Kgb che dopo la caduta del rnuro si era mesao a vendere plutonio, aprendo degi ulfici di copertura in Europa. A lYieste e a Valence col nome di Kuzin lnternational, dove aveva messo come referente Marco Affaticato, uomo dell'eversione nera legato a vari sefvizi segreti. Posso anche dire che i nomi delle navi erano molto effrmeri in quaato venivano cambiati facilmente basti I'esempiodella Jolly Rossoche prima si chiamava radlost allorquando traspoft dei rifiuti in Venezuela: al ritorno si chiarnava Jolly Rosso. A Pisa c' un canale che collega questa piccoa darsena al porto di Livorno dove esiste una base super segreta della marina miitare ltaliana dove possono attraccare solo navi con carichi risewati e i rifiuti nuceari erano tra i riseraati. Anche a Joly Rubino era nave usata per tlasporto
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di rifiuti, ma aveva cominciato con il trasportare nel 1_987 armi dall'ltalia all'Iraq. C, anche la Jo y Bi"oco che nel 1991 aveva urr carico per I'Iraq, via Amman e che stato sequestrato dalle atorit portuali. La'ndrangheta ha fatto colare a picconavi a perdere aDchedavanti alle coste del Kenia e dello Zaire nonch anche in Mgeria e nel Lagos. condotta dal p.m. BaggiodelJaprocura .. dr -Nell'inchiesta Monza uno gpaccato della criminalita organ)zzala ca_ labrese nel tessuto economicolombardo. Tla gli esponenti di vertice della ,ndrangheta: Fortunato Stellitano e lvan Tenca. queslultimo aveva sparalo al boss cala_ brese Domenico Quartuccio mentr; Sbllitano era ci slato arrestato, I fratelli Stellitano sono considerati-vi_ cini alla 'ndrina degli lanonte di Melito porto Salvo il cui boss Natale lamonte, arrestato nel 1998. stato Drotagonista rregli anni '20 di uno degli sprechi piir spre_ giudicati di denaro pubblico perch mise le mani suli.af_ fare del conplesso industale Liquichimica a Saline io. niche, investndo 300 miliardi di lire su una s!rullura che non entr mai in funzione. I due, fiutato l'affare dei rifiuti, avevano messo rn piedi grazie all'appoggio degli altr, Ciccio Vasile e Ful_ vio Colombini, un'attivit remunerativa di comoravendita di terreni che poi rivendevano alte imprese edili e prowedevatro allo sEaltimento dei rifiuti in losse pro_ fonde anche g metri e lunghe 50,
IVlercoledr28 maggi o 2008,la Gazz?tta deLMezzogior. no, in quarta pagina nella cronacadi Matera, pubblica che il p.m. che conducele indagini era pronto a fecarsi in Somaliape. un sopraluogo, ma improwisamenteil Sisde sconsiglia questa trasferta per motivi di sicurezza, in Somalia c la guerriglia. Il Bottoscritto viene egcusso in diver8i procedimenti di 'ndrangheta, come"enciclopedia". Se ci awenuto, come awenuto, vuol alire che allo Stato ho ilato molto, ma lo Stato co6aha dato a me?Umiliazioni.Le istituzioni hanno sempreagito comvessatori, creando falsi pretesti per farmi del male. E un dato di fatto che ho vissuto sulla mia pelle. Spiego.La mia storia con Ia notaia era frnita, avevo iniziato una relazione sentimentale con una donna che abitava in Emilia Romagna e che avevo conosciuto quando abitavo a Modena,ma allora avevoulla vita tumultuosa. Una bella e forte storia d'amore comequalunque essereumano Bogna di poter vivere, tanto chelei si trasfer da me per starmi vicino e per occuparsidel mio Btato di Balute. Le dissi da subito che avevoun passatoche era stato un furioso tomado e che preferivo Donraccontareniente. Mirispose chesi era innamoraladi me per comemi aveva conosciutoe che il passatoera passato;ci eravamo innamorati come due liceali, io sessant'anni e lei cinquanta. Lei una persona rispettosa della legge e di certi saDivalori, io u ex bosspentito con um strasctco giudiziario che non finiva mai. Le dissi che avevoavuto dei problemifrscalie per questoero agli arresti domici,
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liari, ma che presto sarebbe fnita. La mia bugia stata questa, in effetti non sapevo quando sarebbe finita. Non era tanto soddisfatta di ci, ma le mie parole che prospettavano ura soluzione a breve tempo la convinsero a starmi vicino. Con lei presi a curarmi e infatti mi ricoverai sottoponendomi a ben tre interventi chiflrrgici. Mi era stata diagnosticata un'altra grave patologia, la sirdrome di Leriche, I'occlusionedelle arterie femorali ed iliache. Lei mi stava vicino e palpitava per la mia salute, anche se qualche volta andava in crisi sia per il mio fermo domiciliare sia per il fatto che non avevo un Iavoro e quindi un reddito, ma l'afnore superava anche questi problemi. Ci confrohtavamo cuturalmente e lei rimaneva affascinata dal rnio sapere. Nutrivano stima e spetto reciproci, cosache ci univa molto. Per la prima volta mi comportavocon naturalezza e a volte apparivo anche buffo nelle mie nper:formance" scherzose. Lei badava alle spese quotidiane e alle spese per le mie cure con spontsneit ed altruismo, anche s a me pesava da morire dipendere economicamente da altri. Ma avevo la certezza che almeno una parte dei miei soldi potevano essererecuperati. Mi ero messo in contatto con un professionistadell'Umbria, il quale aveva uno stualio finanziario. Dopo aver studiato quanto da me esposto,mi disse che era in gTadodi recuperareparte di quei soldi. Questa notizia mi diede una grande serenit. Potevo organizzare la mia vita futura con Sara, dare un aiuto economico ai miei figli e badare alle cure di cui avevo bisogno. Forse avrei potuto vivere gli ultimi anni della mia vita con Sata, come entrambi speravamo co ua certa serenita. Intanto il sentimento che ci univa si consolidava. Ma all'improwiso una mattina vennero alcuti carabinieri in borghese pe una frerquisizione e co un'ipo
tesi di reato non suffragata da nessun riscontro: tluffa. Tlattarono Sara con molta sufficienza, facendo delle allusioni velate su mme una persona senza precedenti potesse accopagnalsi a me. Complesi subito che era un'azione vota a farmi del male per I'eDnesima volta' Non c'erano i pt'esupposti per anestarmi a avevano otlenuto lo scopo di mettermi in discussione con Sara, la quale rimase scioccata da quell'fruzione. Ma non fin con quella perquisizione. Questi calabinie, per essere pir ligi, mandarono un rapporto al magistrato di sorrcglianza proponendo Ia mia traduzione in carcere poich, secondo la loro ottica, avevo violato gli obblighi a cui dovevo attenermi. Non avevo violato nessun obbligo, ma le falsi non hanno confini. Cos, il dieiassette novembre del 2007, fui portato nuovamente ln carcere. Sara, inorridita, sconcefata e distrutta nel morale e nel frsico, se ne and da casa mia decisa a lasciarmi definitivamente. Io cominciai una nuova battaglia per dimostrare la mia innocenza. Ricoldo che durante il primo inerrogatorio awenu_ to il sei di dicembre, chiesto espressameotda me al pubblico ministero, questi mi disse: "Fonti, cosaha fatto mai a questi Carabinieri che hanno voluto a tulli i costi che lei finisse in carcere?Lei ha una posizioneda collaboratore che ha dato un apporto notevole a varie ProPrima che cure, compresaquesta, cosaha combinato?o. dentro, covavo io potessi rispondere con tutto I'astio che (Non c' ne8unaipotesi ili reato, abil p.m. prosegu: jndagini e non emersonienF. quin' biamo fatto delle di io sto archiviando questo procedimento perch il fato non sussiste, queste riSorse spese pet niente si potevano risparmiare". Quegte parole attraversalono il mio cervello come un soffro d'aria inftrocata, incominciai a sudare e temetti un nuovo infarto. F,cco,era stata un'al_
tra treppola per togliermi la libert. In questo periodo di detenzionescrivevotutti i giorni a Sara, cercandodi spiegaretutto quanto era gpiegabile; lei dapprimaera restia a risponderm, ma dopoincomincia farlo. Erano lettere disperate da entrambe le pai, ma giorno dopogiorno I'amore che lei voleva soffocarepreseil soprawento.Non volevoche verigse a txovami in catcere,perchdopotutto quello che aveva vissuto a causamia, farla entrare in quel posto ar.rebbe signifcato farle subire un altro trauma. Non potevamo neanche sentirci telefonicamente perch le regole impongonoun talefono fisso e non mobile. L'unim nezzo a nostradisposizione era la scrittura ma dovevamo aottostare ai tempi delle posteitaliane; a volte ci volevano aDchequindici giorni per cevere uDa lettera. La vita giornaliera in questoistituto non era diversa da altri posti dovesonopassato, il problema chec nelle sezioni collaboratori sonogli stessi collaboratori. Ma mi sonoespressoin precedenzasui personaggiincolore che vi transitano; sempre gli stessi e sempre con pi merda addosso. Lo stato ha creatodei mostri di infima omlit, ma probabinente questi personaggi hanno approfittato della legge per svelare la propria natura. Qualcheletterato ha detto in passatoche l'Italia un popolo_ di poeti, navigatori e spioni. Non bisognaaggiungere arro. Mi preme spenderedue parole di lode per gli agenti della polizia peniLenziaria chepresrano servizioin queste eezioneperchon golo sonopmfessioDali,sonoanche dotati di molta capacit di comprensione ed umanit verso lutti i detenuti presenti, anche Bela maggior parte di questi meriterebbe di esserebuttata nel cesso per poi tirare lo sciacquone. Ceto questi agenti fanno il loro lavoro, ma in giro nele carceri c una percentuale
dei loro colleghi che si porta dietro i problemi repressi e se la prende con il detenuto. Non dico questo perch il detenuto in genere sia un argioletto, anzi il contrario, ma l'agente non dovrebbe mai abusare delL autorit conferitagli dalla divisa. Un omaggio alla vice direttrice dott.ssa Sidoni, alf ispel,l,ore Pjras e aj soprainlendente Pani. Come dicevo, ero stato scagionato, ma non baatava questo per essele scar.cerato;bisognava che il magistrato di sorveglianza fissasee un'udienza per decretare la sentenza. Questo awenne il ventiquattro aprile 2008 e il giorno successivo, venni rimesso in liberta. A volte le date girano e poi ritornano; il venticinque aprile del 1993 venni arrestato; 1o stesso giorno e lo sl,essomese, a distaza di quindici arui, vengo scarcerato. Sala aveva preso un appartamento in Lombardia e la trovai ad aspettarmi fuori dal carcere. Non riesco a spiegane con le parole le sensazioni che entrambi provammo quando finalmente potemmo abbracciaci; i nostri occhi parlavano, i nostd corpi erano scossidall'elnozione, lna le parole restavano in gola- Solo dopo diverso tempo entrambi riuscirnmo a dire "ti arno". Il viaggio in macchina velso la nuova caga ci permise di raccontarci le mse vissut separatamente in quel periodo di distacco e permise a me di spiegarle la trap' poa che mi era stata tesa. Parlammo anche dei nogtri progetti per il futuro. Quei cinque mesi trascorsi con lanima lacerata da quel bnrcco distacco avevano messo alla prova i nostri sentimenti, specialmentequelli di lei, ma questa provn Sara I'aveva suprata scoprendosi pir innamoratn di prima. Faceva la grafica pubblicitaria e durante il giorno, appena aveva un po' di tempo libero, correvo o clurl
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per etare con me e ad oglli ritrovarci era urla festa. Fantastica creatura Sara. Io tenevo i contatti con il consulentedell'Umbria per geguirel'andamento del recupero dei miei soldi, ma non era facile, non potendo muovermi di persona. Intanlo i mesi passavano. Inizia a cdsi economicamondiale che coinvolge anche l'Italiar Sara perde il lavoro. La mia salute, malgrado le cure. peggoral olmai riegcoa stento a percorrere cinque metri. Avrei dovuto sottopormi ad un intervento chir-urgico per non perdere le garnbe. Ma non potevo operar-mi con la precariet finanziaria che c'era, cos rinviai il ricovero. Il consulente mi aveva illuso dicendo che il recupero dei soldi era imminente invece, ad oggi che scrivo, ancora niente. Sara mi ha lasciato. La precaet del momento I'ha ienorizzata, ha soffocato anche il Iostro amole. Non la biasimo, anche se...ma meglio lasciar perdere. Sono tre mesi che vivo da solo. Anzi no. non da solo, bens con il mio gatto Rocki. Lei non vuole senti-lni per cercarc di dimenticarmi e soffrire di meno. Denlro di me, invece,tutto il mio essereurla il suo nome: Saraaa. I medici dicono che se non mi opeto mi restano non pi e coscientema non di tre anni di vita. Sonoconsapevole desidero operarmi. Per chi dowei farlo poi? Lei non c' pi. I miei frgli pensano soltanto a giudicarrni e maltrattarmi moralmente. Per Rocki? Lui pu fare a meno di me: 1oospiter mia cugina a Milano. Non ho mezzi di BoBtentamentose non ulla pensione rlinvalidit; non escofnai ali casae quando lo faccio devo usare a cattozzina. Una volta alla settimana viene una donna pagata dal comune per fare le pulizie in casa.Aspetto di mori-
Ho vissuto una vita spericolata, una vrta estrema piena di errori e di scelte discutibili; ho sernpreabiurato questa vita vissuta in sospeso, una vita che non ho mai sentito mia; una vita che mi ha dato molto, ma mi hs tolto lutto. Cli amori vissuti con passjone e con un sentimento non degno di quella che era la mia attivita. La famiglia che ho voluto fortemente, ma che ho dovuto lasciare per il loro quieto vivere. Ho fatto anche del bene, della beneficenza a famiglie che non avevano da mangiare, ho dato <li che vivere senza mai chiedere niente ir cambio. Sicuramente non basta a mitigare le rnie colpe ma ho pagato con pi di trent'ari di carcere e con tutti i mali fisici che mi ritrovo. Con la tristezza infinita di non poter mai gioire della vita e con la conaapevolezzache chi pi di me ha fatto azioni criminali, parlo della politica nella sua interessenza, non ha mai pagato per i propri rcati. Porter nella tomba i se$eti di questi politici, ache perch se ne parlassi, sarei additato come pazzo. Spem che la giustizia divina, come ha fatto con me, faccia pagare i mnto anche a loro. Forse con i vari Pilato, se esiste un'altra vita, ci incontrcremo e saremo alla Dari.
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